Il Lucano Magazine Numero giugno 2013

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Foto Andrea Mattiacci

Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ

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S O M M A R I O

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18 anni ed è sempre più...Trend Expo

V I G N E T TA N D O

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"Passato il santo..."

R E P O R TA G E

21 La nuova edizione del Trend Expo 28 Da Marcuse a Latouche E P I S T E M E

32 Esperienze essenziali E U R E K A

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34 Viggianello, prima edizione del borsino del Turismo e Tempo Libero

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46 Agostino Gerardi e Terrania si sono ispirati all’Acquasala per il tour 2013

57 58

Il Pollino in fiera Premio Alex Baroni a Mattia Valentino Matera, Paradiso d’estate al Parco La Palomba Lucania Endurance 2013 In mare in moto Agostino Gerardi e Terrania musica genuina come l'Acquasala La poliedrica creatività di Anna Terlimbacco Young Corbett III un pugile lucano in America Tonino La Rocca tributo al regista dei Turchi Melfi ritrova una piscina più moderna e funzionale A Montemurro nasce il Punto AVIS “Giulia Rotundo” Sostenibilita sociale, ambientale e finanziaria dello sviluppo Stabilimento idroterapico. Ultima Parte

M U S I C A N D O

62 Cecilia e Al Verde, tra i luoghi dove si fa musica B L O G O S F E R A

64 Blogosfera T R A L E R I G H E

75

Matera, il sogno svanisce ai rigori

66 Storia di Omega 67 Novecento Rom D O L C E

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S A L ATO

68 La Storia in un piatto I N - F O R M A

70 Ritornare alla terra L O O K A N I A

66 Racconto di Teana. Prima Parte

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E D I T O R I A L E

C'È CHI DICE NO Antonello LOMBARI

'è un segnale importante che proviene dalle urne di Basilicata. Il 26 maggio scorso si è votato per il rinnovo di undici consigli comunali lucani. In nove casi sono stati eletti sindaci del Pd o riconducibili ad esso. Su tutte le considerazioni prevale un dato comune ai seggi di tutt'Italia: l'astensionismo è cresciuto in maniera esponenziale. L'altro elemento atteso, per verificare la portata e la tenuta del fenomeno "Grillo" in Basilicata, ha fatto registrare un calo molto sensibile di consensi al movimento cinque stelle. L'analisi porta, inevitabilmente, a valutare che, al di là del clamore suscitato da "rimborsopoli" alla Regione Basilicata, gli elettori che si sono recati a votare hanno dato fiducia al partito-regione. Ora è acclarato che questa consultazione elettorale non è da mettere in relazione con le politiche. L'amministrazione della cosa pubblica, in ambito locale, lascia ampi margini a convergenze, a volte anche atipiche, e favorisce, spesso, la creazione di liste civiche trasversali. Insomma, per un Pd che si conferma c'è un'esigenza di rinnovamento, avvertita all'interno del partito-regione, che passa per i consigli comunali, prima che per i circoli. L'avvento di Epifani alla segreteria nazionale e l'ascesa del potentino Roberto Speranza ai vertici istituzionali del Paese costituiscono una garanzia di continuità. Gli elettori lucani avranno, ora, lo spazio di un'estate per maturare le proprie scelte preparandosi al voto del 17 e 18 novembre, per il rinnovo del Consiglio regionale. Cinque mesi non rappresentano un tempo molto lungo, specie se si considerano le imminenti divagazioni balneari. Il sentimento diffuso che si percepisce, a pelle, è una grande necessità di vedere all'opera facce nuove. L'anelito di "pulizia" e di cambiamento radicale, di stile "grillino", che ha ispirato larga parte del dissenso lucano alle recenti politiche, è atteso alla prova del nove con le regionali di ottobre. Un dissenso già metabolizzato che potrebbe indirizzarsi su due binari differenti. Da una parte premiando, ancora una volta, l'intransigenza del movimento cinque stelle e, dall'altra, recuperando una dimensione più realista e locale che premia una coraggiosa, quanto necessaria, scelta di volti nuovi, tra gli amministratori del Pd. In tutti i casi ci sarà, comunque, da fare i conti con il partito che sta riscuotendo più consensi di tutti: l'astensione. In fondo il disco sul piatto è sempre lo stesso. Torna alla mente ciò che gorgheggiava, come invasato, Vasco Rossi: "C'è chi dice no". Che non è necessariamente da intendersi come negazione di qualcosa o di un principio. Potrebbe voler dire no al cambiamento radicale, oppure no alla minestra, magari riscaldata, di sempre.

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Vignettando

"Passato il santo..."


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L U C A N O

Editore Lucana Editoriale s.r.l. Amministratore Vito ARCASENSA

vito@arcasensa.it

Direttore Responsabile Antonello LOMBARI

antonello.lombari@libero.it 377.2314028

Redazione da Potenza: Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA

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Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Federica CAPASSO, Elisa CASALETTO, Paolo CILLIS, Antonio CORBO, Leonardo CLAPS, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE, Antonello MANGO, Anna MOLLICA, Giulio RUGGIERI, Michele RUOTI, Albina SODO, Margherita E. TORRIO Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO dal Materano: Giovanni MARTEMUCCI

0835.333321 333.8647076 info@martemix.com

Vignette di Luca NOMAGA

Hanno collaborato in questo numero Angelo BENCIVENGA, Adriana CRISCI, Arsenio D’AMATO, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Antonio PETRINO, Donato SABINA Redazione Sportiva Antonio CROGLIA, Michele POTENZA, Federico PELLEGRINO

Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 6 Giugno 2013 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

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N E W S

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Nuove strategie di sviluppo per il territorio È questo il titolo del convegno tenutosi a Rionero in Vulture, presso il Palazzo Giustino Fortunato. L'incontro del 28 maggio scorso, voluto dal GAL Sviluppo Vulture Alto Bradano in collaborazione con Officina Rambaldi Srl, è stata la giornata conclusiva di un ciclo di quattro meeting tematici. Il primo ha avuto luogo a Banzi, alla sala conferenze del Museo di Città "Divina Bantia" e ha avuto come focus il Turismo; il secondo, a Venosa l’11 maggio nella sala conferenze del Castello, ha approfondito il tema Food & Wine e Produzioni artigianali tipiche; il terzo, con il tema del Territorio, si è svolto ad Acerenza nella Sala Consiliare; infine il quarto, sull’Impresa, è stato organizzato a Potenza. Oggi l’intera visione d’insieme è più importante della settorializzazione e i vari incontri, benché specialistici, sono stati pensati e strutturati in un’ottica di sistema. La consapevolezza è quella di creare un prodotto territoriale identificabile e coerente, nelle sue attività e offerte specifiche, a una logica strategica comune fondata su una forte governance locale e una comunicazione interna ed esterna. A tal fine, durante le giornate, si è cercato di favorire la connessione, la collaborazione tra imprese locali e il contatto con partner regionali che operano sul territorio di riferimento, capaci di supportare le imprese in attività specifiche, come la promo - commercializzazione, la ricerca di finanziamenti, la formazione in tutti i servizi avanzati di cui l’impresa necessita. Rivestendo un ruolo di intermediario tra il territorio e la Regione Basilicata, il compito del GAL è quello di proporsi come incubatore capace di costituire luoghi di aggregazione tra chi ha le idee e gli operatori, tra giovani e professionalità, un facilitatore di condizioni e contesti per convogliare risorse umane su un comune obiettivo. Investire nella produzione tipica locale, eno-gastronomica o artiginale, è una strategica opportunità per il territorio del GAL Vulture Alto

Bradano. Il presidente, Francesco Perillo, ha sottolineato che bisogna ideare una massa critica delle risorse, al fine di creare un’immagine territoriale. "L’ambiente - conclude Perillo - il meraviglioso paesaggio e l’enorme potenziale umano presente nella nostra area devono essere un tutt'uno. Ambiente significa qualità della vita, eccellenza delle produzioni agroalimentari, possibilità di fruire di ambiti eccellenti e quindi turismo. Riteniamo, e questo sarà il nostro sforzo nei prossimi giorni, che sia importante riportare il tutto sotto un’unica visione, creare una forte immagine, creare le condizioni di condivisione e costruzione di rete". al.so.


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N E W S

All’Università della Basilicata un seminario sulla storia della scuola Nella nostra storia unitaria ci sono ambiti che ancora non sono stati esplorati. Uno di questi è la scuola a cui solo di recente alcuni storici stanno rivolgendo la loro attenzione. Tra loro c’è Michela D’Alessio, docente dell’Università della Basilicata che lo scorso 16 maggio a Potenza, presso il Dipartimento di Scienze Umane, ha tenuto una lezione seminariale dal titolo Istituzioni e culture scolastiche nell’Italia meridionale presentata dal Dottorato di Ricerca in “Storia dell’Europa mediterranea dall’antichità all’età contemporanea” in collaborazione con la Deputazione di Storia Patria. Un seminario che testimonia il ritrovato interesse storico per la scuola fino ad oggi trascurato. Eppure è stato grazie alla scuola che si è giunti all’istruzione diffusa con la quale si è andato incontro all’era moderna a grandi prassi, e che si è potuto costruire l’identità nazionale all’indomani dell’Unità d’Italia. La professoressa ha pubblicato di recente Vita tra i banchi nell’Italia meridionale, uno studio che benché riferito al Molise tra gli anni ‘800-‘900, restituisce uno spaccato di società scolastica che non doveva essere dissimile rispetto al resto delle zone del Sud. Quindi della Lucania che, oltre ad aver potuto contare su grandi nomi come Aliani, Ciccotti, Grippo, Fortunato, Scotellaro, deve all’impegno di tanti maestri, insegnanti, presidi, funzionari del provveditorato, amministratori locali, lo sviluppo e la diffusione dell’istituzione scolastica nel suo territorio, geograficamente impervio ed economicamente indietro. La D’Alessio durante il seminario, introdotto da Antonio Lerra docente della stessa università, ha ripercorso l’evoluzione del sistema scolastico dal periodo post-unitario a quello fascista e repubblicano ponendo l’accento sui metodi d’indagine utilissimi a far comprendere in che modo e in che misura tale sviluppo sia avvenuto. Muovendosi su due binari, quello politico-istituzionale (orientamenti politici, indirizzi ideologici, ruolo dei Ministri) e quello del “fare scuola” (protagonisti, metodi, spazi, tempi, strumenti e materie), e soffermandosi sulla situazione locale che man mano si rivela grazie a dati, fino ad oggi

ignorati, assurti a vere fonti documentaristiche. Che possiamo ritrovare negli archivi comunali, ecclesiastici, dei provveditorati e degli istituti su fogli probabilmente malandati e poco decifrabili, con i quali risalire a inchieste ministeriali, relazioni degli ispettori, libri di testo, andamento dell’editoria, materie studiate, giornali, registri di classe, giochi, quaderni e copertine. L’analisi di questi scritti inediti permette una più veritiera ricostruzione della storia della scuola. Storia di fatti ed emozioni come quelle generate dai propri ricordi o di quelli degli insegnanti che narrano la vita professionale e sociale vissuta con gli studenti dentro e fuori l’aula scolastica. Essi documentano un piccolo mondo in cui spesso le gioie e i dolori di uno erano quelle di tutti, come emblematicamente riproducono le vecchie foto di classe dove era possibile distinguere, dall’abbigliamento di studenti e docenti, l’agiatezza o la durezza dei tempi. an.mo.

Potenza: “La Virtù e il Desiderio”, una mostra rende omaggio alla donna Antonio Caramìa, Bruno Di Maio, Giulio Giordano, Massimo Lanciotti, Giuseppe Mallìa, Francesco Palma, Raffaele Ricci, Claudio Sacchi, Rocco Santacroce, Rocco Smaldone, Giacomo Sonaglia, Gianni Strino sono i nomi degli artisti che hanno in questa mostra reso omaggio alla donna, alle sue virtù, alle sue doti. Dodici uomini, alcuni lucani altri no, maestri della pittura figurativa contemporanea, la cui arte ha saputo sagomare fisici femminili tutti diversi nell’aspetto e nel significato. “La Virtù e il Desiderio” è il titolo di questa

mostra curata da Grazia Pastore esposta presso la Biblioteca Nazionale di Potenza. Sono dipinti di grande suggestione, capaci di restituire la bellezza, la passionalità, la dolcezza della donna, attraverso visi e corpi che hanno preso forma da oli o acrilici su tele, lino grezzo e perfino su intonaco. Tecniche e supporti dai quali è emersa l’eleganza di figure a volte eteree a volte concrete, ciascuna a proprio modo espressione dell’indole di ciascuna donna, diverse ma sempre affascinanti. Nei grandi quadri sono rappresentate, infatti, donne

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sensuali e romantiche, accattivanti e materne, reali o di fantasia, moderne o d’altri tempi, immerse in colori decisi che ne hanno denotato la forza caratteriale, la determinatezza celate spesso dentro una figura apparentemente fragile. La mostra che è stata organizzata con il sostegno dell’International Inner Wheel Club di Potenza, ha suscitato grande interesse ed una buona affluenza di pubblico. E’ restata aperta fino allo scorso 15 giugno. an.mo.


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Matera, all’Hotel San Domenico si è parlato di Housing sociale Si è tenuto a fine maggio all’Hotel San Domenico di Matera, il seminario tecnico intitolato “Housing sociale - Dal sostegno abitativo all’inclusione sociale lavorativa”, evento organizzato dal Consorzio La Città Essenziale, Comune di Matera, Provincia di Matera, Confcooperative Basilicata, e Gal Bradanica. Di fronte ad una vasta platea i relatori hanno affrontato tematiche di grande rilievo mettendo in rilievo la portata trasversale rispetto ad azioni di intervento che vanno ad interessare l’intero comparto del sociale. L’incontro, che ha inteso essere un’occasione per evidenziare buone pratiche fra cooperative sociali, cooperative edilizie, urbanistica, istituzioni locali, ha visto la partecipazione di soggetti che a vario titolo operano all’interno del contesto di interesse, riuscendo a rimettere al centro della discussione un tema che di sicuro dovrà risultare centrale nell’agenda politica delle Istituzioni. Lo ha sottolineato anche il Viceministro Filippo Bubbico che ha parlato di “tema necessario in un dibattito che voglia mettere al centro i valori alla base della pacifica convivenza nella comunità”. Il sindaco di Matera, Salvatore Adduce ha evidenziato che occorre mettere in campo “una politica attenta alle esigenze della comunità, che al contempo sappia i fari i conti con le esigenze di buona amministra-

zione”. L’impegno profuso nel tempo, per la costruzione di alloggi in cooperativa, è stato messo in evidenza da Rocco Fiorino della Confcooperative, che ha parlato della necessità di avviare una nuova stagione sensibile a simili politiche. Una disamina di quanto compiuto, anche guardando alle esperienze più avanzate di altri Paesi, è tornata nelle parole di Michele Plati, Federsolidarietà, che ha proposto una serie di interventi possibili, che potrebbero giovare anche al panorama cittadino. gi.ma.


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N E W S

Grado, terzo posto per l’Ipsar di Marconia alla finale Maitre dell’anno Si è tenuta a Grado (Gorizia) ai primi di maggio la finale del Concorso Maître (junior) dell’anno. Quarantotto le scuole alberghiere coinvolte per il primo campionato italiano degli Istituti Alberghieri d’Italia. I concorrenti di questa sfida “Flambè” sono i migliori studenti dei diversi istituti alberghieri che si sono qualificati per partecipare alla gara in programma presso il prestigioso Grand Hotel Astoria di Grado. Ogni Istituto ha gareggiato con squadre formate da due studenti, dei quali uno preparava il piatto alla lampada, l’altro abbinava il vino, descrivendo i prodotti tipici delle zone di provenienza.

Tema del concorso: la pasta. Dopo la performance delle 48 scuole, solo in 12 si sono qualificate per la finale, tra cui l’IPSAR di Marconia (Pisticci ) presieduto dal Dirigente scolatico Francesco Di Tursi. Nella finale l’IPSAR di Marconia si è aggiudicato il 3° posto con il piatto”Frizzuli al raffermo di pane” abbinato al vino Igt Sulco delle Cantine Crocco di Montalbano Jonico. Gli alunni impegnati sono stati Leo Lateana e Manuel Faraco, seguiti dai docenti Giuseppe Gallitelli e Antonio Zaza. Il premio conquistato consiste in una splendida lampada professionale e in una borsa di studio in denaro. gi.ma.


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C O R S I V O

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Il Bruscolino nell’occhio Angelomauro CALZA

rovate a digitare su un qualunque motore di ricerca di Internet “Michele da Potenza”: i suggerimenti che vi appariranno sullo schermo riguardano video con in sottofondo le sue canzoni, e file audio Mp3. Notizie sul personaggio zero. Michele da Potenza, che tanti fans aveva da vivo, e tantissimi anche da quando non è più tra noi, sembra non essere degno di una qualsivoglia biografia nonostante il suo inno a San Gerardo sia entrato da anni nella tradizione popolare potentina insieme con tutte le sue altre composizioni in vernacolo. Nemmeno Wikipedia, che pure ospita ormai anche chi ha solo pensato o immaginato di fare qualcosa che gli facesse meritare di essere tramandato ai posteri per il suo tramite, ha ancora ricevuto notizie biografiche sul cantautore lucano. Questo spiega anche perché non posso riportare in questo scritto la sua data di morte, il suo vero cognome, il resoconto della sua attività, notizie su di lui come persona e come artista. Niente. Sono riuscito solo a sapere che “pare che” sia stato vigile urbano in quel di Napoli. “Pare che”, manco se ne è tanto sicuri. Allora mi sento di lanciare un appello a chi lo ha conosciuto, a chi – suo familiare, amico, fan – conosce di lui non solo le canzoni, ma anche parte della sua vita vissuta: cerchiamo, cercate di non disperdere quel piccolo patrimonio di conoscenze del personaggio, mettete nero su bianco, scrivete,

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socializzate, fate sì che Michele da Potenza resti nella memoria anche dei potentini del futuro grazie a quello che riuscirete a fare per lui ora, nel presente. Io che non sono di Potenza, ma ci vivo ormai da più di trent’anni, sento di rivolgere questo appello in nome della salvaguardia e della preservazione di tutto quanto contribuisce ad alimentare e consolidare il mondo della tradizione popolare, e Michele da Potenza non può non esserne considerato un pezzo importante: recente, ma importante. Sarebbe cosa costruttiva raccogliere questo appello con la consapevolezza che, nella continuità del discorso di recupero di iden-

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tità storiche e culturali semidimenticate o a volte ancora sconosciute, presentate alla città anche in occasione dell’ultima Parata dei Turchi, servirebbe a scrivere altre pagine, temporalmente collocate in tempi più recenti, della storia popolare di Potenza. Sarà così che la “Tarantella r’ Lauria” e “Lu bracciale” avranno maggiore senso quando verranno cantate e interpretate da chi di Michele da Potenza ha già da tempo fatto un idolo della tradizione popolare della città capoluogo. E non vedo l’ora di andare su Internet, digitare “Michele da Potenza” e trovare almeno qualche rigo in cui possa leggere quando è nato, cosa ha fatto e quando è morto.


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R E P O R T A G E

18 anni ed è sempre più...Trend

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n flusso di studenti e giovani in cerca di occupazione ha passeggiato tra gli oltre 70 stand del Trend Expo al Campus potentino di Macchia Romana. La manifestazione, giunta alla 18.esima edizione con lo slogan Diventa ciò che sei, ha posto al centro di seminari, convegni di studio e animazioni serali la persona e il suo protagonismo. Un percorso articolato tra le realtà produttive, formative e militari presenti sul territorio regionale e nazionale.

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Servizi a cura di: Albina SODO, Anna MOLLICA

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18 anni di Trend Expo

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R E P O R T A G E

Territori e talenti al Trend Expo

Anna MOLLICA

l Trend Expo, il Salone dell’Orientamento, della Formazione, del Lavoro e della Cultura compie quest’anno 18 anni. Ha raggiunto, per così dire, la maggiore età la manifestazione che si pone come obiettivo quello di agevolare lo sviluppo del territorio, il lavoro fornendo canali di conoscenza tra i possibili modi con i quali creare delle opportunità d’impiego. Un punto fermo di un’iniziativa che ha, fin dal suo esordio, guardato lontano, al futu-

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ro immaginando un cammino di crescita dove a percorrerlo fossero stati tanti soggetti, soprattutto i giovani. Da quando cioè si chiamava “Progetto Basilicata Università & Lavoro” facendo già da subito capire che quel percorso andava realizzato nel territorio lucano insieme al centro del Sapere per eccellenza: l’Università. Connubio che a tutt’oggi continua con l’Università degli Studi della Basilicata la quale mette a disposizione i suoi spazi presso il campus di Macchia Romana di Potenza permettendo ai diversi soggetti, pubblici e privati, di comunicare con chiunque sia a loro interessato. Nell’ampia superficie del campus, infatti, istituzioni civili e militari, imprese, associazioni, università italiane, tra lo scorso 15 e 18 maggio, hanno allestito i loro stand, oltre 70, dai quali hanno interagito con 2 mila studenti universitari e degli istituti superiori accorsi da ogni angolo della regione, dalle vicine Puglia e Campania. E

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dove hanno dato vita allo scambio di informazioni utili ad indirizzare le scelte dei giovani a seconda delle proprie vocazioni. Vocazioni, appunto. L’edizione di quest’anno del Trend Expo è stata intitolata “Diventa ciò che sei”. Uno slogan che chiama in causa il protagonismo dei giovani, le conoscenze acquisite durante gli studi, la loro professionalità e le loro indoli considerate valore aggiunto dalle quali poter muovere le idee innovative capaci di intercettare nuovi spazi d’azione, le nuove tendenze della società azionando, in tal modo, uno sviluppo diverso. Sviluppo, oggi agevolato dalle tante opportunità offerte dalle moderne tecnologie, che tenga conto del valore del lavoro, del rispetto della persona e delle risorse del pianeta. Sono concetti tutti concretizzabili dai quali deve passare il cambiamento indispensabile per far riprendere quota ad un sistema economico oggi purtroppo in crisi.


