Sommario
5 EDITORIALE
In copertina: Re Giorgio di Alessandro Bazan
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Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria.
”
FERRUCCIO DE BORTOLI
7 Giuseppe Lo Bianco-Sandra Rizza La marcia dei pm verso il Colle più alto 14 Alfonso Giordano L’ordinanza non convince, ci voleva più ponderazione 19 Aldo Giannuli «Presidente, dica lo giuro». Il tabù infranto di Napolitano 23 Ferruccio Pinotti-Stefano Santachiara I segreti del Presidente tra Cia e sequestro Moro 29 Giuseppe Lo Bianco-Sandra Rizza Quel garantismo di sinistra che piace tanto a Re Giorgio 30 Sondaggio: Onorevole, lei ha un’opinione? 41 Miriam Di Peri Con “Nenè” Macaluso un’amicizia... migliorista 47 Antonio Ingroia E un bel dì arrivò il Capo di uno Stato alla rovescia 55 Luciano Mirone Grasso e la resistibile ascesa verso Palazzo Madama 65 Giuseppe Pipitone Travaglio: la stampa corazziera ai tempi di Napolitano 71 Carmelo Maiorca Smuraglia, un partigiano a tutela della Costituzione 75 Riccardo Campolo E sul ventennio oscuro il boss non le manda a dire... 77 Giulio Cavalli “Squilla il telefono”. Operetta civile in tre scene
Periodico di inchiesta, dibattito, analisi politica e sociale Ottobre 2014 - Anno 4 - n. 11
Direttore responsabile: Giuseppe Lo Bianco Condirettore: Sandra Rizza Direttore editoriale: Vittorio Corradino Hanno collaborato: Riccardo Campolo, Giulio Cavalli, Elisa Chillura, Gianfranco Criscenti, Miriam Di Peri, Barbara Giangravè, Aldo Giannuli, Chiara Giarrusso, Alfonso Giordano, Elena Giordano, Antonio Ingroia, Carmelo Maiorca, Luciano Mirone, Ferruccio Pinotti, Giuseppe Pipitone, Paola Pizzo, Marina Pupella, Stefano Santachiara Disegni: Alessandro Bazan Progetto grafico e impaginazione: Carlo Cottone Direzione, redazione, amministrazione: Via Giacomo Cusmano, 4 - 90141 Palermo - Tel. 091 7910044 email: redazione@loraquotidiano.it - info@loraquotidiano.it http://www.loraquotidiano.it Società editrice: Micromedia Scarl (soci: Vittorio Corradino, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza) Via Giacomo Cusmano, 4 - 90141 Palermo Amministratore: Tommaso Lanza Pubblicità: Gran Via Società & Comunicazione srl - Via Giotto, 42 - 90145 Palermo Direttore Gran Via: Nando Calaciura - Pubblicità “i Quaderni de L’Ora”: Giusy Cento Tel. 0618430090 - adv.loraquotidiano@granviasc.it Distribuzione: Sicula Distribuzioni di M. La Barbera, via Camillo Camilliani, 78 90145 Palermo - Tel. 091 6766873. Per rifornimenti chiamare cell. 331 3396525 Responsabile distribuzione: Vito Lombardo Abbonamenti: ordinario annuo (6 numeri) 25 €; sostenitore annuo (6 numeri) 300 € Numeri arretrati: 9,00 € (nel caso di spedizione all’estero aggiungere 2,10 € di spese postali) Registrazione Tribunale di Palermo n. 2906/10 Iscrizione Roc del 16/03/2011 n. 20891 I manoscritti non espressamente richiesti non saranno restituiti, nè la redazione si assume responsabilità per il loro eventuale smarrimento. Finito di stampare nel mese di ottobre 2014 dalla Tipografia Luxograph srl piazza Bartolomeo da Messina, 2/e - 90142 Palermo - Tel. 091 546543 - 091 6376142
Editoriale
S
comodi, irriverenti, senza bavaglio. Sempre pronti a denunciare alchimie politiche e consorterie occulte che hanno messo in ginocchio il sistema economico e sociale italiano: senza reticenze né dietrologie, senza ammiccamenti né strizzatine d’occhio, con inchieste e servizi basati su un’oggettiva lettura dei fatti. E soprattutto, senza paura. Dopo due anni di stop, torna il giornalismo indipendente de i Quaderni de L’Ora. E torna con questo numero monografico dedicato al processo sulla cosiddetta “Trattativa” e alla testimonianza al Quirinale, prevista per il 28 ottobre, del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’approdo di un percorso tormentato che segna, tra difficoltà e polemiche, e nonostante l’interpretazione esasperata da parte della Corte dell’immunità quirinalizia, il primato di uno dei princìpi cardine dello Stato di diritto: l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Che vale per tutti, anche per il Presidente della Repubblica, anche se sulla testimonianza pesa l’incognita dell’annullamento, visto che per salvare la “capra» (e cioè il divieto d’ingresso al Colle dei volti di Riina e Bagarella, sia pure sul maxischermo della videoconferenza) s’è preferito sacrificare il “cavolo” (e cioè l’intero processo), sui cui ora pesa il rischio di annullamento, per la violazione del diritto dell’imputato ad assistere al proprio processo.
