Boxbo report finale

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Iniziativa promossa da:

Con il patrocinio di:

Con il sostegno di:

Con la partecipazione di: MARIO CUCINELLA Commissione selezionatrice dei candidati: Mario Cucinella, Roberto Grandi Ufficio stampa: Francesca Parisini Produzione e comunicazione:

Si ringraziano: Comune di Bologna, Ufficio Cerimoniale Loreno Cremonini e Settore Cultura Mauro Felicori


report



S

pesso ci è capitato di sentirci invidiati perchè abbiamo studiato, viviamo o lavoriamo a Bologna: amici e colleghi, anche all’estero, sapevano di questa città l’effervescenza creativa, la ricchezza sociale, la vivibilità. Nel senso comune, Bologna è raccontata così: dalla Liberazione, la ricostruzione post-bellica, i sindaci carismatici, i fatti dolorosi affrontati con solidarietà e fermezza, i Movimenti di idee e quelli artistici, l’innovazione d’impresa, l’Università eccellente. Potremmo andare indietro fino al Liber Paradisus e ancora di più, e racconteremmo sempre la storia di una città dal profilo particolare, capace di includere, comprendere, reimpastare. Nelle sue dimensioni ridotte (si diceva “a misura d’uomo”) teneva dentro un’aria per niente provinciale; e non soffocava, o, prima di soffocare, si lasciava riaprire dal proprio fermento interno. Tutto questo si diceva di Bologna, e BoxBo è arrivato al limite di un soffocamento. Che ha cause enormi, per le quali è inutile cercare parolechiave: le sappiamo e ognuno nel suo settore può aggiungere le proprie. Però queste pagine raccontano di un modo per riaprire ancora: il laboratorio BoxBo ci è sembrato un forte segnale allo stesso tempo nuovo e costante, a Bologna. Nuovo, mai sentito prima, perchè nato non dall’Amministrazione ma dall’unione delle forze economiche. Costante, perchè ci sembra di poterlo mettere fra quei gesti urbani che riportano aria in circolo, con le modalità più attuali della partecipazione e della multidisciplinarietà. Per ciascuno di noi, BoxBo è stata l’occasione di lavorare a contatto con altre persone simili per età ed esperienze su qualcosa di impegnativo e complesso; fosse la visione metropolitana o la sostenibilità energetica, o la sinergia delle reti già presenti in città. Per tutti, però, BoxBo è soprattutto un segnale di urgenza che le forze economiche ci hanno trasmesso: un segno di forza che ha richiesto loro lo sforzo di ascoltarsi e di cercare soluzioni insieme, ed anche un segno di attenzione e cura verso il futuro di Bologna. Infine, ci è stato trasmesso un segno di fiducia, cui rispondiamo con questo documento finale riassuntivo e con la nostra disponibilità.


BOXBO: le fasi del lavoro

verde, al dialogo con e tra le istituzioni, al concetto di integrazione, ridefinizione delle priorità e così via. La seconda settimana è stata un continuo rimbalzare di grandi progetti e piccole azioni. Si parla di grandi città che guardano al futuro come Parigi con il Plan de Paris o di città più piccole che offrono spunti interessanti per interventi più mirati ma d’effetto come il manifesto di Grenoble per la gestione della vita notturna in città.

Partiamo dal manifesto di BoxBo: “Bologna metropolitana possiede le caratteristiche per costituire una moderna piattaforma urbana di livello internazionale, dedicata alla valorizzazione del capitale umano e al rafforzamento della propria capacità attrattiva di merci, persone e capitali” Il compito che ci è stato assegnato è quello di individuare “idee e progetti per una Bologna futura e creativa”.

Bologna inizia ad essere vista come la città metropolitana che ricalca i passi di Parigi, Milano, Londra. In questo contesto si coglie l’idea delle Universiadi del 2019 per riflettere sul ruolo del mega evento come volano per la riqualificazione urbana e lo sviluppo territoriale della Bologna del futuro.

I primi giorni del workshop sono stati dedicati al brainstorming. A partire dai temi prioritari che ci sono stati indicati nel manifesto, sono state individuate delle aree di ricerca specifiche:

I primi spunti riguardano grandi opere e grandi idee. Trasformazioni importanti e di lunghe vedute. Opere infrastrutturali già in programma (people mover, rifacimento stazione, ampliamento aeroporto), riqualificazione di aree urbane e sviluppo di un nuova cittadella nella città (Lazzaretto), campus universitario e aggiornamento delle strutture sportive e grandi idee come quella della “tangenziale delle persone” che mira a restituire il modello di una città allo stesso tempo ecologica e umana.

1. sviluppo urbano e mobilità 2. politiche culturali 3. rapporto università e città 4. welfare e sicurezza 5. rete internazionale 6. turismo brand e comunicazione 7. 8. storia delle idee

Parlando di grandi opere e idee abbiamo rifletutto anche su come la “piccola scala” sia importante e da qui è nata l’esigenza di proporre micro-interventi come momenti costruttivi nel breve periodo, per guidare la città verso una visione futura puntata al 2020 se non addirittura al 2050.

Queste aree vorrebbero costituire gli ambiti di riflessione per analizzare l’ attuale città di Bologna e proporre eventuali interventi. Le prime idee progettuali riguardavano ambiti piuttosto generali e già consolidati quando si parla di cambiamento della città contemporanea, come ad esempio il progetto per una rete di parchi, i distretti culturali di quartiere, un polo culturale della città e azioni per la partecipazione degli studenti.

CREATIVITA’

PERSONE

RETI

virtuali ecologiche

ISTITUZIONI

ESPRESSIONE

sociali

FORMALE diversità libertà innovazione

INFORMALE

COMPETITIVITA’

Il livello di VIVIBILITA’ di una città è stato identificato come dipendente dalle istituzioni che la governano nel rispetto delle persone che la vivono e viceversa. Reti sociali, ecologiche e virtuali rendono più semplice il dialogo tra istituzioni e persone tramite azioni di partecipazione, responsabilità e riappropriazione. La CREATIVITA’ diventa invece ingrediente fondamentale in ognuna delle attività volte a valorizzare l’espressione delle idee e delle conoscenze. La creatività si concretizza con azioni sia formali che informali che contribuiscono alla competitività nel rispetto della diversità, libertà e innovazione, qualità riconducibili ai valori umani tanto quanto alla produzione economica e al governo del territorio. Dai risultati dei due brainstorming i concetti di vivibilità e creatività sono collegati alla creazione di reti, all’innovazione tecnologica, all’invasione

VIVIBILITA’

PARTECIPAZIONE RESPONSABILITA’ RIAPPROPRIAZIONE

Abbiamo deciso di iniziare a riflettere sulla città di Bologna partendo non tanto dalla mappa della città che troneggiava alle nostre spalle, ma piuttosto da alcuni concetti chiave per lo sviluppo contemporaneo delle città di oggi quali CREATIVITA’ e VIVIBILITA’ . Questa primo momento ci ha aiutato a riflettere non solo sui due concetti ma soprattutto sul fatto che guardare la città con un approccio “dall’alto”, nella sua interezza di spazio fisico e relazionale, è fondamentale tanto quanto l’adozione del punto di vista soggettivo, nel rispetto della diversità dei bisogni e delle visioni future.

I micro-interventi vogliono essere anche un modo per abituare sia i cittadini che le istituzione a guardare in modo differente alcune tematiche e a “digerire” lentamente quelle grandi trasformazioni che ci sembrano per ora così lontane. Seguendo le riflessioni della seconda settimana, la terza settimana si concentra nella definizione di strategie macro per la città che guardano al lungo periodo e di interventi micro realizzabili nel breve periodo.


VIVIBILITÀ

ambiente

salute verde misura d’uomo morbidezza mare/acqua

spazio mezzi voce

consapevolezza rispetto qualità/bellezza interazione

sicurezza (garanzia, tutela)

risorse (indipendenza)

partecipazione

priorità governo equilibrio uomo/natura percezione/ presenza natura

squatter Olanda/Inghilterra museo “electronlibre” Parigi, 100 luoghi per Firenze USA: valorizzazione e ascolto di chiunque in tutti i campi polizia multietnica di San Francisco con garante di uguaglianza sistema di governo Libanese orti spontanei ed aperti in aree incolte di Detroit cibo bio San Francisco città che accoglie ed ascolta: città gay/Critical Mass/movimento hyppie teatro per studenti a prezzi bassi come Germania apertura ai privati come USA business Angel come mecenatismo imprenditoriale

cafè panchine eventi mercato

HQE : Francia zero: volume/km/emissioni Delft/Auroville/Christiania Integrazione nuove tecnologie: Trentino

Sharing

QUALI AZIONI PER BOLOGNA?

comunanza interazione tempo incontro cultura

meltin’pot connessione/rete condivisione

QUALI ESEMPI SI CONOSCONO?

socialità

accoglienza lungimiranza uguaglianza

QUALI SONO LE CONDIZIONI/PRESUPPOSTI CHE FAVORISCONO LA VIVIBILITA’ NELL’AMBITO?

bicicletta opportunità fiducia vista accessibilità

QUAL’E’ L’ASPETTO FONDAMENTALECHE CARATTERIZZA UNA CITTA’ VIVIBILE?

apertura

potenziamento autobus notturni e revisione politiche speculative ATC osservatorio comunale degli alloggi in grado di avere competenze di FRONT OFFICE/BACK OFFICE riapertura aree dismesse per la comunità, con partecipazione comunale al fine d’evitare speculazioni riapertura, collegamento, ropporto con l’acqua, non solo con il fiume, ma anche con fontane pubbliche “Caserma Sani, Cinecittà Bolognese” , possibili esempi di creazione di senso d’identità e d’appartenenza delle aree in stato d’abbandono di Bologna apertura ai colli apertura di dialogo tra istituzioni “classiche, tradizionali, borghesi” e le realtà underground culturali

stop al divieto di consumare bevande alcoliche ecc. stop alla polizia nelle piazze co-housing fissare un obbiettivo comune per la città (BO202020) pedonalizzare il centro storico istituire una ciclofficina comunale (acquisto/riparazione) possibilità di fare barbecue nei parchi più infrastrutture nei parchi sito di Bologna tipo wiki / bacheche pubbliche proiezione di un calendario/agenda eventi in piazza wireless ovunque (parchi/piazze/università/colli) gare e concorsi pubblici per il conseguimento dell’obbiettivo comune

invasione verde trasporto umano aggiornamento energetico corridoio ecologico per l’uomo tetti verdi/orto balcone sostituzione caldaie ridefinizione priorità uomo motore/motore ecologico sharing

