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DICEMBRE 2002

Il giornale dello specialista del raccolto

LE “ROSSE” INCONTRO DEI ISO 9001:2000 ALL’EIMA RETE ITALIA, PARLANO CONCESSIONARI QUALITÀ UNA SFILZA LA SQUADRA MOLTO RUSSO FRANCESI GLOBALE DI NOVITÀ A CONVEGNO pag. 6 pag. 8 pag. 9 pag. 10 pag. 3

REG. N. 192 UNI EN ISO 9001:2000


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Il punto

Auguri sereni a tutti i lettori Le festività in vista del nuovo anno, un’occasione per riflettere sul buon uso del tempo e pensare in positivo Non vi è mai capitato di fermarvi in silenzio ad ascoltare il “tic-tac” di un vecchio orologio a pendolo? Provate a farlo e capiterà senz’altro anche a voi di avere tempo per riflettere sul... tempo. Ne abbiamo tutti sempre molto poco, eppure non ci rendiamo conto che è un valore che sfugge inesorabilmente. Pensate, ogni secondo che contate non c’è più. Se volevate fare qualcosa un’ora fa e non l’avete fatta non potrete più usare quell’ora perché è passata. Terribile, vero? Eppure tutto accade così. Ci affanniamo per rincorrere il tempo che passa e non ci accorgiamo di quanto tempo sprechiamo strada facendo. Esiste una soluzione al problema: usare bene il tempo che abbiamo a disposizione senza rimandare a domani quello che si può fare oggi. Vecchio e saggio proverbio che, solo a pensarci, toglie l’affanno per il giorno che verrà. L’affanno, lo stress e quant’al-

tro sono oggi i nostri peggiori nemici. Non ci fanno riflettere, ci fanno prendere decisioni a volte sbagliate. Soprattutto, ci impediscono di considerare la possibilità di cambiare. Pensate ad esempio se da domani tutte le notizie dei giornali fossero solo positive? Ebbene se avessimo il coraggio di parlare di più delle notizie positive cambieremmo sicuramente anche il mondo. Purtroppo la più grande difficoltà di ognuno di noi è rappresentata dalla resistenza al cambiamento e quindi ci vogliono molto coraggio e molta determinazione. È però auspicabile che tutti compiamo uno sforzo in direzione di questi obiettivi: usare bene il proprio tempo e pensare in positivo. Il Natale e l’arrivo dell’anno nuovo rappresentano sempre un momento di riflessione per tutti. Un momento in cui guardare al tempo che inesorabilmente è trascorso portandosi via le cose peg-

giori ed anche, purtroppo, le buone opportunità. É anche il momento per avere la speranza che ogni secondo, ogni ora, ogni giorno che ancora dobbiamo contare siano nuove opportunità per cambiare in meglio la nostra storia. Se ci può aiutare, ripassiamo un vecchio adagio che dice: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. Perciò, se una brutta notizia ci toglie il piacere del vivere, pensiamo a tutte le buone notizie che forse non conosciamo e che possono darci la gioia e la felicità ogni giorno. Con questo augurio noi tutti ci rivolgiamo a Voi, cari lettori, perché possiate trascorrere con serenità le prossime feste di Natale ed iniziare un felice anno nuovo.

Il giornale dello specialista del raccolto Anno II, n. 4, dicembre 2002 Periodico trimestrale Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1017 del 5 marzo 2002

direzione editoriale Aldo I. Dian Angelo Benedetti coordinamento redazionale Simonetta Lambrocco consulenza tecnica Pietro Dal Santo progetto grafico Andrea Rosset Piergiorgio Laverda direttore responsabile Claudio Strati hanno collaborato: Gianni Salin responsabile qualità

Marco Storero export area manager

Michele Trincia

La redazione

responsabile export area C.S.I.

Anna Nesterova marketing C.S.I.

fotografie Archivio Laverda spa Archivio Storico “Pietro Laverda” © by Laverda spa 36042 Breganze (VI) Italy via F. Laverda, 15/17 tel. +39.0445.385311 fax +39.0445.873355 www.laverdaworld.com webmaster@laverdaworld.com Stampa Tipografia Campisi V.le dell’Industria 13 - 36057 Arcugnano (VI) Proprietà letteraria riservata. È permessa la riproduzione di articoli e immagini solo citando la fonte.


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L’Italia

di Simonetta Lambrocco

Una “rete” con la voglia di crescere ancora Il convegno dei concessionari Italia pianifica il gioco di squadra in vista della nuova stagione Ormai è una prassi consolidata, quella dei due appuntamenti fissi di Laverda con la rete vendite Italia nel corso dell’anno. Il primo, d’estate, in concomitanza con l’anniversario della nuova Laverda; il secondo, prima di Eima, a novembre. Due momenti a cui Laverda tiene in modo particolare. L’incontro con i partner commerciali infatti non solo è un’utile occasione di confronto e di verifica del lavoro svolto, ma anche un’importante opportunità per chiarire i nuovi obiettivi e per lanciare le linee guida della campagna futura. E poi permette di approfondire la conoscenza reciproca, di scambiare impressioni, di instaurare rapporti interpersonali più vivi. Il che, oltre che gradevole, è certamente utile dal punto di vista professionale, per creare quel famoso spirito di squadra che permette di comprendere gli obiettivi comuni e di muoversi in sintonia. L’incontro con i concessionari della rete italiana si è svolto a Monte del Re, Dozza - Bologna, il 15 novembre, il giorno prima dell’apertura di Eima 2002. La location prescelta per il convegno è di assoluto prestigio. Immerso nel verde e nella quiete delle colline nei dintorni di Bologna, il Monte del Re è luogo che invita alla meditazione. La struttura, raffinata ed accogliente, era riservata a Laverda già dalla mattina del 15 novembre per il primo importante incontro anche con la nuova rete vendite francese. Un ampio salone del Monte del Re era stato allestito per un raffinato welcome coffee con piccola pasticceria per rifocillare gli ospiti italiani al loro arrivo: molti avevano affrontato un viaggio impegnativo. E la qualità del locale si è confermata la sera, alla conclusione della giornata di lavoro, con la squisita cena proposta dallo chef del Monte del Re, al quale vanno i nostri più sinceri complimenti. Anche quest’anno, come già l’anno scorso, Laverda ha voluto presentare in anteprima le novità a tutti coloro che hanno contribuito a raggiungere i risultati sin qui ottenuti. Proprio le novità che dal 16 novembre sarebbero state sotto gli occhi di tutti allo stand Laverda in Eima.

