Portfolio

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2013-2018

PORTFOLIO

Luca Gilardoni



INDICE

Curriculum Vitae

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una biblioteca per Porta Vigentina

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una Biblioteca per Montello

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Il teatro del possibile 14 College de fiches

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una Vetrina per la cittĂ

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Conclusae Aquae

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MU.MI. Museo della Migrazione

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Una spina per Benedetto Marcello

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Domino

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Marrakech Express

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CURRICULUM VITAE

Luca Gilardoni

※

Piazzale Bacone 10, Milano 20129 tel.

+39 3335346613 email luca2.gilardoni@mail.polimi.it

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Percoso di studi

Esperienze personali

2015- Aprile 2018

Maggio 2015

Politecnico di Milano

Workshop di Disegno - “Taccuini di Viaggio tra Italia e Spagna”

Laurea Magistrale in Progettazione Architettonica Facoltà in Landscape and Urban Design

Ottobre 2015 International Workshop di Disegno - “Heritage and new Design” Primo premio con “Una Vetrina per la città”

2015 - 2018 Politecnico di Milano Laurea Magistrale in Progettazione Architettonica

Dicembre 2015

(110L/110)

Ideasforward 24h Competition 9th edition - “Syria” Menzione d’onore con “Domino”

2012 - 2015 Politecnico di Milano Laurea Triennale in Progettazione Architettonica

Settembre 2016

(110/110)

Villa Adriana International Museography Seminar Design Competition - Piranesi Prix de Rome Primo Premio con “Conclusae aquae”

2 0 07-2 01 2 Liceo Artistico “Medardo Rosso”, Lecco Diploma di istruzione Superiore di indirizzo artistico

Marzo 2017 International Urban Design & Landscape architecture Workshop “ Living in Marrakech”

(86/100)

※ Software

Esperienze Lavorative

Word, Excel, Powerpoint | buono Autocad | ottimo Adobe Illustrator | eccellente Adobe Photoshop | eccellente Adobe Indesign | buono Cinema4D | buono Sketchup | buono

Tirocinio presso “Basement 15 architetti” arch. Giulia Daria Griotti Partecipazione ad un concorso per una scuola elementare a Losanna

※ Interessi arte | grafica| fotografia| disegno| acquerelli | viaggi

Abilità linguistiche Italiano, Inglese

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Lab. di PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 2013

BIBLIOTECA Una biblioteca per Porta Vigentina

Il primo approccio al progetto di architettura è stato quello dell’ampiamento della biblioteca in corso di Porta Vigentina. Il tema prevedeva il ripensamento dell’area, immediatamente adiacente all’edificio esistente, attualmente occupata da un giardino di pertinenza della biblioteca ove sono ancora visibili i resti di tre cappelle della navata destra della Chiesa di S. Bernardino. La chiesa, andata completamente distrutta durante i bombardamenti della Grande Guerra, è di derivazione tardo-cinquecentesca e fungeva da semplice cappella all’attiguo collegio. Con lo studio del caso progettuale e l’analisi del contesto, emersero una serie di questioni riguardanti il metodo operativo che avrebbero determinato le scelte progettuali adottate successivamente. Il desiderio di mantenere il carattere “introverso” e il senso di “disvelamento-scoperta” della tipologia “a corte” del centro storico, portò a scomporre il nostro intervento in più corpi di fabbrica organizzati attorno ad un sistema di due corti passanti che si legavano alla maggiore, già esistente. Lo studio del tessuto urbano nell’immediato intorno, un tessuto ben definito nel centro storico cittadino dell’area di Crocetta, sembrava suggerire la continuità di facciata del “nuovo” con il corpo adiacente ed il rispetto dell’allineamento del fronte stradale.

Infine, la volontà di rispettare il singolo manufatto preesistente portò a farne perno dell’intero progetto, rendendo i resti dell’antica chiesa oggetto di contemplazione con l’aggiunta di un’ampia vetrata che definisce il prospetto interno del corpo maggiore dei tre progettati. Tre corpi di fabbrica distinti, ma funzionalmente connessi tra loro; due edifici sul fronte strada (ma comunque “chiusi” rispetto ad esso) che accolgono le varie funzioni di biblioteca per i diversi utenti (adulti e per l’infanzia); uno, arretrato, accoglie il “caffè letterario” affacciato sulla corte minore. Il progetto ha previsto anche il ripensamento degli spazi interni della preesistenza tramite la riorganizzazione di nuovi uffici, aule informatizzate e auditorium.

