La prima rosa

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LA PRIMA ROSA a cura di Loredana Semantica Deborah Mega Maria Rita Orlando (Copyright, tutti i diritti riservati, consentite riproduzioni autorizzate e con citazione della fonte) L’immagine in copertina è“S’offerta rosa” di Loredana Semantica Il logo della rosa che separa i testi è di Maria Rita Orlando Finito di stampare nel mese di dicembre 2015



Ein Nichts waren wir, sind wir, warden wir bleiben, bl端hend: die Nichts-, die Niemandsrose. Noi un Nulla fummo, siamo, resteremo, fiorendo: la rosa del Nulla, la rosa di Nessuno. Paul Celan da Die Niemandsrose (1963)



Fenomenologia o metonimia della rosa

Apprestandomi a introdurre la raccolta La prima rosa, la tentazione è di seguire senza meta il filo del pensiero, dando libero sfogo alle parole, in una sorta di scrittura automatica che metta in luce, ma, nel contempo, desidero procedere ad un’esposizione sistematica, ragionata, che renda partecipi della nascita del gruppo La rosa di nessuno, culla di questa iniziativa, della sua storia, organizzazione, delle sue finalità. Mi sembra che quest’ultima sia doverosa premessa. Il gruppo facebook La rosa di nessuno è nato diversi anni fa, ma è rimasto dapprima inattivo, deserto e silente, essendo io sola l’unico membro, fino a quando, all’incirca un anno fa, sono stati ammessi al gruppo un centinaio di partecipanti e ne è cominciata l’attività. Ben presto si sono unite a me nell’amministrazione, le amiche Deborah Mega e Maria Rita Orlando, accomunate dall’essere vittime del fascino discreto della rosa, del suo profumo “intellettuale”, sottile e inconfondibile, unite dal piacere di trovare sempre nuove rappresentazioni del nostro oggetto d’attenzione: la rosa, sorprese per prime noi stesse di quanti fossero gli autori contemporanei e del passato che, similmente a noi, abbiano percepito la sua valenza. A prima vista, il lavoro che si svolge nel gruppo facebook La rosa di nessuno appare una raccolta a tema di immagini e testi, riconducibili all'idea della rosa in tutte le sue "declinazioni", cioè testi che le siano dedicati o che la menzionino, immagini che la rappresentino; a questo materiale si aggiungono le poesie o testi che noi abbiamo chiamato "rose di poesia", cioè quelli più belli, preferiti, amati dai partecipanti al gruppo. Più in dettaglio, i testi pubblicati nel gruppo sono organizzati nelle seguenti sezioni: 1) LA ROSA IN POESIA: poesie/testi d'autore pubblicati nel gruppo dai partecipanti; 2) ROSE DI POESIA: le più belle poesie mai lette proposte dai membri nel gruppo; 9


3) LE NOSTRE ROSE: poesie/testi di proprietà intellettuale dei partecipanti al gruppo; Le foto/immagini che si riferiscono alla rosa sono raccolte in due sezioni: 4) ROSE D'AUTORE: immagini/foto proprie dei partecipanti e postate nel gruppo; 5) ROSE IS A ROSE IS A ROSE IS A ROSE: immagini/foto tratte dal web e postate dai partecipanti nel gruppo. La prima rosa rappresenta un sunto del lavoro fin qui svolto, di quanto abbiamo condiviso, pubblicandolo nella pagina del gruppo La rosa di nessuno, raccoglie parte della produzione delle sezioni LA ROSA IN POESIA e ROSE DI POESIA, (abbiamo, tra l’altro, dovuto escludere i testi di autori contemporanei o deceduti da meno di settanta anni, per la tutela del diritto d’autore) e tutte le poesie della sezione LE NOSTRE ROSE. La raccolta ripete in sostanza la struttura organizzativa dei testi pubblicati nel gruppo, rendendo evidente quanto la rosa sia da sempre fonte di ispirazione, ad alta valenza simbolica e poetica, quanto frequentemente in arte la si trovi rappresentata, citata, omaggiata. Le immagini inserite nella raccolta sono una selezione esigua della ricca collezione presente nel gruppo. A completamento delle informazioni relative al gruppo: La rosa di nessuno è segreto, quindi non visibile ai non membri. Per questa raccolta abbiamo scelto il titolo La prima rosa, perché accostare la parola rosa, che è fiore e nel contempo colore, al numero ordinale, che è espressione matematica, ci è sembrato un contrasto originale, come associare scienza e arte, coniugare precisione e fantasia, del resto era d’obbligo usare la parola “rosa” nel titolo, ma l’aggettivo “prima” è tutto nostro: evoca primati e primizie, evoca sequenze e primogeniture, primarietà e priorità, evoca la rosa antica, arcaica, primitiva, la pristina rosa del verso di Bernardo Cluniacense, tratto dal De contemptu mundi, portato alla fama da Umberto Eco che, sostituendo la parola rosa alla parola Roma dell’originale, ne ha fatto chiusa del suo romanzo Il nome della rosa:stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. Con la raccolta dal titolo La prima rosa e col gruppo facebook La rosa di nessuno prende corpo un’idea che risale a molti anni fa, 10


quando nella ricerca ch’è propria di ogni artigiano della parola, mi accorsi di quanto essa fosse inadeguata a comunicare pienamente ciò che albergava nella mente, non solo nell’ordinarietà del conversare giornaliero, non solo nell’esporre saggistico o filosofico massimamente esplicativo di sistemi, ordini e orizzonti, ma anche e specialmente, quando il nucleo fosse così profondo e potente da invadere in afflato anche cuore, polmoni, ventre. A volte questo groviglio da partecipare è l’amore, parola sacra, variegata, ineffabile ed effimero stato, contenente per le molteplici versioni con cui si presenta, diverso per ogni essere e, nello stesso tempo, replicantesi innumerevoli volte dalla notte dei tempi; a volte la materia del dire è la commozione, per chi o per quei momenti in cui non si sia ancora raggiunto nelle vene il cinismo o il punto di fusione che rende refrattari ad ogni incanto o desiderio, oppure quando si voglia raccontare proprio quale tremendo sconforto sia il bianco di un volo nel precipizio della mente o dell’animo, quando si spegne ogni afflato, si perde ogni appiglio, altre volte all’opposto per la difficoltà di trasmettere l’incanto o la meraviglia per ciò che mai potrà vederci artefici prodigiosi di tanto stupendo universo. Noi ci rivolgiamo ai segni, ai suoni, ma nella traduzione del pensiero è inevitabile che si perda la portata più profonda e complessa del messaggio, similmente a quando si ascolti una voce riprodotta invece che dal vivo, o si dipinga una tela rispetto all’immagine reale, oppure si modelli la materia in una forma che non è quella di carne e sangue. Tutto questo lo dice con splendida sintesi Giorgio Caproni nella sua poesia dal titolo Concessione. Buttate pure via ogni opera in versi o in prosa. Nessuno è mai riuscito a dire cos’è, nella sua essenza, una rosa. Ecco la parola, i suoni, i segni non hanno abbastanza vita, perché nonostante ogni nostro sforzo noi uomini non siamo la natura e nemmeno Dio, non siamo artefici del tutto e della vita, siamo parte della natura e, per chi crede, prodotto del respiro di Dio, non 11


siamo l’assoluto ma solo una sua infinitesima e transitoria particella, attraversiamo il mondo con la nostra esistenza, desiderando d’essere stelle, partecipi dell’eternità, o quanto meno di un tempo più lungo del nostro percorso vitale, desideriamo di sapere e potere, e ci arrendiamo, quando e quanto maggiormente consapevoli, ogni volta alla nostra ignoranza e alla nostra impotenza. La presa di coscienza di tutto questo può avvenire propriamente dopo molteplici sforzi comunicativi più o meno fallimentari nell’attimo in cui ci fermiamo in silenzio e osserviamo con una speciale attenzione una forma che sia quintessenza di perfezione. La rosa è approdo di tanto navigare, oggetto ideale d’osservazione, catalizzatore del pensiero. Per questo motivo, ma non solo per questo motivo, noi amministratrici del gruppo La rosa di nessuno abbiamo scelto la rosa come simbolo di raggiunta consapevolezza dell’esistenza della bellezza, della meraviglia del creato, dell’insufficienza della parola pur nelle sue più aggraziate costruzioni, nella speranza che quella splendida forma in corolla potesse essere messaggera migliore delle nostre riflessioni. Eppure offrire un’icona non è sufficiente, perché, se pure è vero che non si possono consegnare totalità e complessità di riflessioni e sentimenti alla parola, d’altra parte non è poi così semplice dialogare senza partecipare il proprio pensiero; anche l’idea più semplice, per essere compresa deve essere espressa, e ogni gesto o simbolo, per diventare significato condiviso, necessita di attenzione. L’attenzione è preziosa, un atto grande di generosità, diceva bene Simone Weil, immagino che non sia da tutti applicarla a cose effimere come le rose, in luoghi piacevoli e non competitivi come La rosa di nessuno, dove non si conquistano spazi di visibilità nei siti più in voga della letterarietà, in un salotto virtuale dove si condivide il piacere di sorprendere i propri compagni di viaggio (che null’altro siamo nel viaggio esistenziale) con nuove scoperte di opere, immagini, foto, dipinti, dove la rosa, simbolo prescelto, sia stato citato, rappresentato, sia presente, reale, colorato, stilizzato, in primo piano, sullo sfondo, ad ornare capelli o nei drappi di una tenda, nelle pieghe di un vestito, ne sia cosparso il pavimento. 12


In tutto questo florilegio di rose il rischio tuttavia era quello del saggio che indica la luna mentre tutti guardano il dito, cioè che l’oggetto che voleva essere segno diventasse estetica contemplazione dello stesso, nel trionfo della fenomenologia della rosa anziché nell’affermazione della metonimia della stessa. Qualcuno avrà anche messo in gioco più o meno consapevolmente il pregiudizio. La rosa nell’idea popolare è roba da donne, come tutti i fiori del resto. Si regalano fiori forse a un uomo? Delicata e romantica, la rosa è simbolo di bellezza, di passione, delle rose si fa gentile omaggio a una bella donna, un fascio di rose rosse magari per esprimere passione, bianche per la purezza, gialle come la gelosia, ma certo, per noi de La rosa di nessuno, la rosa non parla solo un linguaggio di colori, né il loro messaggio è così semplice e immediato e, più in profondità, nemmeno tanto gentile. Un’altra critica potrebbe essere mossa all’inutilità di rivolgersi alla celebrazione di bellezza, armonia e grazia, mentre intorno soffiano venti di odio, di povertà, mentre i popoli si spostano in massa in quelle che nei titoli di stampa sono migrazioni, quasi si trattasse di animali in transumanza e non di popoli in fuga, ma che la storia tramanderà come esodi, mentre gli attentati fanno stragi, i tagliagole impazzano e i governi annaspano nel governare la confusione, dove il capitalismo ha mostrato tutti i suoi limiti, le economie boccheggiano, incapaci di risorgere, nella quale poteri occulti muovono per lo scontro e non per la pace, dove tutti siamo vittime di qualcuno e non padroni delle nostre vite. Sì, ci rendiamo conto che sono obiezioni possibili, ma d’altra parte, replichiamo che occorre vivere finché la morte non bussa alle porte, occorre sperare finché non tutto è perduto, è necessario proporre modelli, anelare ai sogni, costruire bellezza, rivolgersi ad essa. La rosa di nessuno si propone d’essere la nostra Arcadia, un luogo di armonia, bellezza e perfezione, dove si cerca l’incanto della vita e non la sua piaga, si condivide piacere e non ansia e angoscia. Come i dieci giovani del Decamerone, mentre fuori infuria la peste, si riunirono attendendo di superare la crisi, similmente noi proponiamo un luogo di piacevole evasione, che diventi l’arma con cui le rose si oppongono al vento di disgrazia 13


che soffia sulla terra, la bandiera della propria ribellione, della propria resistenza alla brutalità e alla bruttezza del mondo. La rosa ancora nell’immaginario collettivo è la regina dei fiori, come il leone è il re della savana, quest’ultimo per la criniera maestosa, la rosa per la ricchezza della sua corolla e il portamento. Tre cose ci sono rimaste del paradiso, dice Dante, le stelle, i fiori e i bambini. I fiori sono lascito di un luogo delizioso, perché rappresentativi della bellezza, la loro fragranza e delicatezza, il tripudio dei colori, le forme più varie, simmetriche, frastagliate, i petali e i cuori dei loro pistilli, la loro fragilità, i contrasti, le sfumature, la carnosità sensuale, un fiore racchiude questo e ben altro incanto e, tra tutti i fiori, la rosa è emblema di bellezza superba. Potremmo dire allora con Fedor Dostoevskij “la bellezza salverà il mondo”? In verità noi abbiamo una sola certezza ed è che la bellezza esiste, mentre dubitiamo che essa possa offrire la salvezza, perché non può esservi alcuna certezza di fronte all’orrore del mondo, al suo scempio, alla tragicità della condizione degli uomini ingabbiati nell’odio, vittime e carnefici in preda alla violenza. Consapevoli dell’affanno dell’esistenza, acquista senso l’aver scelto La rosa di nessuno come nome del gruppo facebook, traendolo dall’omonima raccolta di Celan dove è inserita la bellissima “Salmo” dello stesso Celan. Salmo Nessuno c'impasta di nuovo, da terra e fango, Nessuno insuffla la vita alla nostra polvere. Nessuno. Che tu sia lodato, Nessuno. È per amor tuo che vogliamo fiorire. Incontro a te. Noi un Nulla fummo, siamo, resteremo, fiorendo: 14


la rosa del Nulla, la rosa di Nessuno. Con lo stimma anima-chiara, lo stame ciel-deserto, la corona rossa per la parola di porpora che noi cantammo al di sopra, ben al di sopra della spina. Una poesia questa di Celan che è negazione fino al midollo nella danza del nulla e nessuno che si rincorrono in assonanze e concorrono al fiorire dei versi sin dal principio del testo. Essa tuttavia non è poesia di speranza, ma mette in forma la disperazione. Una disperazione che tenta lo sbocco e vorrebbe risolversi in quel Nessuno che, Uno e Unico, restituisce senso all’esistenza. Solo un essere ch’è Nessuno può al di sopra di tutte le rose ed ogni creatura è sua rosa, ed ogni fiorire è nel suo amore, l’amore per Nessuno. Viene espresso in questa negazione l’anelito al divino, testimoniato dal richiamo al momento creativo dell’essere umano, atto supremo che Nessuno ha compiuto e mai altri potrà più ripetere. Noi siamo le creature nelle quali Nessuno ha insufflato la vita, impastando il fango che siamo e dal quale cerchiamo di sollevarci fiorendo nel suo nome e nel suo amore. La rosa vuol dunque essere anche simbolo della ricerca profonda e intima dell’assoluto, di quel Nessuno che dà senso al nostro andare, origine e meta dei nostri passi, incontro a te noi andiamo e la rosa fiorisce di essenza mistica, si fa rosario dei giorni, come cammino di ricerca, omaggio al divino ch’è Nessuno, ch’è Niente pure contemporaneamente. Niente e nessuno perché noi dubitiamo, noi non conosciamo, noi non percepiamo coi sensi, forma o suono, noi non sappiamo il luogo o il destino, possiamo solo una preghiera di salvezza e di tensione spirituale. Rosa paradiso, rosa mistica, rosa divina, rosa creatura, rosa bellezza. Come non ammirare lo splendore e la freschezza dei petali di una rosa, il suo vellutato colore, il composto e misterioso raccoglimento verso il cuore dei fogli sovrapposti dei petali, 15


