La Coccinella - marzo - Anno 1 Numero 2

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Il nostro verde

Tesoro da custodire Dossier Le azioni possibili per difendere e tutelare il territorio


Sommario Anno I - n. 2 Marzo-Aprile 2013

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Dossier Alberi padri Perché tutelare i nostri patriarchi verdi

Zaino in spalla Il carnevale di Satriano di Lucania

L’albero della felicità

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Il Cigno risponde La posta

Gae spa lla La ricetta contro le frodi alimentari

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Ecochic Sedia con erbe naturali

Piantala

La Cicerchia

DIRETTORE RESPONSABILE: Anna Martino (amartino@legambientebasilicata.it) GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Lena Pepe (lpepe@legambientebasilicata.it) REDAZIONE: (redazione@legambientebasilicata.it) Marco De Biasi (presidente@legambientebasilicata.it) Valeria Tempone (v.tempone@legambientebasilicata.it) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Antonio Nicoletti, Francesco Laurita, Michele Catalano, Marco Lombardi EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus PRESIDENTE: Marco De Biasi SEDE LEGALE E REDAZIONE: Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541 Fax 097146699 - stampa@legambientebasilicata.it Spedizione in abbonamento postale : D. L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Potenza Stampa: Tipografia Sagittario Franchi Paolo snc di Fanchi Giuseppe & C. Via Malignani, 7 Bibione (Ve) Cap 30020 Testata reg. al Tribunale di Potenza al n. 475/2012 in data 20/06/2012 Abbonamento 11 numeri 12 euro. Pagamento su ccp 7862556 Legambiente Potenza.

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Una legge per tutelare meglio gli alberi di Antonio Nicoletti Responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente

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L’Accento Uscire dal petrolio? Si può! Cultura

L’editoriale

ono i polmoni verdi della Terra, nonché una delle bellezze d’Italia di cui ricoprono oltre un terzo del territorio nazionale. Una ricchezza, questa, fondamentale per ridurre le emissioni di Co2, principale causa del cambiamento climatico, ma anche per prevenire il dissesto idrogeologico, mitigare il fenomeno della desertificazione, salvaguardare la biodiversit{ e mantenere gli equilibri del nostro Pianeta. Per questi motivi la recente legge n.10 del 14 gennaio 2013 oltre a dettare regole per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, ha rafforzato la tutela degli alberi monumentali, patrimonio paesaggistico e ambientale di grande pregio. Ma quali sono le novit{ previste dalla legge? Innanzitutto il riconoscimento di una Giornata nazionale degli alberi, individuata nel 21 novembre di ogni anno. Durante la giornata, che ogni anno sar{ intitolata a un tema di rilevante valore etico, culturale e sociale (e che Legambiente ha sempre promosso) verranno svolte iniziative per promuovere la conoscenza dell’ecosistema boschivo, il rispetto delle specie arboree ai fini dell’equilibrio tra comunit{ umana e ambiente naturale e l’educazione civica e ambientale sulla legislazione vigente. Il coinvolgimento di scuole e studenti servir{ inoltre a stimolare un comportamento quotidiano sostenibile al fine della conservazione delle biodiversit{. Grazie all’articolo 2 della legge 10/2013 le citt{ italiane saranno più verdi. I Comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti avranno infatti l’obbligo di piantare entro 6 mesi un albero per ogni nuovo nato e ogni minore adottato residente. I Comuni, entro un anno dall’entrata in vigore della Legge, dovranno quindi censire e classificare gli alberi piantati nell'ambito del rispettivo territorio. Due mesi prima della scadenza naturale del loro mandato i sindaci dovranno invece rendere noto il bilancio arboreo del Comune. Seppure questo bilancio non preveda sanzioni, rappresenta comunque uno dei pochi fatti amministrativi che i cittadini possono misurare per giudicare un buon sindaco. Particolarmente importante e attuale il tema del consumo di suolo che la Legge tenta di arginare promuovendo l’incremento degli spazi verdi urbani e delle cinture verdi periurbane. Attraverso la contabilit{ ambientale i Comuni insieme alle Province dovranno dare annualmente conto del contenimento o della riduzione delle aree urbanizzate e dell’acquisizione delle aree destinate a verde pubblico. Infine, una novit{ importante della Legge è la tutela specifica per gli alberi monumentali, per i quali si fornisce la definizione, principi e criteri per il loro censimento e periodico aggiornamento degli elenchi. Il nuovo elenco degli alberi monumentali d’Italia, gestito dal Corpo Forestale dello Stato, riconosce quindi a questi “monumenti verdi” un valore ambientale e culturale: non solo simboli di importanti eventi, storici o culturali ma anche elementi che identificano l’identit{ e le tradizioni di un luogo e della gente che ci vive. Ma su questo argomento, in Basilicata, siamo gi{ avanti: grazie al nostro impegno e al Corpo forestale dello Stato la Carta degli alberi padri è stata gi{ realizzata.


Dossier

Patrimonio da difendere Gli alberi, come protettori della biodiversità e testimoni del nostro tempo. Ma anche gli spazi verdi delle nostre città, da proteggere dall’invadenza dell’uomo Sono fonte di benefici a livello socioculturale, contribuiscono in maniera essenziale alla conservazione della biodiversità e attenuano gli effetti del cambiamento climatico. Dire che gli alberi sono fonte di vita non è una forzatura. Troppo spesso, però, lo dimentichiamo. La costruzione di una società sostenibile passa anche dalla presa di coscienza del ruolo fondamentale che rivestono, sia per la stabilità ambientale che per la conservazione della biodiversità. Eppure siamo ben lontani dall’aver maturato la consapevolezza del loro valore ambientale, paesaggistico e socio-culturale, dall’aver adottato pratiche sostenibili di gestione. Un cambio di rotta oltre che auspicabile è ormai divenuto improrogabile. Un orientamento più “ecologico” sia della politica che della società civile, improntato alla tutela e alla conservazione, avrebbe dei vantaggi sull’intera collettività. Partendo da queste considerazioni Legambiente Basilicata ha messo in atto una serie di azioni che mettono al centro non solo l’albero, risorsa naturale da preservare e tesoro da custodire, ma tutti gli spazi verdi presenti in città, che allo stesso modo contribuiscono ad arricchire il nostro patrimonio paesaggistico e ambientale. La coccinella / marzo - aprile 2013

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Predatori di foreste Il contesto globale

4 i miliardi in meno di ettari negli ultimi 10.000 anni

La superficie forestale in Basilicata è di 306.427 (fonte Infc – Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio). Un dato destinato a crescere se si pensa ai numerosi appezzamenti agricoli abbandonati. Tuttavia nel resto

ge una cattiva gestione del ciclo integrato dei rifiuti con la conseguente scarsa attenzione nel differenziare carta e cartone. Scegliere di utilizzare carta prodotta con cellulosa vergine, significa in termini ambientali: abbattere 15 alberi per produrne una tonnellata, sprecare 440.000 litri d’acqua e consumare 7.600 kWh di energia. Al contrario per produrre una tonnellata di carta riciclata bastano: 0 alberi da abbattere, 1.800 litri d’acqua e solo 2.700 kWh di energia.

Bisogno di legname

15 alberi, 440.000 litri d’acqua e 7.600 kWh di energia per una tonnellata di carta

13 milioni di ettari convertiti in aree agricole ogni anno

500.000 ettari di foreste distrutti dagli incendi ogni anno in Europa

289 miliardi di tonnellate di CO2 assorbiti ogni anno

del mondo le cose vanno molto diversamente. Il contesto globale è poco rassicurante. Il patrimonio forestale, durante gli ultimi cinquant’anni, è stato profondamente intaccato a causa di un’eccessiva deforestazione. Una conferma arriva dal Global Forest Resources Assessment 2010, la valutazione sullo stato delle foreste del mondo, pubblicata di recente dalla Fao. Ne emerge innanzitutto che i processi di disboscamento hanno ridotto la superficie forestale del mondo a 4 miliardi di ettari dagli oltre 6 miliardi esistenti fino a 10.000 anni fa. Numerosi paesi continuano a sfruttare le proprie risorse forestali molto al di sopra delle capacità naturali di recupero, con la perdita netta soprattutto di foreste pluviali. Le ragioni del disboscamento sono diverse, ne analizziamo alcune.

