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Il Chiosco dei fiori e Växjö
os’altro si può fare di nuovo dopo un progetto come quello di San Pietro a Klippan? Un edificio che sembra riassumere e sintetizzare un’intera traiettoria può avere difficilmente seguito nel lavoro di un architetto. Ma, tuttavia, per Lewerentz c’è ancora una nuova svolta nei suoi ultimi anni durante il suo soggiorno ‒ quasi un isolamento ‒ a Lund, città dove si ritirerà dopo la morte della moglie1.
A Lund coltivò i contatti e l’amicizia con due architetti più giovani, di generazioni diverse, Klas Anshelm e Bert Nyberg2, che lo hanno accompagnato nel periodo che trascorse lì e lo hanno aiutato, in un certo senso, a proseguire nel lavoro. Furono questi ultimi anni fruttuosi che aprirono nuove strade nel lavoro dell’architetto dopo l’apogeo di Klippan.
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Anshelm realizzò per Lewerentz il suo nuovo studio, come ampliamento della casa di sua proprietà, un ambiente costruito in pannelli prefabbricati, dove avrebbe realizzato i suoi ultimi progetti; mentre Nyberg, più giovane di Anshelm, aveva affiancato l’architetto fin dai tempi della costruzione di San Pietro, realizzando numerosi reportage fotografici e filmati sullo stato di avanzamento del cantiere.
1. Nel 1969 Lewerentz lascia la casa di Skänor, dove aveva vissuto con la moglie dal 1956, per trasferirsi a Lund. Qui l’amico Klas Anshelm predispone per lui gli ambienti della casa di sua proprietà e costruisce un piccolo volume annesso, che ospiterà lo studio dell’anziano architetto nell’ultima parte della sua vita.
2. Klas Anshelm nato a Göteborg nel 1914, città dove compie gli studi, dal 1947 si trasferisce a Lund dove vive e pratica la professione fino all’anno della sua morte nel 1980. Bernt Nyberg nasce nel 1927 a Ockelbo, si forma a Stoccolma, per poi trasferirsi a Lund, inizialmente per lavorare nello studio di Anshelm, poi sviluppando progetti propri e collaborando con Sigurd Lewerentz. Muore nel 1978.
Entrambi gli architetti sarebbero morti poco dopo il nostro architetto, quindi è difficile indovinare fino a che punto avrebbe potuto incidere sul loro lavoro l’influenza di Lewerentz, il quale è sempre stato considerato da loro come un maestro. Tuttavia, è vero che Nyberg realizzò alcuni progetti in cui si può notare l’influenza del vecchio maestro e dell’esperienza di San Pietro, mentre Anshelm realizzò in quel periodo un capolavoro, la Konsthallen di Malmö, in cui si riconosce un atteggiamento deshabillé che ricorda ‒ fatte salve le specificità di ciascun lavoro
‒ l’atteggiamento di Lewerentz nelle sue ultime opere. Sul lavoro di Anshelm torneremo più avanti, per collocare Lewerentz in un contesto più ampio.
Ma torniamo al nostro architetto e ai suoi ultimi progetti. La prima cosa che si riconosce in loro è l’abbandono del mattone scuro, che caratterizzava le sue opere immediatamente precedenti.
Il primo di questi, e il più riconosciuto, è il Chiosco dei fiori del cimitero di Malmö3, un’opera che potremmo descrivere come essenziale e, allo stesso tempo, complessa. Di carattere un po’ deshabillé, costruita in cemento armato a vista, casserato con pannelli metallici, e con un tetto in rame a una sola falda, che copre l’intero piccolo edificio e si estende a protezione della parete vetrata. Due finestre senza serramenti, simili a quelle
Sigurd Lewerentz, chiosco dei fiori del Cimitero Est di Malmö, 1969.
Foto di Karl-Erik Olsson-Snogeröd, ArkDes, ARKM.1985-107-09-155 / ARKM.1986-106-LEW-U-5