Il vuoto

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Il vuoto A cura di Alessandro Valeri, Annalisa Ferraro, Michela Barausse Sale Docks Magazzini del Sale, Venezia 01 luglio 2022—10 agosto 2022



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Roberta Purisiol, Maddalena Tiburzio Ma niente e nessuno sarà escluso se guardiamo il mondo con i nostri occhi But nothing and no one will be excluded if we look at the world with our own eyes

Il progetto Rotta Solidarietà intrapreso da Anpi Sette Martiri lo scorso anno prende il largo anche in questo 2022 sempre tenendo ben saldi due presupposti fondamentali, quello di avvicinare in un dialogo concreto i cittadini alle realtà resistenti presenti in città e quello di sollecitare una solidarietà necessariamente attiva, nella consapevolezza che senza solidarietà non c’è futuro. Sopra l’entrata della sede della CGIL di Roma, che abbiamo visto assaltata dai fascisti il 9 ottobre scorso, ci ha colpito l’insegna che dice “la violenza sulle donne è una sconfitta per tutti”, una frase perfetta e giusta quanto imperfetta e ingiusta. Da una parte è vero: una società che permette e perdona e in ogni caso non educa né previene la violenza contro le donne è una

The project Rotta Solidarietà, undertaken by ANPI 7 Martiri last year, set sail in this 2022 always holding well two fundamental assumptions, approach in a concrete dialogue the citizens and the resistant realities and that of soliciting a solidarity necessarily active, in the knowledge that without solidarity there is no future. Above the entrance of the CGIL in Rome, the one that was assaulted by fascists last October, we were struck by the sign that says “Violence against women is a failure for all”, a perfect and just phrase as imperfect and unjust. On the one hand it is true: a society that allows and forgives and, in any case, neither educates nor prevents violence against women is a society that has failed. On the other hand, it is a phrase that shows no way out, not even in the short term. But it remains a correct phrase, which we have chosen to use as a lens through which to look at the world for the initiative Rotta Solidarietà 2022: collaborating with the teacher of artistic photography Alessandro Valeri of the Pitigliani centre of Rome and with the social cooperative Iside, active with three anti-violence centres in our territory, so that our action can thus contribute to the financing of the opening of the Kiki Space, dedicated to children.


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società che ha fallito. Dall’altra però è una frase che non mostra vie d’uscita, neanche a breve termine. Ma rimane una frase giusta, che abbiamo scelto di usare come lente attraverso la quale guardare il mondo per l’iniziativa Rotta di Solidarietà del 2022: collaborando con il docente di fotografia artistica Alessandro Valeri del centro Pitigliani di Roma e con la cooperativa sociale Iside, attiva con tre Centri antiviolenza nel nostro territorio, perché la nostra azione possa così contribuire al finanziamento dell’apertura dello Spazio Kiki, dedicato ai più piccoli. Perché parlare di donne significa parlare del mondo e del futuro: delle donne che lavorano, in casa non salariate e fuori casa salariate inferiormente a parità di competenze e mansioni. Le donne che crescono la futura classe lavoratrice e la futura classe dirigente. Le donne che combattono e subiscono le guerre, la peggiore invenzione umana, in Afghanistan, in Ucraina come nel Rojava; che hanno combattuto nella Resistenza italiana ed europea, ma che hanno a che fare quotidianamente con una guerra strisciante e continua, spesso dentro le mura domestiche, una violenza che non smette di mietere vittime. Giovanni Mammone, Primo Presidente della Corte Suprema di cassazione, ci ha ricordato che i dati raccolti durante l’emergenza pandemia dimostrano un consistente calo dei crimini violenti, ma un forte aumento della violenza di genere all’interno delle famiglie. Di queste violenze sono spesso vittime dirette anche i bambini e le

Because to speak of women is to speak of the world and the future: of women who work, in the home and outside the home and wage-earners inferiorly with equal skills and jobs. The women who raise the future working class and the future ruling class. Women who fight and suffer wars, the worst human invention, in Afghanistan, in Ukraine as in Rojava; who fought in the Italian and European Resistance, but who have to deal daily with a creeping war and continue, often within the home, a violence that never ceases to claim victims. Giovanni Mammone, First President of the Supreme Court of Cassation, reminded us that the data collected during the pandemic emergency show a consistent decrease in violent crimes, but a sharp increase in gender-based violence within families. Of this violence, the direct victims are often boys and girls, starting with the orphans of feminicide, but invests all those who suffer in their homes the “assisted violence”, a silent and constant form of violence that undermines their psycho-balance and is able to produce very serious effects throughout life. From Istat data it emerges that from March to June 2020 women victims of violence with children were 3,801, a number that in the last five years has considerably increased:


