La Voce Febbraio2011

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30175 Marghera Ve - Febbraio 2011

La Voce

Opera San Luigi Orione

Tu Conferma la Nostra Fede

Parrocchia S. Pio X - periodico di comunicazione-

Pietro nelle terre di Marco 7/8 Maggio 2011 Benedetto XVI nel Nordest


La Parola del Parroco

L’elogio della sincerità È da tempo che vado riflettendo sull’importanza di alcuni “ingredienti fondamentali” (cioè cose che non devono mai mancare) che sono alla base dei rapporti che si vivono tra le persone. Tra questi “fondamentali” ritengo abbia un’importanza di prima grandezza la virtù della sincerità. Confesso che nel mettermi a pensare e poi scrivere queste righe ignoravo che il filosofo francese Montesquieu (1689 - 1755) avesse addirittura scritto un’opera intitolata appunto come questo articolo. In un suo passaggio scrive: Gli uomini devono confessare la verità gli uni agli altri vicendevolmente. Chi omette di dircela, ci sottrae un bene che ci appartiene, vanifica le intenzioni che Dio ha avuto su di lui e su di noi. Gli si oppone nei suoi progetti, lo contrasta nella sua provvidenza. Agisce come quel cattivo principe dei maghi che diffondeva le tenebre nel mondo, invece della luce che il buon principe vi aveva creato. Non so se la traduzione in italiano renda bene l’originale francese però devo ammettere che trovo questa sua considerazione sulla sincerità quanto mai vera e di attualità. Mi permetto, a partire da questa citazione, di fare alcune riflessioni legate e calate dentro il nostro contesto parrocchiale. Per iniziare mi è piaciuta la scelta del verbo “confessare” (etimologicamente significa “dichiarare spontaneamente”) perché mette in risalto l’atteggiamento spontaneo che è tipico di chi si esprime spinto da un moto interiore libero, trasparente, immediato e quindi senza i famosi “pre …” come pre-giudizio, pre-calcolo, pre-venuto, pre-meditato ecc. Evviva! La verità! C’è qualcuno che usa ancora questa parola! Oggi si ha paura della verità, al massimo si parla di opinione, idea, visione, filosofia di vita fino ad arrivare al pensiero debole o alla negazione che possa esistere o si possa arrivare alla verità. Ma credo che qui sia usata per indicare non un bene di cui ognuno di noi spesso si sente padrone (della verità, appunto) ma come un bene da onorare e raggiungere nella condivisione sincera e nella ricerca fraterna. È un bene (la verità) che ci appartiene e chi non è sincero (perché la omette) rende vana, vuota, inutile la stessa volontà di Dio (che responsabilità!). Addirittura andiamo contro Dio, il suo progetto ed il suo provvidenziale disegno di bene per ogni uomo. Il paragone che il filosofo adotta è eloquente e non abbisogna di ulteriori commenti. 2

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La Parola del Parroco Venendo a noi e alla nostra vita parrocchiale credo ci sia bisogno di recuperare e mettere in pratica questa bella virtù perché, come dicevo sopra, è alla base di ogni autentico rapporto interpersonale. Verrebbe da dire che la sincerità è direttamente proporzionale al rispetto e al bene che porto per le persone. Ovvero più mi sforzo e mi impegno a vivere ed esprimere con sincerità me stesso e quanto penso e più onoro l’altro attraverso il rispetto e la benevolenza. Ovviamente questo non ci mette al riparo dal rischio inevitabile del sentirci esposti in quello che pensiamo veramente ma è solo così (dicendo quello che pensiamo e abbiamo nel cuore) che possiamo onorare la verità da ricercare insieme ed è così che possiamo dimostrare la fiducia e la stima che abbiamo nelle persone. Spesso assistiamo ad un proliferare dei nostri “pre …” (-giudizio, -venzione, -meditazione, -tattica) che uccidono ogni possibilità di relazioni, conoscenze ed incontri autentici. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere tutto ciò, ed è il primo passo verso cammini liberanti ed edificanti di una comunità secondo il modello delle prime comunità cristiane.

Mi domando: perché questa paura ad aprirsi? che cosa può aiutare una comunità a crescere nella sincerità, cioè in relazioni autentiche? Credo che alla base ci sia il timore del giudizio. Se mi apro, che uso faranno dei miei sentimenti? L’imbarazzo ad aprirsi ha anche un’altra origine: la paura delle diversità, delle differenze, perché il diverso crea ansia, disturba perché provoca un confronto. Per concludere faccio mia questa preghiera: “Donami, o Signore, di trovare la Verità e il desiderio di cercarla ancora dopo averla trovata”. Nel testo di una canzone di Arisa intitolato “Sincerità” trovo questa frase: “Sincerità un elemento imprescindibile per una relazione stabile che punti all’eternità”. Tra qualche settimana inizieremo il cammino di Quaresima: auguro a me stesso e a tutti voi che sia un tempo di grazia e di conversione per vivere autentici gesti di sincerità. L’elogio più bello della sincerità è una persona sincera.

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Appuntamenti Domenica 6 Marzo:

Ore 10.30: Santa Messa - Compleanno delle Piccole Comunità Festa di Carnevale (OASI)

Lunedì 7 Marzo

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito Ore 2040: Incontro con tutti gli Operatori della “Festa con Noi” per la verifica del 2010 e la programmazione 2011

Mercoledì 9 Marzo:

Ore 18.30: Mercoledì delle Ceneri: Santa Messa

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace Ore 20.40 Lectio (catechesi adulti)

Ore 17.00: Via Crucis Ore 19.00: Vespri in cappella Patronato Ore 19.30: Ciotola di riso

Ritiro di Quaresima (ragazzi delle medie catechismo e genitori)

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace

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Ore 17.00: Via Crucis Ore 19.00: Vespri in cappella Patronato Ore 19.30: Ciotola di riso

Giovedì 10 Marzo:

Venerdì 11 Marzo:

Sabato 12 Marzo: San Luigi Orione, Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e Padre dei nostri Sacerdoti e Madri, passava al Signore a Sanremo nel 1940. Domenica 13 Marzo: Lunedì 14 Marzo:

Giovedì 17 Marzo:

Venerdì 18 Marzo:

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Appuntamenti

Domenica 20 Marzo:

Ritiro di Quaresima (ragazzi elementari catechismo e genitori)

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito

Auguri di “buon Compleanno” al nostro parroco, don Giuseppe

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace

Lunedì 21 Marzo:

Mercoledì 23 Marzo: Giovedì 24 Marzo:

Venerdì 25 Marzo:

Ore 19.00: Vespri in cappella Patronato Ore 19.30: Ciotola di riso Ore 20.30: Via Crucis animata dalle Piccole Comunità per le vie della Parrocchia

Domenica 27 Marzo:

Ore 16.00: Incontro delle Giovani Coppie Convegno Diocesano dei Catechisti a Zelarino

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace Ore 20.40: Lectio (catechesi adulti)

Ore 17.00: Via Crucis animata dai bambini del catechismo Ore 19.00: Vespri in cappella Patronato Ore 19.30: Ciotola di riso

Lunedì 28 Marzo:

Giovedì 31 Marzo:

Venerdì 1° Aprile:

Lunedì 4 Aprile:

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito Ore 20.45: Consiglio Past. Parrocchiale aperto a tutti sul tema: “Famiglia oggi”, relatore don Nicola Petrovic

Giovedì 7 Aprile:

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace Ore 20.40: Animatori Piccole Comunità

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Venerdì 8 Aprile:

Appuntamenti

Ore 19.00: Vespri in cappella Patronato Ore 19.30: Ciotola di riso Ore 20.40: Via Crucis Vicariale

Ritiro degli Amici di Don Orione (MLO)

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito

Un “buon Compleanno” anche al nostro viceparroco, don Albino

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace

Ore 17.00: Via Crucis Ore 19.00: Vespri in cappella Patronato Ore 19.30: Ciotola di riso

Via Crucis (Giovani) con il Patriarca

Ore 18.30: Rinnovamento nello Spirito

Ore 18.30: Riconciliazione Comunitaria

Scambio degli auguri di Pasqua alla Scuola Materna

Ore 18.30: S. Messa in Coena Domini per bambini e adulti

Ore 18.00: Celebrazione della Passione di Gesù per bambini e adulti

Sabato 9 Aprile:

Lunedì 11 Aprile:

Martedì 12 Aprile: Giovedì 14 Aprile:

Venerdì 15 Aprile:

Sabato 16 Aprile:

Lunedì 18 Aprile:

Martedì 19 Aprile:

Mercoledì 20 Aprile: Giovedì 21 Aprile:

Venerdì 22 Aprile:

Sabato 23 Aprile: Ore 21.30: Veglia Pasquale Domenica 24 Aprile: Pasqua di Resurrezione Lunedì 25 Aprile: San Marco, Patrono della nostra terra Veneziana

Lunedì dell’Angelo. Biciclettata al Forte Gazzera per tutti dopo la messa del mattino (Gruppo OASI) 6

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Giovanni Paaolo Da oggi 21 gennaio al 30 aprile sono 100 giorni prima della beatificazione di Giovanni Paolo II. Per chi ha bisogno di un intercessione speciale sarebbe opportuno impegnarsi in qualche preghiera semplice per questi 100 giorni. Qui sotto un esempio, anzi, è la preghiera ufficiale della Chiesa.