Produzione di carta La richiesta di polpa di cellulosa per la produzione di carta vergine è una delle cause principali del disboscamento, dovuta all’irresponsabilità di alcune aziende e dai loro clienti. A ciò si aggiun-

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La scarsa attenzione al risparmio e all’efficienza energetica, unita a stili di vita e processi produttivi poco attenti ad un uso razionale delle risorse, determina una sempre crescente domanda di energia. L’utilizzo di legname a fini energetici deve essere necessariamente governato da politiche volte alla salvaguardia del patrimonio forestale. In questo ragionamento s’inserisce anche la necessità di regolamentare l’utilizzo delle biomasse in modo da minimizzare l’impatto ambientale. Le biomasse sono sostenibili solo se provengono da materiali di scarto e se sono consumate in luoghi prossimi a quelli di produzione. Non è pensabile migliorare il bilancio energetico, anche regionale, importando biomasse connesse talvolta anche a processi di “deforestazione illegale”.

Zone agricole La causa principale della deforestazione resta la conversione delle aree forestali in zone agricole, con 13 milioni di ettari convertiti ogni anno. A causa della sempre crescente domanda di olio di palma, soia, cacao, caffè e carne bovina, infatti, enormi terreni che prima erano occupati da foreste naturali, sono riconvertiti a


Dossier piantagioni o pascoli. Su questi terreni s’instaura in genere un’agricoltura con monocoltura intensiva e pascolo eccessivo con assenza di rotazioni, tutte pratiche agronomiche che distruggono la sostanza organica del terreno che non può ricostituirsi per l’assenza della copertura forestale. Oltre ad intaccare la biodiversità, questa pratica aumenta l’erosione del suolo e limita di molto la sua capacità di trattenere l’acqua. L’impatto negativo dell’uomo è aggravato anche dalla riduzione dei terreni forestali per scopi urbani o industriali e per la creazione d’infrastrutture di grandi dimensioni.

Inquinamento atmosferico Cambiamenti climatici e foreste sono strettamente connessi. Le foreste giocano un ruolo importantissimo nell’immagazzinamento di anidride carbonica. Gli alberi sono fra i principali serbatoi di carbonio, con 289 miliardi di tonnellate di CO2 assorbiti ogni anno. D’altro canto la foresta, però, può risentire dei mutamenti climatici sotto vari aspetti. L’inquinamento atmosferico riduce la vitalità degli alberi con un forte decremento della produttività forestale, e secondo le stime, ha causato alterazioni visibili in circa un terzo delle foreste europee.

21 marzo 2013 Giornata mondiale delle foreste Tutelare le foreste per garantire la salute della Terra e un futuro ecosostenibile alle prossime generazioni . Le foreste rappresentano il più importante serbatoio di biodiversità, garantiscono la protezione del suolo, la qualità dell'aria e delle acque, forniscono importanti beni e servizi. Mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici, poiché funzionano come serbatoi di assorbimento del carbonio, e forniscono una protezione naturale contro gli effetti del dissesto idrogeologico. 1,6 miliardi le persone nel mondo che vivono grazie ai prodotti delle foreste; 80% la percentuale globale di biodiversità protetta dalle foreste; 350 kmq le foreste distrutte ogni giorno dal taglio indiscriminato del legname, dalla cattiva gestione della terra e dalla conversione in terreni agricoli. Tutelare le foreste significa garantire un futuro più verde.

Incendi boschivi

Protezione civile Legambiente Potenza in azione nello spegnimento di un incendio

Ogni anno in Europa da 350.000 a 500.000 ettari di foreste sono distrutti dagli incendi. Complessivamente l’1% della superficie totale subisce il passaggio del fuoco. Nel 2010 in Italia si sono verificati 4.883 roghi che hanno percorso una superficie di 46.537 ettari. Nel 70% dei casi si tratta di episodi di origine dolosa. Secondo l’ultimo rapporto “Ecosistema incendi” di Legambiente, in Basilicata sempre nel 2010, sono 27 i comuni coinvolti, per un totale di 2.119 ettari di terreno andati in fumo: di questi 481 ettari sono boschi. Un dato in aumento rispetto al 2009, con 142 roghi per una superficie di 1.041 ettari. La coccinella / marzo - aprile 2013

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Dossier

L’albero che racconta Un viaggio fino alle radici della nostra storia Il censimento degli esemplari lucani

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eri e propri “monumenti della natura”, voci narranti di un territorio e testimoni del passato. Eroi sopravvissuti per centinaia di anni alle avversità naturali, all’uomo. Ecco cosa sono gli alberi, protagonisti assoluti di “M’appare il bosco”, l’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto “Madre foresta” promosso dall’Osservatorio Ambiente e Legalità, dai Centri di Educazione Ambientale “Il Vecchio Faggio” di Sasso di Castalda, “Basilicata 1799” e dall’“Università delle Tre Età” di Avigliano, insieme al Corpo forestale dello Stato e sostenuto dal programma Epos 2010 – 2013 per l’Educazione e la promozione della sostenibilità ambientale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata. Ogni esemplare con le proprie specificità e caratteristiche è presente nella “Carta degli alberi padri”, che può essere scaricata in formato digitale dal sito www.legambientebasilicata.it o ritirata in formato cartaceo presso la sede di Legambiente Basilicata a

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Potenza. Si tratta del censimento di 105 esemplari esistenti sul territorio lucano con relative schede descrittive, leggende e curiosità ad essi legati. La sua realizzazione ha visto la partecipazione attiva dei cittadini che hanno segnalato l’esistenza di questi alberi monumentali nei propri comuni, riportandone aneddoti, curiosità, leggende. Sfogliando la “Carta degli alberi padri” si può andare alla scoperta dell’albero monumentale più alto della Basilicata (il faggio di Terranova del Pollino alto 40 metri), o di quello con il tronco di diametro maggiore (il castagno di Marsico Nuovo con 7,6 metri di circonferenza). La specie più rara, è la sequoia gigante di Campomaggiore, specie non autoctona, importata dall’America, radicata sui ruderi di Campomaggiore Vecchio da 150 anni. La specie più segnalata è, invece, la roverella. Tantissimi infine gli aneddoti legati a questi alberi narranti. Dai briganti alle apparizioni delle Madonne, dalla presenza dei fantasmi a quella dei “munaciedd”, gli gnomi dispettosi. “Ogni albero ha la sua storia, la sua memoria, le sue tradizioni, perché ogni albero è un po’ come la vita delle persone”, afferma in proposito il Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato Francesco Curcio, rimarcando il significato sociologico di questi “patriarchi verdi”. Negli anni ’60, con la Festa dell’albero, gli alberi

“Si narra che, all’ombra una piccola valle, si appos lizzavano il posto come luo scambio tra il riscatto pattu


