La città come luogo della forma Riflessioni sull’evoluzione della città | dare risposte oggi per il vivere di domani Riprogettare l’esistente e ripensare il nuovo | Le scelte le fa l’ambiente Le regole non le decide l’uomo | rapporto con l'antico Interrogare gli edifici per raccontare una storia nuova
SOM MA RIO
PROGETTO URBANO città come luogo della forma 4 La Riflessioni sull’evoluzione della città
6 Focus studio 8 Casi Masterplan Saonara Masterplan Viale Mediterraneo Sud Edificio residenziale p.r.u.s.s.t.
36 L'intervista doppia Rispondono Luca Baruffaldi e Giovanni Furlan
AMBIENTE IDEA 14
New Art Theatre
scelte le fa l'ambiente 38 Le Le regole non le decide l'uomo studio 40 Caso Progetto di riqualificazione ambientale Fa.Mi.
ARCHITETTURA risposte oggi per il vivere 16 Dare di domani Riprogettare l’esistente e ripensare il nuovo
studio 18 Caso Edificio direzionale commerciale Manufactum
22 Focus Forme di vita urbana
42 Mostre internazionali
studio 26 Casi Edificio direzionale produttivo Ar.Te. Edificio amministrativo Alcoa
RESTAURO con l'antico 44 Rapporto Interrogare gli edifici per raccontare una storia nuova
studio 46 Casi Progetto di restauro Corte Corinaldi
32 Nero su bianco
IDEA 34
Città di pietra
Progetto di restauro Villa Moris Progetto di riqualificazione fabbrica ex Pirelli
PROG ETTO UR BA NO
La città come luogo della forma “Sono sempre le stesse forme a passare, soltanto lo slancio dell’onda le distingue.” A. Gide
L’immagine di una città è definita sempre da esperienze diverse, stratificazioni che ne descrivono la storia e ne definiscono il carattere; oggi noi progettiamo le nostre città in assenza di un’idea di piano condivisa e la necessità che si pone è quella di riuscire, al di là delle finzioni della forma, a pensare il rapporto tra intervento sulla città, architettura e progetto urbano. La “città nuova” non dovrà apparire come un frammento incompiuto di utopia, ma come integrazione della sua storia, dei suoi valori civili, delle sue esigenze e conoscenze all’interno della vita contemporanea. Il tentativo di passare dal modello della città monocentrica a quello della città policentrica, reso possibile dalle nuove tecnologie delle infrastrutture, deve essere fatto attraverso la ricerca sulla 4
forma dei luoghi e degli edifici che sia rappresentativa della loro identità e della cultura dell’abitare. Un policentrismo che va dalla scala regionale a quella metropolitana, in cui il rapporto tra i luoghi della collettività e le aree residenziali consenta di riconoscere in ogni punto del territorio un luogo che abbia un rapporto equilibrato tra pubblico e privato, portando nelle periferie la funzione collettiva, origine dello statuto urbano. Questo rapporto pone quindi una riflessione sulla tipizzazione delle unità residenziali e sulla morfologia dei luoghi pubblici, considerazione progettuale che rimanda al tipo architettonico dell’Agorà o dell’Acropoli stabilendo che è proprio nella piazza che la città si costruisce come opera d’arte.
Nello stato attuale l’architettura è fatta di oggetti che non costituiscono città e città come aggregazione di oggetti. Ma il senso di essere città, il suo essere urbs e civitas allo stesso tempo può nascere solo attraverso architetture capaci di costituirsi su relazioni fortemente strutturate, in grado di formare un fatto urbano che diventi riferimento ideale e teatro della vita degli uomini. La teoria dell’architettura della città tenta di interpretare questa tesi riconoscendone i principi progettuali: progettare e costruire luoghi della città dotati di una forte relazione fra le loro parti, stabilendo connessioni urbane che si devono esternare in rapporti tra interno ed esterno, fra planimetria e volume, ponendosi come relazioni fondative per il carattere degli edifici, in contrapposizione alle architetture frivole frutto di cosmesi decorative o scenografiche. Ogni frammento architettonico può essere esso stesso una piccola
parte di città e ogni quartiere o periferia può tornare a rendere evidente le relazioni compositive tra le sue architetture, capaci di consentire variazioni di significati senza modificare l’unità urbana ed architettonica. Il tentativo di continuità è evidente nelle realtà di metropoli contemporanee come Berlino, strutturate da una chiara idea di città, di un’uniformità di linguaggio e di modelli architettonici che si oppongono al frammentato tessuto metropolitano dilagante nella città d’oggi. La ricostruzione della città Europea e le sue strategie devono ripartire dalle connessioni tra le nuove gerarchie e identità urbane contrapponendosi al modello funzionalista ed all’indifferenza architettonica che ha portato alla crisi della città contemporanea. L’unità urbana può portare la consapevolezza di un bisogno di ridefinire parti di città di fronte ad un cambiamento dei modelli attraverso il recupero
di architetture e di pezzi di città pensati come recupero analogico delle memorie dei luoghi. Le esperienze delle periferie della “Città generica” e dei nonluoghi ci dicono che le città hanno bisogno di nuove monumentalità urbane, di nuovi Fori, dove stabilire ed istituire relazioni sociali , civiche e spaziali con la struttura formale della città, riconoscendo i luoghi delle istituzioni come centri dello stare collettivo. Italo Calvino, nelle sue Città Invisibili, avvertiva che le città,“come i sogni”, sono fatte di “desideri e paure” e che “il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli e ogni cosa ne nasconde un’altra.”
G. Furlan
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La CITTĂ€ SOSTENIBILE
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pensa ad un modello energetico compatibile con l’ambiente favorendo un maggior equilibrio tra l’uomo e la natura. La ricerca attuale sulla tecnologia ci permette di utilizzare sistemi ed impianti con elevate prestazioni energetiche oltre che materiali naturali non inquinanti e non nocivi alla salute.
LA CITTÀ INTELLIGENTE
NELLA CITTÀ INCLUSIVA
in parallelo alla crescita intelligente promossa dall’Unione Europea è una città in cui le elevate prestazioni tecnologiche come l’era digitale permettono di condividere le informazioni e le conoscenze. Intervenire sugli edifici dal punto di vista architettonico con l’obiettivo di razionalizzare gli spazi distributivi interni ricercando modularità e flessibilità per nuove esigenze funzionali o diverse destinazioni d’uso, valorizzare le facciate rendendo intelligenti gli involucri degli edifici oltre che con un disegno più organico.
gli spazi urbani, spesso trascurati soprattutto in certi quartieri periferici devono essere riqualificati con l’inserimento di luoghi per l’incontro ed il confronto originando una coesione sociale e territoriale in cui la qualità della vita risulta senz’altro migliore per tutti.
MASTERPLAN SAONARA Progetto preliminare Saonara (pd), Italia 2011 G. Furlan con G. Malacarne
Il masterplan cerca di “innescare” tutto il paese di Saonara collegando villa Valmarana con il parco disegnato dallo Jappelli all’altro estremo di via Roma della Villa Sgaravatti, organizzando un sistema di funzioni pubbliche e private in un’unità architettonica complessa, ponendo in relazione gli elementi del sistema insediativo della città con la viabilità carrabile e ciclo-pedonale esistente. Il progetto, attorno alla Chiesa di Saonara vero elemento baricentrico del paese, prevede lo spostamento del municipio e di alcune funzioni pubbliche accanto alla ex Scuola Borgato rendendo la piazza della chiesa perno degli spazi pubblici del paese. Il municipio, la chiesa, la nuova sala dedicata agli incontri–spettacoli, formano una serie di spazi collettivi che stanno assieme attraverso una chiara
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gerarchia, che tenta di definire un’identità figurativa e formale del paese di Saonara. Il progetto prevede anche lo spostamento degli attuali impianti sportivi in una zona a sud del paese, sostituendoli con il nuovo parco urbano di Saonara. Parco che collegherà la parte est con la parte ovest del paese attraverso dei “corridoi verdi” ciclo pedonali che potrebbero diventare la spina dorsale dei nuovi insediamenti, nonché promenade architecturale che collegherà tutti i luoghi significativi del paese. L’area “EX Covisa” è stata progettata dialogando con la memoria del luogo, progettando un ampio spazio verde che contiene le tracce di memoria del mondo del vivaismo, trasformandole in un tipologia di museo distribuito nel territorio, una sorta di memoria per frammenti che si sviluppa e si ricompone in tutto il territorio.
Oltre al recupero tipologico-formale degli edifici più significativi dell’area “EX Covisa” si è pensato di sviluppare una residenza che dialoghi in modo scenico con il verde attraverso una tipologia residenziale a gradoni che si apre verso il parco, ed una tipologia di ville a patio contigue che evidenziano con uno studio importante il rapporto con i vuoti. Il progetto del Masterplan del centro di Saonara è fondamentalmente caratterizzato da una predominante idea di città collettiva per il futuro: è infatti intorno a una chiara visione di città pubblica che ruota ogni giudizio e punto di vista sulla qualità urbana. Siamo oggi una società complessa, dinamica e positivamente instabile, non
in grado, fortunatamente, di esprimere un pensiero estetico dominante. Un progetto urbanistico come questo Masterplan deve assomigliare sempre più a un grande dispositivo in grado di orientare le trasformazioni, senza che le scelte di fondo e di principio vengano imprigionate entro schemi estetizzanti. Il progetto cerca quindi di costruire un nuovo ed equilibrato rapporto fra aree costruite e verdi, cercando di affidare alle aree verdi ed agli spazi pubblici la soluzione dei problemi di congestione e di qualità ambientale riportando l’uomo e non la speculazione al centro dello spazio collettivo.
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Masterplan viale mediterraneo sud Progetto preliminare Sottomarina di Chioggia (ve), Italia 2009 G. Furlan
Una nuova politica della città deve considerare le aree di nuova formazione in un quadro unitario di coerenza e di integrazione. In questo senso il progetto del Masterplan di Viale Mediteraneo Sud si rapporta al sistema insediativo di Sottomarina, sia attraverso l’assunzione di alcuni assi viari già previsti negli strumenti di pianificazione esistenti, sia attraverso nuovi modi di relazione introdotti dal progetto all’interno di un sistema urbano che a tutt’oggi non è riuscito ad instaurare corretti rapporti di carattere spaziale e morfologico tra le singole parti. Il progetto nell’insieme dei suoi comparti si compone come una proposta unitaria che ritrova i suoi collegamenti e le relazioni con il contesto mediante la progettazione di spazi collettivi di interconnessioni come piazze, corti, giardini e parchi, che creano collegamenti tra loro e l’esistente attraverso percorsi pedonali e ciclabili.
La città di Chioggia – Sottomarina è attualmente segnata da episodi formali antinomici: la forte presenza di un centro storico, costruito secondo i caratteri urbani ed architettonici tipici dell’architettura lagunare, ed una espansione edilizia episodica, priva di caratterizzazioni formali con modeste preesistenze, piccoli elementi edificati che si alternano senza un apparente ordine ed edifici più alti disposti liberamente sul suolo.