labirinti avvolgenti e curvi quasi a racchiudere il mistero dell’universo, l’origine della vita, l’occulto, l’incomprensibile, il nascosto. Il sentimento che pervade l’attento osservatore di una splendida rosa è l’ammirazione, ma insieme a quello, un altro si fa subito strada, s’insinua sottile e non appariscente soppiantando il primo moto semplice e immediato di ammirazione, ed è un sentimento di angoscia che deriva dall’impossibilità di afferrare, possedere, penetrare, trasmettere, creare, diffondere e far prevalere quell’ineffabile bellezza della quale la rosa è forma sontuosa. Per questa via oscura la rosa suscita anche la malinconia del sapere che quel vertice di perfezione, quella forma di bellezza indicibile è inevitabilmente destinata a sfiorire, a piegare il capo allo scorrere del tempo, perdere freschezza, morbidezza, raggrinzire in un corpo secco e morire. Perciò con Rainer Maria Rilke, citando il suo perfetto epitaffio, riconosciamo alla rosa il segno della predestinazione, le stimmate della contraddizione, diamo infine alla rosa anche una simbologia antinomica da anelito di salvezza a ineluttabilità della fine; rosa, stupenda ed effimera, i cui petali, come palpebre innumerevoli chiudono gli occhi a tutti gli uomini nel sonno condiviso di nessuno. Rosa, contraddizione pura, piacere d’essere il sonno di nessuno sotto sì tante palpebre. In definitiva riconosciamo che una rosa può regalarci un momento di benessere, che, se anche non salva, almeno consola. Ecco, la bellezza più che salvarci ci consola, ci conforta della sua presenza, esistenza, della sua gratuita donazione, ci rassicura che ancora esiste, che possiamo guardarla, che rimane sovrastando e contrastando la bruttura e la perdizione del mondo, che ad essa possiamo tendere, come sforzo del singolo o collettivo perché trionfi non solo nell’aspetto e in superficie, ma in quanto possibile, il più possibile come scelta intima, profonda. La bellezza accarezza l’anima, come un balsamo lenisce il dolore. 16


La rosa nella sua essenza celebra il fallimento del desiderio che la bellezza pervada il mondo e lo salvi, ma nel contempo, con la sua presenza è testimonianza che la bellezza vive e respira, che si lascia possedere almeno dai sensi e, quando l’anima è particolarmente in sintonia con l’universo, una rosa cosparsa di gocce di rugiada che riflettono la luce e i colori del mondo circostante, regala lo stesso ineffabile piacere che genera l’osservazione del cielo stellato, dal quale scaturisce un senso di ringraziamento di esistere: creatura tra le creature viventi e benedette dell’universo.

Loredana Semantica

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Art Khai ph.



LA ROSA IN POESIA



Rosa, contraddizione pura, desiderio d'essere il sonno di nessuno sotto sĂŹ tante palpebre. Rose, oh reiner Widerspruch. Lust, Niemandes Schlaf zu sein unter soviel Lidern. Rainer Maria Rilke (epitaffio sulla tomba)

Se la tua freschezza a volte ci stupisce; gioiosa rosa, è perchÊ in te, petalo contro petalo, dentro te stessa, ti riposi. Rainer Maria Rilke, da Les Roses

Con una fronda di mirto giocava ed una fresca rosa e la sua chioma le ombrava lieve e gli omeri e le spalle. Archiloco 23


Perché la rosa, oh, la rosa! È dei fiori pupilla, è rossore dei campi che leggiadri si sanno, è lampo di bellezza e nell’ombracolo ignari trafigge pallidi amanti, nello splendore immoti. Oh, la rosa respira d’amore! Alle rosse labbra di Afrodite, invocata al festino, la coppa solleva, la rosa! Oh! Inanellate per i mortali le dolci foglie, la rosa gode del continuo ondulare dei petali che ridono al vento ridente dell’Ovest! Saffo

Morrai, tutta morrai; né ricordanza di te dopo l'avello sorviverà nessuna: però che mai non dispiccasti rosa nata in Pieria: bruna tragitterai dell'Orco la dolente laguna. Saffo

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Marca Barone ph.



Le rose gradite ai teneri Amori si veggano unite ognora col vin. Beviamo contenti fra il riso e i piaceri di rose ridenti col serto sul crin. O rosa gentile, onore del prato, o figlia d’aprile, de’ Numi piacer. Si adornan di rose, se danzano in giro, le grazie vezzose, di Gnido l’Arcier. Deh, Nume Tebano, di rose mi adorna, e al plettro la mano di nuovo porrò. Così coronato, in mezzo al tuo tempio coll’idolo amato danzando ne andrò. Anacreonte, Ode V, Sopra la rosa (traduzione di Francesco Saverio de' Rogati)

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Oggi vogl’io col canto lodar la rosa estiva, e la stagion che avviva l’erba novella e il fior. Tu, mio tesoro, intanto, il canto mio seconda, e facile risponda a’ nostri carmi Amor. Per l’odor suo gentile questo vermiglio fiore è degli Dei l’amore. degli uomini il piacer. E ognor che riede Aprile, le Grazie verginelle ornan di rose belle il vago crin leggier. D’Amor la Genitrice sembra più bella in Cielo, se mai fra il roseo velo mostra l’eburneo sen. Fin sull’Ascrea pendice l’educan le Camene: de’ canti d’Ippocrene soggetto ognor divien. È dolce a chi raccoglie le rose porporine, sebben le ingrate spine gli pungano la man. E a chi le molli foglie fra palma e palma asconde più grato odore altronde aspetta forse invan. Si spargono le cene di rose delicate, e son così più grate le rose al saggio ancor. E quando il tempo riede sacro al buon Dio Tebano, 28


si versa a piena mano nembo di rose allor. Senza le vaghe rose, qual cosa è mai gradita? colle rosate dita l’Alba colora il dì. Le Najadi vezzose di rose hanno le braccia; di rose il sen la faccia Venere ha pur così. Ch’è di ristoro a’ mali la rosa io so per prova, e che incorrotti giova gli estinti a conservar. Invan spiegando l’ali va il tempo sul suo verde, ch’ella l’odor non perde de’ giorni al trapassar. Or sull’istessa cetra Io ridirò cantando, com’ella nacque, e quando già dal terren spuntò. Quel dì, che in faccia all’etra sulla cerulea culla Venere ancor fanciulla l’onda del mar mostrò. Quel dì, che Giove, armata, spettacolo giocondo, espose al Cielo al Mondo la Diva del saper. Allor si vide ornata la terra del bel fiore, ch’è degli Dei l’amore degli uomini il piacer. Allora i Numi a gara la pianta avventurosa d’ambrosia rugiadosa presero ad irrigar. 29


E al buon Lièo sì cara, la rosa porporina sulla nativa spina si vide germogliar. Anacreonte, Ode LIII, Sopra la rosa (traduzione di Francesco Saverio de' Rogati)

O vita mia maledetta, mondana, lussuriosa, vita de scrofa fetente, sozata en merda lotosa, sprezanno la vita celeste de l'odorifera rosa! Non passerà questa cosa, ch'ella non sia corrottata. Jacopone da Todi – Laude

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Etienne Adolphe Piot (Dijon, Franรงa, 1850-1910). Part.



Fresca rosa novella, piacente primavera, per prata e per rivera gaiamente cantando, vostro fin presio io mando – a la verdura. Lo vostro presio fino in giò si rinovelli da grandi e da zitelli per ciascuno camino; e cantin[n]e gli auselli ciascuno in suo latino da sera e da matino su li verdi arbuscelli. Tutto lo mondo canti, po' che lo tempo vène, si come si convene, vostr'altezza presiata: ché siete angelicata – crïatura. Angelica sembranza in voi, donna, riposa: Dio, quanto aventurosa fue la mia disïanza! Vostra cera gioiosa, poi che passa e avanza natura e costumanza, ben è mirabil cosa. Fra lor le donne dea vi chiaman, come sète; tanto adorna parete, ch'eo non saccio contare; e chi poria pensare – oltra natura? Oltra natura umana vostra fina piasenza fece Dio, per essenza che voi foste sovrana: per che vostra parvenza ver' me non sia luntana; 33


or non mi sia villana la dolce provedenza! E se vi pare oltraggio ch'ad amarvi sia dato, non sia da voi blasmato: ché solo Amor mi sforza, contra cui non val forza – né misura. Guido Cavalcanti, Rime

[...] Ce est li Rommanz de la Rose, Où l’art d’amors est tote enclose. La matire en est bone et noeve: Or doint Diex qu’en gré la reçoeve Cele por qui ge l’ai empris. C’est cele qui tant a de pris, Et tant est digne d’estre amée Qu’el doit estre Rose clamée. [...] Questo è il Roman de la Rose, Dove è inclusa tutta l’arte d’amore. L’argomento è buono e nuovo: Lo tenga Dio in pregio Come colei per cui l’ho intrapreso, La quale è tanto degna di essere amata, Che dev’esser Rosa chiamata. Guillaume de Lorris, Le Roman de la Rose, vv. 37-44

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245 Due rose fresche, et colte in paradiso l'altrier, nascendo il dí primo di maggio, bel dono, et d'un amante antiquo et saggio, tra duo minori egualmente diviso con sí dolce parlar et con un riso da far innamorare un huom selvaggio, di sfavillante et amoroso raggio et l'un et l'altro fe' cangiare il viso. - Non vede un simil par d'amanti il sole dicea, ridendo et sospirando inseme; et stringendo ambedue, volgeasi a torno. Cosí partia le rose et le parole, onde 'l cor lasso anchor s'allegra et teme: o felice eloquentia, o lieto giorno! 246 L'aura che 'l verde lauro et l'aureo crine soavemente sospirando move, fa con sue viste leggiadrette et nove l'anime da' lor corpi pellegrine. Candida rosa nata in dure spine, quando fia chi sua pari al mondo trove, gloria di nostra etate? O vivo Giove, manda, prego, il mio in prima che 'l suo fine: sí ch'io non veggia il gran publico danno, e 'l mondo remaner senza 'l suo sole, né li occhi miei, che luce altra non ànno; né l'alma, che pensar d'altro non vòle, né l'orecchie, ch'udir altro non sanno, senza l'oneste sue dolci parole. Francesco Petrarca, Rerum vulgarium fragmenta

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Vi vendo la rosa di maggio. -Mai nella mia vita ho tanto amato altra donna o fanciulla quanto ho amato voi, gentil pulzella: vogliate stimarmi amico, giacchè avete tutto il mio cuore. Vi vendo la violetta. -Di gioia il mio cuore svola quando vedo il vostro dolce viso, di tutti il più bello a mio avviso. [...] Vi vendo la rosa d'Artois. -Amate l'onore, siate cortesi, buoni serventi siate ad ogni occasione e ricchezze avrete a profusione. Vi vendo il ramo del rosaio. -mai neve fu più bianca, nè rosa a maggio più sgargiante della bellezza di smeraldo fino di colei a cui interamente mi sono in piena umiltà donato. Christine de Pizan

Donna così formosa non vidi alla frontiera come quella pastora che sta alla "Finojosa". Facendo quella via che dal Calatraveno porta a Santa Maria io fui vinto dal sonno nella terra sterposa, mi persi in quella via 36


dove vidi la donna che sta alla "Finojosa". In un verde reame di rose e d'altri fiori vigilando il bestiame lei con gli altri pastori la vidi sì maliosa che quasi non credevo che fosse la pastora che sta alla "Finojosa". Né credo che la rosa fiorita a primavera sia mai così formosa né mai in ugual maniera come quella pastora che sta alla "Finojosa". E non guardavo tanto la sua tanta beltà perché io già temevo per la mia libertà. E dissi: la graziosa (per sapere chi era) è forse la pastora che sta alla "Finojosa"? Ridendo mi rispose: venite pure, ma io lo capisco bene ciò che sperate già. Non è desiderosa d'amore, né lo aspetta la pastora che sta qui nella "Finojosa". Marques de Santillana

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11 (Liber Primus) Rosa gentil, che sopra a' verdi dumi dai tanto onor al tuo fiorito chiostro, suffusa da Natura di tal ostro che nel tuo lampegiar il mondo alumi, tutti li altri color son ombre e fumi che mostrerà la terra on ha già mostro: tu sola sei splendor al secol nostro, che altrui ne la vista ardi, e me consumi. Rosa gentil, che sotto il giorno extinto fai l'aria più chiarita e luminosa e di vermiglia luce il ciel depinto, quanto tua nobilitade è ancor nascosa! Ché il sol, che da tua vista in tutto è vinto, apena te cognosce, o gentil rosa. Matteo Maria Boiardo, Amorum Libri Tres

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Loredana Semantica ph.



IV. Le labbra rosse paion de corallo, e àvvi drento duo filar' de denti che son più bianchi che que' del cavallo: da ogni lato ve n'à più de venti; le gote bianche paion de cristallo, senz'altro liscio, né scorticamenti, rosse entro 'l mezzo, quant'è una rosa, che non se vide mai sì bella cosa. Lorenzo de' Medici, Nencia da Barberino

Eranvi rose candide e vermiglie: alcuna a foglia a foglia al sol si spiega; stretta prima, poi par s’apra e scompiglie: altra più giovanetta si dislega apena dalla boccia: eravi ancora chi le sue chiuse foglie all’aer niega: altra cadendo, a piè il terreno infiora. Così le vidi nascere e morire e passar lor vaghezza in men d’un’ora. Lorenzo de' Medici, Corinto

“Maius adest. Da serta, puer: sic sancta vetustas instituit; prisci sic docuere patres. Iunge hederam violis: myrtum subtexe ligustris, alba verecundis lilia pinge rosis. Fundat inexhaustos mihi decolor Indus odores, et fluat Assyrio sparsa liquore coma. Grandia fumoso spument crystalla Lyaeo, 41


et bibat in calices lapsa corona meos. Post obitum non ulla mihi carchesia ponet Aeacus; infermis non viret uva iugis. Heu, vanum mortale genus, quid gaudia differs? Falle diem: mediis mors venit atra iocis.” Calendimaggio “Ecco maggio. O paggetto, dà le corone; così stabilì la veneranda antichità e insegnarono gli antichi padri. Intreccia l‘edera alle viole, intreccia il mirto ai ligustri e svaria i gigli con delicate rose. Mi versi l‘abbronzato indiano i profumi che non vaniscono e stillino i capelli cosparsi di unguenti assiri. Capaci cristalli spumeggino di vino vecchio e la corona caduta beva nel mio calice. Dopo la morte, Eaco non mi offrirà nessuna tazza; non matura l‘uva sui colli infermi. O effimera stirpe di mortali, perché differisci la gioia? Inganna il tempo; la cupa morte viene in mezzo ai tripudi.” Jacopo Sannazaro

La verginella è simile alla rosa, ch’in bel giardin su la nativa spina mentre sola e sicura si riposa, né gregge né pastor se le avicina; l’aura soave e l’alba rugiadosa, l’acqua, la terra al suo favor s’inchina: gioveni vaghi e donne innamorate amano averne e seni e tempie ornate. Ma non sì tosto dal materno stelo rimossa viene e dal suo cespo verde, che quanto avea da gli uomini e dal cielo, favor, grazia, bellezza, tutto perde. Ludovico Ariosto, “Orlando Furioso”, canto I, ottave 42-43 42


Alma Tadema, The Roses of Heliogabalus, Part.