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Diventa ciò che sei rend Expo 2013, in collaborazione con la Cooperativa Educational Service e l’Università degli Studi della Basilicata, ha offerto molti spunti di riflessione volti a sostenere la vocazione dei giovani. Un progetto di responsabilità civile e generazionale incentrato su chi, sostiene l’ideatore Enrico Sodano, ogni giorno vuole diventare protagonista del proprio futuro.

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Qual è il contesto in cui opera Trend Expo? La crisi economica, politica e sociale rilancia oggi il bisogno di ordine, certezze e sogni. E questo accompagna la crisi dei decisori sempre più lontani dalla gente, dai giovani. Trend Expo quest’anno ha lavorato in modo asfissiante con il Consiglio degli Studenti, con le Associazioni Universitarie, con i docenti e il personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo per presentarsi maturo, maggiorenne, un riferimento consolidato per chi vuole conoscere il mercato del lavoro. I momenti centrali della 18.esima edizione? Il programma è stato articolato in azioni informative, divulgative pensate per dare al format un’identità precisa, in linea con i linguaggi delle nuove generazioni. Trend Expo vuole far incontrare le eccellenze e le normalità della nostra terra, il tessuto socio-economico della Basilicata e gli espositori non lucani. Senza dimenticare che opportunità non significa trovare necessariamente un posto di lavoro ma, al contrario, capire il lavoro e comprendere come rialzarsi da una sconfitta trasformandola in esperienza positiva e proattiva. Se le dicessi Trend Expo a cosa penserebbe? Le parole chiave approfondite con gli espositori e con chi ha promosso la manifestazione sono: apprendistato, ammortizzatori sociali, collocamento pubblico e privato, dignità del lavoro, sicurezza, discriminazioni, disoccupazione, disuguaglianze, esodati, formazione, fuga dei cervelli, immigrazione, incidenti sul lavoro, imprenditori, lavori usuranti, lavoro a progetto, autonomo e dipendente, lavoro nero o minorile, morti bianche, neet, occupazione, outplacement, produttività, previdenza, quote rosa, salario, sindacati, start-up, somministrazione, tecnologia e innovazione, welfare. Termini strettamente collegati in grado di condizionare il mercato del lavoro e, quindi, il divenire di un ragazzo. Come è composto il mercato del lavoro? La riforma Treu e la Legge Biagi hanno modificato il concetto di intermediazione e ampliato la platea degli operatori. Ciascuno dei soggetti autorizzati ha la sua specializzazione e tende ad agire non in maniera isolata ma come uno dei nodi con regole e modalità definite. Ciò determina una maggiore sinergia tra scuole, università, comuni, camere di commercio, patronati, consulenti del lavoro, ordini professionali. L’impegno è quello di pensare ai giovani, al loro presente e continuare a crescere insieme. Trend Expo è un viaggio nella propria vocazione, alla ricerca del sentire, del poter affermare con dignità: sono diventato ciò che sono! al.so.

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18 anni di Trend Expo

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R E P O R T A G E

L’Unibas tra didattica e lavoro na vetrina per comunicare all’esterno le proposte formative e i progetti dell’Università degli Studi della Basilicata a 30 anni dalla sua istituzione. Parlare alle nuove generazioni vuol dire aiutare i giovani a capire il lavoro inteso non solo come offerta; vuol dire cogliere il modo attraverso cui prepararsi, formarsi e dare spazio alle proprie attitudini. Un appuntamento consolidato che per essere attuale deve ascoltare, raccogliere e proporre. Il modo migliore per fare orientamento: sono queste le premesse comuni tra Trend Expo e Unibas.

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Per il Magnifico Rettore, Mauro Fiorentino, Trend Expo è patrimonio di tutti, un luogo di confronto, relazione e dibattito. “L'Università cresce sia a Potenza sia a Matera e si consolida sul piano didattico nei settori strategici. – dichiara il Rettore - Con i suoi 9 mila studenti ha raggiunto la dimensione massima per il medio periodo. Le matricole rappresentano un investimento sul futuro e sul potenziale di crescita della regione. Pensando ai nostri studenti e laureati, doverose risultano le

attività di placement, di tirocinio post laurea. Un Ateneo, perciò, consapevole dell’importanza di intrecciare rapporti forti tra chi forma e chi assume, della necessità di individuare strategie valide per rendere più fluido il passaggio dallo studio al lavoro”. “Le attività quotidiane dell’Unibas – afferma il direttore del Centro di Ateneo Orientamento Studenti, Salvatore Masi – si intensificano nei quattro giorni del Trend Expo attraverso convegni di studio, seminari, lezioni aperte”. Ma in che modo avvicinare l’Università al territorio? “Bisogna fornire risposte concrete – spiega il prof. Masi – oggi Potenza è una città vivibile per gli studenti grazie a un semplice gesto, la partenza degli autobus direttamente all’interno del Campus. Inoltre, la nuova Casa dello Studente decongestiona il caro-fitti. Occorre, però, incrementare la collaborazione tra scuola e impresa. Le grandi aziende vogliono e chiedono il meglio, mentre i piccoli e l’artigianato già leggono i curricula degli studenti lucani”. Da

gennaio

scorso

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Associazioni

Studentesche Sui Generis, GBU, Caming, Meteobas, Alternative Motion, Identitariamente, CUS hanno partecipato attivamente alla stesura del programma di Trend Expo 2013. Il presidente del Consiglio degli Studenti dell’Unibas, Michele Ravella, ha ricordato come “Il protagonismo degli universitari ha apportato idee fresche al Salone dell’Orientamento, della Formazione, del Lavoro e della Cultura. Una manifestazione che ha aperto l'Università alla città di Potenza anche la sera con il contest musicale Musica senza Etichetta. Un ponte tra scuola e lavoro per capire non soltanto cosa vogliamo essere nella vita ma quello che già siamo”. L’auspicio di tutti è che le esigue risorse finanziarie siano indirizzate al mercato del lavoro. Speranza e responsabilità devono diventare le parole d’ordine in modo che i giovani possano contribuire alla costruzione del proprio futuro. È necessario, perciò, passare dalla politica del dire alla politica del fare. al.so.


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La scuola digitale Albina SODO

n Italia la diffusione e la lettura ragionata dei quotidiani nelle scuole prevede un’ora di lezione settimanale. Gli editori che partecipano all’iniziativa forniscono la materia prima, cioè i quotidiani. Lo scopo finale consiste nell’accrescere il numero di persone informate e capaci, nel futuro, di partecipare attivamente alla vita economica, sociale e politica del Paese. Allo stesso tempo il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dal prossimo anno scolastico, si appresta a dotare le scuole statali di kit tecnologici composti da lavagne interattive multimediali con proiettore integrato e personal computer. Le innovazioni tecnologiche, dunque, fanno il loro ingresso nell’istruzione italiana. Un processo di profonda trasformazione. Se ne è discusso al Trend Expo con Gianluca Sampagnaro, responsabile education per Apple, e Alberto Pian, insegnante e formatore a distanza di docenti sulle tecniche on-line. Subito una constatazione. Quando si introducono smartphone e tablet abilitati alla connessione continua non è più possibile fare lezione nel modo tradizionale. Il docente non prepara la sua lezione a casa, mentre gli alunni dispongono di un mezzo trasportabile ovunque e personalizzabile con le proprie applicazioni. “È ridicolo vietare questi strumenti nelle scuole perché fanno parte del nostro modo di vivere, – sostiene Pian – la scuola non è un indottrinamento ma il luogo in

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cui si alimenta il ragionamento”. Illuminante un video mostrato sulla didattica propositiva. Una classe ha studiato la Rivoluzione Americana, con i suggerimenti del professore sulle fonti da consultare. La discussione si traduce in sintesi e approfondimenti ulteriori. I ragazzi, suddivisi in gruppi, studiano in un ambiente ampio, in biblioteca. L’app da loro utilizzata in questa fase è minimale, permette di prendere appunti al fine di concentrarsi sui contenuti e non sulla forma. Ma da chi è condotta la lezione? Dagli stessi scolari. Definire le fonti, prendere annotazioni, impaginare e condividere il sapere con la classe sono le principali competenze richieste agli allievi digitali. Dal proprio punto di vista, gli insegnanti stimolano all’apprendimento critico e al

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metodo multicanale. Nasce, quindi, un tipo di scuola attiva. Tutti posseggono lo stesso quaderno, le medesime indicazioni, ma a differenza dei libri cartacei, tutto è modificabile, aggiornabile. Il discente recupera informazioni, foto e video dal web raggiungendo livelli di astrazione e approfondimento elevati che si concretizzano nella visualizzazione delle mappe concettuali. Gli studenti così si autoproducono testi e dispense grazie agli e-book. E si abituano dall’importanza della successione logicostrutturale all’efficacia della rappresentazione grafica.


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18 anni di Trend Expo

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Gli Stand Carabinieri Informazioni alla cittadinanza sulle attività svolte, dimostrazioni dal grande impatto visivo come quella dell’Unità Cinofila, indicazioni agli studenti sui Concorsi riassumono la partecipazione dei Carabinieri al Trend Expo. Ma quali gli step? Per la carriera da Carabiniere è prevista la somministrazione di un questionario con 100 domande a risposta multipla, a cui si accede dopo 4 anni nell’Esercito. Il Concorso da Ispettore è suddiviso in 2 prove scritte, cultura generale e storia dell’Arma. Oltre al programma di studio del quinto superiore, agli esami fisici e alle visite mediche. Per il ruolo di Ufficiale, in Accademia, si aggiunge una terza prova scritta di matematica. Un consiglio ai giovani? Iniziate con umiltà dall’impiego più semplice e non dalle cariche dirigenziali. al.so.

Vigili del Fuoco Il loro stand al Trend Expo rappresenta uno dei poli magnetici, un attrattore per quanti vogliono avvicinarsi alla professione. I Vigili del Fuoco hanno esposto le iniziative istituzionali del corpo, le pratiche di soccorso urgente, le tematiche della prevenzione incendi negli ambienti di lavoro, e non solo. All’esterno del Campus di Macchia Romana a Potenza ricordiamo la rilevazione della catena BETA, a cura del Corpo Nazionale, sulla ricaduta radioattiva in Italia, e l’allestimento di una stazione campale. In che modo si supera la crisi? Con la specializzazione nel proprio settore di riferimento e l’acquisizione di competenze nei diversi livelli applicativi. al.so.

Guardia di Finanza “È molto importante partecipare – dichiara il Comandante Regionale Guardia di Finanza Gen. B. Valerio Zago - come negli anni passati al Trend Expo, un evento promozionale rilevante sul territorio. Un messaggio alle nuove generazioni? Il segreto è sviluppare una capacità autonoma di analisi e coscienza, una buona versatilità d’impiego e una grande tenacia nel perseguire con forza le proprie idee e i propri progetti di vita. Occorre assicurare a tutti i cittadini il più vivo, efficiente ed efficace contributo a tutela delle libertà economiche e concorrere ad affermare, in ogni contesto, i principi di giustizia e legalità. Valori che si tradurranno in fatti per quanti vorranno, in futuro, indossare l’uniforme delle Fiamme Gialle”. al.so.

Le Province lucane al servizio del territorio In una società in crisi le province lucane scendono in campo per fornire attraverso i loro uffici le risposte da tempo acclamate per affrontare una situazione di allarmante disagio occupazionale. La loro presenza al Trend Expo è un modo per mettere in luce azioni e progetti utili ad un territorio che vuole crescere attraverso una buona formazione e buone pratiche di sostenibilità. Una sfida che la Provincia di Potenza ha accolto in pieno con il programma “Abitare Basilicata 2020” che durante il Trend Expo è stato presentato nelle micro-conferenze intitolate “In ½ ora non di più” insieme all’Apof-Il. Si è trattato di momenti istruttivi nei quali l’ente provinciale di Potenza ha esposto i progetti attuati, in corso di attuazione e quelli programmati che riguardano prevalentemente gli studenti, gli adulti di domani a cui consegnare il futuro. A loro sono infatti rivolti i “200 mini erasmus”, “l’Albo delle Eccellenze” (che sostiene le competizioni scolastiche internazionali), “Ragazzi all’Opera” e “Corti di Memoria” due percorsi formativi di natura storico-culturale utili, rispettivamente, ad acquisire competenze in ambito musicale e teatrale da poter spendere un domani, e conoscenze su un passato non sempre bello dal quale imparare per poter progettare un futuro migliore. E poi il “freewifiprovinciapotenza” che consente l’accesso gratuito ad internet presso piazze, biblioteche, scuole, centri per l’impiego, sedi Apof-Il. Quest’ultima rilanciata grazie a nuovi programmi di formazione agli utenti il cui numero nel 2012 è stato di 10.000 unità. an.mo.

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Shell InventaGIOVANI Basilicata È fondamentale per Shell osservare il fermento creativo dei potenziali imprenditori. Le loro idee necessitano di essere captate, comprese, quindi sostenute, mettendo a disposizione strumenti formativi concreti e collaborando con tutte le forze in campo. Per un business, una start-up fondamentale è la differenziazione. InventaGIOVANI intercetta le intuizioni dei giovani lucani attraverso una formazione mirata e gratuita. L'obiettivo del Programma è fornire le basi e i supporti su cui progettare e costruire la propria attività imprenditoriale, partendo da: inclinazioni e professionalità, conoscenza e legame con il territorio in cui vivono. Oggi nessuno può fare impresa in isolamento, occorre enfatizzare la necessità di essere sempre connessi attraverso internet, social network e anticipare i bisogni, i trend richiesti dal mercato. al.so.

Ordini Professionali Il mondo in cerca di prospettive lavorative dei buoni indirizzi possono arrivare dagli Ordini Professionali presenti anch’essi al Trend Expo a disposizione di chiunque volesse delucidazioni in merito alle professioni che essi disciplinano. Vi erano l’Ordine dei Farmacisti di Potenza e Matera, l’Ordine dei Geologi di Basilicata, l’Ordine dei Tecnologi Alimentari di Basilicata e Calabria, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Potenza, l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Potenza. Presenze importanti di esperti che hanno spiegato, tramite conferenze, il loro ruolo nella società e il valore delle rispettive conoscenze in un mondo in continua evoluzione. Conoscenze e competenze che anche l’Università della Basilicata contribuisce a conseguire con corsi di laurea attivati già da tempo e ben collaudati come Ingegneria, Geologia, Tecnologie Alimentari, e quelli più recenti come Farmacia ed Economia. an.mo.

Servizio disabilità dell’Unibas Una società che guarda lontano non può e non deve escludere nessuno. Deve essere inclusiva, permettere a chiunque di farne parte affinché ciascuno possa mettere a frutto le sue potenzialità. In questo tipo di società, dunque, la diversità è valore che va coltivato e messo a servizio di tutti. E’ su questi nobili principi che è nato “UNIco obiettivo BASta barriere” un progetto con il quale l’Università della Basilicata favorisce l’inserimento degli studenti diversamente abili mediante una serie di azioni promosse dal Comitato per l’Integrazione degli Studenti Disabili, il C.I.S.D. Il Trend Expo lo ha voluto coinvolgere fornendogli un apposito stand con il quale ha potuto rendere noti al pubblico le attività portate avanti che comprendono: il supporto allo studio individuale attraverso azioni di tutoraggio svolti da studenti senior; la personalizzazione del percorso formativo; l’ausilio alla didattica per mezzo di strumenti specifici quali desktop e software dedicati, sintetizzatori vocali, integratori visivi, lavagne interattive, tutti presenti nell’aula multimediale “Il giardino della speranza”. Sono servizi che tendono a sostenere il percorso di studio degli studenti con difficoltà a cui si aggiungono quelli di svago anche loro utilissimi per la formazione e l’inclusione. Presso l’ateneo vengono infatti organizzate e gestite attività culturali e ricreative oltre a quelle sportive, quest’ultime in collaborazione con il Centro Universitario Sportivo (C.U.S.). Nell’università vige in pratica una vera e propria struttura dedicata in cui studenti, docenti, amministrativi collaborano attivamente per consentire anche a chi è disabile la migliore formazione accademica. Esiste inoltre un apposito sito web dove poter ottenere maggiori informazioni ed è: www2.unibas.it/diversamente abili an.mo.

Total Total opera con le sue Filiali in 130 Paesi e la mobilità geografica rappresenta un pilastro nella politica delle risorse umane. Ma quale il processo di reclutamento della compagnia energetica? La selezione avviene tramite la ricerca delle posizioni aperte sul sito http://www.it.total.com/ o attraverso l’inserimento nel database delle candidature spontanee su www.careers.total.com I profili maggiormente richiesti sono: periti elettrotecnici, chimici, meccanici, minerari; ingegneri energetici, meccanici, chimici, elettronici sia per l’esplorazione sia per la produzione. Un’azienda in espansione necessita di figure di supporto, perciò, in alcuni periodi sono valutati laureati in economia, legge e comunicazione. Quali i punti di forza per gli aspiranti Total? Costituiscono un valore aggiunto l’interesse per l’internazionalizzazione e l’innovazione. al.so.