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Il progetto ricorre all’uso di alcune questioni di composizione architettonica, come il tipo architettonico, il suo essere nelle operazioni del piano urbanistico, le procedure di riduzione linguistica, il senso della città da assumere nelle costruzioni architettoniche per indicare una linea di ricerca nell’ambito della progettazione urbana. Questo modo di operare fa nascere una sorta di montaggio critico di “figure” analoghe. In questo modo le ripetizioni sono scontate, non solo per difetto di retorica, ma soprattutto perché il campo formale di riferimento è molto ristretto ed è il luogo di partenza per sperimentare la capacità combinatoria di un numero limitato di forme che si ripetono e, nel loro ripetersi, mutano di posizione, istituendo nuove forme e significati. Il progetto organizza un sistema di funzioni in un’unità architettonica complessa, ponendo in relazione gli elementi del sistema insediativo della città con la nuova viabilità. Il progetto pone sul nuovo “Boulevard”, che porta verso il mare, una serie di edifici a corte aperta o chiusa, che si attestano sulla nuova promenade della città di Sottomarina, con all’estremità due edifici che potrebbero avere funzioni pubbliche. Questi edifici a corte sono stati pensati sopra ad un basamento per articolare anche in maniera altimetrica gli spazi pubblici riconoscibili, ponendo al di sotto dei basamenti stessi, ma sempre sopra la quota campagna, i garage ed i parcheggi. Un altro fatto urbano del nuovo Masterplan di Viale Mediterraneo Sud è il “Foro Clodiense”,
luogo pubblico per eccellenza dove si potrà svolgere la vita del nuovo pezzo di città. In questo spazio verde si è pensato di porre delle attività pubbliche quali ristoranti, attività commerciali in genere, luogo riconoscibile e d’incontro di una comunità e ambito delle manifestazioni nei periodi estivi. Il grande spazio verde è anche l’unico cono ottico visivo rimasto da Viale Mediteraneo verso il Parco degli orti che diviene nel progetto un collegamento fisico con l’elemento naturalistico. Ed è proprio con il Parco degli orti che il progetto cerca delle relazioni, ne interpreta i segni geometrici, leggendone i percorsi storici e le direttrici dipanate dal territorio, ancorando l’impianto urbano sui percorsi storici. Il progetto cerca quindi di costruire un nuovo ed equilibrato rapporto fra aree costruite e verdi, cercando di affidare alle aree verdi ed agli spazi pubblici la soluzione dei problemi di congestione e di qualità ambientale. Altro punto importante che sta alla base dell’idea di città moderna e di questo progetto urbano riguarda le infrastrutture e la viabilità. Tutto il progetto si fonda sulla nuova spina dorsale che diventa Viale Mediterraneo Sud, dove si relazionano e nascono le strade di quartiere dei nuovi comparti oggetto dell’intervento.
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eDIFICIO RESIDENZIALE Verona p.r.u.s.s.t. Italia 2007 – 08 G. Furlan con G. Malacarne, G. A. Caleffi, A. Biondani (Architer S.r.l.), A. Moro
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IDEA
New ARt Theatre Sundsvall, Svezia 2010 progetto G. Furlan
Il progetto per il New Art Theatre in Sundsvall cerca di costruire un rapporto efficace con la storia e l’identità dei luoghi. Il tema del progetto è l’invenzione di un luogo. La chiarezza e l’eloquenza delle forme e dei suoi elementi, sviluppano un racconto urbano dove la costruzione di un’esperienza teatrale e l’invenzione di una narrazione spaziale, si articolano nell’evocazione della strada sacra che porta ad un’acropoli analoga. Il progetto si carica di valenze ideali, evocando architetture lontane, nuove ed antiche. Dispone gli edifici intorno ad una grande piazza e il paesaggio urbano che ne deriva è fatto di luoghi e di architetture sempre diverse ma che si assomigliano, di scarti impercettibili, di vedute e di scorci dosati con rimando teatrale, il nuovo rapporto con la città avviene attraverso il montaggio e l’accostamento di “frammenti”. Arrivando dal centro della città si accede in un foyer che funge da cerniera alla composizione urbana, spazio eloquente con una 14
grande scala scenica che rimanda alla sala blu del municipio di Stoccolma di Ragnar Östberg, ma anche alle grandi corti coperte della tradizione moderna: il Lichthof dell’università di Zurigo, la Postsparkasse di Wagner, la Borsa di Berlage. Qui si affacciano gli ingressi dei teatri. Il carattere dell’architettura del teatro è legato alla tradizione teatrale dove un pronao o un portico precedevano la sala dello spettacolo; l’immagine è legata alle grandi architetture del nord Europa dove il teatro è l’edificio che ancora rappresenta la cultura di un paese. La torre scenica evoca una grande lanterna, appare come un antico faro esposto ai freddi venti del nord, una light house che osserva ed è osservata. Da Lubecca a Venezia, dal Portogallo all’America, le più belle porte della città sono l’anello di unione fra il mondo senza confini del mare e la vita intensa della città. Ed è proprio lo “spirito veneziano” che spiega gli edifici che si affacciano e si specchiano nell’acqua
del fiume, alludendo ad una Venezia di case e palazzi che con sfarzo o modestia si riflettono nei canali. La piazza esterna sotto la piastra, è un luogo di accoglienza e civico per eccellenza, consente il suo attaversamento e può contenere le più diverse funzioni che si svolgono nei luoghi pubblici protetti come manifestazioni pubbliche ed esposizioni. La sua costruzione di pilastri e copertura ha una sua fondatezza nella storia della città. Nel progetto vengono proposti pezzi di città che si radicano nella città costruita e nell’immaginario che essa rimanda. Questa nostra trascrizione in un’architettura che non può negare la propria modernità nel proporre nuove forme d’uso, si fonda sulla consapevolezza del valore e la ricchezza delle forme evocative riprese dalla storia e dal mito delle città.
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ARC HITE TTU RA
Dare risposte oggi per il vivere di domani Invece di costruire ancora espandendo le città è necessario lavorare all’interno del patrimonio edilizio esistente riqualificando edifici o interi quartieri per migliorare la qualità architettonica e l’efficienza energetica. Sì alla riprogettazione totale di un edificio invece del compromesso una tantum. Sì alla ricostruzione e riqualificazione di quartieri che sprecano risorse vitali e sono privi di valore architettonico.
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utilizzo di tecnologie verdi e sostenibili utilizzo di energie rinnovabili progettazione di spazi interni e involucri di edifici progettazione di nuovi spazi urbani
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edificio direzionale commerciale MANUFACTUM Progetto in realizzazione Ponte San Nicolò (pd), Italia 2007 L. Baruffaldi, M. Baruffaldi, G. Furlan
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L’idea fondante è l’invenzione di un luogo. Il tema architettonico è l’edificio a corte aperta. L’edificio vorrebbe diventare un nuovo caposaldo di questo territorio, un caposaldo civico come lo erano un tempo i castelli, le torri di guardia, i monasteri che rappresentavano il potere politico e religioso. Nel comporre il progetto ci siamo occupati dell’atteggiamento che dovrebbe avere il nostro lavoro di architetti in presenza di zone artigianali confuse e di valore architettonico discutibile; un progetto che cerca di inserire il manufatto facendolo diventare elemento generatore di una dinamica con vocazione urbana. L’edificio tenta di costruire una nuova identità per questa parte del paese di Ponte San Nicolò alla ricerca di una forma e di un significato. Il progetto oltre a definire gli spazi commerciali e direzionali che comporranno il nuovo edificio affronta il tema della piazza coperta come centralità nella ridefinizione di questo luogo.
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La “piazza civica” è quella che dovrebbe rappresentare una comunità: il suo valore oltre alla destinazione funzionale è proprio quello nella sua essenza di elemento architettonico ed urbano, capace di costruire un luogo dotato di una propria riconoscibilità ed identità. È la piazza–corte che ribadisce il centro ed il significato del progetto in quanto spazio collettivo. Compito del progetto è stato dunque quello di articolare la ricchezza degli spazi e dei partiti architettonici del complesso valorizzandone le caratteristiche e le peculiarità architettoniche ribadendone la forza dell’unità nell’insieme, imponendo nuove gerarchie fra le parti, gerarchie necessarie per la costruzione di un edificio a carattere collettivo di qualità. Questo spazio è pensato come una metafora del teatro, infatti è composto da elementi che lo ricordano come i ballatoi–palchi, la galleria–platea ed il palcoscenico–fondale.
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forme di vita urbana La città contemporanea oggi è un grande mutante dove c’è una profonda assenza dell’architettura; è una somma di recinti ad uso individualista dove i luoghi della collettività non sono più in relazione tra loro ed esprimono una negazione dell’abitare dell’uomo del presente.
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Il progetto di architettura ha rinunciato, negli ultimi anni, al disegno urbano della città, ed il prevalere del fenomeno del consumo su quello dell’uso, la scissione fra il territorio ed il capitale divenuto finanziario più che industriale, il superamento delle tecnologie di gestione su quelle industriali produttive sono, assieme al concetto di globalizzazione, le cause evidenti della radicale trasformazione dell’idea di città in megalopoli. Questo cambiamento ha portato a dimenticare il significato di architettura civile. Nel mondo contemporaneo c’è un allontanamento dalle ideologie, considerate come delle forme di falsa coscienza: esse sono invece la scienza delle idee, ed il fatto di combattere i fondamenti e di lavorare solo occasionalmente, accettando le condizioni senza avere un rapporto critico con la realtà e la città del nostro tempo, è riduttivo. Bisogna quindi interpretare l’importanza disciplinare del progetto urbano, delle relazioni tra le architetture costruite e del valore architettonico del vuoto fra di esse, facendo
diventare il tema dello spazio collettivo soggetto centrale che già i greci antichi definivano il “costruire poeticamente in un luogo al fine dell’abitare”. Nel celebre smlxl Koolhaas, trattando concetti come fuck contest, Bigness, paesaggio postarchitettonico e piano metropolitano continuo, mette a fuoco una visione autobiografica e sintetica delle agglomerazioni degli uomini del mondo attraverso l'idea di Generic City. Le città asiatiche ed in particolare le metropoli cinesi e Singapore sono i nuovi scenari verso i quali si orienta la teoria “koolhaasiana” per una nuova forma di città. L'identità delle città, il centro storico, vengono collocate in una visione globale degli insediamenti urbani sulla terra che ne manifesta la irrilevanza rispetto alla crescita attuale. Per Koolhaas le città europee appaiono destinate ad un immobilismo prigioniero della loro identità storica: la lettura delle forme di relazioni tra l'identità della città e le loro
periferie, fatta attraverso dei valori espressi attraverso “le masse critiche” nei grattacieli newyorkesi, denunciano l'impossibilità del centro storico di dominare l'espansione urbana. La soluzione sono le Generic City: cioè la città liberata dalla schiavitù del centro , dalla camicia di forza dell'identità. La Generic city spezza questo circolo vizioso di dipendenza, è soltanto una riflessione sui bisogni di oggi e sulle capacità di oggi, è la città senza storia, è abbastanza grande per tutti, è comoda, non richiede manutenzione, se diventa troppo piccola non fa che espandersi, se invecchia non fa che autodistruggersi e rinnovarsi, è ugualmente interessante o priva d'interesse in ogni sua parte, è superficiale come il recinto di uno studio cinematografico hollywoodiano che produce una nuova identità ogni lunedì mattina. La caratteristica principale della Generic City è il dissolversi della griglia di isolati che costituivano il tessuto della metropoli novecentesca, dove la griglia strutturale e quella 23
urbana appaiono ora come dei frammenti di una visione neoplatonica. Il Campo marzio Piranesiano, il campo continuo della No–stop City e la SuperSuperficie ispirano questa forma della Generic City che è priva del tessuto urbano: “Tutte le Generic City nascono da una tabula rasa: se non c'era nulla ora ci sono loro, se c'era qualcosa, l'hanno rimpiazzato. Devono essere così altrimenti avrebbero un carattere storico.” Grattacieli ed aeroporti sono i tipi architettonici fondativi
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nella Generic City: gli aeroporti sono destinati a diventare i fulcri delle Generic City, e ad essere collegati tra loro nell'intarsio delle agglomerazioni urbane planetarie fuse in un disegno finale che forma una Generic City globale. Gli elementi di qualità degli aeroporti coincidono con quelli della Generic City: estrema neutralità, radicale indeterminatezza, il grattacielo invece è la “tipologia ultima, definitiva”. “Ha inghiottito tutto il resto. Può esistere dovunque… Le torri non stanno più insieme; sono distanziate in modo
da non interferire tra loro”, la Generic City di Koolhaas ha le sembianze di una villa Radieuse priva di principi urbani compositivi. Perciò Koolhaas si sbaglia in smlxl dopo aver avuto il merito di aver scritto per primo in Delirious in New York l'errore di un'utopia che si traduce in un impasse che non rinuncia ad essere necessario. Infatti la Città Generica così dedita a coltivare una rovina che sembra sottrarsi a qualsiasi progetto urbano e dominata in maniera segreta dall'idea della fuga che, fusa con l'innegabile maestria dell'urbanista teorico di questa città senza pensiero, non basta a riscattare l'intera teoria urbana. “La città esiste” affermava Koolhaas in Delirious in New York che come un architetto rinascimentale contemporaneo ricolloca al proprio posto al centro di Manhattan quei grattacieli smarriti. Forse è proprio Koolhaas stesso il prigioniero da liberare da una sordida lettura della modernità che sarebbe condivisibile nei suoi principi generali se non arrivasse ad una teoria che condanna quella stessa città fatta di meraviglie a non avere più alcun progetto, l'architettura della Generic City è una crescita senza fine, ma anche senza speranze di equità e qualità. I fatti urbani non hanno più a che vedere con la storia degli abitanti delle città, ma sono diventati prodotti commerciali, destinati al tempo breve del
mutamento fino ad essere riduzione finale dell'architettura a pura comunicazione. Le città crescono secondo l'ideologia “del senza regole” prive di proposte di organizzazioni urbane convincenti e dominate dall'ossessione della crescita. Esse programmano il loro sviluppo secondo il principio di una libertà intesa come assenza di impedimenti anziché come progetto, secondo la cinica ideologia della Generic City dove l'unico spazio pubblico è quello sorvegliato e privatizzato, città costruite come accumulazione di oggetti costipati ed inessenziali, sempre più grandi e sempre più verso una superflua altezza. È qui che sono fallite le tesi tanto diffuse intorno alla fine della identità della città, a partire, cioè, proprio dall'idea di Koolhaas del Junk Space come elemento necessario per promuovere il disorientamento come fine. È difficile smentire che la Generic City, che si pone contro ogni diversità, ogni identità storica, ogni concetto di relazione critica con un contesto, non sia l'immagine che meglio coincida con l'idea della globalizzazione quale pensiero universale del mercato. Nella società contemporanea stiamo vivendo un periodo dove il divario tra il potere economico delle istituzioni pubbliche, in declino, e quello del privato, in ascesa, è sempre più ampio; uno dei territori principali in cui questo si manifesta è l'architettura della città. Mentre nel passato gli edifici come il Partenone, neutrali e maestosi, erano coerenti con il loro carattere, nella società contemporanea la spinta commerciale, presupposto di quasi tutti gli edifici odierni, costringe il progetto dell'edificio a ricorrere sempre più all'eccentricità ed alla stravaganza.
