Tesi Magistrale- Torre Salto de la Cervia ed Ex-Lago di Porta

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INDICE Cenni storici_ 21 Lago di Porta_ 31 Progetto_ 35 Bibliografia_ 39 Sitografia_ 39

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Le torri costiere del litorale toscano

Riferimenti da, ”Torri costiere del litorale toscano”, Rino Manetti

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La torre medicea di Pietrasanta fa parte di un ambito di interesse generale relativo alle testimonianze storico-architettoniche sul litorale toscano. Gli studi e le ricerche condotte su di essa si propongono di fornire un contributo che, prendendo spunto dall’esame di un singolo episodio architettonico come un’antica torre di vigilanza costiera, fornisse informazioni ed indicazioni progettuali per la sua conservazione. Si tratta di una tipica torre di avvistamento con lo scopo di difendere una strategica linea di confine quale quella tra la Lunigiana storica e la Toscana rinascimentale, successivamente il confine tra il ducato di Massa e quello di Lucca e, più recentemente, quello tra il ducato di Modena e il granducato di Toscana con tanto di dogana in funzione. Nei secoli passati, mancando lungo il litorale molti dei centri abitati oggi presenti, le torri costituivano l’unica presenza edilizia per la quasi totalità dell’arco costiero, per cui possedevano marcati connotati di rapporto con il territorio, e i rapporti di servizio tra torre e torre erano tali da non poter considerare mai ogni torre isolatamente, ma quantomeno con le due limitrofe e con la natura morfologica del terreno circostante. Alcune relazioni forniscono indicazioni sul fatto che queste torri, inserite oggi in un territorio fortemente antropizzato, hanno costituito per secoli un punto di riferimento, di passaggio obbligato, un rifugio dai pericoli di varia natura oppure un centro di raccolta data la presenza presso la torre di una chiesa o di una piccola cappella. La stessa indagine sulle torri contribuisce a leggere le trasformazioni fisiconaturali del litorale con particolare riferimento alle variazioni della linea di costa, e così pure a leggere le trasformazioni antropologiche che negli ultimi tempi hanno segnato accelerazioni tali da influire sullo stato di conservazione dei manufatti, sulla perdita di alcune parti fondamentali e sul destino di quelle rimaste. Non sono poche le variazioni che si registrano sull’assetto edilizio delle torri o sulla loro definitiva scomparsa, in conseguenza di variazioni fisiche


dei tratti pianeggianti: la parte nord del litorale toscano ha subito un notevole avanzamento verso il mare per l’apporto di materiali dal Magra, e il prosciugamento naturale o forzato di stagni e paludi litoranei. Le modificazioni ambientali sono indispensabili per comprendere i motivi del perdurare della loro presenza secolare o della loro scomparsa. Tenendo presente, quindi, le strette connessioni esistenti tra ciascuna torre di avvistamento e il territorio da vigilare, è evidente come la loro distribuzione lungo il litorale dipendeva dalla esigenza in caso di pericolo di segnalazione alle torri vicine con mezzi luminosi e acustici. Le segnalazioni, rimbalzando di torre in torre, permettevano agli uomini delle guarnigioni di intervenire direttamente o di chiedere aiuto ai capisaldi principali. Per poter svolgere al meglio la vigilanza, ogni torre doveva trovarsi nella posizione più idonea che ogni luogo poteva offrire: nei litorali pianeggianti la distanza tra una torre e l’altra poteva essere anche di vari chilometri, in quelli collinari e scoscesi gli intervalli si riducevano notevolmente. La casistica tipologica delle torri costiere, talvolta abbinate a ridotti e batterie che coadiuvavano nella difesa, prevede una pianta quadrata, circolare o poligonale; lo sviluppo in altezza è distinto da una parte basamentale con pareti a scarpa di notevole spessore e da uno, due piani soprastanti più un terrazzo di copertura, talvolta risolto a loggia e tetto a falde inclinate. L’ingresso alle torri avveniva sempre al piano primo tramite una scala esterna in muratura munita alla sua sommità, per ragioni di sicurezza, di un piccolo ponte ligneo mobile che permetteva di scavalcare un breve distacco tra la torre e la scala. I piani superiori erano invece destinati all’alloggio della piccola guarnigione formata da 2 o 3 uomini; generalmente il primo piano era destinato al castellano e i piani superiori ai soldati, mentre il terrazzo o la loggia servivano alla vigilanza e a contenere la batteria. A questa tipologia generale corrispondono, poi, altre particolarità: la scala esterna può essere addossata alla parte basamentale o distaccata e ortogonale alla torre, il ponticello poteva essere a sollevamento o semplicemente a passerella retrattile all’interno. L’organizzazione interna dei piano 22