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R E P O R T A G E

NOTE A MARGINE

DA MARCUSE A SE VAL MEGLIO LA CRESCITA O Margherita E. TORRIO

na delle più importanti risorse economiche in Italia è quella della industria della pubblicità, per quanto la crisi ne abbia tagliato gli introiti in questo primo semestre e negli ultimi sette anni il mercato pubblicitario in Italia abbia perso il 30% del suo valore che corre dai 10 ai 7 miliardi. “Univer” spendeva in Italia 90 milioni l’anno ed oggi investe nel nostro paese “appena” 65 milioni: ci si rende conto di avere a che fare con numeri di notevole grandezza. RAI, Mediaset e La7, tendono a vere “larghe intese” per garantirsi la piattaforma italiana per l’accesso da Internet ai palinsesti di tutti e per garantirsi una vera definizione. Varrebbe la pena chiedersi quanto incida realmente la pubblicità sui consumi o se le “pance ridenti” incidano sul consumo di yogurt; quale relazione ci sia tra il meccanismo della offerta-vendita di un prodotto e la pubblicità che lo promuove; se, infine, il gioco del sistema pubblicitario non faccia parte di quel sistema economico fittizio che si ingrossa o si sgonfia sulla scia di notizie altrettanto vere o false che siano. Imperi finanziari e di potere sono cresciuti sulla pubblicità come insegna Mediaset e, da parte sua, Grillo che mostra di voler seguire la stessa rotta. Ne aveva intuito la portata Herbert Marcuse in L’uomo a una dimensione, Einaudi, Nuovo Politecnico, 1967, che negli anni Settanta ne evidenziò l’influenza sulla costruzione di “bisogni” e “consumi” indotti in una società industriale repressiva di cui il capitalismo ed il “socialismo reale” sovietico, erano entrambi espressioni. Rifacendosi a Freud, secondo il quale il nascere stesso della civiltà coincide con la sostituzione del principio del “piacere” con quello di “realtà” e, inesorabilmen-

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te con la repressione dei propri istinti, Marcuse, aveva riconosciuto ciò non come frutto di un processo insito nella natura stessa ma di una organizzazione irrazionale della forma di convivenza fra gli uomini e della distorta divisione di beni. L’incubo della catastrofe atomica e gli sforzi tesi a prevenirla, affermava Marcuse, aveva messo in ombra le responsabilità della società industriale nel determinarne le cause potenziali. Sfruttando i mezzi di comunicazione di massa, parte integrante di una solida struttura costruita a difesa, si estendeva il dominio dell’uomo sulla natura, sino a far passare gli interessi particolari come fossero quelli di “tutti gli uomini ragionevoli”, i bisogni politici della società come bisogni ed aspirazioni individuali, in realtà fortemente “indotti”. La Tecnologia, molto più del Terrore, conteneva i rischi di un mutamento sociale, verso istituzioni diverse, in modo “totalitario”, determinando occupazioni, abilità, atteggiamenti, desideri, bisogni e aspirazioni individuali. La prova, affermava Marcuse, era lì, davanti allo spettatore medio di normali programmi televisivi e radiofonici, solo che avesse concentrato l’attenzione, per appena due giorni, per un’ora intera, sui programmi e sulle inserzioni pubblicitarie facendo zapping. Sarebbe apparsa la differenza tra bisogni veri e bisogni falsi negli individui, ottenebrati da controlli sociali così pienamente assimilati, sino alla alienazione ed al rischio di sentirsi “non allineato”, un disturbo alla organizzazione ed ai bisogni delle grandi società imposti attraverso pressioni sui governi, alleanze militari, accordi monetari, assistenza tecnica e piani di sviluppo, omologazione tra colletti bianchi e tute, mondo

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degli affari e sindacati, invasione del privato da parte di una “compatta” opinione pubblica e comunicazione di massa. Le cose sono andate avanti al di là dell’ “incubo” descritto da Marcuse. L’oggi è caratterizzato da una tecnologia che occupa sempre maggiormente le funzioni lavorative; la maggiore competitività occupazionale favorisce una “divergenza” tra crescita e occupazione, soprattutto in riferimento a “beni scambiabili”. La crisi reale nel settore della occupazione è aggravata dalla inflazione e


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EA OALALATOUCHE DECRESCITA

svalutazione in quanto cittadini e famiglie, ridimensionato il loro reddito, limitano i consumi. La finanza non segue l’economia reale e le forze speculative ingenti, spingono sino all’azzardo. La stagnazione in cui siamo precipitati porta a chiudere scuole, ospedali, a limitare ulteriormente i servizi. Ritorna, se pure in una nuova impostazione e definizione, il tema freudiano della “felicità”. La scuola di pensiero che ruota intorno allo studioso Latouche, cui si collega anche l’economista Leonardo Becchetti, ospite, tra

l’altro, ad un recente convegno tenuto presso la sala delle conferenze “Lacava” del Museo Provinciale di Potenza, articola la riflessione sul quesito se sia esauriente l’attuale impostazione dell’economia contemporanea che misura l’ottimizzazione della situazione economica di un paese sulla base del PIL. E’ ancora possibile invertire la rotta per costruire una “buona economia” o questo è solo utopia? Quanto potrebbe essere importante per un territorio oggi in crisi economica, del nord o del sud, come la

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Basilicata, ritornare a localizzare produzione e consumo, ribaltando i termini della “valutazione”, giocando sulla classificazione delle condizioni di vita delle persone, se stiano bene, in quali condizioni vivano, o su una diversa visione dell’urbanesimo e dell’urbanistica. Rattristano i risultati di un sondaggio attuato fra studenti dell’UNIBAS dalla “Libera Università delle Donne” di Basilicata che evidenzia una forte insoddisfazione acuita dalla previsione che gli studi e le competenze acquisite saranno frustrate e che sia reale solo la necessità di allontanarsi dalla regione per cercare lavoro. Valutando questi dati come indicatori del benessere sociale si coglierebbe la condizione di grande disagio che è un indice importante della condizione di un territorio sia rispetto alle condizioni ambientali, che antropologiche. Questo comporta anche che ugualmente importante è misurare la possibilità che emergano classi dirigenti adeguate, la positività delle dinamiche relazionali, il rapporto etica/politica. Se la oikosnomos non è capace di leggere in questa direzione, la proposta di Serge Latouche (per esempio in La scommessa della decrescita, Feltrinelli, 2012) è di studiare nuove strade come quella della “decrescita” intesa non come “termine simmetrico di crescita” ma “termine esplosivo” grazie al quale si avvii un processo che possa interrompere “la catena dei drogati del produttivismo”, della logica dell’ impatto sull’ambiente, contrassegnato dall’esaurimento delle risorse e dai limiti della crescita sino all’entropia. Sono stimoli e spunti di riflessione aperti e non tautologici con cui, comunque, dovranno misurarsi gli sviluppi e le dinamiche economiche in atto.


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E P I S T E M E

ESPERIENZE Leonardo CLAPS

'esperienza è una dimensione essenziale per la crescita e lo sviluppo dell'essere umano. Una persona può essere intelligente, sensibile e dotata quanto si vuole ma se non fa esperienza della vita non può dirsi una persona concreta. Certo, l'esperienza da sola non basta. All'esperienza dev'essere sempre accompagnata la giusta, adeguata, congrua riflessione. Ogni esperienza necessita dell'appropriata codifica. Non serve molto andare al cinema se si è distratti e non si possiede la necessaria pazienza di cogliere l'intera trama del film nella sua interezza. Allo stesso modo, non serve molto andare al circo se non si è capaci di apprezzare il grande lavoro di preparazione e allenamento delle persone che lo compongono. Anche osservare un paesaggio richiede la giusta disposizione d'animo, sensibilità, intelligenza. Chi poi fa esperienze negative, quali quelle di una perdita significativa, un divorzio, una malattia grave ha bisogno maggiore di riflettere adeguatamente su quelle negatività, necessita di un'intelligenza particolare, di un'interpretazione più

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delicata e profonda. Inoltre, anche le esperienze intense, quelle per gioia ed entusiasmo, come ad esempio una grossa vincita, un importante riconoscimento, un grande amore, hanno bisogno della giusta considerazione, della congrua meditazione, se si vuol evitare l'imprevedibile rischio di un rovescio inaspettato. Dunque, ogni fetta di vita vissuta, ogni esperienza richiede ed implica l'adeguata intelligenza. Chi attribuisce molta importanza alla sola esperienza commette l'errore banale dell'unilateralità, come pure chi attribuisce troppa importanza alla sola dimensione intellettuale. Eppure, nel fondo emerge quasi spontanea una domanda: quali esperienze fanno le persone? Fanno tutte le stesse esperienze? È probabile che ci siano esperienze più importanti di altre? Ad esempio, chi non ha mai fatto l'esperienza dell'amore romantico non è in grado di capire e comprendere veramente un innamorato. Allo stesso modo, chi non ha mai fatto l'esperienza di una perdita significativa non può comprendere veramente chi è afflitto dalla morte di un caro. Chi non

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conosce per sua diretta partecipazione la povertà non può capire davvero chi è privo di risorse economiche. Comunque, per quanto riguarda lo sviluppo della personalità si può dire che alcune esperienze particolari sono davvero indispensabili. Ovviamente a queste particolari esperienze dev'essere sempre affiancata la giusta ed adeguata interpretazione, altrimenti si rischia una sproporzione. Per ricapitolare: l'esperienza necessita sempre di un'adeguata interpretazione. Alcune esperienze richiedono spiegazioni e interpretazioni particolari. Nello sviluppo della personalità alcune esperienze sono decisive. È chiaro ora che il mancato adeguamento fra esperienza e interpretazione produce una sproporzione dannosa. Fra le esperienze particolari ed utili per lo sviluppo della personalità possiamo elencare: l'empatia, cioè il sentire su di sé cosa prova un'altra persona ed agire di conseguenza; la solitudine, cioè l’essere in grado di trovare uno spazio per la propria intimità così da riflettere senza distrazioni e con-


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E ESSENZIALI

fusioni; l'amore, cioè il sentimento di bene che si prova per un altra persona, al di là dell'egoismo; la gelosia, cioè il rendersi conto di quanto è importante la persona di cui si è gelosi; il coraggio, cioè la forza di affrontare situazioni paurose o rischiose; la perseverazione, cioè la forza di mantenere a lungo l'impegno e la concentrazione. Queste esperienze sono davvero particolari perché senza di esse la persona non si sviluppa, anzi rischia di rimanere in uno stato di passività, quasi di ristagno, di atrofia. Ovviamente, alcune di queste esperienze richiedono allenamento, esercizio, dedizione. Una persona volubile ed incostante non riuscirà a farle nella misura giusta. Tenendo in mente queste esperienze particolari si può capire perché certe persone sono più mature di altre. La nostra personalità si sviluppa solo con le giuste condizioni, e a volte queste condizioni non si realizzano. È troppo comodo approfittare di certe apparenti agevolazioni, troppo comodo trovare scuse, incolpare gli altri o l'ambiente in cui si vive, sentirsi al di sopra

delle proprie responsabilità. Ma queste comodità si pagano a caro prezzo, il prezzo di un'esistenza superficiale, vuota, apparente. La vera crescita dell'essere umano è invece sempre impegno, attenzione, dinamismo. In questo senso specifico, certe esperienze non si possono tralasciare. Sono le esperienze che ci fanno crescere con dignità, che ci conducono all'autentico orgoglio, allo sviluppo concreto. Alcune persone non hanno fatto certe esperienze decisive. Anche se hanno un'età avanzata è come se fossero ancora ad uno stadio infantile. Rinunciare a queste esperienze è facile perché sono esperienze che comportano sempre impegno ed intelligenza. Chi non vuole né impegnarsi né usare il cervello alla fine si ritrova senza risorse interiori significative. L'esistenza autentica richiede alcune esperienze particolari e il rifiuto di impegnarsi in tal senso conduce ad una vita priva di senso, perché non si è vissuto la vita secondo le esigenze che la vita stessa impone. L'orgoglio autentico, che si fonda sempre su significative vittorie personali, è segno

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sicuro di una sana e concreta autostima. E questo orgoglio deriva sempre dall'aver affrontato in modo intelligente alcune esperienze specifiche. Senza queste esperienze l'unico orgoglio che rimane, se rimane, è un orgoglio di presunzione. Ma questa presunzione altro non è che uno scialbo segno di vigliaccheria. Chi si pone al di sopra dell'esperienza in questo modo così superbo non può far altro che ridurre drasticamente tutte le sue possibilità di scelta. È fuori dalla sostanza concreta della vita perché ha rinunciato alla vera vita, e la vera vita è sempre esperienza in prima persona, è affrontare di persona alcune esperienze essenziali. Ma, a ben vedere, il vero problema qui non dovrebbe essere affatto difficile. Infatti si tratta solo di affrontare esperienze essenziali, basilari, in un certo senso normali. Non si richiedono grandi sforzi, grandi sacrifici, grandi impegni. In realtà le esperienze essenziali sono alla portata di ogni essere umano, non sono molto difficili. L'unico vero problema è che non dovrebbero essere evitate.


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E U R E K A

Il Pollino in fiera

Grande successo per la prima edizione de del Turismo e Tempo Libero servizio a cura di Giovanni GALLO e Antonello MANGO

i è svolta a Viggianello, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, la prima edizione della fiera del Turismo e Tempo Libero. L'evento, voluto fortemente dall'Ente Parco, sostenuto economicamente dal Comune di Viggianello, dalla Regione Basilicata e da GAL La Cittadella del Sapere, e con il supporto dell'A.P.T. di Basilicata, è nato per dare nuova linfa al settore turistico, che, dopo il panico generato dall'evento sismico del 26 ottobre 2012, ha fatto registrare un preoccupante calo di presenze. I lavori sono iniziati con una conferenza stampa di presentazione, venerdì 17 maggio, nella sede dell'Ente Parco, in occasione della quale sono stati illustrati obiettivi e contenuti della fiera. Il fulcro della tre giorni è stato però il workshop del 18, quando circa 80 operatori turistici hanno presentato i loro servizi a tour operator e agenzie di viaggio, per quella che è stata un'occasione di incontro tra domanda e offerta turistica. Nella stessa giornata si è tenuto un interessante forum tematico su “come promuovere il prodotto turistico Pollino”. Oltre agli interventi dei qualificati relatori, nutriti e propositivi sono stati i suggerimenti dei giornalisti di settore. Ha moderato Alda D'Eusanio che ha fatto anche da madrina e testimonial d'eccezione. Hanno impreziosito l'evento gli stand espositivi delle attività praticabili sul Pollino e dell'artigianato e dei prodotti tipici. Il 19, spazio alla conoscenza del Parco con visite outdoor per tour operator, agenzie di viaggio e giornalisti che hanno così potuto scoprire dal vivo e toccare con mano le bellezze del Parco. La tre giorni ha messo in luce le enormi potenzialità del prodotto Pollino e ha fatto intendere che l'offerta turistica deve necessariamente riorganizzarsi e strutturarsi in

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maniera unitaria e che la base da cui partire è il lavoro sinergico tra operatori e istituzioni. Ecco il pensiero di alcuni protagonisti del forum al termine dei lavori.

DOMENICO PAPPATERRA (presidente Parco Nazionale del Pollino) Il Parco, dopo gli eventi del sisma di ottobre, ha creduto fortemente nella TTLP come momento di rilancio per l'intero Pollino. Non solo ci abbiamo creduto ma lo abbiamo assecondato sotto ogni profilo, perché è evi-

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La TTLP in cifre • 600 mq di esposizione. • 20 tra tour operator e agenzie di viaggio italiane e straniere. • 20 stand espositivi con tutte le attività outdoor che si svolgono nel Parco (rafting, acquatrekking, parchi avventura, sci club, ecc.), artigianato e prodotti tipici. • 80 le adesioni degli operatori turistici del Pollino che hanno venduto pacchetti turistici alle agenzie presenti. • 15 giornalisti accreditati, tra cui Corriere della Sera, Dove Viaggi, Style Magazine, La Rivista del Trekking, Alice Magazine, La Nuova, La Gazzetta, Uno Mattina, Il Lucano Magazine, TrmTv, Canale 9, Tele Norba, ecc. • 5 giornalisti esteri, tra cui David Backer del Financial Times. • Alda D'eusanio, giornalista e conduttrice, nella doppia veste di moderatrice al forum e testimonial della TTLP. • Laura Forgia, valletta de programma televisivo “L'Eredità”, condotto da Carlo Conti, come special guest. Fra gli altri, hanno relazionato al forum: • Vincenzo Corraro, sindaco di Viggianello; • Mariano Schiavone, dirigente A.P.T. Basilicata; • Domenico Pappaterra, presidente Ente Parco Nazionale del Pollino; • Marcello Pittella, vicepresidente Regione Basilicata; • Tommaso Paolini, professore di Economia del turismo Università degli Studi dell'Aquila; • Paride Leporace, direttore “Lucana Film Commission”; • Agostino Agostinelli, vicepresidente Federparchi; • Italo Clementi, editore La Rivista del Trekking; • Enrico Caracciolo, scrittore • Nicola Timpone, GAL “La Cittadella del Sapere”. Spunti interessanti sono venuti, durante il forum, da giornalisti ed esperti di settore.

dente che noi abbiamo lavorato molto per superare quella sorta di psicodramma che si era creato all'indomani del 26 ottobre. Eravamo stati investiti da una psicosi collettiva come se nel Pollino fosse tutto negativo. Allora abbiamo dovuto mettere in campo una serie di iniziative come il “Viaggio della conoscenza”, nel mese di marzo, il lavoro sulle eccellenze del parco, la Carta Europea del Turismo Sostenibile e in ultimo la TTLP di Viggianello. Tutti grandi eventi che rappresentano punti di forza per fidelizzare nuovamente il flusso turistico tradizionale delle regioni di prossimità: Puglia, Campania e Sicilia. Sono sforzi importanti che credo abbiano colto nel segno. Calabria e Basilicata assieme per questo evento. La fiera rappresenta anche un modo per unire un territorio che deve necessariamente fare rete per farcela? I due territori devono assolutamente stare insieme. Il merito della mia presidenza del

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passato quinquennio è stato proprio quello di aver dato un'immagine esclusiva di un parco nazionale a tutto campo: non c'era né il parco lucano né quello calabrese. La stessa cosa hanno fatto oggi, per questa fiera, gli operatori turistici, che hanno dato un segnale straordinario. È infatti la prima volta che non li vedo sponsorizzare ciascuno la propria specificità ma fare un grande gioco di squadra unitario, che è quello che serve al Pollino. Prima accennava alla Carta Europea del Turismo Sostenibile, ci spiega meglio di cosa si tratta? É una certificazione di Europarc Federation, rilasciata dopo un percorso molto rigido, attestante che le istituzioni pubbliche e i soggetti privati si muovono nella direzione di preservare il territorio. Questo strumento ci dà l'opportunità di fare turismo nel rispetto del principio dello sviluppo sostenibile, il che significa salvaguardare quello che oggi abbiamo come patrimonio naturale, culturale e sociale e offrirlo anche alle future gene-


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razioni, cui non possiamo lasciare in eredità un ambiente compromesso. Possiamo annunciare già da ora che dopo questo risultato il Parco si impegnerà nuovamente per l'edizione 2014 della TTLP? Certamente sì. Abbiamo visto alla TTLP la presenza di tanti operatori, agenzie turistiche, il mondo della stampa specializzata. L'obiettivo che ci eravamo prefissi è stato realizzato. Poi, certo, possiamo e dobbiamo migliorare. La manifestazione va irrobustita nella sua offerta complessiva, ma credo che possa diventare una grande vetrina e una grande opportunità. Quest'anno abbiamo avuto poco tempo ma se, come auspichiamo tutti, diventerà un appuntamento fisso per gli anni futuri, non potremo non coinvolgere il Ministero dell'Ambiente, la Federparchi Nazionale e tutti quei soggetti che possono aiutarci a farla diventare una cosa ben più grande di quella che è stata questa prima edizione.

MARIANO SCHIAVONE (dirigente A.P.T.) “Turismo e Tempo Libero Pollino”, è la strada giusta per puntare sullo sviluppo turistico dell'area? Sicuramente questa è la strada giusta, anche se non l'unica. Il Pollino è natura, arte, cultura, tutti elementi che coniugati possono offrire un'azione forte sul turismo. Da esperto e informato interprete del settore, ci dà qualche numero relativo al turismo sulla Basilicata in generale e sul Pollino in particolare? Siamo tra le regioni italiane che hanno mantenuto il dato dell'anno precedente, nonostante i noti fattori negativi, come la sfavorevole congiuntura economica, la crisi generale che investe tutti i settori e che, ovviamente, interessa anche il turismo. In qualche modo il fatto di non aver perso ci conforta.

anche questo settore. Quanto crede lei a una rapida ripresa e cosa farà L'APT per favorirla? É difficile fare delle stime su quelle che possono essere le proiezioni positive quando ci sono in ballo degli elementi di crisi, che ovviamente non investono solo il turismo ma anche altri settori. Quello che posso dire è che, tendenzialmente, i dati del settore turistico crescono. Questo ci tranquillizza e ci spinge ad attivare azioni più importanti e più rappresentative per la nostra regione.

VINCENZO CORRARO (sindaco di Viggianello)

Tra i poli attrattivi della Basilicata il Pollino recita una parte importante. Cosa si è fatto e cosa si deve fare affinché la Basilicata si presenti con una proposta turistica integrata e unitaria che valorizzi, oltre al Pollino, anche altri distretti? Le azioni che sono state messe in campo dall'A.P.T. sono tante. Alcune hanno già trovato attuazione e altre la troveranno nell'immediato. Per fare un esempio, cito la politica dei grandi attrattori presenti in Basilicata, elementi che consentono di costruire una vera motivazione al viaggio verso la nostra terra. Tutto questo però si deve reggere all'interno di un sistema turistico generale per poi inquadrarsi in un sistema turistico di carattere locale.

Sindaco, operatori, Tour operator, istituzioni, stampa specializzata, tutti qui a Viggianello per la TTLP. È motivo d'orgoglio per la sua comunità? Lo deve essere, perché credo che sia un progetto sperimentale mai fatto prima. Questo è un momento importante che ci ha visto capofila di un'esperienza significativa venuta fuori dopo i fatti del sisma. Abbiamo creato un coordinamento dei comuni del Parco per ovviare a tutto quello che ha comportato il calo di presenze a seguito dei fatti del 26 ottobre scorso. È un motivo di orgoglio per la mia amministrazione, per questa comunità, il fatto di aver raccolto le forze, le energie e le risorse per mettere assieme questo allestimento. Vogliamo raccontare nuovamente il Pollino e Viggianello per dimostrare che il nostro territorio è vivo e le nostre strutture ricettive sono solide e che la cultura dell'accoglienza è profonda e non si è mai arrestata.

