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ANNO III

DICEMBRE 2003

Il giornale dello specialista del raccolto

AGRICOLTURA 2003 DEPRESSA DAL CLIMA

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MICOTOSSINE UN NEMICO NEI CEREALI

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UN CARICO ECCEZIONALE SUGLI ANTONOV

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LA GAMMA SI PRESENTA ALL’EIMA

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FIN DAL 1904 L’EXPORT DELLE “ROSSE”

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Gruppo Industriale ARGO


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Il punto

di Aldo I. Dian

Auguri, con la giusta dose di ottimismo 2003 negativo per la produzione agricola. 2004 da affrontare con raziocinio

E con questo fanno tre, gli anni di Laverda dal rilancio sul mercato del prestigioso marchio italiano che però ne compie 130 dalla fondazione. Se la storia di Laverda è affascinante e coinvolgente per il ruolo svolto nello sviluppo delle meccanizzazione agricola del secolo appena trascorso, non meno lo sono stati questi primi tre anni di inizio del nuovo secolo per la Laverda attuale. Una rinnovata gamma di prodotti, notevoli investimenti industriali, la creazione di nuovi posti di lavoro e non ultimo il raggiungimento del primo posto nelle vendite di mietitrebbie in Italia, sono i primi segnali della forte volontà imprenditoriale che ci anima e ci guida giorno dopo giorno. La nostra appartenenza al gruppo industriale Argo, guidato con capacità e concretezza dal presidente Valerio Morra, ci rende ancora più sicuri della strada intrapresa verso un futuro sereno nonostante la sempre più forte competitività dei mercati. Guardando al 2003 appena trascorso resta una sola considerazione da fare: meno male che è passato. Facendo un rapido consuntivo dell’annata agraria non riusciamo a trovare alcunché di positivo. Alluvioni al nord Europa, gelate all’est e siccità al sud dell’Europa con la conseguenza di produzioni scarse, se non ridotte a zero: si pensi all’assenza del grano in Russia e Ucraina, o alla mancanza di foraggio sui pascoli alpini in Italia, per non parlare dei danni alle barbabietole e al mais. Cosa pensare quindi per il 2004? Non abbiamo in Laverda nessuna ricetta o formula magica, abbiamo però 130 anni di esperienza e di storia dai quali possiamo trarre alcuni insegnamenti. Tra questi l’attenzione a non lasciarci prendere del pessimismo: infatti a periodi difficili

seguono, sempre, ciclicamente periodi migliori. Bisogna dunque saper mediare fra il pessimismo e un eccessivo ottimismo che, se slegato da una certa dose di raziocinio e realismo, può provocare gravi danni. Facendo tesoro quindi dell’esperienza possiamo guardare avanti per individuare nuovi traguardi ai quali tendere, utilizzando le enormi risorse presenti nell’animo di ogni uomo che con buona volontà voglia contribuire a creare un futuro migliore. Come fare ciò dipende da ciascuno di noi. In ogni ambito nel quale ci troviamo ad operare e vivere possiamo avere la pretesa di fare sempre meglio, pur tenendo presente che

non tutto ciò che è bene per noi lo è anche per gli altri. Nell’ottica di cambiare in meglio il mondo dobbiamo perciò essere disposti al cambiamento partendo prima da noi stessi. L’augurio infine per le imminenti festività del Santo Natale e di Capodanno è per un ritorno alla pace dei Paesi in guerra, perché cessi il terrorismo disumano e perché ognuno di noi possa recuperare serenità e nuove energie per iniziare la nuova avventura del 2004.

Il giornale dello specialista del raccolto Anno III, n. 3, dicembre 2003 Periodico trimestrale Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1017 del 5 marzo 2002

direzione editoriale Aldo I. Dian Angelo Benedetti coordinamento redazionale Simonetta Lambrocco consulenza tecnica Pietro Dal Santo progetto grafico Andrea Rosset Piergiorgio Laverda direttore responsabile Claudio Strati hanno collaborato: Sara Acanfora amm. vendite

Laurent Bouliou responsabile regionale ovest Laverda France

Gianni Fontana Luciano Parise product manager

Massimiliano Martinelli area manager

Anna Nesterova marketing

Marco Storero export area manager

Piergiorgio Laverda fotografie Archivio Laverda spa Archivio Storico “Pietro Laverda” © by Laverda spa 36042 Breganze (VI) Italy via F. Laverda, 15/17 tel. +39.0445.385311 fax +39.0445.873355 www.laverdaworld.com webmaster@laverdaworld.com Stampa Tipografia Campisi V.le dell’Industria 13 - 36057 Arcugnano (VI) Proprietà letteraria riservata. È permessa la riproduzione di articoli e immagini solo citando la fonte.


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L’Italia

a colloquio con Massimiliano Martinelli

Un nemico invisibile nascosto nei cereali Le micotossine attaccano soprattutto il mais. Ecco cosa sono e come difendersi Si chiamano “micotossine”, e sono ospiti indesiderate nei cereali, in particolare nel mais. Gli agricoltori e gli operatori della raccolta, conoscono questo pericolo per i raccolti. Ma cosa sono, e come ci si può difendere? Le micotossine sono prodotte da funghi o muffe generalmente nelle fasi finali del loro ciclo di vita, o in fasi intermedie di crescita quando stress particolarmente importanti ne mettono a rischio la sopravvivenza. Se ingerite, possono provocare intossicazioni talvolta gravi, che dipendono in larga parte dal tipo di tossina, dalla quantità ingerita e dalla durata di ingestione. Vedere delle muffe significa che il raccolto è contaminato? “La sola presenza di muffe o funghi nei cereali non è sinonimo dell’esistenza delle micotossine - spiega l’agronomo Massimiliano Martinelli, area manager Laverda - ma esprime comunque una loro potenzialità di sviluppo in particolari condizioni di umidità, temperatura, substrato. Gli agenti fungini responsabili della emissione di micotossine possono essere già presenti nella fase di coltivazione, o svilupparsi poi durante la conservazione o nella fase della lavorazione. Le opportunità di inquinamento sono molteplici e dipendono in larga parte da motivi ambientali (umidità, temperatura, azione di insetti, roditori, uccelli) e dal tipo di prodotto (presenza di fessurazioni, cariossidi rotte, pulizia e umidità della massa). Questa costante probabilità di inquinamento richiede agli operatori di lavorare sempre ad alti livelli di professionalità per evitare problemi al prodotto. E non vi sono aree del mondo immuni dal rischio di contaminazione: in ogni Paese, in ogni areale, incidono le particolari condizioni ambientali che sono alla base di specifiche problematiche. Così si potranno trovare aflatossine negli Usa, ocratossine e tricoteceni in Europa del Nord, mentre nelle condizioni caldo umide della pianura padana, fumonisina e vomitossina”. Quando inizia il pericolo d’inquinamento? “I rischi di contaminazioni fungine iniziano già nelle prime fase di sviluppo della pianta in campo, magari attraverso punture di insetto o abrasioni. La possibilità d’infezione prosegue nella fase di fioritura per la penetrazione di spore attraverso le sete, e anche nella fase di accumulo delle cariossidi, attraverso spore che riescono a penetrare in microlesioni delle stesse. Come difendersi? “Nella fase della coltivazione gli operatori possono intervenire preparando correttamente il terreno - risponde il dott. Martinelli -, cioè interrando i residui inquinati come possono essere gli stocchi. Poi, è importante la scelta della giusta classe di maturità per quanto riguarda il mais. Il ciclo prescelto è fondamentale per evitare raccolte tardive in periodi piovosi, che sono ad elevato rischio di contaminazione. Di grande aiuto sono anche corrette pratiche colturali come la concimazione, il controllo delle erbe infestanti e la sarchiatura. E non ultima per importanza l’irrigazione, soprattutto durante la fase di fioritura, periodo in cui alcuni funghi manifestano particolare capacità di infezione soprattutto in piante sofferenti per stress idrico. Nella fioritura infatti le sete (specie nel mais) sono un possibile punto di ingresso nella cariosside”. Anche la fase della raccolta, ovviamente, è cruciale. “La qualità delle attrezzature impiegate e il corretto periodo di trebbiatura condizionano la sanità di una partita di cereali. L’integrità della cariosside è di fondamentale importanza per evitare o contenere eventuali infezioni fungine. Occorre raccogliere alla giusta umidità per

