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2 GIUGNO-LUGLIO 2002 ANNO II
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Il giornale dello specialista del raccolto
RADDOPPIO LE SORPRESE PORTE APERTE, L’EPOPEA GRUPPO ARGO, SUL MERCATO DELLA NUOVA IN TREMILA DEI CANNONI UN 2001 DA DI ROMANIA 2450 AL 4WD A BREGANZE GRANDINIFUGHI INCORNICIARE pag. 4 pagg. 8/9 pagg. 12/13 pagg. 14/15 pag. 2
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Il punto
Per il nostro Gruppo un 2001 da incorniciare Il 2001 si è chiuso in modo più che positivo per il Gruppo industriale Argo, che fa capo alla famiglia Morra e che rappresenta il grande team in cui anche Laverda gioca un ruolo fondamentale. Per il 2001 infatti il Gruppo ha annunciato di aver raggiunto un fatturato consolidato di 828 milioni di euro, con un utile lordo di 36,4 milioni di euro. É un risultato che dimostra un tasso di crescita estremamente significativo se paragonato al risultato dell'anno precedente, quando il giro d'affari si era attestato a 396 milioni di euro. In un anno, cioè, il Gruppo ha più che raddoppiato. Pur operando in un settore, quello del trattore e della macchina agricola, che nell'ultimo biennio ha fatto segnare una flessione del mercato mondiale pari a circa il 15%, il Gruppo Argo ha saputo perseguire una decisa politica di investimenti, sia nel campo della ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, sia nel potenziamento e nel costante ammodernamento delle proprie capacità e strutture produttive, sia nelle acquisizioni strategiche volte ad una sempre più spiccata internazionalizzazione del proprio business. Negli ultimi 18 mesi infatti il Gruppo Argo si è reso protagonista di una serie di acquisizioni di grande significato; tra esse meritano particolare menzione il modernissimo stabilimento di St. Dizier, in Francia, specializzato nella progettazione e nella costru-
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di Aldo I. Dian
zione di trasmissioni per trattori hi-tech, lo stabilimento di Doncaster, nel Regno Unito, centro di eccellenza europeo per la costruzione di trattori di alta potenza, e il nostro stabilimento di Breganze, in provincia di Vicenza, che risulta essere uno fra i più moderni ed attrezzati centri di produzione in Europa per la costruzione di mietitrebbie e macchine da raccolta. Trattori e macchine agricole prodotti in nove stabilimenti europei spaziano dalle piccole macchine da giardinaggio ai trattori agricoli fra 30 e 200 HP, dalle grandi mietitrebbie alle presse per foraggio, dalle macchine per la lavorazione del terreno agli accessori, quali cabine per trattori e caricatori frontali. Questa potente gamma di macchine è distribuita attraverso marchi commerciali prestigiosi sia a livello nazionale che internazionale, quali Landini, Mc Cormick e Valpadana in campo trattoristico, Laverda nel settore delle mietitrebbie e delle
Giro d'affari più che raddoppiato con la task force di trattori, macchine per la raccolta e per
Nello Stivale la soddisfazione di un bel +40% Negli anni, l’espansione e la crescita di Corma si Continua l'affermazione di Laverda sul UN’AZIENDA A NORDEST sono rivelate importanti, ma con il progressivo mercato interno con un incremento dei avanzare della globalizzazione dei mercati europei volumi di vendita che sfiora addirittura e mondiali l’interesse al servizio ricambi è via via il 40% rispetto alla scorsa stagione. venuto meno, poichè gli utenti potevano trovare in La clientela dimostra notevole interesse loco quanto prima o non c’era, o si acquistava a per i prodotti tradizionali di provata condizioni diverse. affidabilità quali la mietitrebbia 1740 Anche Corma, in questo modificato scenario di AL che continua a dare grandi soddiDa tredici anni partner fedele di Laverda e, sopratmercato, ha rimodulato il suo profilo. L’occasione sfazioni sia al Centro che al Sud Italia. tutto, di migliaia di agricoltori che “viaggiano” di trasformarsi da concessionario di ricambi (ricamImportante anche l'attenzione per la sulle macchine rosse, Corma srl, a Sandrigo, in bista) in concessionario anche del prodotto, si è 2450 AL 4WD, prodotta per quest'anprovincia di Vicenza, distribuisce tutti i prodotti presentata nel giugno 2000, quando lo stabilino in quantità limitata e già al lavoro Laverda nelle province di Vicenza e Padova, e in mento Laverda è entrato a far parte del Gruppo in alcune zone. Per la pianura, ottimi buona parte della provincia di Venezia. Argo. risultati sta concretizzando la 2350LX, Nata nel 1989 come azienda di commercializzazio“Noi abbiamo subito dimostrato in concreto il con numeri di tutto rispetto. ne di pezzi di ricambio per macchine agricole, in nostro interesse a diventare concessionaria - dice Numeri che ci danno ragione anche sul specie per il prodotto Laverda, negli anni del traLuciano Marchetti - e la nostra proposta ha inconfronte della fienagione. Grazie al sferimento del magazzino Laverda dallo stabilitrato il favore della direzione di Laverda. Così costante impegno della rete vendite mento di Breganze a Modena, e poi delle traversie Italia al fianco dei nostri ispettori, i abbiamo assunto l’incarico di distribuire le macchidella Fedit (Federazione Italiana Consorzi Agrari), risultati sino ad oggi conseguiti sono ne Laverda nelle province di Vicenza e Padova, e in Corma ha saputo svolgere un ruolo fondamentale veramente eccellenti. gran parte del Veneziano. Da subito è stato un sucdi fonte alternativa di un servizio ricambi, con Va detto che il contributo dei nostri cesso, sia per la fiducia del mercato ad un marchio materiali originali, per tutti quegli utenti in difficoncessionari è importante, consentenfamoso che ritornava, sia per la nostra esperienza coltà nel territorio locale. doci di essere vicini alla clientela in di lungo corso nella conoscenza dei prodotti e “Il ricambio Laverda è sempre stato il pilastro pormodo capillare. degli allestimenti necessari per la raccolta dei Anche per questo Laverda punta molto tante della attività commerciale della nostra aziendiversi modelli, sia per l’entusiasmo verso il “nuovo sul rapporto di grande collaborazione e da - spiega l’amministratore delegato di Corma srl, corso” che ha investito anche noi, così come chi ha stima con i suoi concessionari. Luciano Marchetti - e la rappresentatività di pezzi rilevato, organizzato e rivitalizzato l’azienda Rapporto che in alcuni casi, come per a stock in magazzino è sempre stata estremamenLaverda”. Corma, si è instaurato proprio in conte significativa qui da noi, con circa 15 mila diseImmediate sono state le prime vendite di mietitrebcomitanza con l'inizio dell’attività di gni, in modo da poter assicurare un servizio pronbie, big balers, rotopresse. Si sono subito visti i segnarilancio del marchio dopo l'acquisizione to e soddisfacente. Poi, oltre ai ricambi Laverda, si li di un recupero significativo sul mercato locale, da dello stabilimento di Breganze ad