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bambine, a partire dagli orfani di femminicidio, ma investe tutti coloro che subiscono nelle proprie case la “violenza assistita”, una forma silenziosa e costante di violenza che mina il loro equilibrio psico-fisico ed è in grado di produrre effetti gravissimi per tutta la vita. Dai dati Istat emerge che da marzo a giugno 2020 le donne vittime di violenza con figli sono state 3.801, un numero che negli ultimi cinque anni è considerevolmente aumentato: dai 1.930 casi rilevati negli stessi 4 mesi del 2015 al dato paurosamente vicino ai 4000. I figli sono essi stessi vittime, insieme alla madre, in quanto assistono e in alcuni casi subiscono la violenza. Sempre nei mesi in analisi del 2020 si è registrato il secondo numero più alto di figli che hanno assistito a violenza domestica, pari a 1.923. La stessa tendenza si riscontra relativamente ai figli che hanno subito violenza in prima persona: sono stati registrati 354 casi di violenza sui figli, 107 in più rispetto al 2016. Le elaborazioni dei dati Istat si trovano all’indirizzo conibambini.openpolis.it Visti i numeri è importante intervenire sulle conseguenze psicologiche che i figli, sia maggiorenni che minorenni, potranno avere nel corso della vita. In Italia gli orfani di femminicidio sono ancora una questione sottovalutata: non esistono protocolli di intervento comuni e omogenei su tutto il territorio, e le stime su quanti siano gli orfani per quanto ancora parziali e incomplete stimano che risulti un numero che supera i 2000.

from the 1,930 cases detected in the same 4 months of 2015 to the alarmingly close to 4000. Children are themselves victims, together with their mother, as they assist and, in some cases, suffer violence. Also, in the months under analysis in 2020 there were the second highest number of children who witnessed domestic violence, equal to 1,923. The same trend is found for children who have suffered violence in the first person: 354 cases of violence against children have been recorded, 107 more than in 2016. Istat data processing can be found at conibambini.openpolis.it. Given the numbers, it is important to intervene on the psychological consequences that children, both adults and minors, can have in the course of life. In Italy, feminicide orphans are still an undervalued issue: there are no common and homogeneous intervention protocols throughout the territory, and estimates of how many orphans are still partial and incomplete estimate that the number is over 2000. Within the Italian legislation, orphans of domestic crimes are so defined, as they find themselves with a family situation destroyed. Children and young people who, in case they have no next of kin available to take care of them, are entrusted to other families or family support centres.


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All’interno della normativa italiana sono definiti orfani di crimini domestici, in quanto si ritrovano con una situazione familiare distrutta. Bambini e ragazzi che, nel caso in cui non abbiano parenti prossimi disponibili a prendersene cura, vengono affidati ad altre famiglie o a centri per il supporto familiare. Con il decreto ministeriale 71/2020 sono state regolamentate le misure di sostegno agli orfani di crimini domestici e di reati di genere e alle famiglie affidatarie, già stabiliti nella legge 4/2018 che stabilisce quali tutele spettano agli orfani a causa di crimini domestici. Tra le altre cose è previsto il diritto alla liquidazione del danno, alla pensione di reversibilità e all’assegnazione di alloggi di edilizia pubblica, la facoltà di cambiare il cognome e la possibilità di accedere a un Fondo di solidarietà che finanzia percorsi di studio, formazione e inserimento lavorativo. Per le famiglie affidatarie c’è un sostegno economico di 300 euro al mese per ogni minore a carico ma, secondo le associazioni che seguono i familiari, le sole sedute necessarie di psicoterapia ne richiedono mediamente quasi il triplo; e i fondi, cui si accede con i tempi infiniti della burocrazia, dai 12 ai 18 mesi dalla richiesta, comunque sono previsti solo fino ai 18 anni e solo per chi orfano lo è diventato dopo il 2010. Sempre senza una rete, senza coordinamento tra i servizi, senza un’anagrafe e persino dei dati statistici affidabili che documentino quanti sono, effettivamente, gli orfani di femminicidio da sostenere.

The Ministerial Decree 71/2020 regulated measures to support orphans of domestic crimes and gender crimes and foster families, already established in Law 4/2018 which determines which safeguards are due to orphans attributable to domestic crimes. Among other things, there is the right to the payment of damages, the survivor’s pension and the allocation of public housing, the right to change the surname and the possibility of access to a Solidarity Fund that finances study courses, training and job placement. For the foster families there is a financial support of 300 euros per month for each child dependent but, according to the associations that follow the family, the only necessary sessions of psychotherapy require on average almost triple; and the funds, which is accessed with the endless time of bureaucracy, from 12 to 18 months from the application, however, are planned only up to 18 years and only for those who became orphans after 2010. Always without a network, without coordination between the services, without a register and even reliable statistical data documenting how many are, in fact, orphans of feminicide to support. Solidarity is a path and it is what distinguishes it from charity,


