Mercati Emergenti EMERGING MARKETS P. Primavori - Dimension Stone International Consultant
La futura Dubai dell’Africa settentrionale Northern Africa’s future Dubai Premesse per un notevole sviluppo del settore The premises for considerable sector development Uno storico trattato Libia-Italia An historic treaty between Libya and Italy
Brevi note sulla Libia Brief notes on Libya
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on riveliamo nessun segreto affermando che le ambizioni della Libia si identificano con il desiderio di trasformarsi nella Dubai dell’Africa mediterranea. Dal 2007 il governo libico ha infatti iniziato a concretizzare i suoi progetti di rinnovamento infrastrutturale lanciando, attraverso Saif El Isiam, figlio del Colonnello Gheddafi, un ponte verso un futuro di rinnovamento politico, economico e sociale del paese il cui scopo – neanche tanto nascosto – è proprio quello di aspirare al ruolo della “Dubai” del Nord Africa. La Libia è un paese che vanta una posizione geografica strategica, affacciandosi sul Mediterraneo con una fascia costiera di oltre 2.000 Km, popolazione di circa 5,6 milioni di abitanti (ultimo censimento 2006), in media molto giovane, con un livello di scolarizzazione piuttosto alto e un tenore di vita tra i più elevati dell’Africa. Imponente il panorama delle risorse naturali, con gas e petrolio in testa, sui quali è fondato, quasi per intero, il sistema economico del paese, ma anche acqua (recentemente scoperta nel sottosuolo desertico), minerali di base e materiali lapidei, cui è stata dedicata sempre
e’re revealing no secrets by stating that Libya’s ambitions are to become the Dubai of Mediterranean Africa. Since 2007 the Libyan government has, in fact, been concretizing its projects of infrastructure renovation, building (through Saif El Isiam, son of Colonel Gheddafi) a bridge towards a future of political, economic and social reform behind whose purpose – not so very hidden – is becoming a North African “Dubai”.
maggiore attenzione negli ultimi anni. Nel paese vige un sistema economico particolarmente accentrato, di tipo socialista, nel quale le scelte relative ad investimenti e consumi sono effettuate nei limiti del budget fissato annualmente dalle autorità. Dalla data della rivoluzione – il 1969 – il sistema politico libico, unico nel panorama internazionale, si definisce come “Jamahiria”, un sistema caratterizzato dall’assenza dei partiti politici, e che ha il suo cardine nel “libro verde”, redatto nel 1976 dal Colonnello Gheddafi, per promuovere una fusione tra socialismo ed islamismo, in alternativa sia al capitalismo, sia al comunismo. La presenza dello Stato nell’economia è di conseguenza ancora rilevante, ma il settore privato è in forte crescita e questo favorirà nei prossimi anni interessanti opportunità per le piccole e medie imprese.
Libya is a country in a strategic geographical position, stretching along the Mediterranean coast for more than 2000 km. It has a population of approximately 5.6 million people (latest 2006 census), quite young on the average and with a fairly high level of schooling; its living standards are among the highest in Africa. The country has an impressive array of natural resources, with natural gas and oil in the forefront (on which nearly its whole economy is based) but also water (recently discovered in the desert subsoil), basic minerals and stone materials, to which it
Con la sospensione dell’embargo a partire dal 2000, la sua definitiva eliminazione da parte di O.N.U. ed U.S.A. (rispettivamente settembre 2003 ed aprile 2004), la storica visita di Gheddafi a Bruxelles (aprile 2004) e la rimozione da parte degli U.S.A. della Libia dalla lista dei paesi dediti al terrorismo internazionale (maggio 2006), la Libia, dopo oltre 15 anni di isolamento, si è reinserita nel contesto internazionale, dimostrando un notevole interesse per una crescente collaborazione con il mondo occidentale. La normalizzazione delle relazioni
