a cura di Graziella Priulla 1
Una battaglia che fa bene alle donne e agli uomini
Una per una, forse le immagini che presentiamo qui dicono poco; tutte insieme, danno conto di un fenomeno cui prestare attenzione 2
Una premessa E’ davvero realizzabile la parità di opportunità tra uomo e donna se non vi è parità di rappresentazione? Non si può negare l’esistenza dei mezzi di comunicazione ed il ruolo che essi svolgono: se è vero che essi sono il racconto della società è altrettanto vero che ne prefigurano i modelli di riferimento per l’immaginario collettivo, sedimentando quotidianamente gli stereotipi vincenti anche per le nuove generazioni. Proporre come “normale” lo stereotipo di donna = accessorio ornamentale, non è un problema delle donne: è una diminutio che riguarda tutta la società.
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Le nostre identità sono elaborate anche attraverso i prodotti culturali: in altri termini, noi siamo i libri che leggiamo, gli spettacoli cui assistiamo, la musica che ascoltiamo, i film che amiamo, le immagini che guardiamo. Non a caso, la riflessione delle donne torna ciclicamente sulla rappresentazione dei generi nei mass media: perchÊ sappiamo che è cruciale se si vuole smontare il significato corrente dei segni e dei simboli e l’immaginario su cui continua a fondarsi il rapporto uomo/donna. 4
I mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo fondamentale nella produzione delle identità. I modelli mediatici funzionano perché sono fonti credibili e attraenti; non sono utili solo a vendere prodotti, ma anche a rafforzare valori e ad insegnare stili di vita. I I mass media negli ultimi decenni sono diventati una fonte importante nelle rappresentazioni dei generi ed esercitano una forte pressione sull’immaginario collettivo. In particolare il messaggio pubblicitario è un deposito di significati sociali ed è stato reso una guida dello stile di vita 5 5 da seguire.
L’undicesima musa La comunicazione pubblicitaria è parte integrante della nostra realtà sociale, e fa da specchio alla società. Si fonda sulla promessa della realizzazione dei sogni e dei desideri. E’ lo strumento principale attraverso cui avvengono i processi di significazione degli oggetti, e i mass media nelle nostre case e i muri nelle nostre città sono i canali attraverso cui essa ci persuade ad aumentare costantemente il livello e l’intensità delle nostre attività di consumo. Tutti i tempi della nostra cultura sono condizionati dai ritmi della pubblicità. 6
Un’azienda usa il messaggio pubblicitario come arma vincente nel gioco della concorrenza di mercato e pertanto con esso deve: • attirare l’attenzione sulla marca, sulle caratteristiche che differenziano le sue merci dalle altre immesse sul mercato e sui vantaggi che derivano dal loro consumo; • farsi ricordare attraverso un uso efficace delle parole e delle immagini: degli elementi, cioè, che costituiscono il materiale pubblicitario; • far leva su desideri, aspirazioni, pulsioni che il pubblico ha, magari inconsapevolmente.
Ovviamente il prodotto più reclamizzato è quello delle aziende che hanno maggiore potenza finanziaria e pertanto diviene il più conosciuto e spesso il più venduto.
Frammenti di luoghi comuni vecchi e nuovi, concetti condivisi, codici e linguaggi familiari, immagini attraenti, valori accettati da tutti, personaggi vicini alla nostra quotidianità (pur se più belli di noi, più ricchi di noi, più felici di noi), finiscono nei testi pubblicitari che colorano le città e riempiono il nostro mondo percettivo. La pubblicità si prefigge anche di fare cultura. Generare immagini che permeano il nostro quotidiano è una professione, ma anche una grande responsabilità.
“La pubblicità deve cercare di affascinare i consumatori, giocando soprattutto sulle capacità d’impatto emozionale e diventando così tutt’uno con la seduzione”. J. Baudrillard, 1987
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Un processo semiotico La pubblicità può essere considerata, nell’attuale cultura sociale, l’attore principale di due processi di trasferimento di significato e valori che avvengono nel medesimo momento: dalla pubblicità al prodotto e da questo al consumatore attraverso l’atto d’acquisto. La pubblicità, cioè, prima estetizza il prodotto, trasformandolo in una qualità desiderabile per il consumatore, poi, una volta che tale qualità è stata trasferita al consumatore mediante l’acquisto, estetizza il consumatore, perché l’esibizione del prodotto posseduto rende l’individuo desiderabile.