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In questo numero trovate una decina di pezzi che approfondiscono i vari aspetti di questo “unicum” della storia italiana, la testimonianza processuale di un Presidente della Repubblica al Quirinale. Il resto lo leggerete online. I Quaderni tornano infatti in buona compagnia. Dal 20 ottobre è in rete il quotidiano web de i Quaderni: www.loraquotidiano.it, sito generalista di notizie, inchieste e servizi. Un giornale online che – lo diciamo senza presunzioni di sorta – intende cambiare il volto dell’informazione in Sicilia. La nostra testata, che è stata rigorosamente orientata fin dalla sua nascita verso i princìpi di una legalità non parolaia, costituisce oggi in Sicilia un valore aggiunto da utilizzare come spazio di democrazia per tutti coloro che si riconoscono nel percorso etico del nostro lavoro professionale. Con l’aiuto di autorevoli firme, intendiamo raccontare le grandi inchieste giudiziarie, i retroscena della politica e dell’economia, ma anche le sane iniziative imprenditoriali e i tentativi di tenere in vita il mondo della cultura e dello spettacolo nonostante il degrado e l’abbandono esistenti. Nel momento in cui le vicende siciliane – politiche e giudiziarie – sono sempre più spesso al centro dell’attenzione nazionale, si avverte l’esigenza di un’informazione capace di rigore etico e di completezza informativa, in una terra segnata da due grandi temi: il primo ancorato al dibattito mafia-antimafia, alle relazioni del mondo mafioso con la classe politica ed amministrativa, e al ruolo imprenditoriale delle cosche. Il secondo, relativo al ruolo centrale dell’Isola nello scenario euro-mediterraneo, alle relazioni con i paesi della fascia costiera del Nord Africa e del Medio Oriente, ai sistemi di integrazione e alle dinamiche dei flussi migratori. Con i Quaderni de L’Ora e loraquotidiano.it abbiamo, quindi, voluto dare vita ad una rivista e ad un notiziario in grado di porsi concretamente e senza retorica “dalla parte dei cittadini”. In un paese in cui lo squallido dossieraggio talvolta viene spacciato per giornalismo investigativo, la nostra testata intende richiamarsi alle radici di un giornalismo “tradizionale”, quasi “artigianale”, che ha un unico punto di riferimento: l’articolo 21 della Costituzione. E che insegue un unico obiettivo: informare il lettore per costruire una sempre più difficile consapevolezza civica.