Preghiera per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. O Trinità Santa, ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa il Papa Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della Tua paternità, la gloria della Croce di Cristo e lo splendore dello Spirito d’amore. Egli, confidando totalmente nella Tua infinita misericordia e nella materna intercessione di Maria, ci ha dato un’immagine viva di Gesù Buon Pastore e ci ha indicato la santità come misura alta della vita cristiana ordinaria quale strada per raggiungere la comunione eterna con te. Concedici, per sua intercessione, secondo la tua volontà, la grazia che imploriamo, nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi. Amen.

CAMILLO CARD. RUINI Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma

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Giornata per la Vita

6 Febbraio 2011:

Giornata della

VITA

Come da calendario fisso delle attività pastorali della Commissione Famiglia insieme ai catechisti del Battesimo, domenica 6/2/2011 è stata celebrata, assieme ai bambini d’asilo, la “Giornata per la vita”. Tutti noi ci rendiamo conto che la vita ci è stata donata da Dio, perciò sacra dal suo inizio sino alla sua fine. Purtroppo c’è chi non la pensa così perché lontani da Dio e pensano, ingannandosi, di poterla gestire, nel bene e nel male a proprio piacimento. L’incomparabile dignità della vita porta al rispetto e amore reciproco perché figli dello stesso Padre, quindi alla giustizia e alla pace tra noi. Non si può scindere il tema della vita da quello della famiglia, molto cambiata in questi ultimi decenni e per modelli imposti dal mondo tecnologico, sempre più egoistico e per la perdita dei valori, e per la necessità di crearsi un paradiso in terra. Gli idoli del benessere fisico, di quello economico, la libertà di fare quello che si vuole, come se si potesse eliminare il sacrificio della preparazione di una responsabilità per vivere un futuro migliore; una salute fragile che mette alla porta ogni diritto per vivere normalmente, l’inevitabile scontro generazionale sempre più duro perché si creano sempre più ingiustizie, sfruttamenti e chiusure per i giovani che non hanno più modelli certi da seguire. Tutto questo mina la convivenza della coppia, della famiglia e quella sociale. 8

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Giornata per la Vita Oggi la famiglia va di fretta, è irrequieta, sempre più fragile nelle indispensabili relazioni . I matrimoni non si fanno con la convinzione di camminare nella propria vita con Gesù perciò alle prime vere difficoltà si rompono senza tener conto delle sofferenze che si causano ai figli per la separazione o il divorzio. Allora sono necessari gli specialisti della salute mentale per accettare quello che a nessuno piace e cioè di non essere amati, e quelli legali per curare i propri interessi economici e per decidere a chi affidare i figli, povere creature indifese e innocenti a cui vengono tolti i riferimenti e gli ideali per cui si costruisce una famiglia. Il Signore vuole da noi che viviamo e sviluppiamo tutte le nostre facoltà per migliorare la qualità della vita di ciascuno e per far questo ci vuole il contributo di tutti, ognuno deve farlo con la testimonianza , col servizio del proprio vissuto quotidiano, con amore, con tenacia per impedire che vengano meno i valori della vita, della religione e della solidarietà, altrimenti ci ritroveremo con una società schiava di prepotenti i quali creeranno mezzi di divisione, di ingiustizie, e si armeranno per difendere il “loro” potere anche con oppressioni e guerre fratricide. Per tali motivi, cioè per creare quella mentalità ed unione d’intenti detti sopra , dopo Messa, ci siamo ritrovati in patronato, per una Agape fraterna, genitori coi loro figli battezzati lo scorso anno insieme ai catechisti del Battesimo, ai sacerdoti e alle suore. Ogni famiglia ha preparato qualcosa per la condivisione del pranzo che si è rivelato ottimo e abbondante. La comunicazione e la gioia di raccontarci, ha fatto sì che il tempo passasse in fretta, così ci siamo lasciati con l’intento di continuare i “discorsi seri “nel prossimo appuntamento. Silvano, un Catechista del Battesimo

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Catechesi degli Adulti

In cammino verso Gerusalemme IL CERCHIO E I RAGGI Il Signore ti mette, a volte, sulla strada pensieri che si rinforzano gli uni con gli altri e quelli che trovi oggi confermano quelli che hai incrociato ieri. Catechesi degli adulti. Martedi 8 febbraio, dopo l’ascolto della Parola di Dio, nello scambio di risonanze all’interno di uno dei piccoli gruppi di operatori, provocati dalle domande guida della traccia che ci era stata data, eravamo giunti alla conclusione che, se mettiamo Dio al centro della nostra vita, ci avviciniamo di più anche ai fratelli. Il mattino dopo, mercoledì 9 febbraio, trovo su “Avvenire” questa bella riflessione di mons. Gianfranco Ravasi, nel suo “Mattutino” con il quale il giornale si apre: “Pensate a un cerchio tracciato per terra. Il cerchio è il mondo e il centro è Dio. I raggi sono le vie degli uomini: quanto più essi avanzano, tanto più si avvicinano a Dio e più si avvicinano anche tra di loro. E viceversa. Forse aveva proprio tracciato nella polvere del deserto un cerchio coi raggi l’antico monaco Doroteo di Gaza a cui dobbiamo questa suggestiva parabola “geometrica”. L’idea è semplicissima: quanto più gli uomini si avvicinano a Dio, tanto più diventano solidali tra loro, e quanto più si stringono nell’amore tra loro, tanto più scoprono Dio vicino. Certo, c’è anche il rischio di procedere sui raggi al contrario, ossia verso l’esterno, e allora si spezza l’incontro con Dio e delle persone tra loro. L’autentica fede è principio di unità, non di divisone e, per dirla con san Giovanni, chi ama il prossimo ama anche Dio e viceversa. La parabola è idealmente ripresa - anche se in un’altra forma simbolica - dal futuro teologo svizzero Hans Urs von Balthasar nel suo volumetto Il chicco di grano (1944). Ascoltiamo il suo racconto. «Il razzo è come un raggio di fuoco che rapido vola verso il cielo. Raggiunge il centro, scoppia (nell’attimo dell’estasi) e mille scintille discendono rapide verso la terra. È Dio che ti rimanda, lacerato in mille pezzi, ai tuoi fratelli». La vera esperienza mistica ti proietta, sì, verso l’infinito di Dio, ma non ti lascia sospeso nella luce. Ti rimanda ai fratelli, alla storia, alla terra. Divenuto fuoco, puoi riscaldare; trasformato in scintilla, puoi illuminare; trasfigurato in Dio, diventi un seme di luce che si sfrangia per raggiungere il gelo e le tenebre di tanti uomini e donne. L’amore per Dio non è tale se non è anche amore per i fratelli. Tiziana Zabeo

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Giornata Mondiale del Malato

Cercando la Guarigione “L’11 febbraio 1858, a Lourdes, uno sperduto villaggio ai piedi dei Pirenei, nella grotta di Massabielle, la Vergine Maria appare ad una fanciulla di 14 anni: Bernadette Soubirous. Da allora quel luogo benedetto è meta di milioni di ammalati e di pellegrini che cercano la guarigione del corpo e dello spirito”. Con la semplicità del nonno che racconta, così abbiamo introdotto i ragazzi del catechismo alla conoscenza di un evento che ha lasciato, nella storia della Chiesa e nella vita di tante persone, un segno indelebile. Le classi di catechismo dei più grandi, quinta/prima e seconda media, hanno festeggiato in questo modo l’11 febbraio, festa del malato. Dal racconto però si è passati all’esperienza che è di ogni giorno, del “prendersi cura” di chi è debole, fragile, ammalato. Introdotti con semplicità ma con serietà nell’argomento, i ragazzi sono stati molto attenti alle parole prima, al filmato poi, nel quale hanno visto e “ritrovato”a Lourdes, in divisa dell’UNITALSI e al servizio degli ammalati, molte persone che vedono abitualmente in parrocchia. Questo li ha incuriositi e stimolati a tutta una serie di domande che sembravano voler capire cosa spinge persone che vedono tutti i giorni, a fare un’esperienza del genere. E’ stata un’occasione per far conoscere Lourdes e Bernadette, ma soprattutto è stata l’occasione per avvicinarli al mondo della sofferenza e della disabilità che, a questa età, non di rado è oggetto di poca considerazione se non qualche volta di vera e propria derisione. La compostezza con cui si sono comportati durante l’ora di catechismo ha stupito anche noi che non dimentichiamo la fatica di lezioni che a volte, ci impegnano più a farli stare zitti e attenti che a passare un messaggio. E’ stato davvero bello per tutti. In chiusura, ai più grandi, che ci sembravano affascinati anche da Bernadette, giovane ragazzina quasi della loro stessa età, abbiamo lasciato un piccolo impegno, preso proprio dalle parole di Bernadette:

«Quel poco tempo che siamo al mondo, bisogna impiegarlo bene». «Ama molto la Madonna!!! «Amate tanto il Signore. È tutto qui». Bernadette

