Il Quarto _ nr 1 as 2012/13

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Dicembre 2012

“IL QUARTO” E ’ PRODOTTO DALLA REDAZIONE

CROSSMEDIAL

DEL LICEO BERTOLUCCI DI PARMA COORDINAMENTO SILVIA FONTANA DIRETTORE RESPONSABILE

ALUISI TOSOLINI

SPECIALE ORIENTAMENTO I ragazzi di prima esprimono le loro impressioni su questi primi mesi di scuola Layout: Chiara Bersani 1C IAMO COSÌ - ORMAI LO CH IL BERTOLUCCI . ADESSO È LA MIA SCUOLA NON È PIÙ LA A CASA. MIA SECOND

LORENZO

IL BERTOLUCCI È UNA SCUOLA

ACCOGLIENTE MA PIUTTOSTO IMPEGNATIVA, CON MATERIE DIFFICILI MA ALTRE MOLTO INTERESSANTI SEBASTIANO

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QUESTI PRIMI MESI AL BERTOLUCCI SONO STATI MOLTO BELLI ANCHE SE ALL’INIZIO È STATO DIFFICILE AMBIENTARSI.

CONSIDERO IL BERTO LUCCI COME UNA SECONDA CA SA DOVE POSSO ESPRIMERMI E, GIO RNO DOPO GIORN O, IMPARARE NUOV E COSE ALESSANDRO

FRANCESCA

ALL'INIZIO LA PAURA D LA.. POI C OMINCIANO I NON FARCEAD ARRIVA PRIMI RISU RE I LTA FATTO LA SC TI E CAPISCI DI AVER ELTA GIUST A. CHIA

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ANCORA UCCI HA

IL BERTOOLFFRIRMI E, ANCHE

A TANTO D FATTO SE MI HA SSIONE A IMPRE 'ORA DI IM T T O ' N U OL I NON VED FINORA, TUTTI I SUOI LAT E O D R A SCOPRIR C RIC POSITIVI

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IL LICEO A TTILIO B

ERTOLUC UNA SCU CI È La scuola Attilio OLA RICC A DI ATTIV T È’ UNA SCUOLA À D iIIDATTICH E CAPAC Bertolucci è un ed E DI COO LA MIA IMPEGNATIVA, MA GLIERE L’ ASPETTO O PRESO IN MAN ti H en m ru st n T co E io C NOLOGICO fic MOLTO COMPLETA DI OGNI STU DI MIGLIOVITA, HO DECISO DENTE, A ozi ra N CHE SE O LA RICHIEDE MATTEO di ultima gene RARLA, IN CAMBI MOLTO IM PEGNO E O DI NON ST te IE T en E CH bi N A HA Z am T IONE. SCUOLA ne. E' un AVIDE re DELUDERLA D ANDREA IMA S IS in cui a mio pare LL E B UNA PERIENci si trova subito NUOVA ES MI PIACE ANDARE AL BERTOUN È ’ ANCHE SE U lti co A N Z LUCCI PERCHÉ L’ AMBIENTE È ac A è si B e U O ne be N A! COMPLICAT BISOGNA ST A SCUOLA, MA ' ALLEGRO, IN CLASSE CI SI SENTE PO di ni or UDIARE MO dai primi gi LTO SIA BENE, INOLTRE CI SONO MOLTISA LUIGI ta! SIME ATTIVITÀ POMERIDIANE scuola.. Consiglia O E IC FACOLTATIVE INTERESSANTI, L L A MATTEO QUI GLI INSEGNANTI DI QUESTA SCUOLA CI NTI-

O SE NO SUBIT MPAGNI CI MI SO C O C U I L N O T O R U BE NB AGIO, CO NCHE TO A MIO CNOLOGIA, MA A CI INSEE E T H A C T , I N E TA SSOR A VI PROFE A SCUOL CON BRA APPREZZARE L D GNANO A PIÙ. LORENZO DI A R O C N A

È’COME PER ME OLUCCI T CHÉ MI R R E E P B SA IL NDA CA O COMC I E E S I M UNA CON I E N E B F I OSSE TROVO M E SE C ED È CO I GICA. A N G M A P SFERA O M T A UN’

CHIARA

VITA SCOLASTICA STUPENDA MA BISOGNA IMPEGNARSI MOLTO. AUDREY

HANNO ACCOLTO E ACCOMPAGNATO NEI PRIMI MESI CON PAZIENZA E IMPEGNANDOSI A FARCI SENTIRE A NOSTRO AGIO. IL PERCORSO NON APPARE SENZA DIFFICOLTÀ: È IMPEGNATIVO, PER CUI OCCORRE MIGLIORARE IL PROPRIO METODO DI STUDIO. FEDERICO

17 SETTEMBR PER ME UN E 2012, SI APRE NUOVO MO QUELLO CH NDO: SO E LASC

IO E N QUELLO CH E MI ASPE ON SO TTA, MA SONO PIENA D A POCO PI I SPERANZE. OGGI, Ù DI DUE MESI DA QUEL GIOR NO, POSSO TROVARMI DIRE DI BENE SIA CON GLI INSEGNANTI CHE CON I GNI E, ANCH COMPAE E I SACRIF SE LE DIFFICOLTÀ ICI NON M SONO CON ANCANO, TENTA DEL LA MIA SCELTA. A NNALISA