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has been devoting increasing attention lately. Libya’s economy is highly centralized and of the socialist type, in which investment and spending decisions are made within the limits of a budget set annually by the government. From the time of the revolution – 1969 – the Libyan political system, unique worldwide, is known as “Jamahiria” and features the absence of political parties. Its bible is the “Green Book” Colonel Gheddafi wrote in 1976 to promote a fusion of socialist with Islamic precepts as an alternative to both capitalism and communism, State involvement in the economy is therefore still great but the private sector is growing stronger and in the next few years this will provide interesting opportunities for small and middle-sized companies. With the suspension of the embargo in 2000, its definitive elimination by the UN and USA (in September 2003 and April 2004, respectively), Gheddafi’s historic trip to Brussels (April 2004) and removal from America’s list of countries fostering international terrorism (May 2006), after more than 15 years of isolation Libya reentered the international scene, showing great interest in growing collaboration with the western world. The normalization of diplomatic relations with the USA and EU helped increase the interest of foreign investors, especially in the sectors of hydrocarbons, infrastructure and (importantly) banking; an interest further
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diplomatiche con gli U.S.A. e con la UE ha contribuito ad accrescere l’interesse degli investitori stranieri soprattutto nei settori degli idrocarburi, delle infrastrutture e, non da ultimo, in quello bancario; interesse ulteriormente rafforzato dalle ottime performance che, in termini di crescita economica, il paese ha fatto registrare nel corso del 2007 (+6,8%) e dalle incoraggianti previsioni per il quinquennio 2008-2012, attestate su valori medi di crescita annua dell’8,6%. Come è noto, l’economia libica si basa prevalentemente sulla produzione ed esportazione di petrolio e gas che,
boosted by the country’s excellent economic growth, in 2007 up by 6.8%, and by encouraging predictions for the five year period from 2008 to 2012, when growth is expected to rise to an annual average of 8.6%. As is well known, Libya’s economy is mainly based on producing and exporting oil and natural gas, which nominally account for 72% of GDP, 93% of revenue and 95% of exports. The main macroeconomic indicators are consequently influenced by how crude oil fares on international markets. In the past two years the steep hike in the price of oil enabled Libya to
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benefit from extremely high oil revenues, some of which were (and will be) invested in big development projects. Thanks to its income from the oil business, Libya was able to undertake a five-year development plan for which will be allocated something like US$ 140 billion; in 2007 alone more than 19 billion US$ were earmarked and largely used. By now it’s fairly evident that the government is trying to gradually cede control of a number of production sectors and downsize its role in the economy. In 2003 the Libyan government published a list of 360 state companies to be privatized by 2008; to date only 69 of them have gone private, including the two main airlines and two big state banks. The government is 006 MARMOMACCHINE CLASSIC
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nominalmente, contribuiscono al 72% del PIL, al 93% delle entrate e al 95% dell’export. I principali indicatori macroeconomici risentono di conseguenza dell’andamento del corso del greggio sui mercati internazionali. Negli ultimi due anni la forte ascesa del prezzo del petrolio ha consentito alla Libia di beneficiare di altissime rendite petrolifere, una parte delle quali è stata (e verrà) investita in importanti progetti di sviluppo. In virtù delle proprie rendite petrolifere la Libia ha potuto avviare un piano di sviluppo quinquennale nel cui contesto saranno verosimilmente allocati circa 140 miliardi di US$; solamente nel 2007 sono stati stanziati, e in gran parte impegnati, fondi complessivi per oltre 19 miliardi di US$.