sono aggiunti ricambi per trattori, macchine da molti anni depresso a favore di altre marche. opera di Argo. raccolta e fienagione, ed è iniziato anche un paral“Dopo due anni - continua Marchetti - i frutti del Laverda, proprio allora, aveva lelo impegno nella revisione e nella commercializlavoro già fatto sono molto evidenti. I clienti necessità, vicino alla sua sede, di un zazione delle celebri mietitrebbie prodotte dalla Laverda, e non solo loro, si ricredono sempre più riferimento forte e affidabile, ben fabbrica di Breganze. sull’offerta di Laverda, che non è certo quella che radicato nel territorio. da tanto tempo altri dicevano. La resa Riferimento che ha sul campo insegna, il concessionario trovato, appunto, nel lavora con dedizione, il cliente non si concessionario Corma, sente abbandonato. Sono dati di già da molti anni attivo fatto in base ai quali, poi, il risultato nel settore. Corma ha arriva”. sempre creduto Corma srl è un’azienda a gestione fortemente nella valipressochè familiare, ma con prospetdità dei prodotti tiva di continuità e ampliamento. Laverda e, da subito, è Attenta alle esigenze del mercato e entrato a far parte pronta a migliorare il servizio, punta della rete vendite Italia soprattutto sulla fedeltà del proprio con grande entusiasmo cliente e sulla collaborazione totale e impegno. che può offrirgli. E dall’inizio del Una fiducia reciproca, 2002 la concessionaria di Sandrigo ha dunque, e una sintonia già ampliato la gamma di prodotti per le imprese agricole, diventando di intenti che hanno per la provincia di Vicenza concessiopermesso il raggiunginaria anche dei trattori Mc Cormick, mento di ottimi risultaaltro marchio prestigioso del Gruppo ti e che consentono di Argo di cui anche Laverda è parte intefissare nuovi importanti Lo staff di Corma srl, nella sede di Sandrigo. Il secondo da sinistra è l'amministratore delegato grante. obiettivi per il futuro. Luciano Marchetti
Corma, da ricambista a concessionaria un lungo percorso a fianco di Laverda
in milioni di euro
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Il giornale dello specialista del raccolto Anno II, n. 2, giugno/luglio 2002 Periodico trimestrale Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1017 del 5 marzo 2002
direzione editoriale Aldo I. Dian Angelo Benedetti coordinamento redazionale Simonetta Lambrocco consulenza tecnica Pietro Dal Santo progetto grafico Andrea Rosset Piergiorgio Laverda direttore responsabile Claudio Strati hanno collaborato: Stefano Davolio export area manager
Luciano Parise
Aldo I. Dian (a sin.), direttore dello stabilimento Laverda, e Valerio Morra, presidente del Gruppo Argo, il 2 giugno scorso a Breganze durante l’iniziativa “Fabbriche aperte”. In alto, il logo del Gruppo e il grafico dell’andamento del fatturato consolidato negli ultimi tre anni
a cura di Simonetta Lambrocco
Ottimo trend sul mercato nazionale che dimostra di apprezzare sia la tradizione, sia l'innovazione
la lavorazione del terreno
macchine da raccolta, Pegoraro in quello della lavorazione del terreno. Il costante sviluppo e l'aggiornamento di una sempre più vasta gamma di prodotti orientati alla meccanizzazione dell'agricoltura, la determinazione di un Gruppo industriale coerente con la propria missione di crescita internazionale e rapido nel cogliere le opportunità di mercato, hanno consentito di raggiungere, l'anno scorso, con il giro d'affari a 828 milioni di euro, un ruolo di primaria importanza tra i costruttori mondiali del settore. Ma il notevole input allo sviluppo non si ferma ai risultati del 2001. Infatti il forte impulso industriale, alcune innovative gamme di prodotto, le forti sinergie industriali intragruppo già attivate, insieme ai positivi responsi distributivi legati alla crescente internazionalizzazione delle attività, lasciano già oggi intravvedere per il Gruppo Argo un 2002 in crescita.
L’Italia
product manager
Anna Nesterova marketing C.S.I.
Piergiorgio Laverda fotografie Archivio Laverda spa Archivio Storico “Pietro Laverda” © by Laverda spa 36042 Breganze (VI) Italy via F. Laverda, 15/17 tel. +39.0445.385311 fax +39.0445.873355 www.laverdaworld.com webmaster@laverdaworld.com Stampa Tipografia Campisi V.le dell’Industria 13 - 36057 Arcugnano (VI) Proprietà letteraria riservata. È permessa la riproduzione di articoli e immagini solo citando la fonte.
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I mercati
Le mietitrebbie cavalcano la campagna di Romania Nel 2002 si prevede di raddoppiare le vendite. Laverda leader assoluta di mercato Sulle grandi distese di Romania vanno sempre più forte le macchine Laverda. Una cavalcata, la loro, che sta diventando più imperiosa giorno dopo giorno. Quest’anno, spiega il direttore marketing e vendite Angelo Benedetti, Laverda si avvia addirittura a raddoppiare il numero, già cospicuo, delle macchine vendute su quel mercato, consolidando il ruolo di leader assoluta. La filiale aperta a fine 2000 si è dimostrata una scelta più che giusta, in un’area davvero strategica. “Qui constatiamo un’affezione e un apprezzamento da parte della clientela rumena davvero straordinari - dice Mauro Frola, torinese, dal ‘92 responsabile vendite in Romania - verso le mietitrebbie di Breganze. La vocazione agricola della Romania e la molteplicità delle tipologie di coltura esaltano al massimo le doti di flessibilità dell’ormai famoso sistema MCS. E poi c’è un radicamento del marchio incredibile, merito di una lunga tradizione di Laverda (o Lavèrda, come pronunciano i rumeni accentando la “e”) in questo Paese. Qui le nostre macchine ormai fanno parte della storia dell’agricoltura, nei decenni scorsi operò addirittura uno stabilimento che produceva le “rosse” su licenza per la Romania e altri paesi dell’Est. Oggi il ritorno in grande stile di Laverda è stato accolto a braccia aperte”. É un mercato quasi senza confini, aggiunge Frola. Basta pensare che, escludendo i due casi da guinness di Ucraina e Russia, la Romania ha una superficie arabile di circa 10 milioni di ettari, la seconda in Europa dopo la Francia. E si semina veramente di tutto, grazie soprattutto all’enorme fertilità del terreno: semi minuti, senape, coriandolo, colza, girasole, soia, piselli, orzo, grano, mais. “É proprio in queste situazioni che le mietitrebbie Laverda esprimono le loro migliori doti di affi-
fessionalità del personale rumeno ha fatto il resto, rendendo possibile in tempi rapidi l’obiettivo della leadership del mercato”. Un mercato che vuole crescere ancora e verso il quale strumenti contrattuali adeguati hanno ulteriormente agevolato la politica di Laverda. “Per i rumeni e per altri mercati dell’Europa Orientale è una novità la forma di leasing internazionale che utilizziamo conclude Angelo Benedetti -, attraverso la collaborazione tra banche europee e banche di questi paesi emergenti. Si tratta di credere nel loro sviluppo, dando le garanzie adeguate, come fa anche Laverda”. C.S.