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venivano valorizzati al momento della piantumazione: simbolo dell’ottimismo verso il futuro. Oggi, invece, in un periodo di smarrimento e di perdita di valori, l’albero è il segno di un ritorno alle “radici”. Anche da qui la necessità di aggiornare il censimento degli alberi padri, iniziativa già avviata nel 1982 dal Corpo forestale dello Stato e che in Basilicata ha avuto un seguito nel 1996 con una specifica pubblicazione della Regione Basilicata e ripresa, oggi, dal lavoro promosso dall’Osservatorio. Particolare rilevanza ha avuto l’impegno dei cittadini. Il valore del territorio in cui si vive è spesso sottovalutato o guardato con disattenzione. Con la loro partecipazione attiva, invece, si è voluto rendere consapevoli le persone di essere inserite in un sistema complesso di relazioni, in cui interagiscono non solo fattori fisici e biologici, ma anche aspetti che riguardano la presenza e le attività dell’uomo. In pochi decenni si è trasformato profondamente il rapporto tra uomo e territorio. Assistiamo ora ad un progressivo distacco che si fa più profondo nelle nuove generazioni. Questo è da un lato

della quercia, situata in stavano i briganti che utiogo di vedetta per fare lo uito e il rapito...“

il risultato positivo della società che si è evoluta, affrancandosi dal duro lavoro manuale, e che dipende meno dall’attività in campagna e in foresta. Dall’altro, è una perdita in termini di conoscenza, di esperienza, di cultura, ma anche di appartenenza, di riconoscimento nel proprio paesaggio culturale e naturale. Partendo dalla considerazione che conservare la natura significa in fin dei conti, anche salvaguardare l’uomo e il suo ambiente di vita, maggiore sicurezza e salute pubblica e quindi, anche progresso economico, culturale e sociale, l’iniziativa ha tentato di ricucire questa frattura, riavvicinando l’uomo alla natura, lasciando spazio e libertà responsabile alla ricerca e alla scoperta. Nel bosco è possibile ritrovare il contatto diretto con gli elementi naturali, esplorare l’ambiente usando tutti i sensi, passando dall’esperienza diretta alla comprensione razionale. Conoscere gli aspetti del bosco, comprenderne i meccanismi che ne regolano la vita, riconoscerne il valore economico, sociale, culturale e biologico, individuarne i pericoli, vuol dire avere gli elementi per diventare cittadini coscienti e rispettosi di un bene ambientale preziosissimo.

“Arrivato vicino ad un vecchio e massiccio arbusto, il pastore restò senza fiato: lo gnomo pareva essersi dissolto come fumo. Qualcuno afferma che ci fosse un’entrata, nascosta ai piedi della grande quercia, che conducesse a gallerie sotterranee scavate dalle falde della vicina sorgente…” La coccinella / marzo - aprile 2013

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Mappa della primavera Uno strumento per meglio capire gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità

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a questione dei cambiamenti climatici è diventata ormai una priorità dalla quale non si può più prescindere. Gli scenari che si prospettano sono preoccupanti e molte delle conseguenze che fino a qualche anno fa erano solo teorie, oggi le possiamo riscontrare concretamente e non lasciano più dubbi sulla necessità di compiere ogni sforzo possibile per invertire la rotta. Al modificarsi delle condizioni climatiche gli ecosistemi e gli habitat stanno subendo anch’essi notevoli cambiamenti che possiamo valutare anche dall’osservazione dei cicli di fioritura e fogliazione delle piante. E’ da queste considerazioni che nasce la “Mappa della Primavera”, un sistema di monitoraggio ambien-

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tale partecipato, un’azione di studio e controllo del territorio che coinvolge direttamente la popolazione locale, con attenzione specifica agli aspetti naturalistici, quali monitoraggio e studio della flora del territorio. In particolare, ci si propone di sensibilizzare la popolazione locale sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, attraverso la creazione di un database finalizzato a registrare le date di sviluppo delle parti principali specie vegetali, ponendo maggiore attenzione a fiori, foglie e frutti. In particolare, la fioritura, oltre ad essere il più vistoso fenomeno della vita delle piante che ogni anno ci affascina con la sua bellezza e ci segnala l’arrivo della primavera, è anche un’importan-

tissima “prova biologica” del clima e degli effetti di esso sulle piante. Data la stretta relazione esistente tra il clima e la fioritura, la campagna di monitoraggio rappresenta, quindi, un “test” interessante per comprendere meglio le evidenti anomalie climatiche registrate negli ultimi anni ed i loro effetti sulle piante. Si crea in questo modo uno spazio di “ricerca cooperativa” nel quale si mettono in atto strumenti e strategie non solo per la tutela dell’habitat ma anche per la valorizzazione delle peculiarità e potenzialità naturalistiche del territorio. L’iniziativa rientra nel progetto “Volontari naturalmente in Rete”, realizzato dalla rete di volontariato composta da Servizio Vigilanza Ambientale Legambiente Potenza, Circolo Legambiente Val d’Agri, Circolo Legambiente di Montalbano Jonico, Basilicata Ambiente Cultura Opportunità (B.A.C.O), Legambiente Basilicata Onlus e Comune di Sasso di Castalda nell’ambito del bando “Sostegno a Programmi e Reti di volontariato 2011” promosso e finanziato da Fondazione con il Sud.

Come partecipare

Chiunque interessato, sia esso singolo cittadino, istituzione, ente, associazione o scuola, troverà sul sito di Legambiente Basilicata (www.legambientebasilicata.it) la guida delle specie arboree presenti in regione tra le quali potrà scegliere quale osservare. Inoltre, potrà scaricare le schede necessarie per il monitoraggio, da compilare ogni mese o ogni 40 giorni e da inviare all’indirizzo volontarinrete@legambientebasilicata.it.


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Salvaguardare lo straordinario patri monio di biodiver sità naturale pres ente nella nostra re gione è sì respon sabilità delle istitu zioni e della po litica ma riguarda anch e ciascuno di noi.

Nontiscordardime operazione scuole pulite La “cultura del rispetto” una volta appresa va anche trasmessa. Partendo da queste considerazioni, ci si propone di realizzare percorsi didattici rivolti alle scuole che affrontino il tema della “biodiversità” nei suoi diversi aspetti prestando attenzione all’impatto che ha su di esso l’azione dell’uomo. Il percorso didattico non prevede il solo ricorso alla classica lezione frontale, ma è basato su attività condotte direttamente “sul campo”, all’insegna di un viaggio alla scoperta dell’ambiente, apprezzandone l’importanza e la bellezza. Sono già all’opera alcune classi dell’Istituto comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Potenza, che contribuiscono alla realizzazione della “Mappa della Primavera” con l’osservazione di specie arboree presenti in prossimità dell’istituto: dalla rosa canina al rovo, dal salice piangente fino al mandorlo e ad alcuni alberi da frutto. In occasione della campagna di Legambiente “Nontiscordardime – operazione scuole pulite”, i ragazzi hanno approfondito le tematiche relative al fiore e alle fasi di fioritura e di fogliazione, analizzando in particolare gli aspetti botanici e morfologici delle piante scelte e hanno abbellito le loro classi con i colori e le immagini della primavera, perché la bellezza riguarda qualsiasi ambiente ci circondi.

Legambiente Basilicata, nell’ambito del progetto “Volontari naturalmente in rete”, organizza il corso di formazione gratuito “Riconoscimento delle specie arboree e vegetali” aprendosi a tutti coloro interessati a queste tematiche e disponibili a far parte della “rete delle sentinelle dell’ambiente”.

IL CORSO

Obiettivo del corso è accrescere la capacità individuale nel riconoscere le specie arboree carat terizzanti il paesaggio lucano. Sono previste 12 ore di formazione in aula tenute da espe rti del settore e 8 ore di attività in ca mpo, con 2 escursioni tematiche con esercitazioni per il riconoscimento delle specie.

