Catalogo XV Triennale di Milano

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http://xvtriennale.tumblr.com/ politecnico15

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indice

Intro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7 Elenco dei progetti in mostra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Omaggi e Riferimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 Progetti a scala architettonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41 Progetti a scala urbana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .47 Progetti degli studenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .53 Influenza della mostra all’estero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .63 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71

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intro Il proposito del lavoro è l’analisi del processo di ibridazione e, più in generale, di diffusione che l’impostazione teorica e metodologica di ricerca critico-progettuale inaugurata dalla ‘Sezione Internazionale di Architettura’ della XV Triennale di Milano del 1973 curata da Aldo Rossi ha subito in contesti internazionali, su tutti quello americano, in modo diverso rispetto alle modalità con le quali queste idee sono emerse e si sono diffuse in suolo italico. Infatti a partire dalla fine degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70, attorno a personalità chiave del dibattito teorico-architettonico che l’Italia vive con fervore, su tutti Aldo Rossi, Guido Canella, Ludovico Quaroni, Ernesto Nathan Rogers e Vittorio Gregotti, nasce una vibrante riflessione teorica, non una vera e propria scuola ma piuttosto un approccio fertile e nuovo, che ha tra i suoi propositi principali il tentativo di mettere in discussione i precetti madre del funzionalismo e, di conseguenza, l’impostazione teorica che la Carta di Atene e il corso dei CIAM avevano contribuito a diffondere in maniera così ideologicamente forte durante i decenni passati. Questa nuova matrice teorica, che si diffonde rapidamente oltre i confini nazionali anche grazie al coinvolgimento nell’esibizione di Milano del 1973 di personalità provenienti da vari ambiti culturali e geografici (James Stirling, Leon Krier, Hans Schmidt, ecc.) da parte del curatore Aldo Rossi, entra necessariamente nel grande dibattito originatosi non solo attorno ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna che negli anni ’50 avevano chiuso il loro ciclo, ma anche e soprattutto attorno ai temi espressi dal ciclo di conferenze organizzate da Josep Lluìs Sert a partire dal 1956 presso la Graduate School of Design di Harvard attorno ai temi dell’urban design, nascente disciplina che in America e proprio ad Havard trova in questi anni un interesse via via crescente. Uno studio delle teorie che hanno portato al delinearsi dell’importante frattura all’interno degli ultimi Congressi di Architettura Moderna, dove la linea di approccio tradizionale, portata avanti su tutti da Le Corbusier, viene messa in discussione dal gruppo nascente del Team X, a cui appartengono figure divenute ormai celebri come Alison e Peter Smithson, Jacob Bakema, Giancarlo de Carlo e Aldo Van Eyck, è elemento necessario per capire quali

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siano stati i passi che portarono alla diffusione di una nuova idea di urban design, che lo stesso Aldo Rossi esprime, a suo modo, nel processo di scelta dei progetti per la Triennale del 1973. Tale idea di urban design entra necessariamente in relazione con il tentativo di guardare alla città storica con maggiore attenzione e rigore, lo stesso rigore a cui fa riferimento Leon Krier quando parla di “nuovo movimento architettonico”, citando la mostra di Aldo Rossi nel suo articolo ‘Reconstruction of the city’ apparso nel libro ‘Critiques’ di Larice e MacDonald del 1984.

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L’obiettivo del lavoro di ricerca qui presentato è una comprensione delle dinamiche e dei canali che hanno reso possibile la diffusione di queste idee su suolo americano e uno studio approfondito dell’influenza concreta che Aldo Rossi e la sua Triennale, unitamente al patrimonio di teorie e protagonisti che egli richiama nell’esibizione, hanno avuto oltreoceano. Infatti, risulta importante specificare che i progetti presentati da Aldo Rossi durante la XV Triennale saranno studiati approfonditamente sia come elementi singoli, ciascuno dei quali prodotto di un percorso individuale e particolare come è quello del progettista che li ha elaborati, sia come parti di un discorso più generale che la mostra racconta ed esemplifica in modo assolutamente preciso e chiaro, grazie ad un materiale vario ed eterogeneo, maquette, testi e materiale audiovisivo, che saranno anch’essi oggetto di studio accurato. Partendo dalla mostra, la riflessione sarà concentrata sull’idea di architettura che tali progetti esemplificano e restituiscono; la mappatura di tali progetti sulle riviste di architettura e urbanistica degli anni successivi al 1973, nonché un lavoro più ampio sulle riviste e sui periodici avrà come obiettivo la comprensione dell’influenza che la mostra ha avuto in suolo internazionale e lo studio del processo di scambio e di diffusione a cui le idee della mostra sono state oggetto negli anni successivi al ’73.

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Adolf Loos, progetto di concorso per la nuova sede del ‘Chicago Tribune’, 1922

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Adolf Loos

Spoken into the Void Collected Essays 1897-1900

Adolf Loos, ‘Spoken Into the Void. Collected essays 1897-1900’, The MIT Press, Cambridge 1982

