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Adolfo Lugli Nato a S. Prospero (Modena) nel 1954. Dopo l’Istituto d’Arte “A. Venturi” di Modena, si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1975. Vive e lavora a Carpi. Negli ambiti di ricerca dell’arte contemporanea appartiene a quella specie non codificata di artisti che da sempre sviluppa la sua poetica evitando accuratamente l’appartenenza a correnti artistiche che ne richiudono l’operatività della ricerca all’interno di una circolarità di intenti definiti e limitati all’interrogazione dei suoi presupposti. Un lavoro trentennale, costantemente documentato in molteplici pubblicazioni, che hanno accompagnato importanti mostre nazionali, come: La sua Personale Alla Galleria Mazzocchi di Parma (1991), curata dal critico francese G. Georges Lemaire; L’invito al Castello della Volpaia, Radda in Chianti (1992), con la Galleria Betta Frigeri; Il Nibbio di Leonardo, a Carpi (1996), a cura di Demetrio Papparoni e Maurizio Sciaccaluga; Ascolta la Pianura, Carpi (1999), a cura di Pietro Bellasi e Daniele Londei. Un continuo confronto dialettico con critici, artisti e studiosi di altre discipline, all’interno delle politiche culturali della società, esperienze completate da prestigiosi esposizioni europee, come: L’Amore tra le rovine, zona industriale di Cibeno, Carpi (1988); La personale nel Palazzo della Cultura di Praga (1990), presentata in collaborazione con grandi aziende italiane come Mapei e Iris Ceramiche; Coniugazioni, Chiesa di S. Paolo, con la Provincia di Modena (2000) e a Etterburg, Weimer (2001); Arteinsegna, Modena (2004) e Catania (2005). Personali sfaccettate ricerche che lo hanno portato a sconfinare in un originale luogo di transito e relazioni fra tutti i linguaggi, simboli e codici, fondati dalla storia in una strategica chiave di accesso e connessione fra mondi differenti per un innovativo dialogo tra sistemi. Arte ed estetica, tecnologia, produzione e scienze sociologiche in una regia di eventi che non si esauriscono con l’opera e nell’opera ma, perdurano e producono effetti nel sistema generale della società. Per una bibliografia completa dell’artista si veda la monografia “Adolfo Lugli” edita nel 2002 da Nuovagrafica, Carpi (Modena).
In copertina: “Stratigrafica Architettura SEMISFERA CON CONCHIGLIA Luminosa” Realizzata con una fresatrice a controllo numerico dalla Cooperativa Scalpellini Retro Copertina: “Stratigrafica Architettura STELE Luminosa” Prodotta dalla La Borghigiana per il Comune di Vaglia
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CITTÀ IDEALE ADOLFO LUGLI
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CITTÀ IDEALE ADOLFO LUGLI
Comune di Firenzuola Assessorato alle Attività Produttive Piazza del Palazzo della Rocca di Firenzuola 2005
Fotografia: Foto Ottica Maestri Grafica e Impaginazione: Erika Giubertoni Stampa: Nuovagrafica, Carpi (MO)
Per il sostegno e la collaborazione si ringraziano: Rossella Tesi - Kore Arte Contemporanea Fiorenza Giovannini, Francesca Mazzoni, Giorgio Carli e Anna Bonaugurio
Si ringraziano le Aziende partecipanti al progetto per la loro indispensabile e generosa collaborazione alla realizzazione delle opere della mostra “Città Ideale”. La Borghigiana (Opera n. 1)
Cooperativa Scalpellini (Opera n. 4)
La pietra serena di Firenzuola (Opera n. 2)
Sercecchi la pietra Toscana (Opera n. 5)
Calamini Urbano (Opera n. 3)
Carpi Neon (ha realizzato i neon delle opere)
Sponsor del catalogo:
Comune di Firenzuola
Comune di Vaglia
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INDICE
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Prefazione Fiorenza Giovannini
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Una nuova via per l’arte Luca Panaro
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Città Ideale Adolfo Lugli
10 Città Ideale [Ideal metropolis] Adolfo Lugli 13 Dal bosco e dalla pietra Silvia Calamini 14 Opera n. 1 “Stratigrafica Architettura Stele Luminosa” 18 Opera n. 2 “Stratigrafica Architettura Piramide Luminosa” 22 Opera n. 3 “Stratigrafica Architettura Monolite Luminosa” 26 Opera n. 4 “Stratigrafica Architettura Semisfera con conchiglia Luminosa” 30 Opera n. 5 “Stratigrafica Architettura Dolmen Luminosa”