PERCHE’ DIVENTARE SENTINELLE DELLA BIODIVERSITA’

ere Il corso è l’occasione per accresc ne, e il proprio percorso di formazio ni di partecipare attivamente alle azio ordistra o dell ne azio rizz valo e la tute no. nario patrimonio naturalistico luca solo à vorr non ne azio form di L’attività tecnifornire informazioni o istruzioni ciencos di e pres e olar che, ma stim nti, za, indurre a rivedere convincime lo e olar stim ti, men modificare atteggia e le rzar raffo ità, sibil sen di ppo svilu portamotivazioni e migliorare i com ni. tidia menti quo

COME ISCRIV ERSI

Dal sito di Lega mbiente Basilicata scarica il bando e la domanda di partecipazione da inviare via fax al n. 097146699 o all ’indirizzo mail

volontarinrete@leg ambientebasilicata. it

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Il ruolo e l’utilità dell’agricoltura nelle aree protette e nei parchi di ANNA RITA RIVELLI Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e Ambientali. Università degli Studi della Basilicata. e-mail: annarita.rivelli@unibas.it

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egli ultimi cinquant’anni l’agricoltura ha determinato profondi cambiamenti sull’assetto territoriale e sullo stato delle risorse naturali. In Basilicata ad un’agricoltura specializzata di pianura si contrappone l’abbandono dell’agricoltura nelle zone collinari e montane, con conseguente rarefazione delle colture agrarie, scarsa manutenzione delle sistemazioni idraulicheagrarie, e diffusione degli incolti. Oggi, molte di queste aree più marginali rientrano nei territori protetti, intesi come istituzioni di ambiti territoriali che per emergenze naturali, storico-paesaggistiche e, non per ultimo, agricole, diventano oggetto di una particolare tutela. Proprio nelle aree protette, il concetto di tutela ambientale è andato evolvendosi rispetto al rigido sistema vincolistico e protezionistico, trasformandosi in un approccio più attivo e propositivo. E’ in atto un profondo cambiamento nella visione delle aree protette, che vede le finalità di recupero e conservazione del territorio strettamente legate all’obiettivo di sviluppo sociale ed economico delle comunità interessate, nel rispetto dei vincoli e delle limitazioni imposte dalle normative nazionali e comunitarie. Queste condizioni sono imprescindibili per superare le conflittualità. Le aree naturali protette occupano circa il 21% della superficie lucana, con 2 parchi nazionali, 2 regionali, 7 riserve regionali e 8 statali, e la Rete Natura 2000 con 17 ZPS e 50 SIC, che in molti casi già rientrano nelle aree naturali protette. L’esigenza di conciliare la salvaguardia di tali aree e l’esercizio delle attività agro-silvo-pastorali è di primaria importanza per conseguire gli obiettivi di tutela degli ecosistemi, mantenendo e sviluppando un’agricoltura ecocompatibile in grado di ricomporre quell’equilibrio tra produzione e difesa ambientale su basi scientifiche e aderenti a nuovi criteri e tecnologie. Le aree sottoposte a regime di tutela rappresentano pertanto il luogo dove si possono collaudare nuovi percorsi senza limitarne il ruolo e le funzioni, sperimentare un nuovo rapporto tra società e natura, cultura e cicli naturali, storia, tradizioni e modernità. Un mix di conservazione-innovazione nel quale sperimentare forme nuove e creative di rapporto tra l’uomo e la natura, seguen-

do la traccia e la memoria di paesaggi ancora largamente risparmiati dai processi di degrado e di devastazione, di erosione e perdita delle biodiversità. Attualmente si punta a localizzare in queste aree attività economiche di alto valore aggiunto e a basso impatto ambientale, come le produzioni dell’artigianato di qualità, dell’agricoltura integrata e biologica, delle filiere corte; una sorta di “laboratorio” dove sperimentare processi di gestione e di uso delle risorse ambientali, compatibili con il loro perpetuarsi, mantenendone invariate le caratteristiche di qualità, presumibilmente da esportare all’esterno. Un ruolo determinante può essere svolto dall’agricoltura multifunzionale, di tipo sostenibile (integrata e specialmente biologica) che sappia conciliare oltre che la funzione produttiva, anche quella ambientale (preservare le risorse ambientali dalle quali essa dipende), territoriale (controllare e prevenire fenomeni di dissesto idro-geologico), culturale (custodire testimonianze di antiche organizzazioni sociali e produttive), paesaggistica (contribuire all’armonico modellamento del territorio mediante elementi di diversificazione biologica), ricreativa (stimolare la funzione turistica). In sostanza un’agricoltura ri-pensata attraverso i servizi ecosistemici e come bene sociale: a) un’agricoltura ecosostenibile, con produzioni integrate, biologiche e con forte legame alla tradizione, al territorio e al turismo; la ricerca di varietà e il recupero di specie locali dimenticate; b) un’agricoltura sana in grado di fornire prodotti di qualità, esenti da contaminanti di origine sintetica, c) un’agricoltura tecnicamente parsimoniosa nell’impiego di input di energia, attenta al rilascio di inquinanti nell’ambiente, sensibile alla rinnovabilità delle risorse impiegate, accorta nella gestione delle colture a fini ambientali e paesaggistici, indirizzata al recupero delle aree degradate, le aree verdi e i manti erbosi, la “rinnovazione” di aree i cui non vi è più interesse economico per la produzione agraria convenzionale; d) un’agricoltura che valorizza le produzioni e gli allevamenti zootecnici, prudente nella gestione e mantenimento dei pascoli e dei boschi; e) un’agricoltura capace di conservare e tutelare le biodiversità e le risorse del territorio.

Bisogna puntare su un’agricoltura multifunzionale che concili produttività ambiente e cultura

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Dossier

CONSUMO DI SUOLO

Dove il mattone corre veloce

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eriferie che continuano a spostare i propri confini, paesaggi trasformati da nuove case, asfalto e cemento, ettari di terreno che ogni anno vengono interessati da grandi interventi o diffuse trasformazioni, coste invase da ingombrati porti turistici. Tutto ciò ha un nome: consumo di suolo. Occuparsi di consumo di suolo non significa occuparsi solo di abusivismo edilizio ma di progetti che, seppure in “regola”, sono sbagliati, arricchendo solo chi li realizza e lasciando sul territorio degrado e problemi irrisolti. I risvolti negativi vanno oltre l’ambiente in senso stretto. Basti pensare al disagio abitativo, per esempio o, ancora, al turismo: non ha più alcun senso costruire seconde case ma pensare a un’offerta di qualità, alla destagionalizzazione, alla tutela delle coste, delle aree alpine e fluviali, dei paesaggi agricoli e non alla costruzione di centri commerciali, stadi, aeroporti e porti, tutte quelle proposte speculative che sono funzionali a un’idea ormai troppo vecchia di sviluppo.

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Dietro tutto questo ci sono evidenti ragioni economiche. L’edilizia continua ad essere uno dei motori dell’economia italiana, ma costruisce case di scarsa qualità che si aggiungono ai margini delle periferie italiane senza dare in alcun modo risposta ai problemi dei giovani, delle nuove famiglie, degli immigrati e degli anziani che avrebbero di sicuro bisogno di alloggi più sicuri a prezzi accessibili.

somma di tutte le aree urbanizzate (secondo le definizioni fornite dalla legenda unificata europea CORINE Land Cover) e che è pari a quella di due regioni come Puglia e Molise. Il dato in sé può apparire non allarmante, ma lo diventa se si considera l’orografia del paese. Il dato rapportato alla superficie utile

Potenza, via Armellini (foto di Daniela Rosa)

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Il “consumo di suolo” nasce da questo inedito dispiegamento e livellamento di forze di un mercato speculativo, in virtù del quale ogni metro quadro di territorio, per quanto distante dal centro urbano, diviene un giacimento di volumetrie che, in assenza di regole a presidio delle città, è passibile di generare profitti dal nulla, investendo superfici territoriali, prevalentemente agricole, che poco prima erano semplicemente inidonee all'insediamento.

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Le dinamiche sono oramai diffuse in tutto lo stivale. Legambiente e Istituto Nazionale di Urbanistica da tempo sono impegnati nell’elaborazione di dati attraverso l’azione di un comune Centro di ricerca sui consumi di suolo. Dall'estrapolazione di questi dati, così come da informazioni desunte da indicatori Istat, il suolo urbanizzato per l'Italia assume un valore complessivo prudenzialmente stimato in 2,4 milioni di ettari, pari al 7,6% del territorio nazionale (rapporto Ambiente Italia 2011 di Legambiente). Una superficie che risulta dalla

depurata da porzioni di territorio interessate da pendii montani e acque interne, è pari al 16%, con una dispersione di valori riferiti a singole regioni tra le quali primeggiano in negativo la Liguria, la Lombardia e la Campania, in cui il suolo consumato si estende per un quarto dell'intera superficie utile. Come si colloca la Basilicata in questo contesto? Su scala nazionale, nel decennio 2001-2011, secondo l’ultimo rapporto Istat, la cementificazione è cresciuta in media dell’8,77%, facendosi strada anche in zone fino ad ora interessate solo marginalmente e mostrando una velocità di trasformazione delle superfici particolarmente accentuata in regioni come Basilicata, Molise e Puglia. In particolare per ciò che concerne la nostra regione, si registra il più alto tasso d’incremento di consumo di suolo (19%) e la provincia di Matera su scala provinciale è la più attiva con il 29% di incremento seguita da Foggia (28%). Se a ciò si aggiunge il deficit di suolo agricolo del nostro paese, è chiaro come il fenomeno del consumo di suolo vada arginato. Subito. La coccinella / marzo - aprile 2013

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Dossier

più consapevole e responsabile.

