SOMMARIO:
Marzo 2013
LA RICETTA DELLA FELICITÀ FELICITÀ
1
TECONOLOGIA
2 3
PROGETTI BERTOLUCCI
4-5
SPECIALE SCIENZA
“IL QUARTO” è PRODOTTO DALLA REDAZIONE CROSSMEDIAL DEL LICEO BERTOLUCCI DI PARMA
CULTURA
6
CULTURA GENERALE
7
EVENTI DEL BERTO
8
La ricetta della felicità
GRAFICA: MANUELA FIKU COORDINAMENTO:
SILVIA FONTANA DIRETTORE RESPONSABILE:
ALUISI TOSOLINI
“Felicità è nelle piccole cose di ogni giorno, è semplicità e gratitudine. Felicità è riuscire ad allontanare tutte le persone cattive che ci assediano e godersi i momenti lunghi e corti che ci vengono concessi. Felicità è sentirsi liberi di amare e accontentarsi di tutto quello che si ha.” Mattia Benassi – I C
“La felicità è sapere che il sorriso di una persona è merito tuo e che una tua piccola o grande attenzione per essa vale più dell'oro. La felicità è sentirsi in pace con se stessi e trovare quella persona che finalmente ti accetta per quello che sei, pregi e difetti.”
L‟ottava edizione del Festival delle Scienze – che si è svolta dal 17 al 20 gennaio all‟Auditorium Parco della Musica di Roma – è stata dedicata alla felicità. Scienziati, economisti, giornalisti, filosofi e personaggi della cultura hanno provato a rispondere ad una delle domande più difficili: è possibile individuare una formula per essere felici?
Secondo esperti e scienziati il segreto della felicità è racchiuso nell’acronimo
“Per me felicità è volere bene e volersi bene. È tornare a casa e avere qualcuno che ti aspetta. Felicità è ridere e essere spontanei con gli amici. Felicità è prendere coraggio, allegria e passione, mescolarli all'amore, all'amicizia e condividerli con le persone importanti che ti stanno accanto.” Ilaria Galvani - 1C
GREAT DREAM:
Trying out (Provare) Imparare sempre cose nuove
Anche se tutto sta andando per il verso sbagliato capita di sentirmi felice. Non penso esista una vera „formula della felicità‟, ma ho notato che quando inizio a stare bene con me stessa tutto cambia. Sono la persona con cui passerò l‟intera esistenza, se non sono felice con me stessa con chi mai lo sarò?
Direction (Obiettivo) Avere obiettivi da raggiungere
Sabrina Toscani, I B
Giving
(Dare) Fare qualcosa per gli altri
Relating (Relazionarsi) Relazionare con le persone Exercising (Esercitarsi) Prendersi cura del proprio corpo Appreciating (Apprezzare) Apprezzare il mondo che ci circonda
Resilience (Resilienza) Trovare le risorse utili per fronteggiare le avversità Emotion (Emozione) Avere un atteggiamento positivo Acceptance (Accettarsi) Accettarci per come siamo Meaning (Dare senso) Essere parte di qualcosa di più grande
Sveva Cesari I A
Riuscire a pensare sempre in positivo anche quando la situazione sembra avversa, vedere sempre il lato comico delle cose, o perlomeno quello ironico; cercare di avere una vita piena di pazzie e non aver paura di tentare. Gli amici sono importanti per cui cerca di averne di fidati con cui condividere quello che fai. Tutto questo può essere riassunto in una parola: felicità. Giacomo Gherri, I B
La felicità è quando riesco a non pensare più a niente, quando smetto di pormi inutili preoccupazioni. E‟ uno stato di equilibrio dove tutto è perfetto e niente può rovinare questa perfezione. La raggiungo solo o in compagnia quando posso condividere la mia felicità con le persone che amo. Iacopo Zanichelli, IB
La vera felicità, che mi auguro ognuno di noi abbia provato almeno una volta nella vita, è fare qualcosa per gli altri. Qualsiasi cosa. Qualsiasi piccola cosa. Dal prestare un oggetto, fare una telefonata, ascoltare qualcuno quando parla e ti racconta i suoi problemi. Credo che nella vita tutti i giorni noi abbiamo la possibilità di vedere la felicità negli occhi altrui, nelle parole delle altre persone; bene, quella felicità dobbiamo farla nostra. Del tipo “tu sei felice, per cui io sono felice”. Questo non credo che valga solo in amore, ma anche in amicizia, altro motivo di vita, altra fonte di felicità. Nicholas Piola, I B
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SPECIALE TECNOLOGIE INSEGNARE E APPRENDERE NELLE SOCIETÀ
CYBER NONNI
