I Viaggi di Gutenberg

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I viaggi di GUTENBERG percorso tra i libri della Biblioteca delle Oblate


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a sempre la Biblioteca delle Oblate dedica attenzione a bambini e ragazzi proponendo

attività didattiche mirate alla conoscenza del mondo dei libri e della lettura nei suoi molteplici aspetti. Tra queste figura il percorso I viaggi

di Gutenberg. Chi vi partecipa, dopo aver visitato la Sezione Bambini e Ragazzi per un primo approccio con i servizi della biblioteca, la ricerca sul catalogo e il prestito dei libri, viene accompagnato nella visita alla Sezione di Conservazione e Storia locale dove può vedere libri e documenti antichi, manoscritti, volumi da restaurare e restaurati. Le austere librerie in legno delle sale di lettura, dove i libri sono visibili dietro le ante a grata, il grande deposito con armadi compattabili che scorrono avanti e indietro girando un apposito ingranaggio, i libri del ‘500 rilegati in pergamena, i quotidiani di 20, 50, 100 anni fa emanano ancora un certo fascino, non solo sugli adulti, ma anche sui cosiddetti “nativi digitali”, i ragazzi che spesso hanno più facilità a navigare in rete che non a sfogliare un libro.


I viaggi di GUTENBERG

percorso tra i libri della Biblioteca delle Oblate

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nsomma, gli abbiamo insegnato tutto del libro all'epoca in cui non sapeva leggere. Gli abbiamo rivelato l'infinita diversità delle

cose immaginarie, l'abbiamo iniziato alle gioie del viaggio verticale, l'abbiamo dotato dell'ubiquità, liberato da Crono, immerso nella solitudine favolosamente affollata del lettore... Le storie che gli leggevamo brulicavano di fratelli, sorelle, doppi ideali, squadriglie di angeli custodi, schiere di amici tutelari che si facevano carico delle sue pene, ma che, lottando contro i propri orchi, trovavano anch'essi rifugio fra i battiti inquieti del suo cuore. Era diventato il loro angelo reciproco: un lettore. Senza di lui, il loro mondo non esisteva. Senza di loro, lui rimaneva imprigionato nello spessore del suo. Così scoprì la virtù paradossale della lettura, che è quella di astrarci dal mondo per trovargli un senso.

da Come un romanzo di Daniel Pennac


A cura di Chiara Bridi Francesca Gaggini Erika Mangani Coordinamento editoriale Francesca Gaggini P.O. Collezioni Librarie storiche Progetto grafico e impaginazione EDA Servizi Stampa Tipografia comunale Gennaio 2012 Le immagini a pag. 15 e 27 sono di Studio Foto Torrini; quella a pag. 24 è di proprietà delle Suore Oblate Ospitaliere Francescane di Firenze Pubblicazione realizzata per i ragazzi che partecipano ai percorsi didattici ideati e organizzati dalla Biblioteca delle Oblate


indice 01 02 03 04 05 06 07

Antefatto. Scrittura e materiali per scrivere………….........4 Johannes Gutenberg e la stampa........................................10 Libri di ieri e libri di oggi.........................................................12 Le biblioteche..........................................................................16 Come si trova ciò che si cerca..............................................20 Il convento delle Oblate..........................................................24 La Biblioteca delle Oblate......................................................28


I viaggi di Gutenberg

01Antefatto

scrittura e materiali per scrivere

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a sempre gli uomini hanno sentito la necessità di trasmettere e conservare le loro storie e il loro sapere. I nostri antenati raffiguravano sulle pareti di grotte e caverne scene di vita

quotidiana. In Mesopotamia, più di 5.000 anni fa, si scriveva su tavolette di argilla, mentre gli antichi egizi nel 3.000 a.C. preferivano i rotoli di papiro perché erano più leggeri e meno ingombranti. Gli antichi egizi usavano la scrittura geroglifica, un sistema di segni che 4

rappresentano persone, oggetti, animali, piante o altro e che, messi in successione, formano una storia. Alcuni rappresentano parole intere come l’oggetto che viene raffigurato, altri sono sillabe, altri ancora rappresentano un concetto. Gli egizi scrivevano utilizzando un’asticciola di giunco tagliata per obliquo che, a seconda di come veniva maneggiata, formava tratti grossi o sottili; per una scrittura più fine usavano il calamo, una canna tagliata in punta. Il papiro era formato da strisce sottili tagliate dalla canna del papiro disposte in senso orizzontale e verticale, poi battute con un maglio di legno affinché le sostanze collose e l’acqua unissero i due strati formando fogli che venivano essiccati al sole e levigati con una pietra arrotondata. Esistevano diversi tipi di papiro più o meno raffinati che si sceglievano in base a chi doveva essere il destinatario.


Antefatto. Scrittura e materiali per scrivere

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I viaggi di Gutenberg

Il papiro, che veniva utilizzato anche dagli antichi romani e dai greci, non era l'unico materiale scrittorio. Si usavano anche tavolette di legno cosparse al centro da gommalacca o cera su cui si scriveva con uno strumento a punta piena detto stilo. A Roma si scriveva con l'alfabeto latino che, con le conquiste e le guerre, si diffuse nei paesi del Mediterraneo e nel nord Europa ed è ancora oggi l'alfabeto più diffuso e usato al mondo.

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Il papiro pian piano venne sostituito dalla pergamena, ottenuta dalla concia delle pelli di animali: la pelle veniva immersa per qualche giorno in un bagno di calce per farne cadere i peli e sgrassarla. Si puliva poi con un coltello per togliere le irregolarità e poi con la pietra pomice per levigarla. La diffusione della pergamena è attribuita al re di Pergamo, in Asia Minore. Il re Eumene II volle che la sua biblioteca diventasse la più importante e, visto che il re d'Egitto non voleva vendergli il papiro necessario per ampliare la biblioteca, iniziò a fabbricare la pergamena. Poi fu la volta della carta. Antichi testi riportano che la carta fu inventata in Cina intorno al 105 a.C. dal ministro dell'agricoltura Ts'ai Lun, che la ottenne da un impasto di fibre di gelso e di bambù. Secoli dopo, durante una guerra, il segreto della sua fabbricazione fu rivelato agli Arabi che lo trasmisero ai Normanni presenti in Sicilia e così l'uso della carta si diffuse in tutta Europa.


Antefatto. Scrittura e materiali per scrivere

come sono stati decifrati i geroglifici Nel 1799 il capitano francese Pierre-François Bouchard trovò nella città portuale di Rosetta, nel delta del Nilo, una lastra di granito scuro su cui era inciso uno stesso testo in tre scritture diverse: geroglifico, demotico e greco. Conoscendo il greco gli storici hanno potuto decifrare i geroglifici.

