lavori pubblici
n. 4 settembre - ottobre 2003
quota neve s.r.l. via Panizza 12 - 20144 Milano Sped. in abb. postale - 45% art.2 comma 20b legge 662/96 - Milano
Mercedes-Benz è un marchio DaimlerChrysler.
Con Unimog tutto è possibile.
Antincendio boschivo
Viabilità invernale
Spazzatrice scarrabile
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Modelli
U 300
U 400
U 500
Motore Euro 3 Potenze in Cv
150 - 177
177 - 230
230 - 280
Passi mm
3080 - 3600
3350 - 3900 Guida sinistra o destra spostabile in 30 sec.
Trazione integrale Freni a disco con ABS Freno motore a due stadi Assi a portale Sistemi idraulici di potenza Prese di forza integrali Cassone ribaltabile
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DaimlerChrysler Italia S.p.A. Via G. V. Bona, 110 - 00156 Roma Settore Unimog Tel. 06/41442043 - Fax 06/41442819 www.unimog.it
lavori pubblici
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Organizzazione AMSA per la città di Milano Gh. Marchelli G.P.S. Strade Unimog U 500 L allestito con betoniera Ga. Marchelli Gmeiner - Prato una nuova realtà per la viabilità invernale 10 Iveco attrezzati Morselli e Maccaferri per la Provincia di Trento Ga. Marchelli Prato attrezza la Provincia di Trapani Gh. Marchelli Riunione Bucher a Revello in casa Giletta Gh. Marchelli Assaloni per l'aeroporto di Monaco di Baviera Nuovi prodotti per il disgelo Modulo idrico multifunzione Molinari Piccoli escavatori cimiteriali Impianto di stoccaggio e distribuzione sali a Mestre Gh. Marchelli MVG presenta Fuxor "TWT" veicolo a doppia vasca per la raccolta differenziata Ga. Marchelli Routinform@2003 M. Mattio Dispositivi strutturali per ponti e viadotti: il giunto polimerico viscoelastico a tampone S. Tattolo Tecniche di insonorizzazione dei giunti di dilatazione in gomma armata su viadotti in centro urbano S. Tattolo Ripristino frana in Valle di Zoldo Ga. Marchelli I sistemi di monitoraggio di colate detritiche rapide del Comune di Cortina d'Ampezzo R. Genevois, A. Galgaro, P.R. Tecca e A.M. Deganutti I Silvestri, Schmidt e lo sgombero della strada del Foscagno Gh. Marchelli Orsi consiglia: soluzioni per facilitare l'uso delle decespugliatrici
Direttore responsabile: dott. Giorgio Marchelli Direttore esecutivo: dott. ing. Gherardo Marchelli Redazione: dott. Giorgia Marchelli dott. arch. Viviana Patscheider Segreteria di redazione: Domenica Stefani Editore: quota neve s.r.l. Direzione, amministrazione, pubblicità: via Panizza 12 20144 Milano tel. 02 4983120 fax 02 4985157 e-mail: lavoripubblici@quotaneve.it Stampa: Ottavio Capriolo Via Arc. Calabiana 6 20139 Milano Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 577 in data 14-10-2002
Lavori Pubblici viene inviata a: - Uffici Tecnici di Comuni, Province, Regioni e Comunità Montane - Società di gestione strade e autostrade - Aziende municipalizzate, di multiservizi e raccolta rifiuti - Ditte appaltatrici di lavori pubblici - Parchi nazionali e regionali - Consorzi di bonifica - Aeroporti - Enti, Aziende e Comunità di grande dimensione (fiere, golf…) - Ditte produttrici e commerciali italiane ed estere nei settori di intervento della rivista - Personalità di settore italiane ed estere 4
Spedizione in abbonamento postale comma 26 art. 2 legge 549/95 Milano Abbonamenti annui: Italia euro 30,00 Estero euro 40,00 i versamenti possono essere effettuati a mezzo assegno o c/c postale n. 26647206 intestato a: quota neve s.r.l.: - via Panizza 12 - 20144 Milano Una copia
euro 5,00
Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
dal 1889
ANGELO BOMBELLI COSTRUZIONI METALLICHE S.r.L. 20134 MILANO - VIAG. VENTURA14 TEL. 022157858-820 - FAX 0226410069E-mail: bombelli@bombelli.it - Internet:www.bombelli.it
IGIENE URBANA
Organizzazione AMSA per la città di Milano GHERARDO MARCHELLI
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L’AMSA S.p.A., Azienda Milanese Servizi Ambientali, si occupa per la città di Milano del servizio di raccolta dei rifiuti, della pulizia delle strade, pulizia e raccolta rifiuti nei 96 mercati settimanali scoperti, spurgo e disostruzione pozzetti stradali, servizio neve e antighiaccio, oltre ad operare per i comuni di Bresso, Novate, Pero e Segrate. AMSA inoltre offre servizi integrativi a pagamento sia a privati che a comuni di: pulizia piazzali e parcheggi privati; cancellazione graffiti su superfici in materiale lapideo ed intonacate con applicazione finale di prodotto antigraffiti; raccolta differenziata di cartucce esaurite di toner; raccolta differenziata di carta e cartone per le attività commerciali, artigianali ed industriali; raccolta differenziata del legno per le attività commerciali, artigianali ed industriali; pulizia, protezione e manutenzione di pavimentazioni; raccolta lampade a vapori e tubi fluorescenti; rimozione amianto; raccolta differenziata di materiale elettronico informatico; rimozione neve e spargimento sale presso aree private; raccolta differenziata di olii e grassi vegetali ed animali; gestione completa di servizi igienici mobili; manutenzione e pulizia degli
spazi erbosi, con contestuale raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti provenienti dal servizio medesimo; raccolta domiciliare, trasporto e smaltimento di pneumatici usati; servizio di raccolta domiciliare, trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali e speciali pericolosi; pronto intervento per il caricamento, trasporto, stoccaggio, analisi e smaltimento dei rifiuti speciali e speciali pericolosi, rinvenuti su aree pubbliche o private; ammasso, selezione,
caricamento, trasporto e trattamento di rifiuti, con esclusione dei rifiuti speciali pericolosi, derivanti dalle operazioni di rimozione di scarichi abusivi e di bonifica effettuate presso aree pubbliche o private. Milano è una metropoli complessa e del tutto particolare. Su una superficie di 182 km 2, accoglie 1.250.000 residenti, con una densità per km2 tra le più alte d’Italia. E’ quindi una città che si sviluppa in
1. Compattatore Geesink GPM con cucchiaio su Iveco 260 E 27 2. Autocompattatore Geesink CVR94NA 260 su Scania D.C.O. Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
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verticale; capitale del commercio e del terziario avanzato, costituita per la maggior parte da condomini e grandi quartieri residenziali, vi si registra altresì il più alto rapporto tra numero di automobili e abitanti. Se tutto questo fa di Milano una metropoli viva e dinamica non si possono dimenticare le difficoltà e i problemi che si incontrano nella raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade. Il flusso quotidiano di pendolari in entrata e in uscita dai confini comunali registra un saldo di maggiori presenze rispetto ai residenti di circa 800.000 unità. AMSA deve quindi servire oltre 2 milioni di persone. Il servizio di raccolta rifiuti, profondamente innovato nelle sue modalità dal marzo 1999, è stato impostato tenendo presenti le considerazioni fatte nell’intento di agevolare i residenti e i "city user" nella loro quotidiana attività. La modalità di raccolta dei rifiuti scelta è quella porta a porta (50.000 postazioni raccolta bordo strada che corrispondono all’incirca ai numeri civici di Milano che sono 53.000) nella fascia oraria del mattino dalle 6 alle 11.30 per non ingombrare il traffico e ridurre la permanenza dei rifiuti a bordo strada (non più di 3 ore) in un orario in cui non sono troppo visi-
bili dai cittadini, non potendo effettuare il servizio durante la notte per rispettare il riposo dei residenti. All’interno di questo orario ci sono due fasce, dalle 6.00 alle 8.00, dove viene servito il cosiddetto centro allargato (centro comprensivo di Città Studi e delle vie di penetrazione), questo perché dopo le 8.00 qui si concentra il maggior traffico; quindi, finendo entro le 8.00, è minimizzato l’impatto dei mezzi AMSA sul traffico; dalle 8.00 alle 11.30 viene servita la parte esterna della città. La raccolta è bisettimanale con onere del cittadino di esporre i rifiuti non prima delle 5.00 e non più tardi delle 6 nel centro allargato e dalle 7.00 alle 8.00 nella parte esterna nel giorno del prelievo. Per far rispettare il regolamento esiste del personale di controllo abilitato ad elevare sanzioni. I giri degli automezzi sono stati studiati naturalmente per cercare di favorire il cittadino, ad esempio posticipando al massimo il passaggio nelle zone con case monofamiliari, per non obbligare a svegliarsi in orari improbabili per esporre i rifiuti. In tutti e due i giorni si raccolgono i rifiuti indifferenziati e cartone; in una sola delle due giornate AMSA raccoglie i sacchi gialli per le bottiglie e i flaconi in plastica e svuota i cassonetti condominiali per la raccolta differenziata di carta e vetro.
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Per questo servizio di raccolta vengono utilizzati circa 250 mezzi che ogni giorno prestano il servizio ad un terzo della città, partendo dai 4 dipartimenti AMSA distribuiti sul territorio. In tutta la città, in aree pubbliche o custodite, sono dislocati vari tipi di contenitori e campane per la raccolta differenziata di carta, vetro e lattine, indumenti usati, pile e farmaci scaduti, cartucce esauste per toner. 600 campane per la carta e per il vetro, 430 contenitori per gli indumenti, 640 contenitori da banco custoditi presso i rivenditori per le pile esaurite, 513 contenitori custoditi presso le far1. Gasolone con spargitore elettrico Lhener 2. Autocarro a metano Bucher con vasca ribaltabile da 3,5 m3 3. Compattatore con cucchiaio posteriore per abbassare l’altezza di carico 4. Autocarro Iveco Daily con cassone ribaltabile e sponda montacarichi 5. Compattatore front loader Heil Elefant su Iveco 260 E 27 6. Spargitori Bombelli 7. Autocarro Ellettrico Faam con vasca ribaltabile da 4,5 m3 8. Autocarro Daily con vasca ribaltabile per la raccolta del vetro
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macie per i farmaci scaduti. Per i rifiuti voluminosi è predisposto un servizio di ritiro a domicilio gratuito, su prenotazione telefonica, tramite un numero verde. Inoltre è poi possibile al cittadino conferire queste e altre tipologie di rifiuti (purché il peso del mezzo più quello del carico non superi i 18 quintali), in appositi centri di raccolta AMSA, 5 riciclerie, distribuite sul territorio cittadino. La raccolta dell’umido è garantita alle grandi utenze (mense, attività di ristorazione collettiva, pescherie, negozi di fiori, frutta e verdura e mercati ambulanti) con un servizio giornaliero, raccogliendo circa 15.000 tonnellate/ anno con 900 cassonetti condominiali. Un impianto di compostaggio permette di sfruttare i rifiuti organici, per una produzione di compost di elevata qualità destinato all’agricoltura ed al giardinaggio, dimensionato per trattare 41.000 t per una produzione massima di compostaggio di 10.000 t all’anno. Per smaltire ed utilizzare positivamente i rifiuti non recuperabili e non riciclabili un impianto di termovalorizzazione con recupero di energia produce energia elettrica e calore per il teleriscaldamento utilizzando come combustibile i rifiuti, che costituiscono così una fonte rinnovabile con livelli di emissione inferiori ai piu’ restrittivi limiti europei e nazionali. I servizi di pulizia stradale di Milano da parte di AMSA con pulizia manuale e meccanizzata di tutte le superfici (marciapiedi compresi) destinate ad uso pubblico in via permanente prevedono tre tipologie principali di intervento. Vuotamento cestini portarifiuti, con frequenza quotidiana 7 giorni su 7 per le zone ad alta frequentazione e 6 giorni su 7 per le altre. Spazzamento fine: squadre di operatori dotati di mezzi polivalenti e motocarri, spazzano i marciapiedi, il bordo
della strada, meccanicamente e manualmente con frequenze diversificate. Zone sensibili: 7 giorni su 7; zone ad alta frequentazione: da 4 a 6 volte alla settimana; zone a media frequentazione: da 2 a 3 volte la settimana; zone a bassa frequentazione: da 1 a 2 volte la settimana. Spazzamento massivo: pulizia meccanizzata e lavaggio del bordo della strada adiacente al marciapiede, in orario notturno e in alcune zone sperimentali diurno, con itinerari protetti da divieto di sosta. Frequenza settimanale su tutta la città (80%) ad eccezione delle località prive di marciapiede o dove gli interventi senza divieto di sosta assicu-
rano già una buona pulizia. Anche per lo spazzamento, come per la raccolta, la città è divisa in due fasce: il centro allargato, dove lo spazzamento e la vuotatura dei cestini avviene in orario notturno dalle 23.30 alle 5.00 e la fascia esterna, dove avviene in orario pomeridiano dalle 14.00 alle 19.30. Per lo svuotamento dei cestini il servizio è svolto da motocarri con un singolo operatore. Lo spazzamento massivo è svolto con squadre composte da una spazzatrice meccanica che spazza la cunetta, ed una lavastrade al seguito che la lava con getto a pressione.
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Lo spazzamento fine vede l’intervento di una macchina aspirante con due uomini a terra, uno sul marciapiede ed uno alla cunetta che spazzano indirizzando lo sporco a centro strada nell’area di azione della macchina. Il lavaggio delle aree sottostanti a portici viene svolto con motospazzatrici elettriche con frequenza da bigiornaliera a settimanale secondo le caratteristiche del luogo. Inoltre è in fase sperimentale il servizio di pulizia meccanizzata delle superfici pedonali in alcune zone della città: questo consiste nella pulizia dei marciapiedi con l’impiego di spazzatrici ad ingombro ridotto, con una frequenza da 4 a 7 volte la settimana, secondo il grado di frequentazione della zona. Per il servizio invernale di sgombero neve ed interventi preventivi antigelo (Lavori Pubblici n. 1 marzo - aprile 2003) l'organizzazione si avvale principalmente di appaltatori esterni. Dallo scorso anno sono state però acquisite alcune attrezzature antineve per sopperire ad eventuali carenze delle ditte esterne. Attrezzature di diverse dimensioni per intervenire in tutte le differenti tipologie di strade. Spargitori da 9 m3, da 1,5 m3 ed elettrici da 100 kg, lame da 3,20 m, 3 m e 1,10 m. Il contratto tra AMSA e il comune di Milano vede per ogni servizio parametri quantitativi e qualitativi che se non vengono rispettati possono com-
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portare l’applicazione di penali. I parametri sono monitorati dal comune di Milano, attraverso una serie di indicatori, che AMSA invia quotidianamente, con una gestione di autocertificazione da parte dei capisquadra con un rapporto da compilare prestampato. E' in fase di introduzione un sistema di tracciamento veicolare con tecnologia GPRS che consentirà il tracciamento dei percorsi con la possibilità da parte dell’autista di inserire i dati tramite una tastiera, in modo poi da poter inviare la missione ad un determinato orario e quindi con una acquisizione automatica dei dati di servizio. In questo momento 400 mezzi sono attrezzati con questo sistema. Naturalmente il comune effettua in contraddittorio con AMSA dei controlli spot sul campo per verificare la correttezza di queste certificazioni (ad oggi, dal 2001, non sono ancora stati penalizzati). Il personale al 31.12.2002 era di 2.868 unità ed il parco automezzi sempre alla stessa data era di 798 unità, di cui 318 per i servizi di raccolta, 318 per l’igiene del suolo e altri servizi stradali, 162 per lo smaltimento e i servizi ausiliari, numeri che sono già variati molto, vista l’attenzione posta da AMSA per essere sempre aggiornata con attrezzature e mezzi, sia per mantenere l’efficienza
del parco veicoli, sia per semplificare il lavoro agli operatori, con grande attenzione al cittadino per l’inquinamento sia acustico che atmosferico. Buona parte del parco mezzi è difatti già in regola con le normative Euro 3 (241 mezzi in servizio, 112 in consegna e 22 in gara), motorizzati a metano (21 in servizio e 29 in gara) ed elettrici (15 in servizio). Nel metano AMSA sta investendo molto e a breve avrà anche la stazione di rifornimento interna, comunque tutto il parco alimentato a gasolio sta già funzionando a biodiesel con miscela al 30%, minimizzando anche per questi mezzi le emissioni inquinanti. Per quanto riguarda le lavastrade AMSA dispone di macchine ad alta pressione con capacità di 2.600 litri, autobotti di grossa capacità pari a 6.700 litri: queste ultime hanno un sistema di lavaggio con barra ad alta pressione davanti ed ugelli che consentono di spruzzare lateralmente ad un’altezza radente al suolo in modo da consentire un lavaggio sotto le vetture parcheggiate a bordo strada. Inoltre presentano una trazione ibri1. Autospazzatrice da 4 m3 Schmidt Cleango Elite 2. Autospazzatrice Meccanica Dulevo 5000 3. Lavastrade Cappellotto 4. Autospazzalavasciuga Tennant 5700/80 ES
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da, meccanica per i trasferimenti e, grazie ad un gruppo oleodinamico inserito sull’albero di trasmissione, possono procedere in modo idrostatico per un avanzamento da 0 a 15 Km/h durante il lavoro. Le spazzatrici si dividono in diverse categorie, adatte ai differenti lavori che sono chiamate a svolgere. Meccaniche, utilizzate in particolare per il servizio notturno, per la pulizia "massima" del bordo strada. Aspiranti, di diversi modelli con differenti capacità ed ingombri a seconda della tipologia di servizio che devono svolgere. In questa categoria di veicoli si sono ultimamente aggiornati con nuovi modelli da 2 e 4 m3. Queste, rispetto al sistema di spruzzamento per l’abbattimento polveri, hanno una barra di lavaggio ulteriore a pressione per un lavoro sia di abbattimento che di lavaggio a pressione. Inoltre è in fase di prototipazione un'attrezzatura per la pulizia meccanica dei marciapiedi con un braccio articolato di 6 m con testata per la pulizia da montare anteriormente alla spazzatrice, denominato agevolatore di spazzamento. Per quanto riguarda il parco mezzi dei compattatori, la gamma è completa per dimensioni, dalla più piccola da 10, 12, 14, 16 m3, fino ad arrivare alle versioni di maggiore capacità, le più diffuse, da 23 m3 (di cui a metano 6 in servizio e 29 in gara). Per queste l’innovazione interessante introdotta è il sistema di caricamento: questo per legge deve essere ad almeno 1,4 m di altezza da terra, misura rilevante per eseguire un servizio di raccolta a sacchi: è stata così montata un'attrezzatura posteriore che abbassa l’altezza di carico da 1,4 a 0,6 m. La raccolta differenziata carta/vetro avviene con contenitori da 120 o 240 l, con veicoli bicamera a caricamento automatico, diviso in due scomparti orizzontali, utilizzando la parte superiore per i materiali più leggeri. Per i servizi industriali hanno studiato e sviluppato il sistema di caricamento frontale, che consente di caricare automaticamente cassoni da 5 m3. Per il servizio di raccolta rifiuti ingombranti a domicilio vengono utilizzati autocarri con sponda montacarichi posteriore per agevolare il carico di oggetti voluminosi; con una capacità di 15 m3 con possibilità di telo di copertura ed il ribaltamento per lo scarico. Altri autocarri con vasca da 7 m3 ribaltabile sono stati dotati di una copertura ed una protezione in gomma, accorgimenti importanti per un abbattimento del rumore nelle fasi di carico nella raccolta dei cassonetti del vetro nelle aree strette, dove non è possibile entrare con quelli di maggiore capacità. Per il servizio di vuotatura cestini sono utilizzati sempre degli autocarri con vasca ribaltabile, da 5 m3, dei quali 15 elettrici e 15 a metano. Il carico dei contenitori scarrabili delle riciclerie e delle utenze private viene svolto con dei lift car: alcuni di questi sono preparati per il carico delle attrezzature invernali per la squadra neve. Il parco è completato con mezzi per lo spurgo pozzetti, veicoli di soccorso che possono caricare i mezzi in panne, veicoli per servizi ausiliari, vetture e pale gommate per la movimentazione dei rifiuti. Una particolarità interessante introdotta da tre anni sui nuovi mezzi di raccolta, spazzamento è quella di averli "abbigliati" con immagini richiamanti la natura in modo da renderli più piacevoli nell’aspetto, per un’immagine migliore dell’azienda nei confronti dell’utenza, riscontrando anche un considerevole miglioramento tecnico: gli autisti trattano molto meglio i mezzi proprio perché sono più belli. Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
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AZIENDE
G.P.S. Strade
Sede Epoke a Vejen (DK) La G.P.S. Strade S.p.A. nasce con un preciso obiettivo: quello di selezionare e fornire attrezzature tecniche di qualità nel settore della viabilità. Un ambito in cui qualità vuol dire, alla lunga, interventi più pronti e "costeffective", minori fermi macchina e la sicurezza di un'affidabilità superiore anche in condizioni critiche. G.P.S. Strade, sita in Lombardore, in provincia di Torino, occupa un'area di 10.000 m2, di cui 1000 coperti, adibiti ad uffici commerciali, officina di assistenza e manutenzione, magazzino ricambi, deposito ed esposizione, La società, che opera da lungo tempo nel
settore degli autoveicoli speciali ed attrezzature per la manutenzione della viabilità stradale, è recentemente passata all'azione con la volontà di dare un nuovo impulso alla G.P.S. e rinvigorire la presenza nel mercato italiano. Gli effetti non hanno tardato ad arrivare: è stato rivoluzionato dapprima l'assetto societario, non più ad amministratore unico ma ora con un consiglio d'amministrazione, un presidente ed un amministratore delegato. Immediatamente, G.P.S. Strade ha fatto partire un'aggressiva campagna di marketing e comunicazione sui prodotti prescelti: gli spargisale della
danese Epoke, di cui la società è importatrice esclusiva per l'Italia. Forte degli oltre 100.000 sistemi Epoke installati nel mondo, G.P.S. Strade può offrire una gamma completa di spargitori per soluzione, sale, sabbia, con o senza umidificazione, trainati o portati, di tutte le taglie, a partire dai più piccoli, per uso domestico, fino ad arrivare ai più grandi per interventi aeroportuali. L'offerta è completata da differenti comandi in cabina: da quelli base per il comando di tutte le funzioni dell'attrezzatura fino ad arrivare a quelli più completi con la possibilità di invio, acquisizione e programmazione di tutti i dati di funzionamento, grazie a sistemi G.P.S. e S.M.S. Gli spargitori a tramoggia Epoke sono dotati dell'esclusivo sistema per il convogliamento del materiale da spargere, un brevetto aziendale. Internamente alla tramoggia e per tutta la lunghezza si snoda un albero miscelatore che divide e frantuma il materiale. Il materiale viene dosato e distribuito sul nastro trasportatore grazie all'azione combinata della base regolabile in gomma e le camme dello stesso.