SIA PER I PIÙ GRANDI CHE PER I PIÙ "PICCOLI" . CHIARA

E' PIÙ IMPEGNATIVO DELLE MEDIE. DANIELE

ENTE IMMI HA FATTO UN'ECCELL MOLTO LE VUO CI MA PRESSIONE, IMPEGNO. ALESSANDRO

UNA RIFLESSIONE SU QUESTI PRIMI MESI DI LICEO? IMPEGNATIVI... MOLTO IMPEGNATIVI. EMANUELE

MI PIACE M OLTO L’UTILIZZO DELLE NUO VE TECNOLO GIE NEI PROGETTI… RICHIEDE MOLTO IM PEGNO

CARLOTTA

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SPECIALE TECNOLOGIE ABCD DI GENOVA

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EDITORIA DIGITALE

Monti: ”Investire sulle tecnologie? Unico modo per una scuola all’avanguardia”.

Il tema dell’editoria digitale - e della relativa normativa – è stato oggetto di tre ore di acceso dibattito, magistralmente moderato dal giornalista Luca De Biase, responsabile di Nova, inserto tecnologico del Sole 24 ore. Alle due impegnative domande su quale cambiamento del modello di business sia in atto e su come valorizzare le scarse risorse del MIUR che saranno comunque spartite, si sono scontrati gli editori Palumbo e Cicognani, rappresentanti dell’AIE (Associazione Italiana Editori) con Roberto Maragliano (Uniroma 3), Rosa Maria Bottino (ITD-CNR di Genova) e Daniele Barca (Dirigente scolastico dell’IC di Cadeo), rappresentanti del gruppo di lavoro MIUR “Tecnologie applicate alla didattica e qualità dell’istruzione”. Sul palco la voce di un’editoria scolastica in crisi d’identità che non sa come difendere il tradizionale mercato del libro di carta, minacciato dalla rivoluzione digitale del sistema scuola. Ma anche, in sala, il contrappunto più ottimista di case editrici illuminate quali Garamond, Zanichelli e Mondadori Scuola, da anni impegnate nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi format didattici e disponibili all’apertura dei propri prodotti ai contributi esperienziali di docenti e allievi, in una logica di open source. Proprio sulla definizione della scuola digitale del domani, realtà ineludibile se non si vuole che l’insegnamento rimanga ai margini del mondo reale, hanno insistito gli esperti Maragliano e Barca, aprendo scenari di didattica condivisa in rete, ebook creati "dalle" e "nelle" classi 2.0, in una logica collaborativa e socio-costruttivista. E’ stata inoltre sottolineata l’importanza che i docenti si aprano ai luoghi di apprendimento informale dei ragazzi e ai loro social/ mezzi di comunicazione, per traghettarli, con spirito critico e consapevole, verso luoghi di apprendimento formale più significativi. Nessuno si illuda comunque: i docenti, che sono la chiave di volta del cambiamento, hanno ancora bisogno di superare resistenze interne derivate dalla loro tradizionale formazione; la diffusione di strumenti e, soprattutto, le esperienze significative sono distribuite sulla penisola a macchia di leopardo; ancora non è comprovato che i risultati dell’apprendimento secondo modalità digitali siano realmente efficaci. E all’interno di un percorso ancora da inventare e sperimentare, è sicuramente da fare un distinguo fra i materiali digitali eventualmente creati nella scuola e i libri di testo pubblicati dalle case editrici, frutto della ricerca scientifica di veri professionisti. Non livelliamo le competenze. A ognuno il suo mestiere. Silvia Fontana

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L’ERA DEI TABLET. NESSUNA PAURA DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE Una scuola all’avanguardia non può prescindere dall’utilizzo dei tablet e della tecnologia se vuole essere competitiva in Europa. L’utilizzo del tablet comporterrà la riduzione della produzione di libri stampati, che verranno sostituiti prontamente da ebook. La tecnologia non ha paura di competere con il “vecchio stile”: la possibilità di scrivere annotazioni sui propri ebook, di richiamare un concetto alla mente con l’uso della ricerca in internet e la possibilità di essere informati sempre su tutto, avendo solo un “tap” da fare su uno schermo, è senza dubbio una rivoluzione importante, che non farà rimpiangere i manuali voluminosi e pesanti che ogni studente porta quotidianamente nello zaino. Ma gli insegnanti “vecchio stile” saranno disposti e all’altezza di utilizzare lavagne multimediali, tablet, computer? Lo scopo del governo tecnico è quello di ridare un tono e ridare credibilità al Belpaese, dunque gli insegnanti dovranno essere digitali e non potranno nascondersi dietro alla scusa che i ragazzi ne sanno più di loro. La classe insegnante sarà la chiave che farà azionare il nuove motore della società – scuola. Anche il giornalismo ci guadagnerà. Uno studio condotto dal Sole 24 Ore mostra che negli ultimi anni, con l’avvento, appunto, delle tavolette digitali, molti più giovani riagganciano i rapporti con l’informazione, grazie anche alle promozioni che le apps di giornali propongono con grande frequenza. Dunque ebook, giornali digitali, ricerche rapide su internet e molto altro ancora saranno sempre a portata di mano. Ed è per questo che i tablet saranno il più grosso fattore di accelerazione della cultura dopo Gutenberg. Lorenzo Fornaro 4^ E