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Le catechiste 11


Giornata Mondiale del Malato

“Lo faccio solo per te” XIX Giornata Mondiale del Malato

L’impegno incomincia già dal giorno prima. Arriva attraverso Renzo il messaggio del presidente che invita alla celebrazione per la festa dell’ammalato e chiudendo il suo invito ai vari appuntamenti scrive: ”il personale UNITALSI è invitato a presenziare in divisa”. Incominci già a pensare che la divisa è “archiviata” lassù in soffitta; alle parole del marito o del figlio per recuperarla e pensi tra te e te: “No, quest’anno no. Che si vesta qualcun’altra…” Poi incominci a ripensarci, a tirar fuori le scarpe “che tanto sono abbastanza a portata di mano”, a recuperare il velo che hai prestato e….ti ritrovi la domenica mattina con l’emozione di sempre a indossare quella divisa che ti ricorda il servizio e il rispetto della persona ammalata; che significa sacrificio e amore per la Vergine. “Lo faccio per te, solo per te Maria. E questo è l’ultimo anno…”. Lourdes rivive in un attimo nei molti che ritrovi in chiesa, che hai accompagnato e assistito davanti alla Grotta, hai servito in refettorio, accudito in corsia o nelle loro stanze. E accanto a loro ritrovi anche i molti che insieme a te, a Lourdes, condividono il servizio. “Se ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato; infatti ‘la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente’. Questo vale per il singolo come per la società” scrive Benedetto XVI. 12

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Giornata Mondiale del Malato Il malato al centro, il malato al primo posto. E’ ciò che succede veramente a Lourdes, in quel luogo nel quale la persona fragile ed ammalata passa davanti a chi ha le gambe buone. Primi davanti alla Grotta: non si fa coda! Primi alle piscine: non si fa coda! Primi nella corsia rossa tracciata sulla strada…… E anche oggi primi nella nostra comunità, in mezzo ai bambini e ai ragazzi che guardano con occhi stupiti e attenti queste persone fragili e “diverse” Anche voi venite impegnati come pietre vive per la pregare insieme a loro quel Signore per il quale siamo tutti costruzione di un edificio spirituale “ (1 Pt. II,5) uguali. La commozione ti prende quando, in processione, molti si avvicinano per l’imposizione delle mani. Tanti sembrano non avere nulla ma solo il Signore conosce il dolore e le pene dei cuori. Spunta qualche lacrima: c’è chi ha le gambe buone, anche se cariche di molti anni, ma il cuore traffitto da una pena immensa. Col canto della “Salve Regina” facciamo nostre le parole del Papa e affidiamo tutti a Maria: “La compassione materna verso il Figlio, diventa compassione materna verso ciascuno di noi nelle nostre quotidiane sofferenze “. La preghiera del malato viene recitata a più voci: bambini, personale di servizio, catechisti sacerdoti e ammalati come a dire che la sofferenza è di tutti e, tutti insieme, portando i pesi gli uni degli altri, possiamo “far sorgere la stella della speranza” (Benedetto XVI). Tornata a casa, togliendo la divisa mi sale dal cuore un “Grazie Signore, è stata una bella giornata!” Una sorella UNITALSI

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Operatori Pastorali

Domenica 13 Febbraio Elsa e Roberto, una coppia di sposi, ha condiviso con un nutrito gruppo di Operatori Pastorali e non, la loro esperienza famigliare di sposo/sposa e di genitori che hanno voluto inserire Dio dentro la loro quotidianità. Divisi poi in gruppi si è riflettuto fraternamente sul tema. Brevemente le riflessioni emerse nel gruppo: * Abbiamo apprezzato la testimonianza di Elsa e Roberto in quanto concreta,

semplice e capace di trasmettere valori importanti. *

E’ stata sottolineata e confermata con le nostre esperienze l’importanza

della presenza di Dio nella famiglia, come la lettura della parola di Dio nella la coppia illumina, guida nelle scelte, ti porta a cambiare nei comportamenti, negli atteggiamenti, ti porta a fare scelte coerenti con quello in cui si crede. *

Anche chi non ha la possibilità di condividere con il coniuge la propria

fede, testimonia, pur nella difficoltà di essere da soli, come i figli ascoltano e recepiscono i valori e come Dio, magari in un’altra parrocchia e con esperienze diverse, opera in loro.

* Anche chi non ha avuto figli,

ha trovato nell’esperienza di fede vissuta nella comunità e nel grup-

po di preghiera, la bellezza della

comunione e la forza nel dare la

propria testimonianza nell’aiuto agli ammalati

Giorgio Benedetti 14

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Missioni Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale. E’ la verità originaria dell’amore di Dio che apre la nostra vita al dono e rende possibile sperare in uno “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini da condizioni meno umane a condizione più umane”.

Da caritas in veritate

Equo vuol dire giusto

a. l’80% della popolazione mondiale b. l’1% della popolazione mondiale c. il 20% della popolazione mondiale 2- Un metodo efficace per combattere la povertà consiste nel:

a. aiutare le popolazioni a diventare

autosufficenti b. paracadutare dal cielo sacchi di cibo e altri generi di consumo c. fare cospicue elemosine ai Paesi del Sud del mondo

3- Nelle piantagioni indiane di tè lavorano:

a. circa 50mila bambini b. circa 5mila bambini c. circa 500 bambini

6- Uno “schiavo del pallone” è:

a. un tifoso di calcio b. un bambino che fabbrica palloni c. un tecnico sportivo 7- Il pianeta Terra:

RISPOSTE:

1- Chi consuma più dell’80% delle risorse dell’uomo?

1. C 2. A 3. A 4. C 5. A 6. B 7. B

Gruppo Missionario San Pio X

a. basta per tutti perchè ha risorse infinite b. può bastare, a patto di consumare meno c. ha esaurito le risorse Se hai risposto esattamente a tuttele domande

Bravo! La giustizia ti sta a cuore e sei a conoscenza di quanto il mondo ne abbia bisogno. Se hai risposto esattamente a 5 o 6 domande

Forse hai bisogno di qualche chiarimento a proposito di alcune questioni di giustizia, ma sei sulla buona strada. Se hai risposto esattamente a meno di 4 domande

4- Acquistando in una “Bottega equa e solidale”

a. faccio una scelta alla moda b. compro con “prendi 3 paghi 2” c. difendo i diritto di molti lavoratori 5- Nel mercato tradizionale, quan-

to rende al produttore un Kg di spezie

a. l’1% del prezzo finale b. il 30% del prezzo finale c. il 100% del prezzo finale

Distribuzione delle ricchezze tra Nord e Sud del mondo, diritti dei lavoratori, sfruttamento della manodopera, uso eccessivo delle risorse naturali... Sono temi a te estranei. “Ma lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei consumi. E’ l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica.”

“Redemptoris missio” di Giovanni Palo II Gruppo Missionario

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Movimento Laicale Prionino

M.L.O. Movimento Laicale Orionino

I nostri lettori saranno certamente a conoscenza che lo scorso anno la Congregazione di Don Orione ha celebrato il 13° Capitolo Generale che si è tenuto ad Ariccia (RM) ed aveva come tema una forte affermazione del Fondatore: “SOLO LA CARITA’ SALVERA’ IL MONDO”. Un avvenimento che ha coinvolto tutta la grande famiglia orionina, laici compresi. La preparazione al Capitolo era partita un anno prima e non ha riguardato solo i candidati votati a presiedere al singolare appuntamento, ma tutti i religiosi di ogni comunità. Con la preghiera quotidiana e con schede debitamente preparate religiosi e laici venivano invitati a riflettere su cinque ambiti: Fonti, Relazioni, Ministeri, Vocazioni e Nuove frontiere. Su ogni argomento sottostavano tre domande alle quali si doveva rispondere: 1. Cosa vuole Dio da noi? 2. Qual è la nostra situazione? 3. Cosa dobbiamo fare? Alla segreteria del Capitolo sono pervenute tante osservazioni e proposte utili per dare un valido contributo, affinché tutta la famiglia religiosa fosse attivamente partecipe all’evento capitolare, vissuto come dono del Signore e come visita della Spirito Santo che vuole rinnovare la nostra vita. 16

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Movimento Laicale Prionino La presenza attiva dei laici è una realtà benefica che è viva nelle comunità ecclesiali, ma anche a fianco delle Congregazioni di vita attiva. Attorno alle nostre Case o Parrocchie si è sempre formato un gruppo di amici i quali hanno lavorato con i sacerdoti ed hanno sostenuto spiritualmente o materialmente le opere benefiche a favore, soprattutto, degli ultimi. Anche la nostra comunità San Pio X° di Marghera, da quando è nata la parrocchia, ha respirato l’aria benefica del carisma orionino. Sono passati più di cinquant’anni e l’opera dei primi confratelli giunti in questa terra ha portato i suoi frutti. I laici che sono venuti a conoscenza della vita di Don Orione o che hanno simpatia per la figura e l’opera di Don Orione oggi formano il Movimento Laicale Orionino che abbreviando le parole si identifica con la sigla MLO. Una domanda più che legittima può essere: Cos’è il MLO? Si può rispondere così. Il MLO nasce ufficialmente nel corso del Convegno internazionale tenutosi a Rocca di Papa (RM) nell’ottobre 1997 al fine di organizzare in unità tutte le aggregazioni laicali orionine. Fin dalle origini della Congregazione i laici sono stati sempre presenti e attivi a fianco di Don Orione e dei religiosi orionini, ma in questi ultimi tempi lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa e nella famiglia orionina una più viva consapevolezza della vocazione dei laici e della loro missione per rinnovare in Cristo l’uomo e la società. Con il Concilio Vaticano II si è compreso con maggiore chiarezza che, grazie al Battesimo, veniamo tutti a far parte di questa Famiglia e tutti abbiamo ricevuto la vocazione di continuare la missione di Gesù, sacerdote, profeta e re. Su questa base comune, fin dagli inizi, si è operata una distinzione di ruoli e funzioni tra i cristiani, i quali, a seconda del loro stato di vita, si sono “specializzati” in un compito particolare. Il Movimento Laicale Orionino è nato e si è costituito dall’intenzione dei singoli laici e dei vari gruppi (ex-allievi, amici, collaboratori professionali, volontari, obiettori di coscienza, operatori pastorali...) di coordinarsi per meglio vivere ed operare riscoprendo il “comune spirito orionino”: come laici cristiani “nelle normali condizioni della vita familiare e sociale” (LG 31), Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola

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Movimento Laicale Prionino

ctenendo sempre presente come riferimento la spiritualità di Don Orione ccooperando alla missione della Piccola Opera di “rinnovare ogni cosa in Cristo” cinsieme con i Figli della Divina Provvidenza e le Piccole Suore Missionarie della Carità. Il MLO non è un nuovo gruppo, né elimina la specificità o identità dei singoli gruppi, dal momento che il suo elemento unificante non è tanto una struttura istituzionale, quanto l’adesione vitale ad alcune idee forza e ad uno spirito comune, quello di Don Orione, e che la sua funzione è quella di aiutare tutti a convergere verso lo scopo comune, rappresentato dall’Instaurare omnia in Christo” . Tutti i laici appartenenti al MLO ispirano il proprio stile di vita ad alcuni valori fondamentali, che si impegnano a diffondere nella società come lievito di trasformazione e di rinnovamento secondo il Vangelo.

Essi sono: cL’operosa fiducia nella Divina Provvidenza di Dio Padre di tutti; cla passione per l’unità, perché gli uomini siano tutti “una cosa sola” cl’amore alla Chiesa e obbedienza al Papa, “nostro credo” e ministro dell’unità; cla forza della carità, la sola capace di salvare il mondo. Per quanto ci riguarda, nella parrocchia San Pio X° di Marghera, da anni vive un gruppo, sempre aperto a tutti (e speriamo possa ingrandirsi) che desidera vivere la spiritualità del santo Fondatore. Un gruppo che mensilmente si ritrova presso la sede delle nostre Suore, Piccole Missionarie della Carità. Anche quest’anno si è ripreso il cammino formativo-spirituale con il ritiro tenutosi l’11 dicembre 2010 a Campocroce di Mirano. L’incontro del MLO era esteso a tutte le Opere del Triveneto ed è stato guidato dal Postulatore generale don Aurelio Fusi, il quale, da par suo, nelle riflessioni ha indicato ai partecipanti le figure di Maria e del Battista come guide di riferimento nella preparazione al santo Natale. Lunedì 31 gennaio si è svolto il secondo incontro “Amici don Orione” di Marghera. Stavolta, però, era riservato solamente ai parrocchiani. Quale coincidenza migliore di questa data per incontrare i nostri amici e parlare di Don Orione educatore!? Nella memoria di san Giovanni Bosco, educatore di Luigi Orione ed ispiratore del metodo educativo cristiano-paterno, si è tenuto l’incontro presieduto da Don Fioravante Agostini, testimone oculare di Don Orione che conobbe da giovane nel 1937 quando il Fondatore ritornò dall’America latina. 18

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Movimento Laicale Prionino La sera del 31 gennaio scorso don Fioravante, dopo aver raccontato ai presenti episodi personali

di famiglia e del seminario sull’educazione giovanile (quando a quei tempi punizioni e ceffoni erano all’ordine del giorno) ha parlato del metodo educativo preventivo di don Bosco e di quello cristiano-paterno di Don Orione. Don Orione in una sua lettera del 1922 ai suoi religiosi educatori scrisse: “Io non vi raccomando le macchine; vi raccomando le anime dei giovani, la loro formazione morale, cattolica e intellettuale. Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore!... “ Un vivo grazie a Don Fioravante per la sua testimonianza e… al prossimo incontro di febbraio! La partecipazione degli amici, comunque, è stata discreta. Erano presenti una trentina di persone e alla conclusione le suore hanno intrattenuto i presenti con dolci offerti da esperte pasticciere convenute all’incontro. Un momento di gioia e condivisione familiare, ottimi ingredienti per favorire la reciproca conoscenza e rafforzare l’amicizia.

L’Esempio Ero presente all’offerta di una borsa ricca di generi alimentari per i nostri poveri da parte di due bambini accompagnati dai loro genitori e nonni. Il più piccolo, con una semplicità unica, quasi sofferta, nel consegnarmi la borsa continuava a ripetere ... “ma io non ho mangiato gli ovetti, ma io non ho mangiato gli ovetti...”. Mi venne spontaneo dare un bacio a questo bambino così piccolo, ma già grande nell’offerta del dono frutto di una rinuncia e un doveroso grazie ai bravi genitori! Un’Operatrice Caritas

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Movimento Laicale Prionino

Movimento Laicale Orionino (M.L.O.) I gruppi “ Amici di San Luigi Orione” sparsi in tutto il mondo e che da noi da qualche anno si ritrova in Asilo, è aperto a tutti coloro che vorrebbero conoscere meglio la gigantesca figura di San Luigi Orione e fare propri i suoi valori. “Per crescere insieme”, le diverse componenti della famiglia orionina (ex allievi e amici), si impegnano nelle singole “case” a fare comunione tramite incontri di spiritualità, coltivando il senso di appartenenza alla Famiglia orionina, condividendone ideali, impegni e speranze per essere testimoni del Vangelo in tutte le sue esigenze, perché battezzati quindi impegnati a continuare la missione di Gesù per “restaurare tutte le cose in Lui”. Questi sono gli ideali e il programma che ogni cristiano dovrebbe sentire come suo, perché non si può amare Dio se non si amano i fratelli e non si cerca la sua giustizia. La forza che fa cambiare il nostro modo di pensare e agire è la forza di Cristo che agisce in noi e noi, seguendo i “carismi del Maestro”, saremo “portatori dell’amore che ha riversato nei nostri cuori. E’ un amore che rende liberi e che dà senso alla vita. Con questo spirito, dopo il ritiro fatto a Campocroce in prossimità del Natale, il 31 gennaio il gruppo, che ricordo è aperto a tutti, si è ritrovato per conoscere, sotto la guida autorevole di Don Fioravante Agostini, il “metodo di educazione” usato da Don Orione per i suoi preti e i suoi allievi. Il metodo di S. Giovanni Bosco, cui Don Orione fu allievo, è stato imitato da Don Orione, ma si differenzia sul fatto di essere “paterno”, pieno di rispetto e amore per ciascuno, ma anche “severo e intransigente” affinchè ciascuno venisse educato a una fede forte e intrepida. A chiarire meglio il metodo, Don Fioravante ha portato esempi molto semplici, ma di grande comprensione. Don Orione diceva che la gioventù è “il sole o la tempesta di domani”. La sfida dell’educazione, oggi più che mai , è “urgente”e da portare in tutti gli ambiti, specialmente in famiglia. Un ringraziamento doveroso va a tutti i sacerdoti, passati per S. Pio X, che ci hanno educati alla scuola di San Luigi Orione, che è Vangelo vivo e rinnovante. La libertà va raggiunta a tappe, per gradi e i santi sono l’esempio vissuto che si può migliorare questo mondo smarrito e pieno di ingiustizie. Con la sicura benedizione di santo di Pontecurone vogliamo tutti avere il “coraggio del bene” per la crescita di ogni uomo. Il prossimo incontro, sperando di vedere volti nuovi, si terrà sempre in Asilo. Un caro saluto da uno del Gruppo “ Amici “ di San Luigi Orione di San Pio X. Silvano Carrer 20

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Carnevale 2011

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Rubrica indipendente di giovani cristiani presenti che hanno qualcosa da dire

Giovani? Presenti!

Scomparsi Noi ci siamo, eccome...

?

Risposta di noi giovani all’articolo: “Aiuto, i giovani sono “scomparsi” di Francesco Botturi, che potete trovare nel sito della Parrocchia. Non è pienamente vero che i giovani sono spariti dalla scena sociale, infatti sono più che presenti ma non negli ambiti che normalmente intendiamo. In televisione, nella scena musicale e nel cinema è pieno di giovani emergenti. Botturi, nell’articolo in questione, forse si vuole riferire ad altri ambiti come quello culturale, umano o politico; probabilmente i giovani non se ne interessano, o non ne entrano a far parte, per il semplice fatto che ciò che offre la piazza è atto a portare i giovani ad emergere nei mass media. Le proposte valide fatte ai giovani oggi le si po ssono forse contare sulle dita di una mano. La società non dà fiducia ai giovani, non rendendosi conto che sono fondamentali per portare avanti questo mondo. L’unica cosa che viene fatta è quella di considerarli “consumatori” di beni sommergendoli di messaggi e affermazioni su quello che dovrebbero o

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non dovrebbero fare, quasi imponendo leggi comportamentali. La società si interessa dei giovani nel momento in cui questi fanno qualcosa di sbagliato, per il resto è comese il mondo giocasse con loro a nascondino ed essi non venissero mai trovati, come se alla fine del gioco si fosse dimenticato dei giovani. Tutti questi vengono considerati allo stesso livello, facendo “di tutta l’erba un fascio” perché di fatto di giovani impegnati nell’ambito parrocchiale o sociale ce ne sono, oltre a quelli irresponsabili, ma non fanno notizia. Per l’educazione e l’informazione rivolta ai giovani, per aiutarli a diventare adulti consapevoli, viene speso sicuramente meno rispetto a quanto viene investito nelle campagne pubblicitarie.