Epoke Sirius 12
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L'albero dosatore a camme provvede a svuotare la tramoggia in modo uniforme lungo l'intera larghezza e lunghezza dello spargitore. Tale soluzione consente al centro di gravità di restare nello stesso piano verticale durante tutto lo svuotamento e non causando perciò alterazione nella stabilità e nelle prestazioni del veicolo. L'azione combinata dell'albero miscelatore e del rullo dosatore consente di polverizzare eventuali blocchi di materiale: un sistema che elimina i problemi connessi con l'utilizzo di materiali particolarmente difficili. Il nastro trasportatore, grazie al principio sopra esposto, opera sempre in condizioni ottimali, non dovendo sopportare il carico del materiale presente nella tramoggia: richiede quindi minor potenza motore dei sistemi trazionali e non necessita di avviare lo spargisale prima del carico.
Il nastro, con regolatore della tensione e raschiatori, consente di intervenire senza dover svuotare la tramoggia ed inoltre, operando solo per il trasporto del materiale richiesto, presenta una minore usura con conseguente maggiore durata. Ma l'offerta di G.P.S. Strade non si vuole limitare alla pura fornitura di mezzi e attrezzature: la sua visione va oltre alla semplice fornitura, e sfocia nella creazione di una vera e propria creazione di sistemi "full-service", anche con collaborazioni di altre aziende di settore, per organizzare il servizio completo nella filosofia della prevenzione. Un'offerta integrata che prevede lo stoccaggio sali sul territorio, i mezzi, le attrezzature. Oltre che l'approntamento di un nuovo tipo di offerta integrata, ancora in fase di elaborazione, che prevede un costo di affitto mensile onnicomprensivo,
per rispondere alle esigenze delle comunità montane e dei comuni, permettendo così di poter contare su di un servizio completo, con attrezzature sempre all'avanguardia e tempi di intervento immediati. Oltre che nel campo specifico degli spargisale, l'offerta G.P.S. Strade si articola anche su prodotti differenti come la linea dei bracci decespugliatori Epoke, con testate anche per la pulizia dei fossi e dei guard-rail e le interessanti macchine della Borum. La società Borum, importata in Italia in esclusiva da G.P.S. Strade, produce una gamma completa di macchinari: traccialinee e macchine semoventi per pittura a freddo, materiali termoplastici e bicomponenti; preriscaldatori per materiali termoplastici. Inoltre, costruisce impianti per la produzione di segnaletica stradale e simboli preformati in materiale termoplastico.
Schema del sistema Epoke per il convogliamento del materiale da spargere
Innaffiatrice aeroportuale Epoke Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
Traccialinee Borum BM SP 13
PORTATTREZZI
Unimog U 500 L allestito con betoniera GIORGIA MARCHELLI Alle tante attrezzature possibili dell’Unimog, si aggiunge ora anche la betoniera. E’ stato consegnato in agosto alla Edilcem s.r.l. di Trieste un Unimog U 500 L allestito con una betoniera LT 25 H da 3m3 di capacità delle Officine Riunite Udine S.p.A. L’idea di questo allestimento, mai provato ne’ pensato prima d’ora, è nata dalla volontà del sig. Cok, titolare della Edilcem, di offrire un servizio migliore e completo ai propri clienti. Con decenni di esperienza e attività di produzione di calcestruzzo, con impianti di conglomerati bituminosi, commercio di materiali edili e lavorazioni stradali, Silvano Cok ha sentito per i suoi cantieri la necessità di poter lavorare con un mezzo con forti doti di fuoristrada e di dimensioni ridotte. Le caratteristiche dell’Unimog permettono di operare nei luoghi più disagiati, per cui di portare calce e cementi nelle zone dove non si può arrivare con una betoniera tradizionale o con altri veicoli, in particolare in montagna, su strade strette, ripide e
sterrate, come pure in Carso, territorio sede dell’impresa. L’Unimog, molto più stretto (larghezza 2300 mm) di un normale camion, passando in posti difficilmente percorribili da altri veicoli, è quindi un mezzo perfettamente adatto a lavorare anche in città. Inoltre, grazie al peso ridotto (150 q a pieno carico), ottiene facilmente permessi di circolazione ostacolati da limiti di carico. L’Unimog è un U 500 L col passo allungato da 3900 a 4100, con motore da 280 cv, sul quale è stata montata una presa di forza di tipo N 05 per il funzionamento della betoniera. Le caratteristiche tecniche dell’Unimog, fondamentali a rendere il mezzo particolarmente versatile e polivalente, si basano innanzi tutto sul 4 x 4 permanente, con differenziale centrale, e la possibilità di inserimento dello stesso a qualsiasi velocità senza fermare il veicolo, oltre alla facoltà di inserire il bloccaggio differenziale posteriore e anteriore sempre col veicolo in movimento, ad una velocità non superiore ai 15 km/h. Il cambio, Telligent, è elet-
tromeccanico, ed ha un sistema con invertitore veloce, che permette di inserire la retromarcia senza passare dal folle col veicolo in movimento, al di sotto dei 7 km/h; gestisce un complesso di 8 marce avanti e 6 indietro, con un gruppo di riduzione di ulteriori 8 marce avanti e 6 indietro, e la possibilità di un'ulteriore riduzione di altrettante marce, per un totale di 24 avanti e 18 retro. Il sistema di sospensione è a molle elicoidali, con ponti a portale (altezza 54 cm da terra), che permette alle ruote di essere sempre in appoggio, in qualsiasi situazione, con un’ escursione di quasi 30°. La betoniera da 3 m3 è stata costruita appositamente per questo mezzo, ed è azionata dal motore dello stesso tramite la presa di forza. E’ dotata di un serbatoio dell’acqua da 380 l, ed ha i comandi di lavoro completamente all’esterno, ad eccezione di quello per far funzionare o meno il sistema, gestibile invece dalla cabina di guida. Dopo soli pochi giorni di utilizzo dell’Unimog con betoniera, che ha soddisfatto completamente le aspettative della Edilcem e dei loro clienti, il sig. Cok ha ordinato un secondo mezzo, identico al precedente. 1. Presa di forza N 05 e serbatoio dell’acqua 2. Sospensioni a molle elicoidali 3. Unimog U 500 L allestito con betoniera 4. Unimog U 500 L allestito con betoniera in fase di carico
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VIABILITA' INVERNALE
Gmeiner - Prato una nuova realtà per la viabilità invernale
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Recentemente è stato concluso un mente bassa e piatta: una struttura accordo di distribuzione in tutta Italia che si è rilevata molto comoda e fundella produzione Gmeiner da parte zionale anche per manovre e retromardella ditta Prato Comm. Pier Luigi. cia. Dal 1967 questa impostazione Si tratta di un momento importante ed rimane la caratteristica precipua e "filoatteso dal mondo della viabilità inver- sofica" della casa Gmeiner. Oggi tutti nale italiana in quanto la ditta Wilhelm gli spargisale della Gmeiner hanno il Gmeiner di Amberg (Germania), attiva marchio CE ed il marchio di sicurezza dal 1960, è nota sul piano internazio- GS, secondo la ISO 9001-2000. nale ed apprezzata come produttrice La gamma degli spargitori Gmeiner spargitori di alta qualità e di concezio- riguarda molti modelli da 0,5 a 6 m3; ne particolarmente interessante. E’ il tutti gli spargisale sono costruiti con caso di ricordare che in Germania è in una doppia coclea e, a seconda delle corso una partnership fra la ditta di richieste ed esigenze del cliente, il materiale da spargere può essere Amber e la Daimler Chrysler. Una prima presentazione, avvenuta sale, ghiaia, oppure, con il sistema a in occasione delle prove a livello doppia camera, entrambi i prodotti nazionale organizzate dalla ditta contemporaneamente. Naturalmente Prato, ha destato enorme attenzione la gamma è anche completata dalla e successo per questi prodotti, segno linea di spargitori di soluzione liquida. che erano molto attesi dal mercato Lo spargitore modello STA4000 della italiano. La produzione Gmeiner dal suo inizio si basa su idee innovative che hanno dato l’avvio ad una serie di perfetti spargisale per il servizio invernale, in particolare poiché alcune innovazioni sono andate incontro alle necessità dei clienti, decretando il successo 4 aziendale. Ora Gmeiner rappresenta 1. 2. 3. Tre situazioni diverse una realtà importante nel panorama 4. Anche lame nella gamma Gmeiner della viabilità invernale tedesca. 5. Doppia tramoggia L’impostazione che caratterizza mag- 6. Due coclee per spargimenti doppi giormente gli spargitori Gmeiner e per evitare incastri di sale riguarda una costruzione particolar- 7. Scarramento a piedi di appoggio
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serie Twin Concept è stato creato appositamente per Xylon, portattrezzi e trattori Fendt, oltre a Unimog e autocarri di medie dimensioni, dispone di un volume di 4 m3 e di 1.720 litri di soluzione liquida. La Gmeiner non si segnala esclusivamente per le innovazioni meccaniche e funzionali, ma è particolarmente avanzata sul piano dell’elettronica; gli spargitori sono dotati di computer ELMR150-11 che sovraintende alle quantità da spargere, consentendo un perfetto controllo sulla grammatura cosparsa contemporaneamente da entrambi gli scomparti, ed inoltre consente di diversificarne l’intensità di spargimento; presenti anche il controllo dello spargimento (ESK) e il termometro. Inoltre esiste la possibilità, tramite collegamento ad un PC, di stampare i dati storici dello spargimento. La dotazione di questi spargitori può essere completata con l’inserimento di un GPS (Global Positioning System). Il successo commerciale ed economico della ditta di Amberg rispecchia l’importanza e la fiducia che le viene attribuita dalla clientela: strade, autostrade, aeroporti, amministrazioni pubbliche, appaltatori e installazioni militari, non solo in Baviera, ma in tutta la Germania e l’Europa ed ora, grazie all’importante accordo con la ditta Prato Comm. Pier Luigi, anche in Italia.
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VIABILITA' INVERNALE
10 Iveco attrezzati Morselli e Maccaferri per la Provincia di Trento GIORGIA MARCHELLI
E’ stata consegnata durante quest’estate 2003 alla Provincia Autonoma di Trento una grossa fornitura di nuovi mezzi per la viabilità invernale che andranno ad integrare il suo già ricco parco macchine. Si tratta di 10 Iveco EuroCargo tractor E 150-24 completamente allestiti dalla ditta Morselli e Maccaferri s.r.l. di Piumazzo (MO), che li ha attrezzati di lama sgombraneve, piastra di attacco e spargisale, occupandosi di realizzare l’impianto idraulico, le centraline e di montare le relative pulsantiere in cabina. Le lame spartineve sono le MMA 3S/86 di produzione Morselli e Maccaferri, a 3 settori con ribaltamento a molle per quel che riguarda la sicurezza in caso di urti, con larghezza coltello di 3.260 mm, altezza variabile da 850 mm al centro e 1.250 mm alle estremità e peso 980 kg, più piastra di attacco all’autocarro. L’alerone è interamente costruito in lamiera Fe 52 nervata e scatolata, con doppi bracci trapezoidali di sollevamento in acciaio C40. Il coltello è inter-
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cambiabile in acciaio antiusura 55 SI/8. Il sistema antiurto ad arretramento e sollevamento del settore, è dotato di ganci di ritenuta a taratura variabile che possono venire bloccati per asportare neve pressata e ghiaccio, con ritorno automatico in posizione di lavoro per mezzo di molle tiranti. L’altezza massima dell’ostacolo superabile è 200 mm. L’orientamento idraulico effettuato tramite due cilindri a doppio sfilante permette una rotazione di 37° a destra come a sinistra. La distanza della piastra di attacco dal perno di rotazione è pari a 820 mm. La lama è dotata di fermi laterali meccanici di fine corsa e valvola antiurto a taratura variabile (pretarata a 90° atmosfere), collegata con gli utilizzi dei cilindri stessi. Il cilindro di sollevamento è a doppio effetto, con tubazioni complete di innesti rapidi fino alla contropiastra. L’oscillazione laterale della lama è di 5° per parte con stabilizzatore in fase di alzata. Le slitte, come pure i piedini di parcheggio, sono regolabili. L’intera attrezzatura è realizzata in
acciaio verniciato ed ha montato al di sopra un rialzo, a grembiulina, con la funzione di evitare che la neve, una volta mossa, vada a sporcare il parabrezza dell’autocarro creando difficoltà di lavoro. All’estremità destra delle lame sono stati applicati dei paracolpi laterali in wulkollan, optional utile ad ammortizzare gli urti radenti e per un miglior lavoro in appoggio, mantenendo una linea costante. Le piastre di attacco rapido, sempre di fabbricazione Morselli e Maccaferri, sono di tipo DIN 76060/A-B (gruppo 3 o gruppo 5): sono munite di contropiastre e regolabili in altezza, in modo tale che siano in grado di supportare l’agganciamento di qualsiasi tipo di attrezzatura a livello europeo. Tenendo conto che la gara era a livello nazionale, ed in previsione di possibili sfruttamenti dei mezzi con attrezzature differenti da quelle fornite alla consegna, sia per la manutenzione stradale invernale che per quella estiva, come la piastra, anche l’impianto idraulico è stato realizzato dalla Morselli e Maccaferri nel modo più versatile. E’ infatti un doppio impianto idraulico, per il funzionamento sia dello spargisale che dello spartineve, con tubi ad innesto rapido. Il camion è stato dotato di un serbatoio dell’olio da 100 l, in modo da poter muovere entrambe le attrezzature, e di un blocco di elettrovalvole per le due funzioni separate. Gli spargitori sono invece Epoke Sirius SH 3500 da 3 m3, specifici per lo spargimento posteriore di sale e
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ghiaia, muniti di impianto di umidificazione con soluzione salina. La concezione costruttiva di queste attrezzature assicura una precisa ed accurata misurazione del materiale sparso, qualunque esso sia (sabbia, sale o liquido). Gli spargitori sono dotati di un albero rotante che costantemente miscela e previene la formazione di grumi o blocchi nella sostanza da spargere, permettendone così il libero flusso. Le camme sull’albero di distribuzione, insieme alla pressione della basetta in gomma, regolabile tramite un meccanismo a molla, dosano il quantitativo di materiale sparso. Lo spargitore rilascia, attraverso l’albero di distribuzione, la materia su un nastro trasportatore in gomma, che a sua volta porta lo stesso disco di spargimento che lo spande nella larghezza e quantità desiderata. Il comando scelto per questi spargitori è l’Epomaster dell’Epoke, che consente soluzioni individuali di programmazione e acquisizione dati. Gli spargitori sono scarrabili velocemente, da un solo operatore, anche con la tramoggia a pieno carico, tramite un sistema basato su due piedi d’appoggio inseriti nel telaio dell’attrezzatura. Gli autocarri naturalmente sono dotati di tutti i sistemi di sicurezza a norma, con bandierine per la segnaletica stradale, fermi sul martinetto di sollevamento, luce d’ingombro, fari supplementari, fari girevoli, e sono forniti di manuali d’uso, istruzione e manutenzione. La Provincia Autonoma di Trento, che dal 1998 gestisce anche le Strade Statali, prima di competenza dell’ANAS, conta circa 2.400 km di strade, ed intende distribuire i dieci nuovi mezzi fra le varie case cantoniere. La scelta di questo tipo di autocarri, da 240 cv, passo 3.600 e portata 70 q, è stata dovuta alla necessità di integrare il proprio parco macchine con veicoli adatti specialmente alle strade provinciali: la tendenza precedente era stata di acquistare macchine in genere di dimensioni e potenze elevate, mentre queste, con un passo un po’ più ridotto, più compatte, di minor ingombro, e con un po’ meno cavalli sono perfettamente adatte a coprire anche tipologie di strade che non richiedono grosse potenze ma che con tornanti molto stretti pongono problemi di larghezza. Grazie all’estrema versatilità dei mezzi, in particolar modo dovuta alla piastra d’attacco ed all’impianto idraulico realizzati da Morselli e Maccaferri, e al sistema di scarrabilità, la Provincia Autonoma di Trento avrà modo di utilizzarli durante l’intero arco dell’anno, e non solo per la viabilità invernale. Oltre alla normale funzione di trasporto (materiale, ghiaia, banchina..), allestiti con le più svariate attrezzature (bracci falcianti, spazzatrici, lavagemme ...) saranno sfruttati per la manutenzione ordinaria ed estiva delle strade.
