Tesi

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Indice Sommario

1

Introduzione

2-4

1.

La poetica di Shigeru Ban

5-36

1.01.

Shigeru Ban tra formazione e carriera

6-13

1.02.

L'Architettura nel ventesimo secolo

14-28

1.02.01.

Globalizzazione in architettura e la sua influenza su Ban

14-20

1.02.02.

La questione della sostenibilità ambientale

20-25

1.02.03.

Shigeru Ban tra la globalizzazione e la sost.

26-28

1.03.

29-36

1.03.01.

Soluzioni di Architettura avanzata in chiavi Low High Tech Considerazioni sull'approccio Low Tech

1.03.02.

Considerazioni sull'approccio High Tech

33-36

Espressione Strutturale Simbolismo Civico

34-35 35-36

29-32

2.

Caratteristiche costruttive e modalità di assemblaggio negli edifici di Shigeru Ban

37-140

2.01.

Tamedia Office Building - Zurigo

38-57

Informazioni costruttive Descrizione Dettagli Tecnici Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Lavorazione industriale dei materiali Trasporto dei materiali Sostenibilità di gestione Sostenibilità materica Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

39 39-44 44-46 47-57 47 47-49 49 49-50 51 51-55 55-57

2.02.

Centre Pompidou - Metz Informazioni costruttive Descrizione Dettagli Tecnici Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Lavorazione industriale dei materiali Sostenibilità di gestione Sostenibilità materica Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

58-78 59 59-64 65-68 69-78 69-71 71-73 73-75 75 75-77 77-78


2.03.

Japanese Pavilion - Hannover Informazioni costruttive Descrizione Dettagli Tecnici Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Lavorazione industriale dei materiali Trasporto dei materiali Sostenibilità materica Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

2.04.

Naked House - Tokyo Informazioni costruttive Descrizione Dettagli Tecnici Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Lavorazione industriale dei materiali Sostenibilità di gestione Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

2.05.

Paper House - Yamanaka/Giappone Informazioni costruttive Descrizione Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Sostenibilità di gestione Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

2.06.

2.07.

Paper Dome Church- Kobe/Giappone

79-94 80 80-82 83-86 87-94 87-90 91 91 91 92 92-94

95-112 96 96-98 99-100 101-112 101-105 105 105-106 107 107-112

113-117 114 114-115 115-117 115 115-117 117 117

118-125

Informazioni costruttive Descrizione Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Lavorazione industriale dei materiali Trasporto dei materiali Sostenibilità di gestione Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

119 119-121 121-125 121 121-122 123 123 123-124 125

Chengdu Hualin Elementary School- Hualin/Giappone

126-133

Informazioni costruttive Descrizione Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalità di assemblaggio Sostenibilità di gestione Riutilizzabilità Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

127 127-129 129-133 129 129 129-131 131-133


2.08.

Paper Log House - Kobe/Giappone Informazioni costruttive Descrizione Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte Materiche e modalitĂ di assemblaggio SostenibilitĂ di gestione Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech?

134-140 135 135-136 137-140 137 138 139-140

Conclusione

141-143

Bibliografia

144-145


!!!!!!!!! Indice Foto e immagini

Fig. 1 J. Hejduk. Wall House 2 – Paesi Bassi. 2001 archdaily.com Fig. 2 Hejduk. Un esempio delle “Diamond Series”. archdaily.com Fig.3 Buckminster Fuller. Cupola Geodetica. Montrèal – 1967. archdaily.com Fig.4 Dymaxion House (Henry Ford Museum - USA / 1948) . archdaily.com Fig.5 e 6. Shigeru Ban. Paper Bridge (Remoulin/FRANCE 2007) –. issuu.com Fig. 7 Sao Paolo – Brasile. wikipedia.com Fig. 8 Shanghai - Cina. defense.pk. Fig. 9 Skyline urbano come paesaggio post globalizzazione. gianiepavesi.it Fig. 10 S. Ban. Tamedia Office Building. Zurigo/Svizzera 2013. arcspace.com Fig. 11 Visibili gli allineamenti con gli edifici pre-esistenti ed adiacenti progettarearchitettura.it. Fig. 12 Vista ultimo piano (conformazione tetto a mansarda) progettarearchitettura.it Fig. 13 Spaccato assonometrico; curtain wall di vetro con dietro direttamente la struttura a vista Fig. 14 Pianta 4. piano. progettarearchitettura.it Fig. 15 Vista interna che mostra la totale illuminazione. progettarearchitettura.it Fig. 16 Vista copertura con brise soleil sulle vetrate. progettarearchitettura.it Fig. 17 I profili metallici che corrono per tutta la facciata. progettarearchitettura.it Fig. 18 I brise soleil inclusi a incastro nel profilo metallico esterno progettarearchitettura.it Fig. 19 Vista "work lounge". Blumer-Lehmann Fig. 20 Vista "work lounge". Blumer-Lehmann Fig. 21 Sezione Nodo Facciata e Solaio 1:50 Design Magazine 2014 Fig. 22 Sezioni Guinzioni in legno verticale e orizzontale 1:20 Design Magazine Fig. 23 Giunzioni delle Travature Design Magazine Fig. 24 Immagini delle giunzioni lignee. Design Magazine Fig. 25 Stile Shoin e Sukiya. evergreen.edu Fig. 26 e 27 Elementi nodali "maschio" e "femmina". Blumer-Lehmann AG. Fig. 28 Vista dell'Impianto a soffitto. detailonlinecom Fig. 29 Sistema di climatizzazione dell'edificio. Design Magazine 2014. Fig. 30 Assemblaggio a secco dei pezzi prefabbricati in cantiere. detailonline.com

7 7 10 10 12 16 16 19 38 40 40 40 42 42 42 42 44 44 44 45 46 46 48 48 48 50 50 52!


Fig. 31 Trave binata. Assemblaggio a secco. detailonline.com Fig. 32 Vista esteriore dell'edificio espressiva del suo "isolamento a gioeillo". biocasazero.com Fig. 33 I corpi illuminanti, alloggiati tra le travi binate. progettarearchitettura.it Fig. 34 Shigeru Ban. Vista notturna Centre Pompidou. Metz/Francia. 2010. Journal.ccas.fr Fig. 35 Interno di una galleria espositiva. architizer.com Fig. 36 Vista dell'affaccio verso la Cattedrale della Galleria 3. surfingbird.ru. Foto: Didier Boy De La Tour Fig. 37 Interno Auditorium. architizer.com Fig. 38 Interno Area Ristoro. architizer.com Fig. 39 Vista spazio interno "Minimal". architizer.com Fig. 40 Vista vetrate facilmente removibili al pisno terra per facilitare l'ingresso. architizer.com Fig. 41 Maquette (courtesy Shigeru Ban office) designboom.com Fig. 42 Pianta della copertura. architizer.com Fig. 43 Dettaglio di copertura superiore all'imbrunire. designboom.com Fig. 44 Torre centrale di servizio. designboom.com Fig. 45 Spaccato assonometrico della struttura. Design Magazine 2010. Fig. 46 Dettagli della giunzione tra le travicelle binate e lo scheletro metallico della membrana tessile. Design Magazine 2010 Fig. 47 Dettagli della giunzione tra le travicelle binate e lo scheletro metallico della membrana tessile. Design Magazine 2010. Fig. 48 Dettagli della giunzione tra le travicelle binate e lo scheletro metallico della membrana tessile. Design Magazine 2010 Fig. 49 Listelli di legno della copertura tenuti insieme da viti in acciaio. designboom.com Fig. 50 Cappello cinese e modello ricostruito a computer della copertura di C. Pompidou. designboom.com. Fig. 51 Wiremesh di Frei Otto. architetturacafe.com Fig. 52 Basket weaving. jonsbushcraft.com Fig. 53 Copertura della struttura lignea del tetto con Teflon. designboom.com. Fig. 54 Facciate caratterizzato dal policarbonato corrugato. architizer.com. Fig. 55 Temporary studio sul terrazzo all'ultimo piano del Centre Pompidou di Parigi. designboom.com. Fig. 56 Temporary studio sul terrazzo all'ultimo piano del Centre Pompidou di Parigi. decomanka.blogspot.com Fig. 57 Frank O' Gehry Bilbao Museum. Bilbao/Spagna. 1997. abduzeedo.com. Fig. 58 Shigeru Ban. Vista spazio interno Japanese Pavilion. Hannover/Germania. 2000. canadianarchitect.com Fig. 59 Vista prospettica del Padiglione Giapponese Shigerubanarchitects.com Fig. 60 Vista interna con la copertura curvilinea. domusweb.it. Fig. 61 Dettagli della copertura. Detail Magazine 2000. Fig. 62 Dettagli costruttivi della struttura lignea di sostegno-Detail Magazine 2000 Fig. 63 Dettagli congiunzione tra gli “alveoli” di cartone e la membrana tessile di copertura. Detail Magazine 2000. Fig. 64 Spaccato Assonometrico Padiglione - Detail Magazine 2000. Fig. 65 Dettagli costruttivi della facciata corta presentante l’ ”alveolo” Detail Magazine 2000. Fig. 66 Costruzione della griglia di copertura per il 90% con tubi di cartone. shigerubanarchitects.com. Fig. 67 Giunzioni tra i vari tubi della griglia cost. da nastri edilizi di adesivo. designboom.com Fig. 68 Scheletro ligneo dietro la griglia di cartone. detail-online.com.

52 54 54 58 60 60 60 60 62 62 62 64 64 64 65 66 67 68 70 70 70 72 72 72 74 74 76 79 82 82 83 83 84 85 86 88 88 88


Fig. 69 Cavi metallici tra la membrana di copertura e la griglia di tubi, 90 a scopo di sostegno. skyscrapercity.com Fig. 70 Facciata principale e corta a "favo" vista dall'esterno. world-architects.com 90 Fig. 71 Copertura in membrana tessile di carta. world-architects.com 90 Fig. 72 Vista esterna all'imbrunire. pinterest.com. Foto: Danilo Crivella. 94 Fig. 73 Un'altra vista dell'illuminazione completa del Padiglione. 94 world-architects.com Fig. 74 Shigeru Ban. Naked House. Kawagoe/Giappone. 2000. 95 shigerubanarchitects.com Fig. 75 Stanze mobili su cui possono giocare i bambini. thetreemug.com 98 Fig. 76 Prospetti mostranti le piccole aperture nella facciate longitudinali. 98 thetreemug.com. Fig. 77 Gli spazi fissi come bagno e cucina. thetreemug.com. 98 Fig. 78 Dettagli costruttivi in sezione completa. Design Magazine 2001 100 Fig. 79 Dettagli costruttivi in sezione completa. Design Magazine 2001 101 Fig. 80 Spaccato assonometrico. thetreemug.com. 102 Fig. 81 Vista interna con le stanze mobili su ruote. thetreemug.com. 102 Fig. 82 Tende separatrici gli ambienti interni. thetreemug.com. 102 Fig. 83 Pavimento in evidenza con la semplicità e lucidità. thetreemug.com. 104 Fig. 84 Policarbonato corrugato per la trasparenza dei muri. thetreemug.com. 104 Fig. 85 Vista interni serra con la copertura in policarbonato corrugato. 104 adviplast.eu Fig. 86 Dettaglio tecnico mostrante i diversi strati polimerici. 106 nakedhousecasestudy.blogspot.com. Fig. 87 Strato di nylon dalla semplice removibilità. thetreemug.com. 106 Fig. 88 Le chiusure esterne della casa come soglia leggera e traslucida. 108 nakedhousecasestudy.blogspot.it Fig. 89 Pianta piano terra evidenziante la flessibilità e la fluidità degli spazi 108 interni. nakedhousecasestudy.blogspot.it Fig. 90 Reichstag Dome di Norman Foster, parlamento tedesco - Berlino-. 110 winterlight.be. Fig. 91 Vista esterna della Naked House, con una lieve traslucidità facente 110 passare esclusivamente la luce. thetreemug.com. Fig. 92 Vista esterna della Naked House, con una lieve traslucidità facente 110 passare esclusivamente la luce. thetreemug.com. Fig. 93 Shigeru Ban. Paper House. Yamanaka/Giappone. 1995. 113 shigerubanarchitects.com Fig. 94 Spaccato assonometrico e pianta piano terra, Paper House. 116 shigerubanarchitects.com Fig. 95 Viste degli interni Paper House. shigerubanarchitects.com. 116 Fig.96 Shigeru Ban. Paper Dome Church. Kobe/Giappone. 1995. newyorktimes.com 118 Fig. 97 Vista interna durante una messa, mostrante la forma ellittica. inhabitat.com 120 Fig. 98 Le colonne aumentano di pausa interstiziale in corrispondenza dell'entrata. 120 thecouchsessions.com Fig. 99 Visibile la galleria creata tra le colonne di cartone e i pannelli di policarbonato. 120 shigerubanarchitects.com Fig. 100 Osb come base alla copertura superiore in membrana tessile. 122 anarchytect.blogspot.com Fig. 101 Membrana in Teflon assicurata a secco alla base in Osb. 122 shigerubanarchitects.com Fig. 102 La trasparenza densa della Paper Church. shigerubanarchitects.com 124 Fig. 103 I resti della Paper Church di Kobe oggi sul sito. galinsky.com 124 Fig. 104 Shigeru Ban. Chengdu Hualin Elementary School. Sichuan/Cina, 2008 126 shigerubanarchitects.com Fig. 105 Assonometria e piante del progetto. archnet.org 128 Fig. 106 La struttura portante in cartone. shigerubanarchitects.com 128


Fig. 107 Copertura in pannelli di legno compensato. shigerubanarchitects.com Fig. 108 Vista delle facciate corte come resistenza controventamento. shigerubanarchitects.com Fig. 109 Immagine mostrante i fori del compensato da cui penetra la luce. archnet.org Fig. 110 Costruzione da persone "non skilled" e volontarie. archnet.org Fig. 111 Immagine testimone di una giornata scolastica. architectureexposed.com Fig. 112 Shigeru Ban. Paper Log Houses. Kobe/Giappone. 1995. terzastrada.it Fig. 113 Vista dello spazio interno ampio 16 mq.. pritzkerprize.com Fig. 114 Le colonne di cartone costituiscono le chiusure verticali esterne e sono anche portanti. estudogeral.sib.uc.pt Fig. 115 Vista prospettica Paper Log House-Kobe, con le pause tra un blocco e l'altro. architetto.info Fig. 116 Spaccato Assonometrico del Paper Log House dma-ny.com Fig. 117 Dettagli tecnici in Assonometria e in Sezione. best-stockphotos.info.

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ABSTRACT

Questa tesi tratta la sostenibilità dell' Architettura di Shigeru Ban a livello ambientale, analizzando così le scelte materiche ed il loro assemblaggio in cantiere, ma, ripercorrendo anche le motivazioni progettuali socio-culturali aventi le loro ripercussioni positive nell'efficienza del rispetto ambientale. Il discorso si articola in due capitoli, di cui il primo spiega la carriera di Ban partendo dalla sua formazione culturale, in quanto è utile da comprendere per la forma e la tipologia dei suoi progetti riflettenti le caratteristiche dell' architettura Giapponese e globale, continuando con i due excursus sulla sostenibilità con le cause e gli effetti del degrado ambientale e i suoi metodi progettuali grazie ai quali questi possano essere ridotti al minimo e sulla globalizzazione con le sue ripercussioni sulla sua carriera come architetto che lo portano a progettare in una determinata maniera. In definitiva due riflessioni che sono connesse nell'architettura di Ban, come due elementi complementari presenti nello sfondo progettuale che sono conduttori verso lo stesso obiettivo e sono anche rispondenti a problematiche simili (per esempio l'architettura leggera e pratica tipica della globalizzazione, che rende semplice il riutilizzo materico necessario per la sostenibilità ambientale). Per finire dato che le sue ricerche "rivoluzionarie" strutturali si alternano tra approcci Low e High Tech, facendoli convivere negli stessi progetti, rendendoli sia artigianali che industriali, vi sono le loro considerazioni singolari analizzandone le connessioni col modus-operandi dell'Architetto. Mentre il secondo capitolo elenca tutta una serie dei suoi progetti come esempi a dimostrazione delle premesse riportate nel precedente.

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1!


INTRODUZIONE

Il motivo che mi ha portata ad approfondire in particolare l'Architettura di Shigeru Ban è un ideale che ho intravisto nella sua carriera limpida e genuina, che parte una coscienza tradizionale e appartenenza nazionale, con un continuo intento di migliorare ciò che, professionalmente, può per uno sviluppo sostenibile. Se questo intento possa definirsi pro-umanità e per la prima volta non pro-guadagno oppure pro-speculazione urbanistica o di falso ottimismo, allora Ban non è solo il primo Architetto a mettere in atto pratico strutturalmente materiali insoliti, quali la carta o il bambù, ma anche il primo che agisce a nome di tutto il mondo senza frontiere e delle generazioni future. Da persona cresciuta in due paesi diversi mi sono sentita ispirata dalla formazione culturale di Ban, importante da sottolineare per osservare che egli cerca sempre l'innovazione in se stessa più che l'architettura vernacolare di una nazione che gli sia particolarmente a cuore. Ciò non significa negare le proprie origini ed agire inconsapevolmente in ignoti luoghi lontani, ma cogliere come ricchezza le conoscenze di base che ci vengono trasmesse accendendo in noi quell'emozione di vivere altre realtà e guardare fuori dalla nostra finestra. Se a ciò viene aggiunto la sua speranza sulla pace mondiale, l'odio nei confronti dei rifiuti inutili che danneggiano l'ambiente e la passione di chi abita una casa da generazioni che lo spinge a progettare con cura ogni aspetto di un edificio - da quello materico funzionale a quello estetico e simbolico - allora possiamo definirlo un architetto umanitario, nel senso di particolarmente sensibile al benessere del suo cliente, senza dover aggiungere altre definizioni, in quanto questa riassume già alquanto tutto. In una delle sue svariate interviste Shigeru Ban rilascia la seguente affermazione: "I consider "green design" just a fashion, but I am most interested in using materials without wasting." "Considero il "green design" solo una moda e sono interessato maggiormente nell'uso dei materiali senza produrre scarti."

2! !


Affermazione che dimostra la sua noncuranza nell'ottenere un'etichetta e la sua pura focalizzazione di attenzioni nel costruire edifici rispondenti alle esigenze più elementari, diritti universali rispettosi dell'ambiente. Un utilizzo delle proprie conoscenze e proprio lavoro per un aiuto altruistico. Da un lato, la globalizzazione è un fenomeno che ha avuto modo di diffusione e sviluppo tramite figure che la pensavano come Ban ma ancora solo ad un livello politico e commerciale per interessi che potevano creare disagi in molti altri individui. Questo movimento ha, poi, influenzato la mentalità delle nuove generazioni, che assieme all'industrializzazione sono diventate consumiste e simpatizzanti più di marche e ideologie internazionali che degli oggetti o edifici in sè locali e tradizionali. Una relazione che definirei dialettica perchè la massa che ha generato la globalizzazione è stata "generata" da questa e così via sempre allo stesso modo, in cui Ban sicuramente è coinvolto in quanto facente parte della stessa epoca. La sostenibilità ambientale è una preoccupazione nata dai danni ambientali e perdite di risorse allarmanti, dopo che l'avvento dell'industrializzazione aveva lasciato gli animi eccitati e addormentati sulle proprie vittorie tecnologiche e di conseguenza economiche. Nuovi approcci all'Architettura sono nati, in quanto il settore edilizio rappresenta un grande peso negli impatti ambientali, per diminuire i suoi consumi e scarti. Ma non sempre le intenzioni sono state quelle di agevolare le parti lese e di combattere contro la fine del mondo, dal momento che con la fama del nuovo termine "sviluppo sostenibile" molte compagnie e nomi hanno voluto migliorare esclusivamente i propri affari credendo nel potere di convincimento. Facendo una breve lista delle cause che comportano danni alla natura si può risalire alle soluzioni che efficacemente possono aiutare ad evitarli. Cause indirette lontane che influenzano il peggioramento giorno per giorno, difficili da captare. Cause che agiscono con tempistiche sociali e storiche.

Ho potuto osservare che in questa sua tranquillità di posizione fuori dalla corrente di massa restando immune dai nomi che gli possano venire assegnati come Architetto, egli evita anche di fare un utilizzo univoco di Low Tech o High Tech.

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3!


E' interessante pensare che il guscio dei suoi progetti sia un prodotto High Tech, ma la sostanza, i materiali e la funzione d'uso siano pensati per essere Low Tech. Con gli esempi progettuali è stato possibile seguire più chiaramente il ragionamento di Ban e la loro effettiva sostenibilità ambientale che l'hanno portato a diverse conclusioni. Per finire, dunque, l'obiettivo di questa tesi è dimostrare tramite l'esempio di Shigeru Ban che è possibile ottenere un'architettura elegante e sostenibile allo stesso momento con la semplicità materica combinando l'High Tech con il Low Tech, rendendo così innovativa e tecnologica la visione all' artigianato e basiliare ed umile le strutture destinate all'esibizionismo.

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1. La poetica di Shigeru Ban

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1.01. Shigeru Ban tra formazione e carriera

“ The way architects serve society, particularly minority groups, may be an important factor in determining the character of this era. “ “ Il modo in cui gli architetti servono la società, particolarmente gruppi di minoranza, potrebbe essere un fattore determinante il carattere di quest’era. “ –S.Ban. (Fonte: Reflexion Und Abbild, Departement Architektur der Eth Zurich) Shigeru Ban nasce a Tokyo nell’anno 1957, città in cui la sua formazione culturale inizia e continua fino all’epoca Universitaria. I suoi primi approcci al mondo del disegno, avvengono nella Ochanomizu School of Fine Arts. La guida del suo insegnante Kiyoshi Ikebe e l’amicizia di sua figlia Konomi sono significative nel processo della formazione del suo back-ground professionale. “Dezain no kagi” (“ The key to design”) del Prof.re Ikebe è fonte di grande ispirazione per Ban, un libro in cui è raccontato come, in un progetto, l’utilizzo del modulo astratto geometrico, dominato dalla matematica, possa essere messo in relazione con la flessibilità spaziale secondo i bisogni del fruitore e lasciando la corretta libertà al disegno. Shigeru Ban inizia il suo rapporto con la Carta e Bambù, che col tempo diverrà l’essenza della sua Architettura, già in ambiente scolastico in cui la richiesta più frequente che viene fatto agli studenti è quella di realizzare strutture con questi materiali inusuali. Già da allora coglie come occasione questi compiti per proporre sempre due soluzioni alternative esibendo cosi il suo interesse nello studio delle strutture complesse ed innovative. Grazie alla disponibilità dei suoi professori, come anche Tomoharu Makabe, Ban riesce ad affrontare direttamente la dialettica tra le sue prime idee e quelle di una figura più grande ed esperta nel campo architettonico riuscendo a raggiungere l’ispirazione necessaria per arrivare a ciò che potrebbe essere un insieme di segni che lo rispecchieranno man mano nei suoi progetti. Nonostante la sua nazionalità Giapponese, grande influenza su di lui hanno i grandi maestri della New York Five; John Heyduk, Peter Eisenmann, Richard Meier, Charles Gwathmey e Michael Graves.

