L'INFORMASCUOLA N. 2

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G I U G N O

N. 2

2004

A N N O

IL GIORNALINO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO “

“ DI MODICA


L

a

redazione

”informascuola” ringrazia tutti coloro che hanno collaborato, Alunni e Insegnanti, alla stesura degli articoli. Si ringraziano, in modo particolare gli Sponsor, che con il loro contributo hanno permesso al giornalino di presentarsi ai lettori con una veste editoriale e grafica di un certo rilievo. Si ringraziano, altresì, il Dirigente Scolastico, il Direttore Amministrativo, il Presidente, i componenti del Consiglio d’Istituto e tutto il Personale della Scuola, che si sono attivati ciascuno per le loro competenze, per il conseguimento degli obiettivi prefissati per il “laboratorio gior-

nalino d’istituto” d’istituto”.

SOMMARIO

dell’

Scuola sicura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La redazione domanda Piero Torchi risponde. . . Personaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Favarotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il patrimonio dell’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cannizzara: Alla scoperta del territorio . . . . . . . . La Scuola adotta un monumento . . . . . . . . . . . . L’arte sì ma al posto giusto . . . . . . . . . . . . . . . . . Modica città telesorvegliata . . . . . . . . . . . . . . . . Due patroni e una città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Visita guidata a Modica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dal grano alla farina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dal grano al pane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il carnevale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Uomo. Rispetta l’ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . I diritti dei bambini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il lavoro minorile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pubblicità. È vero progresso? . . . . . . . . . . . . . . . Portatori di Pace o continuatori di torture? . . . . . Gli anziani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Parole di Pace e libertà. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La scuola in cucina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il gelato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A scuola di giardinaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scuola media superiore…..una scelta difficile . . Latino lingua viva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cum grano salis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Una scuola avveniristica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lo strizzacervelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I dati del nostro istituto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le soluzioni dei giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Pag. 3 Pag. 4 Pag. 6 Pag. 8 Pag. 10 Pag. 12 Pag. 14 Pag. 16 Pag. 18 Pag. 18 Pag. 19 Pag. 20 Pag. 22 Pag. 24 Pag. 25 Pag. 26 Pag. 26 Pag. 27 Pag. 27 Pag. 28 Pag. 29 Pag. 30 Pag. 31 Pag. 32 Pag. 33 Pag. 34 Pag. 35 Pag. 36 Pag. 37 Pag. 38 Pag. 39

Buone vacanze

LA REDAZIONE: Il Direttore Responsabile: Dirigente Scolastico prof. Carlo Amoroso Coordinatori di Redazione Prof. Maria Cicero Prof. Paola Guccione

Prof. Matteo Rizza

Prof. Giovanni Roccasalvo

Redattori Plesso Centrale

Plesso Cannizzara

Classe I A: Cavallo Lorenzo, Covato Antonino, Maltese Rosario, Modica Giovanni, Poidomani Andrea, Poidomani Stefano Palazzolo Antonino Classe III A: Blandino Roberta Incatasciato Gabriele Lucifora Graziana Occhipinti Elvira Puglisi Ludovica Puglisi Valentina Di Raimondo Salvatore

Classe I C : Giunta Alberto, Frasca Rosario, Denaro Angelo, Stracquadanio Luciana, Di Rosa Gloria, Muriana Andrea, Pitino Graziano Classe II C : Zocco Ignazio Classe III C : Adamo Salvatore, Bramanti Antonio, Carpenzano Vincenzo, Carpenzano Valeria, Gennuso Giorgio, Zocco Ignazio

Progetto Grafico e Impaginazione Prof. Rizza Matteo Prof. Roccasalvo Giovanni

Alunni:

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Di Raimondo Salvatore Incatasciato Gabriele


L

a sicurezza nei luoghi di lavoro è l'obiettivo della normativa relativa ( D. L.vo 626/94 ) che vuole creare un nuovo modo di pensare e promuovere la cultura della sicurezza e della sua gestione integrata e condivisa. In questo senso rivestono una grande importanza nell'organizzazione e nella gestione della sicurezza gli aspetti relativi alla comunicazione, all'informazione, alla formazione e alla consultazione dei lavoratori stessi. I tratti generali in materia di prevenzione e protezione del lavoro sono definiti, sia nella Costituzione ( articoli 32, 33, 45), sia dal Codice Civile, sia nello Statuto dei lavoratori ( DPR 300/56, mentre il D. L.vo 277/91 adegua la normativa alla direttiva della Comunità Economica Europea. Infine il D. L.vo 626/94 integrato dal D. L.vo 242/96 istituisce, in ambito lavorativo, un sistema di gestione permanente ed organico al fine di individuare, ridurre e controllare costantemente i fattori di rischio per la salute e la sicurezza dei

lavoratori in tutti i luoghi di lavoro e quindi anche nella scuole. Fa, inoltre, obbligo al Dirigente scolastico, individuato dal D.M. 292/96 come datore di lavoro, di elaborare un documento sulla valutazione dei rischi, l'individuazione di misure di prevenzione e protezione dai rischi e di garantire così che l'attività sia svolta in luoghi idonei dal punto di vista igienico e, strutturati, tenendo conto di eventuali portatori di handicap. Il Dirigente scolastico deve quindi programmare e disporre la destinazione di risorse economiche, umane ed organizzative necessarie per l'applicazione delle misure generali di sicurezza previste dalla legge, di verificarne lo stato di attuazione e di vigilare sull'osservanza degli adempimenti da essa prescritti e predisporre un intervento attivo, responsabile ed integrato di tutto il personale scolastico alla gestione della sicurezza. Il Capo d'Istituto elabora, in collaborazione con il servizio di prevenzione e protezione, un documento contenente una relazione sulla va-

lutazione dei rischi per la sicurezza e la salute nello svolgimento del lavoro, i criteri adottati per la sua definizione, l'individuazione e la descrizione delle misure di prevenzione e protezione ed il programma per la loro attuazione. Inoltre, almeno una volta l'anno, indice una riunione cui partecipano: il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, il Dirigente scolastico o un suo delegato per analizzare e discutere il documento di valutazione rischi, l'idoneità dei mezzi di protezione individuale ed i programmi di formazione/informazione dei lavoratori che devono essere informati circa le misure predisposte ed i comportamenti da adottare in caso di pericolo, ma hanno anche l'obbligo di partecipare alle iniziative di addestramento e formazione e di cooperare con gli incaricati della gestione delle emergenze. Il Dirigente Scolastico Dott. Carlo Amoroso

PLANIMETRIE DEI LOCALI DEL PLESSO CENTRALE DELL’ISTITUTO CARLO AMORE DI FRIGINTINI CON EVIDENZIATE LE VIE DI FUGA E LE ZONE DI RACCOLTA

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er la poca disponibilità di spazio, non è stato possibile pubblicare sul numero precedente tutta l’intervista al Sindaco Piero Torchi e, come anticipato, qui di seguito pubblichiamo la seconda parte. (la redazione di Frigintini)

Signor Sindaco, nella nostra scuola ci sono delle sezioni a tempo prolungato per cui noi ragazzi utilizziamo i servizi come la mensa e i trasporti che spesso sono inadeguati. Ad esempio il servizio mensa inizia sempre ad anno scolastico inoltrato, non sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale si adoperasse anzitempo? Hai detto una cosa giustissima, io sono d’accordo con te quando dici che il servizio dei trasporti è inadeguato mentre per quanto riguarda il servizio mensa il ritardo non dipende da me, ma spesso dipende dalle scuole che fin quando non hanno contezza di chi sceglie il tempo prolungato non possono trasmettere i dati sul numero dei pasti da servire, e finché il Comune non ha questi dati non può indire la relativa gara.

Sul trasporto oggi la situazione è migliorata complessivamente perché abbiamo affiancato al trasporto con il pulmino di proprietà del Comune, anche una cooperativa che con mezzi propri sta lavorando.Considera che noi operiamo con pulmini che risalgono alla metà degli anni ‘70 e quindi hanno abbondantemente l’età dei vostri papà, neanche vostra, capirete che certamente non si può svolgere un servizio adeguato in queste condizioni. Stiamo lavorando, man mano si andrà a costituire la società mista che dovrebbe in via privatistica effettuare il servizio.Questo ci consentirebbe anche grazie ai finanziamenti possibili da ottenere di rinnovare il parco degli automezzi e si godrebbe di un servizio più vasto.

L’aula consiliare. Gli alunni attendono il Sindaco per l’intervista

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L’anno scorso abbiamo organizzato il progetto della raccolta differenziata in classe; tuttavia nonostante la sensibilità della sua amministrazione verso le problematiche ambientali, spesso abbiamo trovato i contenitori per il vetro, per la carta, per la plastica, e per le lattine stracolmi e quindi abbiamo interrotto l’attività. Quali sono le motivazioni di questo disservizio? Ti do un dato: il Comune che in Italia ha un maggiore livello di raccolta differenziata è in provincia di Bergamo; ha un livello di raccolta differenziata del 60% ed ha iniziato la raccolta differenziata 40 anni fa.Ti do questo dato per capire come la cultura della raccolta differenziata è una cultura che è difficilissima da inculcare nella mentalità dei cittadini. Stiamo continuando con la pubblicizzazione. Ci sono dei manifesti con i quali abbiamo avviato una nuova iniziativa sulla raccolta diversificata e sulla pulizia delle strade, dei luoghi scolastici e di quant’altro anche con la distribuzione di quadernoni dove ci sono dei disegni di Walt Disney fatti dai vostri coetanei. Verrete coinvolti come siete stati coinvolti l’anno scorso, proprio perché vogliamo insistere sulla promozione. Il problema dei contenitori è che questa mancanza di cultura comporta che i cittadini, e io stesso prendo come cittadino la mia responsabilità, utilizzano i contenitori per la raccolta differenziata che sono tarati per essere svuotati ogni 4 giorni mettendo all’interno non solo il vetro ma immondizia normale, quando magari trova saturo l’altro contenitore; per cui il servizio, calendato secondo un metodo scientifico (svuotamento dei contenitori ogni 4 giorni, tenendo presen-


te di quanta produzione di rifiuti differenziati può fare Frigintini in un anno) viene vanificato. In sintesi il disservizio è dovuto all’uso non corretto dei contenitori. Abbiamo notato che a Frigintini si stanno costruendo molti palazzi che stanno sconvolgendo il paesaggio tipico della Frazione.E’ un difetto del piano regolatore o altro? Forse sarebbe stato esteticamente più valido mantenere lo Skiline di Frigintini, ma gli imprenditori e gli operatori commerciali hanno preferito investire nella costruzione di condomini, data l’alta richiesta di locali abitativi e commerciali anche da parte di persone provenienti dalla vicina Modica. Io stesso non esiterei a trasferirmi a Frigintini, perché ritengo che oggi, grazie ai collegamenti viari che ci sono (nuovo viadotto), lo spostamento comporta un tempo equivalente per andare da Modica Alta a Modica Sorda, perciò credo che oggi possa essere affrontato questo trasferimento da parte di chiunque. Tra l’altro abbiamo anche risolto un problema con

l’AST per le corse serali che consentono anche per chi non ha la macchina di poter comunque venire e andare in centro città. Vivendo nella nostra frazione abbiamo notato alcune anomalie che riguardano le strade: - mancano i marciapiedi , - non viene regolarmente effettuata la scerbatura dei margini stradali, - mancano i dossi artificiali per rallentare la velocità dei veicoli nelle strade principali. Queste carenze mettono in grave pericolo l’incolumità delle persone. Come pensa di risolvere questi problemi? Non penso di risolverli. Nel senso che la risoluzione prevedrebbe che tutto fosse in regola, e questo può accadere nelle città che hanno le dimensioni giuste per ospitare i cittadini che la abiteranno. Io mi trovo a governare una città il cui territorio è il sesto in tutta la Sicilia, infatti se togliamo Palermo, Catania, Messina, Siracusa e Trapani resta il più grande. Capite che è impossibile, non essendo un capoluogo di pro-

vincia, e quindi non avendo finanziamenti adeguati, gestire un territorio così vasto che si estende, ricordate, da Rosolini a Noto, da Ragusa a Giarratana, da Scicli a Pozzallo sino ad Ispica. Ci sono, poi situazioni assurde, una di questi è Frigintini. Voi sapete, ad esempio, che dove c’è il ristorante “Il Valentino” è territorio comunale di Ragusa; San Giacomo, ad esempio, ha una distanza di oltre 45 km rispetto a Marina di Modica, distanze che ci possono essere da provincia a provincia. Dico questo perché, in ogni frazione ci sono le strade, in ogni strada ci vorrebbe il marciapiede e l’illuminazione e quindi costi bestiali! Tu hai detto anche che alcune strade principali avrebbero bisogno di dossi, ma la legge ci dice che le strade principali sono anche vie di Emergenza e quindi i dossi potrebbero rivelarsi ostacoli per i veicoli di soccorso. Avevamo pensato di usare le “bande sonore” ma siccome non vengono rispettati perdono la loro utilità e disturbano i centri abitati per cui non sono state posizionate.