Nel parco entra una star: la M 306 Bellissima, la M 306, dominava su tutto nel parco del Monte del Re, nel quale la nuova mietitrebbia Laverda ha fatto il suo trionfale ingresso alle 14.30. Un’entrata ad effetto, per stupire gli ospiti francesi che hanno potuto ammirare la novità appena conclusa la colazione di lavoro dopo il convegno della mattina. A fianco dell’ammiraglia c’erano anche le macchine da fienagione, ma l’attrazione principale era indubbiamente la M 306, tanto che i nuovi concessionari francesi non hanno smesso di osservarla, di salirci e di fotografarla se non dopo un’ora. Così i primi ospiti italiani sono arrivati quando gli amici francesi erano ancora sul tetto della M 306! Si è creata una simpatica commistione di lingue ed espressioni di apprezzamento. I francesi, dopo i saluti di rito, sono partiti per Bologna, con un arrivederci all’indomani per la visita ad Eima. Il convegno vero e proprio ha avuto inizio nel tardo pomeriggio, al centro congressi, un’antica

chiesa impreziosita da affreschi e sculture, per l’occasione addobbata con stendardi, bandiere, gagliardetti e totem Laverda. Dopo i saluti di benvenuto e il grazie per la numerosissima partecipazione, il direttore generale di Laverda, Aldo I. Dian, ha svolto un’approfondita analisi delle contraddizioni dell’economia mondiale ed Europea nell’ultimo anno, sottolineando però le differenze fra il mercato dei trattori che ha dato qualche segnale di stanchezza (nonostante le aggressive campagne commerciali delle case costruttrici), e il mercato delle mietitrebbie, che invece ha dimostrato un trend costante di risalita. Questa lieve ripresa, in anticipo rispetto al previsto, è probabilmente dovuta al calo degli anni precedenti ed al conseguente incremento della domanda che scaturisce dall’invecchiamento del parco macchine. Almeno in Europa occidentale. Verso l’Europa centrale e orientale, invece, ha evidenziato Dian, le esportazioni sono aumentate, poiché i Paesi di queste aree hanno necessità di tecnologia avanzata, specie

Il direttore generale Aldo I. Dian entra nella cabina della nuova M 306.


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per l’agro-alimentare. Su questi mercati Laverda sta lavorando con grande impegno: è auspicabile però, ha affermato Dian, un intervento del Governo italiano mirato a predisporre strumenti assicurativi e finanziari analoghi a quelli che altri Stati dell’Unione Europea hanno da tempo messo a disposizione delle loro industrie. Italia, nel 2002 Laverda ripete la performance 2001 Laverda si muove in un’ottica di strategia globale che, ha chiarito Dian, coinvolge Paesi e mercati in cui le stagioni sono opposte alle nostre. I primi risultati stanno già arrivando da Centro Africa e Sud Africa, da Australia e Nuova Zelanda e da Giappone e Corea. Per l’Italia, ha continuato Dian, la chiusura del 2002 è prevista con un risultato molto simile a quello del 2001, nonostante la drastica riduzione delle forniture a CNH. Ciò significa che l’attività Laverda in Italia, grazie al prezioso contributo della rete vendite, segna una crescita del 40%. In perfetta linea con l’obiettivo di acquisire nuove quote di mercato, sia in Italia che sul mercato estero, verso il quale Laverda esporta più del 65% dei prodotti... “Il nostro impegno per offrire al mercato macchine sempre al passo con le esigenze del mercato è costante perché Laverda - ha detto Dian - vuol essere sempre più moderna e competitiva, nel rispetto della qualità e dell’efficienza. Sappiamo che la competitività nasce da un progetto e cresce con l’efficienza nella gestione e nella produzione: le scelte sono orien-

tate a questa filosofia. Consapevoli di ciò e del fatto che insieme siamo un’ottima squadra, dobbiamo continuare nel nostro lavoro con impegno e trasparenza”. Leader nelle autolivellanti, seconda nelle mietitrebbie Angelo Benedetti, direttore marketing e vendite, ha disegnato una rapida panoramica delle attività commerciali, dalla quale è apparsa evidente la leadership di Laverda nel segmento delle autolivellanti e la sua collocazione al secondo posto assoluto in Italia per il mercato mietitrebbie in generale. L’incremento percentuale nelle quote di mercato in Italia, nel 2002, ha affermato Benedetti, deve servire da stimolo per migliorare ulteriormente la penetrazione nel 2003. “Per questo - ha proseguito Benedetti -, e per il nostro forte orientamento verso il cliente, lanciamo, già da Eima, la nuova serie di mietitrebbie LXE e la bellissima ammiraglia, la M 306. Anche i risultati relativi alle presse sia per balle giganti che per balle rotonde sono stati apprezzabili e incoraggianti. Laverda offre una gamma di macchine per ogni esigenza. E oggi è in grado di accontentare anche i clienti che si occupano di fienagione. Naturalmente il successo arriva solo lavorando con metodo e qualità. Le linee guida passano attraverso l’immagine, il servizio e la vicinanza al cliente”. Molto atteso l’intervento del direttore amministrazione e finanza, Ermes Soliani, poiché l’investimento in grandi macchine agricole richiede sia da parte dei con-

cessionari che dei clienti finali risorse economiche di notevole entità. Soliani ha prospettato importanti opportunità che, grazie all’appartenenza di Laverda al gruppo industriale Argo, potranno essere messe a disposizione dei clienti. L’organizzazione e il metodo sono stati invece i due temi trattati da Gianni Salin, responsabile della qualità. Come ha evidenziato Salin, le esigenze del cliente in termini di prodotto vengono garantite da un sistema pianificato e conforme alle norme internazionali. Laverda è infatti un’azienda certificata Uni En Iso 9001-2000 e pianificazione, esecuzione, controllo sono le sue tre parole chiave. Ma anche l’attività post-vendita, la formazione costante di tecnici e operatori, la pubblicazione di materiale tecnico e informativo a supporto del cliente rivestono importanza strategica per un prodotto come la mietitrebbia, ha sottolineato il responsabile service e marketing operativo, Pietro Dal Santo. Allo stesso modo sono importantissimi gli investimenti nel settore dei ricambi per fornire un servizio sempre più rapido ed efficiente, ha evidenziato nel suo intervento il responsabile del servizio ricambi, Giovanni Sostizzo: un magazzino ben fornito garantisce al cliente finale una campagna sicura offrendo un’immagine professionale ed efficiente del marchio Laverda che gode di una tradizione più che centenaria. Un’immagine che viene proposta anche attraverso il packaging, completamente personalizzato ad ulteriore garanzia dell’originalità dei pezzi, e attraverso le prime apparizioni sulle riviste specializzate.

NEL NUOVO FILMATO ISTITUZIONALE L’AZIENDA E I VALORI DELL’UOMO Ha suscitato interesse, al convegno, la proiezione del filmato istituzionale 2003 in cui Laverda viene presentata come luogo di forti contenuti etici. Laverda ha valore non solo come azienda che realizza prodotti di qualità, ma anche perché da sempre portatrice di valori fondamentali: il bene dell’uomo, il superamento della fatica, la ricerca della qualità della vita, l’attenzione alla tutela dell’ambiente, con una concreta presenza anche sociale e culturale oltre che economica. Un modo di interpretare l’attività industriale che da sempre ha connotato il marchio Laverda.

Nelle due pagine alcuni momenti della giornata a Dozza.


