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ANNO II

SETTEMBRE-OTTOBRE 2002

Il giornale dello specialista del raccolto

È NATA RETE VENDITE “LAVERDA ITALIA: ORA FRANCE” FA SCUOLA pag. 4 pag. 3

SORPRESE IN ROMAGNA PIEMONTE, ALL’EIMA 2002 LA FESTA UNA FAMIGLIA DI BOLOGNA DEL 2O ANNO E IL RISO pag. 11 pag. 12 pag. 16


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Il punto

di Angelo Benedetti

Attenti alle emozioni, meglio la ragione Nell’acquisto di una mietitrebbia spesso si decide in modo irrazionale. Più utile però guardare all’efficienza: una riflessione in casa nostra È statisticamente provato che l’uomo, da sempre, opera scelte spesso guidate dall’emotività che, autorevole, s’impone sulle regole e sulla ragione. Pensate alle decisioni importanti prese nella vostra vita, vi accorgerete che in più occasioni non è stata la ragione a decidere ma l’emozione del momento, l’attimo, il colpo di fulmine, il primo sguardo, e così via. Tutta una serie irrazionale di fatti che hanno spostato l’ago della bilancia da un lato piuttosto che dall’altro. Spesso senza una ... ragione. Questo vale anche per scelte molto pratiche, quali l’investimento in una mietitrebbia. Una macchina operatrice destinata ad un impiego a carattere stagionale e limitato nel tempo. Farà sorridere pensare che sia possibile “innamorarsi” di un mostro d’acciaio, eppure non è da escludere che chi ha passione per i frutti della terra possa averne anche per i frutti della tecnica e del pensiero di progettisti che, dopo aver trovato soluzioni meccaniche ai problemi della raccolta, hanno anche il gusto del bello e del comfort. Alcune indagini, svolte di recente su un congruo campione di contoterzisti ed agricoltori europei, hanno messo in risalto che la decisione d’acquisto per una mietitrebbia avviene per

l’80% sulla spinta emotiva e solo per il restante 20% sulla base di indicatori razionali. Questi temi sono noti e dibattuti anche in Laverda, dove è costante l’attenzione alle esigenze reali dell’agricoltura di oggi e di domani. Ecco quindi che, mentre da una parte si vorrebbe soddisfare immediatamente la sete di emozioni dei potenziali clienti, dall’altra bisogna guardare alla missione dei prodotti da offrire per far sì che la ragione non si lasci condizionare da scelte pericolose. Un’attenta analisi dei mercati consiglia oggi l’acquisto di macchine semplici, durature e polivalenti. Semplicità significa, ad esempio, trasmissioni essenziali e quindi minor fabbisogno di energia, minor consumo di carburante ovvero minor inquinamento. Per rimanere in tema di mietitrebbie, semplicità significa anche trattamento delicato del prodotto e dei relativi sottoprodotti (paglie, pule ecc.), il che comporta minor lavoro per le successive lavorazioni della granella e del terreno. Altro risparmio energetico utile all’ecologia. Va da sé che anche la durata di componenti meno sollecitati, perché inseriti in un contesto meccanico semplice, è più lunga e redditizia. La polivalenza poi è una caratteristica insita nel progetto e fa parte della missio-

Aldo I. Dian (a sin.), direttore generale di Laverda, e Angelo Benedetti, direttore marketing.

ne del prodotto. Se già in origine si progetta una macchina destinata a raccogliere più prodotti nell’arco dell’annata agraria, le scelte andranno nella direzione più idonea per raggiungere al meglio gli obiettivi prefissati. Individuati i valori richiesti dal mercato, realizzato il progetto e sviluppato il prodotto, la ragione chiede il conforto della prova in campo. Proprio il campo diventa, per le macchine da raccolta, il giudice supremo della bontà o meno dei nostri progetti. Ecco allora che, come nella vita quotidiana, le emozioni lasciano il posto alla ragione e non sempre le nostre attese risultano soddisfatte. A questo punto il consiglio di Laverda è questo: “Badate al concreto e poi lasciatevi stupire dal bello, purchè funzionale ed efficace in ogni situazione e su tutti i campi”.

Il giornale dello specialista del raccolto Anno II, n. 3, settembre/ottobre 2002 Periodico trimestrale Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1017 del 5 marzo 2002

direzione editoriale Aldo I. Dian Angelo Benedetti coordinamento redazionale Simonetta Lambrocco consulenza tecnica Pietro Dal Santo progetto grafico Andrea Rosset Piergiorgio Laverda direttore responsabile Claudio Strati hanno collaborato: Stefano Davolio export area manager

Gianni Fontana product manager

Piergiorgio Laverda fotografie Archivio Laverda spa Archivio Storico “Pietro Laverda” © by Laverda spa 36042 Breganze (VI) Italy via F. Laverda, 15/17 tel. +39.0445.385311 fax +39.0445.873355 www.laverdaworld.com webmaster@laverdaworld.com

Stampa Tipografia Campisi V.le dell’Industria 13 - 36057 Arcugnano (VI) Proprietà letteraria riservata. È permessa la riproduzione di articoli e immagini solo citando la fonte.


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L’Italia

a cura di Simonetta Lambrocco

Il modello italiano, pronto da esportare Visto il successo della rete vendita nazionale, le filiali straniere la “copieranno” I risultati ottenuti per l’attuale campagna sul mercato italiano ci danno grande soddisfazione, una soddisfazione che condividiamo con la rete vendite Italia. L’importantissimo incremento dei volumi di vendita conseguito nel nostro secondo anno di attività si presta a più di una chiave di lettura. Eccone alcune. Laverda offre non solo una gamma di mietitrebbie da 170 a 305 CV, classi di potenza ideali per il mercato italiano, ma anche una gamma ricchissima di macchine per la fienagione. Laverda vanta, inoltre, una tradizione storica nel settore della produzione di macchine agricole, una tradizione che significa competenza e che si riflette positivamente sui prodotti, caratterizzati da un elevato standard qualitativo e da un’indubbia affidabilità. E, argomento non meno importante, Laverda tiene in grandissima considerazione il rapporto col cliente e proprio per questo desidera avere una rete vendite competente e capa-

ce. In Italia, per esempio, ci sentiamo particolarmente appoggiati in questo da tutte le nostre concessionarie, tanto che anche per le filiali estere verrà impostato lo stesso metodo di lavoro applicando anche in altri mercati lo spirito che ci ha permesso di conseguire un grande successo a casa nostra. Un notevole contributo ci viene, fra gli altri, dalla ditta Rosati Macchine Agricole, che ha accettato la sfida e ha lavorato intensamente, credendo sin dal primo momento in questa “nuova” Laverda. Come Laverda, anche la ditta Rosati, del resto, può vantare una lunga tradizione, dato che opera nel settore da 70 anni e che già dal 1975 annovera nel suo organico la terza generazione. Il che significa grande dedizione e grande passione. E allora, da Laverda, un sentito ringraziamento alla ditta Rosati per le capacità e l’impegno con cui sta lavorando al nostro fianco, e un’esortazione a proseguire su questa strada.