6! !


Nonostante molte sue opere siano rimaste sulla carta, tra questi cinque architetti, la figura più significativa per lui è Hejduk. Con le sue ricerche tese a fondere la complessità della natura umana e la specificità della forma architettonica aggiunge un punto in più al bagaglio intellettuale di Ban, che è iniziato con un approccio simpatizzante per la progettazione con forme geometriche indipendenti dal contesto e con una profondità teorica che cela dietro le quinte.

Nell’architettura di Hejduk il disegno della pianta presenta una dialettica di linee curve con quelle dritte, senza una definizione specifica degli spazi secondo le loro destinazioni d’uso; caratteristica comune agli architetti moderni. Fig. 1 J. Hejduk. Wall House 2. Paesi Bassi. 2001 –. archdaily.com:

Fig. 2 J. Hejduk. Un esempio delle “Diamond Series”. archdaily.com:


La curiosità di entrare nel mondo degli Architetti della New York Five, su cui più si concentra S. Ban, lo porta a studiare alla Cooper Union negli Stati Uniti, Scuola dove si laurearono gli architetti sopra citati. Questo percorso lo porta ad avere una visione internazionale del costruire, abbandonando cosi una via che avrebbe potuto essere più vicina ad un approccio tradizionalista Giapponese; un modus operandi che pensa “localmente”. Egli sosterrà sempre, durante le sue interviste, che la sua nazionalità non è la priorità, uno sfondo cosciente, nei suoi disegni, eccetto alcune caratteristiche teoriche, psicologiche e alcuni punti che architettonicamente possano chiamare in causa nuovamente la sua cultura di appartenza. Tra i suoi professori universitari vi è anche Bernard Tschumi, architetto a cui viene associato il decostruttivismo. (Fonte: Reflexion Und Abbild, Departement Architektur der Eth Zurich)

Ma per poter associare un determinato filone architettonico a Shigeru Ban e comprendere quale aspetto abbia assorbito maggiormente dai suoi maestri ho osservato, così, il nesso in comune ai suoi progetti e ho notato che questo possa essere esclusivamente l'"innovazione strutturale" prendendo spunto dai diversi insegnamenti ricevuti che possano essere costruttivisti, decostruttivisti, e così via. Peraltro egli è un Architetto contemporaneo e ciò lo rende arduo da inquadrare per quanto riguarda la sua poetica progettuale, quindi risulta necessario un passaggio temporale che sia rilevante in termini storico-culturali. Questo significherebbe che tra un secolo sarebbe possibile osservare se Shigeru Ban abbia inizializzato un movimento architettonico nuovo o ne abbia fatto parte con una visione nitida. Buckminster Fuller rappresenta una netta ispirazione per i suoi studi sulla Cupola Geodetica e la Dymaxion House. Questi studi riguardano sia la struttura in sè (la prima) che l’efficienza energetica (la seconda). Punto interessante è quello che i due hanno studiato e lavorato in due epoche lontane, motivo per il quale Fuller più che approfondire delle teorie già esistenti creava delle novità ivi mai pensate. Le novità riguardavano il suo interesse principale verso la sostenibilità e la ricerca di strutture che avrebbero sostenuto il proprio peso.

8! !


La costruzione della Cupola Geodetica si basava sull'estensione di alcuni principi base dei solidi semplici, come il tetraedro, l'ottaedro e solidi con numero di facce maggiore che possono considerarsi approssimazione

della sfera.

Questa è stata brevettata nel 1954, ed è stata una parte fondamentale del processo creativo di Fuller teso all'esplorazione della natura per inventare nuove soluzioni di design. Le strutture così concepite erano estremamente leggere e stabili. La loro leggerezza, deriva dall’utilizzo di materiali poco densi, mentre la rigidezza dal metodo di configurazione geometrica in grado di presentarsi compatta e resistente a tutte le forze provenienti da direzioni diverse. Configurazione che si affida appunto alle figure dei solidi semplici. Negli anni Cinquanta, Fuller intuì le potenzialità della carta e del cartone come materiale da costruzione, anticipando di 40 anni le innovative applicazioni di Shigeru Ban: Fuller utilizzò la carta nel brevetto del sistema delle Paperboard Domes, cupole geodetiche destinate a fornire alloggio ai fanti dei Marines. La piena applicabilità dell'idea sottesa alle Paperboard Domes dovette confrontarsi con le criticità legate alla scarsa idrorepellenza dei materiali, che Shigeru Ban ha potuto superare avvalendosi di vernici poliuretaniche. Nel 1954 a Milano nel Giardino Sforza Fuller espose un'innovativa cupola in cartone colorato di arancione, dal diametro di 10 metri, per un peso di 600 kg, involucro esterno di un'abitazione unifamiliare di circa 95 m2. Montata sul posto con l'ausilio di pochi utensili, si aggiudicò il Gran Premio alla Triennale milanese. L’approccio strategico di Fuller nei suoi progetti, che oggi potrebbe essere considerato sostenibile si può notare nella tenuità del costruito, la rapidità della sua installazione e nell’agilità del suo spostamento. Attributi che sono stati adottati dalle strutture di Ban più tardi, anche se nel caso di quest’ultimo maggiormente sono state studiate la provenienze e la riciclabilità dei materiali utilizzati e la riciclabilità dei materiali. (Fonte: bfi.org. About Fuller Big Ideas).

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Fig.3 Buckminster Fuller / Cupola Geodetica (Isola Sant’Hèlène Montrèal – 1967). archdaily.com

Fig.4 Buckminster Fuller / Dymaxion House (Henry Ford Museum - USA / 1948) . archdaily.com

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Pertanto, se ricapitoliamo il discorso sull’architettura di Shigeru Ban, possiamo definirla come un derivato creativo ed innovativo dei movimenti, prodotti e tentativi che sono accaduti nel passato e che gli sono serviti da ispirazione. Tra questi vi è una connessione, motivo per il quale sono stati citati e mostrati come esempi. Nonostante ciò egli, così come riportato dalle sue interviste, ha sempre affermato che nei suoi intenti non giace una particolare motivazione di provenienza culturale ne movimento artistico-architettonico, anche se trae spunto e partenza dalle sue origini Giapponesi. E’ poi vero che l’ambiente professionale di Ban, dagli anni ’80 in avanti è concentrato per lo più nelle questioni di sviluppo sostenibile mettendo da parte alcuni obblighi e schemi tradizionali a livello di poetica progettuale rendendoli quindi degli optional o filtrando solo quella parte più significativa ed espressiva messa in mostra nelle sue architetture. Abbiamo di fronte così i suoi progetti caratterizzati da materiali leggeri come la Carta, il Bambù, il Metallo e quelli Polimerici che vanno a comporre le strutture innovative e prefabbricati, sostenibili e allo stesso tempo ancora architettonicamente significative. Sono state chiamate in causa sia la poetica architettonica che i materiali utilizzati in quanto la sostenibilità degli edificati di Ban si basa su più punti, che vanno dal disegno delle piante a quello delle sostanze che lo formano. Per non parlare dell’istruzione che Ban ha ricevuto prima e durante la scuola di Architettura in cui non sono mai mancati i contatti diretti e a corta distanza con i professori, punto importante per un apprendimento sviluppato in cui nasce la consapevolezza di osservare il processo edilizio da più punti di vista con attenzione e adottarlo con più spirito di partecipazione; questo atteggiamento esemplare Ban lo utilizzerà poi nelle sue costruzioni in cui parteciperanno anche gli studenti di ingegneria edile e architettura. Come spiegherò in seguito, è di estrema importanza portare una testimonianza valida ad ogni piccolo passo a partire dall’ideazione di un progetto fino alla sua concreta realizzazione. Se questa attenzione si ampliasse anche e soprattutto alla sua gestione, come accade con l’architetto in questione, allora entra in scena appunto la questione sostenibile che caratterizza la nostra era.

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Fig.5 e 6. Shigeru Ban. Paper Bridge (Remoulin/FRANCE 2007) –issuu.com

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Un esempio che può rappresentare al meglio la sua architettura è il Paper Bridge (Fig. 5 e 6) che si trova sopra il fiume Gardon. Realizzato nel 2007 è un capolavoro che sintetizza in sè lo strutturalismo e la questione della sostenibilità con una elevata chiarezza. Il ponte è posto nella prossimità di un antico acquedotto Romano per creare, stando alle parole di Shigeru Ban, una giustapposizione ai fini di superare i pregiudizi riguardanti la durevolezza e la forza della Carta mettendolo a confronto con la Pietra. L’osservatore che si trova nel luogo, in questo modo, è invitato a rivalutare la presenza di questo nuovo costruito creante un notevole contrasto con la struttura che lo procede di parecchie epoche.

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1. 02. L’architettura nel ventesimo secolo Prima di procedere con il discorso sul versante sostenibile concernente all’architettura di Ban, vorrei fare un breve approfondimento sulle motivazioni che hanno portato l’architettura, nelle ultime decadi, a mettere in secondo piano l’espressività del disegno per prestare l’attenzione sul rispetto dell’ambiente e delle generazioni future, per conferire un "background" nitido del suo modus operandi. 1.02.01. Globalizzazione in architettura e la sua influenza su Ban

“By ‘globalisation’ is meant the cumulative processes of a worldwide expansion of trade and production, commodity and financial markets, fashions, the media and computer programs, news and communication networks, transportation systems and flows of migration, the risks engendered by large-scale technology, environmental damage and epidemics, as well as organised crime and terrorism.”1 "Con il termine "globalizzazione" si intende il processo cumulativo dell'espansione a livello mondiale del commercio e della produzione, merci e mercati finanziari, i mass media ed i programmi informatici, reti di informazione e comunicazione, sistemi di trasporto e flussi di migrazione, i rischi generati dalla tecnologia in vasta scala, danni ambientali ed epidemie, così come i crimini organizzati e terrorismo." L’architettura può essere considerata uno specchio di quello che avviene in società e viceversa, nonostante possa sembrare che essa vi abbia un ruolo minore. Gli architetti del primo ventennio del Ventesimo Secolo analizzavano la collettività per osservarne la direzione a lungo termine nel tempo (i primi modernisti). Questa analisi era sia tecnologica che spirituale, psicologica e cosmologica. La globalizzazione deriva dai cambiamenti politici, sociali ed economici avvenuti nel ventesimo secolo ed è molto più che il solo controllo mondiale da parte delle corporazioni. Dopo la seconda guerra mondiale e i suoi infelici accaduti, è stato confermato il dubbio negativo sull’autonomia delle nazioni per il proprio governo e per il sostentamento economico. Di conseguenza sono state fondate le Banche Mondiali, le Nazioni Unite ed è nata la Dichiarazione dei Diritti Umani. Questi principi hanno potuto trovare lo spazio per essere realizzati solo dopo la caduta dell’Impero Sovietico nell’89.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1!!© Robert Adam. The globalization of modern architecture. June 2007. 14! !


Con un’ampia visione tutte queste motivazioni appaiono come conseguenze dell' Imperialismo Americano, in quanto l’arbitrio mondiale di unione economica e

socio-

mediatica è partita sempre dalla loro decisione, per sfociare nel liberalismo commerciale. Ma a differenza del comando imperiale, la globalizzazione ha perso di vista il controllo di ciò che è stato liberato. Tutt’ora non possiamo conoscere la vera natura di questo movimento in quanto ci troviamo al suo inizio, in termini temporali storici necessari per poterlo commentare. Un grattacielo di vetro è diventato come la “Coca-Cola” dell’architettura, di conseguenza parti di città come Osaka, Sao Paolo, Bruxells, Berlino, Shanghai e Istanbul sono impossibili da identificare per la loro collocazione globale. Le commissioni internazionali sono aumentate e alle nazioni coinvolte nella catena economica globale, il “modernismo architettonico” è risultato irresistibile. Il commercio globale architettonico ha sviluppato un rapporto simbiotico con gli “Archi-star” affermatisi con una fama globale. Gli edifici devono essere “straordinari” e disegnati da figure professionali internazionali. Il loro lavoro è così concettuale che non si basa su alcun’analisi locale. Le cause, gli effetti e le soluzioni hanno così un respiro globale e le problematiche come le risorse ambientali diventano un ostacolo da superare collettivamente e in tutto il mondo contemporaneamente. Le polemiche sull'importanza di adattarsi al contesto non hanno senso in un'epoca in cui ogni contesto locale vuole anche essere globale e in cui la firma dell'architetto diventa il simbolo di questo cambiamento di scala. Che sia locale o globale, il contesto è solo il pretesto per creare metafore che hanno come unico referente l'architettura stessa. Più che altro. l’attenzione è rivolta alle peculiarità locali per captare le mancanze e le debolezze di modo che la progettazione possa essere d’aiuto alla loro rigenerazione. (Fonte: Robert Adam. The globalization of modern architecture. June 2007).

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Fig. 7. Sao Paolo – Brasile. wikipedia.com

Fig. 8 Shanghai - Cina. defense.pk.

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La questione degli alloggi offre un esempio di questa incertezza. In Europa, in particolare in Francia, è apparsa la categoria dei "senza fissa dimora", più numerosa di quella dei disoccupati. Tra i senzatetto ci sono infatti persone che lavorano ma non guadagnano abbastanza per pagarsi un tetto. Chi invece ha un alloggio e un lavoro deve adattarsi a una forma di crescita urbana che spesso lo condanna a ore di spostamenti quotidiani, in una città ormai priva di senso urbanistico. La globalizzazione ha portato dall’architettura stabile, ferma e ponderosa a quella più pratica e lieve. Questa leggerezza è ritrovabile in ogni senso, sia per quanto riguarda i materiali che la loro durevolezza. L’aspettativa che viene assegnata agli edifici è quella di essere funzionali, agili e intelligenti tecnologicamente; Ciò, a mio riguardo, costituisce un elemento a favore delle architetture innovative come quelle di Ban, che proprio grazie a questi connotati riescono a rispettare la sostenibilità ambientale contemporaneamente all'estetica dell'edificato, rispondendo anche meglio alle diverse esigenze dei committenti e garantendo abitazioni comfortevoli ed eleganti a chi è in bisogno prestando cura alle mancanze urbanistiche. “È strano: l'architettura è il mestiere che più di tutti deve fare i conti con i problemi del mondo, ma al tempo stesso ne è sopraffatta. Li insegue senza mai riuscire a controllarli. I "grandi architetti" sono più affascinati dalla possibilità di lasciare la loro impronta sui luoghi più importanti del pianeta (e chi potrebbe rimproverargli quest'ambizione?) che dall'idea di affrontare i problemi tecnici e sociali causati dall'urbanizzazione mondiale.” Il mondo sta diventando una grande unica città, con un inefficiente sistema urbanistico in cui chi possiede gli strumenti elementari, alla prima occasione, si costruisce il proprio spazio. E’ controverso il fatto che ogni Architetto vorrebbe operare in un posto importante al mondo ponendo la propria firma ma è costretto al giorno d’oggi a riparare gli errori accumulatisi nel corso degli anni. “L'esempio di Le Corbusier dovrebbe spingere alla prudenza: il maestro, con il suo ideale dell'alloggio autosufficiente, il suo rifiuto della città storica e la passione per la tabula rasa, ha fatto molti danni. Oggi i suoi testi, insieme ad altri sogni, sono diventati quei "grandi racconti" utopici di cui Jean-Francois Lyotard celebrava la scomparsa. Ma è forse un motivo per ascoltare solo le sirene del liberismo, il cui "grande racconto" sembra altrettanto malmesso?”

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!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 2!Marc Augè – “L’Architettura Globale”, Le Monde - 17 ottobre 2009! !

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Stando a questa affermazione ci sono svariate opinioni contrastanti sulla positività o negatività dell’avvento dell’Architettura Moderna, in quanto essa rappresenta sia un’innovazione portatrice di supporto economico e ambientale e sulla sua negatività in quanto distruttrice dei valori presenti precedentemente all’avvento della Globalizzazione.

E’ possibile che non esisti una verità assoluta, per più motivi; -

E’ stato osservato che ancora siamo in un’epoca precoce per giudicare un

avvenimento che stiamo subendo, per cui molto tempo dopo può risultare sbagliato un elemento oggi ritenuto corretto da seguire. - Gli eventi che hanno portato la generazione di oggi alla perdita di alcuni valori derivano non solo dalla Globalizzazione ma anche da altri fattori rivoluzionari, in questo modo bisogna studiare la questione in modo diverso. - l’Architettura è sia lo specchio della società che la sua riflessione. Pertanto la situazione architettonica odierna potrebbe essere sia la direzione acquisita dagli architetti modernisti causando i cambiamenti sociali e politici, che il comportamento tenuto dalla massa per le proprie decisioni sul campo lavorativo e di vita. - A livello sostenibile, sia l’architettura vernacolare che quella moderna potrebbero portare lati amichevoli ma anche ostili all’ambiente, analizzando diversi elementi. (Fonte: Marc Augè – “L’Architettura Globale”, Le Monde - 17 ottobre 2009)

Vorrei sottolineare però che l’Architettura Moderna ha i connotati flessibili e intercambiabili dipendentemente dal contesto e dai bisogni. Questa flessibilità è sia tecnologica che di modello, di conseguenza non cambia obbligatoriamente, ogni volta di situazione in situazione. Potrebbe variare se vi fosse un’esigenza funzionale o di sostenibilità così come questa variazione potrebbe creare un modello tutto unico che venga imitato in altri casi. Quindi, credo che vi sia una speranza a salvare maggiormente il ruolo del modernismo architettonico, nell'ottica dei critici, se lo si considerasse come generatore di un nuovo filone architettonico, seppur senza appartenenza nazionale, comune al mondo, salvandolo dalla figura di distruggitore delle tradizioni e valori e Shigeru Ban potrebbe anche farne parte.

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Fig. 9. Skyline urbano come paesaggio post globalizzazione. gianiepavesi.it

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Ho ritenuto importante rappresentare le cause e gli effetti del degrado ambientale per concentrare l'attenzione sui benefici dell'architettura di Shigeru Ban che riesce a ridurli al minimo per alcuni aspetti grazie alla sensibilità progettuale e alla corretta scelta di materiali e quindi di collaboratori. 1.02.02. La questione della sostenibilità ambientale

Sin dagli albori dell’architettura intesa come creazione di un rifugio umano vi è sempre stata la tendenza a cercare l’armonia con la natura circostante. Questa era utilizzata soprattutto anche per l’architettura locale e vernacolare ed è caduta in disuso all’avvento delle industrie. La rivoluzione industriale ha fatto credere all’uomo di avere infinite risorse intellettuali, tecnologiche e di forza di modo che questo ha preso il sopravvento senza prestare attenzione a ciò che stava consumando, della terra, in maniera irreversibile. Questo utilizzo incosciente delle risorse naturali e il cattivo trattamento ambientale ha portato a moltissimi effetti negativi. Considerando, poi invece, le inequità internazionali e sociali per quanto riguarda la condizione economica e quindi l’avanzamento industriale, si può rappresentare la situazione mondiale come un insieme di paesi sviluppati che produce e pertanto inquina ed usa il suolo e le risorse delle altre parti del mondo in via di sviluppo e sotto sviluppo. Questo disegno è pericoloso in quanto questi ultimi tendono così a cercare di aumentare la propria classe economica forzando molto di più le proprie industrie, rispetto ai primi. Pertanto le risorse utilizzate e l’inquinamento superano quei limiti che erano già pericolosi per l’avvenire del nostro pianeta. Intanto assieme all’aumento della popolazione mondiale nell'ultimo secolo di ben cinque miliardi, l'industria di naturale conseguenza è aumentata per le crescenti domande causando il cosiddetto "global warming", per le sue emissioni dei gas serra, portando all'elevazione della temperatura della terra e il livello dell’oceano; due fenomeni rilevanti per la formazione di disastri naturali che sono cause di pericolo sia alla natura in quanto sfalsante i climi e di conseguenza le specie viventi, che per la distruzione delle ricchezze artificiali dell'uomo come l'agricoltura, le abitazioni e le industrie. Il degrado degli ambienti naturali riguarda quindi l’aumento della popolazione, lo spreco di materie prime e fonti di energia fossile, l'inquinamento dell’aria-acqua-suolo e la produzione di una insostenibile quantità di rifiuti.