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Giovani? Presenti! La tecnica persuasiva e l’esasperazione del bombardamento pubblicitario sono così lontane dal grigiore, dall’arretratezza tecnologica e dall’isolamento comunicativo usato dagli enti che dovrebbero mandare messaggi educativi. Tutto questo perché fa comodo che i giovani crescano nell’ignoranza e nello sballo perché, se sono tutti “pecoroni”, poi sono facilmente controllabili. La società è cambiata ed è inevitabile che i giovani di oggi siano diversi da quelli degli anni ‘60. Ma le insicurezze che li caratterizzano sono le stesse e il mondo dovrebbe dare più spazio alle nuove generazioni, aiutandole allo stesso tempo a prendere decisioni importanti per la loro vita. Prima o poi comunque i giovani devono prendere il posto degli adulti, piuttosto che abbandonarli, tanto vale collaborare e accompagnarli, trasmettendo e non imponendo, valori ed esperienze. Bisogna creare un terreno comune di azione, con un avvicinamento da entrambe le parti. O forse come dice Botturi, non siamo ancora pronti per un convinto passaggio ad una nuova sensibilità antropologica.

Visti da dentro Cos’è la carta dei servizi? Noi giovani abbiamo deciso di prendere un impegno concreto nella nostra realtà parrocchiale e per questo abbiamo scelto di accettare la proposta della Carta dei Servizi offertaci da voi comunità educante. Questa Carta consiste nell’elenco e nella descrizione delle possibilità di volontariato in attività riguardanti l’ambito parrocchiale, che necessitano di aiuto. Le attività proposte sono: e Caritas: servizio nella nostra parrocchia che consiste nella raccolta e consegna degli alimenti ai meno fortunati; e Animazione della Messa: ovvero la partecipazione al coro durante le celebrazioni; e Animazione: in patronato, cioè l’intrattenimento dei parrocchiani dai più piccoli ai più anziani durante le giornate dei ritiri, nei campeggi e nelle feste varie; e La Voce: la collaborazione con la redazione del giornalino d’informazione parrocchiale; e Aiuto-catechista: aiuto agli educatori ed educatrici nella formazione cristiana dei nostri fratelli più piccoli. Fra queste opportunità ognuno di noi ha scelto le attività per le quali ci siamo sentiti più tagliati e abbiamo dato la nostra disponibilità, esprimendo il nostro impegno nel partecipare e portare avanti con regolarità queste proposte. Probabilmente è facile lamentarsi del fatto che i giovani non siano presenti all’interno e al di fuori della parrocchia,

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Giovani? Presenti!

ma se gli adulti per primi non ci danno la possibilità di esserci, allora ciò sarà sempre impossibile. Invece voi ci avete dato questa possibilità di metterci in gioco e noi l’abbiamo colta al volo. Speriamo di non deludervi e vi chiediamo di accompagnarci in questo cammino con il vostro sostegno e la vostra preghiera.

Editoriale

Prendi una lettera del Papa e prova a leggera; Noi l’abbiamo fatto!

È sicuramente un brano che parla chiaro, i contenuti sono indiscutibili e i messaggi che il Papa vuole trasmetterci sono corretti e condivisibili. Abbiamo notato però una certa lentezza e un tono forse poco deciso e diretto, leggendolo non traspare il desiderio che magari Benedetto aveva di comunicarci un messaggio sicuramente positivo. Probabilmente proposto a noi giovani non colpisce particolarmente, non perché dica qualcosa di sbagliato, ma perché è ci risulta poco giovanile. Vi sono alcune parti che secondo noi risultano superflue e non adatte al momento dell’omelia domenicale, ad esempio il paragrafo che il Papa dedica ai ringraziamenti rivolti agli Ambasciatori della Santa Sede, al Segretario di Stato e alla Curia Romana. Riteniamo invece importante l’invito sia all’impegno concreto e costante, sia alla preghiera quotidiana, rivolto ai responsabili delle Nazioni e soprattutto a noi, in ogni ambiente.

Riflessione sull’omelia del Papa del primo gennaio 2011. Durante il nostro consueto incontro settimanale ci è stato proposto di riflettere su un’omelia pronunciata recentemente da Papa Benedetto XVI. Il testo dell’omelia è stato messo a disposizione in formato sia cartaceo che digitale in modo che tutti potessero leggerlo e darne una propria opinione. Abbiamo cercato di unire le nostre riflessioni, soffermandoci non sul contenuto ma soprattutto sulla forma. Di primo impatto il linguaggio non è particolarmente complicato, anzi facilmente comprensibile, nonsempre ci aperti sono Porte e cuori grossi paroloni da cercare sul dizionario.

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Giovani? Presenti!

Giovani presenti? Un piccolo opuscolo, un piccolo pezzo di carta stampata per comunicare. Tutto è nato da una discussione su come far in modo che i giovani possano comunicare tutto ciò che pensano. Questa è stata la soluzione, ogni volta troverete degli articoli scritti dai giovani e commentati dai giovani che ci hanno ragionato sopra e anche pregato sopra, e tutto per poter comunicare con voi. I giovani si mettono in gioco esponendosi anche a critiche (sempre costruttive però) esprimendo il loro modesto pensiero da cristiani. Se avete modo ascoltateli e parlateci assieme, sono sole e tempesta del domani. Potete trovare gli approfondimenti sul sito della parrocchia: www.cuoresenzaconfini.it, e se avete un argomento di cui volete sapere cosa ne pensano i giovani non avete che da chiedere e da sentire cosa abbiamo da dirv

Prego per te Signore, fà di noi giovani uno strumento capace di trasmettere entusiasmo ed emozioni. Aiutaci a capire e a far capire le responsabilità che intendiamo prenderci all’interno della nostra comunità e a portarle avanti con impegno, costanza e dedizione. Fa sì, inoltre, che la nostra voce, anche tramite questo giornale, entri nelle case, ma soprattutto nei cuori di tutta la parrocchia. Infine, aiutaci a seguire la strada che hai preparato per noi giovani, perchè ci porti ad essere sempre piùvicini a Te e alla tua luce, per cammina re illuminati ed impegnati nella comunità con la “carta dei servizi”, aiutando il prossimo e tutte le persone che ci sono a fianco. Amen

Caporedattrice 1°numero Maria Condotta

Porte e cuori sempre aperti

Redazione:

Redazione composta da Simone, Barbara, Marta, Silvia, Alessio, Alessandro, Alexandra, Mattia, Mattia, Giada, Annalisa, Luca, Lorenzo, Daniel, Giovanni, Matteo, Francesco, Enrico, Federica, Sara Finito di stampare l’11 Febbraio 2011

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Giovani? Presenti!

Giovani? Presenti!

I “giorni della renna” Esperienza vissuta a Tonezza del Cimone dal 2 al 5 gennaio 2011 dal gruppo Giovani e Giovanissimi (GiovanIssimi) accompagnati dal don Parroco e dai loro educatori Lorenzo, Roberta, Luca e lo staff tecnico-logistico Alla partenza in un primissimo pomeriggio di domenica c’era un po’ di tutto: ragazzi vestiti da neve, ragazzi vestiti normali, genitori preoccupati per lo stato del pullman, valigie ovunque (più che valigie “container camuffati”). A parte questo, nell’aria vibrava un’eccitazione per i giorni che sarebbero venuti a seguire. Nei veterani si ridestavano i ricordi dei giorni della renna passati mentre nei giovanissimi cresceva la curiosità per quello che avrebbero vissuto. leggi il resto dell’articolo... Per strada abbiamo affidato quei giorni alla Madonna e ai nostri angeli custodi che hanno dovuto fare gli straordinari. Dopo un po’ di autostrada e qualche stradina costeggiante la montagna siamo arrivati a Tonezza, un comune di 600 anime, e finalmente siamo entrati nella casa molto accogliente e decisamente calda, gestita dall’ACI. Senza perdere troppo tempo siamo andati subito a tuffarci sulla neve. Diciamo che i primi tuffi sono stati il collaudo per i giorni successivi con prove dei teloni e le prime battaglie di neve. Rientrando spuntavano i primi visi rossi da neve, le prime sciarpe di lana con kili di neve attaccati. Dopo le docce c’era il momento di preghiera e riflessione che si sarebbe ripetuto ogni giorno prima della cena. Qui i giovani e i giovanissimi si dividevano per formare due gruppi. Si leggeva un brano del vangelo e la meditazione proposta da Don Giuseppe poi o a gruppi o singolarmente si cercava di dire agli altri ciò in cui ci si trovava o ciò in cui non ci si riconosceva, le difficoltà che ognuno ha. Parlandone agli altri è più facile trovare qualcuno che ci aiuti.