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La solidarietà è un percorso ed è ciò che la distingue dalla beneficienza, che si risolve nell’attimo, nell’atto del dono e non c’è niente di male, anzi, ma finisce lì. La solidarietà è un percorso, una specie di Enticklungsroman di ognuno di noi coinvolto nel progetto. E in questo percorso incontri e stabilisci relazioni con persone e realtà che non conoscevi, ritrovi e consolidi vecchie amicizie, condividi, scambi, ti scontri, ti confronti, a volte capisci e a volte no. Ma necessariamente cambi. Oggi non sono la stessa persona che è salita a bordo della Mare Ionio due anni fa. Perché ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino due realtà – quella di Mediterranea Saving Humans lo scorso anno e quella di Iside quest’anno – che mi hanno insegnato a capire tantissime cose della complessità e della difficoltà delle situazioni e delle realtà in cui operano, della fragilità e dei bisogni dei soggetti che le abitano, i protagonisti di storie incredibili, dei veri racconti dell’orrore. C’è un filo rosso dunque che unisce la prima edizione di Rotta Solidarietà a quella di quest’anno. Abbiamo dedicato il progetto di quest’anno ai bambini e ai ragazzi che hanno assistito o subito violenza domestica e che hanno perso la mamma. Io credo che dobbiamo farci carico di questi bambini, che non sono figli di nessuno, sono figli di tutti. Si dice “it takes a village”, ci vuole un villaggio per tirar su un bambino. Crescere un bimbo è un percorso di solidarietà, perché aver cura di una bimba non si risolve con un’offerta,

which is resolved in the moment, in the act of the gift and there is nothing wrong, on the contrary, but it ends there. Solidarity is a path, a kind of Enticklungsroman of each of us involved in the project. And in this journey, you meet and establish relationships with people and realities that you did not know, you find and consolidate old friendships, share, exchange, you clash, you compare, sometimes you understand and sometimes not. But necessarily change. Today, I am not the same person who boarded the Mare Ionio two years ago. Because I have had the opportunity to get to know closely two realities - that of Mediterranea Saving Humans last year and that of Iside this year - that taught me to understand so many things about the complexity and difficulty of the situations and realities in which they operate, of the fragility and needs of the subjects that inhabit them, the protagonists of incredible stories, true horror stories. There is therefore a red thread that joins the first edition of Rotta Solidarietà to that of this year. We have dedicated this year’s project to children and young people who have witnessed or suffered domestic violence and who have lost their mother. I believe that we must take care of these children, who are not children of anyone, they are children of


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pure utilissima ovviamente, ma con la cultura della cura e della responsabilità, del rispetto e del sostegno collettivi nel tempo. La mostra che abbiamo inaugurato è un punto ma non di arrivo, un momento importante di questo percorso, ma non è la conclusione. Le relazioni si sono stabilite, delle cose le abbiamo apprese, ma una volta che consegneremo i fondi raccolti alla Cooperativa Iside, il lavoro di tutto questo villaggio non finisce, perché dobbiamo affermare con forza la centralità delle bambine e dei bambini per il futuro di tutti. Perché dobbiamo chiedere che la legge per la tutela dei minori che hanno vissuto e subito violenza domestica venga applicata e che le varie tutele che noi per primi in Europa abbiamo messo nero su bianco, siano più accessibili, più facilmente fruibili, che il supporto di questi nuclei familiari sia maggiore. L’anno scorso dicevamo “chi salva una vita, salva il mondo intero”, quest’anno diciamo tutti insieme “chi salva un bambino, salva il futuro”.

everyone. They say “it takes a village” to raise a child. Raising a child is a path of solidarity, because caring for a child is not resolved with an offer, albeit very useful, but with the culture of care and responsibility, respect and collective support over time. The exhibition we have inaugurated is a point but not a point of arrival, an important moment of this journey, but it is not the conclusion. Relations have been established, we have learned things, but once we hand over the funds collected to the Iside Cooperative, the work of this whole village does not end, because we must strongly affirm the centrality of girls and boys for the future of all. Because we must demand that the law for the protection of minors who have experienced and suffered domestic violence be applied and that the various safeguards that here in Italy, first in Europe, were put down in black and white, be more accessible, more easily accessible, that the support of these families be greater. Last year we said “Save a life, save the whole world”, this year let us all say together “Save a child, save the future”.