La crisi economica imperversa e mina

Abbiamo capito che la TTLP è un'idea

il lucanomagazine

che parte da lontano, con una grande macchina organizzativa dietro e la caparbietà di chi crede nella propria terra. È un'iniziativa che nasce a seguito delle famose politiche che partono dal basso, che sono state attuate anche in questo progetto. È scattata la solidarietà fra gli operatori che hanno chiamato a raccolta le amministrazioni e hanno voluto che si facesse sistema attorno al comparto turistico per tentare di uscire da un momento particolarmente difficile. Credo che la TTLP sia un'esperienza positiva perché è riuscita ad unire la politica al territorio. In cosa devono migliorare questi luoghi per avere ancora più appeal? Io credo che basti poco. Noi non abbiamo bisogno di grandi progetti o di tentare percorsi stralunati di sviluppo, ma abbiamo necessità di valorizzare quello che abbiamo, partendo dalle nostre risorse primarie, come l'acqua, i boschi, le montagne, i pianori, dalla bellezza del paesaggio e dai nostri borghi. Quindi promuovere politiche indirizzate alla valorizzazione di questi luoghi che ancora rimangono intatti e non sono stati stravolti dalla mano dell'uomo, ripopolarli e mettere in luce tutto quello che c'è di bello in essi. La tipologia di turismo che vogliamo intercettare ha bisogno di questo prodotto, ora si tratta di trovare il modo di pubblicizzarlo. Visto il successo ottenuto, riproporrà la TTLP anche nel 2014? Mi auguro di sì. L'esperienza di questi due giorni ci dice, e ce lo dicono soprattutto gli esperti del settore che seguono questa tipo-


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37 sibile fare ciò partendo proprio da un contenitore come quello della TTLP, che va ascritto a merito dell'azione che le amministrazioni locali e gli operatori hanno voluto mettere in campo. La regione Basilicata fa enormi sforzi per il settore turistico. È soddisfatto finora delle ricadute considerando le risorse investite? Abbiamo investito milioni di euro nei vari settori del turismo negli ultimi anni. Gli ultimi tre in particolare hanno fatto segnare un trend molto positivo. Ma anche quest'anno i numeri e le ricadute sono stati buoni. Abbiamo infatti registrato una tenuta sostanziale della Basilicata, nonostante da un punto di vista socioeconomico stiamo attraversando un periodo terribile. Continueremo ad investire sperando di poter fare lievitare il Pil e la capacità di crescita di questo territorio.

Alda D'Esusanio

logia di eventi in altre parti d'Italia, che quello realizzato è stato un evento positivo. Questo ci rende fiduciosi. Naturalmente per far sì che ciò avvenga è necessaria, anche per la prossima edizione, la compartecipazione di tutti gli enti che quest'anno hanno creduto in questa iniziativa. Partendo da queste basi credo che la TTLP si possa ripetere.

MARCELLO PITTELLA (vicepresidente Regione Basilicata) “Turismo e Tempo Libero Pollino” è una fiera che nasce con il preciso intento di far conoscere questi territori, come una vetrina che favorisce l'incontro tra domanda e offerta. È un buon punto di partenza? Io credo di sì, questo borsino del turismo va salutato con grande positività. L'Ente Parco del Pollino, i comuni, le regioni Basilicata e Calabria possono, su questo patrimonio culturale e naturale, costruire assieme una sorta di sistema turistico locale, in grado di imporsi oltre il perimetro nazionale. E’ pos-

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É fantascienza pensare a un collegamento viario più veloce tra Maratea e il Pollino in modo da poter puntare sul binomio mare-montagna come punto di forza dell'offerta turistica? Non è fantascienza, penso però che gli interventi realistici che noi possiamo fare siano sostanzialmente due. Il primo è il completamento della famosa bretella SS 585-Fondo Valle del Noce, finanziato interamente dalla Regione Basilicata. La gara è stata espletata e adesso attendiamo la sigla dell'accordo programmatico dei prossimi 5 anni tra ANAS, Governo nazionale e Regione per dare il via ai lavori. Il secondo intervento da realizzare è rappresentato dal miglioramento della Provinciale SP4, che conduce verso l'entroterra e porta al Parco del Pollino. Noi, come Regione, abbiamo destinato alle Province 40 milioni di euro dei fondi FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate) per l'adeguamento, la sicurezza e l'ammodernamento di varie arterie. Se noi riusciamo a razionalizzare e finalizzare queste risorse, penso che avremo fatto un pezzettino in più per avvicinare il mare alla montagna e per far diventare questo binomio valore aggiunto per il turismo. La Basilicata continuerà ad essere una “bella scoperta”? Penso che la Basilicata possa ancora essere scoperta per tanti aspetti. La verità è che noi dovremmo essere un po' più ottimisti, ammiratori e cultori della nostra terra. È necessario però aumentare il tasso di responsabilità e di capacità di ognuno di incidere nelle scelte di programma e anche nella riscoperta dei grandi valori che abbiamo. Credo che, al di là del ruolo, tutti assieme dobbiamo costruire un brand per la nostra regione, che non è solo turistico, ma è anche economico, sociale, politico e culturale. Un brand che può essere in Italia e in Europa un valore distintivo delle nostre peculiarità.


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Eccellenza artistica 2013 a San Ben

Premio Alex Baroni a olla all'ingresso, traffico bloccato, teatro già pieno, un giornalino illustrativo come locanda distribuito all'ingresso e tante emozioni a mille nel backstage per le presenze illustri in sala, in giuria e sul palco. E' la finalissima del prestigioso Festival Dell'Adriatico Premio Alex Baroni al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto (stessa location scelta da Fiorello in occasione del suo ultimo e fortunato show su Rai 1) ed è davvero entusiasmante. Diversi e di rilievo i personaggi in giuria, tra cui il noto scopritore, musicista e arrangiatore del compianto Alex Baroni, il maestro Andrea Zuppini, attuale collaboratore tra i più grandi nomi del panorama artistico italiano. Il Presidente dell’A.F.I., dott. Leopoldo Lombardi, si è più volte complimentato con il Patron della manifestazione Enzo Spinozzi per l'ottimale management. Il duo acustico dei Jalisse e Gatto Panceri, ospiti della importante kermesse canora, hanno proposto una performance intensa ed emozionante fino a tarda ora, con il vivo contributo dell'importante livello tecnico dei concorrenti finalisti giunti da una selezione nazionale di circa 650 iscritti. L'intera finale sarà trasmessa in due puntate in prima serata, a metà giugno, tramite il circuito televisivo “Fox Production & Music” del responsabile nostro conterraneo Nicola Mauro Marino ed andrà in onda su circa 85 emittenti televisive tra locali, nazionali italiane ed Europee fino all'Europa dell'est, in America Latina ed in altri Paesi del mondo (elenco completo su www.foxproduction.it). Ma veniamo al Nostro, Mattia VALENTINO. Da anni frequenta il Conservatorio Gesualdo Da Venosa di Potenza ed è

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prossimo al diploma in clarinetto nonché al secondo anno del corso di pianoforte jazz. Membro dell'Ansamble Clarinet in questi giorni in tour in Basilicata, l'orchestra di fiati è diretta anche dal suo docente di clarinetto del Conservatorio stesso, il m° Garzione. Mattia ha ricevuto l' Eccellenza Artistica del Premio Nazionale Alex Baroni 2013 Festival Nazionale Dell'Adriatico. Quale grande soddisfazione per un 18enne

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Benedetto del Tronto

ni a Mattia Valentino

che ha appena conseguito il diploma di autore e compositore alla Hope Music School di Roma (prestigiosa scuola di alta formazione professionale che riveste una importanza internazionale) e che ama esibirsi anche come DJ con la Beat Box. E' il caso di dire che lo scorso anno è stato tra i finalisti dell'ambito Premio Lunezia 2012 salendo sul palco con Arisa, Nicolò Fabi, Giovanardi, Masini , Avitabile, Block, Casale, Giorgia, Enzo e Paolo Jannaci,

Erica Mou, Nair, i Nomadi ed altri ancora. Il suo brano, presentato al Lunezia, per il quale è stato premiato al Premio Alex Baroni 2013, si intitola Giovani cuori ed è stato trasmesso nel corso del programma “Suoni D'Estate” su Rai Radio 1 accompagnato da interviste in diretta della nota e sobria speaker radiofonica Elisabetta Grande. Importante il compiacimento di tantissime fan tra i teen ager che con sms in radio a tutto spiano hanno testimoniato

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un gran seguito. Mattia aspira a comporre ed arrangiare musica oltrechè a cantare; è per questo che cerca di darci dentro tra i due corsi strumentali all'Alta Formazione Artistica e Musicale del Conservatorio e l'Istituto D'Arte di Potenza. Vorrebbe trasferirsi a Roma per accedere alla Università degli Studi di Tor Vergata per conseguire la laurea in “Ingegneria del suono” e, quindi, raggiungere il massimo livello tecnico avanzato per la registrazione e la post-produzione di fonti sonore per vari utilizzi in campo artistico e tecnico. E' prossimo al completamento del quinquennio all'Istituto Statale D'Arte di Potenza, attuale Liceo Artistico Musicale per questo specifico motivo artistico e cerca di dare il massimo anche se non è semplice frequentare contemporaneamente tre corsi di formazione di cui due accademici. In una fase di grandi sforzi caratterizzati da estenuanti impegni tra studi, serate, prove continue e concerti, l'Eccellenza Artistica di Mattia giunge a proposito, a conferma che, prima o poi, il sacrificio paga o quantomeno dovrebbe pagare, visto che questo è un mondo un po' bizzarro e non sempre premia i meriti. In questo caso però il riconoscimento è per grandi meriti, ed è stato offerto ad un giovanissimo artista di Potenza, che sogna il suo futuro con un lavoro che sia anche la sua passione: la musica. Un antico detto dice che chi lavora con le mani è un operaio; chi lavora con le mani e col cervello è un professionista; chi lavora con le mani, col cervello e con il cuore è un artista. Lasciamo che questo giovane lucano continui a sperare e sognare.


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Matera, Paradiso d’estate al Parco La Palomba Giovanni MARTEMUCCI

esterà aperta per tutta l’estate al Parco Scultura “La Palomba” di Matera la mostra dell’artista Antonio Paradiso dal titolo PENSIERI Ritratti della mente che è anche un libro curato da Paradiso ed editato da Fondazione Mudima e P.S.P. presentato a fine maggio nella città dei Sassi. Il libro e la mostra sono intimamente collegati perché ad essere esposti nel Parco della Palomba sono proprio delle “sculture della mente” ovvero, pensieri, frasi liberamente pensate da scultori, pittori, musici-

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sti, filosofi, poeti, critici, galleristi, collezionisti, astronomi. Al libro hanno dato il contributo con 69 aforismi, raccolti e selezionati da Paradiso, altrettanti personaggi tra i quali spiccano nomi come l’astrofisica Margherita Hack, il critico Philippe Daverio, il filosofo Mario Perniola, lo scultore Ugo La Pietra, il poeta Arturo Schwarz, oltre naturalmente allo stesso Antonio Paradiso. Paradiso indaga questi “autoritratti della mente”, proposti da persone provenienti dai settori più disparati, per capire se è nata prima la scultura, la mente o l’invenzione, con la convinzione che in questo lavoro fatto da tante menti si ottenga un risultato “moltiplicato”, dato dallo spessore di sapere che ognuno di noi porta dietro di se. “Freud analizzava la mente, l’inconscio, i sogni l’utopia dell’essere –sostiene Paradiso- mentre gli autoritratti, come sculture, sono un auto essere che esclude il rapporto maestro e modello, dottore e

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paziente. Nasce così il ritratto antropologico, l’inquietudine contemporanea: la novità è che l’autoritratto della mente si ottiene senza usare la pietra, il bronzo, i colori, la foto, arrivando a risultati moltiplicati rispetto ai vecchi sistemi di produzione artistica. Alla presentazione della mostra ha preso parte anche il presidente di Matera 2019 Paolo Verri che ha annunciato di voler coinvolgere maggiormente il parco Scultura nelle prossime iniziative per la candidatura di Matera a Capitale europea della cultura per il 2019. All’evento di inaugurazione della mostra e di presentazione del libro hanno preso parte il filosofo Mario Perniola insieme allo storico dell’arte, saggista e poeta Arturo Schwarz. Nel corso della serata sono state presentate anche diverse performance artistiche tra disegni, installazioni e concerti tenuti da Bruno Sinno, Dario Carmentano, Milena Orlandi, Loredana Paolicelli e da Antonio Paradiso.


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Lucania Endurance 2013

In moto per le strade della Basilicata

na regione, la Basilicata, un itinerario di mille chilometri, e 12 ore per percorrerli. Alla scoperta dei luoghi più incantevoli della nostra regione. Si chiama “Lucania endurance 2013” l’evento organizzato da Bari Moto Vessia e dal Gruppo Enduristi Baresi al quale hanno preso parte decine di motociclisti pugliesi e lucani. La lunga uscita motociclistica ha avuto luogo domenica 26 maggio e ha toccato le principali strade della Basilicata. La partenza della carovana di bikers è stata puntuale, domenica mattina, alle ore 8 dopo la colazione dal Caffè Schiuma di Matera che è stato anche il punto di rientro avvenuto intorno alle ore 21. L’evento motociclistico più atteso dell’anno tra Puglia e Basilicata è stato un riding aperto ai possessori di qualsiasi tipo di moto. Un giro non competitivo per apprezzare le bellezze e i panorami della nostra regione cavalcando la propria due ruote per 12 ore di seguito e mille chilometri. Il percorso è stato suddiviso in 6 tappe e ha prediletto le strade interne, quelle panoramiche o i percorsi ricchi di curve, pur non mancando veloci puntate sulle statali lucane. La prima tappa da Matera a Muro lucano (204 km); la seconda da Muro Lucano a Lagonegro (142 km); la terza da Lagonegro a Senise passando per Maratea (162 km); la quarta da Senise ad Anzi dopo aver toccato la costa ionica tra Nova Siri e Policoro (204 km); la quinta da Anzi a Pisticci via Stigliano (207 km); l’ultima tappa da Pisticci a Matera è stata la più breve (43 km) e la più veloce visto che si percorreva la Statale 407 Basentana. “Erano in maggioranza percorsi montani – afferma l’organizzatore Tommaso Vessiacon molte curve a caratterizzare tutta la giornata. Dato il gran numero di chilometri da percorrere in dodici ore abbiamo previ-

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sto solo soste brevi per fare carburante e per rifocillarsi al volo, a discrezione di ogni partecipante. Il punto cardine dell'evento era fare un’esperienza di ‘endurance’ cioè mettere a dura prova uomini e mezzi con un percorso impegnativo. E’ stato un modo inconsueto offerto ai bikers per scoprire la Basilicata e per misurare le proprie capacità di guida e di resistenza in 12 ore girando le strade di una sola regione. Ovviamente abbiamo colto l'occasione, per quanto possibile, per scoprire i posti speciali della Basilicata”. Dopo le iscrizioni presso la reception di Matera allestita davanti al Caffè Schiuma, ai partecipanti in partenza è stato annotato il chilometraggio, ed all'arrivo si è verificato che avevano percorso i mille chilometri entro le dodici ore dalla partenza. Qualche dato di cronaca: Fabrizio de Latoulière ha percorso 1053 km in 13 ore, Tommaso Vessia ne ha per-

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corsi 940 sempre in 13 ore. A Matera, alle otto, sono arrivati Gianfranco, Cox, Dentamaro, Cabum, Gorenzalo, Fidel e Marcello Anglana percorrendo all'incirca 800 km. I ritirati ufficialmente sono stati Savino Leone, Raffaele Stea, Luigi Andrea Florio, gli ufficiosi i ragazzi di Conversano e per “auto eliminazione” Bruno Chirizzi vittima di un incidente, per fortuna senza conseguenze per il pilota. “Devo ammettere – conclude l’organizzatore, Tommaso Vessiache è stata un'esperienza d'avvero dura, ma togliendo le ore perse dopo la caduta di Bruno e la pioggia che ci ha accompagnato per un'ora e mezza circa, posso dire che è fattibile. Quindi aspettatevi un'edizione 2014. Ad ogni modo grazie a tutti coloro che, un po' per gioco e un po' per spirito di abnegazione, hanno partecipato e contribuito a questo evento fuori dal comune”. gi.ma.


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io sono LUCANO

I AM LUCANO

JE SUIS LUCANO

ICH BIN LUCANO

SOY LUCANO

Я ЛУКИ

我盧肯

I nser to a cura de

Viaggio alla scoperta delle radici lucane

Dal Venezuela con amore


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ai nostri lettori

Anita Aloisio I luoghi dell’anima, nel film della regista originaria di Muro Lucano

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Sempre più protagonisti

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Venezuelani in Basilicata, sui sentieri degli avi alla scoperta delle radici lucane

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Amici della Lucania L’associazione di Asti presenta l’ottava edizione del Raduno Lucano

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

I nostri contatti:

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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423


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Anita Aloisio

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I luoghi dell’anima, nel quarto ciak della regista canadese originaria di Muro Lucano Giulio RUGGIERI

on l'avvento del nuovo anno Anita Aloisio, regista di Montreal ma di origine lucana (nonno di Muro Lucano e nonna salernitana, entrambi di origini contadine, lavorano ancora a Muro Lucano) è tornata in Basilicata per realizzare il suo quarto film. Se il primo, Straniera come donna, era un’esplorazione della donna lucana emigrata a Montreal, di taglio antropologico, ora si analizza il rapporto con il cibo (punto di partenza per analizzare anche altro), per promuovere, seppur indirettamente, il paesaggio lucano. Si tratta di un progetto mai realizzato prima perché, trattando di cucina, cultura ed emigrazione (tematiche che appassionano tutti), è rivolto ad un vasto pubblico e non ad un pubblico di settore. La casa di produzione è Baltalya Productions, di cui la regista è la fondatrice. Ma il progetto è cofinanziato con la regione, con l'aggiunta di finanziamenti di enti pubblici e privati canadesi. Domani si parte con venti ore di riprese a Matera (piazze, ristoranti, locali in ecc.). Il progetto è ancora in fase di produzione.

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Si parte da un libro, correlato ad un documentario sul web della durata di circa un'ora. Il film darà massima visibilità alla Lucania, immettendola direttamente nel mercato europeo e nord americano. Sarà tradotto in inglese e francese. La troupe è tutta lucana, a dimostrazione che si sta facendo di tutto per promuovere la regione. Il film permetterà di far conoscere meglio la Lucania all'estero, attraverso le ricette culinarie ma non solo. Il suo lavoro è una ricerca approfondita sulle ricette lucane. Approfondisce il tema dell'emigrazione, per far comprendere l'esperienza non solo dell'emigrante ma dei figli degli emigranti in modo particolare. Ora siamo al quarto film, collegato al libro, e ad un documentario web che si stanno realizzando di pari passo. “Basilicata secrets” è il titolo provvisorio del blog, che sarà forse anche il titolo del film. Si realizzeranno nove giorni di riprese in Lucania. Le zone prese in esame sono: il materano (Policoro, Montescaglioso, il centro storico di Bernalda),Valsinni, Castelmezzano e Maratea.

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Per diverso tempo, la regista ha dovuto lavorare a distanza. Lei era a Montreal e collaborava con professionisti del cinema (fotografi, cameramen, un direttore di fotografie, un microfonista ed un coordinatore di progetto), con cui sono stati scelti i luoghi, le ricette culinarie e le tradizioni da prendere in esame, che si stanno modernizzando con i tempi. Come nei film precedenti, gli interessi della regista sono sempre rivolti a descrivere quelle situazioni di spaesamento, di difficoltà, ma anche di arricchimento culturale, che si verificano quando ci si sposta in luoghi lontani dalla propria terra d’origine. A che età ha cominciato ad interessarsi di cinema? A 25 anni, dopo essermi laureata in comunicazione. Sin da subito, ho avvertito l'esigenza di far luce su certe problematiche del mio paese. Anche se il mio primo film, Straniera come donna, è nato per caso ed è un'importante analisi sulla donna, perché fa un paragone tra la vita delle donne che sono andate fuori dalla propria terra per via dell'emigrazione dei genitori e quelle che invece sono rimaste in Lucania. Voleva semplicemente dimostrare, in fondo, che chi emigra si trova sempre con un punto in più, perché può pensare e vedere le cose in una prospet-

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tiva diversa, più ampia se vogliamo. Quel film ha avuto un discreto successo, in particolare modo presso gli enti universitari di Montreal ed è stato tradotto in inglese, italiano e francese. Cosa ti ha spinto a fare cinema? Non c'è stato un evento in particolare che mi ha indotto a fare cinema. Diciamo che è una cosa innata. Come tutte le forme d'arte, il cinema consente anche di mettere in luce il proprio modo di vedere la realtà, ma anche preoccupazioni e interessi. È un modo di poter esprimere me stessa, esternando la mia percezione del mondo, e mi permette di farlo rivolgendomi ad un vasto pubblico. Ma non è affatto semplice fare cinema, in quanto ci sono molte difficoltà, soprattutto di budget, oltre che nel trovare persone competenti, che sappiano valorizzare questo lavoro, in termini di vero e proprio patrimonio culturale, per far conoscere una parte della cultura italiana in giro per il mondo. Il mio obbiettivo, in tutti i film realizzati, è stato anche quello di elaborare l'esperienza dell'emigrazione vista, però, con gli occhi di chi non è un emigrante a tutti gli effetti. Non a caso, sono nata a Montreal. Ma lo scopo è anche quello di fare cultura e di far scoprire il lato nascosto di una realtà che ancora non si conosce molto bene.