DIGITALI "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Questo è il terzo articolo della nostra Costituzione, articolo con cui il nostro preside, Aluisi Tosolini, ha introdotto il convegno “Insegnare e apprendere nelle società digitali” tenutosi il 15 gennaio nell’auditorium Bocchialini-Bodoni, che ha coinvolto circa 300 insegnanti della scuola primaria e secondaria di I grado della provincia di Parma. La scuola dovrebbe essere protagonista del processo di formazione di cittadini in possesso di tali diritti e competenze ed è quindi suo compito colmare il divario tra ciò che le è richiesto e ciò che realmente è. Luca De Biase, editor di Nova Sole 24 Ore, ha disegnato uno scenario affascinante e problematico: “Gli italiani connettono l’idea di felicità in primo posto alla salute, e al secondo posto al futuro dei figli. Il progetto della scuola è quello di portare i ragazzi verso un futuro di cui non si sa nulla, di educare ai valori umani e di insegnare come funziona il mondo. Ma il mondo, oggi, è fatto di progresso tecnologico”. La tecnologia si propone all’interno della didattica come uno strumento di personalizzazione e di estensione del cervello, come ausilio che elabora, memorizza e connette. Lo schermo del computer e della LIM non va più visto come semplice pagina, ma come finestra e occhio potente che ci permette di navigare, ricostruire, visitare, ingrandire. "Gli strumenti non bastano: vanno ripensate le pratiche didattiche e gli ambienti di apprendimento” interviene Leonardo Tosi, esperto di didattica e nuovi media presso l’Indire, l’istituto di ricerca del MIUR. La scuola deve fare da mediazione rispetto agli strumenti informatici poiché non si nasce con le competenze per utilizzare questi strumenti al meglio, quindi non si nasce come nativi digitali ma bisogna familiarizzare con essi anche nell’ambiente scolastico. “All’esterno della scuola la maggioranza delle persone scrive in digitale, all’ interno della scuola avviene il contrario” affonda Roberto Bondi, coordinatore del progetto Scuola Digitale presso l’USR-ER dell’Emilia Romagna. La scuola che rifiuta la tecnologia si isola dal mondo reale. Anche l’editoria scolastica è a una svolta. Giuseppe Baldi, responsabile del settore digitale della casa editrice Giunti, non ha nascosto la difficoltà che accompagnano il necessario cambiamento da Gutenberg al digitale. Tutti questi concetti sono familiari agli studenti e insegnanti del liceo Bertolucci che vivono quotidianamente tale realtà, ma forse non così tanto a a molti altri docenti che sono stati condotti in questo mondo grazie al progetto di formazione digitale della rete E_Inclusion, promosso dal MIUR e guidato dal Liceo Bertolucci come scuola polo. Al convegno, moderato dalla prof. Silvia Fontana, esperti come Luca De Biase, Leonardo Tosi, Roberto Bondi e Giuseppe Baldi hanno sottolineato l’importanza, per nulla superflua, di tale cambiamento.
Giulia Di Rienzo e Erika Terenziani 4E Pagina 2
Se vedete girare per la scuola dei cyber-nonni, non allarmatevi! Si tratta degli allievi del progetto Navigare Insieme, lanciato da Telecom Italia su scala nazionale, con l’obiettivo di promuovere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazione tra gli over 60. Ad accompagnare i nonni alla scoperta del web sono alcuni studenti della nostra scuola che in ogni lezione avranno il controllo dell'insegnamento. Detto così può sembrare semplice e banale, ma in realtà è un lavoro faticoso ed impegnativo, a volte anche frustrante; per noi cose come muovere il mouse, trovare le lettere sulla tastiera, cliccare un'icona, sono estremamente semplici, ma per chi non è nato in una generazione digitale il computer è un mondo nuovo da scoprire con ostacoli e difficoltà. Grazie alla collaborazione del professor Fiorini, questo progetto si svolge per la seconda volta nella nostra scuola. Cinque corsi da tre lezioni: la prima sui device, i motori di ricerca e l'e-mail; la seconda su social network, programmi di scrittura e gestione delle immagini; la terza su acquisti on-line, gestione della pubblica amministrazione e home banking. Ma tra gli over60, in incognito, troviamo anche due facce conosciute: Fortuna e Giuseppina, le due collaboratrici scolastiche del piano interrato! Tutti riceveranno il diploma perché, in un modo o nell’altro, tutti hanno saputo migliorare le loro capacità, le loro conoscenze e hanno instaurato un ottimo rapporto con il mondo digitale.