CONCESSIONARIO A SENIGALLIA

Rosati, da 80 anni un riferimento per gli agricoltori marchigiani Ottanta lughi anni di storia. La ditta Rosati Macchine Agricole, infatti, nasce nel 1922 grazie al fondatore Sante Rosati (1900-1994). La nuova azienda già in pochi anni si dimostra molto attiva importando, costruendo e vendendo migliaia di aratri e seminatrici, e facendosi conoscere quasi in tutta Italia. Negli anni successivi l’azienda marchigiana diventa uno dei più grandi ricambisti della Penisola. Il 1949, con l'entrata in ditta del figlio Renato, e nel momento della ricostruzione nazionale, segna una fondamentale svolta aziendale: la Rosati infatti non si limita più solo ai ricambi e alle piccole attrezzature, ma anche ai trattori e alle mietitrebbie arrivando a lavorare, negli anni ‘60 e ‘70, con marchi come Same e Claas. Dal 1975 entra in azienda anche la terza generazione della famiglia e nel 1990, spiega l'amministratore Lorenzo Rosati, l’azienda si trasferisce in un moderno capannone a dieci chilometri da Senigallia: qui l'azienda si sistema su ben mille mq. di superficie coperta, con una grande area esterna di 11 mila mq. “Nel 1991 abbiamo acquisito la rappresentanza dei trattori Case-International - prosegue Lorenzo Rosati - e, dopo qualche mese, siamo diventati distributori di trattrici Landini per una parte della provincia di Ancona. Quest'ultimo marchio si è dimostrato decisivo nello sviluppo della Rosati macchine Agricole,

L’esterno della sede della concessionaria Rosati Macchine Agricole a Senigallia. Sotto, Lorenzo Rosati.

perchè ci ha poi consentito, nel 2000 e nel 2001, di diventare distributori di marchi altrettanto storici e prestigiosi, come Laverda e McCormick”. Lo sviluppo raggiunto dalla Rosati è eloquentemente evidenziato dal suo organigramma: un organico interno di undici persone, di cui due addetti a ricambi e giardinaggio, tre alla contabilità, tre alle vendite, due alle consegne e uno alla logistica; inoltre la Rosati si avvale di cinque officine esterne per l'assistenza alle mietitrebbie tra Ancona e Pesaro. Ma l'azienda, per essere più vicina alla clientela, ha anche un secondo punto vendita a San Paolo di Jesi (An), dove operano dei suoi collaboratori.


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I mercati

Bienvenue! Laverda prende casa in Francia A Saint Dizier, nella Haute Marne, già operativa la nuova filiale autonoma In uno dei più grandi mercati dell'Occidente, in cui opera da quasi quarant’anni, Laverda riorganizza completamente la sua struttura. Il nuovo “sbarco” in Francia è molto recente e si è concretizzato, prima dell’estate, con la nascita di Laverda France sas, la filiale francese nuova di zecca, a Saint Dizier, Cedex, Clos Saint Jean (tel. 03 2556 7990, fax 03 2555 4278). In un momento di forte rilancio di Laverda, non poteva mancare il rafforzamento sul mercato transalpino. “Nonostante il tentativo, non riuscito, degli anni passati di oscurare il marchio Laverda, ci arrivano attestati di stima e di grande apprezzamento da più parti del mondo - spiega il direttore generale di Laverda, Aldo I. Dian, presidente della nuova società francese -. Abbiamo un grande patrimonio di partenza che ci viene da un marchio con 130 anni di storia e dalla riconosciuta affidabilità delle nostre macchine. L’andamento delle vendite in Italia ci sta dando ragione, ma anche in Francia Laverda ha una ricca tradizione: da lì intendiamo muovere per conquistare le posizioni cui sentiamo di poter aspirare”. Nella strategia del Gruppo Argo, il marchio Laverda ha un ruolo centrale ed è apparso necessario ridisegnare e potenziare la distribuzione dei prodotti in Francia. Si è deciso di modificare il quadro organizzativo, che prevedeva la distribuzione dei prodotti Laverda e Landini attraverso un’unica società. Ora le “rosse” di Breganze navigheranno sul mercato francese vivendo di luce propria. Così Laverda spa ha creato una sua filiale diretta e autonoma, Laverda France sas, distributore esclusivo, con principale obiettivo la commercializzazione dei suoi prodotti e dei ricambi e la gestione di tutti i servizi alla clientela. La sede sociale della nuova impresa è stata posta a Saint Dizier, nella Haute Marne, presso gli stabilimenti McCormick France. Laverda France, seguita dall’Italia

dall’area manager Marco Storero, ha un management tutto francese: il direttore Olivier Deneufbourg, l’assistente di direzione Sandrine Igouazi, il responsabile marketing e vendite Jean Pierre Baguet. La filiale già in questo autunno inizierà una vasta attività di formazione commerciale e tecnica. Per quanto riguarda il settore ricambi, Saint Dizier vedrà da qui alla fine del 2003, con cospicui investimenti, la realizzazione di un centro di distribuzione su scala mondiale per i pezzi di ricambio di McCormick e, nel giro di due anni, anche di Laverda per l’intero mercato francese. Nel frattempo il servizio alla clientela Laverda continuerà ad essere assicurato attraverso il deposito di Plailly dans l’Oise di Landini France. La strategia di penetrazione in Francia prevede l’assoluta specializzazione dell’organizzazione Laverda, mirata al settore della raccolta. Quindi sì a un coordinamento con il team di McCormick France e Landini France, sì a trovare momenti di complementarietà tra uomini e prodotti delle varie società, sì a mettere insieme le competenze sulle problematiche comuni. Ma nello stesso

tempo, sì anche a una netta distinzione tra le tre équipe. Gli organici destinati alla promozione e ai prodotti Laverda resteranno ben distinti dagli altri due marchi del gruppo Argo soprattutto per salvaguardare l’identità acquisita storicamente da Laverda in Francia. I tre marchi, in totale autonomia, potranno anche intrattenere rapporti contrattuali di distribuzione con partner diversi in una stessa regione. La gamma di prodotti venduti da Laverda si è arricchita subito anche in Francia delle nuove falciatrici e dei fasciatori.

Sono passati più di quarant’anni dall’arrivo in Francia delle prime mietitrebbie Laverda. Nella foto una M90 consegnata al primo cliente francese. Sotto, la sede di Laverda France, presso lo stabilimento McCormick di Saint-Dizier.