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Ts’ai Lun e l'invenzione della carta Si racconta che Ts’ai Lun fosse sulle rive di uno stagno dove una lavandaia stava sciacquando dei panni piuttosto lisi che, strofinati e battuti sulle pietre, si sfilacciavano. I filamenti di tessuto, galleggiando, andarono a riunirsi in una piccola insenatura ai piedi di Ts’ai Lun. Questi filamenti ben uniti tra loro, formarono un velo che Ts’ai Lun raccolse e mise ad asciugare sull’erba. Il foglio seccando, risultò abbastanza consistente, bianco e morbido, proprio adatto per la scrittura! Oggi la carta viene prodotta dal legno. I tronchi di legno vengono trasportati alle cartiere, scortecciati e tagliati in tante schegge. I pezzetti di legno vengono fatti macerare in acqua finché si forma una poltiglia che viene fatta bollire. L’impasto viene steso sui rulli e asciugato dall’acqua. Si forma così un lungo foglio di carta perfettamente liscio.


I viaggi di Gutenberg

i copisti nel medioevo Durante il Medioevo ogni monastero possedeva il proprio scriptorium, la stanza dove lavoravano i copisti e dove i manoscritti venivano copiati, decorati, rilegati. Di solito era una sala luminosa e talvolta anche riscaldata, per permettere ai copisti di lavorare al meglio. Essi copiavano tutto il giorno testi sacri e classici di autori latini, greci, arabi e occorreva molto tempo per completare un manoscritto, anche un anno e piĂš, tant’è che spesso chiudevano l’opera descrivendo la loro fatica e chiedendo la benedizione divina.

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Antefatto. Scrittura e materiali per scrivere

Intanto in Europa si continuava a usare la pergamena i cui fogli legati in piĂš parti e usati per scrivere su entrambi i lati formavano quello che oggi chiamiamo libro. La carta restò a lungo una materia costosa fino a che, due secoli dopo la sua introduzione in Italia, grazie all’utilizzo degli stracci e allo sviluppo delle tecniche di produzione, divenne il supporto fondamentale della scrittura e

della

stampa.

Si

mettevano

a

macerare nell'acqua degli stracci che successivamente venivano pestati nelle vasche e trasformati in poltiglia dalle ruote del mulino. Poi si immergeva nelle vasche un telaio di legno composto da fili di metallo chiamate vergelle, si tirava su il telaio ricoperto dalla poltiglia e il tutto veniva messo ad asciugare; la poltiglia, una volta essiccata, era diventata il foglio di carta. Prima dell'invenzione della stampa il compito di riprodurre i testi era affidato ai monaci copisti o amanuensi: il copista scriveva il manoscritto lasciando lo spazio per iniziali ornate e miniature. L’iniziale ornata dava importanza alla prima lettera del testo e poteva essere decorata anche in modo molto originale con piante, fiori, animali, figure immaginarie, personaggi intenti a fare qualsiasi cosa. L'arte della miniatura, che in un primo momento era praticata solo dai copisti, divenne in seguito un lavoro esercitato da professionisti esperti, i miniaturisti, che venivano pagati per ciascuna figura o lettera e utilizzavano materiali pregiati come le scaglie d’oro. I libri erano oggetti preziosissimi custoditi nelle biblioteche dei monasteri o portati in dono a personaggi nobili. Solo poche persone potevano leggerli e consultarli.

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I viaggi di Gutenberg

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Johannes

GutenberG e la stampa

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ntorno al 1450 a Magonza in Germania, l'orafo Johannes Gutenberg (1399 circa - 1468) inventò il torchio a caratteri mobili: fu l’inizio della stampa moderna e del libro così come noi lo conosciamo oggi anche

se nessuno smise di scrivere a mano di punto in bianco. Gutenberg realizzò un alfabeto di singole lettere in metallo da riunire tra loro fino a formare singole parole e quindi un testo. Venivano poi inchiostrate, sopra di esse era posto un foglio di carta e pressato con l’aiuto del torchio permettendo di riprodurre più e più volte la stessa pagina. La vera novità era data dal

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fatto che i caratteri, formati da una lega particolare di metalli, resistevano bene alla pressione della stampa e potevano essere utilizzati più volte per stampare libri diversi. Per disegnare i caratteri mobili Gutenberg prese a modello le lettere gotiche che somigliano alla scrittura usata dai copisti. Il primo libro a stampa è una Bibbia ottenuta da Gutenberg con questo metodo nel 1455 chiamata la Bibbia delle 42 linee perché il testo è disposto su 42 righe per colonna. I primi artigiani tipografi, vecchi lavoranti di Gutenberg, verso il 1460 partirono da Magonza in cerca di fortuna talvolta con una cassetta sulla schiena contenente i caratteri mobili e trascinando il torchio su un carretto. Dalla Germania gli stampatori passarono ad altri paesi europei e giunsero anche in Italia; università e autorità ecclesiastiche erano i principali clienti, la stampa si diffuse rapidamente e allo stesso tempo si modificarono e perfezionarono le tecniche di produzione dei caratteri mobili, dell’inchiostro, del torchio. Il torchio era un adattamento di quello usato per la spremitura dell’uva e rimarrà sostanzialmente immutato fino all’Ottocento.


Johannes Gutenberg e la stampa

la bibbia di Gutenberg Ne furono stampate 180 copie, 40 su pergamena e 140 su carta. Si utilizzarono 6 presse e 20 stampatori. In totale la Bibbia risultò di 1282 pagine e per il gran numero di caratteri necessari si stampava una pagina al giorno. Gutenberg e i suoi collaboratori impiegarono 3 anni per stamparla.

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I viaggi di Gutenberg

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Libri di

ieri e libri di oggi

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l libro a stampa non differiva molto, nella forma, dai manoscritti: era formato da fascicoli piegati, cuciti insieme e rilegati con una coperta a protezione del volume che poteva essere in pelle ma anche in tessuto o in

metallo con decorazioni preziose a seconda della persona a cui era destinato. I caratteri utilizzati per la stampa si ispiravano alle scritture già in uso presso i copisti, le iniziali erano ornate.