CREATIVITÀ sentirsi vivo rompere la routine

(bisogno economico)

libertà di espressione (ragazzo rom) innovazione gastronomica (ristoratore bolognese) corsi di artigianato (casalinga di corticella) arrivare a fine mese (cassa integrato ducati) eccesso (prorettore agli studenti) nuove tecnologie / internet (web designer) investimenti (cinese business man in viaggio) industrial design (dirigente marchesini) attività culturali (segretaria ist. D’arte) suonare chitarra in piazza (stud. Fuori sede)

COSA SPINGE ALLA CREATIVITA’?

fai da te (umarel)

necessità

(psicologica/economica)

diversità sogno

costruire in libertà (neo-laureato in archtitettura) giocare con i vicini (bambino III elementare) vincere le sfide nel quotidiano (non vedente)

evasione dalla quotidianità criterio differenziazione bisogno interiore spirito di concorrenza

COME POSSO “MANGIARE” CON LA CREATIVITA’?

identità culturale (ristoratore pakistano)

lavoro nero fonte ricavo sfruttamento manodopera nuovi mercati partecipazione ai bandi / incubatori / start up vedere cose che altri non vedono

networking (dall’uso tradizionale alle nuove tecnologie) comunicazione originalità in termini di prodotto

usufruire della creatività altrui (artistica / vita di tutti i giorni) vendere di più mi fa divertire in modo diverso COME LA CREATIVITA’ PUO’ MIGLIORARE LA VITA DI TUTTI I GIORNI?

possibilità di esprimersi esigenza di guadagnare

lavoretti per arrotondare e banca del tempo mettere in comune i propri spazi ed affittarli vendere e commerciare piccoli oggetti di interesse per i cittadini “abbienti” trovare valore nelle piccole cose senza un valore economico sfruttare la passione musicale e suonare nei locali

spazi aggregatici creazione rete con quartiere / comunità conoscere l’altro / aumento del senso civico integrazione

mantenimento delle tradizioni utilizzo virtuoso della creatività per la nascita di nuovi valori sistema per indagare e farsi riconoscere cambiare le cose attorno a noi utilizzando ciò che già c’è educazione alla creatività, attraverso l’esercizio come mezzo per migliorare la vita.


MACRO Bologna viene vista innanzitutto attraverso il processo storico che l’ha resa la città di oggi, individuandone i momenti critici e delineando un’istantanea della città fatta di numero dei residenti, percentuali di stranieri, turisti, urbanizzazione, mobilità, università, internazionalizzazione. Bologna vive il periodo d’oro del fermento politico, culturale, economico tra gli anni 70 e 80 raggiungendo il picco di residenti in città. Seguono alcuni decenni di stasi, in cui la città sembra involvere in un processo che ne accentua le debolezze e ne prosciuga le risorse; sono gli anni della congestione automobilistica, dell’alzarsi del costo della vita in città a favore della residenza in provincia, e dell’arrivo del “temuto” residente straniero. Si arriva presto alla fine del secolo e all’inizio del nuovo millennio, Bologna si dà una scossa e inizia a riflettere, anche se non sistematicamente, su una possibile rinascita. Nel primo decennio del XXI secolo Bologna è European Capital of Culture e Città della Musica Unesco, il centro inizia a ripopolarsi, la percentuale di residenti stranieri sale e supera la media nazionale, la popolazione cambia velocemente, e un nuovo corso di grandi opere si apre: infrastrutture, nuovi quartieri, riqualificazione di ex spazi industriali. Cosa ne sarà della Bologna del 2020? Vorremmo una città vivibile con un suo equilibrio che si rigenera nel lungo periodo. Ci siamo però chiesti cosa succederebbe se Bologna invece continuasse a svilupparsi seguendo la crescita urbana che l’ha caratterizzata nei precedenti quarant’anni e il risultato non ci piace.

Allora facciamo delle controproposte a questo tipo di sviluppo. Si guarda alla mappa della città, si pedonalizza completamente il centro storico. Gradualmente spariscono le tradizionali auto in favore della auto elettriche, delle biciclette e soprattutto del pedone. Il trasporto pubblico gioca un ruolo fondamentale nel connettere persone tra centri residenziali e punti di interesse quali centro storico, stazione e aeroporto. Viene introdotta l’idrovia, recuperando le potenzialità del già usato Canale di Reno, un trasporto che sembra lento ma anche veloce -e rilassato?- rispetto alle attuali strade congestionate. Il verde entra capillarmente in città. Una Bologna compatta incorniciata dai colli a sud e da un cuscino verde al nord che la protegge dal nuovo passante nord e ne limita l’espansione. L’attuale tangenziale? Diventa tangenziale delle persone, una connettività ecologica.


MICRO Si analizzano gli interventi micro da diverse prospettive tematiche: cultura, spazi verdi, aggregazione, energia, spazio pubblico e mobilità. Viene favorita la mobilità in bicicletta, in modo sicuro e responsabile. Gli obiettivi sono, da un lato, diffondere la cultura della bicicletta e farla diventare il primo mezzo di trasporto aumentando la sicurezza e la comodità. I progetti si concretizzano con la costruzione di infrastrutture (ciclabili, ciclofficine, segnaletica essenziale e efficace, asfalto, illuminazione, parcheggi protetti) e con azioni (ospitare eventi internazionali legati alle bici – velocity, ciclo mundi – creare circuiti turistici, bikesharing – okobike); dall’altro, potenziare il servizio di mezzi pubblici e aumentare l’utenza. I progetti si concretizzano con autobus e servizi notturni per locali “virtuosi”, abbinando l’abbonamento dell’autobus alle tasse universitarie (per gli studenti). Si pedala in una città che viene percepita verde grazie a una rivincita del verde sull’urbanizzazione, grazie agli orti urbani, al verde verticale e piccoli interventi di verde “mobile”. Se non si ha voglia di percorrere la pista ciclabile lungo il canale Reno, la bicicletta può salire sui barconi dell’idrovia e arrivare fino in centro, oppure caricarle sugli autobus. Lungo il canale piccoli mulinelli forniscono energia pulita per illuminare la vicina pista ciclabile e, perché no, per ricaricare la bicicletta elettrica. Una città dove le persone, il verde e anche la cultura si muovono su ruote ecologiche. L’obiettivo è quello di mettere in comunicazione le diverse realtà di Bologna e dare visibilità alle singole iniziative. Instaurare, dunque, una comunicazione dal basso (bottom-up) che converge in un “portalone” creato dagli utenti e gestito dall’amministrazione (in misura minore, sussidiaria). Da rete civica (Bologna è stata la prima città in Italia, nel 1996, ad attivare la rete civica comunale) a rete sociale, in grado di catturare il contributo di tutte le parti interessate (cittadini, studenti, organizzatori di eventi/festival/ concerti/mostre/spettacoli). Mappe d’uso della cultura a Bologna, ma anche di tutti gli spazi pubblici (piazze, locali, portici, bagni pubblici, chair&bike sharing, giardini di risulta, barbecue, raccolta differenziata) fruibili da cittadini, studenti, turisti. Altro bisogno è dare luoghi, e spazi, a chiunque voglia esprimere la propria arte, sia in centro che in periferia, attraverso “palco e schermo su ruote” nelle piazze, nei parchi, nelle strade. Infine, seguendo la vocazione di Bologna come Città della Musica, si è pensato di creare una sorta di “cittadinanza del musicista” e un “marchio di qualità” (simile a quello di Grenoble) per tutti i locali che producano cultura al proprio interno, con l’intento, anche, di convertire le zone di “sballo” in zone “culturali”. In questa città che si muove in continuazione nel suo contenuto, ma anche nella forma, servono anche dei punti fermi. Ecco i centri di aggregazione, luoghi di incontro (tra persone, tra associazioni), scambio (banca del tempo, g.a.s., eventi), lavoro (coworking, incubatori d’impresa, botteghe condivise, bandi per start up in convenzione con l’Università) e pretesti

di riqualificazione (panchine, piazzette, fontane, illuminazione). I centri di aggregazione si trovano sia in città che in periferia e fanno capo a un unico centro propulsore, individuato nella zona dell’ex cinema Embassy. Nella quarta settimana ci siamo divisi in gruppi sempre più specializzati, i progetti stanno prendendo forma. Alcuni dei progetti sono decisi, arriveranno alla fine del workshop. Altri invece sono ancora in fase di ideazione, vengo abbozzati e in poche ore cambiano più volte forma. Allo stesso tempo si comincia a pensare all’evento finale previsto per il 6 maggio. Con la quarta settimana si concludono anche gli incontri di approfondimento. La quinta settimana è probabilmente la più difficile per il gruppo che pensa concretamente all’evento per la resa finale. Dopo varie discussioni e ripensamenti si decide di realizzare una presentazione con varie vision dei progetti che intanto vanno a definirsi. Vengono fuori anche delle parole chiave del nostro progetto come: agopuntura urbana, fantascienza rurale e sinergie metropolitane. Le reti diventano la questione chiave attorno a cui ruotano i micro interventi. Queste vengono disegnate come un’infrastruttura ideale che la città possiede, costituiscono una metropolitana immaginaria le cui linee rappresentano i percorsi di sviluppo possibili della città La sesta e la settima settimana sono state settimane di lavoro per scegliere tutti i progetti più importanti e dare una veste grafica complessiva, inoltre abbiamo lavorato anche su delle cartoline che presentano alcune delle idee precise e puntuali che abbiamo sulla città. Gli ultimi giorni sono serviti anche a chi di noi ha dovuto presentare oralmente le immagini della nostra presentazione con molteplici prove e cambi dei soggetti.