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VIABILITÀ
Prato attrezza la Provincia di Trapani GHERARDO MARCHELLI
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La Provincia di Trapani, grazie alla giunta Adamo, pone già da alcuni anni molta attenzione all’aspetto delle proprie strade, con la volontà di rilanciarne l’estetica. Questa scelta risiede nel programma di rendere sempre più gradevole l’immagine della provincia e rafforzarne anche l’appetibilità dal punto di vista turistico, sottolineato anche da altre azioni fortemente volute da questa giunta per il rilancio delle infrastrutture, come l’aeroporto e la riattivazione dell’impianto a fune per il raggiungimento di Erice. Per quanto riguarda la cura e la manutenzione stradale, la Provincia, prima sfornita di mezzi, già da alcuni anni ha iniziato a formare un parco macchine,
per ora sei camion e due Bobcat, e quest’anno ha indetto una gara per la fornitura di due trattori con braccio falciante e pala caricatrice frontale. Naturalmente l’organizzazione di un parco mezzi adeguato ai 1800 km di strade di competenza è impegnativo e sicuramente richiederà alcuni anni per arrivare a regime, inoltre una notevole campagna di sensibilizzazione del cittadino è stata già impostata con numerose interviste su televisioni locali del presidente, signora Adamo, ambientate con i mezzi ed il personale all’opera, per far recepire il messaggio a tutti i cittadini di un sensibile interesse in questa direzione e suscitare un loro rispetto per il lavoro svolto.
La ditta Prato di Tortona (AL) si è aggiudicata la gara, proponendo due attrezzature sicuramente adeguate anche dal punto di vista d’immagine. I trattori forniti da Prato sono due Same Silver 100.6 DT con motore 6 cilindri ecodisel da 6.000 cm3, che possono sviluppare una potenza di 100 cv a 2500 gpm, passo da 2635 mm ed un peso di 4250 zavorrabile sino a 5000 kg. La capacità di sollevamento è di 4700 kg. Il cambio sincronizzato anche nell’inversore sincronizzato ha la frizione a comando idrostatico e presenta 5 rapporti con superriduttore (20 velocità avanti + 20 velocità retro). La presa di forza posteriore a servocomando idraulico (540/1000/540 ECO/1000 ECO gpm) è sincronizzata con albero di uscita indipendente. La frenatura è integrale idrostatica a freni indipendenti con dischi in bagno d’olio sulle 4 ruote e dispositivo di esclusione dei freni anteriori. La guida è idrostatica con volante regolabile in altezza ed inclinazione con il posto di guida su piattaforma piana sospesa su silentblock. Per la frizione della presa di forza, il bloccaggio del differenziale anteriore e posteriore, l’innesto doppia trazione i comandi sono elettroidraulici. I distributori idraulici ausiliari sono a 6 vie con prese rapide. Per la cura delle scarpate e dei cigli stradali questi trattori sono stati allestiti da Prato con due bracci tagliaerba, decespugliatrici modello TDH M700 TR applicati posteriormente sui trattori. Questi bracci sono costituiti interamente in acciaio speciale ad alta resistenza ed elasticità, composti da 2 segmenti articolati più un terminale telescopico per una lunghezza complessiva da centro trattore a fuori testata di 7 m. Il terminale telescopico 1. Consegna dei mezzi alla Provincia di Trapani 2. 3. Mezzi al lavoro
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funziona tramite cilindro idraulico che permette l’allungamento o il rientro a seconda delle condizioni e delle esigenze di lavoro e, in particolare, durante la fase di trasporto e durante lo sfalcio a filo ruota, consente di non eccedere nell’ingombro in altezza. Lo scorrimento del telescopico è su pattini in ertalon, materiale antiusura e autolubrificante, che evita le conseguenze dello sfregamento acciaio su acciaio allungando la vita del braccio. L’attacco a cerniera di rotazione alto di questo modello di bracci permette il superamento di ostacoli quali guardrail, steccati, ecc. La testata trinciatrice TRL 120, con struttura ad arco in cui il diametro d’azione dei coltelli si trova in perfetta armonia con lo chassis della testata: questa conformazione evita l’accumularsi di materiale all’interno della testata, permette di ottenere un taglio di altissima qualità e allo stesso tempo un’elevata produzione. La testata è dotata inoltre di protezione totale (sia anteriore che posteriore) dal lancio pericoloso di sassi, pietruzze e materiale vario. La larghezza di taglio utile è di 120 cm. La testata trinciante a trasmissione idraulica ha il rotore di taglio a doppio senso di rotazione che permette un taglio perfetto sia in presenza di erba (rotazione in senso orario) che in presenza di arbusti (rotazione in senso antiorario) e di disincagliare il rotore senza strappi dannosi qualora, incontrando un notevole groviglio di vegetazione, si dovesse impigliare. L’impianto ha il serbatoio dell’olio idraulico con capottino anticondensa, con capacità di 170 l, struttura a due sezioni divisibile per facilitare le operazioni di manutenzione, è dotato di coperchio facilmente smontabile per consentire periodiche ispezioni, di filtro a cartuccia intercambiabile; le pompe ed il motore sono ad ingranaggi con rasamenti bilanciati che garantiscono un alto rendimento volumetrico costante nel tempo; il distributore idraulico ha i comandi a cavi teleflessibili mediante leve di controllo situate in cabina vicino al posto di guida dell’operatore; lo scambiatore di calore ha la massa radiante in lega di alluminio ad alta resistenza. I bracci si agganciano all’attacco rapido a tre punti del sollevatore del trattore ed un puntale di appoggio del braccio a riposo evita il ripercuotersi delle sollecitazioni sui fulcri durante il trasferimento su strada. Per un utilizzo dei trattori anche in operazioni di ripristino dopo alluvioni od eventi franosi la provincia ha voluto sfruttare le potenzialità dei mezzi dotandoli con due caricatori frontali con benna. Prato ha quindi allestito entrambi i veicoli portattrezzi con due caricatori frontali modello PC 6000. Questi sfruttano gli attacchi frontali con piastra dei trattori. I caricatori hanno l’autolivellamento meccanico, i cilindri di sollevamento e azionamento dell’attrezzo terminale a doppio effetto, boccole antiusura, sgancio rapido dell’attrezzo terminale. La capacità della benna è di 0,90 m3, per una larghezza mm 2000. La forza di strappo è di 4000 kg, l’altezza massima di sollevamento è di 3800 mm con un’altezza di scarico al perno di 3000 mm. Le trattrici sono state predisposte all'attacco di trincie aspiranti che consentono di effettuare le operazioni di taglio e raccolta contemporaneamente. Alla luce dell'azzeccata fornitura effettuata dalla ditta Prato, la presidentessa Adamo, particolarmente attenta, è intenzionata a dotare presto i mezzi acquistati con tale soluzione. Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
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AZIENDE
Riunione Bucher a Revello in casa Giletta GHERARDO MARCHELLI
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La riunione biennale del gruppo Bucher quest’anno si è tenuta a Revello presso la sede della Giletta, occasione che ha permesso ai distributori di tutto il mondo di visitare ed apprezzare la realtà industriale della nuova entrata. Nella parte espositiva della riunione erano presenti molte macchine, sia in rappresentanza delle gamme proposte dal gruppo, sia per toccare con mano alcune novità. Per le spazzatrici "piccole" erano presenti: la CitySpider con cassone da 1 m3 ed una capacità d’acqua di 150 l, ingombro sotto il metro che la rende particolarmente adatta per i centri storici e le piste ciclabili; la CityCat 2020 con cassone da 2 m3, capacità d’acqua di 300 l con sistema di ricircolo della stessa, larghezza d’ingombro di 1,2 m e snodo centrale; la CityCat 5000 con cassone da 5 m3,
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capacità d’acqua di 700 l con ricircolo dell’acqua opzionale, larghezza d’ingombro di 1,8 m e 4 ruote sterzanti; tutte e tre con trazione idrostatica. Due BU 200 rappresentavano la gamma dei nuovi portattrezzi Bucher (Lavori Pubblici n. 1 marzo - aprile 2003), pronti per la commercializzazione a livello europeo e mondiale, già in consegna a clienti italiani. La novità della gamma del BU è l’aumento della PTT del 6 tonnellate a 6,5 tonnellate, questo grazie ad impianto frenante pneumoidraulico e ad una catena cinematica superiore, con i ponti di taglia superiore sempre della Carraro; potendo così offrire un portattrezzi 4 ruote motrici dagli ingombri ridotti con una portata utile di 40 quintali. Tutti i mezzi della gamma BU possono essere inoltre omologati come macchine operatrici. Per le spazzatrici di grandi dimensio-
ni è stata presentata la Omnifant 80 con barra ad alta pressione anteriore per eseguire lavaggio e spazzamento in un’unica passata, carrata su veicolo da 18 tonnellate; questa spazzatrice con cassone da 8m3 e serbatoio d’acqua da 2500 l, adatta ai lavori di asfaltistica è già molto apprezzata; qui nella nuova versione con trazione idrostatica che permette all’operatore di dosare la velocità di avanzamento in maniera perfetta, potendo calibrare le velocità con la fresatrice stradale oltre ad avere il comodo pulsante per l’inversione di avanzamento. Per il settore aeroportuale era presente la Bucher 9500 P21 per lo sgombe1. CitySpider Bucher Schörling 2. CityCat 2020 Bucher Schörling 3. CityCat 5000 Bucher Schörling 4. BU200 con spargitore Giletta KA con umidificazione
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ro neve con lama a settori Beilhach, gruppo spazzante e gruppo soffiante. Queste macchine vengono utilizzate in tandem ad una velocità di 40-50 km/h per garantire il completo spazzamento della pista in tre minuti, visto che la media di atterraggio e decollo degli aerei è di 7 minuti. Queste macchine viaggiano con la lama alzata di circa dieci centimetri, il rullo spazzante si occupa di pulire la pista per poi soffiare via ogni rimasuglio con il gruppo soffiante. Qui era presente il modello Compact, carrato sul telaio, ricordando lo Standard con ralla che viene trainata da una motrice. Sempre per il settore aeroportuale Giletta presentava la nuova innaffiatrice aeroportuale, che nasce dalla esperienza Giletta degli spanditori a disco con bracci, già prodotti per gli aeroporti, e dalle innaffiatrici ad ugelli
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per le autostrade che consentono già uno spruzzamento con larghezza di 18 m; questa, con gli ugelli montati sui bracci, consente di coprire una larghezza di 24 m; una novità che quindi ha tutti gli elementi ampiamente collaudati. Questa macchina in consegna ad un aeroporto in Siberia sarà presente nello stand Bucher all’Inter-Airport di Monaco dal 7 al 10 ottobre, assieme alle altre attrezzature proposte dal gruppo in questo settore. Per la viabilità Giletta presentava alcune novità. Il gruppo di spandimento per gli spargitori KS e KP, il primo a nastro ed il secondo a coclea, è stato completamente rinnovato a norma con la normativa tedesca; le novità più importanti sono il sistema di variazione della geometria ed il sistema di distribuzione della
soluzione sul sale, che ora proviene dall’interno del mozzo disco, fulcrata in modo che la parte di distribuzione giri con la simmetria, permettendo così una miscelazione costante con qualunque tipo di simmetria; inoltre il sistema di caduta è stato allargato per diminuire ancora la possibilità di blocco utilizzando materiali umidi. Gli spargitori KA da 1m 3 e 2m 3, a nastro o catena, hanno la possibilità ora di avere un sistema di umidificazione, del tutto simile a quello che potevano montare i modelli di maggiore capacità; questo ha portato all’uscita di produzione del modello KP in vetroresina. Questa scelta risiede nella razionalizzazione della gamma dei prodotti Giletta. Si faceva anche notare un vomere frontale della francese Snow-tec, recentemente acquisita da Giletta.
1. Spargitore Giletta con il nuovo gruppo di spargimento 2. Innaffiatrice aeroportuale Giletta 3. BU 200 4. Vomere a geometria variabile con aleroni in materiale plastico della francese Snow-tec recentemente acquisita da Giletta 5. Spazzatrice Bucher Omnifant 80 con trazione idrostatica 6. Spazzaneve aeroportuale Bucher 9500 P21 4
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AEROPORTI
Assaloni per l'aeroporto di Monaco di Baviera In occasione della fiera internazionale IFAT (Air-Fire-Water-Earth), appuntamento mondiale per il settore, con cadenza triennale e più di 2.000 espositori provenienti da quaranta paesi, alla quale Assaloni ha partecipato nel maggio 2002 per la terza volta con uno stand importante, sono nati i primi contatti tra Assaloni e l'aeroporto di Monaco di Baviera. La direzione dell'aeroporto di Monaco aveva contattato durante la primavera 2002 diverse piccole aziende e cooperative agricole nonché i suoi abituali fornitori e ditte di servizi, con l'intenzione di cambiare il sistema d'acquisto centralizzato finora adottato. Il servizio e la manutenzione invernale ed estiva sarebbero stati affidati in futuro ad appaltatori operanti con propri veicoli portanti completamente attrezzati e guidati da personale specializzato interno. Il primo incontro ha quindi avuto luogo in fiera, dove Assaloni era presente con una gamma completa di attrezzature per la manutenzione stradale sia per la stagione invernale che per quella estiva. Tre agricoltori bavaresi venuti in fiera per informarsi sulle attrezzature adatte ai servizi invernali nell'ambito dell'aeroporto di Monaco si sono ritrovati con Alois Mühlbauer, direttore della MLK Vertriebs GmbH di Arnstorf, società incaricata della distribuzione dei prodotti Assaloni in Baviera, che conoscevano e stimavano da oltre vent'anni. Incuriositi hanno visitato lo stand e parlato della loro ricerca di attrezzature adatte all'uso negli aeroporti, con l'interesse di approfondire l'argomento con offerte mirate. Altri colloqui sono seguiti con questa cooperativa e altre società interessa-
TECNA 34
te a collaborare. Alois Mühlbauer ha stretto i rapporti e ottenuto due commesse per complessive 18 lame suddivise in tre modelli. I contatti con gli appaltatori e futuri clienti Assaloni sono stati intensificati ancora durante la Rottal-Schau di Karpfham alla fine di agosto 2002, dove la MLK ha esposto attrezzature Assaloni e dove ha avuto luogo un incontro con la dottoressa Rosa Assaloni. Il 9 settembre, pochi giorni dopo, una parte degli appaltatori ha visitato l'azienda Assaloni e fornito ancora importanti notizie riguardanti l'impiego specifico delle attrezzature ordinate. L'ordine complessivo era composto da: 2 lame TECNA 34, 11 lame 5GS52, 5 lame M9055; tutte in versione base con piastra d'aggancio DIN Gr. 3 e rispettivamente Gr. 5, coltello in poliuretano, gomma paraspruzzi e ruote registrabili. Si trattava quindi di un'esecuzione con pochi accessori che comunque per altre esigenze sono disponibili, come ad esempio: luci d'ingombro, bordi laterali di poliuretano, pattini al posto delle ruote, teli paraspruzzi per l'alta velocità ecc. Alla consegna, avvenuta nei tempi richiesti, e all'istruzione degli operatori sul posto è seguito un interessante colloquio con il responsabile del servizio invernale presso l'aeroporto di Monaco,
M9055 Tipo TECNA 34 5GS52 M9055 24
Lunghezza del coltello mm 3.400 5.200 5.500
Larghezza di sgombero mm a 35° 2.790 a 36° 4.500 a 36° 4.500
signor Pavlik, che ha illustrato allo staff commerciale e tecnico di Assaloni la programmazione dei movimenti e l'impiego pratico delle squadre di macchine operatrici in caso di nevicate sia nelle aree di sosta che sulle piste. L'inverno 2002/2003, di estrema rigidità, non ha risparmiato serie prove all'operatività e al funzionamento delle attrezzature impiegate. Le lame Assaloni hanno fatto un'ottima figura dando conferma di qualità del materiale usato e della procedura di produzione, da sempre principale obiettivo dell'azienda, leader del settore. La situazione meteorologica di estrema difficoltà, verificatasi in Baviera all'inizio del mese di febbraio 2003, è stata immortalata da una ripresa in diretta da parte della televisione bavarese e diffusa l'8 febbraio durante i notiziari su tutti i canali televisivi tedeschi. Le lame Assaloni in movimento nelle aree destinate hanno sostenuto l'esame sotto gli occhi degli spettatori di tutta la Germania. La fiducia nell'azienda Assaloni e nei suoi prodotti ha avuto come risultato che il gradimento della direzione aeroportuale si è concretizzato pochi giorni fa nel favorire gli appaltatori che avevano presentato le loro offerte comprendenti le grosse lame Assaloni per il programmato allargamento del parco attrezzature prima della nuova stagione invernale 2003/2004. L'azienda Assaloni parteciperà dal 7 al 10 ottobre alla fiera Inter-Airport Europe, presso l'aeroporto di Monaco di Baviera, dove esporrà sullo Stand G72 le proprie attrezzature specifiche per il servizio di sgombraneve nelle aree aeroportuali.
