Care botteghe del mondo, come già sapete le due linee biosolidali casa e persona proposte dalla Cooperativa Sociale Mondo Solidale hanno cambiato nome. Nei mesi scorsi abbiamo completato la sostituzione, introducendo una nuova grafica e un nuovo nome,
: una parola scelta per valorizzare i punti di forza che
hanno fatto apprezzare fino ad ora questi prodotti nelle vostre botteghe. La radice “Taly”, di derivazione indiana, significa “petalo”, e richiama il forte legame che le materie prime utilizzate ed i progetti da cui queste provengono hanno con la natura e la preservazione della stessa; le ultime due lettere “be” (bioequo) ci ricordano che la filiera che caratterizza i prodotti è biologica ed equosolidale. A sostituzione avvenuta, ci sembra doveroso e importante ricordare i motivi che valorizzano il progetto che avete scelto, che sono poi le ragioni per le quali i clienti scelgono Talybe tra le tante offerte di detersivi ecologici e biologici ormai diffusi anche nei supermercati. La differenza è la sua storia!
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La scelta delle materia prime bio solidali: un olio vegetale non vale l’altro! Per avere un detersivo efficace occorre avere dei tensioattivi altrettanto validi. Nei detersivi tradizionali questi hanno, per la maggior parte, derivazione petrolchimica, con un impatto pesante per l’ambiente e possibili ripercussioni anche per le persone che li utilizzano. La linea
ha
scelto di lavorare tensioattivi da oli vegetali e in particolare da olio di babaçu, ricavato dall’omonima palma brasiliana, che cresce rigogliosa in alcune zone del “Nordeste” del paese sudamericano.
Qual è la differenza tra questo olio vegetale ed altri? La maggior parte degli olii vegetali proviene da grandi piantagioni di palma da cocco per lo più gestite da multinazionali che per far largo alle stesse si rendono responsabili del disboscamento di migliaia di ettari di foresta primaria. Oltre a questo le colture intensive hanno ripercussioni pesanti sull’ambiente, perché vengono gestite attraverso l’utilizzo di fertilizzanti ed antiparassitari. La palma di babaçu cresce invece spontaneamente ed è parte integrante della foresta pre-amazzonica brasiliana! 2
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L’olio che si ricava dai suoi frutti, i quali cadono naturalmente dalla palma una volta maturi, è dunque fornito dalla foresta primaria e concorre attivamente alla sua conservazione! La palma è comunemente chiamata, nello stato brasiliano del Maranhão dove cresce, l’albero della vita poiché da essa si ricavano prodotti alimentari per l’uomo e per il bestiame, carbone, fibra per cesti e tetti delle case, foglie per la concimazione organica, farina, saponette, olio alimentare ed industriale per, appunto, cosmetici e detergenti. Dall’esistenza di questa palma estesa per 18 milioni di ettari dipende la vita di 300 mila famiglie. L’olio di babaçu, ottenuto già in Brasile con la certificazione biologica e utilizzato nella produzione dei tensioattivi, consente di: > Eliminare ogni molecola etossilata di origine petrolchimica > Preservare la foresta pre amazzonica anziché distruggerla > Dare fonte sicura di reddito a decine di migliaia di famiglie rurali che hanno lottato per restare in quella terra e per difendere i loro diritti > Rispettare le persone che utilizzano i detersivi ed i detergenti perché l’olio di babaçu è estremamente delicato sulla pelle, tanto da essere adatto a pelli sensibili. 4
La scelta equa e solidale: un progetto in rete, dalle Quebradeiras alle botteghe
Il progetto Talybe è nato dalla collaborazione tra differenti organizzazioni dell’economia solidale italiana (Mondo Solidale, Equomercato, Fair e LiberoMondo) e brasiliana (COPPALJ - Cooperativa dos pequenos produtores agroextrativistas de Lago do Junco - aderente ad Assema). Il progetto coinvolge direttamente 158 famiglie ed indirettamente 1000 famiglie di produttori agroestrattivisti e quebradeiras di cocco, per la maggior parte donne. 5
La cooperativa COPPALJ è situata a Lago do Junco, nello stato brasiliano del Maranhão e fa parte, insieme a molte altre cooperative ed associazioni di produttori e di giovani, dell’ONG ASSEMA, che dal 1989 si batte e lavora con successo per il perseguimento dei seguenti obiettivi: • rafforzamento dei diritti umani dei lavoratori rurali della regione; • creazione di iniziative economiche sostenibili e solidali; • promozione dell´equità nelle relazioni interpersonali ed economiche • sensibilizzazione per l´aumento della produzione agricola con criteri ecologici e biologici; • lotta contro l’esodo rurale, attraverso la realizzazione di programmi alternativi di sviluppo economico locale; • implementazione di politiche pubbliche che impediscano la distruzione delle piantagioni di babaçu, e di leggi municipali e statali che consentano alle “Quebradeiras” di cocco il libero accesso alle piantagioni (denominate localmente babaçuais). 6