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L’era dell’immagine La pubblicità di massa - così come la moda - nasce con la fotografia: da quando cioè la scienza e la tecnologia assicurano la possibilità di catturare e riprodurre immagini del mondo: cosa che fino ad allora era stata a disposizione solo di un pubblico ristretto. Sembra reale, ma è dotata di un enorme potere mitizzante. 10
La funzione dell’immagine pubblicitaria Guardare una fotografia è guardare un’immagine, non la realtà. Tra tutte, la pubblicità è la pratica fotografica più costruita che esista. Se devo creare il contesto emotivo che ti persuaderà a comperare la mia merce, nessuno scrupolo di etica dell’immagine o della verità mi fermerà. Nelle pubblicità, le immagini non hanno funzione di descrizione o di riproduzione: sono fotografiche solo perché devono parassitare la reputazione di verosimiglianza che la fotografia ancora possiede. Semmai trasmettono l’occhio con cui la 11 società guarda i soggetti raffigurati.
La pubblicità si afferma come strumento imprescindibile per il successo di un prodotto, attraverso manifesti e pubblicazioni sui giornali, a partire dagli anni ’20 del XX secolo
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Una trasfigurazione artistica
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Fare pubblicità è un’arte, e talvolta imita l’arte
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Seduzioni La pubblicità è uno specchio magico del sociale: lo riflette sotto la luce del consumo. La seduzione della pubblicità mette in scena un immaginario tutto al positivo, siglandolo volta per volta con una delle marche presenti sul mercato. In questo gioco di rispecchiamento che tutto trasfigura e bonifica, il corpo è il grande protagonista. Che sia alluso ed evocato o, come più spesso succede, direttamente raffigurato, esso è sempre presente a significare la desiderabilità delle merci, a incarnare quel principio di piacere che la pubblicità celebra e ritualizza 17 in ogni atto di consumo.
Gli esordi “Dai primi anni del secolo fino alla ricostruzione industriale, il corpo in pubblicità assume una funzione poetica e si propone come elemento grafico e pittorico volto a sollecitare la complicità di un destinatario colto e privilegiato. È un corpo 'astratto' e 'disincarnato', un insieme di linee e colori, tanto affascinanti quanto irreali e fantastiche, che risentono dell'influenza delle correnti artistiche del tempo: dallo Jugendstil, al futurismo, al Bauhaus.” dalla voce “Pubblicità”, di P. Righetti, in Enciclopedia Treccani 18
Un lungo processo, cominciato ‌
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‌ con una certa eleganza
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‌ anche se non mancavano le allusioni erotiche
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Anni ’50: amarcord di un’Italia che non c’è più
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Cominciano a comparire le pin up
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Anni ’60: la rinascita del Paese
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Negli anni ‘60 in Italia il boom economico segna la nascita di un fenomeno storicamente nuovo, noto col nome di “società dei consumi”. La disponibilità di beni di consumo, spesso superflui, crea l’illusione della ricchezza alla portata di tutti. Tale illusione è destinata a produrre una trasformazione radicale nei comportamenti e nello stile di vita degli italiani, con conseguenze ancora visibili e forti.
Anni ‘70: le prime trasgressioni
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con qualche timido doppio senso
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Una storia particolare: Oliviero Toscani Il noto fotografo cominciò la carriera di provocatore sdoganando il lato B in primo piano sui cartelloni pubblicitari negli anni ‘70: il “Chi mi ama mi segua” del micro-jeans avvolto sulle forme della modella Donna Jordan scandalizzò la magistratura, la Chiesa, la politica, perfino Pier Paolo Pasolini. Le giovani donne trasformarono il marchio Jesus in un simbolo di rottura e contestazione. E Toscani continuò di provocazione in provocazione, fino alle dodici vagine, una al mese, piazzate su un calendario per vendere la “Vera pelle italiana conciata al vegetale” che ha suscitato aspre critiche tra le donne di tutte le età. 31
La pubblicitĂ crea modelli I modelli pubblicitari funzionano perchĂŠ sono fonti credibili e attraenti, e quindi non sono utili solo a vendere prodotti ma, potenzialmente, anche a rafforzare valori e ad insegnare stili di vita. Se un mezzo di comunicazione di massa filtra una descrizione del genere femminile legata ad un ruolo sessuale degradato o a tratti che minano la sua dignitĂ personale, i comportamenti di ambedue i sessi ne rimarranno fortemente influenzati. 32
Una responsabilità «Se è etico far girare l’economia di un Paese, è altrettanto etico fare della pubblicità, che è un meccanismo della produzione tanto quanto lo sono le macchine che creano un oggetto o lo portano fino al supermercato. Ma il modo in cui la pubblicità è fatta, il messaggio che trasmette, incide profondamente sulla società. Si parla tanto di responsabilità sociale dell’impresa, la si applica alle aziende che fanno formaggini o automobili, ma nessuno si preoccupa di applicarla alle imprese dei media che pure hanno un’influenza enorme sulla mente delle persone». Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, lancia così l’allarme su modelli sociali e familiari, che gli spot trasformano in fenomeni di massa.