Sara Pretalli, cooperativa Iside Il progetto “KIKI”: spazio per bambini e orfani vittime di violenza The project “KIKI”: space for children and orphans victims of violence

KIKI è un progetto che nasce dalla nostra esperienza professionale all’interno dei centri antiviolenza dove dal 2004 lavoriamo quotidianamente con la stessa dedizione e impegno per sostenere le donne nei percorsi di uscita dalla violenza e dove abbiamo appreso a identificare e intervenire sugli effetti che la violenza assistita genera sui bambini e sulle bambine. “Ho avuto un infanzia infelice e ciò rende le persone irriverenti1” sono le parole pronunciate dal signor Klopper, ormai diventato un adulto (felice), a un famoso scrittore olandese di libri per bambini, Guss Kuijer, quando va da lui per presentargli il libro che aveva scritto

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G.Kuijer, (2009), Il libro

di tutte le cose, Salani, Milano, 6.

KIKI is a project born from our professional experience in anti-violence centres where since 2004 we work daily with the same dedication and commitment to support women in the paths of exit from violence and where we learned to identify and intervene on the effects that violence Generated on boys and girls “I had an unhappy childhood and that makes people irreverent”1 are the words spoken by Mr Klopper, now an adult (happy), to a famous Dutch writer of children’s books, Guss Kuijer, when he went to him to present the book he had written at the age of 9 “The Book of All Things”. The book tells the story of a child and his family, where he is governed by a father, strict, rigid and violent, who, according to him, interprets “the law of God”. The contents of history have the bitter taste of a distant time and yet it is also found in many families of our now post-modern society. Only the time setting is different, the situations are more and more dramatic and the relational traumas that result more difficult to repair.


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all’età di 9 anni “Il libro di tutte le cose”. Il libro racconta le vicende di un bambino e della sua famiglia, dove a governare è un padre, severo, rigido e violento, che a suo dire interpreta “la legge di Dio”. I contenuti della storia hanno l’amaro sapore di un tempo lontano eppure si ritrova anche in molte famiglie della nostra società ormai post-moderna. Solo il tempo è diverso, le situazioni sono sempre più drammatiche ed i traumi relazionali che ne derivano più difficili da riparare. Thomas ha scritto tutto ciò che non voleva dimenticare nel suo libro così da sapere esattamente cosa è successo nella sua vita. La storia di Thomas è la storia di tanti bambini e tante bambine che crescono tra le violenze agite dal papà sulla mamma: questo è il punto di vista dei bambini, questo è ciò che hanno davanti ai loro occhi. Tuttavia per molti di loro le “cose” non sono così chiaramente dicibili come lo sono per Thomas, possono rimanere esperienze frammentate e confuse, non narrabili, nelle quali rimangono bloccati e bloccate, in un groviglio di ricordi ed emozioni sempre più dolorose. La violenza che i bambini e le bambine vivono all’interno della propria famiglia, la cosiddetta violenza assistita, genera nei bambini e nelle bambine confusione, paura, rabbia, tristezza, etc. Oggi è finalmente riconosciuta come una forma di maltrattamento che al pari dei maltrattamenti diretti determina effetti a breve, medio e lungo termine causando nella maggioranza dei casi la trasmissione della violenza tra generazioni. Se questo riconoscimento rappresenta un importante passo in avanti molti altri ci sembrano necessari per proseguire e migliorare gli interventi a

Thomas wrote everything he didn’t want to forget in his book so he knew exactly what happened in his life. The story of Thomas is the story of many boys and girls who grow up in the violence acted by the father on the mother: this is the point of view of children, this is what they have before their eyes. However, for many of them the “things” are not so clearly legible as they are for Thomas, they can remain experiences fragmented and confused, unspeakable, in which they remain blocked, in a tangle of memories and emotions increasingly painful. The violence that boys and girls experience within their families, the so-called assisted violence, generates confusion, fear, anger, sadness, etc., in boys and girls. Today it is finally recognized as a form of mistreatment that, like direct mistreatment, has short, medium and long-term effects, in most cases causing the transmission of violence between generations. While this recognition represents an important step forward, many others seem to us to be necessary to continue and improve measures to protect the small victims, both in the legal, social, psychological and educational fields. The difficulties of detection of the phenomenon and on the protective interventions