INCONTRI Nel nostro percorso abbiamo incontrato molteplici persone e professionalità che ci hanno descritto la Bologna di oggi e i progetti che le diverse organizzazzioni pubbliche o private hanno sulla città. Questi incontri sono stati molto utili per avere un quadro chiaro della situazione attuale, per avere dei punti di vista autorevoli e per capire anche quali sono i diesideri e le aspettative sulla città. Ecco una breve descrizione degli appuntamenti : 18 - 03 La città mutante Giuseppe Pericu - sindaco Genova 1997-2007 Il sindaco ci ha illustrato la strategia che ha condotto allo sviluppo della città di Genova. Le tappe : 1992 celebrazioni colombiane con l’obiettivo di eliminare la barriera tra la citta e il porto 2001 G8 - 2004 Genova capitale europea della cultura - 2009 Festival della Scienza Gli eventi non sono stati “spot” ma occasioni preziose per creare un percorso di sviluppo culturale. Fondamentali sono stati gli strumenti di progettazioni quali Piano strategico e piano regolatore sociale con il quale si è aperto un confronto costante con la cittadinanza. 23- 03 Matteo Lepore >Legacoop Il relatore ci ha presentato il progetto “Vene Creative”. La creatività viene vista come asset per lo sviluppo e come leva per la ricerca e l’innovazione. Il cambiamento è veicolato tramite i giovani e l’Università e i fattori più importanti al momento sono i progetti che riguardano il rinnovamento del sistema di mobilità. Graficamente rappresentate da “vene” che nascono dal cuore del centro storico, le linee direttrici per lo sviluppo del tessuto urbano hanno toccato principi quali la salvaguardia delle aree verdi, il loro collegamento con le piste ciclabili e la cura generale della qualità urbana, fino alla presentazione del rendering del Parco dei Creativi presso l’area Parco Nord. Investire sulle filiere creative che producono terziario avanzato è l’obiettivo per i prossimi anni. 24 – 03 Roberto Nicoletti >Prorettore agli studenti Il prorettore ha affrontato come tema centrale del rapporto Città/ Università, il conflitto tra città e studenti. Ha messo in luce il problema del “degrado” nella zona Universitaria e del successivo bisogno di costruire poli universitari in periferia per decentrare alcune facoltà con servizi universitari ( mensa, spazi per associazioni) annessi. L’università di Bologna ospita 83 mila studenti di cui 35 mila domiciliati a Bologna che contribuiscono alla vita economica della città con un milione e settecentomila euro al giorno. 28- 03 Gianluigi Bovini >Dipartimento statistica Comune di Bologna Con Gianluigi Bovini abbiamo parlato di : > Bilancio > La tendenza dei trasferimenti statali è negativa ( diminuita da 150 milioni di euro a 119 milioni di euro) come anche le entrate da proventi servizi e da tasse e i redditi in generale. > Statistica > Bologna ha subito un invecchiamento della popolazione negli ultimi 30 anni. Se negli anni 80 nascevano circa 7000 bambini nel 2010 ne sono nati circa 3000.Ne muoiono invece circa 7000 l’anno.

Inoltre Bologna ricambia la sua popolazione del 40 % ogni 10 anni ( tema della memoria della città e dell’adeguamento veloce delle politiche ai cambiamenti). Mobilità accoglienza equità i temi su cui concentrarsi. 29- 03 Giovanni Ginocchini >Urban Center Bologna La visita all’Urban Center ci ha mostrato una Bologna ricca di progetti e azioni che disegneranno il volto della città nei prossimi anni, secondo tre principali prospettive: Bologna europea e competitiva - Bologna metropolitana e sostenibile - Bologna antica e abitabile Abbiamo inoltre approfondito il PSC (Piano Strutturale Comunale) e il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della città, strumenti indispensabili per la comprensione del territorio. Le problematiche da affrontare sono tuttavia ancora tante : la progettazione di spazi temporanei per rispondere ai bisogni della popolazione che cambia, il coordinamento tra gli attori culturali ed economici della città e la partecipazione ai processi da parte dei cittadini. 30- 03 Antonella Agnoli >le piazze del sapere Le biblioteche come spazi neutrali, sempre aperti, in cui le persone dovrebbero sentirsi libere di entrare e fare nuove conoscenza, luoghi di uguaglianza dove frequentare corsi, mangiare e perché no, leggere un buon libro. Sul modello dell’IDEA STORE londinese, la biblioteca è pensata come un “terzo luogo”, terzo rispetto ai luoghi dell’abitare e del lavorare, spazi costruiti per condividere, stare insieme e avere una molteplicità di usi e di pubblici. 31- 03 Francesca Bocchi >la storia medievale di Bologna Paradossalmente sono tanti i temi comuni alla Bologna del medioevo, temi inaspettati come la pulizia delle strade, i rifiuti domestici e l’inquinamento. Conoscere il passato per affrontare meglio il futuro. É stato importante approfondire l’evoluzione degli spazi che ci circondano e capire le radici delle vocazioni urbanistiche ed economiche della città, soprattutto il rapporto tra i portici e la comunità. 31- 03 Francesca Martinese >Relazioni internazionali Comune di Bologna Tanti sono i programmi e le occasioni che consentono alla città di collaborare con l’estero, di scambiare informazioni , buone pratiche e di lavorare in partenariato su questioni di interesse comune : dal network Eurocities, all’Eccar ( Coalizione delle città europee contro il razzismo) a Bologna città della musica Unesco. Come rendere i cittadini partecipi di queste importanti iniziative per lo sviluppo dell’immagine di Bologna all’estero? Quali altri grandi eventi internazionali potrebbero diventare una proposta per la città e un obiettivo comune per le istituzioni, le imprese, i cittadini, gli abitanti? Su questi interrogativi abbiamo riflettuto. 31- 03 Snark - chair sharing Snarck è un’ associazione che offre servizi di analisi e progettazione di dispositivi e spazi per il pubblico a soggetti pubblici e privati. Per loro le tematiche sullo spazio pubblico non sono la premessa, ma il risultato di un sistema di relazioni più complesso. Cos’è lo spazio pubblico?


Può essere una piazza, ma anche un sito web. Da qui l’idea della chair sharing, nata da un concorso promosso dal Comune di Modena. Chair sharing è come una comune bike-sharing, ma invece che offrire biciclette offre sedute mobili. Le sedute si ritirano gratuitamente utilizzando la carta regionale dei servizi e possono essere spostate nella città a piacere per un tempo massimo di 6 ore. Ciascuna seduta è un’antenna wifi che consente di connettersi a internet gratuitamente.

Operatori economici, amministrazione, ogni realtà dovrebbe unire gli sforzi in questa direzione ma manca la volontà politica di fare una proposta condivisa sulla città. La proposta dell’interlocutore è di pensare ad una nuova immagine della città, un brand basato su tematiche nuove, che proiettino Bologna verso una visione di città europea facendo riemergere quella ricchezza che c’è ma poco si vede, anche grazie al rapporto diretto con i quartieri e gli stessi cittadini.

31- 03 Lorenzo Sassoli de Bianchi >Mambo L’ospite ci ha presentato l’idea di candidare Bologna alle Universiadi del 2019. Bologna ha tutte le carte in regola per presentarsi: è la città con la più antica Università, può puntare su una spiccata vivacità culturale nonché sulla vocazione alla solidarietà sociale. Il mega evento servirebbe a dare alla città la forza di progettare il proprio futuro vista la quantità di investimenti che attrae e l’occupazione giovanile a cui porta. É fondamentale in vista dell’anno dell’evento ripensare il sistema della mobilità in ottica sostenibile, creare un complesso di impianti sportivi nell’area del Lazzaretto e finalizzare gli interventi già previsti (People Mover). Inoltre, sarà fondamentale anche pensare al posizionamento di Bologna, ad un’ idea portante e forte per il futuro della città.

12- 04 Giuseppina Gualtieri >aeroporto Il Marconi serve un bacino di traffico di dieci milioni di persone, la volontà è quella di erogare servizi ai più alti livelli di qualità in Europa, di offrire una rete di collegamenti ricca ed estesa, che crei valore per l’economia del paese e favorisca l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Con il Piano Strategico dell’Aeroporto al 2023, la volontà è quella di passare gradualmente da city airport a airport city, ovvero da “aereoporto della città” a “città dell’aereoporto”, dotata di servizi e collegamenti. L’aeroporto si pone quindi come attore principale dello sviluppo della città e punta a competere con gli aeroporti di Milano. L’ospite ci ha infine sottolineato come fare sistema fra gli attori della città e condividere le scelte sul suo futuro.

7- 04 Massimiliano Geraci - percorsi emotivi Massimiliano Geraci ci ha presentato la mappa emozionale di Bologna: Cosa ami? Cosa temi? Cosa vorresti? Cosa ricordi? Il lavoro nasce dalla Associazione Mappe Urbane, presso l’Istituto Gramsci, e si chiama Percorsi Emotivi. Si tratta di un GeoBlog multiutente aperto. E’ un mesh-up, come il 60% delle applicazioni che utilizziamo quotidianamente, che sfruttano cioè informazioni date da terzi. In questo caso la finalità è l’analisi del territorio e l’uso emozionale delle tecnologie e apre le porte a progettazioni di una storia collettiva che parte dall’autobiografia, ma va oltre. La mappa è l’interfaccia principale attraverso la quale leggiamo i percorsi emotivi. Aggiunge, dunque, un diverso strato informativo sulla città . Per la mappa emozionale, c’è stata collaborazione con Asfalto – il blog senza fissa dimora – e con le scuole, per partire dall’autoreferenzialità verso la memoria collettiva rispetto ai luoghi e affrontare la questione della tecnologia in modo inclusivo. 7-04 Associazione Centotrecento L’Associazione Centotrecento ha affrontato il tema della qualità dello spazio pubblico come ambiente ospitale e di uso quotidiano per il miglioramento della vita quotidiana dei suoi abitanti. La prospettiva introdotta pone la funzionalizzazione degli spazi pubblici di prossimità come chiave per sviluppare capacità di convivenza, solidarietà e coesione sociale. La fruizione di spazi condivisi permette l’integrazione fra gli abitanti di un vicinato. Per essi il territorio casalingo si estende così fuori di casa portando cura e controllo anche nelle zone limitrofe alle abitazioni, migliorando così la sicurezza e l’ospitalità delle strade sia per gli abitanti che per passanti e turisti. 8- 04 Patrick Romano >Bologna Congressi Gli eventi non si vincono per l’offerta di strutture ricettive, ciò che li attrae è soprattutto la DESTINAZIONE”. Dunque perchè non vedere Bologna come un prodotto da valorizzare?