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I cambiamenti climatici hanno delle conseguenze molto gravi di cui le persone non sono ancora chiaramente a conoscenza. Questi effetti sono le inondazioni, la fusione delle calotte glaciali, desertificazione, torrenti di fango, tifoni e uragani improvvisi. Questi disastri naturali si portano dietro delle conseguenze distruttrici il suolo e le risorse delle località in cui avvengono. La loro economia crolla in maniera esponenziale e si manifestano addirittura delle pestilenze ed epidemie, peggiorando così il divario economico dalle altre nazioni che già esisteva. Si dovrebbe solo considerare l’agricoltura, che nel caso di uno stato che la utilizzi come primaria forza della propria economia, che una volta il suolo è danneggiato da forze maggiori naturali non può più essere efficiente. La natura ha una propria stabilità interna con dei meccanismi di feedback positivi che ad esempio in una prateria controllano la disponibilità di cibo e il numero di consumatori: infatti, a una grande disponibilità di foraggio segue un incremento della natalità degli erbivori, ma quando il loro numero diventa eccessivo e il cibo scarseggia, si verifica un incremento della mortalità, che riduce nuovamente la popolazione degli erbivori; a questo punto aumenta la disponibilità di cibo, avviando un nuovo ciclo di crescita della popolazione. Questi meccanismi funzionano solo se lo squilibrio si mantiene entro certi limiti. In caso contrario, entrano in funzione meccanismi opposti (feedback negativi), la cui azione tende ad accentuare lo squilibrio intervenuto e questo avviene maggiormente per opera dell'uomo. Pensiamo, per esempio, a una foresta tropicale rasa al suolo per il legno: venuta meno la copertura vegetale, le piogge erodono rapidamente il suolo, la cui mancanza impedisce alle piante di crescere nuovamente. Dunque l'ecosistema forestale, sottoposto a un'alterazione eccessiva, non è più capace di ritornare alla condizioni iniziali, ma si trasforma in savana o in deserto; sono proprio fatti simili a questo a costituire le problematiche ambientali verificatesi negli ultimi anni. (Fonte: L'ecosistema dei pianeta. liceoberchet.gov.it) Questo starebbe a significare che nel settore edilizio l'applicazione del legno può comportare alla deforestazione pericolosa per le zone necessitanti a restare "alberate", ma le speci lignee adibite all'uso da Shigeru Ban non provengono da zone Tropicali sia per quanto riguarda il legno lamellare (per esempio dell'edificio Tamedia) che per quanto riguarda la carta dei tubi strutturali delle altre strutture (con una positiva coincidenza che

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non rende resistenti le proprietà meccaniche delle specie tropicali per le sue strutture dalle conformazioni particolari). Mentre per evitare i disastri naturali che possano portare alla povertà gli stati aumentando il divario economico, si potrebbero studiare sistemi produttivi che abbiano minore emissione possibile di gas serra, che sono la vera di questi fenomeni naturali. Sempre a questo riguardo Ban sembra prestare attenzione considerando le sue collaborazioni con determinate "green industry" per l'ottenimento dei pezzi prefabbricati. Piano piano quando l'uomo ha iniziato ad accorgersi degli sconbussolamenti che le sue attività portavano all'ambiente, sono iniziate le riunioni mondiali nelle svariate città metropolitane per discutere su come si potesse curare i danni già riportati oppure prevenire quelli futuri. A partire dagli anni '80 molti paesi europei presentavano dei ministri ambientali, per citare uno dei più celebri Gro Harlme Bruntland che dopo una consultazione internazionale ha elaborato il rapporto intitolato "Our common future" indirizzato a diventare elemento di riflessione internazionale. L'attenzione è rivolta, come risultato di queste conferenze, verso la lotta contro la povertà, controllo demografico, assistenza sanitaria, cambiamento dei modelli di consumo e promozione di un modello urbano adeguato nei paesi in via di sviluppo. Con la lotta contro la povertà si possono ostacolare i dislivelli che esistono tra i paesi poveri e quelli ricchi di modo che i primi non debbano esagerare con l'industria e quindi con l'inquinamento e l'eccessivo utilizzo di risorse, solo per raggiungere lo stesso livello economico. Oltretutto credo sia evidente che se ci sia povertà in uno stato non vi è possibile l'esistenza di un'educazione adeguata perchè la popolazione abbia un atteggiamento corretto verso l'ambiente. Mentre con il controllo demografico diventa più semplice la tutela delle risorse presenti, di qualsiasi natura, in quanto più sono numerose le persone più sono elevate le richieste di nutrizione e anche produzione per l'edilizia, abbigliamento e altro. Per non parlare dell'aumento della qualità della vita che in caso di maggior disponibilità di accorgimenti per persona questa ha un tenore di vita superiore a quello che potrebbe avere nel caso di mancanze e povertà. Infatti la ricerca e il bisogno di nuovi prodotti aumenta la domanda che di conseguenza porta o all'aumento del prezzo o all'aumento della produzione. Nel primo caso l'economia entra in una condizione precaria mentre nel secondo caso peggiorano gli effetti negativi industriali. E' importante, in tutto ciò, conoscere il fatto che la mentalità locale non è

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abituata al concetto del riciclo perchè i consumi si riducano e diventino più coscienti, oltrepiù questi comportamenti hanno il "butterfly effect" quindi la mancata tutela ambientale da parte di una piccola fetta della società mette in difficoltà l'intero gruppo di individui che sono motivati a mantenerla. (Fonte: Sviluppo Sostenibile. Marco Ciolli. ing.unitn.it.) Osservando le opere di Shigeru Ban, a riguardo di questa questione, è possibile notare che egli si prenda cura anche degli aspetti progettuali volti a creare la corretta coscienza delle persone che andranno ad abitare e ad usufruire dei suoi edifici perchè sia matericamente che funzionalmente vanno a rappresentare elementi idonei nel luogo progettuale con un adeguato studio sociale dietro. Egli realizza progetti che vengono incontro alla problematica della sostenibilità ambientale non solo per le scelte industriali e materiche ma anche per quelle socio-culturali conferendo al luogo i servizi di cui possa avere bisogno per il sostentamento culturale e rigenerativo. A questo proposito sono significativi i suoi interventi a favore dei terremotati nelle diverse città colpite da gravi scosse sismiche, dove nel suo piano architettonico vi è l'interesse a ricoprire le mancanze di edifici scolastici, religiosi e di raduni sociali ed eventualmente commerciali perchè non manchi niente all'identità culturale ed economica locale e a mantenere l'estetica degna di un'abitazione ai rifugi grazie all'eleganza delle sue scelte materiche seppur riciclate. A favore del concetto del riciclo, alcuni studi e saggi, come quello del "Fattore 4" pubblicato in Germania da alcuni esperti dell'energia, vogliono dimostrare che con l'utilizzo dimezzato dell'energia si può raddoppiare le risorse presenti, aumentando così la qualità della vita, proponendo anche l'utilizzo ottimizzato delle tecnologie già esistenti evitando di aumentare i costi realizzando in maniera più efficiente. (Fonte: Antologia della Sostenibilità. Lavagna Monica, Campioli Andrea) Osservando meglio il secondo punto, se con l' "efficienza" si intendesse la massima resa con il minimo spreco di materia e forza; Aumentando la qualità della lavorazione dei materiali con un investimento leggermente più elevato si riducono così i costi della manutenzione di quelli che forse per la minore qualità richiederebbero più spese a lungo termine. Proprio come i materiali di costruzione di Ban, che presentano caratteristiche materiche migliori rispetto a quelli tradizionali, per la durevolezza nel tempo, grazie alla particolare

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lavorazione e promettono il riciclo aiutando ad evitare spreco di risorse economiche e naturali. Deduco perciò che; Anche questi limiti posti con lo scopo di miglioramento sostenibile hanno il loro prezzo in quanto a loro volta richiedono novità industriali che essendo poco disponibili hanno in genere costi elevati. Motivo per il quale il benestare di uno stato a livello di PIL ed educativo (di conseguenza) è importante per poter ottenere dei risparmi notevoli deviando lo sviluppo tecnologico ed industriale ad una rotta sostenibile e per conferire alla popolazione che lo abita una coscienza corretta per il riciclo dei beni utilizzati quotidianamente. Dunque si tratta di una rivoluzione a lungo termine ed assai lenta che richiede forza di volontà e ancora più importante la fede nella sua possibile realizzazione, generazioni più avanti alla nostra.

Per analogia con gli ecosistemi naturali, un sistema eco-industriale, oltre a ridurre la produzione di rifiuti nei processi, dovrebbe massimizzare l'impiego efficiente dei materiali di scarto e dei prodotti a fine vita, come input per altri processi produttivi. Tale sistema può essere innescato solo se si ha l’interazione di numerosi attori che concorrono a risolvere un numero congruo di potenziali problemi. Nell’ambito delle azioni che possono essere realizzate per andare verso un sistema eco-industriale, tra le altre, vi è la progettazione dei prodotti finalizzata al riciclo/riuso a fine vita, l’internalizzazione dei costi di smaltimento dei rifiuti per prodotti e processi, la responsabilità del produttore. Ci sono rapporti tra le industrie, a volte semplici, ma spesso molto complessi, che entrano in gioco e complicano l'analisi. Tra questi uno dei principali è il fenomeno della simbiosi industriale. Con questo si intende l'insieme degli scambi di risorse tra due o più industrie dissimili”. La simbiosi industriale offre, quindi, uno strumento per la chiusura dei cicli delle risorse, proponendo la relazione, e quindi lo scambio di risorse, tra “dissimili”. La “simbiosi industriale” coinvolge industrie tradizionalmente separate con un approccio integrato finalizzato a promuovere vantaggi competitivi attraverso lo scambio di materia, energia, acqua e/o sottoprodotti. Tra gli aspetti chiave che consentono la realizzazione della simbiosi industriale ci sono la collaborazione tra imprese e le opportunità di sinergia disponibili in un opportuno intorno geografico ed economico.

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(Fonte: Ruolo della Simbiosi industriale per la green economy, a cura di Laura Cutaia e Roberto Morabito. enea.it) Ritengo che questa simbiosi sia possibile laddove siano presenti produttori coscienti e vogliano organizzarsi in maniera da utilizzare al meglio i reciproci rifiuti industriali migliorando cosĂŹ la catena di riciclaggio. Shigeru Ban opta per collaboratori che seguano questo filo logico e che durante la produzione selezionino per quanto possibile, vie alternative utilizzanti risorse rinnovabili (come ho osservato per esempio nel progetto Tamedia Building nel secondo capitolo, in cui la produzione delle vetrate del curtain wall avviene con una determinata azienda che opta per sistemi produttivi con la minima emissione di CO2 nelle diverse fasi che vanno dalla demolizione dei combustibili fossili per generare l'energia elettrica, dall'estrazione delle materie prima, dal trasporto breve per le filiali distribuite in numerose zone mondiali alla lavorazione in fabbrica).

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1.02.03. Shigeru Ban tra la globalizzazione e la sostenibilità

Dopo una breve riflessione sul background epocale e culturale di Shigeru Ban si può affermare che egli sia un architetto ben affermato, che si meriti l'appellativo "archi-star" che gli permetta di operare globalmente comprendendo i contesti che non fanno parte della sua provenienza. Nonostante le sue origini Giapponesi egli lavora in tutto il mondo con un tocco modernista e costruttivista rivolgendo la sua attenzione alle innovazioni tecnologiche che potrebbero portare soluzioni positive ai problemi ambientali. I suoi studi di architettura sono distribuiti in diverse città come Parigi, Tokyo, New York attivi in tutti gli altri paesi a seconda delle diverse commissioni progettuali e bisogni talvolta anche urgenti, come la ricostruzione delle zone distrutte dai disastri naturali. (Fonte: shigerubanarchitects.com) Ritengo che Shigeru Ban presenta un "savoir faire" molto flessibile, umile e pratico. Non a caso i tubi di cartone utilizzati in edilizia sono semplici da produrre, da installare, da trasportare, da mantenere e da riutilizzare e oltretutto a livello estetico non mostrano nessun tipo di eccentricità e si portano comunque dietro una elevata qualità costruttiva. Il peso di una costruzione è generalmente associato alla sua durevolezza e resistenza. Così a confronto le piramidi Egiziane potrebbero sembrare più stabili e solide che le tende dei nomadi. La coppia di opposti leggero/pesante si ricollega generalmente alla contrapposizione vuoto/pieno, dove molte volte per risaltare il pieno viene "tolto" del peso (materiale) e si crea lo spazio in negativo. Noi abbiamo avuto sempre un'opinione della carta come se fosse per un uso temporaneo, quindi la pensiamo come un materiale usato per creare strutture precarie. Proprio questa convinzione ha limitato l'utilizzo del cartone in edilizia. Ma se solo si pensasse che il cartone bitumato è utilizzato principalmente nelle coperture e impermeabilizzazioni degli edifici, nonostante il bitume non sia l'opzione ovvia per esse, si potrebbe riporre la fiducia nella carta ricordando che le sue potenzialità siano significative anche in ambiti che non sembrano adatti a questo materiale a primo impatto, come gli esterni delle costruzioni o la loro struttura. Esistono al giorno d'oggi due tipi di approccio all'utilizzo del cartone nelle costruzioni. Il primo è quello di Shigeru Ban, "colto-provocatorio" che include al suo interno la leggerezza e la ricerca di strutture particolari utilizzando i materiali provenienti dall'industria. Il secondo tipo è quello esemplificato dall'uso del papercrete in architettura, fibre di carta miscelate al cemento.

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Soprattutto per la presenza di quest'ultimo vi sono molti dubbi o opinioni negative sulla sua sostenibilità. (Fonte: Il cartone e l'Architetto. Cecilia Cecchini. 2003. COSTRUIRE Sett. 2003) Nonostante il suo costo sia molto minore da affrontare e vi sia più disponibilità di materiale, questo metodo non presenta i vantaggi studiati e riportati di seguito concretamente dal primo approccio e non ci siano disponibili informazioni tecniche affidabili. Gli edifici di Shigeru Ban sono straordinari da un lato sia per le morfologie spiegate inizialmente che per la modalità di costruzione, per non parlare dei materiali coinvolti. La carta dovrebbe essere la materia utilizzata intenzionalmente per il 100% ma per delle ragioni statiche, di giunzioni e di copertura in genere si riduce fino ad una percentuale di 70% massimo. I suoi progetti vengono seguiti da più aziende ingegneristiche incaricate del recupero di carta e cartone da macero, ed esperte di strutture. Ad ogni modo Shigeru Ban riesce ad ottenere un risparmio di costi e il massimo rispetto ambientale evitando lo spreco delle risorse importanti come gli alberi, piuttosto che abbassare la qualità dei materiali. L'idea è quella di realizzare case con materiali prevalentemente di recupero o riciclati. Nelle case vengono utilizzati tubi di cartone per realizzare i muri e le strutture orizzontali, gli elementi di appoggio a terra sono una re-interpretazione dei plinti di fondazione che utilizzano cassette di birra riempite di sabbia e così via. Come a dire che con plastica, carta, con quelli che sono i materiali tipici delle favelas si possa ricostruire un'architettura di grande qualità sia percettiva che prestazionale. La sua, si tratta di un'architettura leggera in quanto non presenta murature piene ma uno scheletro ragionato; Pilastri e travi, sotto forma di tubi di cartone rigidi e cavi all'interno che vengono installati a secco con delle giunzioni metalliche dal peso effettivamente più leggero. Questa leggerezza permette il suo facile trasporto e il continuo riutilizzo in altre successive costruzioni ed un minor impatto nel suolo. Sostenibilmente parlando il mezzo di trasporto destinato a trasferire il tubo di cartone che è leggero, emetterà una minor quantità di gas serra durante il suo funzionamento ed

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il terreno dovendo sopportare meno peso avrĂ bisogno di meno lavorazioni e basi (come il magrone) che necessitano di materiali non eco-sostenibili come il cemento. Con il suo riutilizzo, dopo una vita longimirante o temporanea a seconda dei bisogni, si riduce al minimo possibile la produzione di ulteriori prodotti cosĂŹ che si evitano nuovamente le emissioni industriali durante la la lavorazione e l'estrazione ma anche lo spreco di risorse naturali ed energetiche.

Strutturalmente si possono comunque definire edifici validi e duraturi al pari degli altri tipicamente in muratura massiccia in calcestruzzo armato o mattoni che possono ispirare piĂš fiducia in quanto sia le murature che la copertura assumono curvature o piegature, proprio per permettere una maggior resistenza di forma, necessaria a superare i limiti imposti dalla resistenza degli elementi strutturali puntiformi o a lastra, dai materiali utilizzati e dai relativi coefficienti di sicurezza che non sono certo comparabili con quelli del calcestruzzo o dell’acciaio. Un motivo di ricollegamento alla cultura giapponese di Shigeru Ban potrebbe essere il fatto che durante la progettazione di queste strutture leggere vi è uno studio di rafforzamento di esse tramite delle nervature del materiale oppure farle assumere una forma cilindrica (tubi di cartone) ben compressa, il tutto senza ricorrere a delle lastre di materiale rigido non eco-compatibili. Proprio come gli artisti Giapponesi che producono gli origami a mano, proprio per permettere una maggior resistenza di forma. (Fonte: Carta e cartone in edilizia. Alessandro Rogora. 2005)

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1.03. Soluzioni di Architettura avanzata in chiavi Low e High Tech Shigeru Ban

1.03.01. Considerazioni sull'approccio Low Tech

Negli ultimi anni e in tutto il mondo, molti architetti, per la maggior parte giovani, stanno costruendo edifici con un budget limitato e stanno considerando questa mancanza di denaro come un'opportunità creativa. Le difficoltà dell'economia mondiale, insieme alla crescente presa di coscienza di gran parte dei paesi in via di sviluppo, hanno creato le premesse favorevoli per una concezione nuova. La sobrietà diventa interessante e attraente e le capacità di ricerca e sviluppo dei migliori, tra i nuovi architetti pronti a creare innovazioni, producono edifici di una nuova generazione. Edifici meno costosi e più intelligenti, meno lussuosi e più accoglienti e semplici. Questa riduzione delle risorse è la principale caratteristica di un'architettura migliore che è l'avanguardia che prepara il terreno per la prossima ondata di edifici totalmente sostenibili, ecologici ed energicamente virtuosi, che probabilmente domineranno la scena nel prossimo futuro e già lo fanno oggi. Ripulendo, semplificando, inventando, usando nuovi e vecchi materiali e rifiutando le esagerazioni e i trucchi dell'esibizione fine a se stessa, questi edifici, spazi pubblici e giardini sono testimoni e prove di una rinnovata mentalità, di un approccio al progetto che è maturo per affrontare la costruzione di un mondo nuovo. Indipendentemente dagli euro, dai dollari, dalle sterline e dagli yan spesi, sono tutti esempi in cui la ricerca del progettista mira a raggiungere traguardi che non si esauriscono nel glamour dell'oggetto ma che si estendono nella ricerca di relazioni, di nuove tecniche e di nuovi spazi sperimentando idee e adottando scelte coraggiose, che talvolta generano progetti altrimenti impossibili.

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Il campo dell'architettura a basso costo sembra essere un campo vasto di esperimenti per gli architetti di oggi che per la loro provenienza da esperienze riguardanti la globalizzazione e le nuove problematiche sugli impatti ambientali sono alla continua ricerca di nuove tecniche come soluzioni brillanti che possano rinnovare la mentalità anche dei fruitori delle nuove generazioni. L'Architettura si deve confrontare molto spesso tra l'estetica ed il necessario, tra la forma e la funzione, tra l'essere e l'apparire. Vi sono alcune convinzioni sulle azioni più semplici quotidiane come dormire, mangiare, lavorare e così via, insuperabili che richiedono necessariamente certi canoni di spazi, stanze apposite e determinati modi di costruito. La tendenza Low Tech è in grado di dimostrare che è possibile cambiare queste fermezze, tramite una vasta gamma di nuove tecniche sviluppate e di architetture che possono essere sfoggiate nel vasto curriculum di molti Archi-Star, studiosi a riguardo. La sensazione di stabilità di un edificio in genere è dato ad fruitore, tramite una muratura massiccia in materiali tradizionali come il laterizio, quelli lapidei e calcestruzzo armato mentre il lusso e la multifunzionalità da un'elevata quantità di spazi divisi interni. Con il costruire Low-Cost si realizzano solidità anche tramite strutture leggere, formate da più strati sostituendo le murature piene, e spazi unici molto ampi plurifunzionali. Perchè ciò avvenga; "Occorre rinunciare all'irrinunciabile, quindi, riconoscere i vincoli imposti da una condizione menomata e svilupparne tutte le potenzialità e qualità che non avremmo mai immaginato. Sono questi i progetti che ci fanno riscoprire quanto è importante la creatività nell'Architettura."3 L'obiettivo non è quello di sfoggiare la cupola più imponente, il grattacielo più alto oppure il museo più visitato come può invece essere nel caso dell'Architettura High Tech, ma è quello di avere un rifugio caloroso, che trasmetta la sensazione di essere a casa e di abitare con la a maiuscola e soprattutto di creare il "lusso" con maniere più disparate ed insolite.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 3!!Architettura Low Tech Low Cost / Alessandro Rocca - 2010. Pag 10. 30! !


La linea guida dell'Architettura Moderna è sempre stata quella del Minimalismo, come viene espresso dall' "Ornamento e Delitto" di Adolf Loos, il mito del cemento a vista di Le Corbusier e il motto "Less is More" di Mies Van Der Rohe. Le componenti necessarie di un edificio come i pilastri, le travi, le aperture diventano totalizzanti e ipertrofiche. Tutta la ricchezza che può essere aggiunta tramite il superfluo si trova all'interno dell'essenziale rendendola così ancor più evidente e rumorosa. Il capolavoro di un costruito si trova così nei suoi elementi basiliari. La povertà diventa una scelta, una critica efficiente al mondo contemporaneo per rivoluzionare l'insufficiente odierno. A partire dagli anni '60 in molti casi così nasce la nostalgia di una realtà pre-moderna; Nel campo della moda vengono promossi i prodotti importati dalle Ande o dal Lontano Oriente, posti esotici rimasti esclusi dalle industrializzazioni oppure anche i celeberrimi jeans che sono chiaramente costituiti di tessiture povere e semplici. Contemporaneamente iniziano a diffondersi nel settore edilizio i materiali poveri e di scarto con cui gli Architetti attuali si sbizzarriscono nelle combinazioni di differenti tecniche e con ciò rinunciano anche all'estetica e delle volte alla corretta durevolezza e stabilità. (Fonte: Architettura Low Tech Low Cost. Alessandro Rocca) Shigeru Ban afferma che gli viene chiesto spesso quanto un'Architettura possa durare. Ricambia questa curiosità con una controdomanda; "How long do you think concrete architecture can last? I would say you will answer me a hundred years." "Quanto pensate che possa durare un edificio in cemento? Penso che mi rispondiate subito dicendo cento anni." E si risponde poi immediatamente; "The crucial factor in whether a building will last is not the material it's made from but the affection it is shown by those who use it." "Il punto cruciale nella durata di un edificio non sono i materiali di cui è realizzato ma la cura e la dedizione che gli viene dimostrata da coloro che lo vivono." Egli è attratto dall'utilizzo della carta ma anche di bambù (Nine Bridges Golf Club House e Bamboo Roof alla Rice University a Houston) in quanto sono dei materiali "poveri", low tech, facili da mantenere, installare e sostituire.

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“For me, there is no difference between permanent and temporary structures. Some of the paper houses I made for victims of the earthquake in India became permanent because many of those people didn’t have houses to begin with. After they went back to the village, they dismantled my houses and rebuilt them, so they became permanent. When I work with developers, they sometimes destroy the building, so it becomes temporary. Whether a building is temporary or permanent depends on whether people love that building or not.” "Per me non ci sono differenze tra le strutture permanenti e temporanee. Alcune delle case di carta che ho costruito per i terremotati in India sono diventate permanenti perchè molti di loro non avevano una casa da cui iniziare. Dopo che sono tornati nei loro villaggi, hanno smantellato i miei edifici e li hanno ricostruiti, solo così sono diventati permanenti. Quando lavoro con i miei costruttori, loro delle volte distruggono l'edificio, così esso è comunque temporaneo. Che un edificio sia passeggero o duraturo dipende se piace alla gente o meno."4 Shigeru Ban si adatta bene alla fama di "Architetto Ecologico" ma non univocamente. Egli si può anche definire un modernista, un Giapponese sperimentalista ed anche un razionalista. L'unica abitudine a cui non rinuncia è quella di ridurre al minimo se non evitare del tutto lo spreco di risorse e la creazione di rifiuti inutili e dannosi.

(Fonte: Shigeru Ban Wins the Pritzker Architecture Prize/Azure Magazine. Catherine Osborne. 2014)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4!!Azure Magazine - Intervista di Rachel Pulfer 2008.! 32! !


1.03.02. Considerazioni sull'approccio High-Tech

Nell'Architettura Moderna, l'espressione di un raggiungimento tecnologico è sempre stato l'elemento chiave. I primi modernisti come Le Corbusier e Gropius si sono rivolti alla tecnologia come la forza per il cambiamento. Con l'inizio delle preoccupazioni per la sostenibilità ambientale sono state due sensibilità differenti a muovere i modi di progettazione dei modernisti. Uno di questi è la tendenza all'Architettura povera mentre l'altra a quella "ricca" sfoggiando l'altra produzione industriale, entrambi con l'intenzione di diminuire il peso degli impatti ambientali provenienti dalle costruzioni.

Il movimento High-Tech inizia negli anni '60 con un gran ottimismo e speranza nei confronti della tecnologia, periodo in cui il gruppo Archigram accende nella mente degli Architetti contemporanei una nuova coscienza, tramite i loro progetti alquanto provocatori. Non si può negare il rapporto dialettico di continua influenza tra l'Architettura e la tecnologia. Questa si è sviluppata da un puro motivo di esistenza per la produzione di massa e quella di risolvere le sorgenti preoccupazioni sul massimo funzionalismo e praticità, proprio come le tecniche di lavorazione prefabbricata dei materiali destinati a durare a lungo per il loro re-impiego continuo in diverse strutture come quelle di Ban.