XIV. Deh mira (egli cantò) spuntar la rosa Dal verde suo modesta e verginella; Che mezzo aperta ancora, e mezzo ascosa, Quanto si mostra men, tanto è più bella. Ecco poi nudo il sen già baldanzosa Dispiega: ecco poi langue, e non par quella, Quella non par che desiata innanti Fu da mille donzelle e mille amanti. XV. Così trapassa al trapassar d’un giorno Della vita mortale il fiore, e ’l verde: Nè perchè faccia indietro April ritorno, Si rinfiora ella mai, nè si rinverde. Cogliam la rosa in sul mattino adorno Di questo dì, chè tosto il seren perde: Cogliam d’Amor la rosa: amiamo or quando Esser si puote riamato amando. Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Canto Decimosesto

Quanto pregiar ti puoi, Siri mio amato, de la tua ricca e fortunata riva e de la terra, che da te deriva il nome, ch’al mio cor oggi è sì grato; s’ivi alberga colei, che ’l cielo irato può far tranquillo e la mia speme viva, malgrado de l’acerba e cruda Diva, ch’ogni or s’esalta del mio basso stato. Non men l’odor de la vermiglia Rosa di dolce aura vital nodrisce l’alma che soglian farsi i sacri Gigli d’oro. 45


Sarà per lei la vita mia gioiosa, de’ grievi affanni deporrò la salma e queste chiome cingerò d’alloro. Isabella Morra, Rime

La stessa tinta avevano l’ alba e le rose, una sola rugiada, lo stesso apparire, in un limpido cielo lo stesso progredire, ad una stessa padrona un solo servire: fu Venere, incantevole dea, a volere che alba e fiore dessero alla luce lo stesso colore. Forse accadeva che come tendevano allo stesso nitore, così spargessero lo stesso alone di squisito profumo. Quello così delicato delle rose (noi le toccavamo con le dita) lo si sentiva davvero; ma quello che l‘alba ormai fulgente sparse nell‘aria, a terra non giungeva. I bei boccioli erano già sul punto di sgranarsi e stendere le loro ali: uno di questi era piccolo e tenero, ancor racchiuso sotto la sua verde corolla; l‘altro mostrava il capo scoperto, la cui vetta sottile era tinta di rosso; da quello sorse per prima la rosa; ma questo, districando con garbo le pieghe minute del suo vestiario, per far contemplare il suo nuovo aspetto, in pochi istanti, si fece rosa piena, e sfoderò la sfoggia divina del suo bóssolo: il granello dorato della semenza era nel folto 46


infitto così da far apparire più bello il delicato porpora di quel fiore egregio. Ma la bellezza, sin allora tanto vagheggiata, in pochi istanti impallidì e rinsecchì, e parve a tutti tramutata nella metà di se stessa. Dinnanzi ad un tal misfatto, mi lamentai del Tempo, che mi parve troppo veloce e volubile. E così dissi: «Ahimè! Ancor non son nati, questi bei fiori, e già appassiscono!» Bonaventure des Périers da Elogio della rosa

1 Alle meraviglie del creato noi chiediam progenie perché mai si estingua la rosa di bellezza, e quando ormai sfiorita un dì dovrà cadere, possa un suo germoglio continuarne la memoria: ma tu, solo devoto ai tuoi splendenti occhi, bruci te stesso per nutrir la fiamma di tua luce creando miseria là dove c'è ricchezza, tu nemico tuo, troppo crudele verso il tuo dolce io. Ora che del mondo sei tu il fresco fiore e l'unico araldo di vibrante primavera, nel tuo stesso germoglio soffochi il tuo seme e, giovane spilorcio, nell'egoismo ti distruggi. Abbi pietà del mondo o diverrai talmente ingordo da divorar con la tua morte quanto a lui dovuto. 54 Quanto ancor più bella sembra la bellezza, per quel ricco ornamento che virtù le dona! Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo per la soave essenza che vive dentro a lei. Anche le selvatiche hanno tinte molto intense simili al colore delle rose profumate, 47


hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio quando brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli: ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza, abbandonate vivono, sfioriscono neglette e solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose: la loro dolce morte divien soavissimo profumo: e così è per te, fiore stupendo e ambito, come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù. 67 Ma perché dovrebbe vivere fra la corruzione e con la sua presenza ingentilire l'empietà, affinché il peccato da lui tragga vantaggio e se stesso adorni con l'essergli vicino? Perché falsa pittura dovrebbe imitare le sue gote, togliendo a un aspetto esangue il suo colore innato? Perché povera bellezza dovrebbe cercar ripiego in rose artificiali, se la sua rosa è vera? Perché dovrebbe vivere se natura è in bancarotta in povertà di sangue per dar vita ad ogni vena? Perché ora è solo lui la sua unica risorsa e di tanti altera, vive solo del suo apporto. Oh! Essa lo serba per mostrar qual tesoro avesse in tempi ben lontani da quest'ultimo squallore. 95 Come sai render dolce ed amabil la vergogna che simile al verme nella fragrante rosa, contamina la bellezza del tuo fiorente nome! O in quali dolcezze racchiudi i tuoi peccati! Chi narrerà la storia dei tuoi giorni commentando lascivamente i tuoi piaceri, in forma di elogio sol potrebbe criticarti: basta il tuo nome a ingentilire ogni biasimo. O qual splendida dimora hanno eletto quei vizi che per loro abitazione hanno scelto te, ove manto di bellezza copre ogni peccato e converte in grazia quanto l'occhio può vedere! Attento, cuore caro, a questo immenso privilegio: male usata anche la più dura lama perde il filo. 48


109 No, non dire mai che il mio cuore è stato falso anche se l'assenza sembrò ridurre la mia fiamma; come non è facil ch'io mi stacchi da me stesso, così è della mia anima che vive nel tuo petto: quello è il rifugio mio d'amore; se ho vagato come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi, tanto ch'io stesso porto acqua alle mie colpe. Non credere mai, pur se in me regnassero tutte le debolezze che insidiano la carne, ch'io mi possa macchiare in modo tanto assurdo da perdere per niente la somma dei tuoi pregi: perché niente io chiamo questo immenso universo tranne te, mia rosa; in esso tu sei il mio tutto. William Shakespeare, Sonetti

Intanto che di rosa fresca e piena E di giglio profuma il vostro gesto, E che il vostro mirar ardente onesto Mette in tumulto il cor poi lo raffrena; E intanto che i capelli che la vena Dell'oro scelsero, con volo presto Sul vostro collo eretto bianco, lesto Il vento sparge e per l'aere mena: Cogliete delle vostre primavere Dolce il frutto, prima che il tempo irato Di neve candida la cima copra; La rosa marcirà il vento gelato. Tutte le cose muterà leggere Per non cambiar del suo costume l'opra. Garcilaso de la Vega, traduzione di Laura Ricci in "e Io sono una Rosa” 49


La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce; non pensa a sé, non si chiede se la si veda oppure no. Angelus Silesius

Pallidetto mio sole, a i tuoi dolci pallori perde l'alba vermiglia i suoi colori. Pallidetta mia morte, a le tue dolci e pallide viole la porpora amorosa perde, vinta, la rosa. Oh, piaccia a la mia sorte che dolce teco impallidisca anch'io, pallidetto amor mio. Giovan Battista Marino

La bella dea, che'nsanguinò la rosa, benché trafitta il sen di colpo acerbo, contro il figliuol non si mostrò sdegnosa per non farlo più crudo e più superbo; ma premendo nel cor la piaga ascosa, si morse il dito e disse: - Io tela serbo. Per questa volta con l'altrui cordoglio tanta mia gioia intorbidar non voglio. Poi le luci girando al vicin colle, dov'era il cespo, che'l bel piè trafisse, fermossi alquanto a rimirarlo e volle il suo fior salutar pria che partisse; 50


Maria Grazia GalatĂ ph.



e vedutolo ancor stillante e molle quivi porporeggiar, cosĂŹ gli disse: - Salviti il ciel da tutti oltraggi e danni, fatal cagion de' miei felici affanni. Rosa riso d'amor, del ciel fattura, rosa del sangue mio fatta vermiglia, pregio del mondo e fregio di natura, dela terra e del sol vergine figlia, d'ogni ninfa e pastor delizia e cura, onor dell'odorifera famiglia, tu tien d'ogni beltĂ le palme prime, sovra il vulgo de' fior donna sublime. Quasi in bel trono imperadrice altera siedi colĂ su la nativa sponda. Turba d'aure vezzosa e lusinghiera ti corteggia dintorno e ti seconda e di guardie pungenti armata schiera ti difende per tutto e ti circonda. E tu fastosa del tuo regio vanto porti d'or la corona e d'ostro il manto. Porpora de' giardin, pompa de' prati, gemma di primavera, occhio d'aprile, di te le Grazie e gli Amoretti alati fan ghirlanda ala chioma, al sen monile. Tu qualor torna agli alimenti usati ape leggiadra o zefiro gentile, dai lor da bere in tazza di rubini rugiadosi licori e cristallini. Non superbisca ambizioso il sole di trionfar fra le minori stelle, ch'ancor tu fra i ligustri e le viole scopri le pompe tue superbe e belle. Tu sei con tue bellezze uniche e sole splendor di queste piagge, egli di quelle, egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo, tu sole in terra, ed egli rosa in cielo. 53


E ben saran tra voi conformi voglie, di te fia'l sole e tu del sole amante. Ei de l'insegne tue, dele tue spoglie l'Aurora vestirà nel suo levante. Tu spiegherai ne' crini e nele foglie la sua livrea dorata e fiammeggiante; e per ritrarlo ed imitarlo a pieno porterai sempre un picciol sole in seno. E perch'a me d'un tal servigio ancora qualche grata mercé render s'aspetta, tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora la favorita mia, la mia diletta. E qual donna più bella il mondo onora io vo' che tanto sol bella sia detta, quant'ornerà del tuo color vivace e le gote e le labra. - E qui si tace. Giovan Battista Marino (L’elogio della rosa, Canto III, ottave 154-161)

Bella, fugge la bellezza: oh cogliamo insieme i frutti dell'accesa giovinezza. Fino a quando vita assiste siano sazi i desideri: la bellezza non resiste. Con il tempo vien corrosa, la nemica età l'uccide come il vento sulla rosa. Se due amori insieme vanno - È l'amor che paga amore i curiosi non sapranno. Non temer la maldicenza, più di me nessun nasconde delle tresche la parvenza. Sono un cacciatore astuto: 54


non mi vanto della preda quando ciò che voglio ho avuto. Jean Passerat

III 156 Rosa, riso d’amor, del ciel fattura, rosa del sangue mio fatta vermiglia, pregio del mondo e fregio di natura, della Terra e del Sol vergine figlia, d’ogni ninfa e pastor delizia e cura, onor dell’odorifera famiglia; tu tien d’ogni beltà le palme prime, sopra il vulgo de’ fior donna sublime. 157 Quasi in bel trono imperatrice altera siedi colà su la nativa sponda; turba d’aure vezzosa e lusinghiera ti corteggia d’intorno e ti seconda; e di guardie pungenti armata schiera ti difende per tutto e ti circonda. E tu fastosa del tuo regio vanto, porti d’or la corona e d’ostro il manto. 159 Non superbisca ambizïoso il Sole di trionfar fra le minori stelle, che ancor tu fra i ligustri e le viole scopri le pompe tue superbe e belle. Tu sei con tue bellezze uniche e sole splendor di queste piagge, egli di quelle. Egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo, tu Sole in terra ed egli rosa in cielo. 161 E perch’a me d’un tal servigio ancora qualche grata mercé render s’aspetta, 55


tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora la favorita mia, la mia diletta. E qual donna più bella il mondo onora io vo’ che tanto sol bella sia detta, quant’ornerà del tuo color vivace e le gote e le labra… Gian Battista Marino, Adone

"...di gigli il bianco non mi seppe accendere, - non il vermiglio denso della rosa: - erano solo di gioia parvenze, - copie tue, modello d'ogni cosa..."... William Shakespeare

Con gialle pere scende E folta di rose selvatiche La terra nel lago, Amati cigni, E voi ubriachi di baci Tuffate il capo Nell’acqua sobria e sacra. Ahimè, dove trovare, quando È inverno, i fiori, e dove Il raggio del sole, E l’ombra della terra? I muri stanno Afoni e freddi, nel vento Stridono le bandiere. Friedrich Hölderlin (traduzione di Luigi Reitani) 56


Loredana Semantica ph.



Appare il sole radioso, e tu dietro a lui, spero. Esci fuori in giardino e sei rosa fra le rose, e sei giglio fra i gigli. Quando nel ballo ti muovi si muovono le stelle, insieme e intorno a te. Notte! E così sarebbe notte! Tu superi lo splendore soave e seducente della luna. Seducente e soave sei tu, e fiori, luna e stelle a te s’inchinano, o sole! Sole, sii anche per me artefice di giorni radiosi! Questa è vita, è eternità. Johann Wolfgang Goethe

Essential Oils - are wrung The Attar from the Rose Be not expressed by Suns - alone It is the gift of Screws – The General Rose - decay But this - in Lady's Drawer Make Summer - When the Lady lie In Ceaseless Rosemary – Si ricavano oli essenziali l’essenza della rosa non è estratta dal sole soltanto è il regalo del torchio. La rosa comune marcisce ma questa nel cassetto della signora quando lei è distesa fa l’estate un rosmarino senza fine. Emily Dickinson (traduzione di Loredana Semantica) 59


Crisis is sweet and yet the Heart Upon the hither side Has Dowers of Prospective Surrendered by the Tried Inquire of the proudest Rose Which rapture - she preferred And she will tell you sighing The transport of the Bud – Dolce è la crisi eppure il cuore sotto questo aspetto ha capacità di prospettiva che si arrendono all’evidenza. Chiedi alla rosa più orgogliosa quale incanto la rapisce lei ti dirà sospirando la meraviglia di un bocciolo. Emily Dickinson ( traduzione di Loredana Semantica)

Coltivo una rosa bianca a giugno come a gennaio per l’amico sincero che mi tende la sua mano. E per il crudele che mi strappa il cuore con cui vivo, non coltivo né cardo né ortica; coltivo la rosa bianca. José Martì 60


Le bionde Grazie schiusero Al ghirlandato aprile Le verdi porte, e mancavi De' fiori il piĂš gentile? Con le sue mani ambrosie L'innamorata Aurora Dal Cielo umor freschissimo Per lui non sparse ancora? Tu, fior splendente e semplice Come la mia vezzosa, Tu fra le spine floride Ancor non spunti, o Rosa. Mentre vedeati sorgere Il gajo Anacreonte Inni t'ergea cingendosi Di te la calva fronte. E in mezzo a danze e giubilo L'altrui chiamava aita Onde cantar tua morbida Foglia agli Iddii gradita. Tu sei trofeo di tenere Grazie, sei giuoco, o Rosa, D'amor nei giorni floridi A Citerea scherzosa. E che fia mai d'amabile Senza il bel fiore? infine Le Ninfe han braccia rosee, L'Alba le dita e il crine. CosĂŹ cantava il vecchio Tejo poeta; Amore Dettava i carmi, memore Di te suo caro fiore. E a noi sei caro: immagine Tu delle guance sei 61