14-04 L’ architetto Gianluca Brini è venuto a raccontarci la sua esperienza di professionista bolognese. L’ incontro ci ha dato l’ occasione di conoscere alcuni dei suoi progetti sia dal punto di vista compositivo che da quello comunicativo. Alcuni degli edifici dell’ architetto infatti, sono stati al centro di accesi dibattiti sul ruolo dell’ architettura contemporanea in una città storica come Bologna. Ha poi affrontato il tema della pianificazione urbanistica a scala provinciale suggerendo di migliorare le strategie perequative e di dare un freno alla crescita edilizia delle piccole realtà urbane. 14-04 L’ architetto Andrea Trebbi ha toccato il tasto dell’ architettura contemporanea a Bologna sostenendo che ancora fa fatica a essere accettata in un tessuto storico consolidato e gli unici esempi sono fermi agli anni 70. E’ stato affrontato il tema dell’ uso del sottosuolo come risorsa ancora non adeguatamente sfruttata per migliorare il caotico disordine delle affollate strade, egli infatti che il problema della mobilità può essere in gran parte risolto interrando parcheggi che così libererebbero spazio per verde e mobilità pedonale. Sono stati anche affrontati casi specifici come quelli del Mambo, della Metropolitana. 26-04 Leda Guidi Responsabile servizi di comunicazione con i cittadini Comune di Bologna ci ha indicato le principali linee di sviluppo della Rete Civica Iperbole dal 1996 a oggi. Primo esempio di rete civica in Italia, Iperbole è un modello di comunicazione e di relazione “nativamente” sociale, orizzontale, paritario, multi direzionale. Un modello sviluppato in ambito pubblico o di interesse pubblico, prevalentemente basato sullo scambio, la condivisione, la messa in comune, la cooperazione, la relazione creativa/ produttiva. La volontà sarà quella di spingersi, sempre più, verso forme di partecipazione 2.0 dei cittadini ai contenuti della rete, nonostante i non pochi problemi/perplessità che ciò comporta.

Giacomo Capuzzimati Direttore area urbanistica ambiente e mobilità Comune di Bologna Abbiamo affrontato diversi temi legati all’urbanistica della città, alla mobilità, all’ambiente e al patrimonio della città. Primo fra tutti i laboratori di urbanistica partecipata realizzati alla Bolognina e a San Donato come esperienze di successo di progettazione partecipata. Il direttore ci ha sottolineato come sia importante provare medotologie diverse per la stesura del piano strategico e di come questo sia uno strumento necessario per il governo del territorio. Carlo Santacroce Coordinatore mobilità, assetto e territorio Comune di Bologna Carlo Santacroce ci ha offerto una interessante panoramica sulla politica urbanistica della città negli ultimi vent’anni. Abbiamo parlato di mobilità e di trasporto pubblico, degli strumenti urbanistici, della progettazione partecipata e dei grandi interventi sulle aree dismesse ( l’ex mercato ortofrutticolo e il CAAB). Il dibattito si è concentrato soprattutto sulla vicenda della costituzione della città metropolitana e sui vantaggi che l’area bolognese otterrebbe da una visione urbana ampia e condivisa. Abbiamo approfondito il tema parlando degli ostacoli incontrati fino ad ora, analizzando brevemente le esigenze dei comuni che farebbero parte della città metropolitana. In conclusione, Santacroce ci ha illustrato un possibile scenario futuro, in cui la città metropolitana di Bologna, se realizzata, sarebbe la prima ed unica in Italia, diventando quindi un modello all’avanguardia per la gestione del territorio. 04-05 L’ ingegnere Silvio A. Manfredini ha parlato di architettura e di urbanistica con una visione generale, spiegandoci la “vision” che ha lo studio Open Project per la Bologna di domani. Sono stati toccati i punti della viabilità e di un nuovo sviluppo urbano e sociale. Tutto il lavoro di Open Project è una visione di una Bologna futura e futuribile con uno studio progettuale e economico a scala media e macro urbana.


1ª università italiana

ATTENZIONE AMBIENTALE

capitale umano

EU 2020 patto dei sindaci

centri di ricerca

UNIVERSITÁ E RICERCA

POSIZIONE STRATEGICA

alta velocità

nodo di scambio

aeroporto

consumi culturali evoluti

attività associativa

città della musica UNESCO

città creativa

CULTURA E CREATIVITÁ


Casi esemplari di pianificazione e gestione virtuosa: Basti pensare a quei casi che hanno già fatto scuola come la lontana Silicon Valley negli Stati Uniti, alle città Europee di Barcellona, Lione, NewCastle, Liverpool, e alla nostra connazionale Torino. In tutti quei casi si è adottato un approccio strategico alla gestione e pianificazione del territorio che andasse innanzitutto ad individuare le risorse già presenti nel territorio e le coniugasse con i fattori determinanti per garantire un programma organico di sviluppo sostenibile. Tra i fattori strategici comuni a queste realtà sono stati individuati una forte attenzione all’ambiente, la presenza di università e centri di ricerca di eccellenza, una posizione naturalmente strategica, una cultura liberale volta a favorire investimenti anche da parte del settore privato, e la predominanza dell’aspetto “creativo” in molte delle attività promosse.

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Si inizia a riflettere su nuove pratiche, ormai consolidate, come quella della pianificazione strategica e progettazione partecipata. Si guarda ispirandosi ad esempi virtuosi di città e regioni che, dopo una lunga e profonda crisi del sistema economico, urbano e sociale, si sono risollevate trovando nelle valorizzazione e gestione efficiente delle risorse già presenti nei loro territori dei volani per uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo.

E N STR O I Z I A S T O EG P

I sistemi di pianificazione e gestione territoriale convenzionali rispondono con fatica al continuo mutare della città. Per affrontare le nuove problematiche cittadine, la crescita urbana e soddisfare le esigenze della popolazione sia “vecchia” che “nuova”, le amministrazioni pubbliche e le istituzioni private si trovano a dover cambiare il loro approccio nella gestione della città e nella pianificazione del suo futuro.

O UNIV E NTR R S CE I T

Cambia lo spazio fisico tanto quanto le funzioni degli agglomerati urbani, questo per adattarsi ai cambiamenti in atto, come ad esempio la crescita della popolazione in termini di numeri, la diversità sociale, il declino della produzione industriale a favore dell’economia dei servizi e tanto altro.

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Focus sul tema della città In questi ultimi decenni le città ritornano ad essere al centro di diversi interessi. Il nuovo millennio segna una svolta singolare: per la prima volta stiamo vivendo in un mondo che è prevalentemente “urbano”, ciò significa che, a livello globale, la maggior parte della popolazione vive in aree urbanizzate piuttosto che in zone rurali. Le città gradualmente diventano degli organismi complessi dove gli equilibri tradizionali vengono minacciati da nuovi trend.

NTE CU E I B M LTU A A R C I

Questi fattori non sono casualmente individuati come strategici. Infatti la stessa Unione Europea, prima con la Strategia di Lisbona e oggi con la Strategia EU2020, suggerisce uno sviluppo futuro delle città che si basi su una crescita intelligente (sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione), sostenibile (promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva) e inclusiva (favorire la coesione sociale e territoriale, nonché una maggiore interconnessione tramite reti infrastrutturali e relazionali).

In questo contesto fatto di centralità della città rispetto alla provincia rurale, di importanti cambiamenti materiali e immateriali e di linee guida strategiche per lo sviluppo futuro, dove si colloca la città di Bologna? La Bologna degli anni ‘70 è spesso ricordata dai nostalgici come la città del benessere sociale, della qualità della vita, della cultura e della condivisione.

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Bologna? una città che cambia

Oggi, anche a seguito di una profonda crisi che ha colpito l’Italia intera, si è costretti a confrontarsi con una Bologna che ha perso il fascino culturale e la forza economica che la posizionavano tra le prime città in Italia. Una Bologna che non si può definire malata ma sicuramente di salute cagionevole, una città che necessita di una forte spinta che inneschi il circolo virtuoso che la farà crescere in modo sostenibile.

Bologna è una città in continuo fermento dove, sebbene si risenta della crisi generale, fattori strategici continuano ad esistere anche se poco valorizzati. > università e centri di ricerca : nel 2010 l’università di Bologna spicca in vetta come miglior università in Italia nonché si posiziona come primo ateneo italiano nelle classifiche internazionali. Bologna è anche la prima città italiana per capitale umano, ricercatori e numero di brevetti procapite. In città ci sono numerosi centri di ricerca pubblici -CNR, ENEA, CINECA, ecc. - e privati grazie alla presenza di imprese innovative; > cultura e creatività : Bologna è storicamente anche la città dei creativi. Le analisi condotte secondo lo studio di Richard Florida hanno individuato Bologna al terzo posto per l’indice della creatività in Italia. Bologna è anche nella rete delle città creative e dal 2006 vanta il titolo di Città della Musica dell’Unesco. La presenza di un’effervescente attività associativa, di un ricco calendario di eventi e i consumi evoluti culturali ne fanno una città socialmente viva > posizione strategica : Bologna gode di una posizione naturale che la rende un nodo strategico del sistema degli scambi e dei trasporti di persone e merci. Grazie all’attuale progetto di ampliamento e sviluppo dell’Aeroporto Marconi e all’Alta Velocità ferroviaria, Bologna si propone come hub di rango non solo nazionale ma continentale e internazionale; > attenzione all’ambiente (nel 2010 Bologna aderisce al Patto dei Sindaci, impegnandosi con l’Europa a ridurre le proprie emissioni di CO2 di almeno il 20% rispetto ai valori del 1990 ed entro il 2020). Oltre alla presenza dei 4 fattori che abbiamo individuato come strategici, Bologna ha molti altri assets che potrebbero determinare il suo sviluppo futuro. Basti pensare al Centro Storico con il suo patrimonio architettonico e culturale, l’assetto urbanistico che ha fatto scuola a livello internazionale, e al tema del welfare e della cooperazione sociale che la resa una best practice all’avanguardia dagli 70 in poi. La Bologna all’avanguardia di ieri si confronta oggi con una profonda trasformazione del suo tessuto sociale, economico e politico, dove gli storici punti di forza hanno perso la valenza strategica. In questo contesto e in un’ottica di crescita sostenibile della città è importante trovare un programma organico di sviluppo che valorizzi le risorse di Bologna e che metta a sistema i suoi fattori strategici determinandone una nuova identità.