Anna Marchesi e Alicia Carrillo 2C
IL FUTURO DELL’AUTOMOBILE L’automobile tradizionale a combustione interna è destinata ad essere sostituita con automobili alimentate con sistemi meno inquinanti o ad emissioni zero. Sul mercato attualmente esistono auto di svariate marche a GPL o a metano con ridotte emissioni nocive. Ma negli ultimi anni sono comparsi gli ibridi, veicoli che uniscono al motore a combustione interna, uno elettrico. Poi sono apparsi veicoli totalmente elettrici alimentati a batterie. Si ha però una limitata autonomia, un tempo di ricarica molto lungo e dopo un numero limitato di kilometri le batterie vanno sostituite. Le compagnie petrolifere, per impedire che la più moderna tecnologia delle batterie ricaricabili venisse utilizzata, hanno acquistato i brevetti di molti tipi di batteria impedendo la produzione industriale di questi veicoli. Non ci resta che aspettare che le case automobilistiche abbandonino la dipendenza dal petrolio e abbiano come priorità la salute dell’uomo, dell’ambiente ed inizino a produrre su scala industriale automobili ecocompatibili e, nella speranza di molti giovani...le macchine volanti!
Michele Parma, 2c
Una SCUOLA per PENSARE EFFETTO EMPORIO Per i tempi dell'informazione, questo pezzo è ben in ritardo. Infatti il suo scopo non è quello di riportare dati, ma un'esperienza. Poi per chi volesse sapere nel dettaglio di Emporio, ci sono mille e una fonti. Non perderò tempo a spiegarvi dalla A alla Z in cosa consista Emporio; ho deciso, come già detto qualche riga fa, di parlarvi di un'esperienza legata a me, Chiara Ferrari, Francesca Olivieri e Angelo Traina; noi ogni settimana sottraiamo un paio d'ore alle “sudate carte” per dedicarci ai “sudati cartoni”.Ovvero, andiamo a Emporio nel magazzino di questo supermercato "alternativo", nato per aiutare le famiglie povere di Parma a mangiare e ad uscire da incubi vari tra cui la perdita del lavoro, la solitudine, l'abbandono. Ebbene, prendeteci pure per pazzi, ma non appena mettiamo piede fuori da scuola e deambuliamo in direzione pranzo-Ghiaia-13Emporio ci assale ciò che abbiamo definito effetto Emporio: risata incontrollata, pericolosa propensione a prendersi in giro, battuta fin troppo pronta, in due parole HAKUNA MATATA (le mie due compari apprezzeranno questa citazione Disney). Ma la parte interessante riguarda le cause del benessere: perché da un momento all'altro le preoccupazioni scivolano via nella spensieratezza e nell'allegria più spontanea? La mia risposta sta nei visi delle persone che vedo entrare a Emporio. Nella gioia che vi regna, un sentimento così elementare e infantile che placa inosservato ogni ansia. Nella sconfinata disponibilità dei volontari. Nelle parole di Giacomo (il responsabile di Emporio) mentre parla alla conferenza stampa, con la passione e la determinazione che traboccano dal suo corpo in una gestualità immediata e una voce entusiasta. Nella spontaneità con cui fiorisce l'amicizia di noi quattro, tra pannolini e pasta. Nel fatto che a Emporio non c'è distanza tra gli aiutanti e gli aiutati. Quando io entro lì, non vedo poveri, vedo umanità. Ps …..Nonostante la chiusura ad effetto, o almeno quello era l'intento, devo aggiungere delle postille: 1) fra coloro che richiedono la tessera a Emporio il 25% è italiano, un 75% straniero. Questi stranieri però sono in Italia in media da 12 anni; i nuovi poveri italiani provengono dalla classe media. 2) tante famiglie sono monogenitoriali. Capita spesso che il capofamiglia dopo aver perso il lavoro si abbandoni all'apatia o abbandoni la famiglia. E qui si vede la forza di molte donne. 3) ricordo a tutti che anche il nostro liceo fa la colletta per Emporio ogni mese e che né legumi né biscotti costano molto. Grazie.
