La pratica dell'imperfetto - Luca Freschi

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LUCA FRESCHI



LUCA FRESCHI

A cura di

Davide Caroli Felice Nittolo

Comune di Ravenna

Provincia di Ravenna


LUCA FRESCHI LA PRATICA DELL’IMPERFETTO Non c’è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale Wislawa Szymborska1 Imbattersi nel lavoro di Luca Freschi non lascia indifferente chi guarda. Le sue opere hanno concentrate una densità ed una intensità tali da non permettere di essere prese sotto gamba; sono ammantate da una vaga aura di inquietudine che lascia inizialmente spiazzati, ma che ha in sé qualcosa di familiare, che porta ad una necessità di capire meglio. Considerando la sua evoluzione, a partire dai suoi esordi fino ad ora, il suo percorso si è sempre più delineato: il suo amore e il suo rapporto con la terra sono diventati il luogo della rivelazione di un’idea che si sta svelando con un gentile e sorprendente impeto. Due mi sembra di poter individuare come i versanti su cui si sta indirizzando nei suoi lavori più recenti, e che mi sembrano tra loro coerenti e complementari nel puntare il focus sulla figura umana. La figura umana da sempre è stata il perno del suo lavoro: fin dai primi calchi a dimensione reale, Freschi è stato attratto dal confrontarsi con la rappresentazione di un Tu, altro da sé, con il qua1 W. Szymborska, Sulla morte senza esagerare, in P. Marchesani, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1915-2009), Aldephi, Milano 2009

le intraprendere un rapporto che sveli i processi della creazione. E in questo la terracotta naturale è stato ed è il suo campo di gioco e sperimentazione preferito, per la naturalità dell’effetto e la vitalità che lascia trasparire, per quelle fratture che lascia emergere e diventare protagoniste, emblematiche ferite e cicatrici della lotta quotidiana combattuta da ogni essere umano, per affermare sé stesso. Non tutte queste crepe sono decise a tavolino, anzi, la natura ha l’ultima parola, la terra stessa decide l’aspetto finale di quei corpi. La figura umana è ultimamente protagonista dell’indagine, in maniera del tutto diversa da quello che ci aspetteremmo da uno scultore. Le sue più recenti installazioni, allo stesso tempo multimediali ma dal sapore artigianale, non sono altro che la ricostruzione di un essere umano attraverso tutto quello che ne ha caratterizzato l’esistenza. Sono storie immaginate, inventate, credibili per la quantità di dettagli delineati e abbinati, con il gusto di raccontare un’esistenza partendo dai particolari più banali: i gingilli e le cianfrusaglie di cui ci attorniamo e che cercano di colmare quella sensazione di incompiuto che attanaglia quando ci si prende sul serio. Non incontriamo più direttamente una persona, ma ci rapportiamo con quello che è stato il suo riverbero materiale nella realtà: i ricordi e le trac-


ce che ha lasciato e che sono un altro tipo di impronta e di calco di sé. In questo Luca dimostra una curiosità per ciò che lo circonda e una maniacalità, diverse da quelle che impiega nella realizzazione dei calchi, ma ugualmente il risultato è quello di metterci di fronte ad una presenza, passata o presente non importa. A questi lavori si affiancano le opere realizzate in quest’ultimo periodo, bellissime e raffinate vanitas in bianchissima ceramica smaltata. Una resa che valorizza ed esalta forme altrimenti quasi respingenti, ma che così presentate risultano elementi preziosi ed eleganti. Già i lavori precedenti potevano in qualche modo essere intesi loro stessi come esaltazioni della caducità umana: quello che rimaneva delle persone rappresentate era lì, abbandonata traccia dell’assenza di quegli esseri. Ma in questo caso le opere si rifanno direttamente alla più classica tradizione della simbologia, mediata dalla sensibilità di Freschi, che mischia dettagli legati all’uomo con tracce più naturali, con elementi rinvenibili in un bosco; elementi di natura, persi e ritrovati, morti per rinascere in una nuova forma, simboli della decadenza delle cose, destinati però ad una nuova vita. Questo per raccontare e rendere evidente come la natura faccia inevitabilmente il suo corso e riporti tutto allo stato più elementare, passando