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Quali sono le sue maggiori fonti d'ispirazione? Le fonti sono la vita vissuta delle persone semplici, che si trovano, il più delle volte, a dover affrontare situazioni di disagio o di scarsa integrazione sociale. Per il mio terzo film invece Les enfants des enfants de la loi 101, realizzato in Québec, è stata proprio una legge ad ispirarmi. La legge 101 parla dell'impatto delle legislazioni linguistiche del Québec su una generazione costituita non solo da figli di emigranti ma di tutta la comunità del Québec. Una in particolare, la legge n.101, che obbliga ogni bambino a frequentare la scuola dell'obbligo in lingua francese, solo perché i suoi genitori non hanno fatto la scuola elementare in inglese. Anch'io sono stata sottoposta a questa legge. Questo, ovviamente, per me è stato un grosso vincolo. Come si sono svolte le prime riprese a Matera? Non si sono verificati problemi tecnici, ma nemmeno di coordinamento. Proprio per questo risulta fondamentale doversi circondare di persone competenti che credano davvero nel lavoro che fanno. Non conta molto il singolo individuo, ma è la squadra che vince. Il film si realizza con l'aiuto di tutti. Se il fonico non fa bene il suo lavoro, si verificano grossi problemi per il suono, ad esempio. È la specializzazione di ognuno che permette di mettere in piedi l'intero progetto. Basta un elemento che non vada, a far saltare l'intero lavoro. Infatti, prima di venire fin qui, ho dovuto prodigarmi per trovare tutte le figure professionali utili per la realizzazione del mio operato... Secondo te, quali sono i punti di contatto e le maggiori divergenze tra i lucani e gli abitanti di Montreal? Non esistono differenze sostanziali, tolto il fatto che ho riscontrato un forte attaccamento alla propria terra da parte dei lucani, caratteristica che forse un po' manca a noi canadesi. Ciò che noto, è che proprio nelle relazioni umane siamo più carenti ed è lì che dovremmo lavorare di più. Saremo forse più progrediti sul piano tecnologico, ma manca quel senso di familiarità che qui in Lucania invece si viene a creare. Dove ti trovi più a tuo agio, in Lucania o nella tua città natale? Mi trovo molto a mio agio in Italia. Ci vengo con piacere. Oltre ad essere il pretesto per venire a trovare i miei nonni. A Montreal ho costruito la mia vita. È lì che ho affrontato gli studi. Certo, non c'è dubbio che il Canada offre molte più possibilità, soprattutto se parliamo di lavoro, ma il lavoro non è tutto. Non saprei farti un paragone ad essere sincera.

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Nipotini venezuelani Percorrendo i sentieri degli avi alla scoperta delle radici lucane

a lunedì 6 maggio, un gruppo di giovani venezuelani, di un'età compresa tra i 18 e i 25 anni, è arrivato per la prima volta in Basilicata. Si tratta di nipoti e pronipoti di famiglie che si sono radicate da tempo in Venezuela. Maratea è stata la loro prima tappa. Lì, hanno avuto modo di partecipare alla processione di San Biagio. Ciò che più li ha incuriositi è stato il forte attaccamento alle radici cristiane, la loro vocazione, come dimostra il sacrificio cui si sottopongono per arrivare fino alla statua del Cristo. Altra cosa che hanno riscontrato, è una forte familiarità che le persone del luogo, hanno tra loro. Il gruppo di giovani è rimasto sorpreso da come i cittadini lucani, partendo da zero, siano riusciti a realizzare cose importanti come fabbriche di calzature, pasta e caffè. Ora, al gruppo di Venezuela, resta da visitare le grotte di Maratea, di fare un giro lungo la costa e fare un salto a Sapri, Praia e Maratea. Poi si riparte, per alcuni giorni, per Pescopagano. Altri invece, ripartiranno per Castelgrande, altri ancora per Maratea, per visitare i familiari. Fino al 22 del mese rimarranno nella nostra terra. I giovani venezuelani, accompagnati dal presidente della Federazione delle associa-

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zioni dei lucani in Venezuela, Biagio Ignacchiti, con un simpatico intercalare tra lo spagnolo e l'italiano, hanno espresso il loro totale apprezzamento per le bellezze paesaggistiche, artistiche e culturali della loro terra d'origine ed in particolare per Maratea che ha offerto loro uno spettacolo molto suggestivo con le sue montagne sul mare ed i suoi riti religiosi in onore di San Biagio. Altrettanto successo ha riscosso Matera, con il suo centro storico e l'accoglienza ricevuta dai suoi cittadini. Biagio Ignacchini è stupito del fatto che i giovani lucani, alcuni dei quali appartenenti alla banda musicale di Maratea, quando sono andati a Caracas per partecipare alla festa di San Biagio, non fossero a conoscenza del fatto che anche lì, il 3 febbraio, si svolge la stessa processione. Ha poi sottolineato che a Caracas c'è un poliambulatorio finanziato dalla Basilicata, che offre visite gratuite tre volte all’anno, ai lucani bisognosi che si trovano lì. Questo perché lì la situazione sanitaria è piuttosto disagiata. Altra cosa che ha voluto sottolineare, è l'esistenza del centro italiano venezuelano, costituito da italiani per un raduno di tutti i cittadini italiani del Crub (centro italiano venezuelano), costruito su 21 ettari di ter-

reno, con piscina e campi da calcio. Composta da più di 4000 soci italiani, inaugura a settembre la federazione lucana con uno studio cardiologico con apparecchiature dell’ultima generazione presenti a Caracas. Lo scopo di quest'interscambio culturale è quello di far riscoprire le radici di quattro generazioni. Coloro che partirono pensarono di scappare in alcuni paesi lucani, acquistavano biglietti molto costosi per l’epoca. Per questo usavano organizzare le collette. Quando arrivavano al porto di Napoli, che veniva usato come punto di approdo, spesso si era convinti di arrivare in America, ma capitava di trovarsi altrove. Molto di loro venivano utilizzati come operai, per costruire strade e si abbassavano a fare i lavori più umili. Molti di loro si pentirono di essere partiti, per via degli enormi sacrifici che hanno dovuto affrontare. Ma non avevano soldi per tornare indietro, si dovettero adeguare, imparando così diverse lingue. Quando si mettevano in viaggio, tramandavano il culto per lo stesso santo, facendo le collette per realizzare la statua e portarla direttamente nella nuova terra. A volte importavano anche i

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preti dalla Basilicata fin lì. Questo sempre per via del forte attaccamento alle tradizioni. Ma la seconda generazione, in particolar modo, ha fatto carriera. Molti di loro, infatti, sono diventati imprenditori. Lo scopo di questo interscambio culturale è quello di risvegliare la memoria dei giovani, per far comprendere loro che l’emigrazione è stata il frutto di sacrifici e sofferenze da parte dei suoi avi. In quest’atmosfera si amplificano nel giovane la voglia di visitare i luoghi dei loro vicini lucani. La commissione dei lucani all’estero ha il compito di mantenere i rapporti e rafforzare le capacità di legame dei giovani venezuelani alle loro origini, per diventare un veicolo di promozione turistica della Lucania all’estero. Attraverso i presidenti delle federazioni, l’obbiettivo è di coinvolgere gli istituti scolastici esteri, affinché si possa sviluppar meglio la tematica dell’emigrazione, arricchendola di foto inedite, per le famiglie di chi sta fuori e dentro la realtà lucana. Materiale inedito che possa essere scambiato tra gli studenti lucani in Basilicata ed i figli di lucani all’estero. giu.ru

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Amici della Lucania L’associazione di Asti e provincia presenta la prossima kermesse giunta all’ottava edizione i svolgerà il 22 e 23 giugno prossimi, presso il "Palafreezer" di Asti, l'ottavo raduno lucano a cura dell'associazione "Amici della Lucania di Asti e provincia". Il patrocinio della kermesse culturale, musicale, artistica, folcloristica ed enogastronomica è della Provincia e Città di Asti e della Regione Basilicata. L'ingresso sarà completamente gratuito e senza obbligo di consumazione. Ad anticiparci i temi di quest'anno è la conduttrice delle due serate, Simonetta Mirabelli, ex di “Domenica In” che si occupa dell'organizzazione artistica, folcloristica ed enogastronomica dell'evento. Domenica 23 giugno è prevista la presenza della "Società Promotrice delle Belle Arti di Asti", della quale fanno parte pittori astigiani e non che esporranno le loro opere. Nell'angolo della cultura verrà presentato il romanzo storico La donna di rugiada con la presenza dell'autore Gianrocco Guerriero di Genzano di Lucania. Sarà possibile anche degustare, sia a pranzo che a cena, le deliziose specialità della Basilicata, con i menù degli chef lucani.

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Il programma del raduno lucano edizione 2013 Il raduno lucano inizierà sabato 22 giugno, con l'apertura di Simonetta Mirabelli. Alle ore 18, è previsto un aperitivo musicale di folclore con l'accoglienza di maschere lucane. Seguiranno, a far da sottofondo alla cena, esibizioni di musica folcloristica e contemporanea. Verrà, poi, presentato il direttivo "Amici della Lucania" di Asti. Sarà, quindi, la volta di cantanti professionisti e semi-professionisti che allieteranno la serata con canzoni italiane e dialettali. Di scena la madrina d'onore del raduno, la bellissima Denise Miro, detentrice di fasce nazionali dei prestigiosi concorsi Miss Italia, Miss Universo e vincitrice assoluta del concorso internazionale di Miss Star of the Year. Una coppia di maestri di Torino, ma nativi della Basilicata, eseguirà un coinvolgente e sensuale "passo a due argentino". La seconda parte della serata sarà allietata da ospiti canori e, al termine, da Asti, si esibirà Valentine. Il noto dj Miky chiuderà la prima giornata del raduno, intrattenendo i presenti con ballo liscio, tango, latino, balli di gruppo, disco-music anni '60, '70, '80. La seconda giornata si aprirà nella mattinata di domenica 23 giugno. Dalle ore 11 e fino alle 22, i pittori della "Società promotrice delle belle arti di Asti" esporranno le loro opere: arte creativa e pittura, laboratorio artistico con "la Bottega del pittore". Alle 14,30 è prevista la presentazione del romanzo storico "La donna di rugiada" di Gianrocco Guerriero di Genzano di Lucania. A seguire, "Ballando con le stelle" l'esibizione dei campioni italiani ed internazionali di ballo liscio piemontese e di danze caraibiche in uno spettacolo d'intrattenimento che coinvolgerà anche i presenti. Subito dopo, il dj Angelo offrirà l'opportunità a tutti, da 0 a 99 anni, di esibirsi in un super Karaoke. Verrà, di nuovo, presentato il direttivo dell'associazione "Amici della Lucania" di Asti. Le danze, poi, riprenderanno con il dj Miky che proporrà varie opportunità di ballo: liscio, tango, latino, di gruppo, disco-music, anni '60, '70, '80'. Al termine, musica dal vivo con il gruppo astigiano "J&B Tribute Band" che esegue solo cover di Jon Bon Jovi. La chiusura è riservata al dj Miky che farà ballare, nuovamente tutti, fino ai saluti finali. E' annunciata, compatibilmente con gli impegni professionali, anche la presenza del noto presentatore Wlady.

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazione ed è in questo che noi crediamo. Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singola produzione. È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa, ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmente ogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza. L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazine o un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clienti è al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.


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In Mare in Moto

’itinerario inizia da Rivello, uno splendido paesino situato su tre colli nella Valle del Noce, all’interno del Parco Nazionale dell’appennino lucano. Il centro fu originariamente abitato da una comunità basiliana e, per la sua strategica posizione geografica, fu per molto tempo conteso fra Longobardi e Bizantini. Nel periodo di dominio normanno, Rivello fu sotto il controllo di Lauria e nel 1268 prese attivamente parte alla rivolta ghibellina. Lasciato il paese, percorriamo un breve tratto della SS 585 in direzione Sapri, prendendo l’incrocio per Sapri, immettendoci

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sulla SP 104 ex strada statale. Da questo momento l’itinerario ci conduce su un suggestivo tratto in discesa, su di una strada completamente asfaltata e poco trafficata lungo divertenti tornanti attraverso le montagne circostanti che di tanto in tanto lasciano intravedere la costa tirrenica e lo splendido golfo di Policastro. Dopo circa 16 km di piacevoli tornanti giungiamo a Sapri ( 11 metri s.l.m. ). Sapri, a confine con la Basilicata, è una cittadina a vocazione prevalentemente turistica, è uno dei centri turistici più rinomati e frequentati del Cilento. Il prestigio e la notorietà internazionale si

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sono avuti grazie alla poesia di Luigi Mercantini che volle raccontare in versi la tragica spedizione di Carlo Pisacane, sbarcato con i suoi uomini nel 1857, nella famosa “Spigolatrice di Sapri” . Ogni anno la tragica spedizione viene ricordata nel mese di agosto con una rievocazione storica. Poco oltre Sapri inizia la meravigliosa costa tirrenica della Basilicata compresa in un tratto di circa 30 km tra Punta dei Crivi, poco più a nord di Acquafredda, e la Spiaggia “d'a Gnola”, a sud della Secca di Castrocucco. L’intera SS18 è un susseguirsi di piccole insenature, promontori, isolotti, una miria-


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Tipologia: Mototurismo Distanza: 50 km

de di spiaggette e grotte circondate da un paesaggio incontaminato. Il fondale roccioso molto profondo a pochi metri dalla costa è il luogo ideale per immersioni subacquee. E poi Maratea, caratteristico borgo medievale, ideale per fare shopping, assistere alle numerose iniziative culturali di livello internazionale quali mostre d'arte, concerti di musica classica e jazz e manifestazioni folcloristiche. L’itineario si conclude in localitĂ Castrocucco, una bellissima spiaggia con stabilimenti balneari, campeggi e pinete circostanti. v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it il lucanomagazine


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Agostino Gerardi emusica Terrania genuina come l'Acquasala

Simona BRANCATI

’acqua sale è un piatto semplice della tradizione contadina lucana. Pochi genuini ingredienti compongono questo cibo gustoso e nutriente. Non a caso “Agostino Gerardi e Terrania” si sono ispirati a questa pietanza nel pianificare il tour 2013 del gruppo: “Acquasala” è infatti il nome scelto per meglio rappresentare lo spirito di questi ambasciatori del folclore musicale lucano, moderni menestrelli sospesi tra passato e presente capaci di rievocare i suoni e le atmosfere di una volta, ma che hanno anche saputo fondere e arricchire con sonorità attuali adattandosi ai temi e ai tempi moderni.

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Il gruppo, sempre fedele ai principi che ne hanno ispirato la nascita, è attualmente composto da: Agostino Gerardi, anima, voce e fisarmonica, Donato Gerardi, direttore artistico, tamburello e voce, Marcello De Carolis e Marco Tirone chitarre battenti, Luca Fabrizio mandola, Viviana Fatigante voce, Gianluca Sanza basso, e dalla mascotte del Gruppo, Michele Galasso con le sue incursioni con la fisarmonica. Da un anno, poi, vanta l’ingresso alle percussioni di Mariano Caiano, artista campano che ha prestato la sua collaborazione sia in studio che dal vivo a numerosi personaggi di fama nazionale e mondiale. Ha suonato

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con: Tony Esposito, Alan Sorrenti, Gianni Bella, Cafè Latino, Kingston Club, Poli Opposti, 99 Posse, Daniele Sepe, Articolo 31, Bande Rumorose. Attualmente, insieme a Gianni Conte e a Barbara Buonaiuto, è voce solista dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore. Un apporto di qualità artistica e tematica che non ha fatto che elevare il livello di una compagine già amata dal pubblico che oggi ne può apprezzare anche la capacità e la voglia di aprirsi e migliorarsi senza mai snaturarsi. La quarta tappa del Tour 2013 è stata inserita all’interno dell’evento clou delle quattro


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Le prossime date del tour: 23 28 30 14 27 28 11 13 15 16

giornate programmate per celebrare il Santo Patrono del capoluogo: il pranzo del 29 maggio tenutosi in Largo Pignatari, organizzato dall’associazione culturale “Portatori del Santo”. I concerti sono allegri e coinvolgenti, la spontaneità e la sincerità sono palpabili ed è per questo che il pubblico di tutte le età in ogni piazza, non può fare a meno di scatenarsi, di lasciarsi trascinare dalla musica, o anche solo di cantare e tenere il tempo con le mani. Un paio d’ore per gettarsi alle spalle una giornata storta o faticosa, per ritrovare un po’ di serenità e di spensieratezza riassaporando o riscoprendo l’enorme valo-

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Rione Lucania (Potenza) Poggio tre galli (Potenza) C/da Pian Di Zucchero (Potenza) Avigliano (Ristorante da "Tuccio") Festa della birra; San Severino Lucano (Potenza - Pollino) Badia Sant'Angelo (Potenza) Laurenzana (Potenza) Galdo Lauria (Potenza) Picerno (Potenza) Cancellara (Potenza)

re della semplicità. Agostino Gerardi e Terrania sono degli amanti appassionati della Basilicata, cultori in musica del suo fascino. Assistere e partecipare ad una loro performance vuol dire ritrovare le proprie radici e seguire questi assidui corteggiatori mentre esaltano la grandezza della nostra piccola regione con le sue difficoltà e i suoi contrasti, ma anche la caparbietà e le risorse dei suoi abitanti. Merito anche di collaborazioni con ragazzi in gamba e motivati. Le esibizioni, infatti, sono dei veri e propri spettacoli targati lucania grazie alla proiezione delle fotografie di Michele Sensini e alla

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grafica e alle scenografie curate da Dario Becce. Gli scatti rappresentano luoghi suggestivi e prodotti tipici della regione. Alcune date, infine, saranno aperte dal cantautore potentino emergente Giovanni Castelli. Questi contributi, oltre ad impreziosire i concerti facendo da sfondo ai musicisti sul palco, rappresentano un esempio virtuoso di connubio e sinergia tra differenti sensibilità e forme espressive e artistiche. Sono specchio di un progetto di aggregazione tra corregionali uniti dalla stessa grande passione per la propria terra.


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La poliedrica creatività di Anna

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I tanti modi d’interpretare l’arte dell’artista di Miglionico antare, scrivere, ballare disegnare, tanti modi per viaggiare, attraversare il presente, ripensare al passato e immaginare il futuro. Navigare tra sogno e realtà tra i ritmi del jazz, i colori del tango, e le linee della melodia italiana. Sono le sonorità espresse dalla variegata capacità creativa di Anna Terlimbacco. La poliedrica artista lucana, di formazione romana, ma nata e residente a Miglionico è con la mente e il cuore pronta a varcare Alpi e oceani proprio come le anime migranti. Pronta a comunicare e comunicarsi, a mettersi continuamente in gioco e in discussione per dare il meglio nelle sue performance artistiche ma anche pronta a costruire grazie ad un confronto proficuo con gli altri, siano essi maestri o pubblico. Sempre al lavoro tra fogli bianchi, pentagrammi, penne, tastiera, tavolozze di parole e colori per dar vita ad un nuovo libro, un nuovo spettacolo e chissà cosa di altro. Dire, raccontare, riportare, trasformare un sogno in realtà con impegno, sudore, seguendo i principi della correttezza, del rispetto, della coerenza. Sono queste alcune delle caratteristiche che Anna Terlimbacco esprime nell’arte e nella vita, con la grazia di chi ama sognare per cambiare. Dai primi passi con la musica alle prime note del tango, dalla laurea in comunicazione a quella in arrangiamento. Poi è arrivato il primo libro, Nel diario di Elamef (2010), seguito da La ragazza di Teverò (2011) e poi dalla Principessa dalle scarpe di carta (2012). Un bisogno, la scrittura, un’esigenza e un modo per raccontare e raccontarsi mondi nuovi, mai banali. I personaggi si affacciano alla penna e piano piano si presentano da soli per illustrare uno scorcio di

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vita, un'esperienza, riportare delle riflessioni. Sempre al lavoro e incapace di scegliere tra canto, disegno, scrittura, tango, accompagnati dal piacere di colorare e creare anche in cucina. “Le mie passioni – afferma Anna- sono come dei figli: le porto avanti tutte allo stesso modo e con la stessa cura ed attenzione per farle crescere e migliorare, per vivere e farle vivere attraverso le mie espressioni artistiche o le parole dei miei romanzi”. Dai primi concerti agli spettacoli più grandi e importanti come quello tenutosi il 2 dicembre 2012 alla Casa Cava di Matera nel sasso Barisano. E’ un talento trasversale quello di Anna Terlimbacco: “La passione per il tango –sostiene- è nata da quando ho cominciato a suonarlo con il mio gruppo; in realtà lo guardavo da sempre, sì lo guardavo come ballo e musica. Il tango per me è arte di vivere, è un pensiero, è storia, è musica. E’ una musica da vivere e recitare, è intenso e profondo come l'oceano e ci sprofondo dentro non appena comincia la prima nota di un pezzo di tango. Ma ogni musica racconta qualcosa di diverso, mi rapisce e mi porta con sé, e mi lascia comunque presente tra gli altri. E’ amore, passione, sensualità, è una emozione grande. E’ il corpo che parla, che racconta che descrive e disegna”. Anna in musica ha dalla sua un repertorio che spazia dalla bossa agli standard del jazz, alle liriche del tango, alle canzoni dei grandi autori e delle grandi interpreti italiane, in modo particolare. “La passione per la musica – continua- mi ha regalato la soddisfazione di cantare in orchestra, in coro e di essere anche la voce solista di alcune formazioni. Insomma, un