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5 Il nostro giornale tradotto in più lingue! È quindi toccato a me illustrare le attività di comunicazione aziendale. Ho voluto richiamare l’importanza del marchio Laverda quale valore aggiunto al nostro prodotto, perché la sua forte tradizione si traduce nella competenza che deriva dall’esperienza e che si riflette positivamente nell’affidabilità dei prodotti. Ho sottolineato l’importanza dell’impatto delle parole e delle immagini utilizzate per la pubblicità, ricordando anche alcuni articoli pubblicati sulla stampa nazionale ed estera. Fra l’altro il nostro giornale Laverda World sta diventando internazionale: viene infatti già tradotto in francese e spagnolo e abbiamo già molte richieste per la pubblicazione anche in inglese. Ho poi presentato in anteprima il calendario Laverda per il 2003, anno cruciale nel quale Laverda festeggerà il 130° anniversario di fondazione. Il calendario celebrativo ripercorre le tappe salienti della storia dell’azienda attraverso poster e locandine del passato.

LO SPECIALISTA DEGLI SPECIALISTI, A TRE AZIENDE IL PREMIO 2002 In conclusione del convegno dei concessionari, Laverda ha voluto premiare “Lo specialista degli specialisti”. Un riconoscimento ed un attestato di stima da parte di Laverda ai concessionari che in Italia si sono maggiormente distinti nella personalizzazione delle sedi, nella formazione tecnica effettuata dal personale, nelle attività di collaborazione con la casa madre, nel servizio in campo offerto al cliente finale e nella tempestività del servizio ricambi. Le tre aziende premiate: Rosati Macchine Agricole, primo classificato Consorzio Agrario Piceno, secondo classificato Fratelli Busato, terzo classificato Proprio con un grande applauso a tutti i premiati il convegno si è concluso.


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I mercati

Kazakistan, Laverda “miglior produttore estero” Il prestigioso riconoscimento è arrivato dall’Agroprodexpo, svoltosi nella capitale Astana La palma del miglior produttore estero di macchine agricole è stata assegnata a Laverda in occasione della fiera “Agroprodexpo 2002”, che si è tenuta ad Astana, capitale della repubblica del Kazakistan, nella prima metà di ottobre. Organizzata su iniziativa del governo kazako, l’importante rassegna destinata alle novità della meccanizzazione nell’agricoltura ha segnato un altro punto importante per Laverda sul mercato del Kazakistan, grandissimo produttore di grano, riso, mais, dove l’azienda di Breganze sta conquistando posizioni molto rilevanti insieme al suo dealer Investa Agro, e dove sono già stati fatti ingenti investimenti per la creazione di un’efficiente e diffusa rete di assistenza ai clienti. Una grande soddisfazione quindi per tutta la struttura Laverda, e per il suo manager generale in Kazakistan, Hazimukan Kuandikov. Tanto più che il prestigioso riconoscimento (che viene assegnato dalla fiera a un unico produttore), con una targa che ricorda la leadership raggiunta da Laverda “nell’introduzione delle macchine ad alto rendimento” in Kazakistan, è stato conferito dall’ente fieristico organizzatore

Un gruppo di clienti kazaki. Sotto, lo stand Laverda alla Agroprodexpo 2002.

di una rassegna a cui partecipavano tutti i maggiori concorrenti Europei, che operano nel Paese già da molti anni. A rallegrarsi per l’ottimo esito della fiera e per la modernità dei prodotti presentati sono stati anche, con una lettera, il vicepremier kazako e ministro dell’Agricoltura A. S. Esimov, e il ministro dell’Industria e del Commercio M. T Yesenbayev. Oltre al successo nelle vendite in

La lettera di benvenuto del Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Kazaka M.T. Yesenbayev rivolta ai partecipanti alla manifestazione. Così conclude il suo saluto: “Sono convinto che La Fiera Internazionale “AgroProdExpo-2002 AgroPack-2002” sia un evento importante non solo per i circuiti d’affari Kazaki, ma anche per imprenditori di altri Paesi. Auguriamo un grande successo agli organizzatori, ai partecipanti e agli ospiti per l’espansione di legami economici e per la realizzazione di contratti a lungo termine.”


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7 Kazakistan Laverda ha dimostrato sul campo la bontà delle proprie mietitrebbie che, con una media di ca. 900 ore per macchina , hanno lavorato su grano, mais, girasole e riso. All’assegnazione del riconoscimento hanno contribuito il grado di servizio assistenza tecnica prestato sia dalla struttura Laverda locale che dai tecnici italiani della sede di Breganze.

Una mietitrebbia Laverda esposta ad Astana.

Anna Nesterova

Le mietitrebbie rosse parlano sempre più russo Delegazioni da tre Paesi dell’ex Urss allo stand in fiera e alla sede di Breganze Si è parlato molto russo allo stand Laverda di Eima 2002. Proprio così, quest’anno a visitare la postazione dell’azienda di Breganze sono arrivate delegazioni da tre paesi dell’ex Unione Sovietica. Il marchio Laverda e la qualità del servizio del suo dealer Investa Agro sembrano aver già raggiunto anche le più lontane province dell’ex impero sovietico. Dal Kazakistan sono arrivati i rappresentanti di una grande società, che ha avuto in prova durante questa stagione una 2350LX per il riso, con la quale hanno raccolto in modo eccellente il prodotto in condizioni proibitive. Per la prossima stagione hanno in programma di completare il fabbisogno di macchine per garantirsi in tempi brevi la raccolta, in modo da evitare i rischi maltempo. Durante la loro permanenza all’Eima gli ospiti kazachi sono stati anche accompagnati dal direttore generale della Investa Agro Kazakistan, Hazimukan Kuandikov, nel Vercellese, per conoscere da vicino le tecnologie italiane di coltivazione e trasformazione del riso. Insieme a loro è arrivata prima in fiera, e poi allo stabilimento di Breganze, la delegazione di un grosso gruppo finanziario kaza-

co, che ha interessi in vari settori. Questi ultimi imprenditori kazachi erano interessati, oltre che all'acquisto di mietitrebbia, anche alla firma di un ancora più vasto programma di collaborazione. Ma dalla Russia Laverda ha accolto altri illustri ospiti, cioè i vicegovernatori e responsabili delle politiche agricole di diverse regioni dell’ex Unione Sovietica. Con numerosi imprenditori da là provenienti sono in atto trattative per altre mietitrebbie che andrebbero a rinforzare il già notevole parco macchine Laverda in Russia. L’Ucraina infine, “granaio d’Europa”, ha portato a Bologna i vicegovernatori di alcune tra le più importanti regioni preminentemente a vocazione agricola, oltre che un grande produttore molto interessato all’acquisto di macchine di grande potenza, adatte a raccolti di 8-10 tonnellate all’ettaro. La penetrazione del mercato ex sovietico da parte di Laverda procede dunque a tutta velocità. A Mosca sono finiti i lavori di ristrutturazione della sala espositiva che ospiterà permanentemente una 2350LXT, mentre a Kiev, in Ucraina, stanno per essere aperti un magazzino ricambi

ed un centro assistenza. In linea con la missione strategica di Laverda, tesa alla soddisfazione del cliente finale che è e rimane il principale attore del futuro agricolo di ogni Paese. Michele Trincia

Quattro mietitrebbie Laverda 2760 LX pronte per la raccolta del riso nella campagna russa.