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tutela delle piccole vittime sia in ambito giuridico, sociale, psicologico ed educativo. Permangono le difficoltà di rilevazione del fenomeno e sugli interventi protettivi; spesso gli operatori dei sevizi di tutela dell’infanzia e dei centri antiviolenza entrano in contatto con situazioni poco chiare, incerte, in cui è necessario darsi un tempo per approfondire le situazioni in quanto, da una parte non sempre le cose che si conoscono per vie ufficiali sono le uniche o quelle realmente accadute, dall’altra nemmeno le donne pensano di poter riferire tutto e subito perché troppo spaventate. È indispensabile un buon lavoro di rete per costruire un progetto di intervento condiviso. E poi, anche quando si è arrivati a poter incontrare i bambini e le bambine per una valutazione e poi il trattamento, diventa necessario darsi del tempo per riuscire a creare un clima accogliente e di fiducia. Nel nostro lavoro, all’interno dei centri antiviolenza, ormai quasi ventennale, abbiamo incontrato centinaia di donne i cui racconti hanno sempre incluso la storia dei propri figli e figlie; da qui abbiamo maturato la convinzione che il tema della violenza assistita non può essere slegato dal tema della violenza maschile contro le donne. Guardare alla violenza assistita dalla prospettiva dei centri antiviolenza permette di avere uno sguardo posizionato e una metodologia di lavoro che mette al centro il riconoscimento della violenza. In altri termini, significa guardare alla relazione violenta intrisa di meccanismi di potere e di controllo volutamente agiti per assoggettare l’altro fino alla negazione

remain: often operators of child protection services and anti-violence centres come into contact with unclear, uncertain situations, in which it is necessary to take time to deepen the situations because, on the one hand not always the things that are known through official channels are the only ones or those that really happened, on the other even women do not feel they can report everything to her immediately because they are too scared. Good networking is essential to build a shared intervention project. And then, even when you have come to be able to meet the boys and girls for an evaluation and then the treatment, it becomes necessary to give yourself time to succeed in creating a welcoming and trusting atmosphere. In our work, within the anti-violence centres, now of almost twenty years, we met hundreds of women whose stories have always included the story of their sons and daughters; from this we have developed the conviction that the theme of assisted violence cannot be separated from the theme of male violence against women. Looking at assisted violence from the perspective of antiviolence centres allows you to have a positioned look and a working methodology that focuses on the recognition of violence. In other


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della sua stessa esistenza. Questa violenza intenzionale è esercitata in maniera diretta da uomini sulle loro partner e indirettamente è esercitata anche dai padri sui loro figli/e. Tenere presente questo consente di mettere a fuoco un altro snodo fondamentale che riguarda le capacità genitoriali dei padri responsabili della violenza agita davanti ai propri figli. Ci sembra che su questo aspetto ci sia ancora molto da riflettere e approfondire, soprattutto perché assistiamo con maggior frequenza e a più livelli (giuridico, sociale, culturale) all’assoluzione degli uomini maltrattanti “però è un buon padre” e una più frequente condanna delle madri per le loro capacità genitoriali ritenute non sufficientemente adeguate e protettive verso i figli, in quanto incapaci di difendersi-li dalle violenze. Quanto appena descritto rappresenta un’importante premessa per capire il progetto “KIKI” e i suoi principi fondanti. Il progetto KIKI è stato pensato come uno spazio per i bambini e le bambine, le e gli adolescenti che hanno vissuto esperienze di maltrattamento e violenza all’interno delle mura domestiche nell’obiettivo di contribuire in modo significativo all’emersione e alla comprensione del fenomeno della violenza assistita, anche con esiti fatali nel caso degli orfani di femminicidio; per questi ultimi perdere la propria madre per mano di colui che quel genitore avrebbe dovuto amare, è un’esperienza devastante che genera un senso di profonda insicurezza e sfiducia nel mondo adulto e nella possibilità futura di costruire relazioni affettive positive.

words, it means looking at the violent relationship imbued with mechanisms of power and control deliberately acted to subject the other to the negation of its very existence. This intentional violence is directly exerted by men on their partners and indirectly is also exerted by fathers on their children. Keeping in mind this allows you to focus on another key issue that concerns the parenting skills of fathers responsible for the violence they agitate in front of their own children. It seems to us that on this aspect there is still a lot to reflect and deepen, especially because we witness more frequently and at several levels (legal, social, cultural) the absolution of the abusive men “but he is a good father” and a more frequent condemnation of the mothers for their parental skills considered insufficiently adequate and protective of their children, as unable to shield them and themselves from the violence. The above is an important premise to understand the project “KIKI” and its founding principles. The KIKI project was conceived as a space for boys and girls, and adolescents who have experienced domestic abuse and violence with a view to contributing significantly to the emergence and understanding of the phenomenon of assisted