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Loos condanna il moralismo dell’azione prendendo una posizione che si oppone direttamente al romanticismo economico del Movimento Moderno. [...] La differenza tra Adolf Loos e gli architetti moderni è così profonda che non c’è comunicazione tra loro; non è un problema di decorazioni o funzioni, di stile classico o di nuovi stili, ma della difesa della città dell’uomo contro ogni utopia schiava del potere. Ma l’architettura moderna è un’ architettura già divenuta vecchia, iniziata con il quartiere di Francoforte e la Ville Radieuse; la sua polemica è stata respinta nel relitto della sua distruzione. Neanche lo stesso Loos saprebbe oggi dove collocarsi in un periodo nel quale la demagogia di sinistra, l’intrigo politico e lo spietato potere governano le nostre città. Per Loos, l’esperienza della competizione per il Chicago Tribune è decisiva. In questa esperienza egli si misura con il mondo classico, i grandi progetti d’architettura e la Città Americana, che ebbe una così profonda impressione su di lui. Egli scrisse: “per il mio progetto ho scelto la colonna come modello. Ho paura che le più grandi obiezioni riguarderanno la bruttezza del mio edificio. Nessun diagramma elaborato è capace di descrivere l’effetto di queste colonne. [...] La grande colonna dorica un giorno sarà costruita. Se non in Chicago, in un’altra città. Se non per il Chicago Tribune, per qualche altro giornale. Se non da me, da qualche altro architetto”. Nonostante la sua profezia, la grande Colonna Dorica probabilmente non sarà mai costruita; ma con questa immagina allucinatoria, senza tempo, il maestro Viennese ha lasciato dietro di lui il mondo delle polemiche sul Moderno e sulla purezza dei materiali, sull’industrial design e tutto il nonsense degli architetti arredatori o dei decoratori che si fanno chiamare architetti. E per quanto riguarda l’immagine dela colonna Dorica, sarebbe inutile fare commenti, presentazioni o introduzioni, o chiacchiere inutili che creano opportunità per il traffico di associazioni, cattedre scolastiche, periodici e mostre. E’ certo che questo traffico continuerà per sempre, ma è anche certo che qualcuno sarà sempre presente per esibire la sua stupidità. La grande colonna Dorica di Loos lo situa tra i grandi maestri, per quello che possiamo vedere c’è una grande differenza tra il parlare dei Greci e parlare come i Greci. Così, mentre gli artisti minori cercheranno il proprio terreno originale, il migliore sceglierà di imitare gli antichi e parlare come loro, di nuovo. Questa è la migliore lezione che ho imparato da Adolf Loos.

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Aldo Rossi, Introduzione a Adolf Loos, ‘Spoken Into the Void. Collected essays 1897-1900’, The MIT Press, Cambridge 1982

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Il gruppo dei curatori in posa davanti al dipinto di Arduino Cantafora ‘La Città Analoga’.

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il gruppo aveva l’intima convinzione di

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partecipare ad un evento di portata storica

Giovanni Durbiano in ‘1970-2000 Episodi e temi di storia dell’architettura’

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<< Credo che oggi sia ancora importante fare una Triennale per esporre una serie di ricerche, progetti, e in qualche caso di realizzazioni, che non costituiscono la maggioranza di quanto si fa oggi in architettura, ma che sono ricerche estremamente interessanti e che possono costituire anche un’alternativa alla situazione oggi delle nostre città e della nostra istituzione. Un elemento di chiarezza della presente Triennale è anche quello di avere separato quei campi disciplinari che confluiscono nella figura o nella professione dell’architetto ancora oggi ma che sono a mio avviso sempre più nettamente distinti. Il riaggancio alle Triennali e ad altre mostre di Architettura come la famosa mostra tenuta a Stoccarda da Mies van der Rohe, il riallacciamento a questo tipo di mostre è dato dal voler portare nella Triennale una serie di progetti specifici fatti per la Triennale, e invece una serie di progetti che vengono semplicemente esposti alla Triennale.

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Cosa significa progetti fatti per la Triennale? Non certamente invenzioni da parte di alcuni architetti ma la possibilità di riunire diverse ricerche elaborate nelle Facoltà di architettura, elaborate in studi che non hanno una precisa vocazione commerciale ma cercano di porre dei fatti nuovi nell’architettura moderna e collegare queste proposte in un quadro sintetico.

Aldo Rossi, video di presentazione della Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano.

Collegarle in un quadro sintetico anche capace di esprimere al pubblico nel modo più diretto il significato di queste architetture. Quindi ricorrendo anche a plastici, a visioni prospettiche, ad assonometrie, fatte in questo senso per la Triennale. Faccio un esempio. abbiamo gruppi di lavoro a Berlino, a Barcellona e in altre città, che cercheranno di collegare le loro proposte di oggi a quella che è la storia urbana della città. Per quel che riguarda Barcellona vedremo un’analisi del Plan Cerdà, il piano dell’Ottocento elaborato da Ildefonso Cerdà, uno dei più grandi urbanisti del secolo scorso, che ha proposto quel famoso quadrillage, quella rete che regola la nuova crescita di Barcellona. In queste proposte vi è il tentativo di creare situazioni nuove che però tengano conto della realtà urbana che è caratterizzata appunto dal Plan Cerdà e da quanto rimane del centro storico attorno alle Ramblas. >>

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A. Rossi (a cura di), ‘Architettura Razionale. XV Triennale di Milano, Sezione internazionale di Architettura’, Franco Angeli Editore, Milano 1973.

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progetti in mostra Arduino Cantafora, ‘La città Analoga’, 1973 [incisione]. Paul Klee, ‘Città italiana’, 1928 [incisione]. Studio Architetti BBPR (Banfi, Belgioioso, Peressutti, Rogers), Colonia Elioterapica di Legnano (MI), 1937-38. Studio Architetti BBPR, Torre Velasca a Milano, 1957. J.J.P. Oud, Hoek Van Holland, due case a schiera gemelle, 1924. J.J.P. Oud, Case a schiera nel quartiere sperimentale del Weissenhof di Stoccarda, 1927. Mies Van Der Rohe, Casa nel quartiere sperimentale del Weissenhof di Stoccarda, 1927. Mies van Der Rohe, Progetto di concorso per Alexanderplatz di Berlino, Germania, 1928. Tony Garnier, Veduta del progetto Citè Industrielle, 1899-1904. Bruno Taut, Quartiere Berlin-Britz a Berlino, 1926-27.

