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I SOGNI DEGLI ANZIANI E LE VISIONI DEI GIOVANI AL RIONE SANITÀ
Antonio Loffredo
«Su tutti effonderò il mio Spirito; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni».
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(Gioele 3,1)
Da quando, nei primi anni del V secolo fu deposto il trentenne vescovo di Benevento (Gennaro) nelle catacombe della Sanità, quel luogo divenne un territorio vivo e generativo. All’arrivo delle sue spoglie si moltiplicarono, intorno alla sua tomba, stupefacenti architetture dove tutti, anche i poveri, poterono trovare degna sepoltura. E da quel momento non solo dalle acque, che scendendo dalla collina di Capodimonte nel corso dei millenni avevano scavato la valle, ma anche dai piedi dei pellegrini iniziò ad essere disegnato un “Miglio Sacro”. Un miglio è la distanza dalla tomba di San Gennaro alla porta della città che porta il suo nome[…].
A medio itinere del Miglio, nel cuore pulsante di questo flusso di vita, allargava, quasi maternamente, il suo corpo, di organismo a pianta centrale, la Basilica di Santa Maria della Sanità, realizzata dai domenicani della Riforma che, in poco tempo e per tutto il regno, divennero capofila per molti conventi. Sempre innovativi nel moltiplicare i servizi alla persona servendosi, come è tradizione nella valle delle catacombe, dell’arte e della cultura. Nell’architettura della basilica, i giovani riformati lasciarono i segni del loro ingegno e della loro trasgressività; nella farmacia, quello della loro curiosità, la madre e l’ispiratrice di ogni pensiero innovativo. E nella scelta degli artisti, i giovani domenicani furono sempre attenti al contemporaneo. Non mancò all’appello neanche lo scapestrato Caravaggio e la loro tipografia iniziò a stampare e moltiplicare le parole, le sole che rendano gli uomini liberi. In quegli anni il Miglio, il percorso della fede, il percorso della pietà, che esprime dolore, il percorso umano quotidiano di chi, lungo quella via, vive e lavora, divenne il percorso scintillante del mondano splendore dei cortei e dei convogli reali che attraversavano la valle per spostarsi alle residenze estive di Capodimonte.
Questo itinerario fu tranciato dolorosamente, nel Decennio francese, dalla costruzione di un tremendo ponte che rese il Rione Sanità un luogo da evitare e un tappeto da sormontare sotto le ruote delle carrozze che andavano da reggia a reggia. Resistette nel ghetto solo una pregevole tradizione artigianale degna di nota. La dissoluzione inevitabile, dopo il terremoto del 1980, delle piccole fabbriche di guanti, scarpe e borse, quasi sempre nascoste all’interno di case e cortili, accelerò il declino economico e sociale del quartiere, aprendo un vuoto profondo riempito in larga misura dalla criminalità che avrebbe trasformato la Sanità in una roccaforte della camorra. Sul finire del secolo scorso il Rione sarebbe diventato uno dei principali teatri della guerra dei clan, per espugnare il controllo del traffico di droga che, dalla periferia della città, trova qui un corridoio privilegiato di accesso.
Ed è in questo contesto che “La Paranza”, un piccolo gruppo di ragazze e ragazzi, comincia a dare forma al proprio progetto di impresa. Un terreno fertile per intraprendere un sentiero innovativo di valorizzazione di un bene culturale poco conosciuto, ubicato proprio lì, sotto i loro piedi, sotto la basilica di Santa Maria della Sanità: le Catacombe di San Gaudioso. Si rimettono a studiare, ricostruiscono la storia del sito e insieme a un gruppo di professionisti ne allestiscono un suggestivo percorso di visita. La cooperativa viene costituita formalmente nel 2006 sull’onda di questo primo piccolo successo.
Aver scelto la forma giuridica della cooperativa sociale, d’altro canto, non è casuale. Non si tratta di un’associazione ma di un’impresa che pertanto non può e non deve dimenticare l’equilibrio economico. Ma è innanzitutto sociale, non animata da obiettivi di profitto, ma dalla missione che “La Paranza” ha deciso di perseguire: valorizzare il patrimonio culturale del Rione per offrire opportunità di lavoro al maggior numero di giovani che lo abitano[…].
Con le risorse finanziarie raccolte e le competenze professionali di tanti nel 2009 le Catacombe di San Gennaro vengono riaperte. Il flusso dei visitatori è attirato non solo dalla bellezza unica del sito e dal suo valore simbolico ma anche per la presenza dei ragazzi della “Paranza” come guide, quali testimoni del percorso di rinascita che coinvolge in modo trascinante luoghi e abitanti della Sanità. La “rivoluzione dolce”. L’azione formidabile di rottura de “La Paranza” può essere facilmente compresa attraverso l’analisi dei dati. Nel 2008, prima dell’affidamento in gestione alla “Paranza”, i visitatori delle Catacombe di San Gennaro erano poco più di 5.000. Nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, hanno superato la soglia delle 160 mila presenze. Sono uno dei luoghi d’arte più visitati a Napoli, fra le “attrazioni” più consigliate su TripAdvisor. Dopo la pandemia, nelle prime tre settimane di agosto 2021, le Catacombe di Napoli hanno registrato un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2019.