Molti studiosi sono soliti definire l'"High Tech" con il termine "Eco Tech". Un'architettura che diventa imprevedibile e sorprendente tramite nuove soluzioni tecnologiche dà anche l'idea di movimento superando quella staticità astratta che non permetteva nessun'aggiunta, nessun'eliminazione, che da sempre l'ha dominata. (Fonte: Eco Tech/Sustainable Architecture and High Technology. Linden C.S. 1997)

Due sono le espressioni dell'High Tech che si possono riconoscere a mio avviso della sua Architettura e sono l'espressione Strutturale e l'espressione simbolica civica.

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Espressione Strutturale

Responsabilità sociali, uso efficiente di risorse, urbanistica e coscienza ecologica hanno fatto sì che l'industria razionalizzata iniziasse a produrre uno stile molto complesso e diffuso cambiando così le prime strutture moderniste neutrali, flessibili ed espandibili. Così la classica geometria "a scatola" degli edifici è superata creando strutture particolari che possano rendere resistenti ai carichi accidentali e strutturali, i materiali leggeri prefabbricati (nel caso del Padiglione Giapponese ad Hannover di Shigeru Ban che per le elevate dimensioni e per la griglia strtturale, principalmente di carta, trova la propria stabilità con una conformazione curvilinea a S nella sezione longitudinale e a semicirconferenza in quella corta). La crescita delle innovazioni strutturali e i suoi nuovi studi più approfonditi ed esperimenti ingegneristici dimostra la simbiosi tra l'architettura e la tecnologia. La continua ricerca della resistenza dei più disparati materiali sotto diverse forme e combinazioni è aiutata soprattutto dal concetto, infatti, proprio del prefabbricato. Così la vera innovazione non sta nei risultati estetici raggiunti ma nel processo di idee che hanno accompagnato il loro disegno. Shigeru Ban non si è mai affermato chiaramente tendente verso un approccio preciso, se Low Tech oppure High Tech, ma così come al primo egli è legato anche al secondo per i metodi progettuali innovativi e la tendenza a provare le più disparate strutture particolari come descritto sopra. Se poi è anche vero che l'Architettura e la tecnologia si influenzino senza scampo, allora con più Ban punta all'uso di elementi tecnologici leggeri ed innovativi nelle strutture dei suoi progetti con più si lega alle ricerche High Tech. Egli può essere considerato completamente il magnate del Low Tech se si pensasse alla sua lontananza dalla freddezza dell'Architettura industriale e moderna, al fatto che prediliga i materiali poveri e reperibili nel minor raggio di distanza possibile e con poca varietà (una lista brevissima di strumenti edilizi ed aggiunti) ma proprio per l'ultimo fatto spiegato il suo nome è anche decisamente nella lista degli architetti High Tech.

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La carta proviene dal legno e dalla sua lavorazione perciò è un prodotto industriale prefabbricato, pluri testato e fa parte delle ricerche strutturali High Tech per trovare un sostituto intelligente agli elementi già esistenti nel commercio. A comparazione con le strutture High-Tech comunque si può affermare che i tubi di cartone di Ban siano i più ecologici in quanto derivati naturali e rinnovabili (quindi con meno lavorazioni e con minimi additivi chimici). Quindi nelle strutture di cui la sostanza va a far parte, l'atteggiamento High-Tech è inevitabile perchè il materiale povero non manchi di stabilità e resistenza.

Simbolismo Civico

Particolare dell'High-Tech è anche quello di essere ispirazione ad avere edifici rappresentativi di simboli pubblici e sociali, che siano monumentali come edifici comunali, tribunali e librerie nazionali. Shigeru Ban è autore di molti progetti pubblici importanti per i valori sociali, religiosi e culturali in cui esorbisce la tecnologia per stupire e rendere grandiosi i progetti ma questa esibizione si focalizza per lo più sui bisogni delle persone che lo vivranno e alla loro identità, più che all'ostentazione della ricchezza e avanzamento lussuoso nazionale, quindi fine a se stesso. Posso fare riferimento, come esempio, al Centre Pompidou di Metz (approfondito nel secondo capitolo) che era stato criticato per l'eccessiva esuberanza architettonica di modo da distogliere l'attenzione dei fruitori dalle opere artistiche in mostra all'architettura in sè del centro, non rispondendo così efficacemente alla destinazione d'uso, mentre i materiali usati sono semplici e di facile reperibilità ma ciò non toglie quindi il fatto che l'esibizionismo abbia avuto la meglio in questo progetto per creare un edificato simbolico a livello civico risultando High Tech da questo punto di vista. Osservo, comunque, che per Ban la tecnologia è un mezzo e non uno scopo con cui isolare un edificio come un gioiello solitario e senza rapporti con il contesto geografico e sociale. Con l'approccio High Tech si possono invertire le coppie opposte del leggero/pesante, opaco/trasparente e così via con le simili. In questo modo, ad esempio, una parte continua laterale e portante può essere trasparente lasciando a vista gli spazi interni,

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mentre tradizionalmente ci si potrebbe aspettare da questa di essere opaca fino ai punti di interruzione nelle varie aperture di porte o finestre.

(Fonte: Eco-Tech/Sustainable Architecture and High Technology. Catherine Slessor.1997)

La trasparenza architettonica per il suo potere di sorprendimento rende di naturale conseguenza esibizionista l'edificio che va a caratterizzare conferendogli valenze estetiche. "Un oggetto trasparente esiste senza esistere per la luce: deve contenere, separare, proteggere, isolare, sorreggere senza imporre visivamente la sua materialità oppure proponendola in modo delicato con opalescenze, riflessi, luminosità colorate."

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Quindi la leggerezza delle strutture High Tech è accentuata in un edicio trasparente che "non impone così la sua materialità" e mette in dialogo con la luce naturale di giorno i suoi spazi interni mentre di notte, illuminato dal suo interno, si trasforma in una quinta teatrale di cui i protagonisti sono le persone che vi abitano dentro. (Vedi i casi studio, 2.01 Tamedia, 2.04 Naked House, 2.06 Paper Dome Church, caratterizzati da questa trasparenza seppur in modalità differenti tra loro). (Fonte: La trasparenza nel costruito. Valentina Bano)

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 5!!La trasparenza nel costruito.!Manzini Ezio. 1986! 36! !


2. Caratteristiche costruttive e modalitĂ di assemblaggio negli edifici di Shigeru Ban

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2.01. Tamedia Office Building - Zurigo / Svizzera

Fig. 10 Shigeru Ban. Tamedia Office Building. Zurigo/Svizzera. 2013. Photo Š Didier Boy de La Tour arcspace.com

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Edificio Amministrativo e per uffici Tipo di Struttura: Struttura a Telaio Materiale principale Strutturale: Legno Costruzione facciata: Rivestimento Curtain Wall Materiale facciata: Metallo, Vetro Costruzione Chiusura Superiore: Tetto inclinato e Tetto piano Materiale Chiusura Superiore: Metallo, Vetro Materiale degli interni: Legno, derivati lignei

Descrizione

Al centro di Zurigo, non lontano dalla stazione ferroviaria, questo spettacolare palazzo utilizzando il massimo potenziale del legno come materiale strutturale di costruzione. Ban ha progettato questo edificio come aggiunta all'insieme degli edifici nelle sedi principali della compagnia editoriale Tamedia. Nel corso dell'ultimo secolo, il sito di Wardereal si è evoluto come periferia satellite principale dell'Attività mediatica Svizzera. L'edificio nel cuore della città, ospita il Quartier generale del gruppo e anche di una stazione radio e fu inaugurato nel 2013 a Stauffacher a Zurigo, contenente 480 impiegati di "20 Minuten", il Tages-Anzeiger e gli altri media. L'edificio, rappresentante anche un contributo duraturo/permanente e sostenibile alla città di Zurigo si sviluppa lungo il fiume Sihil, nell'esatto punto dove prima sorgeva un prefabbricato che era però già stato demolito. Le linee presenti sulla facciata di vetro creano una continuità con gli edifici adiacenti. (Fig. 11) Alto 70 mt. (risultando così il più prominente in legno mai costruito in Svizzera) e che si eleva a sette piani, rispetta le conformazioni architettoniche del vicinato e le peculiarità del distretto. Oltre alla facciata seguente quelle confinanti per il proprio disegno, basta notare la forma della chiusura superiore che è quella del tetto a falde (Fig. 12), molto diffuso nell'architettura locale.

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Fig. 11

Visibili gli allineamenti con gli edifici pre-esistenti ed adiacenti - progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

Fig. 12

Vista ultimo piano (conformazione tetto a mansarda) - progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

Fig. 13

Spaccato assonometrico; curtain wall di vetro con dietro direttamente la struttura a vista progettarearchitettura. Foto di Didier de La Tour.

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L'edificio ha tutte le facciate interamente in vetro lasciando in trasparenza e illuminazione, la più naturale possibile, gli spazi interni di modo che lo scheletro strutturale sia tangibile (Fig. 13).!!! ! Gli spazi interni restano liberi e confluenti l'uno nell'altro come è tipico degli edifici di Shigeru Ban, che più si avvicina alla teoria della velocità e praticità del suo uso, proveniente dall'ottica dell'Architettura globalizzata, che rende anche più sostenibile la sua gestione. In questo modo si adatta di più anche ad un palazzo di affari che non è solito avere una complessa e ramificata suddivisione di stanze. (Fig. 14).

Si creano così ambienti piacevoli e luminosi, dove i 480 collaboratori lavorano avendo a disposizione 12,3 m2 di superficie per persona,!grazie alle ampie vetrate!(Fig. 15), dietro i prospetti regolari, scanditi dalle rigorose geometrie dei profili metallici in rilievo,!che possono essere utilizzati come brise-soleil (Fig. 16).

Infatti dietro i prospetti regolari, scanditi dalle rigorose geometrie dei profili metallici in rilievo rispetto alle ampie vetrate (Fig. 17), gli spazi interni sono illuminati per lo più da luce naturale.

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Fig. 14

Pianta 4. piano; un piano tipo che mostra la libertĂ e l'apertura dello spazio interno. progettarearchitettura.it

Fig. 15

Vista interna che mostra la totale illuminazione e la "nuditĂ " verso l'esterno dello spazio interno progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

Fig. 16

Vista copertura con brise soleil sulle vetrate per la regolazione dell'illuminazione progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

Fig. 17

I profili metallici che corrono per tutta la facciata, che hanno anch'essi a loro volta i brise soleil progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

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Profili metallici, che possono essere utilizzati come brise-soleil. (Fig. 18). L'edificio è caratterizzato da una doppia facciata di vetro (come un doppio curtain wall), che; Con una profondità di tre metri intermedia offre dei "work lounges" (Fig. 19 e 20), alcuni dei quali si estendono per due piani ed agisce come spazio di distribuzione termica e di ventilazione naturale dell'edificio. Questo spazio, che quindi è anche caratterizzato dal compito di fungere da buffer climatico per la ventilazione naturale ed è avvolto da una pelle di vetro che lavora come barriera termica.

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Fig. 18

I brise soleil inclusi a incastro nel profilo metallico esterno, come serrande di membrana tessile progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

Fig. 19

Vista "work lounge" nello spazio intermedio alla doppia facciata. architetturaecosostenibile.it. Foto Blumer-Lehmann AG. (piano terra).

Fig. 20

Vista"work lounge" nello spazio intermedio alla doppia facciata. progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour. (piani superiori).

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Analisi delle Strategie Progettuali e delle Scelte Costruttive

Scelte materiche e modalità di assemblaggio Il Tamedia Office Building rappresenta una grande innovazione per la tecnologia delle costruzioni; E' un edificio dalla struttura portante completamente lignea senza nemmeno un bullone oppure una vite metallica nel fissaggio del telaio tra i pilastri e le travi, rappresentando così un contributo innovativo all'industria del legno lamellare. La costruzione è realizzata, quindi, completamente in assenza di rafforzamenti metallici e da pezzi lignei fresati e ritagliati con alta precisione e assemblati in situ (Fig. 24). Per la realizzazione di ciò Shigeru Ban ha seguito il modello tradizionale architettonico Giapponese di Shoin e Sukiya (Fig. 25). Non solo il telaio strutturale ma anche le giunzioni di connessione che invece di essere dei viti, oppure connettori metallici si servono delle speciali caviglie sostenitrici efficacemente tutti i carichi e rinforzatrici i pilastri (Fig. 26 e 27). Sono quindi presenti più pezzi piccoli di legno, ridimensionati e disegnati con alta precisione, assemblati insieme in un'unione complessa per garantire la corretta stabilità. L'altro materiale utilizzato è il vetro basso emissivo. Lavorazione industriale dei materiali Shigeru Ban, per quanto riguarda la struttura lignea dell'edificio degli Uffici Tamedia, collabora con la compagnia Svizzera Blumer - Lehmann che si occupa delle produzioni lignee a partire dalla coltivazione fino alla installazione e riutilizzo. In questo preciso caso si tratta di alta industrializzazione tramite un macchinario rivoluzionario di proprietà della Blumer - Lehmann e si tratta della 5-axis-machine; Macchinario che non è necessario in ogni situazione in quanto aumenta i costi delle attrezzature ma dal momento che la struttura della Tamedia Building presenta molti piccoli pezzi lignei destinati a comporsi tra loro, esso rende più efficiente l'intera produzione, con l'aumento dei pezzi prodotti al minuto e di seguito del guadagno. In

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Fig. 24

Immagini delle giunzioni lignee fresate molto precisamente Design Magazine 2014 Vol. 1/2 Pag. 72.

Fig. 25

Fig. 26-27

Stile Shoin e Sukiya insieme in un tempio a Torii. evergreen.edu. Foto Daryl Morgan.

Elementi nodali "maschio" e "femmina" come speciali caviglie sostenitrici. detail-online.com Blumer-Lehmann AG.

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questo costo è incluso tutto un sistema di sensori dal compito di tenere nel giusto ordine e nel giusto grado di umidità i vari pezzi che viaggiano nella catena produttiva. Un buon macchinario deve essere semplice da utilizzare e da programmare, con un'attenzione focalizzata esclusivamente sull'obiettivo del processo. Così il programmatore non deve impegnarsi a progettare il "come" realizzare un prodotto ma è sufficiente che dia il comando al macchinario su "cosa" vi sia da ottenere, prestazione raggiunta da un loro software di professione. Mentre per quanto riguarda la produzione del vetro si affida a Pilkington, una compagnia Australiana, che a differenza di tutte le altre catene industriali, realizza le lastre di vetro con l'energia elettrica e il gas naturale, non direttamente i combustibili fossili, vantando così l'assenza di responsabilità nelle emissioni dei gas serra. Trasporto dei materiali In ogni suo progetto, egli si rivolge a compagnie locali per evitare il trasporto a lunghe distanze ma anche perchè in questo modo può assicurarsi che i materiali utilizzati siano locali e che i suoi lavoratori siano partecipanti durante l'installazione a basso costo. L'abete rosso e bianco sono procurabili per le costruzioni, con semplicità, nelle zone montagnose della Svizzera e viene trasportato su gomma fino alle fabbriche per la loro lavorazione. Dopo il breve trasporto, in quanto il legno Abete è un prodotto locale, inizia la sua lavorazione in fabbrica. Sostenibilità di gestione Come espresso anche dal suo termine, il vetro basso-emissivo aiuta a mantenere il calore che è presente negli ambienti interni con le minime dispersioni possibili. Ciò richiede comunque una climatizzazione interna attiva, stando alle informazioni provenienti dalle schede dell'edificio, ma è un'intenzione che la riporta al minimo spreco e soprattutto fa uso di risorse rinnovabili locali. L'edificio è fornito di un impianto a soffitto (Fig. 28) che utilizza acqua di falda per raffrescamento degli ambienti mentre adopera un sistema di sfruttamento dell’aria esaustiva degli uffici come riscaldamento, evitando così l’uso di combustibile fossile o energia nucleare, e contribuendo ad una gestione dell’edifico priva di emissioni (Fig. 29).

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Fig. 28

Vista dell'Impianto a soffitto presente nello spazio della doppia facciata. detailonline.com Foto: Didier Boy de La Tour

Fig. 29 Sistema di climatizzazione dell'edificio che trova posto nei solai interpiani. Design Magazine 2014 Vol. 1/2.

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Sostenibilità materica Il vetro in sè è un elemento riutilizzabile e se non, di seguito alla demolizione i resti possono essere riciclati nella creazione di altro nuovo vetro. L'utilizzo quindi del rottame di vetro riduce il fabbisogno di materie prime ed evita il problema dello smaltimento di ciò che costituirebbe altrimenti materiale di scarto. In secondo luogo, il riutilizzo consente un risparmio energetico e, conseguentemente, una riduzione delle emissioni poiché la fusione del vetro consuma meno energia della fusione della stessa quantità di materie prime. La compagnia produttrice (Pilkington) non utilizza comunque i COV (composti organici volatili) nella condizione di nuova produzione. Il legno ha una emissione di CO2 molto più ridotto rispetto all'acciao e volendo anche al calcestruzzo. Oltretutto ha il vantaggio di poter essere pre-fabbricato in industria, protetto dagli agenti atmosferici e trasportato di seguito al cantiere dove verrà assemblato assieme ai suoi pezzi complementari. Blumer - Lehmann inoltre garantisce, nella sua lavorazione, una minor quantità di colle fenoliche e altri additivi e risulta più sostenibile rispetto ad un altro tipo di materiale ligneo, per esempio quello a fibre orientate e in conclusione risulta riutilizzabile in qualsiasi altra costruzione. Riutilizzabilità Il vero punto della sostenibilità del palazzo Tamedia, su cui soffermarsi, non è solo la natura dei materiali ma la loro capacità di essere riutilizzata in una successiva applicazione. La tecnologia fa sì che il legno massiccio di partenza possa raggiungere quella forma e sostanza durevole e resistente per poter trovare un re-impiego successivamente. Oltretutto il legno se ri-utilizzato, essendo una risorsa che si rigenera molto lentamente, permette il tempo necessario agli alberi per poter ricrescere (l'abete generalmente viene tagliato a 130 anni dalla nascita, anni favorevoli per la massima resa) mentre il prodotto ricavato inizialmente riesce a rispondere alle esigenze delle costruzioni tramite il suo riutilizzo. Shigeru Ban non si impegna nel realizzare edifici che non siano costosi nella gestione, studiandoli appositamente passivi e progettando così involucri intelligenti che si concentrino maggiormente nella climatizzazione efficiente;

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Fig. 30

Assemblaggio a secco dei pezzi prefabbricati in cantiere. detailonline.com Foto: Didier Boy de La Tour

Fig. 31

Trave binata. Assemblaggio a secco dei pezzi prefabbricati in cantiere. detailonline.com Foto: Didier Boy de La Tour

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Ma è di suo particolare interesse eliminare dal ciclo di vita dell'edificio la demolizione e la costruzione delle diverse parti "a umido" o da zero in fabbrica, diminuendo di gran lunga i costi del cantiere e gli impatti ambientali che avvengono ad ogni produzione e demolizione. Il vetro basso-emissivo in questione è completamente riciclabile in quanto il vetro è già demolibile e riciclabile di suo, come materiale insito nella produzione di nuovo vetro, ma anche riusabile sotto forma di pannelli già pronti e adatti alle diverse misure, come in questo caso. In definitiva, non vi sono motivi per cui il vetro utilizzato in una finestra o un’altra struttura non possa essere re-impiegato. Tuttavia, in molti edifici la struttura e le dimensioni degli infissi in vetro sono su misura limitandone in tal modo il riutilizzo. La maggior parte del vetro utilizzato per le finestre può essere riutilizzata e per citare un esempio; nel Regno Unito alcune aziende si dedicano alla raccolta e al riciclo di finestre. Il materiale che va a costituire i brise-soleil attorno ai pannelli di vetro è l'acciaio, che richiede un alto dispendio energetico per la loro produzione però resta completamente smontabile e riciclabile, e quindi riutilizzabile per nuove strutture. Il discorso della sostenibilità delle costruzioni di Shigeru Ban, è puntato per lo più infatti sul riutilizzo dei pezzi, interi o non, derivanti dal loro smontaggio (Fig. 30 e 31). In questo modo, un efficace processo realizzativo industriale è necessario per rendere il più durevole possibile l'acciaio, perchè possa avere vita sufficiente a coprire i bisogni di più edifici, uno dopo l'altro. Quindi nel momento in cui le misure di un pannello di vetro, destinato al riutilizzo, non si adattino a quelle della nuova apertura del serramento, è possibile indirizzarlo per il ritaglio dei contorni e adattarlo alle aperture di dimensioni inferiori;

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Fig. 32

Vista esteriore dell'edificio espressiva del suo "isolamento a gioeillo". biocasazero.com Foto: Andrey Sviridov

Fig. 33

Alloggiati fra le travi binate, i corpi illuminanti rendono visibile all’esterno il disegno della struttura portante. progettarearchitettura.it. Foto di Didier de La Tour.

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Osservo quindi che per ottenere la massima sostenibilità i prodotti dovrebbero essere riutilizzati al termine del loro primo utilizzo; qualora ciò non sia possibile, il prodotto o i materiali che lo compongono dovrebbero essere ripensati per una nuova funzione che ne permetta comunque una nuova utilità. Questa procedura è nota come gerarchia del riutilizzo-riciclo. Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? L’estrema trasparenza delle superfici rende simbolicamente percepibile la sembianza Hi Tech dell'edificio, invertendo la relazione tra i pieni ed i vuoti. Apparentemente potrebbe portare l'osservatore a pensare che il progettista intenda convogliare le attenzioni sull'avanzamento industriale e sull'edificio in se, che pare esibirsi soprattutto nelle ore notturne illuminato internamente dalle sue luci, come un eccentrico gioiello isolato dal contesto. (Fig. 32) Il materiale "povero" e naturale quale il legno conferisce un aspetto di leggerezza all'edificio, costituito da un guscio di vetrate e profili metallici. Così con la trasparenza si rende visibile anche la struttura autonoma (Fig. 33), caratterizzata da un materiale povero e Low Tech quale il legno e precisamente abete rosso. Ironicamente, materiale povero, che va a costituire travature rappresentanti nuove tecniche industriali. Quindi il processo industriale che porta alla produzione dei prodotti lignei lamellari risulta tutt'altro che Low Tech, necessitando di attrezzature avanzate tecnicamente e costose da mantenere, e soprattutto con l'impossibilità di essere realizzati a livello artigianale; I materiali lignei sono stati progettati per essere esposti all'aria aperta e per ottenere questa capacità sono laminati con additivi di incollaggio ed i perni di bloccaggio fresati con estrema precisione da diverse figure professionali. Di conseguenza in un secondo ri-utilizzo, il nuovo edificio avrà la caratteristica di essere Low Tech in quanto quasi nessuno degli elementi tecnologici che lo andranno a costituire sarà di nuova creazione e il ciclo di vita dell'edificio salterà la fase della produzione ma anche della demolizione perchè ci potrà essere un terzo edificio che potrà adottarlo nella sua struttura. Le professionalità collaboranti a fianco di Ban, dall'abilità di esplorare i limiti della tecnologia aiutano in questo modo a portare il materiale povero estratto, ad essere molto più resistente senza nulla variare alla sua apparenza, che resta sempre umile e semplice.