terra prevede sempre la presenza di una cisterna, mentre i piani di calpestio dei piani alti sono sorretti da volte ; altra soluzione frequente è quella di un piano unico molto alto frazionato in altezza da ballatoi in legno appena capaci di fornire la superficie d’appoggio ad uno o più giacigli dove dormivano i soldati. Le finestre erano molto piccole, appena sufficienti ad illuminare ed areare l’interno e per vigilare l’esterno, rivolte principalmente verso il mare. Spesso in vicinanza della torre erano presenti alcune dipendenze come il forno, la stalla o altri “comodi” per la guarnigione e, talvolta, una piccola cappella. Nelle dimensioni generali in pianta la tipologia quadrata poteva avere un lato di base 8-12 m e altezza da terra alla sommità di 15-20 mt. I motivi della vigilanza costiera erano molteplici: se le torri costiere ebbero quale loro più tipica e più antica utilizzazione la vigilanza contro le scorrerie piratesche, non meno importanti furono i motivi di vigilanza sanitaria e doganale verso malfattori o disertori delle truppe, contro i tentativi di prender terra da parte dei disertori delle galere o contro sbarchi di gente animata dalla volontà di commettere disordini nel territorio dello stato. Nel corso del rinascimento la costa toscana, preda degli attacchi pirateschi, venne munita di numerose torri di avvistamento al fine di potenziarne la quantità e l’efficacia. La vigilanza sanitaria, invece, risale alla seconda metà del XVI secolo con la realizzazione di provvedimenti e strutture contro l’insorgere di epidemie e il loro diffondersi da un territorio all’altro, nel tentativo di opporsi alle malattie quali peste, colera, febbre gialla, etc. Tale servizio sanitario non poteva prescindere da quella cintura di torri sulla costa toscana che adottarono misure rigorose e controlli lungo la costa e le linee di confine. La torre medicea del “Salto della Cervia” in particolare, situata storicamente in una zona di sbarramento a causa della situazione orografica della collina alle sue spalle e della presenza del Lago di Porta e i corsi d’acqua della piana di fronte, ha svolto il ruolo preminente di posto armato di confine fino a quando l’avanzamento della linea di riva ha reso necessario 23


abbandonare la torre rimasta troppo arretrata rispetto al mare, sguarnirla e smantellarla per destinarla ad altri usi. La torre medicea del “salto della cervia” La torre medicea del “Salto della Cervia”, si raggiunge percorrendo la strada statale Aurelia fino alla frazione Montignoso, località Pietrasanta costeggiando da un lato, la linea ferroviaria Genova- Roma che corre su un viadotto molto più elevato rispetto al piano della strada, e sul lato opposto un paesaggio che è dato dal susseguirsi di industrie per lo più di lavorazione del marmo, che ben preannunciano la peculiarità del territorio apuano in cui si inserisce attualmente il manufatto. La torre, voluta dal Granduca di Toscana Cosimo I, come opera militare a difesa litoranea di Lucca e per ottenere il controllo della costa dell’alto Tirreno, faceva parte dell’ampio sistema di torri costiere di avvistamento, di cui oggi non è più possibile percepire, né il ruolo strategico di vigilanza sul territorio per la variazione fisica sul litorale, né tantomeno la funzione di “anello” che ogni torre aveva in quanto doveva essere in grado di comunicare alle torri contigue gli avvistati casi sospetti. La configurazione attuale del paesaggio, viene così a nascondere quest’emergenza architettonica, così come il primo scorcio della torre, a chi percorre la via Aurelia, appare molto in ritardo, perché soffocata da un contesto industriale che non può dialogare armoniosamente con la torre. E’ una sensazione strana quella che si prova di fronte alla mole ancora imponente e dalla cromia vivace di questo posto armato di confine fra la Lunigiana e la Versilia: pur presentandosi oggi ormai ad uno stato ruderale, riesce ancora ad evocare un fascino che ovviamente cresce con la conoscenza della storia e delle materie del manufatto, ricco palinsesto di segni stratificati nel tempo e per opera degli uomini, che stupiscono e al contempo inducono ad interrogarci sempre di più. In linea d’aria dista km 3.5 dal mare del Cinquale ed è caratterizzata da un contesto ambientale dalle forti peculiarità, tali da giustificare l’antica 24