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Adolf Loos, Casa nella Michaelerplatz, 1910-11. Adolf Loos, Casa di Tristan Tzara a Vienna, 1926-27. Le Corbusier, Convento de la Tourette di Eveux in Francia, 1959. Le Corbusier, Progetto per la città di tre milioni di abitanti, 1922. Hannes Mayer, Petersschule, Basilea, 1926. I.I. Leonidov, Progetto per l’edificio del Commissariato dell’industria pesante, piazza Rossa, Mosca, 1933. Moisei Ginzburg e I. Milinis, Casa d’abitazione Narkomfin, 1928. Giuseppe Terragni, Casa del Fascio di Como, 1927-1928. Giuseppe Terragni, Novocomum, 1927-1928. Ludwig Hilberseimer, ‘Città Verticale’, 1927. Ludwig Hilberseimer, Proposta teorica per la city e applicazione del sistema a Berlino, 1928. Piero Bottoni, planimetria generale del quartiere sperimentale QT8 di Milano, 1946-61. Piero Bottoni, Palazzo I.N.A. in corso Sempione a Milano, 1953-58. Hans Schmidt, Progetto per la scuola di quartiere di Lenzburg, 1923. Hans Schmidt, Casa d’abitazione presso Basilea, 1928. Hans Schmidt, quartiere per famiglie numerose della città di Basilea, 1927. Aldo Rossi, studio per il complesso residenziale nel Quartiere Gallaratese di Milano, 1973 [incisione]. Aldo Rossi, Progetto per la scuola elementare di Fagnano Olona (VA), 1972. Aldo Rossi, Progetto per la piazza del Municipio di Segrate (MI), 1967. Aldo Rossi, Complesso di abitazioni al quartiere Gallaratese di Milano, 1967-68. Massimo Scolari, acquerello, 1972. Leon Krier, disegno prospettico nel Vetzinger Zustand nella città di Echternach, 1970. Leon Krier, Concorso per l’ampliamento del liceo situato nell’abbazia barocca, 1970. Leon Krier, Veduta a volo d’uccello della città di Echternach con inserimento del nuovo progetto, 1970. Leon Krier, Case d’abitazione a torre sulla Lewis Ham Strasse, Berlino, 1971 Robert Krier, Progetto per la ristrutturazione del sobborgo Leinfelden, Stoccarda, 1964. Robert Krier, Casa Siemer, Warmbronn, Stoccarda, 1968-73. Robert Krier, tempera su tela gessata.

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James Stirling, Progetto per la ristrutturazione del centro civico di Derby, 1971. Leslie Martin, Gonville e Caius college, Cambridge, 1960. Giuseppe e Alberto Samonà, Progetto di concorso per i nuovi uffici della camera dei deputati a Roma, 1967. Giuseppe Samonà, Concorso per la nuova Palazzata di Messina, 1958. Oswald Mathias Ungers, Case d’abitazione a Colonia Niehl Oswald Mathias Ungers, Casa per due famiglie a Colonia.

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Peter Eisenman, Assonometria della House I., 1967. Charles Gwathmey, Residence and studio, 1966 Charles Gwathmey, Steel Residences, 1970. Michel Graves, Henselman House, 1967. John Hejduk, Bernstein House, 1968. Richard Meier, Saltzman House, 1967. Richard Meier, Smith House, 1965. Gianugo Polesello, Progetto di concorso per nuovi uffici della camera dei deputati a Roma, 1967. Bruno Reichlin e Fabio Reinhart, Villa Tonini a Lugano, 1973 [incisione]. Adolfo Natalini-Superstudio, Villa con giardino d’inverno, 1969. Adolfo Natalini-Superstudio, Complesso residenziale a Piombino, 1968. Adolfo Natalini-Superstudio, progetti per 6 ville. Adolfo Natalini-Superstudio, ‘Monumento continuo a New York’. Adolfo Natalini-Superstudio, Piccola villa con scala quasi monumentale. Ludwig Leo, Umlauftank lungo la Jandwehrkanal al Tiergarten di Berlino, 1968. Ludwig Leo, DLRG Zentrale –deposito di imbarcazioni sullo Havel a Berlino, 1969. Jurgen Sawade, Progetto di intervento nella Kurfurstendamm a Berlino Ovest. Takefumi Aida, Annihilation House, 1970-71. Dolf Schnebli, Progetto per il centro del complesso residenziale a Littau, Lucerna. Josè Charters Monteiro, Progetto per il Collegio de Sapiencia a Coimbra, 1970. Ernst Gisel, Casa di vacanze a Rigi-Kaltbad. Ernst Gisel, Ginnasio a Vaduz in Liechtenstein. Carlo Aymonino, progetto per il concorso per la ricostruzione del teatro Paganini a Parma, 1964. Carlo Aymonino, Complesso edilizio per abitazioni nel quartiere Gallaratese di Milano, 1967-68. Max Bill, Cinevox, Neuhausen, 1957-58. Max Bill, Hoschschule fur gestaltung, 1953-54. Salvatore Bisogni, Progetto per la realizzazione del quartiere di Montecalvario a Napoli, 1972. Giorgio Grassi, Progetto di restauro e ampliamento del Castello di Abbiategrasso (MI), 1970. Collettivo di Halle – Neustadt (Deutsche Bauakademie), Progetto per la nuova città di Halle. Mario Ridolfi (con Wolfgang Frankl), Case di Abitazione per l’I.N.A. in Viale Etiopia a Roma, 1953. Luigi Figini e Gino Pollini, Unità residenziale di via Harrar a Milano, 1952-53. Ignazio Gardella, Case d’abitazione alle Zattere, Venezia, 1957.

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Luigi Moretti, Complesso per uffici e abitazioni in Corso Italia a Milano, 1952-56. Gustavo Giovannoni, proposta per via dei Coronari e adiacenze in Roma, 1909. Edmondo Sanjust di Teulada, proposta per via dei Coronari e adiacenze in Roma, 1909. Marcello Piacentini, Piano schematico per Roma, 1916. Ricostruzione della città di Gdansk in Polonia, 1948-1953. Albini, Gardella, Minoletti, Pagano, Palanti, Predaval, Romano, ‘Milano Verde’, proposta di piano per la zona Sempione-Fiera, 1938. Proposta di piano generale di Milano del ‘Club degli Urbanisti’ presentata al concorso del 1927. Karl Marx Allee, Berlino. Bologna, Piano per l’Edilizia Economica e Popolare (PEEP) nel centro storico. Karl Ehn, Karl Marx Hof, Heilingestadterstrasse 82/90, Vienna, 1927. Jofan, Gelfrejch, Scuko, Mosca, Prospettiva a volo d’uccello del centro e della zona a ovest, 1946. Raffaele Conti, Domenico di Claudio, Loredana Scatolati. Progetto di concorso di Composizione di Uberto Siola, Università di Pescara, 1973. Laura Thermes, Proposta di ristrutturazione del quartiere San Lorenzo a Roma. Relatore Ludovico Quaroni, Università di Roma, 1971. Gianpiero Donin, Franco Zagari, Percorso Monumentale alternativo da Piazza Cavour a Piazza Risorgimento, Progetto di laurea. Relatore Ludovico Quaroni, correlatore: Antonio Quistelli, Università di Roma, 1971. Luigi di Carlo, Piero Fatigato, Progetto di edificio pubblico nel centro di Aversa. Corso di composizione architettonica di Filo Speziale. Università di Napoli, 1970-71. Agostino Renna, Progetto di quartiere urbano nell’area di Vasto a Napoli. Lavoro seminariale del corso di composizione architettonica III di Filo Speziale, Università di Napoli, 1970. Terry Roze, Progetto di quartiere residenziale a Zurigo nella Kaserne Areal. Corso di progettazione di Aldo Rossi, Politecnico Federale di Zurigo, 1973. Sandro Cantoni, Riccardo Serena, Progetto di complesso residenziale nel centro storico di Zurigo. Corso di progettazione di Aldo Rossi, Politecnico Federale di Aldo Rossi, 1973. Max Bosshard, Progetto di quartiere residenziale a Zurigo-Letten. Corso di progettazione di Aldo Rossi, Politecnico Federale di Zurigo, 1973. Alessandro Cristofellis, Progetto di nuovo insediamento universitario nel territorio della Sibaritide in Calabria. Progetto di laurea, relatore Guido Canella, Politecnico di Milano, 1970. Rosaldo Bonicalzi, Gianni Braghieri, Tipologie di abitazione a Pavia. Progetto di Laurea relatore Giorgio Grassi, Politecnico di Milano, 1970. Massimo Scolari, Proposta di ricostruzione del Teatro dal Verme a Milano. Progetto del corso di composizione architettonica diretto da E.N. Rogers, docente Aldo Rossi, Politecnico di Milano, 1967.