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di
GIUSEPPE LO BIANCO e SANDRA RIZZA
Dossier
La marcia dei pm verso il Colle più alto
L’
ex pm Antonio Ingroia lo invita a «venire a deporre nell’aula bunker dell’Ucciardone». E per salvare la sua audizione al Quirinale, il presidente della Corte d’Assise Alfredo Montalto ha negato sia ai boss Totò Riina e Leoluca Bagarella, che all’imputato Nicola Mancino, il diritto di partecipare all’udienza romana, mettendo a rischio di nullità per violazione dei diritti della difesa l’intero processo sulla trattativa Statomafia. Lui, Giorgio Napolitano, il testimone più eccellente della storia giudiziaria italiana, ora conta i giorni che lo separano dall’appuntamento con i pm di Palermo. Lo descrivono come un uomo “stremato e insofferente”, ma ancora capace di reazioni rabbiose. Subito dopo aver appreso che Montalto gli imponeva di rispondere alle domande dei pm della trattativa
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di
ALFONSO GIORDANO
Dossier
L’ordinanza non convince, ci voleva più ponderazione
L’ 14
abrogato codice di procedura penale prevedeva in tutta una serie di norme (356, 453 e 454) l’ipotesi che la testimonianza dovesse esser prestata da soggetti che per la posizione da loro assunta nella società o per lignaggio, meritavano un trattamento più riguardoso. Il testo originario dell’art, 356 poi naturalmente modificato, faceva anzitutto riferimento all’ipotesi di «un principe reale»; proseguiva poi con i Cardinali, i Grandi Ufficiali dello Stato e terminava coinvolgendo nella categoria gli agenti diplomatici o gli incaricati di una missione diplomatica all’estero. Tutti costoro se dovevano esser sentiti come testimoni in sede istruttoria godevano del privilegio (peraltro rinunziabile) di poterlo fare in un luogo da loro indicato. Mentre, per la testimonianza da rendere in di-
di
ALDO GIANNULI*
Dossier
«Presidente, dica lo giuro» Il tabù infranto di Napolitano
C *Ricercatore di Storia Contemporanea all’Università Statale di Milano. Il pezzo è stato pubblicato sul blog dell’autore il 28 settembre scorso
ome si sa, la Corte d’Assise di Palermo ha deciso di ammettere la testimonianza del Presidente della Repubblica sulla questione della trattativa Stato-mafia. La cosa sta passando come poco più di una notizia di cronaca un po’ piccante, ma qui la portata è ben altra ed investe proprio gli assetti costituzionali. Per capirci, vale la pena di fare un ragionamento un po’ articolato, che spero avrete la pazienza di seguire. Sino alla presidenza Pertini, il Capo dello Stato ha goduto di un rispetto abbastanza diffuso per la sua funzione e, anche se questo non escludeva polemiche molto aspre (come quelle delle sinistre contro Segni, Saragat e Leone), la magistratura ha sempre avuto un ruolo di tutela della funzione del Colle e a nessuno sarebbe venuto in testa di immischiare un Presidente
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di
FERRUCCIO PINOTTI e STEFANO SANTACHIARA
Dossier
I segreti del Presidente tra Cia e sequestro Moro L’orientamento “atlantico”. L’amicizia con Kissinger. Il viaggio misterioso negli Usa durante il sequestro Moro. L’operazione di infiltrazione del Pci di Duane Clarridge, capo stazione Cia a Roma nell’80. I rapporti di Napolitano con l’establishment Usa e la grazia concessa ai rapitori di Abu Omar. Per gentile concessione dell’editore Chiarelettere, pubblichiamo alcuni stralci del libro “I segreti di Napolitano” di Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara.
L’
orientamento “atlantico” è sempre stato una costante nella condotta politica di Napolitano, quasi una stella polare. E tutta la sua esistenza è stata costellata da rapporti col mondo americano. Nonostante da ragazzo abbia fatto parte dei Guf, i Gruppi universitari fascisti, nella fase finale della guerra il giovane Napolitano si schiera sul fronte giusto. Del resto, già durante l’occupazione tedesca una parte dei Guf si era unita alla resistenza bianca o rossa, in cui si riconosceva Napolitano. Gli Stati Uniti iniziano a crea-
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di
GIUSEPPE LO BIANCO e SANDRA RIZZA
Dossier
Quel garantismo di sinistra che piace tanto a Re Giorgio