classificazione di torre costiera. Tra la torre e il mare vi è interposto l’ex Lago Beltrame (o lago di Perotto), un tempo con una superficie più ampia rispetto all’attuale, collegato al mare e all’area della torre mediante corsi d’acqua. La distanza tra il piede della collina e il mare non è poca, ma è la minima nell’ampio litorale toscano dal Magra fino a Livorno. Questa situazione orografica e la presenza del lago e dei corsi d’acqua nella piana hanno sempre costituito una sorta di sbarramento tra nord e sud, e in questo punto è sempre passato il confine tra gli antichi stati italiani. Anche attualmente vi passa il confine tra le due unità amministrative locali di Montignoso e Pietrasanta, così come durante l’ultima Guerra Mondiale i tedeschi fecero passare in questa zona lo sbarramento difensivo detto “Linea Gotica”, contro le truppe anglo-americane. Anticamente questa fascia territoriale stretta tra le colline e il mare veniva vigilata da due posti armati: la torre del Cinquale, nella sua tipica funzione di vigilanza della costa e della foce del Cinquale, e la torre del Salto della Cervia, di maggiore mole ed armamento che sicuramente costituiva un valido appoggio, ma con il ruolo di vigilanza nell’entroterra, esattamente nel punto in cui era ubicata la porta confinaria lungo l’antica via Francigena proveniente dal Granducato di Massa e diretta a Pietrasanta. La situazione attuale è ben diversa. La torre del Cinquale è stata distrutta durante l’ultima Guerra, il lago è molto ridimensionato in seguito alle bonifiche storiche e recenti, l’area circostante è oggi occupata da una cava di materiale inerte che ha completamente cancellato ogni segno materiale del passaggio della strada maestra. La torre medicea risulta scapezzata dell’ultimo piano e porta tutti i segni del passare del tempo e dell’ultima Guerra, oltre a risentire negativamente dei travisamenti dovuti alle più recenti utilizzazioni. E’ da notare come molti suoi elementi esterni e interni, pur nel loro inevitabile degrado, sono ancora leggibili e grazie alla recente opera di tutela che ha frenato ulteriori danni, offrono testimonianze storiche insospettate rispetto a quan25


