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periodico di approfondimento verso l’expo
Francesco Pastore
Tenacia, umiltà e coerenza Ecco come si entra, a piccoli passi, nel mondo del lavoro Intervista a Brunori Sas
Siamo tutti dei Poveri Cristi!
Andrea Rapaccini Azienda da salvare? Proviamo con l'impresa sociale Giovanni Crupi Benvenuti al museo Il motore silenzioso della contemporaneità Domenico Olivieri Crescere nonostante la crisi Vi racconto come è stato possibile Pippo Russo Intelligenza collettiva Il patrimonio più grande di una città
Strada bianca
Viaggiatori sulle tracce del lavoro
n°1 dicembre 2011 Chiuso in redazione il 09.12.2011 Periodico di informazione Reg. Tribunale di Milano n° 434 del 03.08.2011 Distribuito gratuitamente Direttore responsabile Giusy Palumbo Coordinamento Martina Milani Hanno collaborato Giovanni Crupi, Cristina D’Addato, Geraldina Fiechter, Carlo Locatelli, Riccardo Luciani, Abdoulaye Mbodj, Giusi Melidona, Domenico Olivieri, Francesco Pastore, Laura Radice, Andrea Rapaccini, Pippo Russo, Leonello Tronti Copertina Dipinto di Massimo Innocenti Web www.2015milano.net Contatti redazione@2015milano.net
Marco Tognetti presidente di lama
STRADA BIANCA Accanto alle grandi vie di comunicazione autostradali, deviando dalle strade statali e provinciali, il nostro Paese è attraversato da una significativa rete di strade bianche. Percorsi in terra battuta che accompagnano un viaggiatore curioso in territori poco esplorati ma
Progetto Grafico EDA Servizi - Firenze
non meno ricchi né meno interessanti di quelli raggiunti dall’asfal-
Stampa Glifo Associati s.c. – Milano Stampato su carta riciclata
rienze e pensieri sul mondo del lavoro seguendo una strada bianca.
to. In questo numero abbiamo fatto un viaggio alla ricerca di espeScopriamo così ancora una volta che esiste un universo di creatività diffusa, di fantasia concreta, di coraggio quanto di competenze reali, che seppur poco visibile sulle strade tradizionali è rappresentativo
Gli articoli e i testi di questo numero sono disponibili sotto la licenza Creative Commons, Attribuzione - Non Commerciale Condividi allo stesso modo 3.0
dell’energia che in tanti settori dà forma e costruisce il nostro presente. Pubblichiamo in queste pagine alcune delle esperienze più significative che abbiamo trovato, con l’obiettivo di proseguire lungo le strade bianche d’Italia e raccontarle ancora nei prossimi numeri.
Direttore editoriale Marco Tognetti Editore LAMA - Development and Cooperation Agency Ufficio di Milano via Magolfa, 21 – 20143 Milano Tel: +39 3333386022 Sede legale via B. Latini, 73 – 50133 Firenze Tel/Fax: +39 055576962 www.agenzialama.eu
il punto Ci sono lingue in cui la parola crisi porta con sé due inscindibili significati: cambiamento e opportunità. E la situazione è talmente complicata, soprattutto in Italia, che davvero non abbiamo altra scelta che vedere il bicchiere mezzo pieno, vedere cioè dove sono gli spiragli per cambiare in positivo e quindi per ripartire. La bussola sono i giovani: loro che nella crisi ci stanno crescendo, loro che nelle pensioni e nel lavoro sicuro non hanno mai potuto credere, loro che hanno gli anticorpi e i sensori adatti per traghettarci in un futuro non solo possibile ma migliore. Basta dare un’occhiata alle imprese di successo aperte in questi ultimi anni dai neo laureati o neo diplomati: è diversa l’impostazione, la mentalità, il modo in cui ci si relaziona agli altri e ai concorrenti, la capacità di stare in rete, l’abbandono quasi generalizzato della visione gerarchica delle società e dell’individualismo sfrenato, il ricorso frequente a una componente etica non per una questione di principio - data ormai per acquisita - ma per orientarsi verso nuovi orizzonti economici.
Sommario Andrea Rapaccini Azienda da salvare? Proviamo con l’impresa sociale
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Giovanni Crupi Benvenuti al museo Il motore silenzioso della contemporaneità
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Francesco Pastore Tenacia, umiltà e coerenza Ecco come si entra, a piccoli passi, nel mondo del lavoro
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Domenico Olivieri Crescere nonostante la crisi Vi racconto come è stato possibile Pippo Russo Intelligenza collettiva Il patrimonio più grande di una città
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Quindi è lì la linfa, sono loro che devono dirci dove stiamo andando. Ma è talmente violenta, la rivoluzione in corso, che rischiamo di lasciare sul terreno eserciti di persone e professionalità ancora vive e produttive. Non a caso il gruppo di giovani che anima questa stessa rivista ha pensato a un progetto che anziché parlare di rottamazione, punti sulla collaborazione fra generazioni, fra il vecchio mondo del lavoro e il nuovo, fra l’espe-
Intervista Brunori Sas: “Siamo tutti dei Poveri Cristi!”
Pillole dal web
rienza e la spinta innovativa (tipico l’esempio del vecchio artigiano salvato
Notizie dall’EXPO
dal figlio magari laureato, che sa le lingue, capace di ristabilire i contatti fra
Voci da Milano
il laboratorio artigianale e il resto del mondo). E un’altra cosa risulta ormai chiara. Conta la formazione, certo. Ma conta molto anche la biografia. L’umiltà, la capacità di mettersi in ascolto, la curiosità, la duttilità, la consapevolezza dei propri desideri o talenti, ecco, tutto questo la scuola non te lo insegna. Ma restano le caratteristiche che ogni cacciatore di teste, ormai, cerca in una giovane promessa. Una vita ricca e aperta al mondo, dunque, resta il miglior curriculum da cui partire.