SPECIALE TECNOLOGIE UTILIZZO

DELLE TECNOLOGIE NEL CALCIO

Il primo goal fantasma della storia risale al 1966, nella finale della Coppa del Mondo tra Inghilterra e Germania Ovest, vinta dalla prima per 4-2. Durante questa partita, infatti, il giocatore inglese Geoff Hurst segnò un goal che in realtà non esisteva: la palla, dopo aver sbattuto sulla traversa, rimbalzò sulla linea di porta senza superarla. Ma l’arbitro, lo svizzero Dienst, convalidò il goal, che permise all’Inghilterra di portarsi sul 3-2 e vincere così il match e la coppa. Da quel momento si susseguirono tantissimi casi in tutto il mondo calcistico. Per evitare che fatti del genere si ripetano, la FIFA ha dato l’ok all’inserimento delle tecnologie nel calcio. I tipi di innovazione proposti riguardano modi diversi di verificare la validità di un goal. Il primo, chiamato GoalRef e sviluppato per la pallamano, prevede l’inserimento di tre microchip all’interno del pallone e l’istallazione di dieci antenne sulla porta per creare un campo magnetico. Il secondo, invece, ideato per il tennis e il cricket, è chiamato Hawk Eye (occhio di falco), e consiste in sette telecamere poste dietro a ogni porta che ricostruiscono l’esatta posizione della palla. In entrambe le situazioni, in caso di goal, viene trasmesso un segnale all’orologio dell’arbitro, che può così decretare immediatamente la rete. Un terzo sistema è quello dell’Instant Replay (moviola), cioè l’utilizzo delle immagini televisive da parte del quarto uomo. Questo metodo viene utilizzato già in diversi sport, tra i quali il basket, in cui a volte si è rivelato fondamentale: nella finale scudetto del 2005 tra Armani Jeans Milano e Fortitudo Bologna, vinta dai secondi, grazie all’utilizzo della moviola l’arbitro ha potuto decretare il canestro vincente all’ultimo secondo. Un tipo di verifica che però non sembra destinato a essere attuato. Purtroppo, le opinioni dei massimi vertici del calcio mondiale (FIFA e UEFA) riguardo all’utilizzo delle tecnologie sono opposte. Se il presidente della FIFA, Joseph Blatter, ritiene che la GLT (goal line technology) sia ormai una necessità – e noi siamo d’accordo con lui - il maggior esponente della UEFA, Michel Platini ribadisce che la competenza degli arbitri non vada messa in dubbio e quindi è contrario a ogni tipo di innovazione tecnologica. Federico Papi, Simone Barberini, Lorenzo Simonetti 4E

SAMSUNG VS APPLE Open source: la soluzione? GUERRA IN TRIBUNALE PER APPLE E SAMSUNG Una lotta infinita ha visto scontrarsi legalmente i due colossi Apple e Samsung. La questione era incentrata sull'utilizzo da parte di Samsung di brevetti di proprietà Apple. Il giudice, ormai sfinito, ha preso la decisione di dare ragione alla Apple che avrà un risarcimento da Samsung pari a 2 miliardi e mezzo di dollari. A qualche settimana di distanza da questo processo, la Apple ha di nuovo dichiarato battaglia, stavolta però contro Motorola, sempre per uso senza permesso di brevetti di sua proprietà. Questa guerra legale sembra infinita e come parte lesa c'è sempre lei: la Apple. Ma da dove viene questo esorbitante numero di brevetti? Bisogna risalire al 2006 quando l'azienda Creative accusò Apple di aver copiato, almeno in parte, il design dei suoi MP3 Zen usato nei nuovi iPod. Apple dovette risarcire 100 milioni di dollari. La questione andò di traverso al allora CEO di Apple, Steve Jobs, il quale decise che nei suoi successivi prodotti avrebbe brevettato tutto quello che si poteva brevettare. Ad oggi le richieste dei brevetti da parte di Apple ammontano a più di 8 milioni. Negli anni a seguire anche le altre aziende hanno seguito l'esempio della Apple: era certo che prima o poi qualche marchio si sarebbe scontrato. Le aziende sono ormai così prese da queste note legali da trascurare i loro prodotti rendendoli pieni di imperfezioni. Per citare un esempio il nuovo smartphone di casa Apple ha parecchi problemi nella fotocamera. Samsung, invece, ha deciso di utilizzare un nuovo display ultra resistente: il Gorilla Glass. Peccato però che alla minima caduta il telefono vada in mille pezzi. Allora perché sprecare tempo in cause legali invece di perfezionare i propri prodotti? Proprio per evitare tutto questo molte aziende hanno deciso di applicare una politica open source. L'open source è una pratica di sharing che consiste nel condividere le proprie idee con la community, favorendo le piccole aziende e gli sviluppatori. Se tutte le aziende fossero open source il costo per uso dei brevetti altrui sarebbe annullato e i prodotti finali costerebbero meno. Un vantaggio per i consumatori che acquisterebbero di più e più volentieri con un guadagno anche per l'azienda stessa. Purtroppo la natura umana è incline a etichettare ogni cosa con il suo nome, senza condividerla apertamente con gli altri. Proprio per questo un mondo completamente open source rimane un'utopia di qualche fanatico, mentre il mondo reale finisce in tribunale. Francesco Bodria 4E