ottenere l’efficiente funzionamento degli organi trebbianti - dice Martinelli -. Una granella troppo umida infatti sarà soggetta a rotture, mentre se troppo secca subirà perdite sullo spannocchiatore. Le piante devono essere sane, altrimenti aumenta il rischio che parti di stocco entrino nel battitore, rallentando le operazioni di raccolta e permettendo la presenza di materiale estraneo nel cassone. Altro aspetto da non sottovalutare, con l’obiettivo di limitare rottura della granella in fase di raccolta, è l’omogenea e regolare attaccatura della spiga sulla pianta. Piante regolari infatti riducono i rischi di sbandamento e di urti fra di esse. Per quanto poi riguarda l’essiccazione è fondamentale considerare che la temperatura deve essere tanto più bassa, per non danneggiare il prodotto, quanto più questo è umido, e salire gradualmente con la temperatura al calare progressivo dell’umidità”. Che cos’è il cosiddetto “stress crack”? “È la definizione che ricomprende le rotture e le fessurazioni che si verificano all’interno della parte vitrea dell’endosperma della granella di mais durante le operazioni di essiccazione e di raffreddamento. Fisicamente l’acqua, all’interno della granella, specialmente in casi di innalzamenti troppo rapidi della temperatura e di raffreddamenti veloci, passa allo stato gassoso provocando fessurazioni che in fase di stoccaggio sono più attaccabili da penetrazioni fungine. A seconda del numero di crepe, la granella può essere classificata di prima, seconda, terza e quarta categoria. Quest’ultima in genere viene rifiutata dall’industria alimentare”. Che ruolo hanno gli insetti in fase di stoccaggio della granella? “Acari e insetti - conclude Martinelli - rivestono un ruolo non secondario nella propagazione dei funghi. Spesso attaccano il seme fessurandolo e permettendo la penetrazione di muffe. Tra tutti va ricordata la calandra, o punteruolo del grano e del mais”.


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L’ Italia

Un pericolo per la zootecnia ma anche per l’uomo Le micotossine più pericolose, anche per una eventuale trasmissione all’uomo attraverso le derrate, sono le Aflatossine nelle varie forme (B1, B2, G1 ,G2 , M1 e M2), prodotte da Aspergillus flavus e parassiticus (può trovarsi su semi oleosi come soja e cotone, su cereali come mais e sorgo), generalmente presenti nel latte e derivati. Inoltre la Vomitossina, le Fumonisine, la Tossina T2 e lo Zearalenone, prodotti da diverse forme di Fusarium: graminearum per la Vomitossina detta anche Deossinivalenolo; moniliforme per le Fumonisine (FB 1 e FB 2 ); culmorum per lo Zearalenone. Generalmente tutti questi funghi, come le rispettive micotossine, sono presenti nei cereali come il mais e in fieni mal conservati. Le condizioni per lo sviluppo del fungo sono temperature superiori ai 30-32 gradi, una umidità del substrato superiore al 30% e dell’aria superiore all’85%. Per la produzione di tossine già una temperatura di 25-27 gradi e un’umidità del substrato del 18 % possono essere più che sufficienti. La tossina ha una forte attività cancerogena nell’uomo, colpendo il fegato. Il fungo si manifesta sulla granella di mais con un micelio di colore verde-giallo. La Fumonisina. Prodotta da Fusarium moniliforme, nel tipo FB1 è una delle tossine più tossiche e più frequenti nel mais e nei mangimi. Il fungo si sviluppa nella fase di fioritura per l’alternanza di temperature elevate e periodi piovosi. Granella danneggiata da grandine, piralide o insetti favoriscono la contaminazione, così come l’umidità elevata nello stoccaggio e la presenza di semi rotti. La tossina si sviluppa in caso di stress idrici ai danni della pianta. La Vomitossina o Deossinivalenolo. Prodotta da Fusarium graminearum detto anche Gibberella zeae. Il fungo si trova prevalentemente già in campo. Si manifesta sulla spiga di mais con muffa rosa a partire dalla punta fino alla base. La tossina colpisce prevalentemente i suini. In campo il fungo si sviluppa tendenzialmente tre settimane dopo l’emissione delle sete (pistilli) nella pianta di mais in condizioni di clima freddo e umido 10-20 gradi. Anche la tossina si sviluppa a seguito di una prolungata permanenza in campo della granella in condizioni di freddo umido. Altre cause: cicli non corretti, autunni anticipati. Lo Zearalenone. Tossina prodotta da Fusarium graminearum e culmorum che si trovano sulla pianta già in fase di coltivazione con temperature di 10-20 gradi o substrati con umidità del 18-30%. Colpisce più che altro i suini e si sviluppa in condizioni normali: temperatura tra i 20 e i 25 gradi e umidità del substrato oltre il 21%.

Benedetti: “Le mietitrebbie convenzionali trattano la granella con i guanti“ Nella fase di trebbiatura le possibili rotture del mais sono sicuramente tra i veicoli d’infezione delle tossine. La tecnologia della raccolta, però, può aiutare a danneggiare il meno possibile il prodotto. Angelo Benedetti, direttore marketing di Laverda, ha spesso affrontato il problema con i tecnici aziendali. E nella sua lunga carriera a contatto con la progettazione delle macchine e con le esigenze dei produttori e dei raccoglitori, si è fatto un’idea precisa. “Le microtossine sono in parte originate da muffe che si formano all'interno di microfessurazioni del chicco di mais – dice Benedetti -. Una delle cause è lo stoccaggio diretto del mais in granella, senza il passaggio dagli essiccatoi. Questo lo deduciamo, ad esempio, dal valore elevato di microtossine che è stato riscontrato quest'anno in alcune aziende che avevano evitato l'essiccazione, a causa dell'elevata percentuale di sostanza secca. In Italia la pratica comune prevede comunque l'essiccazione, a garanzia di stoccaggi più sicuri, cosa che invece non sembra avvenire in altri Paesi ed in particolare oltreoceano”. Quanto all’utilizzo, per la raccolta, di mietitrebbie “convenzionali” oppure “non convenzionali”, questo non può influire in modo determinante sulla diffusione o meno delle microtossine, secondo Benedetti. Anche se, a giudizio di Laverda, qualche differenza esiste. “Per mietitrebbie “non convenzionali“ si intendono tutte quelle macchine che in luogo degli scuotipaglia utilizzano sistemi (rulli tangenziali, rotori assiali e altro) che agiscono in modo forzato per tentare il recupero della granella sfuggita all’azione del battitore. Tra le “non convenzionali” si distinguono le mietitrebbie “assiali”. Queste macchine – prosegue Benedetti - non hanno il battitore ma sono munite di uno o due rotori assiali con la funzione di effettuare battitura e separazione durante il passaggio del prodotto assialmente all’interno della macchina. Tali macchine, nate per le condizioni tipiche americane (clima secco e ventilato), riproposte ciclicamente in Europa non hanno riscosso particolare successo. In effetti rappresentano solo il 2,8 % del mercato totale. La causa dell’insuccesso è da imputare all’azione troppo aggressiva di separazione, non sempre adatta ai prodotti europei”. L’altra tipologia di mietitrebbie definita “non convenzionale”, è