L'opinione di
Geraldina Fiechter giornalista
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Azienda in crisi?
Proviamo con l’impresa sociale
focus
di Andrea Rapaccini Segretario Generale di Make a Change [www.makeachange.it] e Amministratore Delegato di MBS Consulting
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a crisi economica ha messo alle corde il settore pubblico che deve far fronte a un numero sempre crescente di situazioni di disagio. Housing sociale, inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, elevato tasso di disoccupazione… E quest’ultimo aspetto è forse uno dei più spinosi e complessi. Se è grave la condizione di chi entra nel mercato del lavoro per la prima volta, gravissima e’ la situazione di tutti quei lavoratori dipendenti, tra i 40 e i 65 anni, che si trovano a fronteggiare la cassa integrazione o la mobilità: ricollocarsi professionalmente sopra i 50 anni può essere estremamente difficile per un manager, un quadro o un impiegato che ha una famiglia da mantenere. In questo contesto si fa strada un modello imprenditoriale che consente il salvataggio dell’occupazione in un’azienda in crisi, in alternativa agli ammortizzatori sociali. Si tratta dell’impresa sociale come “rescue company” produttiva, un modello di collaborazione economicamente e socialmente sostenibile tra aziende profit e non profit, in cui la figura dell’impresa sociale ricopre un ruolo centrale. Questo modello prevede una scissione societaria, all’interno dell’impresa profit in crisi, tra le attività produttive e quelle commerciali con l’ identificazione di due veicoli indipendenti ma in collaborazione tra loro: un’impresa sociale produttiva (rescue company) e una commerciale for profit che utilizza il valore del brand e ne cura la commercializzazione sul libero mercato. L’impresa sociale produttiva ha come obiettivo esclusivo quello di mantenere stabile il livello occupazionale di partenza, vendendo i propri prodotti all’azienda commerciale in regime di esclusiva. Il profitto generato dall’attività di produzione svolta dall’impresa sociale ex lege (Dlgs 155/2006) dovrà essere totalmente reinvestito nell’azienda stessa per migliorarne i sistemi produttivi e rafforzarne il patrimonio, in una logica di copertura del rischio (indiretto) di mercato. Tale veicolo, essendo un’impresa sociale ex lege, è partecipato dai lavoratori stessi e da fondazioni locali che possono supportarne la fase di rilancio. L’azienda commerciale for profit, invece, ha l’obiettivo di operare sul mercato secondo logiche puramente competitive, avendo come unico vincolo l’acquisto in esclusiva dei prodotti dall’impresa sociale, sino a saturazione della capacità produttiva. Questa separazione consente di attrarre imprenditori privati nel veicolo commerciale, riconoscendo loro il rischio di impresa attraverso un’adeguata remunerazione del capitale.
Secondo questo schema, l’impresa sociale ha un vincolo sulla crescita, dovendo per prima cosa mantenere la capacità produttiva e il livello di occupazione di partenza. L’azienda commerciale profit invece, nel caso in cui dovesse catturare una domanda superiore alle capacità produttive dell’impresa sociale, sarebbe costretta a ricercare approvvigionamenti presso altre aziende terziste, distribuendo così il rischio di mercato su altri impianti produttivi. La logica di base vuole che l’impresa sociale si focalizzi solo sull’obiettivo di mantenimento dell’occupazione senza assumersi i costi e i rischi di sviluppo del mercato, in quanto, secondo le normative vigenti, non sarebbe in grado di remunerarli attraverso una distribuzione coerente dei dividendi. (La legge infatti prevede che gli eventuali utili generati dalle imprese sociali siano da statuto reinvestiti nelle attività dell'azienda o nel patrimonio e non siano impiegati nella remunerazione del capitale investito). l’impresa sociale Separando e indirizzando in modo come chiaro le priorità “rescue company” dei due soggetti, soproduttiva: ciale e profit, è così possibile rimettere un modello in moto il business imprenditoriale dell’azienda, anche che consente grazie a un coinvolgimento mirato di il salvataggio stakeholder diversi dell’occupazione in e focalizzati sull’una un’azienda in crisi, o sull’altra realtà imprenditoriale. in alternativa agli
ammortizzatori sociali
Benvenuti al museo
il motore silenzioso della contemporaneità di Giovanni Crupi Direttore sviluppo del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano [www.museoscienza.org]
Il museo funziona come il motore di una vera e propria coproduzione sociale e l’investimento di istituzioni e aziende su di esso rappresenta un investimento sulla società
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musei hanno un ruolo importante nella società: rilevano i bisogni e provano a soddisfarli attraverso attività originali e proposte culturali coerenti con la propria identità e missione. Visitare un museo d’arte ed entrare a contatto con le opere di artisti che raccontano contesti sociali, tensioni, emozioni, paure e sogni, vuol dire sviluppare le proprie capacità di costruzione dei significati per attribuire un senso al nostro tempo, produrre idee e suggestioni che attraversano la trama delle relazioni personali e professionali. I musei della scienza aiutano a sviluppare la cosiddetta “cittadinanza scientifica”, cioè la consapevolezza del ruolo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione nella nostra vita quotidiana, fornendoci strumenti per capire il passato, interpretare il presente e guardare al futuro. Quando un museo riesce a fare questo diventa un attore chiave, un’organizzazione e un’infrastruttura di cui avremo sempre bisogno, che sa accompagnare il cambiamento e che deve, a sua volta, evolversi al ritmo delle trasformazioni sociali. Oggi, con la quasi totale assenza di policy, la consistente diminuzione dei fondi pubblici e la serrata conseguente competizione per le limitate risorse disponibili da altre fonti (fondazioni, sponsorizzazioni, donazioni ecc.), la sostenibilità dei musei è affidata a modelli e strategie di sviluppo e attività culturali ed educative in grado di stimolare la partecipazione e la responsabilizzazione dei soggetti che nella soddisfazione di quello stesso bisogno hanno una delle proprie linee di azione (istituzioni pubbliche, fondazioni, aziende, cittadini e stakeholder significativi).
