PALAZZI IN LUCE
le cromiche
un percorso notturno tra le dimore genovesi dell’aristocrazia
un percorso notturno tra le dimore genovesi dell’aristocrazia
PALAZZI IN LUCE affreschi e stucchi da piazza Fontane Marose a piazza della Meridiana attraverso Strada Nuova
le cromiche ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI LIGURI E DI PALAZZO DUCALE
a cura di Associazione Amici dei Musei Liguri e di Palazzo Ducale Presidente: Giorgio Teglio Presidente Onorario: Rosellina Archinto Vice Presidenti: Lorenzo Bagnara, Giovanna Rotondi Terminiello Consiglieri: Mercedes Bo, Andrea Buffa, Marzia Cataldi Gallo, Guendalina Cattaneo della Volta, Gian Paolo Gandolfo, Ezia Gavazza, Lauro Magnani, Beppe Manzitti Segreteria: Anna Pisano Daneri, Bruna Maragliano (coordinamento volontari)
Presentazione Giorgio Teglio Carla Sibilla Introduzione Ezia Gavazza, Giovanna Rotondi Terminiello Schede dei palazzi Mariangela Bruno (nn. 1-7 e 16) Alberto Teobaldo Palenzona (nn. 8-15) Cura redazionale Annarita e Mariangela Bruno Piante dei palazzi Sara Rulli Progetto grafico e realizzazione a cura di Le cromiche - Genova Fotografie Alessandro Dibari www.alessandrodibari.com In retrocopertina originale di Guido Rosato
Si ringraziano i proprietari e i conduttori dei palazzi per la generosità con cui hanno aderito all’iniziativa: Renzo e Graziella Bagnara, Matteo ed Elena Bruzzo, Marchesa Elena Chiavari Cattaneo della Volta, Dott. Elio Dameri, Marchese Stefano Durazzo, Dott. Alessandro Giglio, Arch. Giacomo Mortola, Marchese Vittorio Negrone, Principe Domenico Pallavicino, Dott. Alfonso Parodi, Ing. Davide Viziano, Banca Unicredit, Banco di Chiavari e della Riviera Ligure, Camera di Commercio Genova, Carispezia - Crédit Agricole , Circolo Artistico Tunnel, Comune di Genova - Settore Musei e Gabinetto del Sindaco, Deutsche Bank, Immobilia Garibaldi srl, Italia C&A Si ringrazia inoltre
per la gentile collaborazione
© Associazione Amici dei Musei Liguri e di Palazzo Ducale e Le cromiche - Genova
Presentazione
ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI LIGURI E DI PALAZZO DUCALE
Quattro anni fa, in occasione del XIV Congresso Nazionale degli Amici dei Musei, svoltosi a Genova, avevamo realizzato un piccolo libro “Palazzi in luce. Un percorso notturno da piazza Fontane Marose a piazza della Meridiana attraverso Strada Nuova”, la cui edizione era stata generosamente favorita da Marcello e Sandra Cattaneo Adorno. Si tratta di una guida che, grazie all’apporto di qualificati studiosi nello spirito di volontariato che caratterizza la nostra associazione (i nomi: Mariangela Bruno, Annarita Bruno, Alberto Teobaldo Palenzona, Sara Rulli, Guido Rosato) consente, in virtù della illuminazione interna dei palazzi di Strada Nuova, ora via Garibaldi (illuminazione operata per una sera, grazie all’adesione corale dei proprietari e dei conduttori dei palazzi tutti), l’eccezionale visione dal piano stradale degli interni dei palazzi stessi, con le loro decorazioni e affreschi, minuziosamente identificati e descritti al fine di consentire al visitatore una conoscenza ben al di là della pur straordinaria bellezza delle facciate. Abbiamo ritenuto opportuno (e qui è doveroso il ringraziamento per l’odierna disponibilità del Rotary Club di Genova, sempre sensibile ai temi della cultura), d’intesa con l’editore Le Cromiche, realizzare questa nuova edizione della pubblicazione, debitamente ampliata e munita anche di un inedito corredo fotografico di Alessandro Dibari, risalente alla serata di quattro anni fa. Ciò al fine della divulgazione di un prezioso strumento di conoscenza in occasione della serata dei Rolli nel corso della quale tutti i palazzi saranno nuovamente illuminati dall’interno tra le ore 21,30 e le ore 24,00 di venerdì 18 settembre 2015. La pubblicazione, in virtù dell’accordo raggiunto con Il Secolo XIX, è acquistabile unitamente al quotidiano nelle principali edicole cittadine. Ci auguriamo che la presente iniziativa venga accolta con interesse dal pubblico e possa favorire ulteriori adesioni alla nostra Associazione, consentendole così di promuovere - mediante visite, viaggi, conferenze, corsi di studio etc.- sempre più importanti e significativi approfondimenti (a livello locale, nazionale e internazionale) della cultura artistica del passato e del presente. Giorgio Teglio Presidente dell’Associazione Amici dei Musei Liguri e di Palazzo Ducale 3
I palazzi illuminati al loro interno hanno un non so che di misterioso e intimo, come se il tempo si fosse fermato in quegli anni in cui la città era al massimo del suo splendore e allora ci si immagina di dame e cavalieri che danzano, di chiacchiere e risate, di affari conclusi tra comodi divani in seta di broccato e pareti e soffitti affrescati e tanto altro ancora... Questo inconsueto e originale approccio permette ai visitatori di svelare nella sua intimità il patrimonio artistico dei meravigliosi palazzi cinque-seicenteschi genovesi e coglierne le caratteristiche pittoriche degli interni da una prospettiva insolita e suggestiva. E’ con grande piacere che ho accolto l’invito dell’Associazione Amici dei Musei Liguri e di Palazzo Ducale a unificare le date dei Rolli Days del 19 e 20 settembre 2015 con l’iniziativa “Palazzi in luce”, integrando in un unico programma i due eventi di promozione del Patrimonio Unesco. Le aperture straordinarie dei Palazzi dei Rolli rappresentano per la città, oltre che un’importante occasione di promozione turistica e culturale, anche un momento di riscoperta e orgoglio di appartenenza per i cittadini. Grazie alla sensibilità e alla collaborazione dei proprietari dei palazzi è stato possibile negli ultimi anni rendere sempre più fruibile il Patrimonio Unesco. Una deliziosa sorpresa che l’Associazione e il Comune di Genova hanno voluto offrire a turisti e cittadini amanti dell’arte e della poesia. Carla Sibilla Assessore alla Cultura e Turismo Comune di Genova
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Introduzione Genova è una città di nobili palazzi che, nella cinquecentesca Strada Nuova, oggi via Garibaldi, mostrano al visitatore la loro pelle, spesso decorata di affreschi e stucchi, ma che un esiguo spazio di veduta lascia nella indifferenza di un percorso frettoloso e veloce. Fermarsi anche solo per un attimo vuol dire acquisire una realtà che spesso passa inosservata: i portali scolpiti, gli atrii decorati di affreschi e di figurazioni in stucco, i cortili aperti su fondali di scene d’acqua, tradotte in immagini di scultura, come nel ninfeo di palazzo Lomellino che, ancora nella facciata, ha una ricca struttura decorativa in stucco, con erme al primo piano e, ai piani alti, panoplie e ghirlande di fiori. In facciata, la stesura del palazzo di Angelo Giovanni Spinola mostra immagini ad affresco di imperatori e panoplie simboliche. Allo stesso modo il palazzo Interiano-Pallavicino, a prospetto su piazza Fontane Marose, presenta, entro nicchie a finzione, immagini di Virtù: Giustizia e Fortezza nel primo registro, Temperanza e Prudenza nel secondo e allegorie di Vittorie nel terzo. E ancora sono di eccezionale effetto i grandi scenografici scaloni dei palazzi Tursi e Bianco, il teatrale doppio cortile di palazzo Brignole Rosso e l’ampia facciata ottocentesca con la notissima meridiana che dà il nome attuale all’antico palazzo Grimaldi. Abbiamo voluto, allentando il passo, aprire anche la veduta interna di queste dimore perché fosse proprio il palazzo a mostrare quello che si può vedere al di là della facciata: il suo volto interno ricco di una straordinaria decorazione ad affresco e stucco, percepibile dalla strada attraverso la scoperta di particolari misteriosi. Con un doppio scenario, dal basso all’alto, ma anche da palazzo a palazzo, con un incrocio prospettico che rende comunicante un insolito spettacolo. L’illuminazione elettrica aggiunge un effetto moderno, certo lontano da quello affascinante dell’antica luminanza della luce mobile delle torce, ora irripetibile. Ma è anche la vista dei giardini di palazzo Tursi, a specchio da un lato di una sala affrescata del palazzo Baldassare Lomellino, ora Campanella, dall’altro delle sale del palazzo Brignole Sale, palazzo Rosso, con gli affreschi del piano nobile, a offrire la magia di un insolito cannocchiale visivo. Nella sala grande del piano nobile di palazzo Tursi si fronteggiano le immagini di Cristoforo Colombo e di Marco Polo, negli ovali a mosaico, entro i grandi pannelli in stucco con 5
la elegante teoria di figure danzanti, operazione coeva alla volta affrescata da Francesco Gandolfi con Cristoforo Colombo che presenta ai reali di Spagna i frutti del nuovo mondo. A poca distanza, nell’opposto palazzo Rosso, si affacciano a sinistra la volta della Primavera, affrescata da Gregorio De Ferrari, a destra la straordinaria invenzione delle figure di Bartolomeo Guidobono e sulla volta la più tarda allegoria della Gioventù in cimento di Domenico Parodi. Il palazzo Grimaldi della Meridiana ci mostra, al primo piano nobile, due sale, una con la Favola di Psiche, affrescata sulla volta da Lazzaro Calvi, l’altra con Teseo che combatte contro le Amazzoni, decorata sulla volta da Luca Cambiaso; al secondo piano nobile, la complessa, bellissima volta con l’affresco di Luca Cambiaso raffigurante Ulisse che saetta i Proci, tra scene di eroi e figure di illustri personaggi della storia. Di fronte il palazzo Brignole Durazzo mostra oggi, in facciata, i due grandi telamoni dello scultore Filippo Parodi posti in origine ad apertura di un giardino articolato in asse con la Strada Nuova. Internamente gli affreschi di primo Settecento con favole mitologiche concludono con continuità iconografica il percorso visivo. E’ questo il modo di apprezzare Genova per la molteplice veduta dei suoi palazzi che, superando lo spazio stretto dei prospetti, offrono una veduta di impatto non frontale, ma di sequenza lineare e di colloqui incrociati. Abbiamo scelto un percorso espressivo per mostrare una ricchezza che molti, tanti dei palazzi nobiliari posti nel tessuto della città storica, custodiscono al loro interno.