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5 A tutta birra con l’ottimo orzo di Cechia Le mietitrebbie Laverda garantiscono materia prima di qualità alla bionda bevanda striale” più che in ogni altro paese: di solito sono una cinquantina gli operai coordinati e guidati da ingegneri ed agronomi”. Nella Repubblica Ceca non mancano certo le zone da coltivare: vi sono terreni agricoli per 2,5 milioni di ettari, di cui 1,5 milioni arabili. Della superficie arabile, 830.000 ha sono dedicati ai cereali, 53.000 al girasole e 75.000 alla colza. Le aziende ceche sono di solito autonome per quanto riguarda interventi di manutenzione su tutti i macchinari in dotazione. Vi sono infatti officine ben attrezzate in grado di eseguire velocemente qualsiasi manutenzione di routine. Ma Laverda, grazie a Toko, riesce a dare un supporto tecnico prezioso e competente in più. L’importatore Toko infatti ha avviato una una decina di officine super specializzate, sparse su tutto il territorio della Repubblica Ceca, che supportano queste strutture d’assistenza. Così per gli specialisti della raccolta, in Cechia, la manutenzione non è mai un problema.

L’IMPORTATORE

Il partner Toko: “C’è grande interesse per le Levelling System” Toko è l’azienda importatrice fondata da Tomás Koøínek nel 1990 e che da quella data ha la rappresentanza commerciale nella Repubblica Ceca. Ormai Laverda è ben nota sul mercato ceco, dove lavorano varie centinaia di sue mietitrebbie. Quest’anno Toko ha già distribuito 8 nuove mietitrebbie Laverda: tre 2760 LX LS T, due 2350 LX LS T, una 2350 LX LF T, una 2350 LX T e una 2050 LXT. E tutte erano già vendute all’utilizzatore finale a fine maggio. “Queste mietitrebbie - dicono alla direzione di Toko - stanno lavorando in aziende agricole ed

anche in aziende che forniscono servizi; alcune hanno già trebbiato 450-500 ha. Già dopo un così breve periodo di utilizzo, i nostri clienti sono molto soddisfatti delle “rosse”. La zona in cui vengono utilizzate è collinare: per questo ai nostri clienti interessano le Levelling System”. Ma anche l’importatore ceco si dice molto soddisfatto della collaborazione instaurata con Laverda, “che si sviluppa su un livello molto elevato: siamo orgogliosi di rappresentare un’azienda così valida come Laverda”. Durante l’anno Toko organizza

Una mietitrebbia 2760 LX al lavoro sulle colline ceche e la sede operativa di Toko, a Luhacovice. ^

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È un successo legato... alla birra. Tra gli ingredienti degli ottimi risultati conseguiti nella Repubblica Ceca da Laverda (che con otto macchine conquista una posizione di grande importanza su un mercato che non conta più di 30 macchine nuove ogni anno) c’è anche il segreto della buona birra. I cechi infatti sono grandi produttori di orzo per birra, che esportano in tutto il mondo. E l’orzo, per poter essere impiegato nella produzione della birra, deve rispettare caratteristiche molto severe ed essere trebbiato e pulito in modo eccellente: le "rosse" di Breganze assolvono nel modo migliore questo compito. Tra l’altro gli stessi produttori di birra cechi hanno iniziato da alcuni anni un lavoro meticolosissimo di innalzamento della qualità che ha portato a risultati davvero sorprendenti, e loro stessi sono diventati i migliori sponsor delle macchine Laverda. A questo si aggiunga, come spiega l’area manager Stefano Davolio, la particolare conformazione del terreno che mette in risalto, in modo netto, i vantaggi del sistema di livellamento Laverda. E, ciliegina sulla torta, va sottolineata anche la grande importanza al servizio data dall’importatore di Laverda in Cechia, Toko. "Il successo colto nella Repubblica Ceca acquista ancora più importanza se si considera la professionalità dei clienti finali che hanno scelto Laverda - dice Davolio -. La superficie media delle aziende nostre clienti è infatti superiore a 5 mila ettari! La privatizzazione delle aziende agricole statali è corsa, in questo Paese, lungo due direzioni: da una parte garantire elevate economie di scala mantenendo ampie superfici di seminativo ed investendo in strutture di dimensioni importanti; dall’altra aumentare il livello qualitativo del prodotto per poterlo portare a livelli “europei”. E il personale di queste grandi aziende rispecchia la organizzazione di tipo “indu-


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6 una serie di corsi di addestramento per tecnici, venditori e clienti, sia in Italia che nella Repubblica Ceca. Occasioni di formazione importantissime per comprendere tutte le potenzialità delle mietitrebbie e per imparare a usarle correttamente. “La vendita - spiegano a Toko - è supportata da materiale illustrativo, fornito da Laverda direttamente in lingua ceca, da pubblicità su giornali e riviste di settore, oltre a forme di finanziamento molto vantaggiose: pagamenti diluiti in sei anni con un primo versamento pari al 20% dell’importo. Attualmente stiamo realizzando un filmato che descrive le modalità operative e fa vedere le mietitrebbie al lavoro nelle condizioni della campagna ceca”. Toko per ora offre ai clienti le mietitrebbie Laverda della serie LX e autolivellanti. Per l’anno prossimo c’è in programma di importare anche il nuovo modello, l’ammiraglia, la mietitrebbia gigante a sei scuotipaglia. L’azienda ceca da anni lavora nell’import e nella vendita di macchinari agricoli, ma ha ulteriormente ampliato il suo raggio d’azione che attualmente la vede impegnata nella progettazione e nella vendita di una linea tecnologica completa, nel finanziamento di tecnologie agricole per i clienti, nell’assistenza ai clienti con la ricambistica e i servizi connessi, in consulenze nel settore agricolo.

Una grande mietitrebbia a sei scuotipaglia durante la raccolta dell'orzo.

Pennellate rosse nella pianura magiara Oltre venti macchine di Breganze per la meccanizzazione delle aziende Nelle estese pianure magiare sempre più macchie di rosso. É lo sgargiante colore delle macchine Laverda, che contribuiscono ai copiosi raccolti delle campagne ungheresi. Con più di 20 mietitrebbie Laverda infatti aumenta pesantemente la propria presenza sul mercato d'Ungheria. Il mercato delle macchine da raccolta in Ungheria ha registrato una interessante crescita grazie al buon livello di esportazioni di grano e mais e grazie ad una politica di aiuti alla meccanizzazione agricola destinati alle aziende private, soprattutto quelle di media dimensione. Le materie prime di origine agricola, grazie ad un vantaggioso

rapporto fra prezzo e qualità, hanno acquisito una crescente importanza sui mercati internazionali. Anche su questo mercato le macchine Laverda hanno potuto esprimere al meglio le proprie caratteristiche. Il partner importatore, la Vektor di Gyor, è sicuramente uno dei protagonisti di riferimento nel panorama della meccanizzazione agricola in Ungheria. Il supporto e la professionalità nella gestione delle vendite e del servizio post vendita sono sempre all'altezza. Vektor, oltre che con Laverda, ha raggiunto ottimi risultati anche con i trattori McCormick: più di 100 unità vendute.

Due nuovi clienti Laverda in Ungheria: a sinistra Kiss Attila di Hajdúhadház, a destra Buru László di Harkány.