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Giovani? Presenti! Ovviamente la neve mette fame e Icio, Vanda, Roberta, Gigi non si trattengono con le porzioni anzi abbondano per la felicità di noi tutti. Il primo gioco dei giorni della renna era una semplice tombola, i premi però erano gli orrori portati da ognuno di noi: maschere veneziane, quadri osceni, macinacaffè, pupazzetti ecc… La seconda giornata è stata la più temuta dagli angeli custodi. Telonate di 15 ragazzi con gente che si buttava all’ultimo momento, salti da ninja per evitare di investire qualcuno. Eravamo sulla neve ma il freddo non si faceva sentire. Primo pomeriggio compiti e successivamente una camminata su una strada lì vicino. Al ritorno una cioccolata calda e ragazzi in calzamaglia che si credevano Billy Elliot. La sera un bel film e dopo tutti a nanna. La terza giornata è iniziata con del sano pattinaggio su ghiaccio su una pista all’aperto. Dopo il nostro passaggio si era formato uno strato di granita, mancava solo lo sciroppo alla menta . Nel pomeriggio scommesse su chi arrivava più lontano col bob, prove di discesa in piedi, battaglie di neve all’ultimo superstite hanno animato l’ultimo momento all’aperto. Alla sera la casa si è trasformata in un casinò. Si poteva giocare a dadi, poker dove il banco vinceva praticamente sempre, black jack, spendere qualche fiches alla slot machine oppure affrontare altre coppie a galli, forza 4 oppure trovando più parole possibili in lettere messe a caso finendo il tutto con 3 giri di roulette. Le 2 coppie con più fiches a fine serata, potevano restare a letto fino alle 8.30 il giorno dopo e venire serviti e riveriti dalle 2 coppie con meno fiches che si sarebbero svegliate alle 7.30. Sono stati però graziati e hanno dovuto solo servire le coppie vincenti a colazione. L’ultimo giorno come ogni ultimo giorno è stato una corsa per fare le valigie e salire in pullman. A parte le facce da sonno c’era la voglia di restare insieme il più possibile, fino all’ultimo secondo prima di scendere. Adesso che siamo tutti a casa riguardare le foto ci coglie già un attimo di nostalgia per i giorni delle renna 2011 e aspettiamo i prossimi. Luca Ragazzo

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Non solo Parrocchia

4 febbraio 1988 - 4 febbraio 2011

L’”Ora di Preghiera Missionaria in Famiglia” “….mentre facevo la meditazione, il Signore mi ha fatto sentire in modo forte, chiaro e insistente il desiderio di trovare delle persone che offrano un’ora di preghiera al mese in famiglia, perché la sua Parola raggiunga tutti gli uomini della terra.” Con queste parole suor Luciana Lucatello, raccontava l’esperienza dalla quale è nato il movimento”Ora di preghiera missionaria in famiglia”, nato il 4 Febbraio 1988, e il cui anniversario è stato celebrato nei giorni scorsi. Nella nostra comunità è arrivato quasi subito e ricordiamo ancora con quanta perplessità abbiamo reagito alle parole di don Pierangelo quando ci ha detto: “Diffondetela pure, questa preghiera, anche tra i fidanzati. Magari ci fossero tante coppie e tante famiglie che aderiscano”.A noi sembrava scontato che, persone impegnate in parrocchia, aderissero! Nel tempo abbiamo scoperto, per diretta testimonianza delle coppie stesse, la difficoltà di pregare insieme. Prega il marito, per suo conto; prega la moglie, devota a tutte le sue pratiche, ma insieme….Sembrava di percepire quasi un pudore più grande nell’unione dell’anima che in quella del corpo! Pian piano però c’è stato chi ha accettato la proposta: famiglie giovani, qualche vedova e qualche single. In occasione dell’anniversario del movimento, siamo andati a trovare suor Luciana. Niente di nuovo, per quel che riguarda le sue condizioni fisiche. Sta bene ma la sua memoria non è più quella di una volta.

“Suor Luciana, cosa fai tutto il giorno?” “Prego!” “E dopo?” “Prego ancora!” “E dopo?” “Prego sempre” “Anche per la Preghiera in famiglia?” “Certamente!”

Siamo sempre nel suo cuore e nelle sue preghiere. Famiglia Condotta 28

Suor Luciana Lucatello

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Non solo Parrocchia

La nostra Comunità Giuliano Dalmata Nel mese di febbraio di ogni anno, a partire dal 2004, il nostro Governo ha voluto indire il “Giorno del Ricordo” per commemorare l’esodo delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate da quelle terre a seguito della loro cessione alla Jugoslavia. Chi scrive fa parte da molto tempo del Comitato di Venezia della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, così conservo molti documenti, libri e testimonianze di quelle tragiche vicende che hanno toccato anche la storia della mia famiglia, di nascita e origine istriana. Mi è sembrato opportuno ricordare anche da “LA VOCE” questa storia, che sicuramente è drammatica ma è anche molto bella. Bella perchè presenta delle qualità umane che sono state profuse generosamente: tanto coraggio, tanta speranza, tanta forza di volontà, una grande dose di fede e di fiducia in Dio. Doni tutti che sono stati necessari per abbandonare una terra, la casa, i beni e le cose, e ricominciare tutto da capo quasi con niente....altrove. Un buon numero di famiglie istriane, fiumane e dalmate, a partire dagli anni ‘ 50 si sono stabilite proprio qui a Marghera, proprio qui nella parrocchia di s.Pio X ma anche in quella di Gesù Lavoratore: una piccola Istria, un piccolo lembo di Dalmazia, sono stati fatti rivivere qui e quei bei dialetti sono risuonati ancora fra le strade. Tra vecchie carte ho ritrovato articoli di giornali che parlano della costruzione ultimata e dell’assegnazione di alloggi consegnati fra novembre 1952 e novembre 1966, in quattordici anni ben 334 alloggi per una popolazione proveniente da Fiume (105 famiglie), da Pola (63), da Zara (64), dall’Istria (71), dalle Isole (21), da altri luoghi (10). Case tuttora esistenti situate in via Pasini, Via Zen, via Correnti, via del Lavoratore e via Beccaria. Famiglie che hanno ripiantato qui le loro radici strappate continuando a vivere, a lavorare e a pregare, anche nella nostra chiesa, di cui certo molti furono parrocchiani. Sono eccezionalmente in possesso di un vecchio articolo de “LA VOCE”, purtroppo senza data che, col sottotitolo “Briciole di storia”, parla de “LA COMUNITA’ GIULIANO-DALMATA IN PARROCCHIA” a firma del compianto Tarcisio Benedetti. Lo riproporrei alla lettura perchè lo considero molto bello illustrando esso esaurientemente le vicende che hanno portato qui queste persone, che immagino abbiano contribuito con la loro testimonianza di vita e di fede a far crescere una parrocchia ricca di carismi e così vitale com’è San Pio X. Irma Ubizzo 29 Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola


Non solo Parrocchia Riproponiamo l’articolo richiamato. E’ datato Marzo 1992 e firmato dal compianto Maestro Benedetti che fu profugo a Venezia nel 1953 e dopo tre anni nella nostra Parrocchia Sono circa 105 famiglie qui residenti tra le vie Bragadin, Zen, Beccarla e Correnti; un nucleo, quindi, piuttosto considerevole, su cui bisogna pur dire una parola; e per chiarire le cose e anche per sfatare certe prevenzioni che gli anni non hanno ancora cancellato. Da quando sono qui? Da dove provengono? Perché hanno lasciato le loro terre? Perché si sono insediati proprio qui? Cerchiamo di rispondere. Sono qui praticamente dai primi anni del dopoguerra, quando il Trattato di Pace del 1947 assegnava alla Jugoslavia l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Zara. prima appartenenti ail’ltalia. Le condizioni e le prospettive in quegli anni erano semplicemente tragiche. Iniziò allora la “diaspora” che interessò ben 350.000 individui: un vero e incontenibile esodo, durissimo quanto e più di quanto era stata dura la guerra. Bisognava pure che qualcuno pagasse l’irresponsabile intervento militare italiano nei Balcani e furono scelti a pagare, per tutti gli Italiani, proprio quelli residenti nelle terre che la Jugoslavia riteneva fossero sue con l’avallo degli statisti che avevano allora il mondo nelle proprie mani. E’ ovvio che nelle terre di confine (vedi Val d’Aosta e Alto Adige) è talvolta impossibile tracciare linee etniche precise, ma comunque la stragrande maggioranza della popolazione era italiana, meglio ancora “veneziana”, se si pensa che Venezia vi aveva dominato per ben cinque secoli e aveva lasciato segni indelebili non solo nelle pietre e nella lingua (si parlava veneziano da Trieste a Zara e da Zara a Ragusa), ma soprattutto nella cultura, nella tradizione, negli animi, anche se poi l’Austria dal 1797 al 1918 aveva tentato di assopire le cose. Erano terre veneziane, terre che avevano dato alla Serenissima tutto: fedeltà, rispetto, vita, uomini, navi per il dominio sui mari e tutta la pietra di cui è rivestita Venezia, la pietra bianca d’Istria appunto, che vedi sugli stipiti di ogni porta, sui ponti, sulle bifore, su su fino al campanile 30