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J. Charters, A. di Marco, M. Fortis, E. Levi Montalcini, P. Marzoli, D. Vitale, Intervento nella zona di Porta Ticinese a Milano. Progetto di laurea, relatore Aldo Rossi, Politecnico di Milano, 1969. Sonia Beckdemirian, Edoardo Guazzoni, Claudio Maneri, Massimo Prizzon, Intervento nella zona di Porta Venezia a Milano. Progetto di laurea. Relatore Antonio Monestiroli, Politecnico di Milano, 1971-72. Olaf Grondahl, progetto residenziale a Hasenheide. Corso del prof. Klages, UniversitĂ Tecnica di Berlino. Gisa Rothe, progetto residenziale a Ropenham. Corso del prof. Klages, UniversitĂ Tecnica di Berlino.

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“Controspazio� n. 6, 1973 Numero Monografico sulla XV Triennale di Milano

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Franco Raggi, “15 Triennale 15” in “Casabella” n. 385, pp. 18-19.

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ALDO ROSSI

MARSILIO EDITORI

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BIBLIOTECA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA

Aldo Rossi, ‘L’Architettura della Città’, Marsilio Editore, Milano 1966.

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Questo progetto si preoccupa soprattutto

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delle relazioni che si cotruiscono tra i fatti Aldo Rossi in “Architettura Razionale�

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omaggi e riferimenti Tra le sezioni della mostra più fortemente connotate, vi sono senz’altro la Sala degli Omaggi e la Retrospettiva Razionalista, situate nella prima parte della mostra, dopo la sala introduttiva con l’incisione di Cantafora ‘La Città Analoga’. Il riferimento a Piero Bottoni, Ernesto N. Rogers e Hans Schmidt, figure a cui è dedicata la mostra, è forte; se dovessimo risalire alle motivazioni che spingono Aldo Rossi e i curatori della Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale a identificare queste figure come ‘Omaggi della contemporaneità’, dovremmo necessariamente risalire al loro pensiero critico, alcuni passi del quale sono riportati in ‘Architettura Razionale’. Rogers, a tale riguardo, scrive che “l’Architettura è sublimazione delle necessità della vita” e che “essere moderni significa semplicemente esistere e essere razionali significa poco più che possedere il “sine qua non” per esistere”. Il pensiero degli ‘Omaggi’ può essere identificato come una pietra miliare del percorso critico e progettuale della Tendenza. D‘altro canto, il riferimento nella mostra ad alcuni protagonisti del Movimento Moderno si affianca alla presentazione di alcuni maestri del Razionalismo Italiano, tra cui Terragni e Libera, il cui interesse ricade nella connotazione della forma, prima ancora della condivisione dell’idea di architettura e di Razionalismo. Dunque il modo di intedere le forme, ancor prima di praticarle, è assolutamente peculiare nella ricostruzione di questa sezione, così come assume la sua importanza il tentativo di trasportare l’architettura verso una moralità, la moralità dell’atto di progettare, per usare le parole di Rogers. Pur essendo la Sala degli Omaggi spazialmente ben separata dalla parte riguardante la Retrospettiva Razionalista, possiamo con certezza affermare che tali progetti si pongono sullo stesso piano nella mostra. Oud, Hilberseimer, Le Corbusier, ma anche Cerdà e Garnier esercitano nei curatori un interesse in ambito critico e progettuale pari a quello esercitato nei confronti di Rogers, Bottoni e Schmidt. Nei progetti presentati nella Retrospettiva Razionalista, pur avvertendo una certa eterogeneità nelle scale di riferimento, notiamo la volontà di studiare la città esistente, capirne gli elementi caratterizzanti e le problematiche ad essa sottese, e derivarne una riflessione in grado di affrontare criticamente tali aspetti di interesse.

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Nel proporre i progetti di Hans Schmidt si riconosce la volontà di presentare un architetto la cui influenza nel dibattito contemporaneo è limitata ma la cui portata critica è assolutamente fondamentale per gli obiettivi ‘teorici’ della mostra. Basti citare la critica di Schmidt nei confronti dell’’Architettura da Catalogo’, aspetto fortemente condiviso dall’impianto narrativo della Triennale di Aldo Rossi.

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Plan CerdĂ , 1859

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Adolf Loos, Casa nella Michaelerplatz, 1910-1911

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J. J. P. Oud, Hoek Van Holland, le due case a schiera gemelle, 1924

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Ludwig Hilberseimer, Progetto per un quartiere di case in linea e blocchi appartamenti ad altezza mista, 1930

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Hans Schmidt, Quartiere per famiglie numerose della cittĂ di Basilea, 1927.