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L'Art Directors Club Italiano (la libera associazione dei creatori di contenuti)
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Un difficile dosaggio
Come conciliare la bellezza dell’immagine femminile prestata all’esaltazione della seduzione e rivolta alle donne, con la stessa immagine consegnata allo sguardo maschile attraverso la volgarità di una rozza fascinazione che si riversa su una moto, una caffettiera, un divano? Occorre usare gli stereotipi con attenzione e consapevolezza, sempre chiedendosi se una soluzione alternativa non sia possibile – e migliore. 35
Ad esempio, se si pubblicizzano mutande o reggiseni, o se si promuovono campagne sociali come la prevenzione del tumore al seno, ha senso inserire nella pubblicità un seno o un fondoschiena, poiché l’immagine riportata è pertinente con il prodotto sponsorizzato. Quando invece si pubblicizza una macchina, una marca di formaggini o una compagnia telefonica, il corpo della donna non c’entra nulla con il prodotto. Il suo utilizzo è quindi improprio e comunica al pubblico messaggi sessisti, scollegati dal contesto e dall’oggetto in questione. 36
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Una delle poche indagini comparative che ha analizzato l’immagine della donna in dieci paesi europei (Austria, Francia, Grecia, Inghilterra, Italia, Montenegro, Paesi Bassi, Serbia, Slovenia, Svezia; per l’Italia i dati sono stati raccolti dal CENSIS nel 2006), Women and media in Europe, ha posto l’Italia nelle ultime posizioni, insieme con la Grecia, per quanto riguarda la presenza di una cultura sessista. Il rapporto definisce l’Italia un paese “in resistenza”, in cui la rappresentazione stereotipata della donna è considerata un tratto antropologico così radicato che non si pensa 38 valga la pena di contrastarlo con politiche evolutive. 38
Sessismo non equivale al discorso sui rapporti sessuali tra le donne e gli uomini. Sessismo è sinonimo di discriminazione di genere, di ridicolizzazione di genere, di svalutazione di genere, di sfruttamento di pulsioni oggettivanti che mettono la figura della donna al centro di un triste calcolo di vendite e di mercato. L’oggettivazione sessuale si verifica quando delle parti fisiche o delle funzioni di una donna sono separate dalla sua persona, ridotte allo stato di mero strumento, guardate come se fossero capaci di rappresentarla. 39 39
Il sessismo: c'è chi lo riconosce e chi no. C'è chi pensa, parla e agisce per contrastarlo e chi invece per preservarlo. C'è chi fa l'indifferente, perché gli va bene così. Così c'è chi organizza la tratta delle donne e chi la combatte. Chi non l’organizza, ma fa il cliente. 40
Un’ossessione contemporanea
Nella società contemporanea, popolata dagli oggetti più disparati, si tende ad enfatizzare il significato del corpo. La pubblicità è diventata un’orgia visiva a una sola dimensione … il corpo è l’ossessione della pubblicità occidentale, con un’accentuazione speciale in Italia. Corpi femminili seminudi, dovunque. Immagini ai limiti della pornografia campeggiano in ogni spazio pubblico, sono approvate e vengono scambiate per libertà d’espressione. Perché non vengono vissute come preoccupanti e aggressive? 41
Il corpo umano, anche scoperto, non è volgare, non è qualcosa di cui vergognarsi o da censurare. Lo è la sua mercificazione, il modo in cui esso viene usato. Sfruttare il corpo di una donna (o peggio, una sua parte) e usarlo come specchietto per le allodole per vendere è discutibile. Non è la presenza di modelle più o meno nude a determinare di per sé una lesione alla persona, ma l’uso del loro corpo e il senso della posa e dell’atteggiamento, troppo spesso ammiccanti ed evidentemente allusivi a una disponibilità sul piano sessuale. 42
Un modello indimostrato Dietro c’è una rappresentazione degli interessi e desideri degli uomini. Si presume che a loro piaccia una donna attraente ma arrendevole, e che quindi la loro sessualità debba essere “machista”, dominatrice. Vengono legittimati a occupare la posizione di giudice di bellezza, di beneficiario di favori sessuali, di soggetto che avanza richieste o che addirittura abusa del corpo femminile, trattandolo come un accessorio. L’umiliazione di un genere colpisce anche l’altro.