Andrea Rapaccini In questo modo il progetto culturale diviene punto di convergenza di visioni, sensibilità, impegni ed energie di diversi attori della società. Il museo funziona così come il motore di una vera e propria co-produzione sociale e l’investimento di istituzioni e aziende su di esso rappresenta un investimento sulla società attraverso il museo. Si tratta di un processo sociale, politico ed estetico che ha bisogno di idee forti, pone in relazione soggetti diversi, profit e non profit, e contribuisce a fare innovazione culturale, sociale e commerciale. È una strada per la collaborazione pubblica e per il rinnovamento. Come museo contemporaneo di grande dimensione ed elevata qualità, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci (MUST) sta lavorando per accogliere nel 2015 milioni di visitatori di qualsiasi provenienza, età, abilità, livello culturale per offrire esperienze speciali sui temi della scienza e della tecnologia, in particolare dell’alimentazione. A servizio dei progetti strategici per l’EXPO 2015, rende disponibile un’esperienza pluriennale, maturata in dialogo e cooperazione con altri musei internazionali, e un’organizzazione che annovera al suo interno tutte le professionalità necessarie per lo sviluppo dei progetti, dalla fase di ideazione a quelle di realizzazione e di erogazione.
giovanni crupi
Foto della mostra interattiva "Buon appetito. L'alimentazione in tutti i sensi", al MUST fino al 24 giugno 2012
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Tenacia, umiltà e coerenza
Ecco come si entra, a piccoli passi, nel mondo del lavoro
focus
di Francesco Pastore Docente di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli
francesco pastore
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i capita sempre più spesso, quando presento ai giovani il mio libro sulle transizioni dalla scuola al lavoro, che alla fine dell’incontro mi chiedano: “Ma cosa ci consiglia concretamente di fare?” Questa è la domanda più difficile che si possa ricevere ma provo a rispondere in pochi punti chiave. Prima, però, voglio sgombrare il campo da una fonte possibile di ambiguità: i pessimi risultati che alcuni giovani raggiungono non sono la conseguenza di una loro presunta scarsa volontà, come alcuni credono. Tutt'altro! I giovani sono pronti a sacrifici sempre più grandi come dimostrano i crescenti livelli d'istruzione e anche la rinascita dei flussi migratori. Tuttavia, il loro impegno non è sempre sufficiente a causa degli ostacoli che il mercato pone loro, ostacoli che sono evidentemente insormontabili per la maggioranza. Per questo si emigra verso quei luoghi che offrono più opportunità di lavoro e richiedono un impegno più grande, ma alla dedizione corrispondono anche un premio maggiore. I giovani non chiedono altro che essere messi alla prova. È importante comprendere che occorre ristabilire il principio secondo il quale lo sforzo, la motivazione, i valori culturali ed etici della persona umana pagano anche nel mercato del lavoro. Ai giovani direi allora innanzi tutto di non farsi scoraggiare. Nelle maglie di una società profondamente ingiusta, chi si impegna e si muove con tenacia prima o poi riesce nel suo intento. Consiglio poi di restare sempre umili (non come Checco Zalone, però!). Ricordate che anche chi ha un’alta istruzione, come un diploma superiore, l’università o un titolo post-lauream, se non ha esperienza lavorativa, ha pur sempre un basso capitale umano. Quest’ultimo è costituito non solo dall’istruzione, ma anche dall’esperienza lavorativa, sia quella generica che quella specifica a un certo posto di lavoro. La prima consente di apprendere abilità come il rispetto della divisione funzionale del lavoro, dei rapporti gerarchici che esistono all’interno di ogni organizzazione, delle regole e degli orari e così via. Queste competenze si acquisiscono anche con esperienze brevi e occasionali e si esportano facilmente da un lavoro all’altro. La componente più importante è l’esperienza lavorativa specifica a un certo posto di lavoro. Essa consente di
acquisire il know-how per svolgere bene un’attività ed essere, perciò, direttamente impiegabili dalle imprese. Questa componente si acquisisce solo dopo anni di permanenza in una certa collocazione professionale e solo in quella. Se si vuole diventare un buon avvocato, ad esempio, non si può pensare di apprendere il mestiere in occupazioni diverse. L’umiltà è un’abilità che non si apprende a scuola, ma non è meno importante delle altre. Le abilità non cognitive sono per molti parte di un bagaglio culturale che si forma in famiglia e nella propria cerchia di amici prima ancora che a scuola. Altre abilità non cognitive molto più apprezzate di quanto i giovani non riescano neppure a rendersi conto sono: l’affidabilità, la motivazione, la determinazione. Queste abilità possono essere acquisite attraverso le prime esperienze di lavoro, a patto che il giovane si ponga davvero in ascolto. Altro consiglio chiave: la coerenza paga. Coerenza significa evitare di cambiare strada a meno che non ci sia un motivo serio, anche se a breve non si vedono i risultati. Questi ultimi arrivano solo quando si è acquisito il knowhow e questo, come si è detto prima, richiede tempo. È tipico, ma del tutto sbagliato, perseguire diverse strade allo stesso tempo: molti giovani fanno mille lavoretti, seguono qualche corso a tempo perso e magari coltivano con passione qualche hobby che impegna loro intere giornate o settimane, come organizzare eventi teatrali o feste in discoteca. Esce prima dal tunnel chi non bluffa con il proprio futuro. Chi non ha acquisito un sufficiente livello di istruzione, deve essere abbastanza umile da capire che deve ritornare nel circuito della formazione. L’esperienza lavorativa produce effetti quando cammina di pari passo con una
L’umiltà è un’abilità che non si apprende a scuola, ma non è meno importante delle altre
Mantenere sempre un occhio alle attività formative è importante in un mondo che cambia continuamente
adeguata formazione di carattere generale. Molti giovani, una volta usciti dal circuito scolastico, credono che la formazione non serva più. Questo può essere un grave errore. Mantenere sempre un occhio alle attività formative è importante in un mondo che cambia continuamente. Da poco c’è anche l’apprendistato professionalizzante. Chi utilizzerà questo nuovo strumento non si stanchi di chiedere che il datore di lavoro fornisca loro anche la formazione in aula oltre a quella in azienda. La seconda aumenta la produttività a beneficio del giovane e dell’impresa, la prima accresce l’occupabilità che può servire se occorre cambiare lavoro, a beneficio del giovane e della società nel suo complesso. I laureati che non riescono subito a trovare lavoro è bene che accettino di fare pratica nel campo di loro interesse, ma se non ci riescono, è meglio seguire un master. Come muoversi nella selva dei master? Scegliete quelli che offrono tirocini in azienda e che forniscono informazioni pubbliche sul job placement dei diplomati. I master che non lo fanno, non aiutano davvero a trovare lavoro.