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La biografia raccontata di Anna “Pare che fosse un arrivo previsto per il marzo del 1980, invece.....Beh, forse già troppo curiosa del mondo che cominciavo a percepire all'interno del grembo materno, una camera protetta, ma non insonorizzata, né insensibile agli stimoli esterni, decisi di anticipare di qualche giorno, solo qualche giorno per non giocare un tiro troppo sinistro ai miei genitori. Raccolsi le mie cose e il 25 Febbraio 1980 approdai in un ospedale e poi nel mio piccolo paese lucano...faceva molto freddo, ma poi mi son abituata....Non potevo far tacere quella stessa curiosità che mi aveva spinto ad anticipare l'arrivo; così, sebbene fossi una bimba tranquilla non mi limitavo nell'esperire il mondo, voglio dire, appena mi è stato possibile ho messo su le prime realizzazioni culinarie, mi son fatta affascinare dalla musica, beh, la danza che se poi ha lasciato il passo al liscio, e non è male devo dire, e poi è arrivato anche il tango, una meraviglia tra le meraviglie. E' che di pari passo c'era la vita da portare avanti e poi la scuola, dove me la cavavo anche bene, per fortuna e purtroppo...e sì, perchè così non riuscivo mai a mettere da parte la scuola o le arti. Tutto ha avuto sempre la stessa attenzione. Così, prima il liceo scientifico, poi l'università e la possibilità di dedicarmi alla voce, visto che ero partita con lo studio del pianoforte. Insomma piano piano è arrivata la laurea in Scienze della Comunicazione, vecchio ordinamento: indirizzo Comunicazione di Massa, con una tesi, sperimentale, con la Cattedra di Storia della Radio e della Televisione. Poi altri studi musicali,seminari, approfondimenti sull'insegnamento dell'educazione Musicale, e la laurea in Discipline Musicali, con un occhio particolare rivolto all'arrangiamento.

po di difficoltà, e qualche soddisfazione, ma questo rende dinamica la vita, o meglio la vita è così e sono convinta che bisogna studiare, sudare e lavorare molto per provare ad offrire sempre il meglio e cercare di interagire, con se stessi e con gli altri in maniera umile e corretta, oltre che costruttiva. E poi? E poi magari un disco, mi piacerebbe. Come mi piacerebbe scrivere un altro libro. E mi auguro arrivino degli spettacoli che portino in scena le mie passioni e che seguano ai vari concerti fatti finora”. Curiosa e discreta, mai invadente nella vita come sul palco, Anna Terlimbacco non ama

l'arroganza e questa sua sfumatura caratteriale emerge anche nel dialogo che l’artista riesce a intrecciare in maniera naturale con gli altri protagonisti della scena e con il suo pubblico. “Sono convinta – sottolinea Annache la dolcezza sia la chiave del successo nelle relazioni di qualunque tipo. Certo, dolcezza intesa come stile, abito mentale, in grado di esprimere con delicatezza il desiderio di essere sul palco e scambiare emozioni con il pubblico, contatto vitale che ogni artista ricerca. Non una voglia di apparire, dunque, ma la voglia di mostrare anche le proprie capacità artistiche senza

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isolarsi dagli altri. Anzi cercando il dialogo con il pubblico, come stimolo per perfezionarsi”. Come artista impegnata su più fronti, Anna è sicura che lo studio continuo e la forza di volontà sono fondamentali in ogni settore per riuscire ad emergere e questo senza mai sgomitare o cercare scorciatoie. “Un sogno –conclude- va sognato, ma poi bisogna aprire gli occhi e ingegnarsi per dargli corpo e anima, così come la fantasia va miscelata con la realtà nella giusta dose proprio come si fa in cucina”. Se lo chef è Anna Terlimbacco, il risultato è garantito. gi.ma.


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YOUNG CORBETT III Ricordo del passato di un pugile lucano di successo in America Antonio PETRINO

orse non tutti sanno che c’è anche una storia di grandi protagonisti dello sport dimenticati o addirittura di cui si ignora l’esistenza. Una famiglia lucana tempo addietro lasciò la terra natìa per cercare fortuna in America, la meta che per molti rappresentava il sogno, il futuro per un’esistenza migliore. Un’avventura onorevole e di prestigio per un pugile di origini rioneresi che ebbe fortuna e soddisfazioni e che, in questo articolo, vogliamo ricordare con piacere per rimembrare le sue origini e per sottolineare i traguardi raggiunti, con esemplare spirito di sacrificio e abnegazione. Si tratta di Raffaele Giordano, in arte Young Corbett III, pugile di origine italiana, nato a Rionero in Vulture il 27 maggio 1905 e morto ad Auberry il 15 luglio 1993 all’età di quasi 88 anni. Da segnalare nel suo palmares di successi il titolo conquistato di campione del mondo dei pesi welter nel 1933 e dei pesi medi nel 1938. È stato riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo. Nato nella cittadina del Vulture, da Vito Giordano e Gelsomina Capobianco, emigrò con la famiglia negli Stati Uniti, quando era ancora un neonato. La famiglia si stabilì a Pittsburgh e in seguito a Fresno (California) nel 1909. Raffaele iniziò a lavorare come venditore ambulante di giornali e, nel frattempo,

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maturò la passione per il pugilato. Era noto tra gli amici come "Ralph Giordano" ma cambiò ben presto il suo pseudonimo in "Young Corbett III". Pugile mancino, coriaceo, di grande combattività, iniziò a boxare all'età di 14 anni e incontrò molti campioni della sua epoca. Debuttò il 28 settembre 1919, vincendo contro Paul "Young McGovern" Vautier.

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Disputò quattro incontri con Young Jack Johnson, vincendone tre e pareggiandone uno. Sconfisse altri importanti pugili come Jack Zivic, Sgt. Sammy Baker e Ceferino Garcia. Il 22 febbraio 1933, vinse il campionato mondiale dei pesi welter battendo Jackie Fields dopo 10 round, ma venne sconfitto il 29 maggio dello stesso anno da Jimmy McLarnin per knockout. Successivamente, passò alla categoria pesi medi, vincendo competizioni contro campioni come Gus Lesnevich, Mickey Walker e Billy Conn. Il 22 febbraio 1938 fu consacrato campione del mondo dei pesi medi dopo aver battuto Fred Apostoli, dal quale verrà poi sconfitto in una rivincita il 18 novembre dello stesso anno. Disputò la sua ultima gara agonistica il 20 agosto 1940, vincendo contro Richard "Sheik" Rangel. Parallelamente alla carriera di pugile, fu anche istruttore di educazione fisica per la California Highway Patrol, la polizia stradale dello stato della California. Nel tempo libero, si dedicava alla coltivazione di uva. Dopo la sua morte, a Fresno gli venne dedicata una statua in bronzo. Nel 2004, fu introdotto nella International Boxing Hall of Fame. Suo cugino Al Manfredo fu anche un boxer mentre suo pronipote Matt Giordano è un giocatore di football americano.


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Tonino La Rocca

Tributo allo storico regista dei Turchi Antonio CORBO

’ opportuno dare il giusto spazio commemorativo al personaggio umile e schivo (artista-regista): Tonino La Rocca, morto di recente all’eta’ di 94 anni a Olevano Romano, per tributare anche a coloro che lavorano in silenzio, ma con proficuità, il giusto riconoscimento che spetta ad ogni operatore che con abnegazione da il proprio personale contributo allo sviluppo generale di una comunità quale quella potentina a cui appartengono con integrale dedizione. Da un manoscritto inedito a carattere autobiografico il La Rocca così rievoca i momenti salienti della sua vita. “Ora piango, si, piango non per l'emozione d'aver portato a termine spettacoli giovanili, organizzati nelle sale di grandi teatri, sale scolastiche, parrocchiali e dopolavoristiche. Piango per tutti coloro che hanno avuto il coraggio di incoraggiarmi e collaborare con me in queste pazze imprese. Piango, piango e piango ancora per sincronizzare le mie lacrime di gioia con la bontà, competenza e l'entusiasmo del gentilissimo pubblico che mi ha sempre stimato ed applaudito.” “Questi miei lavoretti artistici sono scaturiti da una innata passione per il teatro che mi ha affascinato fin da ragazzo: costruivo teatrini, marionette con pezzi di cartone e legno e ritagliavo personaggi dal Corriere dei Piccoli che facevo esibire in un improvvisato palcoscenico ricavato in una scatola di Proton (ndr: allora ricostituente per bambini) e che, sistematicamente, portavo a scuola facendo divertire, quando la maestra si assentava, tutti gli alunni che mi circondavano sorridenti e contenti. La scuola, per me passava in secondo ordi-

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ne, anzi a dire la verità, non mi interessava affatto. Ero svogliato, distratto e filonista di prima categoria, pensavo solo a fare l’attore in erba. Con l’ausilio di casse vecchie riuscii a costruire un vero e proprio palcoscenico in una stanza di casa adibita a deposito; molti amici ricorderanno certamente questo episodio.” Durante il servizio militare fu scritturato in qualità di attore comico dalla compagnia di prosa del dopolavoro di Aviano (Udine) riscuotendo numerosi successi. Successivamente ebbe occasione, con relativo permesso del suo comandante, di esibirsi, in qualità di macchiettista, nel Teatro “Solvay” di Monfalcone presentando una sua parodia su “Ohi Marì '“ ottenendo un brillantissimo successo. Nel 1957, dunque, proprio negli anni in cui radicalmente muta la struttura sociale ed urbanistica della città, la festa perde la sua ragione d'essere come manifestazione popolare, organizzata dalle contrade e dai comitati spontanei, e diventa quello che è oggi. Dal 1957 ha curato la regia della “Processione dei Turchi”, pubblicata dall’Ente Provinciale Turismo di Potenza in tre lingue su un apposito opuscolo graficamente curato dal compianto artista Aldo La Capra e pubblicato in Italia e all’estero. Per un omaggio “all’unica festa popolare esistente nella mia città” ha realizzato in tre anni di lavoro la “Processione dei Turchi” in miniatura composta da 400 personaggi nei vari ruoli in scala 1/25. Dopo questo lavoro di ricerche e rievocazioni storiche-artistiche, in data 13 settembre 2001, il circolo culturale Silvio Spaventa Filippi nella sala convegni della Parrocchia Beato Bonaventura da Potenza, ha presentato con notevole successo il suo libro Processione dei Turchi - Tradizioni e leggenda, pp. 83, 2001 EditricErmes (casa editrice leader nel panorama della promozione di ambiti culturali cari alla sensibilità lucana e meridionale). Il giorno 29 e 30 agosto

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2003 Tonino La Rocca presenta “ai miei concittadini” come osava definirli una sua pubblicazione: Potenza - Antologia Musicale una raccolta di canzoni che appartengono alle vecchie generazioni potentine le quali, generosamente, le lasciano in eredità alle future generazioni col compito di divulgarle e di cantarle armoniosamente. Dal 9 gennaio 1973, data dell'inaugurazione, prese in gestione il Cine - Teatro "Gloria" di Potenza; dopo averlo rimesso a nuovo con sacrifici personali, si adoperò a dare ospitalità ad alcune compagnie locali di notevoli pregi artistici. Contemporaneamente istituì il "Centro Diffusione Artistico Culturale" che prevedeva l'assegnazione delle "Maschere D'argento" a tutti coloro che si distinguevano nell'arte teatrale. Le prime "Maschere D'argento" furono assegnate al compianto bravo attore romano Checco Durante per creare un precedente di massimo rilievo al premio stesso. Fu ideatore e realizzatore del primo e secondo carnevale potentino organizzato dal “Circolo Amici dell’Arte” da lui fondato; ideatore e realizzatore di un “Gruppo Folkloristico” in seno alla “Compagnia Teatrale F. Stabile” dal titolo “Armonia folkloristica della Lucania” che ottenne successo sia in campo nazionale e televisivo che in campo regionale.


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Melfi, ritrova una pis

più moderna e funzio

Dopo i lavori di ristrutturazione è di nuovo agibile la struttura comunale

Marianna Gianna FERRENTI

a città federiciana si riappropria finalmente di uno degli archetipi identitari della sua cultura sportiva. La piscina comunale era rimasta chiusa, per oltre tre anni a causa dei lavori di ristrutturazione, che hanno consentito la messa in sicurezza della struttura; ora è fruibile con documenti edilizi che ne garantiscono l’agibilità. Ed ora la piscina comunale di Melfi è di nuovo una realtà concreta e pulsante. È stata inaugurata, a fine aprile, con un

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design nuovo, senza però eccessivi stravolgimenti, per un ammontare dei costi di ristrutturazione pari a 309 mila euro e con un’attenzione minuziosa ai dettagli. Nel mese di maggio è tornato ad essere il luogo cruciale del ritrovo di una comunità che potrà nuovamente immergersi in una pratica sportiva, molto apprezzata non solo dai melfitani ma anche dagli abitanti dei comuni limitrofi. La sua temporanea chiusura, dal 2008 ad oggi, è stata una mancanza molto avvertita. È risaputo che il nuoto è un’attività molto apprezzata, le cui proprietà terapeutiche sono attestate scientificamente. E’ fortemente consigliata dagli specialisti in età adolescenziale, con le opportune prescrizioni, per rafforzare la corporatura ossea, per irrobustire la gabbia toracica, e, soprattutto, per correggere alcune importanti


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piscina zionale

alterazioni della colonna vertebrale, come la scoliosi che, in età adulta, potrebbero diventare insanabili e le cui conseguenze potrebbero essere prevenute, durante l’età della crescita, con una sana e controllata attività fisica. Ecco perché la piscina comunale di Melfi è vissuta come patrimonio condiviso, ed è anche un’occasione di divertimento, un luogo di incontro. Infatti, il taglio del nastro è stato accolto con grande entusiasmo dai melfitani che erano, lì, presenti, vigili e numerosi, attorniando la presenza istituzionale rappresentata dal sindaco Livio Valvano e dall’intera amministrazione comunale. In quell’occasione la presenza come testimonial d’eccezione del pluridecorato campione mondiale di nuoto, Emilio Frisenda, detentore di record nello stile farfalla e del-

Oltre al nuoto anche danza, zumba fitness e danza Tante le attività che si svolgeranno nei mesi di giugno e luglio presso la neo-inaugurata piscina comunale. Si segnala, oltre ai tradizionali corsi di nuoto e nuoto libero, un appuntamento settimanale ad ingresso libero. Per i mesi di giugno e luglio, infatti, ci saranno a disposizione per gli appassionati di nuoto che vogliano unire il divertimento all’attività fisica, un evento fortemente voluto dall’assessorato allo Sport per avvicinare le persone ad un’attività fisica senza dubbio salutare e, in taluni casi, perfino di vitale importanza per il benessere psicofisico. Ogni domenica la piscina comunale sarà aperta a lezioni di Acqua Zumba, con la presenza dell’istruttore di nuoto Sergio Greco, che renderà le lezioni di Zumba Fitness ancor più interessanti con l’aggiunta di alcune coreografie particolari che permetteranno a quanti vi parteciperanno di volteggiare tra gli stili del nuoto classico e quelli della danza (hip-hop, salsa, merenghe), ed inoltre e un giorno a settimana si svolgeranno lezioni libere di Acqua Gym. E allora, finalmente, che l’estate abbia inizio!

fino, ha segnato l’inizio di un’attività fervida. La partecipazione dell’Assessore allo Sport, Rosa Masi, e del responsabile della cooperativa “Pegaso”, Maurizio Viggiani, ha dato autorevolezza all’inaugurazione; si sono prodigati affinché la piscina comunale fosse di nuovo fruibile e, a pieno titolo, funzionante. Ha partecipato alla cerimonia anche l’intero consiglio comunale “junior”, un nutrito gruppo di ragazzi di Melfi che, da pochi mesi, ha dato vita ad un proprio statuto. Questi ragazzi hanno deciso di prendere in mano le sorti della comunità, autogestendosi, interloquendo con l’amministrazione e sottoponendo proposte concrete al vaglio del consiglio comunale “senior”. Anche loro, che iniziano a muovere i primi passi nella politica, intesa nel senso più nobile

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del termine, hanno accolto la riapertura della piscina comunale con grande senso di appartenenza. Una consapevolezza responsabilizzante, quella di farsi carico, nel loro microcosmo, delle difficoltà quotidiane, contribuendo, per quanto sia nelle loro potenzialità, al miglioramento dei servizi, per rendere la città di Melfi un luogo migliore, ancor più vivibile. Infatti si preannuncia un calendario preestivo, ricco di corsi di nuoto e tante novità che uniscono salubrità e divertimento. La piscina comunale rappresenta l’emblema del nuoto come attività agonistica. Si prevedono nei prossimi mesi corsi per gli apprendisti, per soddisfare un po’ tutte le necessità, con attività trasversali che coinvolgeranno famiglie intere (adulti, bambini, ragazzi) senza differenze generazionali.


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Foto di Fabio Calvino

A Montemurro nasce il Punto AVIS

“Giulia Rotundo” Anna MOLLICA

n pulmino colorato con a bordo persone gioiose è in corsa su un percorso che si spera sia lungo e sempre più affollato. Su di esso campeggia la scritta AVIS ed in alto “trasporto donatori”. Questo singolare mezzo accoglie tutti coloro che vogliono donare parte di sé stessi: il sangue. L’allegro pulmino è raffigurato nella locandina accanto ad un’altra sempre colorata che ritrae il delizioso volto e il bel sorriso di una giovane ragazza montemurrese che da ottobre 2012, a causa di un incidente stradale, non c’è più. Si chiamava Giulia Rotundo ed aveva 23 anni. Entrambi i manifesti sono affissi sulla porta d’ingresso di un nuovo punto AVIS regionale, inaugurato lo scorso 5 maggio in piazza “Giacinto Albini” di Montemurro. Ha il suo nome. Si è voluto intitolare a lei, ad una ragazza nota per il suo altruismo che l’aveva portata a diventare da tre anni donatrice di sangue. Ad una giovane educata e riservata la cui scomparsa ha commosso l’intero paese che si è fortemente stretto intorno ai familiari, sconvol-

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ti per un’assenza troppo prematura, che hanno trovato la forza di reagire proprio grazie alla generosità della figlia che li ha condotti verso la proposta di allestire anche a Montemurro un luogo dove poter attuare materialmente la solidarietà. Questo desiderio, immediatamente, ha mosso tante persone ed associazioni locali le quali hanno, in tempo di record, realizzato il loro sogno. “Chi dona il sangue fa battere molti cuori” è la frase che sorridente sembra pronunciare nella locandina la stessa Giulia, da lassù sicuramente fiera di una realtà che considerava, a giusto titolo, bella ed importante. Gioisce al pari dei 40 compaesani che, quaggiù, già sono donatori in altre sedi, degli 80 attualmente iscritti all’AVIS Montemurro e dei tanti che lo diventeranno. Tale iniziativa fa ben sperare considerando la passata tradizione montemurrese in campo di donazione di sangue. Già nel 1971, infatti, il paese si contraddistingueva nel territorio lucano per essere tra i primi ad aver aperto un centro AVIS. Il primo ad essere tesserato era l’attuale sindaco Mario di Sanzo il quale, durante l’affollato incontro pubblico successivo all’inaugurazione, ha mostrato la tessera n°1 con l’orgoglio e la commozione di avere proprio lui l’onore di inaugurare, dopo un’interruzione di tanti anni, la nuova sezione. Lo stesso sentimento poi è stato espresso dal presidente AVIS Montemurro, Donatello Genovese, che ha invitato tutti a sostenere la neonata realtà;

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quindi dalla presidente provinciale AVIS di Potenza, Enza Lo Riggio, la quale ha ringraziato ed elogiato i tanti giovani che si sono impegnati per la realizzazione del progetto sorto nel giro di 2 mesi e mezzo, e da Emanuele Landro membro del Comitato Esecutivo AVIS Basilicata che ha illustrato la grande attività messa in piedi dall’Associazione Donatori Sangue regionale diventata da 4-5 anni autosufficiente e centro di riferimento per i bisogni nazionali. Nel 2012 sono state raccolte 5.000 sacche. Un successo a cui si vuole aggiungere un altro: l’autosufficienza anche di plasma. Landro ha spiegato quanto sia fondamentale la donazione per le cure e la prevenzione delle malattie. Un malato di leucemia ha bisogno di 40 donatori di sangue e di 10 di piastrine. Ha ricordato, inoltre, che donare permette il controllo gratuito del proprio stato di salute. L’associazione montemurrese e i suoi 16 membri del direttivo, hanno intrapreso questo percorso con la ferma convinzione di consolidarlo attraverso iniziative partecipate da cittadini, associazioni, enti pubblici e sanitari. E questo per permettere a quel pulmino colorato di “correre” spedito verso la realizzazione di tanti progetti solidali, tante mete fatte di altruismo e generosità, sorretti dal sorriso beneaugurante di Giulia. Chiunque sia interessato può chiamare al numero 345/3529202 o inviare una e-mail a: avismontemurro@virgilio.it . an.mo.