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DAL BOSCO E DALLA PIETRA EDIZIONE 2005 Fiorenza Giovannini Assessore alle Attività Produttive La contaminazione suggestiva, incerta, feconda, tra arte e lavoro è andata troppo spesso perduta nella genesi di un manufatto: ciò è accaduto anche nel “fare” con la pietra, una tra le materie che più hanno sollecitato e accolto la creatività dell’uomo e che più sostanzia lo stesso “costruire”. Con l’avvento dei processi industriali infatti si è consumata in modo più netto la separazione della produzione dall’espressione artistica e si è assistito all’allontanarsi dell’artista stesso dai luoghi in cui la materia si forma e poi si trasforma. Quando Adolfo Lugli ha proposto al Comune di Firenzuola, per la decima edizione della mostra “Dal bosco e dalla pietra”, un percorso creativo che avrebbe riannodato il ciclo della attuale lavorazione della pietra serena con il linguaggio artistico attraverso la realizzazione di un’opera scultorea articolata in più corpi secondo il tema de “la città”, direttamente concepita e sviluppata dal suo incontro con la materia estratta e poi lavorata, mi ha colpito subito la valenza innovativa del percorso che poi si è rivelato davvero un inedito dialogo tra l’artista stesso, il progettista della mostra, i cavatori, le maestranze in un “cantiere” che assomigliava all’eterogeneo farsi della città. La possibilità di generare le sculture attraverso il combinarsi di lavoro e forme, di luoghi e significato, si presentava interessante anche per l’abbinamento della pietra serena alla “luce”, nella modalità di venature colorate al neon che prefiguravano il moderno imparentarsi della materia naturale con gli artefici della contemporaneità del quale proprio la città è laboratorio. “La città” di Adofo Lugli, espressiva e vitale, è così nata nelle cave, nei cantieri e nei laboratori dove il lavoro ha incontrato il codice dell’arte e l’artista ha ritrovato la matrice del territorio.
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UNA NUOVA VIA PER L’ARTE Luca Panaro Adolfo Lugli s’interessa da tempo ai sistemi produttivi, coinvolgendo non soltanto le tecnologie che li caratterizzano, ma stimolando relazioni con le strutture umane che operano al loro interno, con l’intento di coniugarle. Da questo difficile dialogo tra arte e produzione, nascono impegnative opere scultoree, molte delle quali di pubblico dominio, sempre ben integrate nel contesto urbano e sociale in cui sono collocate. Ciò che più colpisce dell’artista carpigiano, è la filosofia che guida il suo fare artistico. Dopo l’arte Concettuale sappiamo bene che è l’intento dell’autore a fare la differenza e a garantire la validità di un’opera. Certo, la forma è importantissima, ma sempre per comunicare soluzioni immateriali. D’altronde è quello che accade nel mondo dell’informatica: per un computer l’hardware è rilevante, ma senza software sarebbe inutile. Lo stesso discorso vale per l’arte: senza l’idea la forma non ha alcun significato. Non è certo il problema di Adolfo Lugli quello di portare nuove soluzioni concettuali nella produzione della nostra epoca, anzi, è proprio questo il punto di forza della sua attività artistica. La rottura degli schemi è da sempre la principale missione delle avanguardie, così come quello di un’apertura dell’arte nei confronti della conoscenza scientifico-tecnologica, Adolfo Lugli recupera dai movimenti artistici del secolo scorso questa tendenza alla rottura-apertura, applicandola alla società contemporanea. Il suo campo d’azione è l’industria, i suoi interlocutori gli imprenditori (ma solo quelli illuminati). Non è cosa facile per un artista lavorare in quest’ambiente. Nella maggiore parte dei casi il mondo materiale dell’industria non è in sintonia con quello spirituale dell’arte. Per Adolfo Lugli non è affatto