Anna Rapacchi, 4D
IL SORRISO
Riso appena accennato, con un lieve movimento delle labbra e degli occhi. È questa la definizione che il dizionario propone della parola “sorriso”. Un piccolo gesto, che può illuminare il viso di una persona. O meglio, i suoi giorni, i suoi anni, la sua vita. Il Liceo Bertolucci, in occasione dell'assemblea d'istituto di mercoledì 30 gennaio, ha deciso di ospitare nell'atrio del proprio edificio la mostra intitolata “Il Sorriso”. Lo scopo principale è quello di sensibilizzare, di rendere più consapevoli gli studenti di una realtà molto vicina che spesso viene ignorata. E’ l’indifferenza, l'atteggiamento più grave. Il disinteresse di una persona che abbassa lo sguardo e finge di non vedere, di non sapere. È necessario guardare ai disabili con gli occhi del cuore, come si guarda l’amico di una vita. Piccoli gesti come un abbraccio, un bacio, in loro si trasformano e diventano gesti pieni d’amore, inesauribile fonte di emozione per noi. E se non ricevono affetto , se vengono ignorati, al di là delle diverse patologie, questi nostri compagni lo capiscono subito e di conseguenza si pongono in un atteggiamento di chiusura. Come se volessero urlare al mondo: «Anch’io, ci sono.» Rendere noi protagonisti attivi della loro attenzione, e il guadagno non sarà solo il loro sorriso ma anche un nostro arricchimento personale. Abbandonare pregiudizi e timori, avvicinarsi a loro, conoscerli nella loro interiorità non lasciandosi ingannare dall’involucro entro cui sono racchiusi: deve essere questo il nostro obiettivo. Tra un disabile e un ragazzo qualunque spesso manca quello che è il tipico terreno comune nel quale cominciare a coltivare un'amicizia: per esempio lo sport, i gusti musicali, ecc. Ma la possibilità di costruire un terreno diverso c’è sempre: basta mettersi in ascolto dell’altro. Non è facile, certo. Però molto spesso è sufficiente fare sentire un disabile parte di un gruppo, non ignorarlo. Non aspettarsi mai una risposta e ricompensa immediata, ma donare e ricevere il dono di quel sorriso che per loro, come per noi, è vita. Troppo spesso non ci rendiamo conto della bellezza della vita che ci è stata donata, della ricchezza che abbiamo. La Prof. Ferrari, referente dei disabili del Bertolucci, la definirebbe:«Una realtà che arricchisce perché ogni giorno entri in sintonia con persone che prendono la vita in un modo sorprendente». E noi, nel nostro piccolo, possiamo essere il sorriso sui loro volti. I sorrisi più veri e autentici che esistano.
Eleonora Rossi 4E
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SPECIALE SCIENZA LO SAPEVATE CHE… IL BLOG DI SCIENZE Il blog scientifico del Bertolucci “Lo sapevate che?” è un progetto proposto dalla prof.ssa Annabella De Vito alle sue classi. Ѐ stato realizzato allo scopo di suscitare la curiosità dei ragazzi e di sensibilizzarli alla realtà che li circonda. Gli stessi articoli pubblicati sono scritti dagli studenti e riguardano piccole curiosità scientifiche di ogni genere. Non sono infatti delle relazioni sugli argomenti svolti in classe, ma degli spunti che una persona, se interessata, può andare ad approfondire personalmente. È un modo che permette di guardare la scienza con occhi nuovi e capire che questa non è soltanto una materia di studio, ma entra “silenziosamente” nella vita quotidiana di ognuno di noi.
http://scienzebertolucci.blogspot.it/
DANTE E I NEURONI SPECCHIO Il giorno 14 Febbraio 2013, presso l'Aula Magna dell'Itis, si è tenu- modo più difficile possibile, cioé partendo da un'opera di arte astratta, sono arrivati alla conclusione che questo non solo è possito l'incontro delle classi terze e quarte col professor Vittorio Gallebile, ma è anche doveroso per poter arrivare a rapportarci con la se, neuroscienziato di chiara fama. realtà nel modo migliore. La conferenza, intitolata “Dai neuroni specchio alla simulazione Il dibattito si è poi spostato su un campo non più prettamente incarnata: il corpo nell'esperienza estetica”, mirava a spiegare le scientifico: Vittorio Gallese ci ha fatto notare che la ricerca in Italia possibili applicazioni degli studi fatti sul cervello all'antropologia. è molto meno finanziata rispetto a tutti i paesi europei. Quindi fare Gallese ci ha spiegato che la risposta ad alcune domande, come ricerche in questo ambito è sempre più costoso e sempre meno quelle riguardanti l'incorporeità, è già presente nel vissuto di chi ci stimolante per i giovani, che preferiscono andare all'estero alimentando la cosiddetta 'fuga dei cervelli'. ha preceduto. Dante aveva già intuito un analogo concetto: “Già non attendere' io tua dimanda, s'io m'intuassi, come tu t'inmii” (Paradiso, Canto IX, vv. 80-81) “Se io mi immedesimassi nei tuoi pensieri, come tu ti immedesimi nei miei, non avresti bisogno di fare la tua domanda: avresti già la risposta”. Intuarsi nell'altro è ciò che ci permette di capire il come e il perché di una determinata azione: la parte sensitiva, quella cognitiva e quella motoria si attivano come se fossimo noi a compiere quel gesto. Questo tipo di rispecchiamento viene attivato sia da stimoli visivi, che da stimoli acustici, emotivi e tattili. In accordo col pensiero di Aby Waburg, storico dell'arte, e col celeberrimo Charles Darwin, il professore e il suo team sono partiti dal presupposto che sia possibile “usare le neuroscienze cognitive per studiare la relazione funzionale tra il sistema cervello-corpo e l'esperienza estetica”. In seguito a numerosi esperimenti, eseguiti nel
