INDICE Introduzione
Macchine da Pesca
Presentazione Tesi
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Trabocco Dannunziano
Abitare Minimo
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Atlante delle Macchine da Pesca nel Mondo
Atlante delle Microarchitetture in Italia
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Abaco delle Microarchitetture in Italia
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Fish Wheel
Sviluppo Trabocco
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Carrelet
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Laksegiljer
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Torri di Pesca
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Tolimo
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Chinese Fishing Net
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Trampolo da Pesca
Macchine da Pesca
Trabocco Etimologia
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Storia
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Funzionamento
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Sottosistema_Passerella
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Sottosistema_Piano di Pesca
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Dharma Jal
Sottosistema_Apparato Pescante
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Fishing Houseboat
Sottosistema_Capanno
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Rete a Sacco
Sottosistema_Reticolo Stabilizzante
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Leggerezza_Caratteristica Fondamentale
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Fishing Net
Rilievo Geometrico
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Fishing Net
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Abitare Minimo e l’Acqua
Trabocchi nella Costa Teatina Inquadramento in scala 1.10000
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Inquadramento in scala 1.500
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Trabocco di Scoglio
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Pianta in scala 1.200
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Fasi di Costruzione Trabocco di Scoglio
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Trabocco di Molo
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Pianta in scala 1.200
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Fasi di Costruzione Trabocco di Molo
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Abitare l’Acqua Conclusioni
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Bibliografia
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Sitografia
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INTRODUZIONE
Dopo un inquadramento sull’abitare minimo come “tipologia” nata con le architetture vernacolari, costruite in risposta ai fabbisogni immediati dell’uomo, sono state analizzate alcune microarchitetture presenti all’interno del territorio italiano. E’ stato interessante notare come l’unica tipologia che non si sviluppa a livello regionale ma locale (escluse le microarchitetture che si confrontano con un territorio montuoso) sia quella del trabocco, una costruzione utilizzata per pescare, che si confronta con l’acqua e può essere considerata come un “ponte” che mette in relazione terra e mare. E’ stata data una maggiore importanza ai trabocchi che si sviluppano lungo la costa teatina, in quanto si tratta del territorio caratterizzato dalla densità maggiore. D opo aver analizzato il luogo in cui si sviluppano queste microarchitetture a scale differenti, si sono studiati i trabocchi ad una scala che permette di comprendere il loro funzionamento, sottolineando anche la differenza tra i trabocchi di scoglio e quelli di molo, considerati le due tipologie principali.
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ABITARE MINIMO “La definizione è facilmente comprensibile se associata immediatamente ad un’immagine: un piccolo volume e poche aperture”. Le origini di questa tipologia sono da cercare nelle costruzioni vernacolari in risposta ai fabbisogni immediati dell’uomo nel rapporto tra uomo e natura e molto spesso le micro-architetture testimoniano la tradizione costruttiva e culturale dell’ambiente in cui si trovano. Essenzialità ed intimità sono sicuramente i due temi principali che ruotano attorno al concetto di “abitare minimo”. Si tratta di qualcosa che viene costruito in una scala tale da determinare immediatamente un rapporto con l’uomo, un rapporto stretto, sicuramente differente da quello che si avrebbe se quel qualcosa fosse ad una scala urbana e , molto spesso, questo stretto rapporto viene legato alla fatica e allo sforzo, determinati dalla difficoltà con cui l’uomo è capace di rapportarsi e di misurarsi con l’oggetto. Un altro aspetto sicuramente importante è il ripensamento dei canoni del rapporto tra uomo e territorio sulla base di concetti come responsabilità, sostenibilità e sobrietà. L a suggestione della forma architettonica o del facile comfort, infatti, non devono prevalere sul principio di una presenza umana discreta e rispettosa. E se lo spazio abitato determina in primo luogo un’interazione con il territorio, cosa meglio del piccolo volume annulla la divisione (non solo fisica) tra il dentro e il fuori?
Uno spazio che non occupa, ma si occupa del luogo. U no spazio che è allo stesso tempo architettura e territorio.
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ABACO DELLE MICROARCHITETTURE NELLE REGIONI D’ITALIA
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PERCHÈ LA COSTA ADRIATICA?
Se non si considerano le microarchitetture che si confrontano con un determinato tipo di morfologia del territorio, il trabocco è l’unica in Italia che non si sviluppa all’interno di una sola regione, bensì esso si articola non solo lungo più regioni, ma anche attraverso diversi tipi di paesaggi: dalla laguna veneta agli scogli pugliesi del Gargano, passando per la costa sabbiosa dell’alto Adriatico. Probabilmente, i trabocchi sono stati realizzati esclusivamente sulla costa orientale in quanto questo tratto è caratterizzato da un fondale e da correnti adatte alla tipologia di pesca che caratterizza queste strutture. Ciò che è certo è che la costruzione dei primi trabocchi è dovuta all’abilità di alcune popolazioni ebraiche, insediatesi in questi luoghi nel XVII secolo e aventi come unico tipo di sostentamento proprio la pesca. Erano considerati degli abili artigiani che, nonostante non avessero una tradizione marinara, dovevano “inventare” un sistema che consentisse la pesca da riva quando non era possibile utilizzare gli arpioni.