5GS52 Altezza mm 890 1.150 1.100
Numero dei settori 4 5 monolitico
Peso della versione base kg 520 1.200 1.100
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FONDENTI
Nuovi prodotti per il disgelo Come sostituire il sale per disgelo in centro città, nelle vie e piazze storiche
www.sno-n-ice.ch
Recentemente in Svizzera è stato presentato un lavoro di ricerca sui costi e sull'utilità di spargimento di ghiaia e di fondenti salini sulle strade e piazze comunali durante la stagione invernale in presenza di neve o di ghiaccio. Se ne è discusso presso l'associazione dei tecnici stradali svizzeri da sempre alle prese con problemi ecologici e di budget comunali ristretti. L'idea della ricerca nasce dall'esigenza di studiare a fondo gli aspetti della sicurezza, dell'ambiente e dei costi per i vari prodotti usati durante l'inverno. Le strade comunali, le piazze, i viadotti, le piste ciclabili e i percorsi pedonali delle città di Baden e Zurigo sono state le aree interessate alla ricerca. I test sono stati effettuati di volta in volta su tratti di strada vicini e paralleli, mettendo a confronto il ghiaino, il sale e il nuovo prodotto Sno-n-ice. Dalle varie prove è emerso che l'uso del ghiaino risulta sei volte più caro del cloruro di sodio, sia in termini economici che in termini di sicurezza. Oltre al costo nettamente superiore per il materiale si è registrato un numero maggiore di incidenti dove era stato sparso il ghiaino. Il sale d'altro canto presenta un vantaggio in termini economici, ma uno svantaggio in termini di inquinamento, danneggiamento degli alberi, delle falde ed un'azione corrosiva nei confronti dei manufatti in cemento e materiali ferrosi (segnaletica, panchine, pensiline, ecc) Il nuovo prodotto Sno-n-ice è il fondente che meglio ha risposto alle esigenze di sicurezza stradale, di inquinamento delle falde e di protezione nei riguardi delle piazze con materiali antichi e molti delicati.
Sno-n-ice, originario degli Stati Uniti, è un nuovo fondente salino a base di cloruro di sodio e inibitori della corrosione, agisce immediatamente dopo lo spargimento e conservando il suo effetto fondente due volte più del cloruro di sodio, non inquina e non corrode il cemento o la pietra, particolarmente indicato quindi, come detto, per lo spargimento in quei siti con pavimentazioni delicate. Zone archeologiche, piazze storiche, viadotti, ponti antichi, sono tutte aree che possono subire aggressioni dal sale normale; Sno-n-ice non corrode, non brucia, non rovina la pietra. Già diverse amministrazioni comunali nei paesi del nord Europa, sensibili ai problemi ambientali e desiderosi di salvaguardare il patrimonio antico, usano Sno-n-ice da alcuni anni; anche in presenza di temperature molto basse (è efficace fino a - 21°C) la quantità di prodotto da spargere è solitamente la metà del sale tradizionale. I sali tradizionali attaccano il calcestruzzo, le pietre e il metallo, Sno-n-ice contiene un additivo di protezione del calcestruzzo che previene la sfaldatura dello stesso, grazie alle sostanze anticorrosione contenute; la ruggine viene ridotta al minimo, pertanto nei centri storici dove la presenza di materiale ferroso (cartelli, pensiline, ecc) è molto concentrata l'uso di questo prodotto non crea danni. Sno-n-ice si presta in modo ottimale ad essere distribuito sia a mano che con le normali macchine spargitrici. Essendo di colore rosa si individua facilmente dove il prodotto è stato sparso. Sno-n-ice è garantito dall'UFSP quale prodotto con classe di tossicità 0, in grado di soddisfare i requisiti dell'ordinanza sulle sostanze. E' stato appurato che le parti organiche di Sno-n-ice sono accessibili ai processi di biodegradazione, in generale è classificato quale prodotto non nocivo alle acque (classificazione tedesca WGK "0"), non contiene urea. Pertanto possiamo concludere che Sno-n-ice è compatibile con l'ambiente, non lascia nessuna traccia nello sciogliersi, incrementa la sicurezza sulle strade (riducendo i costi di incidenti ai pedoni e alle autovetture). Riduce gli effetti di corrosione sulle strade, strutture e autoveicoli, riduce l'impatto ambientale causato da uno spargimento continuo e indiscriminato di sali di qualsiasi tipo e natura Sno-n-ice è la risposta per offrire alle città e ai comuni un validissimo prodotto per elaborare un piano di servizio invernale moderno, differenziato e rispettoso dell'ambiente.
1. Economico e pratico SNO-N-ICE agisce rapidamente sul ghiaccio e sulla neve gelata. Efficace fino a -21°C 2. Effetto di massima durata Dopo lo spargimento SNO-N-ICE conserva la sua efficacia 2,5 volte più a lungo del cloruro di calcio 3. Corrosività minima sul calcestruzzo, sull'acciaio e sull'alluminio SNO-N-ICE contiene un additivo di protezione del calcestruzzo che previene la sfaldatura dello stesso; inoltre, grazie alle sostanze anticorrosione, la ruggine viene ridotta al minimo 4. Adatto per lo spargimento a macchina Utenti professionisti confermano che SNO-N-ICE si presta in modo ottimale all'uso delle macchine spargitrici 5. SNO-N-ICE è stato testato SNO-N-ICE è garantito dall'UFSP quale prodotto con classe di tossicità 0
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6. SNO-N-ICE è biodegradabile Le parti organiche di SNO-N-ICE sono accessibili ai processi di bidegradazione. SNO-N-ICE è classificato quale prodotto non nocivo alle acque. Non contiene urea
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ATTREZZATURE
Modulo idrico multifunzione Molinari La Molinari Vincenzo di Brescia, prosegue nello sviluppo di nuovi prodotti. L’offerta si amplia con una nuova ed interessante attrezzatura scarrabile per l’utilizzo d’acqua in pressione. La serie “WM”, questa è la sigla che identifica commercialmente il prodotto, è un modulo dotato di serbatoio acqua con capacità variabile (standard 800 l) dotato di un motore ausiliario che aziona una pompa (a membrana o a pistoni). Il nuovo modulo multifunzione è dotato di un esclusivo sistema di scarramento "One operator up and down", che consente ad un solo operatore di carrare e scarrare l’unità dal veicolo senza bisogno di carrelli elevatori, gru od altri apparecchi di sollevamento, in modo veloce e sicuro. Tale apparecchiatura, disponibile con un’ampia gamma di accessori, risulta molto versatile, permettendo di eseguire lavori molto differenti tra loro in ambito urbano e di protezione civile, in tutte quelle applicazione dove risulta necessario ed utile il trasporto e
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l'utilizzo di acqua in pressione. Utilizzando l’acqua in pressione unita ad un idoneo detergente permette di pulire panchine, cartelli stradali, marciapiedi, pensiline, migliorando sia l’efficienza produttiva oraria degli operatori, sia il risultato finale. Mediante l’immissione nel serbatoio separato di liquido sanificante consente la perfetta disinfezione di sottopassi, androni, porticati, lasciando nell’aria un gradevole profumo di pulito. Con l’applicazione della speciale lancia rotante a 360° risulta inoltre molto agevole lavare e disinfettare l’interno di cassonetti e campane per la raccolta differenziata dei rifiuti, garantendo una corretta igiene urbana. Il modulo, usato con prodotto specifico, esercita un’azione efficacissima sui principali tipi di parassiti domestici (mosche, blatte, pidocchi, larve di insetto, vespe, calabroni, ecc.), risultando anche ideale per la disinfestazione di insetti nell verde pubblico, lavoro utile prima di feste popolari,
1. Modulo in posizione scarrata 2. Operazione di scarramento con un singolo operatore 3. Lavaggio strada con barra 4. Disinfezione campane
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concerti all’aperto, spettacoli, ecc. Sempre nella gestione del verde pubblico viene utilizzato per l’irrigazione di piante, fioriere, vasi, aiuole, che possono essere adeguatamente e comodamente bagnati utilizzando la pompa regolata a bassa pressione. L’apposito rubinetto a valvola sferica permette un uso razionale ed intelligente dell’acqua evitando così inutili sprechi. In inverno può essere anche utilizzato per la distribuzione di soluzione antigeliva, per garantire la sicurezza antiscivolo su scale esterne, vialetti, marciapiedi. Il modulo polivalente Molinari può essere impiegato vantaggiosamente anche nell’attacco agli incendi boschivi ponendo nel serbatoio schiuma, appositi liquidi estinguenti e/o ritardanti, con un efficace e tempestivo intervento. Alla pressione di 40 bar la gittata di acqua è di circa 15 metri (getto pieno). Un apposito miscelatore provvede a miscelare la schiuma; questo in posizione chiusa consente di erogare acqua pura, inoltre il cambio di destinazione d’uso si attua semplicemente sostituendo la tanica di detergente schiumogeno.
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ATTREZZATURE
Piccoli escavatori cimiteriali
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La Option s.r.l. di Codroipo importa e commercializza i miniescavatori e le attrezzature cimiteriali dell'austriaca Berger. I piccoli escavatori GREURO e GR-EURO TELE sono la risposta ad una sempre più frequente richiesta di attrezzature funzionali, di ridotte dimensioni, di minor disturbo ai luoghi sacri e con una semplicità d'uso anche per personale inesperto. Godono di una popolarità sempre maggiore le attrezzature in grado di operare in luoghi stretti, di scavare fosse in completa autonomia senza arrecare danni alle tombe e alle strutture vicine. Il GR-EURO TELE è uno speciale escavatore totalmente idraulico e telescopico, con dimensioni ridotte (550 mm) che può lavorare in piccoli spazi e con tempi molti contenuti. Il nuovo sistema di inumazione Berger è composto da un braccio
escavatore con benna montato su di un pratico telaio per delimitare la zona di scavo della fossa, l'escavatore è azionato da una pompa idraulica montata su di un carrellino. L'operatore seduto davanti ai comandi idraulici può quindi iniziare lo scavo della fossa, la terra viene caricata su di un container in alluminio montato a lato della zona da scavare. Il praticissimo contenitore in alluminio è completamente smontabile, dotato di piedini registrabili, per un suo posizionamento comodo e veloce, ed è inoltre dotato di una pratica ribaltina. Terminata la cerimonia di inumazione l'operatore ricoprirà con la stessa terra trattenuta nel container, ribaltabile grazie ad un pistone idraulico. Tutto il sistema è di rapido montaggio e smontaggio per poterlo facilmente riporre a lavoro finito. La messa in pressione dell'olio del circuito può essere comandata o da un motore Honda a benzina, oppure da un motore elettrico, questi sono
montati su un pratico telaio a carriola con innesti rapidi per un suo utilizzo con attrezzi idraulici differenti, come ad esempio un martello demolitore. Lo stesso braccio escavatore può essere montato all'attacco a tre punti di un trattore portattrezzi per un suo sfruttamento in altri ambiti. La gamma del sistema Berger è completata da una serie di accessori quali casseri, griglie ed un praticissimo portabagnafiori a moneta. 1. Escavatore con container al lavoro 2. Attrezzatura completa smontata 3. Solo 550 mm di larghezza 4. Schema del braccio escavatore 5. Gruppo di potenza a benzina 6. Container in fase di scarico 7. Portabagnafiori a moneta
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VIABILITÀ INVERNALE
Impianto di stoccaggio e distribuzione sali a Mestre GHERARDO MARCHELLI
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Agristrade ha organizzato una visita presso la Società delle Autostrade di Venezia e Padova, concessionaria dell’ANAS per la gestione dell’autostrada A4 Venezia - Padova, della Tangenziale Ovest di Mestre e del raccordo autostradale con l’aeroporto Marco Polo di Venezia, per permettere di osservare da vicino il nuovo impianto di stoccaggio sali, presso la stazione autostradale di Venezia - Mestre. L’impianto ha una capacità di stoccaggio di 500 t di cloruro di sodio e si sviluppa su una superficie di 12 x 8 m con una altezza di soli 10,70 m. E’ composto interamente da materiali di elevata qualità (lamiere vetrificate per il contenitore, acciaio INOX AISI 316 L per le apparecchiature di scarico, acciaio zincato per le strutture accessorie e portanti) che hanno già dimostrato la loro notevole durata nel tempo in precedenti realizzazioni.
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La completa e totale ermeticità dell’impianto, verificata con una prova di tenuta a montaggio ultimato, garantisce un’ottima conservazione del materiale insilato; il sale manterrà pertanto invariate nel tempo le proprie caratteristiche chimico-fisiche e di scorrevolezza, garantendo in ogni situazione un corretto caricamento dei mezzi spargitori. Il sistema di estrazione, estremamente semplice, consente agli operatori di scaricare in maniera completamente automatica 8000 Kg di sale in meno di 3 minuti, senza dover spostare l’automezzo per la omogenea distribuzione del fondente all’interno dello stesso. Ogni colonna dell’impianto (15 nella fattispecie), poggia su una cella di carico a doppia flessione di elevata precisione (errore max combinato 0,075%). Ciò consente una precisa
gestione statistica delle quantità stoccate ed erogate dall’impianto. La potenza necessaria ad ogni operazione di prelievo del sale è di soli 1,5 kW, per la movimentazione della serranda di scarico. La particolare conformazione “a fabbricato” dell’impianto in oggetto e la possibilità di rivestirlo con un tamponamento di colore a scelta ne hanno consentito una perfetta integrazione architettonica con gli edifici esistenti nel Centro di Manutenzione. Corredato inoltre di portoni automatizzati rende possibile il ricovero sicuro di mezzi od altro nel periodo estivo. Sul lato lungo ed alla base dello stesso si sviluppano 2 corridoi di passaggio degli automezzi, serviti ciascuno da 2 tramogge di convogliamento e scarico del sale. I corridoi di passaggio dei mezzi, della larghezza di 3,40 m, sono delimitati da marciapiedi che svolgono le seguenti importanti funzioni: incanalare correttamente i mezzi sotto le tramogge di scarico, proteggere le celle di carico e la struttura portante da involontari urti dei mezzi in movimento, sollevare le celle di carico ed 1. Impianto Agristrade presso la stazione Autostradale di Venezia - Mestre 2. Self service sale solido 3. Self service soluzione
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altri componenti (quadro di comando e centrale oleodinamica) dal piano di campagna e proteggerle pertanto da eventuali anomalie e copiosi deflussi delle acque piovane dal piazzale. L’impianto è corredato di doppio sistema di gestione computerizzata. Un quadro di comando “principale” dotato di computer industriale a tecnologia touch screen trova alloggiamento nella cabina ubicata nelle immediate adiacenze del silo fabbricato. Tale cabina, opportunamente riscaldata, consente attraverso ampia finestratura di avere un perfetto controllo visivo sui corridoi di scarico. E’ pertanto possibile dalla stessa effettuare anche tutte le operazioni di scarico riservate agli operatori, siano esse automatiche o manuali. Inoltre il responsabile dell’impianto ha una completa supervisione dello stesso, poiché dal quadro principale può gestire un’ampia gamma di operazioni e controlli (impostazione modalità di funzionamento automatico/manuale, inibizione singole tramogge di scarico per manutenzione od altro, trasferimento comandi a quadro esterno secondario, controllo anomalie di funzionamento, gestione interattiva impianto grazie a codice d’identificazione riservato, inserimento/variazione codici operatori, lettura/azzeramento totalizzatori, stato riempimento silo, gestione stampe, salvataggio/ripristino dati, test celle di carico, arresto sistema, aggiornamento data e ora). Da notare, previsti tutti i possibili malfunzionamenti dell’impianto, la presenza di un modem che consente un controllo del computer in accesso remoto da parte di Agristrade, permettendo di diagnosticare eventuali soluzioni di
problemi da parte di un tecnico a distanza evitando in molti casi l’uscita dello stesso. Un secondo quadro di comando “ausiliario”, dotato di terminale programmabile anch’esso a tecnologia touch screen, ed interagente con quello principale in cabina, è ubicato sul marciapiede centrale dei corridoi di scarico. Riservato agli operatori, in posizione baricentrica, è stato studiato per semplificare al massimo le operazioni di prelievo e renderle di immediato apprendimento anche da personale esterno non particolarmente esperto. L’impianto, come già accennato, permette l’erogazione del sale attraverso 4 tramogge la cui bocca di scarico è posizionata a 4 m di altezza sopra ai corridoi di passaggio degli automezzi. Ognuna delle tramogge è dotata di una speciale serranda realizzata in acciaio INOX AISI 316 L che, grazie alla sua sezione allungata, garantisce uno scarico uniforme su tutta la superficie dello spargitore. Non sono pertanto necessari, spostamenti del mezzo durante le operazioni di prelievo. La serranda viene movimentata da pistone oleodinamico ed è corredata di una serie di serrande trasversali manuali in corrispondenza di ogni apertura di deflusso del sale. Queste consentono di ridurre a piacimento la sezione di scarico del fondente (ad esempio per spargitori di dimensioni più piccole), di effettuare operazioni di manutenzione (rimuovere eventuali blocchi di sale che dovessero ostruire le aperture di passaggio) e nel caso limite di smontare l’intera serranda di scarico anche con silo pieno di sale. Una centrale oleodinamica, dotata di
accumulatore di pressione per chiusura istantanea d’emergenza, provvede alla movimentazione dei pistoni delle serrande. Posizionata sul marciapiede centrale dei corridoi di passaggio, è dotata anche di pompa a mano d’emergenza per garantire l’erogazione del sale anche in totale assenza di energia elettrica. L’apertura e chiusura della serranda di scarico, in condizioni normali, viene gestita in maniera completamente automatica dal sistema computerizzato, grazie ad una costante lettura ad alta frequenza dei pesi provenienti dalle celle di carico. Data la particolare conformazione a “fabbricato” dell’impianto, comportante una superficie particolarmente ampia (come detto, 12 x 8 m), è stato adottato un doppio sistema di distribuzione del sale all’interno del silo, in modo da dimezzare le sezioni di riempimento. Tale sistema, di tipo rotante, viene azionato automaticamente all’apertura del gruppo di chiusura stagna delle 2 tubazioni di carico e della tubazione di sfiato. Un sistema luminoso, a lampade rosse e verdi, montato in corrispondenza degli attacchi di ciascun tubo di carico, indica all’autista, ad ogni consegna di sale, attraverso quale dei 2 tubi dovrà essere eseguito il caricamento. Anche queste segnalazioni vengono gestite automaticamente dal sistema computerizzato, il quale, verificati i dati di ogni cella di carico è in grado di stabilire con precisione, quale dei settori del silo deve essere riempito per garantire un caricamento omogeneo dell’impianto. Un impianto semaforico posto sopra
1. Quadro di comando principale in cabina 2. Quadro ausiliario per gli operatori 3. Comando manuale per il comando in assenza totale di energia
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ai portoni automatizzati in corrispondenza dell’ingresso di ogni corridoio e su ognuna delle tramogge di scarico, provvede infatti a guidare l’autista del mezzo spargisale nel corridoio e presso la tramoggia corretta di scarico. L’impianto semaforico viene comandato dal software di gestione, il quale, verificati i pesi letti dalle celle di carico, è in grado di rilevare la tramoggia maggiormente caricata e di conseguenza di indirizzare l’operatore verso questa. Ciò consente di avere uno scarico omogeneo del sale ed una corretta distribuzione dello stesso all’interno dell’impianto. Posizionatosi sotto la tramoggia di scarico, l’autista può procedere alle semplici operazioni automatiche di prelievo dal quadro di comando “secondario” sul marciapiede centrale, senza allontanarsi dall’automezzo. Digitato il suo codice riservato e la quantità di sale da ritirare, può comodamente attendere il caricamento del prodotto a bordo automezzo e ripartire immediatamente a prelievo ultimato. Una serie di controlli vengono attivati dal sistema e le eventuali anomalie vengono evidenziate sul monitor del terminale programmabile. Ad esempio, l’apertura della serranda di scarico viene abilitata dal sistema, solo se gli appositi sensori a raggi infrarossi, posizionati in corrispondenza di ogni tramoggia, rilevano la presenza di un mezzo spargisale. Questo accorgimento garantisce che non avvengano errati scarichi a terra del prodotto anziché all’interno degli spargitori. La serranda di scarico inoltre si apre esclusivamente ad avvenuto caricamento dell’accumulatore di pressione della centrale oleodinamica, che permette un immediato arresto dell’erogazione del sale in tutte le situazioni di emergenza (improvvisa mancanza di energia elettrica, stop di emergenza, ecc.). Appositi vibratori applicati alle tramogge, vengono azionati automaticamente dal sistema ad ogni scarico, per favorire il regolare deflusso del sale. Terminata l’operazione, i dati del prelievo (data, ora, operatore, quantità ritirata, condizioni di prelievo) vengono memorizzati dal computer e la stampante di sistema provvede a produrre un rapporto cartaceo. Dal quadro di comando principale il responsabile dell’impianto ha la pos1. Serranda di scarico 2. Autocarro in fase di carico 30
sibilità di selezionare lo scarico manuale, per particolari esigenze operative. Pur mantenendo attivi tutti i sistemi di controllo ed allarme (semafori, rilevatori posizione mezzi, celle di carico, ecc.), con questa impostazione l’operatore può provvedere manualmente all’apertura e chiusura della serranda interessata allo scarico attraverso un selettore elettrico posto sul quadro di comando secondario. La registrazione e stampa dei dati di prelievo avviene regolarmente, con la stessa tipologia prevista per lo scarico automatico. L’impianto è concepito per poter far fronte ad estreme situazioni di emergenza come ad esempio la totale mancanza di energia elettrica. In questo caso l’operatore ha la possibilità, attraverso una pompa a mano di emergenza ed una serie di leve di comando di cui è corredata la centrale oleodinamica sul marciapiede centrale, di movimentare agevolmente l’apertura e chiusura della serranda di scarico, erogando sale per gravità dall’impianto. Tale accorgimento contribuisce a garantire la totale affidabilità dell’impianto, poiché viene assicurata comunque l’estrazione del sale anche nei casi più ostici e critici che si possono presentare durante le operazioni di viabilità invernale. Il responsabile dell’impianto ha la possibilità di inibire il funzionamento di una o più serrande di scarico dal quadro di comando principale in cabina. Tale funzione permette di eseguire eventuali lavori di manutenzione ai sistemi di scarico mantenendo comunque operativo l’impianto. Il sistema infatti, riconosciute le tra-
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mogge inibite, provvede automaticamente a guidare attraverso l’impianto semaforico gli operatori presso le tramogge rimaste “operative” con la stessa logica precedentemente descritta, sia con prelievo automatico che manuale elettrico. Affianco al silo è stata anche installata una cisterna per soluzioni saline, per garantire l’approvvigionamento di queste, visto l’utilizzo sempre più diffuso di sale umidificato. Realizzato in vetroresina della capacità di 40 m3 è dotato di sistema elettronico interfacciato ad inverter, per la gestione automatizzata delle varie operazioni di movimentazione e prelievo: carico impianto, ricircolo impianto, carico autobotti innaffiatrici, carico serbatoi spargitori. Esso, pur essendo in posizione defilata rispetto al silo fabbricato (per consentire operazioni di caricamento del sale solido disgiunte da quelle delle soluzioni ed eliminare di conseguenza i tempi morti di attesa) viene gestito, a livello statistico, dal quadro di comando principale. L’accurata registrazione e memorizzazione di ogni operazione eseguita, permette un immediato controllo e verifica del lavoro svolto dalle imprese esterne che hanno in appalto il servizio di distribuzione del sale; la precisione del sistema di pesatura consente futuri interessanti sviluppi che si stanno già delineando nella regione Veneto, ed in particolare nel territorio del Comune di Venezia, quali l’utilizzo dell’impianto stesso o di altri nuovi impianti simili, da parte di enti territoriali diversi, con gli intuibili vantaggi economici derivanti dalla suddivisione degli investimenti e delle medesime spese di gestione fra più soggetti.