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La prima pagina conteneva solitamente il frontespizio con il nome dell’autore, il titolo, l’editore, il luogo e la data di edizione. Il frontespizio entrò in uso nel ‘500; nel periodo precedente il testo iniziava fin dalla prima pagina preceduto dalla parola incipit. I libri stampati prima del 1501 sono detti incunaboli. Al frontespizio seguiva spesso la dedica dell’autore o dello stampatore ai governanti o alle autorità ecclesiastiche. Sul frontespizio o nell’ultima pagina del libro lo stampatore apponeva la propria marca tipografica, un disegno, talvolta molto elaborato, con un motto che lo contraddistingueva, il proprio marchio di fabbrica. A loro volta, i proprietari dei libri erano soliti contrassegnare i volumi della loro biblioteca con un proprio ex-libris, cioè un’immagine, un disegno allegorico, un motto o semplicemente il loro nome.


Libri di ieri e libri di oggi

lo sapevi che... Libro - deriva dal latino liber e indica la parte interna della corteccia delle piante, uno dei materiali scrittori usati in antichità. Ha assunto il significato attuale indicativamente nel II sec. d.C. Volume - in latino volumen significa rotolo ed era il termine usato all’epoca in cui il papiro era il supporto per scrivere: le foglie venivano incollate una all’altra e poi arrotolate intorno a due bastoni. Il papiro infatti non poteva essere piegato e si poteva scrivere soltanto su un lato; i rotoli potevano misurare anche molti metri. Codice - dal latino codex, indica il libro nella forma che conosciamo oggi, cioè fascicoli in pergamena o carta cuciti assieme dove si scrive sia sul recto che sul verso, cioè su entrambe le facce di ciascun foglio. Incunabolo - deriva dal latino incunabula che significa fasce. Il termine è entrato in uso nel ‘600 per indicare i libri stampati fino all’anno 1501, data presa a convenzione per distinguere i libri stampati nella seconda metà del ‘400, agli albori dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, da quelli stampati successivamente. Gli incunaboli non avevano frontespizio né titolo. Il nome dello stampatore, il luogo, la data e altre indicazioni erano contenute nel colophon (termine che deriva dal latino e dal greco e che significa estremità) cioè la parte finale del libro che corrisponde all’ultima pagina. Frontespizio - è la prima pagina del libro con le indicazioni bibliografiche: autore, titolo, editore, luogo e data di stampa. Ex-libris - in latino significa "dai libri di", ed è un segno apposto sul libro per indicarne il proprietario. Può essere un timbro, un etichetta incollata o anche manoscritto. Spesso è un’immagine, un disegno allegorico talvolta piuttosto elaborato, un motto; altre volte è semplicemente il nome del possessore.

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I viaggi di Gutenberg

I libri stampati oggigiorno presentano in sostanza caratteristiche simili a quelli dal passato, ma hanno formati diversi a seconda del pubblico e della funzione a cui vengono destinati. In particolare le copertine, a differenza delle austere coperte

in

pelle

del

passato

con

funzione solo protettiva, sono spesso molto colorate e illustrate con disegni e fotografie per richiamare l’attenzione dei lettori e sul retrocopertina (o quarta di coperta) viene riportato un conciso riassunto del contenuto. Esistono libri per bambini, per ragazzi e per adulti, libri gioco, libri scientifici, manuali sulle 14

più diverse attività, libri in braille per non vedenti o in corpo 16 cioè scritti con un carattere più grande per facilitare la lettura, libri pop up, libri morbidoni per i bambini di pochi mesi. Con

il

progresso

tecnologico

e

l’evoluzione dell’informatica i testi di qualunque tipo stanno trovando nuove forme diverse da quelle del libro a stampa: audiolibri e ebook per romanzi, testi

scolastici,

saggi

universitari;

dizionari e enciclopedie sotto forma di file su un DVD; i bit sostituiscono la carta, gli informatici i tipografi: è iniziata una storia nuova.


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I viaggi di Gutenberg

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Le biblioteche

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a parola biblioteca deriva dal greco ed è formata dai termini biblion (libro) e theke (scrigno): indica quindi il luogo in cui sono raccolti

i libri. Le biblioteche esistono sin dall’antichità, da quando sono

esistiti testi scritti, fossero essi rotoli di papiro o codici in pergamena. La più grande biblioteca dell’antichità fu quella di Alessandria, fondata da Tolomeo I re d’Egitto nel III secolo a.C. con l’obiettivo di raccogliere testi su qualsiasi argomento del sapere umano. All’epoca dell’Impero Romano esistevano biblioteche pubbliche, di proprietà dello stato, e biblioteche di privati

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cittadini. Nel corso del Medioevo si formarono importantissime biblioteche presso i monasteri, che erano i centri di produzione dei codici manoscritti. Esistono vari tipi di biblioteche Le biblioteche di conservazione hanno lo scopo di raccogliere e conservare libri e documenti del passato o particolarmente rari e preziosi e si adoperano perché questo patrimonio non si rovini o vada perduto. Di solito i libri di queste biblioteche non vanno in prestito e per la loro consultazione ci sono regole ben precise. Le biblioteche specializzate sono dedicate a raccogliere e mettere a disposizione di studenti, ricercatori e studiosi opere relativa a singole discipline e spesso sono collegate a facoltà universitarie: esistono biblioteche scientifiche, astronomiche, teologiche, di scienze politiche, di scienze umanistiche e così via. Le biblioteche pubbliche (o di pubblica lettura) sono aperte a tutti, il loro compito è quello di diffondere e promuovere il piacere della lettura e raccolgono libri per bambini, ragazzi, adulti su varie discipline, che possono essere presi in prestito gratuitamente per la lettura a casa o possono essere consultati in biblioteca. Non ci sono solo libri: nelle biblioteche si trovano anche quotidiani e riviste di informazione, enciclopedie, dizionari e oggigiorno anche i materiali più nuovi come CD musicali, film in DVD, audiolibri. E


Le biblioteche

biblioteche del passato e del presente La Biblioteca di Alessandria d’Egitto è considerata la più grande del passato. Fu costruita nel III secolo a.C. e faceva parte di un grande edificio dotato di varie collezioni d’arte, di un osservatorio astronomico e anche di un giardino zoologico, ma soprattutto di due biblioteche ricche di 700.000 volumi. La Biblioteca di Alessandria, attiva per tre secoli, subì poi incendi e distruzioni da parte dei Romani e degli Arabi. Nel 2002 è stata inaugurata la moderna Biblioteca Alexandrina, in ricordo di quella distrutta nell’antichità, una nuova struttura che ambisce a essere il maggiore centro di cultura del Mediterraneo. 17 La biblioteca più antica era quella del Re Assurbanipal in Mesopotamia, re degli Assiri tra il 668 e il 631 a.C. Vi furono trovate più di 20.000 tavolette di argilla, i libri dell’epoca. Ai nostri giorni la biblioteca ritenuta più importante è quella del Congresso a Washington D.C., la Library of Congress, con oltre 75 milioni di documenti. E’ considerata un importante punto di riferimento per le biblioteche di tutto il mondo. A Firenze le biblioteche più antiche sono la Medicea Laurenziana, la Riccardiana, la Marucelliana fondate per volontà di famiglie nobili, eruditi, mecenati delle arti e della scienza. C’è poi la Biblioteca Nazionale Centrale sviluppatasi dalla notevole collezione di libri e documenti che Antonio Magliabechi lasciò alla città di Firenze alla metà del ‘700.