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Arrivano i francesi: primo convegno dei concessionari La giovane rete della filiale Laverda France convocata in occasione dell’Eima bolognese La Francia, Paese dedicato all’agricoltura più di ogni altro nella Comunità Europea, è sempre stato per Laverda un mercato molto importante. Ancora prima del passaggio della società di Breganze sotto bandiere diverse da quella dei fondatori, si contavano in Francia molte macchine sparse un po’ ovunque. Notevoli sono ancora oggi gli apprezzamenti da parte dei clienti per l’affidabilità e la qualità del lavoro svolto dalle mietitrebbie sulle estensioni francesi. Per queste ed altre ragioni Laverda ha fondato, nello scorso luglio, una propria filiale in Francia e ha avviato la costituzione di una rete distributiva dedicata alle macchine da raccolta. Così, in occasione dell’ultima Eima, è nata l’idea di invitare i primi concessionari per il convegno annuale, unendo la partecipazione alla manifestazione internazionale delle macchine agricole di Bologna alla visita allo stabilimento di Breganze. Si è trattato di un primo incontro di quella che ci auguriamo diventi una serie di riunioni finalizzate ad uno scambio di informazioni tra Laverda, unico costruttore italiano di mietitrebbie, e la parte più rappresentativa della clientela francese. Dopo la visita allo stabilimento durante la quale i concessionari hanno avuto modo di apprezzare la rigorosità e l’eccellenza delle tecniche costruttive e di collaudo presenti presso la Laverda, gli ospiti d’oltralpe hanno potuto trascorrere una serata culinaria e musicale in quel di Imola. Il giorno dopo si è tenuto il primo convegno dei concessionari durante il quale, oltre a scoprire in anteprima le novità presenti all’Eima, si sono tracciati le linee guida e gli obiettivi per la imminente campagna vendite. Tutto si è svolto nella stupenda cornice del centro congressi Monte del Re di Dozza, amena località tra le

colline bolognesi. Al termine del convegno regnava già l’atmosfera calda e cordiale che contraddistingue lo spirito Laverda. E’ poi esplosa la meraviglia alla presentazione della nuova mietitrebbia M 306 che è stata presa d’assalto ed esplorata in ogni sua “piega”, con la piena soddisfazione di tutti. Dopo aver dato spazio ai commenti ed alla curiosità, il nutrito gruppo di concessionari si è recato a Bologna. Di prassi la visita al centro storico con i suoi 35 km di portici, che fanno di Bologna la città più “porticata” del mondo. Quindi, la visita guidata dell’antico palazzo comunale con la sala Farnese, della basilica di S. Petronio e della sorprendente meridiana dell’astronomo Cassini. Passando attraverso il mercato medioevale e piazza Santo Stefano, con un intermezzo per un aperitivo in piazza Maggiore, i nostri concessionari francesi sono stati ospiti per cena alla Taverna dei Poeti, popolare appuntamento gastronomico e punto d’incontro della famosa città emiliana. L’indomani tutti in fiera, a rimirare l’affollato stand Laverda che nel

padiglione delle macchine da raccolta riveste di anno in anno sempre maggior importanza. Per i dirigenti della giovane filiale e i concessionari tutti, la risonanza del nome Laverda ed i primi successi nelle vendite in Italia sono la conferma che l’avvio della collaborazione con la società di Breganze sia per loro la scelta ideale. Marco Storero

Sopra, Marco Storero, export area manager. Sotto, i concessionari della rete francese con il direttore generale di Laverda S.p.A., e presidente di Laverda France, Aldo I. Dian, e con il direttore marketing Angelo Benedetti.


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Le tecnologie

Qualità, per Laverda ora è un fattore globale Dopo la produzione, conseguita la certificazione dell’intero sistema gestionale aziendale In ottobre Laverda ha raggiunto un risultato di enorme rilevanL’organizzazione di Laverda raccoglie le richieste esplicite e za sotto il profilo dell’organizzazione aziendale finalizzata alla implicite dei clienti attraverso un attento monitoraggio del tersoddisfazione dei suoi clienti. Dopo la certificazione dei procesritorio. Tutte le richieste vengono esaminate e riportate in un si produttivi, ottenuta nel corso degli anni Novanta, lo stabili“piano prodotto” che diventa il riferimento per la progettaziomento di Breganze ha infatti ora ha conseguito quella dell’inne. Quest’ultima pianifica le attività e sviluppa gli studi necestero sistema gestionale aziendale, un orologio che funziona sari per predisporre i prototipi, le pre-serie e le serie. scandito da precise regole di comportamento e di controllo, Al termine della fase di engineering i risultati dello studio e REG. N. 192 affidato a uomini con un notevole bagaglio di esperienza e di UNI EN ISO 9001:2000 della esecuzione dei prototipi vengono valutati, per verificare conoscenze. Laverda fa della formazione continua delle risorse la rispondenza alle richieste del cliente e agli obiettivi aziendali. Lo umane il punto di forza del suo sistema qualità. Il personale infatti è sviluppo dei disegni è accompagnato, in parallelo, da una fase di costantemente formato su tutti questi metodi applicati in azienda, industrializzazione. Anche la rete commerciale, che ha il contatto allo scopo di garantire che il risultato sia l’effetto di un’azione pianidiretto col mercato, interviene nell’organizzazione e nella programficata e condivisa. mazione per permettere all’azienda di pianificare la produzione. L’approccio della nostra azienda con la qualità viene da lontano. Il processo produttivo è gestito e controllato secondo delle specifiLaverda è un’azienda con 130 anni di storia. Nata per dare soluzioche aziendali consolidate. Tra queste vi è, ad esempio, il ferreo conni efficienti a chi lavorava la terra, ha sempre avuto come chiave trollo qualità, in ingresso, dei prodotti acquistati dai fornitori: tutto fondamentale di sviluppo e di crescita il rapporto con i suoi clienti. ciò che non è conforme viene rimandato indietro e le problematiche Un valore attualissimo tutt’oggi, addirittura indispensabile. rilevate sono comunicate alle aziende fornitrici che le hanno geneIn Laverda la vicinanza al cliente non è un fattore “esterno”, di facirate, perché adeguino i propri sistemi produttivi. le identificazione, perché è talmente radicato nella cultura aziendaDurante la produzione, ogni fase è accompagnata da documenti le del personale che diventa difficile isolarlo come specifica attività. prescrittivi e di registrazione, grazie ai quali ogni singolo operatore Fa parte dei cromosomi della nostra industria e delle sue risorse conosce e registra gli esiti, legandoli al numero di telaio del prodotumane. to. Tutta questa massa di dati è disponibile per eventuali analisi del Per questo gli obiettivi che ci siamo dati in tema di qualità diffusa a processo di produzione. tutta la realtà aziendale e nella costante analisi per la gestione dei Quando il prodotto, al termine dell’assemblaggio, esce dalla catena, risultati sono il frutto tangibile di questa cultura aziendale. Questi viene controllato al 100% e messo a disposizione della logistica per obiettivi sono principalmente la soddisfazione del cliente, la qualità la spedizione. Ma l’iter dei controlli non è finito: altre verifiche vendei prodotti, un sistema qualità flessibile ed efficiente. gono eseguite prima della spedizione allo scopo di segnalare scostaQuesti principi, che per 130 anni sono stati sicuramente nella testa menti rispetto alle specifiche o deterioramenti avvenuti durante lo dei vertici aziendali, oggi sono incardinati nel sistema di gestione per stoccaggio e il trasporto. la qualità, del quale metodi, risorse, mezzi, materiali, ambiente sono i pilastri portanti. Per capire come si sviluppa un sistema qualità dobGianni Salin biamo immaginarlo come un itinerario circolare. Al punto di partenGianni Salin, za c’è il cliente, all’arrivo c’è ancora lui. Perciò tutto ciò che in azienresponsabile da si fa è in funzione di un cliente a cui dobbiamo fornire ciò che ci qualità, durante la ha richiesto. sua relazione al In azienda l’organizzazione formalizzata ebbe origine già negli anni Convegno Laverda. Sessanta quando i Laverda decisero di passare da un sistema artigianale di gestione al sistema industriale formalizzato. Negli anni Novanta il meccanismo si è ulteriormente evoluto. Il sistema industriale piramidale gerarchico si trasformò in un’organizzazione snella della produzione. La scelta conseguente fu di perseguire la certificazione del sistema qualità per la produzione, secondo le norme Iso 9002-94. Impostato il sistema, si cominciò a misurarne l’efficacia per capire come rispondeva, sul piano dei risultati, il metodo applicato. Questo permise di tarare continuamente il sistema, approdando a livelli di efficienza sempre più avanzati. Il miglioramento continuo dei processi, considerato che l’input arriva dal cliente, che l’output è diretto allo stesso cliente e che il nostro obiettivo è la soddisfazione del cliente, ci portò ad organizzare l’azienda in modo sempre più semplice, rapido ed efficace. A questo punto era indispensabile fare un altro salto di qualità, integrando nella certificazione tutti i settori non contemplati dalla Iso 9002, cioè l’area commerciale e marketing, l’area progettazione, l’area sistemi, l’area della ricambistica. A ottobre 2002 Laverda ha così raggiunto un obiettivo di grande prestigio: la certificazione attraverso il maggior riconoscimento possibile, cioè secondo le norme Iso 9001 edizione 2000 .