Ezia Gavazza
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Giovanna Rotondi Terminiello
Schede «...tutte le vie indistintamente erano illuminate con lampioni, dall’alto fino al basso. Non è possibile immaginare quanto fosse bello il colpo d’occhio.» VIAGGIO IN ITALIA. LETTERE FAMILIARI, Charles de Brosses
L’opportunità offerta al visitatore per una sera di ammirare dalla strada significative decorazioni illuminate dall’interno nasce da uno spunto davvero insolito e rappresenta un’originale via di lettura del patrimonio che Genova custodisce e che in quest’occasione svela in modo generoso e sorprendente. Questo particolare approccio ai sontuosi palazzi genovesi di piazza Fontane Marose, via Garibaldi e piazza della Meridiana consente di suscitare curiosità e coinvolgimento, coniugando il singolare effetto di un insieme dall’indubbia valenza storica alla possibilità di cogliere il singolo brano decorativo di una dimora. Tale esperienza permette inoltre di scoprire e quindi conoscere spazi pubblici e privati, non sempre di facile accesso. L’insolito punto di vista fa vivere all’osservatore un’esperienza estetico-visiva di forte impatto, stimolandone immaginazione, fantasia e una personale e soggettiva percezione, cedendo il passo a sentimenti di sorpresa e stupore. Le allegorie, quali immagini emblematiche, affiancano alla dimensione del decoro, segno evidente di ricchezza e di fasto, una serie di allusivi significati all’insegna di istanze celebrative e di autorappresentazione riferite alla committenza. Va rilevato come talvolta l’orientamento delle volte affrescate di questi spazi abitativi sia studiato già in origine per una fruizione anche esterna, a ribadire il desiderio di una comunicazione di forte impatto. In tal senso le tematiche iconografiche, come un’eco, si diffondono dalle stanze di un palazzo all’altro e costituiscono un evidente riflesso della cultura diffusa entro l’élite dominante. Nella considerazione del globale percorso di osservazione è utile partire da una pianta generale che, rendendo conto dello spazio urbano, contempla gli edifici considerati nel loro
insieme alla luce di un itinerario di visione unitaria. In essa i palazzi sono indicati con numerazione crescente e titolazione a partire dal primo tassello di osservazione, rappresentato dal palazzo Negrone di piazza Fontane Marose, sino a giungere, attraverso via Garibaldi, ai palazzi di piazza della Meridiana. Nel testo i sedici “palazzi in luce” sono presentati con una scheda, una sorta di carta d’identità per ogni singola residenza, corredata da un testo esplicativo e dalle piante riferite ai piani dove sono indicati con una lettera gli ambienti interessati dall’iniziativa. Nello scritto compare in primis la denominazione storica dell’edificio, affiancata - se differente - dalla denominazione attuale. Per agevolare l’individuazione delle dimore sono indicati l’indirizzo per ciascun immobile, la data di costruzione e i passaggi storici di proprietà. Seguono le vicende che restituiscono le fasi costruttive, i successivi rimaneggiamenti apportati dalle famiglie che si sono succedute e, laddove necessaria, si è precisata una notazione sui prospetti e i restauri. Una sezione esamina la decorazione degli spazi interni visibili dalla strada, distinti per piani - a partire da quello terreno - e per ambienti, con la puntuale menzione del tema iconografico illustrato nelle volte, l’autore della decorazione pittorica e la datazione. Infine si descrivono sommariamente gli spazi di singolare importanza posti negli ambienti retrostanti la dimora. Non resta che gustare questo unico scenario d’opera, descritto e amato dai viaggiatori dei secoli addietro. Mariangela Bruno Alberto Teobaldo Palenzona 7
15 piazza della Meridiana
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via Garibaldi già “Strada
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1 Palazzo Negrone
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5 Palazzo di Franco Lercari
Piazza Fontane Marose, 3-4
(Lercari - Parodi) Via Garibaldi, 3
2 Palazzo di Paolo Battista e Niccolò Interiano (Pallavicino)
6 Palazzo di Tobia Pallavicino
Piazza Fontane Marose, 2
(Camera di Commercio) Via Garibaldi, 4
3 Palazzo di Agostino Pallavicino 7 Palazzo di Angelo Giovanni Spinola
(Unicredit Banca) Via Garibaldi, 1
(Deutsche Bank) Via Garibaldi, 5
4 Palazzo di Pantaleo Spinola 8 Palazzo di Gio. Battista e Andrea
(Banco di Chiavari e della Riviera Ligure - Gruppo Banco Popolare)
Spinola (Doria)
Via Garibaldi, 2
Via Garibaldi, 6
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13 Palazzo di Ridolfo e Gio. Francesco
Palazzo di Nicolosio Lomellino (Podestà - Bruzzo)
Brignole Sale (Palazzo Rosso)
Via Garibaldi, 7
Via Garibaldi, 18
10 Palazzo di Lazzaro e Giacomo 14 Palazzo di Luca Grimaldi
Spinola (Cattaneo - Adorno) Via Garibaldi, 8-10
(Palazzo Bianco) Via Garibaldi, 11
11 Palazzo di Nicolò Grimaldi 15 Palazzo di Gerolamo Grimaldi
(Doria - Tursi, Municipio) Via Garibaldi, 9
(della Meridiana)
11a Giardino pensile 11b Giardino pensile
Piazza della Meridiana, 1
16 Palazzo Brignole Durazzo Piazza della Meridiana, 2
12 Palazzo di Baldassarre Lomellino (Campanella) Via Garibaldi, 12 9
1 Palazzo Negrone Piazza Fontane Marose, 3-4 Data di costruzione: 1560-1562 (i primi due nuclei) Passaggi storici di proprietà: De Ugarte; Spinola; Airolo; Negrone. Vicende storiche: committente della fase cinquecentesca fu Francesco De Ugarte, ambasciatore della corona spagnola. La forma primigenia, incorporata poi con successivi rimaneggiamenti nell’attuale assetto di edifici, fu unificata alla fine del XVIII secolo con la riedificazione dei prospetti ad opera dell’architetto Antonio Barabino. Nel settimo decennio del XIX secolo, con la sistemazione della piazza e delle strade attigue, il palazzo ebbe un ulteriore intervento sulle facciate e un rialzo dei portali connotati dall’arma araldica della famiglia Negrone.
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primo piano nobile
civico 4, primo piano nobile: c sala grande con stucchi di gusto neoclassico e stemmi nobiliari del XIX secolo; d sala d’angolo adornata da preziosi stucchi parzialmente dorati, della seconda metà del XVIII secolo, con putti, satiretti e piccoli tritoni recanti gli attributi delle quattro stagioni; e sala con decorazioni neoclassiche a monocromo ascrivibili all’ambito di Michele Canzio.