Da una prima analisi emergono tantissimi fattori che andrebbero approfonditi per una mappatura dettagliata dei problemi, delle risorse e delle potenzialità della città. Tra questi si scorge un veloce cambiamento della popolazione: il 40% della popolazione in città cambia ogni 10 anni, 11,6% dei quali sono residenti stranieri. Una Bologna fatta anche di studenti con 83.000 iscritti all’anno che portano un indotto in città di circa 1.700.000 euro al giorno, ma che purtroppo non può offrire nuovi posti di lavoro (meno 24.000 posti di lavoro nel 2009).

Riteniamo che ciò sia possibile attraverso l’identificazione di reti sia virtuali che materiali volte a costituire un sistema unitario, che racchiuda risorse e potenzialità della città creando sinergie nel territorio.


Sinergie metropolitane Tra i fattori strategici che la nostra città possiede, esiste anche la grande capacità relazionale dei suoi abitanti. Questa capacità ha reso Bologna una delle città più amate e imitate in Italia. A nostro avviso le relazioni e le reti tra le persone, i luoghi, le idee, le realtà e le azioni sono la chiave per guardare al futuro della città. Il tessuto sociale e relazionale bolognese, inteso nel senso più ampio del termine, è un patrimonio di immenso valore e va costantemente mantenuto, valorizzato e potenziato. Per rendere Bologna vivibile e allo stesso tempo attrattiva e competitiva a livello nazionale e internazionale, pensiamo che sia indispensabile la costruzione di un sistema che leghi i grandi fattori strategici e le piccole realtà diffuse nell’area urbana. Questo sistema produrrebbe una fitta maglia fatta di relazioni reali e virtuali, in cui si rafforzano i legami esistenti e se ne creano di nuovi, fino al raggiungimento di un tessuto di relazioni forte e

differenziato (quindi in costante sviluppo). Questo insieme di reti territoriali è un passaggio fondamentale per trasformare la gestione del territorio e delle sue risorse. Il nostro progetto ha come idea generatrice questo insieme di relazioni, questa matassa di energie che, una volta sbrogliata, potrebbe diventare la base su cui far crescere la Bologna di domani. Siamo partiti dalla mappatura del territorio per individuare i luoghi strategici della città, i punti in cui reti reali e virtuali si incrociano: si è delineato un insieme di relazioni estremamente complesso. Abbiamo provato a rendere leggibile tale complessità attraverso il disegno di queste connessioni. La nostra “mappa delle relazioni” è una sintesi dei legami della collettività.


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CREATIVITA’&RICERCA: collega i luoghi dedicati alla ricerca, alla tecnologia e alla creatività, i centri di promozione culturale e sociale, i nuovi insediamenti economici.

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dentificando alcuni dei luoghi più significativi e, successivamente, tracciando i percorsi e le relazioni che intercorrevano tra i luoghi, è emerso come questo insieme di linee fosse molto simile ad una grande infrastruttura. Abbiamo quindo interpretato il grande insieme delle relazioni come una “grande opera” astratta, un’infrastruttura ideale che Bologna già possiede e che può diventarne la base della strategia di sviluppo. Le reti sono rappresentate come linee di una metropolitana immaginaria, i cui tragitti sono i percorsi di sviluppo identificati per Bologna. Ecco le linee tematiche, ispirate ai punti del Manifesto di BoxBo, che collegano idealmente i luoghi reali della città:

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caserma sani polo scientifico universitario ex mercato

AMBIENTE: mette in connessione i luoghi caratterizzati da sostenibilità ambientale, interesse naturalistico, il fiume Reno, i colli e la fascia verde a nord della città, adiacente alla tangenziale

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RIQUALIFICAZIONE collega le zone che necessitano di riqualificazione urbana, architettonica e sociale.

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Come in una metropolitana reale, possiamo immaginare i luoghi dove si intersecano più linee come vere e proprie stazioni. Alcune di queste sono piccole stazioni, altre sono invece grandi snodi. Le grandi stazioni di interscambio sono punti nevralgici particolarmente rilevanti per le sinergie che si creano nel territorio. Questo sistema ha reso evidente la necessità, in alcune zone, di poli attrattivi che attivassero nuove dinamiche economiche e sociali, sviluppando interventi diversificati a seconda delle esigenze e delle vocazioni del territorio. Allo stesso modo la logica della rete prevede una distribuzione uniforme delle risorse economiche e dell’offerta culturale, in cui, quindi, centro e periferia sono in equilibrio costante.

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SINERGIE METROPOLITANE: Creatività e ricerca Turismo Università Welfare Ambiente Riqualificazione

UNIVERSITA’: unisce l’area universitaria del centro con i nuovi poli universitari decentrati WELFARE: congiunge i grandi ospedali con i piccoli centri di servizi sparsi sul territorio

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TURISMO: percorre dall’aeroporto Marconi alle due torri, dal Fiera District ai poli ospedalieri (turismo legato alla salute), dalla stazione ai nuovi luoghi di promozione turistica (ex Embassy).


AGOPUNTURA URBANA

Ci piace infatti pensare la città non come un agglomerato di edifici ma come un organismo vivente che funziona meglio se tutte le sue parti lavorano sinergicamente.

LABORATORI URBANI

“Ho sempre avuto l’illusione e la speranza che, con una puntura di ago, sia possibile curare i mali. Il principio di recuperare l’energia di un punto dolente o affaticato per mezzo di un semplice tocco ha a che vedere con la rivitalizzazione di questo punto e dell’area che lo circonda.” Jaime Lerner, 2003

Il paragone con l’agopuntura è calzante e si basa, come in medicina, sul principio che un punto stanco o malato può essere rivitalizzato con una semplice puntura e l’effetto positivo si estende a tutta l’area circostante. Una serie di interventi sullo spazio pubblico strategicamente progettati per innescare delle interazioni che sviluppino le potenzialità inespresse dei luoghi. Un nuovo modo di fare urbanistica basata su un principio d’identità urbana, in cui lo spazio pubblico accoglie e supporta le attività dei cittadini, le loro aspirazioni, desideri, necessità Abbiamo immaginato tre tipi di interventi di agopuntura urbana: i laboratori urbani, i micro interventi di riqualificazione e le micro azioni di governance.

I Laboratori Urbani sono degli interventi nel tessuto urbano della città pensati come luoghi di incontro di utenti con esigenze diverse, ma integrabili in funzioni sociali comuni. Si tratta di luoghi dove si possano condividere competenze e creare interazioni virtuose. L’identità di un luogo nasce infatti dalle aspirazioni, dai desideri, dalle necessità. L’utenza attiva valorizza la vita di quartiere, le relazioni di prossimità. Le reti informali sviluppano risorse condivise, funzioni nuove del vivere comune e arricchiscono i rapporti economici e le interazioni virtuose. Abbiamo individuato cinque zone della città con vocazioni differenti che a nostro avviso necessitano di tali interventi di rigenerazione urbana: la Manifattura delle Arti, la Caserma Sani, il Tecnopolo, il Casalone e la Barca. Tali luoghi sono snodi importanti lungo il percorso delle nostre “Sinergie Metropolitane”.

A partire dalle reti, dalle connessioni che abbiamo fatto emergere dalla mappa della città, abbiamo identificato dei nuovi snodi sul territorio, dei punti energetici da cui fare ripartire Bologna. Si tratta di interventi di rigenerazione urbana distribuiti fra centro e periferia, progettati per innescare delle interazioni positive, sociali e economiche. Tali innesti energetici sono esempi di agopuntura urbana: rivitalizzare un luogo serve a far lavorare l’intero organismo di una città.

LA CULTURA: ESIGENZA DI VICINATO

SPAZIO PUBBLICO COORDINAMENTO STRATEGICO CULTURALE CONCERTI WI-FI BAR PALCO PER LE ARTI LABORATORI PER BAMBINI SPAZI PER IMPRESE CREATIVE

Manifattura delle Arti – Embassy C’è una zona in città dove un’importante cineteca, un museo di arte contemporanea, l’università, un asilo e un centro anziani si voltano le spalle, non hanno interazione: la Manifattura delle Arti necessita di un intervento di rigenerazione urbana. Pensiamo ad un luogo con uno spazio pubblico e un spazio dedicato alla gestione della cultura. Bambini, famiglie, studenti e anziani possono condividere un luogo pubblico accogliente, partecipativo, informale dedicato alla cultura. È infatti dalle interazioni che nasce lo scambio, si costruisce il vicinato, si mettono in comune le risorse, si crea un’identità di zona. Immaginiamo l’Embassy come un luogo di passaggio, interazione e come centro di coordinamento della cultura. Pensiamo ad una struttura manageriale con funzione di raccordo delle attività culturali e degli investimenti, per dotare Bologna di una strategia culturale comune, come avviene in molte città europee, per valorizzare le energie esistenti e ridurre l’attuale dispersione. Caserma Sani La caserma sani ha una posizione strategica fra il futuro Tecnopolo e la città dei creativi: idealmente fra la tecnologia e l’arte. Pensiamo ad un centro del fare, un polo della riparazione e della rigenerazione, una forma di tradizionale casa-bottega declinata secondo le esigenze e i desideri contemporanei: officine multifunzionali nei grandi spazi di architettura militare, abitazioni in co-housing per i giovani avviati al proprio mestiere, una foresteria ed una cucina di qualità per attrarre i turisti. Si tratta di un vero e proprio esperimento di fermenti artigianali, in cui i designer condividono le proprie visioni con dei lavoratori esperti, i cittadini portano i propri oggetti in riparazione e i bambini partecipano a laboratori con materiali di recupero. La vocazione alla manualità trova un suo spazio specifico, attraente e progettato a partire dai suggestivi edifici, sostituendo le costruzioni non più adatte per rigenerare l’intera area.

OGGI

DOMANI

Tecnopolo Il Tecnopolo, situato sull’asse nord, lungo via Stalingrado, sarà, nella nostra visione, il luogo della scienza nella città. Un luogo dove il sistema di sapere legato alla cultura industriale non sia autoreferenziale. Un luogo dove l’innovazione, possa nutrirsi della creatività e dell’approccio multidisciplinare, come nel modello imprenditoriale di Adriano Olivetti. Abbiamo immaginato che la conoscenza tecnologica possa aprirsi e servirsi di apporti culturali eterogenei, promuovendo un rapporto forte con l’esterno e con la città stessa, in un sistema nel quale formazione, ricerca, industria e progettazione coesistono con start-up e imprese di nuove tecnologie. Un vero e proprio incubatore di idee tecnologiche. Un contenitore innovativo dove ci sia la possibilità di creare sinergie tra le competenze e la creatività di studenti, progettisti, ricercatori e neo-imprenditori coinvolgendo attori nuovi nel processo di sviluppo scientifico, anche legati alla formazione umanistica. L’obiettivo è quello di mettere a regime tutti i saperi di cui ricerca e innovazione possono avere bisogno e trasferirli in un tessuto produttivo esistente. Fare dunque ripartire il motore dell’economia promuovendo una cultura dell’innovazione creativa in un progetto urbano sostenibile, aperto e multifunzionale, che possa anche rispondere alla domanda abitativa temporanea con servizi integrati.