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aleotto fu il pamphlet scritto dal giurista Giovanni Fiandaca, e pubblicato su Il Foglio di Giuliano Ferrara il primo giugno dell’anno scorso con il titolo “Il processo sulla trattativa Stato-mafia è una boiata pazzesca”, che sostiene una tesi machiavellica e contorta: non solo la trattativa tra boss e istituzioni ci fu (e fin qui siamo tutti d’accordo), ma fu un’iniziativa legittima e addirittura doverosa, trattandosi dello strumento attraverso il quale lo Stato cercò di assolvere al suo obbligo fondamentale, cioè preservare la vita dei cittadini. Se davanti ai cadaveri ancora caldi di Falcone e Borsellino, lo Stato trattò con la mafia – è la tesi del libello – ebbe ragione di farlo allo scopo di salvaguardare l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale. «Basta con l’antimafia
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gridata – implorava Fiandaca – oggi la lotta alla mafia va affrontata su basi legislative innovative, serie, che chiudano una volta e per tutte la stagione degli eccessi di contrapposizione». Da allora, nulla è più come prima. Le parole del giurista hanno avuto l’effetto di uno squillo di tromba che ha chiamato a raccolta quanti, in Sicilia ma soprattutto nelle alte sfere istituzionali, vedono il processo palermitano sulla trattativa Stato-mafia come il fumo negli occhi. Primo fra tutti Giorgio Napolitano. E difatti a Palermo, per discutere il pamphlet giustificazionista, si catapulta il suo pià fido luogotenente, Emanuele Macaluso, totem vivente di quella che un tempo fu l’area migliorista siciliana, ma soprattutto l’uomo che il generale Mario Redditi (ex capo di gabinetto al Sisde) intercettato al telefono con Mario Mori definì “il ventriloquo” del capo dello Stato. Non è passato che un mese dall’articolo de Il Foglio. Sotto le capriate di Palazzo Steri, sede della storica Inquisizione siciliana, “Nenè” Macaluso, il vecchio senatore comunista, battezza il trattato anti-pm di Fiandaca come la bibbia del nuovo garantismo di sinistra, infrangendo pubblicamente un tabù che da oltre vent’anni gravava sulle spalle del Pd, o almeno di quel pezzo di partito che ancora in qualche modo si sentiva erede del Pci di Pio La Torre: l’impossibilità di criticare le scelte della magistratura antimafia, senza incorrere nel rischio di essere immediatamente assimilati alla destra e alle tesi del berlusconismo. Dopo lo scontro scatenato da Napolitano con il conflitto di attribuzione nei confronti dei pm di Palermo, un’autentica manna per
Onorevole, lei ha un’opinione? Ha fatto bene il presidente della Repubblica a investire il procuratore generale della Cassazione delle lamentele del senatore Mancino, che aveva telefonato al Quirinale per chiedere l’intervento di Napolitano sul processo della trattativa Stato-mafia? Lo abbiamo chiesto ai 90 deputati dell’Ars, 55 dei quali contattati personalmente (all’Ars o al telefono) e altri 35 raggiunti via e-mail (che non si è però
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dimostrata uno strumento efficace, dato che non ha risposto nessuno). In totale, dunque, abbiamo raccolto le risposte di 55 parlamentari. In 12 si sono dichiarati favorevoli all’iniziativa del Presidente, in 18 contrari (tutti i grillini, con qualche sorpresa), in 5 hanno deciso di non rispondere, 13 non hanno voluto esprimere un giudizio e 7 deputati hanno offerto una risposta “cerchiobottista” o poco comprensibile. Tra i big della politica regionale, il presi-
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MIRIAM DI PERI
Dossier
Con “Nenè” Macaluso un’amicizia... migliorista
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na torta con novanta candeline in una Sala Gialla, a Palazzo dei Normanni, gremita di gente accorsa per lui. Col primo giorno di primavera, lo scorso 21 marzo, sono arrivati anche i novant’anni di Emanuele (“Nenè”) Macaluso, nisseno, classe 1924, “grande vecchio” della sinistra siciliana e storico amico e compagno di partito di Giorgio Napolitano. Macaluso ha festeggiato i suoi 90 anni in forma privata il 21 marzo e preso parte a un momento istituzionale il giorno successivo, alla presenza del Presidente della Repubblica e della seconda carica dello Stato, Pietro Grasso. Ma anche la sinistra siciliana ha voluto festeggiare il suo “padre politico”, qualche giorno dopo, così i suoi più vicini collaboratori hanno organizzato la mattina del primo aprile un dibattito istituzionale
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di
LUCIANO MIRONE
Dossier
Grasso e la resistibile ascesa verso Palazzo Madama