Decorazione degli interni visibili da piazza Fontane Marose civico 3, primo piano nobile: a galleria affrescata sulla volta da Giovanni Battista Carlone (metà del XVII secolo), con soggetti tratti dall’Eneide: Venere supplica Giove in favore del figlio Enea, Giunone scatena Marte e Giunone scatena Eolo contro Enea. Caratterizzano le pareti finti quadri con paesaggi ad affresco di Cornelio de Wael e lunette e cartelle dipinte da Bartolomeo Guidobono alla fine del secolo XVII; b sala decorata sul soffitto con la Gloria della famiglia Negrone, dove lo stemma nobiliare a fasce verticali nere e oro è sorretto dall’Onore che lo porge all’Audacia. Questa complessa macchina decorativa è stata affrescata da Domenico Parodi dopo il suo ritorno da Roma attorno al 1700;
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti civico 3: al piano nobile, sala di Apollo e Marsia, opera di Gioacchino Assereto; Giovanni Maria Bottalla, esegue nello stesso ambiente figure e satiri a monocromo entro lunette (prima metà del secolo XVII). Nella cappella ci sono degli affreschi di Gio. Andrea Ansaldo raffiguranti, nella cupola, la Vergine Assunta; una piccola galleria decorata da Domenico Guidobono si apre su un giardino interno. 10
2 Palazzo di Paolo Battista e Niccolò Interiano PALLAVICINO
Piazza Fontane Marose, 2 Data di costruzione: 1565 -1567 Passaggi storici di proprietà: Interiano; Centurione; Grimaldi; Vivaldi Pasqua; Pallavicino. Vicende storiche: l’architetto Francesco Casella costruì nel settimo decennio del XVI secolo il palazzo per Paolo Battista e Niccolò Interiano; l’edificio, dopo il passaggio di proprietà ai Centurione e ai Grimaldi (metà del XIX secolo), fu rimaneggiato con un restauro e un ampliamento dalla famiglia Vivaldi Pasqua su progetto dell’architetto Pietro Pellegrini, cui si deve la sistemazione del retrostante giardino a terrazze. Entrambi i prospetti della dimora sono connotati da una quadratura architettonica a nicchie con figure di Virtù e Vittorie. Le epigrafi sul lato sinistro dell’edificio attestano la contigua presenza delle fontane Amorose (Morose o Marose), da cui la piazza prende il nome, distrutte con l’apertura di via Interiano.
a piano terreno
Decorazione degli interni visibili da piazza Fontana Marose e via Interiano
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piano terreno: a atrio affrescato da Pantaleo Calvi (XVI secolo) con tematiche veterotestamentarie, al centro della volta un episodio di battaglia. Gli interventi di ridipintura sono di Federico Peschiera (XIX secolo); dello stesso periodo sono i busti e le statue di Elena e di Paride di Salvatore Revelli e l’Antinoo di Nicolò Traverso; primo piano nobile: b galleria decorata con stucchi ottocenteschi commissionati da Vittoria Spinola Pallavicino; c sala affrescata nella volta con Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia (XVI secolo) di Benedetto Calvi, fratello minore di Pantaleo;
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primo piano nobile
d sala grande con volta a padiglione ripartita in una serie di riquadri trapezoidali sorretti da armati vestiti all’antica che fungono da telamoni; entro la cornice ottagonale Giosuè che ferma il sole durante la battaglia di Gabaon di Pantaleo Calvi; e sala affrescata nella volta con la storia di Ester al cospetto di Assuero da Benedetto Calvi; 11
3 Palazzo di Agostino Pallavicino UNICREDIT BANCA
Via Garibaldi, 1 Data di costruzione: 1558-1560
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Passaggi storici di proprietà: Pallavicino; Cambiaso.
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Vicende storiche: fondatore del palazzo fu Agostino Pallavicino, ambasciatore presso l’imperatore Carlo V, importatore dell’allume di tolfa e governatore del Senato della Repubblica. Tra il 1558 e il 1560 l’architetto Bernardino Cantone seguì i lavori del palazzo, la cui facciata è connotata da un paramento a bugnato in marmo e pietra del Promontorio. Il portale marmoreo cinquecentesco dalla forte ascendenza classica presenta un timpano spezzato e un fregio con triglifi e metope, in cui si alternano elmi e bucrani. Risale al 1724 l’addizione dell’edicola votiva al prospetto principale. Nella seconda metà del Settecento il palazzo divenne proprietà della famiglia Cambiaso. La dimora nel 1864 subì un taglio per l’apertura di via Interiano e al terzo decennio del XX secolo risalgono le trasformazioni dell’atrio.
secondo piano nobile
secondo piano nobile: f sala detta dei lapislazzuli, il cui nome deriva dal materiale dei ripiani delle mensole e consolles nella stanza; la volta fu affrescata da Luigi Gerolamo Leggero in stile neobarocco nel 1932 e raffigura Flora, Bacco, Apollo e la musa Erato circondati da putti, entro una complessa quadratura; g sala grande rimaneggiata nel XIX secolo; la volta con la Battaglia tra Costantino e Massenzio venne eseguita da Pantaleo Calvi e bottega (XVI secolo), su committenza Interiano; h sala gialla decorata nel soffitto con allegorie delle Scienze e delle Arti di Francesco Gandolfi; gli ornati sono di Giovanni Quinzio e di Federico Guidobono (XIX secolo).
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi e piazza Fontane Marose piano terreno: a atrio con decorazioni del 1922: stemmi di diversi istituti di credito, su due mensole sono i busti di membri di casa Cambiaso; b sala d’angolo con Storie di Alessandro di Andrea e Ottavio Semino e aiuti (XVI secolo), nel quadro centrale la Famiglia di Dario davanti ad Alessandro; c sala affrescata con Storie di Scipione di Andrea e Ottavio Semino, interpretati anche come episodi della vita di Alessandro Magno;
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Dal primo piano nobile, attraversando un ambiente affrescato da Benedetto Calvi con il tema di Susanna e i vecchioni, si accede al giardino privato della dimora, posto a monte.
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piano terreno
piano nobile
piano nobile: d sala grande con Storie di Psiche di Ottavio Semino: nel quadro centrale Convito degli dei per le nozze di Amore e Psiche; alle pareti sono raffigurati dei paesaggi, dove si riconosce la collina di Albaro, e scene di villa. Un gusto antiquariale si evidenzia negli affreschi parietali, dove sono raffigurate rovine all’antica, e nei busti in marmo che sovrastano le porte di accesso alla stanza. Il camino cinquecentesco con putti alati è stato rimaneggiato nel XIX secolo, con l’inseri-
mento dello stemma della famiglia Cambiaso; e sala affrescata dalla bottega dei Semino con episodi di storia romana; nel riquadro centrale è il Ratto delle Sabine; f sala d’angolo connotata da una serie di stucchi tardo settecenteschi: al centro della volta è raffigurata Flora e sul cornicione una serie di putti; g sala decorata nella volta da stucchi dorati della seconda metà del XVIII secolo con motivi floreali.
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4 Palazzo di Pantaleo Spinola BANCO DI CHIAVARI E DELLA RIVIERA LIGURE GRUPPO BANCO POPOLARE
Via Garibaldi, 2 Data di costruzione: 1558-1564 Passaggi storici di proprietà: Spinola di Tassarolo; Spinola di Arquata; Cambiaso; Giustiniani; Gambaro. Vicende storiche: Pantaleo Spinola affidò la costruzione del palazzo all’architetto Bernardo Spazio, sostituito alla sua morte (1563) dal maestro Gio. Pietro Orsolino. Dell’intervento cinquecentesco rimane il portale in marmo sovrastato dalle allegorie della Prudenza e della Vigilanza, con l’iscrizione «MUNIAT QUI DEDIT». L’immobile subì una trasformazione nelle proporzioni generali, all’insegna di istanze di magnificenza e di rappresentanza, nonché un radicale mutamento del primigenio impianto interno che, come attesta Rubens, per i palazzi nobiliari genovesi si articolava solitamente su tre piani paralleli. Dal 1923 è sede dell’istituto di credito da cui deriva l’attuale denominazione.