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Lab. di PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 2013

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Lab. di PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 2013

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Lab. di PROGETTAZIONE URBANISTICA 2015

BIBLIOTECA Una biblioteca per Montello

Il caso progettuale proposto era più specificatamente volto al ripensamento dell’area attualmente occupata dalla caserma in via Caracciolo attigua a Piazza Firenze, a Milano. Dalle preliminari analisi emergeva un’evidente problematica: nonostante il lotto sembrasse presentarsi sulla carta altamente accessibile, esso risultava essere scarsamente attrattivo per il pedone. Paradossalmente, è il carattere fortemente infrastrutturato del quartiere a rendere la caserma semplice spartiacque di un sistema dove si privilegia il trasporto privato a quello pubblico. In seguito alle difficoltà riscontrate nelle varie ipotesi di inserire una funzione d’eccellenza, lo studio di casi di progetti urbani, riguardanti questioni e necessità analoghe, unito alla lettura dei piani per l’area previsti da PGT, ha portato ad una diversa strategia: il ripensamento dell’area, non come singolo fatto urbano, ma come parte integrante di città, ovvero un parco urbano che ragionasse con il più complesso sistema dei “verdi” e “mobilità dolce” diventandone anello di congiunzione e rappresentasse una pausa, un luogo dello stare e di aggregazione. È qui che il progetto prevede l’inserimento di edifici pubblici tra cui proprio quello di una biblioteca a destinazione del quartiere. Biblioteca che nuovamente sottostà ad una logica volta al maggior mantenimento possibile del verde e della piantumazione esistenti, che pur ricercando una certa complessità spaziale degli interni, si pone in continuità con il parco esternamente.

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Lab. di PROGETTAZIONE URBANISTICA 2015

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TESI DI LAUREA 2018

IL TEATRO DEL POSSIBILE Per un teatro contemporaneo a Siracusa, tra didattica e città

Una scena, una piazza, un “tappeto” di teatri. Un luogo urbano che sia rappresentativo dell’identità siracusana, che sappia esprimere quel genius loci che lo sviluppo moderno sembra aver dimenticato: questo l’ obbiettivo che la tesi si propone. Assunta la realizzazione di un sistema universitario diffuso come possibile garante di quel palinsesto artistico culturale che è Siracusa, la scelta di realizzare un’ Accademia di Teatro nasce dal riconoscimento del profondo legame che fin dall’antichità si è instaurato tra il luogo e la pratica teatrale, nonché dall’oggettiva necessità di istituzionalizzare e dare spazio alle numerose compagnie teatrali cittadine. Il progetto diventa così il pretesto per una più accurata indagine su cosa significhi fare teatro oggi e su quali forme possa assumere l’edificio teatrale in un’epoca che ha visto il teatro uscire dai teatri rifiutando l’ormai canonico modello ottocentesco per invadere gli spazi della quotidianità contemporanea. La realizzazione di un teatro, trova risposta nello sviluppo urbano di Siracusa: la città, per secoli costruitasi sopra e sotto sé stessa in una straordinaria continuità con il suo passato, a partire dal XX secolo si è invece sviluppata senza più alcun rapporto con la sua storia, né con il territorio, dando vita ad una sconfinata periferia che necessita oggi di riequilibrare il rapporto tra pubblico e privato e di trovare un dialogo con le importanti preesistenze archeologiche. A partire da queste considerazioni si è individuata come area di progetto la terrazza sovrastante

il teatro greco per la possibilità del complesso da insediarvisi di diventare punto di riferimento per i quartieri limitrofi e motore di una valorizzazione del parco della Neapolis. Nella volontà di dialogare con l’archeologia, a partire dalle tracce del complesso ieroniano che un tempo occupava la suddetta area, e quindi dallo studio dei diversi rilievi effettuati nel corso del ‘900, si è dunque proceduto ad un’ipotetica ricostruzione dell’antico santuario cosicché il “fare antico” potesse indirizzare alcune scelte compositive. Seguendo quel “modo siracusano“ pronto a servirsi del passato per costruire e legittimare le costruzioni future, l’Accademia e il Teatro ricercano la spazialità dell’antico complesso senza riprodurlo mimeticamente e tenendo sempre presente il rapporto con l’orografia come fondante l’architettura greca e siracusana in particolare. Un progetto elementare e complesso che cerca le sue ragioninell’imprescindibile rapporto con la storia, il tema ed il luogo. Un progetto che, ricercando la continuità, si offre come possibilità per il futuro, del teatro come delle periferie, senza rinunciare ad essere memoria del passato.