Nel passato gli architetti scrivevano manifesti in cui dichiaravano le proprie intenzioni, e in parte alcuni riuscivano a metterle in atto. Negli ultimi anni però, a seguito dei numerosi cambiamenti culturali e politici, la fiducia nei proclami e la sensazione di sapere quel che si vuole fare sono del tutto crollate. Oggi al massimo si tracciano dei profili di singole città, sperando non tanto di elaborare una teoria sul loro sviluppo, quanto di capire come possano funzionare. Questo momento storico di rottura coincide esattamente con il punto in cui la società asiatica ha preso a crescere ad un ritmo senza precedenti segnando la celebrazione finale della città. Ed è proprio in coincidenza con questo trionfo della città generica che la nostra capacità di pensare si è arrestata, e la partecipazione del settore pubblico al progetto urbano delle città è diminuita. Il risultato che si ottiene da questa assenza di dogmi e dalla velocità nel realizzare nuove costruzioni è che nella Repubblica cinese nasce una città di un tipo completamente diverso, dove la metropoli e l'anti–metropoli si trovano a una distanza che non era mai stata così piccola; del repertorio di tipologie rimangono solo il grattacielo e la baracca creando così nuovi quartieri dall'aspetto caotico. Nei paesi mediorientali il deserto viene trasformato in città e lo sviluppo della città si proietta sempre più verso il mare producendo un linguaggio urbano che è più ornamentale e rivolto al piacere che usato per riflettere lo scambio di esperienze e di idee, cioè la ragione di esistenza di una città. Le esperienze della “Città generica“ e del Junk Space ci dicono che le città hanno bisogno di nuove monumentalità urbane, di nuovi Fori,
dove stabilire ed istituire relazioni sociali, civiche e spaziali con la struttura formale della città, riconoscendo i luoghi delle istituzioni come centri dello stare collettivo. Compito del progetto urbano è allora quello di promuovere l'omologazione salvaguardando l'identità urbana, cercando l'incrocio di sistemi di decisione e previsione che ricerchino, nella qualità della risposta architettonica, la capacità di interiorizzare opposte procedure di modificazione della città e non occasioni di differenti modelli di intervento su di essa. L'arte dell'urbano consiste nel ricercare nel caos della città i luoghi e le loro particolarità attraverso un'architettura dell'abitato basata sulla memoria e la scoperta e non sull'invenzione. Questa idea di città, in cui prevale il rapporto con la natura ma dove l’architettura rimane un artificio, in cui ogni luogo è rappresentativo della sua identità, può essere intesa come una replica possibile alle aspirazioni degli abitanti delle grandi aree metropolitane che oggi subiscono una dissociazione dai luoghi naturali e la perdita della possibilità di riconoscere il senso dei luoghi in cui si compie la loro vita. G. Furlan
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edificio direzionale produttivo Ar.Te. Progetto e realizzazione Santa Giustina in Colle (pd), Italia 2004 G. Furlan
Il progetto propone una regola precisa e rappresentativa per l’edificio che vuole essere la sintesi architettonica di esigenze funzionali e dimensionali, cercando di trovare un’identità civile e sociale e un’autonomia nel valore simbolico e di riproduzione dell’architettura. Il progetto prevede la costruzione di un edificio dedicato ad uffici e showroom in carpenteria metallica, inserito tra due corpi realizzati con elementi prefabbricati in cemento, dedicati allo stoccaggio e alla produzione. Il blocco degli uffici in acciaio e vetro è la parte più importante dell’edificio, che rimanda ad un’idea di archeologia industriale segnandone l’ingresso: grandi finestre a tutta altezza definiscono il ritmo e costituiscono l’architettura delle facciate.
Le parti dedicate alla produzione e allo stoccaggio sono costruite con una struttura in cemento prefabbricata, caratterizzata da pannelli finestrati o totalmente chiusi. Il progetto mostra la capacità di costruire un luogo che farà da scena fissa alle molteplici attività che lì si svolgeranno. Le forme architettoniche che lo individuano, semplici ed essenziali, come la proposta tecnologica, dell’industria che andrà a rappresentare, saranno rese visibili attraverso la vita e l’uso degli spazi, reinterpretando una tradizione del moderno.
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edificio amministrativo Alcoa Progetto Bolzano, Italia 2000 – 2001 G. Furlan con G. Malacarne, rws arch. Associati
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nero su Bianco “Il bianco, silenzioso come una musica di fronte al fragore della superficialità che ci infastidisce. Silenzio dopo tanto rumore assordante. Nudità dopo tanto ornamento senza senso. Dirittura dopo tanta obliquità. Sincerità dopo tanta complicazione. Assenza presente dopo tanta presenza vuota”.
Alberto Campo Baeza
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Nel 1996, Oscar Niemeyer fu premiato alla Biennale di Architettura con il Leone d'oro alla carriera. Per celebrare l'evento, lui stesso allestì il padiglione del Brasile e scrisse la seguente frase in grande sul muro bianco: “O mais importante não é a arquitetura, mas a vida, os amigos e modificar este mundo injusto — La cosa più importante non è l'architettura, ma la vita, gli amici e cambiare questo mondo ingiusto — ”. Oscar Niemeyer
“L'architettura è un fatto d'arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La Costruzione è per tener su: l'Architettura è per commuovere”. Le Corbusier
“L'architettura non è un prodotto di materiali e di funzioni — né, per incidenza, di condizioni sociali — ma dello spirito mutevole di epoche mutevoli. È lo spirito di un'epoca che pervade la sua vita sociale, la sua religione, la sua scienza, la sua arte”. Nikolaus Pevsner
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IDEA
CITTÀ DI PIETRA Progetto Sud-Bari: Punta Perotti 10ª Mostra Internazionale di Architettura Biennale di Venezia Partecipazione e segnalazione 2006 G. Furlan con G. Malacarne
Il progetto è l’invenzione di un luogo, il tema architettonico è la strada sacra, la geometria che regola il progetto rimanda alla consuetudine spaziale della città di Bari. La chiarezza e perentorietà delle sue forme e dei suoi elementi, sviluppa una narrazione urbana, dove l’invenzione di un racconto, la costruzione di un’esperienza personale, si articolano nell’evocazione del percorso liturgico, laico e religioso. Un sentiero dove la modulazione geometrica, astratta, e la costruzione architettonica, materica, si fondono e si intrecciano identificandosi con una sapienza costruttiva, con un’aspirazione spirituale: trilite, volta e cupola, giardino e corte, la solarità mediterranea e l’arabesco orientale. È l’identificarsi di opera e stato d’animo con una tradizione costruttiva e culturale, con 34
i suoi caratteri di generalità e universalità e allo stesso tempo il rimando alle figure costitutive della città di Bari, con la sua compatta penisola del centro storico, la mole del Complesso di San Nicola, lo sviluppo modulare ottocentesco. La strada, ritmata da aperti verso il mare, conduce allo spazio della chiesa ecumenica. È un percorso che evoca altre strade e altri viaggi, cercando un radicamento nella memoria collettiva, nel ricordo di un’Europa dei pellegrinaggi. La Grande Chiesa Ecumenica evoca le grandi cattedrali pugliesi sia per dimensione e sia per collocazione, esposta ai venti del mare, assieme al centro di accoglienza, agli edifici per il culto, la meditazione e lo studio delle religioni, appare come una “nave di pietra”, una porta e un approdo. Il grande vuoto voltato e cupolato che
caratterizza la traduzione tipologica e l’innesto di croce greca e latina, si estende in un impianto paleocristiano coagulando memoria e significato della costruzione nel tentativo di costruire uno spazio della celebrazione che evochi l’idea del raccogliersi, del radunarsi, e che rappresenti, con il suo carattere netto ed essenziale, un luogo di incontro e di riunione di una comunità. La ricerca di un oriente dell’architettura, di una rinascita della forma architettonica nella concretezza della materia, riscopre in questo modo, il suo senso in quanto elaborazione teorica capace di comunicare beatitudine e stupore ai sensi e alla ragione.
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Luca Baruffaldi
Qual è la funzione dell’architetto? L’architetto deve cercare di trasmettere l’idea della bellezza, non intendo nel solo senso estetico ma come momento essenziale dello spirito; senza la bellezza, senza questa esperienza non ci sentiamo completi. Pensiamo ai quartieri degradati dove si alimentano continui conflitti sociali, la bellezza è assente. Per questo oggi è fondamentale la riqualificazione urbana, è un occasione unica che non possiamo lasciarci sfuggire.
Quali sono le tre parole chiave della tua architettura e perché. Le parole chiave della mia architettura sono: Luce. È un elemento immateriale che cambia con il trascorrere del tempo, permette di avvertire lo scorrere della giornata e le mutazioni che provoca nell’edificio ristabilendo una relazione con la natura che sembrava perduta. Spazio. È l’elemento entro il quale viviamo. La materia determina la forma dello spazio costruito ed il vuoto. Anch’esso deve essere progettato come il pieno, sia uno spazio individuale come un’abitazione che collettivo come una bellissima piazza. Quando accade che queste due parole entrano nella giusta relazione tra loro ne generano una terza: Emozione.
C’è un architetto con cui vorresti lavorare? Sarebbe troppo semplice rispondere con un nome di un architetto di grande fama. Mi interessa invece acquisire nuove conoscenze e confrontarmi con diversi modi di operare. Mi piacerebbe lavorare, per esempio, ad un grande progetto collaborando con persone che si occupano di settori diversi dal mio come un sociologo, un filosofo e, perché no, un musicista.
Il rapporto con la storia e la cultura del luogo in cui intervieni, in che modo lo affronti? È fondamentale conoscere il luogo prima di operare, dal punto di vista storico e ambientale, perché ogni luogo può rivelarci delle suggestioni o darci suggerimenti importanti per la narrazione della nostra storia.
Qual è il tuo settore di specializzazione? Architettura, Urbanistica, Ambiente, etc. Il mondo attuale è così complesso che non è più possibile pensare all’architetto singolo che si occupa di tutto, ma di un team in cui ogni figura è specializzata in un settore ed insieme sono complementari tra loro.