quella che prevede un sistema di battitura tradizionale, ovvero rullo battitore con controbattitore a flusso tangenziale e separazione a flusso assiale per mezzo di uno o due rotori longitudinali. “Questo genere è più popolare del precedente ma rappresenta anch’esso una minima parte del mercato in Europa (circa il 16% del mercato totale) – dice Angelo Benedetti -. È una tipologia di mietitrebbia che accoglie in sé i due sistemi: battitura tradizionale tangenziale e separazione a rotori assiali, quindi longitudinale. Può sembrare un vantaggio ma non lo è affatto per l’integrità e la qualità del prodotto, basta poco per capire che allo stress della battitura si aggiunge un successivo stress di modifica di flusso, da tangenziale ad assiale, non certo privo di danni. Le ragioni principali del mancato diffondersi di questo genere di mietitrebbia, nonostante anni di enormi sforzi promozionali da parte dei costruttori, è da ricondurre alla maturità degli utilizzatori europei i quali, dopo averne testato le caratteristiche, coerentemente preferiscono investire su macchine dalla grandi capacità produttive, purché polivalenti. Laverda produce mietitrebbie “convenzionali”, dotate di battitore a rullo di grosso diametro tangenziale e scuotipaglia per la separazione, che aggrediscono sicuramente meno il raccolto e, si può dire, lo trattano “con i guanti”. Secondo la nostra esperienza, le mietitrebbie “convenzionali” rappresentano, oltre alla polivalenza, una maggior garanzia per l’integrità della granella. D’altro canto è affermazione comune tra i più qualificati costruttori che i modelli “non convenzionali” registrano vendite a livelli minimi ed in Europa le preferite dal mercato continuano ad essere le mietitrebbie a scuotipaglia”.


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I mercati

a cura di Simonetta Lambrocco

La M 306 miete consensi sulla costa bretone Molto interessati i contoterzisti alle dimostrazioni del concessionario Alexandre Durante l’ultima campagna di trebbiatura Laverda France ha messo a disposizione del suo nuovo concessionario Alexandre, che ha sede a Plouisy nel dipartimento Côtes d’Armor, l’ultima nata delle sue macchine da raccolta, l’ammiraglia M306. A missione compiuta, gran parte dei contoterzisti della regione ha potuto apprezzare il mix di qualità della M306, avendo partecipato da protagonisti al successo della dimostrazione. I risultati ottenuti costituiranno un ottimo trampolino di lancio del concessionario fresco di nomina, la società Alexandre. Collin prende confidenza con la nuova ammiraglia Durante l’ultima campagna dei cereali, l’azienda Collin ha potuto rendersi conto delle qualità della M 306 nelle specifiche condizioni ambientali di Goëlo, nel dipartimento Côtes d’Armor, la zona principale di lavoro di questa azienda agricola che lavora per conto terzi. La realtà agricola di Goëlo è principalmente costituita da aziende polivalenti (cereali e allevamenti). Per Jean Paul Collin naturalmente la missione principale è fornire un lavoro di qualità ai suoi clienti. Si è reso conto di come la M306 sia molto polivalente e capace di rispondere, a qualsiasi ora della giornata, alle esigenze della raccolta. Per i clienti di Collin grande importanza ha infatti la qualità della paglia: proprio per questo la M306 è stata una vera scoperta. Nel pieno della più calda stagione estiva, dall’ammiraglia Laverda usciva una paglia quasi intatta grazie al sistema MCS, artefice di una scientifica opera di separazione della granella. Si tratta di una delle caratteristiche salienti per Jean Paul Collin, che grazie alla M306 potrà soddisfare in modo integrale la sua clientela per quanto riguarda la paglia, oltre a permettergli di posizionare la mietitrebbia prima sul campo e guadagnare così tempo prezioso nel suo lavoro giornaliero. L’imprenditore francese è rimasto

piacevolmente sorpreso nel rendersi conto, pilotando la mietitrebbia sul suo terreno, che la macchina era molto maneggevole. L’eccellente sistema di accesso ai diversi organi della macchina, la grande capacità di tramoggia, la semplicità meccanica hanno guadagnato la loro parte di attenzione nel carnet delle annotazioni positive. Ma non è tutto. La nuova cabina Commodore della M 306, con la nuova ergonomia e il grande livello di comfort ha letteralmente sedotto tutto il personale dell’azienda. Secondo Collin, alla fine, mancava solo un particolare per convincersi del tutto: e cioè la capacità della macchina di adattarsi alle pendenze e al lavoro su zone collinari. Esigenza però già soddisfatta, dall’inizio di settembre, con l’uscita della nuovissima serie M, forte tra l’altro di due modelli equipaggiati col collaudato Levelling System, tra cui la M 306 LS e la M 304 LS. L’arrivo dei nuovi prodotti Levelling System della serie M permette a Laverda, attraverso il concessionario Alexandre, di soddisfare pienamente i contoterzisti operanti nella zona. Aziende dotate di una grande reputazione nella loro regione per la qualità di lavoro e per la loro attenzione nella scelta dei materiali più adatti alle esigenze della clientela. Le opinioni dei Briand sulle prestazioni della M 306 L’azienda Briand di Caouënnec in Côtes d’Armor è tra le più grosse organizzazioni in conto terzi di tutta la costa. Jean François Briand e suo figlio, forti della loro esperienza nella raccolta dei cereali, hanno avuto un proficuo scambio di idee con il loro concessionario e con il personale di Laverda France riguardo alla M 306. Per i Briand la M 306 è una macchina che risponde pienamente alle esigenze dei contoterzisti della Bretagna, sa conciliare i rendimenti, la qualità della paglia e del grano. La qualità di paglia ottenuta dalla M 306, sottolineano, è certamente una delle caratteristiche che contano di più nel

momento in cui si deve investire in una macchina. I bassi costi di manutenzione della M 306 da una parte, la sua semplicità e l’affidabilità dei suoi componenti dall’altra sono ulteriori vantaggi da apprezzare, secondo i due imprenditori di Caouënnec. Mentre il nuovo look della M 306, le sue forme arrotondate e il nuovo posto di guida hanno trovato pieno consenso tra i loro autisti. Secondo Jean François Briand l’arrivo dei nuovi modelli a 5 scuotipaglia della serie M attirerà ancora di più il mercato locale. Lui stesso, contoterzista affermato nell’area della costa bretone, ha un parco macchine principalmente costituito da mietitrebbie a 5 scuotipaglia. Laurent Bouliou Anna Nesterova

Laurent Bouliou responsabile regionale ovest Laverda France

Le prove in campo della M 306, in Bretagna, effettuate dalle aziende Collin (sopra) e Briand (sotto) insieme al concessionario della regione, Alexandre.


