Fenomenologia degli stili Calculli Leandro VMD I Il culto della “scolatura” delle anime Quando si pensa al culto della morte in Italia, non si può non fare riferimento ad una città come Napoli che ha vissuto, e vive tutt'ora, un rapporto con l'aldilà davvero intenso e caratteristico. Visitando i vicoli della città partenopea, capita spesso di incontrare raffigurazioni di crani in mille forme diverse e disparate e capita soprattutto di venire a conoscenza, da parte degli stessi cittadini, di leggende che girano intorno a questa devozione, perché di devozione si deve parlare in questo caso.
Popolo segnato fortemente dall’avvento della peste che ha sterminato nel ‘600 una grossa fetta della popolazione del capoluogo campano, il culto delle anime pezzentelle ha origine dal fatto che bisognava in qualche modo cercare una sistemazione ai corpi ormai privi di vita dei malati. I corpi, per ordine dei vertici ecclesiastici vennero quindi riposti in massa in dei luoghi adibiti per l’occasione e fatti letteralmente “scolare” fino a perdere, con l’andare del tempo, la totalità dei loro tessuti e consumarsi lentamente. La pratica denominata di “scolatura”, utilizzata regolarmente fino al 1637 (anno in cui venne venne vietata), veniva messa in atto in maniera completamente diversa a seconda del ceto sociale al quale si apparteneva in vita. Sono state ritrovate infatti importantissime testimonianze che dimostrano come, i corpi dei nobili o appartenenti a famiglie particolarmente agiate, venissero posti in delle catacombe (catacombe di San Gaudioso) dedicate all’interno delle quali, alcuni artisti, hanno anche lasciato importanti testimonianze che ci aiutano a comprendere i ruoli che avevano le vittime deposte in quella sede all’interno della società partenopea. !1