to può sembrare da una visione frettolosa d’insieme. Nonostante la sua modesta consistenza dimensionale, la torre può fornire una ricca quantità di informazioni, a condizione che l’indagine venga indirizzata ampiamente non solo sugli aspetti formali e figurativi, ma anche storici, geometrici, materiali, stratigrafici. L’esame di ciascuno di essi diventa così occasione feconda per conoscere anche il territorio, la sua gestione, le lavorazioni in uso, oltre al singolo episodio costruttivo. Per quanto riguarda il contesto ambientale, l’antica strada maestra che passava tra la torre e la collina è stata modificata, ristrutturata e porta il nome di via Aurelia; segue un nuovo tracciato dalla parte opposta della torre e le si affianca la ferrovia su un viadotto più elevato rispetto al piano della strada carrabile. Il viadotto ferroviario nasconde la visione della torre dalla piana che un tempo ere totalmente in vista. Con la costruzione dell’Aurelia, poi, il piano su cui si eleva la torre stato portato allo stesso livello della strada per cui risulta più alto rispetto all’originario, mentre la parte bassa delle pareti a scarpa è stata parzialmente interrata. Anche la collina che scendeva a dirupo naturale risulta stravolta dalle cave di pietrisco aperte a sinistra e a destra della torre. Variazioni consistenti si sono verificate anche negli annessi edilizi della torre stessa: in parte sono scomparsi come le muraglie che recingevano l’area fortificata e con esse il piccolo edificio della dogana e i due accessi dotati di porte e pontili, uno verso Pietrasanta e l’altro verso Massa; sono pure scomparsi l’edificio della stalla e il sistema dei fossati di recinzione ubicati nell’area dove oggi passa l’Aurelia. Una permanenza di valore è un tratto di muraglia col fornice ad arco della porta di accesso all’area della torre dalla parte di Massa, a sinistra dell’Aurelia. Tutti i precedenti raffronti tra la situazione antica e la attuale sono possibili tramite la lettura di disegni e le relative annotazioni della metà del ‘700, epoca in cui questo posto armato era nel suo complesso in piena efficienza militare ed amministrativa . Dalla documentazione trovata sono visibili il percorso dell’antica strada, i fossati che la 26


recingevano, il collegamento con il Lago Beltrame, la piccola chiesa successivamente demolita da Napoleone, il quartiere dei soldati. Dai disegni prospettici emerge la torre con la sua partitura in alzato composta dalla muratura a scarpa fino al primo cordolo, le pareti verticali fino alle mensole a agli archetti soprastanti, un ultimo piano per la batteria coperto a padiglione e, al culmine, una campana utile per le segnalazioni. L’ultimo piano è andato perduto e è rimasta intatta solo una parte della fascia di coronamento, mentre l’assetto murario si presenta ancora nel suo originale aspetto rinascimentale. L’accesso che un tempo avveniva direttamente al primo piano sul lato verso mare è stato spostato sul prospetto nord a livello di campagna e aperto nella fascia basamentale a scarpa. La torre attuale mostra evidenti le sbrecciature dovute ai frequenti cannoneggiamenti dal Settembre 1944 all’Aprile 1945, in quanto immediatamente a ridosso era stata costruita una Casamatta di cui si servivano i tedeschi; successivamente la torre è stata compromessa dalla costruzione annessa la prospetto est di una segheria di marmi e dalle lavorazioni ad essa collegate che hanno comportato il carico e scarico dei blocchi, l’inserimento di numerosi ferri, tubazioni, fili elettrici nella muratura, l’addossamento di spazi coperti e la scialbatura delle pareti interne al capannone oggi dismesso. L’edificio ha dunque subito interventi di adeguamento funzionale che ne hanno parzialmente alterato le superfici, anche se i tratti esterni rivelano ancora la natura di manufatto stratificato, nel quale le modificazioni antropiche e gli eventi naturali hanno in eguale misura contribuito alla caratterizzazione dell’insieme e delle sue singole parti. Tutti i segni delle trasformazioni e degli usi pregressi diventano preziosi testimoni di eventi passati e la loro conservazione diventerà il principale obiettivo dell’analisi e del progetto, contestualmente alla volontà di rallentare l’azione disgregante del degrado sulla materia, particolarmente violento nella situazione di completo abbandono in cui il manufatto si trova da almeno due secoli. Quest’ultimo aspetto introduce al tema del riutilizzo dell’edificio, come 27


pre-requisito ad ogni possibile programma manutentivo, e al problema della scelta di una destinazione d’uso compatibile con le caratteristiche del manufatto. Sono dunque molteplici gli spunti da cui nasce l’iter percorso durante lo studio di questo monumento, le analisi affrontate e la conoscenza della torre hanno permesso di elaborare un’ipotesi di conservazione tale da permettere ad un futuro fruitore del complesso di continuare a vivere l’edificio ritrovando, successivamente all’intervento, i medesimi spunti che oggi hanno orientato gli interventi progettuali; il tutto senza perdere di vista l’esigenza di attribuire all’edificio una destinazione funzionale consona e compatibile, esigenza prioritaria nel caso dell’edilizia storico-monumentale e vista come collaborante all’aspetto naturalistico di riserva del Lago Porta a cui da sempre è stata accostata.