Casalone Pensiamo a tale luogo come ad un occasione di contatto e di interazione tra gli studenti universitari e la città. Un laboratorio multidisciplinare di laureandi per riprogettare l’area incentivando le potenzialità legate alle funzioni esistenti, ma ad oggi inespresse. Ciò permetterebbe agli studenti di sviluppare tesi di laurea al servizio della comunità locale, avviando così prime esperienze lavorative legate agli abitanti, enti commerciali e associazioni locali, costruendo con essi relazioni sociali e lavorative. Un occasione per avviare il percorso di restituzione delle professionalità acquisite in periodo universitario alle rispettive vite lavorative ed alla città. Il Villaggio Barca Nel quartiere Reno, in prossimità di un’ansa del fiume, negli anni ‘60 venne progettato e, in parte costruito un quartiere di edilizia popolare. La presenza di culture diverse è un terreno fertile per un progetto di rigenerazione urbana basata sulla musica del mondo. Abbiamo ipotizzato di trasformare alcune delle costruzioni del “villaggio Barca”, in centri musicali, provando a coniugare esigenze urbane, con quelle sociali e culturali. Nella nostra visione i centri musicali conterranno scuole di musica, sale prova, start-up d’impresa legati alla musica, laboratori di costruzione di strumenti musicali, ed anche alcune residenze temporanee per musicisti. Si tratta quindi di un recupero architettonico degli edifici e della riqualificazione urbana di alcuni punti strategici del quartiere. Ci immaginiamo il villaggio musicale, come un catalizzatore di nuove energie sul territorio e un modello di sviluppo della periferia urbana.


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Bologna come Tuned City potrebbe essere l’occasione di un nuovo primato: la prima città della musica ad essere innanzitutto una città intonata.

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Il suono può essere progettato con microinterventi in luoghi critici e con macrointerventi che dimostrino sensibilità e attenzione verso questo tema innovativo e semplice.

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Tuned city invece è la nostra “visione” per l’orecchio: il senso dell’udito è stato uno degli strumenti con cui abbiamo immaginato una città più vivibile, innovativa ed ecologica. Tuned city, ovvero la città intonata, significa che i rumori, le voci e i suoni di Bologna possono essere progettati in modo tale che l’inquinamento acustico non interferisca sul benessere delle persone e sulla vivibilità di una città. Quando lo spazio sonoro è confuso, i suoni singoli si perdono. Una voce, un clacson o un segnalatore di passaggio per non vedenti ci giungono confusi e la tendenza è quella di alzare i volumi per farsi sentire, con un peggioramento della situazione. In un paesaggio ad alta qualità sonora le interazioni sono facilitate e non servono toni di voce sempre più alti, e, sopratutto, il suono può essere usato come guida.

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Nella nostra visione, il centro storico di Bologna ha un brand nuovo, una segnaletica attrattiva, un’identità ritrovata. A nostro avviso la divisione amministrativa in nove quartieri non riflette i flussi emozionali e le vocazioni dei luoghi. La città storica ha una personalità stratificata che rimane confusa in un nucleo unico e indistinto. L’obiettivo è quello di fare emergere i caratteri delle zone con tratti omogenei in un ottica di Neighborhood Rebranding già sperimentata con successo a New York. Abbiamo immaginato quattro nuovi quartieri virtuali all’interno del nucleo storico della città che esprimano e ne valorizzino i caratteri in un processo di rigenerazione urbana: Porta Stiera, Porta Piera, San Procolo e Porta Ravegnana.

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I nomi delle antiche porte per enfatizzare le vocazioni, zona per zona e con colori differenti. Nuove segnaletiche per attrarre in modo diverso i turisti e suggerire una nuova lettura della città.

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Le microazioni di governance sono piccoli interventi innovativi per guardare la città in modo differente. Sono agopunture che non intervengono direttamente sul corpo della città, ma sulla percezione di essa e del governo del territorio.

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benessere individuale e collettivo. Lo stesso principio si applica per rendere più fruibile uno spazio come quello di Piazza VIII Agosto: un grande spazio poco utilizzato ad eccezione dei due giorni di mercato. Abbiamo immaginato verde e sedute su ruote che al bisogno diventano oasi di ristoro al centro della piazza per poi essere spostati agli angoli nei giorni di mercato. Interventi di ecologia mobile (esperienza ormai in uso in Europa) per dare una nuova identità e nuove funzioni ad una piazza senza perdere il fervore e la vivacità del mercato.

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Si tratta di microinterventi che agiscono come veri e propri aghi nel tessuto urbano. Abbiamo riflettuto su un qualsiasi incrocio urbano già carico di funzioni, come un’edicola, un bar, un ufficio postale… un luogo che gli abitanti frequentano abitualmente. Quello che il microintervento aggiunge a questo luogo è la capacità di diventare centro propagatore e catalizzatore di energie. L’incrocio diventa uno spazio pubblico pedonale partecipato. Servizi nuovi e funzioni innovative si aggiungono a quelli esistenti: bike-sharing, mercatino, colonnina per la ricarica di mezzi elettrici. Il fine è sempre quello di moltiplicare i centri relazionali della città per intervenire sul

Tali interventi, nel loro insieme, sono funzionali ad un nuovo modo di governo della città basato sulla vocazione dei luoghi e all’attenzione alle interazioni fra persone, un nuovo sistema metropolitano con nuove energie e nuove funzioni della periferia in un ottica di moltiplicazione dei centri della città.


Fantascienza rurale

Lo sviluppo urbano non sempre compatto e progressivamente ordinato di Bologna ha consentito che si conservasse un cuscino verde compreso tra la tangenziale e il passante ferroviario nord. Questo cuscino in alcuni punti edificato, ma con criteri di limitazione dell’impronta costruita al suolo, segue l’asse autostradale da est, dall’area di via Larga, a ovest raggiungendo qui l’area del lungo Reno. Connettendo questo cuscino interno con la fascia agricola in cui si dissolve l’aggregato urbano all’esterno della tangenziale attraverso già esistenti cunei agricoli, si viene a creare una nuova dimensione territoriale che cinge la città nel suo affacciarsi alla pianura e ne costituisce allo stesso tempo opportunità di sviluppo e limite di crescita; comportandosi come la fascia collinare ha fatto con il fronte sud della città. I cunei che già oggi in alcuni punti oltrepassano l’asse carrabile porteranno l’agricoltura e la provincia fino a ridosso dei nuovi e dei vecchi quartieri, contribuendo così a creare una forma contemporanea del rapporto città-campagna. Inoltre seguendo l’invito dei cunei a infiltrarsi tra le maglie libere della tela urbana, questa nuova infrastruttura “delle persone” arriverà a

Bologna ha un altro obiettivo, oltre a quello di raggiungere una più completa e funzionante maturità urbana: realizzarsi come dimensione metropolitana. Il primo passo verso questa meta è quello di ripensare radicalmente il modello di interazione a scala provinciale tra gli aggregati urbani. Oggi la provincia, o meglio le province, visto che l’attrazione territoriale di Bologna va ben oltre il confine amministrativo a cui è stata delegata, sono tutte inesorabilmente orientate verso la città e il suo centro storico, che soffre così conseguentemente di sovraffollamento da servizi e strutture a scala extra-urbana. Abbiamo immaginato che il futuro metropolitano di Bologna debba realizzarsi attraverso la creazione di un nuovo sistema di distribuzione territoriale a cui le province (quelle della pianura padana) e la città (intesa nella sua continuità urbana da Casalecchio a San Lazzaro) si rivolgano. Una dimensione di riferimento capace di distribuire e organizzare i servizi. Così facendo la città verrebbe alleggerita di funzioni che oggi interferiscono con la dinamica urbana quotidiana e che ne hanno frenato la crescita residenziale. Questo assetto territoriale proposto consentirà una nuova crescita residenziale della città e un conseguente più efficace sfruttamento dei sistemi di mobilità collettiva locali e nazionali. Tutto ciò consentirà l’arresto della crescita decentrata delle province, fonte primaria dell’ odierno disequilibrio città-territorio, che invece si organizzeranno in un network diffuso il quale guarderà a questo nuovo cardine territoriale come riferimento per servizi e strutture, senza sovraccaricare il centro storico. Il modello da noi proposto è un sistema specchiato in cui la città di Bologna e la provincia organizzino la propria interdipendenza attraverso una struttura, una dimensione di interfaccia. Se guardiamo Bologna oggi vediamo come siano due i segni che più ne hanno influenzato la dinamica urbana: la cerchia delle mura medievali e la tangenziale; così come la prima, trasformandosi nei viali “di circonvallazione”, ha regolato lo sviluppo urbano dal primo novecento in poi, noi abbiamo immaginato che il futuro della città debba passare attraverso la rigenerazione della seconda: la tangenziale. Un’infrastruttura che oggi per quanto essenziale e determinante per la sopravvivenza della città contemporanea ne è però completamente distaccata. Viene utilizzata per la maggior parte degli spostamenti cittadini e in qualche modo ne è stato il limite allo sviluppo edificatorio verso gli orizzonti della pianura ma rimane un’entità percettivamente e urbanisticamente scollegata e indipendente. La nostra proposta è quella di sfruttare la necessità di trasformazione che si proporrà per la tangenziale nel momento in cui verrà realizzato il passante autostradale nord, creando quel cardine territoriale capace di divenire elemento centrale nella nuova dinamica metropolitana. La tangenziale verrà così trasformata, da mera striscia di asfalto e veicoli, in una dimensione ecologica, a scala umana, in una infrastruttura VIVA che abbiamo chiamato “Tangenziale delle persone”. Una nuova tangenziale che sappia mettere in contatto la città e le province consentendo ad entrambe di riqualificarsi ponendo al centro di queste trasformazioni l’uomo e l’ambiente.