Nel progetto il lavoro delle donne raccoglitrici e “Quebradeiras” di cocco, svolge un ruolo fondamentale: i frutti duri e fibrosi, raccolti dopo la loro caduta naturale, vengono depositati presso le nove cantine della COPPALJ (che funzionano anche come mini-market per vari generi di articoli di prima necessità); solo le noci di prima qualità e con la certificazione biologica vengono rotte dalle donne stesse per l’estrazione dei semi (da questa operazione deriva il termine di “Quebradeiras”, ossia “rompitrici”, che viene dato alle socie della cooperativa). Il lavoro di trasformazione prosegue con la macinatura e l’estrazione dell’olio (ogni noce contiene dal 55% al 60% di olio), condotto con metodi naturali e senza alcun utilizzo di solventi di sintesi. L’olio di babaçu è un prodotto utilizzato anche dalle industrie locali di sapone, ma la cooperativa Coppalj paga le noci di babaçu un prezzo più alto rispetto a quello degli “intermediari” delle grandi industrie. 7
La scelta dei produttori dei detersivi: due piccole aziende italiane specializzate La produzione di tensioattivi è controllata da poche grandi aziende a carattere multinazionale. Nella scelta dei produttori di questa delicata componente abbiamo privilegiato una realtà italiana, già nota alle botteghe del mondo e che lavora su scala nazionale: l’azienda Allegrini di Grassobbio (BG), la quale ha attivato al proprio interno un piccolo ma attrezzato laboratorio di ricerca sui tensioattivi e di produzione degli stessi. Per le medesime ragioni, la scelta del fornitore per la formulazione e la produzione dei detersivi è stata affidata ad una piccola media azienda di Senigallia, specializzata nella produzione di detergenza convenzionale e biologica: la ditta Pierpaoli, molto legata a Mondo Solidale e al commercio equo sia territorialmente sia storicamente, dato che il responsabile delle formulazioni è tra i soci fondatori della Bottega di Senigallia. 8
La scelta delle formulazioni: non si scherza sulla pelle degli altri! I detersivi e detergenti
non sono solamente biologici ed equosolidali, ma anche efficaci…
Facile a dirsi, ma in realtà è piuttosto complesso produrre detersivi e detergenti completamente vegetali, non testati su animali, senza conservanti né profumi di sintesi, senza etossilati, senza EDTA, parabeni, formaldeide e contemporaneamente in grado di offrire ottime performance di lavaggio. I detersivi
sono stati i primi in Italia ad essere realizzati con materie prime di commercio
equo. Abbiamo dunque abbracciato una grande sfida, ed ogni dettaglio delle formulazioni è stato ed è tutt’ora curato con estrema attenzione e dedizione.
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I detersivi sono stati sottoposti a test comparativi di efficacia, i quali hanno dimostrato che Talybe assicura performance pari o migliori rispetto ai prodotti convenzionali leader di mercato. La linea benessere Talybe è stata valutata tramite consumer test che hanno rivelato prestazioni superiori ai leader di mercato nel settore cosmesi a certificazione biologica. Le linee
sono allo stesso tempo efficaci e delicate.
Sono infatti dermatologicamente testate e possono essere consigliate anche a coloro che manifestano intolleranze ai normali tensioattivi di origine petrolchimica e ai profumi di sintesi. In particolare la linea persona è dermatologicamente testata su pelli sensibili, è nichel tested e a pH fisiologico. I prodotti sono certificati ICEA per BioEcoDetergenza e BioEcoCosmesi e LAV stop ai test sugli animali.
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Linea detergenti Talybe
Talybe bucato
Talybe piatti
Talybe paviemti
Talybe lavastoviglie
Talybe bangodoccia
Talybe anticalcare
Talybe shampoo
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Talybe igiene intima
Talybe sapone liquido
Proteggiamo l’ambiente con detersivi biodegrabili e con il risparmio idrico L’intera filiera di
difende con tenacia la protezione della natura e la valorizzazione della
persona in Brasile e in Italia! I detersivi, purtroppo, sono una delle principali fonti di inquinamento domestico, una volta rilasciati nel terreno, e questo dato non poteva essere trascurato nello sviluppo delle linee
.
