Ottobre 2009

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i t a r e n e g i R o t l a ’ l dal

30175 Marghera Ve - Ottobre 2009

Opera San Luigi Orione

Parrocchia S. Pio X - periodico di comunicazione-

Tornando da Lourdes 2a Assemblea Diocesana Palus San Marco 2009 Ricordando Don Lucian Francesco


La Parola del Parroco

“Cristiani in piedi”

E’ una frase attribuita a don Primo Mazzolari, prete della bassa padania, ritenuto allora (anni ’40 e ’50) un sacerdote scomodo, profetico, anticipatore di alcune visioni dottrinali e pastorali del Concilio Vaticano II, e ispirata da una espressione di Georges Fonsegrive: “Stare in piedi per meglio servire”. All’inizio del nuovo anno pastorale vorrei offrirvi una riflessione attorno al nostro essere cristiani nel mondo d’oggi. Che cosa significa per noi “stare in piedi”? Come e dove essere protagonisti (stare in piedi) nel nostro contesto culturale così frammentato e debole? In modo particolare nel campo della educazione? “Stare in piedi per meglio servire” come cristiano per me significa raccogliere la sfida di una società che attualmente non sa più educare. Chi, se non noi cristiani abbiamo oggi qualcosa da dire in ambito educativo? Una comunità cristiana oggi non può non essere che una comunità educante, capace di promuovere un processo umano globale nel quale entrano in gioco i fondamenti dell’esistenza dell’uomo, le sue strutture portanti quali la relazionalità, il bisogno di amore, la conoscenza, l’attitudine a capire e valutare, la don Primo Mazzolari tra i suoi ragazzi libertà. 2

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La Parola del Parroco

Ha scritto il Papa Benedetto XVI che “il rapporto educativo è anzitutto l’incontro di due libertà e l’educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà”. Questo rapporto educativo si fonda nella capacità della persona di entrare in relazione o, per dirla con il nostro Patriarca, la persona umana è “essere per la relazione”.

La strada alla verità dell’uomo, della persona umana, è la relazione, il rapporto, la comunione con Gesù e, in Lui, tra di noi. Solo chi è capace di “esporsi” e “compromettersi” in tale relazione può giungere alla verità tutta intera di sé e dell’altro con il quale entra in rapporto. Per noi, comunità cristiana, la sfida di oggi sta proprio qui: essere possibilità tangibile, concreta, di questa relazione. Non è forse vero che, oggi più che mai, se da una parte l’io rivendica il diritto di “essere” (essere se stesso) o di “esserci” (essere riconosciuto), dall’altra parte non è capace di stare in relazioni stabili, autentiche, rispettose, vere proprio perché l’altro è usato per affermare solo il proprio io? Quante situazioni di conflittualità, di divisione, quanti frammenti umani a causa di una incapacità e immaturità di vivere delle relazioni che portino alla “verità tutta intera” da parte del mondo degli adulti che sono responsabili e dovrebbero garantire percorsi educativi per i più piccoli, ragazzi e giovani, per i nostri figli … La nostra società ha come abdicato al suo compito educativo in nome di una sterile neutralità che ha così abbandonato i giovani alla loro solitudine e sempre più in balia della violenza e della volgarità. L’emergenza educativa, in questo contesto segnato dal relativismo, è inevitabile e condanna prima o poi ogni persona a dubitare della bontà della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono. Essere cristiani in piedi! Ecco la sfida, l’impegno, la testimonianza che siamo chiamati oggi a portare nella nostra comunità e nel mondo in cui viviamo. Questo significa che è necessaria una relazione accogliente in cui si è accompagnati e attivati sia nella vita affettiva relazionale, sia nella vita intellettuale, come capacità di ascolto e di comprensione. Come nessuno è all’origine di se stesso, così nessuno può diventare adulto da solo, ma per via di relazioni qualificate. Ecco la comunità cristiana, la comunità educante, i cristiani in piedi a san Pio x: il dono iniziale dell’esistenza (i nostri bimbi, ragazzi e ragazze, gio-

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La Parola del Parroco vani) hanno bisogno di essere affidati a chi sia in grado di accoglierli e di farli crescere alla vita pienamente umana e autenticamente cristiana, perché per l’uomo vivere è essenzialmente e costantemente crescere! Buon anno pastorale, buon cammino a tutti e … in piedi!!! Il vostro Parroco