COMUNE DI MODICA GIUNTA DEI RAGAZZI:

DELEGA ALLE PROBLEMATICHE SCOLASTICHE

M

i chiamo Ludovica Puglisi, ho 13 anni e frequento l’ Istituto Comprensivo “Carlo Amore” di Frigintini. Ho avuto l’onore di essere stata designata come assessore nella giunta comunale dei ragazzi presieduta dal Sindaco Chiara Russo. Dopo le varie riunioni fatte col Sindaco baby per parlare della nostra personalità, delle nostre aspettative e dei nostri progetti, mi è stata assegnata la delega riguardante le problematiche scolastiche. Devo dire che sono molto felice di aver ricevuto tale delega, perché rispecchia pienamente i miei interessi, dato che sento molto vicine le problematiche inerenti alla scuola. Sono contenta dell’opportunità che mi è stata data al fine di presentare al consiglio comunale e alla giunta, come al Sindaco, le difficoltà che i ragazzi incontrano nell’ambito della propria scuola sia per mancanza di strutture adeguate sia per carenze logistiche e di far in modo che vengano risolte per quanto è possibile. Ho in mente una scuola che dia la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità attraverso attività di laboratorio, attraverso attività in spazi attrezzati, vorrei una scuola che fosse allo stesso tempo palestra di vita, ma anche un ambiente pieno di gioia, di serenità, in cui si possano svolgere le varie attività tenendo conto dell’età di coloro che la frequentano. Spero di compiere il mio lavoro con scrupolo, coscienza e spirito di abnegazione e spero che anche ognuno degli assessori designati lo faccia per avere finalmente la nostra Modica a misura di ragazzi.

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PERSONAGGI

CARMELO OTTAVIANO FRIGINTINI HA DEDICATO AL FILOSOFO MODICANO LA SUA PIAZZA PIÙ BELLA UNA RICERCA DELLA II A DEL PLESSO CENTRALE

M

olto spesso, aspettando il pulmino scolastico, leggiamo “Piazza Carmelo Ottaviano (1906-1980)”; e altrettanto spesso,tra noi compagni, ci siamo chiesti chi fosse questo personaggio. Così, abbiamo domandato ai nostri Professori di Sostegno e di Lettere, che ci guidano nel progetto “Giornalino”, ed essi, portandoci del materiale, ci hanno fatto svolgere prima una ricerca sul personaggio e poi ci hanno fatto redigere un articolo. Il Prof. Carmelo Ottaviano, uno dei più alti filosofi italiani, nacque da una delle migliori famiglie, a Modica, nel 1906. Fu avviato agli studi classici, che egli intraprese con ardore, portato come era alla speculazione filosofica. Frequentò il Ginnasio-Liceo “Tommaso Campailla” di Modica negli anni in cui Modica era un faro di cultura ed un apprezzato centro di vita intellettuale. In questo mondo di ceppo greco- latino con immissioni normanne e significative zebrature arabe, si formò il nostro Carmelo Ottaviano, che, ancora studente degli ultimi anni di Liceo,si cimentò in svariate dispute pubbliche e tenne numerose conferenze, lottando, lui, cattolico convinto e forte credente, il dilagante ateismo del primo dopoguerra.. L’8 Novembre del 1927 conseguì la laurea in Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, con pieni voti e la lode. Giovanissimo e primo in tutta Italia, fu vincitore nel concorso ministeriale di “Filosofia, Storia ed Economia politica” per Cattedre di Liceo, nel 1930. Destinato prima al Liceo Classico “Visconti” di Roma, scrisse molti saggi ed opere rilevanti, quali

“Metafisica”(una fusione ed uno sviluppo delle idee di tre dei più grandi filosofi dell’umanità: Aristotele, S. Tommaso e Leibniz) e sempre in quegli anni fondò la rivista di studi filosofici <<SOFIA>> (=Filosofia). Dal 1934 al 1938 fu comandato dal Ministero dell’Educazione Nazionale a prestare servizio presso la Regia Accademia d’Italia per ricerche di Filosofia e Teologia. Vinse anche nel 1936 la cattedra di “ Storia della Filosofia” presso l’Università di Messina e sempre nel medesimo anno fu titolare, per la stessa disciplina, presso la Facoltà di Magistero della Regia Università di Cagliari, dove insegnò fino al 1942 e dove fu nominato Preside effettivo della Facoltà stessa. Fu poi trasferito, nello stesso anno, alla cattedra di “Storia della Filosofia” presso la facoltà di Lettere della prestigiosa Università di Napoli. In quegli anni il Gentile pontificava da Ministro di Mussolini, la famosa riforma scolastica e Ottaviano non solo non gli diede peso, ma scrisse la “ Critica dell’Idealismo”, colpendolo fortemente e colpendo con lui anche il dittatore,antifascista qual era. Purtroppo non ebbe aiuto o appoggio alcuno dai cattolici, tutti paurosi e gentiliani e fu osteggiato duramente da molti uomini di cultura. Benedetto Croce, ad esempio, dapprima ammirò molto il coraggio del Prof. C. Ottaviano, nella lotta contro il Gentile, che, in pieno regime fascista, significava lotta contro Mussolini, ma poi gli si schierò contro, in quanto l’ Ottaviano , nella sua “ Critica dell’Idealismo”, aveva usato nei suoi confronti parole non molto lusinghiere. Gli anni passavano, la terribile II Guerra mondiale volgeva

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RITRATTO DI CARMELO OTTAVIANO

al termine,e, oltre alle infinite miserie comuni a tutti, cagionò all’Ottaviano la perdita, nel 1943, della cattedra di Napoli, date le denunce contro di lui agli Americani ed agli Alleati, del Croce e dell’Omodeo di militante fascista, proprio al contrario della denuncia precedente del Gentile di antifascista, che almeno rispondeva al vero. Ottaviano, ormai privo anche di stipendio, fu convocato come reo davanti alla Commissione di epurazione e sottoposto a processo. Per fortuna Dio lo assistette, e gli Americani svolsero un corretto procedimento giudiziario da cui l’Ottaviano fu dichiarato totalmente innocente, ed assolto. Così questo grande filosofo, dopo indicibili privazioni, frustranti e mortificanti umiliazioni, e sofferenze di ogni tipo, veniva di nuovo ripristinato all’Università di Catania, dove tenne la cattedra fino al collocamento a riposo, nel 1977 .Dal 1954 al 1963 fu anche Rettore presso il Magistero di Catania. Un fatto è certo: nessun modicano “bene”, nessun cattolico come lui, mosse un dito in suo favore, mentre invece, pur essendo di idee diametralmente opposte alle sue, moltissimi di sinistra, che lui chiamava infatti <<galantuomini>> lo appoggiarono, lo difesero e lo aiutarono, riconoscendone l’intrinseco valore. Carmelo Ottaviano, filosofo che visse con assoluta convinzione e intensamente nell’orizzonte della rivelazione cristiana, aveva avuto la colpa di essere stato sempre coerente allo storico progetto salvifico di Dio, in cui egli credeva profondamente.


TOMMASO CAMPAILLA UN

GENIO

MODICANO

T

anti sono i modicani che hanno reso culturalmente ricca Modica. Impossibile ricordarli tutti, ma di alcuni non si può tacere. T. Campailla è uno di questi. Egli fu un poeta, filosofo, scienziato, un vero e proprio genio. Nacque a Modica il 7 aprile 1668, figlio di Antonio e Andreanna Giardina. All’ età di 16 anni cominciò a frequentare la scuola dei Gesuiti, presente in città. Proseguì gli studi all’Università di Catania, dove, pur frequentando i corsi di diritto, mostrò una particolare predilezione per la medicina, le scienze naturali, la filosofia, le lettere.Nel 1709 scrisse i primi 6 canti del poema filosofico “L’ ADAMO, OVVERO IL MONDO CREATO”, dedicato successivamente nella sua stesura completa (20 canti), a Carlo VI d’Austria imperatore e re di Sicilia. All’ inizio del settecento, la sua fama si diffuse talmente in Europa,

che il filosofo Gorge Berkeley volle conoscerlo e, poiché il Campailla non si muoveva mai dalla sua Modica, nel 1718, venne a trovarlo fin qui. Pur non essendo medico, riuscì a diffondere nel territorio della Contea la passione per gli studi di medicina. Di lui si ricorda-

no le famose “BOTTI”, delle stufe mercuriali con all’interno uno sgabello sul quale veniva fatto sedere il paziente in attesa della cura. Quest’ ultima consisteva nel versare in un braciere che si trovava pure all’interno della stufa, la dose di cinabro, i cui vapori erano poi assorbiti dal corpo del paziente in piena sudorazione. Si trattava di una cura contro la sifilide, ritenuta il male del secolo, ma serviva anche per guarire dai reumatismi e in genere da qualunque forma di artrosi.Le “ botti”, inutilmente imitate da tanti e costruite in un legno del quale nessuno capirà mai la natura, funzioneranno fino alla scoperta della penicillina. A Modica si può visitare IL MUSEO CAMPAILLA, composto da poche stanze in cui sono esposte le sue opere. T. Campailla morì a Modica il 6 febbraio 1740. Il suo corpo è seppellito sotto l’ altare maggiore del Duomo di S.Giorgio, mentre una lapide in suo ricordo si trova all’ ingresso principale della suddetta chiesa (a sinistra). Gli alunni della 2 C

RAFFAELE POIDOMANI UN ILLUSTRE SCONOSCIUTO

U

n altro modicano che sinceramente fino ad oggi non conoscevamo, è Raffaele Posdomani.Egli nacque a Modica, da una nobile famiglia, il 13 settembre 1912. Dopo la maturità classica conseguita da esterno presso il Liceo Classico “Campailla” di Modica e una frequenza alla facoltà di medicina di Bologna, si laureò in legge a Catania nel 1939.In quell’anno pubblicò la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Io pellegrino di sogni”. Si occupò anche di giornalismo e fu attivo in politica. Alla fine della guerra, che lo vide soldato sul fronte greco e quello jugoslavo, sarà fra i partigiani delle Marche. Nel dopoguerra si dedicò ancora al giornalismo cominciando a scrivere articoli in diversi giornali dell’epoca. Nel 1949 sul quotidiano milanese

“L’Umanità” uscì il suo lungo racconto dal titolo “Fossili”. Negli anni 50 conobbe Federica Dolcetti, affermata pianista che diventerà sua compagna di vita e moglie. Il successo come scrittore arrivò nel 1954 con Carrubbe e cavalieri, il suo capolavoro. Altri libri importanti sono: Catania giorno e notte, La peste a Modica nel 1626, Tempo di scirocco (1971). Una curiosità: all’età di 16 anni, quando frequentava il ginnasio, scrisse un poemetto dal titolo “Nell’Olimpo liceale” nel quale mise in ridicolo professori e preside della sua scuola. Questo libretto fece il giro di Modica suscitando scandali e pettegolezzi e il giovane Raffaele Posdomani venne espulso da tutti i licei del Regno per indisciplina, sostenendo in seguito gli esami di maturità da privatista. Morì a Modi-

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LE COPERTINE DI ALCUNI LIBRI SCRITTI DAL POIDOMANI

Gli alunni della 2 C


F

avarotta è un sito archeologico che si trova al confine tra il territorio del comune di Modica (RG) e quello di Rosolini. (SR) Si trova all’altezza del ponte prima della chiesa di Cozzo Rose; proprio sul ponte c’è un cartello che indica il confine delle due province: Ragusa – Siracusa. Si chiama Favarotta, nome che forse deriva dall’arabo e significa:”Testa d’acqua o Sorgente”. Favarotta è un sito poco conosciuto, perché non si sono trovati dei reperti che ci permettano di potere datare con sicurezza l’epoca della frequentazione del sito. Per la sua posizione geografica, per la ricchezza d’acqua e per la presenza di

FAVAROTTA: XV — XIV Secolo a.C.— Necropoli

molta selvaggina, questa zona è stata scelta come luogo

FAVAROTTA: XV — XIV Secolo a.C.— Le grotte di abitazione

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di abitazione,forse anche, dai Siculi. Entrando dalla stradina, ci sono le grotte di abitazione, esse sono piccole, perché gli uomini primitivi erano bassi di statura, m. 1,50 circa. Le grotte sono situate in tre piani e rivolte verso Sud, sono scavate nella roccia di calcare tenero. A Favarotta abbiamo visto la “Necropoli”, la città dei morti. La Necropoli è formata da tante tombe che sono scavate nella roccia del fondovalle. Esistono due tipi di tombe: - Tombe più antiche. - Tombe più elaborate. Le tombe più antiche sono esposte a Sud, hanno l’apertura rettangolare e all’interno sono a forma di grotticella.