un problema, anzi, si destreggia assai bene su questo territorio. Sarà la città d’appartenenza, e dalla quale con tenacia non si è mai allontanato, ad avergli fornito le carte vincenti per coniugare la sua arte al mondo della produzione. Carpi, città nota per importanti aziende specializzate in maglieria, deve averlo stimolato a prendere contatto con la realtà industriale spesso ignorata dagli altri suoi colleghi artisti. Adolfo Lugli, rifiutando il tradizionale sistema dell’arte, si è avvicinato all’industria, sostituendola in parte al tradizionale pellegrinaggio per gallerie, quelle che ogni artista è indotto a corteggiare. I suoi luoghi espositivi: fabbriche e piazze. I suoi compagni di lavoro: ingegneri e i tecnici di produzione. Le punte più avanzate della ricerca tecnologica divengono gli strumenti essenziali del suo lavoro. Evidentemente sono gli operatori industriali a parlare la stessa lingua di Adolfo Lugli, non gli operatori artistici ostinati ad alimentare un sistema forse sull’orlo dell’asfissia. Un ruolo decisivo in questo nuovo modo di fare arte lo ricoprono le nuove generazioni d’imprenditori, consapevoli del valore aggiunto che la ricerca artistica può offrire al sistema produttivo. L’arte, infatti, è da sempre portatrice di nuove idee e l’industria, oggi, pare disponibile a raccoglierle. Coniugando la peculiarità dell’una con la necessità dell’altra, Adolfo Lugli ha intrapreso un nuovo percorso, fra i pochi capaci di congiungere l’arte con la realtà del nostro tempo. 7
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CITTÀ IDEALE Adolfo Lugli
Calata con rispettoso rigore negli equilibri matematici dei depositi storici delle geometrie della Piazza del Palazzo della rocca di Firenzuola, la mia installa-azione è costituita da cinque sculture in pietra serena. Architetture luminose, miniaturizzate, progettate principalmente per ridefinire un nuovo ordine di relazioni estetico-culturali operative all’interno della società contemporanea, esse rinnovano nel contempo il dialogo evanescente in corso tra arte e produzione tecnologica, politiche territoriali e sviluppo sociale. Per comprendere “l’urgenza” di questo ambizioso progetto, è indispensabile un rapido sguardo al paesaggio storico-artistico e partire dalla constatazione della continuata dissoluzione del lavoro investito tradizionalmente nelle singole opere d’arte. Processo completatosi nello sviluppo lineare e funzionale della tecnologia del Novecento, nei concettuali oggetti trovati, “ready made” di M. Duchamp, parallelamente alle istanze etico-politiche delle correnti costruttiviste che spingevano il lavoro creativo e autonomo del singolo artista nella totale dissoluzione del design industriale “del mercato”. Nell’orizzonte attuale, sono ancora evidenti le tracce del secolo scorso, dei viaggi alterni dell’arte, dentro e fuori dai sistemi sociali, fino all’approdo ai caratteri fondamentali contemporanei “dell’arte per l’arte” che fanno di essa una nuova religione inglobata dal mercato e protetta in una riserva dorata, internazionale. Tornando nel 2005 a Firenzuola, le modalità operative della mia visionaria creazione, “Città Ideale” hanno reso indispensabile la strategica riunificazione di due tipologie di processualità umane: la prima, il lavoro industriale, attraverso uno stimolante dialogo con i soggetti protagonisti della catena di produzione all’interno delle fabbriche e nelle cave del territorio. Imprenditori, tecnici, operai cavatori, con le loro potenzialità di sviluppo economico e tecnologico indirizzate prevalentemente dal profitto e dalla politica, con le ricchezze infinite dei giacimenti di creatività depositati nei secoli dalle correnti dell’arte e solidificate nell’individualità dell’artista, da esso estraibili solo attraverso le escavazioni sensibili del libero pensiero creativo. Questa scommessa, realizzata grazie anche alla volontà delle figure politiche locali, ha permesso di sperimentare in tempo reale l’alchimia dell’arte con la produzione: entrambe da sempre indagano