Don Primo Mazzolari il 13.1.1890 nasce a Santa Maria del Boschetto CR, dove nel 1912 entra in seminario. Il 24 agosto 1912 è ordinato sacerdote a Verolanuova. Il 1 settembre 1912 è nominato curato a Spinadesco e il 22 maggio 1913 a Santa Maria del Boschetto. Il 31.12. 1921 è parroco a Cicognara e in seguito diviene parroco di Bozzolo. Nel 1925 fu denunciato dai fascisti per essersi rifiutato di cantare il Te Deum dopo il fallito attentato a Mussolini. La notte del 1 agosto 1931 lo chiamarono alla finestra della canonica e spararono tre colpi di rivoltella che fortunatamente non lo colpirono. Dopo l’8 settembre 1943, partecipò attivamente alla lotta di liberazione, incoraggiando i giovani a partecipare, fu arrestato e rilasciato. Dovette vivere in clandestinità fino al 25 aprile del 1945, per sottrarsi ai fascisti, aveva infatti paura di far la stessa fine di don Giovanni Minzoni. Nel 1949 fonda il quindicinale Adesso del quale sarà direttore. I suoi scritti attireranno le sanzioni dell’autorità ecclesiastica che porterà a chiudere il giornale nel 1951. Dagli inizi degli anni cinquanta don Primo sviluppa un pensiero sociale vicino alle classi deboli (Nessuno è fuori della carità) e alle tematiche pacifiste che attireranno le critiche e le sanzioni delle autorità ecclesiastiche fino a portarlo all’isolamento nella sua parrocchia di Bozzolo. Con la pubblicazione anonima di Tu non uccidere, nel 1955, Mazzolari attaccava a fondo la dottrina della guerra giusta e l’ideologia della vittoria, il tutto in nome di un’opzione preferenziale per la nonviolenza, da sostenere con un forte “movimento di resistenza cristiana contro la guerra” e per la giustizia, vista come l’altra faccia della pace. Al fondo c’era la nuova consapevolezza del significato dirompente della bomba atomica, che aveva cambiato il campo razionale entro il quale il realismo aveva potuto muoversi per giustificare l’extrema ratio della guerra. È solo verso la fine degli anni cinquanta, negli ultimi mesi di vita, che don Primo Mazzolari cominciò a ricevere le prime attestazioni di stima da parte delle alte gerarchie ecclesiastiche. Nel novembre del 1957 l’arcivescovo di Milano Montini, futuro Papa Paolo VI, lo chiama a predicare presso la propria diocesi, nel febbraio del 1959 Papa Giovanni XXIII lo riceve in udienza privata e lo saluta pubblicamente: “Tromba dello Spirito Santo della Bassa Padana”.

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Parrocchia viva

L’ 8 novembre prossimo 19 ragazzi riceveranno il grande Sacramento della: Confermazione. Non saranno più “bambini” che ricevono ma “adulti” che donano! Per questo la Comunità prega e accoglie questi nuovi testimoni di Cristo ringraziando il Signore e le loro Catechiste. Benedetti Irene Berti Alessia Boscolo Nicholas Buzzo Giada de Marchi Georgia De paoli Giulia Donini Elena Fornaro Oliver Garbetta marco Mazzarovich Evelyn Menin Francesco Peresin Stefano Ponga Mattia Pulese Elisa Sambo Veronica Sanielli Ilaria Volpato Simone Zanolin Fabio Zecchini Manolo

Catechiste: Claudia Barattin, Vanda Signoretto, Tatiana Turchetto Anno della Rigenerazione - Anno della Rigenerazione

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Appuntamenti Due gli appuntamenti, tra gli altri, sono da sottolineare:

20 Novembre 2009

Pellegrinaggio diocesano dei Giovani alla Madonna della Salute in Venezia Anche la nostra parrocchia partecipa: partenza dal Patronato alle 17,30

altare della Madonna della Salute

22 Novembre 2009 Festa dei Bambini Battezzati nel 2008 - 2009 Ci incontreremo nel pomeriggio (15.30) presso la Scuola Materna San Pio X per far festa alle pietre vive e pù preziose della nostra comunità che hanno ricevuto il dono più grande: la grazia dell’essere Figli di Dio. Con le loro famiglie vivremo momenti di gioco, riflessione, reciproca conscenza. A presto! 6

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Qui Scuola Materna

10 Ottobre 2009

Benvenuti, Bentornati E’ quasi un mese che la scuola è iniziata e sembra ieri a noi insegnanti! Ci siamo trovate i primi giorni di settembre (divise tra scuola e “Festa con noi”) per pensare alla programmazione di quest’anno scolastico, intitolata: LABORATORI CREATIVI: IMPARIAMO DIVERTENDOCI

Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente Elisa per la sua preziosa collaborazione! Quest’anno abbiamo riabbracciato i 53 bambini veterani mentre abbiamo accolto ben 31 piccoli che stiamo ancora conoscendo assieme alle loro famiglie. E’ uno scambio reciproco in cui la scuola accoglie e conosce i bambini e i loro genitori, ma allo stesso tempo chiediamo anche noi di essere conosciuti e accolti come persone e come istituzione scolastica, con le risorse a nostra disposizione e con quelle che invece dobbiamo potenziare: perciò “accogliere e accogliersi”. Nonostante siamo ancora agli inizi dell’anno scolastico abbiamo già dedicato una giornata ad un’uscita didattica, per dare un giorno speciale ed esclusivo ai bambini mezzani e grandi. Venerdì 25 settembre presso un agriturismo di Scorzè, abbiamo tagliato e pigiato l’uva, raccolto pannocchie, meloni, dato da mangiare agli animali: poi dovevate proprio vederli come correvano felici e spensierati e a come mangiavano quegli ottimi panini con il salame! Per il momento ci salutiamo qui, ma nei prossimi numeri della Voce vi aggiorneremo con le nostre attività e feste! Francesca Zanatta PS: a proposito, un Bentornato speciale lo vogliamo dedicare alla nostra cara Suor Angela! Anno della Rigenerazione - Anno della Rigenerazione