Secondo gli archeologici queste tombe sono state scavate verso il XV – XIV sec. a. C. Molte di queste tombe sono nascoste da rami, erba e rovi, noi ne abbiamo contato 18, ma forse ce ne potranno essere altre. Le tombe più elaborate sono esposte a Nord, scavate nel fianco della collina e sono disposte in tre piani. Anche queste erano ricoperte di rovi ed erbacce. Noi ne abbiamo contato 19, ma sicuramente ce ne saranno di più. Questa necropoli, secondo gli archeologici, è stata scavata nel XIV secolo. Le tombe venivano scavate dai Lapicida, per mezzo di percussori, e impiegavano tanto tempo. All’ingresso delle tombe ci sono delle scanalature, con esse chiudevano meglio le tombe, usando delle lastre di pietra. Dietro le lastre mettevano le offerte per i morti. Dentro una tomba venivano seppelliti più persone della stessa famiglia. I morti erano fatti essiccare al sole, piegati, legati e messi nelle tombe. In questa zona, la natura è rimasta quasi intatta, perché se l’acqua del fiume fosse au-

mentata, con il passare del tempo, le tombe si sarebbero rovinate. A Favarotta abbiamo visto il letto del fiume, però era asciutto, perché l’acqua è stata incanalata, nei tubi, per portarla a Rosolini. Nel letto del fiume c’erano tante pietre lisce, perché levigate dall’acqua; alcune le abbiamo raccolte per dipingerle; ai lati c’erano rami, erbe, rovi, muschio, cespugli e alberi che impedivano il passaggio. Il sito di Favarotta è un luogo

interessante, perché ci racconta “la storia del passato e dei nostri antenati. C’è dispiaciuto molto, vedere questo sito così abbandonato e forse poco conosciuto. Noi vorremmo che questo luogo venisse pulito, sistemato e salvaguardato, così potrebbe essere visitato da tanti turisti. Secondo noi, bisognerebbe apprezzare e rivalutare questo piccolo sito, perchè fa parte del nostro patrimonio archeologico e culturale.

FAVAROTTA: XV — XIV a. C — Fondovalle: letto del torrente

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I ragazzi del nostro Istituto hanno partecipato all’iniziativa “ Il Patrimonio dell’Italia” contribuendo così alla diffusione della difesa e della promozione dei beni culturali ed ambientali del nostro territorio.

“ Mura a siccu” “Furono gli Arabi che introdussero gli utilissimi e ingegnosi “bancales”, che altro non sono che i “mura a siccu”.

N

ell’844-845 dell’era cristiana, un condottiero saraceno, Fadhl-Ibn- Giafar, occupò le rocche di Mohak (o Motyca,Motuka, Mudiquah), città antichissima, che, essendo un importantissimo centro agricolo, come testimonia anche Idrisi, nel suo “Libro di Ruggero”, ospitò molte colonie arabe e berbere. Furono introdotti quindi i sistemi arabi di lavorazione dei campi e, tra l’altro, anche gli utilissimi ed ingegnosi “bancales”,cioè i “mura a siccu”, con cui si utilizzavano anche le striscioline di terra dei terrazzamenti e si dividevano, con maestria, le proprietà. I Modicani dovevano pagare agli Arabi vincitori due tipi di tasse: 1) la “gizyah”o “gezia”, per godere della tolleranza religiosa, che decadeva per chi si convertiva all’Islam; 2) la “Karag”, una tassa fondiaria, la quale fu adottata, col nome di “enfiteusi”, dagli Henriquez-Cabrera di Spagna, quando presero il governo della più vasta e potente Contea dell’Italia Meridionale, la “ Contea di Modica” (1480-1812), detta per la vastità e lo splendore: “Regnum in regno”. Con l’ “enfiteusi”, dovendo separare le coltivazioni dai pascoli e le varie piccole proprietà, i “mura a siccu” tornarono utilissimi. Si chiamano “a siccu” perché erano e sono muri tenuti insieme senza né calce né cemento, ma solo con un lavoro di paziente incastellatura dei tasselli di pietra che presentano tra di loro interstizi che, in caso di forti piogge, trattengono il

terreno, senza trasformarsi in dighe per l’acqua, che invece può defluire a valle. I “mura a siccu” prendevano il nome di “lenzi”, o “linzuddi”, quando sostenevano i terrazzamenti, di “mannaruna”, quando erano messi a protezione degli alberi, delle torri, delle “grotte artificiali” per gli armenti, e anche contornavano la casa agricola,come ancora si possono ammirare nella splendida campagna di Modica. Legati ai “mura a siccu” sono: il mestiere dei “mastri re mura” e dei “spitratura”. I “mura a siccu” hanno ispirato uno dei nostri più noti poeti dialettali modicani, Carmelo Assenza, di indiscussa sensibilità poetica, vincitore del “Premio VANN’ANTO’ 1981Federico Giannone 2 A Sc. Media

LE EDICOLE VOTIVE “I TRIBUNEDDE”

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e edicole votive si trovano lungo le strade provinciali o all’incrocio di vecchie trazzere di campagna. Le edicole sacre hanno radici in tempi lontani ed erano poste a guardie dei campi per indicare le distanze. Col passare del tempo vennero aggiunte raffigurazioni della divinità, a cui si rivolgeva una preghiera. I seguito la costruzione di queste cappellette fu legata a particolari situazioni storiche: infatti il periodo della loro massima fioritura risale al XVII o XVIII secolo, quando durante il Concilio di Trento la Chiesa sente il bisogno di affermare la propria potenza e testimoniare apertamente la

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presenza e la gloria di Dio. Ne sorsero tante di queste testimonianze della fede religiosa, sparse nelle campagne, nelle piazze, agli angoli delle strade e nelle vie delle città. Anche nel nostro territorio ne troviamo parecchie: alcune sono sormontate da una croce in pietra, altre da rozze croci in ferro, mentre alcune custodiscono all’interno delle statue in gesso verniciato e antiche immagini appena visibili. Altre ancora non portano alcuna immagine, in altre si nota una data, una piccola lapide per ricordare che vennero erette per devozione, per grazia ricevuta o in memoria di qualche congiunto. Poche sono quelle che si mantengono in ottimo stato: i vandali finora le hanno rispettate perché sono convinti che sotto la costruzione non ci sia alcun tesoro nascosto. La maggior parte si trovano in stato di abbandono, quasi sepolte da rovi, erbacce o in mezzo a rifiuti. Alcune sono state private delle immagini che fanno della figura nelle case dei collezionisti e in alcune di esse sono state istallate delle cassette postali. Eppure passando davanti a queste piccole edicole votive, anche se la memoria è svanita nel tempo, viene spontaneo deporre un fiore o rivolgere una preghiera, in quanto esse non sono costruzioni anonime, ma sono legate alla devozione popolare, testimonianza di eventi passati da cui ha preso avvio il nostro presente. Hanno, quindi un grande valore artistico, storico, ambientale, umano ed è doveroso da parte nostra conservare, custodire e tutelare questi beni culturali perché sono parte integrante della nostra esistenza. Classe 3 A Sc. Media

Tipica edicola votiva “tribunedda”

del territorio modicano


LE MASSERIE “si possono ammirare ancora oggi nelle nostre splendide contrade. Esse costituivano una volta il centro motore della vita rurale”

P

ur presentando contrasti di colore davvero unici tra i muri a secco, lo smeraldo dei carrubi, l’argento delle olive, l’azzurro del cielo e il marrone scuro della terra, il paesaggio delle nostre splendide contrade modicane non perde la sua semplicità contadina: i

prati si ammantano di bianco per merito del “sanacciuolo” e improvvise macchie di colore del rosso dei papaveri, o del giallo dei ranuncoli, spiccano, mentre i sempreverdi, secolari carrubi e gli olivi dalle foglie lanceolate, tra macchie di rosmarino, basilico, mentuccia e il profumatissimo gelsomino, si stagliano le spesse mura delle nostre “masserie” che si possono ammirare ancora oggi nelle campagne intorno alla nostra Modica. La “masseria” era il centro motore della vita rurale, ma anche una unità abitativa autosufficiente.Il cortile, o “bagghiu”, dove, in un angolo, sotto una tettoia si trova il “carrettu”, “u cippu”, su cui si tagliava la legna, “aratu”, i “quartara”, i “cruvedda”,è limitato da un quadrilatero di “mura a siccu”, che sembrano abbracciare e custodire il modesto edificio.Sul “bagghiu” danno, a destra, la “casa ra mannira”, locale rustico

dove c’era il forno , i fornelli con le pentole “sfunnati”, dove si preparava la ricotta e i formaggi; poi la stalla dove c’era qualche pecorella o capretta,il mulo o l’asinello e la mucca. A sinistra si apriva la “casa ri stari”, cioè l’abitazione vera e propria dei contadini che spesso era illuminata prima dalle lucerne ad olio e poi dai lumi a petrolio a “spaccafiamma” di rame, era semplice e disadorna ma con tutto il necessario. Si accedeva in un ingressocucina dove troneggiava a “buffetta” (tavolo), le sedie di “zammara”, un grosso mobile a cassetti sotto e a vetri sopra ed una grande cassapanca. Alle pareti quadri sacri e ritratti dei nonni o dei genitori defunti.Da lì si entrava, attraverso una semplice tenda,nella stanza da letto con letto matrimoniale con il materasso di paglia sostenuto da tavole poggianti su cavalletti di legno o di ferro, i “trispita”. Sopra il letto è sospesa la “naca a bientu”,una sacca di stoffa molto resistente sostenuta da due corde fissate alle pareti, nella quale dormivano e venivano cullati i bambini. Sopra la testata del letto un quadro religioso rappresentante la Sacra Famiglia, mentre alle pareti laterali pendevano il S.Cuore di Gesù, S.Giuseppe, il S.Cuore di Maria, S. Antonio e, in piccole angoliere, a parete, altri ritratti di familiari defunti coi lumini . Ai piedi del letto una cassapanca. Coperte da una tenda, in mensole ricavate nelle spesse pareti, cesti per la biancheria stirata,il ferro da stiro, in ferro, dal coperchio molto lavorato, autentica opera d’arte, a “munachedda”, u “scaffamanu”, a “bummula”, a “cannata”, u “lavamanu” con sotto una brocca analoga con l’acqua. La coperta, a “frazzata” (= trapunta), le

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lenzuola e il resto della biancheria venivano tessuti e cuciti in casa, nella “stanza ro travagghiu”, ambiente dominato da un monumentale “tilaru”. Adiacente a questa stanza c’era “u cammarinu”, un altro stanzino, chiuso da una tenda, che conteneva i servizi igienici, e, ricavato nel soffitto, “u sularu” in legno, a cui si accedeva con una scala a pioli. Tutto questo si può ammirare nelle sale del nostro Museo, in ricostruzione, a Modica, nell’edificio vicino al Santuario “Madonna delle Grazie”, il Palazzo dei Mercedari, un tempo, all’epoca della peste, lazzaretto. Sortino Andrea classe II A Scuola Media

LA TORRE NAPOLINO

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a torre Napolino si trova a Frigintini e attira l’attenzione per i merli che la guarniscono. È una villa dall’aspetto austero che forse era all’origine un edificio fortificato. Verso il 1850 al corpo principale ne vennero aggiunti altri due laterali. La casa padronale si affaccia su un cortile lastricato, circondato da stalle e magazzini. Nel corso del 1800 divenne la residenza estiva del barone Orazio Napolino e di suo fratello l’arcidiacono Enrico e il piano mobile venne diviso in due appartamenti. Il piano terra è costituito da stalle, magazzini e dalle abitazioni dei contadini che lavoravano l’appezzamento di terra che circondava la Torre. CLASSE 3 A MEDIA