La custodia come strumento di tutela. Un’azione concreta di cura e presa in carico del territorio. Legambiente Basilicata e cittadini stringono un “patto” per preservare il suolo bene comune

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a tutela del suolo è uno straordinario investimento nel futuro. Non ci possiamo permettere di perdere quella che è una risorsa unica e non riproducibile. Senza dimenticare le sempre più evidenti e ineludibili conseguenze sul territorio rispetto a questi processi di degrado. Già oggi assistiamo a eventi drammatici – inondazioni, fenomeni di siccità e desertificazione – le cui ragioni principali, vanno ricercate nelle innumerevoli modifiche apportate agli equilibri naturali. In Italia, ormai, anche fenomeni di maltempo poco fuori dalla norma sono sufficienti per causare eventi catastrofici e per mettere in crisi interi territori. Tutelare il paesaggio significa prevenire tutto ciò. Significa farsi carico del bene comune, diventarne custodi. Da qui nasce Custodia del Territorio, un’idea di Legambiente divenuta ormai un movimento a livello mondiale. La custodia è un impegno diretto per fermare la cementificazione di nuove aree verdi e l’uso indiscriminato del suolo, risorsa limitata e bene comune. L’iniziativa nasce dalla necessità di invertire la rotta, cambiare stili di vita per vivere il territorio in modo

Cos’è la custodia del territorio Ciascuno di noi può essere la chiave di volta per la tutela della qualità del nostro paesaggio. E’ questo il presupposto. La Custodia si rivolge a persone che hanno cura del territorio: possono partecipare gli agricoltori che usano la terra per produrre beni alimentari, i privati che sono motivati da una passione per l’ambiente, gli enti locali che per conto della loro comunità si vogliono impegnare in un’azione concreta di tutela degli spazi aperti. Diventare custode significa conservare volontariamente un luogo che ti appartiene: il giardino della propria casa, un bosco, un prato o un terreno agricolo di proprietà. Aderire alla rete dei Custodi del Territorio permette di costituire un movimento popolare di partecipazione e di responsabilità diretta. Il territorio è fondamentale per le prossime generazioni, il suolo è il luogo fisico che ospita la vita, le piante, gli animali e soprattutto produce il nostro cibo. Preservarlo vuol dire prendersi cura del nostro futuro. Essere Custodi significa sottoscrivere un impegno volontario, un vero e proprio contratto con Legambiente, essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio. Origini e importanza della custodia Ormai da anni stiamo assistendo all’erosione continua del suolo libero, non solo quello naturale, rappresentato dai boschi e dai prati, ma anche quello agricolo. La Custodia del Territorio si integra con la rete delle aree protette nazionali, regionali o locali, permettendo ai privati di esercitare in modo attivo e libero la tutela del territorio e soprattutto di contribuire alla costituzione di reti ecologiche. Stimola l’azione dei privati e degli enti in modo responsabile.


Dossier

La Custodia non si limita a contenere il consumo di suolo ma vuole mettere in evidenza come il territorio entra in relazione con l’esperienza e l’azione di sviluppo umano. Tale azione risponde al desiderio di cura del paesaggio dove viviamo e ci riconosciamo. Tutto questo è direttamente collegato alla necessità di uno sviluppo sostenibile, alla capacità di individuare un limite nell’uso delle risorse naturali. Le trasformazioni edilizie di tipo residenziale, produttivo e infrastrutturale (strade, ferrovie, aree urbane) comportano una impermeabilizzazione definitiva del terreno e quindi avviano un processo irreversibile per quanto riguarda il suo recupero naturale e la sua capacità di generare nuovo valore ambientale. La Custodia del Territorio è una possibile risposta per contrastare il consumo di suolo e valorizzare così il paesaggio e la biodiversità. Come aderire e diventare custodi Si tratta di sottoscrivere una sorta di contratto con Legambiente, per essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio. Possono diventare

custodi: privati cittadini, aziende, associazioni, i comuni e gli enti pubblici. Per essere custodi bisogna necessariamente essere proprietari di un terreno, compilare una scheda di custodia e sottoscrivere una lettera di adesione a “Custodia del territorio”. La lettera sancisce l’impegno che il custode si assume nei confronti di Legambiente Basilicata Onlus e di tutta la comunità a preservare il territorio di cui è proprietario, a non chiederne l’edificabilità e comunque a non edificarvi. Non si intacca in alcun modo il diritto di proprietà, che continua a rimanere in modo esclusivo in capo al custode. La compilazione della Scheda di Custodia è indispensabile per conoscere le caratteristiche fondamentali dell’area che verrà custodita e per rendere efficace la Lettera, soprattutto per individuare interventi di valorizzazione. Con la firma della Lettera il Custode autorizza Legambiente Basilicata Onlus a inserire il proprio nominativo, i dati identificativi dell’area oggetto della custodia e le caratteristiche fondamentali della stessa sul sito dedicato alla campagna.

La lettera e la scheda di custodia sono scaricabili dal sito ww.legambientebasilicata.it. Una volta compilate devono essere inviate a: custodia@legambientebasilicata.it oppure via fax al numero 097146699. Quali sono i vantaggi Una volta stabilita l’adesione, cioè compilati e firmati la scheda e il “contratto”, si diventa a tutti gli effetti soci della rete della Custodia del Territorio. Questa comunità può rappresentare una forza volontaria che amplia il territorio tutelato e salvaguarda la vita della terra. Legambiente si impegnerà affinché i custodi possano rientrare tra i soggetti beneficiari di agevolazioni fiscali e finanziamenti finalizzati alla conservazione e valorizzazione dei territori custoditi e che questi possano rientrare all’interno delle reti di conservazione della natura e del paesaggio. I Custodi, attraverso questa iniziativa, potranno ricevere specifiche consulenze circa le modalità di valorizzazione e tutela del proprio territorio e la realizzazione di specifici Piani di gestione.

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Dossier

Quando il reinserimento sociale passa attraverso la cura dell’ambiente

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reare un contesto di solidarietà, di amicizia, di allegria, ma anche di responsabilità e lavoro. Un ambiente ideale dove crescere e iniziare un percorso di reinserimento sociale. E’ questo uno degli scopi di “Viviamo il territorio”, il progetto promosso da Legambiente Basilicata Onlus in collaborazione con l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni (Ussm), che si pone come obiettivo principale quello di rendere i ragazzi in carico all’Ussm di Potenza - per cui l’Autorità giudiziaria ha disposto la sospensione del processo con messa alla prova (art. 28 D.P.R. 448/88) - partecipi di una politica ambientale e protagonisti di un’azione concreta di promozione sociale, con l’intento di includere una fascia di utenti “deboli” generalmente esclusa da offerte formative di questo tipo. Al progetto, partito nel mese di ottobre, hanno partecipato attivamente 10 ragazzi del capoluogo di età compresa tra i 15 e i 21 anni, di cui 3 messi alla prova. Il percorso di educazione ambientale consiste in una serie di incontri volti all’approfondimento di tematiche ambientali proprie dell’associazione, attraverso attività, giochi interattivi e visione di film e documentari.