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Lourdes

La Madonna chiama perchè ama Una pluriannale tradizione onora la nostra Parrocchia. L’organizzazione e il trasporto degli ammalati e fedeli a Lourdes per il Pellegrinaggio Nazionale che si svolge ogni anno organizzato dall’UNITALSI, l’Unione Nazionale Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Mariani. Il nostro parrocchiano Renzo Lazzarini, Presidente della Sottosezione Veneziana, anima e crea entusiasmo in questa lodevole iniziativa riuscendo a portare davanti alla grotta un buon numero di amici parrocchiani. Tante volte leggiamo le testimonianze di partecipanti giunti in quella terra: questa volta la nostra attenzione si fermerà sull’esperienza di un nostro amico disabile. Per me Lourdes è un luogo in cui mia Madre Celeste Maria mi chiama ad essere un suo discepolo e di conseguenza anche seguace di suo figlio Gesù perchè in questa terra toccata dalla grazia celeste mi invita attraverso l’esempio della piccola ammalata Bernadetta a seguire la sua strada ed essere suo testimone di verità e luce nei tempi difficoltosi che noi tutti viviamo oggi. Una giornata a Lourdes per me è vissuta sì con la malattia, ma la gioia che provo nel cuore ripaga tutta la mia esistenza di un cristiano fedele come al tempo delle apparizioni a Bernadetta. Devo sempre essere grato alla Mamma Celeste di avermi creato tramite Gesù perchè qui a Lourdes vedo tanta sofferenza ma nello stesso tempo vedo anche molta serenità nei miei fratelli ammalati assieme ai Barellieri 8

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Lourdes e Dame che sono al nostro servizio per formare la famiglia universale e per raggiungere la meta che Gesù e Maria ha promesso a Bernadette e ad ogni figlio e figlia di questa terra. Quindi a Lourdes si viene sì per domandare la grazia della guarigione, ma soprattutto si viene o vengo per consolare e ringraziare la Madonna per avermi e averci dato Gesù come fratello di salvezza e Bernadetta come sorella ammalata da imitare nelle sue virtù umili ed eroiche. Resta a noi ammalati e fratelli Barellieri e Dame Unitalsiani continuare il messaggio che Bernadetta ha ricevuto dalla Madonna per darlo all’umanità intera. Qui a Lourdes si vive in un paradiso terreno che un giorno ritroveremo in cielo. Il vero miracolo che si vede qui a Lourdes è le serenità che sfiora il volto di ogni persona dal cuore affranto dalla difficoltà che incontra ogni giorno nella nostra quotidianità di vita.

Se magari vorresti provare a dare il tuo aiuto anche per un momento di riflessione personale ti consiglio di provare e ti sentirai la pace e la gioia e la serenità che porta Maria e Gesù e che si vive in questo angolo di paradiso. Silvano Simionato Anno della Rigenerazione - Anno della Rigenerazione

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Lourdes

Il mistero di Lourdes Lourdes, ma cos´è? Significa lasciare tutto e partire, per una settimana dedicata a chi ha bisogno. E’ un luogo di ricarica spirituale, dove vivere emozioni forti a stretto contatto con Maria e con la sofferenza. Lì la spiritualità è molto intensa, molto più che a casa, dove non c´è più di tanto tempo per fermarsi, riflettere e meditare. Quelli che si vivono a Lourdes sono giorni estremamente ricchi, carichi di emozioni forti e contrastanti: a partire dalla tristezza nel vedere tante persone che soffrono, dalla serenità nel vivere una Bernadette Soubirous settimana sapendo di poter prestare le proprie forze e fatiche, fino alla contentezza di poter essere d´aiuto o almeno sperare di esserlo. Pensi di partire per dare un aiuto enorme e invece ricevi tu stesso la carica spirituale ed emotiva da loro, da tutte le persone che soffrono: tu pensi stiano molto peggio di te, e invece sono loro che finiscono per aiutarti. Più dai e più ricevi. A volte basta veramente poco, un sorriso, un po´ di cuore, sostenere con amore chi con coraggio cammina verso una vita migliore, e chi camminar non sa, ma cerca comunque una strada verso la felicità, affidando i propri passi a Maria. Questo pellegrinaggio è caratterizzato da una crescita interiore, oltre che dal contatto e dalla conoscenza di persone diverse, gli ammalati e il personale che fatica con te. Le emozioni che si vivono sono tante e diverse, ma tutte molto forti e che rimangono impresse nella mente e nel cuore. 10

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Lourdes

A Lourdes le giornate sono molto intense e impegnative, a completo servizio di persone meno fortunate di noi, ma anche se sembra impossibile la stanchezza non esiste: i loro volti, i loro sorrisi e i loro abbracci così pieni di speranza e voglia di vivere, ti danno una carica davvero indescrivibile e ti aiutano a superare ogni fatica e difficoltà. Stando insieme a queste persone in difficoltà vedi il mondo da un altro punto di vista, con più gioia e semplicità: mettersi al servizio degli altri fa emergere la parte migliore di noi, valorizzando ogni legame con queste persone, amandole, rispettandole, aiutandole a trascorrere momenti indimenticabili. Alla fine della settimana, ma poi anche per tutto il resto dell´anno, nella mente e nel cuore ti rimangono emozioni, ma in particolare anche i volti e le diverse storie dei tanti ammalati che hai avuto la gioia di incontrare e ascoltare. A Lourdes si instaura con altre persone, sia con il personale, che con i pellegrini e gli ammalati, un forte senso di fraternità e comunità. Sono sette giorni di amore incondizionato; è sentire palpitare il cuore di chi ti è vicino, sentirlo come fratello, è ascoltare la sua voce, quello che ti dice con le parole e ancor più con il suo silenzio, che spesso nasconde solitudine o dolore. È accogliere le sue ansie, condividere le sue pene, è sapere che insieme, tenendosi per mano, si può andare molto lontano. È una settimana in cui affidarsi completamente alla Madonna, seguendo i passi di Bernadette: La grotta è stata il mio cielo! Maria Condotta