Di Lei che tien l'imperio Su tutti gli atti miei. Di Lei che bella e fulgida In sua bellezza or viene, Che con un sguardo sforzami Baciar le mie catene. Ma sorgi ormai, purpuree Bel fiorellino, sorgi; Tu alla mia dolce vergine Gaja ghirlanda porgi. Su le sue chiome d'auro Tanto sarà più vaga Quanto vicino al latteo Seno che gli occhi impiaga. Deh! sorgi, o fior! l'armonico Plettro ch'Amor risuona Da tuo fragranti foglie Gentile avrà corona. E a questo sen medesimo Io ti porrò, bel fiore, Come verace effigie D'un innocente core. Ugo Foscolo

Lungi dal proprio ramo, povera foglia frale, dove vai tu? - Dal faggio là dov'io nacqui, mi divise il vento. Esso, tornando, a volo dal bosco alla campagna, dalla valle mi porta alla montagna. Seco perpetuamente vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro. Vo dove ogni altra cosa, 62


dove naturalmente va la foglia di rosa, e la foglia d'alloro. Giacomo Leopardi

Dov'è la nostra rosa, amici miei? è appassita la rosa, figlia dell'alba. Non dire: così appassisce la giovinezza! Non dire: ecco la gioia della vita! Dì al fiore: addio, mi dispiace! E il giglio mostra a noi. Aleksandr Sergeevič Puškin

Nel silenzio dei giardini, a primavera, nella tenebra delle notti, canta sulla rosa l'usignolo d'oriente. Ma l'amabile rosa non sente, non ascolta. E a quell'inno d'amore si dondola e dorme. Non canti forse anche tu per una fredda bellezza? Risvegliati, poeta, verso che cosa tu vuoi tendere? Ella non ascolta, non capisce il poeta; tu la guardi, ella fiorisce; tu la implori: non risponde. Aleksandr Sergeevič Puškin 63


Meditation is like a person who smells a pink, a rose, rosemary, thyme, jasmine and orange blossoms, one after the other separately. Carl Spitzweg, Oil Painting Monk, Smelling Of Roses

Cos’è una rosa? Ora lo so, solo ora che è passata l’età delle rose. Sulle spine ne brilla ultima, una. E ogni fiore ha in sé. Johann Wolfgang Goethe

Quando siete in preda al pessimismo, guardate una rosa. Albert Samain

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Giovanni Boldini, Danzatrice spagnola al Moulin Rouge, 1905



Ti dica il mio sguardo l'addio che le labbra non sanno pronunciare! Ahi come questo è duro a sopportare! Eppure un uomo mi reputo io. Triste persino in quest'ora diventa il tuo più tenero pegno d'amore, stringi la mano senza più calore, sulla tua bocca la passione è spenta. Anche un piccolo bacio rubato oh quanto, prima, a esaltarmi bastava! Così come una viola rallegrava chi verso marzo l'avesse trovata. Ora ghirlande non ne colgo mai e neppure una rosa per te. Francesca amata è primavera ormai ma è già l'autunno purtroppo per me. Johann Wolfgang Goethe

Soulêve ta paupière close Qu'effleure un songe virginal; Je suis le spectre d'une rose Que tu portais hier au bal. Tu me pris encore emperlée Des pleurs d'argent de l'arrosoir, Et, parmi la fête étoilée, Tu me promenas tout le soir. Ô toi qui de ma mort fus cause, Sans que tu puisses le chasser, Toute la nuit mon spectre rose À ton chevet viendra danser. Mais ne crains rien, je ne réclame Ni messe ni De Profundis; 67


Ce léger parfum est mon äme, Et j'arrive du du paradis. Mon destin fut digne d'envie, Pour avoir un trépas si beau, Plus d'un aurait donné sa vie, Car j'ai ta gorge pour tombeau, Et sur l'albâtre où je repose Un poëte avec un baiser Écrivit: "Ci-gît une rose Que tous les rois vont jalouser." Solleva la tua palpebra socchiusa che un sogno virginale accarezza, io sono lo spettro di una rosa che ieri hai portato alla danza. Ancora imperlata mi hai colta dal pianto dell'argentea rugiada, e fra i lumi della sala in festa, tutta la sera con te mi hai portata. O tu, che della mia morte sei causa, senza che tu lo possa scacciare, ogni notte il mio spettro rosa al tuo capezzale si recherà a danzare; ma non temere, lui non reclama un De Profundis o una messa solenne; è, la mia anima, un leggero aroma e dal paradiso esso discende. Il mio destino fu da invidiare, per aver avuto sì bella morte, più d'uno vorrebbe la vita donare, per avere il tuo seno, come tomba, in sorte. E sull'alabastro dove trovo riposo con un bacio, un poeta, ha voluto vergare: "Qui giace lo spettro di una rosa Che tutti i re fa ingelosire." Théophile Gautier 68


"...l'amor della rosa, peraltro, chi è? - purtroppo anch'io lo ignoro..."... Heinrich Heine

Non starò a rimpiangere le rose appassite a una lieve primavera; mi è cara anche l’uva sui tralci a filari maturata su un pendio. Bellezza della mia fertile valle, gioia d’autunno dorato, affusolato e diafano, come le dita di una tenera fanciulla. Aleksandr Puskin

Allora la vecchia mi disse: “Guarda questa rosa secca che un giorno fu incantata dallo sfarzo della sua stagione; il tempo che sbriciola anche altissime mura non priverà questo libro della sua saggezza. In questi petali secchi c’è più filosofia di quella che può darti la tua saggia biblioteca; essa sulle mie labbra pone la magica armonia con cui sul fuso incarno i sogni della mia rocca.” “Sei una fata”, le dissi. “Sono una fata”, mi disse, 69


“e celebro l’esultanza della primavera, donando vita e volo a queste foglie di rosa.” Si trasformò in una principessa profumata e nell’aria sottile, dalle dita della fata volò la rosa secca come una farfalla. Rubén Darío

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Utagawa Hiroshige, Motacilla e rose, ukiyo-e 1836c



Io sono una foresta e una notte di alberi scuri: ma chi non teme la mia oscuritĂ , sotto i miei cipressi trova anche pendii di rose. Friedrich Nietzsche

O mio cuore dal nascere in due scisso, quante pene durai per uno farne! Quante rose a nascondere un abisso! Umberto Saba, da Preludio e fughe

Rosa di macchia, che dall'irta rama ridi non vista a quella montanina, che stornellando passa e che ti chiama rosa canina; se sottil mano i fiori tuoi non coglie, non ti dolere della tua fortuna: le invidĂŻate rose centofoglie colgano a una a una: al freddo sibilar del vento che l'arse foglie a una a una stacca, irto il rosaio dondolerĂ lento senza una bacca; ma tu di bacche brillerai nel lutto del grigio inverno; al rifiorir dell'anno i fiori nuovi a qualche vizzo frutto sorrideranno: 73


e te, col tempo, stupirà cresciuta quella che all'alba svolta già leggiera col suo stornello, e risalirà muta, forse, una sera. Giovanni Pascoli, da Myricae

Iracondi vedesti schizzar fuoco, due ragazzi avvinghiarsi in un groppo solo ch' era odio e si rotolava sulla terra come bestia assaltata dalle api; mimi vedesti, fanfaroni tronfi, cavalli furiosi che stramazzano, gli occhi stravolgono, mostrano i denti quasi dal muso si staccasse il cranio. Ma ora sai come questo si dimentica: perché hai davanti, colma e inobliabile, la coppa delle rose che gli estremi ha in sé dell'essere e del declinare, porgere, non-poter-mai-dare, esserci, che può anche esser nostro: anche per noi estremo. Tacita vita, aprirsi senza fine, sete di spazio che non toglie spazio allo spazio che il cerchio delle cose restringe, forma non circoscritta, senza contorni quasi e solo interna, stranamente tenera e che da sé fino all'orlo s'illumina: conosci cosa che somigli a questa? Ed a questa: che un sentimento nasce perché petali toccano altri petali? E questa: che uno s'apre come palpebra e sotto non ci sono altro che palpebre, chiuse, quasi dormendo dieci volte dovessero attutire un'energia visiva interna. 74


E soprattutto: che per questi petali deve passare luce. Essi dai mille cieli filtrano lentamente quella goccia di tenebra nel cui bagliore l'intricato fascio degli stami si eccita e s'impenna. E vedi i movimenti nelle rose: oscillano in così stretto angolo che i gesti resterebbero invisibili se i loro raggi non si spiegassero a ventaglio nel cosmo. Vedi la rosa bianca distendersi beata ed ergersi nei grandi aperti petali come una Venere nella conchiglia, e quella che arrossisce e si volge confusa a quella fresca, e come quella fresca si ritrae insensibile, e come chiusa in sé la rosa fredda sta fra le rose aperte che ogni veste depongono. E ciò che svestono, come può esser lieve, o pesante; mantello o ala o carico, o maschera, secondo ciò che svestono, e come: sotto l'occhio dell'amato. Possono essere qualsiasi cosa: forse non era quella gialla che giace aperta e vuota la corteccia d'un frutto in cui quel giallo era il succo, più denso ed arancione? E non era già troppo, per quest' altra, sbocciare, se al contatto dell'aria il suo rosa indicibile ha assunto il gusto amaro del lillà? E questa, di batista, non è la veste a cui tenera e ancora calda aderisce la camicia che con lei fu gettata nell'ombra del mattino su una spiaggia della foresta antica? E questa porcellana dai riflessi d'opale, tazza cinese bassa, fragile piena di piccole farfalle chiare e quell'altra che nulla contiene oltre se stessa. Ma tutte non contengono nient' altro che se stesse, se contener se stesse vuoI dire: il mondo esterno, 75


e vento e pioggia e la pazienza della primavera, e colpa ed inquietudine, mascherato destino, e il buio della terra a sera, fino al volo delle nubi che s'appressano e fuggono, al vago influsso di remote stelle, mutarlo in breve spazio entro di noi. Tutto questo ora posa spensierato nel grembo aperto delle rose. Rainer Maria Rilke da Les Roses

Io brindo agli aster militari, a tutto ciò che m’hanno rimproverato: Alla pelliccia signorile, all’asma, al fiele del giorno pietroburghese. Alla musica dei pini di Savoia, alla benzina dei Campi elisi, Alle rose dentro la Rolls-Royce, all’olio dei quadri parigini. Io brindo alle onde di Biscaglia, a una brocca di panna alpestre, Alla fulva boria delle inglesi e al chinino delle lontane colonie, Io brindo, ma hanno ancora capito, dei due scegliendo uno solo: L’aromatico Asti spumante o il vino rosso Castel del Papa... Osip Mandel'stam

Me ne vado per le strade strette oscure e misteriose vedo dietro le vetrate 76


affacciarsi Gemme e Rose. Dalle scale misteriose c'è chi scende brancolando dietro i vetri rilucenti stan le ciane commentando. La stradina è solitaria non c'è un cane; qualche stella nella notte sopra i tetti: e la notte mi par bella. E cammino poveretto nella notte fantasiosa pur mi sento nella bocca la saliva disgustosa. Via dal tanfo via dal tanfo e per le strade e cammina e via cammina, già le case son più rade. Trovo l'erba: mi ci stendo a conciarmi come un cane: Da lontano un ubriaco canta amore alle persiane. Dino Campana, da Canti Orfici

La calda e opaca cenere Include l’umidità esterna. Ricordiamo, vita mia, i nostri pensieri fino al rimpianto. Il vento simbolico soffia più freddo Contro i vetri bagnati. I nostri cuori, ahimè!, si sentono più vecchi Mentre cercano di vivere ancora una volta. La notte ferisce. La rossa brace Tende a un rosso più caldo! Ahimè! Quando ricordo 77


Vorrei poter dimenticare. Quali vaghe e fredde folate entrano Nella mia anima come da una porta! La mia anima è il centro vivo Dei sogni che non ci sono più. La brace sobbalzi ancora di più! Più ancora si avvicini il fuoco! Com’è facile ricordare Quando la memoria vuol dire rimpianto! Il vento umido è alto Attorno ai miei pensieri solitari. I miei occhi non si allontanano dal fuoco, le mie labbra sussurrano un vago nome. Spostate inutilmente quella brace! Tutta la nostra anima è rimpianto. Rimpianto di ciò che ricordiamo E rimpianto di ciò che dimentichiamo. O freddo e selvaggio soffiar Del vento attraverso l’umida oscurità! Sulla tomba del mio passato risplende Una rosa rossa in pieno rigoglio. Le tenebre portano via la cenere. Io non la rimuovo, eppure la agito. La nostra vita vuole ricordare E il nostro desiderio dimenticare. Il mio mistero viene a toccarmi La spalla fino a farmi paura. La rosa rossa è morta. Così Come quel che ero è ora morto. Potessi sperare di dimenticare, pallida cenere, senza struggermi o rammaricarmi! O potessi sperare di ricordare Senza desiderare di dimenticare! Fernando Pessoa

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Marca Barone ph.