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Elisabetta Tateo, 3E
SPECIALE SCIENZA QUANDO
SCIENZA ED ESTETICA SI INCONTRANO:
VITTORIO
IL VALORE DELLA SCIENZA
GALLESE AL BERTOLUCCI
Vittorio Gallese, professore universitario di chiara fama internazionale che fa parte del team di Rizzolatti, ha scoperto nel 1991 i neuroni specchio, una classe particolare delle nostre cellule cerebrali che si attivano sia quando si compie un'azione sia quando la si osserva compiere. Come tutte le grandi scoperte, anche questa è stata casuale: mentre il team di ricercatori, studiando i neuroni di alcuni macachi, stava compiendo esperimenti sulla corteccia frontale inferiore, questi si sono attivati di fronte al gesto di prendere una banana. Prima di allora si pensava che quei neuroni si attivassero solo compiendo azioni, ma dopo numerosi altri test diventò evidente che essi, ribattezzati "neuroni specchio", reagivano anche a stimoli visivi e sonori, a sensazioni tattili ed emotive che non erano prodotte dal soggetto; essi aiutano infatti ad interpretare il mondo circostante, come se ci immaginassimo di fare le azioni che vediamo compiere. Durante la conferenza Vittorio Gallese ha evidenziato come questa scoperta, per niente supportata da fondi mai pervenuti, potrebbe essere un innovativo punto di vista per studiare ed interpretare l'arte. L’esperto ha parlato proprio di NEUROESTETICA e delle nuove possibilità di lettura di un’opera d’arte offerte da questa scoperta. Il team ha infatti sottoposto numerosi volontari a test per capire se questi neuroni si attivino anche quando si sta guardando un’opera d’arte, e i dati mostrano con chiarezza che questo accade. È stata mostrata la famosa tela tagliata di Lucio Fontana, ed indipendentemente dal fatto che i soggetti riconoscessero l’opera o che la considerassero opera d’arte, in tutti i volontari si sono attivati i neuroni come se loro stessi stessero facendo dei tagli su una tela; anche mostrare lettere disegnate a mano o foto di persone che eseguivano un’azione, come correre, ha suscitato la reazione dei neuroni dedicati al compimento di quelle azioni. Gallese ha introdotto quindi il concetto di “Simulazione incarnata”, ovvero quel procedimento di interpretazione degli stimoli esterni a cui partecipano i neuroni specchio, che non ha un formato linguistico o concettuale, ma corporeo, perchè simula sul nostro corpo le azioni e le
Fin dai tempi più antichi l’uomo ha cercato di dare una spiegazione ai fenomeni che lo circondavano, di capire perché accade ciò che accade. I miti e le leggende furono le prime risposte a queste domande; poi la filosofia, la metafisica, le religioni ed infine quella che si è dimostrata essere la risposta più efficace: la scienza. La scienza moderna, come noi la conosciamo, deve la sua nascita a un italiano, un pisano per la precisione: Galileo Galilei. A lui dobbiamo non solo l’invenzione di un metodo scientifico (che illustra nella sua opera “Il Saggiatore”) usato anche oggi, ma anche e soprattutto l’aver riconosciuto l’alto valore della scienza e aver combattuto per esso, aver lottato, fino a finir davanti all’inquisizione, per una ricerca scientifica libera da ogni vincolo. Da Galilei ad oggi sono stati fatti passi da gigante, è stato accettato che sia la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa e persino la così scandalosa teoria dell’evoluzione, secondo la quale noi proveniamo dalle scimmie. Ma quanto valore viene dato alla scienza oggi nel nostro Paese? Dare una risposta è molto semplice se si considera che il professor Vittorio Gallese, come ha spiegato nella conferenza tenutasi il 14 febbraio al liceo Bertolucci di Parma, non ha ricevuto fondi sufficienti per le sue ricerche sui neuroni specchio (novità assoluta in campo scientifico che potrebbe cambiare il modo di intendere l’arte e l’estetica), tanto che molti giovani ricercatori del suo team sono dovuti partire per paesi come la Svizzera, dove il loro lavoro è maggiormente riconosciuto. Anche Margherita Hack, famosa astrofisica, in un articolo de “Il sole 24 ore” dell’8 luglio 2010 sottolinea l’importanza della scienza sia come libera ricerca della verità sia come motore dello sviluppo culturale ed economico. La scienza è inventare, la scienza è innovazione, e l’innovazione è fondamentale per un Paese affinché possa rimanere al passo coi tempi, perché sia competitivo. Ma se a parole tutti riconoscono il valore della scienza, perché, nel Paese in cui è nato il padre della scienza moderna e che vanta scienziati del calibro di Rita Levi Montalcini, si continua a fare tagli su Scuola e Ricerca?Perché si continua a fare tagli sul nostro futuro?