Fuori dal tunnel Le difficili transizioni scuola-lavoro in Italia e nel mondo (Giappichelli 2011) di Francesco Pastore La disoccupazione, la precarietà e ogni altro tipo di difficoltà che i giovani sperimentano nel mercato del lavoro sono tra i problemi più drammatici e persistenti del nostro tempo e spesso costituiscono motivo di preoccupazione, quando non di vera e propria infelicità, per intere famiglie. Il libro offre al lettore un quadro interpretativo che si sofferma sulle cause di questa situazione (in primis la scarsa esperienza lavorativa dei giovani) e sulle possibili soluzioni (confrontando pareri e teorie di diversi economisti). La via d’uscita dal tunnel che l’autore individua è quella di un policy mix nel quale la flessibilità è accompagnata da un sistema d’istruzione più democratico e da un sistema capillare di formazione professionale.
La parola ad Abdou quando si finisce l’Università si è solo all’inizio... Il fatto di aver ottenuto la Laurea in corso e con la massima votazione mi ha aiutato molto nella ricerca di uno studio per il praticantato. Presto però, mi sono accorto quanto, oltre a una buona preparazione universitaria, occorra avere grande attenzione e cura perché nel lavoro di avvocato sono in gioco i diritti delle persone. Credo sia importante essere curiosi e continuare ad aggiornarsi, senza paura di mettersi in discussione: del resto per risolvere i casi pratici occorre analizzare la norma giuridica ma anche la logica, affidandosi al proprio ragionamento e alla giurisprudenza! Oggi mi aiuta molto anche sapere bene l’inglese. Durante gli studi universitari sono stato un periodo negli Stati Uniti. È stata un’esperienza cruciale per migliorare la lingua e studiare la materia in un altro contesto. Lo consiglio a tutti: viaggiate, finché potete! Abdoulaye ha 26 anni e vive in Italia da quando ne aveva 6. Si è laureato in giurisprudenza con lode presso l’Università Cattolica di Piacenza. Oggi è praticante presso uno studio legale milanese, in attesa di conseguire l’esame di stato da avvocato. Mi|7
Crescere nonostante la crisi Vi racconto come è stato possibile
focus
di Domenico Olivieri Presidente del gruppo SACMI [www.sacmi.com]
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Diventare un soggetto internazionale non è un percorso er il settore della manifattura il 2009 è stato che si improvvisa, occorrono una strategia, risorse umane l’anno della crisi che tutti conosciamo, dappriqualificate, relazioni, finanza, perseveranza, solidità, temma finanziaria poi rapidamente industriale. La po, innovazione. Ed è evidente come un processo del gedimensione è stata globale. Il mondo è semnere porti grandi opportunità anche sul nostro territorio brato davvero fermarsi. Per molte imprese gli ordinativi dove si è sviluppata una qualificata rete di subfornitura di sono diminuiti anche del 40%, la marginalità si è ridotta elevato standing che trova spazio nelle nostre produzioni. e sono aumentate le difficoltà a incassare i crediti, oltre In questo modo anche le PMI che non sono esportatrici, che a ricevere i finanziamenti dalle banche e a mantenere si trovano dentro a una filiera globale e quindi più al l’occupazione. riparo da fenomeni nazionali. Si tratta di dinamiche che Un freno a questo rapido declino si è avuto solo nella sehanno conferme nei volumi di acquisto di beni e servizi conda metà del 2010 quando gli ordinativi hanno ripreso effettuati sul ad arrivare, nostro tergrazie sopratritorio e resi tutto al diffuso pubblici sul bimiglioramento lancio sociale. dei mercati Dal punto internazionali di vista delle (brasiliano, risorse umane, cinese, indiano bisogna dire e russo in che l’alto livello primis) mentre di innovazione, in Europa, a qualità e servieccezione della zio spingono Germania, la l’azienda ad situazione si è affidarsi a mantenuta difmanodopera ficile ovunque. sempre più qualificata. Per questo, ai Nel nostro Paese, le imprese con un Diventare giovani viene richiesta non solo un’indiprofilo internazionale hanno saputo un soggetto scussa capacità professionale, ma anche agganciare la ripresa e gettare le basi per internazionale una crescente conoscenza delle lingue, la un buon 2011, sebbene non si sia arredisponibilità a viaggiare e quindi a fare dei stato il calo della marginalità così come non è un sacrifici in termini di abitudini e stili di vita. le difficoltà sui crediti e sul reperimento percorso che Personalmente penso che giocare la delle risorse finanziarie. si improvvisa competizione nel mondo sia un fatto La nostra azienda, che esporta circa il ineludibile per il futuro di tante aziende. Non che questo 90% delle proprie produzioni, è tra quelle che hanno renda immuni dalle difficoltà e dai problemi, perché se intercettato le opportunità che i mercati hanno via via ne incontrano giornalmente tanti, ma l’esercizio 2011 offerto. Da questo punto di vista la scelta, fatta oltre quasarà certamente migliore degli ultimi due (che comunque rant'anni fa, di diventare produttori non solo di macchine abbiamo superato garantendo la piena occupazione). ma anche di impianti completi e di puntare ai mercati Il 2012, pare profilarsi con una certa dose di incertezza internazionali si è rivelata un vero punto di forza. derivante da nuovi e ulteriori problemi finanziari interLa diversificazione in più settori di business, la solidità nazionali e un apprezzabile rallentamento delle economie dell’azienda, l’innovazione delle nostre proposte, insieme trainanti. al ruolo dell’uomo a cui la cultura cooperativa riconosce Perciò la sfida continua, ma credo ne valga la pena. Ne va una posizione centrale nella gestione operativa come del futuro nostro e di quello di molti giovani. nelle scelte strategiche, hanno contribuito in modo significativo a superare quel difficile momento.