Divisione del territorio di Cannizzara per quote altimetriche 12% 1

Collinare

2

Pianeggiante

88%

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l territorio di Cannizzara si trova nell’altopiano di Modica a 300 m sul livello del mare, dal quale dista circa 40 km. Il territorio è prevalentemente collinare per questo motivo è chiamato normalmente “costa” ed è solcato da molte cave: Cava Lazzaro e Cava d’Ispica, che sono zone archeologiche molto importanti, cava del “Ponte Abremi” e della Favarotta che una volta erano dei fiumi a carattere torrentizio, nei quali le nostre nonne lavavano i “robbi”. Il clima della nostra zona è mite, con estati aride e inverni non molto piovosi, la quantità di precipitazioni varia da anno in anno, così possono verificarsi siccità, come quelle degli anni: 2000, 2001, 2002. La nostra zona è ricca di specie vegetali tipiche della macchia mediterranea tra cui dominano il carrubo e l’olivo che bene si sono adattati alle siccità estive e caratterizzano il paesaggio della campagna modicana. Il carrubo non solo produce le carrube, ma su di esso cresce un curioso fungo di color giallo scuro, quasi arancione con delle sfumature rosa: “a funcia ri carrua”. Il carrubo è una pianta che, a causa della “modernizzazione” dell’agricoltura e dell’ignoranza sulle sue potenzialità alimentari e culturali, sta diventando sempre più rara, per questo il carrubo viene tutelato. L’olivo con le sue numerose varietà tra cui la verdesa, la cetrala, la moresca e la biancolilla, si può considerare la “regina“ delle piante arbo-

ree della campagna modicana. Negli ultimi anni la produzione di olio è stata sempre più valorizzata e riconosciuta a livello nazionale entrando a far parte degli olii D.O.P. ( Denominazione di Origine Protetta). Altre specie arboree tipiche presenti nel territorio sono il melograno, il bagolaro, il melocotogno, il mirto, il mandorlo, il noce, il leccio, la rove-

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rella, la palma nana ecc. Numerose sono anche le piante erbacee ed arbustive alcune delle quali commestibili: l’asparago, l’origano, la maiorana e “u sanacciulu” cioè il senape selvatico. Queste piante rappresentano quello che resta della antica flora selvatica, ormai quasi scomparsa, che cresceva in modo rigoglioso nei nostri terreni e che


oggi si può vedere solo nelle zone poco accessibili all’uomo come le “cave”. Nelle cave, inoltre, vive una ricca fauna selvatica costituita da numerose specie acquatiche (trota macrostigma), terrestri (coniglio selvatico, lepre, volpe, istrice, riccio, donnola ecc.) e aeree (pernici, poiana, merlo, corvo ecc.). Molti di questi animali selvatici corrono seri pericoli di estinzione nonostante le leggi che li tutelano, a causa della caccia di frodo e della trasformazione del territorio da parte dell’uomo. L’economia del territorio si basa soprattutto sull’agricoltura. Oltre alla produzione delle carrube e dell’olio, si produce grano, mais e altre foraggere. Ma è la zootecnia l’attività agricola principale. Essa consiste nell’allevamento di suini, ovini ma soprattutto bovini da carne e da latte. Numerose sono le razze

bovine allevate, ma le più diffuse sono la Modicana (a manto rosso), una razza locale, la Frisona italiana (pezzata bianca e nera) e la Brown (manto marrone) che si differenziano non solo dal colore ma dalla quantità e qualità del latte prodotto. Quasi assenti sono le attività di tipo industriale e del terziario. Nel territorio sono presenti solo frantoi per le olive, caseifici e mangimifici. Per l’assenza di attività industriali, la nostra zona è poco inquinata, e questo insieme alle produzioni agricole tipiche rappresenta la principale risorsa del nostro territorio. Rosario Frasca I C Cannizzara

A MACCITEDDA RA CARRUA CARRUA E da maccitedda ri carrua n’da du vignali tutta sula mai nuddu ca si ci ni pigghia cura. E ogni annu che ta carrueddi ammienzu e ramisteddi runi travagghiu, ma macari cocca soddu. Cara maccitedda, se sulu tu putissutu parrari sa quantu così canu succirutu navissita cuntari. E co ta fruttu quantu cosi si puonu fari sciroppu e macari miricinali. Che ta ruossi zucca e che ramisteddi u funnu putiemu fari pigghiari e tanticcia ri pani putiemu fari. Ma piccatu ca nuddu ciui sapi chieca su i macci ri carrui.

Rosario Frasca I C Cannizzara

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Sapori Modicani Uno dei prodotti che simboleggiano Modica è il cioccolato. Esso è stato importato dagli antichi abitanti del Messico, gli Aztechi: essi preparavano il cioccolato macinando i semi di cacao su una lastra di pietra, chiamata metate, cioè una pietra ricurva poggiata su dei basamenti fatti anch’essi di pietra. Questi semi venivano schiacciati con un martello di pietra. L’ottenuto veniva mescolato con spezie e poi di nuovo sfregato sul metate fino a quando il composto si induriva. Il cioccolato medicano ancora oggi non viene lavorato con metodi industriali ma artigianalmente. È per questo che conserva caratteristiche particolarmente pregiate: un gusto magro, aromatico ed un profumo inconfondibile. Il cioccolato, insieme al pane casereccio, la fava cottoia, il “tumazzo” ha ricevuto da poco la certificazione DECO: queste specialità vengono così fatte conoscere ad un pubblico più ampio, a livello nazionale. Un altro prodotto tipico della nostra zona è la carruba e i suoi derivati. La farina di carruba è un alimento nutriente, ha un buon contenuto di vitamine e di sali minerali ed è povero di grassi. Essa può essere utilizzata in sostituzione del cacao per la preparazione di dolci, infatti il suo sapore è simile al cioccolato. La farina di semi di carruba è anche utilizzata in campo farmaceutico. Lo sciroppo di carruba è un prodotto ottenuto dalla polpa del frutto, ricco di zuccheri naturali: è ottimo prima e dopo l’attività fisica perché ha un elevato valore energetico e da esso si ricava il “ karrubello”, un ottimo liquore. GIUSEPPE CAVALLO ALBERTO PITINO GIORGIO GIALLONGO FRANCESCO CAPPELLO Classe IID Cannizzara


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a nostra scuola, quest’anno, ha partecipato all’interessante iniziativa culturale promossa dall’amministrazione comunale: “ La scuola adotta un monumento”. Il monumento che ci è stato affidato è l’ ex asilo infantile “Regina Margherita” per cui abbiamo redatto un articolato programma operativo. Si è iniziato con l’esplicazione agli alunni delle varie definizioni e significati che il tipo di progetto conteneva. Successivamente si è passati alla fase operativa, che prevedeva fra l’altro un sopralluogo e la produzione di materiale promozionale e divulgativo. Abbiamo preparato la fase di rilievo dell’edificio, infatti, durante il sopralluogo gli alunni, organizzati in gruppi di lavoro, hanno rilevato fotograficamente l’intero edificio nelle sue varie articolazioni e hanno osservato lo stato generale del degrado esistente. Dopo una ricerca storica sull’edificio e servendoci delle abbondanti immagini fotografiche in nostro possesso, abbiamo realizzato un “pieghevole”. Notizie Storiche: L’edificio sorge a ridosso dell’antico Castello della pre-stigiosa Contea di Modica, ricadendo all’interno delle mura dell’originaria cittadella me-dievale. Di origine, quindi, del periodo Chiaramontano, fu ricostruito dopo il terremoto del 1693, conservando dell’antica fabbrica, i caratteristici “dammusi “, situati al piano terrano e che risultano collegati, attraverso segreti cunicoli, ai sotterranei del castello. Sul finire del secolo X I X, grazie alle donazioni di alcune famiglie modicane, alcuni locali dell’edificio vengono adibiti ad asilo caritatevole. In seguito questa Opera Pia, denominata “Asilo Reale Regina Margherita, viene affidata alle Suore che permangono nell’edificio per convenzione gratuita. L’istituto si adopera e profonde grande impegno nel campo dell’educazione dell’infanzia e della prima adolescenza e, negli anni, istituisce al suo interno anche una scuola di

musica e svolge attività di drammatizzazione. La prestigiosa attività educativa svolta nell’edifi-cio ha avuto fine con il recente trasferimento delle suore, nella nuo-

Giovanni Caruso - Disegno a china del sito

va sede di Contrada Treppiedi. Descrizione dell’edificio: L’edificio sorge sulla rupe del Castello e si articola su tre livelli di

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diversa ampiezza che sfociano su cortili, orti e giardini per una superficie complessiva di circa 3.000 metri quadri. Il complesso edilizio si articola in tre parti fondamentali: la zona scuola/convento, la chiesa e le aree scoperte. L’edificio strutturato in muratura tradizionale, rivela all’esterno diversi programmi costruttivi attuati nel tempo. La fabbrica infatti nei diversi alzati, non presenta prospetti compiuti in modo unitario e le varie partiture non risultano ordinate architettonicamente. Le finestrature dei tre livelli rispondono a logiche funzionali interne piuttosto che ad esigenze estetiche di facciata. Il piano terrano, per tre lati interrato e prospiciente sulla strada in discesa di Via Raccomandata, è costituito da una sequenza di caratteristici dammusi con copertura a botte ed a crociera e dalla chiesa edificata, però, nei primi decenni del ‘900. Il primo e il secondo piano, presentano un dedalo di ambienti di


diversa ampiezza disimpegnati da luminosi e lunghi corridoi che sfociano nei cortili o negli orti/giardini disposti su due differenti terrazzamenti. La soffittatura dei panoramici ambienti è quella tipica a volta, realizzata in canne e gesso, ed il tetto, a falde semplici, è realizzato con orditura in legno e manto di copertura in tegole tipiche siciliane. Il contesto urbanistico : Il luogo dove sorge l’ex Asilo Reale Regina Margherita è senza dubbio di grande interesse storico e culturale e, potenzialmente, costituisce un indiscutibile valore per lo sviluppo socio-economico del nostro territorio. L’edificio si trova ubicato, infatti, al centro delle

tre principali emergenze architettoniche della città di Modica: il Duomo di S. Giorgio, il Duomo di S. Pietro e il Castello. Una posizione centrale quindi, che pone gli spazi del nostro edificio all’attenzione di chi nella nostra città opera per lo sviluppo del turismo

PROSPETTO PRINCIPALE

PROSPETTO LATERALE

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culturale. Diversificate possono essere le ipotesi di riutilizzo di questi grandi contenitori che possono accogliere sia funzioni permanenti di tipo ricettivo/ alberghiero che spazi polivalenti al servizio delle iniziative socioculturali.


A cura di Monica Ruta e Zagara Serena II C t. p. della Scuola Media

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a qualche anno è diventata una moda molta diffusa tra i giovani disegnare murales e graffiti vari sui muri delle scuole, dei palazzi e di altri edifici soprattutto nel centro storico della nostra città. Si tratta di bei disegni fatti da giovani artisti con precisione, originalità e fantasia, ma non si trovano al posto giusto.Di questo problema si è occupato anche il sindaco di Modica, Piero Torchi, il quale ha disposto la copertura di alcuni graffiti e ha intensificato i controlli da parte dei vigili urbani al fine di impedire il ripetersi di questi episodi. Questi ragazzi non capiscono che i loro disegni danneggiano monumenti e

luoghi artistici di Modica che vanno invece rispettati e tutelati. Il sindaco, tempo fa, ha comunicato l’intenzione di realizzare un’officina culturale dove i giovani amanti di questo genere artistico possano trovare lo spazio giusto e legittimo per dar sfogo alla propria creatività. Trascurando le riflessioni e le polemiche su questo argomento, c’è da dire che questi disegni considerati da molti “pasticci” hanno una loro storia.Essi si dividono in diverse categorie (vedi articolo successivo). Ciò che viene prodotto è tutto frutto della fantasia dei cosiddetti “reppisti”, nome con il quale tali artisti vengono individuati.

Le facciate di alcuni palazzi di Modica “sporcati “ dai Graffitari L’informascuola pag. 16


Ma cosa rappresentano questi “murales”?