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Operatori Pastorali

4 ottobre 2009 Campocroce di Mirano “Villa Soranzo” Ritiro degli Operatori Pastorali

“Bisogna che voi siate generati dall’alto” “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Così Gesù a Nicodemo. Raffaello - Trasfigurazione Musei Vaticani “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” diventa la domanda di Nicodemo a Gesù! “Questa - dice il Patriarca - dovrebbe essere la domanda di ogni cristiano maturo, dovrebbe essere il nostro interrogativo più prezioso di fronte a Gesù.” E’ pertanto da questa domanda che gli operatori pastorali, riuniti in ritiro il 4 ottobre scorso, a Campocroce, “per partire col piede giusto”, come ha scritto il parroco, hanno mosso i primi passi della loro formazione in vista dell’apertura del nuovo anno pastorale. E per far questo…. …si sono fermati, hanno scelto del tempo per stare con Gesù, per fare esperienza della sua presenza: “La comunità cristiana nasce sempre dall’incontro personale con Gesù”, scrive ancora il Patriarca. Per partire rigenerati e vivificati, con nuovo slancio e rinnovata passione o andati così alla fonte , all’ Acqua viva che purifica e rinnova. Dopo la preghiera insieme, gli operatori si sono fermati a riflettere sulla loro storia personale per riscoprire e ritrovare il momento imprevisto e sorprendente nel quale Gesù ha fatto irruzione nella loro vita. La testimonianza di tanti è diventata patrimonio di tutti e ha rivelato il volto di un Dio paziente e buono che si fa compagno di strada e sceglie di incontrare ogni persona nei tempi e nei modi che le sono propri. “Gli uomini segnati da questo incontro diventano a loro volta occasione e possibilità dell’incontro personale con Cristo, diventano comunità di persone che rendono visibile la presenza del Risorto nella realtà di tutti i giorni”.” Ecco i “testimoni”, termine con il quale, dice il parroco, sarebbe più opportuno chiamare gli operatori stessi. Dopo “essersi riposati in Gesù”, gli operatori hanno condiviso momenti conviviali e di gioco e, con la consegna di un biglietto-testimonianza nel quale erano raccolte risonanze e propositi nati dal lavoro svolto, si sono messi in viaggio….. Tiziana Zabeo 12

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Festa con noi 2009

Mercatino dei ragazzi Carità ed altruismo con gioia e discrezione Il “Mercatino dei ragazzi” effettuato durante la “Festa con noi” è quasi giunto alla sua 20a edizione. Nei primi anni l’iniziativa era quella di cercare di coinvolgere i ragazzi tra i 6 e i 15 anni per socializzare tra di loro vendendo cose personali come: giochi, giornalini, bamboline ed oggetti vari. Qualche anno dopo è stato proposto loro di aiutare i bambini meno fortunati attraverso i missionari Orionini che operano nei tanti paesi bisognosi. Da allora i ragazzi, con grande altruismo, sensibili ai bisogni di quei bimbi meno fortunati, hanno contribuito, chi con tutto, altri in parte alla costruzione di scuole, l’arredamento di aule per lo studio attraverso i canali diretti e sicuri dei nostri sacerdoti i quali nelle zone più disagiate non fanno mancare un pasto caldo e magari anche un giocattolo soprattutto ai ragazzi del Madagascar, Romania e ora anche in India. Per due anni anche due associazioni del nostro territorio hanno beneficiato con il ricavato del Mercatino. La testimonianza, l’altruismo e la gioia di questi ragazzi volonterosi sia d’esempio ai grandi e di emulazione per altri amici. Daniela Meggiato

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Estate 2009

Palus San Marco 2009 Anche quest’anno, per la seconda volta, sono andata in campeggio ad Auronzo con la mia parrocchia. Siamo partiti tutti insieme una mattina, entusiasti per le settimane che avremo trascorso. Per molti era il primo anno, per altri invece era già il 3 - 4 anno di campeggio. Nel campo si trovavano le tende dove avremo dor mito, la cucina e il refettorio, la pagoda per ritrovarci tutti insieme a giocare, Rifugio Locatelli ballare e cantare, i bagni e un grandissimo prato per giocare quando c’era il sole. Durante la giornata si facevano molti giochi e attività divertenti organizzati dai nostri animatori. Abbiamo preparato anche dei veri e propri tornei dove ognuno poteva valorizzare le proprie capacità. Con la guida di Piero poi, andavamo a fare lunghe camminate tra cui le “tre cime di Lavaredo”, la mia preferita. Non mancava mai l’allegria e il divertimento perché stare in compagnia era la cosa più bella. L’ultimo giorno poi è stato davvero difficile andar via e lasciare alcuni amici che forse non avrei più rivisto. E’ sta un’esperienza davvero indimenticabile che consiglio a tutti i ragazzi e le ragazze. 14