intelligenza collettiva
il patrimonio più grande di una città di Pippo Russo, Università di Firenze
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na città è molte cose insieme. È innanzitutto un luogo caratterizzato da storicità, ma anche un’identità mutevole, e un delicato organismo dotato di strutture e funzioni il cui dinamismo è la cosa più difficile da governare. E, ovviamente, è un ininterrotto e composito flusso umano la cui tracciabilità continua a costituire oggetto di studio fra i più affascinanti per chiunque si accosti al tema. Ma fra tutti i connotati che una città può esibire, ce n’è uno in particolare che nell’epoca della competizione fra i territori rappresenta l’elemento strategico. Ci riferiamo alla particolare vocazione per il sapere e il saper fare che ogni città esibisce, e che presenta sempre tratti di unicità e irripetibilità. Perché è limitato il numero delle vocazioni economicoproduttive disponibili e territorialmente allocabili, ma elevabile a n è il numero dei modi attraverso i quali la singola vocazione viene realizzata nei contesti locali. Alla realizzazione di tale vocazione concorrono infatti un percorso storico, degli accadimenti non replicabili, una particolare condizione ambientale, e la maggiore o minore propensione al fare comunità. Tutto ciò che, insomma, crea un mix non replicabile pur in presenza degli ingredienti medesimi. È questo il motivo per il quale una città, fra le tante altre cose, è soprattutto un’intelligenza collettiva. Cioè un modo di pensarsi e autorappresentarsi, ma anche di interpretare il mondo esterno e realizzare l’adattamento a
le città sono attori collettivi costretti ad affrontare quotidianamente le sfide del mutamento esso. Ed è questa intelligenza collettiva il suo patrimonio più grande. Essa è infatti la traccia incancellabile che gli individui e la comunità si portano dentro in ogni momento, e che li contraddistingue nel loro essere gruppo e nel loro rapportarsi col mondo esterno. E tuttavia questa intelligenza collettiva può trasformarsi da ricchezza in zavorra, nei casi in cui non la si interpretasse come un oggetto dinamico e capace di adattamento alle mutevoli condizioni storico-economiche. Fra tutte le pretese leggi universali, molte delle quali rispondenti in nessun modo alla realtà delle cose, l’unica davvero esistente e ineludibile è quella del mutamento sociale. Nessuna cosa resta sempre uguale a se stessa, e nessuna condizione è data una volta per tutte. In questo senso, le città sono attori collettivi costretti ad affrontare quotidianamente le sfide del mutamento, e a farlo utilizzando la loro intelligenza collettiva come strumento utile a governare le trasformazioni senza lasciarsene travolgere. E in ultima analisi quell’intelligenza collettiva deve essere capace di mettere in discussione persino se stessa, qualora dovesse rendersi evidente che la sua propensione a processare il mutamento sia inficiata da pregiudizi interpretativi o da tare ideologiche. Qualsiasi ragionamento sulle vocazioni economicoproduttive delle città, sulla loro capacità d’innovazione, e sulla loro prospettiva d’andare incontro a fortune o rovesci nell’arena della competizione globale, necessita di una preliminare riflessione sulla loro intelligenza collettiva. Dalla capacità d’auto-rinnovamento di quest’ultima dipendono le sorti di una città e degli attori che in essa operano.
domenico olivieri
pippo Russo
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I nuovi linguaggi della politica Al via le iscrizioni per il nuovo corso di alta formazione alla Casa della Carità di Milano Quali sono le parole e i significati che animano la politica di oggi? È possibile individuare un nuovo linguaggio, che ci aiuti a riconoscere il bene comune e a costruire terreni di confronto con le diverse voci della società? Il corso “Nuovi Linguaggi della Politica”, promosso dalla Fondazione Casa della Carità e LAMA Development and Cooperation Agency, cerca di trovare risposta a queste domande. In partenza venerdì 27 gennaio 2012, si svolgerà nell’arco di quattro fine settimana (dal venerdì pomeriggio al sabato mattina) compresi tra gennaio e marzo.