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“KIKI” dal 2017 ha dedicato più di venti interventi specialistici volti al contenimento di queste sofferenze e offerto sostegno per il recupero del benessere e l’inclusione sociale dei minori. I risultati raggiunti fino ad oggi riguardano l’interruzione di alcune dinamiche che hanno coinvolto i minori come spettatori e il cambiamento dei vissuti ad essi collegati con un miglioramento dello stato psico-fisico e relazionale (anche per gli orfani speciali). KIKI, rappresenta un luogo di protezione per bambini, bambine e adolescenti che hanno vissuto esperienze di maltrattamento e violenza e si trovano a convivere con una sofferenza confusiva, alimentata all’interno di esperienze di violenza assistita intra-familiare condizione che se non interrotta provoca disagio e insicurezza emotiva che mette fortemente a rischio la loro condizione di benessere e di crescita. I percorsi condotti si sono offerti come spazio di “cura” dei bambini e delle bambine, ragazzi e ragazze, in cui essere liberi di portare il dolore generato dalla violenza: vista, udita, percepita e talvolta anche subita direttamente nel tentativo di prendere posizione e difesa della propria madre e di iniziare, ciascuno/a con il proprio tempo e modo, a rielaborarlo accompagnati da una relazione terapeutica ed educativa fondata sull’ascolto, rispetto, riconoscimento,

violence, also with fatal results in the case of femicide orphans; for the latter to lose their mother at the hands of the one that that parent should have loved, it is a devastating experience that generates a sense of deep insecurity and distrust in the adult world and in the future possibility of building positive emotional relationships. “KIKI” since 2017 has dedicated more than twenty specialized interventions aimed at containing these sufferings and offered support for the recovery of the well-being and social inclusion of minors. The results achieved to date concern the interruption of some dynamics that involved children as spectators and the change of the experiences related to them with an improvement of the psycho-physical and relational state (also for special orphans). KIKI, is a place of protection for boys, girls and adolescents who have experienced abuse and violence and are living with a confusing suffering, fed within experiences of assisted intra-family violence provided that if not interrupted causes discomfort and emotional insecurity that puts at great risk their condition of well-being and growth. The paths taken have offered themselves as a space for “care” of boys and girls, in which to be free to bring the pain


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KIKI è un luogo sicuro e protetto; KIKI uno spazio di accoglienza, ascolto in cui essere riconosciuti/e; KIKI è un percorso che sostiene preziose esperienze di gioco; KIKI è espressione e dialogo; KIKI è una relazione che aiuta a ritrovare la fiducia in sé e nel mondo adulto; KIKI aiuta la ripresa della crescita fisica e psicologica; KIKI è uno spazio di cura.

generated by violence: seen, heard, perceived and sometimes even suffered directly in an attempt to take position and defence of their mother and begin, each with their own time and way, to rework it accompanied by a therapeutic and educational relationship based on listening, respect, recognition, compassion and support for a full expression of self and of one’s own small and great freedoms. KIKI supports transformative and growth paths so that suffering does not generate further intergenerational violence.

KIKI is a safe and secure place; KIKI is a space of welcome, listening in which to be recognized; KIKI is a path that supports valuable gaming experiences; KIKI is expression and dialogue; KIKI is a relationship that helps to regain confidence in itself and in the adult world; KIKI helps the recovery of physical and psychological growth; KIKI is a space of care.


Alessandro Valeri Artista, curatore


Il vuoto, come aspettativa o indifferenza. Questo progetto mette in collisione i due aspetti, utilizzando la “cosa arte” come un perno. Il cambiamento del punto di vista è l’inedito nella curatela della mostra Il Vuoto. Nel nostro Paese, nel 2020 sono state 116 le donne vittime di femminicidio. Ciò che resta è solo disastro. Il punto di vista è quello di chi resta, orfano o leso nello spirito e nella sfera degli affetti più prossimi. L’altro cambiamento è il punto di vista dello spazio: i magazzini, che un tempo contenevano sale, per millenni risorsa preziosissima, sono trasformati nella loro lettura dall’installazione aerea che dialoga con l’ambiente. Il ricavato delle opere esposte nei Magazzini del Sale Docks dal 1° luglio al 10 agosto sarà donato alla ONLUS Iside, che della violenza sulle donne si occupa da tempo, un gesto che simbolicamente vuole riempire il vuoto lasciato dalle vittime con il bello dell’arte.

The void, as expectation or indifference. This project puts these two aspects in collision, using art as a pin. A change in perspective is the original element of the curation of the exhibition Il Vuoto. In our country, in 2020, 116 women were victims of femicide. What is left is only tragedy. The point of view is that of people who remain, orphan or hurt in their spirit and in the sphere of their closest affections. The other change is about space: the warehouse, which used to hold salt, for millennia a treasured resource, is reshaped by the aerial installation in its relationship with the environment. All revenues from the sale of the works in exhibition at the Magazzini del Sale from July 1 to August 10 will be donated to ISIDE ONLUS, a gesture that symbolically fills the void left by the victims with the beauty of art.


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Il Vuoto è un progetto culturale nato dal desiderio e dal bisogno della società civile di accendere i riflettori sulla violenza a danno delle donne e dei loro bambini, e sul vuoto che questo fenomeno è in grado di generare, ma anche dalla volontà di organizzare azioni costruttive e concrete a supporto delle vittime e degli operatori impegnati su questo fronte. Quante forme può assumere il vuoto? È una domanda a cui forse neanche chi ci è precipitato sa trovare risposta: vuoto psicologico, fisico, emotivo, sociale, istituzionale, politico, sono solo alcuni degli aspetti che possono essere individuati.