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UNIVERSITA’ polo umanistico

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aree trasformazione

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parco

aree verdi da progettare parco agricolo

ZONA INDUSTRIALE


toccare, e in alcuni punti a superare, la cerchia dei viali riuscendo quindi a mettere in contatto fisicamente e relazionalmente la città storica a quella contemporanea in una dimensione ecologica e sostenibile. La “tangenziale delle persone” sarà allo stesso tempo un parco, un’infrastruttura di spostamenti cittadini, terreno coltivabile, e sede di servizi territoriali. Sarà l’opportunità per la città di rigenerarsi in funzione del benessere dei cittadini, del rispetto ambientale e della competizione territoriale. E’ impensabile però che questa nuova infrastruttura urbana possa trovare realizzazione in un unico gesto, crediamo che la vera opportunità sia quella di farla crescere nel tempo seguendo il processo di riqualificazione della città. Immaginiamo di partire rigenerando l’asse nord di via Stalingrado, con le sue caserme e fabbriche dismesse già oggetto di interventi di agopuntura urbana, e creare così un sistema integrato di residenze eco-sostenibili, verde pubblico e produzione tecnologica, che abbia il suo vertice nel nuovo Tecnopolo.

Da qui lungo la tangenziale verso la Fiera si creerà una connessione tra quest’ultima e il polo umanistico dell’Università che si svilupperà verso nord scavalcando i viali nell’area Hera e da qui superando la ferrovia verso il Distretto della Fiera. Si realizzerà una nuova polarità urbana capace di dare futuro all’asse nord di via Stalingrado creando una sinergia tra l’Università, il Tecnopolo e la Fiera, e mettendo in relazione la città storica con la città in divenire. Sviluppandosi verso ovest la “Tangenziale delle persone” collegherà l’area del CNR, del nuovo polo chimico e da qui, seguendo il percorso del Navile fino alla stazione dell’alta velocità e alla nuova sede degli uffici comunali, i nuovi servizi centrali della Bologna metropolitana. Spingendosi ancora più verso ovest toccherà il Reno e il suo sistema ecologicoinfrastrutturale, l’adiacente area che ospiterà il polo scientifico-tecnologico universitario del Lazzaretto e l’area ex-militare dei Prati di Caprara, polmone verde a pochi passi dalla cerchia murata medievale. Terminerà quindi allungandosi a est fino all’area industriale Roveri, dando in questo modo completezza al sistema.

Cosi facendo la “Tangenziale delle Persone” non sarà solo un collegamento relazionale ma sarà soprattutto un collegamento fisico capace di dare nuove prospettive al sistema produttivo e tecnologico della città. Infatti l’Università, nei sui diversi poli funzionali, il CNR, il Tecnopolo, la Fiera, la stazione dell’alta velocità, l’areoporto e la zona industriale Roveri saranno messi in contatto diretto da questo nuovo sistema integrato e flessibile, capace di adattarsi nel tempo a nuove direzioni. Pensiamo ad esempio all’opportunità delle Universiadi e pensiamo come, se non realizzate in un unico luogo, possano diventare strumento di rivitalizzazione per l’intera città. Una città olimpica nel vero senso della parola e non semplicemente una città che ospita un quartiere olimpico. In questo modo il “grande evento” verrebbe affrontato pienamente nel suo secondo scopo, oltre al primo di manifestazione sportiva, ovvero di essere promotore di una riqualificazione urbana diffusa e complessiva per l’intera città, lasciando un’eredità ben più importante.

Abbiamo chiamato questo scenario “Fantascienza Rurale” perché crediamo che Bologna abbia bisogno di immaginare il proprio futuro ricorrendo alla crea(t)tività senza lasciarsi imbrigliare dalle logiche tradizionali di pianificazione urbana e territoriale. Lasciandosi alle spalle le stagioni della programmazione prescrittiva tradizionale e partendo dalle esigenze e dalle vocazioni odierne aperta anche a nuove direzioni. Abbiamo immaginato che questo futuro fantascientifico rimanga collegato al territorio, alle sue peculiarità e si proponga in una dimensione di centralità dell’uomo e dell’ambiente che bene vengono descritti dal termine rurale. Abbiamo immaginato una città metropolitana che sappia dialogare con l’ambiente naturale, con quello costruito sfruttando l’innovazione e la sperimentazione.


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Flussi Metropolitani La Bologna futura dovrà essere una città capace di garantire spostamenti veloci ed efficienti. Per questo abbiamo pensato ad un sistema integrato e soprattutto differenziato di trasporti pubblici.

Una circolare metropolitana su rotaie creerà una nuova arteria periferica di trasporto pubblico ad alta frequentazione.

Questi due elementi sono stati concepiti nell’ottica di alleggerire il centro dal traffico dovuto al trasporto a lunga percorrenza.

Collegherà l’intera città metropolitana, da Casalecchio a San Lazzaro, andando ad occupare la sede autostradale lasciata libera nell’ipotesi di realizzazione del passante nord.

E in fine per soccorrere la Bologna di oggi imbottigliata nel traffico abbiamo deciso di riscoprire una risorsa di ieri: i canali.

Una linea di tram collegherà invece Borgo Panigale al Pilastro passando per la cerchia dei viali, via Stalingrado e la fiera.

Pensiamo a un’ idrovia che si muova sui canali di Reno e di Navile. Moderni battelli trasformeranno i vecchi corsi d’acqua in vere e proprie vie dando vita a un nuovo servizio di trasporto pubblico

silenzioso, pulito ma soprattutto indipendente dal traffico su gomma. Basta seguire i canali di Reno e Navile per rendersi conto di come il loro tracciato corra quasi parallelo ad alcuni dei più nevralgici assi stradali.

Ma ci siamo spinti ancora oltre: attingiamo nuova energia dagli antichi canali per rispondere alle esigenze energetiche di oggi. Nuovi mulini simili a quelli della tradizione possono rendere i canali delle vere e proprie vie dell’energia.

Da Casalecchio al centro in 20 minuti anche nelle ore di punta, su un mezzo confortevole, lungo un percorso circondato dal verde. L’idrovia mostrerà alle persone un nuovo punto di vista da cui ammirare la città, quello dell’acqua, un tempo tanto importante e oggi quasi dimenticata.

L’energia prodotta dai piccoli mulini aiuterà ad alimentare ad esempio dei lampioni a led che illumineranno di notte il canale e il percorso pedonale parallelo. Alla base degli stessi lampioni saranno disponibili colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, panchine equipaggiate con

prese elettriche e connessione wi-fi per chi vuole usare il computer ma anche lampade snodate per chi preferisce leggersi un libro. Le piste ciclabili che già oggi corrono lungo i canali di Reno e Navile, saranno potenziate e contornate da luci a terra che le affiancheranno da entrambi i lati illuminandosi avanti e dietro al passaggio del ciclista, rendendo cosi il viaggio più piacevole e gli attraversamenti più sicuri. Si creeranno dei nuovi percorsi accoglienti e pratici, pensati a misura d’uomo, che riporteranno in


maniera visibile il verde e l’acqua fino al centro città. Dei veri percorsi che accoglieranno le persone desiderose di sfuggire dal traffico e le guideranno avvolgendole di quiete e natura. Tutto questo sistema di nuovi trasporti pubblici diversificati garantirà la nascita di nuovi flussi metropolitani più efficienti e svincolati dal centro storico. Non sarà più necessario passare da Piazza Maggiore per attraversare la città ma ci si potrà muovere più velocemente passandovi attorno. I vari nodi di scambio permetteranno di cambiare velocemente da un mezzo all’altro, si sfrutterà così la circolare metropolitana per muoversi lungo la periferia per passare agevolmente all’idrovia o al tram nel caso si voglia raggiungere il cuore della città. Il centro di Bologna sarà così enormemente alleggerito dal traffico attuale e potrà, grazie a un sistema di parcheggi scambiatori, piste ciclabili e minibus elettrici, essere gradualmente chiuso al traffico privato partendo ad esempio dalla cerchia dei mille. Si arriva al confine della zona pedonale, si parcheggia l’automobile in uno dei parcheggi predisposti, e poi si continua su un minibus o si prende una bici dal servizio di bikesharing o più semplicemente si usano le proprie gambe. Basta gas di scarico, rumore e strade dissestate, nella Bologna futura che sognamo il centro diverrà un isola di calma ed aria pulita in cui muoversi come persone e non più come macchine.


Le dimensioni contano Le dimensioni contano. Soprattutto quando si parla di automobili. Uno dei problemi più sentiti dai cittadini è la congestione del traffico urbano e la mancanza di sufficienti parcheggi. C’è una carenza di spazio. Ma le strade del centro storico e le vie principali che lo collegano alla periferia difficilmente potranno essere allargate. Allo stesso modo non potranno essere creati nuovi parcheggi in superfice nelle zone più densamente edificate dove lo spazio è fisicamente assente. C’è una endemica carenza di spazio che la Bologna futura dovrà assolutamente risolvere. A nostro avviso però la soluzione più efficace non risiede nel cercare nuovi spazi, ma nel ridurre quelli necessari. Insomma, sfruttare meglio lo spazio già a disposizione. Pretendiamo di comprare macchine sempre più grandi e poi ci lamentiamo se non troviamo parcheggio. L’adozione di veicoli più efficienti dal punto di vista dello spazio occupato porterebbe significativi vantaggi alla mobilità cittadina. Se lo spazio in strada è poco, riduciamo quello occupato dai veicoli stessi. Una soluzione innovativa ma semplice è utilizzare i veicoli più adatti alle strade urbane. Se non si va nella giungla con una 500, perché andare in centro con una 4x4? Il rinnovo del parco auto con veicoli di lunghezza inferiore ai 4 m, le così dette “city-car”, porterebbe numerosi benefici spesso sottostimati. Se poi prendiamo in considerazione miniveicoli elettrici di nuova generazione, dei quali si iniziano già a vedere i primi prototipi (ad esempio in uso presso le Poste Italiane), i vantaggi diventano incredibilmente incoraggianti. Il trafficosarebbe meno congestionatoper la maggior agilità dei veicoli. Le stesse file ai semafori sarebbero notevolmente più corte. Ad esempio quattro persone ferme a un semaforo a bordo di SUV formano una fila di circa 20m, su delle city-car solamente di 16 m, e su miniveicoli elettrici di solo 4 m, facendo di fatto sparire la fila. Il numero dei parcheggisarebbe automaticamente aumentato. Lo stesso spazio potrebbe ospitare molti veicoli in più. Solo considerando una conversione dei veicoli ingombranti in city-car si avrebbe la liberazione di 126 000 m2, che sono l’equivalente di 13 000 nuovi posti auto, di cui 1800 sarebbero solo all’interno nel centro storico. E tutto questo senza costruire nulla di nuovo ma semplicemente modificando i nostri gusti in fatto di automobili. Guardando ancora più in la nel futuro ci immaginiamo una Bologna in cui non solo le macchine ingombranti sono scomparse ma addirittura sono state sostituite da un eguale numero di miniveicoli. La superficie così liberata sarebbe equivalente a 367 000 m2, pari a più di 50 volte Piazza Maggiore, sufficiente a rendere il problema dei parcheggi solo un ricordo. In più parte dello spazio liberato potrà essere restituito alle persone piuttosto che alle macchine, per rendere la città più vivibile. Ad esempio se non sarà più necessario avere auto parcheggiate da entrambi i lati delle strade ma solo da uno, si potrebbero facilmente realizzare nuove piste ciclabili e marciapiedi più ampi.