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Grazie alla presenza di relatori di grande prestigio ed esperienza (Nicolò Bellanca, Salvatore Bragantini, Giovanni Bianchi, Massimo Campedelli, Ferruccio Capelli, Gherardo Colombo, Massimo Livi Bacci, Franco Monaco, Fabrizio Onida, Michele Salvati, Eligio Resta, Guido Rossi e Vittorio Rinaldi) il corso affronterà il rapporto tra bisogni sociali, politica ed economia, fornendo ai partecipanti strumenti per la lettura della complessità e soluzioni capaci di rispondere alla domanda, sempre più forte e diffusa, di coesione sociale ed etica pubblica. Al termine del ciclo formativo è in programma una conferenza che vedrà Don Virginio Colmegna, Presidente di Casa della Carità, dialogare con il giurista Gustavo Zagrebelsky e il giornalista Gad Lerner. La proposta formativa è parte del programma di studi dell’Accademia di Casa della Carità che dopo il successo dello scorso anno ha deciso, anche per il 2012, di proporre percorsi di formazione, frutto della volontà di integrare azione sociale e produzione di cultura. I corsi in programma quest’anno, progettati in collaborazione con LAMA Development and Cooperation Agency, sono rivolti a tutti coloro che, sul territorio nazionale, ricoprono ruoli di management o quadro in Enti profit e non profit che operano nel sociale, che provengono da amministrazioni pubbliche o da organizzazioni impegnate in attività politica, nonché privati cittadini interessati a queste tematiche. I percorsi sono strutturati per fornire ai partecipanti strumenti teorici e competenze specifiche sui temi della coesione sociale e la sua gestione, sul rapporto con il mondo profit, sui nuovi modelli di governo e pensiero politico, sui temi dell’economia civile e sociale. I corsi si svolgono presso la sede di Casa della Carità, in via Brambilla, 10 a Milano. È possibile partecipare al primo corso del 2012 “Nuovi Linguaggi della Politica”, in programma tra gennaio e marzo 2012, iscrivendosi – entro il 23 gennaio - all’intero percorso (ad un costo di 600 € + IVA ) oppure a un solo modulo (180 € + IVA). Sono previste agevolazioni per studenti e organizzazioni del terzo settore.
Per informazioni e dettagli sul programma Lara Mossa Tel: 3284537692 · lara.mossa@ldca.eu Mi|11
INTERVISTA A BRUNORI SAS
Siamo tutti dei Poveri Cristi!
di Martina Milani
Lui ci prova a definirsi solo un ‘neo-urlatore italiano’, a presentarsi alle interviste con una camicia a fiori da dandy sregolato e a scherzare, appena può, sul proprio conto. Dario Brunori ci prova a non prendersi troppo sul serio eppure tu, che l’ascolti, hai spesso l’impressione ti regali parole di saggezza e che alla fine sappia arrivare sempre in fondo alle cose. Nel suo ultimo disco, Poveri Cristi, si ritrovano diverse istantanee del nostro tempo con un’umanità in bilico tra debiti, lavori precari e infortuni ma anche qui Brunori Sas mette le mani avanti: «Il mio intento non era quello di fare un’analisi sociale né tanto meno di dare delle verità che non ho». » E allora come nascono queste canzoni?
» Aprendo il Picicca Studio hai dato una forma concreta
E’ l’aspetto sentimentale ed emotivo che mi spinge a scriverle. Ci sono delle storie e dei personaggi che mi emozionano perché ci rivedo un’essenza comune a tutti noi: al di là dei percorsi, della cultura, dell’estrazione sociale e delle esperienze, credo che la realtà di ogni essere umano sia quella di un povero cristo che cerca di barcamenarsi nelle situazioni della vita.
a questo progetto. Perché a Rende, in Calabria?
» Sono soprattutto i giovani a doversi barcamenare?
I giovani vivono una situazione sicuramente svantaggiosa per le aspirazioni personali e la possibilità di un’indipendenza reale dal punto di vista economico, ma abbiamo una percezione falsata di questo: non ce ne accorgiamo abbastanza perché spesso ci sono le famiglie a darci una mano. » Come dire, il disagio c’è ma è nascosto.
Per chi non ha nessun tipo di aiuto alle spalle la situazione non è facile. Quando vado in giro per concerti percepisco questo disagio. Le persone vengono da me e mi raccontano, quasi fossi un amico, le loro difficoltà. La situazione è problematica anche perché non riusciamo a creare aggregazione intorno a questo e credo sia colpa del fatto che siamo stati abituati all’individualismo spinto. Non vedo un movimento, né una rappresentanza reale intorno a questi interessi. » Tu come hai fatto a trovare la tua strada?
Nel mio caso non c’è stata una scelta netta. Non mi sono mai detto “adesso basta, faccio il musicista”. Ho sempre tenuto un piede nella musica: mentre studiavo, dopo laureato e intanto che facevo altre cose. A un certo punto ho iniziato a farlo con un’intenzione e un’intensità diversa. Poteva anche andare male e non succedere nulla. Alla fine non credo si sia così padroni della nostra vita. Semplicemente devi esserci e cercare di andare nell’influenza migliore! Mi|12
Quando mi sono detto che volevo fare il musicista seriamente, ho scelto di prendere delle decisioni che mi vincolassero. E’ come quando ti iscrivi in palestra: in realtà li potresti fare anche a casa gli esercizi però il fatto di essere vincolato da un impegno ti rende più disciplinato. Io avevo bisogno di questo, per cui aprire lo studio era un monito per dire: “adesso lo devi fare per forza perché ti sei impegnato”. (E soprattutto la banca mi impegnava!). Lo studio è nato a Rende perché io vivo qui e comunque pensavo fosse giusto realizzare qualcosa che fosse radicato nella mia terra. » Come sta andando?
Finora sta andando bene anche se gli spostamenti, soprattutto per i live, non sono semplicissimi. Per il resto, grazie al web, si riesce a lavorare facilmente anche qui in Calabria. » Dei tuoi luoghi, dell’infanzia e degli anni ‘80 parli molto nel Primo Volume. Credi ci sia una nostalgia tra i trentenni di oggi per quell’epoca?