Quali sono i tuoi maestri? In che modo ti hanno influenzato? Ho avuto molti maestri ideali ed uno reale, lo spagnolo Alberto Campo Baeza. Come uomo mi ha insegnato i valori del lavoro duro, dell’umiltà e della coerenza. Come architetto l’importanza della Luce, dello Spazio e soprattutto l’essenzialità dell’architettura. Per raggiungere l’essenza è necessario togliere, per questo mi riconosco in una frase dello scultore Corona che dice “uno scultore deve togliere materia, uno scrittore togliere parole, uno scalatore togliere movimenti”.
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Cosa differenzia un lavoro commissionato dalla pubblica amministrazione da uno privato? Cosa ti piace di più di uno e dell’altro? Ho imparato molto dai miei committenti, cerco di dare loro la massima disponibilità per seguire un percorso comune in cui la ricchezza del dibattito a volte permette di realizzare quello che all’inizio sembrava un sogno.
Giovanni Furlan
Il rapporto con la storia e la cultura del luogo in cui intervieni, in che modo lo affronti? Qual è la funzione dell’architetto? L’architetto contemporaneo è il regista dei complessi cambiamenti dello spazio della città moderna. Io credo che il fine ultimo del lavoro di un architetto sia l’emozione però, per arrivarci, non si può che passare attraverso la ragione delle cose.
Quali sono le tre parole chiave della tua architettura e perché. Da sempre faccio più pensieri che progetti. Spesso quando faccio un progetto recupero un pensiero. L’idea fondativa del mio lavoro si basa sul tema dell’oggetto del progetto ed è il risultato di un processo di conoscenza di ciò che si vuole ottenere.
L’architettura è raramente tollerante con il paesaggio, è spesso conseguenza di conflitti profondi, di lacerazioni e pongo molta attenzione quando essa pretende di apparire come un attento ascolto e interpretazione del sito. L’architettura compie il miracolo di offrirci di quel sito un’immagine imprevista con la presenza di quell’opera, ed il risultato è la conciliazione tra la cultura del luogo e la realizzazione. Credo che il progetto sia un processo di sintesi che si basa sulla stratificazione di fattori ed esperienze personali e su un dialogo tra sentimento e ragione. Mi piace pensare alla realtà dei luoghi come spettacolo di cui stupirsi quotidianamente.
Qual è il tuo settore di specializzazione? Architettura, Urbanistica, Ambiente, etc. L’arte di costruire è la volontà dell’epoca tradotta in spazio. Io mi occupo di questo.
Quali sono i tuoi maestri? In che modo ti hanno influenzato? Nel rapporto con i maestri ho sempre separato l’interesse per le idee, le teorie, da quello per le soluzioni architettoniche. Credo che il Maestro sia la ricerca senza fine di un vero maestro.
C’è un architetto con cui vorresti lavorare? Con l’imperatore Adriano ed i suoi architetti.
Cosa differenzia un lavoro commissionato dalla pubblica amministrazione da uno privato? Cosa ti piace di più di uno e dell’altro? Dato che il mio processo progettuale nasce dal bisogno di raccontare un percorso io inizio, in tutti i progetti, dalle relazioni con il luogo e dal tema del progetto. Il raffronto tra la forma di una casa e la forma della città fornisce una analogia e un continuo processo di passaggio tra la vita degli uomini nella città e la vita degli uomini nell’abitazione sia essa pubblica che privata. Questo riferimento dell’edificio alla città all’interno di ogni singolo fatto urbano credo sia per me il principio costitutivo dell’architettura. A noi architetti non interessa determinare la vita privata o i movimenti della singola persona, ma interessa costruire uno spazio dove è possibile lo svolgimento della vita.
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AM BIE NTE
Le scelte le fa l’ambiente L’uomo interviene nell’ambiente con scelte dettate da quali ragionamenti? Motivazioni spesso di tornaconto economico portano l’uomo a modificare l’ambiente invece di decidere in base alle regole della Natura.
IL PROGETTO ENERGETICO Partendo dalla rilevazione delle caratteristiche naturali del sito, delle risorse energetiche, del quadro normativo e del costo energetico, si possono sviluppare e progettare soluzioni per contesti residenziali e non, con l’obiettivo dell’autosufficienza energetica, riducendo l’immissione di co2 e ghg per il rispetto dell’ambiente. Partendo dall’analisi del territorio e quindi dai fattori ambientali e climatici si valuta la possibilità di
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estrarre energia da acqua, terra ed aria. Vengono progettati edifici ed opere circostanti quali strade, piazze centri civici energeticamente a impatto possibilmente zero sfruttando le migliori tecnologie per la realizzazione dei manufatti ed impianti al fine di utilizzare la minor quantità di energia per farli funzionare nell'intero loro ciclo vitale.
IL PARERE DELLL’ESPERTO MASSIMO BARUFFALDI Ormai parlare di rispetto ambientale e di politiche a ridotto impatto ambientale è una moda e spesso una strumentalizzazione a fini politici. Il greenwashing è una strategia raffinata e l’uomo riesce, anche per un tornaconto marginale, a rovinare il contesto ambientale e la salute di chi poi andrà ad abitare e vivere in quel luogo. Credo invece che debba essere l’ambiente a decidere per l’uomo, non viceversa. L’uomo dovrà adattarsi al luogo, utilizzando le fonti energetiche rinnovabili
SOSTENIBILITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE La progettazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili quali fotovoltaico tradizionale o fotovoltaico−ibrida, microeolico verticale, biogas e biomasse, geotermia, solar cooling con assorbitori e pompe di calore, solare termico, permette di accumulare energia e utilizzarla direttamente o per la produzione di calore, freddo e acs. La progettazione di centrali chp di cogenerazione o trigenerazione ad altissima efficienza energetica alimentata altresì da
SOLARE TERMICO
più facilmente reperibili e diventando produttore di energia. Il ruolo del consulente è soprattutto quello di trasmettere al committente l'importanza della cultura sostenibile, fargli percepire i vantaggi anche della più piccola scelta per un consumo intelligente delle risorse ambientali. Si pensi al recupero dell’acqua piovana, la possibilità di sfruttare i tetti per la coltivazione di piccoli orti domestici, la presenza di piccoli boschi come polmoni verdi di un’area residenziale.
fonti rinnovabili, consente di ottenere i migliori risultati energetici anche per situazioni di totale indipendenza (off−grid). Il recupero dei rifiuti e dei reflui, a seguito di adeguato trattamento, per il riutilizzo all’interno delle strutture che si realizzano, sia per contesti residenziali che per le industrie o aziende agricole, permettono di valorizzare dei prodotti da scarti a risorse energetiche. L’utilizzo delle fondazioni per la realizzazione della geotermia a ciclo chiuso, utilizzo della geotermia con scambiatori sotterranei per la
FOTOVOLTAICO
DA RETE
ENERGIA RISCALDAMENTO
ventilazione forzata degli edifici e il recupero di calore e freddo diviene prioritario. Facciate ventilate, recupero acque meteoriche, recupero reflui civili che consentono la produzione di energia e ammendante per aree verdi, consentono di addivenire ad una progettazione che porta ad un ciclo chiuso autosostenibile con i massimi risultati energetici per il rispetto dell’ambiente.
EOLICO
GEOTERMIA
CENTRALE DI TRIGENERAZIONE
RAFFREDDAMENTO
BIOGAS
BIOMASSA
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progetto di riqualificazione ambientale Fa.Mi. Ponte S.Nicolò (pd), Italia 2012 L. Baruffaldi, M. Baruffaldi, G. Furlan
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ACQUA
L’elemento acqua è una presenza costante che caratterizza l’intera storia del territorio di Roncajette. Fino alla metà del ‘500 gran parte del territorio era regno di valli e di paludi, seguirono le opere di bonifica benedettine e l’intervento della Repubblica Veneta con ingenti opere idrauliche. In continuità con la storia del luogo il progetto vuole valorizzare l’area caratterizzandola soprattutto dal punto di vista paesaggistico con la presenza dell’acqua che prende forma in un lago attorno al quale trovano collocazione le residenze inserite in armonia tra gli elementi naturali circostanti. L’ambito naturalistico è stato studiato per lasciare alla natura stessa la prevaricazione sul suo sviluppo e trasformazione, attraverso la crescita delle essenze, dei canneti, della conformazione, dove, in fase progettuale ne vengono dettate le linee principali.
IL PROGETTO Il progetto si propone un obiettivo ambizioso, quello di recuperare un’area dismessa e di introdurre un modello abitativo sostenibile inserito in un’area naturalistica (il pati prevede area a parco in questa zona) con conseguente valorizzazione del territorio e creazione di un modello replicabile in altri luoghi in condizioni simili. Si tratterà di un insediamento residenziale che concettualmente è diametralmente opposto al concetto della lottizzazione tradizionale dove strade asfaltate, parcheggi e rigide geometrie hanno fino ad oggi trasformato le nostre pregiate aree naturali. Rigenerare un’area urbana degradata significa recuperarla da una condizione di abbandono e insalubrità per trasformarla in un’area ad elevato valore paesaggistico–naturalistico–ambientale. L’area recuperata diviene spazio di svago e ricreativo anche per la collettività.
SOSTENIBILITÀ La sostenibilità dell’intervento si concretizza mediante l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili negli edifici, come ad esempio la geotermia, il fotovoltaico ed il solare termico, in modo da realizzare cellule residenziali a consumo zero che siano in grado di produrre energia. Altri temi proposti e da sviluppare successivamente, legati all’ambiente, sono il recupero dell’acqua piovana, il ricorso al tetto verde per la copertura degli edifici, la possibilità, da parte dei futuri abitanti, di coltivare direttamente degli orti garantendo così zero emissioni, zero distanza per la spesa di prodotti agro–alimentari, zero pesticidi. Le aree piantumate a bosco diventeranno inoltre una sorta di polmone verde, compensando in parte le emissioni di co2 in atmosfera. Lo specchio d’acqua che valorizza l’insediamento, funge altresì da invaso per la captazione delle acque meteoriche sempre più forti garantendo così un’adeguata autonomia e permeabilità dell’area.
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mostre internazionali
10ÂŞ Mostra Internazionale di Architettura VENEZIA Progetto Sud-Bari: Punta Perotti Partecipazione e segnalazione 2006 G. Furlan con G. Malacarne
MOSTRE PREMI
2006
2007
La Biennale di Venezia. 10^ Mostra Internazionale di Architettura
Premio Biennale internazionale di Architettura Barbara Cappochin
2008
Edificio Ar.Te. selezionato tra le opere finaliste al Premio Architettura CittĂ di Oderzo
12ª Bienal de Arquitectura de Buenos Aires Edificio direzionale produttivo Ar.Te. 2009 G. Furlan con rws arch. Associati
2009
12^ Bienal d’Arquitectura de Buenos Aires
2010
Premio Architettura Città di Oderzo
Edificio Ar.Te. selezionato per partecipare alla 12^ Bienal d’Arquitectura de Buenos Aires
17^ Biennale Panamericana di Architettura di Quito
2011–2012 Gianni Braghieri. Architetture senza tempo Museo Nazionale di Villa Pisani
Biennale internazionale di architettura Barbara Capocchin SUPERURBANO - sustainable urban rigeneration
RES TA URO
rapporto con l’antico Il progetto architettonico di restauro si fonda su un’accurata analisi stratigrafica della fabbrica, con la conoscenza dei processi di costruzione e di trasformazione che l’edificio ha subito nel tempo e dall’osservazione della materialità del costruito.