I viaggi di Gutenberg

poiché le biblioteche devono garantire l’accesso all’informazione e alla formazione permanente, è possibile anche guardare programmi televisivi con TV satellitari e navigare in internet. Caratteristica delle biblioteche pubbliche è la disposizione dei libri “a scaffale aperto” cioè su scaffali a cui gli utenti possono accedere direttamente senza dover chiedere a un operatore: è possibile prendere i libri in mano, sfogliare qualche pagina, decidere se prenderlo in prestito o riporlo. Le biblioteche pubbliche organizzano spesso incontri, presentazioni di libri, attività per far conoscere al pubblico le loro raccolte.

Come si accede in biblioteca? Per accedere in biblioteca è necessario iscriversi comunicando il proprio nome, cognome, indirizzo e presentando un documento di identità. La biblioteca rilascia una tessera che permette di prendere in prestito libri, 18

dvd e cd, in quantità e per una durata di tempo stabilita dalla biblioteca stessa. Se la biblioteca non possiede il libro o documento che si sta cercando, è possibile ottenerlo attraverso il prestito interbibliotecario. Molte biblioteche infatti sono collegate tra loro e ciò permette di far circolare i libri all'interno della rete bibliotecaria; la rete bibliotecaria fiorentina si chiama SDIAF, un acronimo che significa Sistema documentario dell’area

fiorentina

e

comprende

numerose

biblioteche, archivi comunali e istituzioni culturali. Negli ultimi anni, per cercare di raggiungere e accontentare più lettori possibile, alcune biblioteche pubbliche sia italiane che straniere hanno creato un servizio di prestito itinerante che permette di arrivare anche a chi ha difficoltà a raggiungere la sede della biblioteca. Sono le cosiddette “biblioteche fuori di sé”. A Santiago del Cile ci sono servizi bibliotecari presso le stazioni della metropolitana; su alcune spiagge di Spagna, Portogallo e Italia vengono organizzati punti di prestito per i turisti. In Norvegia e Danimarca ci sono le bibliobarche, in Indonesia le biciclette e i


Le biblioteche

risciò, in Kenya i cammelli e in Perù gli asini che portano i libri nelle zone più difficili da raggiungere. Si possono trovare punti di lettura anche nelle case di riposo e di cura per gli anziani, nei centri commerciali, negli ospedali e nelle carceri. Per raggiungere le frazioni e le periferie delle città, alcune biblioteche si sono dotate di un servizio di prestito ambulante chiamato Bibliobus, cioè un vero e proprio autobus attrezzato con libri, cd e dvd che ogni settimana percorre tragitti definiti con varie fermate. E per chi non può muoversi di casa per ragioni di salute è attivo un servizio di prestito a domicilio.

formazione permanente in biblioteca: di che si tratta? 19 Non significa che bisogna andare a scuola per tutta la vita! Vuol dire che la biblioteca, con i suoi libri e documenti a disposizione di tutti, permette a chiunque di rimanere informato e avere la possibilità di acquisire nuove conoscenze in qualunque momento della vita. Si può aver bisogno di conoscere una nuova legge, di cercare informazioni su un paese straniero dove vogliamo fare un viaggio, soddisfare una nostra curiosità, imparare qualcosa relativamente a un nuovo lavoro o semplicemente leggere il quotidiano del giorno o conoscere nuove ricette di cucina.

la biblioteca è aperta a tutti Tutti, proprio tutti, possono venire in biblioteca indipendentemente dalla loro età, istruzione, razza o religione. Questo è l’aspetto fondamentale della biblioteca pubblica: potendo entrare liberamente e gratuitamente in biblioteca non si toglie a nessuno l’occasione di accedere alla cultura e all’informazione di qualunque tipo.


I viaggi di Gutenberg

Come si trova ciò che si cerca...

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n biblioteca ci si può rivolgere al bibliotecario che è a disposizione per aiutare qualsiasi utente nella sua ricerca. Ma se si vuol fare in autonomia, si può consultare il catalogo di cui ogni biblioteca è dotata.

Il catalogo è uno strumento indispensabile perché solo interrogandolo è possibile sapere cosa c’è sugli scaffali e individuare la collocazione del libro, cioè il posto esatto in cui si trova. Oggi, grazie all’informatica, i cataloghi non sono più cartacei a schede mobili contenuti in grandi cassettiere in ordine alfabetico, ma sono dei database

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consultabili su internet anche da casa propria, chiamati opac.

Cosa vuol dire opac? OPAC è un acronimo che vuol dire on line public access catalogue, cioè catalogo ad accesso pubblico in rete, e solitamente contiene cataloghi di più biblioteche collegate tra loro. Le biblioteche comunali di Firenze e dei comuni limitrofi e le biblioteche di molte istituzioni culturali fiorentine appartengono alla rete SDIAF, Sistema documentario integrato dell’area fiorentina e cumulano le proprie schede catalografiche in un unico grande catalogo consultabile on line.


Come si trova ciò che si cerca...

Si possono utilizzare varie chiavi di ricerca: quelle più comuni sono per autore e titolo, ma si può fare anche una ricerca per soggetto quando non si ha in mente un titolo preciso. Se si vuole leggere Diario di scuola di Daniel Pennac, sarà sufficiente scrivere il nome dell’autore e il titolo negli appositi spazi del database e lanciare la ricerca, il risultato sarà precisamente il libro desiderato; conoscendo invece soltanto il nome dell’autore, il risultato sarà l’elenco delle opere da lui scritte.