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Studio Architetti BBPR (Belgioioso, Peressutti, Rogers), La Torre Velasca a Milano, 1957. Strutture: Prof. Ing. Danusso

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Piero Bottoni, Palazzo INA in corso Sempione a Milano.

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Aldo Rossi, ‘La Costruzione della città’ in Milano 70/70, Catalogo della Mostra, vol. III, Milano 1972.

L’architettura dei quartieri, […] non è andata oltre l’importante proposta di Bottoni con il QT8 e il Monte Stella; così questi due fatti rimangono certamente come gli esempi più importanti, e senza seguito, della situazione milanese. Nei casi che pure considero decisamente positivi e che esprimono una coerente linea di sviluppo dell’architettura italiana e del clima culturale milanese, è evidente che il singolo edificio non poteva riscattare una situazione tanto negativa; le singole opere risultano così persino difficilmente individuabili nel contesto urbano se le loro caratteristiche dimensionali non sono tali da romperlo, sempre che la stessa dimensione venga usata come valore formale. In casi di questo genere divengono dominanti opere come la Torre Velasca dei BBPR, il complesso di Corso Italia e la casa albergo di Corso della Repubblica di Luigi Moretti, il blocco per abitazioni di Corso Sempione di Piero Bottoni. Opere queste eccezionali, di architetti tanto diversi eppure strettamente legate nella unica vera ricerca valida dell’architettura italiana; l’approfondimento critico del Razionalismo.

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progetti a scala architettonica Citando alcune parole di Polesello, apparse in ‘Architettura Razionale’, “il progetto nega ogni funzione mediatrice tra forma della fabbrica e della città, e ribadisce invece la funzione dell’edificio nel contesto urbano come parte di esso. Ogni riferimento a pretesi ambientamenti come inserimenti dell’edificio nella città interpretata… come scena urbana, è respinto”. In effetti il progetto di Polesello esposto alla XV Triennale, un progetto di concorso del 1967 per i nuovi uffici della Camera dei Deputati a Roma, l’idea di rottura del progetto all’interno dell’organismo urbano è rifiutata, anche precisando la già espressa negazione per la mediazione tra forma dell’edificio e l’insediamento. Dunque il criterio selezionatore dei progetti in mostra non è tanto l’uniformità di forma in quanto fatto puramente estetico, ma la volontà di orientare il visitatore verso la percezione di una serie di fatti singoli che contribuiscono nel loro insieme ad una serie di modificazioni non solo di un contesto largo come è quello della città (vedere tavola progetti a scala urbana) ma anche di un contesto limitato, riuscendo a stabilire una congruenza tra i due contesti. Nella scelta dei progetti da esporre nella XV Triennale, c’è l’intento di selezionare un patrimonio di idee e forme, la cui ricerca si spinge verso l’identificazione di alcuni semplici elementi, il cui peso contribuisce a restituire un preciso modo di intendere la ricerca architettonica e l’interpretazione dei fatti urbani verso una chiarificazione del concetto di tipologia come base delle rielaborazioni spaziali. Nella teoria rossiana, per architettura della città si intendono due significati diversi: da un lato si assimila la città a un grande manufatto, un’opera di ingegneria e di architettura, più o meno grande, che cresce nel tempo, d’altro canto si fa riferimento a dei fatti urbani caratterizzati da una loro architettura e quindi da una loro forma. Se pensiamo ad un fatto urbano limitato, Rossi scrive che “si dispongono di fronte a noi una serie di problemi che nascono dall’osservazione di quel fatto; esse si riferiscono alla qualità, alla natura singolare di ogni fatto urbano”. Possiamo chiaramente riportare questo pensiero alla mostra, in quanto i singoli progetti esposti si riferiscono direttamente ad un modo di

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intendere la città, per fatti singoli e specifici, ciascuno dei quali pone delle questioni di natura individuale. La ‘House 1’ di Peter Eisenman, tra i tanti progetti esposti, è un manifesto dell’inseparabilità della forma dalle idee. La dialettica alla base di questo progetto è un grado di riportare continuamente a nuovi ambiti di ricerca che si esplicano attraverso il lavoro analitico e il contesto sul quale si è sviluppato questo lavoro.

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Peter Eisenman, House I, 1967, Assonometria

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Luigi Moretti, Complesso per Uffici e Abitazioni in Corso Italia a Milano, 1952-56.

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Gianugo Polesello, Progetto di concorso per nuovi uffici della Camera dei Deputati a Roma, 1967

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progetti a scala urbana Il pensiero rossiano, già espresso a chiari termini nè ‘L’Architettura della Città’, uscita in prima edizione nel 1966, operando una continuità teorica tra i concetti di architettura e di città, in quanto l’architettura ha senso solo in ragione del sistema superiore-Città, è estremamente leggibile anche nel percorso narrativo della mostra e nella scelta dei materiali esposti. Infatti in questo caso l’eterogeneità dei progetti presentati e delle scale a cui essi fanno riferimento non intaccano in alcun modo la presentazione di un’idea di architettura (e di città) chiara, forte e precisa, la stessa idea ampiamente criticata da Zevi nel suo articolo apparso su l’Espresso. La possibilità di ragionare su un tessuto urbano è d’altronde qualcosa che va di pari passo con il delinearsi di un oggetto architettonico e di una tipologia, i cui caratteri costruiscono l’immagine della città. Tra i protagonisti di questa sezione, assume particolare rilievo la figura di Leon Krier che non solo espone numerosi progetti in mostra, ma sarà egli stesso responsabile della riproposizione della mostra Architettura Razionale a Londra presso la Net Gallery, due anni dopo, nel 1976. I progetti di Leon Krier dimostrano un atteggiamento di dialogo con la città storica, nel tentativo di capirne i carattere profondi e di proporre una elaborazione concettuale che sappia, a partire da pochi e semplici elementi formali, rispondere ad un crescente interesse verso la città storica, come custode di pratiche e usi che non possono essere replicati dalla città moderna. Adolfo Natalini, d’altro canto, ragiona su nuove elaborazioni che si spingono verso un’idea di urbanità che non dialoga in modo necessariamente idilliaco con la città storica. I progetti elaborati durante l’esperienza di Superstudio, che nel 1973 è solo ad uno stadio primordiale di attività, sono estremamente suggestivi e alternativi rispetto alle esperienze più conservatrici di Stirling e Krier. Il ‘Monumento Continuo’ del 1971 appare come una superficie ininterrotta che non cancella la città esistente, ma si sovrappone ad essa, mutandone i suoi caratteri percettivi primari.