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ETIMOLOGIA
Varie sono le accezioni di significato attribuiti a questo termine a seconda delle aree geografiche in cui la macchina è insediata. I l termine trabocco è stato di fatto italianizzato e proviene dal dialetto ‘travocche’, forse derivante dal latino ‘ trabs’: legno, albero, casa. P er qualcuno la parola potrebbe derivare dal ‘trabocchetto’ c he si tende al pesce, per altri dalla tecnica di conficcare i pali tra gli scogli, ‘tra i buchi’, oppure ancora dal cosiddetto ‘trabiccolo’ usato nei frantoi per spremere l e olive, molto simile all’argano che è situato sul trabocco.
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STORIA
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I trabocchi sono costruzioni nate per fornire un’alternativa alla pesca praticata con la barca e consentirla, di conseguenza, da terra (o quasi). Allo stesso modo, rappresentano una manifestazione interessante del “genius loci”, che ha valorizzato le risorse materiali locali e il trasferimento di tecnologie in modo appropriato. Alcuni fanno risalire le prime presenze di trabocchi nel tratto addirittura al 1240, tracce più sicure della loro comparsa si hanno nella seconda metà del secolo XVII, nel momento in cui si stabilirono alcuni nuclei familiari composti soprattutto da ebrei provenienti da Francia e Germania. Erano considerati degli abili artigiani che, nonostante fossero privi di una solida tradizione marinara, avevano l’unica fonte certa di sostentamento nella pesca. Era necessario “inventare” un sistema che consentisse la pesca da riva. Inizialmente, si costruirono solo passerelle, alle cui travi venivano appese le reti e solo negli anni successivi si aggiunsero mano a mano tutti gli elementi che oggi connotano i trabocchi. Una delle peculiarità di questi manufatti è lo sviluppo che li ha caratterizzati nel tempo, dovuto al trasferimento di tecnologie e al cambiamento d’uso da “strumento per la pesca” a “servizio per il turismo”, che hanno riguardato soprattutto il sistema morfologico dimensionale delle strutture, per ragioni connesse alla possibile fruizione allargata e alla necessaria sicurezza. La prima grande evoluzione avvenne nel momento in cui si aprirono le prime linee ferroviarie, con materiali e tecniche sostituiti per una migliore stabilità. I n particolare, si rilevarono cambiamenti nelle fondazioni (cemento al posto delle zeppe), nei legamenti (acciaio e non canapa) e nelle giunzioni. Negli anni successivi, l’evoluzione socio-economica e l’industrializzazione hanno rappresentato un aspetto negativo per le cosiddette “architetture spontanee” in quanto i trabocchi sono stati in un primo momento abbandonati. S olo grazie a interventi specifici delle amministrazioni locali (sono state emanate due leggi per salvaguardare i trabocchi) è iniziato un recupero, che ha fatto in modo che queste strutture diventassero il simbolo della costa abruzzese. 21
FUNZIONAMENTO
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1. Spezzoni di binario
2. Pali della passerella 3. Travi binate della passerella 4. Tavolato della passerella 5. Cavi di ferro cotto
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6. Pali della piattaforma 7. Struttura di elevazione orizzontale 8. Orditura secondaria 9. Doghe del piano di pesca 10. Capanno 11. Codditoni 12. Travi di collegamento 13. Antenne 14. Piccole antenne 15. Carrucole 16. Funi 17. Rete 18. Argano
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PASSERELLA
È l’elemento che ha la funzione di collegare il “trabocco” alla terra ferma. I caratteri distintivi sono determinati dalla lunghezza e dall’andamento, entrambi in funzione del contesto. Le configurazioni saranno dunque le più variate e individueranno tipologie di fondazione (su sabbia o su scoglio) e di conseguenza diversi tipi di strutture di e levazione. Classi di unità tecnologiche Unità tecnologiche
Struttura di fondazione
Classi di elementi tecnici
Indiretta
Orizzontale
Elementi tecnici
Pali fondanti
Materiali
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Struttura portante
.Acciai profilati .Acciaio non inox .Cemento a presa rapida .Canapa
Partizione esterna
Struttura di elevazione
Orizzontale
Verticale
Verticale
Impalcato
Elementi di protezione
Pali di alzato
Travi di sostegno
Tavolato
Parapetto
.Legno di acacia .Acciaio non inox .Canapa
.Legno di abete .Acciaio non inox .Canapa
.Legno di abete .Acciaio zincato
.Fili laminati
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PIANO DI PESCA
Definisce lo spazio dove si svolgono le fasi strettamente legate alla pesca. La piattaforma si configura generalmente in una superficie quadrangolare ( in tavolato di legno su minimo quattro travi di bordo e due di controventatura diagonali) con il lato lungo proteso verso il mare aperto; la piattaforma poggiante su quattro o sei pali verticali è situata a circa 5 metri sul livello del mare per superare la cresta delle onde massime di burrasca invernale. Classi di unità tecnologiche Unità tecnologiche
Struttura di fondazione
Classi di elementi tecnici
Indiretta
Orizzontale
Elementi tecnici
Pali fondanti
Materiali
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Struttura portante
.Acciai profilati .Acciaio non inox .Cemento a presa rapida .Canapa
Partizione esterna
Struttura di elevazione
Orizzontale
Verticale
Verticale
Impalcato
Elementi di protezione
Pali di alzato
Travi di sostegno
Tavolato
Parapetto
.Legno di acacia .Acciaio non inox .Canapa
.Legno di abete .Acciaio non inox .Canapa
.Legno di abete .Acciaio zincato
.Legno di abete
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APPARATO PESCANTE