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EVENTI DEL BERTO UNA NUOVA SEDE PER IL LICEO MUSICALE Erano le palazzine delle tramvie di piazzale Barbieri, poi ristrutturate dalla Provincia con un investimento di 3,7 milioni, cui ha contribuito la Fondazione Cariparma (1,5 milioni). La palazzina dell’ex direzione ha ospitato un distaccamento dell’Istituto d’arte Toschi e da settembre è diventata la nuova e definitiva casa del Liceo Musicale. Il liceo utilizza anche la palestra/ aula magna del vicino edificio affacciato su via Caprera, adibito un tempo a centrale elettrica delle tramvie.

GITA

DI ACCOGLIENZA A CASAROLA

Sulle orme di Attilio Bertolucci, i ragazzi di prima sono diventati poeti per un giorno.

A Casarola ancora gli antichi mattoni reggono case vecchie e fredde. Ma l’impronta di Bertolucci è rimasta, simbolo dell’antico paese montano che non lo scorderà nei secoli. Cavalli Mattia, Guareschi Lorenzo 1c

ATTILIO COMPIE GLI ANNI! All’alba arrivammo

Un compleanno musicale per un poeta poliedrico. Nasce nel lontano 18 novembre 1911 Attilio Bertolucci, artista dai mille volti. Ed è proprio la poliedricità, la capacità di comprendere e di diventare mille cose che dovrebbe rappresentare l’essenza della nostra scuola, un liceo scientifico ma anche musicale. Una fusione tra arte e scienza che non devono essere considerate entità contrapposte ma complementari. Ed è proprio la musica che risveglia l’intervallo di un monotono lunedì mattina, con qualche nota che inizia a stiracchiarsi fuori dai sax del liceo musicale guidati dal maestro Ferri. Note che alla fine non sono altro che scarabocchi nerastri in sistemi di linee guidati da numeri e tempi apparentemente privi di spessore, ma che quando prendono la voce degli strumenti, riassumono in sé qualcosa di più profondo, astratto ed intangibile. Ed è qui che vi è la ricerca della nostra scuola: la bellezza, sia dei numeri che delle note. Il mestiere stesso dell’insegnante è il tentare di inserire, come Attilio Bertolucci nel suo insegnamento al Maria Luigia, nelle lezioni di tutti giorni, il seme della bellezza. Una bellezza che viene ricercata anche nell’aspetto esteriore e curato dell’edificio, arricchito dal dono speciale della scultrice di Parma Jucci Ugolotti: gli studi del volto di Attilio. Inizia quindi una tradizione che si spera possa continuare a lungo: una tradizione che inizia dall’oggi partendo dal passato. Giulia Di Rienzo & Alessia Oddi 4E

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Avvolti da un candido manto nebbioso L’Autunno ci accolse in tutto il suo splendore. Il Poeta era rinato dentro di noi. Riccardo Monaco, Lorenzo Bandini, Ernesto Carbajal Montero, Davide Guarnieri 1c

Nel mezzo del cammin di Casarola Seguendo la tua parola Nel bosco siamo entrati Passando per luoghi fatati. Bertolucci, la tua terra abbiamo visitato E la tua poesia abbiamo amato Ilaria Galvani, Maria Chiara Guggia, Nocolini Lorenzo 1C


EVENTI DEL BERTO PROGETTO COMENIUS DA SALISBURGO, IN MOZART FOOTSTEPS Quando si torna da un viaggio, viene spontaneo ripensare all’esperienza vissuta. Ecco alcuni commenti “a caldo” di alcuni ragazzi e docenti che, ospiti di un istituto superiore tedesco, hanno visitato e conosciuto la città cara a Mozart. Jessica Gabriele, flauto magico, commenta decisa: “Tutto era perfetto. Che non ci fosse tempo libero a me non interessava: non erano le nostre vacanze, si fa insieme quello che c'è nel programma. È stato bello conoscere tante persone nuove, a furia di parlare inglese quasi non ti ricordi più l'italiano, ma è stata un'esperienza positiva, anzi, le vorrei ospitare tutte a Parma. Ho solo un appunto: è durata troppo poco”. Giorgia Orlandini, liceo scientifico, aggiunge: “Quest'esperienza ha ampliato i nostri orizzonti. Mi sono resa conto di quanto sia importante vedere altre culture e le abitudini di nostri coetanei di altre nazionalità. Avevamo degli stereotipi, ma conoscendoci li abbiamo superati”. Per entrambe è la prima esperienza Comenius. “Forse” aggiunge Giulia, “era tutto incentrato sulla musica e noi non abbiamo avuto molto spazio, però sono stati ugualmente giorni bellissimi” Prof Roscelli, inglese “Mi chiedo perché tutto il resto dell'Europa viva sull'arte, la musica, la storia dei talenti italiani e riesca a farne un museo vivente. Il mito dell'Italia continua ad essere vivo e apprezzato dovunque. In Italia, invece, tutto questo non viene valorizzato. Austriaci, tedeschi, inglesi, danesi sono molto organizzati, ma il genio è proprio degli italiani. La nostra creatività esiste, ma non siamo in grado di valorizzarla. C'è un gap incolmabile fra le potenzialità e la realtà, come le scuole fatiscenti”. La preparazione però è alta, perché l'Italia è un paradosso. I nostri studenti si rivelano sempre i migliori. Hanno una capacità di apprendere e vedere le cose con un senso critico che forse altri studenti, più abituati alla disciplina, non sanno esprimere. Siamo eccellenti, nonostante le strutture, le riforme, la burocrazia. Gli insegnanti degli altri paesi sanno e sentono l'importanza di quello che fanno, da noi non è sempre così. Quindi, da un lato da queste esperienze torni un po' depresso, dall'altro il confronto è un positivo incoraggiamento a migliorare la situazione”.