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I prodotti

Scendono in campo anche le falciatrici Così la vasta gamma per la fienagione diventa una “flotta” per ogni esigenza

Grazie alle sinergie di Gruppo, Laverda può beneficiare oggi di una gamma di prodotti ancora più ampia. Infatti nello stabilimento di Luzzara (RE), già noto per la produzione di macchine da fienagione Fort, oltre alle attrezzature per la lavorazione del terreno marchiate Pegoraro, vengono ora prodotti falciatrici e fasciatori con il marchio Laverda . Alle presse per balle giganti della serie LB, alle rotopresse a camera variabile della serie VB e a camera fissa della serie FB, si affiancano anche quattro modelli di falciatrici e due modelli di falciacondizionatrici portate. A completare la gamma vi sono poi due modelli di falciacondizionatrici trainate, uno con condizionatore a rulli in gomma ed uno con condizionatore a flagelli. Per chi ha l’esigenza di raccogliere insilato in balle cilindriche, ecco inoltre due modelli di fasciatore: uno a caricamento laterale ed uno a caricamento posteriore.

Le rotopresse VB 12.18 e VB 12.18cs Con i due modelli di rotopresse Laverda a camera variabile VB 12.18 e VB 12.18cs, con larghezza balla mt. 1,20 e diametro da 0,80 fino a mt.1,80, e grazie ad un esclusivo sistema di preposizionamento del diametro della camera di compressione, si possono produrre balle ben compatte sia con nucleo centrale a cuore duro che tenero. Con il raccoglitore, di ben 2 metri, e le due coclee laterali si può raccogliere qualsiasi andana di prodotto, ed assieme al rotore di alimentazione a singola stella per il modello VB 12.18, e a doppia stella per la VB12.18cs, che garantisce una alimentazione ottimale alla camera di compressione, si possono produrre balle davvero perfette. Il modello VB 12.18cs con il suo rotore a doppia stella e gli 11 coltelli selezionabili (3/6/11) permette di tagliare il prodotto alla lunghezza desiderata.

La rotopressa Laverda VB 12.18 e VB 12.18cs, con l'esclusivo preposizionamento del diametro camera di compressione, il legatore a doppio spago, il computer Quick Control che fornisce tutte le informazioni durante la produzione e la legatura della balla, oltre al legatore a rete Pull-Net a richiesta, ha in sè tutti i requisiti per soddisfare le aspettative della clientela più esigente.

Le rotopresse FB 12.12 e FB 12.15 La scelta delle rotopresse a camera fissa Laverda catene e barrette può essere fatta su 4 modelli: 2 modelli con camera di mt. 1,20x1,20, per le FB 12.12 e FB 12.12L ed altri 2 modelli con camera di mt 1,20x1,50 per le FB 12.15 e FB 12.15L . La lettera L identifica i modelli con il raccoglitore largo, che in luogo del pick up da mt, 1,55 montano quello da mt. 2,00, conferendo maggio-


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8 re capacità di raccolta anche su andane molto grandi. Con i 4 modelli di FB, Laverda offre una gamma di macchine ideali per la semplicità di utilizzo, la robustezza, la compattezza e, non da ultimo, per la perfetta forma delle balle prodotte. Con il legatore a doppio spazio montato di serie e controllato elettricamente, e la legatura a rete optional, si può scegliere qualsiasi tipo di legatura, sia manuale che automatica. Tutte le principali funzioni vengono controllate e gestite dal semplice computer collocato sul posto di guida del trattore: questo fa della gamma di rotopresse FB la miglior proposta per chi vuole raccogliere e imballare prodotti di qualità.

Le falciatrici e falciacondizionatrici portate F4 - F5 - F6 - F7 La nuova gamma di falciatrici e falciacondizionatrici portate Laverda è applicabile al sollevamento posteriore di qualsiasi trattore con attacco a 3 punti sia di 1a che di 2a categoria. Ampia la scelta della larghezza di taglio che varia da 1,65 metri per la più piccola, fino a 2 metri e 80 centimetri. Robuste molle regolabili permettono l'adeguamento ottimale della pressione della barra al suolo. Lo spostamento in posizione verticale per il trasporto è a comando idraulico. La barra falciante è formata da dischi ovali, ognuno con una coppia di lame di taglio. La larghezza di taglio è determinata dal numero di dischi per barra falciante. Le falciacondizionatrici F5 R e F6 R sono dotate di condizionatore a rulli in gomma con costolatura elicoidale per il trattamento delicato del prodotto ed un essiccamento più rapido, al fine di velocizzare la raccolta. Due ruotine pivottanti permettono l’adeguamento perfetto alle irregolarità dei terreni, mentre due convogliatori regolabili in acciaio inossidabile favoriscono la formazione di andane ideali per le successive raccolta e pressatura.

La falciacondizionatrice FC 7F. In alto, il modello FC 7R con rulli condizionatori: nella foto sta operando al traino di un trattore Landini.

Le falciacondizionatrici trainate FC 7R - FC 7F Frutto dell’esperienza passata e dell’attenzione alle esigenze della moderna fienagione, ecco le falciacondizionatrici trainate Laverda della serie FC 7R ed FC 7F. Il corpo falciante è munito di 7 dischi ovali a due coltelli per disco; con una larghezza di taglio di ben 2,80 metri permette una regolazione dell’altezza di taglio

da 30 a 70 mm. A seconda del modello i condizionatori sono a rulli in gomma con costolatura ad elica, flottanti e con regolazione di carico per la FC 7R, oppure a flagelli per la FC 7F. Entrambi i modelli sono costituiti da un telaio portante con doppia traversa indipendente dal corpo falciante. La sospensione del corpo falciante è del tipo a parallelogramma con bracci a trainare e con richiamo mediante 2 coppie di molle a tensione regolabili


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9 con movimento diagonale lungo l’asse. Il gruppo condizionatore a rulli in gomma per il modello FC 7R, con costolatura ad elica a compressione regolabile che consente uno schiacciamento del prodotto a scelta dell’operatore, e il condizionatore a flagelli ad intensità variabile per il modello FC 7F, danno all’agricoltore o al contoterzista la possibilità di scegliere la macchina ideale per il tipo di prodotto da tagliare e da essiccare. La trasmissione del moto 540/1000 g/m. è affidata a due cardani posizionati sotto il timone, i quali comandano le scatole di moltiplicazione giri e rinvio. Il lungo timone incernierato a sinistra, il rinvio a doppio corpo e lo spostamento idraulico della sporgenza laterale macchina per facilitare le manovre a fondo campo, fanno della FC 7R o della FC 7F la macchina ideale per lavorare su ogni campo.