Comprende gli elementi deputati alle operazioni di pesca; l’apparato pescante èc ostituito da una parte mobile (meccanica) per la pesca (argano, carrucole...) e d a una parte fissa che definisce il supporto del sistema. Questa è costituita da un sistema di pennoni (distinti in antenne e antennine) r ealizzati con la giunzione di più pali e un sistema di stralli che li sorreggono e li ancorano a robusti pali verticali detti codittoni. Classi di unità tecnologiche
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Attrezzatura esterna
Struttura portante
Unità tecnologiche
Struttura di elevazione
Struttura di stabilizzazione
Classi di elementi tecnici
Verticale
Orizzontale inclinata
Inclinata
Congegni per la pesca
Elementi tecnici
Pali strallati
Travi per antenne
Stralli
Argano, funi, carrucole, reti
Materiali
.Legno di acacia .Acciaio non inox .Canapa
.Legno di abete .Acciaio non inox .Canapa
Attrezzatura
.Fili laminati
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CAPANNO
La posizione del capanno sul piano di pesca è generalmente tangente all’ingresso definito dall’arrivo dalla passerella. Le dimensioni sono e devono essere contenute (da quelle minime inabitabili ad una media di circa 6 mq con altezza non superiore a 2,5 metri). Le tecnologie come i materiali rispettano l’intero sistema. Classi di unità tecnologiche Unità tecnologiche
Struttura di elevazione
Classi di elementi tecnici
Verticale
Inclinata
Copertura
Pareti perimetrali
Infissi
Elementi tecnici
Montanti
Travi
Tavolato
Tavolato
Telai
.Legno di abete .Acciaio zincato
.Legno di abete .Acciaio zincato
Materiali
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Chiusura
Struttura portante
.Legno di abete
Superiore
.Legno di abete .Acciaio zincato
Verticale esterna
.Legno di abete
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RETICOLO STABILIZZANTE
Costituisce il mezzo per garantire la stabilità del manufatto attraverso controventature rigide ed elastiche. Esso varia da un minimo di pochi elementi (all’inizio o alla fine della passerella fino a tutto il piano di pesca) ad un massimo determinato da un reticolo complesso concretizzato da pali di fondazione, di alzato e di collegamenti orizzontali in elementi di legno o tiranti in acciaio. Classi di unità tecnologiche Unità tecnologiche
Struttura di fondazione
Classi di elementi tecnici
Indiretta
Orizzontale
Verticale
Elementi tecnici
Pali fondanti
Pali di alzato
Travi di collegamento
.Legno di abete .Acciaio non inox .Canapa
.Legno di abete .Acciaio non inox .Canapa
Materiali
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Struttura portante
.Acciai profilati .Acciaio non inox .Cemento a presa rapida .Canapa
Struttura di elevazione
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LA LEGGEREZZA COME CARATTERISTICA FONDAMENTALE
Una delle tematiche più evidenti che si può immediatamente associare alla struttura del trabocco è la leggerezza. U na leggerezza che si relaziona costantemente con la solidità. L’intelaiatura di funi e travi, dall’apparenza fragile, ma con una stabilità insospettabile, è tale da resistere alle sollecitazioni delle reti ed alla furia del mare. Leggerezza che è la protagonista della prima delle cinque lezioni che Calvino espone in “lezioni americane” (la sesta e ultima è stata solo progettata). Si tratta di un argomento da sempre considerato anche all’interno della letteratura e che caratterizza sicuramente il trabocco, partendo dalla passerella fino ad arrivare alle antenne.
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La leggerezza [...] si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso. La leggerezza del trabocco si relaziona costantemente con la complessità della struttura. Una complessità che non è dovuta al caso, ma è frutto di un‘attenta analisi strutturale. E’ proprio la rete di sottili travi in legno che determina contemporaneamente leggerezza e complessità. La leggerezza, quasi fosse un ossimoro, diventa un elemento strutturale, che garantisce la solidità dell’architettura. Un po’ quello a cui fa riferimento Calvino in “Lezioni americane”, nel momento in cui tratta della differenza tra software e hardware: la leggerezza esiste in funzione della pesantezza e della complessità, così come un software leggero presuppone un hardware pesante. E in ogni caso soltanto la leggerezza del software è tangibile, così come la leggerezza del trabocco è la sua caratteristica più evidente.
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RILIEVO GEOMETRICO
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TRABOCCO DI SCOGLIO
È caratterizzato dalla presenza di un elemento funzionale di collegamento tra la terra ferma e l a “piattaforma” sul mare. È proprio la passerella che costituisce il primo manufatto da affrontare nella costruzione, sicuramente dopo aver definito gli appoggi ai sistemi strutturali. Di conseguenza, in qualche caso, la costruzione deve iniziare dalla fondazione del piano di pesca piuttosto che seguire la logica e muovere da terra p er la realizzazione della passerella.
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FASI DI COSTRUZIONE
Nella tipologia di scoglio l’elemento di distinzione è la passerella, che costituisce proprio il primo manufatto da affrontare nella costruzione, anche se, in alcuni casi particolari, la costruzione deve iniziare dalla fondazione del piano di pesca piuttosto che seguire una logica prettamente teorica.
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La prima fase riguarda la realizzazione delle strutture di fondazione, un sistema di pali assicurati al fondo marino tramite incastri degli stessi negli scogli nei quali sono state precedentemente scavate delle cavità.