SHAKESPEARE IN GLOBE "Tutto il mondo è teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori..." Così scriveva Shakespeare in “As you like it”, e così ha introdotto la sua conferenza “A world of worlds” il Dott. Giacomo Giuntini, nell'incontro che si è tenuto nell'Aula Magna dell'Itis. Durante questa interessante lezione l'esperto shakespeariano ci ha illuminato riguardo quegli elementi che tutti considerano il cuore di Romeo e Giulietta e ci ha offerto una rilettura critica del testo. Lo sapevate voi che il famosissimo balcone in realtà non c'è nel testo shakesperiano? E che Giulietta aveva solo tredici anni? Noi no...In effetti sembra proprio che la romantica tragedia possa essere tradotta e analizzata secondo una prospettiva assolutamente nuova che ci restituisce uno Shakespeare meno “museale”. La smielata dolcezza che da sempre sembra permeare l'opera è in realtà frutto di una lettura critica posteriore. Giuntini ha saputo coinvolgerci in questo avvincente percorso anche con riferimenti all’opera in altre forme artistiche, dal cinema alla musica, e con letture a più voci di scene da lui stesso tradotte. Dopo questo incontro, ci siamo recati al Teatro Due di Parma, dove è stata messa in scena un'innovativa tragedia intitolata “After Romeo and After Giuliet”, in cui gli autori si sono immaginati cosa sarebbe potuto accadere dopo la morte dei due protagonisti. Gli artisti erano gli stessi che ci hanno fatto ridere durante “Le rane” di Aristofane, insieme ad alcuni attori dell’Accademia Nazionale “Silvio D’Amico”. La sceneggiatura, assolutamente innovativa, è stata invece elaborata da studenti dell’Università IUAV di Venezia sotto la direzione di Walter Le Moli. Nella messinscena della tragedia, che è incentrata sul processo alle famiglie Capuleti e Montecchi dopo la morte dei giovani amanti, si sono evidenziati molti aspetti della società moderna, come l'incapacità di riappacificarsi e di trovare soluzioni condivise anche di fronte alle vicende più gravi. Infatti durante il processo le due famiglie, che sono simbolo dell'intera Verona, non troveranno la forza di sconfiggere l’odio, condannando la città ad un clima di violenza, corruzione e sopraffazione cui solo un intervento autoritario sembra alla fine poter porre rimedio. Dopo la rappresentazione abbiamo avuto la possibilità di parlare direttamente con gli attori e una “sceneggiatrice” del laboratorio teatrale. Al progetto “Shakespeare in globe” hanno aderito alcune classi terze e quarte del liceo Bertolucci, insieme alle docenti di inglese. Presto seguiranno nuove attività come la partecipazione allo spettacolo “The Tempest” sempre a Teatro Due, i flash mob degli studenti, ed un “Blitz teatrale” a scuola sulla figura dell’attore nel teatro elisabettiano. Il progetto si concluderà con una visita di istruzione a Londra dove si parteciperà ad un workshop nel mitico teatro Globe. Tateo Elisabetta e Marco Fontana 3E Pagina 5