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Lago di Porta (Ex Lago Beltrame).

Estratto da, “Regolamento del verde”, Zonizzazione area Lago di Porta.

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Oggi la torre medicea è divisa dal Lago da due marcati segni urbani, quali la strada statale Aurelia e il viadotto con la Ferrovia che dividono oltre che fisicamente anche visivamente l’una dall’altro. Il Lago ridimensionato nei secoli, oggi è divenuto un’area protetta, riserva naturale di varie specie di flora e fauna e dal 1995 dichiarato Oasi del W.W.F. Si presenta in buone condizioni in quanto Oasi e nonostante una praticabilità difficile per chi vuole visitarlo, viene frequentato da svariate persone di più fasce d’età, oltre a essere un percorso d’interesse didattico scolastico per i giovani delle Scuole primarie per avere conoscenza del territorio, della fauna e della storia dei propri luoghi con un approccio empirico e più interessante. La difficile praticabilità ha molteplici motivazioni come, la mancanza di veri accessi ai percorsi del Lago, e zone di sosta oltre a strutture ricettive che diano una prima accoglienza e le prime informazioni ai visitatori. Aggiungendo, come già detto, la mancanza di visibilità della presenza dell’Oasi e della torre percorrendo la strada principale, che si provenga sia da Massa che da Pietrasanta. Altro aspetto interessante scaturito dall’analisi del territorio e dell’assetto urbano è che la torre si trova su un percorso preferenziale che collega il territorio Lucchese con quello di Massa e se si analizza sotto un ottica territoriale del comune di pertinenza, Pietrasanta, la torre acquista importanza anche come Riferimento territoriale e identitario della zona. A questo riguardo il Comune inserisce già nelle questioni di importanza socio-culturale e più propriamente di regolamentazione urbanistica, l’area in questione nelle sue documentazioni tecniche riconoscendone il parti-


colare valore e evidenziando il dato interesse, della Torre come del suo rapporto col Lago. Rafforzare l’antica identità della torre del” Salto della Cervia” da sempre legata al Lago di Porta riqualificandola e ridefinire i suoi spazi per adattarsi al nuovo aspetto “naturalistico” dell’area verde antistante.

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Il Progetto

Dominique Perrault, EWHA University, Seul 2007.

Studio ARCHEA associati, Cantina Antinori, Firenze 2012

Estùdio America, Museo della memoria, Santiago del Cile 2009

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Il progetto si sviluppa volto a risolvere tutti gli interessi e i problemi che provengono dall’analisi del contesto. Dagli edifici presenti agli elementi del paesaggio che ne descrivono e caratterizzano il carattere odierno, interpretandoli secondo linguaggi legati al luogo, concepito sia per la sua valenza fisica oggettiva che per quella più impalpabile che riguarda gli aspetti socio culturali e della tradizione . L’intervento si può suddividere in due azioni diverse, una per ciò che concerne la progettazione dedicata al Lago, meno invasiva del progetto vero e proprio ideato per il lotto che ospita la torre medicea. Due diversi approcci definiti da due diverse modalità e finalità di intervento. Il lago offre spunti e forme che caratterizzano parte del linguaggio utilizzato nella stesura del progetto ma il suo carattere di riserva naturale indirizza allo studio di elementi autosufficienti mobili e modulari che siano facilmente inseriti o tolti, di forma cubica a ricordare il volume della Torre, che migliorino la ricezione dei luoghi di sosta o di osservazione lungo i percorsi. Un intervento su più punti è l’inserimento di passerelle lignee dove il terreno o i percorsi sono più disastrati per lo più in prossimità dei nuovi elementi destinati a punti di osservazione che avranno sedute e pedane che divideranno lo spazio percorribile a piedi, protetto, da uno spazio libero destinato al transito di bici o runners. Nuovi elementi di sosta coperti e modulari componibili in legno, definiti box, che verranno posizionati vicino gli accesi e in apposite aree lungo i percorsi, oltre ad un sistema di bike sharing che agevolerà e varierà la tipologia di visita all’Oasi. Nel lungo spazio di fianco alla torre un intervento più invasivo dovuto alla un livello di +3.00mt, e l’arco oltre la torre stessa; che conduca l’utenza attraverso tutto il lotto per arrivare all’ingresso della torre posto sul lato nascosto e la difficoltà di concepire un qualsiasi edificio che rimandi al’ambiente del Lago ma allo stesso tempo dialoghi e non contrasti con le