Alcune “rosse” schierate nel piazzale della Comcereal di Vaslui, il principale cliente Laverda in Romania. L'azienda ha già acquistato 18 potenti mietitrebbie
A Kiev “rosse” e tortellini conquistano il pubblico Visitatori attirati dalle macchine e presi anche per la gola alla fiera Agro 2002
dabilità, semplicità e flessibilità spiega Mauro Frola - distinguendosi in modo deciso anche dalla più qualificata concorrenza. Gli operatori rumeni cercano macchine sofisticate, avanzate, ma anche indistruttibili e con una grande capacità di lavoro. Le sconfinate pianure e le dolci colline, dove le Laverda Levelling System sono apprezzatissime, mettono a dura prova le mietitrebbie: l’utilizzo medio per anno supera le 800 ore per macchina e questo fa sì che la clientela si renda conto rapidamente della qualità di una mietitrebbia”. Le macchine Laverda, se sono così richieste, hanno evidentemente superato ogni difficile prova, dimostrandosi partner affidabili degli specialisti del raccolto: “Infatti molto sentito dalla clientela è il rapporto tra i costi di gestione, le perdite e la produttività di una mietitrebbia. Il risultato di questa equazione è il segreto del successo di Laverda in Romania”. A questo si aggiunga la grande rincorsa alla crescita economica,
la privatizzazione avanzante tra le aziende agricole, il formarsi di un variegato panorama di unità produttive di molteplici dimensioni, con una conseguente domanda molto diversificata. La tipologia dei clienti Laverda, ormai tutti privati o dentro un processo di privatizzazione, è molto eloquente al riguardo: si va dalle “piccole” aziende agricole con superfici medie di 300 ettari, alle “medie” con superfici intorno ai 1.000/2.000 ettari, per finire alle nuove “grandi” aziende che superano i 10.000 ettari. Per forza c’è la massima attenzione ai costi di gestione ed alle rese di una mietitrebbia. “Credo che i nostri ottimi risultati in Romania siano dovuti alla lungimiranza che il management del Gruppo Argo ha avuto nel credere in questo mercato di grande prospettiva, creando già due anni fa una filiale in grado di rilanciare un marchio presente nel passato - dice Frola -. Il connubio tra il nuovo spirito di conquista, la qualità della fabbrica di Breganze e la sorprendente pro-
Destinazione Romania. Un carico di mietitrebbie Laverda alla partenza da Chioggia su una grande nave cargo. Sotto, il momento dello scarico nei porti rumeni
Laverda ha partecipato, tra fine maggio e inizio giugno, alla Fiera dell'agricoltura di Kiev, Agro 2002, rassegna di primaria importanza che è stata inaugurata dal presidente ucraino Leonid Kuchma. E Laverda l’ha fatta da primattrice. Anche sotto l’aspetto scenografico, la sua postazione era molto riuscita ed accattivante: da lontano si vedevano le sue bandiere muoversi al vento, e spiccava il rosso della mietitrebbia 2350 LX e del trattore McCormick 175 MTX, messi in bella mostra in posizione rialzata. Davvero un evento preparato con grande cura dal partner di Laverda nei Paesi dell’ex Urss, l’importatore Investa Agro. Attorno al marchio di Breganze si è concentrato l’enorme interesse delle migliaia di visitatori locali e stranieri, molti sorpresi nello scoprire che Laverda ha alle spalle 130 anni di storia. Presi d’assalto anche gli addetti allo stand, con richieste di informazioni a tutto campo. Il più “corteggiato”, senza dubbio, è stato Giorgio Fontana, l’uomo che da molti anni porta in giro per il mondo l’assistenza Laverda.
Un clima di ottime relazioni e di amicizia, favorito anche dal ristorante italiano organizzato all’interno dello stand: tra pasta, tortellini, grana e vino, per tutti uno scambio di esperienze piacevole e produttivo. Il governatore della regione di Sumy, dove già lavorano 40 macchine Laverda, ha anche spedito in missione allo stand Laverda i suoi due cuochi per imparare le ricette italiane. Laverda insomma come ambasciatore integrale del made in Italy, cucina mediterranea compresa. Il bilancio della Fiera di Kiev è ampiamente positivo. Laverda ha ulteriormente ben seminato in un mercato nel quale il settore agricolo è trainante per l’economia. Non è facile vendere in Ucraina ma le macchine Laverda per la semplicità d’uso, l’economicità e l’affidabilità possono conquistare la leadership. Inoltre il marchio Laverda riesce a toccare anche i sentimenti, e questo è moltissimo. Anna Nesterova
Anna Nesterova, dello staff marketing. A sinistra, ragazze in costume ucraino nello stand di Laverda. Sopra, un momento dell’inaugurazione ufficiale di Agro 2002 a Kiev
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6 Per Herr Studt un’intera stagione a bordo della “rossa” Ad Hartwig Studt, titolare dell’omonima ditta, una delle più antiche aziende di contoterzismo tedesche con sede a HenstedtUlzburg nelle vicinanze di Amburgo, è capitato un colpo di fortuna non comune. Herr Studt può davvero rallegrarsene: la sua ditta potrà utilizzare, per una stagione intera, una 2760 LXT Laverda. Completamente gratis. Hartwig Studt ha partecipato alla gara a premi di Laverda in Germania, e ha vinto. A conferma del proprio interesse per il mercato tedesco, Laverda ha infatti organizzato un originale concorso per i clienti dell’area, iniziativa per la quale ha avuto la collaborazione di “Blu-Lohnunternehmen Verband”, ossia il consorzio che riunisce la quasi totalità dei contoterzisti operanti in Germania. L’ambitissimo premio finale era una 2760 LXT in uso per tutta la stagione 2002! Il vincitore è stato sorteggiato fra i candidati che hanno depositato i propri dati durante la Fiera Agritechnica di Hannover, nel novembre scorso. Tra i numerosissimi partecipanti all’estrazione, proprio Studt è stato baciato dalla dea bendata e durante la stagione 2002 potrà trebbiare con una favolosa mietitrebbia Laverda 2760 LXT. L’azienda di Hartwig Studt ha superato da un pezzo il secolo di vita. É stata fondata nel 1895 ed occupa attualmente 6 dipendenti fissi e 5 stagionali, con un fatturato annuo di circa 770.000 euro. La superficie trebbiata annualmente è di circa 600 ettari. E i prodotti trebbiati sono tipicamente tedeschi: orzo, grano, segale e tritticale. Le rese per ettaro in queste zone sono da record (si parla di oltre 14 tonnellate per ettaro!). É stata quindi una fortuna doppia: per Herr Studt, che si è assicurato la potente macchina in uso per la stagione, ma anche per Laverda che ha trovato un vincitore altamente qualificato. La consegna ufficiale della 2760 LXT alla ditta Studt è avvenuta venerdì 17 maggio nella sede di Breganze alla presenza di Angelo
Benedetti, direttore vendite e marketing di Laverda spa, e del direttore di Landini GmbH, filiale tedesca di Laverda con sede a Francoforte, Vincenzo Cetani. Hartwig Studt è stato invitato a Breganze in compagnia della moglie e di una coppia di amici. Si è quindi goduto un week end in Italia, in compagnia dello staff Laverda, dedicato sia a conoscere nello stabilimento di Breganze come nascono le macchine per gli specialisti del raccolto, sia a visitare gli splendidi dintorni e le colline breganzesi, oltre alla mitica Venezia. “Sono rimasto decisamente colpito dalla straordinaria estensione dell’area occupata dallo stabilimento, e in particolare mi hanno veramente impressionato la modernità, il livello d’efficienza e di organizzazione che ho potuto constatare personalmente all’interno della fabbrica - ha detto Studt al momento della consegna di una pergamena che Laverda ha voluto realizzare per lui a memoria dell’evento - e sono certo che con questa mietitrebbia 2760 LXT potrò lavorare senza preoccupazioni. Gli amici e i vicini si sono già prenotati per vedermi con la mia nuova “rossa”, e alcuni anche per