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Il procedimento attuato è quello dell’ascolto attento, del riconoscimento minuzioso degli aspetti essenziali che sono già impressi nell’architettura del passato e a partire dai quali, di nuovo, ugualmente, ripetutamente, operando seguendone la traccia, distinguendo il tipo di valutazione di ciò che è essenziale e aneddotico (…per Viollet-le-Duc l’opera architettonica è unica, globale e permanente nel tempo…). Nel progetto di restauro la meditazione sull’essenziale nell’architettura è la riscoperta al punto zero, il degrè zero de l’ècriture, all’origine degli elementi fondamentali. Il muro, il vuoto, il luogo, il rapporto con le forme esistenti, la tipologia, la morfologia, le regole semplici della costruzione. L’obbiettivo finale non è il silenzio dell’oggetto, ma è la ricerca di una voce semplice, elementare, ma autentica che parli dell’architettura e dall’architettura. L’intervento ha la propria base non nella differenza ma nella assomiglianza e nel principio di coerenza, non nel contrasto ma nell’imitazione. Imitazione dell’essenziale naturalmente.
Le rovine, i frammenti, le sovrapposizioni e tutto quanto si pone cioè come un problema aperto a risposte diverse, a tutto quanto “per essere di nuovo” presuppone una risposta architettonica, un progetto architettonico. Il manufatto antico da un lato appare come una cosa perduta, finita, caduta appunto in rovina (in alcune parti), isolata, estranea alla vita quotidiana, dall’altro lascia apparire invece con evidenza la sapienza costruttiva, il suo essere cioè ancora una lezione di architettura. G. Furlan
progetto di restauro CORTE CORINALDI Progetto di restauro Ponte San Nicolò (pd), Italia 2012 L. Baruffaldi, M. Baruffaldi, G. Furlan
Corte Corinaldi è certamente tra i più importanti complessi architettonici del luogo che la committenza intende valorizzare mediante un attento intervento di restauro con destinazione d’uso residenziale, contribuendo così a rivitalizzare il piccolo centro urbano ove è collocato. Il restauro intende conservare e consolidare l’edificio esistente, costruendo le nuove unità abitative in maniera strutturalmente indipendente all’interno
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del manufatto, permettendo una chiara lettura del nuovo intervento. La tipologia degli alloggi nell’edificio principale a corte, è prevista con un patio centrale illuminato zenitalmente che costituisce il centro dell’alloggio dove si affacciano le stanze. I corpi di fabbrica laterali alloggiano invece delle unità valorizzate dalla realizzazione di soppalchi che permettono la percezione dello spazio a doppia altezza, esaltando inoltre le splendide colonnine in ghisa esistenti. Nella parte sottostante sono stati inseriti i servizi, mentre sopra altre destinazioni più fruibili. Sul fronte della barchessa è stato sperimentato l’inserimento di serre bioclimatiche che permettono un apporto di calore del sole durante i mesi invernali e, insieme a energie rinnovabili come il geotermico, costituiscono un interessante tema da sviluppare per il futuro, ossia l’adozione delle più avanzate tecnologie impiantistiche per la produzione di energia in edifici di valore storico. È prevista inoltre la costruzione di un nuovo edificio all’interno del complesso, che crei volutamente un netto contrasto con gli edifici esistenti di altra epoca storica, ricercando comunque un dialogo con essi, inserendosi nella vegetazione, inglobando anche un albero già presente nel sito.
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Villa moris Progetto di restauro Swidnica – Polonia 2009 L. Baruffaldi, M. Baruffaldi
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progetto di riqualificazione fabbrica ex pirelli Livorno G. Furlan con G. Malacarne
L’intervento progettuale di restauro e di recupero funzionale a scopo museale degli spazi della ex fabbrica Pirelli, si sviluppa in due direzioni distinte ma interdipendenti. Il Complesso, infatti, come edificio con una sua valenza storica e ambientale e come nuova destinazione a edificio pubblico presenta delle estensioni tematiche che riguardano sia l’edificio in sé sia il ruolo che esso svolge rispetto alla città. Da una parte, infatti, il progetto prende in considerazione il manufatto esistente, con le sue caratteristiche costruttive e spaziali, le relazioni tra luoghi principali e secondari e tra spazi interni ed esterni, dall’altra lo inquadra all’interno di un progetto urbano più esteso, in grado di rivitalizzare, grazie alla presenza di elementi ambientali, storici e architettonici: il parco, L’Acquedotto (il cisternone di Pasquale Poccianti) e poi L’ospedale e la piazza di fronte al cisternone, un’intera parte della città di Livorno. Il progetto risponde a una convinzione precisa che intende il “restauro” come progetto di architettura e come dialettica fra le diverse parti, in un rapporto con l’esistente nel cercare di coglierne i motivi e i caratteri generali. 50
Il progetto propone sostanzialmente la conservazione del complesso nella sua unità e tutti gli interventi di nuova costruzione si inseriscono nella maglia geometrica imposta dalla fabbrica (la regola delle campate delle coperture continua a dare un ordine ai progetti). I nuovi interventi, nel ribadire la forza dell’unità dell’insieme, impongono anche nuove gerarchie tra le parti e tra l’edificio e i luoghi urbani ai quali si riferisce, gerarchie necessarie per la costruzione di un edificio a carattere collettivo. Il progetto edilizio definisce inoltre un nuovo e importante spazio pubblico urbano una corte aperta verso il parco e dunque anche verso
L’Acquedotto, il cisternone di Pasquale Poccianti. L’intervento cerca di stabilire così nuove relazioni tra tutti gli elementi rilevanti che caratterizzano questa parte di città e rendendo possibile un progetto urbano unitario di più largo respiro in grado di rivitalizzare, grazie alla presenza di elementi ambientali, storici e architettonici un’intera parte della città di Livorno. Sul Viale Carducci si viene accolti da una ampia pensilina che, oltre a collegare e tenere insieme l’edificio principale (ex-uffici) con in corpi più bassi di servizio che insistono direttamente sul viale, definisce l’ingresso al Polo archivistico diventando una vera propria
piazza coperta, uno spazio pubblico urbano all’interno dell’edificio. La pensilina, in parte chiusa da vetrate, oltre a collegare i tre edifici, contiene anche i collegamenti verticali principali, e accoglie le gallerie laterali che costituiscono gli assi compositivi e distributivi del progetto. Al suo interno inoltre percorsi aerei e soppalchi individuano spazi collettivi che potranno ospitare mostre, luoghi di ristoro e luoghi dell’attesa o degli incontri in ogni caso dentro una situazione che ricorda uno spazio teatrale. Il corpo di fabbrica del complesso delimitato dal parco e dalla via Meridiana viene attraversato in modo simmetrico da due gallerie laterali che distribuiscono gli spazi e ordinano la composizione dei luoghi di progetto. La galleria verso la via meridiana attraversa il corpo di fabbrica per poi diventare il portico di collegamento dell’altro corpo di fabbrica disposto in linea sulla stessa via. L’altra galleria dopo avere attraversato l’edificio si trasforma in un percorso che individua e precisa la corte sul lato del parco costituendone un recinto virtuale. All’interno dello stesso corpo di fabbrica, nell’area centrale sono collocate all’interno della maglia quattro torri percepibili nello
spazio interno, esse contengono gli archivi, conservano documenti preziosi che riguardano “la memoria storica di un determinato ambito territoriale”. Con la loro altezza e il carattere costruttivo annunciano all’esterno e alla città usi civici e anche se in futuro la documentazione digitale dovesse prevalere, crediamo che il semplice simbolismo delle torri continuerà a rappresentare un carattere necessario per questo luogo. Il corpo di fabbrica disposto sulla via Meridiana viene distribuito da un portico che collega la galleria sopramenzionata con la testata che precisa lo spazio della corte verso
l’ospedale. Il portico non ha solo un carattere funzionale ma definisce anche la nuova scena fronte della corte e del parco che qui viene accolto. Il muro che ospita il porticato fa da sfondo verso la via Meridiana alle fabbriche del complesso che vengono conservate a gruppi di tre campate e intervallate da elementi a pettine che cercano di costruire un diverso ritmo della costruzione verso la strada. Un altro padiglione verso il parco simmetrico e quello conclusivo sulla via Meridiana chiude la figura della corte. Alberi disposti in modo geometrico rafforzano la figura della corte che viene pensata come un grande prato.
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ENGLISH TEXTS
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page 4 THE CITY AS PLACE OF THE SHAPE “It’s always the same shapes to go past, only the wave bounce makes them different.” A. Gide The image of a city is always defined by different experiences, stratifications that describe its history and define its personality; today we design our cities lacking a shared idea plan and the need it arises is to be able to, beyond the shape make-believe, think of the relation between intervention on the city and architecture and urban project. The “new city” won’t have to appear as an incomplete dream fragment, but as integration to its history, its civil values, its needs and knowledge within modern life. The attempt to move from the monocentric city model to the polycentric one, made possible by new infrastructure technologies, has to be made through research on the area and the buildings shape that is representative of their identity and living culture. A polycentrism that goes from the regional to metropolitan scale, in which the relation between the society places and the residential areas allows to recognize in any territorial point a place that has a balanced relation between public and private, bringing into the suburbs the collective function, beginning of the urban statute. This relation therefore asks itself to reflect on the residential units typing and on the public areas morphology, projectual consideration bringing back to the Agorà or Acropolis architectural type confirming that it’s indeed in the square that the city is built as work of art. In the present state of things the architecture is made of objects that don’t create cities and cities as objects aggregation. But the meaning of being a city, its being urbs and civitas at the same time can only be born out of architectures able to build themselves on relations strongly structured, able to create an urban set-up that can become the ideal reference point and theatre to human life. The city architecture theory tries to interpret this theory recognizing its projectual principles: projecting and building city areas endowed with a strong relation among their parts, setting urban connection that have to be shown in relations between inside and outside, between plan and volume, placing themselves as founding relations for the buildings character, in contrast with the flashy architectures born out of decorative or scenographic cosmetics. Each architectural fragment can be itself a small part of the city and each district or suburb can show again the composition relations among its architectures able to allow meaning variations without altering the urban and architectural oneness. The attempt of perpetuity is evident in modern metropolis realities such as Berlin, structured by a clear idea of the city, an evenness of language and architectural models in contrast with the metropolitan split tissue widespread in modern cities. The European cities rebuilding and its strategies have to start from connections between the hierarchies and urban identities in contrast with the functional model and the architectural indifference that has led to the modern cities crisis. The urban oneness can lead to a need awareness to re-define parts of the city in front of a change in models through the retrievement of architecture and parts of the city thought as analogical retrievement of places. The “Generic city” suburb experiences and of the non-places tell us that the cities need new urban monumentality, new Forums where to set and create social, civil and space relations with the formal structure of the city, recognizing the institution places as centres of living together. Italo Calvino,
in his Invisible Cities, felt that the cities “like the dreams” are made of “desires and fears” and that “the thread of their speech is secret and, their rules absurd, the views illusory and each thing hides another”. G. Furlan page 6 THE SUSTAINABLE CITY Think of an energy compatible model with the environment supporting a better balance between mankind and nature. The present research on technology allows us to use systems and installations with high-energy performance beside environmentally friendly natural materials and not harmful to one’s health. THE CLEVER CITY In parallel to the clever growth promoted by the European Union it’s a city in which the high technological performances such as the digital age allow to share information and knowledge. Working on the buildings from an architectural point of view with the target of rationalizing the indoor distribution spaces looking for modularities and flexibility for new functional needs or different commercial/industrial uses, improving the front of the houses making the building envelopes clever ones beside having a more organic design. IN THE COMPREHENSIVE CITY The urban spaces, often neglected in particular in some outlying districts have to be re-qualified by adding places for meeting and comparison allowing for a territorial and social cohesion in which the quality of life certainly turns out to be better for everyone. page 8 MASTERPLAN SAONARA The Masterplan tries to “spark off” the whole of Saonara linking Villa Valmarana to the park designed by Jappelli to the other extreme of Via Roma of the Villa Sgaravatti, organizing a system of public and private functions in a complex architectural oneness interrelating the elements of the city settlement system with the existing driveway road system and bicycle and pedestrian mobility. The project, around the Saonara church real barycentric element of the village, foresees the town hall movement and of some public functions next to the former Borgato School making the church square the public areas village linchpin. The town hall, the church, the new hall dedicated to meetings/shows create a series of public spaces that are together thanks to a clear hierarchy, trying to define an imagery and formal identity to the village of Saonara. The project also foresees the movement of the present sports centres south of the village, putting in their place the new Saonara urban park. Park which will link the eastern part to the western one through some bicycle and pedestrian mobility “green corridors” which could become the backbone of the new land settlement, as well as architectural promenade that will link all the remarkable village places. The “Ex Covisa” has been designed communicating with the place memory, projecting a wide green area containing the nursery world memory traces, turning them into a kind of museum spread in the area, a kind of memory for snippets developing and composing itself in the whole area. Apart from the typical-formal recovery of the most remarkable buildings of the “Ex-Covisa” area a dwelling place has been thought to be developed that could interact in a scenic way with the parks through a big steps residential type opening towards the park, and a type of adjoining patio cottages which highlight through an important study the relation with the spaces. The Masterplan project of the Saonara centre is