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anno scorso, insieme a Giuliano Amato e Franco Marini, fu uno dei candidati al Quirinale. Oggi, dopo l’intensificarsi delle ipotesi sull’abbandono prematuro del capo dello Stato, il nome di Pietro Grasso circola con sempre maggiore insistenza tra i papabili del Colle più alto di Roma. L’ipotesi divide. Soprattutto i suoi ex colleghi magistrati: alcuni lo vedono bene come il successore di Giorgio Napolitano, altri decisamente no. I primi lo ritengono un simbolo dell’antimafia. I secondi un “esperto equilibrista”, particolarmente rigoroso contro boss e gregari, fin troppo prudente nei confronti dei potenti. A prescindere da come la si pensi, una cosa è certa: Grasso ha fatto una strepitosa carriera. Non solo in magistratura (dove è stato dal 1969 al 2012),
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di
GIUSEPPE PIPITONE
Dossier
Travaglio: la stampa corazziera ai tempi di Napolitano
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i chiama corazzieri, pompieri, trombettieri: sono i giornalisti italiani, tutti uniti dalle larghe intese mediatiche al tempo della Trattativa Stato-mafia, il patto segreto tra Cosa Nostra e pezzi delle Istituzioni, ancora oggi tabù per tutte o quasi le grandi testate. «C’è un atteggiamento trasversale dei giornali sul tema Trattativa» spiega Marco Travaglio, condirettore del Fatto Quotidiano. «Un atteggiamento – continua Travaglio – parallelo a quello dei partiti politici, perché comunque tutti i punti del “papello” che dal 1994 in poi finiscono in Parlamento arrivano sia dal centrodestra che dal centrosinistra». L’apice della polemica giornalistica sul patto Stato-mafia è l’estate del 2012, quando nella Trattativa finisce coinvolto il presiden-
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di
CARMELO MAIORCA
Dossier
Smuraglia, un partigiano a tutela della Costituzione
I
l professore Carlo Smuraglia (classe 1923) è presidente dell’Anpi, l’ Associazione nazionale dei partigiani italiani, dal 2011. È stato anche componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1986 al 1990, e senatore dal 1992 al 2001. Le sue posizioni sono sempre state molto vicine al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma in quest’occasione Smuraglia ha preferito non rispondere alle domande sul ruolo del capo dello Stato a tutela della Costituzione nè sui suoi rapporti con Napolitano. Professore, lei ha definito una “manomissione della Costituzione” il progetto di riforma costituzionale concepito dal governo Renzi col sostegno di Berlusconi, approvato in prima lettura al Senato. L’Anpi dal primo
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di
RICCARDO CAMPOLO
Dossier
E sul ventennio oscuro il boss non le manda a dire...
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a Giorgio Napolitano il Capo dei capi vuole la grazia. È convinto che il Presidente non debba andare a testimoniare al processo sulla trattativa, ma poi lo definisce “miserabile”, “dittatore”, “Pulcinella”: nelle sue ore di passeggio all’aria nel carcere di Opera con il boss pugliese Alberto Lorusso, alternando calunnie, mezze verità, messaggi criptici e analisi politiche – più o meno lucide – di un ventennio oscuro (il tutto captato grazie alle cimici piazzate dagli uomini della Dia), Totò Riina si scaglia anche contro il capo dello Stato, dedicandogli invettive e insulti. Questa è una galleria delle frasi pronunciate dal boss. Il primo intervento è del 9 settembre 2013. «Il primo Pulcinella della Repubblica italiana è lui... perché lui questa farsa l’ha fatta...»,
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di
GIULIO CAVALLI
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Dossier
“Squilla il telefono” Operetta civile in tre scene PRIMA SCENA [Casa, salotto di Mancino, un politico mai diventato ex che si barcamena furiosamente per una potabile uscita di scena, incastrato invece nel processo su una presunta trattativa tra Stato e mafia di cui è stato protagonista. La casa è lussuosa, di un lusso vecchio mica antico e la scena è un salone zeppo di libri di poco valore, una scrivania smangiata sui bordi e un tappeto che occupa tutto il palco, circolare, logoro e polveroso. Mancino indossa una vestaglia rosa e delle babbucce a forma di muso di cane; gira in tondo sul tappeto tenendo in mano una tazza di caffè. Si vede che non dorme da giorni. Sullo sfondo un calendario che segna: NOVEMBRE 2011, APRILE 2012] MANCINO - Pronto! Sì! Sì? Ma mi sente? Sono Mancino. Buongiorno. Dovrei parlare con il dottore D’Ambrosio. Sì.
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