Oggi l’impatto ambientale dei detersivi non si calcola più solo con la biodegradabilità, ma anche valutando la tossicità delle sostanze. Questo valore, chiamato Volume Critico di Diluizione, viene determinato in base a quanta acqua serve per diluire il prodotto fino a rendere le molecole innocue per le forme di vita acquatiche. Un lavaggio in lavatrice con una dose di detersivo bucato tradizionale necessita di c.c. 300 litri di acqua per essere reso innocuo; Un lavaggio in lavatrice con una dose di detersivo bucato Talybe necessita di c.a. 48 litri consentendo un risparmio dell’84% di acqua. 12
In media i detersivi Talybe consentono un risparmio idrico del 70% e quindi una pari riduzione dell’impatto ambientale dato dall’uso di detersivi. Esempio: un anno di utilizzo del bucato Talybe al posto dei detersivi tradizionali in Italia consentirebbe di risparmiare oltre 60km cubi di acqua = una volta e mezzo il Lago di Garda. E parliamo solo del bucato!
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Proteggiamo l’ambiente con un efficace sistema di distribuzione: meglio il riuso del riciclo! Alla classica modalità della vendita del flacone “usa e getta” (oggi “usa e ricicla”…), si è venuta affiancando, negli ultimi anni, la modalità di gestione del prodotto sfuso, che prevede il riempimento, da una tanica generalmente abbastanza capiente (10 o 20 Kg), di flaconi che vengono riutilizzanti più volte per la stessa funzione. In questo caso si favorisce il riuso anziché il riciclo (cioè lo smaltimento nella plastica e la nuova fusione del materiale per rigenerare la plastica), ed è un bene, perché il riuso è sempre meno impattante ed energeticamente più conveniente di ogni forma di riciclo. Ovviamente, anche nel caso dei contenitori più grandi, vale a dire le taniche da 10 o 20 Kg utilizzate per la ricarica, il discorso non cambia, ed il riuso è decisamente più conveniente per l’ambiente, indipendentemente dal materiale di cui essi sono composti (solo plastica, oppure disgiunto sacca plastica e contenitore in cartone).
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Abbiamo quindi scelto questo metodo perché evita i costi economici ed energetici elevati del riciclo della plastica. Lo possiamo affermare e dimostrare grazie ad uno specifico studio di impatto ambientale realizzato da una società specializzata e certificata in calcolo dei costi energetici dei cicli di produzione, la quale ha comparato il sistema
(detto “solo riuso”, è il tipo “C” dello schema qui
sotto riportato, vendo il prodotto sfuso al cliente e riutilizzo la tanica della ricarica) con altre due modalità: • di tipo “classico” solo riciclo detto A; ossia vendo il flacone pieno, il cliente lo getta vuoto nella plastica e ne ricompra uno pieno; • di tipo “misto” riuso più riciclo detto B; cioè vendo il prodotto sfuso al cliente, poi getto il contenitore di ricarica - cartone esterno + sacca di plastica interna - nella plastica e nella carta/ cartone, se i materiali sono differenti.
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Riportiamo gli schemi dei costi energetici delle varie operazioni richieste dal riciclo nel sistema classico A e nel sistema misto B e dal semplice riuso, sistema C. Le frecce colorate in rosso indicano i costi energetici, e sono tanto più grandi e larghe quanto più forti sono quest’ultimi. Nei due sistemi del riciclo (figure 2 e 3: vendita di soli flaconi, senza lo sfuso; flaconi + sfuso, ma senza riuso delle sacche di plastica, che vengono gettate via e, quindi, rifuse), l’impatto energetico è decisamente più elevato del sistema del riuso, in quanto il riciclo prevede lo smaltimento della plastica e la fusione di quest’ultima, e occorre continuare a produrre nuova plastica per produrre le sacche. Anche il recipiente rigido in cartone, comunque, è un materiale che deve essere smaltito come rifiuto.
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Costi energetici nel caso del semplice riciclo (vendita dei soli flaconi).