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piano terreno
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi e piazza Fontane Marose
piano nobile: d antisala decorata con putti e virtù da Domenico Piola e Paolo Brozzi, (seconda metà del XVII secolo): è visibile lo stemma delle famiglie Spinola-Pallavicino, chiaro riferimento a un matrimonio che ha unito le due casate; e sala d’angolo affrescata dalla bottega dei Calvi con episodi di storia romana; f sala affacciata su piazza Fontane Marose, con affresco raffigurante il Ratto delle Sabine e serie di figure allegoriche entro lunette, opera di Giovanni Battista Carlone; g sala affacciata su piazza Fontane Marose, affrescata dalla bottega dei Semino con storie romane e trionfi.
piano terreno: a sala affrescata nel Seicento da Giovanni Carlone con La fine di Assalonne; la volta che incornicia il quadro centrale è stata ridipinta con grottesche nel XIX secolo; b sala rivolta verso piazza Fontane Marose con volta ribassata che incornicia un quadro centrale con Susanna e i vecchioni affrescato da Giovanni Carlone; i motivi a grottesche inquadranti satiri e centauri sono il frutto di un intervento del XIX secolo; c sala rivolta verso piazza Fontane Marose, connotata nella volta dal Giudizio di Salomone di Giovanni Carlone e incorniciata da decori, grottesche e figure allegoriche del XIX secolo; 14
5 Palazzo di Franco Lercari LERCARI - PARODI
Via Garibaldi, 3 Data di costruzione: 1571-1578 Passaggi storici di proprietà: Lercari; Imperiale Lercari; Parodi. Vicende storiche: Franco Lercari “il ricco”, membro della magistratura dei Padri del Comune, fece costruire il palazzo a partire dall’ottavo decennio del XVI secolo; tali lavori si conclusero entro il 1578. La facciata presenta ancora i caratteri cinquecenteschi con un paramento a bugnato, lesene con motivi a punte di diamante in pietra di Finale, e un portale marmoreo, opera di Taddeo Carlone. Il dettaglio dei due telamoni in marmo dai nasi mutilati si riferisce a una vicenda leggendaria di Megollo Lercari. La famiglia Imperiale Lercari rimase proprietaria dell’immobile sino al 1845, quando il palazzo fu acquistato da Bartolomeo Parodi. La decorazione del primo piano nobile venne parzialmente mutata nella prima metà dell’Ottocento.
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d piano nobile
Affreschi e opere di particolare rilievo negli ambienti retrostanti Il cortile è stato coperto nel XIX secolo e decorato con complesse allegorie di gusto liberty all’inizio del XX secolo da Antonio Quinzio. Al primo piano nobile due sale disposte simmetricamente presentano affreschi di Giovanni Battista Carlone (Storie di Coriolano) e di Domenico Piola (La Profezia della Sibilla Cumana). Tra il sesto e il settimo decennio del XVII secolo Domenico Piola e Paolo Brozzi dipinsero sulla volta, entro una sorprendente impaginazione architettonica, l’Allegoria della Pace con Giano ed Ercole. In uno spazio esterno retrostante, entro un ninfeo, era posta la scultura di Pierre Puget, raffigurante il Ratto di Elena, oggi conservata presso il Museo di Sant’Agostino.
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi piano terreno: Nell’atrio porticato busti all’antica posti sopra stipiti in ardesia; primo piano nobile: a loggetta affacciata su via Garibaldi: la volta è suddivisa da una serie di riquadri e cartouches in stucco, con lo stesso materiale sono realizzati i festoni di fiori e frutta. Nelle imposte delle cinque campate in cui si articola l’ambiente rettangolare sono inserite figure alate di intensa espressività; b sala d’angolo affrescata con temi biblici da Lazzaro e Pantaleo Calvi. Nel riquadro centrale è dipinto Dio Padre che mette alla prova Abramo ordinandogli il sacrificio di Isacco, negli angoli sono raffigurate le Virtù Cardinali, 15
6 Palazzo di Tobia Pallavicino CAMERA DI COMMERCIO
Via Garibaldi, 4
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Data di costruzione: 1558-1561 Passaggi storici di proprietà: Pallavicino; Carrega; Cataldi. Vicende storiche: committente della dimora fu Tobia Pallavicino, monopolista del commercio di allume di Tolfa, mecenate aperto alla cultura romana che chiamò a progettare e decorare l’edificio Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco. La dimora, distaccata dai modelli alessiani, costituisce un unicum a seguito della peculiare caratterizzazione affidata a un linguaggio pittorico e plastico di chiara matrice raffaellesca, che salda l’aspetto decorativo all’assetto architettonico. Nel XVIII secolo il palazzo divenne di proprietà della famiglia Carrega: a questa fase sono da riferire la sopraelevazione di un piano, gli interventi nel giardino e la costruzione della Galleria dorata. Nel 1830 la dimora fu ceduta ai baroni Cataldi e infine nel 1922 la Camera di Commercio acquisì il palazzo, che fu interessato da un intervento di restauro a seguito dei danni riportati durante il secondo conflitto mondiale.
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primo piano nobile
ridipinte in un secondo momento; c sala d’angolo connotata dalla presenza di stucchi settecenteschi, rimaneggiati in epoca moderna. Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Nella loggia del primo piano nobile, è un affresco di Lazzaro e Pantaleo Calvi (La Sfida tra Orazi e Curiazi). Nello stesso ambiente sono i busti dei sovrani spagnoli, Carlo V e Filippo II, e le monumentali effigi marmoree di Franco Lercari, fondatore del palazzo, e della moglie Antonia De Marini, opere di Taddeo Carlone. Nella loggia del secondo piano nobile Ottavio Semino nel 1578 illustrò la Gigantomachia. Quest’ambiente dà accesso alla sala grande dove Luca Cambiaso, nell’ottavo decennio del XVI secolo, raffigurò l’Edificazione del fondaco di Trebisonda ordinata da Megollo Lercari. Lo spazio è oggi modificato, rispetto all’articolazione cinquecentesca, da una serie di decorazioni in stucco a rocailles.
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi piano terreno: a atrio affrescato con decorazioni cinquecentesche da Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco; le volte caratterizzate da grottesche sono arricchite dalla raffigurazione di divinità; entro riquadri ottagonali sono Giunone e Leda; b sala d’angolo detta di Apollo e Dafne dipinta da Giovanni Battista Castello; al centro della volta è rappresentata la favola di Apollo e Dafne, circondata da una decorazione a grottesche ridipinte nel 1915 da Gaetano Pasquino; 16
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piano terreno
piano nobile
c sala d’angolo detta di Mercurio e Argo con riquadro centrale della volta di Giovanni Battista Castello raffigurante Mercurio che addormenta Argo, guardiano di Io trasformata in giovenca; piano nobile: d loggia caratterizzata da una volta con stucchi e decorazioni pittoriche di Giovanni Battista Castello raffiguranti Storie di Apollo. Nel riquadro ottagonale è Apollo citaredo con tre muse e nei quattro ovali laterali figure musicanti; e sala d’angolo detta di Amore e Psiche, orientata in direzione di piazza Fontane Marose; dove sono effigiate storie tratte dall’Asino d’Oro di Apuleio. La volta cinquecentesca, affrescata da Giovanni Battista Castello, è stata
aggiornata con stucchi e cromie nel Settecento. Affreschi e stucchi di particolare rilievo in ambienti retrostanti Al piano terreno una sala con la storia di Apollo e Coronide affrescata da Giovanni Battista Castello; nella volta della sala grande lo stesso pittore raffigura Apollo e le muse. Al piano nobile Lorenzo de Ferrari progettò la Galleria dorata, affrescando la volta e realizzando una serie di dipinti su tela con Storie di Enea; sempre a De Ferrari sono da riferire i disegni per gli stucchi di quest’ambiente, della sala attigua e della sala della cappella, dove era posta, fino al 1939, la Madonna detta Carrega di Pierre Puget, oggi negli spazi del Museo di Sant’Agostino.
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7 Palazzo di Angelo Giovanni Spinola DEUTSCHE BANK
Via Garibaldi, 5 Data di costruzione: 1558 Passaggi storici di proprietà: Spinola; diversi istituti di credito. Vicende storiche: Angelo Giovanni Spinola di Luccoli, marchese di Arquata, ambasciatore in Spagna e banchiere, fece costruire il palazzo da Giovanni Ponzello nel 1558; il figlio Giulio completò la fabbrica con una serie di interventi a partire dal 1564; verso il 1580 si colloca l’ampliamento del cortile e del giardino, ridotto nel XX secolo, dopo la vendita della dimora a un istituto di credito. Il prospetto del palazzo sulla strada, recentemente restaurato, presenta una articolata decorazione dispiegata su sei livelli tesa a celebrare il casato; i soggetti degli affreschi alternano panoplie militari e figure allegoriche della Fama e della Vittoria ascrivibili ai Calvi ed eroi Spinola attribuiti da Carlo Giuseppe Ratti a Lazzaro Tavarone.