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FONDENTI
MVG presenta Fuxor MVG s.r.l. opera da molti anni nel campo della commercializzazione di fondenti invernali per disgelo stradale. Nelle ultime due stagioni invernali hanno affrontato una nuova esperienza con alcuni enti, che già operavano spargendo una miscela di cloruro di calcio e cloruro di sodio anidro, acquistando separatamente i prodotti per poi miscelarli al momento del carico. Questo metodo d'intervento nasceva dalla volontà di aumentare il rendimento del sale con un abbassamento del costo per m2 di strada. Dopo avere raccolto i risultati, peraltro ottimi, la direzione commerciale della MVG s.r.l. ha deciso di lanciare sul mercato nazionale il prodotto testato. La miscela tra cloruro di calcio e cloruro di sodio anidro in opportune percentuali, e sottoposto ad un particolare procedimento di fluidificazione è il Fuxor Extra 30. L'estrema igroscopicità del cloruro di calcio, favorisce l'assorbimento spontaneo dell'umidità dell'atmosfera anche ad umidità relative molto basse (45-50%), permettendo la dissoluzione del ghiaccio soprattutto con temperature fredde e secche, il che rende possibile il trattamento preventivo anche con umidità relativa non elevata su strade asciutte con traffico e vento. L'elevata deliquescenza (solubilità) anche a basse temperature, provoca un abbassamento della tensione di vapore al disopra della soluzione fondente. Inoltre risulta importante nel processo di fusione di ghiaccio o di strati compatti di neve l'esotermicità del processo di fusione del cloruro di calcio, ossia la sua dissoluzione in acqua provoca sviluppo di calore, accelerando quindi la velocità di fusione fin dai primi momenti del trattamento, creando così un notevole vantaggio agli operatori. Il cloruro di sodio raffinato prolunga nel tempo l'azione di fusione e, sfruttando la durezza del suo cristallo, permette anche una buona azione meccanica. Il cloruro di calcio ha un punto di congelamento molto basso, - 51 °C, ed è efficace fino a - 33°C anche in presenza di ridotta umidità dell'ambiente. Il cloruro di sodio purissimo ha un punto di congelamento di - 21°C ed è efficace fino a - 8,5°C della temperatura del suolo. La particolare miscela di questi due prodotti nel Fuxor Extra 30 permette di utilizzare le caratteristiche di entrambi i fondenti combinandole, per ottenere un prodotto che si prefigge di essere economico, efficace e rispettoso per l'ambiente. Questo prodotto ha come unico limite logistico, l'impossibilità di essere stoccato alla rinfusa in piazzale, poiché il cloruro di calcio presente si attiverebbe mediante l'assorbimento dell'umidità esterna; per questa ragione il prodotto viene fornito per silos, big bags " sacconi ", oppure in sacchi da 25 kg. Il sacco è di materiale plastico più spesso del normale, per evitare lacerazioni e permettere una durata lunga nel Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
tempo a chi fa scorte. Su ogni sacco sono riportate le istruzioni per la manipolazione del prodotto nell'ottica della sicurezza sul lavoro, permettendo così di dare le informazioni agli operatori (anche se non sono prodotti tossici). Il prodotto in sacchi è fornito in pallet da 1000 kg, per la gestione corretta nell'ambito dei magazzini, impilabile a tre altezze, ed ogni pallet ha un cappuccio protettivo per evitare ulteriormente lacerazione dei sacchi e garantirne una lunga conservazione della confezione. L'offerta della MVG s.r.l. non si limita all'innovativo Fuxor Extra 30, ma propone una gamma completa di fondenti con altre tre linee di prodotto che vanno ad accontentare tutte le esigenze: Fuxor, Fuxor Standard e Fuxor p 80; rispettivamente cloruro di sodio umidificato con antiammassante, cloruro di sodio anidro con antiammassante e cloruro di calcio. Il consiglio per tutti i prodotti è sempre quello di spargere le giuste quantità in funzione delle condizioni metereologiche, per minimizzare effetti corrosivi alle infrastrutture e un ridotto impatto ambientale. A questo scopo e per un confronto dei prodotti, per un loro corretto utilizzo ed anche per un confronto economico si propongono i grafici comparativi delle temperature limite di esercizio e delle quantità da spargere in condizioni ambientali medie; inoltre una tabella dei dosaggi consigliati in grammi per m2, riferiti alle attuali conoscenze tecniche acquisite. La MVG mette in particolare evidenza l'importanza della logistica per questa tipologia di prodotti, che spesso si rendono necessari in grandi quantità e in ridotti lassi di tempo. Grazie alla posizione baricentrica dei loro capienti magazzini presso il porto di Ravenna, è possibile porsi l'obiettivo di garantire nel corso del 2004 la fornitura justin-time in 24 ore.
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IGIENE URBANA
"TWT" veicolo a doppia vasca per la raccolta differenziata GIORGIA MARCHELLI
Funziona a pieno ritmo dall’inizio di luglio 2002 un mezzo di concezione totalmente nuova: "TWT" Twin Waste Truck, veicolo per la raccolta differenziata dei rifiuti a doppia vasca. Manutencoop s.c.a.r.l. di Bologna, che dal 1° giugno 2000 ha avuto l’appalto per i servizi ambientali della Comunità Montana della Valle del Boite, ha dato inizio alla raccolta differenziata porta a porta nei sei Comuni della zona, organizzandosi per raccogliere separatamente la fra-
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zione secca dei rifiuti, quella umida, carta, plastica e vetro. Teodoro Sartori di Cortina d’Ampezzo, con trentennale esperienza nell’ambito dei trasporti, ritenendo di poter contribuire ad ottimizzare il lavoro, ha offerto a Manutencoop di raccogliere contemporaneamente due tipologie di rifiuti, già separate dagli utenti, con un mezzo a doppio scomparto. Un veicolo del genere avrebbe permesso di ridurre i percorsi di raccolta, con il conseguente risparmio su mezzi, uomini,
carburante, traffico, inquinamento... Ma il mezzo in questione, pur essendo logico, ovvio e necessario, ancora non esisteva nelle dimensioni adeguate al servizio da effettuare. Buona volontà e ingegno hanno permesso la realizzazione della macchina. Non trovando fra i costruttori di ribaltabili e officine di carpenteria di questo tipo di veicoli chi credesse all’idea del camion bivasca quanto lui, l’Agenzia Sartori s.a.s. ha creato in proprio i disegni tecnici, secondo le specifiche ideate, soprattutto tenendo conto dei pesi specifici e degli ingombri dei rifiuti, per realizzare le due vasche con volumi adeguati a contenere i materiali differenziati in percentuale secondo il loro peso. A progetto fatto e brevettato, Sartori ha trovato nella Novarini s.r.l. di Vigasio il costruttore ideale: apprezzando l’idea, si è reso disponibile alla realizzazione della struttura a due vasche ribaltabili. Volendo creare una macchina il più compatta possibile, di dimensioni ridotte affinché sia utilizzabile nel centro storico e nei villaggi, ma con grande capacità di contenimento dei cassoni, l’attrezzatura è stata montata su un Isuzu NPR 70 con passo 3.365 mm, adatto in quanto autotelaio con cabina avanzata, condizione
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necessaria per ottenere un mezzo di ingombro adeguato: con 4 m complessivi di lunghezza delle due vasche, il veicolo raggiunge i 6,35 m, per una larghezza inferiore ai 2 m, ed altezza 2,4 m. Le due vasche, completamente indipendenti una dall’altra, sono differenti fra loro sia per dimensioni che per posizionamento e conseguente ribaltamento per lo scarico. La prima vasca, anteriore, è posizionata lateralmente, immediatamente dietro la cabina del camion: più piccola, ha una capacità di 3,2 m 3 e dimensioni esterne 1.682 mm (lunghezza), 1.964 mm (larghezza) 1.542 mm (altezza), e scarica a mezzo ribaltamento laterale. La vasca posteriore è orientata secondo la lunghezza del veicolo: più grande, ha capacità 7,2 m3, dimensioni esterne 2.810 mm (lunghezza) 1.964 mm (larghezza) 1.542 mm (altezza), e scarica a mezzo ribaltamento posteriore. La differenza di grandezza dei due cassoni è stata studiata e creata appositamente per dividere il rifiuto in percentuale e secondo il suo peso specifico, pertanto nella vasca anteriore è adeguato caricare umido, plastica o vetro, ed in quella posteriore secco o carta. Entrambi i cassoni sono realizzati in lamiera di acciaio e profilati di qualità, longitudinali e trasversali; saldature a filo continuo e sigillatura delle giunzioni ne assicurano la perfetta tenuta stagna; sono dotati uno lateralmente e l’altro posteriormente di voltacontenitori bivalenti con attacchi a pettine per lo svuotamento di bidoni da 120, 240 e 360 l, e bracci supplementari con dispositivi di presa a norma Din per lo svuotamento dei cassonetti da 1.100 l. Le vasche sono dotate di coperture in PVC sostenute da una centina metallica scorrevole e registrabile realizzata artigianalmente dai
Fabbri Zardini di Cortina d’Ampezzo. Il veicolo così allestito ha P.T.T. 6.000 kg, per una tara di 4.000 kg e portata utile legale 2.000 kg. Il mezzo è inoltre dotato di un doppio puntone di sicurezza a sostegno delle vasche alzate, al fine di garantire l’incolumità degli operatori durante le fasi di manutenzione, spondine laterali per agevolare il carico manuale dei rifiuti, doppia coppia di piedini stabilizzatori posteriori che assicurano il veicolo durante le fasi di scarico. L’impianto oleodinamico funziona con pompa a presa di forza. Un doppio distributore di comando, posto all’esterno del veicolo, garantisce l’azionamento separato del ribaltamento delle vasche ed il funzionamento dei dispositivi voltacassonetti. L’impianto elettrico è regolamentare, ed è dotato di due fari rotanti, uno sulla cabina di guida in parallelo con l’accensione della PTO, e uno posteriore, oltre ad un faro posteriore per il lavoro notturno. Numerosi e a norma sono i dispositivi di sicurezza: valvole di blocco dei piedini stabilizzatori che consentono la salita degli stessi solo quando la vasca è completamente abbassata, tramite fine corsa; valvole paracadute sui cilindri di ribaltamento della vasca; valvole di blocco sui cilindri voltabidoni; valvole di blocco sui cilindri di ribaltamento della vasca, che assicurano il fermo in posizione del cassone anche in mancanza di alimentazione dell’impianto oleodinamico (a motore spento o presa di forza disinserita). Il mezzo così creato, già da prototipo, ha dato grande soddisfazione, funzionando per più di un anno esattamente come previsto dal suo ideatore, e garantendo un servizio più veloce ed economico sia nella raccolta che nello scarico dei rifiuti differenziati (in genere secco-umido, carta-plastica), soprattutto per quanto riguarda i per-
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corsi più lunghi, sui quali si risparmia notevolmente in chilometri che altrimenti andrebbero coperti da un maggior numero di veicoli e operatori. In un'ottica più a lungo termine, invece, un mezzo di questo genere, considerando che le vasche sono utilizzabili anche insieme, per lo stesso genere di rifiuto, consente di ridurre notevolmente, se non dimezzare, il parco macchine. La sperimentazione positiva nel comprensorio della Comunità Montana della Valle del Boite ha spinto Teodoro Sartori a riprodurre e commercializzare il "TWT" Twin Waste Truck, ora in fase di ulteriore miglioramento per mezzo di accorgimenti e modifiche nate dall’esperienza. Sempre grazie alla pratica è sorta l’esigenza e l’idea di creare anche un veicolo "TWT" a tre vasche, attualmente in costruzione e già protetto da brevetto, necessario per poter offrire un servizio ancora migliore: al momento l’organizzazione di raccolta dei rifiuti differenziati porta a porta nei Comuni interessati, per quanto riguarda le abitazioni private, non prevede vetro e lattine, che vanno invece conferiti insieme in campane sparse sul territorio, disordinate alla vista e scomode per gli abitanti ormai ben abituati. Un mezzo a triplo scomparto ottimizzerà ulteriormente l’intera organizzazione in modo economico, andando a soddisfare cittadini e ottemperanza al Decreto Leg. 22/1997 Ronchi.
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CONFERENZE GILETTA 2003
Routinform@2003 ING. MAURO MATTIO
A Luglio 2003 si è ultimata la nuova release del software di controllo flotta Routinform2000. Il Routinform@2003 presenta numerose caratteristiche innovative rispetto alla versione precedente e si presenta con tools di interazione con l'utente finale notevolmente migliorati. Il sistema di acquisizione dati è stato interamente riprogettato per ricevere informazioni da più canali trasmissivi contemporaneamente (SMS, radio, GPRS, e-mail...); il software è inoltre
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dotato di un sistema di Allert in grado di rilevare automaticamente anomalie di funzionamento (problemi di connessione sui canali di ingresso, dati in arrivo corrotti, problemi relativi alla memorizzazione delle informazioni); a fronte di una situazione di errore il sistema riesce automaticamente e tempestivamente ad avvisare i responsabili di settore del problema riscontrato (i messaggi di avvertimento possono essere inviati via email o sms). Il software di acquisizione è compa-
tibile con le versioni di Microsoft Windows 2000 o XP in quanto il programma è eseguito come servizio del sistema operativo in forma completamente trasparente all'utilizzatore; l'amministratore del sistema può interagire con il motore di acquisizione dati anche via rete locale mediante interfaccia di configurazione remota. Il pacchetto clienti, come già nella versione precedente, permette la localizzazione dei veicoli su differenti
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supporti cartografici e l'analisi delle informazioni operative ad essi associate. Le informazioni relative a posizione e "stato lavoro" di un veicolo possono venire visualizzate in forma aggregata per tipologie di veicoli, per zone di servizio, flotta di competenza o in forma individuale. L'applicativo permette di gestire in modo semplice ed intuitivo qualsiasi operazione di manutenzione stradale (sgombero neve, taglio erba, ricostruzione del manto stradale, pattugliamento, etc.) in quanto in grado di ricevere e gesti-
re i dati di qualsiasi tipologia di veicolo; particolarmente interessane al riguardo è l'acquisizione di tutti i parametri operativi delle spazzatrici Bucher (lavoro e non lavoro di tutti gli organi di movimento, rotazioni al minuto, temperature olio idraulico, segnalazioni dell'operatore etc.). Particolare cura è stata data alla riscrittura del software di interrogazione dei dati storicizzati nel data base: mediante l'utilizzo di semplici procedure guidate l'utente può esplorare i dati trasmessi, effettuare calcoli sui
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parametri quantitativi inviati, statistiche su tempi e modalità d'intervento. Il pacchetto completo comprende anche un applicativo per la gestione contabile inerente al servizio svolto dai veicoli (gestione centri di costo, ore lavorative utilizzate, emissione fatture etc.) Il Routinform@2003 è già operativo in Hannover presso la sede della Bucher Schörling e per quanto riguarda il server di acquisizione dati presso l'Autostrada ATS (Torino Savona).