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TESI DI LAUREA 2018

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CONCORSO per una SCUOLA ELEMENTARE a LOSANNA 2014

COLLEGE DE FICHES una scuola elementare a Losanna

La strategia adottata, prevedendo l’articolazione di tre corpi di fabbrica attorno ad un elemento centrale (una piccola piazza distributiva), sembrava in parte rievocare quel modo di procedere adottato nel primo progetto nell’area di Crocetta di cui ho già accennato, ma è, in questo caso, più ampiamente giustificato dall’analisi dei casi analoghi studiati in fase preliminare. Il complesso risulta essere totalmente collegato al piano interrato, dove un unico elemento, suggerito dal dislivello del lotto, distribuisce ai vari edifici. Il corpo maggiore, destinato ad accogliere le aule, prevede uno schema distributivo a croce in modo da consentire la migliore illuminazione delle aule; il trattamento delle facciate della palestra con vetrate continue, in parte schermate dal gioco plastico dei brie soleil, è volto a privilegiare il rapporto tra costruito e natura; il carattere netto e compatto dei prospetti rispetta il linguaggio delle architetture dell’immediato intorno.

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Internation Workshop “HERITAGE and NEW DESIGN” 2015 - First Prize

MUSEO DIOCESANO Una vetrina per la città

Richiesta progettuale era quella dell’ampiamento del Museo Diocesano in corso di Porta Ticinese. Il tema prevedeva il ripensamento dell’area, immediatamente adiacente ad uno dei chiostri attigui alla chiesa di S. Eustorgio. Chiostro in parte distrutto dai bombardamenti della Grande Guerra, che ha portato alla perdita di uno dei quattro bracci. Il progetto prevede la creazione di un nuovo corpo di fabbrica che consente un invito non solo verso la preesistenza, ma anche verso il parco delle Basiliche retrostante, e che riprende la volumetria del braccio andato distrutto, ma traslandosi in modo da creare un cono ottico sul parco. La nuova costruzione ricerca un dialogo con l’esistenza non solo a livello planimetrico, ma anche altimetrico nella definizione della sezione e dei prospetti. È così che viene ripresa la logica della sezione: al primo piano corrisponde un vuoto al piano terra (un portico nel chiostro ed una pelle in vetro nell’ampliamento museale), le altezze delle coperture esistenti dettano quelle del nuovo corpo di fabbrica e il ritmo delle arcate viene ripreso nella definizione di setti murari. Il progetto prevede infine un collegamento con il museo esistente, essendo pensato come nuovo ingresso all’intero sistema museale, ora in un dialogo più immediato con C.so di P.ta Ticinese, oltre che come galleria espositiva che crea un percorso fluido che va ad annettersi al primo piano del Museo

Diocesano esistente. Si è inoltre pensato di inserire al piano terreno del nuovo corpo di fabbrica un bar e degli spazi flessibili che potessero dialogare non solo con il museo, ma anche con la strada ed il parco, trasformando quello che ora è parcheggio in uno spazio vissuto e attrattivo.

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Internation Workshop “HERITAGE and NEW DESIGN” 2015 - First Prize

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Villa Adriana INTERNATIONAL MUSEOGRAPHY SEMINAR DESIGN COMPTETITION - PIRANESI PRIX de ROME 2016 - First Prize

CONCLUSAE AQUAE Un padiglione termale a Villa Adriana

Il progetto è frutto di un workshop della durata di due settimane organizzato dall’ Accademia Adrianea e svolto nella città di Tivoli durante il quale all’ esercizio progettuale, che prevedeva la realizzazione di un Centro Benessre, è preceduto un percorso di conoscenza del sito archeologico di Villa Adriana, attraverso rilievi fotografici e schizzi, e della progettazione in e per il costruito. Situato nel Pantanello, il progetto si rapporta e confronta con le preesistenze del Teatro Greco e delle Palestre Romane andando al contempo a costituire un nuovo accesso all’area della Villa ed a valorizzare una parte del parco archeologico ad oggi tralasciata ed in gran parte inagibile. Il nuovo ingresso, occasione per la risistemazione del parcheggio e della viabilità antistante il sito, si apre direttamente su una piazza destinata ad eventi e manifestazioni