però attraverso l’intervento trasformatore e trasfiguratore dell’artista. Ed in questo risuona quella pratica dell’imperfetto che Luca ha voluto celebrare nel titolo di questa mostra: non un’esaltazione dell’imperfezione di per sé, ma l’esaltazione della forma intrinsecamente imperfetta della natura delle cose e delle persone, che lui cerca di rendere belle anche se tali non sono, riconoscendo in esse la presenza di una matrice che porta tutto a tendere verso il desiderio di perfetto, desiderio che è dentro di loro fin dall’alba dei tempi. Imperfetto dunque non come sbagliato ma come incompiuto, mancante di qualcosa che lo realizza e lo completa, per renderlo pienamente sé stesso e portarlo al massimo delle sue potenzialità. Uno degli elementi ricorrenti nelle sue opere sono i corvi, non solo classicamente neri, ma anche colorati e variopinti. Il corvo, che nella simbologia è l’animale che mette in contatto il nostro mondo con l’aldilà, è un’ulteriore indicazione di come la risposta attesa possa venire dalla natura più profonda che attinga all’origine di tutte le creazioni. E per questo sono colorati, perché non più solo messaggeri di sventura ma portatori di una connessione con l’origine. Davide Caroli


UN LEGAME FORTE IN NOME DELL’ARTE Un “atto di scelta” mi verrebbe da dire scomodando Duchamp, citazione che mi piace usare per definire ciò che spesso avviene tra maestro ed allievo. Vicini per affetto, per educazione formativa, Luca è stato l’allievo perfetto, in maniera precisa e critica ha interpretato le diverse e quanto mai originali evoluzioni linguistiche. Se l’insegnamento è apertura alle esperienze di innovazione, l’attenzione per le scelte più ardite è una mia connaturata curiosità per scoprire Talenti. L’aspetto di Luca che mi ha sempre stupito e continua a stupirmi è il carattere dissacrante e ribelle, la serietà nell’impegno e al tempo stesso l’insurrezione estrema verso gli schemi e le mode vacue dell’arte. Un mondo quello di Luca Freschi che si è sempre nutrito di suggestioni innestate sull’immagine. Al vagare della mente ha affidato la rappresentazione simbolica di uno stato d’animo, le sue figure sono definite con precisione sintetica, sono riflessi di una situazione mentale nello specchio della materia dove artificio e natura sembrano fondersi e completarsi nel trionfo della scultura in terra cotta. Inerzia meccanica, creatività umana, forza primigenia della natura contribuiscono così a creare un interessante cortocircuito energetico. Luca coglie non soltanto gli aspetti essenziali del linguaggio dell’arte, ma soprattutto, alcuni tratti formali della ricerca e di conseguenza alcuni passaggi fondamentali che soltanto chi vive il punto di vista dell’artista sa cogliere con atteggiamento omnicomprensivo. Paola Babini

LIBERIAMO I COLORI LIBERIAMO LA LUCE NELLA CITTà O la luce è nata qui, oppure, fatta prigioniera, qui regna libera. Così scrisse un’artista millecinquecento anni fa nella piccola cappella dedicata a Sant’Andrea nell’Episcopio di Ravenna. Gli artisti di ogni tempo, di questo sogno restano i custodi. Qualche volta aprono lo scrigno e un po’ di luce filtra tra le vie della città. La luce può dilatare gli spazi urbani, generare miraggi, cambiare l’aspetto delle cose e delle case. La niArt ha osato il segno. Un piccolo spazio nel centro della città. Una casa-galleria, niArt in via Anastagi. Una casa come tante ma su cui si è posata quella luce. È il segnale che se raccolto e ripetuto potrebbe cambiare il volto delle Città. Una Città unica per il sogno che custodisce. Unica nel nuovo volto disegnato dalla luce di questo sogno. LUCA FRESCHI è una tessera di questo grande mosaico che niArt sta realizzando con artisti provenienti da tutto il mondo. Liberiamo i colori, liberiamo la luce nelle città. Felice Nittolo