due forti presenze sceniche della collina e della torre rinascimentale. Iter progettuale Step1 Allo spazio che fiancheggia la torre si dedica un edificio che si sviluppa seguendo due direzioni principali. Una che attraversa in lunghezza il lotto e ha come suo fulcro la torre , l’altra perpendicolare al tratto ferroviario interseca l’asse che porta alla torre e definisce il punto per l’accesso al Lago che si inserisce su quello attuale. Step2 Partendo dalla torre e dal dare un accesso al Lago dal lotto si arriva alla dinamica di un’architettura ipogea. Con quest’ultima si accederebbe al Lago tramite un sottopassaggio che sfrutta l’accesso (fatuo) odierno che si affaccia direttamente tra la torre e il lago in più nel lotto si aprirebbe un “polmone” verde di rimando alla riserva naturale e che isolerebbe la torre accentuando la potenza della sua massività per chi si avvicina tramite l’Aurelia, evitando di creare un qualsiasi edificato che si ponga in concorrenza con la torre e la collina. Step3 Tentando di conciliare i diversi livelli su cui si sviluppa il progetto con le altezze da mantenere, il disegno si indirizza ad un livello di -3.00mt (minimo) che offre la possibilità di un passaggio sotto l’Aurelia e non scende troppo con lo scavo su di un terreno che si trova qualche metro sopra il livello del mare ma in prossimità di zone ricche d’acqua. Allo stesso tempo si alza il volume per arrivare ad un livello di + 3.00mt per sfruttare con un tetto percorribile il belvedere esistente e creare all’interno degli spazi a doppio volume che possono ospitare oggetti di altezza maggiore. Tutto questo tenendo presente le fonti di luce e il paesaggio in cui si va ad inserire il fabbricato. 36


Step4 Mantenendo l’idea di lasciare a verde il lotto si passa ad inserire percorsi e spazi necessari per creare una fruibilità dell’utenza che sfrutti l’intero lotto da nord a sud e che renda agevole l’arrivo sia al Lago che alla Torre in egual misura. Si creano cosi tre zone: 1Il vuoto intorno alla torre medicea distribuendo verde e pavimentato in misura tale da reinterpretare le disposizioni originali storiche e creando uno spazio ricettivo libero intorno ad essa. 2All’opposto si posiziona il parcheggio a raso disegnandolo in maniera che sia coerente col progetto d’insieme. Inserito in quella parte del lotto, si salvaguarda la torre, si costringe l’utenza a percorrere e sfruttare tutto il lotto e ci si protegge della Fabbrica a sud che si affaccia subito addosso al confine. 3Al centro, come perno di spazi, percorsi e direzioni il nuovo edificio Step5 Il nuovo edificio viene pensato come un taglio nel terreno segnato dallo scavo dell’architettura ipogea. Riprendendo il concetto di architettura ipogea come scavo, si sviluppa l’idea della cava, scavo per eccellenza in questa arte della Toscana. A testimonianza di questa scelta la presenza di due cave sia a nord che a sud del lotto. Ai lati come se il terreno si alzasse a causa del taglio due ali coperte a tetto verde e rivestite esternamente in legno con un brie-soleil che ricorda i punti di osservazione del Lago. Non ci si accosta subito sotto il piede della collina, per cui si creano collegamenti alti trasversali alla lunghezza del lotto, ancora in legno perchè rimandano a due cose: i ponti che si trovano lungo il lago e l’accostamento legno- marmo che a le sue radici nella tradizione di questo lavoro e della sua estrazione e trasporto. 37