Il contoterzista di Amburgo vince il concorso “Blu-Preise Laverda” e una 2760 LXT
farsi trebbiare il raccolto proprio con la Laverda che ho vinto. Grazie Laverda!”. Ai signori Studt i nostri migliori auguri per un ottimo raccolto e un arrivederci a presto. Stefano Davolio Simonetta Lambrocco
Hartwig Studt, accompagnato dalla moglie, riceve dal direttore marketing Angelo Benedetti (a sin.) e da Vincenzo Cetani, responsabile della filiale Laverda in Germania, il diploma che attesta la vincita del concorso. Qui sotto, foto di gruppo davanti alla macchina vinta: da sinistra Benedetti, i coniugi Studt, Simonetta Lambrocco responsabile pubbliche relazioni, Cetani, Stefano Davolio area manager nei Paesi dell'area tedesca e una coppia amica degli Studt
7 Kazachstan, per grano e riso raccolte più efficienti Con le macchine Laverda collocate da Investa Agro. Già costruita la “rete” d’assistenza Dal primo dicembre scorso Laverda è entrata con forza sull’importantissimo mercato del Kazachstan. Grazie alla strategia commerciale studiata insieme al dealer Investa Agro, in Kazachstan sono approdate le prime celebri macchine rosse. Il mercato del Kazachstan, repubblica dell’ex Unione Sovietica, è uno dei più importanti per la meccanizzazione agricola. Il Kazachstan, con i suoi 12 milioni di ettari, produce annualmente più di 18 milioni di tonnellate di grano di altissima qualità, che in parte esporta anche in Europa. La grande “fame” di tecnologia ha fatto sì che Laverda sia riuscita già quest’anno a vendere le prime mietitrebbie della serie 2350 LX, rivelatesi particolarmente adatte ai campi kazachi, connotati da un alto tasso di umidità. “Le Laverda già durante la certificazione hanno dimostrato gli indici di redditività più alti di tutte le macchine della stessa gamma spiega Michele Trincia, responsabile delle attività Laverda in diversi stati dell’ex Urss -. Un altro importante fattore che favorisce la penetrazione di Laverda è sicuramente l’ottimo sistema bancario kazacho, con la presenza sul mercato di banche di livello europeo e la possibilità di finanziamento in leasing agli utilizzatori. La direzione finanziaria di Laverda ha concluso accordi quadro con istituti di credito locali che finanziano gli utilizzatori finali. Naturalmente Laverda e Investa Agro hanno anche investito molto nella creazione di una efficace rete di assistenza, organizzando corsi di istruzione per il personale, viaggi di referenza nel Paese, e avviando un magazzino ricambi centrale ad Astana, la nuova capitale kazacha”. Finora inoltre Investa Agro ha aperto un ufficio nella stessa Astana, uno nella vecchia capitale Almaty, e un centro di servizi completamente ristrutturato nella città di Kochschetau, nel nord del paese, l’area cioè di maggiore interesse per l’agricoltura. Dei 12 milioni di ettari coltivati a grano, 10 e mezzo si trovano infatti nelle
L’intero staff che segue il mercato kazacho. Secondo da sinistra, Michele Trincia, responsabile dell’export Laverda nel Paese dell’ex Urss, con alla destra il suo collaboratore Kajimu Khan. Al centro il direttore di Laverda spa, Aldo I. Dian. Gli ultimi due a destra sono Giorgio Fontana, dell’assistenza tecnica, e Paolo Lodigiani, socio di Investa Agro
regioni settentrionali, e qui sono anche concentrate la presenza e le attività di Laverda e Investa Agro. “Già da quest’anno saranno vendute anche le prime macchine per la raccolta del riso, che andranno ad aggiungersi alle 16 già collocate in Russia. In questo modo - dice Trincia - si apre e si rafforza la presenza di Laverda in un mercato nel quale già detiene una leadership tecnica di indiscutibile valore. Tutto il personale di Investa Agro desidera ringraziare i dipartimenti di Laverda, i servizi ricambi, marketing, finanziario, che in questi mesi hanno attivamente collaborato alla formazione del personale e al passaggio di conoscenze tecniche e di procedure”.
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I prodotti
Potenza e piacere delle quattro ruote motrici Mietitrebbia 2450 AL 4WD: vocazione alla leadership tra le autolivellanti, mattatrici in collina La mietitrebbia 2450 AL 4WD oltre alla già affermatissima 1740 AL è l'unica autolivellante sul mercato interamente pensata, progettata e realizzata da un costruttore come Laverda, leader mondiale nella progettazione e nella realizzazione di macchine autolivellanti fin dal 1970. Una leadership indiscussa, tanto che altri marchi di fama mondiale, per questo segmento produttivo, si affidano alle mietitrebbie Laverda e le commercializzano nei loro colori. Altri costruttori invece applicano o fanno applicare componenti di diversa provenienza a mietitrebbie standard da pianura, realizzando un prodotto assemblato. Le macchine autolivellanti Laverda invece sono assolutamente originali e nascono da una esperienza di molti decenni. Ha scritto una rivista specializzata del settore, che ha paragonato la mietitrebbia in questione a un modello di auto fuoristrada: a bordo della 2450 le salite del 30% è come se fossero autostrade, e le pendenze trasversali del 40, nè più nè meno che campi di calcio.
Il livellamento: trasversale 40%, in salita 30%, in discesa 10%. Il circuito elettronico assicura un perfetto controllo del livellamento, registrando ogni variazione del dislivello e trasmettendo alle elettrovalvole le necessarie informazioni per l’attivazione dei circuiti idraulici. Su entrambi i lati, un robusto cilindro idraulico collega l’assale anteriore oscillante alla ralla mobile del corpo macchina, consentendo all’assale stesso di seguire il profilo del terreno senza compromettere l’assetto orizzontale del corpo macchina. La piattaforma di taglio da mt. 5.40 è fissata a una ralla mobile sul canale elevatore, che ne
consente l’oscillazione fino a una inclinazione del 40% rispetto al corpo macchina. La 2450 AL 4WD è l’unica sul mercato ad avere, oltre al controllo dell’altezza della piattaforma di taglio sincronizzato con il dispositivo di livellamento longitudinale e trasversale, un esclusivo sistema denominato G.S.A. (Ground Self Alignment) che permette un ulteriore adeguamento dell’altezza di taglio rispetto al terreno, sincronizzato con la flottazione laterale della piattaforma. Il tutto all’insegna della semplicità e dell’affidabilità.
La strumentazione di bordo “Agritronic” É composta da tre elementi: monitor prestazioni, computer di bordo per il controllo dei giri motore, ventilatore e battitore. Fornisce anche informazioni relative alla temperatura dell’acqua, alla pressione dell’olio motore, al livello del combustibile, alla velocità di avanzamento; c’è un monitor per il funzionamento del dispositivo automatico terra control e altezza di taglio. I comandi ergonomici rendono ancora più facile il lavoro a bordo della nuova 2450 AL 4WD: con la semplice pressione di un pulsante, si possono innestare la piattaforma di taglio, l’apparato trebbiante e il comando dello scarico serbatoio prodotto.
Sistema di trasmissione, il top della categoria I riduttori finali sono stati espressamente progettati per consentire un’elevata demoltiplicazione in funzione della potenza del motore. Cambio a 4 marce per rispondere alle varie esigenze di utilizzo. Freni a disco montati sui riduttori assicurano una ottima azione frenante a garanzia di sicurezza. 4WD standard sempre inserito in simultanea con il livellamento macchina per una costante trazione anche in condizioni di utilizzo particolarmente gravose.