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TECNICA STRADALE
Dispositivi strutturali per ponti e viadotti: il giunto polimerico viscoelastico a tampone ING. STEFANO TATTOLO La tecnologia delle costruzioni di ponti e viadotti solitamente prevede la realizzazione di giunti di dilatazione necessari a garantire, senza rinunciare alla continuità strutturale indispensabile ad un'opera viaria, gli spostamenti relativi dei singoli impalcati costituenti. I giunti di dilatazione rivestono un ruolo di fondamentale importanza nella salvaguardia della durabilità dell'opera consentendo i movimenti relativi tra gli elementi strutturali (dovuti a variazione dello stato deformativo al variare del carico applicato, a fenomeni di ritiro e gradienti termici), preservando la regolarità del piano viabile. E' pur vero che tale dispositivo, rappresentando un elemento di discontituità strutturale, se non perfettamente sigillato e impermeabile, rappresenta una via preferenziale per l'innesco di fenomeni corrosivi quali l'ossidazione dei ferri di armatura della soletta, l'ammaloramento delle testate della travi di impalcato ed eventualmente dei dispositivi di appoggio di queste ultime. Il giunto polimerico viscoelastico a tampone garantisce a tal proposito una perfetta sigillatura alle pareti adiacenti e una perfetta giunzione strutturale elastica. 1. Il giunto polimerico viscoelastico a tampone: requisiti generali Il giunto polimerico viscoelastico a tampone si realizza solo per applicazioni su opere d'arte aventi luci non superiori a 28 metri. Il limite indicato si riferisce alla sua ridotta attitudine a resistere ai movimenti verticali rapidi, caratteristici delle testate delle solette, originati dalla flessione degli impalcati a causa del passaggio di carichi in mezzeria, e alla difficoltà di contenere la tenuta di deformazioni cicliche relative a fenomeni di escursioni termiche. Presenta le seguenti proprietà: * si adatta ai movimenti longitudinali, rotazionali e trasversali; * è flessibile e a tenuta d'acqua; * presenta un buon manto superficiale senza ulteriori trattamenti; * può essere aperto in parte o per tutta la sua profondità in caso di rifacimento del manto stradale; * può essere realizzato a traffico parzialmente aperto; * è transitabile dopo due ore circa la sua ultimazione; * in caso di danno accidentale è semplice ed economico da riparare e può essere sostituito senza danneggiare la superficie stradale adiacente; * il drenaggio sotterraneo dell'acqua può essere ottenuto inserendo delle canalette trasversali durante la realizzazione del giunto. E' costituito dalle seguenti parti: * dispositivo di drenaggio delle acque di sottopavimentazione (il convogliamento e lo smaltimento delle acque 36
dovrà avvenire in zone che non insistono sulle strutture principali dell'opera e il dispositivo è costituito da un tubo microfessurato); * dispositivo di sostegno del tampone bituminoso in lamierini di acciaio di dimensioni m 1 x 0,25 x 0,002 (tale dispositivo deve garantire le dilatazioni termiche della soletta mantenendo inalterata la sua funzionalità, conservando la propria caratteristica di tenuta alle temperature di getto del tampone polimerico); * tampone in conglomerato bituminoso chiuso. Lo spessore minimo deve essere di 0,10 m con una sezione di circa 0,5 m
2. I materiali costituenti il giunto polimerico viscoelastico a tampone Risulta essere costituito da un mix di legante bituminoso, modificato con additivi polimerici, e aggregati lapidei selezionati.
Il legante bituminoso Per la realizzazione del giunto polimerico viscoelastico a tampone si consiglia l'utilizzo di un legante bituminoso modificato, con materiali di sintesi di natura elastomerica termoplastica con reticolo chimico radiale del tipo SBS (stirene-butadiene-stirene). Il legante modificato in oggetto deve essere arricchito con cariche minerali, con agenti plastificanti, attivanti chimici funzionali. Si riportano di seguito le caratteristiche di richieste: Caratteristica Unità di misura Norma Penetrazione a 25°C dmm CNR 24 /71 Punto di Rammollimento °C CNR 43 /74 Punto di rottura Fraass min °C CNR 50 /76 Viscosità Dinamica 160°C mPa*sec ASTM D 4402 Ritorno Elastico a 25°C % EN 13398 Stabilità allo stoccaggio: - diff. di penetrazione 0,1 mm EN 13399 - diff. di ammollimento °C
Valore 30±5 >100 ≤ 10 ≥4000 ≥75 ≤5 ≤5
L'aggregato lapideo L'aggregato lapideo deve risultare di norma da frantumazione meccanica di rocce uniformi di struttura, resistenti, Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
durevoli, prive di parti decomposte o comunque alterate, preferibilmente idrofobe, particolarmente dure, con assoluta preferenza alle rocce di origine ignea: nelle regioni ove queste manchino sono accettabili i calcarei solo se molto compatti. Sono da escludere rocce marnose e da consigliare esclusivamente rocce provenienti dalla frantumazione di basalto, granito o gabbro, con grani poliedrici, puliti, esenti da polveri ed elementi estranei. Si riassumono di seguito le caratteristiche richieste: Caratt. Categoria Granulom.
Un. di misura Norma Valore % CNR fasc.4/53Cap 1,2 1° Categoria d/D mm CNR n° 23 15/20 o 16/25, 3/5 filler
Si richiedono esclusivamente inerti frantumati, puliti, esenti da polvere e da materiale estraneo, privi di facce arrotondate, con le seguenti caratteristiche: * Perdita in peso Los Angeles eseguita sulle singole pezzature (CNR 34/73)≤20%; * Porosità (CNR 65/78) ≤1,5%; * Coefficiente di Levigatezza Accelerata ≥0,43 (CNR 140/92); Caratteristiche del filler: * Potere rigidificante con un rapporto filler/bitume = 1.5 pari a ∆Pa ≥5°C (CNR 122/88); * Passanti in peso compresi nei seguenti limiti minimi: ·Setaccio UNI 0,40 mm (passante in peso per via umida) 100%; ·Setaccio UNI 0,18 mm (passante in peso per via umida) 90%; ·Setaccio UNI 0,075 mm (passante in peso per via umida) 80%; N.B. La quantità di additivo minerale passante per via umida al setaccio 0,075 deve passare a tale setaccio anche a secco per almeno il 50%.
* Indice di Plasticità: non plastico (CNR-UNI 10014).
Taglio della pavimentazione in prossimità della testata delle solette
Per la realizzazione del giunto si richiede l'utilizzo di aggregato basaltico monogranulare di dimensione pari a 20 mm o al più una classe granulometrica 16/25 o 15/20, per gli strati da realizzare con legante bituminoso colato a saturazione, aggregato basaltico 3/5 per la realizzazione della malta bituminosa da impastare con apposita betoniera e colare per gli ultimi 2-3 cm fino al raggiungimento del pelo libero della pavimentazione adiacente. 3. Modalità esecutive del giunto polimerico viscoelastico a tampone Il giunto è costituito da una combinazione di legante bituminoso modificato e di aggregato. Il giunto viene realizzato in sito mediante processo a
caldo. Il legante bituminoso deve essere riscaldato in speciali caldaie fino alla temperatura di applicazione di 170°C - 190°C. L'aggregato selezionato deve essere pulito e, inviato in cantiere, immediatamente prima del suo utilizzo dovrà essere pulito ulteriormente in una betoniera forata e riscaldata con una lancia ad aria compressa fino alla temperatura utile di 100°C - 150°C. Il giunto deve comprendere l'intera altezza del tappeto in conglomerato bituminoso e dell'impermeabilizzazione fino alla struttura in calcestruzzo, aderendo completamente alle facce verticali del conglomerato bituminoso e del calcestruzzo sottostante. Il giunto viene realizzato mediante taglio e demolizione
Posa inerti basaltici per strati Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
Macchina scioglibitume per il riscaldamento del mastice bituminoso 37
della pavimentazione in corrispondenza dei giunti esistenti e loro asportazione. L'apertura tra le strutture in calcestruzzo deve essere pulita a fondo rimuovendo i detriti per tutta la lunghezza della soletta. Lo scavo, comprese le facce verticali di conglomerato bituminoso, devono essere completamente pulite, asciugate e scaldate per mezzo di una lancia ad aria calda compressa. Il calcestruzzo scheggiato o fallato o con spigoli vivi deve essere trattato con sistemi di riparazione corretti e idonei. Effettuati tali interventi si dovrà nuovamente scaldare lo scavo. Si procede alla stesa di una guaina bituminosa sul fondo del giunto, realizzando una scossalina che permetta la deformazione di 30 mm tra le due teste in calcestruzzo. Una lamiera zincata, finalizzata al sostegno del tampone bituminoso, in lamierino di acciaio di dimensioni pari a metri 1 x 0,25 x 0,002 viene posata in prossimità delle due testate in calcestruzzo, consentendo le dilatazioni previste e tale da mantenere inalterate le proprie caratteristiche di tenuta alle temperature di getto del tampone polimerico. Si procede alla colata di un film di bitume modificato a caldo (190°C) al fine di omogeneizzare il sistema montato. Terminato il getto si posa in opera l'aggregato basaltico 16/25, preventivamente riscaldato, per uno spessore di circa 40 mm con successiva colata di bitume modificato a caldo fino a saturazione degli interstizi granulari e ricopertura totale dello strato lapideo precedentemente posato.
Giunto a tampone ultimato
In consecutio si ripete l'operazione descritta per l'esecuzione del secondo strato con l'accortezza di effettuare la saturazione degli interstizi non fino al pelo libero dello strato lapideo, lasciando che gli spigoli vivi dei singoli elementi granulari affiorino dal pelo libero, al fine di garantire una efficace adesione con lo strato di finitura superficiale. Tale operazione viene accompagnata da un riarrangiamento con rastrello che garantisce la completa ricopertura della superficie degli aggregati e la totale saturazione. L'ultimo strato di riempimento viene portato fino a 20-25 mm al di sotto del livello della pavimentazione stradale. Lo strato di copertura viene realizzato subito dopo ed è costituito da una miscela preimpastata (50-70% inerti 30 - 50% bitume) (in una apposita betoniera riscaldata e colata a caldo (gli aggregati di classe 3/5 dovranno essere scaldati preventivamente alla miscelazione). Lo strato superficiale deve essere steso in modo tale da essere leggermente al di sopra del piano stradale, per recuperare la quota del pelo libero della pavimentazione con operazioni di costipamento. Raggiunta la temperatura del composto pari a circa 100120°C si procede alla realizzazione eventuale di uno spolvero di cemento in superficie e successivo costipamento con rullo vibrante fino a raggiungere il livello di pavimentazione circostante. Eventuali irregolarità superficiali dovranno essere recuperate con l'aggiunta di legante non prima di due ore dall'ultimazione del tampone.
Tecniche di insonorizzazione dei giunti di dilatazione in gomma armata su viadotti in centro urbano ING. STEFANO TATTOLO 1. Generalita' Il trattamento insonorizzante del giunto di dilatazione in gomma armata risulta necessario al fine di eliminare l'elevata rumorosità che deriva dal suo attraversamento da parte dei veicoli in transito. 2. Materiali costituenti e loro qualificazione Il trattamento insonorizzante del giunto di dilatazione prevede l'utilizzo di una malta sintetica, indurente a temperatura ambiente, a base di polimeri termoindurenti con ele38
vate prestazioni in termini di adesività ed elasticità. La malta sintetica tricomponente, elasto-polimerica, è costituita da una base di legante epossidico, da un induritore e da filacci di gomma. Le caratteristiche del legante sono riassunte nella tabella 1. I rapporti di miscelazione dovranno essere tali da garantire un rapporto legante/gomma pari a 0,9. Il tempo di lavorabilità deve essere superiore a 15 minuti a 20°C. Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
Condiz. di prova Norma Un. di misura Peso specifico Kg/dm3 Resist. a trazione UNI 8202 parte 8 MPa Allungamento UNI 8202 parte 8 % Ades. per strappo cls/cls UNI EN 24624 MPa Flessib. a freddo - 20°C UNI 8202 parte 15 integra Stabil. di forma a caldo 120°C UNI 8202 parte 18 integra Durezza Shore A
Valori 1.1-1.2 ≥4 80 >3 positiva positiva ≥ 80
Valori 1.1-1.2 85 ≥2 ≥ 110 ≤ 10 ≥2 - 20°C
Tabella 3: Primer di adesione per la superficie del giunto di dilatazione
Tabella 1: Legante 3. Preparazione della superficie di posa E' fondamentale, per una ottimale adesione al supporto, l'idonea preparazione della superficie di quest'ultimo. Tale preparazione prevede una energica sabbiatura con successiva pulizia mediante soffiatura della sabbia di risulta, previa asciugatura delle superfici trattate. Le superfici di natura cementizia e in conglomerato bituminoso devono essere esenti da elementi distaccanti, quali disarmanti superficiali, grassi, ecc. e dovono essere preparate mediante stesa di promotore di adesione, applicato in un'unica mano nello spessore di circa 200 micron. Le caratteristiche del primer di adesione per la preparazione delle superfici in conglomerato bituminoso e cementizio sono riassunte nella tabella 2. Condizioni di prova Peso Specifico Pot-life a 23°C Viscosità Tempo di impiego a 23°C Adesione CLS/CLS Prova per flessotrazione Prova a strappo
Condiz. di prova Norma Un. di misura Densità relativa UNICHIM 87/1970 Kg/dm3 Durezza superficiale UNI 4916/74 Shore A Carico di rottura per trazione UNI 5819/66 MPa Allung. a rottura per trazione UNI 5819/66 % Deform. residua a trazione UNI 8202 p.10 % Adesione al cls ASTM 2197/68 MPa Prova di avvolg. su mandrino UNI 8202 p.15 integra
Unità di misura Kg/dm3 minuti cps minuti
Valori 1,12 20 500 10
MPa MPa
> 30 >4
Tabella 2: Primer di adesione per superfici in conglomerato bituminoso e cementizio Il supporto del sistema di dilatazione esistente, in gomma, deve essere trattato mediante la stesa di un primer di natura epossipoliuretanica additivato con elastomeri liquidi, in uno spessore pari a 1 mm, previa pulizia e sabbiatura delle superfici di posa. Le caratteristiche del primer di adesione per la preparazione della superficie del giunto di dilatazione sono riassunte nella tabella 3.
4. Posa in opera delle miscele Un'asta rettilinea lunga 4 m posta in qualunque direzione a cavallo tra la superficie della pavimentazione in conglomerato bituminoso e quella del trattamento insonorizzante adiacente, deve aderirvi uniformemente; può essere tollerato uno scostamento massimo di 5 mm. Deve essere garantita la perfetta adesione del trattamento insonorizzante con le superfici adiacenti, diversamente ottenuta con successiva sigillatura con bitume modificato colato a caldo a ridosso delle discontinuità in oggetto. La posa della malta insonorizzante non deve avvenire per alcun motivo in condizioni climatiche avverse e a temperature inferiori a 10°C. La malta insonorizzante deve essere posata in modo tale da non ricoprire la scossalina centrale del giunto in gomma armata. 5. Controlli Il controllo della qualità dell'esecuzione del trattamento insonorizzante deve essere eseguito su ciascun giunto di dilatazione oggetto di intervento. Il controllo si basa sulla verifica dell'adesione del trattamento insonorizzante con le superfici adiacenti e sulla regolarità delle superfici. Sono ammesse irregolarità non superiori a 5 mm (un'asta rettilinea lunga 4 m posta in qualunque direzione a cavallo tra la superficie della pavimentazione in conglomerato bituminoso e quella del trattamento insonorizzante adiacente deve aderirvi uniformemente; può essere tollerato uno scostamento massimo di 5 mm). La non perfetta adesione del trattamento insonorizzante con le superfici adiacenti, richiede una successive sigillatura con bitume modificato colato a caldo.