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Consumo critico, presentazione del Gruppo d’acquisto ecologico del Circolo Legambiente Potenza e di altre forme alternative di consumo come il commercio equo e solidale, agricoltura sociale, riflessioni sui danni provocati dall’attuale sistema di agricoltura intensiva, biodiversità, produzione biologica, etichette di qualità, “chilometro zero” e filiera corta. E ancora, verde pubblico, “adozione” da parte di cittadini e associazioni di aree da riqualificare e valorizzare attraverso un impe-


Dossier Riempiamo di colore la nostra città Valorizzare le aree verdi, arricchire il patrimonio urbano della città, innescare meccanismi di partecipazione e di presa in carico delle aree comuni. È con questi intenti che i bambini dell’I.C. Don Lorenzo Milani insieme a insegnanti e genitori, gli studenti responsabili dell’Educazione all’ambiente dell’IPSIA “G.Giorgi” e i volontari del Circolo Legambiente di Potenza hanno effettuato i lavori di sistemazione dell’aiuola comunale di via del Gallitello, già adottata dall’associazione come previsto dal Regolamento del Verde Urbano della Città di Potenza. L’iniziativa è l’atto conclusivo del progetto “Viviamo il territorio” che la Legambiente ha messo in campo per la tutela dell'ambiente come elemento di coesione sociale. È così che l’associazione ha voluto accogliere la primavera. Prendendosi cura di trecento metri quadri di verde urbano, ora in stato di incuria e abbandono. I volontari sono stati impegnati in azioni di pulitura del terreno e nella piantumazione di circa 100 piante tra lavanda, crespino, maonia, ligustro e albero di Giuda, forniti dal Vivaio Regionale Basento e da Dichio Vivai Garden. I “custodi” dell’aiuola si impegneranno inoltre a garantire interventi di manutenzione ordinaria nel tempo quali irrigazione, concimazione, sfalcio dell’erba, potatura, osservazione della crescita delle piante. Gli studenti dell’IPSIA Giorgi, in particolare, attraverso attività di laboratorio a scuola si sono occupati della realizzazione della tabella informativa sulle caratteristiche dell’aiuola.

gno attivo e costante, consumo di suolo, buone pratiche da adottare per condurre stili di vita sostenibili. Questi gli argomenti oggetto di discussione e confronto tra i ragazzi e gli educatori dell’associazione. Dalla teoria alla pratica. I ragazzi, infatti, sono stati attivamente coinvolti nell’organizzazione e nella promozione di campagne. Come “Puliamo il mondo”, al Parco Montereale lo scorso 28 settembre, che attraverso la pulizia e la riqualificazione di aree verdi urbane vuole diffondere e ribadire l’importanza della corretta gestione del ciclo dei rifiuti o come la “Festa dell’albero”, quando insieme agli alunni dell’I.C. Don Lorenzo Milani, a rione Cocuzzo, hanno piantumato l’orto invernale nell’area verde della scuola. Nell’ambito dei lavori nell’orto sociale di Legambiente nel parco Baden Powell, i ragazzi hanno poi proceduto alla riconversione dall’orto primaverile/estivo a quello invernale mentre all’interno della campagna “Fai la spesa giusta”, hanno organizzato un aperitivo “equo e sostenibile” utilizzando i prodotti biologici e a “chilometro zero” del Gruppo di Acquisto Ecologico del circolo Legambiente di

Potenza. Il progetto è stato realizzato nell'ambito della "Direttiva 2011 per la presentazione di progetti sperimentali da parte delle associazioni di promozione sociale iscritte nei Registri di cui all'art.7, nonché per assicurare il sostegno ad iniziative formative e di informatizzazione, di cui all'art.12, comma 3, lett.d) ed f), Legge 7 dicembre 2000 n.383”, adottata dal ministero del Lavoro e per le politiche sociali. “Viviamo il territorio” è imparare a conoscere il proprio territorio, amarlo, proteggerlo, condividere con gli altri la responsabilità di prendersene cura. E’ socialità, integrazione, ingredienti senza i quali non può esistere una società sana, civile ed evoluta. La coccinella / marzo - aprile 2013

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Zaino in spalla

IL CARNEVALE DI SATRIANO DI LUCANIA L’antico sodalizio tra uomo e natura “Una volta l’anno gli alberi lasciano le loro silvane abitazioni per scendere in paese, e gli uomini si ricoprono di pelli per imbestialirsi” di Francesco Laurita

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a avuto luogo il 10 febbraio scorso il più antico carnevale lucano, quello di Satriano di Lucania, che anche quest’anno, in barba a fenomeni atmosferici avversi, ha voluto far rivivere tra i pittoreschi vicoli della citt{ del Pietrafesa questo antico sodalizio uomo-natura, volendo festeggiare l’unione che lega i lucani alle proprie radici e alla propria terra. Due i reali protagonisti della manifestazione: l’orso, interpretato da uomini coperti di pelli e dal volto incappucciato e il romito, una massa di

tralci di edera che lascia difficilmente immaginare una persona al proprio interno: non solo goliardia dietro queste maschere, ma l’immagine solida della realt{ dell’emigrazione. Il romito rappresenta chi rimane in paese, magari povero e quindi coperto di tralci ma felice e rapito dalla musica impazzita degli organetti che lo fanno ballare sulle allegre note dei canti di casa. L’orso, invece, rappresenta l’emigrato che, nonostante sia tornato in paese ricco e coperto di pelle preziose, ha perso la propria lingua, le

proprie radici ed è quindi muto e “bestiale”. Il carnevale di quest’anno è stato impreziosito dalla riscoperta di un’antica tradizione, il maneggio comunale. Il maneggio Miglionico, gestito dall’associazione “Country Club”, ha messo a disposizione cavalli e istruttori, organizzando un trek experience rivolto a chiunque 16 La coccinella / marzo - aprile 2013


Zaino in spalla

ami l’ avventura sugli antichi sentieri dei romiti, alla ricerca di edera, che è stata raccolta e solennemente consegnata nella piazza principale del paese. L’associazione “Country Club” non è nuova a queste manifestazioni, infatti durante tutto

l’anno propone passeggiate a cavallo all’interno del Parco nazionale dell’ Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese, consigliate a chiunque desideri scoprire le bellezze della natura in modo entusiasmante, coinvolgente e totalmente ecologico.

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Approfondimenti

L’accento di Marco De Biasi

Uscire dal petrolio? Si può!

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a rivoluzione energetica è gi{ iniziata e intorno alle fonti rinnovabili si sta mettendo in moto un cambiamento che va ben oltre i temi energetici, investendo ambiti come quello dell’aumento del tasso di democrazia legato ad un sistema di produzione di energia diffuso sul territorio. Oggi le rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica rappresentano una concreta alternativa alle fonti fossili. Nei prossimi decenni i nuovi scenari energetici, anche in Basilicata, dovranno essere caratterizzati da un modello di generazione distribuita, vicina alla comunit{ e ai cittadini, che diventano così protagonisti delle scelte energetiche, mutando così i paradigmi del consumo che cominceranno finalmente a guardare alla qualit{, alla conservazione e al risparmio. Le fonti di un siffatto modello energetico sono proprio quelle rinnovabili, che per definizione sono risorse diffuse e non monopolizzabili. La politica energetica deve avere, quindi, come priorit{ l’impegno serio per promuovere il risparmio, incentivare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, favorire la riconversione o la chiusura degli impianti più inquinanti, ottenere l’abbattimento dell’impatto ambientale degli usi energetici e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Purtroppo non sembra tener conto di questi fattori la Strategia energetica nazionale approvata dal Governo Monti, in cui uno dei pilastri è dedicato allo “Sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi”. Legambiente, come ha ribadito anche nelle osservazioni presentate al ministero dello Sviluppo Economico, considera profondamente sbagliata la scelta di puntare ad aumentare la produzione di idrocarburi nazionali. Settore che gi{ oggi gode di notevoli vantaggi a partire da royalties molto basse e da canoni di concessione irrisori. Se in Italia avessimo delle royalties del 50% nel 2011 ci saremmo trovati invece di un gettito di 209 milioni di euro, con uno da 1.500 milioni di euro. Se invece si aggiornassero i canoni con cifre più adeguate (almeno 1.000 Euro/kmq per la prospezione,