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Non solo Parocchia di S. Marco e con la quale furono scolpiti tutti i Leoni che ancora mostrano al mondo quella civiltà: la civiltà di Venezia, radicata nel cuore della gente; una civiltà che veniva con l’occupazione jugoslava totalmente depredata e distrutta per sostituirla con una fede che le genti giuliano-dalmate non potevano assolutamente accettare. Questi i motivi dell’esodo: l’impossibilità di convivere con un’ideologia assurda e con un nazionalismo intollerante, prepotente e vendicativo. Quando vuoi rubare a un popolo ciò che ha di più profondamente sacro, lo uccidi. Si sapeva che l’Italia era prostrata dalla guerra, che le ferite erano ancora aperte, che l’esodo ne apriva un’altra profonda e preoccupante. Ma dove trovare rifugio se non nella propria Patria, dalla quale si era stati brutalmente divisi? Una parte dei profughi, oltre la massa sistematasi a Trieste, si fermò a Venezia, l’antica casa dei padri. La maggioranza, però, è sparsa in tutto il mondo: dalle altre regioni d’Italia agli Stati Uniti d’America, dal Canada all’Argentina, fino alla lontana Australia. E’ stata la disgregazione, la morte di un popolo. Qui si è ritrovata la vita, il rispetto della propria fede, dei propri ideali, la serenità e i soprattutto la Libertà. Ancor oggi più di qualcuno dubita che sull’esodo abbiano influito certe nostalgie politiche. Ma la realtà di ciò che è avvenuto in Europa dopo il muro di Berlino e sta tuttora avvenendo proprio in Jugoslavia dovrebbe sbattere in i faccia l’evidenza per eliminare questi dubbi e riconoscere che la scelta di allora non lasciava altri spazi. La polvere degli anni tuttavia si posa e smussa angoli che talvolta ancora pungono un pochino. Ma quello che è stato è stato. Pur inseriti ormai totalmente nella comunità di elezione, i profughi conservano cari i loro ricordi, le proprie tradizioni e la comprensibile nostalgia della vita precedente; comunque paghi di poter condurre questa seconda vita, come i loro avi, all’ombra materna del campanile di San Marco! Il Maestro Tarcisio Benedetti dopo lunga malattia ritornava al Padre nel Dicembre del 2006

Tarcisio Benedetti

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il Coro

Coro Ministero Liturgico Il primo documento approvato dal Concilio Vaticano 2° è stata la Costituzione “Sacrosantum Concilium” sulla liturgia. Al numero 29, troviamo una citazione davvero importante per noi di San Pio X e per le nostre celebrazioni: “I membri della «schola cantorum» svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi”. Il canto liturgico è sempre stato molto amato nella nostra Parrocchia. Fin dalla sua nascita, infatti, è esistito un coro che animava le celebrazioni parrocchiali. Si trattava, naturalmente, di canti gregoriani e in latino, ma l’entusiasmo era all’altezza del compito. E la guida del Maestro Benedetti e del viceparroco di allora, don Armando Franchetto, assicuravano competenza e serietà. Ma, come molti sanno, fu più avanti che il coro di San Pio X come lo conosciamo oggi ebbe la sua vera nascita. Verso la fine degli anni settanta, una compagnia di giovani stranieri appartenenti al gruppo evangelico “Gioventù in Missione” cominciò a frequentare la nostra parrocchia e vi portò una ventata di novità missionaria… e musicale. Non solo furono loro che ci insegnarono canti che ancora oggi cantiamo (come “Ti loderò; Signore” e “Poiché Dio”), ma furono loro che stimolarono il gruppo giovanile dell’epoca (gente che oggi ha cinquanta/sessant’anni!) a formare un gruppo musicale più al passo con i tempi, che ben eseguisse quei canti ed aiutasse davvero l’assemblea liturgica a lodare Dio con essi. Il cappellano di allora, don Elvezio Baroni, ci mise certo tutto il suo entusiasmo, ma fu aiutato dalle voci, che erano belle e intonate, e dagli strumentisti, che erano preparati e coinvolgenti. 32

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il Coro Da allora sono passati molti anni, e il coro-guida della nostra parrocchia ha cantato tante note e ha fatto tante esperienze! La partecipazione a diversi concerti organizzati dalla Diocesi (uno svolto proprio qui da noi), la produzione di un fumetto sul canto liturgico (diffuso, poi, in tutta Italia), il supporto all’animazione musicale durante la visita di Papa Giovani Paolo II a Mestre (nel 1985), il servizio reso durante diverse ordinazioni sacerdotali (tra l’altro, proprio nella nostra Parrocchia) sono solo alcune delle esperienze vissute dal nostro coro, che ha visto un momento di profonda riorganizzazione quando, verso la fine degli anni ’80 si decise di sdoppiarlo, così da animare non solo la Messa dei fanciulli e dei giovani, ma anche la più “adulta” Messa delle ore 11. Oggi, il nostro gruppo di animazione liturgico-musicale conta su due direttrici di coro, sei o sette musicisti e alcune decine di cantori, e presta il suo servizio tanto alla celebrazione domenicale delle 9.30, quanto a quella delle 11. Ma, nelle grandi liturgie parrocchiali, i due cori ridiventano uno solo e le voci più giovani trovano il sostegno di quelle più antiche, mentre quelle più vecchie possono contare sul colore musicale di quelle più giovani. Quello del canto è un servizio ecclesiale che – dicevamo all’inizio – deve essere prestato con “sincera pietà” e con “buon ordine”, perché rende più partecipato e più intenso il Mistero che si celebra assieme, e perché il popolo di San Pio X si aspetta proprio questo da esso. Un servizio aperto davvero a tutti (abbiamo avuto nel coro anche delle persone non proprio intonatissime, a cui abbiamo insegnato a rendere gloria Dio con… appena un filo di voce!). Se voleste partecipare anche voi, Claudia e Katia (e Gesù!) vi accoglierebbero a braccia aperte.

Gigi

Il “Coro” di alcuni anni fa... Al Centro in piedi il compianto Maestro Benedetti

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I Santi

Santa Caterina da Siena Patrona d’Italia e d’Europa Santa Caterina da Siena è Patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi (nominata da papa Pio XII nel 1939) e Patrona d’Europa insieme a Santa Brigida di Svezia e Santa Teresa Benedetta della Croce (nominata da papa Giovanni Paolo II nel 1999). Inoltre è stata la prima donna, assieme a Santa Teresa d’Avila, ad aver avuto il titolo di Dottore della Chiesa Universale (nominata da papa Paolo IV nel 1970), che la Chiesa ha finora attribuito a soli 33 personaggi, riconosciuti come eminenti per quanto riguarda la riflessione teologica. Ma già nel 1461 Santa Caterina da Siena fu canonizzata da Papa Pio II e nel 1866 fu dichiarata compatrona di Roma da Papa Pio IX. Inoltre, dal 1947, è Patrona delle infermiere della Croce Rossa. Una tale quantità di riconoscimenti si spiega con il carattere eccezionale e la vita frenetica di Santa Caterina da Siena. Già durante la sua breve vita Caterina attraeva e stupiva i suoi contemporanei, che rapidamente divulgarono in tutta Europa la sua immagine ed i suoi insegnamenti. Nonostante che fosse del tutto priva di istruzione (imparò a leggere da sola, e più tardi a scrivere, rimanendo però semianalfabeta), e non certo favorita dal suo stato femminile (visse in un’epoca dove le donne non erano per nulla considerate), Caterina fu chiamata maestra da un numero considerevole di discepoli fra cui illustri professori universitari, fu ricevuta ed ascoltata da papi, cardinali e re di tutta Europa, e fu capace di esercitare un’azione incisiva fino alle più alte autorità politiche e religiose. E’ un fatto di per sé miracoloso che una donna di umili origini potesse intrattenere nel XIV secolo una corrispondenza politica con i potenti del tempo, ai quali si rivolgeva con tono di fermo comando, pur senza perdere la sua abituale umiltà. La venerazione alla Santa è oggi diffusa a livello internazionale: fra i diversi movimenti esistenti, 34

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I Santi ricordiamo l’Associazione Internazionale dei Caterinati ed il Centro Nazionale di Studi Cateriniani. Dal 2000 viene celebrata a Siena una Festa Internazionale in onore di Santa Caterina, durante la quale una solenne processione porta in Duomo la reliquia della Sacra Testa. Infermiera, volontaria e messaggera di pace Sono queste in sintesi i due grandi operati di Santa Caterina da Siena. Da una parte infermiera volontaria tra i deboli, dall’altra messaggera di pace tra i potenti: parlò a papi e lebbrosi, a generali ed a cuoiai, a regine ed a donne di casa. Caterina interpretò la carità cristiana in modo operativo e concreto, tanto che frequentò giornalmente l’ospedale senese portando assistenza e conforto ai malati. Rappresenta dunque il modello di infermiera volontaria per eccellenza: piena di carità, pazienza, energia e forza di volontà. Per questo Caterina è stata paragonata ad una grande figura della nostra epoca, Madre Teresa di Calcutta. Non solo: nelle lettere ai politici suoi contemporanei ricorda che il potere di governare la città è un “potere prestato” da Dio. La politica, per la Santa Senese, è la buona amministrazione della cosa pubblica finalizzata ad ottenere il bene comune e non l’interesse personale. Per far questo il buon amministratore deve ispirarsi direttamente a Gesù Cristo, che rappresenta l’esempio più alto di giustizia. Per questo, Giovanni Paolo II ha definito S.Caterina da Siena “messaggera di pace” e “la mistica della politica”. La vita della Santa Nacque il 25 marzo 1347, ventiquattresima figlia di Lapa Piagenti e Jacopo Benincasa, un modesto tintore di pelli. Fin da piccola frequentò la basilica di San Domenico, situata su una rupe sovrastante la casa dove abitava. A sei anni ebbe la sua prima visione: vide il Signore in abiti pontificali seduto su un bellissimo trono sospeso in aria sopra il convento di San Domenico; così fece voto di dedicare la sua vita a Dio. A dodici anni aveva già una bellezza straordinaria e rifiutò con fermezza il matrimonio che i genitori, ignari del suo voto, avevano cercato di combinare: per dimostrare quanto fosse risoluta, si tagliò i capelli, si coprì il capo con un velo come una monaca e sopportò le punizioni dei genitori, costruendo nella propria mente una cella dalla quale non poteva uscire (in seguito sarà questo il consiglio che darà ai suoi discepoli per aiutarli a trovare il raccoglimento spirituale).