basically characterized by an overriding public city idea for the future: it is indeed in front of a clear vision of public city that every judgement and point of view on urban quality revolves. We are living today in a complex society, dynamic and positively unstable, not able, luckily, to express an overriding aesthetic thought. An urban project like this Masterplan has to look like more and more to a great device able to direct the transformations, without any basic and principle choices being trapped within aesthetic schemes. The project therefore tries to build a new and balanced relation between green areas and built ones, trying to entrust the green areas and public places the solution to congestion and environmental quality problems bringing back mankind and not property speculation to the centre of the public space. page 10 MASTERPLAN SOUTH MEDITRREANEAN BOULEVARD A new cities policy has to consider the new shaping areas in a unitary picture of coherence and integration. In this respect the Masterplan project of the south Mediterranean Boulevard refers to the settling system of Sottomarina, both through the use of some road networks already foreseen in the present planning tools, and new relation methods introduced by the project within the urban system that so far hasn’t been able to create proper space and morphologic relations among the individuals. The project in the whole of its divisions is intended as a unitary offer that rediscovers its links and relations with the context through the design of public spaces of interconnections like squares, courts, gardens and parks which create links among themselves and the existing through pedestrian and bicycle mobility. The city of Chioggia – Sottomarina is presently marked by antinomy formal events: the strong presence of an old town centre, built according to the urban and architectural characters typical of the lagoon architecture, and an occasional construction growth, lacking in formal characterization with modest pre-existences, small built elements which alternate without an ostensible order and higher buildings freely placed on the ground. The project uses some architectural composition principles, such as the architectural type, its being in the urban plan operations, the procedures in language reduction, the feeling of the city to use in the architectural buildings to indicate a line of research in the urban projection field. This operation method creates a kind of critical assembling of similar “shapes”. This way the redundancies are predictable, not only for a rhetoric flaw but especially because the formal field of reference is very restricted and it’s the starting point to test the combination ability of a limited number of shapes repeating themselves and, in their repetition, change in position setting new shapes and meanings. The project organises a system of functions in a complex architectural unity, putting in relation the elements of the city settling system with the new road system. The project puts on the new “Boulevard” leading to the seaside, a row of open or closed courtyard buildings which claim the new Sottomarina promenade with to the edge two buildings which could have public functions. These courtyard buildings have been thought on a basement in order to articulate in an altimetric way the recognizable public areas, putting below the basements themselves, but always above the country altitude, the boxes and parking lots. Another urban fact of the new South Mediterranean Boulevard Masterplan is the “Clo-
diense Forum”, public place of excellence where the life of the new part of the city will take place. In this green area it has been thought to put some public leisure such as restaurants, general businesses, recognizable and meeting place for the community and place for shows in the Summer. The big green area is also the only optical cone left from the Mediterranean Boulevard towards the botanical gardens Park which becomes in the project a physical link with the naturalistic element. And it’s indeed with the botanical gardens that the projects is looking for some relations, understands its geometrical signs, reading its historical trails and the main conduits unravelled by the area, anchoring the urban installation on the historical trails. The project therefore tries to build a new and balanced relation between built and green areas and to the public areas the solution to the congestion and environmental quality problems. Other important point is which is the basic of the modern city idea and of this urban project is about the infrastructure and road system. The whole project is based on the new backbone which becomes South Mediterranean Boulevard where the new district division roads object of the intervention interact and are born. page 14 New ARt Theatre The New Art Theatre project in Sundswall tries to build an efficient relation with the history and identity of the areas. The project theme is the invention of a place, the clarity and eloquence of the shapes and its elements. They develop an urban tale where the creation of a theatrical experience and the invention of a space narrative articulate in the holy road evocation leading to a similar acropolis. The project is loaded with real worthiness, evoking far away, new and ancient architectures. It sets the building around a big square and the urban landscape is therefore made of places and architectures always different but similar, in subtle scraps, in views and measured out patches with theatrical reference, the new relation with the city is through the assembling and combination of “snatches”. Arriving from the centre of the city a foyer is reached with the function of a zip to the urban composition, eloquent space with PAGE 15 a big scenic scale resembling the blue hall of the Stockholm town hall in Ragnar Ostberg, but also the big open courtyards of the modern tradition: the Lichtof of the University of Zurich, the Wagner Postsparkasse, the stock exchange in Berlage. Here are the theatre entrances. The theatre architecture art is tied to the theatrical tradition where a prongs or a porch proceeded the show hall; the image is tied to the great North European architectures where the theatre is still the building which represents a country culture. The scenic tower evokes a big lantern, it appears a s a big lighthouse exposed to the cold north winds a lighthouse which observes and it’s observed. From Lubecca to Venice, from Portugal to America, the most beautiful city doors are the union ring between the boundless sea world and the deep city life. And it’s indeed the “Venetian spirit” explaining the buildings facing and mirroring in the water of the river, hinting to a Venice of houses and palaces that either with opulence or modesty reflecting on the canals. The outside square below the plate is a place of welcome and civil for excellence, allows its passing through and can contain the most various functions taking place in the public areas protected as public shows and exhibitions. Its pillar and roofing building has its
own foundation in the city history. In the project parts of the city are suggested embedding in the built city and in the imaginary that it resembles. This transcription of ours in an architecture that cannot deny its own modernity in suggesting new shapes of use is based on the awareness of the evocative shapes worthiness and richness taken by history and the city myth. page 16 GIVE ANSWERS TODAY TO LIVE TOMORROW Instead of building again widening the cities it’s necessary to work within the existing real estate redeveloping buildings or complete districts in order to improve the architectural quality and energy efficiency. Yes to the whole redesigning of a building instead of one-time offering compromise. Yes to the construction and redeveloping of districts which waste vital resources and are architectural worthless. Use of green and sustainable technologies. Use of renewable energies. Indoor spaces and building cocoons designing. page 18 BUSINESS HEADQUARTERS BUILDING The founding idea is a place invention. The architectural theme is the open-air courtyard building. The building would like to become a new landmark of this are, a civil landmark as the castles used to be, the guard towers, the monasteries which represented the political and religious power. By designing this project we have taken care of the attitude that our job of architects should have facing confused traditional areas and of disputable architectural value; a project which tries to insert the handiwork making it become generative element of a dynamic with urban vocation. The building tries to build a new identity for this part of the Ponte S Nicolò village researching a shape and meaning. The project besides defining the business and headquarters areas that will create the new building faces the theme of the covered Square as centre in redefining this place. The “Civic Square” is what should represent a community: its value beside the functional destination is indeed the one of architectural and urban element, able to build an area with its own recognition and identity. It’s the court-square which confirms the centre and the meaning of the project as a public place. Task of the project has therefore been to articulate the richness of the spaces and the architectural parties of the complex highlighting the architectural characteristics and peculiarities reinforcing the strength of the unity in the whole, dictating new architectural hierarchies between the parts, hierarchies needed for the construction of a building that is about public quality. This space is thought as a theatre metaphor. Sure enough it is made by elements which resemble the ledges-stages, the gallerystalls and the stage-backdrop. page 22 URBAN LIFE SHAPES The contemporary city today is a big mutant where there’s a deep lack in architecture; it’s a sum of maverick enclosures where the public areas aren’t related any longer and express a denial of the present mankind living. The architectural project has given up on, in the last few years, the urban city design and the prevailing of the consumer phenomenon on the use one, the rupture between the territory and the capital become a financial one more than industrial, the overcoming of the management technologies on the industrial production ones are, together with the con-
cept of globalization, the evident causes of the radical transformation of the idea of city into megalopolis. This change has led to forget the meaning of civil architecture. In the contemporary world there’s an estrangement from ideologies considered as false conscience shape: they are indeed the ideas science and the fighting of the fundamentals and only occasionally working, accepting the conditions without having a critical relation with reality and the city of our time, is reductive. It’s therefore necessary to interpret the disciplinary importance of the urban project, of the relations between the built architectures and the architectural worthiness of the space among themselves making the theme of the public space become central subject that the ancient Greeks defined as “basically building in a place with the purpose of living”. In the famous SMLXL Koolhaas, looking into concepts as fuck contest, Bigness, postarchitectural landscape and ongoing metropolitan plan, focuses on an autobiographical and brief view of the world mankind getting together through the idea of Generic City. The Asian cities and in particular the Chinese metropolis and Singapore are the new sceneries towards which the “koolhaasiana” is aimed at for a new city shape. The city identities, the old town are put in a global vision of the urban installations on the ground which shows the irrelevance with reference to the present growth. For Koolhaas the European cities seem to be appointed to an ultraconservative policy prisoner of their historical identity: the reading of the relation forms between the city identity and their suburbs made through expressed values through the “critical masses” in the New Yorker skyscrapers, report the impossibility of the old town to dominate the urban growth. The solution is the Generic City: that is the city freed of the centre slavery from the identity straight jacket. The Generic city breaks this vicious circle of dependence, it’s only a reflection on today’s and needs and skills, it’s the city without history, it’s big enough for everybody, it’s handy and doesn’t require maintenance, if it gets too small all it does is spreading, if it gets old all it does is destroy and renew itself, it’s equally interesting or lacking in it in any of its areas, it’s superficial like the Hollywood film studio producing a new identity every Monday morning. The main characteristic of the Generic city is the melting away of the blocks grid that made the twentieth-century metropolis tissue, where the structured grid and the urban one now appear as a fragment of the Neoplatonic view. The Piranesian Campo Marzio, the steady field of the No-Stop city and the Super-Surface inspire this shape of the Generic city which doesn’t have the urban tissue: “all the Generic Cities are born out of a blank slate: if nothing was there now there they are, if something was there they replaced it. They have to be like that otherwise they would ha an historic character.” Skyscrapers and airports are the architectural founding in the Generic City: the airports are destined to become the centre of the Generic Cities and to be interlinked in the planetary urban inlay agglomeration melted in a final design creating a global Generic City. The quality elements of the airports coincide with those of the generic city: extreme neutrality, radical open-endedness, the skyscraper is rather the “latest typology, definitive. “It has swallowed all the rest, it can exist anywhere… the towers are not together any longer they are far-between in such a way that they don’t interfere with each other”. The generic city of Koolhaas resembles a Radieuse villa without
urban compositional principles Therefore Koolhaas is wrong about SMLXL after having had the merit of writing as the first one in Delirious in New York the mistake of an illusion resulting in an impasse that doesn’t give up on being necessary. Indeed the Generic city so dedicated to take care of a ruin which seems to escape any form of urban project and secretly ruled by the idea of escape that, melted with the undeniable skill of the theorical city planner of this thoughtless city isn’t enough to redeem the whole urban theory. “The city does exist” Koolhaas stated in Delirious in New York that as a contemporary renaissance architect puts back in its place in the Manhattan centre those lost skyscrapers. Maybe it’s Koolhaas himself the prisoner to set free from a sordid reading of modernity that would be shareable in its general principles if it didn’t come to a theory which dooms that same city made of wonders and not having any more projects, the Generic City architecture is an endless growth, but also without hope of equity and quality. The urban events don’t have anything to do with the city’s inhabitants’history, but have become commercial products, destined in to the short time of the changing until being the final reduction of the architecture to mere communication. The cities grow according to the idea “of the rule-less” without convincing urban organizations and ruled by the obsession of the growth. They program their development based on a principle of freedom meant as absence of impediments instead of as a project, according to the cynic idea of the Generic City where the only public place is the one surveilled and privatized, cities built as storage of useless and constipated objects, bigger and bigger and more and more towards a pointless height. It’s here that the so widespread thesis have failed towards the end of the cities identities, starting from, that is, Koolhaas’s idea itself of the Junk Space as necessary element in order to promote the confusion as an end. It’s difficult to deny that the Generic City, which fights against all otherness, each historical identity, each concept of critical relation with a context, isn’t the image that best coincides with the globalization idea that as universal market thought. In the modern city we are living in a time where the gap between the public authorities economic power, in decline, and the private one, rising, is wider and wider; one the main areas in which this is shown is the city architecture. While in the past the buildings like the Parthenon, neutral and stately, were coherent with their personality, in the modern society the commercial shove, condition of almost all the modern buildings, forces the building project to turn more and more to the oddity and extravagance. In the past the architects used to write advertisements in which they declared their intentions, and in part some of them were able to put them to use. Lately though, due to the numerous political and cultural changes, the trust in the announcements and the feeling of knowing what one wants to do have totally collapsed. Today at the very most single cities are profiled, hoping not so much to elaborate a theory on their development but to be able to understand how they can work. This historic moment of break coincides exactly with the point in which the Asian society has started to grow to an unprecedented rhythm marking the ultimate city celebration. And it’s indeed in coincidence with this Generic City triumph that our ability to think has come to a halt, and the public sector participa-