materia e forma, superfici e spazi, luce elettrica e colore, disegno manuale e tecnico, economia e storia. Questi sono gli estremi confini varcati dalle mie sculture in pietra, dalle evidenti nature ibride che ci obbligano leggendole, ad addentrarci in nuovi e inaspettati territori ricchi di complesse relazioni. Così sono nate le opere della mia “Città Ideale” strutture dalle inedite relazioni estetiche forgiate in una materia conformatasi nel blu etereo delle correnti marine di torbida, sedimentatesi sui fondali in milioni di anni, poi spinte in superfice dalle pressioni terrestri, divenendo montagne. Elaborate dal pensiero, e da giganteschi trapani e seghe che hanno aperto la strada agli esplosivi, deflagranti artefici delle astratte forme naturali da me “trovate e prescelte” per divenire elaborate pagine stratigrafiche di pietra sulle quali iscrivere con lame e torni elettronici computerizzati della fabbriche, le tracce dei depositi culturali con cui abbiamo costruito le strutture della società umana nella storia. Adolfo Lugli 9
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Monoliti, steli e dolmen, piramidi, cubi e sfere, insieme alla spirale cosmica di una conchiglia, trovate o costruite, accompagnano il viaggio della nostra esistenza sulla terra da sempre, simboli antichissimi, tramandati nel presente e liberamente ripensati nelle metaforiche architetture di una città immaginaria illuminata dal blu dei tubi al neon, dall’interno delle profondità dei segni matematici astratti scavati nella materia. “Città Ideale” fondata con solo cinque pietre, sicuramente appena la posa delle prime fondamenta ma che intendono proiettare le strategie dell’arte ora principalmente destinate al suo mercato e alla museificazione anticipata, nel pieno delle operazioni costruttive del cantiere in corso ad alta velocità della globalizzazione, con la dichiarata intenzione di fare parte delle maestranze operative che cercheranno di dare senso al mutare degli eventi.
Città Ideale [Ideal metropolis] My installation comprises a group of five pietra serena sandstone sculptures located in Piazza del Palazzo, at the fortress of Firenzuola. The miniaturized, luminous architectures, designed chiefly to redefine a new order of aesthetic and cultural interrelationships that operate in contemporary society, are installed with deferential simplicity, honouring the mathematical symmetries of the bastion’s old and geometrical warehouses. In the same instance, however, they renew the evanescent dialogue interconnecting art and technological production, territorial policies and social development. To understand the “urgency” of this ambitious project, a quick overview of the historical and artistic scenario is required, beginning with the acknowledgement of the continuing dissolution of the work traditionally invested in each opus. This dissolution was confirmed by the twentieth century’s linear and functional technological development, in Marcel Duchamp’s conceptual objects found “ready-made”, in concert with the ethical and political demands of constructivist currents that shoved each artist’s creative and independent work into total dissolution of industrial design for the “market”. On the current horizon there are still obvious traces of the past century, art’s alternating journeys in and out of social systems, as far as a point of arrival: the fundamental contemporary traits of “art for art’s sake”, that make of it a new religion englobed by the market and protected in an international and gilt enclosure. Going back to 2005, in Firenzuola, the operating methods for my visionary creation, “Città Ideale”, required strategic reunification of two types of human process systems. The first was industrial, through a stimulating dialogue with the leading players in territorial factory and quarry production chains. Entrepreneurs, technicians, quarrymen, with their economic and technological development potential targeting chiefly profit and politics, with the endless riches of the creativity