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Guinea, mietitrebbie “su misura” per il riso La visita a Breganze del presidente Lansana Contè con i ministri Sarr e Fall Un ponte tra Breganze e la Repubblica di Guinea, Paese dell’Africa Occidentale caratterizzato da un clima caldo umido particolarmente adatto alla coltivazione del riso. A dire il vero Laverda laggiù è già arrivata a partire dagli anni ’50, ma ora la Guinea cerca la tecnologia breganzese per una nuova fase di rinascita dell’agricoltura. Che è la vocazione del Paese, guidato da un proprietario terriero molto sensibile allo sviluppo delle coltivazioni: il generale Lansana Conté, che governa dal 1984. La Guinea segue un progetto di meccanizzazione agricola legato alla sperimentazione di nuove varietà di riso dai rendimenti più elevati, e caratterizzati da una maggiore resistenza alle malattie endemiche. In quest’ottica il ministero dell’Agricoltura e della Pesca ha recentemente acquistato da Laverda un lotto di mietitrebbie equipaggiate per la raccolta di riso. E nello scorso settembre, rispondendo positivamente all’invito formulato da Laverda con l’appoggio di Guido Santullo, un imprenditore italiano da anni operante in Guinea e molto vicino al presidente, il generale Conté ha deciso di effettuare una visita in Italia per conoscere da vicino la realtà Laverda, entrare in contatto con aziende agricole legate alla coltivazione di riso e capire così i metodi di trasformazione di questo cereale adottati qui da noi. La delegazione era composta anche dai ministri degli Affari Esteri François Fall e dell’Agricoltura Jean Paul Sarr, oltre che da una schiera di alti responsabili di Governo. È giunta a Breganze provenendo dall’aeroporto di Orio al Serio (Bg), dov’era atterrato l’aereo presidenziale. Per il lignaggio del personaggio e degli accompagnatori la visita ha comportato un notevole impegno dal punto di vista organizzativo. Basti pensare che si è dovuto organizzare e coordinare il servizio di scorta ufficiale da Bergamo

a Breganze e ritorno. La direzione Laverda, con il direttore generale Aldo I. Dian e il responsabile marketing Angelo Benedetti, insieme alle autorità locali (per il Comune di Breganze c’era il vicesindaco Alberto Rigon) e agli organi di stampa regionali, ha ricevuto la delegazione africana e dopo i convenevoli di rito, la presentazione del Gruppo e della gamma dei prodotti, è nato un interessante confronto verbale con gli ospiti. Il Ministro dell’Agricoltura Sarr ha infatti sollevato la questione della frequente non adattabilità delle macchine agricole in genere alle condizioni agricole locali. Sovente infatti si importano in questi Paesi macchine di dimensioni e sofisticatezza tali da mal adattarsi alle esigenze più semplici degli operatori agricoli. Secondo il ministro Sarr la macchina Laverda rappresenta l’equilibrio ideale tra la necessità di meccanizzare i sistemi di raccolta ed il bisogno oggettivo di disporre di macchine a misura di utilizzatore locale, capaci di adattarsi alle difficili condizioni di raccolta su terreni che il più delle volte sono stati da poco dissodati e preparati alla coltivazione intensiva di cereali; macchine che configurino un contenuto elettronico non esasperato, su cui possa effettuare eventuali interventi anche personale locale. In questa direzione va anche l’intervento dei dirigenti Laverda che hanno prospettato la possibilità di fornire, in un vicino futuro, anche macchine con dimensioni e specifiche più in linea con le locali necessità. Dopo la mattinata nello stabilimento, il gruppo africano e tutta la dirigenza Laverda si sono spostati a Isola della Scala (Vr), dove sono stati accolti da autorità locali, rappresentanti della Camera di Commercio di Verona e della famiglia Melotti dell’omonima “risotteria”, dove agli ospiti è stato offerto un intero menù a base di riso prodotto nell’azienda agricola di Giuseppe Melotti, impresa a gestione familiare, nella

quale con il fondatore Giuseppe e la moglie Rosa lavorano anche i figli Luca, Gianmaria e Francesca, che si è specializzata nella coltivazione di riso Vialone Nano. Abitualmente grandi consumatori di riso, gli ospiti africani hanno potuto così apprezzare la produzione (e la cucina) di un’azienda come la Melotti (www.melotti.it), oggi l’unica impresa risicola italiana ad avere ottenuto la certificazione Iso 9001/2000. Ma la visita non è finita qui. Dopo il pranzo la delegazione, nella stessa sede dell’azienda, ha potuto osservare da vicino una M 306 al lavoro in campo. Marco Storero

Il presidente Lansana Conté ricevuto, con tutta la delegazione africana, al suo arrivo a Breganze dal direttore generale Aldo I. Dian e l’inizio della visita allo stabilimento Laverda.


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Le “rosse” nella pancia degli Antonov Eccezionale spedizione per il Kazakistan con i grandi aerei cargo russi Al Marco Polo di Venezia è stato uno di quegli spettacoli che si vedono di rado. A seguire tutte le procedure di carico e ad assistere alla partenza degli aerei si sono ritrovati infatti in tanti, e non solo del team Laverda, ma anche dello staff operativo dello scalo aeroportuale. In effetti non capita tutti i giorni vedere degli immensi Antonov russi decollare con nella pancia grandi mietitrebbie, per un peso complessivo di quasi 100 tonnellate. Ma stavolta, per esigenze di consegna ultra rapida, numerose mietitrebbie, in voli successivi, hanno raggiunto così il Kazakistan. Quest’anno a causa delle particolari condizioni climatiche Laverda si è trovata a dover spedire un certo numero di macchine nel Paese asiatico nel giro di due settimane. A fine luglio la direzione di Laverda ha comunicato la necessità della speciale spedizione da effettuarsi nel minor tempo possibile, considerando che la stagione della raccolta era ormai imminente in Kazakistan. L’obiettivo era quello di consegnare le macchine per salvaguardare il raccolto e quindi un inte-

ro anno di lavoro della clientela. Ogni settore aziendale competente si è perciò attivato per raggiungere l’obiettivo: commerciale, finanza, amministrazione vendite, planning, produzione e spedizione hanno trovato il coordinamento ideale. In un periodo oltre tutto non facile, tra la fine di luglio e Ferragosto. Solitamente la tipologia di trasporto che si adotta per spedire i macchinari nei paesi dell’area del Kazakistan prevede il trasporto su gomma fino al porto italiano, poi il viaggio via mare su navi cargo e infine la ferrovia per arrivare a destinazione. In media con 45/50 giorni di transit-time. Dai contratti stipulati ci si è resi conto che un cliente, in particolare, necessitava di avere le macchine in tempi assai più rapidi del normale. La scelta fatta di comune accordo tra Laverda, l’importatore e il cliente finale, è stata perciò di ricorrere al trasporto aereo con i famosi cargo Antonov 124. Un tipo di spedizione estremamente particolare ed eccezionale, che ha richiesto una grande attenzione ai pesi e alle dimensioni per lo stivaggio delle mietitrebbie. In un periodo, come quello di Ferragosto, di

quasi totale chiusura delle attività a livello nazionale, gli Antonov sono stati caricati da una parte dell’equipaggio dell’aereo, con la collaborazione dei tecnici delle spedizioni Laverda. Sono state necessarie circa 4 ore per “preparare” ogni aereo. La merce è poi arrivata a destinazione in Kazakistan 9 ore dopo la partenza dall’aeroporto Marco Polo, effettuando anche uno scalo tecnico a Kiev. Dopo le normali pratiche di sdoganamento il cliente kazako ha potuto portare subito le macchine in campo. Obiettivo quindi centrato: il prodotto è stato raccolto. Ancora una volta, l’attenzione e la sensibilità di Laverda hanno soddisfatto le improrogabili esigenze del cliente finale. Sara Acanfora