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Gli eventi

L’ammiraglia conquista il pubblico dell’Eima Tutti in fila per provare, a turno, l’emozione della fantascientifica cabina della nuova M 306 L’agricoltura, la “scienza” che sfama il mondo, coltiva sempre l’ottimismo insito in sé. Anche quando i segnali economici sono poco reattivi. All’Eima 2002 di Bologna, a metà ottobre, se ne è avuta una conferma. La fiera della meccanizzazione per il mondo agricolo, la più grande di tutte le fiere che si tengono nel capoluogo emiliano, che ospitava quest’anno 1755 espositori su una superficie di 170 mila metri quadrati, ha in effetti dato risultati confortanti ai produttori del settore. E non solo per l’affluenza di visitatori, incessante durante i giorni della rassegna, quanto per i dati che hanno introdotto l’appuntamento. L’Unacoma, ad esempio, attraverso il suo presidente Aproniano Tassinari, ha informato che nel 2002 l’industria italiana della meccanizzazione agricola raggiungerà un incremento della produzione intorno al 2-3%, con un balzo in avanti notevolissimo del segmento mietitrebbie, che nei soli nove mesi iniziali dell’anno hanno fatto registrare uno scoppiettante +32% delle immatricolazioni. Nei dati dell’Unacoma il boom delle mietitrebbie Ovviamente un dato che arride al ruolo di Laverda, unica azienda italiana costruttrice di mietitrebbie. E non è stato un caso che al padiglione 29, quello destinato alle macchine per la raccolta, Laverda con le sue “rosse” abbia fatto il pieno di visitatori, intenti soprattutto a fare la fila per salire la scaletta che portava alla nuova cabina della grande M 306, la nuova ammiraglia, e provare l’emozione di sedersi al posto di guida della gigantesca macchina. Così allo stand Laverda ci si comportava come a un particolare “motor show”, con operatori e appassionati in religiosa osservazione di queste scintillanti

“rosse”, evocatrici di potenza, dotate di ogni comfort, amiche da conquistare e da sognare per portarle con sé in sterminate ore di lavoro sui campi. Per l’agricoltore una scelta come per l’auto del cuore. “Era la nostra terza Eima - conferma Angelo Benedetti, direttore marketing di Laverda spa - e oltre ad aver registrato un’affluenza superiore rispetto all’anno scorso, abbiamo riscontrato un interesse diverso, nei confronti delle nostre proposte, rispetto alle prime due partecipazioni. Dopo l’effetto sorpresa per la novità del ritorno di Laverda, un marchio storico che è nel cuore di tutti gli specialisti della raccolta, dopo il quasi stupore per la discesa in campo di questa azienda italiana in un settore dove la concorrenza è fortissima, stavolta abbiamo percepito un ragiona-

mento diverso, del tipo: “Ma allora fanno sul serio, Laverda c’è ed è in prima fila”. Oppure: “Però, questi fanno sul serio. Hanno già rinnovato la gamma!”. Il pubblico negli anni scorsi ha recepito il messaggio del ritorno in campo, adesso si informa sulle caratteristiche tecniche, approva la scelta dei motori Caterpillar, mostra di apprezzare le specializzazioni delle nostre macchine. All’Eima abbiamo avvertito questo cambio di tendenza: dalla sorpresa, appunto, alla concreta conoscenza di una nuova grande realtà che è già leader di mercato. Ha colpito positivamente anche l’immagine complessiva del Gruppo Argo, il segnale che c’è una grande impresa italiana capace di tenere il passo nel mondo e giocare un ruolo di primaria importanza fra i costruttori del settore.

Al Cad del reparto progettazione Laverda, il gruppo motore Caterpillar completo di filtro rotante.