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Un contributo che le scienze sociali che studiano i media potrebbero portare al risanamento dello spazio pubblico è alimentare la capacità di interrogarsi sulle condizioni di un discorso che non sia legittimante rispetto alle mode del momento. Mai come ora questo compito è apparso urgente, mai come ora si è dimostrato difficile.
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Una distinzione Innanzitutto è fondamentale distinguere tra pubblicità per, funzionale e utile alla donna come persona, mirata al benessere fisico, alla conoscenza e alla cura del proprio corpo, al sentirsi bene con se stessa, e pubblicità con, nella quale la figura femminile, funzionale al messaggio pubblicitario, è solo uno strumento per il lancio del prodotto che con la donna-persona ben poco ha a che vedere. 45
Molte autrici documentano come in pubblicitĂ le figure femminili siano guardate con occhi di maschio
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Ovunque la figura femminile, distolta da qualsiasi dimensione soggettiva ed esperienziale, diviene puro segno al servizio del commercio
Presenta il prodotto o è il prodotto?
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Variazioni sul tema • La donna presenta il prodotto • La donna è il prodotto • La donna si compra con il prodotto 48
Da ieri a oggi ‌ pubblicità regresso!
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Prendimi usami gettami
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Oggi, creativi poco creativi Dalla pubblicità su strada a quella in tv, le donne oggi si trovano intrappolate in due stereotipi: o casalinga e madre felice di pulire la casa e di accudire figli e marito, o corpo giovane, bello e soprattutto disponibile. La frequenza e la ripetitività di questi soli due modelli fa dell’Italia un caso di studio. La pubblicità e i media non creano più nulla, ma si ostinano a ripetere lo stesso cliché, sempre più nevrotizzato. La donna del terzo millennio ha il seno rifatto, è più svestita e più esplicita, è solo un richiamo erotico, un oggetto, un corpo anonimo da possedere.
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Gli stereotipi Per loro natura gli stereotipi di genere hanno un doppio carattere: definiscono ciò che sono le persone, ma anche come dovrebbero essere; creando aspettative differenti per i comportamenti maschili e femminili, finiscono con l’avere una funzione normativa … nel prefigurare un certo tipo di comportamento come più desiderabile per un genere anziché per un altro Gli stereotipi ostacolano il cambiamento 56
Il corpo delle donne è utilizzato dalla pubblicità sia per biancheria intima, creme rassodanti, profumi e make-up, che per vendere bibite, viaggi, auto e qualunque altra merce. Col nudo femminile “si va sul sicuro”. È il mercato che ce lo chiede, dicono i responsabili marketing dei giornali, le aziende e le agenzie pubblicitarie, innescando il circolo vizioso fra la domanda e l’offerta: più corpo la gente chiede, più gliene diamo. Ma più se ne dà, più ne sarà chiesto, naturalmente.
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Una strada percorsa al contrario C’erano un tempo i calendarietti profumati del barbiere, i poster per camionisti ‌ delegittimati nella cultura diffusa. Ora le immagini degradate campeggiano in ogni spazio pubblico, e sono proposte a modello. 58
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Un precedente famoso … è nel pieno degli anni ‘70 che cominciano a comparire le immagini di corpi femminili ad alto contenuto erotico. Salvi Stubing, la bionda vestita da marinaretta che arriva dal Nord a dichiarare la sua spudorata - per quei tempi - disponibilità nel bel mezzo del pudico Carosello, è la prima di una lunga e fortunata serie di belle donne che hanno fatto sognare mezza Italia
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Lo slogan che identificava donna e oggetto (“Chiamami Peroni … sarò la tua birra”) è stato recentemente rivisitato in una pubblicità televisiva dell’auto Giulietta di Alfa Romeo: “Guardami, toccami, accarezzami, sussurrami, prendimi, scuotimi, incitami, venerami, esaltami, sentimi, proteggimi, criticami, lasciami, amami, rilassami. Io sono Giulietta. Prima di parlare di me, provami”. 61
Birra = bevanda maschile E allora la donna / birra viene marchiata come un animale
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In alcuni casi la presenza dell’uomo è solo accennata…
Un’involuzione
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Fino a questo
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Il clichĂŠ piĂš vecchio e banale: donne e motori
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Negli anni ‘40 era emancipazione
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Adesso che cos’è? accessorio in dotazione?