Chiara Miotti

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Estate 2009

Nonni in campeggio L’esperienza del campeggio è nata qualche anno fa quando, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, ci proposero di offrire il nostro servizio. Noi accettammo, anche se non ben consapevoli di cosa andavamo a fare in mezzo ad una tribù di giovani, ed iniziammo così una di quelle avventure che alla lunga si è rivelata come unica ed indimenticabile, trovandosi in una bellissima compagnia di persone che offrivano e offrono tutt’ora servizio per la comunità. Ciò che potevamo offrire è quello che ogni nonno o nonna può regalare ai propri nipoti: un sorriso, una carezza, una parola buona nei momenti in cui si sente la mancanza di casa… questo abbiamo iniziato a fare ma poi, una volta capito bene il meccanismo del campeggio, ci siamo specializzati anche in altre faccende quotidiane. Sembra impossibile per noi che siamo molto legati a casa nostra, andare via per circa due mesi, ma ogni volta che si deve lasciare il campeggio per tornare alla vita quotidiana un velo di tristezza compare sempre nel nostro cuore, ma subito dopo subentra la speranza di tornare il prossimo anno per ripetere le stesse cose e le stesse esperienze con rinnovata gioia e serenità tra i nostri bimbi e immersi nella meravigliosa natura delle nostre montagne. Gilda e Primo

Gilda e Primo

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Festa con noi 2009

Festa con Noi 2009 Carissimi amici, anche quest’anno la nostra sagra patronale ha confermato il suo buon stato di salute ed ha ancora una volta superato le nostre stesse aspettative. La frequentazione di molta gente nelle prime serate e l’afflusso davvero importante durante la serata finale credo abbia premiato gli innumerevoli ed ormai proverbiali sforzi di tutti i nostri validi collaboratori. Anche dal punto di vista delle cifre e dell’utile il risultato è stato più che soddisfacente e più consistente rispetto alla passata manifestazione. Ovviamente pure il tempo ha fatto la sua parte essendo state serate con bel tempo ed una temperatura gradevole. Qualche buon cristiano commentando ha detto che … “anche san Pio X si è dato da fare!” A nessuno è sfuggito il fatto che l’edizione 2009 ha introdotto alcune novità significative: ad esempio l’uso delle magliette, da tutti apprezzate ed anche richiestissime anche dai non addetti ai lavori, ed in modo particolare la nuova impostazione dell’ultima serata che ha introdotto momenti di attrazione suggestivi e dislocati nelle diverse aree del “reAlbano, il nostro venditore... cinto parrocchiale”.

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Festa con noi 2009

E’ stato un esperimento, ed essendo la prima in assoluto ha dato modo agli ideatori di avere chiare indicazioni per il prossimo anno …ci stiamo già lavorando. Ovviamente tutto è perfettibile, e per questo facciamo tesoro di ogni indicazione che ci giungerà in merito. Ma lo scopo della festa e della serata conclusiva è stato compreso, afferrato da tutti? Un gruppo che serve e rende visibile il suo servizio attraverso i mille colori ed è espressione di una comunità ricca di doni è stato il filo conduttore che ha guidato la nostra manifestazione che, come sappiamo, nasce attorno ad una data liturgica, la memoria del nostro santo patrono Pio X. Proprio sul versante religioso e liturgico, i momenti del triduo in chiesa non hanno seguito l’andamento positivo della sagra, ed avendo distinto i due momenti in tempi diversi, anche la partecipazione avrebbe dovuto essere più numerosa. Dicevano i latini: “Intelligenti pauca”. Anno della Rigenerazione - Anno della Rigenerazione

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La Voce di don Orione

Don Orione ci scrive: LAVORARE CERCANDO “DIO SOLO”

“...Ieri mi trovavo nella camera di un buon prete e là mi cadde lo sguardo su queste parole: Dio solo! Il mio sguardo in quel momento era pieno di stanchezza e di dolore, e la mente ripensava a tante giornate piene di affanno come quelle di ieri, e sopra il turbinìo di tante angosce, e sopra il suono confuso di tanti sospiri, mi pareva fosse la voce affabile e buona del mio angelo: Dio solo! anima sconsolata, Dio solo....! E mi pareva sentire come un’atmosfera benefica e calma attorno alla mia anima!... E allora vidi dietro di me la ragione delle pene presenti: vidi che invece di cercare nel mio lavoro di piacere a Dio solo, era da anni che andavo mendicando la lode degli uomini, ed ero in una continua ricerca, in un continuo affanno di qualcuno che mi potesse vedere, apprezzare, applaudire, e conchiusi tra me: bisogna cominciare vita nuova anche qui: lavorare cercando Dio solo! Lavorare sotto lo sguardo di Dio, di Dio solo! Oh! sì c’è in queste parole tutta la regola nuova di vita, v’è tutto ciò che basta per l’Opera della Divina Provvidenza: lo sguardo di Dio! Bisogna incominciare vita nuova, e bisogna incominciare da qui: lavorare cercando Dio solo! Lavorare sotto lo sguardo di Dio, di Dio solo!. Lo sguardo di Dio è come una rugiada che fortifica, è come un raggio luminoso che feconda e dilata: lavoriamo dunque senza chiasso e senza tregua, lavoriamo allo sguardo di Dio, di Dio solo. Lo sguardo umano è raggio cocente che fa impallidire i colori anche i più resistenti: sarebbe nel nostro caso come il soffio gelato del vento che piega, curva, guasta il gambo ancor tenero di questa povera pianticella. Ogni azione fatta per far chiasso e per essere visti, perde la sua freschezza agli occhi del Signore: è come un fiore passato per più mani e che è appena presentabile. Per l’anima nostra e per tutta la nostra vita: Dio solo! Dio solo! Oh com’è utile e consolante il volere Dio solo per testimonio! Dio solo, è la santità nel suo grado più elevato! Dio solo, è la sicurezza meglio fondata di entrare un giorno nel cielo. Dio solo, figli miei, Dio solo...”! Pagina autobiografica da L’Opera della Divina Provvidenza, 3.9.1899 18