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tion in the cities urban project has lowered. The result we have of this lacking in dogma and the speed in realizing new constructions is that in the Chinese Republic a totally different type of city is born, where the metropolis and the anti-metropolis find themselves at a distance that had never been so short; of the repertoire of typologies only the skyscraper and the shack remain thus creating new seemingly chaotic districts. In the southern countries the desert s turned into a city and the city development is more and more projected towards the sea producing an urban language which is more decorative and more addressed to pleasure than used to reflect the exchange of experiences and ideas, that is the reason for a city to exist. The “Generic City” experiences and of the Junk Space tell us that the cities need new urban monumentality, new Forums, where to establish and constitute social, civil and space relations with the formal city structure, recognizing the institution places as centres of the public getting together. Task of the urban project is therefore to promote the approval saving the urban identity, looking for the crossing of decisions and forecasting systems which research in the architectural answer quality the ability to internalize opposed procedures of alteration of the city and not occasions of different intervention models on it. The urban art is about researching in the city chaos the areas and their peculiarities through a living architecture based on the memory and the discovery and not on the invention. This idea of city on which prevails the relation with nature but where the architecture remains a trick, in which each place is representative of its identity, can be meant as a possible reply to the big metropolitan areas inhabitants’dreams that today are subjected to a dissociation from the natural places and the loss of the possibilities to recognize the meaning of the places in which they live their own life. G. Furlan page 26 PRODUCTION HEADQUARTERS BUILDING AR.TE. The project suggests a precise and representative rule for the building that wants to be the architectural synthesis of functional and dimensional needs, trying to find a civil and social identity and an autonomy in the symbolic and reproduction architectural value. The project foresees the construction of a building dedicated to offices and showrooms in metal carpentry, inserted in between two parts realized with elements precast in concrete, dedicated to stocking and production. The bulk of the steel and glass offices is the most important part of the building sending back to an idea of industrial architecture marking its entry: full height big windows define the rhythm and establish the fronts architecture. The parts dedicated to the production and stocking are built with a precast concrete structure, characterized by windowed panels or totally closed. The project shows the ability to build a place that will be the set scene to the multiple activities that will take place there. The architectural shapes that pinpoint it, simple and essentials, such as the technological suggestion, of the industry that will represent will be made visible through the life and use of the spaces, re-interpreting a modern tradition. page 32 BLACK AND WHITE “The white, silent as a music in front of the shallowness clash which bothers us. Silence after so much deafening noise. Nakedness after so much senseless ornament. Rectitude
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after so much obliqueness. Honesty after so much complication. Present absence after so much empty presence”. Alberto Campo Baeza In 1996 Oscar Niemeyer was awarded a prize at the Architectural Biennial with the Golden Lion to his career. In order to celebrate the event, he himself set up the Brazilian pavilion and wrote in capital letters the following sentence on a white wall: “O mais importante não é a arquitetura, mas a vida, os amigos e modificar este mundo injusto – The most important thing isn’t the architecture, but life, friends and changing this unfair world – ”. Oscar Niemeyer “The architecture is an art matter, a phenomenon provoking emotion, regardless of the construction problems, regardless them. The Construction is in order to hold up: the Architecture is in order to move”. Le Corbusier “The Architecture isn’t a product of materials and functions – neither, by influence, of social conditions – but of the changing spirit of an age which penetrates its social life, its religion, its science, its art”. Nikolaus Pevsner page 34 STONE CITY The project is the invention as a place the architectural theme is the holy road, the geometry regulating the project resembles the space tradition of the city of Bari. The clarity and peremptory of its shapes and elements develops an urban narration, where the invention of a tale, the construction of a personal experience articulate in the trail liturgical, lay and religious recollection. A trail where the geometrical abstract modulation and the architectural material construction fuse and entwine together identifying with a constructive knowledge, with a spiritual aspiration: trill vaulting and dome, garden and court, the Mediterranean radiance and the oriental arabesque. It’s the identifying of work of art and mood with a constructive and cultural tradition, with its characters of particulars and universality and at the same time the reference to the constitutional figures of the city of Bari, with its compact old town centre peninsula, the volume of the “Complesso di S Nicola”, the modular 19th century development. The road, rhythmed by accesses to the sea, leads to the space of the ecumenical church. It’s a route evoking other roads and trips, looking for a grounding in the public memory, in memory of a pilgrimage Europe. The Great Ecumenical Church evokes the big Apulian cathedrals both for size and place, exposed to the sea winds, together with the reception camp, the cult buildings, meditation and religion studies, looks like a “stone ship” a door an a landing. The big veered and domed emptiness that characterizes the typical translation and the grafting of the Latin and Greek cross spreads to an early Christian installation curdling memory and meaning of the construction in the attempt to build a celebration area evoking the idea of getting together and that represents, with its neat and essential character a meeting point for the community. The research for an architecture orient of a rebirth of the architectural shape in the matter concreteness rediscovers this way its meaning as theoretical processing able to communicate bliss and amazement to the senses and reason.
page 36 What is the architect’s purpose? l.b. The architect has to try to convey the beauty idea, not just by its aesthetic meaning but as an essential moment the soul; without beauty, without this experience we do not feel fulfilled. Let’s just think about the downgraded districts where ongoing social conflicts are fed beauty is absent. For this reason the urban redevelopment is essential, it’s a unique opportunity that we cannot let us pass by. G.F. The modern architect is the director of the complex changes of the modern city spaces. I believe that the ultimate purpose of an architect’s job is to the emotion but, in order to reach it, we have to go through the reason of things. What are the three architecture key words and why. l.b. My architecture key words are: Light: it’s an immaterial element that changes with the passing of time, it lets one perceive the passing of the day and the changes it provokes in the building setting back a relation with nature that seemed lost. Space. It’s the element within which we live. The Matter sets the shape of the built and empty space. It has to be designed as full as well, both as an individual living space and a public a one as a very beautiful square. When these two words collide in the right direction between themselves they generate a third one: emotion. g.f. I’ve always thought more than designed. Often when I create a project I retrieve a thought. The basic idea of my job is based on the project object theme and it’s the result of a process of knowledge of what we want to obtain. Who were your teachers? How have they influenced you? l.b. I’ve had many ideal teachers and just a real one, the Spanish Alberto Campo Baeza. As a man he has taught me the real values of hard work, of unity and coherence. As an architect the importance of Light, Space and above all the architecture terseness. In order to reach the core it’s necessary to remove, for this I see myself in a sentence of the carver Corona who says “a carver has to remove matter, a writer remove words, a climber remove movements”. g.f. Relating with teachers I’ve always tried separated the interest for ideas, theories, from the architectural solutions. I believe the Master to be the endless search for a real teacher. Is there an architect you would like to work with? l.b. It would be too easy to answer with a wellknown architect’s name. I’m indeed interested in acquiring new knowledge and confront myself with various ways of doing things. I would like to work for example to a great project working with people dealing with various sectors from mine such as a sociologist, a philosopher and why not a musician. g.f. With emperor Adrain and his architects. How do you deal with the relation between history and culture? l.b. It’s essential to know the place before dealing with it, from a historical and environmental point of view as each place can reveal emotions or give us important suggestions to tell our story. g.f. The architecture is rarely tolerant with the landscape, it’s often a consequence of deep conflicts and lacerations and I am very careful when it expects to come across as carefully listening and the interpretation of the site. The architecture performs the miracle of offering us of that site a sudden image of that work of art and the result is the appeasement between the area culture and the creation.
I believe the project to be a synthesis process based on the stratification of elements and personal experiences and on a dialogue between feeling and reason. I like to think of the places reality as a daily amazing show. What is your specialization area? architecture , urbanism, environment , etc. l.b. The present world is so complex that it’s no longer possible to think of an architect as an individual taking care of everything but of a team specializing in a sector and together they are complementary. g.f. The art of building is the age willingness translated into space, I take care of this. What is the difference between a job commissioned by the public authority and by a private one? what do you prefer of each one? l.b. I’ve learned a lot from my customers, I try to give them my most availability in order to follow a common path in which the debate richness sometimes allows to create what at the beginning appeared just as a dream. g.f. Since my projectual process is born out of the need to tell a path start with, in all projects, from the relations with the places and the project theme. The comparison between a house shape and the city one gives an analogy and an ongoing handing over process between mankind’s life in the city and their life in houses both public and private. This reference of the building to the city within each individual urban event is, I believe from my point of view, the architecture built-in principle. To us architects it’s not important to establish the private life or the individual’s movements, but we are interested in building a space where the life development is possible. page 38 THE CHOICES AMONG THE ENVIRONMENT By which choices given by which reasons does man intervene in the environment? Reasons often about economic advantages bring mankind to modify the environment instead of deciding according to the rules of Nature. The energy project Starting from the surveys of the natural characteristics of the site, of the energy resources, of the institutional framework and the energy cost, solutions for residential and not-residential areas can be developed, reducing the immission of co2 and GHG in respect of the environment. Starting with the analysis of the area and therefore by the environmental and climate factors the possibility to extract energy from water, soil and air is taken into consideration. Surrounding buildings and works such as roads squares and civic centres possibly at impact zero are designed using the best technologies in order to create handiworks and installations in order to use the least energy quantity to get them working in their entire life cycle. Environmental and energy sustainability The installation design for the renewable sources energy production such as traditional or hybrid photovoltaic, vertical micro-propeller, biogas and biomasses, geothermal heat, solar cooling with absorber and heat pumps, allows to store energy and use it directly or for the production of heat, cold and acs. The chp trigeneration high efficiency energetic station design also powered by renewable sources allows to get the best energy results also for situations of complete independence (off-grid). The waste and wastewater recovery following a proper processing for the reuse inside the created structures both for residential and commercial or farm settings, allow to enhance energy resources waste products.
The use for the foundation of the close circuit geothermal heat, use of the geothermal heat with underground heat exchanger for the forced ventilation of the buildings and the heat and cold recovery becomes priority. Airy front of the houses, meteoric water recovery, domestic wastewater recovery allowing the production of energy and fertilizer for green areas allow to get to a design leading to a self-sustainable close circle with environmentally friendly maximum energy results. Massimo Baruffaldis’expert opinion Nowadays talking about environmental respect and of low environmental impact policies is a trend and often one exploited for political purposes. The greenwashing is a refined strategy and mankind is able to, even for a marginal advantage, to spoil the environmental setting and the health of those who will then go and live in that place. I indeed believe the environment to be the one to have to decide for mankind, not viceversa. Mankind will have to adapt to the place using the easiest to find renewable energy sources and becoming energy producer. The consultant role is above all to transmit the client the importance of the sustainable culture, allowing him to perceive even the smallest choice advantages for a clever use of the environmental resources. Let’s just think about a recovery of the rainwater, the possibility to exploit the roofs for small kitchen gardens growing, the presence of small forests as green lungs of a residential area. page 40 Environmental redevelopment area project Fa.Mi. Water The water element is a constant presence characterizing the whole history of Roncajette. Up to the mid 1500’s most the area was reign to valleys and marshes to which followed the redevelopment handiwork of the Benedictine monks and the intervention of the Venetian Republic with massive hydraulic works. As an extension of the history of the place, the project wants to enhance the area mainly identifying it with from the landscape point of view with the water presence taking shape in a lake around which are placed the houses in harmony with the natural surrounding elements. The naturalistic area has been studied to leave nature itself the misuse of power on its development and transformation, through the essences growth, of the grove of reeds, of the shape, where, in projectual phase, the main lines are set. The project The project has an ambitious target that is the one to recover a disused area and introduce a sustainable housing model in a naturalistic area (pati foresees park areas in this place) with consequent enhancing of the territory and creation of replicable model in other areas in similar conditions. It’ll be about a residential settlement that on a conceptual level is diametrically opposed to the concept of the traditional division into lots, where tar roads, parking lots and hard geometries have so far transformed our rare natural areas. Regenerating an urban degraded area means recover it from a neglecting and unhealthy condition to turn it into a landscape-naturalistic and environmental highly enhanced area. The recovered area becomes a recreational and leisure place for the society, too.