Realizzazione e posa dell'impasto di resina bicomponente e granulato di gomma Lavori Pubblici n. 4 settembre - ottobre 2003
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CONSOLIDAMENTO TERRENI
Ripristino frana in Valle di Zoldo GIORGIA MARCHELLI
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Sono terminati a fine maggio i lavori di ripristino della frana che, a seguito dell’evento alluvionale del novembre 2000, aveva completamente distrutto la strada della Val di Zoldo rendendola inagibile per circa due mesi. Al km 117+300 della Strada Statale n° 251, in una zona non franosa, ma soggetta a eventi torrentizi improvvisi, nel contesto di un pendio particolarmente ripido, la forza delle piogge torrenziali ha portato giù tutta la scarpata lasciando la galleria paravalanghe
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sospesa in aria, sostenuta soltanto da micropali che fortunatamente erano stati ben posizionati al momento della costruzione della struttura. Non è stata sufficiente la resistenza dell’incanalatura precedentemente realizzata, con sotto un pozzetto ed una condotta d’acqua, da 120 cm, troppo piccola per sostenere l’abbondanza e la potenza dell’acqua precipitata in questo caso; è tracimato e grande quantità di materiale si è aggiunto, franando con l’intera area circostante fino a
fondovalle, scavando sotto la galleria e coinvolgendo anche la strada inferiore della diga di Pontesei. Prontamente l’ANAS di Belluno, nel giro di 40 giorni, ha operato il primo intervento di consolidamento della galleria paravalanghe, e progettato il successivo di convogliamento delle acque e di ricostruzione ambientale del pendio. Per ripristinare la strada e la galleria sono stati inseriti nuovi micropali a rinforzo di quelli già esistenti, grazie alla ditta Monti di Auronzo. La seconda fase è stata realizzata dalla Cadore Asfalti di Perarolo di Cadore. Lungo il pendio scorrono due torrenti solitamente secchi: da un punto di vista frontale, soltanto in quello di destra ogni tanto corre acqua, riempiendosi esclusivamente in caso di grandi piogge, ed in particolar modo quando il terreno è più asciutto. In caso di pioggia normale, l’acqua fuoriesce da un semplice tombino. Per ovviare alle precipitazioni di una certa entità, sono stati costruiti due grandi colatoi per il convogliamento delle acque che si riversano da tutta l’appendice, lungo l’intero pendio fino al torrente Maé di fondovalle. Una grande vasca centrale costituisce il troppo 1. Frana in Val di Zoldo 2. 3. Mezzi movimento terra all'opera
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pieno: costruito un tombino a monte, quando l’acqua supera una certa soglia, e non può più andare sulla destra, si dirige nella vasca centrale e scarica nel sottostante pozzetto, venendo poi convogliata giù sui due canali a gradoni. Come ulteriore rimedio alla possibile sovrabbondanza d’acqua in tutta l’area, lungo l’intero limite inferiore della galleria è stata posizionata una serie di gabbioni drenanti. Trattandosi di una zona soggetta a vincoli paesaggistici, è stato scelto un tipo di intervento che ben si sposasse con l’ambiente: i canali sono stati realizzati con massi ciclopici ammor-
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sati con calcestruzzo. La difficoltà della realizzazione è stata notevole a causa dell’estrema pendenza dell’area di lavoro, quasi 100%, sulla quale sembrano quasi impossibili la maggior parte delle operazioni, dalla calcitura all’approvvigionamento del materiale. Per portare massi di dimensioni notevoli su scoscesità così elevate, sono stati sfruttati i mezzi movimento terra maggiori di proprietà dell’impresa: 2 pale meccaniche Caterpillar 928 G gommate, e 3 escavatori cingolati, un Caterpillar 320, un JCB JS 220 ed un Liebherr R 924, supportati da ragni e da normali macchine di complemento, comandati da operatori particolarmente abili, esperti e con grande conoscenza delle macchine in loro uso. L’ultima fase dell’intervento, nel totale rispetto di salvaguardia del territorio, ha riguardato la ricostruzione ambientale, avvenuta per mezzo dell’apporto di terreno vegetale e con la posa di geostuoia, per il ripristino della vegetazione. Cominciati nell’agosto 2002, i lavori sono stati sospesi durante il periodo invernale per poi essere ripresi in aprile, per un totale di cinque mesi, e si sono conclusi con un’operazione di
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idrosemina per il rinverdimento della zona realizzato dalla Idrobau di Villanova del Ghebbo (Rovigo). Per mezzo di una idroseminatrice ad alta pressione, con una botte da 3000 l, sono stati prima miscelati mulch (fibre vergini di legno, in sostituzione alla classica geostuoia), concimi, collanti naturali e 70 % d’acqua, oltre naturalmente ai semi, poi applicati sul sito della frana. Il prodotto creato è antidilavamento: impedendo all’acqua di lavare il terreno dai semi, ha garantito un veloce attecchimento dell’erba, lasciando poi alla natura fare il proprio corso. In seguito, le radici della vegetazione ricresciuta, andando a fondo tratterranno la terra, evitando frane e microfrane. La Cadore Asfalti, ritenendo l’idrosemina il migliore completamento ad un lavoro importante, se n’é assunta l’onere per consegnare l’opera finita, affinché la zona, di interesse naturalistico e turistico, si presentasse nel migliore dei modi. 1. 2. Canali con massi ciclopici 3. Mezzo movimento terra al lavoro su pendenza estrema 4. Canali di scarico a gradoni 5. Galleria paravalanghe e scarpata ripristinate
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STUDIO E DIFESA DEL TERRITORIO
I sistemi di monitoraggio di colate detritiche rapide del Comune di Cortina d'Ampezzo R. Genevois, A. Galgaro, P.R. Tecca e A.M. Deganutti Dip. di Geologia, Paleontologia e Geofisica, Università degli Studi di Padova Un esempio di sinergia fra ricerca avanzata ed esigenze degli enti locali per lo studio e la difesa del territorio: i sistemi di monitoraggio di colate detritiche rapide (debris flow) del Comune di Cortina d'Ampezzo (BL) Aspetti generali delle colate detritiche rapide Le colate detritiche rapide, o debris flows, sono uno tra i più pericolosi e distruttivi processi geomorfologici che interessano le aree montane di tutto il mondo. La loro rapidità ed imprevedibilità sono spesso causa di perdite di vite umane e di ingenti danni economici. La loro capacità distruttiva viene, tuttavia, troppo spesso sottovalutata, anche perché colate detritiche di rilevante intensità possono saltuariamente interessare corsi d'acqua, anche piccoli, che per lunghi periodi hanno dato luogo solo ad eventi liquidi (piene) o eventualmente solidi ma assai modesti. I debris flows sono definiti come rapidi movimenti di massa, indotti dalla gravità, di miscele costituite da particelle solide, da acqua ed aria, che si muovono come un fluido viscoso (Varnes, 1978). Il loro comportamento meccanico si può considerare intermedio tra le frane e le alluvioni con trasporto solido, ma con caratteristiche sostanzialmente differenti da ciascuno di questi processi. Le proprietà reologiche del flusso variano notevolmente con il contenuto in acqua e con le caratteristiche della fase solida, principalmente in relazione alla distribuzione granulometrica ed al contenuto in argille. Macroscopicamente, un debris flow tende a comportarsi come un sistema coerente mono-fase: il fluido (acqua e frazione fine) è praticamente intrappolato tra i pori delle particelle più grossolane e si muove solidale con la massa di sedimento, arrestandosi 42
solamente quando le sollecitazioni eguagliano o sono inferiori alla resistenza al taglio propria della miscela. Il fenomeno è sovente caratterizzato da una serie di ondate successive con un fronte di avanzamento piuttosto ripido, in conseguenza della maggiore concentrazione di elementi grossolani, e più alto rispetto al resto della colata. Il fronte è, poi, seguito da una fase più fluida e turbolenta, caratterizzata da un'alta concentrazione di sedimento in sospensione ma da una ridotta presenza di blocchi, che continua sino all'arrivo dell'onda successiva o fino all'esaurirsi del fenomeno. Le colate detritiche possono interessare canali permanenti o semi-permanenti (debris flows canalizzati) oppure versanti aperti (debris flows non canalizzati) con pendenze elevate, sebbene sia nota la loro capacità di scorrere anche su pendenze molto basse. L'esigenza di approfondire la conoscenza dei debris flow ha moltiplicato negli ultimi anni gli studi su questi fenomeni, sia teorici (simulazioni di laboratorio e sviluppo di modelli per la simulazione dei meccanismi di innesco e di trasporto) sia fisici (caratterizzazione morfologica e sedimentologica dei depositi, osservazione diretta e caratterizzazione quantitativa dei fenomeni), sia, infine, ambientali e sociali (sviluppo di efficaci misure di difesa). In realtà, tali studi sono sollecitati soprattutto dalla necessità di ottimizzare l'utilizzo delle risorse ambientali e territoriali e di pianificare lo sviluppo degli insediamenti urbani nelle aree montane, cioè di definire quantitativamente la pericolosità nei confronti di fenomeni naturali caratterizzati da gradi di rischio che possono risultare particolarmente elevati in relazione alla crescente antropizzazione del territorio. L'approccio più comune a questa problematica si basa sulle informazioni
storiche, attraverso le quali si valuta la ricorrenza di certe condizioni indesiderate, alle quali è collegato il verificarsi di una catastrofe. Il ricorso all'analisi formale di serie storiche temporali di un determinato fenomeno può, tuttavia, essere alquanto complesso poiché solo approssimativamente esse possono essere correlate ad un processo unico e definito. La sensibilità umana verso un determinato fenomeno catastrofico è, infatti, cambiata nel corso del tempo: un fenomeno naturale viene considerato catastrofico solo se esso causa danni e/o perdite di vite umane e, di conseguenza, tale considerazione è in qualche modo collegata all'uso stesso che l'Uomo fa del territorio. Il successo di qualsiasi applicazione dello studio delle serie temporali è determinato, quindi, più dalla qualità del data-base storico realizzato che dallo strumento matematico utilizzato, che ha l'unico scopo di evitare l'utilizzazione di dati arbitrari. E' necessario, pertanto, che si abbia una conoscenza critica da un lato dei processi fisici collegati al fenomeno debris flow, in modo da sapere quali dati è necessario raccogliere, e, dall'altro, delle tecniche con le quali si possono raccogliere dati di buona qualità. In breve, la previsione e la mitigazione dei rischi connessi alle colate detritiche necessita di conoscenze quantitative su: - la fisica del fenomeno nelle sue varie parti e nei suoi differenti aspetti; - la probabilità di accadimento nello spazio, nel tempo ed in determinate condizioni idrologiche; - la composizione granulometrica, il contenuto in acqua ed il volume di terreno rilasciato dall'evento innescante; - l'idrogramma iniziale e la sua evoluzione.
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Aspetti morfologici Dal punto di vista morfologico nei bacini interessati da fenomeni di colata detritica si riconoscono tre zone caratteristiche: 1. l'area sorgente, dove l'erosione è prevalente; 2. il canale di flusso, in cui i fenomeni di erosione risultano in genere pari a quelli di deposito; 3. l'area di deposito, dove i processi di deposito sono del tutto prevalenti. La zona sorgente, o di innesco, è definita come l'area in cui ha origine il fenomeno. Essa è caratterizzata generalmente dalla presenza di aree in erosione attiva e da un'abbondante quantità di detrito sciolto, che può essere mobilizzato. La copertura vegetale, anche per le elevate pendenze, è di solito scarsa e la cotica erbosa si presenta sovente lacerata, esponendo il terreno sottostante all'azione degli agenti erosivi. Nell'area alpina, e in particolare nelle Dolomiti, numerosi debris flows interessano le estese falde detritiche presenti alla base delle alte pareti dolomitiche e caratterizzate da pendenze anche superiori ai 30° (Fig. 1). L'innesco dei debris flow è collegato spesso ad apporti idrici importanti, a loro volta legati a piogge intense di breve durata tipiche del periodo estivo, oltre che all'improvviso svuotamento di laghi o al repentino scioglimento di nevai o ghiacciai. In particolari condizioni questa rapida fusione può essere dovuta a fenomeni vulcanici: imponenti fenomeni di debris flow sono stati registrati durante l'eruzione del M. St. Helens del 1980 nello stato di Washington e durante un'eruzione subglaciale che nel 1996 provocò la parziale fusione del più grande ghiacciaio europeo, il Vatnajökull in Islanda. Una volta innescato il processo, la colata detritica scorre sul versante incanalandosi o divagando più o
meno liberamente. Durante il suo percorso, il flusso detritico tende ad arricchirsi di materiale: in ambiente dolomitico è stata stimata un'erosione dei canali di flusso mediamente pari a 12-18 m3 per metro lineare di flusso (Berti et al.,1999). La deposizione del detrito può avvenire per vari motivi, quali ad esempio una diminuzione della pendenza del canale o la presenza di tratti meno confinati lateralmente. Forze dispersive, originate dalla collisione tra particelle sono probabilmente all'origine della formazione dei caratteristici argini detritici laterali e della presenza in superficie di blocchi di notevoli dimensioni (Fig. 2). Procedendo verso valle si arriva, poi, all'area di deposito dove i processi di deposizione prevalgono sui quelli erosivi. La parte terminale ha in genere una forma lobata, con un fronte più ripido e grossolano. I depositi di debris flows possono costituire veri e propri conoidi che è possibile distinguere da quelli propriamente alluvionali su basi semplicemente morfometriche. Questa possibilità risulta di particolare utilità in fase di pianificazione, essendo alla base del riconoscimento delle principali tipologie di rischio cui è potenzialmente soggetto il territorio. L'innesco delle colate detritiche rapide Pur se i meccanismi di innesco possono essere ricondotti a variazioni delle condizioni al contorno di varia natura ed entità (sollecitazioni sismiche, eruzioni vulcaniche etc.), generalmente un rapido apporto d'acqua, indotto per lo più da precipitazioni a carattere temporalesco, rappresenta il caso di innesco più comune. Il quantitativo d'acqua necessario può essere fornito, anche solo in parte, dallo scioglimento delle nevi a seguito di un repentino aumento della tem-
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peratura atmosferica; meno frequenti sono gli apporti idrici legati alla rottura di bacini idrici od allo scioglimento di nevi per eruzioni vulcaniche. Nelle Alpi, le colate detritiche sono generalmente innescate da intense e ben localizzate piogge estive,. Van Asch e Van Steijn (1991) menzionano colate detritiche nelle Alpi Meridionali Francesi associate a piogge di intensità massima pari a 50-100 mm/h in un intervallo di 5-10 minuti. Nelle zone dolomitiche (Cortina d'A.) sono state misurate intensità variabili tra i 5 e 16mm/10min (Tecca et al., 2002). Mitigazione del rischio La natura imprevedibile del fenomeno, i ridotti tempi di preavviso e l'elevata velocità con cui può evolvere una colata detritica rendono alquanto difficile la progettazione di interventi di salvaguardia e di mitigazione del rischio. Le misure di difesa attuabili contro questi eventi possono essere suddivise in due categorie principali: la prima (difese attive) tiene conto essenzialmente delle condizioni di pericolosità potenziale; la seconda (difese passive) considera, invece, il danno potenziale conseguente all'evento. Le difese attive interessano direttamente i processi di innesco, trasporto e deposizione, modificando la grandezza e la pericolosità dell'evento attraverso misure che influiscono sulla probabilità di accadimento delFig.1 - Foto da elicottero del debris flow del M.te Pelmo (settembre 1994, Dolomiti bellunesi) che, con un volume valutato in diverse decine di migliaia di m3, ostruì la SS della Val Zoldana. Fig.2 - Acquabona (Cortina d'Ampezzo): massi deposti durante il debris flow del 30.7.2001: le dimensioni superano i 4 metri di diametro.
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l'evento stesso o alterano la sua evoluzione spazio-temporale. Esse, quindi, interessano direttamente la dinamica del fenomeno condizionandone lo sviluppo, i percorsi e le modalità di deposizione. Nella zona sorgente tali difese tendono a limitare le aree soggette ad erosione che contribuiscono all'innesco della colata (riforestazione, bioingegneria, ecc.). Lungo la zona di propagazione impediscono che il flusso fuoriesca dal canale espandendosi nelle zone limitrofe (argini, ad esempio). In alcuni casi può essere necessaria la modifica del tracciato del canale di flusso o la costruzione di strutture trasversali per il contenimento di parte del detrito (briglie filtranti) evitando che esso raggiunga zone più a valle e più densamente popolate. L'area di deposito può essere anche quella più popolata e dove la colata detritica può provocare i danni più ingenti. In questo settore si opera per lo più realizzando opere e strutture di contenimento, quali vasche opportunamente dimensionate o canali di flusso che allontanino il corpo della colata detritica dalla zona. Le misure passive agiscono riducendo le perdite potenziali, intervenendo direttamente sulla vulnerabilità e la distribuzione spaziale e temporale del danno. Tra le misure passive vanno incluse tutte quelle azioni preventive che devono precedere lo sviluppo urbanistico di una zona montana: in primo luogo, la cartografia del rischio che è il mezzo indispensabile per la zonazione del territorio in funzione della pericolosità rispetto ai fenomeni presenti ed agli eventi possibili. Nel caso che l'urbanizzazione abbia già occupato aree periodicamente interessate da fenomeni naturali dotati di un certo grado di pericolosità, quali le colate detritiche, una misura passiva attuabile è rappresentata dall'installazione di sistemi di monitoraggio e di allarme che avvisino le popolazioni esposte in modo
tale da limitare, quanto più possibile, le perdite di vite umane, mentre le strutture rimangono comunque esposte al rischio. Il ricorso a sistemi di allarme consente di mitigare il rischio attraverso l'adozione di una misura che si attiva solo in occasione dell'evento: ad esempio, il sistema può inibire la circolazione dei mezzi in presenza di determinate soglie di allarme definite sulla base di specifiche situazioni. Il monitoraggio dei debris flow Negli ultimi tempi ha assunto un ruolo via via sempre più importante lo sviluppo e l'uso di sistemi di allarme con il compito principale di controllo in tempo reale dei debris flow, anche se essi sono in linea di massima più adatti alla protezione del traffico sulle vie di comunicazione che all'allertamento di centri abitati: i tempi di preavviso sono, infatti, troppo brevi perché si possano eseguire operazioni di evacuazione delle zone a rischio complete e sicure. Una "buona informazione" (Davies, 1997) si basa, infatti, da un lato sui tempi effettivi di allertamento e, dall'altro, su quelli necessari ad evacuare una data area: solo così si può essere in grado di prendere una decisione efficace in merito alle operazioni di evacuazione. In generale, la sola possibilità concreta di realizzare un sistema efficace è, quindi, rappresentata da un sistema di allarme basato sull'esistenza e/o l'entità di fattori antecedenti riconosciuti come fattori di innesco possibili quali, ad esempio, gli episodi temporaleschi di forte intensità. Secondo Hungr et al. (1987), i sistemi di allarme possono essere classificati in tre differenti categorie: - allarmi di pre-evento (pre-allarme) - allarmi di evento - allarmi di post-evento I sistemi di pre-allarme si basano sulla previsione (ad esempio sul monitoraggio delle condizioni predisposte) del possibile verificarsi di un
evento di debris flow, cioè, prima che esso si verifichi effettivamente (Fig. 3), mentre quelli di evento sono progettati per rilevare un debris flow mentre esso è già in movimento o è appena iniziato. Questi due tipi di sistemi forniscono un segnale di allarme e, se previsto, anche un allertamento pubblico. I sistemi di allarme post-evento sono, invece, costituiti da dispositivi che individuano l'avvenuto evento di colata detritica e sono, quindi, principalmente utilizzati per consentire di adottare misure idonee per la gestione dell'eventuale stato di crisi successivo all'evento stesso. Il sistema di monitoraggio di Acquabona Nel canale di Acquabona (Cortina d'Ampezzo, BL) è stato installato nel 1997 (Genevois et al., 2000) un sistema per il monitoraggio di colate detritiche che qui presentano una frequenza pressoché annuale. Sebbene classificabile come "debris flow di versante", secondo la definizione di Brunsden (1979) e Costa (1984), il canale è profondamente inciso nel detrito di falda e trasporta detrito calcareo-dolomitico poco classato, grossolano, con dimensioni che variano dal limo ai massi di diametro anche maggiore di 3 m, mentre la frazione argillosa è pressoché assente. Il debris flow di Acquabona interessa il versante sinistro della valle del T.te Boite fra gli abitati di S. Vito di Cadore e Cortina d'Ampezzo. Il bacino superiore è costituito da dolomie e calcari, mentre il canale è profondamente inciso nella spessa coltre detritica che costituisce il versante dalla base delle pareti rocciose sino al fondovalle, fatta eccezione per un breve tratto in cui attraversa i livelli marnoso-calcarei del basamento. Il bacino in roccia (compreso fra le quote 1650 e 2670) (Fig. 4), costituito da pareti dolomitiche e calcareo-dolomitiche che forniscono il materiale detritico alla sottostante falda, ha un'area piuttosto piccola e con pendenze elevate, giustificando così i bassi tempi di corrivazione. La zona di innesco è localizzata nel tratto superiore del canale, fra le quote 1550 e 1650 m s.l.m., dove i debris flow hanno origine probabilmente a seguito di processi di tipo "firehose", in cui un improvviso, rapiFig. 3 - Soglie pluviometriche del bacino di Acquabona (BL)