I fasciatori F 6500 e F 7500 Per chi deve fasciare le balle prodotte dalle rotoimballatrici per una lunga conservazione dell’insilato, ecco 2 modelli di fasciatori trainati Laverda F 6500 e F 7500, rispettivamente con caricamento

laterale e caricamento posteriore. Il fasciatore trainato F 6500 con caricatore laterale permette l’avvicinamento e la preparazione di una seconda balla durante la fasciatura ed il robusto F 7500, con caricamento posteriore e con i due bracci che allineano la balla prima di caricarla sopra i rulli per fasciarla, dà la possibilità di avvolgere anche le balle più pesanti. I due fasciatori F 6500 e F 7500 hanno la possibilità di applicare 2 tipi di bobine di film: da 500 mm e da 750 mm di altezza. Una consolle da posizionare sul trattore, dotata di quattro leve che agiscono sul distributore idraulico attraverso dei cavi, comanda tutte le funzioni: caricamento balla, avvolgimento film e scaricamento balla. Un dispositivo elettronico di controllo giri, a richiesta, permette all’operatore di impostare la quantità desiderata di avvolgimenti film attorno alla balla e di avere una segnalazione acustica dell’ultimo giro. Per diminuire l’ingombro stradale per il modello F 6500, pur mantenendo la stabilità sul campo durante il ciclo di caricamento balla e fasciatura, la ruota esterna destra è regolabile in due posizioni: una per la circolazione stradale ed una per il lavoro sul campo. Gianni Fontana

Il fasciatore trainato modello F 7500 in azione.

La falciacondizionatrice portata F5

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al lavoro su prato stabile.


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Le tecnologie

Qui pulsa il cuore dell’innovazione meccanica Il reparto progettazione, dove il Cad ha mandato in pensione i fogli di carta Al secondo piano della palazzina direzionale dello stabilimento Laverda, in un open space tutto computer, pulsa il cuore delle tecnologie e dell'innovazione delle “rosse”. Il reparto ricerca e sviluppo è la mente che rende le macchine sempre più attuali, che inventa i loro nuovi punti di forza, che dà agli agricoltori i mezzi che chiedono, traducendo in soluzioni tecniche le richieste del mercato. A volte capita che le invenzioni dell'engineering aziendale vadano anche oltre le attese: “Quest’anno, abbiamo messo a punto la nuova mietitrebbia 2450AL 4WD, un gioiellino di autolivellante a 5 scuotipaglia che, per la prima volta con 4 ruote motrici di serie, nonostante pesi e dimensioni importanti si arrampica con agilità sulle colline

- racconta Vito Fregonese, ingegnere meccanico, direttore del reparto -. E dopo aver fatto tre prototipi, abbiamo mandato in produzione la pre-serie delle prime 20 macchine. Sono andate letteralmente a ruba! Ne sono state vendute addirittura alcune in più che verranno consegnate per la prossima campagna. Davvero questo boom ci ha sorpreso, anche se è noto che Laverda è lo specialista numero uno dell’autolivellante. Ora dopo l’esperienza più che positiva in Italia siamo pronti per conquistare anche l’estero”. Fregonese, che lavora nel Gruppo ormai da 16 anni, avendo iniziato a Breganze nell’86 e maturato poi esperienze anche in Brasile e in Belgio, dirige una squadra di 40 persone. Quindici sono i progettisti, i rimanenti sono

PROGETTISTI, PREZIOSI COME GEMME Il reparto ricerca e sviluppo di Laverda verrà presto ulteriormente potenziato, con nuove assunzioni. Ma la figura del “progettista Laverda” non esiste sul mercato. “Gli unici fabbricanti italiani di mietitrebbie siamo noi - dice l’ing. Vito Fregonese - per cui il progettista imbevuto della nostra filosofia e del nostro bagaglio tecnico può formarsi soltanto qui dentro. Per questo servono tempi, esperienza, un training graduale. È un’altra delle nostre specificità”. addetti al reparto esperienze e prototipi. Ma si avvale anche di studi esterni, sia per la parte stilistica e di design sia a supporto dell’intensa attività di esecuzione dei disegni dei componenti. “Però lo sviluppo e l’industrializ-

Al Cad del reparto progettazione Laverda, il gruppo motore Caterpillar completo di filtro rotante.


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11 zazione dei progetti, il vero know-how Laverda, nasce esclusivamente qui dentro” precisa Fregonese. Come opera l’ufficio progettazione? “Secondo la filosofia che nulla è immutabile e consolidato - spiega l’ingegnere - ma che la macchina, per definizione, deve continuare a migliorarsi nel tempo. Gli input per le migliorie in genere ci arrivano dalle esigenze dei clienti, raccolte attraverso il marketing e l’assistenza tecnica. Per gli interventi più sostanziali anche noi andiamo dal cliente, per vedere le macchine all’opera e sentirlo direttamente. Oppure le modifiche sono dettate dalla normativa tecnica, anch’essa perennemente in movimento, dalla ricerca di sempre maggiore sicurezza, da una sensibilità ambientale. Ad esempio la nuova generazione dei nostri motori ecologici, che prevedono sistemi di raffreddamento supplementari per diminuire le emissioni, è nata anche, ma non solo, dalla spinta della legislazione”. Come verificate la congruità dei vostri interventi? “Dalla progettazione si passa all’officina prototipi. Qui, in base ai disegni, costruiscono i pezzi, li assemblano, fanno le verifiche, li provano, il disegnatore stesso li rivede all’opera. Poi si passa alla prova, al banco o fuori”. In campagna? “Anche, ma la prima verifica è sulla pista di Laverda, qui a Breganze. È un percorso con ostacoli, c’è anche una collina

con pendenze fino al 35-40%, più un tratto di ciottolato. La macchina va, caricata di pesi vari, secondo una tabella oraria, riceve scosse enormi, l’analisi della resistenza alla prova è fondamentale. Per le parti funzionali si fa spesso la prova in campo: gruppi nuovi, ad esempio, vengono montati su macchine dei clienti. Serve uno spettro ampio per le prove, occorre sperimentare le novità in condizioni estremamente diverse per clima, condizioni, temperature, umidità... Bisogna programmarsi con precisione, non è come provare uno scavatore, cosa che si può fare in qualsiasi momento dell’anno”. Influiscono anche le stagioni... “Ovviamente. Solo certi periodi dell’anno sono buoni per le prove. Se sbagliamo i tempi, ci tocca volare nell’emisfero sud per trovare le condizioni volute”. Servirà, probabilmente, un grande gioco di squadra. “Guardi, è assolutamente necessario. Ognuno dei progettisti ha la sua specializzazione su certe parti delle macchine, ma naturalmente tutti ne hanno una conoscenza in generale. Ognuno fa la sua parte, ma l’interscambio è continuo. Riunioni e verifiche di gruppo si tengono molto di frequente, anche perché adesso dal nostro reparto passa tutta la gamma Laverda, comprese le macchine più piccole. Uno dei motivi dei risultati che si raggiungono è il lavoro in team”. La progettazione avviene tutta al computer? “Tutta. La carta è stata eliminata.