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“SOSTENIBILITA SOCIALE, AMBIENTALE E FINANZIARIA DELLO SVILUPPO” Un modo partecipato e diverso per uscire dalla crisi economica

isura tutto il PIL tranne quello che rende la vita degna di essere veramente vissuta”. Queste parole le pronunciò Robert Kennedy pochi mesi prima della sua morte avvenuta nel 1968. Il suo concetto era un’aperta critica al metodo di misurazione della ricchezza di un Paese, il PIL e alle sue tante lacune. Il Prodotto Interno Lordo infatti non dice se tutta la popolazione si avvantaggia di quella ricchezza e in che misura. Non rileva le disuguaglianze. E’ iniziato con questo assunto l’incontro organizzato dal Gruppo di “Iniziativa Territoriale della Basilicata” che riunisce i soci di Banca Popolare Etica, che lo scorso 8 maggio, nel Museo Archeologico Provinciale di Potenza, ha portato esperti in ambito creditizio e formativo a parlare di “Sostenibilità sociale, ambientale e finanziaria dello sviluppo”, a spiegare le ragioni che stanno alla base della crisi economica attuale e ad informare sui modi con i quali è possibile uscirne. Tra i relatori c’era Leonardo Becchetti, Ordinario di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma e Presidente del Comitato Etico di Banca Popolare Etica, che ha esposto la sua rela-

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zione partendo da cosa ha generato la crisi spiegandone effetti e possibili soluzioni. Una concatenazione di eventi originata dal venir meno della differenza tra le banche commerciali e quelle finanziarie, le prime preposte al credito alle imprese, le seconde alle transazioni finanziarie. Una fusione che ha via via dirottato i capitali dal mondo produttivo a quello speculativo colpendo le imprese che hanno dovuto ridurre significativamente i loro investimenti. Crollo di produzione, dunque, di occupazione e di tutta l’economia reale che priva della sua linfa vitale è sprofondata in un processo involutivo con conseguente perdita di ricchezza. Fino al collasso del 2007. Il prof. Becchetti, nel tracciare l’allarmante quadro generale, ha riferito che i segnali di ripresa comunque ci sono ma riguardano il centro-nord Europa che sta crescendo del 5-6% all’anno. Ma non il sud Europa dove persiste la stagnazione che, in Italia è aggravata da un altro tipo di crisi: di speranza. I cittadini italiani, infatti, hanno perso la fiducia in un domani migliore. Sono convinti che il Paese difficilmente ce la farà e, nel frattempo, non investono più e nemmeno generano. Dalla

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speranza, dunque, si deve ripartire, ha ricordato Becchetti che spinge affinché si individuino i fini a cui ambire. “Vogliamo massimizzare il volume delle transazioni finanziarie o creare valore reale nella società e mettere la finanza a servizio dell’economia reale?” domanda. E continua: “E’ a seconda delle risposte che decidiamo il nostro futuro”. Un futuro che, se vogliamo non più in preda alla crisi, dobbiamo programmare con investimenti nuovi e lungimiranti che incidano fortemente a livello strutturale. Che facciano ripartire l’industria, le piccole e medie aziende, i servizi offrendo prodotti di qualità, irripetibili e poco delocalizzabili proprio come lo sono il nostro made in Italy, le nostre bellezze artistico-culturali e paesaggistiche. Patrimoni unici che se utilizzati bene e con rispetto apportano lavoro, ricchezza e benessere per tutti. Benessere, appunto. A questo si deve aspirare perché più che al PIL è alla crescita del BES che si deve guardare, cioè al Benessere Equo e Sostenibile, indicatore che fa della crescita socio-ambientale il motore dello sviluppo vero che abbatte i disequilibri. Questo è realizzabile a condizione che tutti partecipino al cambiamento. Le banche che devono tornare ad erogare un credito ponderato ad aziende virtuose e finanziare buoni progetti. Lo Stato che deve stabilire incentivi ed agevolazioni alle imprese che operano nella produzione locale ed ecologica. Gli enti pubblici e i cittadini che devono orientarsi verso l’acquisto di questo tipo di beni. Con questa sana alleanza si può invertire la rotta. Sta a noi decidere come spendere i nostri soldi avendo la consapevolezza, ha concluso Becchetti, che 1 euro investito nel micro credito rende all’economia reale 18 euro. La crisi, dunque, si può superare. Questi temi vanno però comunicati, resi popolari attraverso libri, convegni, social network perché in alcuni posti italiani sono già delle realtà e, soprattutto, perché riescono a mantenere viva la speranza. an.mo.


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STABILIMENTO ID Ultima Parte: 1902-1915 Vincenzo MATASSINI

ella riunione del 18 luglio 1902 nel Consiglio Comunale si scontrano le varie posizioni dei Consiglieri, che pensano di risollevare le condizioni della cassa comunale facendo pagare l’acqua al Dott. Orazio Gavioli1, pur riconoscendo che lo Stabilimento Idroterapico svolge una importante azione sociale e che le tariffe dei prezzi per le cure già sono stati ridotti. Di qui il tira a molla sulla quantità di acqua da fornire, sulla sua totale o parziale gratuità, sul tempo di erogazione dell’acqua e sulle condizioni che si possono avere per le classi meno abbienti, con la giustificazione che il Comune, per l’approvazione del bilancio, doveva dare conto alla Reale Commissione per il Credito Comunale che impediva di assumere nuovi impegni di spesa (già a quei tempi). In uno scenario che vede i movimenti socialisti, orientati verso quella parte, c’è una minoranza in Consiglio Comunale; il Sindaco è il Dott. Nicola Vaccaro, al quale ora, dopo quasi cento cinquant’anni, è stata intitolata una strada che, guarda caso, passa sotto la proprietà dei Gavioli. Il Sindaco propone che, per non pregiudicare gli interessi del Dott. Orazio Gavioli, si possa concedere l’acqua per il suo Stabilimento Idroterapico a norma del Regolamento per la distribuzione dell’acqua ai privati, col pagamento cioè di L. 0,60 a mc. e con l’apposizione del contatore, disponendosi che la pratica per la concessione gratuita sia valutata dal Consiglio Comunale per le sue determinazioni definitive. I Consiglieri Michele D’Errico e Gerardo Fornario, invece, sono per la concessione

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gratuita dell’acqua, perché lritengono che questa sia la condizione indispensabile per mantenere in vita l’unico Stabilimento Balneare esistente a Potenza. Non riuscendo a trovare una soluzione, il Consiglio Comunale decide di concedere gratuitamente l’acqua per i restanti mesi del 1902, riservandosi di assumere la decisione definitiva una volta che venga accertato il consumo dell’acqua durante la stagione estiva in corso, rilevata in base al contatore installato gratuitamente in precedenza. Nella successiva riunione del 17 dicembre 1902, tenuto conto che per lo Stabilimento Idroterapico il contatore ha registrato, per il periodo dal 10 giugno al 10 ottobre, un consumo di 756 mc. di acqua, che l’acqua viene ceduta a tutti i privati al prezzo di L. 0,60 a mc., che con 1 mc. di acqua si possono fare 5 bagni e che il prezzo medio di ogni bagno è 1 Lira, il Consiglio Comunale decide che, allo scopo di non privare la cittadinanza di uno Stabilimento Balneare, ed a titolo di incoraggiamento, i menzionati 756 mc. di acqua siano pagati in ragione di Cent. 0,40 a mc., per un importo totale di Lire 302,40. E tutto ciò perché se ci deve essere un guadagno da parte del Dottor Orazio Gavioli, al Consiglio sembra sia giusto che corrisponda una qualche somma anche al Comune. Durante la stagione balneare del successivo anno 1903 il consumo dell’acqua viene segnalato in leggero calo a 447 mc. ma il Dott. Orazio Gavioli deve accettare l’obbligo di sospendere l’esercizio senza diritto a rivalsa di danni ed interessi, ove mai in detto periodo sia per la magra, sia per le esercitazioni militari, l’Amministrazione crederà opportuno di toglierla. Nella successiva riunione Consiliare del 20 giugno 1904 viene presa in esame l’istanza dell’ 8 maggio 1904 con la quale il Dott. Orazio Gavioli chiede di ottenere l’esonero del pagamento impostogli per diritti d’uso d’acqua fornita dal Comune negli anni del 1902 e 1903 e, subordinatamente, al pagamento del solo canone relativo al 1902 ed applicandosi per il 1903 una tariffa ancora ridotta. E ciò perché la Commissione Reale per il

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Credito Comunale e Provinciale, nella decisione del 10 ottobre 1903, aveva subordinato tale gratuità alla condizione che esistesse un reparto di bagni gratuiti per i poveri; in mancanza di questa condizione che il Dottor Orazio Gavioli fosse assoggettato al pagamento di una tassa di favore, anche tenendo conto che, pur non essendo stato sollecitato, il Dottor Orazio Gavioli aveva tenuto uno speciale reparto gratuito, aveva fatto delle grandi agevolazioni ai bagnanti e dato altresì bagni gratuiti ai poveri, alle orfanelle delle Gerolomine e ad altri enti caritatevoli. Ma alcuni Consiglieri fanno notare che, se non si vuole agire in contrasto con la decisione stessa del Contratto e dei precedenti invocati, il Consiglio non può ora abbandonare la richiesta del pagamento per gli anni 1902 e 1903, essendo già stato compilato il ruolo di pagamento per gli stessi anni, quando nello Stabilimento non era stato richiesto il reparto gratuito, ma si può prendere in considerazione solo la decisione della Commissione Reale per l’anno 1904. Su proposta del Consigliere Avv. Vincenzo Villamena il Consiglio delibera la concessione gratuita di 946 mc. all’anno di acqua al Dottor Orazio Gavioli per il suo Stabilimento Idrografico, condizionando, a cominciare dal corrente anno: a) il prelievo di soli 10 mc. di acqua al giorno; b) l’uso medesimo per la durata di 3 anni; c) l’obbligo di fornire ai poveri della Città n. 400 bagni gratuiti all’anno; d) di non usare l’acqua durante la venuta e permanenza della truppa per i tiri di combattimento e manovra ed in caso di siccità o forza maggiore, con un preavviso di 24 ore; e) senza aver diritto a pretendere alcun compenso o riconoscimento di danni. Nel successivo contratto che il Dott. Orazio Gavioli sottoscrive a sue spese deve anche accettare le ulteriori clausole: a) nel caso che si dovesse verificare un consumo maggiore di 946 mc. d’ acqua, la maggiore quantità d’acqua consumata dovrà essere pagata giusta la tariffa industriale di L. 0,60 a mq. fissata dal Regolamento Municipale; b) i 400 bagni gratuiti all’anno, a doccia o in vasca o di altra specie a seconda le prescri-


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O IDROTERAPICO

Dott. Orazio Gavioli

zioni mediche, devono essere forniti ai poveri della Città che esibiscano un certificato rilasciato dal Sindaco a prova della loro povertà; c) il numero dei bagni gratuiti non potrà essere maggiore di 8 al giorno; d) se si verifichi che in un certo periodo della Stagione Balneare non vi siano richieste di bagni gratuiti, i bagni non potranno accumularsi nel restante periodo se non nel limite di 8 bagni per ciascun giorno Il 31 luglio 1904 è previsto il rinnovo di 8 consiglieri Comunali ed uno di loro è il Dott. Orazio Gavioli che, nella lista dei Partiti Popolari, viene eletto con 493 voti e che un giornale dell’epoca, “O Rusecatore”, così tratteggia: “chirurgo abile, dall’occhio linceo; socialista da tempi remoti, ma socialista vero, senza strombazzature, sì che pochi lo sanno tale; segni particolari: misantropia apparente”, mentre un altro gionale “La Gioventù Lucana” così lo tratteggia: “La poetica capigliatura e l’ispida barba rossa di un arcigno tecnico-botanico. Il 5 giugno 1907 il Dott. Orazio Gavioli rinnova la sua richiesta per ottenere la concessione gratuita dell’acqua alle stesse condizioni della delibera del 20 giugno 1904 e per un altro triennio, ma il Consiglio Comunale lo concede solo per il 1907; ad una nuova richiesta del seguente anno, nella riunione

Consiliare del 2 maggio 1908 vengono riconfermate tutte le precedenti condizioni per i successive anni 1908 e 1909. Nei seguenti anni 1910, 1911 e 1912 la concessione viene sempre rinnovata per un solo anno e dopo una nuova richiesta da parte del Dott. Orazio Gavioli del 17 maggio 1913 il Consiglio Comunale delibera ancora la concessione dell’acqua per un solo anno, precisando che vengano rispettate tutte le clausole del Contratto sottoscritto e soprattutto il pagamento di 50 centesimi a mc. per l’acqua eccedente i 946 mc. gratuiti. Nuova richiesta in data 23 maggio 1914 del Dott. Orazio Gavioli per ottenere il rinnovo della concessione gratuita dell’acqua. Questa volta il Consiglio Comunale, Sindaco il socialista Dott. Michele Ricciuti, propone la concessione gratuita dell’acqua per un cinque anni, a partire da quello in corso e alle stesse condizioni dei precedenti anni. Qui è necessario cercare capire questa posizione oscillante del Consiglio Comunale. La chiave è da ricercare nella politica locale. Negli anni 1910 e 1911 il Comune era a maggioranza “governativa” ed il Sindaco era il Dott. Nicola Vaccaro, mentre la minoranza socialista era rappresentata dall’Avv. Raffaello Pignatari. Il 20 febbraio 1912 cade l’Amministrazione Vaccaro e dal 20 febbraio al 10 agosto del 1912, data delle nuove elezioni, c’è il Regio Commissario Prefettizio Rag. Luigi De Bonis. La nuova maggioranza socialista è guidata dall’Ing. Giovanni Janora che si dimette il 6 ottobre 1913, adducendo motivi di lavoro ma molto probabilmente per divergenze interne, e a lui succede il Dott. Michele Ricciuti che decade a luglio del 1914. Le nuove elezioni dell’ 11 luglio 1914, riconfermano una maggioranza “governativa” e nuovo Sindaco è il Dott. Domenicantonio Padula. Ora nella riunione Consiliare del 23 giugno 1914 il Sindaco Dott. Michele Ricciuti inaspettatamente propone per lo Stabilimento Idroterapico la concessione gratuita dell’acqua per un quinquennio, alle stesse condizioni delle precedenti concessioni, ma non fa in tempo a ratificare la delibera perché

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cade l’Amministrazione. A luglio nella prima riunione della nuova Amministrazione Comunale il Sindaco il Dott. Domenicantonio Padula, su invito della Prefettura, riprende la proposta socialista e fa ratificare la precedente delibera del 23 giugno 1914 contenente il rinnovo della concessione dell’acqua per cinque anni allo Stabilimento Idroterapico del Dott. Orazio Gavioli, probabilmente anche a significare un tentativo di riappacificazione fra le correnti politiche. Dopo tale data non compaiono più atti deliberativi che trattino dello Stabilimento Idroterapico, segno che i tempi stanno cambiando e che, ormai, è più proficuo praticare l’assistenza medica aprendo una propria clinica privata; è superata la sola pratica della cura con le acque, per tutti gli intralci burocratici a cui il padre Federico ed il figlio Orazio Gavioli sono andati incontro. Ma un’altra causa da non trascurare va ricercata nei tempi incerti che portano alla prima Guerra Mondiale ed al successivo avvento del Fascismo. Ed in fine una nota sul Dottor Orazio Gavioli: fin da giovane aveva avuto una passione per la botanica che lo aveva portato a conoscere in maniera approfondita la flora e le piante della Basilicata. Le sue ricerche sono contenute nei due volumi “Studi Botanici”, ristampati nel 1995 dal Consiglio Regionale di Basilicata. Quando il Dottor Orazio Gavioli portava a casa ceste piene di erbe e le riversava sul suo tavolo di lavoro per studiarle, la nipote Angela Gavioli (che ringrazio per la consultazione dei documenti di famiglia) ricorda che le domestiche erano solite dire: “Don Orazio è giù a cuoglie cicuorie e mo’ li pulezza, è andato a cogliere cicorie e adesso le pulisce”. L’erbario del Dottor Orazio Gavioli è stato donato al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. NOTE 1 - Gavioli Aurelio Orazio (Potenza, 21.03.1871 - 25.12.1944), Medico Chirurgoe valente Botanico


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M U S I C A N D O

Cecilia e Al Verde, tra i luoghi dove si fa musica tutto l’anno

Carlo CALZA Jr.

a Basilicata è una terra preziosa, sempre più realtà mirano a valorizzarne la cultura, la tradizione. Cosa differenzia la nostra cara e amata regione dalle altre? È davvero il caso di pensarci meritevoli delle stesse attenzioni che vengono rivolte ad altre realtà? Naturalmente si parla di musica, il paragone con il resto d’Italia è scomodo ma va fatto. Ovunque si assiste a un’evoluzione della musica che rimanendo ben piantata su radici solide può permettersi di volgere lo sguardo un po’ più in là dell’orizzonte, un orizzonte fatto di manifestazioni importanti, di luoghi in cui fare musica vera, di gente che dedica la sua vita alla musica. In Basilicata invece c’è una sorta di freno su

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cui agiscono sicuramente fattori come lo spopolamento, difficoltà economiche o la propensione a uscire fuori dalla regione per cercare nuove “piazze”. Il problema sta nel fatto che in altre zone è “sempre” presenta un’alternativa giovane alla classica festa di piazza, ma soprattutto tale alternativa rimane a disposizione 365 giorni all’anno. Se noi lucani amanti della musica in estate siamo felici di aspettare il “Vulcanica” di Rionero o il “Pollino Music Fest”, o ancora il “Metaponto Beach” e l’estremo “Agglutination” che ci hanno permesso di assistere a concerti memorabili, è altrettanto vero che nel periodo invernale dob-

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biamo accontentarci di sporadici concerti frutto del coraggio dei singoli organizzatori e non della consapevolezza che si debba andare oltre determinate barriere. In questo contesto andrebbero ulteriormente valorizzate e prese ad esempio iniziative che non conoscono stagioni che timidamente stanno tastando il terreno. È il caso di realtà come il “Cecilia” di Tito che si sta dimostrando una sempre più valida occasione di accrescimento culturale con eventi degni di circuiti nazionali e proposte che spaziano nell’arco dell’intero anno solare. Non dimentichiamo che la musica si fa anche e soprattutto nei locali, in quei posti che in un modo o nell’altro sono


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Veryshorts horts Live al Verde Alessandra Casaletto

caratterizzati da un minimo di spirito imprenditoriale, conciliare una offerta culturalmente valida e il mero guadagno non è sempre cosa facile, ma “La Piazza Dell’800” (ex arci ‘800) sta rilanciando la proposta live con una rassegna curata da Fabio Settembrino, membro della band potentina “Effetti Collaterali”, in cui di giovedì in giovedì possiamo assistere alle esibizioni di artisti come Antonio Nicola Bruno (Bellitamburi), Ethn ‘n’ Roll, Anna Mancini. Spostandoci in provincia di Matera ancora, potremmo parlare del circolo “Al Verde“ (Bernalda) che propone sempre validissimi live e dj set, e addirittura si prodiga a favore della produzione di

dischi e di ep di artisti a loro vicini, Esquelito in primis. Certo in un posto in cui non è facile avere musica live a portata di mano è importante educare il pubblico; per i locali, le associazioni e gli organizzatori è ancora più importante resistere per creare un circuito che è già da qualche anno in fase di crescita grazie anche alle sempre più numerose band locali che proprio in questi posti e in queste occasioni riescono a farsi le ossa per poi magari aprirsi dei varchi a livello nazionale. Bisogna crederci e bisogna fare, le potenzialità ci sono, la voglia pure; diamoci sotto sconfiggendo chi questa voglia a volte ce la fa passare.

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Vuoi promuovere il tuo disco o la tua demo? invialo a “Il Lucano Magazine” Via del Gallitello, 89 85100 Potenza lo ascolteremo e pubblicheremo una recensione nella rubrica “RETROCENSIONI” a cura di Carlo Calza Jr.