Basilica di san Domenico - Siena

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I Santi Un giorno il padre vide una colomba posata sulla sua testa mentre pregava e allora si arrese, permettendo a Caterina di “vivere di suo senno, non chiedendo nulla di veruna spesa che non fosse pane e acqua”. Caterina Benincasa, ottenuta di nuovo la sua cameretta, usò nel suo letto un cuscino di pietra, che si può ancora vedere nella sua casa santuario. A sedici anni, nel 1363, Caterina prese il velo del Terzo Ordine Domenicano delle Mantellate, così chiamate per il lungo mantello nero che copriva l’abito bianco: era un gruppo di laiche, per la maggior parte vedove di una certa età e di buona famiglia, tanto che non era una cosa normale accogliere delle giovinette. Dopo essere stata tre anni nella solitudine della sua stanzetta, Caterina sentì che la sua missione doveva essere nel mondo: per questo non fece la scelta di diventare suora, cosa che avrebbe significato chiudersi in clausura. Da questo momento dedicò la sua vita al raggiungimento della pace e della salvezza degli uomini ed all’assistenza ai bisognosi ed ai malati. Si circondò di una “famiglia spirituale” formata uomini e donne di ogni età e ceto sociale, che la chiamavano ‘mamma’, desiderosi fare del bene al prossimo, in seguito chiamati Caterinati. Cominciò a inviare lettere di conforto, di consigli e di esortazioni a quanti imploravano un suo intervento. Le sue lettere a re, condottieri e letterati suscitarono una grande commozione, e in pochi anni Caterina riuscì ad esercitare il suo benefico influsso, contribuendo a risolvere controversie politiche. L’esordio in questo ruolo avvenne nella sua Siena, che come molte città del XIV secolo viveva una situazione sociale difficile per via delle lotte fra fazioni rivali, facenti spesso capo a potenti famiglie che si contendevano il predominio sulla città. Ben presto la sua fama di “donna di pace” si estese: si recò ad Avignone e riuscì a convincere il pontefice Gregorio XI a riportare dopo 70 anni la sede papale a Roma; contribuì a risolvere le dispute tra Firenze e lo Stato della Chiesa; si recò a Pisa e Lucca per distoglere quelle repubbliche dalla lega antipapale; si adoperò per sanare lo Scisma d’Occidente. Tuttavia non mancarono gli effetti negativi della sua condotta di vita: indebolita dall’incredibile mole di lavoro, dal fatto che dormiva due ore per notte e dai diguini a cui si sottopose, Caterina Benincasa morì a Roma il 29 aprile 1380, a soli 33 anni. 36

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I Santi Dal 5 agosto 1855 il suo corpo riposa nel sarcofago marmoreo sotto l’altare maggiore della basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma), ma sono moltissime le reliquie sparse nelle chiese di tutto il mondo: Roma, Gerusalemme, Venezia, Astenet (Belgio) e naturalmente Siena. La reliquia più importante è la Testa di Santa Caterina, conservata nella cappella dedicata alla Santa nella basilica di San Domenico di Siena. Vi arrivò in modo roccambolesco: la Santa fu sepolta a Roma, nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva, ma l’anno successivo la testa fu staccata e portata a Siena come reliquia, per volere di papa Urbano VI. Per quattro anni rimase chiusa in un armadio, ma una volta che il Concistoro della Repubblica ne venne a conoscenza, ordinò di tributare onori pubblici: così, il 5 maggio 1385, venne celebrata una imponente processione per portare la Sacra Testa nella Chiesa di San Domenico. Nella stessa basilica è conservato il dito, col quale viene impartita la benedizione all’ Italia e alle Forze Armate in occasione delle Feste internazionali in onore di Santa Caterina da Siena. Questa reliquia, insieme al busto in bronzo che per tanti anni ha contenuto e protetto la testa, è conservata nella teca posta nella parete destra della Basilica di San Domenico. Il frammento di una scapola si trova invece nella casa - santuario della Santa, conservata in un’urna scavata nel muro a sinistra dell’altare maggiore dell’ Oratorio del Crocifisso. Altre reliquie si trovano a Roma, Gerusalemme e Venezia: qui, nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, è conservato un piede della Santa. Da ricordare anche una costola, un tempo presente nel Duomo di Siena, e donata al Santuario di Santa Caterina di Astenet in Belgio, vicino al confine con Olanda e Germania, costruito nel 1985 per volontà dei Caterinati di quel paese. a cura di Paola Busato

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MGM Madrid

YOUCAT

Un catechismo giovane che parla ai giovani YouCat (Youth Cathechism) sarà nella sacca del pellegrino dei giovani che quest’estate – dal 16 al 21 agosto – parteciperanno alla GMG (Giornata mondiale della gioventù) di Madrid. Sarà stampato in tredici lingue. La versione italiana avrà la supervisione del nostro Patriarca, Angelo Scola “DOVETE CONOSCERE QUELLO CHE CREDETE» Cari giovani amici! Oggi vi consiglio la lettura di un libro straordinario. “...sotto la provata guida dell’arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, si è formato un YOUCAT per i giovani. Spero che molti giovani si lascino affascinare da questo libro. Alcune persone mi dicono che il catechismo non interessa la gioventù odierna; ma io non credo a questa affermazione e sono sicuro di avere ragione. Essa non è così superficiale come la si accusa di essere; i giovani vogliono sapere in cosa consiste davvero la vita. Un romanzo criminale è avvincente perché ci coinvolge nella sorte di altre persone, ma che potrebbe essere anche la nostra; questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda da vicino ognuno di noi. Per questo vi invito: studiate il catechismo! Questo è il mio augurio di cuore. Questo sussidio al catechismo non vi adula; non offre facili soluzioni; esige una nuova vita da parte vostra; vi presenta il messaggio del Vangelo come la «perla preziosa» (Mt 13,45) per la quale bisogna dare ogni cosa. Per questo vi chiedo: studiate il catechismo con passione e perseveranza! 38

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MGM Madrid Sacrificate il vostro tempo per esso! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede! Dovete conoscere quello che credete; dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo. Avete bisogno dell’aiuto divino, se la vostra fede non vuole inaridirsi come una goccia di rugiada al sole, se non volete soccombere alle tentazioni del consumismo, se non volete che il vostro amore anneghi nella pornografia, se non volete tradire i deboli e le vittime di soprusi e violenza. Quando Israele era nel punto più buio della sua storia, Dio chiamò in soccorso non i grandi e le persone stimate, ma un giovane di nome Geremia; Geremia si sentì investito di una missione troppo grande: «Ah, mio Signore e mio Dio, non riesco neppure a parlare, sono ancora così giovane!» (Ger 1,6). Ma Dio non si lasciò fuorviare: «Non dire: “Sono ancora così giovane”. “Dove ti mando, là tu devi andare, e quello che ti comando, devi annunciare”. (Ger1,7) (Dalla “Premessa” al testo di Benedetto XVI)

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Non solo Parrocchia Il 1° luglio 2010, Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce le virtù eroiche della Serva di Dio suor Maria Plautilla (al secolo Lucia Cavallo, religiosa professa delle Piccole Suore Missionarie della Carità (San Luigi Orione), nata a Roata Chiusani (CN) il 18 novembre 1913 e morta il 5 ottobre 1947 dopo aver consumato la sua breve esistenza come infermiera in un reparto del Paverano, Istituto orionino di Genova.

Casa paterna della Venerabile Suor Maria Plautilla

LA VOCE

...della Parrocchia di S. Pio X (Opera San Luigi Orione)

Direttore: D. Giuseppe Volponi

Parrocchia S. Pio X

Via Nicolodi 2 Marghera - Tel. 92.06.36

©Feb. 2010 bp pietrobellinato@libero.it

Redazione: Piero Bellinato, Paola Busato, Isabella Damiani, Federica De Rosa, Tiziana Zabeo. Hanno collaborato: don Albino Bassanese, Paola Busato, Silvano Carrer, Famiglia Condotta, Gruppo Giovani, Gervasio Geminian, Gigi Malavolta, Gruppo Missionario, Luca Ragazzo, Irma Ubizzo, Tiziana Zabeo, una Operatrice Caritas. Rilegatura: Nicoletta, Sonia, Stefania,Tatiana

Questo numero è stato stampato in 500 copie circa.


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