I versi crescono, come le stelle e come le rose, come la bellezza inutile in famiglia. E, alle corone e alle apoteosiuna sola risposta:"Da dove questo mi viene?" Noi dormiamo, ed ecco, oltre le lastre di pietra, il celeste ospite, in quattro petali. Mondo, cerca di capire! Il poeta nel sonno scopre la legge della stella e la formula del fiore. Marina Cvetaeva

I Per te piange un fanciullo in un giardino o forse in una favola. Punivi, rosa, inabili dita. E così vivi, un giorno ancora, sul tuo ceppo verde. Altri asciuga le sue lacrime, e perde egli in breve l’ incontro e la memoria. Oh, nemico per sempre alla tua gloria non lo scopra l’ errore d’ un mattino! II Molti sono i colori ai quali l’ arte varia il tuo incanto o la natura. in me, come il mare è turchino, esisti solo, per il pensiero a cui ti sposo, rossa. III Cauta i tuoi gambi ella mondava. Mesta a me sorrise ed al mio primo dono. Due mani l’aggiustavano al suo seno. Andai lontano, disertai quel seno. Errai come agli umani è sorte errare. mi sopraffece la vita; la vita 81


vinsi, in parte; il mio cuore meno. Ancora canta a me l’usignolo ed una rosa tra le spine è fiorita. Umberto Saba

Azzurro e felice paese. Il mio onore l'ho venduto per un canto. Vento dal mare, soffia e spira più dolce Senti l'usignolo che chiama la rosa? Senti, la rosa si china e si piega questo canto risuona nel cuore. Vento del mare, soffia e spira più dolce Senti l'usignolo che chiama la rosa? Tu sei una bambina, non c'è dubbio, ma anch'io non sono forse un poeta? Vento dal mare, soffia e spira più dolce Senti l'usignolo che chiama la rosa? Cara Gelija, perdonami. Molte rose ci sono sulla strada. Molte rose si chinano e si piegano, ma una sola sorride col cuore. Sorridiamo insieme. Tu ed io. Per una terra così bella. Vento dal mare, soffia e spira più dolce Senti l'usignolo che chiama la rosa? Azzurro e felice paese. Non importa se ho venduto la mia vita per un canto, 82


Lex Lutther ph.



ma per Gelija fra le ombre dei rami l'usignolo abbraccia la rosa. Sergej AleksandroviÄ? Esenin

Bianco giglio alla rosa, alla rosa purpurea sposiamo. Scopriamo l'eterno vero con arcano, profetico sogno. Dite la vaticinante parola! Gettate rapidi la vostra perla nel boccale! Avvincete la nostra colomba nelle nuove spire dell'antico serpente. Cuor libero non soffre... Ella ha forse da temere il fuoco di Prometeo? Libera è la pura colomba nelle spire ardenti del serpe possente. Narrate delle furenti tempeste. Nella furente tempesta noi sveliamo la quiete... Bianco giglio alla rosa, alla rosa purpurea sposiamo. Vladimir Sergeevic Soloviev

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Segui il tuo destino, bagna le tue piante, ama le tue rose. Il resto è l’ombra di alberi estranei. Fernando Pessoa

La rosa no buscaba la aurora: casi eterna en su ramo, buscaba otra cosa. La rosa, no buscaba ni ciencia ni sombra: confín de carne y sueño, buscaba otra cosa. La rosa, no buscaba la rosa. inmóvil por el cielo buscaba otra cosa. Casida séptima De la rosa, Federico Garcia Lorca La rosa non cercava l'aurora: quasi eterna sul ramo cercava altra cosa. La rosa non cercava né scienza né ombra: confine di carne e sogno cercava altra cosa. La rosa non cercava la rosa. 86


immobile nel cielo cercava altra cosa. Federico Garcia Lorca, Casida della rosa

Ha avvolto con ordine ogni cosa entro una seta verde, preziosa. Fa di rubini rose, e d'ametiste viole, di perle gigli. Queste cose così le vuole e le giudica belle, né già quali in natura e rimirò. Le chiude nel forziere con cura, prova d'un audacissimo lavoro, d'arte accorta. E quando un compratore s'affaccia alla sua porta, estrae da teche, e vende, altri oggetti (gioielli stupendi): catenine, collane, armille, anelli. Costantino Kavafis

Dal parco mi sento venire a folate un balsamo lento di rose sfogliate, un balsamo lento perché già l’estate declina, ed il vento le rose ha sfogliate. Ed ecco, a sembianza d’un fiato di rose sfogliate in distanza mi giunge da ascose 87


memorie, fragranza d’assai vecchie cose siccome di rose sfogliate in distanza. Ernesto Ragazzoni

Gli alberi tessono il vento e le rose lo tingono del loro profumo. Federico García Lorca

Dispensami dal tempo al quale sei sfuggito, Staccami da dentro la tua presenza, Come le rose rosse all'imbrunire Si staccano dalla morbida unione di tutte le cose. Walter Benjamin - da Sonetti e poesie sparse

Come talvolta in mezzo ai rami ancora spogli un mattino sorge, e in quel momento è primavera: così nulla affiora dal suo capo, che il subito portento della poesia non ci ferisca; il muro d'ombra è lontano dal suo sguardo incauto troppo fresca è la fronte per il lauro, e solo tardi all'arco delle pure 88


sue sopracciglia sorgerà il rosaio, da cui foglie cadute e sparse il lieve tremito della bocca veleranno, quella che tace adesso e accenna solo a un sorriso da cui nitida beve il canto come un'acqua nella gola. Rainer Maria Rilke (traduzione di Giaime Pintor)

Fleur hypocrite, Fleur du silence. Rose couleur de cuivre, plus frauduleuse que nos joies, Rose couleur de cuivre, embaume-nous dans tes mensonges, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose au visage peint comme une fille d’amour, rose au coeur prostitué, rose au visage peint, fais semblant d’être pitoyable, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose à la joue puérile, ô vierge des futures trahisons, Rose à la joue puérile, innocente et rouge, ouvre le rets de tes yeux clairs, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose aux yeux noirs, miroir de ton néant, Rose aux yeux noirs, fais-nous croire au mystère, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose couleur d’or pur, ô coffre-fort de l’idéal, Rose couleur d’or pur, donne-nous la clef de ton ventre, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose couleur d’argent, encensoir de nos rêves, Rose couleur d’argent, prends notre coeur et fais-en de la fumée, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose au regard saphique, plus pâle que les lys, Rose au regard saphique, offre-nous le parfum de ton illusoire virginité, 89


fleur hypocrite, fleur du silence. Rose au front pourpre, colère des femmes dédaignées, Rose au front pourpre, dis-nous le secret de ton orgueil, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose au front d’ivoire jaune, amante de toi-même, Rose au front d’ivoire jaune, dis-nous le secret de tes nuits virginales, fleur hypocrite, fleur du silence. Rose aux lèvres de sang, ô mangeuse de chair, Rose aux lèvres de sang, si tu veux notre sang, qu’en ferionsnous? Bois-le, fleur hypocrite, fleur du silence. § Fiore ipocrita, Fiore del silenzio. Rosa color di rame, più fraudolenta delle nostre gioie, Rosa color di rame, cospargici col balsamo delle tue menzogne, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dal viso dipinto come una donnina allegra, Rosa dal cuore prostituito, Rosa dal viso dipinto, fingi di essere pietosa, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dalla guancia puerile, o vergine dei futuri tradimenti, Rosa dalla guancia puerile, innocente e rossa, spalanca la trappola dei tuoi occhi chiari, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dagli occhi neri, specchio del tuo nulla, Rosa dagli occhi neri, facci credere al mistero, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa color dell’oro puro, o cassaforte dell’ideale, Rosa color dell’oro puro, dacci la chiave del tuo ventre, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa color d’argento, turibolo dei nostri sogni, Rosa color d’argento, prendi il nostro cuore e fanne del fumo, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dallo sguardo saffico, più pallida dei gigli, Rosa dallo sguardo saffico, offrici il profumo della tua illusoria 90


verginità, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dalla fronte purpurea, collera delle donne sdegnate, Rosa dalla fronte purpurea, svelaci il segreto del tuo orgoglio, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dalla fronte d’avorio giallo, amante di te stessa, Rosa dalla fronte d’avorio giallo, svelaci il segreto delle tue notti verginali, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Rosa dalle labbra di sangue, o mangiatrice di carne, Rosa dalle labbra di sangue, se vuoi il nostro sangue, cosa ne faremmo? Bevilo, fiore ipocrita, fiore del silenzio. Remi de Gourmont

"Lascio la donna nel suo paradiso, le spine della rosa sono troppo appuntite" Edward Munch

Di primavera siete orditi, o amanti; di vento e d’acqua e terra e sole orditi. La montagna nei vostri petti ansanti e dentro gli occhi i campi rifioriti, esibite una mutua primavera, di dolce latte impavidi e insaziati, ch’oggi v’offre la lùbrica pantera, prima che, torva, sul cammino guati. Muovetevi, se l’asse della terra verso il solstizio dell’estate aberra – verde il mandorlo e vizza la violetta, 91


sete vicina, fonte non lontano – verso la sera amabile e perfetta con la rosa di fuoco nella mano. Antonio Machado

Oggi ho chiesto ad un cambiavalute che per un rublo dà mezzo tumàn, come dire in persiano alla mia bella Laila, le tenere parole “t’amo”. Oggi ho chiesto ad un cambiavalute umile più del vento e più dell’acqua del Vana, come dire alla mia bella Laila, la parola “bacio”, la più dolce. Gli ho domandato ancora, nascondendo la timidezza nel fondo del cuore, come io avrei potuto alla mia bella Laila dire la parola “mia”. Così il cambiavalute mi ha risposto: - Non ci sono parole per l’amore, ma soltanto i fuggevoli sospiri e gli sguardi che come stelle splendono. Non c’è parola per il bacio. Il bacio non è sopra una tomba un’iscrizione. Il bacio ha il fiato delle rose rosse, petalo che si scioglie sulla bocca. L’amore non dà pegni e non li chiede, insegna gioia e dolore. “Sei mia” possono dirlo soltanto le mani che han lacerato lo scialle di seta. (Sergej Aleksandrovič Esenin, da Motivi persianiTrad. di Luciano Luisi)

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Dove siete, voi, rose rosse, tuttavia, dei giorni lieti della gioventÚ? Nel breviario della mia memoria nascono i vostri petali. E sebbene ogni petalo sia giallo e grigio, come il colore dei morti, mi ricordo bene il giorno estivo quando eravate di un rosso porpora. Ancora nel vostro fine tessuto riconosco ogni venatura. Come prima dalla rugiada, ora è bagnata dalla mia lacrima. Adam Oehlenschläger da Antologia delle letterature nordiche,traduzione di Marco Scovazzi

Io menestrello me ne vo nel mondo E oltre il mio sapere non ho niente Ma se mi amaste voi mia bella bionda Mi crederei un ricco possidente. Come Petrarca ai piedi del suo idolo Davanti a voi, le ginocchia piegate, Io scorderei persino il Campidoglio, Se voi mi amaste, ma voi non mi amate. Oh se mi amaste voi mia bella bionda Solo dei vostri baci fame avrei, E sordo al suo vicino che rimprovera Il cuore inebriato sentirei. Cuore mendico va di donna in donna Cercando amore, e muore se non date Aiuto a lui, signora; rivivrebbe Se voi mi amaste, ma voi non mi amate. E le mie fresche canzoni fiorite Al vento del mattino e della sera 93


Verrebbero da voi come le rose Che accompagnano in chiesa la preghiera. Purificando l'aria di Parigi Camminerei dove voi camminate, L'anima brucerei come un profumo, Se voi mi amaste, ma voi non mi amate. Su voi, gran dama che tutti adulano, Un occhialetto d'oro ha passeggiato, E con il nodo fatto a una cravatta Ecco già il vostro cuore incatenato. D'uno più in alto gradite l'omaggio Sorridetegli e fiera camminate Al suo braccio! Sarei domani un peso Se voi mi amaste, ma voi non mi amate. Alfred de Musset

Era mi voz antigua ignorante de los densos jugos amargos. La adivino lamiendo mis pies bajo los frágiles helechos mojados. ¡Ay voz antigua de mi amor, ay voz de mi verdad, ay voz de mi abierto costado, cuando todas las rosas manaban de mi lengua y el césped no conocía la impasible dentadura del caballo! Estás aquí bebiendo mi sangre, bebiendo mi humor de niño pesado, mientras mis ojos se quiebran en el viento con el aluminio y las voces de los borrachos. Déjame pasar la puerta donde Eva come hormigas y Adán fecunda peces deslumbrados. Déjame pasar, hombrecillo de los cuernos, al bosque de los desperezos y los alegrísimos saltos. 94


Yo sé el uso más secreto que tiene un viejo alfiler oxidado y sé del horror de unos ojos despiertos sobre la superficie concreta del plato. Pero no quiero mundo ni sueño, voz divina, quiero mi libertad, mi amor humano en el rincón más oscuro de la brisa que nadie quiera. ¡Mi amor humano! Esos perros marinos se persiguen y el viento acecha troncos descuidados. ¡Oh voz antigua, quema con tu lengua esta voz de hojalata y de talco! Quiero llorar porque me da la gana como lloran los niños del último banco, porque yo no soy un hombre, ni un poeta, ni una hoja, pero sí un pulso herido que sonda las cosas del otro lado. Quiero llorar diciendo mi nombre, rosa, niño y abeto a la orilla de este lago, para decir mi verdad de hombre de sangre matando en mí la burla y la sugestión del vocablo. No, no, yo no pregunto, yo deseo, voz mía libertada que me lames las manos. En el laberinto de biombos es mi desnudo el que recibe la luna de castigo y el reloj encenizado. Así hablaba yo. Así hablaba yo cuando Saturno detuvo los trenes y la bruma y el Sueño y la Muerte me estaban buscando. Me estaban buscando allí donde mugen las vacas que tienen patitas de paje y allí donde flota mi cuerpo entre los equilibrios contrarios. La mia voce era antica, ignorava i densi succhi amari. La sento mentre mi lecca i piedi sotto fragili felci bagnate. Oh voce antica del mio amore! Oh voce mia sincera, 95


voce del mio costato aperto, quando dalla mia bocca nascevano tutte le rose e il prato non conosceva l’impassibile morso del cavallo! Sei qui, ti abbeveri al mio sangue, bevi il mio umore di bambino noioso, mentre i miei occhi bruciano nel vento insieme all’alluminio e alle voci degli ubriachi. Lasciami passare oltre la porta dove Eva mangia formiche e Adamo feconda pesci accecati dalla luce. Lasciatemi passare, piccoli satiri, verso il bosco dei lenti risvegli e dalle allegrissime cascate. Conosco l’uso più segreto di un vecchio spillo ossidato e conosco l’orrore di certi occhi aperti sulla concreta superficie del piatto. Ma non voglio mondo, né voglio sogno, o voce divina, voglio la mia libertà, amore umano nell’angolo più buio di un vento che nessuno vuole. Il mio amore umano! Questi cani marini si inseguono e il vento spia tronchi abbandonati. Oh voce antica, brucia con la tua lingua questa voce di talco e latta! Voglio piangere solo perché ne ho voglia come piangono i bambini nell’ultimo banco perché io non sono uomo, né poeta, né una foglia ma un polso ferito che sente le cose dal lato contrario. Voglio piangere pronunciando il mio nome, rosa, bambino, abete sulla sponda di questo lago, dire la mia verità di uomo e sangue che uccide in me la beffa e la suggestione della parola. No, no, io non domando, io desidero, voce mia liberata lambiscimi le mani. È la mia nudità che in un labirinto di paraventi, riceve la luna del castigo e un orologio incenerito. Così dicevo. 96


Così parlavo io quando Saturno fermò i treni e la nebbia e il Sogno e la Morte mi stavano cercando là, dove muggiscono le vacche dalle piccole zampe di paggio là, dove il mio corpo fluttua tra equilibri spezzati. Federico Garcia Lorca Poema Doble del Lago Eden, da Poeta en Nueva York(traduzione di Daniela Raimondi)

...amo, fra tutti, la rosa - perché essa porta il nome - di una che il cuore m'ha chiuso - ad ogni altro affetto..." Jean-Antoine de Baïf

XXI Non ti dà le vertigini girare tutt’intorno a te stessa sul tuo stelo per compierti, rosa rotonda? Ma quando il tuo slancio ti inonda, tu ti affondi nel tuo boccio. È un mondo che gira in tondo, così il suo calmo centro osa il riposo rotondo della rosa. Rainer Maria Rilke Un bacio. Ed è lungi. Dispare giú in fondo, là dove si perde la strada boschiva che pare un gran corridoio nel verde. 97