A

lcuni reppisti della classe IID di Cannizzara, questa volta, con la loro arte hanno “imbrattato” fogli anzichè i muri della città, realizzando i diversi tipi di graffiti. Le “puppet” (Fig. 1) sono figure che identificano i Writers, infatti ognuno di loro ne sceglie una, diversa da tutte le altre, e se ne appropria come una sorta di carta di identità. I “murales” (Fig. 2) possono riprodurre qualcosa o seguire la fantasia senza rappresentare nulla di preciso: in questo caso si legge la scritta “demone”. Le

“teg” (Fig. 3), invece, rappresentano le firme degli autori dei disegni. Gli “intrecciati” (Fig. 4) sono costituiti da linee intrecciate che si intersecano seguendo varie direzioni. Le “crio” (Fig. 5) rappresentano i nomi dei gruppi di reppisti che si differenziano dal tipo di abbigliamento che indossano (vestiti larghissimi; pantaloni a cavallo basso; magliette lunghe, larghe; giacche larghe con cappuccio ecc.). Tutte le opere vengono rigorosamente realizzate con bombolette spray.

Fig. 1– PUPPET (Francesco Cappello)

Fig. 2 - MURALES (Antonio Poidomani)

Fig. 3 - T E G (Marco Peluso)

Fig. 4 - INTRECCIATI (Giuseppe Cavallo)

Fig. 5 - C R I O

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Gloria Di Rosa & Luciana Stracquadanio 1C Cannizzara

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Una delle venti telecamere dislocate per la città

rima di Natale è stata attivata nella città di Modica la telesorveglianza. Si tratta di telecamere piazzate in alcune zone come il Polo Commerciale, Modica Alta e il Centro Storico. Questa iniziativa è stata voluta dal Comune di Modica in collaborazione con il Polo Commerciale che intende dare maggiore sicurezza ai cittadini. Le venti telecamere invieranno per via internet le immagini dei vari luoghi della città alla centrale di Ragusa dove la polizia deciderà se e come intervenire. Il materiale registrato viene tenuto per quarantotto ore, dopo viene distrutto.Grazie a queste telecamere Modica è diventata una

città telesorvegliata e quindi più sicura. Al giorno d’oggi quindi si può fare shopping più tranquillamente, infatti, queste telecamere rendono più sicuri i cittadini. Modica dà, così, un esempio di sicurezza ad altre città:negozi, bar, banche e strade più sicure.Molti automobilisti sono diventati più prudenti perché con le telecamere i vigili possono rintracciare l’auto, togliere punti dalla patente e far pagare multe salate.Secondo noi tale iniziativa è da una parte giusta perché permette di impedire atti di illegalità, ma nello stesso tempo, priva i cittadini della propria privacy.

A CURA DELLA 2 C CANNIZZARA

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uest’anno abbiamo svolto diversi lavori di ricerca aventi come scopo la conoscenza di autori modicani illustri, ma a noi sconosciuti, e di tradizioni locali che hanno piacevolmente arricchito la nostra cultura. E’ stata per noi una scoperta la notizia che Modica ha due patroni, S. Giorgio e S. Pietro, e che in passato tale fatto ha scatenato violenti contrasti tra i devoti dell’uno e dell’altro Santo. Andiamo con ordine. Un tempo era il popolo a scegliersi il proprio Patrono a cui affidava la propria sorte e quando questi non soddisfaceva le aspettative della gente ne veniva eletto un altro. A Modica questo accadde tante volte. Quando nel 1630 papa Urbano VIII proibì le elezioni dei patroni a furore di popolo, cominciarono i contrasti tra i devoti di San Giorgio e quelli di San Pietro perché entrambi volevano che patrono a Modica ce ne fosse uno solo. La situazione venne chiarita (si fa per dire) nel 1757 quando il re Carlo III conferì ai due patroni e quindi alle due Chiese gli stessi privilegi e la stessa dignità. Essendo due i patroni, due erano le feste patronali che si svolgevano in

giorni e mesi diversi: il 23 Aprile la festa di San Giorgio e il 29 Giugno quella di San Pietro. Due patroni, due feste patronali e quindi due classi di devoti nemici fra loro: i Giorgesi (detti anche Sangiorgiari) e i Petresi (detti anche Sampitresi o Tignusi). Tra le due parti c’era un odio violentissimo a tal punto che un Sangiurgiaro non poteva sposare una Sampitrara e viceversa .Nel 1856, pensate un po’, in occasione della festa di S. Pietro, mentre la Chiesa era illuminata con tanti ceri, ad un tratto un’ infinità di pipistrelli portati dai Sangiurgiari invase la Chiesa svolazzando sulle candele e spegnendole tutte. I Sampitrari non dimenticarono l’ affronto e l’anno seguente, per la festa di S. Giorgio, portarono via tutti i mortaretti pronti per dar luogo al tradizionale “Jocu fuocu”. Un tempo entrambe le feste duravano due giorni e presentavano particolari in parte differenti rispetto ad oggi. S.Giorgio veniva e viene festeggiato pressappoco allo stesso modo. Famosi e tanto attesi sono i cosiddetti “giri“che i devoti di S.Giorgio fanno fare alla statua all’ interno del Duomo a conclusione

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LA PROCESSIONE DI S. GIORGIO

della processione. Il simulacro viene portato in trionfo in giro per la Chiesa a grande velocità fino a quando le forze fisiche non vengono meno. Diverso invece era un tempo lo svolgimento della festa di S. Pietro. Fino ai primi del Novecento si faceva la processione dei “ Santuna”, dei grandi congegni di legno, vestiti con tuniche e mantelli ,sormontati da teste di cartapesta che rappresentavano i 12 apostoli.Questi Santuna venivano fermati in Piazza Monumento dove sorgevano parecchi steccati per la rappresentazione di vari particolari della vita di S. Pietro. Oggi la rivalità tra i devoti non esiste più, solo le persone anziane ancora difendono a spada tratta il proprio protettore ma ogni parola vien detta senza offesa. A fine ricerca la riflessione più immediata che in classe è stata fatta è la seguente: “non è una fortuna essere protetti da due patroni anziché da uno?”


Gli alunni del modulo IV A-B del plesso Gianforma di Frigintini, avendo quest’anno affrontato le tematiche sul funzionamento del Comune nei suoi vari aspetti, e in particolare sulle attività del Consiglio, del Sindaco e della Giunta Comunale, erano curiosi di conoscere dove si svolgono queste attività, in quali luoghi. Inoltre, come previsto dal Progetto di Educazione Stradale, gli alunni volevano visitare i locali del Comando dei Vigili Urbani, per conoscere quali sono i loro compiti, i loro sistemi di comunicazione mobile, gli altri mezzi a loro disposizione e per chiedere spiegazioni sul comportamento da tenere in strada. Per questo motivo, è stata organizzata una visita guidata presso il Municipio di Modica della quale gli alunni hanno elaborato il seguente testo.

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iorno 16 Aprile con le maestre e i miei compagni siamo andati a Modica a visitare il “Palazzo Comunale ” e gli uffici dei Vigili. Gli uffici dei vigili erano delle stanze piccolissime ma ben organizzate. Dopo aver visitato tante stanze siamo arrivati in quella del vice-comandante Cavallo Salvatore che ci ha intrattenuto un po’ con lui raccontandoci che in quel posto, tanto tempo fa, c’era il convento dei Domenicani. Nel 1865 alcune persone poi decisero di fondare il Palazzo Comunale di Modica, chiamato “Palazzo Comunale S. Domenico “ perché proprio lì vi abitavano i monaci Domenicani. Poi ci ha fatto vedere la radiotrasmittente,uno strumento che utilizzano per comunicare a distanza con tutti i vigili che si trovano in servizio per la città. Dopo siamo andati a visitare la Sala Comunale, era grandissima con tanti posti a sedere; che bello, ci hanno fatto accomodare nei posti dei consiglieri comunali. Il Presidente del Consiglio ci ha descritto com’è organizzato il Comune (tutte cose che gia sapeva-

Gli alunni nell’Aula Consiliare

mo perché quest’anno li abbiamo studiati). Dopo un po’ è arrivato il Sindaco che ci ha chiesto cosa volevamo a Modica e a Frigintini; un mio compagno gli ha detto che voleva una fontana a Frigintini, un altro la

Gli alunni nel Comando dei Vigili Urbani

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biblioteca, un’altra un parco giochi…, un nostro compagno gli ha detto che non gli piaceva la fontana di Modica e il Sindaco ha risposto: - Neanche a me !-. Nella Sala Comunale abbiamo visto il quadro più grande della Sicilia, che rappresenta un evento molto importante per noi siciliani: alcuni feudatari che giurano davanti al Pontefice di non fare entrare gli spagnoli in Sicilia. Nella sala c’erano tanti altri quadri che raffiguravano le persone più importanti di Modica, poeti, medici, nobili ecc. Infine siamo andati visitare la Cripta dei Domenicani. Era formata da due stanze che somigliavano a delle grotte; nella prima c’erano tante nicchie con dei ganci, qui venivano appesi i corpi delle persone (naturalmente morti); nella seconda mettevano le persone che non ubbidivano alla regina, venivano picchiate e lasciati lì a terra e quando diventavano scheletri mettevano ossa con ossa, teschi con teschi.


I bambini della scuola dell’infanzia di Gianforma visitano l’antico mulino ad acqua di Cava Ispica.

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a programmazione relativa al bimestre febbraio-marzo 2004, svolta dalle insegnanti Cicero Lucia, Alecci Carmela, Abate Maria e Cavallo Giovanna della scuola dell’infanzia del plesso Gianforma, prevede nell’ambito del campo d’esperienza: “Le cose, il tempo e la natura”, l’obiettivo generale: “Esplorare, scoprire, conoscere le caratteristiche fondamentali delle realtà naturale ed artificiale”. Successivamente al raggiungimento di tale obbiettivo, attraverso conversazioni attività grafico- pittoriche e letture di immagine, è stata organizzata una visita presso un antico mulino ad acqua, costruito nella seconda metà del ‘700 e situato presso il parco archeologico della Cava d’Ispica.

L’esperienza diretta ha permesso ai bambini di conoscere il funzionamento del mulino ad acqua attraverso l’osservazione delle sue parti, e contemporaneamente, di visitare altri locali ad esso adiacenti e strettamente legati alla vita del mugnaio quali: la casa (ricavata in una grotta con tutti gli utensili tipici dei luoghi e della tradizione locale), la lavanderia, la stalla con il fienile e la stanza della molitura, vero “cuore” del mulino, dove i bambini hanno potuto osservare il procedimento di molitura del grano e l’ottenimento della farina. L’esperienza è risultata molto soddisfacente per la totale presenza dei bambini e dei loro genitori sempre disponibili ed entusiasti ad accogliere tali iniziative. Schema delle varie parti del mulino

Camera d’acqua con la ruota orizzontale a palette

Stanza della molitura con la macina di pietra

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Il mulino ad acqua di Cava Ispica visto con gli occhi dei bambini

Foto di gruppo: I bambini e le insegnanti L’informascuola pag. 21


UN’ESPERIENZA DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA DEL PLESSO TORRE.

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a preparazione del pane a scuola è stata un’esperienza didattica realizzata nella Scuola dell’infanzia di Torre, nell’ambito del progetto “educazione alimentare”. L’esperienza ha favorito nei bambini un atteggiamento di ricerca con la scoperta e la conoscenza delle fasi biologiche che portano alla maturazione del grano e le lavorazioni che caratterizzano il passaggio del grano al pane. L’esperienza della panificazione ha permesso ai bambini di scoprire un elemento della realtà a loro vicino e per molti aspetti significativo, offrendo l’opportunità di una fitta interazione tra linguaggi e forme espressive. L’attività ha permesso a tutti i bambini di esercitare le abilità percettivo-motorie (impastare, sbattere, manipolare), di verbalizzare le caratteristiche del pane (profumo, colore, sapore) e di ampliare i propri contenuti e le proprie esperienze. Le insegnanti: Margherita Basile - Concetta Caschetto, Grazia Cassarino e Ausilia Mallia

I bambini e le insegnanti durante le attività L’informascuola pag. 22


Le fasi biologiche: dal seme alla spiga

Le fasi tecnologiche: dal grano al pane L’informascuola pag. 23


ALUNNI, GENITORI E INSEGNANTI INSIEME NELL DRAMMATIZZAZIONE DELLA STORIA DI GHIUFA’

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A CURA DELLE MAESTRE: MIGLIORE LIDIA, CARPENTIERI SONIA, GINTOLI CONCETTA.

l Carnevale è una festa che suscita allegria e curiosità ed è ciò che ha realizzato la scuola dell’Infanzia della sezione unica di Cava d’Ispica di Modica, insieme ai bambini, genitori e insegnanti in un’atmosfera gioiosa e divertente. I bambini attraverso drammatizzazioni e travestimenti hanno messo in atto la loro teatralità esprimendo le proprie emozioni rappresentando i personaggi tipici del Carnevale. Anche i genitori hanno partecipato alla festa con grande entusiasmo, come momento dello stare insieme diventando attori con la storia di “Ghiufà e a porta”. Ciò si identifica come momento di forte crescita attraverso il dialogo tra insegnanti e genitori, come collaborazione attiva nella gestione della scuola sia dal punto di vista educativo che organizzativo.