POST IDEOLOGY 2013 terracotta ceramica smaltata, legno, pvc, carta da parati, resine, insetti, objet trouvè cm 86x116x18


FORGET YOUR FUTURE 2013 terracotta ceramica smaltata, legno, pvc, objet trouvè cm 120x124x18


Jesus’ Blood Never Failed Me Yet 2013 terracotta ceramica smaltata, legno, pvc, objet trouvé, impianto sonoro “voce” cm 122x125x17


SIMPLIFY AND DISOBEY 2013 terracotta ceramica smaltata, legno, tempera acrilica su carta, gabbia cm 110x35x19


ROVINE E MACERIE 2015 terracotta ceramica smaltata, objet trouvĂŠ, forbici e chiodi cm 36x39x6


BLACK BIRD 2015 terracotta ceramica smaltata, objet trouvĂŠ cm 35x37x13


ATTEONE 2015 terracotta ceramica smaltata, objet trouvĂŠ cm 30x57x20



VANITAS 2015 terracotta ceramica smaltata, objet trouvĂŠ, bacile in metallo cm 40x40x25



www.lucafreschi.com freschiluca1982@libero.it

Luca Freschi (1982), diplomato presso l’Istituto Statale d’Arte di Forlì sezione “decorazione Pittorica e Restauro”, laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna “sezione Pittura”. In questi anni di lavoro ha intrapreso una ricerca basata sull’alterità della figura umana, sulla memoria personale e collettiva tramite l’utilizzo della tecnica del calco. Ha partecipato a varie esposizioni collettive e personali in Italia e in Spagna, tra le quali si segnalano negli ultimi anni: la 51° Edizione del Premio Campigna presso la Galleria d’Arte Contemporanea Vero Stoppioni di S. Sofia (FC); Open 12 - Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni presso l’Isola di S. Servolo di Venezia nel 2009; nel 2011 vince la prima edizione del Premio OPERA/Fabbrica, presso i Chiostri della Biblioteca Oriani di Ravenna. Fra le recenti mostre personali si ricordano: Volatili apparenze, a cura della Galleria Stefano Forni presso il Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto; Lacrimae Rerum presso la Galleria dell’Immagine di Rimini nel 2014; Simplify and Disobey presso la Galleria Stefano Forni di Bologna nel 2013. Fra le collettive: Antiquarium presso il Musas di Sant’Arcangelo di Romagna 2013; Dal Vero Centro Polivalente Gianni Isola di Imola; Martyrium presso il M.E.A.M di Barcellona e la Biennale di scultura della Pobla de Segur (Spagna) 2014. Dal 2012 collabora con l’associazione culturale Spazi Indecisi, occupandosi di installazioni destinate a luoghi abbandonati del nostro territorio: Cicli Indecisi ex Fornace Maceri Malta, Forlì 2012 e nel 2015 partecipa a DO.VE, Museo diffuso dell’abbandono, ex Asilo Santarelli di Forlì. Sempre nel 2015 viene selezionato come finalista alla 59° Edizione del Premio internazionale della Ceramica di Faenza. Alcune delle sue opere sono state vincitrici di premi nazionali e acquisite in collezioni pubbliche italiane e spagnole. Attualmente vive e lavora a Meldola (FC).


Si ringrazia Davide Caroli Felice Nittolo Lara Vitali Paola Babini

FOTO RITRATTO

Frank Hammerbekk Evensen PROGETTO GRAFICO

Lara Vitali STAMPA

Tipografia Passatore Forlimpopoli

Finito di stampare novembre 2015

in copertina

BLACK BIRD

2015 terracotta ceramica smaltata, objet trouvĂŠ cm 35x37x13 (particolare)


Via Anastagi, 4a-6 48121 Ravenna - Italy (zona Porta Serrata) artgallery@alice.it www.niart.eu Associazione Culturale Divisione Libri 00015


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