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11 Laverda e il Gruppo Argo, che biglietto da visita! In effetti la visita allo stand Laverda nel padiglione 29, insieme a quella nel padiglione 35 “occupato” da trattori Landini, McCormick e Valpadana, oltre che dalle macchine Pegoraro per la lavorazione del terreno, lasciava nella retina la sensazione di un gruppo estremamente complesso e determinato a crescere sui mercati. Siamo, in effetti, alla svolta per l’agricoltura. Lo studio settoriale presentato all’Eima di Bologna da Prometeia e Unacoma sugli scenari economici futuri del comparto ha infatti messo in risalto che, dopo un biennio di stasi, il mercato delle trattrici e delle macchine agricole dovrebbe avere un nuovo significativo sviluppo sia sul mercato interno che su quello dell’Unione Europea. E questo, appunto, per restare al solo Vecchio Continente. Il centro studi bolognese ha anche spiegato che, per quanto riguarda la “tracciabilità” dei prodotti della terra, la tendenza sarà quella di considerarla all’interno di un più ampio concetto di certificazione delle aziende agricole, “individuando nella meccanizzazione la chiave per la definizione della storia delle singole produzioni che, dall’azienda, entrano nella catena alimentare e giungono alle mense”. Tradotto, significa che il futuro dell’agricoltura è più che mai legato alla meccanizzazione, a macchine affidabili, efficienti, e

ben assistite da una rete di servizio. Come dire che il Gruppo Argo sta puntando giustamente le sue carte. Benedetti: “Hanno capito che facciamo sul serio” In questo quadro, Laverda ha avuto a Bologna la conferma del ruolo che va acquisendo in Italia e fuori: “Già da tanti anni la fiera non è più il luogo in cui si vende – dice Angelo Benedetti – ma in cui il cliente vede, pianifica con cura l’investimento, acquisisce le informazioni che gli interessano. Poi la scelta si fa con calma a casa, insieme alla moglie e ai figli, o ai partner aziendali, e parlandone con la propria banca. A poco più di un mese di distanza dall’Eima, registriamo un fermento di richieste da parte di clienti che fino a ieri non consideravano Laverda tra le loro potenziali scelte. L’Eima ci ha aperto moltissime porte, ci ha permesso di proseguire a inserire il nostro nuovo cuneo sui mercati”. Ma quali sono le prospettive di mercato viste dal suo osservatorio privilegiato? “Si nota una certa stabilità generale, e notevoli tassi di crescita per noi. Il 2002 ha segnato una certa crescita per i trattori, mentre per le mietitrebbie, in Italia, ha portato una salita complessiva del 10% (noi abbiamo portato a casa un ottimo +40%), mentre in Europa la Germania ha segnato un buonissimo +15%. “Tirano” molto i Paesi dell’est europeo, sui

quali Laverda sta lavorando in modo proficuo. Una delle carte vincenti che stiamo giocando è la completezza della gamma, perché le famose mietitrebbie rosse aprono la strada alle macchine del comparto presse e foraggi e fienagione. L’affidabilità delle macchine più famose fa da traino alle altre, per le quali approntiamo dappertutto un servizio post vendita identico a quello per le macchine maggiori”. Il futuro insomma sembra essere molto legato al mondo agricolo. L’Eima in questo senso ha aperto rassicuranti scenari. Un convegno delle associazioni d’impresa del comparto ha anche parlato di “agricoltura in rosa”, chiarendo quali sono le nuove opportunità europee per l’iniziativa imprenditoriale femminile nel settore. I confini dei prodotti della terra si allargheranno.

L’ing. Vito Fregonese, a sx., responsabile del settore ricerca e sviluppo, a colloquio con un ingegnere progettista nel reparto prototipi.


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I prodotti

a cura di Angelo Benedetti

In vetrina i punti di forza per l’anno 2003 Presentate a Bologna la serie LXE, l’ammiraglia M 360, l’autolivellante 2450 AL4WD All’Eima 2002 di Bologna le macchine Laverda l’hanno fatta da protagoniste. Per Laverda era la terza edizione della famosa manifestazione bolognese. Infatti dall'acquisizione da parte del gruppo Argo dello stabilimento di Breganze sono passati 2 anni e 5 mesi, un tempo brevissimo per trasformare un “plant” in una vera e propria industria capace di confrontarsi con una concorrenza sempre più agguerrita nel settore delle macchine da raccolta. Invece eccole, le “rosse del Nord-Est”, così sono definite le mietitrebbie Laverda, ancora più belle e rinnovate nello styling e nei contenuti. Ormai questa azienda giovane e dinamica, con un vissuto di 130 anni, ha abituato la propria clientela al costante rinnovarsi dei prodotti e dell’offerta dei servizi. Ma vediamo nel dettaglio la gamma che i visitatori dell’Eima hanno potuto conoscere da vicino. LXE, tre tecnologie esclusive nate da una lunga esperienza Iniziamo dalla serie LXE. Alla Laverda tutti sanno che il raccolto è il frutto di 365 giorni di attività e quindi il primo requisito essenziale di una mietitrebbia è l’affidabilità. Con questo presupposto e grazie all’esperienza degli uomini di Breganze sono nate le nuove macchine serie LXE. Una sintesi di componenti estremamente collaudati e innovazioni tecnologiche mirate alla soddisfazione dei bisogni della clientela. Tre sistemi esclusivi ed unici quali GSA, PFR e MCS fanno la differenza tra una Laverda e una qualsiasi altra mietitrebbia. Il GSA (Ground Self Alignment) è la combinazione tra il noto e brevettato sistema “Terra Control” ed un adeguamento intelligente ed automatico della piattaforma di taglio alle irregolarità del terreno. Con il GSA l’operatore dovrà preselezionare l’altezza di taglio ottimale, al resto ci penserà la mietitrebbia. Quindi stoppie regolari, raccolta senza soste nell’allettato e sicurezza di una alimentazione regolare e pulita. Il rullo intermedio PFR (Prepare & Feeding Roller) interpreta bene il motto “chi ben incomincia… è a metà dell’opera”. Chi conosce questo adagio sa che trova applicazione anche nella mietitrebbiatura e suona così: “la trebbiatura e le prestazioni … cominciano dal davanti”. Quindi una buona barra di taglio con GSA ben si accoppia con il

sistema PFR composto dall’esclusivo rullo di alimentazione a dita retrattili, dal canale alimentatore universale con catenarie a tensione automatica e posizionamento a molle nonché dall’originale trasmissione a catena autolubrificante. Un insieme di vantaggi a garanzia di una alimentazione affidabile, regolare ed uniforme con tutti i tipi di prodotti. Un buon taglio ed un trasporto sicuro sono solo l’inizio di una buona trebbiatura. Infatti l’opera viene completata dall’altro sistema brevettato Laverda, definito MCS . Il Multi Crop Separator è il sinoni-

mo di “due sistemi trebbianti in una sola macchina”. La qualità del prodotto trebbiato e l’ottimizzazione delle prestazioni sono prioritarie per le mietitrebbie Laverda. Un battitore pesante con un grande effetto volano è la premessa ideale per la stabilità del regime a garanzia di un’eccellente e delicata sgusciatura della granella. Dal battitore il prodotto passa al sistema MCS che provvede all’ulteriore separazione della granella residua senza forzare e quindi danneggiare la paglia. Si evita così il sovraccarico del cassone crivellante, ottenendo una pulizia eccellente


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13 del prodotto trebbiato senza dispendio di energia per comandare turbine o altri elementi aggiuntivi. La paglia lunga e ben trattata viene scossa sugli alti gradini dei lunghi scuotipaglia (4,20 metri ), in modo da recuperare anche l’ultimo chicco rimasto nel flusso del prodotto.