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2 mila per le attività di ricerca fino a 16 mila per la coltivazione) le compagnie petrolifere potrebbero versare alle casse dello Stato oltre 300 milioni di euro rispetto all’attuale milione. La scelta del governo appare insensata non solo da un punto di vista ambientale, ma anche rispetto agli obiettivi previsti dal documento di riduzione della dipendenza dall'estero e della bolletta energetica. Secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico vi sarebbero nei nostri fondali marini 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe che coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Tutto il petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, verrebbe consumato in appena 13 mesi. La produzione di energia basata sugli idrocarburi, oltre ad essere una seria minaccia per l’ambiente, appartiene oramai al passato ed è per questo che Legambiente ribadisce il no deciso a nuove trivellazioni nel mare e sul territorio lucano, che garantirebbero solo utili per le aziende petrolifere con una grave ipoteca sul futuro delle aree oggetto dell’estrazione petrolifera. Bloccare nuove ricerche ed estrazioni è una scelta necessaria, perché estendere l’attivit{ estrattiva in altre aree della regione non è sostenibile, considerando che ad oggi le attivit{ petrolifere interessano gi{ un’area di 1.454 kmq e che le nuove richieste interesserebbero una ulteriore area di 2.833 kmq. Le compagnie petrolifere hanno realizzato e realizzeranno, nei prossimi anni, enormi profitti dalle attivit{ petrolifere gi{ in essere nella nostra regione ed è necessario che diano molto di più ai territori che li ospitano, in primo luogo garantendo trasparenza delle informazioni e sicurezza, per l’ambiente e i cittadini stessi, ed in secondo luogo restituendo la ricchezza prodotta in termini di investimenti che guardino al futuro, non legati all’attivit{ petrolifera, con attivit{ di ricerca e produzione nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della chimica verde. Per realizzare tutto ciò è però necessario creare nuove condizioni di crescita, proprio coniugando conservazione e sviluppo, tutela e valorizzazione, puntando sulle attivit{ tradizionali legate alla vocazione naturale dell’area (agroalimentare, sistema forestale, sistema ambientale, turismo), e sulla green economy, la via più innovativa e sostenibile del sistema industriale italiano, puntando a far prevalere gli investimenti in ricerca, qualit{, innovazione e attenzione al territorio e, attraverso questi, rilanciare un’occupazione qualificata e creare un sistema produttivo più moderno e competitivo.


Cultura / rubriche L’ALBERO DELLA FELICITA’ Giono e il suo messaggio d’amore per la natura

di Anna Martino

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uò un albero rendere felice un uomo? Riesce a convincere ogni scettico “L’uomo che piantava gli alberi”, il romanzo di Jean Giono. Pubblicato nel 1953 è ciò che potremmo chiamare un “sempre verde”. I simboli e i significati dietro la storia del pastore Elzéard Bouffier che con un piccolo mucchio di ghiande, solo, riesce a dar vita a una foresta di migliaia di alberi, sono ancora attuali. “Ogni albero è la dimora segreta di mille creature appariscenti o sconosciute, sorprendenti o sfuggenti – si legge nella prefazione a firma di Franco Tassi, allora direttore e sovrintendente dell’Ente autonomo Parco nazionale d’Abruzzo e Centro Parchi, nell’edizione di Salani Editore – in quella rete fittissima di rapporti che forma le fondamenta e la vitalit{ stessa dell’equilibrio ecologico. Ogni albero racchiude una storia, un mistero, una memoria del passato. E offre ispirazione e creativit{ a quanti sappiano guardarlo con occhio giovane, libero e aperto. E il prodigio dell’albero

si riflette nella stessa mente e nel cuore dell’uomo”. E’ questo l’insegnamento che Giono vuole lasciarci. Le lande desolate della Provenza, grazie alla cura e alla costanza di Elzéard Bouffier, diventano terre rigogliose, ricche di querce, faggi, acqua. Anche la gente è cambiata. La comunit{ un tempo solitaria e agguerrita, si è trasformata in solare, gioiosa, recuperando quel primordiale rapporto con la natura attraverso riti popolari e arborei. E’ anche il paesaggio urbano a delinearsi in modo diverso. Le case si moltiplicano, le famiglie aumentano. Ciò nonostante la foresta “naturale”- così viene definita dagli abitanti, ignari del lavoro dell’uomo che piantava gli alberi – continua a crescere indisturbata. Grazie alla sensibilit{ di chi ha letto nella semplicit{ d’animo del pastore e nel valore delle cose. Ecco dunque che sì, un albero può rendere felice un uomo. E se ci fosse un albero per ogni uomo, si riuscirebbe a rendere felice l’umanit{.

Estate senza condizionatore Cara redazione, colgo l’occasione per ringraziarvi per questa utilissima rubrica a servizio di tutti i cittadini che come me vogliono ridurre al minimo gli sprechi e vivere nel rispetto dell’ambiente. Con l’avvicinarsi della bella stagione sto pensando di installare un condizionatore in casa, ma in molti me lo sconsigliano. Voi cosa ne pensate? Grazie, Giovanni Caro Giovanni, esistono diversi modi per raggiungere un buon comfort estivo in modo sostenibile e con poca spesa. Dalla ventilazione notturna per sbarazzarsi del calore di troppo alla scelta di protezioni e schermi solari appropriati, alla riduzione di fonti di calore accese nei locali durante le ore più calde. Senza trascurare il verde come risorsa importante per difenderci dalla graticola del solleone. Di seguito alcuni consigli: 1) Chiudi le persiane e le finestre di giorno e, se puoi, lasciale spalancate durante la notte. Solo benefici a costo zero 2) Applica tende esterne e schermi solari. Costo indicativo per le tende: da 10 a 150 euro a finestra 3) Realizza una barriera verde piantando alberi e rampicanti di fronte alla facciata sud dell'abitazione (basso costo, ma non sempre l'intervento è possibile). Se il solaio lo consente, progetta una copertura a verde pensile. Costo indicativo: da 70-80 euro a metro quadro ad alcune centinaia di euro, in relazione alla tipologia di verde scelto e alla complessit{ dell'intervento. Se tra questi suggerimenti non hai trovato nulla che soddisfi la tua richiesta, puoi sempre usare ventilatori a soffitto, a rotazione lenta, e con pale di grandi dimensioni. ecosportello@legambientebasilicata.it La coccinella / marzo - aprile 2013

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Cultura / rubriche

IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae) La ricetta contro le frodi alimentari I dati di “Basilicata a Tavola”

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l sistema delle produzioni alimentari lucano è variegato e complesso. Come tutti i sistemi è esposto a rischi, dalle frodi alle contraffazioni, fino all’interessamento delle organizzazioni criminali che mirano ad inserirsi nei circuiti economici sani. Una fotografia, in tal senso, ci viene fornita dall’ultimo rapporto “Basilicata a tavola”, relativo ai controlli operati nel settore agroalimentare lucano. Redatto con l’intento di presentare un’analisi approfondita dell’attivit{ di controllo, il dossier riporta fedelmente i dati forniti dai vari Corpi dello Stato: Carabinieri per la Tutela della Salute, Nas di Potenza, Ispettorato per il Controllo della Qualit{ dei prodotti agroalimentari di Potenza, Corpo Forestale dello Stato - Comando Regionale di Basilicata, Guardia Costiera di Maratea, Assessorato alla Salute della Regione Basilicata. Dallo studio emerge una rete capillare ed efficiente di controlli, spesso condotti congiuntamente dai vari organi di Stato. Di tutte le informazioni raccolte, desta attenzione l’elevato numero di controlli (pari al 3% di quelli nazionali), anche se in calo come quello di molte altre attivit{ ispettive esercitate dallo Stato. Nell’ambito dell’attivit{ del ministero si riporta un numero di infrazioni di circa il 10% dei controlli totali, tutte di carattere amministrativo, mentre per quanto riguarda i controlli sulle produzioni di qualit{, soprattutto nel settore vitivinicolo, il numero di infrazioni è del 11%. Le irregolarit{ sugli impianti di produzione degli alimenti in Basilicata sono solo il 5%. Il monitoraggio riguarda l’intera filiera, dalla produzione fino alla commercializzazione. L’attivit{ di repressione mirata dei Carabi-