Sistema A L’assemblaggio del sistema di confezionamento e distribuzione A (flacone da 1 litro a perdere) si compone dei seguenti elementi:
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Granulo di HDPE vergine Granulo di PP vergine Cartone composto da materiale riciclato Pallet Soffiaggio del flacone Stampaggio a iniezione del tappo Trasporto del prodotto finito da riempitore a centro di distribuzione Trasporto del prodotto finito da centro di distribuzione a punto vendita
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Costi energetici nel caso dello sfuso e smaltimento delle sacche di plastica e dei contenitori in cartone
Sistema B
• L’assemblaggio del sistema di confezionamento e distribuzione B si compone dei seguenti elementi: • Granulo di LDPE vergine (relativo alle sacche) • Granulo di PET vergine (relativo alle sacche) • Granulo di PP vergine (relativo ai tappi) • Cartone composto da materiale riciclato • Pallet • Estrusione del film plastico (relativo alla sacche) • Termoformatura calandrizzata (relativo alle sacche) • Stampaggio a iniezione dei tappi delle sacche • Trasporto del prodotto finito da riempitore a centro di distribuzione • Trasporto del prodotto finito da centro di distribuzione a punto vendita
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Costi energetici nel caso dello sfuso riuso dei contenitori (taniche erogatrici), senza smaltimento rifiuti.
Sistema C
• L’assemblaggio del sistema di confezionamento e distribuzione C (tanica da 20 litri riutilizzabile 115 volte) si compone dei seguenti elementi: • Granulo di HDPE vergine (relativo alla tanica da 20 litri) • Granulo di PP vergine (relativo al tappo della tanica da 20 litri) • Pallet • Granulo di HDPE vergine (relativo al flacone usato dal consumatore in punto vendita) • Granulo di PP vergine (relativo al tappo del flacone usato dal consumatore in punto vendita) • Soffiaggio della tanica • Stampaggio a iniezione del tappo • Soffiaggio del flacone usato dal consumatore in punto vendita
• Stampaggio a iniezione del tappo del flacone usato dal consumatore in punto vendita • Trasporto del prodotto finito da riempitore a centro di distribuzione • Trasporto del prodotto finito da centro di distribuzione a punto vendita • Trasporto della tanica vuota a riempitore dopo il suo utilizzo • Lavaggio della tanica Il processo di lavaggio della tanica si compone dei seguenti elementi: • Acqua • Perossido d’idrogeno al 50% • Elettricità a basso voltaggio (relativo alle pompe dosatrici degli agenti pulenti)
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Nel caso del riuso (Sistema C) nessun rifiuto viene prodotto, in quanto le taniche vengono rimesse continuamente in circolo, e il costo energetico dovuto al trasporto delle taniche della ricarica per la pulizia e sanificazione è significativamente più basso di quello richiesto per il riciclo della plastica e la rigenerazione di nuova. Traduciamo questi passaggi in costi. L’emissione di Kg di anidride carbonica equivalente nei tre casi è: A) 503,72 Kg di CO2 equivalente per 1000 litri di prodotto detergente confezionato, nel caso della distribuzione secondo il tipo “classico” (tipo A: riciclo di tutti i flaconi, senza distribuzione dello sfuso); B) 368,00 Kg di CO2 equivalente per 1000 litri di prodotto detergente confezionato, nel caso del riciclo “misto” dei soli contenitori utilizzati per il ricarico (tipo B: involucro esterno in cartone e sacca interna in plastica); C) 280,15 Kg di CO2 equivalente per 1000 litri di prodotto detergente confezionato, nel sistema C (solo riuso), come quello previsto per i detersivi Talybe. 20
Illustrazione proporzionata delle emissione Co2 equivalenti dei 3 sistemi comparati, con riportato sotto i relativi dati in valore assoluto
A)
503,72
B)
C)
368,00
280,15
Nel terzo caso abbiamo un risparmio di circa il 44% rispetto al sistema tradizionale e del 26% rispetto al sistema “misto� (vendita sfuso + riciclo sacca). 21
Se vogliamo tradurre questi numeri e percentuali in una pratica quotidiana come il lavaggio in lavatrice, dedurremo che: il sistema del riuso consente di far funzionare una lavatrice da 2KW per circa 172 ore in più rispetto al sistema A e circa 75 ore in più rispetto al sistema B. Il terzo sistema (solo riuso) permette quindi di effettuare: circa 115 lavaggi in più del sistema A (riciclo dei flaconi); circa 50 lavaggi in più del sistema B (sfuso e smaltimento dei contenitori utilizzati per la ricarica). Il riuso dimostra di essere il sistema che permette di risparmiare di più con performance decisamente migliori nei confronti dei primi due sistemi. Ecco perché abbiamo scelto il riuso!
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