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Non è comunque certa la corrispondenza tra la lavorazione High Tech dei materiali Low Tech e tra la sembianza di Architettura tecnologica esterna che racchiude una povera (struttura lignea) sia voluta o solo citata ma rappresenta comunque lo stile, a pieno, di Shigeru Ban.

L'abbinamento legno - acciaio nella stessa costruzione rende particolare quest'opera, di Ban in quanto avviene un dialogo nettamente contrariante reciprocamente che mette a confronto la semplicità della natura con la freddezza industriale metallica. Dialogo che esprime la contrapposizione Low Tech e High Tech che vi giace dietro l'immagine dell'edificio. Per la totale trasparenza, la produzione del legno lamellare, l'acciaio e la destinazione d'uso, il progetto potrebbe sembrare totalmente il risultato di alta ricerca tecnologica, se non si considerasse il fatto che la decisione del materiale strutturale, che rappresenta anche il 70% della costruzione, deriva dalla sua natura vernacolare. Un approccio Low Tech che tende alla ricerca di risorse disponibili locali, sia per una produzione sostenibile che richieda il minimo trasporto sia per la sostenibilità a sfondo identificativo - culturale; L'industria così si assume il ruolo di elevare le caratteristiche da "scheda tecnica" di queste risorse, con consistenti collaborazioni interdisciplinari a livello di progetto, di serrate integrazioni tra i diversi produttori coinvolti nella costruzione, e infine di efficaci sistemi di gestione del processo realizzativo. Perchè questa dialettica possa essere efficace ed esprimere la sensazione del "lusso colto ed innovativo", Shigeru Ban adotta un prassi progettuale complesso, esperto strutturalmente per poter realizzare costruzioni dalla massima leggerezza.

Nel fare ciò egli seleziona i materiali che si possano procurare semplicemente a livello locale, sia che siano naturali che non (vedi l'esempio delle fondazioni delle Paper Log Houses, pag. 54), quasi come costruire delle "Recycling Buildings" utilizzando i rifiuti o gli scarti, senza intendere che essi abbiano smarrito la loro qualità e buone prestazioni, e di seguito ri-trasformandoli in nuovi rifiuti pronti per essere ri-utilizzati.

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La praticità di questo atteggiamento può essere considerata riflessione di una coscienza globale e internazionale, come un "taglia-cuci" che tolga un elemento ad un progetto in un paese, per inviarlo nel momento di bisogno o riutilizzo in una nuova costruzione, in un altro. In questo puzzle di elementi costruttivi Shigeru Ban riesce comunque a mantenere l'integrità che tiene su i valori di un edificio.

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2.02. Centre Pompidou-Metz- Metz / Francia

Fig. 34 Shigeru Ban. Vista notturna Centre Pompidou. Metz/Francia. 2010. Journal.ccas.fr

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Edificio Culturale e per le esibizioni Tipo di Struttura: Struttura a Telaio Materiale principale Strutturale: Legno Costruzione facciata: Rivestimento Curtain Wall Materiale facciata: Plastico, GRP Costruzione Chiusura Superiore: Tetto Spiovente Materiale Chiusura Superiore: Plastico

Descrizione

Come l'edificio "genitore" a Parigi, il nuovo Centre Pompidou di Metz è stato concepito come un nuovo spazio per le arti. Questo progetto è il decentramento di una struttura culturale nazionale in Francia, Centre Pompidou di Parigi ed è stato sviluppato in collaborazione con la grande comunità urbana - Communautè d'Agglomèration de Metz Mètropole. Si tratta di un istituto pubblico per la cooperazione culturale i cui membri fondatori sono lo stato francese, il Centre Pompidou, la Regione Lorena e la città di Metz. Il centro è dedicato all'arte moderna e contemporanea. Il suo progetto culturale comprende mostre temporanee e performance dal vivo, film e conferenze all'interno dei suoi spazi. Laboratori e corsi per bambini e ragazzi forniscono informazioni sulle correnti artistiche ed evidenziare il potenziale di creatività. Il progetto riceve il gentile sostegno di Wendel (Società di investimento Francese).

Oltre ai tre volumi a forma di tubo destinati alle mostre, fungenti da gallerie, vi sono altri ulteriori tra cui uno contenente una Creation Studio con un ristorante al suo piano superiore, uno cubico contenente uffici, un auditorium e altri servizi.

Il progetto è localizzato nella parte settentrionale, lontano dal centro, della città di Metz, quindi per concretizzare l'idea del monumentalismo e crearvi la connessione

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Fig. 35 Interno di una galleria espositiva. architizer.com

Fig. 36 Vista dell'affaccio verso la Cattedrale della Galleria 3. surfingbird.ru. Foto: Didier Boy De La Tour

Fig. 37 Interno Auditorium. architizer.com

Fig. 38 Interno Area Ristoro. architizer.com

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necessaria sono state create le tre stecche parallelepipede ospitanti le gallerie espositive (Fig. 35) che si affacciano allo skyline cittadino, da tre diversi punti di vista; L'ampia apertura del "tubo galleria" 3 si affaccia alla vista della Cattedrale (Fig. 36), simbolo di Metz, mentre il numero 2 alla Stazione Centrale, che per la posizione sul confine Tedesco e quindi i diversi cambiamenti governativi nel corso della storia, è caratterizzata da uno stile Neo-Romanico. Assieme al vasto spazio espositivo, che si estende su 5000 mq., la struttura presenta luoghi per l'accoglienza del pubblico, uno studio per la presentazione di spettacoli o performance artistiche (Fig. 37), una libreria, un ristorante e un caffè (Fig. 38). Gli spazi interni restano minimal (Fig. 39) per la minima quantità di materiali utilizzati, di nuovo grazie agli studi strutturali innovativi. Inoltre essi sono flessibili e senza una pianificazione interna precisa e stabile, adeguandosi così all'arte contemporanea oggetto peraltro delle mostre. Ban non intendeva realizzare, nonostante possa apparire diversamente secondo svariati punti di vista, un edificio scultoreo che desse ai visitatori l'impressione di non essere autorizzati a entrare nel museo. Così invece di una facciata chiusa egli ha immaginato uno spazio aperto ma coperto intorno all'edificio, garantendo comunque un'entrata principale ben visibile rispondente alle normative vigenti.

Infatti stando alla sua affermazione vi è una crescente quantità di persone non disposte a spendere per entrare in una "scatola chiusa" per osservare opere di cui non è anche a conoscenza. Invece di una scatola, quindi, questo museo è un ambiente unificato sotto un ampio tetto che è come l'estensione del verde circostante. E' più semplice e invitante l'entrata senza la presenza di chiusure esterne. Perciò il prospetto del museo è caratterizzato da vetrate facilmente removibili (Fig. 40).

Un aspetto molto importante che riguarda questo edificio, quindi, è la continuazione tra gli interni e gli esterni e la sequenza di ambienti che nascono da questa relazione. Dimostrazione che uno spazio può anche essere creato ed essere valido in sè anche in aiuto solo di una copertura (Fig. 41);

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Fig. 39 Vista spazio interno "Minimal". architizer.com

Fig. 40 Vista vetrate facilmente removibili al pisno terra per facilitare l'ingresso. architizer.com

Fig. 41 Maquette (courtesy Shigeru Ban office) mostrante la copertura protagonista principale. designboom.com

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Una struttura lignea, dalla forma esagonale, circonda e unifica i diversi volumi in una sola che li comprende universalmente. Questa forma geometrica (Fig. 42) è simbolica per la Francia data la sua conformazione geografica che di sera con l'illuminazione proveniente dall'interno (precisamente dalla sala principale alta 37 metri), diventa visibile, attraverso la tela di membrana tessile traslucente (Fig. 43). Le aree interstiziali tra il tetto e ciascun volume hanno svariate funzioni. La prima è uno spazio di riunione. La seconda, al piano di sopra ai "tubi" 1 e 2 è uno spazio espositivo per esibire sculture approfittando del vantaggio della luce naturale entrante tramite la copertura superiore. Una "torre" metallica centrale funge da gabbia per gli spazi di servizio, le scale e l'ascensore, come collegamento tra i diversi livelli dell'edificio (Fig. 44).

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Fig. 42 Pianta della copertura mostrante il disegno dell'intera struttura a forma di esagono. architizer.com

Fig. 43 Dettaglio di copertura superiore all'imbrunire. designboom.com. Foto: Š Emmanuel Dambrine

Fig. 44 Torre centrale di servizio. designboom.com. Foto: Š Olivier H. Dancy

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Analisi delle Strategie Progettuali e delle Scelte Costruttive

Scelte materiche e modalità di assemblaggio

La quantità dei materiali utilizzati, nel progetto, è assai limitata rendendolo minimal e avendo il pieno controllo così sul loro ciclo di vita e facendo la selezione necessaria di quelli intelligenti che rispondano a più esigenze insieme contemporaneamente. Lo scopo che vi giace dietro è quello di ridurre i rifiuti, relazionando così l'edificato con le condizioni dell'ambiente esterno cogliendo il più possibile i vantaggi derivanti. Tutte le zone interne sono unite da una copertura unica, con listelli in legno ed elementi di connessione in acciaio (Fig. 49), seguente una pianta esagonale così come la forma geografica della Francia, dal punto di vista satellitare. Nel periodo in cui lavora con il suo team al progetto del padiglione di Hannover, Ban compra un cappello cinese a Parigi ('98) di cui nota le "forme architettoniche"; La sua struttura di bambù è resa impermeabile da uno strato di carta oleata, mentre un altro strato di di foglie secche ne garantisce l'isolamento, sembrando quasi la struttura di un palazzo. Da quel momento decide di realizzare un tetto simile. Esagono che a sua volta è composto da molti altri esagoni minori e triangoli equilateri, riproducendo in tal modo il cappello cinese di bambù, come descritto (Fig. 50). Questi elementi formali, dal punto di vista di Ban, sono tutt'altro che tendenze passeggere come "blobbismo" o la passione per le forme irregolari rese possibili dal disegno a computer (CAD).

L'ispirazione della copertura deriva soprattutto dal Wire Mesh di Frei Otto (Fig. 51), con cui collabora in quel periodo per il padiglione Giapponese, di cui visita l'Istituto per le costruzioni leggere che era costruito tramite dei cavi che necessitavano una superficie di sostegno al di sotto. A quel punto Ban decide per provare a creare una superficie che sia allo stesso momento -struttura-.

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Fig. 49 Listelli di legno della copertura tenuti insieme da viti in acciaio. designboom.com. Foto: Š Roland Halbe

Fig. 50 Cappello cinese (sinistra) e modello ricostruito a computer della copertura di C. Pompidou. designboom.com.

Fig. 51 Wiremesh di Frei Otto. architetturacafe.com.

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Implicita nella copertura vi è infine anche la filosofia del "basket-weaving" (Fig. 52) diffuso in America, famoso per l'utilizzo di risorse rinnovabili in grado di riprodursi rapidamente, una tessitura di materiali leggeri, dalle dimensioni sottili, che da intrecciati secondo una certa conformazione e con eventuali sostegni di elementi tecnologici diventano resistenti quanto dei volumi pieni. Ban avrebbe apprezzato la totale assenza di marchingegni di natura metallica ma data la conformazione complessa seppur autonoma della chiusura superiore si sono rese necessarie le bullonature di acciaio tra i fili di orditura del telaio. Le ricerche strutturali gli permettono di conoscere le caratteristiche meccaniche del legno lamellare, che può infatti sopportare sia le forze di compressione che di tensione. In questo progetto, infatti, il telaio in legno lamellare serve da griglia a conchiglia "comprimente" e anche da scheletro di supporto alla membrana tessile sovrastante, seguendone la medesima forma. Il tentativo comunque è stato di difficile attuazione, dal momento che uno sforzo immane è stato compiuto per trasformare qualcosa di molto semplice in qualcosa di estremamente complesso e costoso. Come citato prima, la struttura lignea del "tetto" supporta una membrana tessile di tensione in PTFE (Teflon) (Fig. 53). Le facciate in totale sono caratterizzate dal vetro mentre tutti i livelli superiori traggono la loro trasparenza e protezione dal policarbonato corrugato (Fig. 54). Lavorazione industriale dei materiali Le strutture di tensione combinano creatività ed estetica con materiali conservanti le risorse, con breve periodo costruttivo, costi contenuti ed un'ampia gamma applicativa. La membrana tessile di Centre Pompidou di Metz presenta nella sua tessitura anche le fibre di vetro, che costituiscono un ostacolo, se così lo si possa definire, ad una buona stabilità a fronte delle piegature, ma lo rendono resistente sfruttando al meglio le proprietà delle diverse fibre. La fibra di vetro è ottenuta dalla fusione ad alta temperatura della sabbia silicea unita ad altri minerali.

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Fig. 52 Basket weaving. jonsbushcraft.com. Foto; ŠJonathan Ridgeon

Fig. 53 Copertura della struttura lignea del tetto con Teflon. designboom.com.

Fig. 54 Facciate caratterizzato dal policarbonato corrugato. architizer.com.

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I tessuti ricevono un trattamento che aumenta la bagnabilità delle fibre e ottimizza l’aderenza con la spalmatura finale. L’appretto più diffuso è composto da silani, che aumentano la resistenza della fibra consentendo il mantenimento delle sue proprietà meccaniche. Le membrane nella fase post produzione seguono un processo di verifica della resistenza alla!trazione ed allo scoppio; in particolare i filtri in PTFE e Nylon risultano notevolmente resistenti alle applicazioni più aggressive.

Sostenibilità di gestione Anche l'aneddoto che spiega l'insolita presenza di Ban e del suo team sul tetto di Centre Pompidou di Parigi fornisce un interessante chiave di lettura della personalità e della determinazione dell' Architetto (Fig. 55 e 56). Se l'autore del progetto visita solo occasionalmente il cantiere, o invia dei collaboratori, avrà serie difficoltà a seguire la realizzazione della sua idea fino alla fine. Dopo aver vinto il concorso per il Centre Pompidou - Metz, indetto dall'istituzione Parigina, Ban racconta che l'onorario pattuito non fosse sufficiente a coprire le spese per lo sviluppo del progetto, così che ha dovuto chiedere a Bruno Racine6 se potesse affittare loro uno spazio sul terrazzo dell' esistente Centre Pompidou di Parigi (Renzo Piano) per costruire un ufficio temporaneo per sè e per i progettisti. Egli pensa che sia un bene lavorare vicino al cliente in quanto una volta vinto un concorso ci si aspetta dall'Architetto vincitore di avanzare un patto collaborativo con gli altri studi di architettura locali. Questo suo pensiero è dovuto alle passate esperienze negative di fronte all'elevata complicità degli Architetti "colleghi" con il cliente riguardante le tempistiche e certe scelte che possano cambiare all'ultimo in cantiere.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6!!Presidente di Centre - George Pompidou dal 2002. !

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Fig. 55 Temporary studio sul terrazzo all'ultimo piano del Centre Pompidou di Parigi. designboom.com.

Fig. 56 Temporary studio sul terrazzo all'ultimo piano del Centre Pompidou di Parigi. decomanka.blogspot.com

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Il PTFE accluso insieme alle fibre di vetro, per la notevole rigidezza viene utilzzato in strutture durature e non pieghevoli, proprio come la copertura tesa e stabile del progetto di Ban, quindi la struttura in questione risulta adatto per ospitare questo materiale approfittando delle sue proprietà positive senza risentirne, invece, di quelle potrebbero essere non semplici da gestire.

Esso ha un coefficiente di frizione assai inferiore nel campo polimerico (è famoso il suo utilizzo nella produzione delle padelle anti-aderenti, le cosiddette "Teflon-Coated") così è la scelta migliore per una chiusura superiore che debba essere resistente agli agenti atmosferici senza deteriorarsi in fretta con l'inquinamento che eventualmente vi si possa insediare dentro e sulla superficie. Infatti i teli vengono tagliati in porzioni più piccole e i pezzi vengono quindi lavati. Dopo un semplice processo di pulizia (con la pressione atmosferica di vapore) e alcune sostanze detergenti pacifiche per l'ambiente e per la salute dei lavoratori, possono essere utilizzate nuovamente senza che i materiali di cui sono composte subiscano trasformazioni. Sostenibilità materica Le sostanze polimeriche, riescono a sfuggire così ai processi che avrebbero dovuto subire, in assenza del basso coefficiente di frizione, come l'estrusione o lo stampaggio ad iniezione; Quindi la produzione del "Glass reinforced Teflon" le richiede sotto forma di polvere per procedere con lo stampaggio a pressione e la sinterizzazione. Peraltro negli ultimi anni si sta discutendo, anche in Italia, il riscaldamento della materia prima tramite i campi elettro-magnetici o campi elettrici in cui vi è un consumo ridotto di energie e emissione di gas inquinanti. Inoltre ha una percentuale di viscosità relativamente elevato rispetto alle altre.

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Riutilizzabilità Il riuso, tecnicamente definito "re-impiego", delle membrane tessili è molto diffuso ed agevolato per le loro proprietà che lo rendono possibile.

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Fig. 57 Frank O' Gehry. Bilbao Museum. Bilbao/Spagna. 1997. abduzeedo.com.

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Il re-impiego si può anche attuare solo a parti di membrana tagliando le parti del telone che sono fragili, screpolate o eliminate; Il PTFE è l'opzione più ovvia se uno degli obiettivi principali del progetto sia quello di mantenere bassi i costi di costruzione e le successive manutenzioni, ma anche rendere la sua vita più duratura possibile in quanto dopo la demolizione Shigeru Ban tende al suo riutilizzo dopo il riciclo. Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? Con Centre Pompidou di Metz, Shigeru Ban segue il "Bilbao Effect", una scia nata dal Guggenheim Museum di Frank O'Gehry in Spagna (Fig. 57); L'intenzione è quella di creare un museo che sia monumentale per poter portare ad un turismo più vivido ed attirare più visitatori possibile. Si crea così un link urbano importante, punto di intelligenza della città, come può sembrare tipico criterio progettuale High - Tech. Al contrario le due maggiori ispirazioni per la chiusura superiore sono in grado di evocare la tradizione artistico-artigianale, lavoro a mano e umile suscitando sensazioni di semplicità di calore umano, in definitiva, lontana dalla freddezza industriale. Ban ci si avvale delle conoscenze tecnologiche della nuova era per trattenere le sembianze tradizionali di una copertura a "cesto", quasi come un cappello cinese tramite diversi piccoli pezzi industriali di legno lamellare, incastrati l'uno nell'altro. Oggigiorno vi è questo piccolo movimento nel mondo per ri-scoprire e ri-coltivare le strumentazioni e le tecnologie antiche e tradizionali; ma richiede una sperimentazione sostanziale, abilità allenamento, infrastruttura e la partecipazione di tutta una comunità. Tendiamo sempre a immaginare l'architettura tecnologica nelle vesti, esclusivamente, di acciaio o altre leghe metalliche e vetro. Ma la tecnologia della tessitura è stata insita nella cultura di ogni società "aborigena" già a partire da 13.000 anni fa. In pratica tutte le popolazioni hanno da sempre prodotto contenitori tessili, da quando hanno iniziato a convivere con gli animali feroci; per dieci mila anni sembra che gli uomini abbiano dormito dentro coperture tessute, tenutosi in protezione tramite paramenti dallo stesso telaio di un cesto in paglia o bambù, pescato con le reti mentre remavano in riva sulle barche di cesto.

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"They might have carried their babies in basket papooes and gone to their graves in basket coffins."7 "Potrebbero aver trasportato i loro bimbi in culle di cesto e essere sotterrati in bare di cesto". Si può comunque mantenere accesa quest'intenzione anche per ambienti moderni e tecnologicamente avanzati e proprio come nel progetto di Centre Pompidou di Shigeru Ban.

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Stando a quanto afferma l'unica soluzione per mantenersi distaccato da queste tendenze è quella di avvicinarsi all'ingegneria strutturale più ricercata e rischiare nuovi materiali leggeri ma resistenti. Questi materiali sono anche più semplici (nel suo caso soprattutto la Carta) e si avvicinano all'uomo in ogni senso, da quello costruttivo a quello visivo sensoriale, una semplicità raggiunta con processi High Tech e una intenzione di mantenere in un "guscio" Low Tech l'edificato.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 7! Brian Kaller - Doubts on progress and Technology / Low - Tech Magazine. 78! !


2.03. Japanese Pavilion- Hannover / Germania

Fig. 58 Shigeru Ban. Vista spazio interno Japanese Pavilion. Hannover/Germania. 2000. canadianarchitect.com

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Padiglione. esposizioni, a dest. speciale Tipo di Struttura: Struttura a Telaio Materiale principale Strutturale: Legno - Carta Costruzione Chiusura Superiore: Membrana plastica Materiale Chiusura Superiore: Plastico Materiale facciata: Plastico, GRP

Descrizione

Il Padiglione Giapponese di Shigeru Ban è uno spazio espositivo fieristico costruito in occasione dell'Expo di Hannover nel 2000, caratterizzata dal tema della protezione ambientale. Per seguire ed adeguarsi al tema in questione Ban progetta una struttura, il meno teconologica possibile, costruita principalmente da materiali riciclabili. In generale quando nella creazione/concepimento di un edificio le maggiori attenzioni sono convogliate verso il suo funzionalismo e altri aspetti concreti della sua costruzione in cantiere, ci si può allontanare dalla sua aura di estetica ed i vari messaggi di poetica architettonica astratti. Quindi un osservatore "smarrito" nei dubbi riguardanti il significato del costruito, in ricerca di una corretta ottica per la comprensione dell'edificio crede di averlo trovato, accantonando tutte le domande, convincedosi di trovarsi all'interno di una struttura pratica e con l'esclusiva funzione di rifugio/human shelter. Ma soprattutto in questo caso il Padiglione espositivo risponde a tutti i criteri che in teoria un'opera Architettonica ha in sè impliciti; la sua estetica infatti proviene dall'attenzione verso la sua creazione di uno spazio economico, efficiente e razionale.

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Data la dimensione molto grande e spaziosa (3015 mq. di costruito, 5450 mq. di terreno a disposizione) del Padiglione lungo 73,8 metri, largo 25 e alto 15,8 la leggerezza strutturale è tenuta stabile ed in piedi tramite degli accorgimenti progettuali riguardo la conformazione del Padiglione che presenta una sagoma "onduleggiante" in sezione (Fig. 59) per la resistenza soprattutto agli sforzi laterali. Questi giochi "curvilinei" accentuano la sensazione dell'osservatore, che si trova all'interno, di cogliere le ricerche strutturali provocatorie ed innovative (Fig. 60), variando le impressioni spaziali man mano che questi avanzi nel suo percorso lungo il Padiglione.

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Fig. 59

Vista prospettica del Padiglione Giapponese mostrante la sua conformazione geometrica. shigerubanarchitects.com

Fig. 60 Vista interna con la copertura curvilinea. domusweb.it. Foto: Hiroyuki Hirai.