Risalgo qui dove dianzi vestiva il bell'abito grigio: rivedo l'uncino, i romanzi ed ogni sottile vestigio... Mi piego al balcone. Abbandono la gota sopra la ringhiera. E non sono triste. Non sono piú triste. Ritorna stasera. E intorno declina l'estate. E sopra un geranio vermiglio, fremendo le ali caudate si libra un enorme Papilio... L'azzurro infinito del giorno è come una seta ben tesa; ma sulla serena distesa la luna già pensa al ritorno. Lo stagno risplende. Si tace la rana. Ma guizza un bagliore d'acceso smeraldo, di brace azzurra: il martin pescatore... E non sono triste. Ma sono stupito se guardo il giardino... stupito di che? non mi sono sentito mai tanto bambino... Stupito di che? Delle cose. I fiori mi paiono strani: ci sono pur sempre le rose, ci sono pur sempre i gerani... Guido Gozzano, da I colloqui

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James Ensor, (1893- 2013)



Mentre marciamo, marciamo Nella bellezza del giorno, Milioni di cucine buie e cupe, Miriadi di grigie soffitte, Son tutte toccate dalla radiosità, Che un sole improvviso dischiude, Poiché la gente ci sente cantare: "Pane e Rose! Pane e Rose!" Mentre marciamo, marciamo Noi combattiamo anche per gli uomini Perché anche loro son figli di donne, E noi per loro madri ancora, Le nostre vite non dovranno esser sudate Dalla nascita fino alla fine; I cuori han fame così come i corpi: Dateci pane, ma dateci anche rose! Mentre marciamo, marciamo, Innumerevoli donne morte Piangono attraverso il nostro canto, Il loro antico grido per il pane. Arte e amore e bellezza I loro spiriti affaticati conobbero. Si, è per il pane che lottiamo, Ma anche per le rose! Mentre marciamo, marciamo Portiamo giorni migliori. Poiché la rinascita delle donne Significa la rinascita dell'umanità. Non più la fatica e la noia Che tessono la trama del riposo, Ma la condivisione delle gioie della vita: Pane e Rose! Pane e Rose! Le nostre vite non dovranno esser sudate Dalla nascita fino alla fine; I cuori han fame così come i corpi: Pane e Rose! Pane e Rose! James Oppenheim 101



ROSE DI POESIA



Rose is a rose is a rose is a rose. Gertrude Stein, da Sacred Emily

Io abito la Possibilità Una casa più bella della Prosa Più ricca di finestre Superba per le porte Di stanze come cedri impenetrabile all’occhio E per tetto infinito la volta del cieloGli ospiti - i più squisitiPer occupazione questa: spalancando le mani sottili accogliere il paradiso. Emily Dickinson

Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza non di questo o di quello e neppure di tutto o di niente: semplicemente stanchezza, in sé, stanchezza. La sottigliezza delle sensazioni inutili, le passioni violente per nulla, gli amori intensi per ciò che si presume in qualcuno, tutte queste cose – queste e ciò che in esse manca fatalmente –tutto quanto mi produce stanchezza, questa stanchezza, stanchezza. 105


C’è senza dubbio chi ama l’infinito, c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile, c’è senza dubbio chi non vuole niente – tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi: perché io amo infinitamente il finito, perchè io bramo impossibilmente il possibile, perchè io voglio tutto, e ancor di più, se fosse dato , e anche se non lo fosse… E il risultato? Per loro la vita vissuta o sognata, per loro il sogno sognato o vissuto, per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita… Per me solo una grande, una profonda, e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza, una superbissima stanchezza, issima, issima, issima, stanchezza… Fernando Pessoa da Poesie di Alvaro de Campos (traduzione di Milton Fernandez)

Le foglie cadono, cadono lontano quasi giardini remoti sfiorissero nei cieli; con un gesto che nega cadono le foglie. E ogni notte pesante cade la terra… dagli astri nella solitudine. Tutti cadiamo. Cade questa mano e così ogni altra mano che tu vedi. Ma tutte queste cose che cadono, Qualcuno con dolcezza infinita le tiene nella mano. Rainer Maria Rilke 106


Abraham Brueghel (1631 – 1690)



Questa notte all'orecchio m'hai detto due parole. Due parole stanche d'esser dette. Parole cosi' vecchie da esser nuove. Parole cosi' dolci che la luna che andava trapelando dai rami mi si fermo' alla bocca. Cosi' dolci parole che una formica passa sul mio collo e non oso muovermi per cacciarla. Cosi' dolci parole che, senza voler, dico: "Com'e' bella la vita!" Cosi' dolci e miti che il mio corpo e' asperso di oli profumati. Cosi' dolci e belle che, nervose, le dita si levano al cielo sforbiciando. Oh, le dita vorrebbero recidere stelle. Alfonsina Storni

La testa ad altro – diverso e mai trovato, come un tesoro – decapitavo passo dopo passo tutto il giardino. Farà lo stesso la morte: distratta, sui bordi di un campo, d’estate staccherà la mia testa sul suo cammino. Marina Cvetaeva

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Tu dentro un sepolcro! Oh no, in volo piuttosto ancora e altrove Tu solo sei venuto tra gli uomini per affliggerli con una buona notte. Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

C’è un dolore così assoluto da ingoiare l’Essere quando l’abisso si copre d’apatia e la memoria può passarvi oltre intorno attraverso come chi immerso nel delirio va sicuro dove l’occhio aperto lo fa a pezzi osso dopo osso. Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

Noi non sappiamo mai quanto siamo alti finché non ci chiedono di alzarci ed allora se siamo conformi al progetto le nostre stature toccano i cieli Sarebbe per noi cosa normale vestire i panni degli eroi invece di ridimensionarci in cubiti per paura di smisurare in Re Emily Dickinson trad. Loredana Semantica 110


È come la luce splendore senza forma è come un’ape armonia senza tempo. È segreto come i boschi come il vento è senza parole eppure muove gli alberi più superbi. È come il più fulgido mattino quando è finito e gli orologi eterni battono Mezzogiorno. Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

Se la mia fama è giustificata ogni altra lode è superflua un incensamento ulteriore Ma se non ho stima di me anche se il mio nome altrimenti raggiungesse il cielo sarebbe onore privo d’ onore un ornamento senza utilità. Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

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A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali, Un giorno dirò la vostra origine segreta: A, corpetto nero e peloso di mosche lucenti ronzanti intorno a esalazioni crudeli Golfi d’ombra; E, candori di tende e vapori, Lance di ghiacciai fieri, bianchi re, tremori d’ombrelle I porpora, sangue sputato, riso di labbra belle Nella collera o nell’ebbrezza che si pente U, cicli, vibrazioni divine di mari verdi, Pace di pascoli seminati d’animali, pace di rughe Che l’alchimia incide su ampie fronti da studiosi; O suprema Tromba piena di strani stridori Silenzi attraversati da Angeli e Mondi O l’Omega, raggio viola dei Suoi Occhi! Arthur Rimbaud

Una indicibile tristezza ha spalancato gli occhi, un vaso di fiori s'è svegliato ed ha versato il suo cristallo. Tutta la stanza è impregnata di languore-dolce rimedio! Un così piccolo regno ha risucchiato tanti sogni. Un po' di vino rosso, un po' di maggio radioso e la bianchezza delle piccole dita fine che spezza il friabile biscotto Osip Mandelstam 112


Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta, dicendo che è un mio emissario, non credergli, anche se sono io; ché il mio orgoglio vanitoso non ammette neanche che si bussi alla porta irreale del cielo. Ma se, ovviamente, senza che tu senta bussare, vai ad aprire la porta e trovi qualcuno come in attesa di bussare, medita un poco. Quello è il mio emissario e me e ciò che di disperato il mio orgoglio ammette. Apri a chi non bussa alla tua porta. Fernando Pessoa

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere d'incontri se il pensiero resta alto e il sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo né nell'irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga che i mattini d'estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia 113


toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche aromi penetranti d'ogni sorta, più aromi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. Konstantinos Kavafis

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Massimo Lichtman ph.



E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea. Konstantinos Kavafis

Giuncheto lieve biondo come un campo di spighe presso il lago celeste e le case di un'isola lontana color di vela pronte a salpare – Desiderio di cose leggere nel cuore che pesa come pietra dentro una barca – Ma giungerà una sera a queste rive l'anima liberata: senza piegare i giunchi senza muovere l'acqua o l'aria salperà – con le case dell'isola lontana, per un'alta scogliera di stelle. Antonia Pozzi 117


Chi mi parla non sa che io ho vissuto un’altra vita – come chi dica una fiaba o una parabola santa. Perchè tu eri la purità mia, tu cui un’onda bianca di tristezza cadeva sul volto se ti chiamavo con labbra impure, tu cui lacrime dolci correvano nel profondo degli occhi se guardavano in alto – e così ti parevo più bella. O velo tu – della mia giovinezza, mia veste chiara, verità svanita – o nodo lucente – di tutta una vita che fu sognata – forse – oh, per averti sognata, mia vita cara, benedico i giorni che restano – il ramo morto di tutti i giorni che restano, che servono per piangere te. Antonia Pozzi

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Di là dai vetri tre rondini, di qua dai vetri tre mosche sfiondano bistrattando a gara due triangoli di svenevole azzurro. Antonia Pozzi

Io sono in te come il caro odore del corpo come l’umore dell’occhio e la dolce saliva. Io sono dentro di te nel misterioso modo che la vita è disciolta nel sangue e mescolata al respiro. Antonia Pozzi

Se un'anima è nata con le ali, cos'è per lei il palazzo e cos'è la capanna! Cos'è Gengis Khan per lei - e cos'è- l'Orda! Due nemici ho io in questo mondo, due gemelli - indissolubilmente fusi: la fame degli affamati - e la sazietà dei sazi. Marina Cvetaeva 119


Un bianco sole e basse, basse nubi, lungo gli orti - dietro il muro bianco - un cimitero. E sulla sabbia file di spauracchi di paglia sotto le traverse a statura d'uomo. E, penzolandomi oltre i paletti dello steccato, vedo: strade, alberi, soldati sbandati. Una vecchia contadina, cosparso di sale grosso mastica e mastica un tozzo di pane nero... Come hanno potuto incollerirti queste nere capanne, Signore! e perchĂŠ a tanti mitragliare il petto? Passa un treno e ulula, e si mettono a ululare i soldati, e leva polvere, leva polvere la strada che indietreggia... - No, morire! Meglio non essere mai nati, che questo lamentoso, penoso, carcerario ululato per le belle dalle nere ciglia. - Ah, e pure cantano adesso i soldati! Oh, Signore, Dio mio! Marina Cvetaeva

Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d’essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo‌ Fernando Pessoa 120


Per essere grande, sii intero: non esagerare E non escludere niente di te. Sii tutto in ogni cosa. Metti quanto sei Nel minimo che fai, Come la luna in ogni lago tutta Risplende, perchè in alto vive. Fernando Pessoa

Solitudine mia beata e santa, cosĂŹ ricca sei tu, pura ed immensa come un giardino che si desti all'alba. Solitudine mia beata e santa! Tieni sbarrate le tue porte d'oro sĂŹ che attenda, di fuori, ogni altra cosa. Rainer Maria Rilke

Denti di fiori, cuffia di rugiada, mani d'erba, tu, tenera nutrice, rabboccami le lenzuola di terra e la trapunta di muschio cardato. Vado a dormire, nutrice mia, addormentami. 121


Mettimi una lampada al capezzale; una costellazione, quella che ti piace; tutte sono buone; abbassala un poco. Lasciami sola: senti i germogli spuntare... ti culla un piede celestiale da lassĂš e un uccello intona il suo canto affinchĂŠ dimentichi... grazie. Ah, un favore: se chiama ancora al telefono digli di non insistere, sono uscita. Alfonsina Storni

Io sono arrivata fino a te vestita di pioggia e di ricordi, ridendo la risata immutabile degli anni. Io sono l’inesplorata strada, la chiarezza che rompe la tenebra. Io metto stelle tra la tua pelle e la mia e ti percorro completamente, sentiero dopo sentiero, scalzando il mio amore,

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Maria Rita Orlando ph.



denudando la mia paura. Io sono un nome che canta e si innamora dall’altro lato della luna, sono il prolungamento del tuo sorriso e del tuo corpo. Io sono qualcosa che cresce, qualcosa che ride e piange. Io, quella che ti ama. Gioconda Belli

Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente. Fernando Pessoa

Perdettero la stella un giorno. Come si fa a perdere la stella? Per averla troppo a lungo fissata… I due re bianchi, ch’erano due sapienti di Caldea, tracciarono al suolo dei cerchi, col bastone. Si misero a calcolare, si grattarono il mento… Ma la stella era svanita come svanisce un’idea, e quegli uomini, la cui anima aveva sete di essere guidata, piansero innalzando le tende di cotone. 125


Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri, si disse: “Pensiamo alla sete che non è la nostra. Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali”. E mentre sosteneva il suo secchio per l’ansa, nello specchio di cielo in cui bevevano i cammelli egli vide la stella d’oro che danzava in silenzio. Edmond Rostand

In grembo alla notte nevosa, d'argento, immensa si stende dormendo, ogni cosa. Solo una eterna sofferenza è desta dentro l'anima mia. E mi domandi perché mai si tace l'anima mia, senza versarsi in grembo alla notte che sogna? Colma di me, traboccherebbe tutta a spegnere le stelle. Rainer Maria Rilke

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LE NOSTRE ROSE



E i colori diventano più vividi, e la notte è miniera di misteri, e il giorno è una distesa di tesori, e le rose fioriscono – per sempre. Ulisse Fiolo

Vorrei dire una rosa a volte le foglie dai margini smerlati che si arrampicano su in cima disposte a coppie e a gruppi girando da ogni lato tutt’intorno al gambo ardito e rivolto verso l’alto quelle che approssimandosi man mano al mistero dei petali in corolla (i primi aperti e gli altri stretti a formare semichiusi il boccio) si fanno più piccole e discrete più tenere di lucido e di verde. Vorrei dire la bellezza ch’è regale nel pieno del vigore cosparsa di rugiada a bollicine che rifrangono in migliaia per tensione in superficie la luce e il suo colore carnoso di velluto da baciare ed insieme il cielo che si specchia nel tremore del cosmo infinitesimo. Un incanto più che un fiore. Loredana Semantica

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Dedicata a Giorgio Caproni e a Pasolini1 Lascia stare l’essenza della rosa. A me lo dici? Lo dici a me? A me che non ho niente? Hai detto “butta via ogni opera in versi e in prosa” Hai detto “non si può dire l’essenza di una rosa”. Ti prego lasciami andare in questo deserto ho sete di una rosa ho il palato arso sulla lingua mi hanno messo una corona di spine. Giovanna Iorio

Sui tralci della vite rose rose

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Inedita.