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Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi
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piano terreno
piano terreno: a atrio affrescato nell’ottagono centrale della volta da Marc’Antonio e Felice Calvi con la Battaglia di Gherardo Spinola contro i fiorentini; intorno alla cornice cartigli e ovati ospitano figure di virtù, segni zodiacali e ritratti di donne e uomini appartenenti alla famiglia. Sempre i Calvi affrescarono alle pareti armi araldiche, racchiuse entro aquile imperiali, e gli eroi di casa Spinola; b sala affrescata da un collaboratore di Lazzaro Tavarone raffigurante Minerva e le nove Muse; intorno al quadro centrale della volta
sono dipinte storie legate ad Apollo: Apollo e l’Idra, Apollo e Mercurio, Apollo e Cupido, Apollo e Coronide; c sala affrescata da Aurelio e Felice Calvi, con pesanti ridipinture dei primi decenni del XX secolo. Il riquadro centrale mostra la figura della Fama contrassegnata con l’arma di casa Spinola; intorno sono i riquadri con le quattro stagioni; piano nobile: d sala grande affrescata sulla volta da Andrea Semino e aiuti con Storie di Alessandro 18
f sala detta di Antonio, affrescata da Bernardo Castello; nel riquadro centrale la Pace firmata in Sicilia tra Antonio e Pompeo, negli angoli della volta raffigurazioni di divinità e allegorie riferite al tema centrale. Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Nell’atrio sono le imprese di Lanfranco, Gherardo e Francesco Spinola, circondati da grottesche della bottega dei Calvi. Lo spazio del cortile, coperto e decorato nel XX secolo, mostra interventi pittorici firmati da Giorgio Matteo Aicardi e Giovanni Bevilacqua. Sempre al piano terreno alcune sale sono affrescate da Lazzaro Calvi e aiuti con il Ratto di Europa e, in altri ambienti, alcune imprese che videro coinvolti membri del casato: la Battaglia di Lepanto e la Presa delle isole Terceras. Nelle volte del vano scala tra allegorie e arti sono Mercurio e Argo, Apollo e Coronide. Nell’antisala del primo piano nobile Bernardo Castello affrescò nel 1592 la Famiglia di Dario ai piedi di Alessandro; sempre il Castello operò nella decorazione dei salotti detti di Ottaviano e di Scipione. In questo ultimo ambiente intervenne Andrea Semino dipingendo, alle pareti, paesaggi dove trova spazio la rappresentazione dei due prospetti del palazzo. Lazzaro Tavarone affrescò la sala detta del Trionfo di Cesare e la bottega dei Calvi l’anticappella e la sala di Aurora e Cefalo.
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piano nobile
Magno: nel riquadro centrale Alessandro Magno incontra Simitre regina delle Amazzoni; alle pareti sono dipinti degli sfondati architettonici che si aprono su paesaggi; e sala detta di Giulio Cesare e Pompeo, affrescata da Lazzaro Tavarone; nel riquadro centrale della volta una Scena di battaglia. L’opera, datata al 1592, è da riferire al momento del rientro dell’artista dal soggiorno in Spagna;
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8 Palazzo di Gio. Battista e Andrea Spinola DORIA
Via Garibaldi, 6 Data di costruzione: 1563 Passaggi storici di proprietà: Spinola; Doria. Vicende storiche: il palazzo fu progettato da Bernardino Cantone e Giovanni Battista Castello per i fratelli Spinola: Giovanni Battista, detto “il Valenza”, e Andrea, dei principi di Vergagni. Dopo i danni provocati dal bombardamento di Luigi XIV sulla città (1684), la dimora conobbe una significativa ristrutturazione: a seguito di questi interventi la facciata e il portale furono aggiornati secondo il gusto settecentesco da Gio. Antonio Ricca seniore. Nel XVIII secolo la famiglia Doria acquisì la dimora.
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piano terreno
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi piano terreno: a sala d’angolo con storie di Giasone, datate all’ottavo decennio del XVI secolo, opera di Andrea, Cesare e Alessandro Semino: al centro è l’episodio di Giasone intento ad afferrare il vello d’oro dopo che Medea ha addormentato il drago; piano nobile: b sala grande con affreschi di Andrea, Cesare e Alessandro Semino eseguiti tra il 1570 e il 1575 (più volte restaurati nel tempo), raffiguranti, nel quadro centrale della volta, l’Ambasceria di Oberto Spinola a Federico Barbarossa. Nella prima metà del XVIII secolo la sala è stata aggiornata, modificando in gusto rocailles il cornicione e la partitura delle pareti, predisposte per l’esposizione della quadreria. Nell’ambiente è presente un imponente
camino marmoreo cinquecentesco riconducibile ai modi di Gian Giacomo della Porta, reso scenografico dalle addizioni settecentesche in stucco; c sala d’angolo detta delle munizioni, con affreschi di Luca Cambiaso che illustrano nel riquadro centrale della volta la Caduta di Fetonte e, nelle scene laterali sono alternate con figure di divinità, altre storie mitologiche: Dedalo e Icaro, la Caduta dei Giganti, la Punizione di Aracne e Apollo e Marsia. La pittura cambiasesca, risalente all’ottavo decennio del XVI secolo, presenta oggi un impaginato con decorazioni settecentesche a stucco, che insistendo anche sulle pareti, incorniciano quadri di particolare rilevanza, come la tela delle Danaidi di Valerio Castello; d vestibolo decorato con stucchi del XVIII secolo. 20
9 Palazzo di Nicolosio Lomellino PODESTÀ - BRUZZO
Via Garibaldi, 7
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Data di costruzione: 1563 Passaggi storici di proprietà: Lomellino; Centurione di Morsasco; Pallavicino; Raggi; Podestà. Vicende storiche: la progettazione del palazzo fatto edificare da Nicolosio Lomellino è da riferire a Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco e a Bernardino Cantone. Al Castello è ricondotta la vivace decorazione a stucco della facciata, che connota le superfici murarie con la presenza di elementi che rimandano agli apparati effimeri delle feste. La dimora passò all’inizio del XVII secolo ai Centurione e, nel 1711, ai Pallavicino che commissionarono a Domenico Parodi la decorazione pittorica del secondo piano nobile, il ninfeo e la sistemazione del giardino. Dopo un passaggio ai Raggi, l’edificio fu acquistato dal barone Andrea Podestà che ricoprì il ruolo di sindaco della città. Gli attuali proprietari, i Bruzzo, in anni recenti l’hanno integralmente restaurato.
b d piano nobile
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Al piano terreno, in una sala affrescata da Andrea Semino, sono favole mitologiche riferite a Perseo e Andromeda, con al centro Perseo con la testa della Gorgone innanzi al concilio degli Dei. Sul soffitto di una camera del piano nobile è illustrato il mito di Giove e Danae, opera di Andrea Semino.
Decorazione degli interni visibile da via Garibaldi piano terreno: a atrio stucchi di Marcello Sparzo (fine XVI secolo) su progetto di Giovanni Battista Castello. La decorazione presenta al centro la scena del trionfo di un condottiero, corredata da quattro medaglioni. Chiude lo spazio del cortile uno scenografico ninfeo, progettato da Domenico Parodi, che originariamente illustrava il mito di Fetonte e di cui oggi restano tritoni, putti e conchiglie;
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c
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piano terreno
primo piano nobile
primo piano nobile: b sala grande con affreschi eseguiti da Bernardo Strozzi detto il Cappuccino raffiguranti l’Allegoria della Fede e immagini degli Indios americani, recentemente ritrovati sotto uno strato di intonaco. La decorazione, datata tra il 1623 e 1624, si deve alla committenza della famiglia Centurione; c sala d’angolo decorata nella volta da Bernardo Strozzi, con l’Astronomia. L’affresco rimase incompiuto a seguito del precipitare dei rapporti tra il committente, Luigi Centurione, e l’artista; d sala d’angolo con un affresco frammentario nel soffitto che attesta due interventi decorativi: una parte raffigura una donna, con il timone e una vela gonfiata dal vento,
personificazione della Navigazione, opera di Bernardo Strozzi; un’altra porzione raffigura un tritone con un vessillo, realizzata in un secondo momento da un artista anonimo del XVII secolo; secondo piano nobile: e sala con volta affrescata nel secondo decennio del Settecento da Domenico Parodi. La decorazione dell’ambiente crea un insieme connotato da una stretta interazione tra arti pittoriche e arti plastiche: il riquadro centrale con Bacco e Arianna è circondato da una quadratura entro cui sono inseriti putti e, agli angoli, figure di tritoni a monocromo che reggono vasi; f sala d’angolo con affresco di Giacomo Antonio Boni raffigurante Giove e la capra 22
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secondo piano nobile
Amaltea, entro un ovale centrale che si apre verso l’esterno: i protagonisti del mito sono circondati da una raffinata impaginazione architettonica con agli angoli putti festosi; g sala d’angolo detta del Franceschini, affrescata tra il secondo e il terzo decennio del XVIII secolo. Sulla volta uno sfondato prospettico e alle pareti quadrature dipinte dal pittore bolognese Tommaso Aldrovandini. Connotano questo ambiente cinque tele di Marcantonio Franceschini raffiguranti Storie di Diana.
si affacciano sul retrostante giardino; la prima, nell’ala di ponente, trova esito nel pergolato esterno che conduce alla grotta entro cui è Adone, scultura di Domenico Parodi; la galleria di levante affrescata da Giacomo Antonio Boni, presenta nella volta uno sfondato con al centro il Carro di Venere. Il cornicione è popolato da putti e figure femminili in stucco, personificazioni dei quattro elementi e le quattro parti del mondo (Africa, America, Asia ed Europa), realizzati su disegno di Paolo Gerolamo Piola. Recentemente sono stati scoperti, in una sala, affreschi attribuiti a Pieter Mulier, detto il Tempesta.