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nieri, anche se è diminuita nell’ultimo anno, registra un 46% di riscontri di irregolarit{ su un totale di 778 controlli divise in amministrative e penali con un solo caso di arresto e un consistente valore dei sequestri. Anche i punti di sbarco sono molto controllati, con 1350 accertamenti. In questo contesto le valorizzazioni delle produzioni locali sono un tassello fondamentale. Il nostro sistema agroalimentare presenta numerose tipologie produttive con diversi gradi di concentrazione dell’offerta. I comparti ortofrutticolo e vitivinicolo sono entrati in contatto con i mercati nazionali ed internazionali grazie al progressivo inserimento di know how e innovazioni, nonché al miglioramento dei modelli organizzativi. Altri comparti, quali ad esempio quello zootecnico, difficilmente superano la barriera commerciale regionale e, per alcuni di essi, alla crescita in termini di aziende e di capi non è seguito un corrispondente sviluppo del settore. La realt{ agricola lucana può vantare la produzione di ben 8 prodotti con denominazione DOP/ IGP e di 6 vini DOC/IGT. Prodotti tipici e di qualit{ che possono rappresentare un’opportunit{ per lo sviluppo delle aree rurali in quanto ne costituiscono la sintesi, il vantaggio competitivo e le potenzialit{ di crescita. Due i principali fattori che minano questo potenziale: la grande distribuzione e la concorrenza sleale operata attraverso l’agropirateria. In tal senso una risposta concreta può arrivare da forme di acquisto alternative (Gruppi di Acquisto e Farmers Market), basate su un rapporto di reciproca fiducia, che permettono di avere consumatori più consapevoli ed informati.


Cultura / rubriche di Marco Lombardi (lommarc@gmail.com )

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arola dal molteplice significato, con unconventional nel campo del design si intendono tutti quegli oggetti realizzati con materiali dalla diversa finalit{. Esempio ad hoc sono i “pallet”: prima trasportavano merci di ogni tipo e oggi possono diventare scaffali, sedute, ecc. Unconventional design è anche la Ferula realizzata dai potentini Diego Calocero e Marco Lombardi.

e flessibili, somigliano ad un bambù dalla forma irregolare. Unconventional è anche il materiale che riveste la seduta, presi in prestito dai divanifici: fasce elastiche di colore nero (più rigide) per sostenere la seduta e di colore bianco/nero (più morbide) per lo schienale. Fasi di lavorazione La struttura che costituisce la seduta ha inizialmente la for-

ma di un grosso rocchetto in legno. Per renderla più confortevole viene rivestita tutt’intorno di schiuma di poliuretano, assumendo così la forma di un ciambellone. Viene poi avvolta dall’elastico bianco/nero che solitamente sostiene lo schienale. Il tutto si completa con una ferula che, penetrando attraverso gli elastici, entra in un cilindro alloggiato all’interno dello scheletro, assicurandone così stabilit{ e comfort per la schiena. Quello che prima era nascosto all'occhio, in quanto parte strutturale, qui prende nuova linfa assumendo un ruolo preponderante, quasi a volersi riappropriare dell’estetica della funzione.

LA SEDIA CON ERBE NATURALI: LA FERULA Cos’è Si tratta di una seduta caratterizzata da una struttura in legno imbottito attorno alla quale si avvolge un elastico. Occorrente Lo schienale è formato da una ferula, appunto, da cui la seduta prende in prestito il nome. La ferula è una pianta erbacea originaria dell’area mediterranea, i cui fusti, molto resistenti La coccinella / marzo - aprile 2013

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Telefono: 0971/480044 Fax: 0971/1900105

Email: info@giuzio.net

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Cultura / rubriche

di Michele Catalano Agronomo esperto paesaggista

LA CICERCHIA ORIGINE E DIFFUSIONE La pianta di cicerchia (Lathyrus sativus L.) è originaria della zona che va dall’Asia centrale fino al Medio Oriente, all’Africa nord orientale e al bacino del Mediterraneo (Europa meridionale). Venne domesticata nell’area della penisola balcanica nel 6.000 a.C, con le prime forme di coltivazione, insieme ad altre specie annuali come pisello, lenticchia e cereali, introdotte dal Medio Oriente. In Lucania si seminava in primavera tra il granoturco assieme ai fagioli e ai ceci, e si raccoglieva ad agosto. Resistente alla siccit{, era adatta a terreni poco fertili e alle temperature basse. Dopo la raccolta le piantine erano riunite in piccoli fasci e appese al sole, per poi essere “battute” nell’aia: una buona scorta di cicerchie era una garanzia per l’inverno. Poi questo legume poverissimo è stato abbandonato e, per anni, l’unica cicerchia presente sul mercato è stata quella grande e insipida coltivata nel Centro America. Della sua coltivazione in Basilicata vi sono molte testimonianze sia verbali che scritte tra cui quella che si legge nelle pagine del settimanale “L’Eco giornale della Lucania” edito a Potenza il 31 agosto 1895. Oggi soltanto qualche contadino di Paola Doce una frazione del comune di Avigliano, dove ogni anno a settembre si tiene una degustazione guidata di questo legume, ha continuato a coltivare nell’orto di casa la minuta e saporita variet{

lucana. TECNICA COLTURALE La cicerchia ha la capacit{ di adattarsi a terreni poveri e pietrosi e di resistere alle basse temperature. Manifesta un forte potere competitivo nei confronti delle infestanti e offre buone prospettive produttive specialmente in ambienti meridionali nelle vaste aree di collina e di montagna, in cui la primavera non ha un decorso molto siccitoso e la temperatura non sale sopra i 30 gradi centigradi. MODALITA’ DI SEMINA Avendo la cicerchia un buon livello di resistenza al freddo invernale, nel clima mediterraneo il ciclo biologico è autunnoprimaverile con semina autunnale, (corrispondente all’areale di coltivazione dell’olivo). In ambienti caratterizzati da inver-

no particolarmente rigido sotto il profilo termico, elevate quote dell’Appennino o fondovalle delle zone interne, il ciclo biologico della cicerchia diviene di tipo primaverile, con semina a fine inverno. Nel clima mediterraneo, il periodo seminamaturazione della cicerchia ha una durata molto variabile in funzione del tipo di ciclo: in semina autunnale la durata può variare da 200 a 240 giorni (comprendenti la lunga fase di vegetazione invernale) mentre in semina primaverile sono

sufficienti 130-150 giorni per completare il ciclo biologico. La semina della cicerchia si effettua impiegando da 100 a 50 Kg di seme ad ettaro, a file piuttosto distanziate. Per seminarla possono essere utilizzate sia seminatrici universali da frumento sia seminatrici di precisione, facendo attenzione che la deposizione del seme sia regolata su un valore compreso tra i 30 e i 50 millimetri di profondit{, evitando eccessi che potrebbero compromettere l’emergere delle plantule. La facilit{ di coltivazione la rende virtualmente biologica, praticamente non si utilizzano né antiparassitari né fertilizzanti chimici. CARATTERISTICHE La cicerchia è una pianta erbacea annuale, glabra in tutte le sue parti, a portamento suberetto o semi prostrato, abbastanza ramificata. L’altezza è in genere compresa tra 0,30 a 0,70 metri, ma in alcune piante supera 1,70 metri in condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo vegetativo. I semi si presentano minuti e spigolosi, con colorazioni che vanno dal grigio al marrone chiaro maculato, mentre il colore dei fiori è bianco, e presentano una fioritura e una maturazione scalare. Avendo una buccia poco coriacea, un gusto meno amaro delle altre variet{, la cicerchia coltivata a Paola Doce non ha bisogno di lunghi tempi di ammollo (sono sufficienti cinque ore) e di cottura (bastano quaranta minuti). E’ un ingrediente ricco di proteine, ottima in zuppe e minestre, insieme al farro; in insalata con verdure di stagione; ma anche cucinata in purea. Con la farina di cicerchie si preparano fusilli e orecchiette condite col pecorino di Filiano. La coccinella / marzo - aprile 2013

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