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do ed abbondante apporto d'acqua mobilizza i materiali sciolti accumulati sul fondo del canale. Un'altra possibile zona di innesco è localizzata in corrispondenza della diga naturale di massi che occupa il settore mediano del canale (quota 1200 m s.l.m.). Il versante sottostante la principale area di innesco (compreso fra le quote 1140 e 1650 m s.l.m. è costituito prevalentemente da detrito di falda e da corpi di antiche colate detritiche con spessori, alle quote più basse, superiori ai 40 metri. Nel settore mediano affiorano anche i livelli marnosi e marnoso-calcarei della Formazione di Raibl. Le pendenze oscillano dai 30°-35° del settore superiore, ai 10°-15° della parte inferiore. I depositi di debris flow che occupano la parte intermedia del versante sono debolmente vegetati da pini mughi. Il canale di flusso è profondamente inciso nel detrito, con argini laterali alti più di 30 metri ed inclinati sino a 45°-50°, e raggiunge larghezze di oltre 100 m. Sui fianchi del canale si notano frequentemente fenomeni di instabilità superficiale, che riforniscono i depositi di fondo alveo, nonché piccole frane di tipo rotazionale che interessano il versante destro in corrispondenza degli affioramenti marnosi. Nell'alveo sono presenti massi anche di notevoli dimensioni (superiori alle decine di m3) che talora sbarrano temporaneamente il flusso della colate, come è accaduto approssimativamente alla quota di circa 1240 m s.l.m.. Il deposito terminale è confinato in un bacino di ritenuta, costruito nei primi anni '80 per proteggere la sottostante SS Alemagna (Fig. 5) che, insieme all'abitato di Acquabona, si trova immediatamente al di sotto del bacino di deposito. Il bacino di ritenuta ha una capacità limitata a circa 20.000-25.000
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m3 e, soprattutto, non è stato compiutamente progettato. Esso si riempie periodicamente ed ha bisogno di una continua manutenzione per evitare che le colate tracimino lateralmente prima di giungere al bacino. Caratteristiche generali del sistema di monitoraggio Il sistema di monitoraggio è stato progettato per fornire dati sulle condizioni di innesco, sulle proprietà reologiche del flusso e sull'evoluzione del processo di deposizione. L'impianto, sulla base dell'esperienza acquisita nei primi tre anni di operatività, è stato sviluppato e migliorato mediante sostanziali modifiche al sistema di acquisizione, memorizzazione, spedizione e gestione dei dati, sino ad arrivare all'attuale configurazione. Il sistema, completamente automatico e dotato di controllo remoto, è costituito da tre stazioni "on site" (unità periferiche di acquisizione dati) e da una stazione "off site" ubicata nella vicina località Socol (unità di
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Fig. 4 - Schema geologico del bacino di Acquabona e ubicazione delle stazioni di monitoraggio. Fig. 5 - Il bacino di ritenzione del debris flow di Acquabona supervisione). In Fig. 4 sono riportate le posizioni delle tre stazioni on-site: la stazione 1 nella zona di innesco; la stazione 3 nella parte inferiore del canale e la stazione 5 nel bacino di deposito. Ciascuna stazione on-site è composta da una struttura modulare a microprocessore controllata da una CPU a basso consumo, con velocità di clock pari a 18 Mhz, in grado di gestire attraverso un bus seriale sincrono le schede di acquisizione dati, il modem e la memoria non volatile. Ogni stazione è, inoltre, dotata di una radio ricetrasmittente (450-470 Mhz) di tipo UHF a basso consumo e corredata di antenna omnidirezionale. Il Fig. 6 - Foto della Stazione n. 1, in zona di innesco Fig. 7 - Foto della Stazione n. 3, ubicata nel tratto terminale del canale di flusso
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sistema di alimentazione è costituito da pannelli fotovoltaici, regolatori di voltaggio e batterie al gel. La stazione n. 1, installata sulla sponda sinistra nella zona di innesco, è equipaggiata da 1 pluviometro, 1 geofono, 1 sistema video, composto da una videocamera che inquadra il deposito all'interno del canale e dal VCR, e da quattro trasduttori di pressione inseriti nel letto del canale. La stazione 3, installata nel tratto inferiore del canale, è dotata di un piezometro e di una cella di carico, (ancorati nel fondo canale ad una struttura in cemento armato), di 4 geofoni, di un sensore ad ultrasuoni e di un sistema di ripresa video zenitale. La stazione 5, installata nel bacino di deposito all'uscita del canale, è costituita da un ecometro ad ultrasuoni sospeso ad un braccio metallico ruotante, da un piezometro e da una cella di carico interrati sul fondo della vasca in corrispondenza dell'ecometro e protetti da una piccola struttura in cemento. La stazione di controllo "off-site", cioè l'unità di supervisione, riceve ad intervalli regolari i dati radio-trasmessi dalle stazioni "on-site" e li registra in un PC. L'unità è composta, inoltre, da radio rice-trasmittente, da un radiomodem per la comunicazione con le stazioni "on-site", modem per la gestione remota del sistema via telefonica multifrequenza. L'alimentazione è fornita dalla rete elettrica e garantita da un sistema UPS a 24 V, assistito da 2 batterie addizionali in serie da 45 Ah, progettato per fornire, in caso di interruzione dell'energia elettrica di rete, continuità di alimentazione per 24 ore. Il software di gestione del sistema, residente nella stazione di supervisione "off site", è in grado di gestire una serie di
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funzioni che comprendono sia i protocolli di comunicazione ed il controllo delle unità e dei sensori "on site", sia la gestione di un primo trattamento dei dati acquisiti e della loro memorizzazione e rappresentazione grafica. Il modo operativo del sistema è articolato in due fasi distinte: durante la modalità pre-evento si ha l'acquisizione continua dei dati, con richiesta alle unità periferiche ogni 90 secondi; l'intervallo è, comunque, selezionabile per via remota dalla stazione master "off-site". Quando i valori di soglia, predefiniti via software, vengono superati per intensità e per durata sia dal segnale acustico registrato dal geofono sia dall'intensità di pioggia misurata dal pluviometro in stazione n. 1, il sistema di acquisizione dei dati passa in modalità evento e l'unità di supervisione esegue una telefonata di segnalazione per mezzo di messaggi vocali sintetizzati sino ad un massimo di 5 numeri telefonici pre-registrati. Durante la modalità evento, l'acquisizione dei dati avviene alla frequenza di 5 Hz per la durata di 30 minuti, con controllo della soglia di innesco ogni minuto. I dati sono registrati nella memoria solida di ogni unità periferica e trasmessi automaticamente o su richiesta alla stazione di supervisione. Se la condizione di innesco non è verificata per più di 10 minuti, il sistema di acquisizione dati ritorna in modalità pre-evento. Il sistema di monitoraggio di Acquabona rappresenta uno dei più articolati bacini strumentati esistenti ed è in grado di fornire informazioni quantitative sui quasi tutti i parametri caratteristici degli eventi di colata detritica. La parte del sistema che riguarda lo studio degli effetti acustici indotti dalle masse in movimento risulta essere di notevole interesse,
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poiché sulla base dei primi risultati potrebbe costituire, con l'ausilio di un solo pluviometro, un strumento di allertamento, semplice e di basso costo, per debris flow che interessino vie di comunicazione o centri abitati. ll sistema di monitoraggio di Rio Gere Il sistema di monitoraggio, installato nel giugno 2003 sempre nel Comune di Cortina d'Ampezzo, è stato progettato sulla base di quello installato nel debris flow di Acquabona, ma con qualche accorgimento per contenere i costi. Il sistema, completamente automatico, è costituito da due stazioni di acquisizione dati: una localizzata in prossimità della zona di innesco (stazione n. 1) con la funzione di innescare il sistema di registrazione al passaggio di una colata detritica, una volta superate le soglie imposte di pioggia e di angolo di deviazione dei pali inerziali sospesi sul canale di flusso; una seconda (stazione n. 2) ubicata più a valle lungo il tratto intermedio del canale di flusso. L'alimentazione è fornita da 3 pannelli solari a tampone con una batteria al gel nella stazione n. 2 e da una batteria per la stazione n. 1, in modo da garantire il funzionamento di tutto il sistema durante le ore notturne o in condizioni di scarsa illuminazione. I dati acquisiti in sito possono essere scaricati via modem tramite GPRS in qualsiasi momento. Le stazioni in sito eseguono un controllo giornaliero automatico della componentistica hardware aggiornando gli operatori, tramite SMS su Fig. 8 - Foto della Stazione n. 5, ubicata nella vasca di deposito Fig. 9 - 10 Stazione n. 1: sistema di monitoraggio di Rio Gere
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rete GSM, sullo stato di funzionamento dell'intero impianto. La stazione n. 1, a quota 1905 m s.l.m. poco più a valle della zona di innesco, è dotata di un pluviometro, di tre interruttori inerziali posizionati in tubi di PVC e sospesi lungo il canale e di un trasmettitore radio a bassa potenza (Fig. 9). Il pluviometro installato è del tipo a bascula ed il passaggio della colata detritica viene segnalato dalla chiusura del circuito elettrico degli interruttori inerziali. I 3 interruttori sono stati collegati in serie ad una distanza reciproca di circa 8 m: perché vi sia l'innesco è necessario, quindi, che tutti e tre gli interruttori superino contemporaneamente l'inclinazione di 40° imposta. Questi accorgimenti sono stati adottati per evitare falsi allarmi dovuti al vento o al passaggio di animali. La stazione n. 2 è posta in sinistra idrografica del canale di flusso, a quota 1836 m s.l.m.. E' equipaggiata con un geofono 3D, un geofono verticale, un pluviometro, una telecamera, un ricevitore radio ed un sistema di ricetrasmissione GSM-GPRS. Considerazioni conclusive Il presente lavoro ha lo scopo di sottolineare l'opportunità di migliorare e rendere operativi i sistemi di monitoraggio e di allarme di colate detritiche rapide, fenomeni che hanno un notevole impatto economico e sociale e, quindi, strette relazioni con la gestione dell'emergenza. Il costo sociale ed economico di fenomeni di questo tipo è molto elevato ed è in continua crescita a seguito dello sviluppo umano che determina l'occupazione progressiva di terre marginali e dei conoidi alluvionali. La riduzione di questi costi può essere realizzata migliorando da un lato le strategie di gestione delle emergenze e, dall'altro, la progettazione di efficaci ed efficienti opere di mitigazione del rischio. La gestione delle emergenze comprende la previsione della pericolosità dell'evento, la realizzazione di sistemi di allarme e le misure necessarie per assicurare un corretto ed efficace funzionamento del sistema stesso. La mitigazione del rischio, cioè la riduzione a lungo termine della pericolosità, è realizzata con mezzi quali la pianificazione e la gestione corretta del territorio, la realizzazione di opere di protezione e di sistemi di allarme e la formalizzazione di programmi di evacuazione Esiste, quindi, la necessità che i
sistemi di allarme vengano continuamente migliorati sulla base delle esperienze acquisite e dei dati ottenuti non solo da altri sistemi analoghi, ma anche da sistemi di monitoraggio, cioè da sistemi apparentemente dedicati alla sola ricerca scientifica. I sistemi di monitoraggio, realizzati nell'area del Comune di Cortina d'Ampezzo (BL) a partire dalla fine dello scorso decennio, costituiscono, quindi, una base fondamentale per la mitigazione del rischio in un'area montana dove le condizioni di rischio sono esaltate dal notevole sviluppo turistico della zona durante tutto l'anno. I dati e le informazioni già raccolti nel corso degli ultimi 5-6 anni dal sistema di Acquabona hanno già fornito un quadro iniziale per la definizione delle condizioni di innesco di colate detritiche in tutto il territorio comunale. Nei prossimi anni si avranno anche i dati dal nuovo sistema di Rio Gere e gli aspetti più strettamente scientifici avranno un notevole impulso. Già da ora è possibile, tuttavia, pensare all'installazione di sistemi di allarme in corrispondenza di quei bacini caratterizzati da condizioni di rischio da colate detritiche particolarmente rilevanti. Tali sistemi si potrebbero basare sulla previsione dell'accadimento di piogge con intensità maggiore o eguale a quelle che hanno dato origine a fenomeni di debris flow nei bacini studiati ed attrezzati. Molto è stato già fatto per stabilire una relazione affidabile tra le piogge previste e quelle reali, quale sia il grado di saturazione del terreno e quali parametri georgico-tecnici ed idrologici siano necessari per stabilire i livelli di soglia necessari per l'innesco di colate detritiche. Solo così sarà possibile pianificare in via preliminare e correttamente l'uso del territorio e gestire più efficientemente il possibile stato di emergenza. I sistemi di allarme devono soprattutto derivare dalla stretta collaborazione della comunità scientifica con le Amministrazioni locali e regionali. I governi locali dovrebbero cominciare a formalizzare e gestire ricerche congiunte al fine di formulare i mezzi richiesti per la gestione dell'emergenza e la progettazione di opere di mitigazione. l coinvolgimento sostanziale delle Autorità e delle Amministrazioni a tutti i livelli è particolarmente critico, poiché i progetti partono necessariamente dalla ricerca scientifica ma terminano con i corrispondenti aspetti progettuali ed operativi.
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VIABILITA' INVERNALE
I Silvestri, Schmidt e lo sgombero della strada del Foscagno GHERARDO MARCHELLI anche la strada, grazie ad opere civili, non è più sottoposta alle innumerevoli valanghe di un tempo; il lavoro rimane comunque impegnativo: basti pensare che la strada che collega Livigno alla Svizzera viene chiusa di notte e in condizioni particolarmente avverse, al contrario di questa che è mantenuta sempre percorribile. Il parco mezzi è impressionante e viene in continuazione ammodernato per svolgere al meglio il lavoro; quest’anno si sono dotati di un nuovo autocarro Scania 420 cv allestito dalla Schmidt con tre piastre portattrezzi, una anteriore su cui montano una lama a settori Schmidt 360 e due laterali per l’allestimento con due alettoni laterali, configurazione tipica dei paesi di lingua tedesca, che per-
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La strada statale 301 del Foscagno, che collega Livigno all’Italia, con i suoi 37 km che si sviluppano sul passo del Foscagno (2290 m.s.l.m.) e sul passo d’Eira (2210 m.s.l.m.), aveva visto la sua prima apertura durante il periodo invernale, con un eroico lavoro nei giorni tra il 21 e il 26 novembre del 1952, grazie al lavoro e alla volontà di Rocco Silvestri, dell'ing. Vittadini e dei loro uomini Patrizio Silvestri, Filippo Silvestri, Giovanni Galli "da Tony", Giacomo Rodigari. Un’impresa, una scommessa vinta con loro stessi e contro la diffidenza di tutti che ha certamente cambiato le sorti di un paese che dalla neve veniva completamente isolato e che grazie a ciò ha potuto sfruttare al meglio la posizione e le condizioni di zona extradoganale.
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Il figlio di Rocco Silvestri, Quirino, ha vissuto fin da bambino le imprese eroiche del mantenimento dell’apertura di questa strada. Con la sua Global Service e la squadra di cinque uomini: Massimo, Filippo, Andrea, Armando e Walter, con una forte passione ed esperienza portano avanti il lavoro del padre, mantenendo aperta la strada del Foscagno in tutte le condizioni. I mezzi di lavoro sono molto migliorati da quell’Unimog con fresa utilizzato per la prima apertura nel 1952 ed 1. Mezzi della Global Service 2. Particolare di uno degli alettoni laterali 3. 4. Autocarro allestito con lama a settori Schmidt 360 e alettoni laterali
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mettono una maggiore superficie di lavoro e soprattutto evitano alla neve di infilarsi sotto le ruote formando una crosta di neve dura difficile da togliere nelle passate sucessive. Inoltre sul cassone viene carrato uno spargitore, sempre Schmidt, per distribuire sale e sabbia. In quota viene sparsa sabbia, visto che la temperatura rimane costantemente al di sotto di -20°C per lunghi periodi ed il sale farebbe sgelare la neve per poi rigelare. Il sale viene utilizzato solo in zone ed in giorni che lo consentono (ne spargono circa 1200-1500 q/anno). Hanno 6 autocarri con questa configurazione di attrezzatura, di cui 4 a due assi, più maneggevoli, tutti al di sopra dei 320 cv. Una fresa Schmidt Supra 4001 con 360 cv a trazione idraulica ha potenziato il parco mezzi due anni fa, affiancando una fresa Schmidt Supra 2000 e due frese con motore ausiliario montate su Unimog. Completa infine il parco macchine Un escavatore gommato, utilizzato per rimuovere i cappelli di neve sopra le gallerie e la pulizia di alcune aree. Tutti i mezzi sono attrezzati con radio ricetrasmittente per rimanere sempre collegati, grazie ad un ponte radio al passo del Foscagno che permette la copertura da Bormio fino a Livigno.
La Global Service appalta il lavoro all’ANAS ed esegue anche lavori di mantenimento della strada durante il periodo estivo, anche perché deve essere presente sul posto, dove non di rado nevica ad agosto. La ricca attrezzatura mette in luce l’orgoglio del signor Quirino, che porta avanti una tradizione della famiglia Silvestri, di voler far bene un lavoro che ormai da cinquant’anni vive in prima persona, e che gli ha consentito di accumulare un bagaglio di esperienze sulla neve, le temperature, le condizioni, la montagna ed il vento di questi passi, per partire in tempo e
mantenere la strada aperta in tutti i frangenti, condizione che ha permesso a Livigno di crescere e prosperare. Per il cinquantesimo anniversario dell’apertura del passo, è stata organizzata la mostra "Passo dopo passo" presso la scuola del paese, voluta da Quirino Silvestri, dove erano esposti oggetti di Livigno, compresi i mezzi spazzaneve, e anche di tutto il mondo risalenti ai primi anni cinquanta, e di fotografie per sottolineare e far capire, grazie al confronto, cosa era Livigno nel 1952 e cosa voleva dire vivere separati dal resto del mondo dalla neve.
1. Supra 4001 Schmidt 2. Supra 2000 Schmidt 3. Unimog d’epoca funzionante 4. Rocco Silvestri 5. Riapertura dopo una slavina 6. Quirino Silvestri da bambino
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VIABILITA'
Orsi consiglia: soluzioni per facilitare l'uso delle decespugliatrici L'uso di una decespugliatrice non è una cosa semplice, occorre attenzione, colpo d'occhio e accortezza. Si può però semplificare la vita dell'operatore se si adottano sulle macchine soluzioni tecniche tali per cui chi lavora quotidianamente con questi attrezzi possa essere coadiuvato dal mezzo meccanico a svolgere al meglio il proprio lavoro. Oggi la produzione della Orsi Group
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è rivolta proprio in tal senso, ed ecco perché sono state realizzate delle nuove macchine con accorgimenti idonei a semplificare l'impiego delle decespugliatrici. Nelle foto qui sotto risulta evidente quello che oggi si può fare con queste nuove soluzioni, rispetto a quello che in passato non si poteva fare o che risultava molto più complicato. Risulta evidente che facilitare la
manovrabilità delle decespugliatrici comporta di conseguenza un minor affaticamento dell'operatore, minori rischi d'utilizzo ed una maggior velocità di lavoro. L'Ing. Maurizio Fornaciari, responsabile della progettazione alla Orsi Group, assieme al suo team, lavorano quotidianamente su questi concetti che vengono applicati a tutti i prodotti costruiti.
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