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Alla fase settecentesca risale la decorazione delle due gallerie nel primo piano nobile che 23
10 Palazzo di Lazzaro e Giacomo Spinola CATTANEO ADORNO
Via Garibaldi, 8-10 Data di costruzione: 1583-1584 Passaggi storici di proprietà: civico 8, Spinola; Saluzzo; Scassi; Cattaneo; civico 10, Spinola; Adorno. Vicende storiche: i committenti del palazzo, Lazzaro e Giacomo Spinola, fecero edificare il fabbricato nel nono decennio del XVI secolo. L’edificio, contrassegnato da una formula differente rispetto al tipo abitativo esperito nella via, si caratterizza come bifamiliare e si qualifica come consono alle esigenze di vita prossima ai costumi dell’alta borghesia. Due eleganti portali in marmo e pietra di Finale segnalano due residenze affiancate, speculari e di pari dignità all’esterno, ma distinte nell’assetto interno e quindi nei programmi decorativi. La porzione di palazzo posta al civico 8 divenne di proprietà nel 1612 di Giacomo Saluzzo e in seguito dei conti Scassi; fu infine acquisita nel 1875 dalla famiglia Cattaneo. La parte di edificio rispondente al civico 10 passò da Giacomo Spinola al genero Giovanni Battista Adorno.
c piano terreno
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b piano nobile
Decorazione degli interni visibile da via Garibaldi civico 8, piano nobile: a sala grande rimaneggiata nel XIX secolo con una quadratura raffigurante stemmi del casato e vasi di fiori. b sala d’angolo con volta affrescata da Gio. Andrea Ansaldo con episodi della favola di Amore e Psiche culminante nel riquadro centrale con il Concilio degli dei che accoglie Psiche trasportata da Mercurio;
civico 10, piano terreno: c atrio con affresco di Lazzaro Tavarone raffigurante Raffaele Adorno che assedia la città di Tunisi; civico 10, piano nobile: d sala grande detta degli specchi, decorata con un affresco da Lazzaro Tavarone, firmato e datato al 1624, raffigurante le Gesta del doge Antoniotto Adorno per la liberazione di 24
11 Palazzo di Nicolò Grimaldi DORIA - TURSI, MUNICIPIO, MUSEI DI STRADA NUOVA
Via Garibaldi, 9 Data di costruzione: 1565 -1572/1579
papa Urbano VI. L’ambiente è stato aggiornato al gusto neoclassico con la collocazione di grandi specchi alle pareti, serrati da lesene; e sala d’angolo dipinta nella volta con storie tratte dal Libro di Daniele: al centro l’Angelo del Signore che trasporta il profeta Abacuc in Babilonia. L’affresco è stato attribuito dubitativamente a Gio. Andrea Ansaldo o a Lazzaro Tavarone.
Passaggi storici di proprietà: Grimaldi; Doria; Doria Tursi; Savoia; Comune di Genova. Vicende storiche: commissionò l’edificio Nicolò Grimaldi il “monarca”, primo banchiere del re di Spagna Filippo II. Architetti incaricati di costruire la dimora furono Giovanni e Domenico Ponzello, impegnati nella fabbrica dal 1565 al 1579. Nel 1593 il palazzo venne acquisito da Gio. Stefano e Gio. Battista Doria, in funzione di prestanomi di Gio. Andrea Doria, principe di Tursi. A questo ramo della famiglia si devono la definizione dei giardini pensili laterali e le ariose logge eseguite nell’ultimo decennio del XVI secolo da Taddeo e Battista Orsolino e Battista Carlone. Ai Savoia, proprietari dell’immobile dal 1820, spetta l’ampliamento a monte della residenza che vide la demolizione della chiesa di San Francesco di Castelletto e la costruzione della torretta dell’orologio. Nel decennio 1838-1848 il palazzo fu sede del Collegio dei Gesuiti; infine nel 1850 divenne proprietà del Comune di Genova, che nel 1960 affidò all’architetto Franco Albini la progettazione dei nuovi uffici nei giardini retrostanti. Il palazzo presenta un imponente fronte sulla strada connotato da un paramento a bugnato in marmo e pietra di Finale e da finestre sovrastate da mascheroni cinquecenteschi. Dal grandioso scalone dell’atrio si accede a un cortile caratterizzato, al fondo, da una scenografica rampa di scale che immette al piano del loggiato su cui si aprono la sala grande e altri ambienti.
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti civico 8: Gio. Andrea Ansaldo fu coinvolto nella decorazione di altri ambienti del piano nobile: all’artista è infatti riferibile una figura femminile allegorica, posta in un salotto ridipinto nell’Ottocento da Francesco Semino e restaurato in un secondo momento da Giuseppe Isola; civico 10: al piano terreno è posta una sala grande con volta affrescata da Lazzaro Tavarone, dove sono effigiati Guglielmo Embriaco e Storie della prima crociata. Al piano nobile Tavarone decora il soffitto di un ambiente con Raffaele Adorno conquista l’isola di Gerba; allo stesso pittore è da riferire un soggetto biblico, Agar e Ismael, mentre a un anonimo artista seicentesco la Vittoria e Minerva circondate dai vizi.
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c piano nobile
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi
l’ufficio del sindaco; c sala d’angolo decorata nel terzo decennio del XIX secolo da Pietro Fea con le Nozze di Amore e Psiche; al tempo dei Savoia era destinata alle udienze del re.
piano nobile: a sala grande decorata nella volta da Francesco Gandolfi con Cristoforo Colombo che presenta ai reali di Spagna i frutti del nuovo Mondo (1862). L’ambiente decorato nel XIX secolo mostra, sulle pareti, tra riquadri in stucco, due mosaici del 1867 opera di Antonio Salviati, raffiguranti Cristoforo Colombo e Marco Polo. I sovrapporta in stucco, opera di Lorenzo Orengo, illustrano le quattro stagioni; b sala d’angolo con la volta dipinta da Pietro Fea con il tema delle Stagioni trattenute dal Tempo; l’ambiente adibito a sala da pranzo nel periodo sabaudo è attualmente
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Al piano nobile la sala intitolata a Giuseppina Tollot conserva nella volta una decorazione di Nicolò Barabino raffigurante Genova vincitrice. In altri spazi sono i cimeli paganiniani, tra cui il violino Guarneri del Gesù, detto il Cannone, lascito testamentario del musicista. Nella sala intitolata alla duchessa di Galliera è presente un’altra decorazione: la Munificenza opera del Barabino. 26
12 Palazzo di Baldassarre Lomellino CAMPANELLA
Via Garibaldi, 12 Data di costruzione: 1562 Passaggi storici di proprietà: Salvago; Spinola; Serra; Campanella. Vicende storiche: l’edificio venne costruito da Baldassarre Lomellino nella seconda metà del XVI secolo su progetto dell’architetto Giovanni Ponzello. Il portale cinquecentesco, scolpito da Taddeo Carlone, presenta l’iscrizione «VENTURI NON IMMEMOR AEVI». Il passaggio di proprietà agli Spinola, nella figura di Cristoforo (ambasciatore della Repubblica a Parigi), risale al 1770 e determina una significativa prima trasformazione neoclassica dovuta a Charles de Wailly e, in misura più consistente, ad Andrea Tagliafichi, subentrato all’architetto francese. L’edificio, acquistato nel 1778 da Domenico Serra, pervenne infine ai Campanella nel 1917. Il secondo conflitto mondiale causò consistenti danni, tra cui la distruzione del salone del Sole al secondo piano nobile, opera del Tagliafichi.
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primo piano nobile
rie romane. Le vicende di Muzio Scevola, o di Scipione l’Africano, sono incorniciate da stucchi settecenteschi.