Le strutture di fondazione del piano di pesca ripetono le stesse modalità di quelle della passerella. Qualora mancassero elementi di appoggio sufficienti, le fondazioni possono essere direttamente poggiate sul fondo marino con l’ampliamento, però del punto di contatto tramite piastre.
La seconda fase riguarda la realizzazione delle strutture di elevazione verticale. Alla porzione di elementi di fondazione emergenti dall’acqua vengono bullonati i pali di sostegno in acacia.
Le strutture di elevazione verticale sono costituite da pali di acacia ancorati alle fondazioni tramite bullonatura.
Successivamente viene realizzata la struttura di elevazione orizzontale. Agli elementi della struttura di elevazione verticale sono collegate tramite bullonatura le travi binate, di circa 18cm di diametro e 600cm di lunghezza.
La struttura di elevazione orizzontale è composta da due travi principali a croce con funzione di irrigidimento della struttura che, assieme ad un sistema di quattro travi perimetrali su più livelli, formano la struttura principale su cui verrà posato il tavolato.
La partizione orizzontale esterna, che consiste in un tavolato in legno di abete, viene sistemato sulla struttura tramite chiodatura. L’ultima operazione consiste nella realizzazione dell’elemento di protezione che consiste in un parapetto in filo di ferro zincato passante per la struttura di elevazione.
La partizione esterna orizzontale va a definire il vero e proprio piano di calpestio, realizzato con un tavolato inchiodato alla struttura orizzontale. L’elemento di protezione è costituito da travi di collegamento perimetrali.
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La struttura di elevazione verticale è formata da pali delle antenne e codittoni; i pali delle antenne sono i più alti (900cm ca) ancorati con bullonatura ai pali del piano di pesca verso il mare mentre i codittoni sono rivolti verso terra. Entrambi mantengono in equilibrio il sistema di antenne per sostenere la rete.
Per quanto riguarda le attrezzature, l’elemento principale è naturalmente l’argano. Esso consente di raggiungere con la rete le quote desiderate, gli elementi sono stabilizzati da un sistema di cavi metallici agganciati a bulloni e conficcati nei pali di sostegno in modo da evitare l’usura di tipo dinamico/meccanico.
La struttura di elevazione orizzontale, o inclinata, è composta da antenne e antennucce. Le antenne si estendono quasi parallelamente all’acqua, sono formate da più elementi e raggiungono in totale circa 20m. Alle estremità vengono poste le carrucole che consentono lo scorrimento delle funi per la rete.
Il capanno completa la costruzione del trabocco. La struttura di elevazione verticale è determinata da montanti e quella orizzontale è definita da travetti. Icollegamenti sono tutti effettuati tramite chiodatura e la chiusura del volume è determinata da un tavolato di abete a uno o due spioventi.
Le antennucce vengono collegate ai montanti tramite fil di ferro e completano il nodo dell’antenna. Anche alle loro estremità vengono poste carrucole per il movimento della rete.
Il reticolo stabilizzante è l’elemento più variabile all’interno del sistema trabocco, esso consiste in un reticolo di pali con funzione di contrastare moto ondoso e azioni dei venti. La struttura di fondazione è definita dall’uso di spezzoni di binario infissi direttamente negli scogli o nel fondo marino.
A conclusione vi è la struttura stabilizzante, composta da una decina di tiranti che sostengono antenne e antennucce. Questi tiranti in acciaio zincato sono collegati ai montanti delle antenne. I pali delle antenne sono stabilizzati da altri tiranti che li collegano ai codittoni.
La struttura di elevazione verticale è costituita da pali di acacia di lunghezza variabile così come quella orizzontale da travi di acacia con funzione di collegamento dei vari pali secondo una maglia triangolare.
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TRABOCCO DI MOLO
Al contrario dei trabocchi di scoglio, q uelli di molo sono privi delle passerelle, in quanto sono situati in prossimità di fondali m olto profondi. I n fase di costruzione, la prima azione deve e ssere quella di definire e impostare le fondazioni. Successivamente è necessario costituire il sistema di elevazione verticale con modalità c he contemplano anche la provvisorietà di alcuni elementi tecnici per il completamento d egli altri.
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FASI DI COSTRUZIONE
Nella tipologia di molo va prevista, come prima azione, la definizione delle fondazioni e l’impostazione del sistema di elevazione secondo particolari modalità che contemplano la provvisorietà di alcuni elementi tecnici per il completamento degli altri. Ad esempio una parte del sistema di elevazione verticale funge da “ponteggio” per la disposizione del sistema orizzontale che, una volta montato, sarà la base di lavoro per la sistemazione definitiva della struttura di elevazione verticale e, perciò, per la costruzione del sistema (macchina) pescante.
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Si procede con la realizzazione del piano di pesca partendo dalle fondazioni praticando delle cavità sugli scogli a ridosso del molo nelle quali vengono sistemati gli spezzoni di binario bloccati con cemento a presa rapida.
La struttura di elevazione orizzontale è costituita da un doppio sistema di travi utile alla definizione dell’impalcato e dell’apparato pescante. Come per il trabocco di scoglio due travi disposte a croce fungono da elemento di irrigidimento insieme a quattro perimetrali.
Successivamente si passa all’erezione della parte di struttura di elevazione verticale composta da pali di acacia lunghi 900cm ca. ancorati alla fondazione tramite bullonatura.
L’ancoraggio tra pali verticali e travi avviene in un primo momento tramite legatura e, successivamente, per bullonatura. Su questa struttura primaria viene ordita una seconda struttura di travi fissate alle prime al fine di configurare un piano più omogeneo per l’impalcato.