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I viaggi di Gutenberg

22 Nelle prime due colonne della scheda catalografica si legge il nome e il codice della biblioteca che possiede il libro, nella terza la collocazione del libro, nella quarta il suo numero di inventario, nella quinta l’informazione se il libro va o no in prestito e nell’ultima colonna se il libro è presente in biblioteca o in prestito a un altro utente. Nell’esempio riportato il libro risulta in prestito e la data prevista per il rientro dopo 15 giorni… Come fare se si desidera il libro? E’ sufficiente andare dal bibliotecario e chiedere di prenotarlo. Se invece nell’ultima colonna appare la dicitura “materiale in biblioteca”, basterà andare allo scaffale, prendere il libro e farsi registrare il prestito dal bibliotecario. La dicitura “ritardo nella restituzione” significa che l’utente che ha in prestito il libro non sta rispettando il termine di scadenza. In questo caso il bibliotecario solleciterà la restituzione del libro il prima possibile e avvertirà l’utente non appena il libro sarà disponibile in biblioteca.


Come si trova ciò che si cerca...

Quando non si conosce il titolo esatto del libro da leggere ma soltanto l’argomento che ci interessa, è possibile fare una ricerca libera scrivendo il soggetto, per esempio “libellula”. In questo caso si otterrà l’elenco dei libri che trattano di quell’argomento e, se sono molti, sarà necessario scorrere l’elenco con attenzione per individuare il libro più adatto. Il bibliotecario è a disposizione per aiutare chiunque in questo tipo di ricerche. 

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Il convento delle

Oblate

I

l nucleo originario del grande complesso delle Oblate nasce verso la fine del XII secolo (1285) quasi in concomitanza con l’ospedale di Santa Maria Nuova, per ospitare le Oblate, pie donne che facevano assistenza

alle malate. Fu Monna Tessa, fantesca del fondatore dell’ospedale, un ricco signore fiorentino di parte ghibellina Folco Portinari, a dedicarsi per prima alla cura delle malate e a riunire intorno a sé un gruppo di nobili donne che seguirono il suo esempio e formarono le Dame Ospitaliere che poi presero il nome di Oblate. Il termine, che deriva dal latino, significa offerte, cioè offerte al Signore: nel monachesimo medievale erano chiamate così coloro che, laiche, si dedicavano ai servizi di un monastero o di un’opera religiosa seguendone la regola senza pronunciare i voti. Si offrivano in maniera altruistica e avevano uno stile di vita improntato ai dettami del Vangelo e alle regole di San Francesco. Col tempo il convento delle Oblate fu ingrandito e le strutture principali tuttora esistenti che si sviluppano intorno al chiostro furono costruite tra il XIV e il XV secolo. Il convento era parte integrante del complesso ospedaliero che nel frattempo si era notevolmente ampliato sull’altro lato


Il convento delle Oblate

Chi era Folco Portinari? Folco Portinari, un ricco signore fiorentino di parte ghibellina è ritenuto il fondatore dell’Ospedale di Santa Maria Nuova il cui edificio originario costruito tra il 1285 e il 1288, era nell’attuale via Folco Portinari, all’epoca via delle Pappe. La sua opera, e quella della sua fantesca Monna Tessa, si inseriscono in un preciso contesto storico: quello dei movimenti di rinnovamento spirituale che si andavano diffondendo all’epoca, tra cui le regole di San Francesco e l’attenzione ai poveri e ai bisognosi. Molte famiglie ricche e borghesi destinavano parte delle loro ricchezze per opere di beneficenza come un atto di purificazione per la propria condotta non sempre onesta.

e Monna Tessa? Monna Tessa nasce da una famiglia povera, si sposò con un bastaio (artigiano che produceva i basti, cioè selle rustiche in legno per asini e muli per cavalcarli o porvi il carico) e lavorò come fantesca (o serva) presso la famiglia di Folco Portinari. Per anni era stata la balia dei figli della famiglia, ma una volta cresciuti, Monna Tessa chiese a Folco Portinari di aiutarla nell’organizzazione di un’attività benefica verso i malati. Monna Tessa morì nel 1327 e fu sepolta nella chiesa dedicata a Sant’Egidio. Secondo la regola francescana Monna Tessa e le altre dame ospitaliere si dedicavano a opere di bene sulla base dello spirito di fraternità (non si deve vivere da soli e ci si deve prendere cura dei propri confratelli/consorelle) di umiltà (ponendosi al di sotto di tutti e di tutto) e povertà (rinunciando a tutti i beni e condividendo tutto con i confratelli/consorelle). Monna è il diminutivo di Madonna, termine usato nel 1200 per le donne maritate. Tessa deriva da Contessa, il titolo nobiliare di Matilde di Canossa il cui governo aveva destato tanta ammirazione nella Toscana medioevale e a molte neonate veniva imposto quel nome.

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I viaggi di Gutenberg

della via Sant’Egidio. Nel 1600 le suore Oblate, che vivevano in un regime di semi clausura, potevano raggiungere le corsie dell’ospedale senza uscire in strada utilizzando un corridoio sotterraneo a via Sant’Egidio attraverso il quale giungevano direttamente in chiesa: nella piazza sono ancora visibili le grate in corrispondenza delle bocche di luce del corridoio attualmente chiuso e non percorribile.

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Al piano terreno si trovavano il refettorio (dove ora è la Sala di lettura principale della Sezione di Conservazione di Storia locale), le grandi cucine (dove è la sede dell'Accademia toscana di Scienze e Lettere La Colombaria) e la dispensa (l'attuale Sala Balducci). Nella lunga sala che delimita il chiostro (oggi deposito di opere dei Musei comunali) erano i lavatoi della biancheria dell’ospedale; all’interno rimangono ancora due grandi vasche rettangolari in pietra serena dove si lavavano i panni che poi, grazie a un argano in legno, venivano tirati su fino al secondo piano dove c’è la grande terrazza tenditoio: lenzuola e biancheria venivano messi ad asciugare sui fili che andavano da una colonna all’altra della terrazza. Al primo piano si trovavano le celle, una per ogni suora Oblata; i divisori interni tra cella e cella sono stati smantellati e ora rimangono solo ampie stanze occupate dalla biblioteca e dal Museo di Preistoria. Dalla grande terrazza al secondo piano dove le Oblate tendevano la biancheria, si gode una magnifica vista della Cupola del Duomo. Esiste anche un piano interrato che ospitava cantine e dispense. Nel 1936 quando si stava sviluppando il nuovo ospedale di Careggi e si progettava di trasferirvi gli ospedali nel centro della città, tra cui quello di Santa Maria Nuova, il convento delle Oblate fu messo in vendita e acquistato dal Comune di Firenze che iniziò a ristrutturarlo per ospitarvi il Museo Topografico Fiorentino, quello di Firenze Antica e il Museo del Risorgimento. Furono eliminati i divisori delle celle monacali al primo piano, vennero create nuove scale, terrazzini e passaggi tra un locale e un altro, una nuova porta su via S. Egidio. I lavori furono interrotti col sopraggiungere della Seconda Guerra Mondiale: in quel periodo l'edificio fu alloggio delle milizie fasciste e degli sfollati. Poi nel 1953 fu trasferita qui la Biblioteca comunale che si trovava in Palazzo Vecchio e fu sistemata nei locali a piano terra.