I motori di ultima generazione firmati Caterpillar e Iveco Il tutto in un insieme armonico e semplice, orientato alla riduzione dei costi di esercizio e al minor consumo di energia con il vantaggio per il cliente di coniugare al meglio economia ed ecologia grazie alle soluzioni esclusive Laverda. Sotto il profilo del comfort il valore aggiunto è dato dalla nuova cabina “Elegance”, dotata di ampie porte d’accesso e di servizio, di un nuovo climatizzatore, di sedili passeggero ed operatore rinnovati con comandi e indicatori per la massima ergonomia. Lo scarico granella ha una velocità di 85 l/secondo grazie alla coclea a doppio principio mentre l’innesto del trinciapaglia è affidabile e graduale grazie all’innesto elettroidraulico. Completano le innovazioni i motori Caterpillar ed Iveco dell’ultima generazione. Due leader mondiali nel settore montati rispettivamente: il Cat sui modelli 25.50 LXE e 28.60 LXE e l’Iveco sui modelli 20.05 LE e 21.50 LXE.

Nella nuova ammiraglia M 306 forza, grinta e comodità Sempre in tema di mietitrebbie, Laverda presenta per la prossima campagna l’ammiraglia M 306. La grande e nuova mietitrebbia è stata la protagonista all’Eima. Laverda è oggi l’unica azienda Italiana costruttrice di mietitrebbie ed il 2003 sarà un anno speciale: infatti si celebreranno 130 anni dalla fondazione. La sigla M 306 vuol essere un omaggio al famoso costruttore di Breganze ed un rilancio di una serie, la M appunto, che ha conquistato i mercati mondiali con le celebri M 90 - M 120 - M 132 - M152 ecc.

Lo styling accattivante, l’ampia e moderna cabina “comodore” con un posto di guida con i comandi intuitivi ed allo stesso tempo estremamente ergonomici, il grande serbatoio granella da 9.000 litri con uno scarico estremamente rapido ( 105 l/sec. ), sono solo alcuni tratti che distinguono l’ammiraglia Laverda. Le esclusività insite nel prodotto Mietitrebbia quali GSA, PFR ed MCS assumono in questa macchina un’importanza ancora maggiore in quanto ogni elemento è dimensionato e proporzionato alla categoria di una 6 scuotipaglia. Un motore Cat da 305 CV concepito con la più moderna tecnologia garantisce oltre all’ottimale riserva di potenza anche l’ideale equilibrio nei consumi. Basta sollevare gli ampi portelloni laterali per capire con un colpo d’occhio la semplicità delle trasmissioni e di conseguenza il minimo fabbisogno di energia per il massimo rendimento degli organi trebbianti, di separazione e pulizia. Salendo in cabina lo spazio e le proporzioni ingannano anche il più esperto dei trebbiatori. Basta allungare un braccio e farlo ruotare per rendersi conto che la nuova cabina Laverda “comodore” è la più ampia sul mercato. I progettisti hanno pensato a tutto; c’è persino un frigorifero estraibile e portatile di grande capacità. Una consolle di comando solidale con il bracciolo destro ed una leva polifunzionale mette in mano

all’operatore tutto quanto serve per pilotare la trebbiatura in ogni condizione. La M 306 Laverda è veramente l’espressione ideale della mietitrebbia.

L’autolivellante più potente che nasce tutta a Breganze Per chi ama raccogliere al vertice… delle montagne, Laverda, da vero specialista delle mietitrebbie autolivellanti, propone la 2450 AL-4WD. Anche su questa macchina oltre agli elementi esclusivi di base quali PFR ed MCS, Laverda offre al cliente il sistema 4 WD a garanzia di trazione e motricità insuperabili che si traducono nella pratica quali elementi di sicurezza in qualsiasi situazione di raccolta. Il successo nelle vendite della passata stagione è la miglior conferma di un progetto che ha finalmente soddisfatto le esigenze dei contoterzisti che fanno della trebbiatura in montagna la loro maggior attività. Infatti la 2450 AL-4WD è l’autolivellante a 5 scuotipaglia più potente sul mercato completamente costruita in fabbrica. Altri produttori assemblano parti fornite da terzi su telai di mietitrebbie da pianura. La 2450 AL-4WD, grazie alle caratteristiche sopra esposte e ai contenuti tecnici insiti nel progetto, offre la stessa produttività di una grande 5 scuotipaglia da pianura anche in collina.


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L’ album 14 Dalla M 60 alla M 306, un filo rosso lungo mezzo secolo La riscoperta della gloriosa serie “M” che nel ’56 segnò la “rivoluzione” della prima mietitrebbia italiana Vi sono momenti nella storia di un’azienda in cui scelte produttive coraggiose possono determinare il futuro stesso dell’attività industriale, disegnando così una curva di crescita esponenziale o, per contro, un declino a volte inarrestabile. Quando, agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso, i fratelli Laverda, a fronte delle prospettive di sviluppo economico dell’economia mondiale, si interrogarono sul futuro della loro azienda e sulla necessità di innovare la produzione, si trovarono di fronte ad un dilemma di non poco conto. La Ditta Pietro Laverda era ormai leader indiscusso nel mercato italiano con la sua gamma di mietilegatrici e di macchine per la fienagione. Era un’azienda matura, di medie dimensioni, ma ancora legata a sistemi produttivi tradizionali. All’orizzonte del mercato nazionale, ancora saldamente occupato da produttori di mietilegatrici e di trebbiatrici fisse, apparivano, provenendo soprattutto dal Nord America, le mietitrebbie trainate e anche i primi modelli semoventi che sembravano rispondere alle esigenze di un’agricoltura in profondo rinnovamento. Così a Breganze si iniziò a pensare alla realizzazione di una mietitrebbia tutta italiana. Scrive l’ing. Antonio Guadagnin, allora giovane tecnico dell’ufficio progettazione Laverda: “Lo studio di una mietitrebbia iniziò nel 1954 e subito fu affrontato il dilemma se si dovesse produrre una macchina trainata o una semovente. Si optò per una semovente piccola, in quanto, secondo la filosofia Laverda, doveva essere una macchina tipicamente aziendale e quindi di dimensioni e costi contenuti, adatta perciò a lavorare su piccoli appezzamenti. Lo studio si concretizzò in un prototipo, approntato per la campagna 1955, con battitore di