Sara Acanfora


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Riso, nelle regioni russe annata non facile I dati emersi nel convegno internazionale organizzato da Laverda a Krasnodar Quali sono le prospettive del riso? A Krasnodar, in Russia, Laverda ha offerto l’occasione per fare il punto sull’annata 2003 e sulle prospettive di questa importantissima coltura. La conferenza internazionale sulla risicoltura, organizzata da Laverda in occasione dell’incontro annuale dei responsabili dell’Istituto di ricerca della risicoltura di tutte le Russie con i risicoltori della regione, si è svolta nell’aula magna dell’Istituto del riso di Krasnodar. In contemporanea, nell’area antistante l’Istituto, Laverda ha anche organizzato una esposizione di macchine destinate specificamente alla raccolta del riso. Il convengo, tenutosi il 5 novembre scorso, affrontava l’argomento della livellazione del terreno con macchine a controllo laser, il tema “Il riso nell’Unione Europea ed in Italia”, e l’argomento l’“Importanza della mietitrebbia in risicoltura”. È stata approfondita l’importanza del livellamento, spiegando quali sono le operazioni e gli accorgimenti da mettere in pratica. Nel corso del convegno sono state poi prese in esame le superfici destinate alla risicoltura, le statistiche riguardanti i diversi stati produttori di riso in Europa e inoltre le tecniche colturali e le problematiche della risicoltura italiana. Sono state infine illustrate le problematiche della raccolta, le principali caratteristiche tecniche della mietitrebbia e i modelli più diffusi.

La platea era numerosa, competente, molto interessata e con specialisti di diverse nazionalità. In conclusione ha preso la parola anche il direttore dell’Istituto, che ha relazionato sulla situazione meteorologica, delle superfici e delle produzioni di riso distinto per varietà nella regione di Krasnodar nel 2003. Durante l’intervento ha analizzato sinteticamente le varie problematiche che si sono verificate nell’annata. Come è emerso dal convegno, non è stato un anno facile. Il 2003 infatti ha registrato ad esempio, a causa della siccità, una mancanza straordinaria dell’acqua di irrigazione nel periodo della formazione della pannocchia e della maturazione del riso, da fine luglio a fine agosto. In particolare sui seminati tardivi e nelle camere ad alta quota questo fattore ha provocato una riduzione della massa assoluta di granella. Inoltre i bruschi salti di temperatura registrati il 24-25 luglio e il 2 agosto, al momento della fioritura, dai 32º di giorno ai 10-12° di notte, insieme a un’umidità relativa dell’aria del 40%, hanno provocato un elevato ammanco di cariossidi in pannocchia. E la riduzione della temperatura notturna fino agli 8º nel periodo dal 5 al 13 settembre ha prolungato il periodo di maturazione. Un altro problema riscontrato nel corso del 2003 nelle risaie della regione è stato l’aumento di popolazione degli afidi da grano. I

Prova in campo tra MIETITREBBIE A RISO 10,00 9,00 8,00 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0,00

LAVERDA A B C

Prestazioni MT ton/ora

Prestazioni MT ha/ora

Cons. Carbur. Kg/ton granella

Dati rilevati dall'Istituto Riso - Krasnodar - Ottobre 2003

parassiti hanno occupato un’area di oltre 40 mila ettari e il loro numero ha raggiunto i 24-46 insetti per stelo. Questa inusuale densità ha provocato perdite di riso del 5-13% nelle aree non trattate. 18 mila ettari sono invece stati trattati contro gli afidi. Nel 2003, al fine di evitare il progressivo danneggiamento dei seminativi delle varie regioni interessate a questa coltura, sono stati trattati 13,4 mila ettari di riso. CONDIZIONI METEO NEL PERIODO DI FIORITURA DELLE PANNOCCHIE E DI MATURAZIONE DEL RISO Mese

Luglio 2

Agosto 3

1

2

Settembre 3

1

2

3

Decadi

1

Temperatura media 2002 di decade 2003

25,0 26,6 24,8 22,7

22,0 18,9 21,1 18,0 20,3

22,9 21,8 21,5 23,4

21,7 22,9 17,5 15,7 16,5

Precipitazioni atmosferiche, mm

2002

0

2003

11,5 39,8 84,3 38,5

3,8

32,1 104,9 38,9 14,1 17,1 29,4 0 11,8 0

29,1 47,8 0,1


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I prodotti

a cura di Angelo Benedetti

A Bologna scende in campo la nuova gamma L’Eima n. 34 ha visto un incremento dei visitatori. Allo stand Laverda anche numerose delegazioni straniere L’edizione n. 34 dell’Eima di Bologna è andata in archivio, per Laverda, con interessanti risultati. Innanzi tutto, un incremento notevole dei visitatori rispetto all’anno scorso, tutti molto qualificati e interessati. Lo stand di Laverda ha anche accolto due delegazioni provenienti da Francia e Turchia, e ha attirato l’attenzione di una troupe tedesca che ha intervistato il direttore marketing Angelo Benedetti e la responsabile delle relazioni esterne Simonetta Lambrocco sia sull’attuale trend del mondo dell’agricoltura, sia sulle potenzialità delle macchine Laverda. Novità positiva della fiera, per Laverda, anche la chiusura di alcuni contratti. “Da tempo erano eventi che non si verificavano all’Eima - spiega Vincenzo Zaghi, direttore commerciale Italia -, una fiera diventata sempre di più, per il nostro settore, una enorme vetrina da visitare e conoscere, ma non un luogo dove stringere accordi commerciali. Quelli, per consuetudine, avvenivano dopo i contatti in fiera. Invece quest’anno il trend è cambiato e Laverda ha anche firmato importanti contratti di fornitura”. L’Eima 2003 ha ospitato il prestigioso marchio Laverda nell’anno del suo 130. compleanno. E la fiera bolognese è stata l’occasione per dimostrare ulteriormente i rapidi progressi compiuti dall’azienda di Breganze, a partire dal momento dell’acquisizione da parte del gruppo industriale Argo nel giugno del 2000, fino alla conquista della leadership nelle vendite di mietitrebbie in Italia e la consistente presenza in oltre 30 Paesi nel mondo. Numeri importanti che si leggono anche negli investimenti produttivi, nella creazione di nuovi posti di lavoro e soprattutto nel dinamismo progettuale con il lancio di diverse novità: due nuovi modelli di mietitrebbie autolivellanti, la 184 AL e la 255 AL 4WD, la

nuova serie “M” di mietitrebbie al top di gamma e le nuove rotopresse a camera fissa, FB 212, 212 L e 215 L. Nei due anni precedenti da Breganze sono usciti ben tre modelli di big balers serie LB, e due modelli di rotopresse a camera variabile serie VB, insieme a un costante rinnovo del prodotto mietitrebbia. Le novità per la campagna 2004 Tutto il più recente mondo Laverda era perciò presente a Bologna, insieme alle novità. A cominciare dalla nuova gamma di mietitrebbie serie M. Ben sei modelli di cui due a sei scuotipaglia: la M 306, che si contraddistingue per le caratteristiche tecniche da top di gamma, e la M 305, destinata ad una clientela che pur desiderando il massimo non si lascia prendere dalle emozioni e preferisce non eccedere nell’investimento. Seguono la M 304 e la M 303 a 5 scuotipaglia, anch’esse pensate per offrire rispettivamente un modello con elevate specifi-

che e un altro con caratteristiche simili anche se meno “accessoriato”. Infine altri due modelli derivati dalla M 306 e dalla M 304 ma in edizione terreni declivi, ovvero LS (Levelling System). Le Levelling System, ideali per le zone collinari, offrono la possibilità di lavorare col massimo comfort a pendenze laterali oltre il 20% reale. In dotazione, su tutta la gamma, la cabina di gran lusso studiata e realizzata per offrire il massimo comfort, l’estrema semplicità di guida e l’ergonomia ottimale per mietitrebbie affidabili e polivalenti. A garantire massime prestazioni e ottimo trattamento della granella ci pensano i dispositivi di alimentazione quali GSA (Ground Self Alignment), per l’adeguamento automatico trasversale della barra di taglio al terreno, e PFR (Prepare and Feeding Roller) per l’alimentazione costante e uniforme agli organi trebbianti. Il collaudato sistema MCS provvede alla separazione anche dell’ultima granella sfuggita all’azione del battitore. Caratteristica esclusiva di questo

Lo stand Laverda all’Eima 2003 poco prima dell’apertura al pubblico. Quest’anno la fiera bolognese ha registrato un numero superiore di visite rispetto al 2002. Le nuove macchine Laverda hanno riscosso notevole interesse, anche da parte di delegazioni straniere.