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Non solo Parrocchia

Seconda Assemblea diocesana in San Marco a Venezia 11 Ottobre 2009

Per ragioni logistiche solo 1500 sono state le persone invitate, rappresentanti le diverse realtà diocesane. Tutto si è svolto per “raccontarci” la bellezza del cambiamento, tramite alcune testimonianze, già avvenuto o che sta per avvenire tra le comunità cristiane della Diocesi , dopo o in prossimità della visita pastorale del nostro Patriarca Angelo Scola. Le testimonianze scelte, tra le tante e meditate, con sottofondo di bellissimi pezzi organistici, hanno evidenziato un unico tema: il risveglio della fede in Cristo Gesù con conseguente testimonianza di Lui in ogni ambito della vita quotidiana. Il Patriarca, nel suo intervento, ci ha offerto alcuni spunti vitali partendo dalla citazione “Andarono dunque e videro dove egli dimorava” (Gv 1,39). Il primo spunto che mi ha colpito è stato: non si può amare qualcuno se non lo si conosce per cui la conoscenza è vitale per la reciproca fiducia, ma non solo, quando ci si conosce bene in profonda intimità se ne parla e si comunica agli altri ciò che si ama e più che si ama meno pesante è la fatica con cui se ne parla. Il secondo spunto è stato: ogni sacrificio diventa leggero perché “credo” e sono “entusiasta”, non posso tenere solo per me tale gioia, devo comunicarla a chi mi si presenta davanti. Devo far uscire nei nostri contatti e discorsi tra noi, la presenza del Signore perché noi siamo abitati da Lui e in Lui ci moviamo. Terzo spunto: non esiste comunità, attività di qualsiasi genere se prima non mettiamo alla prova noi stessi, la nostra fede, il motivo per cui facciamo le nostre opere. Infatti queste vengono dopo, prima deve venire il mio “Sì” il mio “Eccomi” il “ manda me per fare la tua volontà” come Canaletto - Basilica di San Marco Maria. Anno della Rigenerazione - Anno della Rigenerazione

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Non solo Parrocchia

Quarto spunto: Lo spirito del Signore cammina con me, mi suggerisce cosa e come devo fare le cose. Non devo vedere l’immediato, ma “oltre” secondo le visioni di Dio, la sua volontà, il suo disegno salvifico affinchè “il Signore, Padre di tutti, sia tutto in tutti” (1Cor 15,22-28). Quinto spunto: non necessitano grandi virtù, intelligenza per seguire Gesù, pur nei nostri limiti quando abbiamo fede in Lui, tutto viene trasformato e pur non capendo cosa sia conveniente dire o fare, Lui ci spinge a dire o a fare quello che in quel momento necessita con nostra grande meraviglia. Sesto punto: dare ragione della nostra speranza vuol dire tenere viva la comunità, nel senso che se una comunità si ama e trasmette ciò per cui si ama, quelli che stanno al di fuori vedono e si interrogano e desiderano entrare per vedere, capire se è vero che anche oggi si può vivere da fratelli in nome di “Colui che ci ha amati per primo, mentre eravamo ancora peccatori” (1Gv 4,10;19). Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: “Ho creduto, perciò ho parlato… convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù… pieni di fiducia camminiamo nella fede… quindi se uno è in Cristo è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”...” (2 Cor 4, 13-14; 5, 6,17). Ora siamo somiglianti a Cristo e diffondiamo la nostra testimonianza. Sia questa certezza della fedeltà di Dio, una vena di gioia profonda che attraversi tutte le regioni della nostra umana esistenza e rechi consolazione e speranza a tutto il mondo. Le testimonianze sono sempre personali e comunitarie insieme. Non è un puro narrare qualche cosa, è mostrare come una determinata esperienza che ho vissuto – un incontro con una persona, una malattia, una nascita, una difficoltà al lavoro... 20