Riqualificazione e destinazioni d’uso Nello sviluppo di forme e percorsi dell’iter progettuale si tiene sempre presente anche la destinazione degli spazi nuovi che si vengono a creare e la nuova destinazione degli spazi dentro alla torre . Per la torre, l’obbiettivo prefissato era dare modo dentro di essa di trovare informazioni inerenti alla torre stessa, alla sua storia e al suo rapporto col lago; un luogo da dove poter avviare un percorso didattico che arrivi fino al Lago e alla sua visita diretta (per esempio le visite delle Scuole). Quindi al piano terra (dove si accede), una piccola sala espositiva di se stessa e il Lago anche attraverso i nuovi mezzi interattivi sfruttando la poca luce che arriva nella parte basamentale. Al piano sopra invece, più areato e luminoso, dare spazio di studio o di ritrovo ai cultori degli argomenti che si espongono al di sotto (storici, biologi, botanici ect.) con una sala studio e una piccola saletta conferenze. Per il nuovo annesso invece che vuole ricordare il ruolo delle piazza passante del Duomo del comune di Pietrasanta e che richiama la cava di marmo, uno spazio per esposizioni artistiche. Con due sale espositive che affacciano su uno spazio a cielo aperto con le aperture alte da cui la luce arriva indirettamente come si richiede ad una sala museale., inserendo anche i servizi igienici e di ristorazione di cui non può essere munita la torre. Anche la specie arborea scelta è legata al luogo e alla tradizione e ha un obbiettivo sempre legato alla didattica. Viene pensata infatti come mezzo aggiunto per poter insegnare ai giovani un altro pezzo di storia del territorio con la raccolta delle Olive, magari rendendo partecipi i ragazzi che con la visita ai frantoi vicini ricaverebbero il loro piccolo “souvenir” di tradizione. 38


Bibliografia - Collana Studi Versiliesi XIII, Istituto storico lucchese sezione “Versilia storica” 2001-2003: C. Godino, M. Nicoliello (a cura di), La torre medicea del Salto della Cervia - R. MANETTI, Torri costiere del litorale toscano, Firenze, Alinea, 1991 - E. REPETTI, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Firenze, s.e., 1833-46 - O. WARREN, Raccolta di piante delle principali Città e Fortezze del Granducato di Toscana, ms. anno 1749, Firenze, s.e., 1979 - K. LYNCH, L’immagine della città, Marsilio Editori, 1964-2006 - B. COPPETTI Muovere la terra: le discrete tracce dell’Architettura ipogea, Maggioli, 2008 - E. NEUFERT Enciclopedia pratica per progettare e costruire: manuale a uso di progettisti, costruttori,docenti e studenti: fondamenti, norme e prescrizioni per progettare, costruire dimensionare e distribuire a misura d’uomo. U. HOEPLI 2013

Sitografia Dipartimento Urbanistica, Università degli Studi di Firenze Regione Toscana, Cartografia regionale Europaconcorsi

Fotografie Iacopo Antonucci Tommaso Roventini

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Un particolare ringraziamento al prof. Arch. De Vita e all’Arch. Virginia Neri, come pure l’Arch. Piferi per l’aiuto datomi. Un grazie anche a Tommy , il Paoletti per avermi supportato (o sopportato); grazie ai consigli di Mirko, Rocco,Lucio e Luca (il Bani). Grazie a tutti coloro che mi hanno accompagnato questi anni a Firenze, dentro e fuori l’università. Ai professori che mi hanno insegnato qualcosa. Grazie a tutta la mia famiglia. Specialmente mia Mamma.

Contacts Iacopo Antonucci iacopoantonucci@gmail.com




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