L’ubicazione dei supporti in mare avviene di conseguenza tramite dei cosiddetti pali provvisori utili a costituire il piano di calpestio che permette di muoversi più comodamente sull’acqua durante la posa in opera.
Oltre alle travi perimetrali vengono sistemate ulteriori travi di collegamento situate a diverse altezze al di sopra del piano di calpestio, necessarie a stabilizzare la paleria verticale per l’apparato pescante e a fornire un elemento di protezione.
Una volta ultimato l’impalcato i pali finti vengono rimossi e sostituiti da quelli permanenti, ovvero i pali delle antenne, di altezza notevolmente maggiore (ca. 10m). In genere le fondazioni sono semplicemente appoggiate e i pali di fondazione vengono sovradimensionati di ca. 30cm per ovviare al problema dello sprofondamento.
La partizione esterna orizzontale viene infine realizzata inchiodando le tavole sulle travi di sostegno secondarie definendo, perciò, il piano di calpestio finale.
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L’apparato pescante si sviluppa nello stesso modo del trabocco di scoglio; è perciò composto da antenne e antennucce. Le antenne, due, si estendono verso il mare e ciascuna antenna è suddivisa in tre parti. Generalmente viene utilizzata una paleria leggera in abete rispetto alle essenze usate per altri elementi.
Il capanno, infine, rappresenta l’ultimo sottosistema del trabocco. Si tratta di un volume chiuso costituito da pannelli lignei di varie dimensioni a seconda della destinazione d’uso che consente il riparo dagli agenti atmosferici e, a volte, funge da stivaggio di attrezzi e reti.
Le antennucce vengono collegate ai montanti con filo di ferro e completano il nodo dell’antenna. Alle loro estremità sono fissate le carrucole per gestire il movimento della rete, così come nelle antenne.
Per quanto riguarda la versione di molo del sistema trabocco, raramente si riscontra un reticolo stabilizzante. La collaborazione alla resistenza del manufatto viene affidata a dei puntoni orizzontali, collegati a pali verticali infissi negli scogli con funzione di controventatura
Successivamente vengono fissati una decina di tiranti in acciaio zincato al fine di sostenere antenne e antennucce. I pali dell’antenna sono stabilizzati tramite altri tiranti collegati ai codittoni.
La costruzione dell’argano completa la costruzione e permette la regolazione del movimento della rete durante l’atto della pesca. Gli elementi sono stabilizzati con un sistema di cavi metallici agganciati a bulloni e fissati nei pali di sostegno al fine di ridurre l’usura meccanico/dinamica. 66
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IL TRABOCCO DANNUNZIANO
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…proteso dagli scogli, simile ad un mostro in agguato, con i suoi cento arti, il trabocco aveva un aspetto formidabile… L a lunga e pertinace lotta contro la furia e l’insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva vivere d’una vita propria, a vere un’aria e una effigie di corpo animato. Il legno esposto per anni e anni al sole, alla pioggia, alla raffica, mostrava tutte le fibre, metteva fuori tutte le sue asprezze e tutti i suoi nocchi, rivelava tutte le particolarità resistenti della sua struttura, si sfaldava, si consumava, si faceva candido come una tibia o lucido come l’argento o grigiastro come la s elce, acquistava un carattere e una significazione speciali, u n’impronta distinta come quella d’una persona su cui la vecchiaia e la sofferenza avesser compiuto la loro opera crudele…
(Gabriele D’Annunzio, “Il trionfo della morte”)
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La
macchina pareva vivere d’una vita propria, avere un’aria e una effigie di corpo animato. Gabriele D’Annunzio
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Può il trabocco essere considerato una macchina? Il termine “macchina” va associato ad un altro termine di fondamentale importanza per arrivare ad una risposta a tal domanda: “artificialità”. Detto ciò, possiamo considerare “macchina” ciascun elemento creato dall’uomo per sopperire ad una mancanza, il più delle volte fisica, al fine di raggiungere un obiettivo. I primi utensili creati dall’uomo mediante l’utilizzo di rami, ossa e pietre si possono considerare macchine vere e proprie in quanto apparati di una condizione umana non sufficientemente sviluppata per primeggiare nell’attività primaria di migliaia di anni fa, quale la caccia. Procedendo sulla linea temporale dell’esistenza umana possiamo notare come il trabocco non sia altro che un utensile formalmente complesso atto a soddisfare un bisogno, un bisogno che l’uomo fisicamente non può afferrare. In conclusione il trabocco, come decine di esempi sparsi per il globo, può essere visto come una protesi artificiale simulante il braccio dell’uomo che si staglia su un paesaggio tanto caro ad egli quanto temuto come il mare, possedendo perciò quell’artificialità in grado di definirlo un’autentica macchina da pesca.
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MACCHINE DA PESCA NEL MONDO
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FISH WHEEL
Copper River (Alaska) 60° 23’ N, 144° 57’ W Una fish wheel (o ruota di pesce) è un dispositivo alimentato a d acqua utilizzato per la cattura di pesci, specialmente salmoni, e d è costituita da una ruota girevole con cesti e pagaie a ttaccati al suo bordo. Essa somiglia sia nella forma che nell’operato ad un mulino, tramite la corrente dell’acqua in cui agisce vengono azionati i cestelli con cui vengono catturate grandi quantità di pesce che, una volta nei cesti, vengono smaltiti attraverso un canale di scolo che, grazie alla gravità, accumula il pesce in un serbatoio posto al centro della macchina. Attualmente esse sono utilizzabili esclusivamente in Alaska e nel territorio dello Yukon a fini commerciali; una volta q ueste macchine erano diffuse in tutti gli Stati Uniti m a vennero vietate causa il rischio di estinzione d elle popolazioni di salmoni del luogo.