Edoardo Guidi 4e
sensazioni che percepiamo con i sensi per riuscire a comprenderle meglio. Nonostante la mancanza di fondi, grave problema dello Stato italiano, la ricerca è proseguita negli anni stupendo il mondo delle neuroscienze, e gli sviluppi che potrebbe avere in altri campi, come in quello artistico, sono molto promettenti. Il professore ha finito la conferenza con parole rivolte a noi giovani studiosi: “Impegnatevi, studiate quello che vi piace e che vi entusiasma, imparate le lingue, fate quello che vi appassiona e se trovate troppi ostacoli qui in Italia cercate fortuna all’estero”.
Marco Fontana 3e
Galileo Galilei Pagina 5
CULTURA e SOCIETA’ CULTURA DI MAFIA
PARMA CHIAMA TEREZIN GIORNATA DELLA MEMORIA
Mafia, ancora. C'è ancora bisogno di scrivere articoli sulla mafia. Già, perchè la maggior parte di noi collega la parola mafia soltanto alle sparatorie nei vicoli di Napoli, alle cerimonie con i santini bruciati, e via dicendo. Ma questa è solo la superficie, il vero problema, la vera mafia, è la "cultura mafiosa", che è dilagante in gran parte degli italiani; è la divisione netta del mondo tra quelli giusti, quelli a cui si porta rispetto, e quelli sfigati. A Scampia si fa presto a capire chi è il mafioso, perchè quando passa per strada tutti abbassano gli occhi. La cultura mafiosa va molto di moda, perché è estremamente semplice: ti scegli il branco giusto e per vivere in pace ti basta ossequiare i capi. La democrazia invece, la democrazia è difficile e antiquata: come si fa ad avere tutti gli stessi diritti, la stessa importanza e gli stessi doveri, insomma non è accettabile il fatto di essere uguale a uno sfigato. Mirabolante, non trovate? Eppure funziona spesso così, in Italia. Clientelismi, corruzione, viene tutto da lì. Viene da lì anche la mafia, quella delle sparatorie e dei santini. Infatti, alla conferenza di dicembre a cui hanno partecipato delegazioni di studenti da tutte le scuole di Parma, sono stati proprio i volontari di Libera a parlarci della mentalità mafiosa. Però, si sa, verba volant. Quello che ci hanno spronato a fare è agire: fare in modo che la mafia, tutti i tipi di mafie, diventino inutili; così saranno sconfitte. E come si fa? Beh, per esempio è conveniente che di mafia e di sudditanze se ne parli. Io ho esordito scrivendo, amaramente, che purtroppo c'è ancora bisogno di scrivere di mafia: nelle scuole, ai ragazzi, si insegni la cultura della legalità, e casomai si dia un qualche soldino all'istruzione per fare di nuovo conferenze come queste o per spedire classi di ragazzi nei luoghi in cui la mafia domina, che siano Palermo o Milano. Poi, occorre che lo Stato funzioni. Eh sì, perché la mafia offre protezione, servizi, guadagni che lo Stato dovrebbe garantire e che non garantisce per ovvi motivi. Noi, che almeno per ora non siamo ministri/presidenti di nulla, abbiamo però il dovere di partecipare alla vita del nostro Paese, di prenderci le nostre responsabilità con il comportamento quotidiano e soprattutto andando a votare (chi ha l'età), perchè ognuno di noi è una goccia nell'oceano, ma in piccola percentuale possiede il destino di tutte le altre. Infine, bisogna essere uniti. Uniti con le vittime di mafia e le loro famiglie, uniti con i magistrati e gli uomini di stato che combattono le mafie, uniti sotto lo slogan "Adesso ammazzateci tutti". Per ammazzare un reietto ci vuole poco, ma se siamo tutti uniti, tutti sullo stesso piano, allora cambia tutto. Dobbiamo essere gocce compatte e consapevoli, insomma.