ALCUNE

IMMAGINI

DELL’ATTIVITÀ

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VERONICA CICERO V B

O

ggi l’uomo sta distruggendo l’ambiente naturale senza rendersene conto. Una causa è la deforestazione, infatti l’uomo distrugge alberi che hanno impiegato anni per crescere. Va nella foresta e in un minuto li abbatte e nel portarli via rovina il sottobosco. A volte l’uomo dopo aver tagliato alberi per piantare palme da olio ( usato per i cosmetici) accende il fuoco e brucia il tratto di vegetazione rimasta e aspetta le piogge che a volte non arrivano per spegnere le fiamme. Questo è quanto successo in Malesia e in Indonesia nell’estate del 1997, quando grandi compagnie hanno tagliato legname per costruire mobili, case ecc… alcune gravi conseguenze sono: il buco dell’ozono, e l’effetto serra. Infatti i gas si espandono nell’aria e inquinano l’ambiente, questo provocherebbe l’abbassamento delle temperature perché i gas non fanno penetrare i raggi solari, quindi scarseggerebbe il raccolto. L’ozono è un gas che ci protegge da una palla infuocata: il sole. Il buco dell’ozono viene provocato dagli altri gas che lo assalgono. Una causa è dovuta al fumo che esce dalle marmitte delle auto nelle grandi metropoli. Anche le fabbriche sono responsabili per il fumo che espandono nell’aria. Per nostra fortuna ci sono delle associazioni che ogni giorno

si battono per la difesa dell’ambiente e sono: la LEGA per l’AMBIENTE, ITALIA NOSTRA, WWF, LIPU, GREEN PEACE, e tante altre. Visto che abbiamo questo “grande polmone”: la foresta Amazzonica perché distruggerla? Nel nostro piccolo, cioè in famiglia, possiamo fare qualcosa come: la raccolta differenziata per carta, vetro e plastica. Possiamo usare il sapone di Marsiglia, perché così quello che esce dal tubo della lavatrice, che va a finire nei fiumi e nei laghi, non inquina. Comprare i vestiti in fibre

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naturali come la lana e il cotone. Usare meno acqua calda cosi facciamo meno spreco di elettricità. Quando ci laviamo i denti, la faccia possiamo chiudere il rubinetto. La mattina invece di usare l’acqua calda: perché non usiamo quella fredda? Infatti, la mattina l’acqua fresca tonifica la pelle e la rinfresca. Sarebbe meglio mettere in pratica alcuni suggerimenti. Se lo facciamo, manteniamo vivo “il nostro polmone”: la foresta amazzonica, e proteggeremo il nostro ambiente naturale.


TEMA: I diritti dei bambini TUE’ GIORGIO V B

N

el 1945 l’O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite), ha approvato la Convenzione Internazionale delle Nazioni dei Diritti del fanciullo, dove sono elencati i diritti dei bambini. Però nei continenti più poveri come l’Africa questi diritti non vengono sempre rispettati e alcuni bambini non sanno neanche che esistono. Un articolo dice che ogni bambino deve essere protetto dal lavoro minorile perché molti sono costretti a lavorare nelle fabbriche di tappeti.In Colombia le femmine arrotolavano le sigarette e si è anche scoperto recentemente che dei palloni usati nei campi di calcio erano stati cuciti da bambini indiani che lavoravano dall’alba fino a mezzanotte. Nel Pakistan esiste la semi-schiavitù; un dodicenne Iqbal Mash ha osato ribellarsi denunciando a tutto il mondo, il lavoro minorile. Il 6 Aprile 1985 gli spararono mentre andava in bicicletta. In Brasile c’è la vendita dei bambini e molti di loro vengono rapiti e gli vengono tolti gli organi per venderli. Nel Congo i bambini vengono invece impiegati nell’agricoltura.Questi bambini lavorano così tanto e poi guadagnano soltanto pochi centesimi di cui la loro famiglia ha tantissimo bisogno. Alcune fabbriche traggono moltissimo vantaggio perché avendo i bambini le mani piccole, possono produrre oggetti di maggiore precisione a basso costo e poi rivenderli a costo

altissimo in altri continenti. In Cina un bambino, Deepak, 14 anni, di Nuova Delhi rilascia in un’intervista e dice che lui ha iniziato a lavorare a 9 anni e che lavora dall’alba fino a sera. Lui è andato alla Conferenza Internazionale di Oslo per denunciare il lavoro minorile. Ma lui non vuole che venga vietato perché altrimenti perdono anche la loro poca paga che hanno e diventano clandestini. Un altro diritto è quello di avere una casa, del cibo e dei vestiti. Ma in alcuni paesi poveri i bambini nascono per le strade e già prima di nascere non hanno il cibo perché la madre è denutrita.Quindi non hanno una casa e neanche i vaccini contro le 6 principali malattie come: il morbillo…Gli manca anche un bene importantissimo: l’acqua. Secondo me i “grandi” della Terra invece di spendere i propri soldi per armi da guerra o per costruire edifici altissimi dovrebbero usarli per fondare in ogni continente un’associazione che controllasse e vietasse il lavoro minorile e si mettesse in relazione con le altre associazioni per procurare i viveri necessari. Per fortuna oggi c’è un organizzazione: l’U.N.I.C.E.F. che porta del cibo, che però non basta, nei continenti poveri. Secondo me non è giusto che i diritti non vengono rispettati e non è giusto neanche che gli uomini approfittino dei bambini perché ancora sono indifesi e li costringono a fare ore di lavoro massacranti. Credo che ogni bambino come me dovrebbe avere il diritto ad essere istruito ed educato, ad avere una famiglia e a vivere in un ambiente sano e sereno.

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Il lavoro minorile

D

urante la lettura di alcuni articoli sul “Lavoro Minorile”, un nostro compagno, a cui piace poco studiare ha esclamato “Meglio lavorare che studiare”. Molti si sono messi a ridere, però, qualcuno con il capo annuiva. Dopo la lettura, ci siamo soffermati a riflettere e ad esporre le nostre considerazioni, ovviamente sotto la guida dell’insegnante. Il dibattito è stato alquanto animato, molti di noi hanno sostenuto l’importanza dello studio, il nostro diritto al “sapere” magari reclamando più tempo libero per noi, pochi hanno detto che il lavoro li fa sentire più grandi, quando d’estate vanno ad aiutare i loro genitori nel lavoro dei campi o nell’attività edilizia. La conversazione si è protratta per più di un’ora e alla fine abbiamo convinto i nostri compagni che il tempo per lavorare arriverà anche troppo in fretta, mentre quello per studiare è da vivere pienamente alla nostra età . Allora perché non provare a fare un po’ di più in classe, apprendere bene il “saper leggere, scrivere e far di conto” e poi immettersi nel mondo del lavoro con più preparazione e sapere! Il lavoro minorile toglie ai ragazzi la possibilità del gioco e dell’istruzione e li fa diventare adulti prima del tempo. Classe 1 A Sc.uola Media poesia di Gianni Modica 1 A Sc. Media

Noi ragazzi giovanotti siamo nati per giocare e cresciamo per studiare. Lo sfruttamento non fa per noi il lavoro lo fate voi. Noi ragazzi siamo giovani di lavoro non ne sappiamo niente, gli esperti siete voi noi dobbiamo studiare, giocare e fare tante altre cose. Insomma senza di noi non siete niente il vostro futuro siamo noi!


PORTATORI DI PACE O CONTINUATORI DI TORTURE ?

Ludovica Puglisi 3 A

L

a pubblicità rappresenta uno degli aspetti più appariscenti e diffusi della civiltà industriale e consumistica. Codesta compare in ogni dove ed è, chiaramente, valutata e considerata in modo diverso. È ormai voce diffusa che pubblicità c’è ne troppa, che influenza le scelte, disturba, assilla; ma esiste anche chi sostiene che la pubblicità sia una sorta di animatrice delle attività economiche e quindi un elemento di progresso e di lavoro. Per capire bene questo concetto è sufficiente rifarsi alla frase famosa di molti industriali e imprenditori: “la pubblicità è l’anima del commercio!” Senza dubbio le tecniche, la diffusione e la frequenza della pubblicità, influiscono notevolmente nella sollecitazione e nel condizionamento delle masse, giungendo a limitare la libertà di scelta e, in alcuni casi, di opinione, per cui si viene a definire un vero e proprio abuso ai danni della gente inerme, talora non in grado di trovare alternative all’imposizione invisibile di un determinato prodotto divulgato, attraverso i mass media. Alcune statistiche e altri studi di sociologia e psicologia hanno accertato il potere delle formule e del-

le insidie pubblicitarie, usate al fine di divenire una moderna gestione della formazione delle opinioni a fini commerciali e comportamentali. L’ambiente, gli anziani, la lotta contro il fumo, la violenza, l’AIDS, la lotta contro il cancro, sono stati gli ambiti nel quale si è cercato di intervenire al fine di correggere e migliorare alcuni comportamenti erronei della gente. A questo ha pensato la Pubblicità Progresso, che nata nel 1971, volge al sostegno di iniziative e campagne benefiche e socialmente utili. È un parere comune, quindi, che queste iniziative sono e siano state benefiche, perché i problemi che ancora oggi si cercano di risolvere risultano di tale rilievo che qualunque mezzo usato per la loro prevenzione non può che essere accettato. Certo, riflettendo sul fatto che oggi le coscienze degli esseri umani hanno necessità di essere sollecitate da meccanismi pubblicitari perché si accorgano di problemi che esistono da molto tempo, si rimane parecchio delusi. Perciò occorre obbligatoriamente sollecitare questi ignavi che si giudicano molto istruiti, moderni e attivi, perché rammendino i doveri fondamentali dai quali si dovrebbero sen-

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I

n questi giorni, guardando i telegiornali e leggendo i giornali abbiamo capito che in Iraq stanno accadendo fatti orribili. Abbiamo visto uomini nudi, altri tenuti al guinzaglio, altri ammassati gli uni sugli altri con degli elettrodi collegati agli arti. Soldati americani e inglesi stanno torturando i prigionieri iracheni.Ma non sono in Iraq per liberare il popolo dai soprusi di Saddam Hussein per portare la pace e la democrazia? O forse erano andati per il petrolio presente in grande quantità in quelle zone? Se per questo motivo è iniziata questa guerra sanguinosa e aspra non c’era minimamente motivo di farla: ora è quasi impossibile bloccare questa spirale di morte e di violenza. Il vice di Bin Laden ha fatto decapitare un antennista americano e le agghiaccianti immagini sono state diffuse in tutto il mondo. L’odio chiama odio, il buio avanza e l’uomo ancora una volta stà dimostrando di non avere pietà e di essere solo una macchina di morte. Gli iracheni torturavano i prigionieri e loro… cosa stanno facendo? Perché si comportano come loro o peggio di loro? Noi ragazzi siamo sorpresi e indignati nel vedere e sentire queste cose orribili. Sono eventi che terrorizzano noi italiani, perché ci spaventiamo che catturino i nostri soldati in missione in Iraq. Soldati che sono stati mandati in missione di pace. Ma è questa la PACE!?!? Andrea Poidomani, Gianni Modica, Rosario Maltese 1A Scuola Media


UNA REALTÀ MOLTO IMPORTANTE E PROBLEMATICA Le statistiche riguardanti le dinamiche della popolazione del nostro Paese, pubblicate nelle ultime settimane, hanno fotografato un dato molto allarmante, purtroppo già noto da tempo: “La popolazione italiana di età inferiore ai diciotto anni è di circa 4,5 milioni su una popolazione totale di oltre 50 milioni di abitanti, corrispondenti a circa l’8%”. La popolazione italiana, dunque sta molto invecchiando, e questo fenomeno, oltre alle conseguenze sociologiche e politiche, sta facendo emergere tutte le problematiche di ordine sanitario, economico, psicologico, che incidono direttamente sulle persone anziane. Gli alunni delle classi quarte della Scuola Primaria del plesso Gianforma, guidati dalla maestra Maria Pulino hanno affrontato l’argomento, con particolare riferimento all’aspetto psicologico riguardante l’abbandono e la solitudine, ed hanno espresso il loro pensiero attraverso degli elaborati. Non potendo pubblicarli tutti, per ovvi motivi, ne pubblichiamo alcuni che sintetizzano con maggiore chiarezza la condizione delle persone anziane.