SI LAVORA ALLE SORPRESE DEL 2003 A parte le innumerevoli applicazioni migliorative su tutti i modelli, i due principali prodotti nuovi messi a punto dall’inizio della nuova gestione sono la maxi mietitrebbia 3160 LXE, a 6 scuotipaglia, e l’autolivellante 2450 AL 4WD. Ma la progettazione ha in serbo per il 2003 altre sorprese: il mercato potrà apprezzare ancora una volta la particolare dinamicità ed attenzione che anima Laverda nel rispondere alle esigenze del mondo agricolo con soluzioni semplici ed allo stesso tempo efficaci . E non è ancora tutto...

Si utilizza esclusivamente il Cad, il disegno manuale è sparito e anche quando occorre riutilizzare i vecchi disegni, vengono ripresi e messi nel computer. È anche un modo per renderli visibili in tutti i reparti dell’azienda che li richiedono, attraverso la rete informatica, senza più il disagio di dover fare le copie e distribuirle. Anche i fornitori attrezzati e autorizzati, in possesso di una chiave d’accesso, possono riceverli per via elettronica”. Laverda quanto ha investito sull’engineering? “Molto. La spesa negli investimenti previsti per il 2002 ammonta ad oltre 2 milioni di euro: un importo raddoppiato rispetto al 2001. Investimenti complessivi per dotare il reparto di quindici stazioni Cad nuovissime e in materiali per la costruzione di prototipi e per le prove. Si è investito anche sulla qualità: siamo ormai pronti per essere certificati Iso 9001-2000, attraverso il Cermet”.

L’ing. Vito Fregonese, a sx., responsabile del settore ricerca e sviluppo, a colloquio con un ingegnere progettista nel reparto prototipi.

C.S.

VOLETE CONOSCERE I NUOVI PRODOTTI LAVERDA? EIMA, Bologna 16-19 novembre 2002 pad. 29 - stand A4... Vi aspettiamo!


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Gli eventi

Secondo compleanno, gran festa con i partner In una caratteristica azienda agricola di Romagna il meeting con la rete vendite Lo spunto per incontrarci con la rete vendite Italia ci è giunto da Eima in campo, organizzata da Unacoma a San Leonardo, nel Cesenate, nel week end del 13-14 luglio scorso. Come già l'anno scorso, infatti, a luglio arriva il momento di condividere con la rete vendite Italia l'anniversario della nuova Laverda. In effetti sembra ieri, ma siamo già al secondo compleanno, e i compleanni sono momento di gioia e riflessione. Ecco allora l'occasione per ritrovarci con tutti coloro che in Italia hanno contribuito al successo di Laverda e per soffermarci insieme sui nuovi obiettivi. Dian: “Siamo il quarto Gruppo del mondo” La cornice era in tema con i nostri prodotti: la bella azienda agrituristica “Cà ad Pancot”, dove l'ospite si sente veramente a suo agio. Raffaele Montevecchi, appassionato titolare, ama ricordare che a casa sua si mangiano cose semplici e genuine, ma di grande qualità. Fra l'altro ha un forte legame con la terra: “La mia famiglia dice Montevecchi - viene dalla tradizione agricola e conosce Laverda e Landini da molto tempo”. Davanti al locale si possono infatti ammirare un’antica mietilegatrice Laverda e un antico trattore Landini. Dopo un veloce caffè di benvenuto agli ospiti nel parco di Cà ad Pancot, i lavori hanno avuto inizio nella bella sala ricavata dalla vecchia stalla della fattoria. Interessante il discorso introduttivo del direttore generale Aldo I. Dian, che ha sottolineato l’importanza, per Laverda e per chi lavora con Laverda, di far parte di un Gruppo italiano, Argo, forte e indipendente, che si colloca al quarto posto a livello mondiale fra i produttori di macchinari agricoli. Un Gruppo che oggi conta 3500 addetti e il cui fatturato globale, raddoppiato nel corso del 2002 anche grazie ad importanti acquisizioni e investimenti, si attesta sugli 828 milioni di euro. Risultati di tutto rilievo, a cui Laverda ha contribuito con un giro d’affari di circa 70 milioni di euro, con investimenti, nel 2001, per 3,5 milioni di euro, e con i suoi 450 dipendenti. Numeri che, ha auspicato Dian, “dovrebbero essere considerati

come la logica conseguenza di una buona strategia industriale e di un equilibrato lavoro teso al raggiungimento degli obiettivi, e con i nostri partner vogliamo condividere non solo i successi, ma anche questo modo di lavorare da cui tali successi scaturiscono. Naturalmente il tutto va inserito in un contesto di azioni sinergiche e obiettivi comuni, quindi in armonia con le altre entità del gruppo, condotte e controllate in tempo reale”. Comunicazione, servizi, ricambi: punti di forza È stato poi il mio turno. Mi premeva evidenziare l’importanza del patrimonio di tradizione e di storia di cui Laverda gode. Patrimonio prezioso, di cui il mar-

chio Laverda di oggi è simbolo vivo e dinamico. Ho cercato di riassumere l’attività svolta sul fronte della comunicazione e dell’immagine in questi due anni, chiarendo obiettivi, strategia e leve. E soffermandomi su alcuni punti essenziali quali il rapporto con i media, in particolare con la stampa, la campagna pubblicitaria, la partecipazione alle fiere internazionali, le iniziative promozionali, le sponsorizzazioni, gli eventi, il contatto diretto col cliente, il giornale Laverda World, l’identificazione: un percorso per immagini per sottolineare l’importanza della comunicazione a tutti i livelli. Ma oltre al prodotto, che è di grande qualità e affidabilità, e al marchio prestigioso, importanza fondamentale hanno i servizi. Lo

Eima in campo 2002: l’area Laverda affollata di visitatori nel corso della prima giornata di dimostrazioni.


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13 ha ben specificato nel suo intervento Pietro Dal Santo, responsabile dell’assistenza post vendita e del marketing operativo. Il cliente deve sentirsi sicuro, deve sapere che il nostro rapporto vive oltre la vendita dei prodotti e in Laverda è così. Un rapporto di fiducia fra il cliente, la concessionaria e la casa madre, che Laverda ama coltivare. E lo dimostra nei fatti, fornendo assistenza quando necessario, istituendo corsi di formazione, pubblicando bollettini e materiale informativo, documentazione tecnica, rapportandosi costantemente alla clientela con un supporto adeguato. Con la voce servizi si sposa anche il tema ricambi originali, come ha sottolineato Giovanni Sostizzo, responsabile del settore. La reperibilità in tempi brevissimi del ricambio originale è un plus che offriamo ai nostri clienti. Oggi siamo infatti in grado di gestire ben 43.000 codici e disponiamo di un magazzino a tecnologia avanzata. Benedetti: “La gamma è sempre più vasta” La proiezione di un videoclip con la mietitrebbia autolivellante 2450 AL 4WD che si arrampica trebbiando su pendii davvero incredibili, e con le nostre rotopresse ed il nostro fasciatore al lavoro, ha interrotto per un attimo gli interventi degli oratori. Angelo Benedetti, direttore marketing e vendite, a conclusione del filmato, ha focalizzato l’attenzione dei presenti sull’andamento della stagione commerciale e sul posizionamento di Laverda che, ha spiegato, ha ripristinato in questo secondo anno di attività la sua presenza in ben 27 Paesi del mondo e comincia ad essere citata nuovamente nelle statistiche di vendita. “L’Italia ci ha dato grande soddisfazione e anche i numeri realizzati in Ungheria, Romania e Russia sono molto confortanti in merito alla buona qualità del prodotto. Ora ci stiamo concentrando sullo sviluppo della rete distributiva nei principali mercati europei secondo il sistema Italia per consolidare un metodo di lavoro che, come abbiamo visto - ha sottolineato Benedetti - porta sicura-