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ancora rose Imbevuta ne è l’aria e tutta pregna la terra di lor molle essenza Chi mai ne sfiderà le spine per farne al capo corone chi a macerarvi nell’acqua ne getterà il fiore come di fanciulla il cuore chi ne spargerà i petali al sole a prosciugarsi di rugiada come freschi amori di giornata? Breve è il tempo di una rosa e breve il nostro Sui tralci della vite ancora rose non per noi. Anna Vasta

Per i tuoi capelli leggeri, una rosa. Per i tuoi occhi d'acqua, una rosa. Una rosa per le tue labbra melograno. Una rosa per il tuo viso che amo. Quando sorridi e per questo rido anch'io, una rosa. Per quando ci sei e per te ci sono anch'io, una rosa. Una rosa perché esisti. Una rosa perché fai esistere me. Per il sogno che hai salvato proteggendolo pulcino fra le mani. Per il tuo viso che è il mondo e solo per questo il mondo è bello, 131


una rosa e una rosa e ancora milioni di rose. Sono queste, amore, le mie rose per te. Francesco Palmieri

Alla fine le rose si rivelano stucchevoli quei loro petali stupendi la cui grazia è impossibile da possedere sfiorisce irrimediabilmente si vorrebbe sbriciolarle a volte stringendole nel pugno in odio alla bellezza quasi a distruggerla nel mondo come tanti fanno nella vita è cosÏ che si spalanca il baratro con due dita lerce d'urina dove si sprofonda. Loredana Semantica

Crescono i versi, come stelle e rose: quale bellezza - forza non richiesta. Alle corone ed alle apoteosi, una risposta: "Come posso, io, questo?". Dormiamo: e giunge, attraverso le lapidi, il celeste invitato - in quattro petali. O mondo, intendi! In sogno, il canto libera norme stellari e floreali formule. Marina Cvetaeva - 'libera versione' di U.Fiolo 132


Loredana Semantica ph.



Il giorno al suo principio sgrana petali e rose lei che si alza presto prepara il latte con la schiuma il caffè gocciola lento dalla cialda nella tazzina si spande penetrante il suo profumo nella casa tra le stanze fino alla camera da letto una carezza di risveglio che arriva intatta alle narici. Lui pensa che per fortuna c’è ancora qualcosa di buono nella vita. Lo zucchero oggi è una pioggia leggera sulla superficie bruna. Loredana Semantica

Scado nelle cose, in attimi feriali nati in serie (e vanno mattini e sere come acqua che non scrive). Un tempo era vigilia l'alba che strusciava su palpebre di sonno (ricordi? già lo sapevi il sole nelle strade e le giornate lunghe ancora da giocare), un tempo era vigilia l'età su panna e crema, un conto alla rovescia per cominciare il viaggio. 135


Poi gli anni in deraglio e freno, le luci a intermittenza dell'allarme, accorgersi di dei ch'erano carne e qui soltanto un'isola (per anni da scontare le storie della sera). Scado con le cose (come un frutto, una rosa, il pane dentro al cesto di una natura morta) Francesco Palmieri

peccato che l'amore si spenga2 un lampione muore e la strada sprofonda nel nero assoluto peccato che io abbia bisogno di voce e peccato che tu non voglia parlare un poco cercare il tassello di luce nascosto nella nostra memoria peccato non avere il tempo per meraviglie inutili lo hai visto stasera il cielo aveva un colore di viola peccato che non sappiano nulla di noi la sedia l' armadio la scopa

2

Testo presente in Frammenti di un profilo (ediz. Pellicano, 2015)

136


a loro il mondo si apre come una rosa. Giovanna Iorio

ogni tanto una rosa mi accende (oh la rosa la rosa la purpurea rosa che ti nasce negli occhi e nemmeno lo sai) mi accende ogni tanto una rosa (oh i miei poeti morti e vivi quelli che camminano sfiorando i muri quelli che se la parola fosse luce esploderebbe in mille soli quelli che sanguinano come poveri cristi ma a ricordarli non ci sarà mai una croce) una rosa mi accende ogni tanto ma si indossa il cappotto e muore la rosa ché fuori fa freddo e c'è pure la neve. Francesco Palmieri

Come minimo rosa, dice Anna e io ripenso a tutto il nero che ho indossato dicendolo moda o necessità di sembrare più snella e so che era lutto. Non piangevo lo strazio delle separazioni per morte 137


consumato in acqua a fiumi a tempo debito né il male del mondo che pure mi torceva le viscere. Ma so che era lutto. Per chi? Per cosa? La domanda è fatta. Non so se voglio conoscere la risposta. O se preferirei riuscire a dire: se rinascessi, come minimo rosa. Alessandra Fanti

Era commosso il petto fino al cuore. per la bellezza del creato. che si spandeva al sole d'agosto. calda e viva di colore. era per la separazione. tra l'ora dell'anima profonda. cinquantasettesima di gelo. e lo splendore circostante. per il peccato dell'indifferenza. quasi come inginocchiarsi. immobile a pregare. che giungesse la grazia. della riconoscenza. come rosa nel buio. l’illuminazione. Loredana Semantica da L'informe amniotico, ed. Liminamentis

è rimasta nell'aria come eco di tuono la tua voce boccheggiano gemme schiuse per un ancòra di pioggia un'aspersione di cielo acqua e non diluvio perché tra le spine e la pietra la rosa, una timida rosa, gridi al sole inestinguibile 138


la sua fame di luce. Francesco Palmieri

mi piacerebbe incontrarti là dove suoni e parole hanno il peso dell'aria nel punto preciso dove può nascere il vento che spoglia i vestiti fa leggera la carne (e lascia cadere le foglie già morte) mi piacerebbe lo scoppio del fuoco in quell'uovo di ghiaccio che gela il mio sangue mi piacerebbe sentirti cantare -oracol sole tra i capelli e in mano fiamme delle rose di maggio. Francesco Palmieri

Bellezza necess’aria Star sulle punte è danza sulle spine – rosa di-vento. 139


Ulisse Fiolo

Poeti-che? Fuori la luce è a fiori, sopra i muri, per effetto di ferri e di trafori: parole, dentro, legano persone; zitto, il suo giro solito fa il sole. La notte verrĂ , santa e silenziosa – sboccia per tutti, ora e sempre, la rosa. Ulisse Fiolo

T'amo come la rosa l'unico petalo suo solo ama Federica Galetto

140


Anna Ferraresi ph.



Un giorno, sai, qualcuno smetterà di raccontarti favole amorose, e ti darà l'intera verità: di spine, e di profumo - come le rose. Ulisse Fiolo

Devo essere un po' difettosa, Rifletteva piangendo una rosa, I miei petali sembrano spine, non avrà questo sbaglio mai fine. Se mi arrampico fino sul tetto rischierò di cadere dal letto, e se striscio lungo il pavimento non arrivo a quel cuore scontento. Non ci sono né madri né figli e tra i fiori non vedo che gigli. Donatella Donati

Ma perché dovrei sfogliarti corpo? A petali di rose bianche rosse morte. Improvvisamente abbandonai ogni colpo sparo albero pistola rinunciai al vagito rutto primo d’ombelico statua di pietra modellata tacqui in modo indicativo e nel presente senza scopo 143


opponendo lame migrai allo zolfo infame calcio impatto imperativo biancheggiante fosforo e catrame. Ammutolii di rame. Loredana Semantica

Desta spiego alle miserie del giorno prese dai gorghi di spine insoddisfatta resto le rose posate di sbieco a consumare aria e gesti ai polpastrelli unica resa il profumo di petali attratti al mio seno come stelle di notte in tempesta lieve si stende la rosa e il suo grembo fra me e la vita assolta nel suo stame Federica Galetto

E si adagia, che l'esser tanto bella le fa fatica e sa che nessuno avrà coraggio d'altro domandare. Passato l'attimo, pure durasse un anno ad ogni petalo caduto, rimpiangerà i moti i giochi, l'altrui andare, il darsi da fare a cercare un'amica che s'è negata avvinta stretta a sua bellezza. Alessandra Fanti 144


Adesso c'è quiete E Tramontana attraversa. Nessuno potrebbe dire Dell'eco tuonante Che solcava il cielo natale. Alito d'acciaio placava vampe Arrecate da menti sciacalle. Qui Vita scorre Indifferente. Tu hai altro da garantire. Figli col moccio Objets da rigovernare Pianti da sciacquare. Godiamo di nubi con ghirlande di rosa. Torpore inesorabile. Intanto Tacito pianti le assi del tuo legno. Maria Rita Orlando

Sai, ci sono i custodi delle parole Che quando dicono Fonte Sasso Mare Uomo Aprono santuari.

145


Sai, ci sono i mercenari delle parole Dove tutto é medesimo Rosa Pietra Bene Scarpa Amore. Nessuna identità. Talvolta accade che si incontrino, rimane solo ai quadrivi delle strade un penzolare di sacerdoti in croce. Maria Rita Orlando

Al culmine del gambo, non la rosa ma lo stecco – reciso; e sparso sulla strada, dove altrovi passano senza sosta, qualche petalo muore – distaccato. Ulisse Fiolo

Questi piccoli discorsi da caffè che fanno il paio con libercoli cortili e poemetti queste rime ridicole e sfrontate che non hanno vergogna d'essere nate nel lercio mondo che ha bisogno d’essere rigenerato da cima a fondo e non del tintinnio del suono che fanno le parole di cristallo quando risuonano nel mondo come s’esse potessero qualcosa 146


liberare il mostro ad esempio ucciderlo squartarlo plasmare una rosa incantevole dal gambo fino ai petali in corona fare dell’esilio un grembo dove ricomporre la frattura stuccare le crepe insanabili della ferita partorire la luce o almeno rinsavire. Loredana Semantica

Temo la piena e la frana - tutti quegli spigoli fan male delle tante e troppe cose che l'inganno del ricordo accumula dentro le nostre case (o forse solo nella mia che trabocca nello sfacelo dell'ordine trasceso in caos - è il trip dell'entropia, signora mia -) perchè non so come ma mai che restino attaccati i sobbalzi dell'anima alle cose che stavan lì quando tutto accadeva mentre la polvere sì lei sì, s'abbarbica e cresce e per la vita spande briciole di sé e delle cose le cui superfici erose dal tempo e dall'oblio mi dicono inutile tanto del giorno mio sprecato a non guardar le rose. Alessandra Fanti 147


Tutto si spande in una rosa al cosmico boato del big bang. Loredana Semantica

Tutto converge in una rosa al centro vorticoso che trascina sgabelli sedie infissi ruote stelle ombrelli catene cravatte castelli la forza centripeta del cuore. Loredana Semantica

Anche la rosa ha una sua tragicità ed è nella rossa vendemmia dei suoi petali. Loredana Semantica

Le rose inventano una voce rossa, di là dai vetri opachi del dovere – aureole di sole nella sera. Ulisse Fiolo

148


Loredana Semantica ph.



Nella veglia cosĂŹ incerta, credere nell'oscura concretezza dei pioppeti in oro, a fondovalle, gli aspens di Adams. La rosa macchiata del suo sangue puro, senza l'appalto dei giardinieri, la rosa munifica nel sottrarci. E la sedia che mi avvicini per restare. Antonio Pibiri

Alfine ti ritrovo Nello sciabordĂŹo di mestoli e stoviglie Nascosto in gesti consueti In segnali di fumo In brividi di giornate frugali Visione scorre su epiteliale memoria Appartenenti ed ignoti Rivoltando zolle d'esistenza Mi chiedo quanto ancora e poi sorrido Un ragno si ĂŠ posato sul panno giallo Lo accompagno nella notte sulle rose. Maria Rita Orlando

151


Rose sparute sparpagliate nell'aria. Uno scirocco impietoso si accanisce sugli steli del giardino. Vedo petali raggrinziti ovunque, non basta l'acqua né retine per farfalle. L'umanità disconosce la bellezza. Antonia Piredda

Nessun petalo di rosa sgualcito come il cuscino mi cade sul petto, questa notte. Arrivano spine rosse d’acqua e la luna, la luna si prepara al medesimo colore. Cosa pensavi nel tuo stringerti ultimo ad un violino ormai muto, se successive lacrime ne segnavano il finale. Mentre qui colline in fiamme guarnivano rivolta e povertà, seguivano ardore d’animo senza raggiungerti, fiamme immobili su alberi simili, di foglia e storia. Di rosa canina, di pianta mia estesa sui cespugli, abbi almeno il suo profumo. Passerà la notte vicino al torrente che raccoglie i nostri stessi sassi, il salto e il sale che corre allo stesso immenso mare. – ai popoli in rivolta. Antonia Piredda

152


no3 non hai capito ancora (o forse sono io che ho letto troppe poesie d'amore curato troppe rose nel giardino) no non basta dire amore perché amore sia non basta dire dio perché scoppino gli altari amore è un'aria tersa giornate con il sole e niente, nulla, nemmeno qualche nuvola a farsi temporale. no non hai capito ancora che se diciamo amore ogni sbaglio è taglio ogni ombra è sera ogni buca è fossa e basta una parola (quando mi dici no) una pausa troppo lunga (quando ti chiedo m'ami?) girare la testa altrove (come se non bastassi io) per fermare il fiato far cadere notte e stelle maledire le rose e scrivere in versi necrologi d'amore. Francesco Palmieri Testo pubblicato in Studi lirici - solo parole d'amore, La Vita Felice.

3

153


che quando il petalo era petalo dentro la rosa, non sapeva in fondo che era anche parte della rosa. che quando il petalo era ultimo petalo quel petalo più vicino alla spina la spina sfiorata sulla punta giocava a fare la spina congiunta. che quando il fiore di spine e di petali sfiorì, e la spina si arrotondò e cadde rimase solo l'orfano naso nel vaso. Francesco Tontoli

Senz’amore. D’accordo. Una vita. Va bene. Hai scelto tu per me che non avevo scelta, tu l’hai decisa la mia sete, la fame che non mi uccide. A fare a meno dello sguardo (ed essere qualcosa per qualcuno) io sto già imparando e non mi spaventa più di sera la voce sulle dune disperse sul piumone. Senz’amore. D’accordo. Una vita. Va bene. Dovrò asciugare il bacio nella carta, gettare le mie rose nel cestino, 154


Bilja Biljkić ph.



andarmene a dormire sopra i chiodi, ma sto imparando l’arte dei fachiri, mutando la mia pelle in uno scudo e mi vesto testuggine, calcare, scultura nel granito, indifferente dio solitario su una guglia. E sia pietra e marmo il giorno come la notte (il cuore,serrato nel torace) e orgoglio sia il non aver chiesto nulla, averne sopportato la fatica, nascondere il vuoto nella tasca e tu Amore, promessa di raccolto, tu sia maledetto, serpente, anaconda, cobra velenoso. Ti schiaccerò la testa sotto al tacco, menzogna, inganno, cavallo che t’insinui nelle mura per il saccheggio e la rapina, l’incendio delle travi. Francesco Palmieri

C'è una rosa recisa nello sguardo dell'uomo una rosa sfogliata nel suo braccio piegato nella bocca di silenzio compiuta una rosa appassita Alessandra Fanti 157


Rosa rosae, stai serena si rasserenerà quest’oscurità anche se non ti vedo che a metà so che spétali di velluto e se il tatto non mi inganna sei una fiamma sul cuscino intessuta di vita sottaciuta rosa rosae stai colando di rugiada quella lacrima ingoiata va diritta nella grotta dove batte goccia a goccia, e che forma strato a strato la tua forma rosa rosae del latino masticato non mi resta che un ricordo ho mangiato la tua foglia sulla lingua la tua spina mi ha lasciato un breve segno un accenno di parola forse: “luce” Francesco Tontoli

158


per me che ho perduto ogni rosa in cielo (oh fresca ed aulentissima rosa perenne e santa) per me straniero d'ogni beatitudine ("beati i poveri in spirito perchÊ di essi è il regno dei cieli") per me che sono sveglia e tutto il giorno niente (perchÊ che vuoi che sia il giro in una gabbia, lo scendere da un treno sapendo ogni minuto una stazione e l'altra la fine della corsa) per me che avrei imparato il pizzico dell'arpa e non i timpani a battere nel ventre di galere noi legati ai remi noi senza destinazione per me sei tu che resti, quando mi appari carne illuminata a giorno, sei tu la polpa e il frutto il seno che mi allatta, sei l'attimo di gloria che mi attraversa gli occhi, il nodo sulla schiena di gambe nude e cosce, sei il qui e sei l'altrove, un cielo sceso in terra

159


e a un tratto si fa quiete e non mi manca dio. Francesco Palmieri

ho preso a sfiorarti ancora rosa discinta Federica Galetto

Nel nome la casa, nella casa4 la cenere. Nella terra, la rosa. Cenere e rosa, Cerere nella cui spiga canti. Dentro nessuno, un nome salva; salva? Strade che portano gi첫. Stefano Guglielmin

4

Di prossima pubblicazione in Ciao cari, Collana Le Voci Italiane, Edizioni La Vita Felice.