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Non solo Parrocchia

Gesù dice a Pilato: “Sono venuto a rendere testimonianza alla verità”. Noi dobbiamo rendere testimonianza a Gesù rendendola comunicabile, cioè aprire un terreno di incontro tra me e gli altri, che si sentono chiamati in causa, cioè coinvolti con tutta la loro storia e persona. Se mostro che quella esperienza mi ha cambiato nel mio rapporto con il Vangelo che è Gesù, questo diventa il terreno comune su cui tu sei chiamato a interrogarti su di te. Una testimonianza è compiuta se urge chi ascolta a prendere posizione su Gesù perché la vita cambi. Allora attraverso la testimonianza così intesa, l’esperienza diventa comunitaria. Il baricentro della nostra vita ecclesiale va spostato dalle iniziative, dall’organizzazione, dalle strategie e dai progetti al soggetto personale e comunitario che li attua operando nella storia. Il fare, il servizio è importante, ma il nostro rapporto personale e comunitario con Gesù, che si può vivere solo dentro a una autentica comunità, lo è molto di più e ci interroga “per Chi” agiamo. Un simile soggetto si manifesta inevitabilmente, non può restare nascosto: è lievito, sale, luce allo stesso tempo. Chi agisce così si conferma nella fede: ha potuto scoprire in ambiti diversissimi l’impronta dello stesso Spirito Santo che soffia, ispira e garantisce la “pluriformità nell’unità” perché il racconto di un incontro personale con Gesù risveglia il ricordo del proprio incontro con lui; vedere che qualcuno ha imboccato una strada che conduce al Maestro, fa camminare più fiduciosi nella stessa direzione. Silvano Carrer e Gente Veneta

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Autunno

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Amici

Riceviamo e comunichiamo che... Ci conforti il pensiero che un giorno lo incontreremo in Cielo, ai piedi della Santa Madre del Paradiso, insieme con gli altri nostri fratelli che ci hanno preceduti nella Patria Celeste. Don Luigi Orione

Ieri sera, 11 ottobre 2009 è piamente tornato alla Casa del Padre, all’Ospedale di Camposampiero (Padova), il nostro confratello SAC. FRANCESCO LUCIAN. Era nato a Mezzano di Imer (Trento) il 10 dicembre 1924. Aveva 84 anni di età, 65 di Professione religiosa e 52 di sacerdozio. Apparteneva alla comunità di Trebaseleghe della Provincia “San Marziano e San Benedetto” (Tortona - Italia). Entrò in Congregazione a 15 anni, il 17 settembre 1939 a Tortona, ancora vivente Don Orione. Il suo nome è legato soprattutto alla Parrocchia e Casa del Giovane Lavoratore di Marghera, ove fu dal 1957 al 1965 e poi - dopo un periodo a San Rocco di Alessandria (1965-1971) e al Santuario di Fumo (1971-1975) - ancora dal 1975 fino a quando le forze lo sostennero. Da qualche anno era nella casa di Trebaseghe. Anno della Rigenerazione - Anno della Rigenerazione

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Amici

Don Lucian Francesco il ricordo di un amico L’11 ottobre poco dopo le ore 21 Don Lucian Francesco, serenamente, è ritornato alla casa del Padre dopo una lunga malattia che lo costringeva a letto da molto tempo. Ricordare.... è come rivivere, ma grazie a quel passato noi ora siamo quel che siamo e possiamo dire con orgoglio che, proprio grazie a persone come Don Francesco che ce la messa tutta per inquadrarci o meglio sintonizzarci sulle frequenze del Signore, ci è rimasta una fede solida. Nativo in quella bellissima valle del Primiero, Mezzano di Imer, metodico e inflessibile nelle sue convinzioni ,come si addice a chi lavora sodo con se stesso e confacente alla mentalità montanara, arrivò a Marghera nel lontano 1957 e vi restò come vice-parroco fino al 1965, per poi tornare dopo dieci anni come economo e direttore alla Casa del Giovane Lavoratore. Quel che io ricordo, ero ancora bambino, era la sua franchezza nell’esporre le proprie idee e nel perseguire i traguardi che si prefiggeva. In lui non esistevano compromessi. Da subito istituì per i chierichetti una tabella settimanale di turni per il servizio alla S. Messa. Niente confusione quindi! I più bravi accumulavano “punti” sia per “fare carriera” sia per meritarsi un qualche premio. Qualche frutto lo raccolse quando vide entrare in seminario a Campocroce di Mirano alcuni di noi. Grande importanza è stato per lui il coro di San Pio x che infatti prese vita e vigore assieme ai collaboratori sig. Barbiero, e al compianto maestro Benedetti con le Messe del Perosi. Ogni mattina prima della Messa ci raccontava la vita del santo del giorno che ancora oggi mi affasciil “coro” di don Lucian Francesco na perché c’è molto da imparare. dietro il M° Benedetti, il sig. Barbiero, direttore 24

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Amici Due erano le sue passioni : la radio e la fotografia, ma non disdegnava qualche bella gita in bicicletta o in pulman con i suoi ragazzi. Ricordo anche che teneva puntualmente scritto su un diario gli avvenimenti più importanti che si succedevano in Parrocchia. A lui niente sfuggiva! Allora la chiesa era dove ora c’è la sala teatro mentre il “ricreatorio”, che si usufruiva per giocare e per tutte le manifestazioni occasionali, come teatro, sala dibattiti ecc, era dove ora c’è il bar degli anziani. Non mancava il campo da calcio, l’attuale, dove sfogavamo tutto il nostro nervosismo accumulato dalla severità della scuola e dalla mancanza di molte cose. Ma a fine partita, matidi di sudore, eravamo felici! Al succedersi degli incarichi, come da regolamento orionino, dopo dieci anni, ritornò in parrocchia come direttore della casa dell’operaio- studente e, dopo, l’incarico che tutti ricordiamo in parrocchia, cioè quello di viceparroco: sempre attento, sempre disponibile lo si poteva trovare nel suo ufficio in fondo alla chiesa. In questo periodo aveva molta cura dei malati, nel corpo e nell’anima. Tutto sembrava procedere per il meglio quando il Signore permise la “grande prova”, quella della mancanza di salute. Con grande dignità e rassegnazione accolse la sua malattia e il conseguente ricovero nella casa di riposo orionina di Trebaseleghe. Amici fedeli parrocchiani però non lo hanno mai abbandonato e ogni settimana gli hanno fatto visita donandogli conforto e ricordando insieme i bei momenti. Dobbiamo anche a lui un grazie affettuoso e riconoscente che sale dai nostri cuori in questo momento ai nostri sacerdoti succedutisi in Parrocchia e che ci hanno preceduto cominciando dal primo parroco Don Angelo Mezzalira, Don Giosuè Di Giusto, Don Franchetto Armando, Don Corò Ettore e ora Don Francesco. Il nostro intercedere suffragante per le loro anime e per le necessità delle nostre, la comunione dei santi, ci dia forza e la certa speranza di ritrovarci in Paradiso a cantare le lodi e di gioire della vita eterna in Dio, Padre di tutti. Uno dei tanti ragazzi educati e riconoscenti a Don Lucian Francesco. Silvano Carrer