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07 La biblioteca delle oblate

L

a Biblioteca delle Oblate, inaugurata e aperta al pubblico dal maggio 2007, è distribuita su tre livelli: a piano terra si trova la Sezione di Conservazione e Storia locale, al primo piano la

Sezione contemporanea, al secondo piano la Sezione Bambini e Ragazzi e l’Emeroteca. La Sezione di Conservazione e Storia locale è composta da due grandi sale studio, una delle 28

quali intitolata a Padre Ernesto Balducci, dove i libri sono collocati a "scaffale chiuso", cioè in librerie con ante chiuse a chiave alle quali accedono solo i bibliotecari. C’è poi un deposito librario con armadi compattabili mobili che, grazie ad appositi ingranaggi, scorrono avanti e indietro e permettono così di conservare un numero considerevole di libri. Questa sezione esisteva già da molto tempo prima dell’inaugurazione della Biblioteca delle Oblate e si chiamava Biblioteca Comunale Centrale. Era stata istituita nel 1898 dalla Giunta Comunale di Firenze e aveva sede in alcuni locali di Palazzo Vecchio. Il primo bibliotecario si chiamava Giuseppe Conti, persona colta con studi in storia, letteratura italiana e francese, che lavorava in Comune già da molti anni ed era scrittore piuttosto conosciuto ai suoi tempi, autore di numerose pubblicazioni su Firenze e sulla storia della città.


La Biblioteca delle Oblate

Chi è Padre Ernesto Balducci? Padre Ernesto Balducci (1922-1992) è stato sacerdote, intellettuale, scrittore, editore; è una delle personalità di maggiore spicco del mondo cattolico italiano del secondo dopoguerra. Studiò nel collegio degli Scolopi, dove successivamente insegnò, collaborò con Giorgio La Pira, si impegnò costantemente per incoraggiare il dialogo tra culture e religioni diverse. Nel 1958 fondò la rivista Testimonianze e nel 1986 la casa editrice Edizioni Cultura della Pace (ECP). Dopo la sua morte è stata costituita una Fondazione intitolata al suo nome con lo scopo di custodirne il patrimonio librario e archivistico, di raccoglierne e pubblicarne gli scritti, di coordinare le attività che si richiamano al suo impegno.

FIRENZE RACCONTATA da Giuseppe Conti Tra i molti romanzi e saggi scritti da Giuseppe Conti sono ancora pubblicati e disponibili in libreria Firenze vecchia, Fatti e aneddoti di storia fiorentina, Amori e delitti di nobiltà e di plebe, Firenze dai Medici ai Lorena, opere che raccontano la storia di Firenze in forma aneddotica a partire dai documenti d’archivio. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1924, la vedova mise in vendita la sua collezione di libri che fu acquistata dal Comune di Firenze ed è tuttora conservata nella Sezione di Conservazione e Storia locale della Biblioteca delle Oblate.

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Nel corso della sua carriera in Comune, Giuseppe Conti aveva ricoperto vari incarichi tra cui quello di Segretario della Commissione Storica Archeologica e altri relativi all’organizzazione di alcuni eventi rievocativi in città ed era sicuramente la persona adatta per un impegno del genere. Inizialmente la biblioteca non aveva un obiettivo ben definito: raccoglieva libri e riviste già presenti nei vari uffici comunali e volumi offerti in dono al sindaco. Ma col tempo Giuseppe Conti acquistò molte opere che documentavano la storia e lo sviluppo di Firenze e della Toscana e pubblicazioni su personaggi illustri fiorentini. Inoltre raccolse e riordinò una quantità considerevole di filze, protocolli, copialettere e documenti archivistici. Il 10 febbraio 1913 la Giunta comunale approvò il Regolamento

per il servizio della Biblioteca e dell'Archivio Storico che stabiliva gli obiettivi e l’organizzazione della biblioteca, le regole per la consultazione del patrimonio, i comportamenti da osservare. Biblioteca e archivio sono stati una sola istituzione fino al 1976 quando quest’ultimo fu trasferito in Palazzo Bastogi a pochi passi dalla Biblioteca delle Oblate. Quando Giuseppe Conti andò in pensione, la direzione della biblioteca fu affidata prima a Ugo Giusti e poi a Rodolfo Ciullini che la guidò per molti anni. Con loro il patrimonio librario si arricchì di importanti fondi, cioè cospicue raccolte di volumi e documenti che studiosi, collezionisti o illustri cittadini hanno voluto lasciare alla biblioteca perché questa li conservi e li metta a disposizione degli studiosi. I nomi di alcuni dei fondi più significativi sono ancora leggibili sulle librerie in sala di lettura: Lascito Francesco Boncinelli, Lascito Giulietta Tordi, Lascito Robert Davidsohn. Nel 1953 la Biblioteca Comunale fu trasferita da Palazzo Vecchio alle Oblate e fu allestita nelle sale dove tuttora si trova, con il nome di Sezione di

Conservazione e Storia locale.

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Gli spazi di Palazzo Vecchio infatti non erano più sufficienti e inoltre il grande convento delle Oblate era il luogo in cui l’Amministrazione comunale voleva realizzare un centro culturale con musei e biblioteche. Quando l’Arno straripò nel 1966 e Firenze fu interamente alluvionata, anche la Biblioteca comunale fu invasa dall’acqua. La bibliotecaria di allora, Renata Gioi Baroni, insieme ai suoi collaboratori, riuscì a salvare dal fango gran parte dei documenti, ma molte opere andarono perdute, molte altre dovettero essere asciugate e restaurate con spese ingenti e tempi lunghi. Tanti libri recano il timbro "Danneggiato dall’alluvione del 1966" e la biblioteca conserva ancora qualche volume da restaurare. 32

In anni più recenti la biblioteca è stata notevolmente riorganizzata e con l’avvento dei computer il patrimonio documentario è stato interamente ricatalogato in maniera informatica. Ai tempi di Giuseppe Conti le schede catalografiche erano cartacee, venivano scritte a mano o dattiloscritte una ad una e contenevano i dati essenziali di ciascun libro che si ricavano dal frontespizio: autore, titolo, editore, data e luogo di edizione, collocazione. Erano conservate in un mobile a cassetti in ordine alfabetico per autore, consentendo solo questo tipo di ricerca. Oggi invece sono sostituite dal catalogo informatizzato consultabile in internet utilizzando anche altre parole chiave.