160


Guardami adesso. Per te ho indossato Il vestito piĂš bello quello che esalta la figura e risalta gli occhi. Ho polvere di rose nelle mani e raggi di luna tra i capelli. Guardami adesso. Non so quanto durerĂ questa tregua di bellezza sul mio volto. Deborah Mega

Non chiede che si pensi a lei continuamente. La mente la farĂ impazzire. Questo nuoce. Puoi sentirla? Prima o poi rientrerai da sveglio nel sonno, da vivo nell'orgasmo, nella morte a guardare. Ma non mendica nessuna voce, la Poesia, e Gertrude dice: - Lasciate in pace le mie roseAntonio Pibiri

161


Passeggio nel giardino Sul sentiero sotto casa - Tra i lucori della sera, Pini e aceri odorosi Con attonito pensiero. C'è una cosa che non oso, Che mi fa sentire uomo: Prendere una rosa. Se la metto nel cestino, Cambia il tempo: tuona... Ivan Fassio

Sarà per orgoglio che il giovane giglio non porge i suoi omaggi alla rosa. Sarà per puntiglio che la vecchia rosa di spine con lui è generosa. Chissà se è sollievo, chissà se è cordoglio infine lasciare la presa. Si tratti di allievo, si tratti di figlio, io questa matassa la sbroglio. (Insomma, ci provo). Donatella Donati (Maggio 2015)

162


In mortalità Nel più chiaro profumo delle rose, ci onorano del tempo – qui – le cose. Ulisse Fiolo

Fremono di dolcezza i petali del ricordo. Ti rivedrò un giorno? Deborah Mega

163



Vera Petera ph.



Si ringraziano per la partecipazione al gruppo di ricerca:

Alessandra Fanti, Anna Ferraresi, Anna Vasta, Antonella Pizzo, Antonia Piredda, Antonio Pibiri, Bilja Biljkić, Daniela Alessi, Daniela Bedeski, Daniele Gozzi, Donatella Donati, Elio Scarciglia, Elisa Iñiguez, Emilia Barbato, Eve Wolf, Federica Galetto, Francesco Enia, Francesco Palmieri, Francesco Tontoli, Giuseppe Ferrara, Ivan Fassio, Laura Ricci, Lex Lutther, Marca Barone, MariaGrazia Galatà, Marina Pizzi, Mark Fisher, Maurizio Ferri, Patrizia Bertelli, Patrizia Sardisco, Peppino Romano, Renate ter Hedde-Gerritsen, Rita Pacilio, Samuele Romano, Silvia Rosa, Stefano Guglielmin, Sylvie Corriveau, Ulisse Fiolo, Vera Petera, Viive Selg, Viola Amarelli.

167



Daniela Alessi ph.



INDICE Prefazione di Loredana Semantica…………………………………………7

LA ROSA IN POESIA 1 2

Rosa, contraddizione pura Se la tua freschezza a volte ci stupisce Con una fronda di mirto giocava Perché la rosa, oh, la rosa! È dei fiori pupilla Morrai, tutta morrai; né ricordanza Le rose gradite Oggi vogl’io col canto O vita mia maladetta, mondana, lussuriosa (laude) Fresca rosa novella Ce est li Rommanz de la Rose/ Questo è il Roman de la Rose Due rose fresche, et colte in paradiso

Rainer Maria Rilke Rainer Maria Rilke

21 21

Archiloco

21

Saffo

22

Saffo

22

Anacreonte Anacreonte Jacopone Da Todi

25 26 28

Guido Cavalcanti Guillaume De Lorris

31 32

Francesco Petrarca

33

Francesco Petrarca

33

13

L'aura che 'l verde lauro et l'aureo crine Vi vendo la rosa di maggio

Christine de Pizan

34

14

Donna così formosa

Marques de Santillana

34

15

Rosa gentil, che sopra a' verdi dumi Le labbra rosse paion de corallo Eranvi rose candide e vermiglie Maius adest/ Calendimaggio

Matteo Maria Boiardo

36

Lorenzo de' Medici

39

Lorenzo de' Medici

39

Jacopo Sannazaro

39

La verginella è simile alla rosa Deh mira (egli cantò) spuntar la rosa

Ludovico Ariosto Torquato Tasso

40 43

3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

16 17 18 19 20


21

Quanto pregiar ti puoi, Siri mio amato La stessa tinta avevano l’ alba e le rose Alle meraviglie del creato noi chiediam progenie Quanto ancor più bella sembra la bellezza Ma perché dovrebbe vivere fra la corruzione Come sai render dolce ed amabil la vergogna

Isabella Morra

43

Bonaventure des Périers

44

William Shakespeare

45

William Shakespeare

45

William Shakespeare

46

William Shakespeare

46

No, non dire mai che il mio cuore è stato falso Intanto che di rosa fresca e piena La rosa è senza perché Pallidetto mio sole

William Shakespeare

47

Garcilaso de la Vega

47

Angelus Silesius Giovan Battista Marino

48 48

La bella dea, che 'nsanguinò la rosa Bella, fugge la bellezza

Giovan Battista Marino

48

Jean Passerat

52

Rosa, riso d’amor, del ciel fattura di gigli il bianco non mi seppe accendere Con gialle pere scende Appare il sole radioso, e tu dietro a lui, spero

Gian Battista Marino

53

William Shakespeare

54

Friedrich Hölderlin Johann Wolfgang Goethe

54 57

Emily Dickinson

57

Emily Dickinson

58

39

Essential Oils - are wrung/ Si ricavano oli essenziali Crisis is sweet and yet the Heart/ Dolce è la crisi eppure il cuore Coltivo una rosa bianca

José Martì

58

40

Le bionde Grazie schiusero

Ugo Foscolo

59

41

Lungi dal proprio ramo

Giacomo Leopardi

60

42

Dov'è la nostra rosa

Aleksandr Sergeevič Puškin

61

22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38


43

Nel silenzio dei giardini, a primavera Meditation is like a person who smells a pink Cos’è una rosa?

Aleksandr Sergeevič Puškin

61

Carl Spitzweg

62

Johann Wolfgang Goethe

62

Quando siete in preda al pessimismo Ti dica il mio sguardo l'addio

Albert Samain

62

Johann Wolfgang Goethe

65

Soulêve ta paupière close/ Solleva la tua palpebra socchiusa l'amor della rosa

Théophile Gautier

65

Heinrich Heine

67

Aleksandr Puskin

67

51

Non starò a rimpiangere le rose Allora la vecchia mi disse

Rubén Darío

67

52

Io sono una foresta

Friedrich Nietzsche

71

53

O mio cuore dal nascere in due scisso Rosa di macchia, che dall'irta rama

Umberto Saba

71

Giovanni Pascoli

71

Rainer Maria Rilke

72

56

Iracondi vedesti schizzar fuoco, due ragazzi Io brindo agli aster militari

Osip Mandel'stam

74

57 58

Me ne vado per le strade La calda e opaca cenere

Dino Campana Fernando Pessoa

74 75

59

Marina Cvetaeva

79

Umberto Saba

79

61

I versi crescono, come le stelle e come le rose Per te piange un fanciullo in un giardino Azzurro e felice paese

Sergej Aleksandrovič Esenin

80

62

Bianco giglio alla rosa

Vladimir Sergeevic Soloviev

83

63

Segui il tuo destino

Fernando Pessoa

84

64

La rosa no buscaba la aurora/ La

Federico Garcia Lorca

84

44 45 46 47 48 49 50

54 55

60


Costantino Kavafis

85

66

rosa non cercava l'aurora Ha avvolto con ordine ogni cosa Dal parco mi sento

Ernesto Ragazzoni

85

67

Gli alberi tessono il vento

Federico García Lorca

86

68

Walter Benjamin

86

Rainer Maria Rilke

86

Remy de Gourmont

87

Edward Munch

89

Antonio Machado

89

Sergej Aleksandrovič Esenin

90

Adam Oehlenschläger

91

Alfred de Musset

91

Federico Garcia Lorca

92

77

Dispensami dal tempo al quale sei sfuggito Come talvolta in mezzo ai rami ancora Fleur hypocrite/ Fiore ipocrita Lascio la donna nel suo paradiso Di primavera siete orditi, o amanti Oggi ho chiesto ad un cambiavalute Dove siete, voi, rose rosse, tuttavia Io menestrello me ne vo nel mondo Era mi voz antigua/ La mia voce era antica amo, fra tutti, la rosa

Jean-Antoine de Baïf

95

78

Non ti dà le vertigini girare

Rainer Maria Rilke

95

79

Un bacio. Ed è lungi. Dispare Mentre marciamo, marciamo

Guido Gozzano

96

James Oppenheim

99

65

69 70 71 72 73 74 75 76

80


ROSE DI POESIA 1 2

Rose is a rose Io abito la Possibilità

Gertrude Stein Emily Dickinson

103 103

3

Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza Le foglie cadono, cadono lontano

Fernando Pessoa

103

5

Questa notte all'orecchio m'hai detto due parole

Alfonsina Storni

107

6

La testa ad altro – diverso

Marina Cvetaeva

107

7

Tu dentro un sepolcro!

Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

108

8

C’è un dolore così assoluto

Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

108

9

Noi non sappiamo mai quanto siamo alti

Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

108

10

È come la luce

Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

109

11

Se la mia fama è giustificata

Emily Dickinson trad. Loredana Semantica

109

12

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali

Arthur Rimbaud

110

13

Una indicibile tristezza

Osip Mandelstam

110

14

Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta Quando ti metterai in viaggio per Itaca E se non puoi la vita che desideri Giuncheto lieve biondo

Fernando Pessoa

111

Konstantinos Kavafis

111

Konstantinos Kavafis

115

Antonia Pozzi

115

4

15 16 17

Rainer Maria Rilke

104


18

Chi mi parla non sa

Antonia Pozzi

116

19

Di lĂ dai vetri tre rondini

Antonia Pozzi

117

20

Io sono in te

Antonia Pozzi

117

21 22

Se un'anima è nata con le ali Un bianco sole e basse, basse nubi

Marina Cvetaeva

117 118

Non sono niente Per essere grande, sii intero: non esagerare Solitudine mia beata e santa

Fernando Pessoa Fernando Pessoa

118 119

Rainer Maria Rilke

119

Denti di fiori, cuffia di rugiada Io sono arrivata fino a te vestita di pioggia e di ricordi Il poeta è un fingitore

Alfonsina Storni

119

Gioconda Belli

120

Fernando Pessoa

123

Perdettero la stella un giorno (I Re Magi) In grembo alla notte nevosa, d'argento

Edmond Rostand

123

Rainer Maria Rilke

124

23 24 25 26 27 28 29 30

Marina Cvetaeva


LE NOSTRE ROSE 1 2 3 4 5

6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22

E i colori diventano più vividi (Io per danzare indosso la mia anima) Vorrei dire una rosa Lascia stare (Dedicata a Giorgio Caproni e a Pasolini) Sui tralci della vite Per i tuoi capelli leggeri, una rosa (Le mie rose per te)

Ulisse Fiolo

127

Loredana Semantica Giovanna Iorio

127 128

Anna Vasta Francesco Palmieri

128 129

Alla fine le rose si rivelano stucchevoli Crescono i versi, come stelle e rose Il giorno al suo principio

Loredana Semantica

130

Marina Cvetaeva - 'libera versione' di U.Fiolo Loredana Semantica

130

Scado nelle cose (Io, un frutto, una rosa e il pane) peccato che l'amore si spenga

Francesco Palmieri

133

Giovanna Iorio Francesco Palmieri

134 135

Alessandra Fanti

135

Loredana Semantica

136

Francesco Palmieri Francesco Palmieri Ulisse Fiolo Ulisse Fiolo Federica Galetto Ulisse Fiolo

136 137 137 138 138 141

Donatella Donati Loredana Semantica

141 141

Federica Galetto

142

ogni tanto una rosa mi accende (-8-) Come minimo rosa, dice Anna Era commosso il petto fino al cuore (57) è rimasta nell'aria mi piacerebbe incontrarti Bellezza necess’aria Poeti-che? T'amo Un giorno, sai, qualcuno smetterà (Verrà il tempo) Devo essere un po' difettosa Ma perché dovrei sfogliarti corpo? (Di sale ed altre rose) Desta spiego alle miserie del giorno

133


23

24 25 26 27 28 29 30 31

32 33 34 35 36 37 38 39 40 41

E si adagia, che l'esser tanto bella le fa fatica (A blooming rose) Adesso c'è quiete (Adesso)

Alessandra Fanti

142

Maria Rita Orlando

143

Sai (Incontro) Al culmine del gambo, non la rosa Questi piccoli discorsi da caffè Temo la piena e la frana (La superficie delle cose) Tutto si spande in una rosa (Rose instant poem 1) Tutto converge in una rosa (Rose instant poem 2) Anche la rosa ha una sua tragicità (Rose instant poem 3) Le rose inventano una voce rossa (A Rosaria) Nella veglia così incerta Alfine ti ritrovo (Ti ritrovo) Rose sparute sparpagliate nell'aria Nessun petalo di rosa (Petali di rosa) No non hai capito ancora (81-) che quando il petalo era petalo Senz’amore. D’accordo (Maledetto amore) C'è una rosa recisa Rosa rosae, stai serena

Maria Rita Orlando Ulisse Fiolo

143 144

Loredana Semantica

144

Alessandra Fanti

145

Loredana Semantica

146

Loredana Semantica

146

Loredana Semantica

146

Ulisse Fiolo

146

Antonio Pibiri Maria Rita Orlando Antonia Piredda

149 149 150

Antonia Piredda

150

Francesco Palmieri

151

Francesco Tontoli

152

Francesco Palmieri

152

Alessandra Fanti Francesco Tontoli

155 156


42 43 44 45 46 47 48 49 50

per me che ho perduto (Per me sei tu che resti) ho preso a sfiorarti Nel nome la casa, nella casa (Paul Celan) Guardami adesso (Polvere di rose) Non chiede Passeggio nel giardino Sarà per orgoglio(Il giglio e la rosa, Maggio 2015) Nel più chiaro profumo delle rose(In mortalità) Fremono di dolcezza

Francesco Palmieri

157

Federica Galetto Stefano Guglielmin

158 158

Deborah Mega

159

Antonio Pibiri Ivan Fassio Donatella Donati

159 160 160

Ulisse Fiolo

161

Deborah Mega

161

Ringraziamenti……………………………………………………………165



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