Anna Rapacchi, 4D
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Ho freddo. Ho fame. Ho sonno. Mamma... Papà... dove siete? Sono stanca. Aiuto...Non sono mai stata deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, per mia fortuna. Ma, come la maggioranza della gente, ho una media conoscenza della situazione di chi vi era imprigionato. Posso solo tentare di immaginare cosa dovevano provare quei sei bambini parmigiani rinchiusi lì dentro, costretti a qualche tipo di lavoro forzato o, peggio, sulla strada per le camere a gas. Il 27 gennaio è il giorno in cui tutti noi ricordiamo la terribile strage che è stata commessa, il tremendo dolore che è stato inflitto, le persone che sono state consumate, è il giorno in cui promettiamo: “Mai più. Mai più.”. Tragedie e disastri accadono continuamente, ma si spera che, poco alla volta, ognuno prenda coscienza di ciò che sta facendo, delle vite che sta distruggendo o dei sogni che sta sgretolando in pochi secondi, come se fossero manciate di terra. Per commemorare le vittime della Shoah, noi abbiamo trasportato pietre, letto frammenti di diari e suonato brani etnici, in modo da riportare a galla le storie di quei sei, innocenti, comuni bambini, che sono stati barbaramente uccisi in nome della purezza delle razze. Ma, come disse Einstein, esiste una sola razza: quella umana.
Laura Ghisotti 2E Parma. La prof.ssa Paone, il preside e i ragazzi ricordano le vittime di Auschwitz e Terezin
I ragazzi del Bertolucci visitano il campo di concentramento di Terezin , Rep. Ceca. Coordinamento: prof.ssa Paciariello
RIMANE QUELLA SENSAZIONE... A distanza di alcuni giorni dal ritorno, ormai l'atmosfera cupa quasi soffocante del campo di Terezín si è dissolta e la vita ha ripreso a scorrere coi suoi ritmi. Ma qualcosa è cambiato. Non saprei definirlo: una punta di amarezza, un fastidio di cui non riesco a identificare la provenienza è rimasto dentro di me. Una sensazione che solamente il vedere coi tuoi occhi e trovarti in prima persona in quei luoghi può lasciarti; che i libri di scuola o i documentari non hanno la capacità di imprimere in modo così indelebile. Sensazione che sono felice di non scrollarmi più di dosso perché è la responsabilità che abbiamo noi tutti, specialmente noi ragazzi del viaggio, di tenere in vita il ricordo della tragedia per non permettere che cose simili accadano mai più e far prevalere su tutto l'Umanità.
Milena Ferrero 5D
MUSICA & COMENIUS MUSICA DI IERI, MUSICA DI OGGI La musica, in tutte le sue forme e secondo i gusti di ognuno, è un importante mezzo per sfogarsi, per rilassarsi e, soprattutto, un modo per conoscersi e divertirsi all’interno di un gruppo. In particolare il rock e i suoi infiniti sottogeneri mette in risalto questo aspetto della musica. Al giorno d'oggi sono tanti i giovani che non ascoltano la musica di un tempo: gruppi come Guns n' roses, Pink Floyd, Led Zeppelin, Queen, R.E.M. sono stati dimenticati da molti. Per gli altri, invece, rappresentano una fonte di comunicazione tra il passato e il presente. Infatti, imparare il testo di una canzone e soprattutto il suo significato, è un modo per noi giovani di conoscere il periodo che ha caratterizzato un'epoca intera. Le canzoni di un tempo erano delle vere e proprie grida di libertà, che facevano riflettere sui problemi che affliggevano la società. Dentro ogni testo c'erano dei messaggi profondi, che denunciavano le ingiustizie di uno stato o del mondo. Oggi invece la musica è stata privata della sua anima: è solo un modo per guadagnare. Quindi i ragazzi ascoltano musica senza riflettere sul testo o persino canzoni in altre lingue senza capirne le parole. Non viene più data importanza al virtuosismo degli strumenti o all'effettiva bravura di un cantante, piuttosto si dà valore al suo aspetto superficiale e alla sua vita personale. Sempre più spesso vediamo in televisione persone raccomandate, che non fanno della musica la loro passione più grande, la loro ragione di vita. Guardando alcuni video di concerti degli anni '70-'90, si vede come gli artisti davano se stessi in ogni parola che pronunciavano, in ogni gesto. “La musica è tra i doni più misteriosi di cui sono dotati gli esseri umani.” Perciò facciamone buon uso.