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Analisi delle Strategie Progettuali e delle Scelte Costruttive

Scelte materiche e modalità di assemblaggio

Il padiglione Giapponese per l'Expo ad Hannover, tenutosi nel 2000 in Germania, è una struttura costruita con tubi di cartone riciclabili (Fig. 66). Il progetto è stato sviluppato da Shigeru Ban assieme ad altri collaboratori consulenti, come l'Architetto Frei Otto e lo studio di Buro Happold.8 Tra gli obiettivi della costruzione del Padiglione c'è quello dei metodi tecnologici da mantenere il più bassi possibile, così che le connessioni tra i tubi di carta siano nastri di stoffa o metallici, di modo che la loro intersezione possa avere il massimo angolo di apertura ad una determinata tensione applicata. Per permettere questa rotazione, ai tubi che disegnano una "S" immaginaria sotto tale tensione, la cerniera poteva infatti essere esclusivamente l'adesivo (Fig. 67). In tutto ciò vi è una base con pannelli e travetti lignei lamellari inarcuati per una corretta stabilità dell'intera struttura (Fig. 68) e giunzione affidabile della membrana tessile superiore alle fondamenta, che corre per tutto il perimetro esterno, riempiti con sabbia per conferirvi peso. Proprio come nelle sue Paper Log Houses, per avere delle fondazioni resistenti e solide Ban rinuncia al calcestruzzo gettato in opera per sostituirlo con la sabbia, che è sostenibile a livello ambientale per il suo asporto totale senza complicazioni e la sua facile reperibilità in natura direttamente senza alcuna produzione industriale. In definitiva risulta una sagoma strutturale, a griglia, autonoma per il proprio sostentamento rispondente alla funzione di più unità tecnologiche nell'insieme di tutto il Padiglione.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8! Buro Happold è una compagnia professionale di consulenza ingegneristica, design, progettazione, project management e servizi di tutti i generi per gli edifici, infrastrutture e l'ambiente, con l'Ufficio amministrativo a Bath (Inghilterra).

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Fig. 66 Costruzione della griglia di copertura per il 90% con tubi di cartone. shigerubanarchitects.com

Fig. 67 Giunzioni tra i vari tubi della griglia cost. da nastri edilizi di adesivo. designboom.com

Fig. 68 Scheletro ligneo dietro la griglia di cartone. detail-online.com. Foto: Christian Schittich

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Ma i tubi di cartone da soli, conformati a griglia, non risultano sufficienti per la solidità del progetto, così lo studio Happold propone dei cavi metallici che fungono da aiuto strutturale, collegando i diversi tubi tra di loro (Fig. 69). Questa soluzione inizialmente sembra superflua secondo Ban, che intende affidare tutto il carico, accidentale e non, alla chiusura superiore orizzontale, che allo stesso momento funge anche da quelle verticali esterne, formando tutta una copertura a "conchiglia", con una logica quasi simile a quella di Centre Pompidou di Metz con la sola differenza che stavolta la "conchiglia" arriva a coprire l'intero edificato. Le due facciate corte e principali presentano uno scheletro di appoggio formato da pannelli alveolari sempre di carta sotto forma di strati rettangolari posati perpendicolarmente che vanno così a far parte di più triangoli equilateri iscritti all'interno di un grande semicerchio (Favo) (Fig. 70). Il materiale scelto si è rivelato particolarmente adatto per l'Expo di Hannover, in quanto la manifestazione è dedicata al tema dell'ambiente, inoltre la struttura doveva in qualche modo riflettere la tradizione Giapponese; Riflessione che diventa ancora più centrata con la copertura giacente sopra la griglia di legno e cartone che è ancora una volta di carta (Fig. 71) (una carta molto particolare sviluppata in Giappone e costituita da cinque strati di materiale ignifugo e impermeabile). Per venire incontro a questa decisione di Shigeru Ban e mantenere la carta come materiale di copertura, durante gli esperimenti per la costruzione del Padiglione, Happold realizza la necessità di avvolgere la membrana tessile con una pellicola di PVC (Polivinilcloruro) perchè la normale Carta è completamente debole a fronte di prove atmosferiche e di incendio, nonostante si siano provvisti di rinforzare "la sostanza" con fibre di vetro. Però dal momento che il PVC è una sostanza altamente nociva per i gas emessi dopo la demolizione e per lo più non è neanche riciclabile è stata adottata una membrana tessile sempre di carta, multi strato ed impermeabile e traspirante. Questa struttura tessile è formata con tessuti semplici ( piatti, scanalati ) e resi impermeabili tramite sostanze chimiche water-repellent e water-resistant a base di fluoro. In questa membrana sono state cambiate anche le fibre utilizzate nel filato dell'orditura secondo il concetto che essa potesse restare permeabile all'aria tramite delle pellicole microporose a lastra water-proof e respirante allo stesso momento.

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Fig. 69 Cavi metallici tra la membrana di copertura e la griglia di tubi, a scopo di sostegno. skyscrapercity.com

Fig. 70 Facciata principale e corta a "favo" vista dall'esterno. world-architects.com

Fig. 71 Copertura in membrana tessile di carta. world-architects.com

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Lavorazione industriale dei materiali I tubi di cartone gli vengono procurati dall'azienda SONOCO Paper Tubes and Cores, che hanno delle sperimentazioni condotte in Giappone, Europa

ed Australia che utilizzano

carta proveniente da fibra vergine o carta di recupero proveniente da una filiera selezionata e che richiedono lo studio di appositi nodi per la connessione tra gli elementi e lo sviluppo di soluzioni specifiche per risolvere i problemi di messa in opera, durabilità, manutenzione, ecc. Gli strati di carta, nella produzione dei tubi di cartone, sono incollati tra loro a caldo, che a differenza delle colle con il formaldeide, resistono maggiormente agli slittamenti e garantiscono una migliore stabilità anche a umidità elevate. Questo preciso incollaggio si trascina dietro lo svantaggio di essere nocivo all'ambiente dopo la sua demolizione, ma di nuovo a Ban interessa adottare una strategia di re-impiego e per poterlo realizzare il materiale di cui fa uso necessita avere una vita lunga e resistente. Trasporto di materiali Grazie a molte filiere di produzione distribuite in tutto il mondo, è possibile procurarsi con il minimo trasporto i tubi di cartone prodotti sul sito e montati direttamente in fabbrica off-site oppure in cantiere, in site. Sostenibilità materica La carta proviene dalla lavorazione del legno che è una risorsa rinnovabile (lavorazione che per altro ha molte meno emissioni rispetto ad altre) e introduce processi di riuso e riciclaggio, come strategia base del ciclo edilizio. Inoltre essa non è responsabile delle deforestazioni tropicali in quanto queste non presentano alberi adatti ad ottenere cartone da buone proprietà meccaniche. Questa ha una buona compatibilità ambientale, costi contenuti, versatilità e conferisce la leggerezza ambita da Ban ad una costruzione. Durante la produzione della carta vi è un elevato utilizzo di acqua, che però con un processo industriale conscenzioso, viene reintrodotta per il 70% nella produzione di nuova carta mentre il restante 30% viene utilizzato per le lavorazioni richiedenti calore e vapore.

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Riutilizzabilità Per Shigeru Ban l'obiettivo principale per questa occasione è quella di utilizzare materiali il più possibile sostenibili, ovvero puntando nuovamente alla loro riciclabilità, riuso e facile reperibilità, non perchè prevedibilmente questo atteggiamento progettuale possa essere diventato un'abitudine o un marchio per alzare il livello della propria "etichetta" da Architetto, ma perchè l'Esposizione come evento in sè richiede la temporaneità dei suoi Padiglioni e il loro smantellamento semplice una volta esaurita la loro funzione. Se fino ad allora Ban è sempre stato contrario alla produzione di rifiuti e si è concentrato a creare progetti con il loro riutilizzo, ora con il Padiglione di Hannover ha abbassato ancora maggiormente la stravaganza da capolavoro architettonico verso l'umiltà di un semplice rifugio, innalzando allo stesso istante sorprendentemente l'eleganza. Un processo che, forse lo ha reso ancora più visibile, in quanto Ban, grazie alle sue innovazioni tecnologiche strutturali, riesce a raggiungere l'estetica con una naivetè disarmante. Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? Il Japanese Pavillion è il risultato perfettamente riuscito di una collaborazione multinazionale e delle combinazioni di idee e tecnologie. Come già accennato nel primo capitolo, la Carta in edilizia è un grande passo di innovazione verso la demolizione dei pregiudizi sulla solidità e stabilità di un edificio. L'obiettivo è quello di ottenere il più con il meno, ovvero con il massimo risparmio delle risorse attraverso la qualità della leggerezza. "Ai tempi del Gotico, gli Architetti costruivano con pietre piene. Oggi noi possiamo costruire con pietre vuote. Gli spazi definiti dalle membrature strutturali sono altrettanto importanti delle membrature". Questa citazione di Louis Kahn è una osservazione interessante ai fini di un'architettura leggera e facilmente componibili / scomponibili come quella di carta di Ban, essendo anch'egli un progettista di edifici porosi e di giochi di pieni e vuoti. A confermare l'estrema tendenza verso il Low Tech di questo progetto vi è la presenza della membrana tessile avvolgente tutto il padiglione che è di carta. Optare al suo utilizzo nella copertura del Padiglione aiuta a conferire un'estetica che la porta ad essere Low Tech con un aspetto che ricorda alquanto quello di una lampada

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con l'involucro fatto di carta da riso, se si pensasse alla sua visione di notte una volta illuminato dalle luci artificiali provenienti dall'interno (Fig. 72 e 73). La sua trasparenza garantisce allo stesso momento una sembianza High Tech lasciando in mostra al suo scheletro strutturale ed è raggiunta grazie all'alta tecnologia e innovazione teorica e applicativa, ma accoppiata a materiali umili. Questa apparenza e le dimensioni sono da tenere in considerazione in quanto si tratta di un progetto che dovrebbe farsi notare in un'esposizione universale e nonostante ciò grazie al materiale innovativo quale è la carta e alla conformazione con dimensioni grandiose ma limitate dalla sua portata strutturale e meccanica; Nasce un edificio espositivo temporaneo in cui è visibile lo sforzo effettuato per lo spazio concesso ad ogni specie di innovazione, ma anche la fragilità dell'uomo in sè. Fragilità e piccolezza espresse grazie alla corretta scelta di materiali in cui non è presente la prepotenza dell'High Tech ostentante un'infinità di risorse e forze che in realtà non esistono e promettono il falso.

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Fig. 72 Vista esterna all'imbrunire. pinterest.com. Foto: Danilo Crivella.

Fig. 73

Un'altra vista dell'illuminazione completa del Padiglione che fuoresce grazie alla parziale trasparenza della copertura. world-architects.com

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2.04. Naked House (House near Tokyo)- Tokyo / Giappone

Fig. 74 Shigeru Ban. Naked House. Kawagoe/Giappone. 2000. shigerubanarchitects.com

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Edificio residenziale Tipo di Struttura: Struttura a Telaio Materiale principale Strutturale: Legno Costruzione Chiusura Superiore: Rivestimento in Curtain Wall Materiale Chiusura Superiore: Plastico Materiale facciata: Plastico, vetro, fibre di vetro e pellicola. Materiale degli interni: Tessile

Descrizione

La Naked House (House near Tokyo) è una della Case Study Houses di Ban ed è una struttura di abitazione loft, simile ad un capannone, collocata fuori Saitama in Giappone nelle sue zone campane ovvero Kawagoe più precisamente, dove viene praticata l'agricoltura come attività principale. Nella confusione delle decisioni progettuali per poter conferire una determinata conformazione all'edificio gli viene fatta la precisa richiesta da parte del committente (un locale botanico e agricoltore) di avere una casa con la minima privacy possibile per la convivenza della famiglia. Così la Case Study House 10 sorge in riva al fiume prossimo ed è circondato da campi e serre sparse qua e là. Gli interni presentano un unico spazio ampio elevato per due piani in altezza (senza il solaio intermedio come prevede la tipologia loft per l'appunto) e quattro "stanze" private e mobili che per preservare la mobilità e la leggerezza hanno le minime dimensioni in grado di ospitare gli oggetti più necessari. Nel caso di bisogno, se accatastate, formano uno spazio maggiore assieme.

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Possono anche fungere da un piano in piÚ sopraelevato per i giochi dei bambini (Fig. 75). "This house is indeed a result of my vision of enjoyable and flexible living, which evolved from the client's own vision towards a living and a family life." "Questa casa, è infatti, risultato del mio punto di vista di uno stile di vita piacevole e flessibile, che si è evoluta da quello del cliente verso la vita casalinga e familiare." A Kawagoe il clima permette agli edifici di essere "aperti" verso gli ambienti esterni nell'arco di tutto l'anno, in quanto mite e tranquillo con poche variazioni. Le chiusure verticali esterne sono infatti leggere e trasparenti con delle piccole aperture per la ventilazione naturale (Fig. 76). Questa trasparenza si interrompe solo laddove, nella zona Est della casa, sono presenti gli spazi di servizio ed il bagno e la cucina che sono anche quelli unici stabili e fissi degli interni (Fig. 77).

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Fig. 75 Stanze mobili su cui possono giocare i bambini. thetreemug.com. Foto: © Shigeru Ban, Hiroyuki Hirai

Fig. 76 Prospetti mostranti le piccole aperture nella facciate longitudinali. thetreemug.com. Immagine: © Shigeru Ban

Fig. 77 Gli spazi fissi come bagno e cucina. thetreemug.com. Foto: © Shigeru Ban, Hiroyuki Hirai

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Analisi delle Strategie Progettuali e delle Scelte Costruttive

Scelte materiche e modalità di assemblaggio

Ispirandosi ai materiali locali e all' Architettura agricola, per il rivestimento del capannone, per certi versi simile a una serra, l'Architetto ha optato per il policarbonato alveolare.

L'ossatura formata da trentaquattro travi ad arco definisce la copertura della struttura, ampia 130 m2 e ospitante le "camere da letto" da 6 m2 ciascuna, fatte di pannelli di cartone a nido d'ape inseriti in cornici di legno (Fig. 80). Il bagno, la cucina e le aree lavanderia sono unità fisse, separate dal resto della casa per mezzo di lunghe tende bianche. Le stanze sono mobili a ruote (Fig. 81) di modo che il disegno della pianta possa variare facilmente, ma sono anche progettate perchè abbiano la minor privacy possibile su richiesta dell'utente che espresse il desiderio di condurre una vita unitaria senza distanze con la propria famiglia. L'economia del risparmio risulta totale nell'habitat pratico e mobile di questa casa, dove ogni spazio e stanza viene incontro alle esigenze di ogni attività. L'unica differenziazione di questi ambienti avviene tramite delle semplici tende leggere, che sono apribili e chiudibili a seconda che il fruitore voglia temporaneamente o meno separare i diversi contesti della casa (Fig. 82). La divisione delle camere per creare una parte in disparte in privacy, di ritiro e per le ore notturne, quindi è possibile grazie alle celle di legno compensato giù pronte e movibili in qualsiasi angolo a seconda dei più disparati compiacimenti. La Naked House, così in assenza di qualsiasi eccedenza, si lascia trasformare esclusivamente dall'ingombro umano, restando cosciente della sua temporaneità.

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Fig. 80 Spaccato assonometrico. thetreemug.com. Immagine: © Shigeru Ban

Fig. 81 Vista interna con le stanze mobili su ruote. thetreemug.com. Foto: © Shigeru Ban. Hiroyuki Hirai

Fig. 82 Tende separatrici gli ambienti interni. thetreemug.com. Immagine: © Shigeru Ban. Hiroyuki Hirai

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Queste celle/camera sono scoperte in mancanza di due pareti laterali verticali stante alla mancanza di privacy e continuità spaziale, ma possono anche essere coperte tramite dei semplici tendaggi. In ogni caso la loro presenza indica l'evidenziazione di una separazione areale, seppur ironica.

L'interno libero e silenzioso sposta l'attenzione al pavimento, come piattaforma che ha lo stesso ruolo di un pezzo "padrone" dell'arredamento, dove secondo la tradizione Giapponese avviene tutta la vita familiare tramite il suo movimento su di esso. Il pavimento è messo in evidenza grazie al materiale polimerico lucido di cui è formato, indicante i segni delle eventuali pareti o tende scorrevoli e i riflessi delle travature strutturali laterali che creano disegni diversi al passare delle ore, visibili per la trasparenza della casa (Fig. 83). Pannelli corrugati di policarbonato vanno a costituire la chiusura verticale, questa scelta è simbolica in quanto è il materiale di imballaggio per il trasporto di generi alimentari come la frutta e nelle serre (Fig. 84 e 85). La trasparenza della casa è così assicurata dai materiali polimerici che vanno a costituire uno ad uno i singoli strati delle sue chiusure verticali esterne (in ordine dall'esterno verso l'interno); - Policarbonato Alveolare - Fibre bianche di polietilene estruso che sono l'isolamento per la parte più esterna dell'edificio - Rivestimento in plastica della struttura lignea per evitare condensazioni e l'entrata degli insetti dato il contesto in campagna. - Strato di nylon a velcro come rivestimento delle pareti interne, semplice da rimuovere per eventuali pulizie o sostituzioni.

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Fig. 83. Pavimento in evidenza con la semplicità e lucidità. thetreemug.com. Foto:© Shigeru Ban H. Hirai.

Fig. 84. Policarbonato corrugato per la trasparenza dei muri. thetreemug.com. Foto: © Shigeru Ban H. Hirai.

Fig. 85. Vista interni serra con la copertura in policarbonato corrugato. adviplast.eu

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Il policarbonato alveolare presenta, come suggerisce il suo nome, degli alveoli o camere che grazie all'aria in essi contenuta, consente un ottimo isolamento termico e si possono ottenere fino a 50 mm. di spessore per una solidità e isolamento migliori (in questo progetto il policarbonato è accompagnato da fibre di vetro per non sacrificare la sua sottigliezza , 18 mm., che mantiene buona la trasparenza). Grazie a queste caratteristiche risulta il materiale ideale per le serre. Per Ban è importante la ricerca di un materiale isolante che conservi la trasparenza della casa e sceglie così con i suoi consulenti ingegneri il Polietilene estruso, anch'esso a sua volta è utilizzato nel settore agricolo (Fig. 86).

Lavorazione industriale dei materiali In questo caso le fibre sono trattate a mano con una sostanza resistente al fuoco e chiuse ermeticamente all'interno di 500 sacchi di plastica, in fabbrica. Questi vengono poi divisi in elementi più piccoli in modo tale da evitare che l'"imbottitura" isolante interna cada verso il basso. I pacchetti isolanti di seguito vengono poi fissati meccanicamente, in cantiere, alla struttura portante mediante agganci metallici. Fissaggio a secco grazie alla leggerezza dei materiali, necessario per il loro riutilizzo e riciclo. Sostenibilità di gestione Il Policarbonato in sè è assai resistente agli agenti atmosferici e presenta un'elevata resistenza meccanica, grande leggerezza, facile montaggio e necessita di scarsa manutenzione e ha la possibilità di essere anti UV. Esso non ingiallisce se in versione anti UV in entrambi i lati, non perde elasticità e resistenza agli urti. I suoi costi non sono bassissimi vista la concorrenzialità commerciale del prodotto ma l'elevata durabilità lo rende ovvio da scegliere in quanto fa sì che possa garantire una vita lunga senza le spese di manutenzione e sostituzione che possano in definitiva superare il costo dei materiali edilizi applicati durante la costruzione. L'interno della casa è schermato da una pellicola di nylon facilmente re-movibile per facilitarne la pulizia (Fig. 87).

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Fig. 86. Dettaglio tecnico mostrante i diversi strati polimerici. nakedhousecasestudy.blogspot.com.

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Fig. 87. Strato di nylon dalla semplice removibilità . thetreemug.com. Foto: Š Shigeru Ban H. Hirai.

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Riutilizzabilità Di nuovo la parola d'ordine per l'insieme dei materiali utilizzati è: Riciclo. In questo modo Shigeru Ban opta ancora una volta per un materiale facilmente reperibile, di lunga durata e resistenza, qualità elevata e riciclabile al 100% ma soprattutto utilizzato frequentemente a livello locale (serre di Kawagoe, Saitama, Giappone). Ogni singolo spazio e materiale utilizzati sono servienti a più esigenze. Nel progetto vige il senso della praticità, rapidità e leggerezza. Connotati che si possono raggiungere esclusivamente con il riciclo e re-impiego di materiali eco-friendly assemblati tra loro a secco, come in questo caso.

Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? Se l'epoca in cui viviamo si sta dirigendo verso una prossima in cui è ricercata la temporaneità e la praticità in ogni oggetto ed edificio, la Naked House ne è l'espressione netta e soprattutto con la removibilità perfino delle pareti portanti (seppur per adesso ne sia solo una parte). Secondo alcuni critici stiamo avanzando verso la "pelle abitabile". L'involucro esterno con la sua leggerezza immateriale, definisce una soglia che solo apparentemente è sorpassabile: pur non avendo la resistenza della pietra massiccia, separa un luogo da un altro con il semplice gesto di esserci (Fig. 88).

Un analogo discorso vale per gli elementi di separazione interni tramite delle coppie di pareti mobili in compensato, che vi sono presenti per esprimere una determinata separazione. La fluidità degli spazi interni (Figura 89), i tendaggi al posto delle pareti interne deriva dalla tradizione Giapponese che Ban riesce a rendere innovazione unendola con il senso della mobilità globale. Ma senza dominare stabilmente gli interni, imponendo un certo modello di estetica, oscurandone la funzionalità e l'imponenza dell'uomo che lo abita. S. Ban ha ricercato e ottenuto l'eleganza minimal nella funzionalità degli elementi tecnologici che vanno a comporre la Case Study House 10.

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Fig. 88. Le chiusure esterne della casa come soglia leggera e traslucida. nakedhousecasestudy.blogspot.it

Fig. 89. Pianta piano terra evidenziante la flessibilitĂ e la fluiditĂ degli spazi interni. nakedhousecasestudy.blogspot.it

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L'elemento trasparente è qualcosa che rende la struttura per certi versi High Tech, essendo una ricerca innovativa che tenta di disturbare la sua visione apparente, deviando la prima aspettativa di imbattersi in pareti opache che diventano così dei filtri che con una visione "soft" e delicata definiscono solo dei contorni. Ma vi è una grande differenza tra lo sforzo della totale trasparenza, come per esempio la cupola di Reichstag a Berlino di Norman Foster (grande rappresentante dell'approccio sostenibile High Tech, Fig. 90) e quella della Naked House (Figura 91 e 92). Nel primo caso la cupola, interamente di vetro, permette la visione della "macchina edificio", ovvero esplicita all'osservatore il funzionamento della complessità delle soluzioni tecnologiche impiegate, come il sistema del controllo termico ed il sofisticato disegno delle passerelle elicoidali intorno all'albero centrale rivestito di specchi. Nel secondo caso, di Ban, si ha una costruzione semplice, eseguita con materiali riciclati e da una loro quantità molto limitata di tipologie che si alternano in diversi punti a seconda della migliore combinazione. La lieve traslucenza è conferita ai fini di ottenere una visione che richiama i capannoni e le serre pre-esistenti di Kawagoe, nelle vicinanze in campagna. La ricerca innovativa tecnologica di materiali leggeri e trasparenti che possono avere la stessa funzione delle pareti verticali esterne di supporto è volta per ottenere un edificio che non spicchi sopra i precedenti locali, che faccia parte del paesaggio senza stridere all'occhio e valorizzi l'identità locale aumentandola di qualità. Il vero tocco sostenibile e umanitario avviene così ricostruendo un progetto che sia lo specchio della cultura dei suoi abitanti, permettendo a loro di avanzare con le proprie tradizioni ed i propri studi innovativi, senza imporgli il classico grattacielo in uno scheletro vitreo-metallico come se fosse un esempio ideale da seguire per poter stare al passo con la modernità. La novità tecnologica non manca e sta nella destinazione d'uso della Naked House. Questa è dalle sembianze di una serra ma è un'abitazione a tutti gli effetti. Lo studio industriale e tecnologico è rivolto verso l'ottenimento delle proprietà di stabilità e durevolezza necessarie per il comfort abitativo dai materiali che generalmente sono utilizzati solamente per le serre o confezionamenti.

