Narrare l'identità

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NARRARE L’IDENTITÀ BARBARA BERTAGNI e Dipartimento di Psicologia, Università di Torino e FERNANDO SALVETTI Logos-Centro studi in psicologia e scienze umane, Torino.

Summary - The article synthesizes the research course developed during some Guided Practical Experiences connected whit the Chairs of Theories and techniques of psychological interviews, carried out at the University of Turin. The thematic core of these seminars is the language, consisting of (and inhabited by) words which, like human beings, live an indipendent life and can reveal more than we want to say. Words like “presences”, emboding whole mythologies concerning genus and genealogy of things and also the relations which inhabit our material or imaginary worlds.Words, moreover, which are ours but also “others” because they preserve traces of the people who have used them before and of the plurality we are part of, as our living depends on the meanings and concepts shared in the context in which we are rooted. Words are vehicles of sense and, above all, symbols by which we are able to give a meaning to the magmatic and indistinct multiplicity of events and ourselves. Our identity is the ever-changing synthesis of all relations and contexts (conversational or not) in which we are rooted: in our narrations, psychical conditions and events become intricate semantic structures, open to various interpretations and decodings. As Hölderlin sayd, “we are a conversation”. Without any beginning or end, perhaps. Key words: identity, narration, context. Riassunto - L’articolo sintetizza il percorso di ricerca sviluppato nel corso di alcune Esperienze Pratiche Guidate, afferenti alle cattedre di Teorie e tecniche del colloquio psicologico, svolte nell’Università di Torino. Fulcro tematico di tali seminari è il linguaggio, costituito e abitato da parole che, come se fossero persone, vivono un’esistenza autonoma e possono rivelare più di quanto vogliamo dire. Parole che sono “presenze” che incarnano intere mitologie concernenti i generi e le genealogie delle cose e delle relazioni che abitano i nostri mondi immaginali e materiali. Parole, inoltre, che sono nostre, ma anche “altrui” perché conservano le tracce degli altri, di chi le ha già usate e del Noi di cui siamo parte, in quanto il nostro vivere dipende dai significati e dai concetti condivisi nei contesti in cui siamo radicati. Le parole sono veicoli di senso e, soprattutto, simboli che ci consentono di attribuire un significato alla molteplicità magmatica e indistinta degli eventi e di noi stessi. La nostra identità è la mutevole sintesi delle relazioni e dei contesti (conversazionali e non) in cui siamo radicati: nelle nostre narrazioni, gli stati e gli eventi psichici divengono complesse costruzioni semantiche, aperte a molteplici interpretazioni e decodificazioni. Come ha detto Hölderlin, “noi siamo un colloquio”. Forse, senza inizio e senza fine. Parole chiave: identità, narrazione, contesto.

Parlare la relazione Il discorso su di sé non può che essere dis-cursus: cioè, e prima di tutto, un correre qua e là, andare e venire, aggiramento, intreccio, attorcigliamento, guizzo e poi, soltanto dopo, conversazione (e colloquio). Come il discorso dell’innamorato, che non smette mai di correre con la mente, di fare nuovi passi, magari “d’intrigare contro se stesso” (1). Ogni parola è un segno che vive in significati che possono svaporare, trascolorare,


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