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Al primo piano nobile è un salotto, detto degli zecchini, affrescato da Andrea Semino nel settimo decennio del XVI secolo con la Continenza di Scipione nel riquadro centrale. L’ambiente dell’alcova presenta stucchi e piccoli dipinti progettati da Michele Canzio nel terzo decennio del XIX secolo.
piano terreno: L’atrio è connotato dall’intervento neoclassico di Andrea Tagliafichi e da busti marmorei di Nicolò Traverso e Francesco Ravaschio. primo piano nobile: a sala d’angolo decorata nella volta da Andrea Semino (1569) con quadri riportati, entro cornici settecentesche, raffiguranti sto-
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13 Palazzo di Ridolfo e Gio. Francesco Brignole Sale MUSEI DI STRADA NUOVA - PALAZZO ROSSO
Via Garibaldi, 18 Data di costruzione: 1671 Passaggi storici di proprietà: Brignole Sale; Comune di Genova. Vicende storiche: nel 1671 Ridolfo e Gio. Francesco Brignole Sale incaricarono Pietro Antonio Corradi di edificare la loro dimora con due appartamenti di pari dignità. Tra il 1687 e il 1689 Gio. Francesco seniore promosse una prima campagna decorativa chiamando Gregorio de Ferrari, Domenico e Paolo Gerolamo Piola, Gio. Enrico e Antonio Maria Haffner e Giacomo Maria Muttone. Un secondo intervento decorativo è da collocarsi tra il 1690 e il 1692 ad opera di Gio. Andrea Carlone e Bartolomeo Guidobono; subentreranno nella prima metà del XVIII secolo Domenico Parodi, Giacomo Antonio Boni e Andrea Leoncini. Nel 1874 Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, donò il palazzo e le sue collezioni al Comune di Genova. L’edificio venne danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che comportarono la distruzione della volta della sala grande affrescata da Gregorio de Ferrari. Tra il 1953 e 1955 l’architetto Franco Albini, sotto la guida di Caterina Marcenaro (direttore dell’Ufficio Belle Arti del Comune di Genova), progettò la sistemazione del percorso museale e la casa di un amatore d’arte.
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piano terreno
scolpito nel 1899 da Vittorio Lavezzari; secondo piano nobile: b sala grande presentava sulla volta un affresco di Gregorio de Ferrari raffigurante Fetonte al cospetto di Apollo, andato distrutto durante la seconda guerra mondiale. Rimangono le lunette dipinte probabilmente da Gio. Enrico Haffner e le decorazioni parietali di Bartolomeo Guidobono, con episodi tratti dalle Metamorfosi di Ovidio e riferiti all’arma araldica della famiglia. Alle pareti trovano spazio la tela con il Carro del Sole di Domenico Piola e quattro dipinti di Bartolomeo Guidobono; c sala d’angolo affrescata nella volta con l’Allegoria della Primavera di Gregorio de Ferrari, personificata con Venere e Marte (1687-1689); d sala d’angolo dipinta da Domenico Parodi che raffigura nella volta l’Allegoria della Gioventù in cimento (1736), in sostituzione della Fucina di Vulcano, affresco di Bartolomeo
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi piano terreno: a atrio con serie di busti all’antica posti sui sovrapporta; nel cortile è stato collocato il portale del convento di San Silvestro. A destra della scala d’ingresso è posto il busto di Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, 28
14 Palazzo di Luca Grimaldi MUSEI DI STRADA NUOVA - PALAZZO BIANCO
Via Garibaldi, 11 Data di costruzione: 1565 Passaggi storici di proprietà: Grimaldi; De Franchi; Brignole; Brignole Sale; Comune di Genova. Vicende storiche: Luca Grimaldi commissionò il primigenio edificio a Giacomo e Domenico Ponzello. L’immobile nacque in stretta continuità con la chiesa di San Francesco di Castelletto, dove il Grimaldi aveva la propria cappella in cui erano i bronzi del Giambologna e bottega . Il palazzo, dopo il 1658, passò alla famiglia De Franchi che si occupò di far sistemare la zona a ridosso della chiesa con un terrazzino e una nicchia, entro cui era posta una statua femminile. La sopraggiunta precaria situazione economica spinse il casato a cedere la proprietà a Maria Durazzo Brignole Sale, che tra il 1711 e il 1714 fece riedificare l’edificio a Giacomo Viano. Il progettista plasmò la nuova struttura sull’esempio dei palazzi della tradizione genovese cinque-seicentesca, organizzando l’ingresso con la successione di vestibolo, scalone e cortile interno colonnato in cui sono collocate le statue marmoree raffiguranti Giove e Giano firmate e datate (1585) da Pierre Franqueville. La demolizione di parte del complesso di San Francesco (1804-1807), seguita da Gaetano Cantone, consentì al palazzo di avere alcune sale del primo piano nobile (ala di levante) affacciate sul vasto giardino pensile che, nella seconda metà del XIX secolo, furono gestite dal Caffè-Ristorante Concordia. Nel 1884 Maria Brignole Sale De Ferrari destinò con il suo testamento il palazzo al Comune di Genova, che nel 1892 lo aprì al pubblico. L’edificio, distrutto in buona parte durante la guerra, fu ricostruito e quindi riaperto nel 1949 con una mostra dedicata al pittore Alessandro Magnasco; nel 1950 venne inaugurato l’allestimento museografico, opera dell’architetto Franco Albini.
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d secondo piano nobile
Guidobono; alle pareti figure di telamoni dello stesso Guidobono sorreggono medaglioni con emblemi riferiti al sole e quindi alla committenza. Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Alla prima campagna decorativa del palazzo promossa tra il 1687 e il 1689 sono inoltre da riferire l’Allegoria dell’Estate di Gregorio de Ferrari, l’Allegoria dell’Autunno e l’Allegoria dell’Inverno di Domenico Piola e la Galleria delle rovine di Paolo Gerolamo Piola. Nell’ultimo decennio del secolo Gio. Andrea Carlone affresca le sale con le Arti liberali e il Mito della vita dell’uomo. Lo spazio dell’alcova è stato affrescato nel 1744 da Andrea Leoncini con il Disprezzo dei beni terreni e da Giacomo Antonio Boni con scene mitologiche; adornano le pareti i ritratti di Battina Raggi e di Gio. Francesco II Brignole Sale di Hyacinthe Rigaud. 29
15 Palazzo di Gerolamo Grimaldi PALAZZO DELLA MERIDIANA
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Data di costruzione: 1536-1544 Passaggi storici di proprietà: Grimaldi di Geraci; Serra di Cassano. Vicende storiche: Gerolamo Grimaldi fece edificare il palazzo tra il 1536 e il 1544 in uno spazio di considerevole pendenza. La dimora cinquecentesca presentava il duplice tratto di dimora di città e di residenza di villa suburbana; oggi si presenta con doppia entrata, una delle quali corrisponde all’accesso cinquecentesco con atrio colonnato. L’ingresso situato in salita di San Francesco è connotato da un portale marmoreo sormontato dall’effige di Minerva opera di Battista Carlone e di Francesco Dell’Angelo (1590). La facciata presenta una quadratura a fasce in finto marmo con erme sorreggenti vasi, che qualificano anche lo spazio del prospetto nord verso il giardino, ulteriormente connotato, nel registro superiore, da monocromi cinquecenteschi raffiguranti scene mitologiche, opere di Aurelio Busso. Il fronte sud venne rinnovato da Giacomo Agostino Brusco, al momento dell’apertura di Strada Nuovissima (attuale via Cairoli), nel nono decennio del XVIII secolo. Sulla facciata, caratterizzata al piano terreno da un avancorpo terrazzato e all’altezza dell’attico da una struttura a vela, la meridiana offre l’attuale denominazione al palazzo e alla piazza antistante. Nel XX secolo la dimora, passata a una società di navigazione, subì consistenti rimaneggiamenti a seguito del mutare delle destinazioni d’uso. In particolare gli interventi di Gino Coppedè aggiornarono al gusto liberty alcuni spazi con due interventi: uno nel 1907 e un secondo nel 1913. Recentemente il palazzo è stato oggetto di lavori di restauro e ristrutturazione.
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secondo piano nobile
Decorazione degli interni visibili da via Garibaldi secondo piano nobile: a sala grande con resti di stucchi ottocenteschi con motivi a ovuli e a foglie d’acanto che corrono lungo il cornicione; b sala d’angolo dove Taddeo Cantone, Cesare Spazio e Antonio Maria Muttoni, tra il 1715 e il 1716, modellano gli stucchi posti agli angoli dell’ambiente riferiti alle quattro stagioni; sulla cornice rami di pruno intrecciati, chiaro riferimento all’arma della famiglia Brignole Sale; c sala d’angolo decorata dagli stuccatori Cantone, Spazio e Muttoni: negli angoli della stanza con le quattro parti del mondo (Africa, America, Asia ed Europa) e nella cornice con pelli di leone, rimando allo stemma Brignole Sale. 30
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primo piano nobile
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secondo piano nobile: e sala grande con affresco di Luca Cambiaso, Ulisse saetta i Proci, riferibile all’ultima attività del pittore in città prima della sua partenza per la Spagna; il camino marmoreo con Giove saettante e due figure femminili drappeggiate sono opera di Gian Giacomo della Porta; f sala d’angolo detta degli arazzi con stucchi settecenteschi. Alle pareti sono disposti degli arazzi realizzati nel XVIII secolo su disegni seicenteschi.