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10 sistema è la possibilità di disinserire le griglie dei rotori in caso di paglie eccessivamente fragili senza rinunciare all’azione di arieggiamento e di separazione dei lunghi scuotipaglia. Il cassone crivellante equipaggiato con vagli speciali e suddiviso da grandi paratie per il lavoro in pendenza provvede ad una ventilazione efficace e alla pulizia ottimale dei cereali. La grande capacità dei serbatoi della granella (9.000 e 8.200 litri) ed i potenti motori (Caterpillar per M 306, 305, 304 e Iveco per M 303) conferiscono alle mietitrebbie della serie M prestazioni di alto livello con minimi costi di gestione, rendendo l’investimento in una Laverda sempre fortemente remunerativo. Le nuove autolivellanti 255 AL 4WD e 184 AL Vanno ad arricchire l’offerta di mietitrebbie Laverda che nel settore delle macchine da montagna vanta il primato mondiale. Unico costruttore a proporre due categorie, una a 5 scuotipaglia e l’altra a 4, Laverda mette a disposizione dei clienti la scelta più opportuna e conveniente. La 255 AL 4WD è estremamente indicata per i contoterzisti dato che, oltre a soddisfare le attese dei clienti in pianura, garantisce la raccolta su pendenze reali del 40% e, grazie alle quattro ruote motrici, raggiunge le punte estreme con la massima sicurezza. La 184 AL è destinata a contoterzisti ed agricoltori che per necessità ambientali desiderano una macchina produttiva ma nel contempo snella e altrettanto robusta, con un buon rapporto prezzobenefici. Grazie al sistema PFR, esclusività Laverda, l’alimentazione agli organi trebbianti è ideale e garantisce l’ottima esecuzione della trebbiatura sia con organi trebbianti classici o, come nel caso della 255 AL 4WD, con sistemi dotati di MCS. Batterie a 4 o 5 lunghi scuotipaglia sono la soluzione ideale per la separazione e per un buon trattamento della paglia, che spesso

rappresenta il valore aggiunto alle scarse rese dei cereali raccolti sui terreni in pendenza. Anche per le autolivellanti, Laverda adotta di serie crivelli speciali ad alto rendimento ed un sistema di ventilazione a portata variabile che assicura la massima pulizia del prodotto. Gli ampi serbatoi della granella riducono i tempi morti e lo scarico dall’alto agevola lo svuotamento del cereale in tutte le condizioni, incrementando la produttività giornaliera. La storica esperienza nel settore e l’estrema affidabilità delle autolivellanti Laverda sono la miglior garanzia della massima sicurezza per il lavoro in montagna. Le rotopresse della serie FB Nuove nel design, collaudate nei concetti costruttivi, queste macchine vengono proposte in 3 modelli: FB 215 L la più grande con camera fissa e pick-up largo da m 2,00 che produce balle a cuore tenero da m 1,20 di larghezza x 1,50 di diametro. FB 212 e FB 212 L con pick-up da m 1,55 oppure m 2,00: producono balle a cuore tenero da m 1,20 di larghezza x 1,20 di diametro. Per tutti i modelli legatura a comando elettronico a spago, oppure spago e rete. Tutti i modelli sono dotati di computer di bordo. Semplici nell’utilizzo e soprattutto affidabili le rotopresse della serie FB sono la scelta ideale per chi vuol raccogliere foraggio di qualità nei tempi giusti senza investimenti eccessivamente elevati. Gianni Fontana Luciano Parise

I LUBRIFICANTI ARBOR DI FL SELENIA SONO CONSIGLIATI PER LE “ROSSE” FL Selenia e Laverda a braccetto. La società di Villastellone (To), produce infatti la gamma di lubrificanti Arbor scelta da Laverda, che li consiglia per le sue conosciute macchine rosse. All’Eima di Bologna FL Selenia ha presentato la sua vasta gamma di lubrificanti, sottolineando la significativa scelta di Laverda, leader nelle mietitrebbie e nelle macchine per la raccolta, e distribuendo ai visitatori un pieghevole informativo sui suoi prodotti e sul rapporto privilegiato con Laverda. FL Selenia produce lubrificanti e fluidi funzionali per macchine agricole, avendo oltre novant’anni di esperienza nel settore della lubrificazione per l’autotrazione e per l’industria. La gamma Arbor (oli motore, oli trasmissione, oli idraulici, fluidi per i freni, grassi e protettivi per radiatori) è nata appunto dalla ricerca della società piemontese per le macchine agricole di ultima generazione.


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184 AL, l’ultima nata delle autolivellanti Laverda Esce di scena la 1740 AL per far posto al futuro delle AL a 4 scuotipaglia É una bella storia quella scritta dalle autolivellanti Laverda tra le colline d’Italia. Ritornano alla mente i vari modelli a 4 scuotipaglia che, iniziando dalla 3350 AL, sono approdati alla recente 1740 AL rilanciata dalla nuova gestione di Breganze nella campagna commerciale 2001. Solo negli ultimi vent’anni, questi modelli di autolivellante sono stati prodotti e venduti in circa 3.500 esemplari. Ciò significa che 3.500 clienti, assieme ai propri familiari e collaboratori, hanno vissuto i momenti più belli dell’annata agraria, quelli del raccolto, accanto ad una mietitrebbia Laverda alla quale ci si affeziona e dalla quale ci si stacca con una certa nostalgia. Con gli stessi sentimenti anche noi a Breganze abbiamo salutato l’uscita di scena della 1740 AL che per anni, e nei diversi colori, ha lasciato le linee di montaggio verso le dorate colline delle varie regioni italiane. Senza dimenticare il passato che è sempre ricco di esperienza, dobbiamo guardare al futuro e soprattutto soddisfare le esigenze dei nostri clienti. Per questo, dopo attenti studi e ripetuti test in campo, abbiamo deciso di lanciare per la stagione 2004 la nuova mietitrebbia autolivellante 184 AL. Con questo nuovo modello Laverda risponde alle richieste di una clientela che deve affrontare mercati più competitivi, ottimizzando i costi per convivere con margini più ridotti. Richieste che si sintetizzano in una macchina robusta, polivalente, confortevole e più performante, anche se in alcuni casi la 184 dovrà aggirare i cocuzzoli estremi delle montagne anziché affrontarli in “diretta”, come faceva la piccola 1740 AL. Totalmente nuova e derivata dalla 255 AL 4WD, scopriamo la Laverda 184 AL nei suoi punti di forza. Raccolta regolare ed alimentazione scorrevole grazie al Terracontrol ed al PFR che, posto all’imbocco del canale trasportatore, garantisce fin dal principio