Lettera per la signora Clara

C

ara signora Clara, capisco che lei è al tramonto della vita e al vorrebbe passare con i suoi figli e i suoi nipoti, invece è sola in una casa dove ha trascorso tutta la sua vita con belle foto appese ai suoi muri. Certamente è triste di notte dormire senza il suo caro dolce marito Matteo, sempre buono e affettuoso, e con i suoi figli Giuseppe e Maria. È triste dormire senza nessuno che le tenga stretta la mano per darle coraggio e affetto. È triste per lei vedere una bella giornata di

estate e non potere uscire perché non sa più camminare come una volta e ancora non poter sentire bene i dolci cinguettii degli uccellini a causa della vecchiaia. Ancora non è giusto non poter vedere distese praterie di fiori solo perché non ha la vista per poterle osservare. Non si scoraggi, ce la può fare ancora, anche se lei è anziana ha ancora del tempo per rivedere i suoi figli e i suoi nipoti. (Salvatore Alecci IV A)

C

’era una volta una vecchietta che passava in una strada dove non c’era nessuno. Questa vecchietta parlava da sola e rideva sempre per dimenticare la malinconia. (Alessandra Cicero Santalena) LA SOLITUDINE

L’AMICO

La solitudine,

Un amico è chi non ruba la speranza di vivere

UNA VERA AMICIZIA

un pensiero che apre delle ferite passate

Conosco vite della

La solitudine

cui mancanza non soffrirei affatto di altre invece ogni attimo di assenza mi sembrerebbe eterno. Sono scarse di numero queste ultime poche in tutto, le prime molto di più di un orizzonte di moscerini.

LA REALTA DEGLI ANZIANI VISTA DAI BAMBINI

Gli anziani (tema)

Poesia di Elio Criscione 3 B

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Un amico è chi non toglie le cose a te care Un amico è

uno spazio di risoluzione

chi ti aiuta quando ne hai bisogno

La solitudine

Un amico è

quando perdi la speranza, lei ti aiuta.

quello che arriva quando il resto del mondo se ne va

Un amico è una persona speciale.

Poesie di Ruffino Giuseppe Classe 3 A


P A R O L E D I P A C E E L I B E R T A’ POESIE COMPOSTE DAI BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA DEL PLESSO CANNIZZARA

INNO AL TRICOLORE La bandiera tricolore osservata tutte l’ore, innalzata per mostrare la libertà. La guerra è finita incomincia una nuova vita. (Andrea Amore Cl. IV)

SIAM TUTTI FRATELLI Oh, che gaio girotondo! Bimbi son di tutto il mondo! Chi è color di limonata, chi è color di cioccolata.

C’è chi ha penne sul capino, e chi ha invece un bel codino; chi ha le trecce, chi il ciuffetto, e chi porta il suo baschetto.

Sono tutti assai carini E si senton fratellini. Van d’accordo, stanno insieme E si voglion tanto bene. (Rosario Ruta Cl. IV)

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CUCINA MEDITERRANEA ED ANGLO ANGLO--AMERICANA A CONFRONTO

I

A cura del laboratorio di Cucina coordinato dalla professoressa Lidia Iudice

l laboratorio di cucina, a classi aperte, è stato pensato e progettato per tutti gli alunni interessati alla conoscenza pratica delle abitudini alimentari nei paesi di lingua anglosassone. La principale finalità è stata l’acquisizione, da parte dell’allievo, delle capacità di realizzare semplici ed elementari ricette, mettendole a diretto confronto tra la cucina mediterranea e quella anglo-americana. Ogni singolo alunno ha svolto un ruolo attivo e concreto, dando il proprio contributo alla preparazione di semplici ricette. Ogni preparazione si è concluso con una fase di degustazione collettiva, che oltre ad accrescere il proprio grado di motivazione e au-

togratificazione, è stato un momento di socializzazione tra gli alunni delle varie classi. Ciò ha favorito l’arricchimento della personalità degli alunni, la loro crescita culturale, lo sviluppo della capacità organizzativa, nonché la consapevolezza e il rispetto della cultura propria ed altrui. Nonché l’ampliamento dei loro orizzonti sociali e umani, attraverso il contatto con una realtà sociale e culturale diversa. Ogni realizzazione è stata preceduta da una fase di presentazione della ricetta accompagnata da una spiegazione precisa e dettagliata del lessico utilizzato. L’uso della lingua inglese è stato veicolo per imparare un nuovo registro linguistico. Gruppo di alunni in fase operativa

Una delle pagine dell’opuscolo

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Copertina opuscolo


P

Da una ricerca della II A a tempo prolungato della Scuola Media

oiché è una delle più grandi leccornie infantili e non, e poiché, siamo sicuri, ad un bel gelato, coloratissimo e gustosissimo, non rinunciamo facilmente, beh, sì, ne vogliamo parlare… Sembra che anche gli antichi conoscessero il segreto di far gelare la crema: il nome <<sorbetto>> viene infatti dalla lingua araba. Si vuole però che la refrigerazione delle sostanze dolci fosse già in uso al tempo dei Romani. Fu però Caterina d e’ Medici che valorizzò il gelato introducendolo poi in Francia . Comunque, da tempo immemorabile è ormai accertata l’origine italiana del gelato. I Toscani l’attribuiscono a Bernardo Buontalenti (sec.XVI), e pare si sia trattata di una invenzione casuale, come spesso succede. Messer Bernardo, dolciere, in un afoso giorno estivo in cui gli rimase troppa crema dolce,temendo che andasse a male, la fece “gelare”. Accortosi che il dolce era squisito, adottò regolarmente il sistema e fece tesori. I Siciliani l’attribuiscono a Procopio Cutelli, giovane e intelligente palermitano, garzone di caffè. Questi, in una delle calde serate estive, ai clienti che cercavano refrigerio ventilandosi, offrì una fresca novità: la crema dolce fatta gelare ed a cui era mescolata frutta, aromi, liquori…..Il gelato era nato, per la gioia di tutti i golosi. Da allora non si fece

Gabriele Incatasciato 3 A che raffinarlo, complicarlo, aggiungervi panna,creme varie, sciroppo, cioccolato,biscotti, canditi ecc…..Sicchè è anche nutriente. Il gelato venne, come su detto, esportato in Francia, dove si distinsero due celebri gelatai italiani, il fiorentino Tortoni ed il nostro conterraneo, il palermitano Procopio Cutelli, che, nella seconda metà del 1600 mise su un famoso caffè, proprio a Parigi,che forse esiste ancora: il “ Cafè Procope”. Anche in America il primato dei gelati è tutto italiano. I migliori gelatai del mondo sono i Siciliani ed i Napoletani.I Siciliani sono stati ,come si sa, gli inventori della celeberrima, squisita ed inimitabile “cassata siciliana”, come lo furono dei “cannoli”, che, nella ver-

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sione “ gelato” divennero “coni” e “conetti”. Al 1920 risale invece l’invenzione, tutta americana, dei cosiddetti “gelati da passeggio”o “pinguini”. Un ragazzino, Harry Burton, figlio di un caramellaio di New York, introdusse una stecca al centro della miscela da ghiacciare, sicchè la sciccheria poteva tenersi in mano e gustare lentamente anche passeggiando.Questo intraprendente ragazzino fece la fortuna della sua famiglia, poiché i Burton si arricchirono vendendo il loro brevetto nei cinque continenti. Ecco, in breve, la storia del gelato e….. se ne parliamo ancora….. beh, …..speriamo che i nostri professori ce lo offrano………. .


I

l Laboratorio di Giardinaggio, dopo alcune lezioni teoriche, ci ha portati negli spazi verdi della nostra scuola inizialmente pieni di erbe infestanti. Siamo andati armati di guantoni e sacchetti a togliere erbacce, a zappettare e infine a piantare i bulbi. Aspettavamo tutti con ansia il dischiudersi dei tulipani, dei narcisi, delle fresie e dei giacinti e ci industriavamo ad innaffiare, a strappare ancora le eventuali erbacce infestanti, per far sbocciare i nostri fiori al meglio. Abbiamo anche abbellito con pietruzze levigate e tondeggianti le aiuole dove crescevano quelle piantine che amavamo già prima che nascessero. Abbiamo partecipato con vera passione a questa attività, sempre guidati con competenza dalla nostra insegnante, che ci ha dato nozioni sull’utilizzo del suolo, su elementi di botanica e ci ha fatto comprendere fenomeni che già conoscevamo ma studiandoli con metodo scientifico . Per noi, ogni volta che c’era una bella giornata e potevamo uscire all’aria aperta a curare le nostre piantine, era una festa, una gioia infinita. . Cosi pian piano il miracolo è avvenuto, ed ora…. alla fine

Una delle aiuole sistemate e curate dai ragazzi del laboratorio dell’anno scolastico i nostri fiori e le nostre piantine sono spuntati, annunciando l’Estate e quindi anche le vacanze. Adesso nella nostra scuola ci sono veri spazi verdi, puliti e ordinati, li abbiamo creati noi, con il nostro impegno e fatica ne siamo fieri, questa è la nostra scuola.

Alcune delle varietà di fiori messe a dimora nelle varie aiuole

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L

’Orientamento è uno dei Progetti che vengono attuati nella nostra scuola. Esso si articola in vari momenti: la prima fase prevede l’avvio alla conoscenza della realtà territoriale e delle risorse locali; la seconda aiuta ad avere un approccio critico con le dinamiche del mercato del lavoro in modo da favorire lo sviluppo delle capacità decisionali. L’ultima fase riguarda la presa di coscienza di sé, dei propri interessi e attitudini, per operare scelte razionali. Il progetto prevede, inoltre, visite guidata alle aziende del territorio, incontri con esperti e visite in alcuni istituti superiori di 2° grado per verificarne le strutture, i laboratori. La redazione del Giornalino ha svolto un’indagine per rappresentasse in termini numerici la scelta operata dagli alunni delle classi terminali della Scuola Media. Allo scopo è stato somministrato un questionario. I dati raccolti sono stati, prima tabulati e successivamente rielaborati e rappresentati graficamente. In seguito a tale operazione abbiamo constatato che la Scuola Superiore più “gettonata” è stato l’Istituto Tecnico Commerciale (28%), seguito dall’Ex Magistrale (22%) e a grande distanza dall’Alberghiero e dal Liceo Scientifico. Le altre scuole

sono state scelte da pochi o nessun alunno (vedi grafico 1). Nella scelta della Scuola Superiore, il 53% degli alunni hanno seguito il proprio “istinto” scegliendo in base alle aspettative personali, il 20% in base ai possibili sbocchi lavorativi, solo pochi sono stati influenzati dai genitori o da altre situazioni (vedi grafico 2). Il dato che più di tutti risalta dall’inchiesta, riguarda il grado di soddisfazione della scelta effettuata, infatti, il 85% degli alunni si mostra contento della propria scelta (grafico 3).

Nella scelta della scuola superiore hai dato più importanza 2%

Al consiglio orientativo degli insegnanti

8%

20% 14%

Alle aspettative dei tuoi genitori Alle tue apettative Alla scelta dei tuoi compagni

3% 0%

Al consiglio dell'equipe e.n.f.a.p. Agli sbocchi lavorativi Dalla facilità dei trasporti 53%

GRAFICO 2

ANTONIO BRAMANTI 3 C

Sei contento/a della scelta che hai fatto?