Descrizione degli interni visibili da piazza della Meridiana primo piano nobile: a sala grande con affreschi di Luca Cambiaso: nel riquadro centrale della volta Enea e Turno, nei pennacchi i Dodici Cesari e nelle lunette episodi tratti dall’Eneide, recuperate con il recente restauro; b sala affrescata sulla volta da Luca Cambiaso e aiuti con Teseo combatte contro le Amazzoni; c sala affrescata sulla volta da Lazzaro Calvi e aiuti con temi interpretati come Storie di Enea e Didone o Storie di Psiche; d sala d’angolo con soffitto ligneo a cassettoni risalente alla ristrutturazione operata da Gino Coppedè;
Affreschi e opere di particolare rilievo in ambienti retrostanti Al secondo piano nobile Lazzaro Calvi ha affresca Apollo che guida il carro del Sole. 31
16 Palazzo di Giovanni Battista Brignole PALAZZO DURAZZO
Piazza della Meridiana, 2 Data di costruzione: 1628 Passaggi storici di proprietà: Brignole, Durazzo Vicende storiche: nel 1624 il marchese Giovanni Battista Brignole acquistò diverse unità immobiliari nella contrada De Fornari-De Franchi, che fece abbattere per far sorgere, tra il 1627 ed entro il 1628, il suo palazzo su progetto dell’architetto Bartolomeo Bianco. All’inizio degli anni settanta del Seicento Gio. Carlo Brignole affidò un ampliamento e rimaneggiamento della dimora all’architetto Pietro Antonio Corradi; avviò inoltre la decorazione degli spazi interni affidata a Gregorio de Ferrari e, nel corso del XVIII secolo, a Lorenzo de Ferrari. Tali lavori di ammodernamento interessarono anche il giardino chiuso da muri e coltivato a frutteto, coincidente con l’attuale piazza della Meridiana, dove fu inserito sul limitare del confine con Strada Nuova un portale monumentale scolpito da Filippo Parodi nell’ottavo decennio del Seicento. Giacomo Maria Brignole, ultimo doge della Repubblica, assecondò il piano urbanistico che portò tra il 1778 e il 1786 all’apertura di Strada Nuovissima e alla conseguente distruzione di tale spazio verde; contestualmente il portale di Parodi fu smembrato e i telamoni che lo caratterizzavano vennero spostati a decorare quello che divenne, da allora, l’ingresso principale della dimora patrizia (sino a quel momento l’accesso era da vico Santa Maria degli Angeli). Anche l’edificio fu ammodernato con l’inserimento di due avancorpi sovrastati da una terrazza. Il palazzo rimase di proprietà dei Brignole sino al 1854, quando fu acquistato dalla famiglia Durazzo, attuale proprietaria.
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piano terreno
Descrizione degli interni visibili da piazza della Meridiana Piano terreno: a atrio e vano scala sono stati decorati nel sesto decennio del XIX secolo da Giuseppe Isola e dal decoratore Federico Leonardi. Tali pitture raffigurano delle grottesche e le maggiori personalità della storia e cultura locale (tra i quali Simon Boccanegra, Cristoforo Colombo, Andrea Doria, il cardinale Stefano Durazzo e Luca Cambiaso). Sono inoltre presenti una serie di busti all’antica, effigi di imperatori e divinità, e una scultura che ritrae la figura di Apollo citaredo. Piano nobile: b sala grande rimaneggiata nel XIX secolo: l’ambiente è caratterizzato da una volta a 32
d sala affrescata da Gregorio de Ferrari negli ultimi decenni del Seicento con la favola di Diana ed Endimione. Il pastore assopito, insieme a un tripudio di putti, satiri e animali, è rappresentato adagiato sul cornicione della stanza, mentre Diana e Cupido sono effigiati nella porzione centrale della volta. L’artista, nel raffigurare questo soggetto mitologico, ricorse alla collaborazione del quadraturista Antonio Maria Haffner e, forse, coinvolse anche il figlio Lorenzo; e sala d’angolo decorata nel soffitto da Gregorio de Ferrari con le figure di Flora e dell’Abbondanza. L’affresco è stato pesantemente ridipinto nel corso del Settecento, quando sono stati aggiunti altri personaggi alla rappresentazione allegorica. Tuttavia in alcuni brani si legge ancora l’eleganza della pennellata di Gregorio, come nella figura del Genio alato e nel gruppo di putti che giocano con un aquila e un leone, quest’ultimo chiaro riferimento alla committenza della famiglia Brignole; f sala decorata interamente da Lorenzo de Ferrari all’inizio degli anni trenta del XVIII secolo. Nel soffitto, entro il medaglione centrale, è la vicenda di Prometeo che dà vita alla statua alla presenza di Minerva; alle pareti il pittore orchestra una raffinata decorazione attraverso una intelaiatura di colonne, entro cui sono dipinti dei busti di imperatori e pannelli a lambris: su questi ultimi sono raffigurati gruppi di putti e satiretti realizzati a monocromo.
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c piano nobile
padiglione con quattro medaglioni in stucco entro cui sono i profili di imperatori romani. La stanza conserva i ritratti pittorici e le effigi scultoree di membri di casa Durazzo, tra i quali è il busto di Gio. Luca Durazzo scolpito da Filippo Parodi e quello raffigurante il fondatore del palazzo, Giovanni Battista Brignole, opera di Giacomo Antonio Ponzanelli; c sala d’angolo connotata da un affresco, in parte ridipinto nel XIX secolo, che mostra la personificazione di Aurora, una giovane fanciulla dalla veste cangiante con in mano dei fiori. La decorazione, datata alla metà del nono decennio del Seicento, può essere riferita, nonostante le ridipinture, a Lorenzo de Ferrari; 33
1. Palazzo Negrone Venere supplica Giove, Giovanni Battista Carlone (particolare), primo piano nobile, a galleria
1. Palazzo Negrone Gloria della famiglia Negrone, Domenico Parodi (particolare), primo piano nobile, b sala
1. Palazzo Negrone Gloria della famiglia Negrone, Domenico Parodi (particolare), primo piano nobile, b sala
1. Palazzo Negrone Putti e satiretti (scorcio), primo piano nobile, d sala d’angolo
3. Palazzo di Agostino Pallavicino Nozze di Amore e Psiche, Ottavio Semino (particolare), piano nobile, d sala grande
3. Palazzo di Agostino Pallavicino Ratto delle Sabine, bottega dei Semino (particolare), piano nobile, e sala
6. Palazzo di Tobia Pallavicino Diana, Giovanni Battista Castello (particolare), piano terreno, a atrio
6. Palazzo di Tobia Pallavicino Amore e Psiche, Giovanni Battista Castello (particolare), piano nobile, e sala d’angolo
7. Palazzo di Angelo Giovanni Spinola Storie di Alessandro Magno, Andrea Semino (particolare), piano nobile, d sala grande
9. Palazzo di Nicolosio Lomellino Allergoria della Fede, Bernardo Strozzi (particolare), primo piano nobile, b sala grande
10. Palazzo di Lazzaro e Giacomo Spinola Psiche trasportata da Mercurio, Gio. Andrea Ansaldo (particolare), piano nobile, b sala d’angolo
10. Palazzo di Lazzaro e Giacomo Spinola Sala di Amore e Psiche, Gio. Andrea Ansaldo (particolare), piano nobile, b sala d’angolo
15. Palazzo di Gerolamo Grimaldi Dodici Cesari, Luca Cambiaso (particolare), primo piano nobile, a sala grande
15. Palazzo di Gerolamo Grimaldi Ulisse saetta i Proci, Luca Cambiaso (particolare), secondo piano nobile, e sala grande
Bibliografia essenziale 1965 E. Gavazza, Lorenzo De Ferrari 1680-1744, Milano. C. Marcenaro, Gli affreschi del Palazzo Rosso di Genova, Milano. 1967 L. Vagnetti, Genova, Strada Nuova, Genova. 1968 E. Poleggi, Strada Nuova. Una lottizzazione del Cinquecento a Genova, Genova. 1970 M. Labò, I Palazzi di Genova di Pietro Paolo Rubens e altri scritti di architettura, Genova. P. Torriti, Tesori di Strada Nuova. La Via Aurea dei genovesi, Genova. 1974 E. Gavazza, La grande decorazione a Genova, Genova. 1982 Genua Picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte, catalogo della mostra (Genova 1982), Genova. 1987 La pittura a Genova e in Liguria, Genova, 2 voll. La scultura a Genova e in Liguria. Dalle origini al Cinquecento, Genova. L. Magnani, Il Tempio di Venere. Giardino e villa nella cultura genovese, Genova. 1988 La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, Genova. 1989 E. Gavazza, Lo spazio dipinto. Il grande affresco genovese nel ‘600, Genova. 1992 Genova nell’Età Barocca, catalogo della mostra (Genova 1992), a cura di E. Gavazza, G. Rotondi Terminiello, Bologna. 1995 L. Magnani, Luca Cambiaso da Genova all’Escorial, Genova. 1998 E. Poleggi (a cura di), Una reggia repubblicana. Atlante dei palazzi di Genova 1576 - 1664, Torino. Finito di stampare a Genova nel settembre 2015
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affreschi e stucchi da piazza Fontane Marose a piazza della Meridiana attraverso Strada Nuova
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