Penso che la nostalgia sia una cosa normale di ogni generazione. Con gli anni il ricordo è trasfigurato e tutto sembra più bello anche perché ti riporta a un momento della vita in cui non c’erano pensieri. Forse, per tante cose, la mia è stata una generazione di mezzo. Ci siamo visti cambiare tante modalità sociali e di contatto ed è sparita una dimensione secondo
i giovani vivono una situazione sicuramente svantaggiosa ma non ce ne accorgiamo abbastanza perchè spesso ci sono le famiglie a darci una mano
me meravigliosa: la noia. Oggi il tempo viene completamente riempito, siamo sempre raggiungibili da qualcuno e bombardati da stimoli. Tutto questo ci distrae e ci tiene lontano da noi stessi. Allora era meglio passare dei pomeriggi così, a dare due calci al pallone… » Pensando al futuro, cos’è che ti dà fiducia? Ci sono tanti fatti concreti e sono legati ai posti in cui andiamo a suonare. Nei locali incontro organizzatori che lavorano in modo serio e responsabile, e molte persone che scelgono di venire ai nostri concerti nonostante la nostra assoluta assenza dai grandi canali di comunicazione. Questo mi dà fiducia: il fatto che ci sia una parte di popolazione che sceglie da sola le cose che vuole vedere. » Cosa speri di trovare nell’Italia del 2015?
Mi piacerebbe ci fossero più luoghi di aggregazione concreta, che ci fosse una riscoperta da parte delle persone di una piazza, anche moderna, ma con la possibilità di incontrarsi, guardarsi in faccia e parlarsi dal vivo. E’ una cosa di cui sento la mancanza: i luoghi di aggregazione virtuale sono ottimi per il trasferimento di informazioni ma pessimi nel momento in cui ti danno l’impressione che si possa fare qualcosa stando seduti su un divano. » Cosa non vorresti più nel 2015?
La Rustichella nei bar dell’autostrada. » E dall’EXPO, cosa ti aspetti?
Non sono assolutamente aggiornato sull’EXPO. Però mi piacerebbe che nei luoghi in cui si parla di economia, si pensasse al profitto in maniera più ampia e si riuscisse a tenere conto del fatto che ci sono esigenze molto più importanti e condivise da tutto un pianeta. E’ un’utopia, lo so, ma visto che siamo qui a sognare di quello che vorremmo che fosse…
Brunori Sas è Dario Brunori, classe 1977. Lo pseudonimo fa riferimento all’azienda di famiglia in forma societaria accomandita semplice dove per un periodo Dario ha lavorato. Ma è anche un modo per lasciare traccia della sua Laurea in Economia e rappresentare la sua avventura musicale come un’impresa di gruppo. Nel 2009, con l’album di esordio “Vol. 1”, ha vinto il Premio Ciampi – Miglior debutto discografico, mentre nel 2010 è arrivato il Premio Tenco - Migliore autore emergente. “Poveri Cristi” è il suo secondo disco, uscito nel 2011, anno in cui si aggiudica il Premio Italiano Musica Indipendente come Miglior Live. Dopo un’estate e un autunno di concerti, Brunori Sas aprirà il 2012 con una serie di nuove date nel sud d’Italia. In provincia di Cosenza, a Rende, che è la sua città, Dario Brunori ha fondato il Picicca Studio.
www.brunorisas.it
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pillole dal web
a cura di Riccardo Luciani www.ifixit.com La dimostrazione che sul web, la vecchia virtù del riparare gli oggetti per farli vivere più a lungo, funziona anche per i device tecnologici progettati per l'obsolescenza. Prima istruzione da seguire: dotarsi di una buona dose di pazienza!
www.freerange.com
http://comment.rsablogs.org.uk/videos/ RSA (Royal Society for the Encouragement of Arts, Manufactures and Commerce) si spende per trovare soluzioni innovative alle sfide sociali del presente. Con il progetto Animate propone pensieri luminosi su scienza, cultura e società raccontati attraverso animazioni per grandi e piccoli. Spiegare concetti complessi in modo semplice e universale è una sfida che a pochi riesce, RSA è tra questi.
Raccontare i processi per aumentare la consapevolezza. Free Range Studios (compagnia made in USA) da anni svela quello che si nasconde dietro alle nostre abitudini di tutti i giorni attraverso film più o meno animati. I più divertenti: Store Wars, The Meatrix, The mouth revolution. Creatività con coscienza.
www.weconomy.it Chi divide perde. Nuove forme di lavoro e di gestione aziendale raccontate all'interno di un blog. Da non farsi sfuggire l'e-book WEconomy "L'economia riparte da noi" scaricabile gratuitamente sul sito.
il fotovoltaico
eticamente sensibile Coopwork è un’impresa no-profit che realizza integrazione sociale e lavorativa offrendo servizi alla persona finalizzati all’inserimento lavorativo di persone in stato di svantaggio Riduci le tue emissioni inquinanti! Con Coopwork il tuo impegno nella difesa dell’ambiente contribuirà allo sviluppo di programmi di integrazione sociale
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NOTIZIE DALL’EXPO Si alza il sipario Le bandiere dei Paesi partecipanti sventolano in via dei Mercanti, nel centro di Milano. Sono state issate per l’apertura dell’International Participants Meeting che si è svolto a fine ottobre e che ha portato in Lombardia le delegazioni ufficiali di oltre 90 nazioni. La tre giorni del Meeting ha visto le istituzioni locali e la società Expo Spa accogliere i partecipanti e condividere con loro aspettative, progetti e finalità per l’evento del 2015. Più volte e da più parti, è stata sottolineata la rilevanza del tema: il cibo, declinato nei diversi aspetti che si legano alla sostenibilità ambientale, alla lotta alla povertà e alla salute, è un argomento capace di richiamare l’interesse e l’adesione di tutta la società. A confermare il valore etico del tema c’è la decisione di realizzare “Carta 2015”, un documento a cui lavorerà un team di esperti coordinati dal prof. Umberto Veronesi e che conterrà principi e linee guida per fare del cibo un volano di uguaglianza e progresso tra i popoli. La rilevanza dei contenuti rappresenta una leva importante per il successo dell’Expo 2015 che forse, in quanto a numeri, non potrà eguagliare l’edizione precedente (quella di Shanghai arrivò ad oltre 70 milioni di visitatori) ma che certamente saprà essere – come ha detto il presidente del BIE, Jean-Pierre Lafon, citando Steve Jobs: “un’occasione per pensare diversamente”.