“MCS” Multi Crop Separator Brevetto esclusivo Laverda È l’efficace sistema di separazione per condizioni difficili, inseribile ed escludibile senza rinunciare alla qualità del prodotto e della paglia. Battitore pesante ad alta inerzia e regime costante, ridotto consumo di energia, controbattitore a fili intercambiabili, spazi differenziati e polivalenza.
Fatta per durare nel tempo La mietitrebbia Laverda 2450 AL 4WD è stata progettata all’insegna della qualità e costruita per garantire affidabilità e durata. Anche su questo modello le lamiere zincate riguardano più dell’80% dei componenti. Luciano Parise
SCHEDA TECNICA 2450 AL 4WD Livellamento Pendenza max. trasversale Pendenza max. salita Pendenza max. discesa Piattaforma di taglio Larghezza di taglio Dispositivo terra control Battitore Diametro e larghezza Velocità battitore Controbattitore A fili intercambiabili e spazi differenziati Superficie MCS - Multi Crop Separator Diametro e larghezza Escludibile a comando elettrico Scuotipaglia Numero / gradini Superficie totale di separazione Cassone crivellante Vagli registrabili alte prestazioni a movimento contrapposto Velocità ventilatore Serbatoio cereale Capacità Tubo di scarico (lunghezza) Motore IVECO AIFO Cilindrata Potenza ISO TR 14396 Trasmissione 4WD idrostatica Marce Pneumatici Anteriori Posteriori Dimensioni e pesi Larghezza senza piattaforma di taglio Lunghezza senza piattaforma di taglio Altezza Peso senza piattaforma di taglio
% % %
40 30 10
m
5,40 standard
mm g/min
600 x 1340 380 - 1210
m
standard 0,99
mm
600 x 1340 standard
m
5/4 7,62
g/min
standard 350 - 1050
litri m
5800 4,00
cm kW/CV
8102 173/235 standard 4 620/75 R26 16.0/70-20
m m m Kg
3,96 8,97 4,00 11,850
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Le tecnologie
Nel mega magazzino milioni di pezzi pronti a partire Ricambi: un investimento di 5 miliardi di lire ha creato il punto di riferimento per tutti i clienti L'operazione è stata imponente e ha realizzato un super magazzino. Bisogna tornare un momento al 2000, quando Laverda riparte da Breganze con il suo marchio storico, nella totale autonomia all’interno del Gruppo Argo. Uno dei primi problemi da affrontare è quello dell’organizzazione di un servizio ricambi completamente nuovo, assolutamente strategico per l’assistenza a un mercato con migliaia di macchine Laverda che si muovono sulle campagne del globo. Ad occuparsi della questione è un signore che conosce il pianeta Laverda meglio delle proprie tasche. Giovanni Sostizzo, incaricato del servizio ricambi, è allo stabilimento di Breganze dal ‘69, quando vi entrò giovanissimo. Nell’arco di oltre trent’anni, qui dentro ha avuto modo di conoscere ogni particolare. Ha lavorato nella gestione dei materiali, è stato responsabile di magazzino,
quindi del settore spedizioni (a quel tempo coordinava 100 persone che inviavano in giro per il mondo una ventina di grandi macchine al giorno), in seguito è stato capo, in produzione, dell’area rifinitura e collaudo delle “rosse”, e dopo ancora si è occupato di nuove tecnologie e di coordinamento tra il settore montaggi e quello lavorazione. Per farla breve: l’uomo è una delle memorie storiche in azienda, conosce a menadito il funzionamento delle macchine, modelli vecchi compresi, e le esigenze dei clienti. “Sono uno dei tempi dei filmini in bianco e nero” sorride Sostizzo riferendosi ai filmati aziendali degli anni ‘60 e ‘70 che talvolta escono dagli archivi in occasione di qualche mostra o manifestazione storica. Trovato l’uomo giusto, Laverda investe 5 miliardi di lire per organizzare il nuovo magazzino,
BENVENUTI AL “PRONTO SOCCORSO” È quasi un’assistenza da pronto soccorso medico. L’ordine urgente “macchina ferma” prevede l’evasione in giornata, con consegna la sera dei pezzi richiesti ai corrieri, e recapito al cliente la mattina dopo. Ma da giugno a tutto ottobre il servizio funziona anche sabato e domenica, grazie alla reperibilità di addetti che ricevono le chiamate, vedono le disponibilità a magazzino tramite pc portatile e organizzano la consegna più immediata possibile. capace intanto di riportare a casa tutto il materiale fino a quel momento dislocato a Modena e in altri 7 centri in Europa. Un’operazione andata avanti nel corso del 2001, senza nel frattempo mai fermare il servizio, grazie ad una squadra che può contare su 34 collaboratori dinamici e preparati.
Giovanni Sostizzo (primo a destra) con la squadra del servizio ricambi
Già da molti mesi il nuovo magazzino a Breganze è una realtà, ben descritta dai numeri che elenchiamo in queste pagine, collegata a una rete di depositi periferici presso filiali e concessionari in Italia e nel mondo. A Breganze c’è la potenzialità di soddisfare la richiesta di più di 2000 codici-articolo al giorno e la linea automatica d’imballaggio può confezionare fino a 800 colli giornalieri. E si fa il possibile per venire incontro perfino alle esigenze di clienti che conducono macchine fabbricate 20 o 25 anni fa: “Noi assicuriamo la fornibilità dei ricambi per 12 anni dall’uscita del modello, più di quanto prescrive la legge. Ma sicuramente abbiamo anche molti pezzi buoni per prodotti vecchi 5 lustri e ci facciamo in quattro per aiutare i loro proprietari - dice Sostizzo - anche se ovviamente non possiamo garantirne sempre l’esistenza”. I magazzini Laverda, creati nei capannoni che negli anni scorsi ospitavano le prove prototipi e i settori collaudo e trasformazione modelli (oggi tutte fasi inserite alla fine delle linee di montaggio), sono un esempio organizzativo. Su scaffali alti 8,5 metri c’è qualche milione di pezzi di ricambio (dal più minuscolo bullone ai grandi trinciapaglia, ai motori o ai maxi serbatoi da grano), su un itinerario lungo quasi due chilometri che gli addetti percorrono con carrelli guidati da barre magnetiche a pavimento. E poi ci sono dieci “modula”, vale a dire enormi armadioni automatizzati alti quasi 10 metri che contengono
ciascuno fino a oltre 100 cassetti e cassettoni con decine di scomparti: servono per la movimentazione di tutti i pezzi piccoli, che sono oltre 20 mila dei 42 mila codici totali a magazzino. Gli operatori selezionano le richieste e dai “modula” scendono i cassetti con i pezzi da spedire. “Il cuore di tutto sono due software molto sofisticati - illustra Giovanni Sostizzo - con un sistema gestionale principale e un sottosistema di funzionamento del magazzino. Il primo riceve gli ordini dai concessionari e dalla rete distributiva, che giungono per e-mail o fax, e li inserisce in tempo reale nel sistema. Il sottosistema invece ottimizza i percorsi di prelievo, dice agli addetti qual è l’itinerario più rapido da seguire tra gli scaffali per andare a raccogliere i pezzi di un dato pacchetto di ordini. Il personale lavora in radiofrequenza e attraverso terminalini portatili il prelievo degli articoli manda automaticamente gli input per lo scarico e il riordino dei pezzi grazie alla lettura dei codici a barre”. Scenario decisamente futuribile, ma pronto a modernizzarsi ulteriormente. Intanto tutta la rete distributiva ha già, da fine 2001, il Cd con l’intero catalogo elettronico di Laverda, aggiornato periodicamente con delle “patch” inviate per posta elettronica. Consultando quello, i clienti sono facilitati nel fare gli ordini più precisi possibile perchè vedono tutte le sostituzioni dei particolari tecnici. Si risparmia cioè molto tempo, ma si farà ancora di meglio
PICCOLO REPERTORIO DI GRANDI NUMERI Il servizio ricambi Laverda in sintesi: 5 miliardi di lire investiti nel 2000 per organizzare il magazzino; 7 mila mq. coperti; 35 addetti; 42 mila codici a magazzino, in qualche milione di pezzi; 2 km. di tragitto tra gli scaffali; potenzialità di evasione di 2000 codici al giorno; 18 mila colli spediti in un anno, anche fino a 800 al giorno. E per quanto tempo si trovano i pezzi di un modello? 10 anni, secondo legge: ma Laverda li ha allungati a 12.