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CARRELET
Fouras-les-bains (Francia) 45° 59’ N, 1° 5’ W I carrelets si possono considerare in tutto e per tutto c ome la variante francese dei nostri trabocchi. Queste tipiche costruzioni sono considerate un elemento simbolo d el dipartimento della Charente Marittima e vengono utilizzate per la pesca della platessa. Come i trabocchi, il loro funzionamento avviene tramite il calare di una rete, solitamente di forma quadrata, montata sul parapetto della passerella che ospita anche la “ cabane de pêcheur”, ovvero la capanna in cui vive il pescatore. Un tempo molto utilizzate, una tempesta nel 1999 distrusse il 90% delle costruzioni sulla costa (circa 700) ma una collettiva opera di ricostruzione ha fatto sì che due terzi di esse siano ora tornate in vita, anche se il loro utilizzo ormai è destinato alla pratica della pesca come hobby.
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LAKSEGILJER
Osterfjorden (Norvegia) 60° 32’ N, 5° 19’ E
I laksegiljer sono delle piccole cabine palafittate costruite in aggetto sull’acqua nelle quali il pescatore si siede durante la pesca. Queste cabine presentano un buco centrale nel pavimento collegato ad una tavola di legno bianca immersa sul fondo dell’acqua che permette al pescatore di individuare il pesce g razie alla proiezione della sua ombra sulla tavola in acqua; l a rete è collegata ad una pietra e, una volta avvistata l a preda, il pescatore fa cadere tale pietra facendo chiudere l a rete grazie al suo peso intrappolando il pesce. Questo tipo di pesca è ormai severamente vietata in tutte le l ocalità norvegesi tranne nell’Osterfjorden, dove gli abitanti possono ottenere permessi speciali affinchè venga preservata la tradizione locale.
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TORRI DI PESCA
Kerč’ (Crimea, Russia) 45° 20’ N, 36° 28’ E
Nelle acque della Crimea si è sviluppata una tradizione unica per quanto riguarda la pesca, i pescatori del luogo h anno inventato un metodo ingegnoso e complesso al fine d i catturare ingenti quantità di pesci in un solo momento. Grandi reti quadrate sono fissate alle estremità a terra e , in mare, a queste torri di pesca costituite da grandi pali in legno che, intrecciate, formano una piattaforma che funge da postazione di vedetta. L’azione avviene con l’impiego di due pescatori: uno in mare, p osto sulla torre, e l’altro a terra. Una volta che il pescatore in mare avvista un banco di pesci a ll’interno delle reti avverte l’altro a terra e, tramite l’uso d i carrucole, tendono la rete fuori dall’acqua i ntrappolando i pesci.
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TOLIMO
Kisangani (DR Congo) 0° 31’ N, 25° 12’ E
I tolimo sono costruzioni rudimentali simili a impalcature c he permettono ai pescatori di Kisangani di pescare t ra le tumultuose rapide delle cascate Wagenia. Questa tribù di Wagenia utilizza degli speciali cesti di legno a forma di cono come reti, una volta fissati tali cesti al tolimo lasciano che la corrente faccia il resto, indirizzando l a preda nel cesto. U na volta catturato, il pesce difficilmente trova un modo p er liberarsi data la forza della corrente che lo costringe a ll’interno della “rete”. I pescatori raccolgono i cesti due volte l ungo l’arco della giornata: la prima all’alba, appena prima d elle 7, e la seconda prima del tramonto, tra le 16 e le 17.
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CHINESE FISHING NET
Kochi (India) 9° 58’ N, 76° 17’ E Perchè delle reti cinesi sono presenti sulla costa indiana? Piccole colonie cinesi vissero nella regione dall’VIII secolo in poi, s i pensa quindi che trafficanti cinesi della corte di Kublai Khan a bbiano portato per primi reti di questo tipo nella odierna Kochi prima del 1400. Le acque costiere intorno a Kochi sono molto pescose, perciò queste grosse reti da pesca servirono ottimamente per o ltre un secolo, finché gli arabi scacciarono i cinesi. Con l’arrivo dei portoghesi nel XVI secolo tornarono a loro volta le grandi reti cinesi, tutt’oggi funzionanti. L e gigantesche reti cinesi si servono di un punto d’appoggio e di contrappesi per bilanciare il carico della rete e del pescato. Q uando non è in uso, la rete e il telaio di sostegno rimangono s ospesi fuori dell’acqua. L a pesca inizia la mattina presto e dura quattro o cinque ore. Le reti vengono calate dolcemente nell’acqua. La rete rimane sott’acqua da 5 a 20 minuti prima di essere alzata d olcemente, raccogliendo il pesce che nuota vicino a riva.