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Anche l’intervento del gruppo capeggiato da Salvatore Bisogni presso il quartiere napoletano di Montecalvario rappresenta elementi di specificità e riflessione per la mostra. Infatti, come spiegato dai progettisti del documento introduttivo, “il richiamo più utile [per il progetto] si pensa possa essere costituito dagli elementi desunti dall’approfondimento particolare sui fatti urbani napoletani, e in modo particolare, dalle vicende urbanistiche che si vanno creando col Piano Regolatore e con la trasformazione della città attuale”. E’ dunque viva l’attenzione nei confronti di quella serie di esperienze uniche ed irripetibili che costituiscono la specificità urbana ed insediativa di Napoli. 50

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Leon Krier, Concorso per l’ampliamento del liceo situato nell’abbazia barocca, sul terreno della vecchia stazione, Echternach, 1970.

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Superstudio, Monumento Continuo a New York

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Salvatore Bisogni, progetto per il quartiere di Montecalvario a Napoli, elaborato per la XV Triennale di Milano.

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progetti degli studenti La scelta di dedicare una sezione della mostra ai progetti degli studenti delle facoltà di Architettura è ai nostri occhi interessante fondamentalmente per due ragioni. Innanzitutto questi progetti restituiscono una idea di architettura che, come affermato da Aldo Rossi nell’Introduzione ad Architettura Razionale, si presenta ‘uniforme nelle soluzioni, la cui ripetizione costituisce l’aspetto più importante dell’esperienza della scuola’. In effetti, dando uno sguardo anche non approfondito ai progetti, e pur essendo questi elaborati in ambienti culturali piuttosto diversi, capiamo come essi siano parte di uno stesso orientamento culturale, quasi uno stesso indirizzo di studio; essi allo stesso tempo sembrano non identificare un indirizzo chiaro su ‘come progettare’. Questo appare un aspetto molto importante in quanto se il punto di arrivo sembra essere lo stesso, sia nel carattere architettonico e spaziale sia nel livello di definizione del dettaglio, le modalità e gli strumenti per raggiungere il risultato finale non sono esplicitati in quanto variabili dipendenti dal singolo progettista. La seconda ragione per cui la sezione dei progetti di architettura è di particolare interesse riguarda ‘il professionalismo’. Come specificato da Daniele Vitale nell’introduzione alla sezione dei progetti nel volume ‘Architettura Razionale’, “l’impostazione del professionalismo si basa sul ‘mestiere’, e si riferisce ad una pratica del costruire mercificata e intesa nel suo senso più limitativo. Lo strumento principale a cui fa ricorso è una manualistica irrigidita negli schemi e non più verificata nella realtà”. Infatti i progetti di architettura degli studenti appaiono come la risposta a questo tipo di concezione in quanto alla loro base c’è la trattazione sistematica dei problemi dell’architettura e dallo sviluppo di una teoria. Tali progetti si basano infatti su alcuni modi di costruzione e alcune scelte di fondo comuni quali la relazione istituita con la città, il riferimento al ‘tipo’ assunto come principio costitutivo del progetto e la definizione nella storia di un insieme di riferimenti. Rosaldo Bonicalzi in una recente intervista sottolinea anch’egli il rilievo dei progetti delle Scuole all’interno del percorso narrativo della mostra. Egli definisce la scuola il Perno del dibattito negli anni ‘70, il luogo per eccellenza delle ricerche spaziali e critiche in ambito architettonico. L’aspetto di interesse ricade, secondo

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Bonicalzi, nella volontà da parte dei curatori di esporre l’insieme delle ricerche che si stavano portando avanti dentro le Facoltà di Architettura; l’essere ‘Vetrina’ della Triennale è in questo caso aspetto peculiare per comunicare e manifestare in una occasione ufficiale l’attività critica dei curatori della mostra, la maggior parte dei quali conducevano una propria ricerca dentro l’ambiente accademico, a stretto contatto con gli studenti delle facoltà di architettura.

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Se dovessimo però ricercare l’origine del coinvolgimento della Scuola nel dibattito e nella critica, la rivista Controspazio esercita un ruolo fondamentale a partire dall’inizio degli anni ‘70. Infatti nel numero 5-6 del 1972, monografico sulla ricerca progettuale all’interno delle scuole, Ezio Bonfanti in un articolo intitolato ‘Funzionalismo e Monumentalità’ riflette su quali sono gli aspetti che sono in comune tra le diverse facoltà di architettura: “Il vero punto che accomuna le ricerche progettuale per tanti versi eterogenee che si conducono nella scuola italiana è il loro carattere problematico; la rinuncia ai principi semplici, alla certezza, agli slogan del razionalismo”. Il tentativo di mettere in discussione e sottoporre a critica la dottrina disciplinare è aspetto fondamentale in quanto si suppone che la Scuola eserciti un questo caso una azione di sperimentazione continua e di elaborazione formale in grado di rinnovare continuamente i risultati spaziali e tipologici ottenuti di volta in volta.

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Alessandro Cristofellis, progetto di nuovo insediamento universitario nel territorio della Sibaritide in Calabria. Progetto di laurea, relatore Guido Canella; 1970. Politecnico di Milano.

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“La Scuola era il centro

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della ricerca, il perno � Rosaldo Bonicalzi, intervista del 4/6/14

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Ferraro, Forni, Mendecino, Motta, ‘Napoli, composizione urbana e planimetria con edifici di progetto ed edifici esistenti’. Gruppo di lavoro diretto da Agostino Renna. UniversitĂ di Napoli.

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Terry Roze, Progetto di quartiere residenziale a Zurigo nella Kaserne Areal, elaborato nel corso di progettazione di Aldo Rossi, 1973. Planimetria Generale. Politecnico Federale di Zurigo.