La Biblioteca delle Oblate

FIRENZE: 4 novembre 1966 Dopo giorni di piogge intense e continue, il fiume Arno inizia a straripare, prima in località fuori Firenze, poi alle Cascine, a Rovezzano, a San Salvi. Poi è la volta della zona di Ponte Vecchio, fino a che, alle 6.50 del 4 novembre 1966 a Firenze cede la spalletta del fiume in Piazza Cavalleggeri: la furia dell’Arno si abbatte sulla Biblioteca Nazionale Centrale, sul quartiere di Santa Croce e sull’intera città. Migliaia di volumi, tra cui preziosi manoscritti e opere rare vengono coperti dal fango e dai detriti portati dall’acqua dell’Arno. Quasi immediatamente scatta una mobilitazione internazionale per aiutare la città e nei giorni successivi centinaia di volontari giungono a Firenze per portare soccorso alla popolazione. In particolare vengono ricordati gli Angeli del fango, persone soprattutto giovani che dettero la loro disponibilità e lavorarono giorni e giorni per recuperare dal fango le inestimabili opere d’arte, dipinti, statue, libri che altrimenti sarebbero andati perduti a causa dell’alluvione del ’66.

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La collocazione utilizzata nella Sezione di Conservazione e Storia locale, a differenza delle altre sezioni, è alfanumerica: i libri non sono disposti sullo scaffale a seconda dell’argomento di cui parlano come avviene invece nelle Sezioni contemporanea e Bambini e Ragazzi; la sequenza di numeri e lettere indica il posto preciso in cui si trova il libro sullo scaffale. La sezione conserva circa 65.000 opere databili tra il XVI secolo e i giorni nostri e gran parte di esse documentano la storia della nostra città sotto vari punti di vista: artistico, architettonico, urbanistico, storico, sociale, economico, letterario. Da segnalare un’importante raccolta di almanacchi e lunari, numerose testate di periodici tra cui quelle satirico-politiche dell’Ottocento e le riviste fiorentine che hanno fatto la storia della cultura e delle avanguardie italiane del Novecento, la collezione di guide storico artistiche della città e quella 34

di nuptialia, la raccolta di leggi, bandi e notifiche granducali, oltre 9.000 miscellanee storiche di argomento vario. Il volume più antico è un incunabolo stampato nel 1496; la sezione possiede inoltre circa 240 cinquecentine, cioè libri stampati nel XVI secolo quando l’arte della stampa muoveva i suoi primi passi. Il libro più piccolo è Il genio

della musica: giornaletto delle dame per l'anno 1829 stampato a Milano nell’Ottocento, un almanacco di soli 4 x 6,5 cm; mentre notevolmente corposo è un volume stampato nel 1921 contenente l’intera Divina Commedia, sono ben 1.104 pagine! A proposito di Divina Commedia, la biblioteca possiede un’edizione molto particolare di grandi dimensioni: ognuna delle tre cantiche pesa circa 27 chili. Tra il patrimonio storico figura anche una raccolta di bandi, notifiche e leggi granducali emanate tra il XVIII e il XIX secolo e una piccola collezione di manoscritti, alcuni databili nel Sei-Settecento, la maggior parte di epoca più tarda. Per ricercare fatti di cronaca, notizie di eventi più o meno importanti accaduti anche molti anni fa, fatti politici o economici è possibile consultare la collezione di quotidiani che la biblioteca possiede in cartaceo e/o in


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microfilm. Il microfilm è una pellicola che riproduce con scatti fotografici i quotidiani: poiché la carta di giornale si deteriora con molta facilità, l’utilizzo del microfilm è un ottimo modo per garantire la conservazione dei giornali degli anni passati e allo stesso tempo permetterne la consultazione per svolgere ricerche. Non deve meravigliare la presenza di una bellissima edizione di Pinocchio illustrata dal disegnatore Attilio Mussino del 1911: del resto questo libro per grandi e piccini scritto da Collodi è toscanissimo! La Sezione di Conservazione e Storia locale è frequentata soprattutto da studiosi, ricercatori, studenti universitari, ma anche da cittadini che hanno interesse per la storia della nostra città.

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La Biblioteca delle Oblate

L'ARCHIVIOSTORICO DEL COMUNE DI FIRENZE L’Archivio storico del Comune di Firenze conserva i documenti prodotti e ricevuti dall’amministrazione locale fin dalla sua istituzione nel 1781 da parte del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo ed è quindi fonte inesauribile di informazioni per la conoscenza e la salvaguardia della storia della città. Raccoglie anche gli archivi di ospedali, scuole, enti assistenziali, teatri soppressi e costituisce la memoria storica per i fiorentini dal XVIII al XX secolo. L’archivio è aperto al pubblico per la consultazione; a differenza delle biblioteche di pubblica lettura è sempre necessario rivolgersi all’archivista per individuare i documenti da consultare. L’Archivio del Comune di Firenze è aperto anche per visite guidate su prenotazione. www.comune.fi.it/archiviostorico Lo sapevi che... Filza - deriva da infilzare: indicava un insieme di fogli contenuti all’interno di una coperta, legati tra loro da un laccio, uno spago o un cordino che li attraversava. Quest’ultimo aveva alle sue estremità due punte di metallo con le quali si infilzava il foglio per poi legarlo con gli altri protocollo - è il registro in cui vengono trascritti progressivamente gli atti e i documenti in entrata e in uscita di un ente come il Comune. Il protocollo che viene usato oggigiorno è informatizzato, ma fino a pochi anni fa venivano utilizzati registri cartacei di grandi dimensioni. copialettere - è un registro che contiene le copie delle lettere scritte da un ente; è rimasto in uso fino a che non si sono sviluppati i processi di riproduzione dei documenti quali ad esempio la fotocopia.