60 cm di larghezza e motore a benzina (Fiat 1400) di circa 30 CV.” Nella primavera del 1956 veniva presentata ufficialmente alla Fiera di Verona la prima mietitrebbia semovente italiana e il nome scelto fu M 60, sigla che, riprendendo la tradizione Laverda di denominare la produzione precedente con le iniziali della macchina (ML per mietilegatrice, VF per voltafieno, MF per motofalciatrice ecc.), dava anche un’immediata rappresentazione della potenzialità della macchina (60 era la larghezza del battitore in cm., che in sostanza configurava la capacità produttiva del modello). La M 60 destò un grande interesse tanto che una nutrita pre-serie fu impiegata nella

campagna di raccolta dello stesso anno. Le caratteristiche del modello, prodotto poi fino al 1963 in circa 1000 esemplari, erano: barra di taglio da m 1,98, battitore a 8 spranghe largo mm 600 e di diametro mm 540, tre scuotipaglia, brillatore e seconda ventilazione di serie, piattaforma laterale per l’insaccaggio del prodotto, gruppo motopropulsore con motore Fiat diesel da 35 CV, variatore continuo a cinghia trapezoidale, cambio a 2 velocità e riduttori a catena sulle ruote, ruote motrici anteriori gemellate. Una macchina di concezione moderna e di dimensioni adatte alle caratteristiche dell’agricoltura italiana del tempo, fatta di aziende di piccole dimensioni con appezzamenti assai frazionati. Presentata anche al salone di Parigi, la M 60 fu subito richiesta dal mercato francese; di essa vennero presto realizzate versioni per la raccolta del riso e del mais. La costruzione in serie di questa nuova tipologia di macchine comportò un notevole sforzo di adeguamento tecnologico. Gabriele Radin, artigiano del ferro battuto e ora appassionato conservatore del “Museo dell’artigianato breganzese”, racconta come nella sua officina venissero prodotti su commissione della Laverda i primi cofani posteriori bombati della M 60, ricavandoli interamente a mano da un’unica lastra di lamiera. E proprio il reparto lavorazione lamiere fu realizzato ex novo per avviare la produzione in serie. Negli anni successivi, con l’entrata in produzione anche di altri modelli, si rese necessario realizzare un nuovo stabilimento, a poche centinaia di metri dalla sede storica di Laverda di via Castelletto, dove furono approntate una moderna catena di montaggio, il reparto verniciatura e il reparto spedizioni.


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Ben presto il successo della M 60 spinse i Laverda a realizzare un modello di mietitrebbia più grande, adatto alle grandi aziende e ai contoterzisti. Nacque così nel 1958 la M 90, a 4 scuotipaglia con barra da m 3,60 e motore da 60 CV. Era iniziata così quella forte crescita che avrebbe portato la ditta Laverda a diventare, in pochi anni, il più importante produttore italiano di macchine agricole da raccolta e uno dei maggiori del mondo. Mentre attorno, nel panorama industriale italiano, i produttori delle obsolete trebbiatrici fisse pian piano scomparivano (resterà in attività per una ventina d’anni solo la Arbos-Bubba, anch’essa convertitasi alle mietitrebbie), per lo stabilimento di Breganze si apriva una fase di espansione che avrebbe portato in un decennio a superare i 1000 dipendenti e le 2000 mietirebbie prodotte annualmente. La serie M via via si arricchiva con la nascita della M 120, della M 150, dell’autolivellante M 100, delle M 132 M 152 fino alla grande M 182 del 1981. Una sigla fortunata, dunque, che ha segnato tappe importanti dello sviluppo della meccanizzazione agricola in Italia e nel mondo. Piergiorgio Laverda

Sopra, una M 60 al lavoro nel tipico paesaggio dell’Italia centro-meridionale. Sotto, un treno carico di M 60 in partenza dalla stazione ferroviaria di Thiene (VI) (Foto Archivio Storico “Pietro Laverda”).


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La storia, le storie

Un falò beneaugurante saluta l’inizio dell’inverno La tradizione vive in molte parti d’Italia. Nel Veneto è il rito secolare del “Panevin” La maggior parte delle feste e dei riti tradizionali deriva da un secolare carattere agrario, fin da epoca preromana e precristiana. La loro origine, per lo più, sta nel bisogno di propiziare l’avvicendarsi dei cicli stagionali, da cui dipendevano il buono o il cattivo destino dei raccolti. L’aratura, la semina, la potatura, la raccolta dei diversi prodotti della terra, il saluto dell’arrivo o della fine delle diverse stagioni si inquadravano in una dimensione per così dire religiosa, tendevano a rendere “sacri” il tempo e lo spazio. Con il passare dei secoli, questa “religiosità” tradizionale dei ritmi della vita rurale s’incontrò con la pratica religiosa cristiana, e molte tradizioni di origine “pagana” si mischiarono con le esigenze della fede. La tradizione contadina, in Italia, pur con diversità e specificità regione per regione, area per area, vede un generalizzato uso di accendere fuochi durante il periodo che precede o segue immediatamen-

te il solstizio d’inverno. Il fuoco, atavico simbolo del sole, è utilizzato come fattore di augurio, come elemento che distrugge il vecchio e apre al nuovo, come calore che unisce una comunità. In tutta Italia, dal Nord alla Sicilia, il falò di fascine accatastate è un rito che si rinnova ogni anno da secoli, d’inverno, come momento di chiusura di un ciclo e di apertura di un altro. Nel Veneto, regione forse più di altre in cui la tradizione contadina ha un pedigree di grande valore, percorrere le strade durante la notte della Befana fa scoprire questo fenomeno. Da ogni parte si scorgono grandi o piccoli falò, intorno ai quali si raccolgono grandi o piccoli gruppi. Dalla piazza del paese, con tutta la comunità intorno, al cortile comune in cui si ritrovano le famiglie del rione. A volte i falò appaiono come roghi alti diversi metri, che ardono per ore, preparati con cura dagli uomini nelle settimane precedenti, tentando di realizzare un’”opera” più maestosa e originale dell’anno prima, facendo attenzione a stabilirne un’architettura che permetta poi una bruciatura efficace e prolungata e che eviti crolli di parti della catasta infiammata.. Questo falò ancestrale e magico è il “Panevin”, tradizione antica, sopravvissuta al correre dei secoli, viva in tutto il Veneto ma rivendicata con orgoglio soprattutto dai trevigiani. Chi vuole associare il rito a un’antichissima usanza celtica la spiega con il significato originario di evocare il ritorno del sole sulla terra, invocando l’allungarsi delle giornate che inizia, appunto, col solstizio d'inverno. Poi, probabilmente in epoca medioevale, i falò del solstizio furono spostati all’Epifania: una leggenda popolare vuole che servissero a rischiarare la via ai Re Magi. Ma la notte del falò significava soprattutto una cosa: l’incontro di tutta una comunità agricola che alzava al cielo la sua preghiera per una nuova annata ricca di doni della terra, e che per l’occasione si concedeva qualche piccolo lusso, un bicchiere di vin brulé e una fetta di “pinza”, dolce paesano fatto per lo più con la farina gialla e svariati ingredienti. Ancora oggi, nell’era della tecnologia, il Panevin rimane una consuetudine molto gettonata. Spesso l’evento del fuoco prevede dei passaggi rituali: più giri intorno alla catasta da parte di chi deve incendiarla, poi il girotondo collettivo intorno al fuoco levando in coro poesie e detti dialettali augurali: “Dio ne daga pan e vin, tanta ua e pan e vin, da lontan e da vicin. Dio ne daga salute, pan e vin…” (Dio ci conceda pane e vino, tanta uva e pane e vino, Dio ci dia salute, pane e vino…).

Laverda S.p.A. via F. Laverda, 15/17 - 36042 Breganze [VI] Italia t. +39.0445.385311 f. +39.0445.873355 webmaster@laverdaworld.com www.laverdaworld.com

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