Si

14% 1%

No

Quale scuola media Superiore hai scelto? Liceo Scientifico

Liceo artistico

8%

1%

10%

85%

Ex Istituto M agistrale

2% 12%

Istituto Tecnico per Geo metri

Istituto Tecnico Co mmerciale

5%

22% Istituto Tecnico Industriale

6% Istituto P ro fessio nale per l'agrico ltura

6% 28%

Istituto P ro fessio nale per i servizi A lberghiero e Risto razio ne Istituto P ro fessio nale per l'Industria e l'A rtigianato (elettrico , elettro nico , meccanico , o do nto tecnico ) A ltro

GRAFICO 1

ANTONIO BRAMANTI 3 C

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GRAFICO 3

Non so ANTONIO BRAMANTI 3 C


LATINO LINGUA VIVA

P

er riprendere l’articolo “LATINO LINGUA VIVA” presentato nel precedente numero del giornalino vogliamo proporre l’origine e la storia dei mesi e il loro significato. Bisogna premettere che inizialmente, presso i romani, l’anno cominciava a marzo per cui l’ultimo mese era febbraio, solo successivamente gennaio diventò il primo. 

  

Ianuarius (gennaio), da “Ianus = Giano”, in quanto segna l’inizio dell’anno: il dio Giano infatti contrassegnava l’inizio di tutte le cose. Februarius (febbraio), da “februs = purificante”, infatti era dedicato alla purificazione. Martius (marzo), da “Mars = Marte”: infatti il mese era dedicato a quel dio. Aprilis (aprile), da “aperio = apro”, in quanto “apre”, schiude l’anno con la primavera.

       

Maius (maggio),dalla dea Maia, madre di Mercurio. Iunius (giugno),da “Juno = Giunone”, alla quale il mese era dedicato. Quintilis (luglio),inizialmente indicava il “quinto” mese dell’anno, poi il mese venne dedicato a Giulio Cesare. Sextilis (agosto), indicava il “sesto” mese dell’anno. Più tardi venne dedicato ad Augusto. September (settembre), indicava il “settimo” mese dell’anno. October (ottobre), indicava l’“ottavo” mese dell’anno. November (novembre), indicava il “nono” mese dell’anno. December (dicembre), indicava il “decimo” mese dell’anno.

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Gli alunni della 3 B Scuola Media


CUM GRANO SALIS “Con un pizzico d’intelligenza”

L

a lingua latina ha lasciato nella nostra memoria collettiva numerosi segni che ne palesano l’immutata vitalità, proprio come i nostri dialetti. Persino i suoi più ostili detrattori e coloro che l’hanno dichiarata morta da tempo, si sorprendono dell’insolita frequenza con la quale espressioni latine ricorrano nel proprio vocabolario. Massime, versi poetici,motti di spirito, definizioni giuridiche, financo semplici interiezioni, emergono dal nostro linguaggio, nonostante millenni di tentativi di rimozione.

Con il Latino dobbiamo sempre fare i conti. E allora?…… I ragazzi della II A a t. p. ,che stanno continuando, in questo anno scolastico 2003-2004 , il Progetto “LATINO” e stanno iniziando il Progetto “DIALETTO”, hanno pensato di redigere un “prontuario” in cui raccogliere le espressioni più celebri degli avi di Roma, i versi che hanno influenzato intere generazioni e le locuzioni più usate tuttora e che, ovviamente, prima dell’Italiano, sono passati dai Dialetti.

LAT I N O

DIALETTO

ITALIAN O

Amicus certus in re incerta cernitur.

L’amicu veru si canusci na disgrazia .

L’amico vero si riconosce nella incerta fortuna.

De gustibus non disputandum est

U bellu nun è u bellu, ma è bellu chiddu ca piaci

Sui gusti non bisogna discutere

Mens sana in corpore sano

A menti arregghi, quannu u cuorpu

Mente sana in corpo sano

Errare humanum est, perseverare dia- Sbagghiari è di l’uomu , ma siquitari a Errare è umano, perseverare è diabolibolicum sbagghiari è do ‘nnimuoniu co Ubi maior minor cessat

Unni maggiuri c’è minuri cessa

Dove c’è il maggiore, cessa il minore

Quot capita ,tot sententia

Tanti testi, tanti pariri

Quante teste altrettanti giudizi

Nemo sua sorte contentus

Nuddu è cuntentu ro propriu statu

Nessuno è soddisfatto della propria

In os saepe homo falsus aliud fert,sed L’uomu, ca fassitutini,na cosa rici, ma aliud cogitat nautra ni pensa Homo sum:umani nihil a me alienum Uomminu sugnu: tuttu chiddu ca è puto umanu nun è furestu.

Spesso l’uomo falso ha sulla bocca una cosa,ma altra cosa pensa. Sono uomo: nulla di quanto è umano ritengo mi sia estraneo

Manus manum lavat

Na manu lava lautra e tuttirui lavinu a

Una mano lava l’altra

Mala gallina, malum ovum

Iaddina tinta fa ova tinti

Cattiva gallina, cattivo uovo

Dubitando, ad veritatem pervenimus

No mentri dubitamu, a verità tuccamu

Dubitando giungiamo alla verità

Legere et non intelligere est tamquam Se ligghiemu e nun capiemu, è comu Leggere e non comprendere, è lo stesnon ligere se nun ligghiemu so che non leggere Primum amorem deponere difficile est

U primu amuri nun si scodda mai

E’ difficile scordare il primo amore

Meliorem equum aurei freni non fa-

I brighi r’oru nun fanu u miegghiu ca-

Briglie d’oro non fanno miglior cavallo

Veritatem dies aperit

U tiempu cunfessa a virità

Il tempo svela la verità

Semel in anno licet insanire

Nesciri pazzi si po’ na vota l’annu

Una volta all’anno è lecito impazzire

Absit iniuria verbis

Senza affisa

Non ci sia offesa nelle parole

Ad kalendas graecas soluturos

Painu a simana ca ‘nc’è Sabbitu

Che pagheranno alle calende greche (cioè mai)

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Grace Paolino 1 D Cannizzara

C

ome vorresti la scuola? Una domanda talmente strana! Ma io provo lo stesso ad immaginarla! Magari sollevata, sospesa in aria, con un avveniristico ascensore che viaggia per ben 21 piani! In esso gli alunni sono accompagnati da un bidello addetto alla manutenzione e a quant’altro ne garantisca il buon funzionamento. Al 1° piano si trova un grande atrio. Dal 2° al 15° piano ci sono le classi per gli alunni dotate di porte che si aprono con una scheda magnetica personale, arredate e adeguate a tutte le esigenze. Al 16° piano ci sono le aule dei professori, al 17° le stanze per i bidelli, al 18° gli uffici di segreteria, al 19° l’ Aula Magna e al 20° dei laboratori superattrezzati. Al 21° e ultimo piano si trova l’ufficio del Preside. Tutti i piani sono dotati di mini bar, macchine per bibite e gomme da masticare. La palestra si trova al piano terra perché, essendo molto grande, sarebbe difficile tenerla sospe-

sa. Oltre alle innumerevoli attrezzature, davanti alla porta si trova una macchina su cui i ragazzi, prima di entrare, poggiano la mano affinché possa leggere l’energia posseduta da ciascun alunno specificando così quale tipo di attività ginnica è in grado di fare. I giorni di scuola

ta la parte teorica e, successivamente si fa pratica nei laboratori, mettendo in atto ciò che si è appreso. In ogni caso lo studio di qualsiasi argomento inizia sempre con il gioco: in questo modo si giunge via via ad amare anche le materie più difficili. Oltre alle normali lezioni vengono attuati dei laboratori di creatività. Dopo la mensa si studia, si fanno i compiti e si partecipa a corsi di canto e/o ballo e/o recitazione. Nel weekend, che comprende venerdì, sabato e domenica, la scuola è aperta per dare la possibilità ai ragazzi di prendere in prestito i libri della fornitissima biblioteca di classe. Questa è la mia scuola ideale, sicuramente Gabriele Incatasciato troppo fantasiosa; ma 3 A Frigintini per il momento mi piace fantasticare e poi sono dal lunedì al giovedì e si stuchissà… se un giorno diventerà diano soprattutto materie scientifirealtà! Di certo chi è assetato di che come Informatica, Scienze, sapere e non può dissetarsi, morirà Chimica e Astronomia, rivolgendo di sete! Per questo la scuola deve particolare attenzione alla conosoddisfare la voglia di crescere, di scenza dell’Universo e del moviconoscere, di apprendere, di capire mento dei Pianeti. In ogni materia, che noi ragazzi abbiamo! in una prima fase viene approfondi-

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LO SCHEMA MAGICO Completa nello schema i dieci sostantivi orizzontali. Le lettere aggiunte, lette di seguito, formeranno una frase…. da ricordare.

I COLMI Sei capace di completare questi “colmi” inserendo i verbi elencati alla rinfusa sotto il disegno?

ANAGRAMMI Per ricostruire i testi dei fumetti devi anagrammare le parole in grassetto.

PER I PIU’ PICCINI……...ma anche per gli adulti!!!!

Per le soluzioni dei giochi del n. 1 e del n. 2 vai all’ultima pagina

L’informascuola pag. 37


I DATI DEL NOSTRO ISTITUTO Tipologia

Istituto Comprensivo Carlo Amore P.zza C.Ottaviano Frigintini-Modica 0932/901124 http://web.tiscali.it/istcarloamoremodica Rgm02200e@istruzione .it aulamultimediafrigintini@virgilio.it aulamultimediacannizzara@virgilio.it istitutocarloamore@tiscali.it

Denominazione Indirizzo CittĂ Telefono/Fax Sito web e.mail

ORGANIGRAMMA A. S. 2003 / 2004 Dirigente Scolastico Collaboratore Vicario Collaboratore

Prof. Carlo Amoroso Prof. Pietro Calabrese Prof.ssa Maria Cicero

Segret. del Collegio Docenti

Ins. M. Elena Roccasalvo

Funzioni Strumentali

Area 1: Ins. Marinella Pitino Area 2: Prof. Giuseppe Caruso Area 1-3: Prof. Giuseppe Di Natale Area 2-3-4: Prof. Matteo Rizza

CONSIGLIO DI ISTITUTO A.S. 2003/2004 Dirigente Scolastico Presidente Vice-Presidente Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere/Segretario Consigliere Presidente Segretario Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere

COMPONENTE Prof. Amoroso Carlo

Dott. Maltese Marcello Sig. Arena Concetto Sig.ra Amore Michela Sig.ra Baglieri Maria Sig.ra Cacciamo Donatella Sig. Alecci Giovanni Sig. Falco Giorgio Sig. Cannata Giovanni Ins.te Iabichino Maria Ins.te Sigona Rosa Ins.te Mandolfo Rosaria Prof.ssa Guccione Paola Prof. Roccasalvo Giovanni Prof. Stracquadanio Carmelo Prof. Caruso Giuseppe Prof. Calabrese Pietro Sig. Amore Giovanna Sig. Bramanti Giorgio GIUNTA ESECUTIVA DEL CONSIGLIO DI ISTITUTO A.S. 2003/2004 Dir. Scol. Prof. Amoroso Carlo Dir. S.G. Amm.Vo Garofalo Pietra Sig.ra Amore Michela Sig. Alecci Giovanni Prof. Caruso Giuseppe Sig. Bramanti Giorgio

L’informascuola pag. 38

Membro di Diritto Genitori Genitori Genitori Genitori Genitori Genitori Genitori Genitori Docenti Docenti Docenti Docenti Docenti Docenti Docenti Docenti A. T. A. A. T. A. Membro di Diritto Membro di Diritto Genitore Genitore Docente A. T. A.


SOLUZIONI DEL N. 1 1 G I O V E 2 L U N A 3 C O 4 ME R C U R 5 6 N E 7 T 8 9 U R 1 1 1 P L 1 2 N 1 3 1 4 S A 1 5 V

0 U U P T E

A T C I U N

S I S T E M A

T O T T R A N

E L L A Z I O N I

S O L A R E

T N E N N R

E R O I D I E O E T I O E

E U R R O

L L E N O A T E

SOLUZIONI DEL N. 2 Lo schema magico: “LE PARTI DEL DISCORSO SONO NOVE”. I colmi: A – uscire; B - essere e fare; C – rimanere; D – cogliere; E – ammalarsi; F – Avere; G – perdere. Anagrammi: 1234-

Il NODO mi serve per RICORDARE una cosa; Non TEMERE! Non è un SERPENTE VELENOSO; Dopo un’ora di COMBATTIMENTO mi sono accorto che l’ARMATURA è vuota; Mio PADRE è un uomo all’ANTICA.

PER I PIÙ PICCINI……...

ERRATA-CORRIGE La definizione n. 14 del cruciverba del giornalino precedente deve essere corretta nel seguente modo: 14- IL SECONDO PIANETA PIÙ GRANDE DEL SISTEMA SOLARE

L’informascuola pag. 39


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