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Motor show o body show?
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L’automobile come protesi della virilitĂ
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Donna = macchina
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Non è una novità, ma …
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‌ dal 1920 al 2010
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Oggi esiste la professione di Umbrella Girl
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Pubblicizza un raduno di motociclisti precisando che del menu fa parte il lavaggio sexy, cioè una procedura che vede una ragazza condividere con una moto la condizione di far da bersaglio a getti d’acqua e di schiuma
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Anche nelle competizioni motociclistiche internazionali le grazie delle ragazze ombrello vengono vendute a caro prezzo agli sponsor
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Ducati: “Che mondo dei motori sarebbe senza la fantastica presenza delle ragazze ombrello, o ombrelline che dir si voglia, delle sexy girl, delle standiste e di tutte le bellezze femminili in genere che circondano e incorniciano meravigliosamente il mondo dei motori?�
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Anche la benzina, per contiguità ‌
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Gli uomini guardano le donne. Le donne guardano se stesse mentre sono guardate
Sulla base di questa considerazione ‌
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Continuamente sotto lo sguardo degli altri, le donne sono condannate a provare costantemente lo scarto tra il corpo reale, cui sono incatenate, e il corpo ideale cui si sforzano senza sosta di avvicinarsi. ÂŤConfinando le donne allo status di oggetti simbolici, che sempre saranno guardati e percepiti dall'altro, il dominio maschile le colloca in uno stato di costante insicurezza. Dovranno lottare senza sosta per risultare attraenti, belle e sempre disponibiliÂť. Pierre Bourdieu - Il dominio maschile
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Che cosa desiderano gli uomini quando dicono di desiderare noi?
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Che tipo di ironia li fa ridere?
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Si scherza persino sul femminicidio
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Siamo sicuri che sia creativa? "Il corpo della donna in pubblicità: la scorciatoia preferita per chi è a corto di idee" dal blog di Massimo Guastini, presidente dell’Art Directors Club Italiano
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Esponendo un nudo si può pubblicizzare qualunque merceologia
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Un Natale da casa di tolleranza. Ma le acquirenti di Yamamay non sono donne?
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Non si sottrae nemmeno la Befana
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Nudo è bello? No, è banale Il piÚ delle volte serve a portare alla ribalta prodotti del tutto anonimi, uguali a tanti altri, o aziende locali a corto di immaginazione e di cultura.
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Donna - bancone
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Donna - tavolo
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Donna - cavatappi
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Donna - persiana 151
Donna - maiale
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Trasformare una donna in un oggetto significa deumanizzarla. In questo modo la violenza diventa, in qualche modo, giustificata: non sto “picchiando� una persona, ma sto prendendo a calci un oggetto. 153
Una passione per il vetro
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Perché è nuda ma ha le scarpe?
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Ha una borsetta o è un rettile?
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Qual è l’oggetto?
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Che c’entra il caffè?
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‌ e la pasta?
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‌ e i sottaceti?
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‌ e le olive?
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‌ e il vino?
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‌ e il pollo?
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‌ e il grano?
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‌ e il prosciutto?
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‌ e il gelato?
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… e i distributori di caffè?
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‌ e i biglietti da visita?
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‌ e gli infissi?
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‌ e gli occhiali?
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‌ e le lenti a contatto?
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‌ e le borse per computer (Kraun)?
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‌ e un ristorante?
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‌ e i telefonini, oggetti-principi del desiderio?
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‌ e le biciclette?
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‌ e i videogiochi?
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‌ e le compagnie aree?
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‌ e le messaggerie?
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(dopo le proteste la gonna si è allungata, ma il messaggio è rimasto lo stesso)
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‌ e i gommoni?
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‌ e i caminetti?
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Ma è Intimissimi uomo!
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Almo Nature mangime naturale per cani e gatti
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Donne come galline ‌
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Una rivista free di Palermo
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Anche oltre confine (Montecarlo) non scherzano!
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Eleganti allusioni
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Come si può scherzare sulla bulimia?
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Nude e crude: corpi senza donne
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Oggettivazione L’oggettivazione sessuale si verifica quando delle parti fisiche o delle funzioni di una donna sono separate dalla sua persona, ridotte allo stato di mero strumento, guardate come se fossero capaci di rappresentarla . La donna viene ridotta al rango di cosa.