e racchiusa tra il Teatro ed il Padiglione Termale che, scandito da setti che vanno a definire un vero e proprio antiquarium a cielo aperto nonchè il disegno dello spazio aperto, ne diventa fondale. La relazione del progetto con le preesistenze trova la sua massima espressione nell’ elemento acqua che, qui come nel resto dellaVilla, è la vera protagonista e continua ad essere trattata come superficie specchiante e recintata (proprio da qui Conclusae Aquae). Ciò avviene tanto all’interno, nell’introspezione dell’edificio termale illuminato da patii e impluvia, quanto all’esterno, nella grande fontana monumentale che corre lungo l’alto muro di confine e nel rapporto dell’acqua con i setti caratterizzanti la piazza dove contribuisce a creare veri e propri luoghi dello stare e a valorizzare le opere esposte nell’antiquarium.

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Villa Adriana INTERNATIONAL MUSEOGRAPHY SEMINAR DESIGN COMPTETITION - PIRANESI PRIX de ROME 2016 - First Prize

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Lab. di PROGETTAZIONE DI INTERNI E CONSERVAZIONE del COSTRUITO 2016

MU.MI. Mu.Mi Museo della migrazione

Il recupero dei Magazzini Raccordati situati al di sotto del rilevato ferroviario della Stazione Centrale di Milano e ormai da anni abbandonati diventa occasione per il rilancio di un intero quartiere attraverso 1’ insediamento di laboratori ed attività legate anche al recente sviluppo di NoLo ( zona a Nord di Loreto e dunque sul lato opposto della ferrovia che ha visto negli ultimi anni un fortissimo sviluppo di attività legate al design nonchè la diffusione di startup ed altri esercizi gestiti da giovani creativi ). Fulcro del progetto è però il Museo della Migrazione che nei magazzini, luogo simbolo tanto dell’arrivo per migliaia di Italiani nel Dopoguerra e della partenza per altrettanti durante il Regime, trova la Milano della più recente migrazione: è qui che troviamo l’hub per la prima accoglienza dei migranti ed altre associazioni che si impegnano per la loro integrazione ed avviamento al lavoro. Il Museo della Migrazione va così a collocarsi in parte all’interno dei profondi magazzini, una volta terminato il restauro, in parte vi si sovrappone con un corpo di fabbrica anticipato da una lunga rampa che ne consente l’accesso e si sostituisce a binari ormai in disuso. Il museo vuole essere un oggettivo, ma empatico, racconto dell’esperienza della migrazione partendo da quelle che sono le ragioni che portano alla partenza dal Paese d’origine, per poi descrivere quelle che sono le difficoltà riscontrate durante le diverse fasi del

viaggio e le numerose frontiere, o meglio barriere, fisiche e culturali che i migranti sono costretti ad affronare anche, se non soprattutto, dopo l’arrivo. Il racconto è volutamente inconcluso ed è il visitatore ad assumere il ruolo di narratore attraverso un processo di identificazione, incontri e dibattiti aperti ai cittadini. Il Museo diventa parte di un più complesso sistema urbano che insiste sulla sull’ultima porzione dei Magazzini, nei pressi del Naviglio della Martesana, e che punta ad offrire alla città e al quartiere una nuova polarità. Diversi i servizi che in questo sistema trovano posto : una torre con funzione di centro culturale nonchè di presidio su il parco di quartiere progettao, un circolo canottieri ed una locanda posta lungo la ciclabile della Martesana. Proprio a quest’ultima, che si snoda lungo il Naviglio, è data molta importanza: essa diventa infatti il fil-rouge che collega diversi parchi e numerose cascine recentemente restaurate. In questo senso il progetto si pone come un’ulteriore ed imprescindibile polarità, una cerniera tra i quartieri affacciati sulla ferrovia nonchè un luogo di integrazione e dibattito in cui imparare a conoscere l’altro e godere della propria città, anche nelle sue parti ad oggi dimenticate.