Ana Popusoi
IN MOZART FOOTSTEPS 60 ragazzi stranieri ospitati da 60 ragazzi italiani del nostro liceo, 9 Paesi europei con le loro delegazioni composte da 4 a 9 ragazzi, tutti uniti per seguire le orme di un solo musicista: Mozart. Dal 5 al 9 marzo si è svolta la seconda tappa del progetto Comenius (la prima era Salisburgo), che ha visto Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Belgio, Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria e Danimarca coinvolte nello scambio. Il primo giorno gli ospiti arrivati nel primo turno hanno potuto assaporare l’atmosfera del liceo Bertolucci assistendo alle lezioni all’interno delle varie aule, mentre nel pomeriggio hanno visitato l’Accademia Barilla. Per la cena tutti i ragazzi stranieri, i loro insegnanti, i ragazzi ospitanti e i prof italiani del progetto si sono trovati alla Corale Verdi dove hanno potuto assaggiare un tipico pasto parmigiano dopo aver assistito al “Welcome Concert”, preparato dal liceo musicale. In ogni tavolo i ragazzi erano tutti di nazionalità diverse per potere favorire l’approccio fra più culture possibili. Il giorno seguente sono stati visitati la Casa della musica e la Casa del suono, dove ai ragazzi sono state raccontate la storia del teatro a Parma e degli apparecchi di riproduzione del suono. Il gruppo è stato poi accolto in comune dal Sindaco, dal Vice Sindaco, dal nostro Preside e da una guida che ha illustrato le sale più importanti dell’edificio. Dopo aver mangiato una classica pizza margherita, il gruppo ha potuto visitare il Conservatorio ed è stato improvvisato un momento musicale con l’organo del teatro. Di seguito la delegazione si è spostata alla sede del liceo musicale dove è stato organizzato un “workshop” in cui i ragazzi stranieri hanno interpretato, attraverso il canto ed una coreografia, il brano “Insalata italiana” per gli ospiti. L’ultimo giorno il teatro Regio e il teatro Farnese sono stati invasi da ottanta studenti e così piazza Garibaldi, il Duomo, il Battistero, il Parco Ducale e i principali luoghi storici, perché, guidati dagli studenti di 3A, sette gruppi hanno visitato questi luoghi. Dopo pranzo, condiviso con gli studenti ospitanti nei locali del nostro liceo, presso l'auditorium Toscanini sono iniziate le prove del concerto preparato dalle delegazioni straniere. La serata di saluto si è conclusa in famiglia per alcuni e in gruppo per altri. Tutto il soggiorno, il cui lavoro di coordinamento è stato svolto dalla prof. Roscelli, è stato documentato attraverso numerose foto e video. È stata un'ottima occasione per potere interfacciarsi con altre culture ed altre lingue. Alcuni, tra i tedeschi e i francesi, parlavano in italiano e anche per loro è stata un'occasione per migliorarsi. D’altra parte, il fatto di essere spesso da soli (cioè senza l’aiuto di altri adulti) con i nostri amici europei ci ha spinto a trovare comunque delle forme di comunicazione anche dove la conoscenza della lingua straniera non ci faceva arrivare! Sono nate nuove amicizie che spero possano avere un seguito, perché anche io mi sono resa conto che le culture di Paesi vicini e uniti, come accade in Europa, sono tanto diverse quanto simili ed è importante conoscerle soprattutto nel periodo in cui viviamo. L’unico rammarico sta nel fatto che il tempo da condividere con i nostri nuovi amici è stato davvero breve!
Alicia Carrillo 2c
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GLI EVENTI DEL BERTOLUCCI
Mostra Picasso - Milano
Il gruppo del Bertolucci in visita a Praga
Monte Cimone, Passo del Lupo
Comenius “In Mozart footsteps”
Mostra fotografica - “il Sorriso” Pagina 8
14 febbraio in Piazza Garibaldi alle ore 18 un DANCING FLASH MOB per chiedere la fine della violenza, delle ingiustizie e delle crudeltà contro le donne, danzando nelle strade di tutte le città. Il Liceo Bertolucci aderisce alla campagna: ONE BILLION RISING - Perché il corpo della donna è un luogo d'amore
Vittorio Gallese - Conferenza Neuroni Specchio