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Gisa Rothe, progetto residenziale a Ropenham, corso del prof. H. Klages. vedute del plastico e planimetria. UniversitĂ tecnica di Berlino

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[…] In questo progetto [la mostra] hanno notevole importanza i lavori di architettura elaborati nelle scuole, nelle facoltà; e io ritengo che questi lavori siano tanto più interessanti quando più essi sono rigorosi, paradigmatici, persino schematici. […] Essi rappresentano la realtà più importante della situazione di oggi. In pochi anni abbiamo dimostrato come sia possibile fare buoni progetti mediante un insegnamento attento alle tecniche della progettazione architettonica; mediante l’applicazione di alcuni principi che gli architetti del razionalismo avevano impostato e che abbiamo cercato di portare avanti. Questi progetti sono basati essenzialmente sullo studio della città e sulla logica dell’edificio: molti di essi riprendono alcuni progetti, li analizzano, li applicano in un contesto diverso. Ma proprio questa uniformità delle soluzioni, questa ripetizione costituisce l’aspetto più importante dell’esperienza della scuola: la scuola non ha bisogno di caratteri individuali, di allievi buoni e di allievi cattivi, ma deve fornire la capacità di iniziare e concludere un progetto cogliendolo nei suoi termini esatti. La scuola deve formare soprattutto una tecnica, anche rigida, e dei buoni artigiani; questa base permette l’ampliamento della ricerca personale. Non ci si deve meravigliare che alcuni edifici siano a volte citati e analizzati in modo anche schematico; questo può essere l’inzio di un’architettura che superi l’individualità fissando un mondo architettonico rigido e di pochi oggetti.

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Aldo Rossi, ‘Perchè ho fatto la mostra di Architettura alla Triennale’ in ‘Controspazio’ n. 16, 1973.

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‘Controspazio’ n. 5-6, 1972 (Numero monografico dedicato alle ricerche delle facoltĂ di architettura);

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influenza della mostra all’estero La Sezione Internazionale di Architettura di Aldo Rossi, pur rappresentando un evento chiave nel dibattito architettonico italiano degli anni ’70, pone degli elementi di riflessione anche per il risalto che essa ebbe in ambito internazionale. Giovanni Durbiano in un saggio intitolato ‘Il Movimento della Tendenza e l’invenzione dell’autonomia disciplinare’, apparso nel libro ‘1970-2000. Episodi e temi di storia dell’architettura’ curato da Filippi, Gibello e Di Ribilant, afferma, commentando la fotografia ritraente il gruppo di architetti organizzatori della mostra, che essi ‘stanno dando vita a un progetto ambizioso, che avrà notevoli influenze sul futuro del dibattito internazionale per tutti gli anni settanta e ottanta, sui destini delle scuole di architettura italiane fino agli anni novanta…’. La rilevanza che la mostra curata da Rossi ebbe all’estero è testimoniata anche dall’architetto lussemburghese Leon Krier che, citando tale evento nel suo articolo ‘Reconstruction of the city’ apparso nel libro ‘Critiques’ di Larice e MacDonald del 1984, parla di un “nuovo movimento architettonico”. Leon Krier era in effetti tra i protagonisti della mostra; oltre ad esporre alcuni suoi progetti, l’importanza che egli riveste all’interno della XV Triennale è testimoniata anche dalle intense relazioni che egli intrattiene con lo stesso Rossi prima e dopo la mostra, evidenziando una stretta comunanza di idee e posizioni. Se dovessimo rintracciare il primo passo dell’influenza della mostra all’estero, anche qui entrerebbe in gioco la figura di Krier. Infatti Ernesto Ramon Rispoli nel suo volume ‘Ponti sull’Atlantico. L’institute for Architecture and Urban Studies e la relazioni Italia-America (1967-1985)’ indica una mostra organizzata presso la Art Net Gallery di Londra dallo stesso Leon Krier insieme al fratello Rob, dal 3 al 15 marzo del 1975, che egli identifica come la riproposizione della mostra milanese di Aldo Rossi. Infatto il titolo di questa mostra è ‘Rational Architecture – The Architecture of the City’ e pur non avendo rinvenuto, dopo una ricerca nelle risorse archivistiche ed informatiche, catalogo o articoli di riviste a essa riferiti, essa appare ai nostri occhi come la prima occasione in cui si possa parlare chiaramente di internazionalizzazione delle idee espresse dalla XV Triennale. Infatti è lo stesso Rispoli che, nel libro già citato, ritiene che “contributi come quello di Rossi e Krier, pensieri che la Triennale del 1973 contribuisce a

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diffondere, testimoniano una rinnovata attenzione della cultura architettonica europea nei confronti della città storica e della sua natura di artefatto collettivo”. Se non possediamo riferimenti diretti dell’influenza diretta la mostra ha esercitato in contesti internazionali, possiamo tuttavia identificare una serie di eventi chiave che testimoniano come a partire dalla metà degli anni ’70 il pensiero di Rossi, e dunque indirettamente le idee della sua mostra, abbiano trovato una rilevanza importante all’esterno e soprattutto negli Stati Uniti. 66

Innanzitutto l’esperienza della rivista Oppositions, la pubblicazione più celebre tra quelle dell’Institute for Architecture and Urban Studies –IAUS-. Infatti nel numero 5, edito nell’estate del 1976, c’è la traduzione in inglese di un articolo di Rafael Moneo intitolato ‘La idea de la Arquitectura en Rossi y el Cemeterio de Modena’. Nell’introduzione a cura degli editori si spiega che l’articolo, pur essendo stato scritto prima della mostra, presenta aspetti di interesse per quello che riguarda la concezione dell’architettura di Rossi e del suo movimento ‘La Tendenza’. Come si legge, “[nella mostra] c’è il concetto della relazione dell’architettura con la città e il concetto di un’architettura autonoma, espressa nello sviluppo di una tipologia delle relazioni tra architettura e città”. Negli ultimi anni di vita dell’IAUS –Institute for Architecture and Urban Studies di New York- appare anche l’esperienza di una collana di libri, gli ‘Oppositions Books’ che si affianca a quella già esistente delle riviste e dei cataloghi. Tra le prime pubblicazioni appartenenti alla collana, estrema importanza è rivestita dall’Architettura della città’, testo tradotto per la prima volta in inglese nel 1982, con introduzione a firma di Peter Eisenman, e da un secondo testo, questa volta con introduzione a firma dello stesso Rossi, ‘Ins Leere Gesprochen’ di Adolf Loos, la cui pubblicazione offre per la prima volta al pubblico americano la raccolta completa degli scritti dell’architetto austriaco. Quest’ultimo testo appare di estrema importanza in ragione del patrimonio di idee espresso dalla XV Triennale di Rossi. Infatti c’è una chiaro parallelismo tra la proiezione in mostra di ‘Ornamento e Delitto’, film diretto da Aldo Rossi e ispirato al saggio omonimo di Adolf Loos,