SPECIALE SCIENZA COME LAVORA UNO SCIENZIATO? Quando la scienza diventa pane (ammuffito) quotidiano Quindici incontri, tre professori, una ricercatrice e venticinque “cavie”: la combinazione vincente per un progetto alla scoperta della mente contorta degli scienziati. A condurre questo percorso è la professoressa Ghinelli in collaborazione con la professoressa Fontechiari che lavora con l'università di Camerino. La 2C è stata catapultata in un labirinto dove gli ostacoli erano la logica, il ragionamento, l'intuito e spesso anche le conoscenze precedenti che possono condurre a strade sbagliate. Nel mese di ottobre si è conclusa la prima parte dal titolo “Come lavora lo scienziato” riguardante le basi, il linguaggio tecnico e il metodo scientifico. Nei mesi di novembre e dicembre, invece, si è svolta la parte di laboratorio, dove si è risposto, per mezzo di esperimenti, alla domanda: “Come facciamo a sapere che qualcosa è vivo?”. La classe, dopo avere capito che gli scienziati hanno bisogno di lavorare in equipe, è stata divisa in gruppi. Ogni team aveva da verificare due caratteristiche tipiche dei viventi (nascita, crescita, riproduzione, respirazione, struttura complessa…) in quattro campioni che comprendevano anche non viventi; gli esperimenti potevano concludersi in giornata oppure richiedere maggior tempo di osservazione del fenomeno. Al termine, tutte le attività hanno previsto il confronto tra i vari gruppi a proposito dell’organizzazione degli esperimenti e della lettura dei risultati; ogni gruppo poi, attraverso una comunicazione il più possibile efficace, ha dovuto condividere con la classe il proprio lavoro. A lezione c’era una telecamera che aveva lo scopo di spiare gli alunni e coglierli in flagrante a ogni passo falso (messaggi romantici, piccole risse sottobanco, ruminamento illecito di gomme da masticare e molto altro, che solo i ricercatori verranno a sapere…). In realtà le nostre lezioni verranno visionate da superesperti del metodo di insegnamento IBSE (Inquiry-Based Science Education), i cui obiettivi sono quelli di invogliare gli studenti allo studio della scienza e di renderli partecipi della costruzione del loro sapere, per poi portarli alla comprensione dei concetti. Le nostre cavie sono state sollecitate, attraverso domande-stimolo, a cooperare. Quest’attività ha aiutato anche quegli studenti più insicuri, con difficoltà di apprendimento e i diversamente abili. La classe dopo aver esasperato i professori con i piacevoli odori di muffe, frutta decomposta, boschi di lenticchie e fagioli, è stata entusiasta dell’esperienza vissuta, ma preferirebbe non avere più a che fare con Drosophile Melanogaster (alias vomitevoli moscerini della frutta).

Alicia Carrillo e Anna Marchesi, 2C

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SCIENZA

ED ETICA NEI LABORATORI CHIESI

Un incontro volto ad illustrare ai giovani le dinamiche delle grandi imprese e i problemi etici e scientifici connessi con la produzione di farmaci. Questa, in breve, è l’esperienza avuta dalle classi 5A e 4D presso i laboratori della Chiesi Farmaceutici S.p.A., una delle più importanti imprese parmigiane, multinazionale produttrice di farmaci a cui fa capo anche una fondazione omonima dedita a opere benefiche in Africa. Presso il complesso le classi sono state accolte dal dr. Stefano Olivieri e dalla dr.ssa nonché coordinatore della Fondazione Chiesi, Maria Paola Chiesi, la quale ha illustrato i progetti e la volontà dell’associazione di divulgare l’interesse per la ricerca scientifica presso i giovani, nonché di indirizzarli ad un possibile futuro professionale in tale campo. La dr.ssa Alessandra Capuzzi ha dato invece un quadro generale in merito all’azienda, ai metodi di assunzione e alle aree di interesse della Chiesi sulla cura di determinate malattie, soprattutto quelle concernenti l’apparato respiratorio. Per incentivare ulteriormente l’interesse verso la scienza, dopo un’accurata presentazione in merito alla storia della ricerca scientifica dall’antichità a oggi, è stato svolto un dibattito guidato dalla dott.ssa Ilaria Ampollini sul rapporto etica-scienza che ha provocato accese discussioni tra gli studenti, schierati in varie posizioni critiche in base ai temi proposti, come la responsabilità da parte degli scienziati per le proprie creazioni, citando esempi a noi recenti come la bomba atomica. Anche il delicato rapporto tra tecnologia e problemi ambientali ha suscitato un’interessante e accesa discussione sull’utilità di un referendum popolare per decidere su questioni quali fecondazione assistita, staminali e OGM. Hanno contribuito alle discussioni anche le professoresse Ghinelli e Baracchi. Infine il dr. Marco Frigerio ha spiegato il metodo di produzione dei farmaci, gli accurati controlli e i test che deve subire un farmaco prima di essere immesso sul mercato, i quali possono durare anche una decina d’anni. In seguito il dr. Frigerio ha guidato le classi nel giro dei laboratori dell’azienda: per questioni di sicurezza e igiene non si poteva avere accesso diretto ad essi ma grazie a dei vetri si sono potuti osservare i macchinari usati per l’analisi dei virus e per la sinterizzazione di farmaci. La giornata si è conclusa con una foto di gruppo nell’atrio del complesso e un augurio a pensare in futuro a un’esperienza lavorativa presso la Chiesi S.p.A.

Riccardo Gandini 5A


Una SCUOLA per PENSARE DIAZ:

DON’T CLEAN UP THIS BLOOD

CONCORSO TEEN REPORTERS VERY IMPORTANT PEOPLE

“Diaz – don’t clean up this blood” è il titolo del film visto dai ragazzi del Bertolucci durante l’assemblea del 23 novembre. Il film tratta del G8 di Genova del 2001 ed è soprattutto focalizzato sugli avvenimenti accaduti nella scuola Diaz. Nonostante l’introduzione del giornalista della Gazzetta di Parma Marco Balestrazzi avesse lasciato immaginare certe situazioni, la brutalità e la violenza delle immagini hanno suscitato stupore, commozione, indignazione, facendo nascere interrogativi e discussioni tra gli studenti. Pestaggi, aggressioni e umiliazioni sono accettabili se messe in atto da un’istituzione come la polizia che dovrebbe essere garante di sicurezza? La risposta è ovviamente “no”. In questa vicenda la polizia, a seguito di diverse testimonianze, è risultata sia colpevole che vittima. Vittima di manipolazioni perché esecutrice di ordini superiori e di addestramenti: le forze dell’ordine erano tenute a mantenere un comportamento prevenuto nei confronti di qualunque manifestante o persona presente. Colpevole perché le forze dell’ordine hanno abusato della propria forza per contrastare...chi? La percentuale di appartenenti ai Black Block era nettamente inferiore al numero dei manifestanti non violenti che sono stati aggrediti senza possibilità di proferire parola. La polizia ha il diritto di fermare, identificare e perquisire le persone, ma come organo che ha lo scopo di mantenere l’ordine pubblico, dovrebbe essere la prima a non passare dalla parte del torto commettendo atti ritenuti reati. Inoltre dietro il ruolo di poliziotto dovrebbe rimanere la persona con l’umanità che le è propria. Il caso Diaz si è “risolto” con sentenze che prevedevano pene irrisorie rispetto ai danni arrecati alle persone fisiche e che, nella maggior parte dei casi, non sono state mai scontate; al contrario, un grande numero di manifestanti è stato denunciato e arrestato. Alla resa dei conti, per dei danneggiamenti a cose ed edifici, tante vite umane innocenti sono state messe a grave rischio. Ancora oggi non è del tutto chiaro quali assurde motivazioni e quale follia abbia portato a perdere il rispetto nei confronti del prossimo. Ciò che si spera è che anche all’interno delle forze dell’ordine ci si sia resi conto dell’abuso di potere che è stato effettuato e che le manifestazioni non sono sinonimo di violenza: dietro di queste vi sono persone con ideali e convinzioni da far valere.

Prigionieri di maschere che saltellano da una parte all’altra del mondo proponendoci scherzi di magia, costruiti con i soldi e truccati con tanta vernice colorata. Irriconoscibili sotto tutto il cerone e i vestiti da sfilata nei quali si atteggiano a gran pavoni e gran pinguini. State attenti VIP d’ogni luogo, che alzando la coda si denuda qualcos’altro! E chi ha orecchie per intendere intenda. Sono famosi, belli, ricchi: piace chiamarli Very Important People. Sono abitanti di quello splendente mondo lontano, falso ed ostile che ci apre una finestra attraverso le televisioni, i giornali di gossip, il web. Questo strano ma sgargiante pianeta è assediato da chi vi vuole entrare, gente che non esita a mettere in vendita i propri valori, già da tempo dimenticati da chi è familiare all’ambiente; e non sono forse gli ideali quelli che distinguono gli individui? I “nostri” VIP sono incantatori di serpenti che con le loro melodie preconfezionate fanno sembrare tre note la musica delle sfere. Milioni di adolescenti incollati ad uno schermo pendono dalle labbra di due o tre ragazzini che cantano canzoni d’amore. E il mondo si popola di interviste, documenti sulla loro vita personale: sono ragazzi trasparenti e puliti. Lo sanno tutti. Tutti sanno tutto. Ma cosa si sa? Siamo sicuri che ciò che sappiamo è ciò che realmente queste persone sono? Non siamo in grado di costruirci da soli i nostri modelli? Dov’è l’originalità del nostro essere se non nella difesa di ciò in cui crediamo? Nessuno immagina che spesso, dietro a quei visi puliti, ci sono tanti omoni grossi e pieni di soldi che con dei fili invisibili decidono tutto delle azioni di queste caricature. Parlando in termini concreti: pubblicità, prigioni auree, marketing e star system. Non che ci sia qualcosa di assolutamente negativo in questo, ciò è negativo nella misura in cui perdiamo di vista il vero scopo dell’arte e della musica: se stessa. La prostituzione della propria umanità e del proprio talento per diventare dei veri e propri portatori di messaggi, delle bambole siliconate che non possono sgarrare di una virgola, né uscire dal personaggio, li fa diventare mangime per folle. Una folla che crede a quasi tutto ciò che queste personalità saltellanti e sfavillanti dicono. Ed anche a ciò che viene detto contro di loro. La pubblicità del resto ha lo scopo di persuadere, con atteggiamenti e comportamenti. Riesce a manipolare senza che nessuno se ne accorga, tutto è calcolato. Una pubblicità che passa anche dalle pile di libri di critica negativa allo star system, che dietro a pagine moraliste nascondono un malizioso assenso all'immondezzaio che spesso si nasconde dietro ai bei visini sorridenti delle star. E tutto perché abbiamo perso di vista l’obiettivo: la bellezza fulgida di un’opera d’arte. La rarità, la grandezza e l’immensità di quest’ultima. Andare oltre all’idolo, andare oltre. Se solo capissimo questo, la musica commerciale esisterebbe ancora, gli omoni grossi e pieni di soldi continuerebbero a guadagnare, noi giovani continueremmo a ballare in discoteca, ma la prospettiva sarebbe diversa: la ricerca del suono, la ricerca della bellezza, la ricerca delle emozioni, sarebbe diversa. Si cercherebbe di comprendere l’animo e non più il motivo per cui sul red carpet la nostra star preferita ha indossato un Versace e non un Dior.