deposits laid down over the centuries by art currents and solidified in the artist’s individuality, which can only be mined through the sensitive excavation of free, creative thought. Another wager, won thanks also to the determination of local political figures, who made it possible to undertake real-time exploration of the art-production alchemic reaction: both of which always investigate matter and form, surfaces and spaces, electricity and colour, manual and technical drawing, economics and history. These are the furthermost confines crossed by my stone sculptures, by the evident hybrid natures that lead us, as we read them, into new, unexpected territories, rich in 10
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complex relationships. This is how I conceived the works for my “Città Ideale”, structures with unique aesthetic interactions forged in a matter that evolved in the ethereal blue of turbid sea waters, settling over the millennia on the seabeds, then thrust to the surface by terrestrial pressures, to become mountains. Moulded by thought and giant drills and saws that opened the road to explosives, deflagrating artificers of abstract natural forms that I “found and chose” to turn into elaborate stratigraphical pages of stone on which to write with a factory’s electronic, computerised blades and lathes, traces of the cultural deposits with which we have put together the structures of human society in history. Monoliths, steles and dolmens, pyramids, cubes and spheres, together with the cosmic spiral of a shell, found or built, have always accompanied our existential journey on earth: the most ancient symbols, handed down to the present day and freely rethought in the metaphorical architectures of an imaginary metropolis, blue-lit by neon, from the interior depths of the abstract mathematical signs carved into the matter. “Città Ideale” founded with a mere five stones, certainly just the laying of the initial foundations, but intended to project the strategies of art, now chiefly aimed at its market and advancing museum display to the very phase of construction operations for globalization’s high-speed site-in-progress, with the declared intention of becoming part of the workforce that seeks to give meaning to changing events.
DAL BOSCO E DALLA PIETRA Silvia Calamini Nell’edizione 2OO5 di “Dal bosco e dalla pietra” manifestazione organizzata dal Comune di Firenzuola in collaborazione con gli operatori del settore agricolo e lapideo, si è assistito per la prima volta ad un abbinamento alquanto insolito che ha visto come protagonisti la pietra serena di Firenzuola e una semplice luce al neon. L’Artista Adolfo Lugli ha azzeccato la collocazione delle opere, inserite in una cornice molto particolare nella piazzetta adiacente la Rocca che è sede del Comune e la cui originaria costruzione risale al 1371 e l’effetto si è presentato ai nostri occhi in tutta la sua suggestione. Lugli ha proposto nel contempo un diverso utilizzo di questo materiale che potrebbe essere in grado di orientare il settore nella produzione di oggetti che esulino dall’ordinario. Infatti la pietra serena di Firenzuola godendo di una condizione di quasi monopolio offre agli operatori del settore un evidente vantaggio ma anche dei possibili rischi legati alla minore innovazione soprattutto in termini di differenziazione produttiva e di modalità commerciali, ad una competizione più all’interno del sistema produttivo che verso prodotti sostitutivi. L’originalità dell’artista, ha sicuramente dato inizio ad un nuovo modo di pensare e di concepire la pietra serena e contribuire ad affrontare alcune di queste problematiche. Imprenditrice azienda “Calamini Urbano”. 13
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In copertina: “Stratigrafica Architettura SEMISFERA CON CONCHIGLIA Luminosa” Realizzata con una fresatrice a controllo numerico dalla Cooperativa Scalpellini Retro Copertina: “Stratigrafica Architettura STELE Luminosa” Prodotta dalla La Borghigiana per il Comune di Vaglia