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e l’impegno con l’IAUS per la traduzione in inglese dell’opera di Loos e la sua diffusione nel contesto americano. La presenza di Loos nel pensiero di Rossi è fondamentale; come da egli affermato nell’introduzione a ‘Spoken Into the Void’, “la differenza tra Loos e gli architetti modernisti è così profonda che non c’è comunicazione tra loro; non è un problema di decorazioni o funzioni, di stile classico o di nuovi stili, ma della difesa della città dell’uomo contro ogni utopia schiava del potere”. Infatti, obiettivo di questa traduzione è il tentativo di valutare più approfonditamente il contributo di Loos all’architettura e alla teoria e di ribadire l’importanza della sua lezione, in un momento in cui i principi del funzionalismo modernista sono sottoposti a revisione critica.

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Copertina di “Oppositions�, 5, estate 1976.

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Copertina di “Skyline�, settembre 1979.

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Aldo Rossi, The Architecture of the City, collana “Oppositions Books�, IAUS/MIT Press, New York, Cambridge Mass 1982 copertina

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(A sinistra) Copertina di “XY Dimensioni del Disegno”, n. 10, dicembre 1989, monografico dal titolo “1968-1988: Vent’anni di Architettura disegnata”. (A destra) Saggio finale di Livio Sacchi, “Architettura Disegnata negli USA”, pp. 133-141.

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biliografia Bibliografia di base del lavoro di ricerca Aldo Rossi (a cura di), ‘Architettura Razionale. XV Triennale di Milano, Sezione Internazionale di Architettura’, Franco Angeli Editore, Milano 1973; ‘Quindicesima Triennale di Milano : esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell’architettura moderna : Palazzo dell’arte al Parco, Milano, 20 settembre - 20 novembre 1973’, Triennale di Milano, Milano 1973 [Catalogo completo della mostra]; Adolf Loos, ‘Ornamento e delitto’ in ‘Ins Leere Gesprochen Trotzdem’, Wien. Mnch. Herold, Vienna 1910. Aldo Rossi, ‘L’Architettura della Città’, Quodlibet, Milano 2011; Aldo Rossi, ‘The Architecture of the City’, collana Oppositions Books, IAUS/MIT Press, New York/Cambridge Mass. 1982; Annalisa Trentin (a cura di), ‘La lezione di Aldo Rossi’, Bononia University Press, Bologna 2008; Antonio Monestiroli, ‘Il razionalismo esaltato di Aldo Rossi’, Ogni uomo è tutti gli uomini, Bologna 2012; Roberto Bonicalzi (a cura di), ‘Intervista ad Aldo Rossi : realizzata in occasione della Mostra di disegni e progetti di A. Rossi a Pescara, nel giugno-luglio 1979’, CLUA, Pescara 1979; Jean-Louis Cohen, Hartmut Frank (eds), ‘Interferences. AllemagneFrance, 1800-2000’, Musèe de la Ville de Strasbourg, Strasbourg 2013. Aldo Rossi (edited by), Vol. number 15 of Quaderni Azzurri (1973).

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Bibliografia specifica sui contenuti della Sezione di Architettura della XV Triennale ‘Controspazio’ n. 6, Dicembre 1973 (Numero monografico sulla XV Triennale); ‘Controspazio’ n. 5-6, 1972 (Numero monografico dedicato alle ricerche delle facoltà di architettura);

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Franco Raggi, ‘15 Triennale 15’ in ‘Casabella’ n. 385, pp. 18-19; Luis Krier, ‘Critiques’ and ‘Urban Components’ in ‘The Urban Design Reader’, Routledge, Londra 1984; Adolf Behne, ‘L’architettura funzionale’, ed. Vallecchi, 1968, pp. 58-59; Ludwig Hilberseimer, ‘Groszstadt Architektur’, Hoffman, Stuttgart 1927; Ernesto Nathan Rogers, ‘Esperienza nell’architettura’, Einaudi, Milano 1958; Hans Schmidt, ‘La coordinazione modulare nell’architettura’ in ‘Beitraege zur l’Architektur’ 1924-1964, Berlin-Basel 1965; Jacobus Oud, ‘La mia strada in De Stijl’, in Casabella-Continuità n. 256, p. 29-30; ‘Polemica tra Aldo Rossi, Carlo Melograni, Paolo Portoghesi, ecc.’, appeared in ‘Controspazio’ 10-11, 1971

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Bibliografia specifica sull’influenza della mostra [e di Aldo Rossi] negli Stati Uniti

Peter Eisenman (a cura di), ‘Aldo Rossi in America, 1976 to 1979 : March 25 to April 14, 1976, September 19 to October 30, 1979’ Institute for architecture and urban studies, New York 1979 [Catalog about an exhibition held in New York in 1979]; Ernesto Ramon Rispoli, ‘Ponte sull’Atlantico, L’Institute for Architecture and Urban Studies e le relazioni Italia-America (1967-1985)’, Quodlibet Studio, Macerata 2012; Filippi, Gibello, Di Robilant, ‘1970-2000 Episodi e temi di storia dell’architettura’ with the essay by Durbiano titled ‘Il Movimento della Tendenza e l’invenzione dell’autonomia disciplinare’, Celid, Torino 2006; Alex Krieger, William Saunders, ‘Urban Design’, University of Minnesota Press, Minnesota 2009; Fred Keotter, Colin Rowe, ‘The Crisis of the object: The predicament of Texture’ (working paper); David Gosling, ‘Definitions of Urban Design’ in ‘Architectural Design’, vol. 54, 1984. Dal Co, Irace, Contessi, Purini, Scolari, Cantafora, Gregotti, Nicolin, ‘XY Dimensioni del disegno’, n. 10, dicembre 1989, monografico dal titolo ‘1968-1988: Vent’anni di Architettura Disegnata’.

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