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Lab. di PROGETTAZIONE DI INTERNI E CONSERVAZIONE del COSTRUITO 2016

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Assonometria

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Lab. di DISEGNO URBANO E ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO 2 2016

MERCATO Una spina per Benedetto Marcello

Il progetto di intervento sull’asse di Benedetto Marcello a Milano mira a colmare quella frammentarietà che lo contraddistingue, senza voler però cancellarne l’intrinseca varietà di spazi. Nella via, che si presenta attualmente come una successione di “stanze”, il progetto si vuole porre come file rouge, come vera e propria “spina dorsale” tramite l’inserimento di un unico elemento evidentemente costruito: un forte asse definito da una evidente pensilina scinde il lotto in due e diventa un percorso tra i padiglioni del mercato settimanale, servizi e spazi volti allo svago e al gioco. Un asse attrezzato che garantisce però un’enorme flessibilità: i pannelli prefabbricati in legno lamellare x-lam costituiscono l’elemento chiave della costruzione, definendo diverse possibilità spaziali e modi d’uso, le relazione e l’immagine stessa dell’artefatto.

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Ideas 24h COMPETITION 9th edition - “SYRIA” HONORABLE MENTION

DOMINO from power to people

from power

Rdomino | (lat.) to be in power, to have dominion DOMINO mira a sovvertire il simbolo dell torre, che da sempre rappresenta forza e ricchezza per pochi, ma allo stesso tempo la sottomissione di molti altri . È così che l’edificio inacessibile per eccellenza ora si piega di fronte ai bisogni umani resi ancora più cruciali dalla tragica situazione del Medio Oriente. DOMINO, con la sua base saldamente ancorata al suolo simbolizza la speranza di vita e possibiltà per i rifugiati diventando centro d’accoglienza per coloro che raggiungono la costa siciliana. Ergendosi in cielo con la sua inclinazione di 45 gradi, la torre ora simboleggia la caduta del potere e allo stesso tempo il riscatto del popolo, offrendo ai suoi ospiti una calda e informale ospitalità. La sua forma rigida è in realtà costantemente trasformata dalla flessibilità del suo sistema modulare di unità abitative ricavate da container. Il progetto non mira a denunciare semplicemente l’emergenza contingente: come la prima tessera del domino, vuole innescare un cambiamento nell’attitudine rivolta alla situazione dei migranti ed aumentarne la consapevolezza. From power, to people.

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to people


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Lab. di DISEGNO URBANO E ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO 2 2016

MARRAKECH EXPRESS Riqualificazione dello scalo ferroviario di Marrakech

Se nel suo immaginario colletivo Marrakech viene associata al suo centro storico, la Medina, la sua natura è in realtà molto più complessa e vede la convivenza di tre città in una. Accanto alla caratteristica città fortificata satura di case a patio raccolte attorno ai derb non vanno infatti dimenticate la “Ville Nouvelle”, disegnata durante la dominazione francese, e la città global dei resorts e delle residenze dei marocchini benestanti che riffugono il centro storico. In questo scenario l’area individuata per il progetto, quella dello scalo ferroviario, si pone in una posizione strategica. Situata al di fuori delle mura, tra il quartiere modernista di Gueliz e l’occidentale Hivernage, lungo l’asse di più forte espansione cittadina, quest’area si pone infatti come possibile cerniera tra le diverse realtà, nuova polarità per una città in forte trasformazione e le cui potenzialità sono accresciute dalla natura dell’intorno caratterizzato da aree militari ed industriali in dismissione. Per queste ragioni lo scalo si presenta come luogo privilegiato per l’insediamento della nuova gare routière, la cui realizzazione (in sostituzione a quella esistente per ovviare alla congestione generata da quest’ultima nei pressi di Bab Doukala) diventa occasione per la trasformazione dell’intera area dello scalo. Il progetto prevede, oltre alla realizzazione di una vera e propria hub dei trasporti che vede la sinergia tra l’esistente stazione ferroviaria, la stazione degli autobus a lunga percorrenza ed un potenziamento del servizio di taxi e navette, la conversione

dell’area in grande parco urbano. Questo si inserisce in un più ampio sistema di verdi che abbraccia l’intera città anche tramite il potenziamento della rete ciclabile, viene declinato in maniere diverse così da soddisfare le necessità e i desideri dei vari fruitori. Il parco è infatti lo scenario su cui vanno ad affacciarsi gli esercizi commerciali e le attività di svago e ristoro collegati all’hub, nonché le strutture ricettive ed un nuovo quartiere residenziale previsti dal progetto.

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Lab. di DISEGNO URBANO E ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO 2 2016

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Lab. di DISEGNO URBANO E ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO 2 2016

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Grazie per l’attenzione.




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