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TRAMPOLO DA PESCA
Weligama (Sri Lanka) 5° 58’ N, 80° 25’ E La pesca su trampoli, o palafitte, è un metodo di pesca unica, p resente solo in Sri Lanka, al largo della costa indiana n ell’Oceano Indiano. Il pescatore sta seduto su una barra trasversale, chiamata “ petta”, legato ad un palo verticale conficcato nella sabbia a pochi metri dalla costa, da questa posizione elevata i l pescatore lancia il suo amo e attende che un pesce abbocchi. Sebbene l’approccio sembri antico e primitivo, la pesca su t rampoli è in realtà una tradizione relativamente recente , infatti, si ritiene che la pratica sia iniziata durante la S econda Guerra mondiale, quando la scarsità di cibo e i luoghi s ovraffollati per pescare hanno spinto alcuni uomini a specializzarsi nella pesca in acqua. L a cattura è piuttosto magra e di solito le prede sono costituite da aringhe e sgombri, detto ciò, o rmai questa pratica si sta trasformando sempre di più i n un carattere distintivo turistico della località.
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DHARMA JAL
Dacca (Bangladesh) 23° 42’ N, 90° 22’ E
Il dharma jal consiste in una tipica rete utilizzata per la pesca i n Bangladesh che dà, di conseguenza, il nome alla tecnica a d essa associata. Tale rete ha dimensioni variabili ma è abitualmente di forma quadrata, il suo utilizzo è molto simile ad un banale retino d a pesca, soltanto che in questo caso le dimensioni risultano molto maggiori. La costruzione a cui viene agganciata tale rete è interamente in legno, solitamente in bamboo, e possiede una piattaforma sulla quale si posiziona il pescatore e un’asta movibile a cui viene agganciata la rete; tramite la forza del pescatore la rete si cala in acqua o si innalza per raccogliere i l pescato.
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FISHING HOUSEBOAT
Chiang Khong (Thailandia) 20° 15’ N, 100° 24’ E
Lungo il fiume Mekong è facile imbattersi in queste strutture galleggianti, sia nella forma che nella funzionalità esse r icordano molto le reti cinesi presenti in India e le macchine pescanti presenti nella penisola vietnamita; la sola differenza sta nel fatto che le reti sono fissate non ad u na piattaforma fissa posta a riva ma su una imbarcazione che funge allo stesso tempo da abitazione per il pescatore. I l fiume Mekong è soggetto periodicamente a frequenti sbalzi di livello dell’acqua a causa delle alluvioni e dei monsoni c he si abbattono sulla penisola asiatica; grazie al galleggiamento della piattaforma di pesca, l’attività è g arantita in maniera costante lungo tutto l’arco dell’anno.
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RETE A SACCO
Da Lat (Vietnam) 11° 56’ N, 108° 26’ E
Queste attrezzature da pesca possono essere paragonate a lle reti da pesca cinesi presenti in India; in generale lungo i corsi d’acqua che si diramano all’interno dell’Indocina sono p resenti le stesse macchine pescanti nella funzionalità e nel modo di utilizzo, le variazioni più significative riguardano le forme e le dimensioni. In particolare queste reti da pesca denominate “a farfalla” ereditano il proprio nome dalla particolare forma delle aste che sostengono la rete. Tale rete varia a seconda della larghezza del corso d’acqua e della corrente in cui viene utilizzata, il pescato viene s olitamente raccolto durante la bassa marea del corso d’acqua.
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Thái Bình (Vietnam) 20° 26’ N, 106° 20’ E
Le reti da pesca nel Vietnam settentrionale sono utilizzate p revalentemente lungo i fiumi che si diramano come radici di alberi all’interno del territorio. Anche queste particolari reti differiscono dalle precedenti esclusivamente nelle dimensioni, esse infatti sono leggermente p iù piccole, ma allo stesso tempo la struttura di sostegno d eve coprire uno sbalzo verticale maggiore e da ciò deriva una struttura (solitamente in bamboo) leggermente più c omplessa che dipende, tuttavia, dai gusti e dalle p ossibilità di ciascun pescatore. I l prodotto pescato, data la posizione in cui tali reti operano e le dimensioni leggermente ridotte, risulta essere composto esclusivamente da piccoli pesci e da crostacei.
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Hoi An (Vietnam) 15° 53’ N, 108° 20’ E
Le quattro aste poste agli angoli della grande rete che la sostengono i n sospensione sul mare, si abbassano grazie a un’unica fune a zionata da una leva posizionata nella piccola c apanna sulla palafitta a qualche metro di distanza. L’operare sulla stessa leva, fa sì che la rete torni ad alzarsi v elocemente quando il pesce vi transita sopra. I l pesce viene poi raccolto da sotto, raggiungendo i l fondo della rete e aprendone l’apposita apertura. La velocità delle operazioni di pesca e la flessibilità dell’intera s truttura sono possibili grazie all’estrema leggerezza e , al contempo, resistenza del bamboo.
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ABITARE L’ACQUA
Una volta analizzate diverse tipologie di microarchitetture denominate “macchine da pesca” non si può non pensare al contemporaneo, a come nei giorni nostri il rapporto tra uomo e acqua sia necessariamente cambiato almeno per quanto riguarda quella concezione di “abitare minimo” che rappresenta il leitmotiv lungo il quale si articola questa tesi. Le “macchine” precedentemente elencate sono considerate, per etimologia del termine, dei veri e propri oggetti attraverso i quali l’uomo tenta di dominare la natura, sono perciò architetture che hanno come unico scopo quello di creare una situazione di vantaggio nei confronti dell’acqua. Ultimamente questo rapporto è cambiato, si tende sempre di più a creare un rapporto mutuale tra uomo e natura, in condivisione con essa, in questo caso con l’acqua; in tutti gli esempi elencati di seguito troviamo questa prerogativa, una microarchitettura in grado di assicurare un’esperienza, di creare uno scenario di vita quotidiana, la concezione di “abitare minimo” in armonia con il circostante quasi come se l’acqua diventasse sia la scena in cui l’architettura si cala sia il committente di tale architettura.