quando tutto il meccanismo girerà su Internet: ormai è ancora questione di alcuni mesi, si tratta di un sistema piuttosto complesso a cui si sta lavorando alacremente. Concessionari e filiali potranno accedervi con una password, per verificare la disponibilità, inserire gli ordini e consultare gli aggiornamenti: gli ordini lanciati via Internet approderanno direttamente al sistema gestionale del servizio ricambi Laverda, mettendosi in lavorazione. Con ulteriori velocità in più e limitazioni delle possibilità d’errore. “Faremo dei corsi di formazione specifici su questo - promette Sostizzo - e assicureremo ai clienti assistenza su supporto informatico e non solo. Ci saranno sempre dei tecnici a disposizione, anche per via telefonica”. Con i concessionari il rapporto del servizio ricambi Laverda è molto stretto. Pensata proprio per loro, la nuova procedura avviata quest’anno porta il nome di “La scorta intangibile”. Di cosa si tratta? “È la percentuale di tutto il nostro stock riservata esclusivamente all’evasione dei soli ordini urgenti - risponde Giovanni Sostizzo - per dare la certezza della disponibilità dei ricambi in caso di fermo macchina. Per assicurare un buon servizio abbiamo preparato inoltre delle liste di ricambi per uno stock consigliato alla rete a seconda dei modelli presenti sul territorio”.
Un particolare del magazzino con la sequenza dei grandi “modula” grazie ai quali si movimenta circa la metà dei codici-articolo
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Gli eventi
Fabbriche aperte, la “nuova” Laverda in vetrina Notevole successo dell'iniziativa che ha visto un grande interesse di pubblico “FAB”, cioè Fabbriche Aperte Breganze. Un modo per consolidare il rapporto tra la gente e le realtà produttive locali. L'iniziativa ha riscosso notevole successo. E lo stabilimento Laverda è stato quest'anno il fiore all'occhiello della manifestazione. A migliaia sono accorsi per visitare la fabbrica che ha riportato in auge un marchio che fa parte, da oltre un secolo, della storia del territorio.
L’economia breganzese modello nel Nordest Un convegno sull'interazione tra grande industria e piccola imprenditoria diffusa Anche quest’anno l’attivissimo Comune di Breganze ha patrocinato, domenica 2 giugno, l’ormai tradizionale appuntamento Fabbriche Aperte in collaborazione con Assindustria, Api, Associazione Artigiani, Cna, Ascom. L’iniziativa, con cadenza biennale, è giunta ormai alla quarta edizione a conferma del vivo interesse che suscita fra la cittadinanza. Non capita infatti tutti i giorni per i non addetti ai lavori l’opportunità di vedere personalmente una “fabbrica”, i macchinari, i robot, i processi produttivi. Ma già il venerdì sera la manifestazione ha preso avvio con il convegno “L’economia breganzese tra passato e futuro”, dedicato allo sviluppo storico e industriale di Breganze fra l’800 e il ‘900, e alla situazione fra presente e futuro. Il sindaco Francesco Crivellaro, aprendo i lavori, ha ringraziato tutte le aziende che hanno aderito a questa edizione, mentre l’assessore alle attività economiche Alberto Rigon ha sottolineato l’importanza di questo appuntamento biennale considerandolo un valido spunto di riflessione sullo stato dell’economia e dello sviluppo territoriale. Lo strettissimo legame fra industria e territorio è stato sottolineato da Sergio Carrara, degli artigiani Cna, che ha avanzato la proposta di una certificazione ambientale per tutta l’area industriale e artigianale di Breganze (l’esempio della zona industriale di Schio è illuminante in questo senso). Su uno sviluppo ecocompatibile bisogna certamente investire, come ha evidenziato anche Valentino
Ziche presidente dell’Associazione industriali di Vicenza e fresco di nomina nel direttivo nazionale di Confindustria, ed è necessario oggi più che mai puntare sulla qualità della vita. Breganze, ha continuato Ziche, è sempre stata un’area estremamente attiva, che ha potuto contare su imprenditori di grande livello sin dagli albori dell’epoca industriale, quali Pietro Laverda che nel 1873 fondò la sua azienda, uno dei motori principali di sviluppo, o Zoppelletto, fondatore dell’omonima azienda tessile, e comunque su personaggi di grande caratura, quali gli Scotton e mons. Prosdocimi, che hanno contribuito alla formazione socio-culturale della popolazione evidenziando l’importanza di una progettualità consapevole della centralità dell’uomo. Il modello del Nord-est, ha proseguito Ziche, con la sua intersezione di grandi, piccole e medie aziende, è un modello vincente. Ciò anche grazie alla innata versatilità ed alla capacità di aggiornamento continuo che caratterizzano l’imprenditoria locale, ha sottolineato il presidente dell’Assoartigiani Giuseppe Sbalchiero. Perché, ha continuato Sbalchiero, le grandi industrie possono in quest’area contare su un fitto tessuto di piccole aziende e di artigiani, in grado di supportarle e di consentirne lo sviluppo. Anche Tommaso Ruggeri, presidente dell’Api Vicenza, è intervenuto sostenendo l’importanza di un percorso formativo che prepari una nuova classe dirigente e imprenditoriale lungimirante e capace, in grado di affrontare le sfide del futuro. Sarà inoltre necessario investire,
i Paesi emergenti, una immigrazione in continua ascesa o un’eccessiva automazione con tutte le conseguenze da ciò derivanti. Molto interessanti gli interventi di Piergiorgio Laverda e Carlo Maculan del Gruppo di Ricerca Storica Breganze, che hanno corredato di foto d’epoca la loro approfondita analisi dell’evoluzione sociale ed economica del paese. Particolarmente evocative alcune immagini della popolazione e di Breganze e dintorni agli albori dell’attività industriale. Il convegno si è concluso con una proiezione del progetto per la nuova area industriale e artigianale di Breganze, a cura di Ricatti e Nicoli. Immancabile il gran finale con ciliegie e vino, produzioni tipiche della zona.