Un vantaggio notevole si avrebbe anche nella riduzione delle emissioni climalteranti. Le city-car sono in media più efficienti rispetto a veicoli di dimensioni e cilindrata maggiori. Convertendo i grossi veicoli in city-car si avrebbe una riduzione del 36% sulla CO2 emessa, mentre in miniveicoli elettrici del 61%. A livello comunale l’impatto sulle emissioni totali di CO2 sarebbe una riduzione del 2,9% con city-car, e del 4,9% con miniveicoli elettrici. Per dare un peso a questi numeri si possono confrontare con dei pannelli fotovoltaici. Per avere una riduzione di CO2equivalente bisognerebbe coprire di pannelli fotovoltaici rispettivamente 1,6 km2e 2,25 km2. Quest’ultimo valore è pari questa volta a più di 170 e 280 volte Piazza Maggiore. La diffusione di miniveicoli eletrici porterebbe un notevole impatto sull’inquinamento atmosferico locale. Le emissioni di particolato fine, NOx , HC e altri agenti inquinanti sarebbe nullo all’interno della città. La qualità dell’aria sarebbe notevolmente aumentata così come la salute dei cittadini. Infine ridurrebbe di molto l’inquinamento acustico. I veicoli elettrici sono estremamente silenziosi, il rumore del traffico diventerebbe un ricordo e la città certamente più vivibile. Verso la riduzione dei volumi A fronte di tutti i vantaggi sopra citati vi è bisogno di una politica efficace per l’attuazione di un tale cambiamento. Qui vengono suggerite alcune iniziative che puntano in questa direzione ma prima è bene tenere presenti alcune considerazioni. È già in atto da anni una diversione del parco veicolare verso mezzi di dimensioni ridotte, più agili nel traffico. Fra il 1999 e il 2009 le autovetture a Bologna sono calate di 20000 unità (-9,2 %) mentre nello stesso periodo i motocicli sono quasi raddoppiati (+ 79,9%). Si deve anche tenere presente che la riduzione delle emissioni inquinanti è uno degli obiettivi dell’Unione Europea. Una politica che preveda la riduzione delle emissioni legate al settore dei trasporti renderebbe accessibili i fondo stanziati dalla UE per tali progetti. Va inoltre ricordato che Bologna è tra le città firmatarie del Patto dei Sindaci che prevede l’impegno a ridurre le emissioni di CO2 del 20% rispetto al 1990. Modulazione dei parcheggi: Gli attuali parcheggi pubblici hanno una dimensione standard di 5x2 m e indipendentemente dallo spazio effettivamente occupato i veicoli in sosta pagano tutti una stessa tariffa oraria. Un’idea semplice da realizzare ma molto efficace sarebbe la modulazione di tali parcheggi. Si tratterebbe di suddividerli in moduli di 1x2 m. Ogni parcheggio attuale sarebbe composto da 5 moduli. La tariffa per la sosta sarebbe poi proporzionale ai moduli effettivamente occupati. Le vetture che occupano 5 moduli pagherebbero come prima, ad esempio 1 euro, quelle che invece occupano meno spazio pagherebbero meno, ad esempio se ogni modulo costa 20 cent una macchina che ne occupa 4 pagherebbe 80 cent. Questo oltre a incentivare le macchine di dimensioni minori porterebbe le persone a parcheggiare con maggiore attenzione liberando quindi ulteriore spazio. Car-Sharing: Adoperando i fondi europei si potrebbe potenziare enormemente il servizio di car-sharing dotandolo di nuovi veicoli alternativi. Sempre nell’ottica di promuovere la diffusione di veicoli


piccoli e poco inquinanti, il servizio di car-sharing potrebbe rivelarsi uno strumento molto efficace. Il Comune potrebbe per così dire “dare il buon esempio” mettendo a disposizione dei cittadini un parco di miniveicoli elettrici. Essendo sia l’investimento iniziale che i costi di manutenzione e servizio molto ridotti rispetto ai veicoli convenzionali, il costo di noleggio sarebbe molto basso e invoglierebbe la gente a provare ed adoperare tali veicoli. Si creerebbe così una sensibilità cittadina sulle possibili alternative ai veicoli tradizionali. La gente avendo la possibilità di provare e testare con mano i vantaggi di tali veicoli sarebbe sicuramente più propensa all’acquisto di questi a discapito di auto convenzionali a combustione interna. Colonnine di ricarica: Sempre in relazione al potenziamento del servizio di car-sharing si potrebbe pensare all’avvio della diffusione di infrastrutture a disposizione di veicoli elettrici. Si tratterebbe di installare colonnine di ricarica a ridosso dei parcheggi riservati a tali veicoli. Oltre ai finanziamenti dell’Unione Europea si potrebbe considerare una partnership con il gestore della rete elettrica per la realizzazione diffusa di tali infrastrutture. Essendo il costo di una ricarica effimero se confrontato con l’equivalente in benzina, il prezzo del servizio consentirebbe sia un guadagno al Comune che al cittadino. Nuovo requisito per i permessi Un ultima iniziativa, certamente efficace ma controversa, è il blocco del traffico nel centro storico ai veicoli più lunghi di 4 m, per così dire “ingombranti”. Basterebbe imporre la lunghezza del veicolo come requisito per il rilascio di nuovi permessi di accesso alla ZTL. La maggior parte delle attività commerciali e culturali gravita intorno al centro storico, porre un requisito in questa zona avrebbe effetto anche sul parco macchine del resto della città. Essendo però una misura restrittiva la maggior parte degli sforzi dovrebbe puntare nel rendere consci i cittadini dei vantaggi ottenibili con un tale cambiamento. Macchine più piccole ma in cambio di molti più parcheggi, molto meno traffico e molto meno rumore e inquinamento.

Riflessioni In futuro Bologna potrebbe diventare il modello in Italia e in Europa per una nuova mobilità privata fatta di veicoli più efficienti per emissioni e spazio. Bologna già polo dell’industria motoristica italiana potrebbe rinnovare e rafforzare il suo ruolo e farsi leader di questa nuova corrente sfruttando le conoscenze e le eccellenze già presenti nel suo territorio. Questo porterebbe nuovi mercati ed energia all’economia locale, rendendo la città ancora più nota sul mercato europeo e mondiale e aprendo così nuove e più ampie prospettive per il suo futuro sviluppo.

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vita bolognese

esperienze internazionali

associazioni di categoria

multidisciplinarietĂ


L

’esperienza di Boxbo ha rappresentato una delle tante realtà bolognesi di progettazione partecipata della città. Un contenitore multidisciplinare che ha racchiuso al suo interno visioni e proposte per il futuro di Bologna, città piena di esperienze simili, che ogni giorno lavorano di squadra per mantenerla viva e competitiva. Per sette settimane ci siamo concentrati sui bisogni e sulle caratteristiche della città dal punto di vista, anzitutto, dei cittadini, abitanti, professionisti. Quello che noi siamo. È emersa una lettura della città a partire dai bisogni che essa deve soddisfare, della vocazione che vuole avere, al fine di uno sviluppo più consapevole del territorio e degli spazi. Lo scopo è rendere Bologna una città di qualità, a livello nazionale e internazionale. L’analisi delle best practise internazionali e delle nostre personali esperienze all’estero ci ha permesso di affrontare la parte progettuale del workshop da diverse prospettive: la cultura, la mobilità, la socialità, l’ambiente. Questi i temi fondamentali trattati, gli stessi temi che a livello globale stanno investendo le principali politiche

di gestione e governo del territorio. Consapevoli dell’efficacia che progetti come Boxbo hanno nell’effervescente panorama cittadino, l’idea finale emersa è quella di aprire questa scatola alla cittadinanza attiva bolognese, invitando tutti i gruppi multidisciplinari esistenti nel territorio a proporre idee e progetti per la città, in modo temporaneo e partecipato. Boxbo come modello replicabile di progettazione, insomma. La rete che si verrà a creare, ancora una volta, sarà capace di abilitare un vero e proprio ecosistema della creatività. L’ecosistema così pensato sarà caratterizzato dall’apertura, dalla trasparenza e dalla condivisione di idee e progetti. Condizioni necessarie affinché un progetto prenda corpo e anima. In molti, come abbiamo fatto noi, hanno già pensato, ragionato e sognato un futuro per Bologna e siamo sicuri che tantissime idee rimangano nel cassetto perché difficili da realizzare solo con i propri mezzi. Apriamo la mente alle idee, accendiamo la collaborazione. Diffusa, capillare, virale.


ecosistema della creativitĂ


BOLOGNA CREATIVA

è stato un laboratorio interdisciplinare in cui 15 giovani talenti per 50 giorni hanno disegnato la loro bologna

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le associazioni economiche hanno scelto di sostenere questa strada innovativa per portare ai candidati sindaci le istanze delle categorie produttive che rappresentano

bla bla

BOLOGNA CREATIVA

alessandro tumscitz arianna ulian augusto stancampiano aurora toma francesca battistoni laura pierantoni letizia melchiorre lorenzo antonioni luca d’ambrosio luca mannucci luca vandini marco nascosi massimiliano lacertosa silvia scarponi stefano reyes con la partecipazione di: mario cucinella, roberto grandi

iniziativa promossa da:

tutor: sara bergami ufficio stampa: francesca parisini con il patrocinio di:

con il sostegno di:

produzione e comunicazione:



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