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Fig. 90. Reichstag Dome di Norman Foster, parlamento tedesco - Berlino-. winterlight.be. Foto: De Winter & Van Rossem

Fig. 91. Vista esterna della Naked House, con una lieve traslucidità facente passare esclusivamente la luce. thetreemug.com. Foto: © Shigeru Ban H. Hirai

Fig. 92. Vista esterna della Naked House, con una lieve traslucidità facente passare esclusivamente la luce. thetreemug.com. Foto: © Shigeru Ban H. Hirai

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Ottimizzare la funzionalità con materiali sostenibili senza variare la visione da "veranda" richiede ricerche tecnologiche quindi ben lontane dall'Architettura Fai da te tipico del Low Tech, anche se la raggiungibilità dei materiali è alla mano e sono facili per l'assemblaggio anche a chi non sia abilitato di professione per il lavoro cantieristico una volta conclusa la loro produzione. In definitiva questo progetto è un ottimo esempio del riciclo, in grado di preservare ottimali condizioni termiche, aero illuminazione, stabilità per un corretto comfort abitativo e allo stesso tempo i valori socio-culturali del luogo, senza crearvi una presenza aliena di difficile integrazione all'ambiente in cui è posizionato. Realizzazione possibile con tecniche High Tech di catene di riciclaggio, di rafforzamenti con complicati additivi dei materiali semplici e leggeri, ma un modo di riflettere Low Tech per l'umanità e non un atteggiamento da Archi-Star in sforzo di mettere la propria firma sull'ennesimo progetto egocentrico sotto l'illusione della globalizzazione.

Per finire la lista dei materiali utilizzati è adatta al progetto in questione grazie alla sua posizione geografica che è caratterizzata, durante tutto l'anno, da un clima mite che permette all'edificio di non essere in obbligo di munirsi di murature massicce o particolari protezioni per delle condizioni atmosferiche estreme. E' necessario dunque analizzare il contesto a livello fisico oltre che culturale per poter intravedere occasioni favorevoli permettenti certe innovazioni di architettura leggera raggiungendone i limiti e non rimanendo stabili scetticamente sulle stesse posizioni timide di protezione abitativa. Riprendendo il discorso della globalizzazione si può notare che il progetto degli interni corrisponde al senso di praticità, leggerezza e rapidità derivanti dalla nuova cultura globale, dove l'individuo è posto al primo piano con le sue attività ed è proprio la sua presenza a dominare lo spazio che gli lascia la scena completa grazie all'assenza dell'arredamento. Il vacuo, la mobilità ed il minimalismo descritti da questa immagine, che si richiama alla mente, combaciano così anche con l'Architettura Giapponese.

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La Naked House crea un suo clima interno, che deve tutto a una tecnologia "visivamente discreta" (con apparenze Low Tech, ma una sottostante filosofia High Tech, e si potrebbe dire assolutamente anche il viceversa) e che viaggia senza limiti territoriali. E' notevole la direzione a cui S.Ban rivolge il suo sguardo, un mondo in cui non si tenterà più di vincere il clima, di lottare contro le forze della natura, ma fare a meno dei materiali da costruzione, come profetizzava Frei Otto nel 1962.

La House near Tokyo è quasi il culmine delle innovazioni di Ban in quanto il suo minimalismo riflette a perfezione un possibile futuro in cui la sostenibilità ambientale sarà ottimizzata tramite la rivolgenza a zero dei cantieri edilizi.

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2.05. Paper House - Yamanaka / Giappone

Fig. 93. Shigeru Ban. Paper House. Yamanaka/Giappone. 1995. shigerubanarchitects.com

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Residenza Tipo di Struttura: Struttura a scheletro Materiale principale Strutturale: Cartone Costruzione facciata: Vetrate scorrevoli Materiale facciata: Metallo, Vetro Costruzione Chiusura Superiore: Tetto Piano Materiale Chiusura Superiore: Pvc Materiale degli interni: Cartone, pvc

Descrizione

Questo è il primo progetto autorizzato ad essere costruito con il cartone come principale materiale strutturale in un edificio permanente ed è la residenza estiva, o per le vacanze, di Shigeru Ban. Il concetto spaziale seguito è quello di "Universal Space" comune a molti Architetti Modernisti e crea fluidità agli spazi interni di modo che più funzioni siano svolte dalla stessa zona. Si può definire, oggi, più comunemente questo concetto con il termine "loft", luogo comune in cui confluiscono tutte le zone di passaggio e in cui più attività possono essere svolte. Più precisamente qui è notevole anche un tocco in stile Giapponese da parte di Shigeru Ban, per la particolare continuità tra gli interni e gli esterni e la completa assenza di mobili rendendo silenzioso lo spazio, il cosiddetto "MA", in cui vige il gioco di luce naturale proveniente dall'esterno che viene filtrata dalle colonne di carta creando dei disegni sul pavimento perfettamente liscio e neutro dell'ambiente interno. Allineati in una configurazione a S, i 110 tubi di cartone (alti 2,7 metri, 280 mm. di diametro e spessi 15 mm.) definiscono gli spazi abitati internamente ed esternamente a questo spazio delimitato dalle forme curvilinee e piani bidimensionali. Dieci delle colonne esterne sostengono i carichi verticali provenienti dall'alto mentre le ottanta colonne interne hanno la funzione di controventamento e

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formano uno spazio a cerchio, delimitano un'area abitata, zona giorno/notte con una galleria intorno (Fig. 94). In questa galleria un tubo di cartone molto largo dal diametro di 123 cm ospita al suo interno i servizi igienici, mentre il resto del bagno è contenuto all'interno di un cerchio minore adiacente a quello maggiore assieme ad una piccola parte di giardino. La zona giorno si trova entro il cerchio maggiore, in cui non è presente un arredamento tranne che il bancone da cucina e altre zone minori mobili e porte scorrevoli (Fig. 95). Quando le porta-finestre sono interamente aperte, la copertura piatta orizzontale è visualmente enfatizzata tramite le colonne di cartone che la sostengono, così come la continuità spaziale tra lo spazio esterno e quello interno (ovvero il corridoio circostante la casa che però è collegato senza interruzioni allo spazio interno abitato). (Fonte: Shigeru Ban, paper in architecture. Riichi Miyake. 2009) Analisi delle Strategie Progettuali e delle Scelte Costruttive Scelte materiche e modalità di assemblaggio In questo edificio l'approccio sostenibile più importante è quello dell'utilizzo, in maggior parte, del cartone. In questo caso essi sono protetti dagli agenti atmosferici tramite delle porta-finestre che hanno il vetro camera a tenuta isolante, quindi si trovano internamente. Nel caso dei tubi che sono esterni rispetto alle vetrate, la protezione dagli agenti atmosferici avviene tramite la verniciatura con sostanze polimeriche impermeabili, che li rende resistenti e durevoli quanto qualsiasi altro materiale con cui potrebbe essere prodotta una colonna strutturale. Trattandosi di una costruzione leggera, presenta uno schema strutturale scheletrico e non cementizio, in questo modo le chiusure verticali degli interni sono dei pannelli di vetro. Sono dei pezzi provenienti dall'industria, con delle misure precise e sono a incastro perfetto con le aperture in cui sono accolti. Le giunzioni di legno cruciformi alla base di queste colonne sono ancorate alla fondazione, sulla quale le colonne di cartone sono fissate tramite dei morsetti avvitati e agiscono "a mensola" secondo le flessioni che la struttura può avere con le forze laterali oppure con i movimenti del terreno. (Fonte: Shigeru Ban, paper in architecture. Riichi Miyake. 2009) Sostenibilità di gestione Lo spazio continuo alle diverse aree abitative rappresenta una soluzione per quanto riguarda il consumo di energia per l'illuminazione e la climatizzazione artificiali ed attive e flessibilità di utilizzo da parte del fruitore. Con l'eliminazione delle barriere architettoniche, è inferiore la produzione dei serramenti (minor ricorso alla metallurgia), superiore la qualità della vita interna per i disabili che hanno più spazio di spostamento e una migliore ventilazione naturale a doppia facciata tramite le aperture esterne.

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Fig. 94. Spaccato assonometrico e pianta piano terra, Paper House. shigerubanarchitects.com

Fig. 95 Viste degli interni Paper House. shigerubanarchitects.com

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Un connotato che nasce dalla globalizzazione dell'architettura, in grado di adattarsi ai ritmi frenetici della quotidianità, ma è anche un derivato della tradizione Giapponese che lascia la scena all'uomo che abita la casa. Il protagonista principale così è il fruitore e la principale scenografia è il pavimento di resina e bianco riflettente le sue azioni. (Vedi la somiglianza dell'esempio della Naked House, 2.04). Oltre a questa flessibilità spaziale vi è anche quindi la possibilità ad utilizzare i materiali leggeri e riutilizzabili per le pareti interne. La leggerezza di queste pareti significa un utilizzo di minore quantità di materiali nella loro produzione. (Fonte:!Eco-wall modular solutions for buildings. Universidade do Minho, conferenza 2014) Riutilizzabilità I tubi di cartone industriali sono in grado di essere riutilizzati ed installati al momento tramite dei bulloni metallici. (Fonte: Carta e cartone in edilizia. Alessandro Rogora. 2005) I pannelli di vetro presentano il vantaggio sostenibile, paragonati alle murature massicce, di essere ripiegaili e riutilizzabili in quanto sono gestibili con delle semplici pulizie e resistenti agli agenti atmosferici. (Fonte: Faccia di vetro. bioarchitettura-rivista.it. Federico Bufera. 2005) Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? La provenienza dei materiali, assemblati in situ, dalla prefabbricazione industriale li rende facilmente reperibili ma anche non artigianali da aumentarne la qualità esponenzialmente. Questa semplicità di scelte costruttive tuttavia non la rende una casa priva di estetica ed impersonale ma con il corretto assemblaggio, e con un contrasto interessante tra cartone e vetro diventa dalla visione moderna e tecnologica, con quest'ultimo soprattutto quasi High Tech con un tocco di calore umano in più grazie al primo.

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2.06. Paper Dome Church - Kobe/Giappone

Fig.96. Shigeru Ban. Paper Dome Church. Kobe/Giappone. 1995. newyorktimes.com

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Edificio religioso Tipo di Struttura: Struttura a scheletro Materiale principale Strutturale: Cartone Costruzione facciata: Pannelli di policarbonato scorrevoli Materiale facciata: Policarbonato Costruzione Chiusura Superiore: Tetto Piano e a cupola ellittica al centro. Materiale Chiusura Superiore: PTFE Materiale degli interni: Cartone

Descrizione

Il 17 Gennaio del 1995, il disastroso terremoto di Houshin - Awaji ha distrutto Kobe e tutte le zone ad esso limitrofe, il più disastroso che abbia mai colpito il Giappone a partire dal 1923 portando via ben 6500 vite umane. Shigeru Ban è riuscito a trovare l'occasione insita dal punto di vista architettonico per revitalizzare la città di Kobe con una struttura che sarebbe stata socialmente accogliente e culturalmente vivace. Subito dopo il terremoto ha intrapreso un viaggio verso la chiesa cattolica di Takatori a Kobe, che era sempre servita da santuario alla più grande popolazione di rifugiati Vietnamita di quell'area. Questa era stata distrutta precedentemente da un incendio, tuttavia ne era rimasta quasi totalmente intatta la statua di Cristo. Partendo da quest'intenzione, Ban si è poi ritrovato a fianco un gruppo numeroso di volontari, appartenenti a nazionalità differenti, a lavorare tutti insieme mano nella mano a cielo aperto, per la costruzione di questa piccola chiesa. Nonostante avesse una duratura temporanea, Ban ha proposto questa struttura di cartone che avrebbe accolto i fedeli, i rifugiati ma anche tutte le persone del luogo nativo per qualsiasi tipo di riunione sociale, ovvero questo accordo è stato di base fondamentale per la collaborazione con tutti i volontari e l'amministrazione della città di Kobe. La temporaneità della struttura deriva dalla richiesta del sindaco che avrebbe voluto ricostruire ciò che era permanente una volta. La raccolta di fondi per il progetto non era soddisfacente ma l'aiuto di molte industrie manifatturiere e di 160 volontari studenti di materie nel campo edilizio/architettonico ha fatto sì che il tutto si completasse in 5 settimane, il 10 settembre del 1995. Il lavoro di gruppo volontario per la costruzione della Paper Dome è significativo per il buon senso comune con la potenzialità di perseverare positivamente nella protezione ambientale, in quanto è un atteggiamento derivante da un insieme di persone volenterose a conoscere i fattori dannosi e utili all'ambiente nell'ambito delle costruzioni.

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Fig. 97 Vista interna durante una messa, mostrante la forma ellittica. inhabitat.com

Fig. 98 Le colonne aumentano di pausa interstiziale in corrispondenza dell'entrata. thecouchsessions.com

Fig. 99 Visibile la galleria creata tra le colonne di cartone e i pannelli di policarbonato. shigerubanarchitects.com

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Il disegno della pianta è adattato a grandi linee sul modello delle cappelle ellittiche di Bernini (Fig. 97). Ciò ha aiutato Ban a mantenere il sapiente gioco spaziale tramite le 58 colonne di cartone, dal diametro di 33 cm e dallo spessore di 1.5 cm e alte 5 metri, che creano un pieno comunque nonostante il vuoto intermediario. La pausa tra le colonne aumenta leggermente in corrispondenza dell'entrata, rendendo nuovamente inesistente il serramento che separa per altro nettamente l'interno dall'esterno (Fig. 98). Lo spazio che intercorre tra le lastre di policarbonato e il colonnato funge sia da corridoio che da supporto laterale, a conferma nuovamente che una sola classe di unità tecnologiche possa avere più voci in capitolo, riducendo l'utilizzo di ulteriori elementi e volgendo pertanto alla praticità (Fig. 99). Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte materiche e modalità di assemblaggio Attorno alla cappella ellittica è presente il materiale OSB come chiusura superiore (Fig. 100). I pannelli OSB trovano maggior impiego nei solai e nelle chiusure verticali per la loro proprietà di elevate resistenze meccaniche rispetto agli altri materiali. Essendo un materiale derivato ligneo può anche essere il riutilizzo dei resti degli edifici pre-esistenti, una volta esaurita la funzione principale. Inoltre vi è anche la presenza del materiale tessile in tensione come materiale di copertura in aggiunta (Fig. 101). La carta di cui sono costituiti i tubi è prodotta a Puli Township, famosa per le sue fabbriche di carta, luogo prossimo a dove si trova la Paper Dome di Ban. Lavorazione industriale dei materiali Complessivamente considerando il ciclo della carta rimane il fatto che per ottenerla vi è bisogno di lavorare il legno, però con modalità longimiranti che lo rendono resistente agli agenti atmosferici, ai carichi provenienti dall'esterno tramite la sua compressione. Se si utilizzasse direttamente il legno così come lo si ottiene dalla deforestazione si potrebbe evitare la sua elaborazione industriale evitando così tutte le sue emissioni ed i suoi consumi ma la sua vita sarebbe molto corta, rendendo necessaria la continuazione della sua estrazione e quindi il consumo di una risorsa difficile da rigenerare in breve tempo. In questo modo risulta più vantaggioso raggiungere un equilibrio tra l'estrazione del materiale ligneo e la sua lavorazione industriale mantenendoli entrambi entro determinati limiti quantitativi. Più il tubo di cartone sopravviverà intatto, sinonimo di una industria intelligente ed efficiente, meno saranno i tagli degli alberi per ottenere nuovo materiale da zero. (Fonte: Carta e cartone in edilizia. Alessandro Rogora. 2009)

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Fig. 100 Osb come base alla copertura superiore in membrana tessile. anarchytect.blogspot.com

Fig. 101 Membrana in Teflon assicurata a secco alla base in Osb. shigerubanarchitects.com

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Trasporto dei materiali Facendo affidamento ad una produzione (quasi) a chilometro zero il trasporto dei tubi di cartone diminuisce notevolmente, è più affidabile potendo conoscere l'industria e i suoi lavoratori da assai vicino ed assistere ai materiali utilizzati. Sostenibilità di gestione Le membrane tessili sono dei materiali leggeri per cui sono di uso più progredito rispetto ai quelli da un'elevata densità; Più precisamente questa tenso-struttura è costituita dal materiale Teflon (PTFE) che offre elevate prestazioni di durata, di inerzia chimica verso gli agenti atmosferici e di resistenza alla radiazione solare, con la proprietà di riflettere i raggi solari del 74%. In questo modo la gestione del materiale nel corso della sua vita nella copertura della chiesa è semplice tramite le pulizie e garantisce anche, il più a lungo possibile, un'illuminazione naturale agli interni. La pavimentazione e la fondazione sono le stesse pre-esistenti alla Chiesa precedente, non ne è stata così realizzata una nuova limitando i costi del cantiere e mostrando un approccio sostenibile per il riadattamento al contesto e le risorse disponibili. Riutilizzabilità

Alla demolizione, l'OSB, non risulta un materiale adatto ad essere "assorbito" dalla natura per la presenza di additivi collanti, ma è possibile rimandare a lungo termine questo processo dato il suo frequente riutilizzo grazie al suo fissaggio a secco tramite viti e bulloni; (Fonte: Tecniche e Architettura. Lavagna M., Campioli A., 2013) La copertura protagonista è costituita da una tenso-struttura, un elemento che viene più volte ripreso nei diversi progetti da Ban. Durante la fase d'uso i tessili tecnici possono richiedere ripuliture con impatti ambientali significativi ma vengono superati dai vantaggi del riutilizzo in altre costruzioni successive ed anche dalla disinstallazione industriale nel caso si tratti di membrane tessili pluri-componente per poi trasformarli in materie prime. Inoltre le membrane tesili sono dei materiali leggeri per cui sono di uso più progredito rispetto a quelli con un'elevata densità. (Fonte: Membrane e scocche per l'architettura diffusa. architetturatessile.polimi.it)

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Fig. 102 La trasparenza densa della Paper Church. shigerubanarchitects.com

Fig. 103 I resti della Paper Church di Kobe oggi sul sito. galinsky.com. Foto: Marcus Trimble. 2005

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Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? ! Questa struttura rappresenta un simbolo di rinascita culturale e dell'identità sociale in quanto è un edificio religioso ma anche di riunione sociale per gli scambi commerciali e di informazioni. La sua funzione è un elemento indiretto di sostegno ambientale rappresentando un'istituzione di mantenimento dell'identità di modo che possa rinascere o continuare la consapevolezza della popolazione verso una convivenza più adeguata con il luogo circostante. Per fare un esempio, si potrebbe citare l'inequa distribuzione di ricchezza mondiale che causa la povertà di una sua area significativamente ampia. Ritengo che la mossa corretta non sarebbe quello di inviare loro provvedimenti alimentari e monetari per il loro sostentamento momentaneo ma di insegnare o costruire gli strumenti/edifici per l'insegnamento alla produzione di tali ricchezze in autonomia. Solo in questo modo l'inequità economica potrebbe diminuire rendendo possibile una migliore sostenibilità ambientale. La popolazione, data la sua economia progredita, riuscirebbe ad avere industrie più coscienti e con una quantità di produzioni contenute e non accelerate. La funzione d'uso, così in quanto una chiesa, è portatrice di simbolismo civico e culturale da risultare High Tech, soprattutto per la presenza nuovamente della trasparenza con il policarbonato e l'insolita fluidità tra gli interni e gli esterni (quindi innovazione strutturale). Ma la struttura di carta rende la chiesa per il 70% realizzata con un materiale "povero" che le conferisce un aspetto anche più "artigianale", anche perchè la trasparenza in questione non è ai fini di esibizionismo della struttura portante interna ma ai fini di illuminazione naturale; Esternamente questo tipo di traslucidità attira l'attenzione al materiale con cui è garantita più che agli spazi interni. Ciò si chiama trasparenza densa ed è la stessa che avviene nella Naked House (2.04). (Fig. 102).

(Fonte: La trasparenza nel costruito. Valentina Bano. eprints.unife.it.)

Intanto la prefabbricabilità dei pezzi della costruzione hanno permesso di seguito a ricostruire stavolta in Taiwan la stessa chiesa con la stessa conformazione senza costruire nulla in aggiunta nel nuovo cantiere. Di fatti oggi nel luogo originario a Kobe non vi è molto di visibile di ciò che è rimasto (Fig. 103). Questa praticità di riassemblaggio in un altro luogo ha permesso la manodopera sul cantiere anche di persone non qualificate che l'hanno costruita di nuovo tra volontari pronti ad accogliere con coscienza umanitaria ed ambientale la nuvoa chiesa. (Fonte: Shigeru Ban, paper in architecture. Riichi Miyake. 2009)

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2.07 Chengdu Hualin - Elementary School

Fig. 104 Shigeru Ban. Chengdu Hualin Elementary School. Sichuan/Cina, 2008 shigerubanarchitects.com

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Edificio scolastico Tipo di Struttura: Struttura a scheletro Materiale principale Strutturale: Cartone Costruzione facciata: Pannelli di policarbonato Materiale facciata: Policarbonato Costruzione Chiusura Superiore: Tetto inclinato Materiale Chiusura Superiore: Policarbonato Materiale degli interni: Policarbonato

Descrizione Il 12 Maggio 2008, il giorno del terremoto di Sichuan, Ban ha contattato immediatamente Hironori Matsubara, un professore veterano all'Università di Keio SFC ed un consulente di costruzioni a Beijing per proporre un progetto di salvataggio post-disastro che avrebbe coinvolto entrambi gli studi. Il terremoto era stato altamente forte da riportare gravi danni anche all'Università di Keio, ciononostante questa è rimasta attiva con gli insegnamenti pur costretta a spostare gli alunni ad un edificio provvisorio per le lezioni. Il governo locale aveva costruito precedentemente dei rifugi/abitazioni in soccorso alle vittime del terremoto, rivelatisi un guazzabuglio da risolvere. Shigeru Ban ha così disegnato delle abitazioni con materiali intelligenti prestando attenzione alla loro capacità di portare alta qualità di vita ai fruitori. Intanto, purtroppo, il governo perdeva interesse nel focalizzarsi alle abitazioni temporanee di modo che non vi è rimasto più modo a Ban di essere sostenuto economicamente nei suoi sforzi. Solo il Rebirth of Environment (Rinascita dell'Ambiente), un'organizzazione non governativa locale non perde mai la fiducia nelle sue proposte e così insieme decidono di lavorare su una scuola elementare temporanea a Chengdu, prima costruendola e studiandola in una sede centrale di produzione e costruzione e di seguito disassemblandola e trasferendola nella piccola cittadina terremotata per un assemblaggio finale e rapido. Due dei tre edifici scolastici esistenti sono stati considerati insicuri per la loro abitazione dagli studenti, costringendoli a frequentare così le scuole lontane e utilizzare i trasporti creando difficoltà per i raggiungimenti. A quel punto l'attenzione del governo si è spostata alle scuole completamente distrutte aspettando con speranza l'aiuto di Shigeru Ban. Egli ha descritto questo progetto come uno dei più ardui che gli fossero mai capitati in quanto la richiesta del governo era quella di avere due nuovi edifici con nove aule-studio da 60 mq con un "deadline" di soli due mesi e mezzo per poter garantire un calendario regolare di insegnamenti (Fig. 105).