increasingly aware that an efficacious and concrete diversification of the economy, aimed at lessening chronic dependence on the oil sector, can only be done through private enterprise. In order to do this, however, the state has to create the right context, juridical as well, that stimulates and motivates private enterprise, Libyan as well as foreign. Symptomatic in this regard is the attention being focused on legal aspects regulating economic-financial activity. Solely as examples are recent laws like 563 of 2007 on public contracts, 1 of 2005 on regulating banking and letting foreign banks into the Libyan market, 2 of 2005 on money laundering and laws 89 and 433 of 2006 respectively aimed at regulating the opening of foreign offices in Libya and
È ormai abbastanza evidente il tentativo dello Stato di sganciarsi gradualmente dal controllo di alcuni settori produttivi e il ridimensionamento del suo ruolo nell’economia. Nel 2003 le autorità locali hanno pubblicato una lista con ben 360 aziende pubbliche da privatizzare entro il 2008; a tutt’oggi ne sono state privatizzate 69, tra cui le due principali compagnie aeree e due grosse banche pubbliche. Le autorità locali stanno prendendo piena consapevolezza che un’effettiva e concreta diversificazione dell’economia, finalizzata ad allentare la cronica dipendenza dal settore petrolifero, non può che passare per il tramite dell’imprenditoria privata. Per far ciò è però necessario che lo Stato crei un contesto, anche giuridico, che stimoli ed incentivi la stessa imprenditoria privata, tanto nazionale quanto straniera. Sintomatica è, al riguardo, l’attenzione che si sta ponendo agli aspetti legislativi per regolamentare l’attività economicofinanziaria. A solo titolo di menzione, sono da ricordare recenti leggi come la n. 563/2007 sugli appalti pubblici, la 1/2005 sulla disciplina dell’attività bancaria e sull’accesso di banche straniere al mercato libico, la 2/2005 (riciclaggio di denaro sporco), le n. 89/2006 e n. 433/2006, volte rispettivamente a disciplinare l’apertura di uffici di rappresentanza di aziende straniere in Libia e la costituzione di Joint Ventures libico-straniere. I progressi ottenuti dal paese sono stati recentemente riconosciuti anche dal FMI (luglio 2008), sottolineando gli enormi passi avanti compiuti nel processo di apertura ad un’economia di mercato; particolari apprezzamenti sono stati anche espressi per la riforma dell’amministrazione doganale e per l’adeguamento delle pratiche commerciali agli standard internazionali. Tutto ciò non deve tuttavia indurre a pensare che il mercato libico sia divenuto, tutto d’un tratto, di facile accesso;
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permangono ancora molte delle distorsioni proprie di un’economia pianificata rimasta, tra l’altro, per molti anni chiusa alla realtà economica internazionale. Si tratta, in sostanza, di un mercato in piena crescita che, anche per la vicinanza geografica, offre delle interessantissime opportunità per le nostre aziende ma che richiede di essere affrontato sempre con la massima cautela.
creating joint ventures with foreign companies. The progress the country is making was recently recognized even by the WMF (July 2008), emphasizing the enormous strides it has taken in opening up to a market economy; particular appreciation was also expressed for reforms made in customs administration and bringing business practices up to international standards.
È in questo quadro di ritrovata presenza internazionale che la Libia può offrire notevoli opportunità di business anche in considerazione della sua totale dipendenza dalle importazioni e conseguente necessità di approntare un intenso programma di
However, none of this should lead one to believe that the Libyan market is all of a sudden easy to access; there still remain many distortions typical of a planned economy, moreover closed for years to world businesses. Basically, this is a heavily
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the best-known in the world? Don’t believe what they tell you.... get the truth from your customers. industrializzazione. I principali partner commerciali sono i paesi UE, con l’Italia in testa, i paesi del Maghreb, gli Emirati Arabi, la Turchia e la Cina. L’interscambio con il nostro paese, secondo i dati ISTAT, è di circa 15 miliardi e 644 milioni € (fine 2007), a fronte dei 14 miliardi e 58 milioni € del 2006 (+11,2%); in queste cifre oltre 14 miliardi € sono di export libico in Italia (+10,66% prevalentemente petrolio e gas, pari a circa il 10% del fabbisogno annuale italiano), mentre l’export italiano verso la Libia ammonta ad 1 miliardo e 639 milioni € (+16,84 %). Il 2008 conferma il trend crescente per l’Italia: l’andamento del nostro export per i primi sei mesi, pari ad 1 miliardo e 159 0012 MARMOMACCHINE CLASSIC
growing market that, thanks also to geographical proximity, offers very interesting opportunities for Italian companies but has to be approached with the utmost caution. It is in this picture of a restored international presence that Libya can offer great business opportunities, in consideration, too, of its total dependence on imports and consequent need to prepare a program of intense industrialization. Libya’s main commercial partners are the EU countries, Italy in the lead, the Maghreb countries, the Arab Emirates, Turkey and China. According to ISTAT data, trading with Italy amounted to about 15 billion 644 million
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milioni €, va infatti al di là delle migliori aspettative, facendo registrare un +49,4%; un dato che, se confermato, dovrebbe portare l’Italia a superare il record del 2007. È interessante notare che, nell’arco temporale di riferimento, tra le più significative performance si hanno anche quelle dei prodotti per miniere e cave (+ 51,7%).