mente al successo... Le mietitrebbie sono indubbiamente il core business, ma Laverda produce anche presse giganti per balle quadre, rotopresse a camera variabile e fissa e si sta affacciando sul mercato anche con falciatrici e fasciatori a completamento del pacchetto fieno. E per questi prodotti l’impegno di tutti deve essere pari a quello profuso per le mietitrebbie: è un’ulteriore importante opportunità che Laverda offre ai clienti”. L’incontro si è concluso con le relazioni, strettamente legate ai prodotti, dei product manager di Laverda, Luciano Parise e Gianni Fontana. Parise ha riferito i riscontri estremamente positivi che ci giungono dal mercato sulle nuove 2450 AL 4WD e 31.60 LXE. Fontana ha richiamato invece l’attenzione sulla gamma Laverda per la fienagione, arricchitasi anche di falciatrici, falciacondizionatrici e fasciatori. A conclusione dei lavori, tutti nel parco per un fresco aperitivo servito insieme a invitanti stuzzicherie, e poi a tavola per gustare gli squisiti piatti del buon ricordo del sig. Raffaele. E il pomeriggio tutti all'Eima in campo Il meeting è poi proseguito a San Leonardo, per vedere le macchine in lavoro all’Eima in campo. Laverda occupava due diverse parcelle, una sul fronte autostradale (chi arrivava sulla A14 vedeva in primo piano la mietitrebbia 2350 LX ed una sfilza di bandiere con il logo aziendale, oltre alla big baler LB 12.85) e una centrale, dedicata alle macchine da fienagione, dove lavoravano due rotopresse Laverda VB 12.18, la nuovissima falciacondizionatrice trainata FC 7R ed il fasciatore a caricamento laterale F 6500. L’affluenza di pubblico e di addetti ai lavori era notevole e l’effetto era di sicuro impatto. Purtroppo il tempo è stato inclemente e già nella serata di sabato si è messo al peggio con vento e pioggia, una pioggia che domenica era addirittura torrenziale e che ha impedito lo svolgimento della manifestazione. Peccato. Simonetta Lambrocco

In sequenza l’arrivo degli ospiti, la relazione del direttore generale A.I. Dian, il tavolo dei relatori con Sostizzo, Benedetti e Lambrocco.


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L’ album

Fienagione: settant’anni di passione Nel 1934 nasce la prima falciatrice italiana, ed è una Laverda Quando, nel 1930, con la scomparsa di Pietro Laverda Sr, fondatore della ditta, i giovanissimi nipoti Giovanni Battista e Pietro Jr si trovarono a dirigere l’azienda dovettero affrontare una situazione davvero difficile. La crisi economica del 1929 che incombeva sull’economia mondiale, la stagnazione del mercato interno, lo scarso rinnovamento della gamma dei prodotti che, in gran parte, rimaneva quella di inizio secolo, rappresentavano elementi di grande preoccupazione, facendo addirittura temere per il futuro stesso dell’attività. Per un certo periodo si pensò addirittura alla chiusura della fabbrica. Poi, lentamente, con i primi segnali di ripresa dovuti anche alle politiche autarchiche di sostegno all’agricoltura del regime fascista, i due giovani imprenditori decisero di mettere a frutto le loro conoscenze e la loro intraprendenza rinnovando con decisione i prodotti per competere così con la straripante presenza in Italia delle macchine agricole di importazione. Ma costruire nuovi prodotti significava anche predisporre nuovi macchinari e riorganizzare i sistemi di produzione, rimasti sostanzialmente quelli di fine ‘800. Laverda produceva già da molti anni tre versioni di presse manuali per foraggi e vari modelli di trinciaforaggi che erano presenti in moltissime fattorie italiane. Parve perciò naturale un ulteriore impegno nel campo della meccanizzazione della fienagione. La scelta per un nuovo prodotto cadde sulla falciatrice trainata, macchina già assai diffusa all’estero e che in Italia era presente pressochè solo con esemplari di importazione. Così in poco tempo venne progettata e realizzata a Breganze la 48A, prima macchina Laverda di costruzione complessa ma, soprattutto, primo ingresso nel campo delle macchine da fienagione e da raccolta che

diverranno il punto di forza della produzione Laverda per i decenni a seguire. Fu un modello di larghissimo successo, prodotto per oltre trent’anni in migliaia di esemplari, molti corredati anche del dispositivo per la mietitura dei cereali. Per la sua produzione in grande serie fu costruita una nuova fonderia, all’epoca davvero imponente, e furono approntate espressamente alcune macchine utensili come, ad esempio, una unità di fresatura e foratura del telaio a testate multiple. Alla 48 A seguirono poi il modello G43, realizzato durante la II Guerra Mondiale e caratterizzato da tutte le parti meccaniche in ghisa a causa della carenza, per motivi bellici, dell’ acciaio; e il modello Alpina, piccola falciatrice, sempre a traino animale, adatta ai terreni collinari. Verso la fine degli

anni ’30 Laverda mise in produzione una gamma molto ampia di rastrelli automatici e di ranghinatori, a forche e a pettine, per la raccolta dei foraggi, caratterizzati da trasmissioni perfezionate e completamente in bagno d’olio. Al termine della II Guerra Mondiale, che aveva visto l’azienda proseguire pur tra mille difficoltà la produzione, Francesco Laverda progettò la “Gioiello”, in assoluto la prima motofalciatrice italiana dotata di caratteristiche d’avanguardia e antesignana delle moderne unità operatrici multifunzione. Così l’azienda Breganzese nel giro di pochi anni potè disporre di una gamma di macchine per la fienagione unica nel panorama della produzione nazionale. Erano il successo e la definitiva consacrazione, nel mondo imprenditoriale italiano, della ditta e dei suoi intraprendenti titolari. Un successo contrassegnato anche da un consistente aumento delle maestranze, diventate oltre trecento, e dalle prime esportazioni in Europa, Argentina e Africa Orientale. Poi, dal 1950, di pari passo con la straordinaria crescita dell’azienda, fu un susseguirsi di nuovi modelli di motofalciatrici, (MF4L - MFC - MFS - Falciatrici portate FAL e FP) e di ranghinatori (RV6 BO - RV 10 - RV 13 - Velox 50) fino ad arrivare alle grandi macchine da fienagione degli anni ‘70 come la mitica autofalciatrice con condizionatore AFC 110 e le falciacondizionatrici trainate FCT 110 e FCT 220. Piergiorgio Laverda


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Tre immagini emblematiche della produzione Laverda di settant’anni fa. In alto una pressaforaggi orizzontale manuale “La Pratica” predisposta per il trasporto su carrello; assieme ad essa veniva prodotto il modello “La Trentina”, con funzionamento ad argano e completamente smontabile per il trasporto a dorso di mulo. Al centro un ranghinatore semplice RS 5 con ingranaggi in bagno d’olio, realizzato anche nelle versioni combinate voltafieno RV5, RV6 e RV8, e rimasto in produzione fino agli anni ‘70. In basso una falciatrice mod. 48A trainata da una coppia di buoi. Di essa venne prodotta anche una versione, MT47, con azionamento della barra falciante motorizzato con motore Condor. Tutte le immagini provengono dal ricco Archivio Storico della Ditta Pietro Laverda.