L’ultima messa di don Lucian a san Pio X

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Pellegrinaggio

Pellegrinaggio dell’anno Carissimi parrocchiani, l’anno pastorale che abbiano da poco iniziato è caratterizzato da due eventi ecclesiali importanti: uno di portata universale, si celebra infatti in tutta la Chiesa Cattolica l’Anno sacerdotale; un anno di preghiera e di riflessione attorno alla figura del sacerdote nel nostro contesto attuale. Modello ispiratore e di santità di vita è san Giovanni Maria Vianney, da tutti conosciuto come il santo Curato d’Ars. Il secondo evento di portata nazionale è la nuova ostensione della sacra Sindone a Torino. Credo che tutti conosciate, almeno per sentito dire, il valore e l’importanza inestimabile di questa preziosissima ed unica reliquia che tanto ha fatto e fa discutere circa la sua origine e attendibilità storica.

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Pellegrinaggio

Proprio per questi due eventi abbiamo pensato di organizzare un pellegrinaggio che ci permetterà di visitare i luoghi dove ha vissuto il santo Curato d’Ars, e precisamente in Francia nei pressi di Lione; e sulla via di approfittarne per visitare la Sacra Sindone. Un programma di massima è stato già elaborato: Torino per la sacra Sindone, Ars e d’intorni (Lione, Cluny, Parray le Monial, santuario de La Salette). Siamo in attesa del programma definitivo con relativi costi. Ovviamente si è pensato ad un fine settimana che potrebbe essere l’ultimo di aprile 2010 (23-2425) oppure il primo di maggio (30 aprile e 1-2 maggio). L’intenzione è di partire con un pullman, se dovessero esserci più richieste verranno prese in considerazione anche altre soluzioni. Quindi chi fosse interessato è pregato di segnalarlo direttamente al parroco, in attesa di potervi dare nei dettagli tutte le informazioni utili relative a tempi, costi e luoghi che visiteremo.

Giovanni Maria Vianney il Santo curato d’Ars

studiò presso il Seminario di Lione, dove ebbe come compagni Jean Claude Colin e Marcellino Champagnat: studente mediocre, fu ordinato sacerdote a Grenoble il 13 agosto 1815. Nel 1818 gli venne affidata la cura pastorale del villaggio di Ars, nell’Ain, dove rimase per quarant’anni svolgendo il suo incarico parrocchiale: fu particolarmente attivo nell’insegnamento del catechismo e divenne uno stimato confessore; diffuse la devozione a Santa Filomena di Roma.

Giovanni Maria Vianney il Santo curato d’Ars

Morì in fama di santità (Ars era già diventata meta di pellegrinaggi quando era ancora in vita) nel 1859. Papa Pio X lo ha proclamato beato l’8 gennaio 1905. È stato canonizzato il 31 maggio 1925 da Pio XI, che nel 1929 lo ha anche dichiarato patrono dei parroci. Nel centenario della morte, il 1 agosto 1959 papa Giovanni XXIII gli ha dedicato una enciclica (Sacerdotii Nostri Primordia) additandolo a modello dei sacerdoti. La memoria liturgica ricorre il 4 agosto. In occasione del 150° anniversario della sua morte, nel 2009 è stato indetto un Anno Sacerdotale dedicato alla sua figura, come “vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo”.

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La Parola della saggezza

“Io vengo, non so da dove; io sono, non so chi; io muoio, non so quando; io vado, non so dove... il “Buon Pastore” mi stupisco di essere lieto!”

Mosaico - Aquileia

(detto medioevale citato dal filosofo Jaspers)

LA VOCE

...della Parrocchia di S. Pio X (Opera San Luigi Orione)

Direttore: Don Giuseppe Volponi

Parrocchia S. Pio X

Via Nicolodi 2 Marghera - Tel. 92.06.36

©Ott. 2009 bp pietrobellinato@libero.it

Hanno collaborato: Pietro Bellinato,Gervasio Geminian,Raffaele Semenzato, Francesca Zanatta. le Graffettatrici: Antonella, Tatiana, Nicoletta, Sonia, Stefania, e l’impareggiabile stampatore don Daniele Panzeri.

Questo numero è stato stampato in 650 copie circa.


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