E la pietra? Forse non tutti sanno che, già svariati decenni orsono, la Libia vantava un’attività in seno al settore lapideo tra le più rispettabili all’interno del continente africano. Il paese è stato un vero e proprio “apripista” della pietra africana insieme ad altri paesi della costa mediterranea (Egitto, Marocco, Tunisia ed Algeria), anch’essi “toccati” dall’influenza imperiale romana, ed all’Angola e al Mozambico, al di sotto della linea sahariana. La Libia ha sviluppato una storia, una tradizione ed una conoscenza nell’uso della pietra, quegli elementi cioè che costituiscono la base imprescindibile per lo sviluppo del settore. Parole forse senza senso per molti ma che, come chi scrive ha avuto modo di far notare anche in altre note, tracciano una differenza fondamentale con quei paesi dove questi elementi sono assenti. Laddove li possiamo riscontrare, “restano solo” da innestare la tecnologia e la formazione professionale; laddove, invece, pur disponendosi di volumi e varietà immense di pietre, mancano, l’innesto di risorse finanziarie e di tecnologia non sono quasi mai sufficienti a far decollare il settore. È il caso di molti paesi dell’Africa subsahariana, dotati di giacimenti imponenti, ma totalmente privi di un mercato interno, di una cultura lapidea, di una tradizione e di una capacità nell’uso della pietra, e per i quali la fornitura di tecnologia e di training non è quasi mai sufficiente. La Libia, tuttavia, non ha solo questo: ha numerosi motivi per proporsi come
euro at the end of 2007, compared to 14 billion, 58 million the year before (up 11.2%); in these figures more than 14 million were Libyan exports to Italy (up 10.66% and primarily oil and natural gas, accounting for about 10% of Italy’s annual supplies) while Italian exports to Libya amounted to 1 billion, 639 million (up 16.84%). This current year, 2008, confirms the growth trend for Italy: in the first semester Italy’s exports to Libya were worth 1 billion, 159 million euro and in fact beyond the rosiest predictions, registering growth of 49.4%. A figure that, if confirmed, would break Italy’s 2007 record. It is interesting to note that, in the time span concerned, some of the best performance was seen in Italian sales of products for mines and quarries (+ 51.7%).
interlocutore di interesse, tra i quali merita citarne almeno tre: – IL MERCATO INTERNO ED IL SETTORE COSTRUZIONI: pur in assenza di statistiche ufficiali sui consumi lapidei, è ben noto che, proprio in virtù di storia, tradizione e cultura di cui alla menzione precedente, la Libia è da sempre un buon mercato consumatore, le cui esigenze vengono soddisfatte con importazione del prodotto finito. Si tratta quasi sempre di materiali di basso costo e di fascia qualitativa modesta, purtuttavia con numeri complessivi non trascurabili. Tale consumo subirà una notevole impennata sia con la realizzazione (già iniziata) dei 210.000 alloggi cui si è accennato in precedenza, sia con le realizzazione di infrastrutture ed opere
countries, endowed with impressive stone reserves but totally devoid of an internal market, of a stone mentality, of traditions and skills in using stone, so that bringing in technology and training is almost never sufficient. Libya, in any case, has not only this – it also has many reasons for being a partner of interest, of which we can cite at least three: – THE INTERNAL MARKET AND THE CONSTRUCTION SECTOR: while lacking official statistics on stone use, it’s a wellknown fact that, in virtue of the history, tradition and skills previously mentioned, Libya has always been a big consumer market for stone, whose demands are met by importing foreign products. These are almost always low-cost materials of modest quality but in
And stone? Perhaps not everyone knows that even quite a few decades ago Libya’s stone business was one of the finest on the African continent. The country was a real “pioneer” in African stone, together with other countries along the Mediterranean coast (Egypt, Morocco, Tunisia and Algeria), equally “influenced” by the Roman Empire, and with Angola and Mozambique, below the Sahara line. Libya developed a history, tradition and skills in using stone, that is, those elements that are an indispensable basis for sector development. Words that might be meaningless to some but that actually – as this writer has pointed out in other articles as well – delineate a fundamental difference from countries lacking these elements. Wherever they can be found, all that country needs to do is add on technology and job training; where they don’t exist, injections of finances and technology are almost never enough to enable the sector to take off. This is the case with many sub-Saharan African
