Polipo ANNO VI - Numero 3

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tentacoli di giudizio Direttore Bruno Carvelli | Codirettori Virgilio Ferroni, Davide Settoni | Progetto grafico Marco Saporiti, Matteo Pozzi | Redattori Pietro Giacchetti, Andrea Montanaro, Marco Pecoraro, Giovanni Paterlini, Irene Carvelli, Stefano Riva, Saul Bosatelli, Michele Reggiori, Luca Lupi, Francesco Turati, Emanuele Candiani, Maria Chiara Padovani, Sofia Cevoli, Luigi Laera | Ringraziamenti Claudio Signorelli, Marco Lezzi, Simone Ripanti, Carlo Citterio, Stefano Sala.

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ale ancora la pena impegnarsi nella politica universitaria? In effetti sarebbe molto più facile indossare un casco e scendere in piazza a protestare. Per protestare contro chi? Contro tutto e contro tutti? Eppure qualcosa non torna. I nostri “padri” cercano di convincerci che non c’è più speranza per noi, che non abbiamo nulla per cui valga ancora la pena sperare. Dobbiamo renderci conto che non ci sarà un futuro per noi giovani: non c’è più possibilità di costruire, non si uscirà mai dalla crisi e, perché no, siamo tutti inutili servi di questo stato padrone. Tuttavia guardandosi intorno si vede una posizione

NUMERO Anno VI Dicembre 2012

diversa. La nostra realtà è ricca di persone appassionate alla loro vita, persone che studiano con entusiasmo, come testimoniano il ciclo di incontri dei civili a pag. 8, e che si impegnano anche in politica universitaria, pronti a cambiare qualcosa, pronti a ricostruire. E, paradossalmente, ci riescono. Certo si parte dal piccolo, magari si cambia “solamente” l’entità delle tasse per i terremotati, o si riesce “solo” ad assicurare a tutti gli assegnatari una borsa di studio (articolo a pag. 2-3), però è un inizio, un inizio che dice che qualcosa possiamo fare anche noi, che un cambiamento può avvenire, una speranza c’è. In questi fatti si intravede una

risposta alla domanda iniziale: si vale la pena! Perchè in quanto persone vive (la prima politica è vivere), la nostra natura desidera vivere e costruire un futuro che sia veramente per noi, insomma, desidera la felicità. In fondo, l’estrema negazione di ogni prospettiva futura è il suicidio. C’è sicuramente chi, con vuoto cinismo e sguardo distruttivo, potrebbe dire che cambiando poco non si cambia nulla, cambiando il Poli non si cambia il sistema università, costruendo la nostra vita non cambiamo il mondo. E invece è proprio qui l’errore. Perché cambiare quel piccolo che c’è intorno a noi, impegnarci in università, è un primo passo.

Ci risulta impossibile gettare già la spugna, soprattutto quando vediamo davanti ai nostri occhi la possibilità di essere felici. Ed è proprio questa felicità che iniziamo a sperimentare oggi che fa consistere il desiderio di cambiamento. La prova che il mondo in cui viviamo è positivo, anche per noi giovani senza speranze né futuro, sta nell’incontro con le persone che testimoniano una possibilità di cambiamento, andando contro una cultura che ci vorrebbe in piazza a piangere e protestare contro chissà chi e chissà cosa. Buona lettura.

Lista Aperta

Yes (but) we can?

Grattacieli

WORK IN PROGRESS Pag. 2-3

PRIME IMPRESSIONI Pag. 4-7

UNA SFIDA “VERTICALE” Pag. 8


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