Annalisa Ferraro Storica dell’arte, curatrice

Il Vuoto is a cultural project originated from the desire and the need of civil society to direct attention to the violence suffered by women and their children, and to the void that this phenomenon generates, but also from the intention of inciting constructive and pragmatic action in support of the victims and all those engaged in dealing with the issue. How many shapes can take this void? This is a question which not even who’s been precipitated in it can answer: a void that is psychological, emotional, social, institutional, political. These are only some angles under which the issue can been considered.


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Intento del progetto è offrire un’alternativa per ognuna delle molteplici accezioni negative, ricordando a ogni vittima e a ogni visitatore che il vuoto è anche, sempre, un luogo da riempire, uno spazio libero in cui ricostruire, un’opportunità per riscrivere, uno stato di attesa davanti a un numero infinito di scelte. I Magazzini del Sale ospitano l’esposizione e accolgono le opere di artisti impegnati a dare forma e sostanza a questo punto zero, a renderlo un luogo reale, sicuro e vivibile. La mostra allestita al loro interno è divisa in due sezioni: la prima funge da introduzione e raccoglie le opere d’arte date in prestito per soli fini espositivi, selezionate per affrontare con fermezza e sensibilità le tematiche protagoniste del progetto; la seconda, invece, corpo principale dell’esposizione, raccoglie le opere donate dagli artisti con l’intento di offrire visioni di nuovi futuri possibili, nuovi punti di vista, incipit di viaggi verso nuovi orizzonti. I lavori donati danno vita a una raccolta fondi destinata a sostenere le attività della sede veneziana della Cooperativa Iside, impegnata da anni nel supporto delle donne vittime di violenza e dei loro bambini, e nel loro reinserimento in società.

The purpose of the project is to offer an alternative view for each of these negative perspectives, reminding the victims and the viewers that void is also, always, a free space in which we can rebuild, an opportunity to rewrite, a state of expectation in the midst of an infinite number of choices. The Magazzini del Sale, which hosts the exhibition, allows artists to give form and substance to this “ground zero”, to make it a real, safe and inhabitable place. The exhibition is divided in two sections: the first section is an introduction and contains works lent only for exhibition purposes, selected for their ability to convey, with assertiveness and sensitivity, the main messages of the project; the second is the main body of the exhibition, which gathers works donated by the artists, with the intention of presenting new visions of possible futures, new points of view, beginnings of journeys towards new horizons. The works are donated as a fundraising initiative in support to the Venice section of the Cooperativa Iside, which has been engaged for years in helping women victims of violence and their children, and in fostering their reintegration into society.


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Prima sezione / First section

Lo stato delle cose / The state of things


Jannis Kounellis Senza titolo, 2004 cm 56,5x76

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Carla Accardi Senza titolo, 1962 tempera e china su carta, cm 100x70, archivio n.82

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Alessandro Valeri S.T., 2015 acrilico e stampa sul retro di tela tedesca, cm 110x110 Dalla serie esposta alla 56° Biennale di Venezia per la mostra SEPPHORIS

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J&PEG SERENA, 2021 fotografia stampata su carta baritata, cm 100x70

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Francesco Patriarca ALGER, 2022 olio su tela, cm 90x120

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Eliseo Sonnino Di Laudadio Vento solare, 2019 tecnica mista su tela, cm 150x110

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Veronica Botticelli Senza titolo, 2012 tecnica mista su tela, cm 250x165 Foto di Andrea Veneri

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Seconda sezione / Second section

Rivoluzioni prospettiche / Perspective revolutions


Antoni Muntadas Nessuno come noi, 2014 serigrafia, cm 70x50 Donazione Galleria Michela Rizzo

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Alessandro Valeri S.T., 2015 acrilico e stampa sul retro di tela tedesca, cm 90x90 Dalla serie esposta alla 56° Biennale di Venezia per la mostra SEPPHORIS

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J&PEG BETTA, 2022 fotografia stampata su carta baritata, cm 60x60

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Veronica Botticelli Sono qui, cage, 2022 tecnica mista su carta, cm 120x80 Foto di Andrea Veneri

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Evita Andujar Stolen selfie, 2019 acrilico su tela, cm 90x80

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Antonio Durante Blue City Lights, 2022 tecnica mista su tela, cm 100x150

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Gianfranco Basso This will be the end, 2022 ricamo su tessuto, cm 100x100

40


Eleonora Valeri Play, 2008 specchio sabbiato e bilie, cm 42,5x84,5

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Francesco Patriarca VILLAGE, MOROCCO, 2022 olio su tela, cm 70x50