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Deumanizzazione Numerose ricerche dimostrano che maggiore è l’esposizione di donne e ragazze a messaggi sessualizzanti e oggettivizzanti, minori saranno le loro aspirazioni e prestazioni, e maggiore il disagio psicologico, soprattutto sotto forma di disordini alimentari. Quando sono gli uomini ad essere esposti ad immagini di donne (o, ahimÊ, bambine) sessualizzate e oggettivizzate, come nella pornografia, aumenta la disistima per le donne e la violenza nei loro confronti viene ulteriormente legittimata.
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Il volto è superfluo
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Marchi di allevamento
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Spazi pubblicitari
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Il prototipo voleva essere tenero …
Per una sommaria cronologia dell’esposizione dei culi femminili possiamo iniziare dalla pubblicità della Coppertone negli anni ‘60
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E’ facile identificare nella réclame di slip e tanga Roberta il primo culo “scoperto” a larga diffusione nazionale. È quello della giovanissima Michelle Hunziger e viene offerto allo sguardo di improbabili acquirenti maschi: negli anni ’80 improvvisamente tappezza intere città, muri e tabelloni pubblicitari in tutto il Paese. 219
Continua negli anni ‘90
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1993 Inquadrature dal basso anche nel famoso commercial Martini, definito il culo piÚ amato dagli italiani. Appartiene a Charlize Theron, ed è utilizzato non come usuale elemento di adescamento, ma per sancire la vittoria in un rapporto di potere fra uomini. 221
… ciò che è venuto dopo è solo volgare
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con una stanca reiterazione
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Versione estiva
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Versione invernale
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Un po’ di esotismo non guasta Negli ultimi anni le dinamiche del mercato della prostituzione hanno mostrato che la variazione dell’offerta aumenta la domanda
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I culi sono pi첫 di uno, con headline sullo stesso tono: Slip oggi, chiacchiere domani
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Pubblicato anche da Famiglia cristiana!
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"Le foto del tuo sedere sono pi첫 belle se ritoccate con Instagram, mandacele", questa la presentazione di un gruppo su Facebook dedicato alla raccolta di fotografie con un unico tema.
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Dopo le proteste scaturite dalla presenza da questo cartellone nel cortile di una scuola elementare, l’immagine è stata rimossa. Una mamma: «Siamo soddisfatte». La maestra: «I bambini ne parlavano tra loro»
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Questa azienda però è recidiva
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Un fenomeno degno di studio
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Lo sdoganamento della trivialitĂ Voci di maschi autorevoli hanno detto in sedi pubbliche: Le donne stanno sedute sulla loro fortuna Ha un culo che parla e tanto basta
In un passato anche recente, non se lo sarebbero potuti permettere! 275
Altri pezzi di donna: quelli che contano
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Molto criticati ma recidivi
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Su che cos’altro si può puntare?
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Morale della favola: il premio in palio è un intervento del chirurgo plastico
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Dal ginecologo con la borsetta?
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Poca differenza dalla pornografia
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Donne e patate “ Io di patate ne ho viste tante. Gustose, fragranti. Non ce la faccio a stare senza, le ho provate tutte… Fidati di uno che le ha provate tutte, Amica Chips è la migliore” Il noto marchio ci riprova con il solito utilizzo della banale ambiguità della parola patata ma questa volta proponendo una sorta di concorso di bellezza, “Miss Patata”, creato tramite l’utilizzo di facebook dove gli utenti mediante il “mi piace” esprimono la loro preferenza che porterà alla proclamazione della “patata regina”.
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Fino all’oscenità
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I nuovi (?) calendari Il Consorzio toscano “Vera pelle italiana conciata al vegetale” con lo scopo (si presume) di far conoscere un prodotto artigiano nazionale di qualità, ha commissionato al noto fotografo Oliviero Toscani un calendario corredato da fotografie in primo piano di 12 pubi femminili, di donne o di ragazzine: nient’altro che pelle e pelo, anzi, come scrive Toscani stesso nella presentazione del calendario, 12 “magnifiche tarte au poil “ (torte al pelo). Il giornale Rolling Stones l’ha distribuito in allegato. Lo Iap, Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, ha preso posizione contro il calendario. 332
Anche le griffes ‌ Dal profumo ai gioielli, dagli orologi alle scarpe, le grandi firme ricorrono a immagini sexy per attirare l'attenzione
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Philipp Plein
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Tom Ford è un marchio che insiste su immagini allusive
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