ARCHITEKTURLOKAL Observation Platform (Moor-und Feuchtgebiet, Deutschland)
ALEXANDER BRODSKY 95 Degrees Restaurant (Pirogovo, Russia)
BURO OLE SCHEEREN Archipelago Cinema (Yao Noi, Thailandia)
MATTHEW BUTCHER Flood House (Thames Estuary, United Kingdom)
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NLÈ, KUNLÈ ADEYEMI Makoko Floating School (Lagos, Nigeria)
SAMI RINTALA Fordypningsrommet (Fleinvaer, Norvegia)
OOPEAA Periscope Tower (Seinajoki, Finlandia)
SAUNDERS ARCHITECTURE Squish Studio (Fogo Island, Canada)
RAUMLABORBERLIN Goteborg Bathing Culture (Goteborg, Svezia)
STUDIOZERO85: Trabocco (Pescara, Italia) Il progetto si sviluppa con estrema semplicità, mantenendo intatta la forma del trabocco e il dialogo visivo che esso instaura con l’ambiente. Una progettualità asciutta, che continua sempre ad avvalersi del legno per caratterizzare gli interni e i pavimenti. Una grande piattaforma diventa lo spazio abitabile durante il giorno, mentre la notte ci si può
SAMI RINTALA Floating Sauna (Rosendal, Norvegia)
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rifugiare nella stanza interna, qui si trova una grande vetrata che “rende questa costruzione una telecamera che dal mare guarda indisturbata la città come un poetico voyeur le umide luci che illuminano la città di Pescara”.
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BIG, BJARKE INGELS GROUP Urban Rigger (Copenaghen, Danimarca)
UNDEFINED ARCHITECTS Panyee Football Pitch (Koh Panyee, Thailandia)
DAVID GIORGADZE ARCHITECTS Floating Pier for Water Skiing (Kvareli, Georgia)
PARTISANS Grotto Sauna (Toronto, Canada)
GOLDONI, CHIAVI, EL MAD Antiroom II (Valletta, Malta)
AFGH ARCHITECTS Finish Tower Rotsee (Luzern, Svizzera)
MATTEO LOMAGLIO The Bands (Kleivan, Norvegia)
AIRES MATEUS Cabanas no Rio (Grandola, Portogallo)
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PERCHÈ QUESTA TESI?
Perchè questa tesi? Perchè l’Abitare Minimo? Perchè il trabocco?
Il fatto che un tempo si pensasse e si agisse di più in favore della salvaguardia dell’ambiente e in questi anni questo aspetto viene spesso messo da parte è evidente. Lo si può notare proprio all’interno dell’argomento trattato: sono servite due leggi da parte delle amministrazioni comunali in favore di queste strutture per iniziare un processo di recupero che potesse risolvere l’abbandono che aveva interessato i trabocchi negli anni dell’industrializzazione e dell’evoluzione socio-economica. Quale modo migliore per salvaguardare l’ambiente se non iniziare dalle architetture spontanee, dalle architetture rurali, dalle architetture c he si relazionano con l’Abitare Minimo che, come in questo caso, s ono diventate il simbolo di un territorio? L’aspetto che più è importante di queste strutture è la loro potenzialità e ciò è stato evidente col passare del tempo. Si sono evolute, infatti, da uno strumento per la pesca a un servizio p er il turismo. E’ in questi termini che si parla di potenzialità, un’architettura che ha dato il contributo più importante all’aumento del turismo in queste a ree, fino a diventarne il simbolo.
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Le microarchitetture che si confrontano con il tema dell’abitare minimo r appresentano le identità del territorio e delle persone, sono caratterizzate da uno stretto rapporto tra uomo e natura e rappresentano la fatica con cui sono state costruite. E ’, quindi, essenziale partire dalla salvaguardia delle architetture minime, d elle architetture rurali per salvaguardare il territorio. In un mondo sempre più globalizzato ed uniformizzato, il mantenimento di queste presenze, sia dal punto di vista architettonico che sociale, fossilizza in qualche modo il ricordo di com’eravamo e delle tecniche di sopravvivenza dei nostri antenati, oggi ormai date per scontate, rendendo fruibile alle generazioni future una sorta di museo a cielo a perto riguardante gli usi e i costumi di particolari identità locali. L’aumento del turismo che si è registrato grazie all’attenzione, anche d a parte delle amministrazioni, nei confronti dei trabocchi ha d eterminato un cambiamento nel sistema morfologico dimensionale d elle strutture, per ragioni connesse alla possibile fruizione allargata e alla necessaria sicurezza. A nche questo aspetto è connesso alla potenzialità di cui si parlava prima. U na struttura che ha una determinata funzione storica ma che può anche essere utilizzata in altri modi. Tutti questi aspetti contribuiscono ad uno sviluppo di questa architettura, c he in futuro potrà essere sempre più evidente, ma un cosa è certa: il trabocco rimane il simbolo della costa teatina, che è stata appunto d efinita “costa dei trabocchi”, ed è sicuramente il punto da cui partire per salvaguardare il territorio in cui sono state realizzate queste “ architetture spontanee”.
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*A tutti coloro che credono di meritarsi questa pagina.