Erika Terenziani 4E

Gianni Arrigoni 4C, Giulia Di Rienzo 4E, Anna Rapacchi 4D

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SPECIALE RIFORMA DELLA SCUOLA In seguito alla riforma proposta dal ministro Profumo, per avere un’opinione più precisa di come gli insegnanti vivono il loro mestiere scarsamente riconosciuto, abbiamo deciso di intervistare al riguardo la Prof. Azzini.

chiede molto più tempo di quanto si pensi poiché va adeguata alla classe nello specifico. Per non parlare degli aggiornamenti, l’impostazione dei contenuti di una lezione, attività che richiedono ovviamente del tempo.

Di Eleonora Rossi e Giulia Derlindati 4E

Spesso si sentono affermazioni del tipo: “Voi aQual è la sua opinione riguardo la proposta del vete tre mesi di vacanza…” ministro Profumo di aumentare le ore settima- «In quanto docente di matematica insegno una matenali di lezione dei docenti? ria che viene coinvolta sistematicamente negli esami «È una riforma che colpisce una categoria sulla quale di maturità e nei miei 25 anni di insegnamento ho fatè molto facile infierire. Noi insegnanti svolgiamo to ben 15 esami di maturità e nei momenti in cui non un’attività che non si manifesta soltanto nelle ore in mi era stato affidato né il compito di commissario incui gli alunni ci vedono entrare in classe. Il nostro la- terno né esterno, io ero comunque coinvolta in corsi di voro è caratterizzato da una serie di attività che posso- recupero. Intanto i “famosi tre mesi” sarebbe opportuno essere ritenute “nascoste” nonostante se ne vedano no ridurli a due poiché fino al 30 giugno noi insegnanti poi gli esiti: il compito corretto, la lezione proposta, siamo ancora a scuola, tra fare gli scrutini prima e la unità didattiche alternative, l’utilizzo delle tecnologie, consegna delle pagelle dopo. Ragionando su luglio e contenuti che devono essere diversificati dal momento agosto, con il 22 agosto siamo già in pista con gli esami che i ragazzi negli anni cambiano e non si può pensare di riparazione che iniziano il 25 agosto, ma che natudi fare le cose sempre nello stesso modo.» ralmente vanno preparati prima. Lei pensa che tutto ciò sia stato sottovalutato da Quindi calcolando che fino al 30 giugno siamo tutti parte del Ministero? indiscutibilmente a scuola e con il 20 agosto siamo di «La gravità del problema sta nel fatto che il primo a nuovo tutti in pista, abbiamo per la precisione 36 giornon riconoscere questo mestiere in tutti i suoi aspetti è ni di ferie di cui sei si possono prendere durante l'anno colui che ci rappresenta, ossia il nostro ministro scolastico a patto che si trovi un collega disposto alla dell’istruzione, il quale sembra che non sappia neppu- sostituzione gratuitamente; ciò significa che spesso re cosa voglia dire insegnare. Il ministro ha l’obiettivo non riusciamo a prenderli. del risparmio e solo per colpa di alcune realtà in cui ci sono insegnanti che non lavorano, tutti gli altri devono rimetterci la propria reputazione. Ciò non accade soltanto in questo ambito, ma in tutti i mestieri c’è la persona che non si attiene alle regole e non svolge correttamente il proprio dovere. Io penso che in quel caso bisogna dare maggior potere ai dirigenti scolastici che dovrebbero avere il coraggio di intervenire. Inoltre non condivido il fatto che i tagli debbano essere sempre subiti dalla scuola pubblica, quando ci sono in atto finanziamenti alle scuole private.»

I 36 giorni di ferie dunque sono quelli che vengono dati di norma ad un qualsiasi lavoratore.

Per non parlare degli insegnanti coinvolti negli esami di maturità o nei corsi di recupero che, durando fino al 10 luglio, non arrivano ad avere 36 giorni di ferie.Gli altri due argomenti di discussione sono la Pasqua e il Natale: a Pasqua stiamo a casa da giovedì a martedì e questi corrispondono ai giorni che un qualsiasi lavoratore può permettersi liberamente durante tutto l’anno. Durante le vacanze di Natale ci sono compiti su compiti da correggere poiché appena prima si chiude il quaRitiene giusto l'aumento delle ore di lezione e di drimestre o ci si avvicina comunque alla sua chiusuconseguenza l'aumento di classi gestite da cia- ra.» scun insegnante? «Io ho fatto un conto del tempo, inclusivo delle difficoltà tecnologiche, che io spendo indicativamente al giorno solo per le questioni burocratiche. Si tratta di un’ora al giorno moltiplicata però per tutte le classi e dunque alle 18 ore regolari si aggiungono circa 5 ore per un totale di 23 ore. Inoltre nel week-end mi ritrovo pacchi di compiti da correggere e calcolando che ci vogliono 10 minuti solo per la lettura di ciascun compito, moltiplicandoli per i 30 alunni in media di una classe, sarebbero 300 minuti ossia 5 ore. Poi una volta terminata la correzione vi è la revisione del compito nel suo complesso. Secondo me, la correzione di una verifica è un momento molto delicato perché bisogna cercare di non tralasciare alcun errore e anche la preparazione di una lezione riPagina 8

Flash mob dei docenti che correggono verifiche in piazza.


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