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Eliseo Sonnino Di Laudadio Oceania, 2019 tecnica mista su tela, cm 150x110

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Filippo Tommasoli 14 MINUTI PRIMA DEL BUIO, 2020

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cronografia fotogenica, 14 lunghe esposizioni stenopeiche, montate individualmente su D-Bond, stampa fine art ai pigmenti su carta Hahnemühle, cm 20x30 cad., dimensione totale variabile 14 “esposizioni da un minuto” del campanile di Rieti. Se la diga sopra la città crollasse, i Reatini avrebbero 14 minuti di tempo per mettersi in salvo dall’acqua. L’unica parte della città che non verrebbe sommersa sarebbe il campanile.


Fabrizio Cirfiera LIBERTY, 2012/2022 stampa diretta su dibond effetto specchio. applicazione materica di 1 colore, cm 70x100

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Roberta Mandoliti L’icona capovolta, 2022 videoinstallazione (frame da video), cm 187x39x194 Performer: Cristiana Cafagna

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Stefano Grespi Untitled acrilico su carta, cm 70x100

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Ottavio Celestino COMME UN HIVER EN NORMANDIE, 2008 stampa Fine art a getto d’inchiostro su tela canvas, cm 106x80

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Anna Aldighieri Sotto un velo_1, 2022 stampa su plexiglas, cm 100x70

50


Anna Aldighieri Sotto un velo_2, 2022 stampa su plexiglas, cm 100x70

51


Anna Aldighieri Buio, 2022 stampa su alluminio, cm 100x70

52


Anna Aldighieri Buio, 2022 stampa su alluminio, cm 100x70

53


Giovanni Allegri SENZA TITOLO, 2022 stampe Fine art a getto d’inchiostro su carta da acquarello 200g dimensioni variabili

54


Paola Volpato L’Ampiezza della Vita gli si stende Davanti, 2012 tecnica mista su carta cotone, cm 70x50

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Carlo Martini Interferenze, 2022 forex in 2 livelli, grafica vettoriale, stampa digitale, pellicola effetto specchio, cm 80x80

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Barbara DeVivi Rifugio, 2019 olio su carta, cm 20x30

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Il Vuoto

Sale Docks

Iniziativa di

Magazzini del Sale Venezia 01 luglio 2022 —10 agosto 2022

A cura di Alessandro Valeri Annalisa Ferraro Michela Barausse

Coordinamento e organizzazione Roberta Purisiol Davide Federici Responsabile relazioni istituzionali Iside Castagnola Ufficio stampa e comunicazione Davide Federici

Patrocini


Si ringrazia per il contributo

Certamente in questo elenco di

Un particolarissimo e

e il supporto

persone col “cuore che batte dalla

Sale Docks

parte giusta” e che con semplicità

sentito ringraziamento al

Vera Lipreri

si sono prestate a dare una mano

Davide Giacometti

in modi diversi avremo dimenticato

e generoso, Altan per

Emanuele Cento

qualcuno e ce ne scusiamo.

Tecnici antifascisti Venezia

A tutti va il nostro ringraziamento

averci commosso e fatto

Trattoria Altanella

poiché hanno contribuito al

Ristorante bar La Palanca

successo di Rotta solidarietà 2022

Associazione Veneziana

e della Mostra Il Vuoto

Albergatori Reale società canottieri Bucintoro Kika Altan Rosana Ravoni Quipos Srl Pasticceria Loison dal 1938 Strada Provinciale 46, 6 36030 Costabissara VI Cantina ioMazzuccato – Breganze, Vicenza Cantina Rosanatale – Colbertardo, Treviso Giorgia Viti Patrizio Marini Michela Villa Luisa Bertolini Matteo Rumor Gioia Longato Roberto Bortali Matilde Cirulli Trevisanello cornici Hotel Bel Sito Pensione Guerrato Hotel Al graspo de ua Hotel Tintoretto Il personale di Conad Dorsoduro, 1491/1492 Saverio Pastor Nicolò Caoduro

nostro caro amico, solidale

riflettere ancora con il suo contributo.


Testi Roberta Purisiol Maddalena Tiburzio Sara Pedralli Alessandro Valeri Annalisa Ferraro Traduzione testi a cura di Roberta Purisiol Progetto grafico e impaginazione Livio Cassese ISBN: 978-88-984-8884-1 ©2022 ANPI Tutti i diritti riservati Finito di stampare nel mese di luglio 2022 da Grafiche Veneziane (Venezia)


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© 2022 Altan/Quipos | ANPI Sette Martiri Venezia

Rotta Solidarietà 2022 Kiki: spazio per bambini e orfani vittime di violenza


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