un flusso costante ed omogeneo per una trebbiatura incomparabile di ogni prodotto. Organi trebbianti di nuova concezione, scuotipaglia robusti e lunghi ben 4,25 metri, uniti al nuovo cassone crivellante con vagli a movimento contrapposto sono l’insieme ideale per prestazioni superiori, buon trattamento della granella e pulizia eccezionale. Serbatoio cereale di grande capacità (5.200 litri), tubo di scarico da ben 85 litri al secondo e accessibilità immediata per l’ordinaria manutenzione di filtro rotante e radiatori, sono altri elementi fondamentali per ridurre i tempi morti ed i costi di gestione . Il motore è un Iveco di nuova generazione NEF da 180 CV, alternatore da ben 120 Amp., serbatoio carburante da 450 litri, oltre al collaudato sistema di livellamento automatico su 4 lati gestito elettronicamente, sono ulteriori elementi che danno valore aggiunto al progetto. Il comfort è stato pensato e realizzato in ogni dettaglio. Nuova cabina “Elegance” con poltroncina operatore extralusso. Comandi elettroidraulici per barra, organi trebbianti e scarico prodotto, leva multifunzione per aver a portata di mano tutti i comandi principali. Ambiente ampio, silenzioso e pulito, con aria condizionata e riscaldamento. E inoltre “Agritronic”, un vero e proprio computer di bordo per il controllo, la gestione e la misurazione di funzioni e dati inerenti l’operatività. Questo ed altro ancora lo potrete scoprire visitando le concessionarie Laverda che, mentre presenteranno con orgoglio la nuova 184 AL, ascolteranno con interesse le vostre belle esperienze con le indimenticabili autolivellanti Laverda che fin dalla prima generazione hanno reso possibile il raccolto là dove era impensabile. Angelo Benedetti


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Gli eventi

a cura di Angelo Benedetti

Fuochi d’artificio per il 130° compleanno In un antico palazzo emiliano, a Funo di Argelato, la grande festa di Laverda Il motivo dell’incontro quest’anno era davvero speciale: 130 anni di presenza del marchio Laverda sui mercati di tutto il mondo. Il leit-motiv nella comunicazione di tutto il 2003 è stato proprio il richiamo a questo importante anniversario: 1873 - 2003, 130 anni. Con grande entusiasmo abbiamo voluto condividere l’importante ricorrenza festeggiando con i molti amici che insieme a noi contribuiscono alla diffusione del marchio Laverda attraverso i nostri prodotti e i nostri servizi. Sabato 15 novembre alle 19, dopo un’intensa giornata che molti di noi hanno trascorso in fiera all’Eima di Bologna, ha avuto inizio la serata di gala, alla quale erano invitate anche le gentili consorti dei nostri partner di lavoro. Palazzo del Vignola, a Funo di Argelato, era vestito a festa per l’occasione. Nel parco antistante lo stupendo palazzo, in gran parata erano esposte una M 304, una 255 AL 4 WD, una big baler LB 12.70 e una rotopressa FB 215 L. Al piano terra era allestito un ricco buffet e i camerieri offrivano agli ospiti invitanti stuzzichini insieme al cocktail di benvenuto. Al piano nobile, nel salone delle feste, una volta che tutti gli ospiti hanno preso posto a tavola, Angelo Benedetti, direttore marketing e vendite Laverda ha fatto gli onori di casa porgendo a tutti il benvenuto e ricordando l’importante ricorrenza. La parola è passata poi a Piergiorgio Laverda, uno dei nipoti del fondatore e “memoria storica” del marchio Laverda, che ha raccontato e illustrato con immagini d’epoca alcuni momenti particolarmente significativi di questi 130 anni ed alcuni aneddoti curiosi legati al marchio e ai prodotti del passato. È stato commovente vedere per esempio il libro con tutte le firme dei dipendenti regalato nel 1948

all’azienda in occasione del 75. anniversario dalla fondazione, o vedere la foto che immortalava l’uscita dalla linea di montaggio della mietitrebbia M 120 numero cinquemila. E da tanto passato non poteva che germogliare un presente altrettanto importante, come ha sottolineato Benedetti ricordando brevemente i momenti salienti di questi tre anni e mezzo, da quando, nel giugno 2000, azienda e marchio Laverda sono stati rilevati dalla famiglia Morra e sono entrati a far parte del Gruppo Industriale Argo. Un accenno ai ragguardevoli risultati conseguiti anche nella campagna vendite 2002-2003 con una conferma del trend positivo, nonostante la forte competizione e la contrazione dei mercati. Laverda mantiene infatti la propria presenza in Europa occidentale su livelli del 5%, mentre si sviluppa e cresce in Europa Centrale, nell’ex Unione Sovietica e nei paesi Baltici, passando così da un market share 3,5% del 2001 al 5,4% del 2003.

In Italia, dove la competizione è altrettanto dura, ha continuato Benedetti, la quota di mercato di Laverda è del 30%, quindi leader del mercato interno. La parola è passata dunque ad Aldo I. Dian, direttore generale Laverda, che ha voluto salutare personalmente tutti gli ospiti. Gli interventi sul palco si sono conclusi con la consegna di una targa commemorativa per i 130 anni allo stesso Dian e all’ing. Pierluigi Coppa, direttore marketing e vendite del Gruppo Industriale Argo, e con la consegna di molti doni da parte degli invitati. Fra cui un bellissimo piatto in argento da parte di Investa Agro, partner di Laverda per i Paesi dell’area C.S.I., la prestigiosa riproduzione in oro di alcune banconote kazake che la A.T.F. Bank di Almaty, Kazakistan, ha voluto donare a Laverda e un meraviglioso vaso di cristallo da parte di Vektor, Ungheria. Dulcis in fundo, uno stupendo mazzo di fiori alla signora Dian, con il quale Angelo Benedetti ha inteso significare l’importanza di

In queste pagine diversi momenti della serata di gala di Funo di Argelato.


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13 chi sta al fianco di quanti lavorano in Laverda e con Laverda. Conclusa la parte istituzionale, ha avuto inizio la splendida cena, conclusasi con l’immancabile taglio della torta decorata col logo aziendale e dedicata al 130. compleanno. Dopo la cena, a mezzanotte, per un compleanno davvero speciale, il gran finale con 15 minuti di fuochi d’artificio che hanno sorpreso tutti. E per chi ancora aveva energia e voglia di scate-

narsi con la danza, dopo i fuochi, la festa è continuata con la band di Picchio al ritmo dei successi degli anni ’70. Buon compleanno Laverda! Un sentito ringraziamento va a Marina Franchi per la perfetta ospitalità a Palazzo del Vignola, al sig. Broccardo e all’insostituibile Stefano, al sig. Scarpato e, naturalmente, alla band di Picchio. Simonetta Lambrocco