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pubbliche. A Tripoli sono attualmente in costruzione cinque alberghi (5 stelle) con i quali si vuole sostanzialmente allineare la capitale libica alle altre città del Nord Africa. Metà del paese è un cantiere a cielo aperto. – LA TECNOLOGIA DEL LAPIDEO: nel paese sono in esercizio sia cave che impianti nei quali operano molte macchine ed attrezzature italiane, ma anche egiziane, siriane, turche. Attualmente, come è comprensibile, predomina un concetto di low quality ma il desiderio di approdare a produzioni più selezionate e qualitativamente più elevate è tangibile ovunque. Vi sono spazi aggredibili in termini sia di macchinari, sia di utensili, sia di consumabili, comparti nei quali il Made in Italy ancora non ha rivali. – I GIACIMENTI: ai consueti limestones beige-crema che punteggiano tutta la fascia nord-africana, nonché vari paesi medio-orientali (Siria, Territorio Palestinese, Giordania ecc.), si associano, nel caso della Libia, riserve imponenti di basalto (località Wishata, zona di Bani Walid), travertini gialli e rossi (zona di Wizla), i marmi della regione di Gharìan (Ras Al Mazoul) ed i graniti (AIkufra, Jabal Al Awaynat). A queste identificazioni hanno contribuito in maniera determinante gli studi del Centro Ricerche Industriali libico, una struttura pubblica di ricerca che negli ultimi anni ha intensificato notevolmente i propri sforzi nel mondo lapideo, oltre a quello minerario tradizionale. Ma è soprattutto un elemento di natura politica quello che, probabilmente, giocherà a maggior favore del nostro paese, e cioè la ratifica dello storico trattato che Berlusconi e Gheddafi hanno siglato il 1° agosto 2008. Tale trattato, infatti, mettendo la parola fine ai dissidi storici del passato, getta le basi per una collaborazione tra i due paesi che, in futuro, sarà decisamente più stretta. Tra i vari settori della Libia ai
amounts that are anything but negligible. This use will peak with the construction (already underway) of the 210,000 housing units alluded to before, along with infrastructure and public works. Now being built in Tripoli are five 5-star hotels intended to align the Libyan capital with other big North African cities. Half the country is an open-sky worksite. – STONE TECHNOLOGY: the country has quarries and processing plants using a lot of machinery and equipment from Italy but also from Egypt, Syria and Turkey. Right now, as is understandable, a low-quality concept predominates but the desire to get into better selected and qualitatively higher production is tangible everywhere. There is huge room for machinery, tools and supplies, compartments in which the Italianmade has no rivals. – THE DEPOSITS: along with the usual beige-cream limestones found all over North Africa and in various Middle Eastern countries (Syria, the Palestinian Territories, Jordan, etc.) Libya also has impressive reserves of basalt (at Wishata, in the Bani Walid zone), yellow and red travertine (in the Wizla zone), marbles in the Gharìan region (Ras Al Mazoul) and granites (Alkufra, Jabal Al Awaynat). Their identification was greatly helped by studies done by the Libyan Industrial Research Center, a public research facility that in recent years has considerably intensified its efforts in the stone world, as well as in that of traditional mining.
quali sarà impressa una decisa accelerazione, pur essendo quello energetico indiscutibilmente al primo posto, vi è anche il settore lapideo; non vi sono al momento dettagli precisi ma è abbastanza prevedibile che è proprio all’Italia che saranno affidati progetti, consulenze, corsi di formazione ma, soprattutto, la gestione nella realizzazione delle molte opere previste nelle quali la pietra assume un ruolo di rilievo.
that in future will be definitely much closer. Among the various Libyan sectors that will get a definite speedup – although energy is indubitably in first place – there is also the stone sector. At present the details haven’t been defined but it’s fairly sure that Italy will be entrusted with projects, consultancy and educational programs and above all the management of building the many works in which stone plays a leading role.
But above all there is an element of a political nature that will probably play in favor of Italy, and that is ratification of the historic treaty that Berlusconi and Gheddafi signed on August 1, 2008. In fact, this treaty puts an end to old controversies and lays the bases for cooperation between the two countries
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