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Cosa significa... Almanacco e lunario - sono pubblicazioni annuali simili al calendario. Largamente diffusi nel ‘700 e ‘800 contenevano informazioni astronomiche sulle costellazioni, la levata e il tramonto del sole e della luna utilizzate dai contadini nel loro lavoro. Contenevano anche notizie geografiche, statistiche, l’elenco delle fiere e dei mercati, le feste principali civili e religiose. E poi l’elenco delle famiglie regnanti con i ritratti di re, regine, imperatori e imperatrici, aspetto molto importante in un’epoca in cui foto, giornali, tv erano lontani a venire. Gli almanacchi e lunari potevano contenere inoltre racconti, notizie storiche, informazioni scientifiche, precetti, illustrazioni, ricette a seconda del pubblico a cui erano rivolti: ecco quindi l’Almanacco biografico per gli eruditi, l’Almanacco musicale, l’Almanacco istorico-statistico, l’Almanacco per i campagnoli, l’Almanacco gastronomico, l’Almanacco di Corte, l’Almanacco dello sport e molti altri. Miscellanea - significa mescolanza, insieme di cose eterogenee ed è il nome che viene dato alle pubblicazioni che contengono raccolte di scritti di vario genere di uno o più autori su un argomento o una personalità. In biblioteca il termine miscellanea è usato per indicare vari opuscoli o pubblicazioni di piccole dimensioni rilegate insieme o raccolte in appositi contenitori. Nuptialia - si tratta di pubblicazioni realizzate in occasione delle nozze di personalità importanti e possono contenere scritti di vario tipo: composizioni poetiche o musicali, epistole, racconti, opere teatrali, studi storici o biografici a seconda degli interessi e delle inclinazioni di uno o entrambi gli sposi a cui sono dedicate. Erano molto in uso tra la fine del ‘500 e gli inizi del XX secolo, inizialmente nel mondo aristocratico poi si diffusero anche tra la borghesia e i ceti sociali più abbienti.

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Sono frequenti libri o film in cui biblioteche e bibliotecari hanno la loro parte, qualche volta sono i protagonisti, altre volte occupano solo un capitolo o una breve scena. E per chi ama navigare in rete, esistono siti web specializzati con informazioni sui libri, consigli di lettura, presentazioni di novitĂ editoriali.

Ecco qualche suggerimento

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La biblioteca di carta Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo Milano, Baldini e Castoldi, 1997 Claudio Ciccarone, La bibliotecaria: la vera storia di Marta la tarma Roma, Fanucci, 2008 Roald Dahl, Matilde Milano, Salani, 2007 Michael Ende, La storia infinita Zingonia, Corbaccio, 2009 Jostein Gaarder, Klaus Hagerup, Lilli De Libris e la biblioteca magica Firenze, Salani, 2001 Masha Hamilton, La biblioteca sul cammello Milano, Garzanti, 2007 Michelle Knudsen, Un leone in biblioteca Milano, Nord-Sud, 2007 Anna Lavatelli, Chi ha incendiato la biblioteca? Novara, Interlinea Junior, 2004 Brian Lies, Pipistrelli in biblioteca Milano, Il castoro, 2009 Beatrice Masini, Bambini nel bosco Roma, Fanucci, 2010 Daniel Pennac, Come un romanzo Milano, Feltrinelli, 2008 Sam Savage, Firmino. Avventure di un parassita metropolitano Torino, Einaudi, 2008 Jerry Spinelli, La tessera della biblioteca Milano, Mondadori, 1998

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Cinebiblio Billy Elliot (2003) di Stephen Daldry Universal pictures Caterina va in città (2003) di Paolo Virzì 01 Distribution Come te nessuno mai (2004) di Gabriele Muccino Dolmen Home Video Fahrenheit 451 (2003) di François Truffaut Universal Pictures Video La gabbianella e il gatto (1999) di Enzo D’Alò Cecchi Gori Home Video

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Ghostbusters: acchiappafantasmi (2006) di Ivan Reitman Sony Pictures Home Entertainment Matilda sei mitica (2011) di Danny De Vito Sony Pictures Home Entertainment La meglio gioventù (2011) di Marco Tullio Giordana Warner Bros Video La mummia (1999) di Stephen Sommers Universal Pictures Il Nome della Rosa (2007) di Jean Jacques Annaud Warner Home Video Ovosodo (2004) di Paolo Virzì Cecchi Gori Home Video La scuola (2011) di Daniele Luchetti Cecchi Gori Home Video La storia infinita (2007) di Wolfgang Petersen Eagle Pictures La storia infinita 3 (2011) di Peter Mc Donald Cecchi Gori Home Video


Sitografia www.andersen.it Rivista Andersen, mensile specializzato nei libri per ragazzi www.baol.it Motore di ricerca italiano per bambini e ragazzi www.bolognachildrensbookfair.com Mostra del libro per ragazzi di Bologna www.fuorilegge.org Consigli di lettura, recensioni, rubriche dedicate alla letteratura per ragazzi www.liberweb.it Guida on line per entrare nel mondo dei libri per giovani lettori en.childrenslibrary.org Libri per ragazzi da tutto il mondo, digitalizzati a testo completo in lingue diverse www.kidsolr.com/kidswww/index.html Kids of the world: raccolta di siti educativi di vari paesi in lingue diverse www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/index.cfm Fahreragazzi: sito della trasmissione di Radio3 con un settore completamente dedicato alla letteratura per ragazzi www.ubcfumetti.com Portale dedicato ai fumetti

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BIBLIO GRAFIA Conoscere il libro antico attraverso i volumi della Biblioteca popolare di Campiglia Marittima A cura di Valeria Nannini e Silvana Pratesi, Grosseto, 2006 Il grande libro delle invenzioni: utili, innovative, rivoluzionarie, indispensabili, futuribili, fantascientifiche Novara, Istituto geografico De Agostini, 2006 Il libro dal papiro a Gutenberg Universale Electa/Gallimard, Trieste, 1997 44

Catherine Loizeau, I mondi antichi Bergamo, Larus, 2007

Le Oblate di Firenze. 700 anni al servizio del corpo e della mente A cura di Manuela Barducci e Francesca Gaggini, Bagno a Ripoli, 2008 Roberto Piumini, Adriana Paolini, Monica Zani, L'invenzione di Kuta: la scrittura e la storia del libro manoscritto Milano, Carthusia, 2009 Renzo Rossi, Patricia Silva, Il grande libro della scrittura: geroglifici, alfabeti, libri, internet Cinisello Balsamo, San Paolo, 2008 www.bibliotecadelleoblate.it www.comune.fi.it/archiviostorico


L

a Biblioteca delle Oblate è un’importante realtĂ cittadina frequentata ogni giorno da centinaia

di persone che qui si incontrano, studiano, leggono un libro, guardano un film, navigano in internet, fanno ricerche storiche, ascoltano musica, partecipano a conferenze e iniziative di promozione della lettura.

Biblioteca delle Oblate Via dell'Oriuolo 26, Firenze Tel. 055 2616 512 Fax: 055 2616 519 bibliotecadelleoblate@comune.fi.it www.bibliotecadelleoblate.it



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