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L’ album 14 Da Breganze verso i campi del mondo Cento anni fa partiva la prima trebbiatrice per il Sud America Agosto 1904, dal porto di Genova parte prima con le macchine da fienagione in Turchia e nei paesi nord africani, le speuna cassa con destinazione “Porto Allegro inviate nei paesi europei limitrofi, poi, in dizioni in paesi lontani come il Venezuela, - Brasile”. Il destinatario è un certo modo più consistente, in coincidenza con l’Ecuador, la Guinea e l’Australia. Marcon Luigi, certamente uno dei tanti l’avvio della produzione delle mietitrebbie. L’impegno in così diverse situazioni italiani colà emigrati in quegli anni, e il Da subito il modello M 60 suscita grande ambientali costituisce un significativo contenuto è una trebbiatrice a mano interesse in Francia, Paese che diverrà poi banco di prova per le soluzioni tecniche Laverda. Pietro Laverda così chiude la sua il principale mercato Laverda dopo l’Italia, adottate e in alcuni casi determina anche lettera di accompagnamento, conservata e in Spagna. Via via che la gamma si comla realizzazione di versioni specifiche o nell’Archivio Storico: addirittura di modelli “Noi volevamo spedirvi appositamente dedicaanche uno sgranatoio ti, come il caso della da sorgo ma non piccola mietitrebbia M sapendo se proprio vi 72 progettata specifioccorre abbiamo fatto camente per le risaie di meno; se vi sta bene dell’estremo oriente. scrivetelo e ve lo manInoltre nei primi anni deremo subito. ’80 la realizzazione di Questo sgranatoio è a modelli di grande produe bocche e lo cediaduzione come la M 182, mo per lire 65, tanto divenuta poi 3900, e la per far strada anche da mietitrebbia non concodeste parti. Rimanete venzionale MX 300, intanto contento della apre nuove prospettive trebbiatrice e spero in di penetrazione nei altre ordinazioni”. grandi mercati nordeuNon sappiamo se l’auropei. spicio di Pietro Laverda, Questa espansione in questa prima spediverso i mercati esteri zione oltreoceano, si stimola anche la forsia poi realizzato ma mazione di un gruppo certamente l’esportaziodi tecnici addestrati ne di macchine fu per all’assistenza che costil’azienda di Breganze tuiranno sempre una assai limitata durante carta vincente di tutta la prima metà del Laverda per l’efficenza secolo scorso. Solo alla e la dedizione dimofine degli anni Trenta si strate negli ambiti più registrò una consistendiversi e difficili. te fornitura di falciatriNegli anni ‘70 e ’80 la ci ed altre attrezzature quota di macchine verso le colonie italiane Laverda esportate spesin Africa Orientale e in so arriva a superare il Libia, macchine desti60% della produzione; nate ai contadini che là ad esempio nel 1977 si erano traferiti in su 2247 mietitrebbie Lettera autografa di Pietro Laverda, datata 25 agosto 1904, che accompagnava la spedizione di una trebcerca di terre da coltiprodotte ben 1276 biatrice per frumento in Brasile. Il documento è conservato presso l’Archivio Storico “Pietro Laverda”. vare, in un’avventura sono esportate, nel coloniale durata pochi 1983 su 2065 sono anni e poi miseramen1316 quelle esportate. te fallita. pleta nuovi mercati si aprono alle macchiIn quegli anni, macchine Laverda sono Nel secondo dopoguerra un lotto di 1500 ne rosse; soprattutto la M 120, con le sue presenti in Arabia Saudita, Argentina, falciatrici trainate fu inviato in Argentina e caratteristiche di robustezza e affidabilità, Australia, Austria, Belgio, Cuba, costituì un importante volano economico rappresenta la carta vincente per l’esporDanimarca, Ecuador, Francia, Germania in un momento di grave crisi del mercato tazione anche in paesi dove l’agricoltura Ovest, Giappone, Grecia, Guinea, Guyana, interno. inizia solo in quegli anni a meccanizzarsi. Inghilterra, Iraq, Isole Figi, Italia, Libano, Ma è a partire dagli anni ‘50 che l’azienda Ecco così i grandi contratti di fornitura alla Libia, Lussemburgo, Marocco, Mali, si apre in modo deciso verso l’estero, dapRepubblica di Cuba, la presenza massiccia Malaysia, Messico, Nigeria, Olanda,


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15 Portogallo, Senegal, Somalia, Spagna, Svezia, Svizzera, Suriname, Sud Africa, Turchia, Venezuela. Ed è sui campi di tutto il mondo, dalle risaie di Cuba e del Giappone agli altopiani della Turchia, dalle immense distese dell’Australia alle dolci colline francesi che questi raffinati prodotti della tecnologia italiana lasciano una traccia profonda ancor oggi ben visibile. Piergiorgio Laverda

Sopra: carico in nave di una M 60 in partenza per il Portogallo alla fine degli anni ‘50. A fianco: schierati nella piazza di Breganze camion carichi di mietitrebbie in partenza per la Guinea. Siamo alla fine degli anni ‘60. Sotto: un lotto di M 120 sbarcate a Cuba e pronte per l’impiego nelle risaie dell’isola caraibica.


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La storia, le storie

250 volontari per ripulire l’ambiente Anche Laverda ha partecipato all’iniziativa ecologica di Breganze Duecentocinquanta cittadini di Breganze impegnati a ripulire gli ambiti più caratteristici, sotto il profilo paesaggistico e ambientale, del loro territorio. E tutti con il berrettino rosso di Laverda in testa. È stata una mattinata di duro lavoro volontario, quella che ha visto all’opera i breganzesi durante la 8. Giornata Ecologica organizzata dall’assessorato all’ecologia di Breganze, retto da Ausonio Zanazzo. Alvei e argini dei torrenti che attraversano il territorio sono stati ripuliti da rifiuti di ogni genere, così come i cigli e le adiacenze di alcune strade di grande comunicazione. A sponsorizzare la manifestazione c’era anche Laverda, sempre vicina alle iniziative che riguardano la comunità breganzese. Soprattutto per l’attenzione all’ecologia che l’azienda delle rosse mietitrebbie dimostra da sempre: il legame con il mondo dei campi richiede il massimo rispetto per l’ambiente e Laverda ne fa una sua bandiera producendo macchine assolutamente in linea con questa filosofia. Motori a basse emissioni, tecnologie che sanno effettuare raccolte efficienti senza intaccare i siti agricoli coltivati, criteri produttivi nello stabilimento che adottano tutte le più avanzate procedure antinquinamento. Una filosofia che tocca anche aspetti che possono sembrare “minori”, come l’utilizzo di sola carta riciclata in tutti gli uffici Laverda, o la scelta di stampare questo giornale su carta riciclata. Per questo Laverda ha appoggiato l’iniziativa del Comune di

Breganze. Il segno esteriore della presenza di Laverda si è concretizzato nella distribuzione di berrettini e portachiavi personalizzati dell’azienda a tutti i partecipanti alla giornata. Armati di guanti, sacchi, forche, rastrelli, i 250 partecipanti, compresi gruppi di volontariato, associazioni locali, intere comunità familiari e diversi giovani e studenti (nelle scuole il Comune ha fatto un’opera di notevole sensibilizzazione), si sono distribuiti per le varie destinazioni previste. Quasi un’edizione speciale di “Puliamo il mondo”, un lavoro di ripulitura che è servito anche a monitorare la situazione dei rifiuti abbandonati, visto che da alcuni mesi a Breganze è iniziata la raccolta differenziata con il metodo porta a porta e l’assessorato all’ecologia sta tenendo sotto controllo l’adesione della popolazione al nuovo metodo, e le “devianze” dei soliti pochi “furbi” che tendono a non rispettare le regole e a liberarsi di sacchetti lungo corsi d’acqua e strade. Il pranzo comunitario servito dalla Pro Breganze e dal Gruppo Alpini, alla conclusione della “fatica” di gruppo, ha suggellato il piacere collettivo di sentirsi tutti partecipi di un paese più pulito e di una identica passione a difesa del proprio ambiente. Sopra, un momento della raccolta lungo le strade del paese; sotto, un gruppo di partecipanti con l’assessore all’ecologia Zanazzo.

Laverda S.p.A. via F. Laverda, 15/17 - 36042 Breganze [VI] Italia t. +39.0445.385311 f. +39.0445.873355 webmaster@laverdaworld.com www.laverdaworld.com

Nel massimo rispetto per l’ambiente, questo giornale è stampato su carta riciclata al 100%


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