Si prepara il terreno L'International Participants Meeting (IPM) ha segnato un punto di partenza non solo per il consolidamento delle relazioni internazionali e dei contenuti tematici, ma anche per l’inizio dei lavori cantieristici sull'area che ospiterà l'evento. Il 28 ottobre infatti, nel giorno seguente la fine dell’IPM, centinaia di operai hanno dato avvio alle opere di messa in sicurezza del sito e di rimozione delle ‘interferenze’ (sottoservizi, elettrodotti ecc.) per arrivare in seguito a dotare l'area delle infrastrutture necessarie ai lavori edilizi.
25mila volontari, e non solo La campagna di arruolamento vera e propria verrà lanciata nel 2012 (e punta a mobilitare oltre 25mila persone da lì a tre anni), ma una prima squadra di 160 volontari è già entrata in azione durante l'IPM. In prevalenza studenti delle scuole superiori di Milano, i ragazzi hanno accolto e accompagnato i visitatori durante tutte le iniziative dell'appuntamento milanese. Per chi invece desidera entrare nello staff di Expo 2015 Spa, l’invio della candidature si fa su: expo2015.hrweb.it.
Foto © 2011 • Expo 2015 S.p.A. • www.expo2015.org
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voci da
milano
a cura di Giusy Palumbo
"Lavorare è meno noioso che divertirsi" Piuttosto facile per un poeta maudit come Charles Baudelaire, un po’ meno per i giovani italiani, neolaureati e non solo in cerca di lavoro. Controcorrente, energica e imprevista una nuova onda tuttavia c’è e trascina con sé luoghi comuni, stereotipi e noia. Vi raccontiamo qui storie avventurose di imprese e idee nate e cresciute in tempo di crisi, una rubrica epica ma possibile Da stagisti a socI i giornalisti di FpS Media In media meno di trent’anni, scarpe comode e svariati stage alle spalle, i 18 professionisti di FpS Media hanno dato vita nel 2009 alla propria agenzia giornalistica in forma cooperativa, passando in breve tempo dalla formazione all’impresa. A unirli è soprattutto la voglia di ricostruire e rivoluzionare il giornalismo attuale, creando una nuova figura professionale dalle molteplici competenze, “flessibile” come il mercato richiede. Per trasmettere anche alle nuove generazioni l’idea di un giornalismo diverso nel 2010 è nato il progetto FpS@Scuola, un ciclo di lezioni nei licei milanesi tenuti dai professionisti FpS. Per tornare a scuola, ma da insegnanti. www.fpsmedia.it
Da blogger a scrittore Federico Baccomo alias Duchesne Mi sono licenziato ed ero sperduto: ho cominciato a scrivere, così Federico Baccomo alias Duchesne racconta l’inizio della sua nuova vita, da avvocato praticante sfruttato a scrittore. Prima però c’è il blog, Studio Illegale, aperto due settimane dopo il licenziamento e diventato in breve un cult con 1500 click al giorno, poi il libro omonimo, edito da Marsilio nel 2009, di cui è in lavorazione il film con Fabio Volo. Nel suo ultimo libro, La gente che sta bene, scrive: Una volta, se uno voleva una vita piena di emozioni, o si metteva a fare il navigatore, o il bandito, o il crociato. Ma quell’eredità dell’avventura, adesso, è in mano a noi, i liberi professionisti. Il conte di Montecristo, oggi, sarebbe presidente di Unicredit.
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Dalla multinazionale al network, i creativi di Ideificio Leggero, flessibile e molecolare, Ideificio è l’ufficio creativo, senza agenzia intorno. Un network che prende forma per ogni singolo progetto e torna a scomporsi a lavoro concluso. A produrre idee divertendosi dal 2007 sono Mauro Mercatanti, Giacomo Pellizzari e Melania Angeloro, tutti e tre freelance scappati dalle multinazionali per lavorare (e vivere) meglio. Dicono di loro: Essere un’agenzia non ci piace. Essere un ufficio creativo già di più. Ma essere una vera rock band è la definizione che più ci aggrada. www.ideificio.com
Dallo spreco all’etica la moda di Venette Waste Nato dal valore dello spreco, nessuna produzione è stata necessaria alla creazione di questa collezione. Se sul cartellino del vostro nuovo acquisto leggerete questa frase, si tratta di una creazione Venette Waste, pagata, al netto dello spreco, il 70% in meno di un capo “normale”. Limitare gli eccessi è infatti la filosofia di Rossana Diana l’ideatrice del brand democratico che vanta negozi online e waste angels in giro per il mondo, da Los Angeles a Hong Kong. Per toccare con mano i tessuti, tutti provenienti da campionari già esistenti, basta curiosare nel laboratorio di via Francesco Melzi d’Eril 6 a Milano. Lezioni d’etica in tempo di crisi. www.wastecouture.com
Genialità e nuovi media, Oilproject di Marco De Rossi A 11 anni ha iniziato a programmare, a 14 ha lanciato Oilproject - la scuola online gratuita leader italiana nell'elearning - e a 19 è diventato country manager della start up austriaca di social travelling Tripwolf. È Marco De Rossi, milanese classe 1990, a sfatare il luogo comune dei giovani senza futuro, partendo proprio dallo strumento più congeniale alla sua generazione: il web, che definisce un concetto di “merito ed equità” grazie a cui “inventarsi un lavoro che prima non esisteva”. Sempre online, sul blog plangloss.info, ispirandosi al precettore del Candido di Voltaire, Marco spazia dalla politica alla letteratura, dall'economia alla fotografia, tra versi di Montale e dritte sulle donne belghe. La crisi aguzza l’ingegno.