Per gli ospiti in visita a Laverda era stato allestito un invitante buffet. A destra, gruppi in visita alle linee produttive robotizzate delle mietitrebbie
Tremila in visita allo stabilimento di Breganze Incessante teoria di gruppi in fabbrica e alla mostra di macchine d'epoca
ha continuato Ruggeri, in infrastrutture, tenere conto dei grandi problemi che oggi caratterizzano la viabilità nel Nord-est. Sarà soprattutto importante non trascurare il problema della denatalità, diffuso particolarmente nelle zone di maggior benessere economico. I rischi sono quelli del trasferimento in massa delle attività produttive verso
Nell’antica barchessa l’esposizione di macchine della storia di Laverda ha molto incuriosito i visitatori, In primo piano la motofalciatrice MF4L del 1952 e la trebbiatrice a mano del 1890; sullo sfondo, una mietilegatrice ML5 BR del 1949 e la prima mietitrebbia Laverda, la mitica M60 del 1956
Grazie al cielo la pioggia che negli ultimi tempi ci aveva abituati ad uscire sempre con l'ombrello ha concesso una tregua proprio per la manifestazione “Fabbriche aperte”, a Breganze domenica 2 giugno 2002. Tutto era predisposto sin da sabato. Lo stabilimento Laverda si presentava nella sua veste migliore già dalle primissime ore della mattinata, grazie alla cura particolare di Mario Caretta, responsabile ingegneria di stabilimento, e di tutta la sua squadra. Persino l'erba del giardino antistante la vecchia cascina sembrava pettinata. All’interno del porticato della vecchia cascina facevano bella mostra di sé alcune macchine Laverda d’epoca, emblemi delle principali tappe dello sviluppo tecnologico della meccanizzazione in agricoltura. Sotto la pensilina antistante la palazzina mensa, una mostra fotografica ripercorreva il cammino storico della produzione Laverda in un’alternanza di attrezzature antiche, paesaggi agricoli, ritratti di agricoltori e vedute di Breganze e dintorni. In un angolo del porticato i colleghi del settore ricambi avevano allestito un banco per l’esposizione e la vendita dei numerosi gadget Laverda, particolarmente apprezzati dal pubblico. Tutta la gamma Laverda attualmente in produzione (mietitrebbie,
rotopresse, presse per balle giganti), alcuni trattori Landini, McCormick e Valpadana, motofalciatrici, erpici e numerose altre attrezzature per l’agricoltura erano disposti nel grande piazzale che separa gli uffici dallo stabilimento produttivo con un risultato a dir poco imponente. I cancelli si sono aperti alle 10,15, ma già alle 10 molte persone aspettavano di entrare. All’ingresso veniva distribuito un depliant preparato per l’occasione con la piantina dello stabilimento di Breganze ed alcuni dati essenziali sulla Laverda e sulle aziende di Argo, la finanziaria che riunisce alcuni fra i marchi più prestigiosi nell’ambito della produzione di macchinari agricoli. Ad ogni visitatore veniva inoltre offerto un cappellino Laverda in omaggio. La maggiore attrazione era senza dubbio la visita allo stabilimento produttivo. Gruppi di 20 o 30 persone, accompagnati da una guida dello staff Laverda, si sono susseguiti per tutta la giornata all’interno della fabbrica. Se durante la mattinata l’affluenza non è stata eccessiva, già nel primissimo pomeriggio i visitatori aumentavano a vista d’occhio raggiungendo l’apice massimo verso sera, tanto che gli ultimi esitavano ad andarsene al momento della chiusura.
In mattinata anche il presidente del Gruppo Argo, Valerio Morra, è venuto a trovarci accompagnato da sua moglie. A fare gli onori di casa Aldo Dian, direttore generale dello stabilimento, e signora. Il presidente ha manifestato particolare interesse per l’esposizione delle macchine antiche e per la documentazione storico-fotografica. Le autorità locali, il sindaco Francesco Crivellaro e l’assessore Alberto Rigon, sono invece intervenuti in veste ufficiale nel pomeriggio. La riuscita della giornata alla Laverda è stata sottolineata anche dagli organi di stampa locali. Ha scritto Pietro Maestro su “Il Giornale di Vicenza”: “Particolare interesse ha riscosso la possibilità di accedere allo stabilimento Laverda … Il ritorno sul mercato del nome Laverda ha suscitato entusiasmo negli operatori del mondo agricolo che hanno sempre apprezzato i prodotti dell’industria breganzese”. E, durante tutta la giornata, per coloro che dimostravano un po’ di stanchezza o erano assetati e affamati dopo la visita allo stabilimento, la possibilità di rifocillarsi era garantita da un ricco buffet allestito nel prato antistante la vecchia cascina grazie all’insostituibile contributo del nostro cuoco e delle sue bravissime collaboratrici. Simonetta Lambrocco
Simonetta Lambrocco responsabile pubbliche relazioni Laverda spa
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L’ album
Quando in campagna si sparava alle nuvole L'epopea dei cannoni grandinifughi e del loro costruttore Pietro Laverda
La storia dell’agricoltura è costellata di aspre lotte compiute dall’uomo per preservare i raccolti dai vari flagelli che puntualmente la natura manifesta, ma per un episodio si può a buon diritto parlare di battaglia: l’epopea dei cannoni grandinifughi che si scatenò a cavallo tra ‘800 e ‘900 nelle campagne italiane. La calamità da combattere era la grandine, che ripetutamente distruggeva i raccolti e in particolare i vigneti, in quel tempo già messi a dura prova da altri flagelli come la fillossera e la peronospora. Fu intorno al 1896 che Alfred Stinger, austriaco della Stiria, grande proprietario di vigneti, sperimentò la tecnica di sparare verso le nuvole con mortaretti, del tipo di quelli usati nelle fiere di paese, al fine di dissolvere le nubi temporalesche. Sebbene sull’efficacia di tale metodo non vi fossero certezze bensì solo osservazioni sporadiche e personali convinzioni, esso si diffuse con rapidità impressionante nelle regioni vicine e soprattutto nel nord Italia. Ciò avvenne grazie alle numerose cattedre ambulanti di agricoltura che ne propagandarono l’efficacia miracolosa, e, nel Veneto, grazie all’appassionata attività di mons. Gottardo Scotton, il più giovane dei tre monsignori breganzesi noti agli storici italiani per la loro intransigen- Prove comparative di sparo durante un concorso nazionale in una stampa dell’epoca za dottrinale e per i forti legami con Papa Pio X. Pietro Laverda e sparò di sua mano alcune Nel 1900 egli pubblicò un volumetto titolacannonate, episodio ricordato in una lapide to “Sull’opportunità di fondare le stazioni di che campeggiava all’ingresso della sede stosparo contro le nubi grandinifere” in cui rica dell’azienda. con passione propugnava l’uso dei cannoni Nel giro di due soli anni, tra il 1898 e il grandinifughi unendolo al proverbiale “Chi 1900, sorsero in Italia centinaia di consorzi si aiuta, Iddio lo aiuta” con cui amava inciper la difesa antigrandine, si tennero quattare i suoi fedeli agricoltori. E anche l’allora tro congressi scientifici e si fondarono 2000 cardinale di Venezia Giuseppe Sarto, futuro stazioni di sparo con un totale di 12000 Papa Pio X, visitando la zona di Breganze nel giugno del 1901 si recò presso la Ditta cannoni installati. E fu proprio lo Scotton a
suggerire all’amico Pietro Laverda di impegnarsi nella costruzione di questi cannoni. L’officina Laverda era già attiva dal 1873 e produceva numerose attrezzature per l’agricoltura quali torchi, sgranatoi per il mais, trebbiatrici, trinciapaglia e anche orologi per campanile e parafulmini. Fu l’inizio di un successo, il primo su scala nazionale, che doveva portare alla Ditta Pietro Laverda la fama e le risorse finanziarie per un decisivo salto verso una dimensione industriale. Pietro Laverda iniziò realizzando cannoni del tipo Stinger a mortaretto ad avancarica, modificati con la più sicura accensione a capsula, anzichè a miccia. Successivamente egli sperimentò e brevettò un modello perfezionato a mortaio-bossolo asportabile, più potente, sicuro e di rapida ricarica, che colse numerosi riconoscimenti alle mostre-concorso nazionali. L’effetto degli scoppi, amplificato da trombe verticali di 4-5 metri di altezza, poteva raggiungere un’altitudine di alcune centinaia di metri e vi si attribuiva la capacità di disgregare le nubi grandinifere evitando o quantomeno ostacolando la formazione dei chicchi ghiacciati. Per alcuni anni Laverda produsse centinaia di questi cannoni, gareggiando sul mercato con ditte famose nel campo enologico come Garolla e Fauser. I consorzi grandinifughi arrivarono a coprire con le loro stazioni di sparo decine di migliaia di ettari in tutto il nord e il centro Italia. Ma ben presto i risultati di questo metodo di lotta si rivelarono assai inferiori alle attese, a causa della limitata altezza raggiunta dallo sparo e anche della carenza di serie conoscenze scientifiche sul comportamento dei fenomeni temporaleschi.