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Fig. 105 Assonometria e piante del progetto. archnet.org

Fig. 106 La struttura portante in cartone. shigerubanarchitects.com

Fig. 107 Copertura in pannelli di legno compensato. shigerubanarchitects.com

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Assieme al suo team di Architetti ha affermato che la loro intenzione era quella di utilizzare solo materiali facilmente reperibili nelle estreme vicinanze e di minimizzare a tal punto il disegno progettuale (esclusivamente agli elementi necessari pluri-funzionali) da raggiungere un risultato simile alla versione più semplificata di quel che rappresenta l'Architettura Giapponese. Analisi delle strategie progettuali e delle scelte costruttive Scelte materiche e modalità di assemblaggio Il progetto consiste in tre edifici lunghi 30 metri e larghi 6, con uno scheletro strutturale di cartone (Fig. 106) e giunzioni lignee. La copertura è costituita di pannelli di legno compensato (Fig. 107). Gli sforzi di taglio orizzontali sono sopportati da solidi muri dei lati corti di ognuno dei tre edifici (Fig. 108). Superiormente alla copertura in legno compensato si trovano i pannelli in policarbonato corrugato che lasciano trasparire la luce solare per la loro proprietà traslucida, garantendo un'ottima illuminazione agli interni massimizzando la ricezione della luce naturale il più possibile. Nonostante il policarbonato si trovi esternamente rispetto al compensato, la luce riesce a penetrare la copertura in quanto quest'ultima presenta dei fori con un ampio diametro, ideato in realtà per agevolare il lavoro degli operatori di cantiere (Fig. 109). Il legno compensato ha una minor disposizione all'imbarcamento, maggiore resistenza e maggiore lavorabilità rispetto agli altri derivati del legno. Infatti come nel caso di questo progetto, sono generalmente utilizzati per soffittature, pareti divisorie e arredamento. Mentre il policarbonato corrugato, costituente l'unità tecnologica da una funzione quasi di primaria importanza in questo progetto proteggendolo dagli agenti atmosferici ed i carichi accidentali, presenta proprietà meccaniche e termiche molto buone ed è oltrepiù in sostituzione del vetro grazie al suo elevato grado di trasparenza. (Fonte: Tecniche e Architettura. Lavagna M., Campioli A., 2013) Sostenibilità di gestione Tutte le aperture, come le porte, le finestre, le porta-finestra sono state scoperte da Ban durante un sopralluogo approfondito seguendo i telai di quelle che erano parte una volta degli edifici scolastici disastrati e nuovi telai non sono stati prodotti, velocizzando i lavori e mantenendo i costi. (Fonte: Shigeru Ban, paper in architecture. Riichi Miyake. 2009) Riutilizzabilità Considerando tutto il ciclo di vita del compensato, è noto che a partire dall'estrazione del legno per la sua produzione vi è un'elevata emissione di gas nocivi ma Shigeru Ban riutilizza fedelmente i materiali disponibili nel minor raggio di distanza possibile, lasciando la possibilità di un loro secondo riutilizzo anche in

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Fig. 108 Vista delle facciate corte come resistenza controventamento. shigerubanarchitects.com

Fig. 109 Immagine mostrante i fori del compensato da cui penetra la luce. archnet.org

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Col riutilizzo e riciclo dei materiali di cui fa uso egli non alimenta minimamente gli impatti ambientali, seppur utilizzando prodotti che non hanno condotto un ciclo di vita del tutto innocente nei confronti della sostenibilità. In questo caso sono materiali riutilizzabili e non riutilizzati, in quanto la scuola risulta di nuova costruzione ma appunto per questa caratteristica in futuro potranno essere ri-incontrati in altre strutture. (La Paper Dome Church, infatti, oggi è stata ricostruita in Taiwan con gli stessi pezzi derivanti dalla disinstallazione della precedente a Kobe). Lo smaltimento delle materie polimeriche anche tramite la "termovalorizzazione" può comportare danni ambientali, ma nelle intenzioni di Ban vi è quella del suo riciclo, peraltro agevolato per queste specie di prodotti industriali. (Fonte: Uso ecologico del legno. arch.unige.it) Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? "Among the lessons gleaned from the Hualin experience, that immediate assessment of the site and estabilishment of key partnership is essential." "Tra le lezioni acquisite dall'esperienze di Hualin, è essenziale quella del contributo del sito e lo stabilimento di un partnership chiave." S. Ban. L'amicizia, un valore che sembrerebbe banale da citare, è uno dei punti fondamentali su cui vuole ogni volta tornare Ban nel suo modus-operandi. Proprio come la ruota di un carro con un nucleo ed i raggi che lo connettono alla circonferenza esterna, così la fratellanza e la solidarietà sono connesse tramite lo sforzo e la fede comuni (fiducia nel possibile risultato ricambiante i sacrifici prestati) al progetto finale ed all'ambiente. (Fonte: Shigeru Ban - Paper in Architecture / Riichi Miyake - 2009. Pag 148.) Ban ha incontrato nel suo percorso a Chengdu Hualin svariate difficoltà come mancanza di privacy e possibilità di ricreazione o riposo tranquilli al di fuori dei lavori, per la mancata adeguatezza degli accampamenti comuni a tutto il team ed un linguaggio noto alla sua totalità perchè egli potesse insegnare agli studenti Cinesi i fondamenti più di base del costruire. Nonostante ciò ha garantito eque condizioni lavorative ai giovani di tutte le nazionalità, mettendoli di fronte al bisogno di creare profonde amicizie anche a lungo termine. Studenti Cinesi e Giapponesi hanno lavorato insieme su questo progetto sia durante l'ideazione che la costruzione; data la concentrazione di molto sforzo in un breve intervallo temporale anche le ore extra-lavorative sono passate nei pressi cantierali, esattamente nell'edificio rimasto intatto della scuola elementare dove accampavano tutti i volontari insieme condividendo momenti importanti come soddisfazioni in comune e le proprie tradizioni e culture.

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Fig. 110 . Costruzione da persone "non skilled" e volontarie. archnet.org

Fig. 111 Immagine testimone di una giornata scolastica. architectureexposed.com

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E' nata così una collaborazione internazionale di studenti e volontari che hanno lavorato in cantiere per l'assemblaggio e la messa in su del progetto, risultando così un approccio artigianale architettonico dato il coinvolgimento dei progettisti nella parte pratica costruttiva (Fig. 110). Allo stesso momento non è negata l'eleganza ad una struttura che avrebbe rischiato di risultare inabitabile e non comfortevole in quanto facente parte della tipologia dei rifugi per i terremotati, perchè il lavoro artigianale citato sopra ha garantito una struttura con tutti i criteri di benessere ai bambini con materiali di qualità elevata (Fig. 111). Nonostante la temporaneità di un edificio progettato rapidamente a favore dei terremotati dopo un disastro, con lo scopo di curare un danno immenso senza aggiungere un valore in più, la Chengdu Hialin School è progettata con la dedizione dovuta ad una scuola permanente e costruita da zero senza un disastro naturale che la preceda.

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2.08 Paper Log House - Kobe / Japan

Fig. 112. Shigeru Ban. Paper Log Houses. Kobe/Giappone. 1995. terzastrada.it

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Informazioni Costruttive

Destinazione d'uso: Edificio scolastico Tipo di Struttura: Struttura a scheletro Materiale principale Strutturale: Cartone Costruzione facciata: Pannelli di policarbonato Materiale facciata: Policarbonato Costruzione Chiusura Superiore: Tetto inclinato Materiale Chiusura Superiore: Policarbonato Materiale degli interni: Policarbonato

Descrizione Una serie di eventi concomitanti alla metà del 1990, inclusi il terremoto di Hanshin che devastò tutti gli edifici di Kobe e la crisi dei rifugiati di Rwandan, ha dato motivo a Ban di progettare le Paper Log Houses. Da sempre progettare i rifugi per le vittime dei disastri naturali, è stato parte della sua figura come Architetto, sia per i suoi pensieri sulla equità sociale, importante da mantenere senza far mancare niente al prossimo in bisogno, sia perchè ha potuto spesso vantarsi di colleghi professionisti medici, avvocati ed ingegneri in grado di sostenere sforzi ed impegni, sempre con la massima professionalità, come volontari. Nel 1994 Ban invia all'UNHCR ( Alto Commissariato delle nazioni unite per i rifugiati ) una proposta in cui spiega di avere a disposizione un progetto che possa garantire ai terremotati ed ai rifugiati, uno spazio degno anche in famiglie numerose (non meno di 20 m2 per 5 persone) e con qualità leggermente più elevate rispetto ai rifugi già esistenti a Rwandan spostando le loro spese delle coperture con materiali costosi a quelle dei benesseri ulteriori optional, nonostante il budget poi fosse solamente 2000 dollari. La Paper Log House risponde ad un ampio campo di necessità come mai sono riusciti i precedenti ripari prima, formati di container inutilizzati e ritrovati nelle discariche. Questi erano difficili da smontare e non erano in grado di ottimizzare il clima interno. Inoltre risultavano poco comfortevoli ed esteticamente poco accoglienti e calorosi. Shigeru Ban si impegna quindi nella costruzione di strutture che avrebbero rappresentato ancora una viva attività sociale, case permanenti significative e portatrici delle memorie di chi le abita, allontanando il concetto del "rifugiato" e dandogli quei valori con cui ritrovare le giuste misure per svilupparsi ed arricchirsi nuovamente. Le abitazioni hanno l'area di 16 m2 (Fig. 113).

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Fig. 113 Vista dello spazio interno ampio 16 mq.. pritzkerprize.com

Fig. 114 Le colonne di cartone costituiscono le chiusure verticali esterne e sono anche portanti. estudogeral.sib.uc.pt

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Analisi delle strategie progettuali e delle scelte Scelte materiche e modalità di assemblaggio La genuinità dei materiali utilizzati è disarmante e straordinaria; I muri sono costituiti da tubi di cartone spessi 4 mm. e dal diametro di definendo uno spazio modulare di 16 mq (Fig. 114).

106 mm,

Le diverse abitazioni singole sono separate da una distanza di 1,8 metri che serve da area comune (Fig. 115). A Kobe le fondazioni di queste case sono ottenute tramite delle casse di birra vuote e riempite dentro con sabbia perchè devono essere pesanti per poter fungere da basamenti solidi ed affidabili. Sia le casse che la sabbia sono recuperati localmente e Shigeru Ban afferma spiritosamente in un'intervista che il motivo della scelta puntualmente della stessa marca di birra "Kirinda" non è per privilegiare una compagnia rispetto ad un'altra per strane ragioni di sponsorizzazione o regali, ma solo perchè il colore giallo/arancio delle sue casse si intona molto meglio al colore dei tubi di cartone (Fig. 116). Laddove è impossibile trovare alcol come alcune aree dell'India strettamente islamiche, i basamenti sono realizzati semplicemente con le macerie provenienti dalle demolizioni. Per migliorare l'isolamento climatico degli ambienti interni a volte i tubi di cartone sono riempiti con rifiuti di carta sbriciolati mentre la chiusura superiore orizzontale con fibre di vetro, dipendentemente dalle esigenze della famiglia in questione. La partecipazione con la Sonoco Europe per la produzione dei tubi di cartone è di estrema importanza, in quanto è un nome di grande affidabilità e fama per la fabbricazione della carta riciclata. Per poter essere sufficienti alla sopravvivenza di un edificio permanente hanno dovuto comunque superare alcuni test del Ministero Giapponese. Sostenibilità di gestione I costi sono ridotti sia per la povertà, dei materiali di costruzione che per i tempi di cantiere quasi annullati; sole 6 ore per l'installazione di una casa di 4 persone. I tubi di cartone naturalmente, come negli altri progetti in cui essi sono a contatto con l'esterno, sono rivestiti di nastro adesivo spugna trasparente di poliuretano, perchè siano impermeabili e resistenti ai deterioramenti. Con la variabile, soprattutto della chiusura superiore per la protezione dagli agenti atmosferici, che può essere rimosso, sostituito, e ricostruito facilmente con nuovi materiali, ma sempre impermeabili all'acqua e isolanti dal freddo Shigeru Ban ha risposto a pieno alle esigenze delle vittime.

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Fig. 115 Vista prospettica Paper Log House-Kobe, con le pause tra un blocco e l'altro. architetto.info

Fig. 116 Spaccato Assonometrico del Paper Log House dma-ny.com 1) Materiale di membrana tessile - copertura -> 2) Scheletro della copertura in cartone 3) Contorni di adattamento della copertura all'edificio, in lastre di compensato 4) Le chiusure verticali laterali in tubi di cartone e le aperture di porte e finestre 5) Pavimentazione in compensato 6) Tubi di cartone installati orizzontalmente per l'isolamento da terra 7) Casse di birra Kirinda riempite di sacchetti di sabbia

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Approcci tecnologici della progettazione: Low o High Tech? Per ottenere questi risultati, a livello estetico, rivoluzionario per chi li osserva e per la mentalità di chi li vive da dentro, a livello economico ed architettonico ha optato ad un insieme di materiali low cost e low tech vincendo la sfida dell'accettabilità, con la minima quantità indispensabile di materiali (Fig. 117). Aumentando la praticità ed il comfort più elementare non ha dovuto intaccare la "bellezza" del costruito, come era nelle sue intenzioni in quanto si tratta di materiali che poco rimandano all'idea dell'industriale e trasmettono la sensazione di essere a casa e di elevata qualità. Il dubbio che dovrebbe far sorgere la Paper Log House, non è eclusivamente se i progetti di emergenza siano pratici da realizzare come esso o siano sostenibili, ma anche se rispondono alla nuova questione del pensiero di aiuto umano includendo anche il bisogno di vivere in un posto accettabile e piacevole. La Paper Log House è un esempio chiaro di risposta umanitaria per eccellenza. Questo progetto è stato infatti pubblicato sulla rivista di "Architettura per l'umanità" sotto l'articolo dal titolo "Design like you give a damn" " Progetta come se ti importasse davvero"

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Fig. 117 Dettagli tecnici in Assonometria e in Sezione. best-stockphotos.info

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CONCLUSIONE

La crescente necessità in aumento di risparmiare materiali e risorse energetiche insieme ad una preoccupazione crescente riguardante i discorsi ambientali e le incertezze sull'evoluzione dell'economia, hanno introdotto approcci minimalisti all' Architettura e all'Ingegneria. Questo ha creato una nuova necessità per ridurre al minimo l'espressione necessaria, i materiali e gli elementi utilizzati per le costruzioni. La maggior parte degli edifici tutt'ora presenta un disegno non flessibile dell'uso, pertanto non aggiustabile secondo i diversi bisogni che sono da aggiornare man mano con il passare del tempo, e una struttura "heavyweight" massiccia dalla classica conformazione statica delle parti ed elementi costruttivi. Nonostante ciò esistono delle tecnologie di costruzioni leggere, che in alcuni casi come quello di Ban, sono in grado di contribuire allo sviluppo di nuovi orizzonti progettuali, rispondenti ai criteri di sostenibilità intesa per ogni ambito (ambientale e socioculturale). In passato, gli edifici erano generalmente realizzati con materiali locali, riducendo di gran lunga i costi di trasporto e gli impatti ambientali in un determinato luogo. Oggigiorno, le costruzioni hanno un respiro più globale e diventa possibile così realizzare costruzioni con materiali diffusi con catene di produzione industriali e semplici da trasportare come il cemento e l'alluminio ma aumentano i loro costi di trasporto e di produzione. Il vantaggio derivante dalla facile reperibilità ed il basso prezzo di acquisto di questi materiali rende rapidi i processi edilizi e di conseguenza il guadagno immobiliare ed urbano ignorando però i potenziali delle innovazioni costruttive con cui questi edifici possano avere qualità elevate, la sostenibilità e l'estetica necessarie per essere adottati con affezione dai loro abitanti in vista di una vita lunga, sotto una corretta gestione. Il cambiamento di questo paradigma di edificato è ben visibile nell'Architettura di Shigeru Ban, che ha segnato il settore edilizio ed architettonico (per la sua particolare poetica) sia per la natura che i metodi di progettazione e di costruzione, tramite; La selezione di un project team in base alle loro esperienze e professionalità nel costruire in modo eco-efficiente e sostenibile, l'elevata collaborazione tra i membri del Team e gli eventuali finanziatori, una maggiore focalizzazione sulla performance completa dell'edificio piuttosto che dei suoi sistemi modello costruttivi, l'attenzione alla protezione ambientale tramite una maggiore enfasi sul riciclo e re-impiego dei materiali riducendo al minimo la produzione degli scarti e lo scrutinio di tutte le decisioni riguardanti la loro risorsa e la loro implicazione per il ciclo di vita del costruito.

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Un progetto può essere definito sostenibile solo quando tutte le diverse dimensioni di sostenibilità (ambientale, sociale e culturale) sono prese in considerazione. Ban raggiunge questi risultati grazie alle sue innovazioni strutturali, la sua curiosità di provare materiali insoliti e la sua nativa convinzione di evitare la produzione di rifiuti e l'inutile spreco di risorse. Le costruzioni leggere richiedono meno materiale e una sua minore quantità di tipologie, presentano minor spreco di trasporti verso il cantiere e richiedono sicuramente meno rifiniture grazie alla prefabbricazione dei diversi pezzi. Le soluzioni architettoniche abitative di Ban presentano spazi modulari costruiti da materiali (per quel che più ne risulta possibile) locali e costruiti da team locali (includendo anche gli studenti di facoltà concernenti l'edilizia) per garantire il miglioramento economico e sociale della città o stato che lo ospita durante la progettazione. Egli, come espresso durante tutta la tesi, riporta insita nella sua Architettura l'intenzione di aumentare di qualità la vita del posto; Intenzione che porta alla selezione precisa e accurata della destinazione d'uso, della sua estetica, dei materiali utilizzati e delle persone coinvolte. Non è chiara la natura che lega la prefabbricazione dei materiali nella creazione di strutture leggere semipermanenti con fluidità spaziale tra interni/esterni, ai criteri dell'Architettura globale e Giapponese. Tuttavia, di proposito o per pura coincidenza che sia, i punti considerati dei suoi progetti, come l'innovazione tecnologica materica e quindi strutturale, la particolare leggerezza ed i caratteri di un tipico "Recycling building" riescono a coprire le esigenze di alta qualità abitativa e visiva ma soprattutto della sostenibilità. (che peraltro sono due concetti influenzabili e connessi tra loro). In tutto ciò, mentre ci sono due atteggiamenti contrapposti Low / High Tech di una sostenibilità efficiente nel ciclo di vita di un edificio, Shigeru Ban pone in secondo piano questo dualismo, evitando una presa di posizione come facente parte di un movimento architettonico, concentrandosi sul massimo risparmio e sui processi dovuti ai suoi materiali progettuali di modo che risulti così che il progetto Low Tech emani un'eleganza e lusso riflettenti l'approccio High tech, mentre un altro caratterizzato maggiormente da quest'ultimo faccia trasparire la freschezza, l'umanità e la sua fragilità tramite la natura semplice ed umile dei suoi materiali. In questo modo, un padiglione espositivo che è esibizionista, già solo per pura destinazione d'uso ed esistenza, risulta dall'immagine naturale, ecologica ed approcciabile all'uomo, come se trapelasse il presunto "auto.costruttivismo", mentre anche un semplice rifugio per i terremotati presenta un'eleganza e comfort studiati in dettaglio.

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E' proprio la relativa debolezza del cartone, materiale famoso nelle sue Architetture, rispetto ad altri materiali utilizzati in edilizia, che gli consente di non riproporre schemi consueti e consolidati tipici dell'uso del cemento armato. Ban utilizza un impressionante apparato di materiali e sistemi di costruzione, dalle tensotrutture di copertura in Teflon, PVC e policarbonato cellulare, al cemento colato in opera e all'acciaio e legno strutturali, il tutto in modo distintivo e pertinente allo stesso momento, al contesto. Il suo interesse per le strutture costruttive è motivato, non solo dalla sua attenzione per la tecnica e per l'eleganza, ma anche dal desiderio di dimostrare come queste influiscano sull'espressione architettonica nel suo insieme. Questi materiali hanno una sorprendente resistenza e durevolezza. Per citarne uno dei più noti, cioè il cartone, si può affermare che esso non sia intaccabile e deperibile nè durante i terremoti nè per l'umidità come può esserlo il calcestruzzo che di contro risulta il materiale più radicato nelle tradizioni edilizie. "Pensate a Tetrapack!" è la risposta di Ban a chi gli volge la domanda sulla relazione dell'acqua e degli agenti atmosferici che vengono a contatto con la Carta dei suoi edifici. Processi analoghi alle impermeabilizzazioni e trattamenti ignifughi rendono resistenti i tubi di cartone dei suoi edifici al bagnato ed al fuoco.

I prodotti scelti nei suoi progetti sono ecologici, leggeri, assemblabili a secco e facilmente re-impiegabili, dunque Low Tech. Nonostante questo, perchè possano avere il ruolo principale ovvero strutturale in essi, necessitano di accortezze tecniche che permettono loro di preservare l'integrità nella loro durabilità e resistenza meccanica, mentre l'accostamento o l'utilizzo di altri elementi avviene solo in bisogno di mantenere separati i materiali leggeri impiegati in maggioranza per evitare il degradamento (per separare il calcestruzzo utilizzato obbligatoriamente nelle fondazioni dall'eventuale cartone o legno utilizzati nella struttura). In comune ai suoi progetti non vi è nulla eccetto che l'innovazione volta al benessere umano, con attenzioni riportate alla minimizzazione di sprechi che li rende anche sostenibili grazie alle risorse utilizzate che sono rinnovabili e riciclabili se non già riciclati. E' notevole la direzione a cui S. Ban rivolge il suo sguardo, un mondo in cui non si tenterà più di vincere il clima, di lottare contro le forze della natura, ma fare a meno dei materiali da costruzione, come profetizzava Frei Otto nel 1962. La sua ricerca è maggiormente concentrata sulle soluzioni passive piuttosto che quelle attive, ma ciò è grazie alle innovazioni separate dalle tradizionali catene industriali tramite il ricorso all'ingegneria e all'industria.

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