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La storia, le storie

Così la meccanizzazione ha “lanciato” il riso In Piemonte il successo della Cascina Brarola, gestita da una famiglia veneta È l’alimento base di un uomo su tre. Almeno due miliardi di persone gli devono moltissimo, se non tutto, sotto il profilo nutritivo. Non a caso il riso, in particolare quella graminacea che si chiama Oryza Sativa, importantissima per l’alimentazione umana, viene definito “il re dei cereali”. Si dice che in Asia venga coltivata da oltre settemila anni, questa pianta amante dell’acqua e di climi per lo più caldo umidi, capace di crescere fino ad un metro e trenta, un metro e cinquanta centimetri di altezza. Coltivato in Estremo Oriente, ma anche in Brasile, in Egitto e negli Usa, il riso in Europa ha la sua area di riferimento in Piemonte, dove conta su aziende agricole specializzatissime. Una di queste, di cui raccontiamo la storia, è l’Azienda Agricola Cascina Brarola, appunto a Brarola, frazione di Vercelli, a una decina di chilometri dalla città. É un’azienda agricola avviata da una famiglia veneta, i Gasparotto, originari di Breganze. Agli inizi degli anni ‘50 Bortolo Gasparotto, che a Breganze aveva delle vigne in collina, si sposta in Piemonte a cercar miglior fortuna. È nel ‘68 che acquista i terreni di Brarola, e da allora inizia la storia della sua cascina e del riso. Oggi Bortolo ha la soddisfazione di vedere i tre suoi figli maschi alla conduzione dell’azienda: Roberto, che segue soprattutto la parte amministrativa; Pietro, l’esperto

sotto il profilo agronomico che sceglie i periodi della semina, il tipo di concimazione, e che tra l’altro guida la potente mietitrebbia Laverda 2760LX dell’azienda; e Giovanni, che si occupa delle tecnologie meccaniche e dei trattamenti fitosanitari. Tre fratelli che gestiscono insieme, e da soli, l’attività agricola, sempre impegnati tutto il giorno in campagna. “Conduciamo circa 145 ettari, quasi tutti, a parte 7 a mais, destinati al riso - spiega il più giovane, Roberto Gasparotto -. La zona è pianeggiante, abbonda d’acqua, che per il riso serve in quantità e funge anche da termoregolatore. Le risaie si allagano a fine marzo dopo aver preparato il letto di semina e la concimazione e poi, diciamo dal 10 di aprile sino a fine maggio-prima decade di giugno, con gli spandiconcime si semina “a spaglio”: un lavoro che una volta veniva fatto a mano mentre oggi con le macchine si coprono raggi di 16-20 metri alla volta. La raccolta invece di solito inizia alla prima decade di settembre, noi normalmente impieghiamo nella nostra azienda venti giorni circa. Poi il riso va negli impianti di essiccazione e stoccaggio della cascina. L’anno scorso abbiamo podotto circa 9 mila quintali di risone (riso grezzo)”. Un lavoro metodico, da fare con grande cura e avvalendosi di adeguati mezzi meccanici. “In effetti credo che i veneti abbiano

I Gasparotto e la loro azienda agricola: da sinistra Pietro Gasparotto, Roberto, mamma Ancilla, papà Bortolo e Giovanni Gasparotto.

Laverda S.p.A. via F. Laverda, 15/17 - 36042 Breganze [VI] Italia t. +39.0445.385311 f. +39.0445.873355 webmaster@laverdaworld.com www.laverdaworld.com

grande merito nella meccanizzazione per la coltivazione del riso in Piemonte - dice Roberto -, molte famiglie sono emigrate qui. Da queste parti, compreso mio padre che agli inizi lavorava col fratello Giuseppe, furono tra i primi a meccanizzare i processi produttivi. Fosse andata avanti la tradizione manuale, lo sviluppo delle risaie piemontesi sarebbe stato sicuramente più lento. Noi abbiamo sempre investito per avere macchine all’avanguardia e la nuova mietitrebbia Laverda 2760LX, acquistata un anno fa, si è dimostrata molto affidabile. Eravamo stati a Breganze a trovare dei parenti e, sentito del rilancio Laverda, abbiamo visitato lo stabilimento e siamo stati piacevolmente sorpresi dall’organizzazione del ciclo produttivo e dal conoscere come nascevano le “rosse”. Così l’abbiamo presa. I manager Laverda sono anche venuti a trovarci con dei clienti russi, che volevano vedere la macchina in campagna e conoscere le nostre osservazioni”. Il risone prodotto dalla Cascina Brarola viene venduto a grandi riserie che lo sbiancano e brillano, facendo uscire dalle bucce il riso bianco, poi avviato sui mercati interno e internazionale. I Gasparotto però da alcuni anni hanno iniziato, per cercare di sfuggire alla crisi che coinvolge da diversi anni il settore e per avvicinare il consumatore finale, l’attività di vendita diretta. Attività che si sta dimostrando interessante: una piccola parte del loro riso lo fanno lavorare a una piccola riseria locale e lo rivendono poi direttamente ai consumatori. La cascina è diventata il principale punto di vendita, ma altri in Piemonte, nel Veneto e in Italia cominciano a tenere questo prodotto di nicchia, di altissima qualità, così come molti ristoranti. Curiosità da sottolineare, i Gasparotto ora tornano ogni anno a Breganze, per la fiera di S. Martino, anche per vendere sulla bancarella il loro riso, che va a ruba. Quali tipi di riso produce la cascina? “Per il mercato interno, ottimi per i risotti per il loro granello grosso, il Carnaroli, il migliore a livello nazionale, e il Baldo - dice Roberto Gasparotto -. Poi c’è il S. Andrea, tipico della Baraggia, la zona verso Gattinara; all’estero è preferito, coi chicchi sottili e lunghi il riso tipo Thaibonnet. Per l’integrale, un mercato che comincia a prendere piede, va bene ogni qualità, ma noi proponiamo il Baldo”.

Nel massimo rispetto per l’ambiente, questo giornale è stampato su carta riciclata al 100%


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