Oggi i moderni sistemi di difesa, basati sostanzialmente sugli stessi presupposti, utilizzano razzi con cariche ben più potenti che esplodono a 1500-2000 metri, coordinati nell’azione da centri di osservazione metereologica, riuscendo spesso ad ottenere buoni risultati. Così, agli inizi del XX° secolo, la meteora dei cannoni grandifughi si spense in fretta, con il suo naturale strascico di dissesti finanziari per molti consorzi; un oblio a cui furono ben presto confinati anche gli strumenti della battaglia. E in effetti rarissimi sono i cannoni che ancora si conservano, privi peraltro del caratteristico trombone che, essendo di lamierino leggero, fu la prima vittima dello scorrere inesorabile del tempo.
Opuscolo pubblicitario di Pietro Laverda, stampato nel 1900, e contenente numerose attestazioni dell’efficacia e della bontà costruttiva dei cannoni fornite dai responsabili dei Consorzi grandinifughi
Piergiorgio Laverda
Pagina pubblicitaria dei cannoni Laverda all’interno dell’opuscolo di propaganda scritto da mons. Gottardo Scotton e stampato nel 1900 dalla Tipografia della “Riscossa”, famoso giornale pubblicato da quello che fu definito dai contemporanei il “Piccolo Vaticano di Breganze”
Esemplare di cannone grandinifugo a mortaio-bossolo conservato presso la collezione Laverda
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La storia, le storie
Andar per colline tra le antiche, misteriose torri Le “colombare” medievali da 30 anni mèta della marcia del Gruppo Podistico Laverda Svettano tra le colline del vino, nel verde, spesso aulicamente merlate, sentinelle da oltre cinque secoli di un paesaggio dolce e modulato. E ora sono meta, da trent'anni, di un classico itinerario podistico che attira marciatori da tutt’Italia. Nel territorio di Breganze, splendida fascia collinare della pedemontana veneta, sono la particolarità architettonica più emergente. Queste torri le chiamano “colombare”, per essere state adibite nei secoli recenti a dimora dei colombi, i “torresani”, specie molto allevata da queste parti anche per le implicazioni culinarie e i collegamenti con celebri piatti tipici. Ma queste torri, frequenti nel Veneto e soprattutto nel Vicentino, e che nell’area di Breganze toccano il loro primato numerico, sono avvolte da un velo di mistero. Storici e studiosi le hanno analizzate, ne hanno verificato con diverse ipotesi il ruolo sul territorio, le hanno catalogate e cronologicamente incasellate. Ma sulla ragione vera della loro presenza nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco. Come ha infatti sottolineato lo storico dell’arte Fernando Rigon, la prima spiegazione che viene alla mente, quella cioè di una derivazione da sistemi difensivi sul territorio e della loro origine dal castello medievale, appare la più immediata, ma anche la più banale. Può essere condivisibile per alcuni manufatti, certamente resti di preesistenti bastioni,
ha osservato Rigon, ma non si può certificare l’indole militare di tutte le torri. Perchè moltissime risalgono al tardo Medioevo, quando al modello del castello nobiliare si sostituisce l’era dei Comuni aperti al territorio, e perchè tutte le torri risalenti al primo Quattrocento riguardano una fase in cui l’entroterra veneto si era già affidato alla Serenissima che garantiva una gestione politica unitaria, al di sopra delle contese locali e soprattutto contraria ai residui feudali e nobiliari che fino al Trecento avevano contribuito a costellare il paesaggio di strutture difensive. Di certo nel XV secolo le torri breganzesi non venivano più usate per scopi militari. E di certo ne venivano ancora costruite ex novo. Con quali finalità precise, lo stesso Rigon non sa dire. Probabilmente restarono una tradizione a cui i locali non volevano rinunciare, destinate a impreziosire le loro colline e la vista sulle campagne. Nei secoli poi molte vennero utilizzate come abitazioni, e più avanti come “nidi” dei famosi colombi. Tutt’oggi la gente breganzese è attaccata alle sue torri. E il tradizionale “Giro delle colombare”, giunto quest’anno, a inizio giugno, all’edizione n. 30, rappresenta il segno più eloquente di questo attaccamento. Ad organizzare l’appuntamento non competitivo è il Gruppo Podistico Laverda, nato nei primi anni ‘70 a Breganze anche grazie al sostegno dell’azienda Laverda.
Il Gruppo, guidato in quegli anni da Imerio Marozin, e appoggiato in azienda dall’entusiasmo dell’olimpionico Carlo Laverda (velocista azzurro a Messico ‘68) e di Orlando Brazzale, divenne un sodalizio consolidato, presente alle più prestigiose marce in Italia e all’estero, gemellato con club podistici di Bolzano e Pisa. Oggi il Gruppo amatoriale ha cento iscritti e continua a portare dappertutto il nome di un marchio legato alla terra d’origine. “Da molti anni aderiamo alla Fiasp, la federazione degli sport popolari - spiega la presidente Wilma Abriani -. Come fiore all’occhiello abbiamo le partecipazioni a marce in Baviera e Svizzera, e numerose iscrizioni di nostri aderenti alle più famose maratone podistiche, su percorsi di 100 km. Quest’anno il Giro delle Colombare ha visto presenti tremila podisti da moltissime province italiane. É uno degli appuntamenti più celebri d’Italia, si snoda su percorsi che arrivano fino a 24 km sulle nostre colline. La sua organizzazione ci ha impegnato già dalla fine del 2001, coinvolgendo almeno 120 persone. É un’attività faticosa ma la soddisfazione ripaga. Il mondo podistico amatoriale è fatto di grandi slanci e passione, noi partecipiamo a oltre 40 marce ogni anno. Un modo simpatico per passare bene il tempo libero, senza assilli agonistici ma con la voglia di stare insieme”.
Il Gruppo Podistico Laverda quasi al completo. Al centro, la presidente Wilma Abriani. A destra una delle antiche “colombare” sulle colline breganzesi
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