Sustainability The intervention sustainability becomes real through the use of the buildings renewable energies like for example he geother-
mal heat, the photovoltaic and the thermal solar, so as to create zero consume cell residential areas which are able to produce energy. Other suggested themes and to be later developed, tied to the environment are the rainwater recovery the use of green bed for the roofing of the buildings, the future inhabitants’possibility to directly grow some house hardens therefore vouching for zero emissions, zero distance for the cost of the food farming, zero pesticides. The forest planted areas will also become a kind of green lung, partly compensating the co2 emissions in the atmosphere. The water mirror enhancing the settlement also works as a possession for the stronger and stronger meteoric water capture therefore vouching for a proper autonomy and impermeability of the area. page 44 The relation between with the ancient The architectural restoration projects is based on an accurate stratigraphical analysis of the factory, with the knowledge of the processes of construction and transformation that the building has undergone in the course of time and by the observation of the built matter. The used process is the one of careful listening, of the detailed acknowledgement of the essential aspects already embedded in the past architecture and starting from which, again, equally, repeatedly, operating following its trail. Distinguishing the type of assessment of what is essential and anecdotal. (For Viollet-le-Duc the architectural work is unique global and steady in time). In the redevelopment project the meditation on the architectural essential is the point zero rediscovery, the zero degree of the architecture, at the origin of the basic elements. The wall, the space, the place, the relation with the existing shapes, the type, the morphology the simple rules of construction. The ultimate target isn’t the silence of the object but the search for a simple elementary voice but also a true one which speaks of the architecture and from it. The intervention has its own basis not on the difference but on the similarity and the principle coherence. Fake of the essential naturally. The ruins, the fragments, the overlapping and everything which is seen as a problem open to various answers to everything “to be again” supposes an architectural answer, an architectural project. The ancient handiwork on one hand appears as a lost thing, finished, fallen into decay (on some parts), isolated, irrelevant to daily life, on the other hand betrays with evidence the constructive knowledge, that is its being still an architectural lesson. G. Furlan page 46 Corinaldi Court redevelopment project Corinaldi Court is certainly among the most important architectural area complexes that the clients want to enhance through a careful redevelopment job with residential purposes, therefore contributing to revitalize the small urban centre where it is located. The redevelopment wants to preserve and consolidate the existing building the new houses in an independent indoor structural way PAGE 47 of the handiwork, allowing for a clear reading of the new operation. The type of houses inside the main courtyard building is foreseen with a central patio lighted zenithally which constitutes the house centre where the rooms overlook. The side factory body houses, instead, some units enhanced by the creation of lofts allowing a double
height space perception moreover enhancing the existing cast iron small columns. In the area below services have been installed, while above some more usable destinations. On the Barchessa front we experimented the use of bioclimatic greenhouse which allow for the heat from the sun during the winter months and together with renewable energies like the geothermal heat, constitute an interesting theme to develop for the future, that is the use of the state of the art installation technologies for the production of energy in historical buildings. A new building construction is also foreseen inside the complex, which will willingly create a contrast with the existing buildings and of other historical times, looking for some sort of communication with them, blending with the greenery, also enclosing a tree already present on site. page 50 FORMER PIRELLI FACTORY REDEVELOPMENT PROJECT The projectual renovation and recovery functional intervention aiming at the space museums of the former Pirelli factory develops in two different but interdependent directions. The Complex as a building with its own historical and environmental worthiness and with a new destination as public building shows thematic extensions regarding both the building in itself and the role that it has towards the city. On one hand the project takes into consideration the existing handiwork with its space and constructive characteristics between main and secondary places and indoor and outdoor spaces, on the other hand puts it inside a wider urban project, able to revitalize thanks to environmental, historical and architectural elements: the park, the waterworks (Pasquale Poccianti’s big water tank) and then the hospital and the square in front of big water tank an entire part of the city of Livorno. The project answers a sharp conviction which sees the renovation as project of architecture and as language among the different parts, in a relation with the present in trying to catch the reasons and the general characteristics. The project, basically, suggests the conservation of the complex in its unity and all the interventions of new construction insert in the geometrical design imposed by the factory (the rule of the roofing bays keeps giving an order to the projects), the new interventions, in reinforcing the unity strength of the togetherness dictate new hierarchies among the parts, the buildings and the urban places to which they refer to, hierarchies necessary for the construction of a building as a public place. The building project also defines a new and important urban public space, an open courtyard towards the park and therefore towards the waterworks, too, Pasquale Poccianti’s big water tank. The intervention tries therefore to establish new relations among all the relevant elements which characterize this part of the town and making possible a more breathable unitary urban project able to revitalize, thanks to the presence of environmental, historical and architectural elements, an entire part of the city of Livorno. On the Carducci boulevard we are welcomed by a wide shelter that beside linking and keeping together the main building (former offices) with lower service corps insisting directly on the boulevard, defines the entrance to the filing Pole a real sheltered square, a public urban space inside the building. The shelter, partly closed by windows, beside linking the three buildings, PAGE 51 also contains the main vertical links and welcomes the side galleries building up the project dis-
tributive and compositive axis. Inside, too, air routes and lofts find public spaces which will be able to host exhibitions, refreshment stands or meeting points or anyway within a space which resembles a theatrical situation. The complex factory body delimited by the park and by Via Meridian is passage through in a proportional way by two side galleries which distribute the spaces and order the composition of the project areas. The gallery towards Via Meridian goes through the factory body to then become the linking porch to the other one placed in line on the same road. The other gallery after having gone through the building turns into a route that locates and sharpens the courtyard on the side of the park creating a virtual enclosure. Inside the same factory body, in the central area four indoor perceptible towers are placed, they contain the archives, they preserve important documents which are about the “historical memory of a particular place”. With their height and constructive character they tell the outside and the inner city world about civil use and even if in the future the digital filing system should prevail we believe that the simple symbolism of the towers will keep on representing a necessary character for this place. The factory body placed on the Meridian route is distributed by a porch which links the aforementioned gallery with the head which clarifies the courtyard space towards the hospital. The porch not only has a functional character but it also defines the new scene front of the courtyard and the park which is welcomed here. The wall hosting the porch is the background towards the Meridian route to the complex factories which are stored in groups of three bays and spaced out by prong elements which tries to build a different rhythm of the building towards the road. Another pavilion towards the proportional and the final park on the Meridian route closes the courtyard shape. Trees placed in a geometrical way strengthen the courtyard shape which is thought of as a big meadow.
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BARUFFALDI FURLAN Viale del Lavoro 36 35020 – Ponte San Nicolò (pd) Italia T. +39 049 896 18 69 F. +39 049 896 66 82 www.baruffaldifurlan.com
Con il contributo di
credits
MASTERPLAN SAONARA
EDIFICIO AMMINISTRATIVO
Progetto preliminare Saonara (pd), Italia 2011
Alcoa Progetto Bolzano, Italia 2000 – 2001
progettisti: Giovanni Furlan con Gino Malacarne
progettisti: Giovanni Furlan e Gino Malacarne con Davide Giorio, Alessandro Tognon, Antonio Trivellato
project team: Genny Celeghini, Davide Lorenzato
project team: Stefano De Biagi, Sabina Casagrande, Giovanni Cazzatello
MASTERPLAN VIALE MEDITERRANEO SUD Progetto preliminare Sottomarina di Chioggia (ve), Italia 2009 Genny Celeghini e Daniel Tiozzo con Beatrice Rizzo
CITTÀ DI PIETRA Progetto Sud-Bari: Punta Perotti 10ª Mostra Internazionale di Architettura Biennale di Venezia Partecipazione e segnalazione 2006
EDIFICIO RESIDENZIALE
progettisti: Giovanni Furlan con Gino Malacarne
Verona p.r.u.s.s.t., Italia 2007 – 08 progettisti: Gino Malacarne, Gian Arnaldo Caleffi, Antonrio Biondani (Architer S.r.l.) con Alessandra Moro, Giovanni Furlan project team: Genny Celeghini, Stefano Ferro, Manlio Michieletto, Erica Nicito, Erica Ravazzi, Alessandro Tognon, Enrico Tubini
NEW ART THEATRE
project team: Massimo Brigidi, Genny Celeghini, Ildebrando Clemente, Stefano Ferro, Alessandra Moro, Daniela Nacci, Alessandro Tognon
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE Fa.Mi. Ponte S.Nicolò (pd), Italia 2012 progettisti: Giovanni Furlan, Luca Baruffaldi, Massimo Baruffaldi
Sundsvall, Svezia Progetto 2010 Giovanni Furlan
project team: Genny Celeghini, Sara Bergo, Marco Babetto
PROGETTO DI RESTAURO CORTE CORINALDI
project team: Andrea Achiluzzi,Ilaria Antonazzo, Genny Celeghini, Giorgio Gallocchio, Erica Ravazzi, Cinzia Simioni, Davide Giorio
Progetto di restauro Ponte San Nicolò (pd), Italia 2012
EDIFICIO DIREZIONALE COMMERCIALE
progettisti: Giovanni Furlan, Luca Baruffaldi, Massimo Baruffaldi con rws architetti associati
MANUFACTUM S.r.l. Progetto in realizzazione Ponte San Nicolò (pd), Italia 2007
project team: Genny Celeghini, Giorgio Gallocchio rendering a cura di Delta Tracing
progettisti: Giovanni Furlan, Luca Baruffaldi, Massimo Baruffaldi con rws architetti associati
VILLA MORIS Progetto di restauro Swidnica – Polonia 2009
project team: Genny Celeghini, Erica Ravazzi rendering a cura di Delta Tracing
progettisti: Luca Baruffaldi, Massimo Baruffaldi
EDIFICIO DIREZIONALE PRODUTTIVO Ar.Te. Progetto e realizzazione Santa Giustina in Colle (pd) 2004
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE FABBRICA EX PIRELLI progettisti: Giovanni Furlan e Gino Malacarne con Genny Celeghini, Ilaria Antonazzo, Erica Ravazzi, Cinzia Simioni
progetto: Giovanni Furlan con Davide Giorio, Alessandro Tognon, Antonio Trivellato
project team: Daniel Tiozzo, Davide Lucrezio, Matteo Magalotti, Erica Billi, Stefano Gabrielli, Emanuele Semprini, Elena Mingozzi, Elisa Castellucci
progettista: Giovanni Furlan project team: Genny Celeghini, Giulia Barbé, Robert Putti (prog. esecutivo), Daria Piovan, Ilaria Antonazzo, Valentina Babolin, Davide Lorenzato (prog. preliminare) premi: 2007 Premio Biennale internazionale di Architettura B. Cappochin – Migliori opere sezione provinciale segnalata 2008 Premio Biennale Archés, Triennale di Milano, 3° classificato ex aequo 2009 Selezione progetto Premio Architettura Città di Oderzo
Concept e design:
Traduzioni a cura di: Prof.ssa Claudia Percival (Padova)
Stampa e confezione: Litocenter S.r.l. (Padova)
Stampa offset su carta Munken Print White 90 gr