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Donato SABINA

etablog potrebbe definirsi un blog che parli di altri blog, ma anche di social network e più in generale di nuove tecnologie e di internet. La Rete che riflette sé stessa, in buona sostanza. Tra i blog lucani di questo genere, più letti in assoluto, troviamo, accanto al già recensito Vincos (con i TAG: tecnologia, social media, ugc, pr2.0, community marketing), anche altri blog come: Il Bloggatore, Estragon, Clarita etc. Dall’analisi tecnica e dettagliata della blogosfera condotta da Vincos, con tanto di grafici e specifici termini tecnici (“metrica dei link”, “archi direzionali”, “in\out degree”), si passa alla mission de Il Bloggatore: “un aggregatore di feed on

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line, sia Rss che Atom, rivolto a tutti i blogger che editano notizie oppure a navigatori che cercano informazioni”. In parole più semplici questo blog\portale è un grande raccoglitore di notizie, provenienti da migliaia di blog, sul mondo informatico e tecnologico in generale. Si va dalle informazioni utili per gli appassionati di Linux, Windows, Mac, Sicurezza, Grafica, Ubuntu, Software, Social Network… fino alle recensioni degli ultimi cellulari, a curiosità, trucchi ed analisi tecniche. Per presentarsi in forma più snella e facilmente consultabile, il Bloggatore non fornisce al lettore le notizie complete, bensì delle anteprime di notizie, dalle quali però, se l’argomento è d’interesse, è possibile giungere al blog dove è postata la notizia completa, tramite il collegamento “leggi il seguito”. Tra i fondatori de il Bloggatore c’è Roberto Travagliante, blogger ed appassionato di informatica, che ha un proprio blog personale ed ha scritto, come altri lucani, alcuni libri settoriali: ad esempio WordPress dalla A alla W (La guida completa per creare il

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tuo blog o il tuo sito web con WordPress, ottenendo il massimo!). La blogosfera lucana risulta essere allora molto vivace, grazie anche alla presenza e all’attività di personale specializzato (giornalisti o tecnici del settore). Estragon ad esempio, è il Blog di Giovanni Calia, che si definisce “discepolo di un manipolo di storici blogger della scuola torinese”. Questo blog è attivo dal 2003 ed affronta temi legati allo sviluppo tecnologico, ai media sociali, al Digital Divide e al rapporto tra il mezzogiorno e i nuovi media come veicolo di sviluppo economico. Utilizza termini tecnici anche Clara (Rita) Longo, materana, consulente di web marketing, nel proprio blog: www.clarita.it. Un blog che, in realtà, si occupa di contenuti ‘generalisti’, parlando “della mia città, della mia regione, dei miei interessi che spaziano dalla moda al cinema, alla televisione al mondo della pubblicità, del meteo…” etc. Da menzionare infine altri blog ‘settoriali’ e tecnologici come Catepol 2.0, Catepol 3.0, www.melaxcoder.com e www.bloggian.it.


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T R A L E R I G H E

STORIA DI OMEGA IL ROMANZO DI

GIULIO RUGGERI

ianeta Albatros, 2020. Un gruppo di esploratori extraterrestri decidono di inviare sulla Terra un androide, appositamente programmato per studiare abitudini e comportamenti degli esseri umani. Scopo della missione è quello di vedere se esistono le condizioni per una possibile colonizzazione in caso di sovraffollamento sul proprio pianeta. Omega atterra a New York e, nel giro di un mese, deve imparare a conoscere la mente degli umani, relazionarsi con essi e riferire le impressioni a Cefeo, il suo referente con il quale resta in contatto per tutto il tempo della missione. Inizia così Storia di Omega (Il Segno Edizioni) scritto dal potentino Giulio Ruggeri, dottore in Lettere e Filosofia, che in questo romanzo riporta tutta la passione per una scrittura maturata già in età adolescenziale e con la quale veicola i suoi pensieri sulla società di oggi. Riflessioni che Ruggeri nel libro affida ad Omega che, creato con le sembianze umane, riesce bene a mimetizzarsi tra i terresti e ad avvicinarli. Ma le prime sensazioni non sono buone. L’umanoide nota con amarezza un diffuso malcontento ed apatia. Ovunque vede individualismi esasperati e persone prive di allegria. Deluso da questo sconfortante contesto chiede di essere allontanato da lì. Ma anziché rientrare ad Albatros, accetta la proposta di continuare la sua esplorazione in un altro luogo e in un’altra epoca, sempre sulla Terra però. Un’alternativa che i suoi superiori hanno ideato forse per riuscire a capire il perché di tale deriva emozionale negli esseri umani e la loro perdita di valori. Omega dunque si ritrova proiettato in una

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“Chissà se in futuro ci basterà usare la parola, per poter comunicare i nostri sentimenti!” Giulio Ruggeri

Firenze del 1970. Da subito prova una bella sensazione circondato da tante bellezze artistiche che presto inizia ad esplorare sotto le mentite spoglie del turista Osvaldo Di Lauro. Qui, tra centro e periferia, tra vicoli, porticati, chiese e locali porta avanti la sua missione che lo conduce ad incontrare persone sempre diverse con le quali allaccia dialoghi ed anche relazioni più o meno stabili. Con un nuovo e positivo slancio si addentra e si integra nella società fiorentina fatta di un’umanità ritrovata dove uomini e donne costruiscono la loro storia giorno dopo giorno tra piccole/ grandi gioie e dolori. Qui, a differenza del futuro, Omega nota con piacere che esiste ancora una generosità, un altruismo che vive sotto l’apparente caos di una città in corsa ed in preda ai suoi interessi. Li sperimenta egli stesso avendo trovato persone disposte non solo a

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parlargli ma a dargli ospitalità, affetto ed anche un lavoro. Ad aiutarlo insomma a fargli conquistare la sua indipendenza e a donargli amore come farà Francesca. Nel tenero racconto di Giulio Ruggeri, l’umanoide rappresenta l’entità terza che cerca di mettere a posto le cose in un mondo in disordine, privo di valori, traducendo la sua missione esplorativa in una educativa. Attraverso il personaggio spaziale, l’autore affronta i temi della solitudine, dell’egoismo, del disequilibrio sociale ed economico facendo capire quanto tutto ciò sia deleterio per il nostro futuro. E propone una rivoluzione culturale che deve opporre a tutto ciò il dialogo, la fede, l’etica, la speranza, l’accettazione della diversità che non è pericolosa ma foriera di ricchezza interiore e di pace tra i popoli. an.mo.


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NOVECENTO ROM IL ROMANZO DI SERGIO PRETTO n ponte immaginario lega le sponte di uno stesso fiume. E’ il lungo fiume della storia che scorre lambendo vite di persone diverse solo nella cultura ma non nella capacità di provare sentimenti. Questo libro vuole costruire davvero quel ponte. Vuole ravvicinare popoli nella ferma convinzione che solo la conoscenza può condurre al rispetto reciproco, alla civile ed amichevole convivenza. Presentato lo scorso 4 maggio a Potenza dalla sezione lucana del Centro Studi Erasmo da Rotterdam, Novecento rom, scritto da Sergio Pretto ed edito da Carta Canta, è il romanzo dell’alleanza tra la società occidentale e quella dell’antico popolo errante che centinaia di anni fa, come tradizione vuole, lasciò l’India per approdare nei vigneti selvatici della Romania. E’ un’opera popolare che narra la storia dei rom attraverso quattro generazioni di una stessa famiglia abitanti in un campo rumeno. Da qui parte un racconto che dalle vicende personali dei suoi protagonisti si allarga a quelle storico-politiche locali come la dittatura di Ceauşescu, ed internazionali come quella devastante istituita anni addietro da Hitler. Sono gli eventi generatori di una catena di drammi che ha legato e poi stritolato milioni di persone tra cui i rom, decimati, al pari degli altri, dalla pazzia delirante del sedicente popolo ariano. Sergio Pretto, romano, per anni giornalista economico della Rai, con questa sua prima esperienza letteraria ha voluto offrire la società rom a tutti. Una società che ha conosciuto da vicino avendo vissuto per sei mesi con loro in un campo della Romania, spinto dall’interesse, per i più deboli, ereditato da Pier Paolo Pasolini, suo “maestro di strada e di cultura” che ha conosciuto da adolescente quando giocava a pallone nel suo quartiere romano. Un incontro, che ha segnato la vita del giovane scrittore permettendogli una brillante carriera, che però, con il passare degli anni, lo ha riportato con la mente all’aria polverosa di quel campetto di calcio, dove la vita quotidiana, lontano dagli ambienti borghesi, è vita vera. All’autenticità del semplice e dell’umile che lo ha spinto ad accostarsi ai rom da navigato giornalista che vuole raccontare il loro mondo. Quel mondo lo ha assorbito, lo ha spogliato dei pregiudizi, lo ha arricchito interiormente grazie ai racconti e alle gesta di uomini dalla forte umanità e generosità che nemmeno i grandi drammi sono riusciti a piegare. “Noi siamo figli di troppi temporali per perderci. Quello che arriverà imbriglierà la nostra comprensione, ma non i nostri cuori”, si legge nel romanzo che ha sostituito il reportage giornalistico originariamente

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La dea […] si manifestò con il volto rigato dalle lacrime e concesse il proprio aiuto. A un suo soffio, il vento spinse migliaia di cavalli verso quel popolo decimato, e il futuro portò in dono le carte della profezia. I rom si allontanarono dalla valle insanguinata e non si fermarono più. La fuga divenne un esodo perpetuo: diventarono domatori di destrieri e figli del vento. Sergio Pretto

concepito. Pretto ha cambiato idea pensando che fosse più utile affidare quel racconto, benché liberamente ispirato, a chi quelle vicende le ha vissute affinché al lettore fosse restituita la vera portata di emozioni, tribolazioni, gioie, amori di un popolo ricco di valori che lo sguardo superficiale degli Occidentali ancora non percepisce. Un racconto che dagli anni ’30 del Novecento arriva ai giorni nostri e che vuole rendere manifesta l’anima della cultura millenaria rom tenacemente attaccata a se stessa, che non vuole identificarsi con nessun’altra e che ogni giorno media con una modernità di cui non riesce o non vuole fare a meno. Una cultura che, guidata da una sentita fede e dalle “tante voci della terra”, sa esprimersi con le sagge parole di dolci poesie, e con i magici e toccanti suoni di violini e fisarmoniche. an.mo.

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D O L C E & S A L A T O

LA STORIA IN UN PIATTO Carla MESSINA

a forza di una narrazione si esplicita e confonde con le linee guida di un evento portato via dal tempo; tutto si consuma in un pensiero, in uno sguardo, in bocconi di memoria rapidamente consumati dalla foga della fame, non sempre pronta ad esaurirsi con un pasto, ma spesso compagna di giorni estremi dettati dalla tassativa presenza della forza e dell’energia. Spesso di un ricordo restano residui di cibo entrati prepotentemente nella memoria. Quante volte associamo ad un evento, sia bello che brutto, un

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sapore tipico, un piatto; questo solo perché, magari quel giorno, stavamo mangiando quella cosa. Al di là della tradizione ognuno di noi ha i suoi piatti tipici nel senso che questi dettano il tempo o il ritmo della vita. Spesso è conosciuto come il piatto preferito o come il piatto che porta “Iella”, perché ci lasciamo coinvolgere e sconvolgere dal sapore. Ci sono eventi nella vita di ognuno di noi che vengono segnati inesorabilmente da una forte simbologia che spesso si concretizza in qualcosa di materiale. Ecco, ad


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69 esempio, che, anche storicamente, alcuni eventi possono essere associati e quindi memorizzati attraverso aneddoti. Famoso quello secondo cui la Regina Maria Antonietta poco prima della Rivoluzione Francese 1789, alle rimostranze del suo entourage lamentava la mancanza di cibo per il popolo, avrebbe esordito con: “Dategli dei Croissant”. Lo stesso sommo poeta Orazio non perdeva occasione per mangiare un buon piatto di Lagana e Ceci. Per passare ai personaggi della fantasia, chi non ricorda Poldo e i suoi panini, vero ed unico esempio per noi Italiani del famoso hamburger; infatti se lo conosciamo è grazie a lui e a quelle insormontabili montagne di panini che divorava voracemente. Tutto nella memoria nasce, oltre che dal ricordo dalla visualizzazione di immagini immagazzinate in posti remoti della nostra mente, da odori che improvvisamente si fanno vivi come da rumori o odori particolari che ci riportano con la mente a determinati momenti della nostra vita. La vita, il ricordo, le immagini, il passato, sia comune che personale, passa per il tramite della percezione sensoriale che in particolari momenti è anche più amplificata del normale, tanto da renderci vulnerabili ed estremamente recettivi agli stimoli sia interiori che esterni. Con la memoria arrivo a sfiorare i racconti dei miei nonni e l’amore per la tradizione che essi hanno saputo inculcarmi; con l’immaginario riesco a vedere cose normalmente invisibili, così come riesco a portare alla mente pensieri di una semplicità “estetica” che restano stampati nella mente ed anche nel cuore come fonte inesauribile di alimentazione. E’ quasi come avere un alveare a portata di mano dove è fondamentale prima prendere confidenza con le api; una volta avvenuto ciò, resta una fonte inesauribile di dolcezza a cui attingere nel rispetto totale della Api padrone di casa. Nonna Consiglia l’ho conosciuta poco, donna di ferro sempre ben vestita con tacchi e tailleur, mai un capello fuori posto, e con la borsetta al braccio, madre di ben 18 figli viventi in realtà 21, e con due parti gemellari. Quando penso a lei non posso non pensare alla pasta e fagioli quasi simbolo emblematico di una famiglia cresciuta a pasta con i legumi. Ogni cosa ci riporta al passato mediante delle visioni. Ed ecco arrivare, come costume vuole, immagini non vissute ma indotte dai racconti degli anziani. A tal proposito il tempo la fa da complice. Non posso non immaginare la tipicità di alcuni eventi come matrimoni, feste religiose o campestri che vedevano protagonisti i prodotti tipici dei luoghi ma anche la celebrazione delle stagioni, per la quale si eleggeva a re o regina un alimento in particolare. Nel periodo estivo, quasi in netta controtendenza rispetto al gusto, una delle voci

La ricetta... Pane Cotto Ingredienti Pane Casereccio di panella, olio extra vergine d’oliva, sale qb., peperoncino fresco, prezzemolo, acqua, cipolla. Procedimento Prima di tutto realizzate un trito di cipolla, prezzemolo, peperoncino fresco, sale qb., proseguite incorporando a questo trito abbondante olio extra vergine d’oliva; nel mentre in una pentola medio alta versate dell’acqua, non molta, e mettetela sul fuoco. Incorporate in questo il trito precedentemente fatto e aspettate che venga a bollire; nel mentre tagliate il pane in maniera grossolana in pezzi grandi e quando l’acqua sarà giunta a bollore incorporate il pane per pochi minuti, giusto il tempo che si amalgami con il resto del condimento e che assorba l’acqua. Servitelo ben caldo in piatti fondi ed accompagnatelo con un buon vino rosso. Questo piatto tipico delle zone lucane, si vedeva spesso protagonista della tavola come piatto povero; infatti era un modo estremamente singolare per dare gusto al “niente”. Generalmente veniva usato il pane molto duro proprio perché non ci si poteva permettere di buttar via nulla. E’ un piatto molto amato oggi soprattutto dalle generazioni più anziane, ma tuttavia patrimonio comune anche per le nuove generazioni che ne stanno scoprendo le qualità, il gusto e la pienezza grazie a diverse operazioni di recupero che vengono fatte storicamente. Lo si usava anche per accompagnare altri alimenti. Ma quella è un’altra storia e soprattutto sono altri piatti… Buon Appetito!

preponderanti del panorama alimentare è il peperoncino fresco. E’ difficile che ci si occupi di lui in maniera solitaria in quanto va sempre ad accompagnare altri alimenti normalmente più importanti, eppure, a ben analizzare, questo, ha un gusto particolare e diverso a seconda della zona di provenienza, della forma, e della pianta di appartenenza. Ne troviamo di ogni tipo; dovrebbe essere assaggiato da solo e in purezza prima di utilizzarlo in qualsiasi altro modo. Questa pratica tuttavia al giorno d’oggi è stata letteralmente abbandonata tanto che ogni cosa che si fa lo vede quasi come un alimento secondario. E’ cosa sbagliata in quanto spesso è proprio questo a determinare la buona riuscita di un piatto. In alcuni paesi esteri si usano fare delle zuppe con il piccante ma questa è una pratica che a noi non appartiene. E’ più facile trovarli ripieni o fritti a seconda della regione. Un esempio su tutti il peperoncino Calabrese. Tuttavia in Basilicata a

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seconda della forma, ne facciamo un uso diverso, ad esempio quelli piccoli e rotondi detti “Pupacchielli” vengono fatti ripieni con tonno, olive nere e capperi anche se la versione classica li vede protagonisti con alici, capperi ed olive; oppure i peperoncini piccoli e stretti vengono fatti asciugare al sole ed una volta secchi vengono fritti e poi messi sott’olio, da consumare in qualsiasi modo, con la pasta, con la carne, con il pesce o anche semplicemente con un po’ di pane. Molteplici le tipologie e soprattutto la fantasia per consumarlo, se ne fa un largo uso, infatti, rispetto alle altre regioni. In molti paesi vi è l’uso di chiamarlo “Olio Santo” proprio in virtù delle sue estreme note piccanti. Un piatto tipico della tradizione lo vede protagonista con il pane cotto, piatto tipico della tradizione contadina e più comunemente della tradizione popolare Lucana, uno di quei piatti realizzati con poco e che nasceva proprio dalla necessità di dare gusto al poco…..!!!


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I N - F O R M A

RITORNARE A di Adriana CRISCI

i vorrebbe una nuova ecologia che non sia frutto di ideologie divise tra di loro o di schieramenti, ma che applichi l'etica comune. Quell'etica che la stessa natura, per mezzo dei suoi ritmi ci insegna. La nuova ecologia dovrebbe insegnare l'arte di prendersi cura della terra, come nostro bene primario, e non di combattere le forze di schieramenti o ideologie contrarie alle nostre. Dovrebbe innanzitutto allevare le coscienze e portarle ad un livello più elevato. Far comprendere che la creatura terra è stata inquinata, sfruttata, bistrattata, offesa nella sua profonda dignità da tutti noi. Ritornare alla terra significa iniziare a ritrovare il nostro contatto con essa, come senso di appartenenza, poiché dalla terra nasce il cibo che ci nutre, di cui noi siamo la risultante. Tornare alla coltivazione della terra significa dare un futuro migliore alle generazioni, cibo più sano, non solo, ma migliorare le energie e senza sprecarle. Quando si pensa ai cambiamenti si progettano grandi cose, ma per realizzare grandi cose bisogna partire dalle piccole cose. Quanti bambini oggi conoscono, se non virtualmente, un bosco? Quanti si prendono cura del giardino sotto casa o considerano questo atto una perdita di tempo? In un mondo globalizzato ritornare alla terra sembra un'impresa futuristica. Il mondo ci sembra piccolo e le distanze, grazie ai mezzi di comunicazione e a quelli di trasporto, si sono molto accorciate. Il problema è che si sono allungate quelle dei rapporti umani. Abbiamo accorciato le distanze geografiche, ma abbiamo distanziato, ancora di più,quelle dei rapporti tra le persone. I luoghi della terra non sono più sconosciuti, i mondi sconosciuti sono quelli personali ed interpersonali, le dinamiche relazionali, il reciproco conoscersi e rispettarsi. Ancora una volta assistiamo all'emigrazione dalla Basilicata sud verso il nord e

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il nord non è più solo il nord della nostra nazione, l'Italia. Le nostre frustrazioni, le nostre agitazioni cercano luoghi di soddisfacimento e di pace altrove. Eppure quando i turisti vengono nella Lucania, rimangono colpiti dal silenzio, dal lento scorrere del tempo, dalla finezza dell'aria e dalla freschezza dell'acqua ed hanno quindi la possibilità di trovarsi in una dimensione di quiete, ritrovando così, in un certo qual modo, la quiete anche dentro di loro. Ancora oggi molti di noi si chiedono come mai una delle regioni più ricche, come patrimonio naturale, dell'Italia, produca il reddito più basso e costringa i suoi figli ad andare via. Eppure leggiamo su internet che " La Basilicata, in cambio delle concessioni per lo sfruttamento del petrolio,

"Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c'era nessuno". Martin Luther King

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importante materia prima (una produzione stimata in 104.000 barili al giorno per vent’anni, pari al 10% del fabbisogno nazionale), otterrà rilevanti benefici economici ed occupazionali, oltre all’impegno da parte dello Stato di effettuare interventi infrastrutturali per accelerare lo sviluppo socioeconomico della zona....". E ancora " Altra risorsa scarsamente valorizzata è rappresentata dal patrimonio ambientale, sia naturalistico sia storico-culturale". Possiamo dire che il nostro patrimonio storico e culturale non ha nulla da invidiare ad altre regioni; ed allora perché non riusciamo a decollare? In luoghi, quali per esempio Matera, dove le risorse sono state utilizzare in maniera da agevolare il bene comune, si respira un'aria diversa: di apertura e di multiculturalità. Nei luoghi dove c'è chiusura mentale ne deriva un degrado mentale, poiché la creatività è bloccata da logiche non sempre comprensibili a tutti. E ancora : " L'agricoltura in Basilicata costituisce il settore predominante


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ALLA TERRA della vita economica e sociale della regione, quasi al pari del turismo. La regione Basilicata, infatti, per caratteristiche ambientali e climatiche si presenta favorevole ad un metodo di produzione agricolo di tipo estensivo...con particolari attenzioni allo sviluppo di un' agricoltura interna biologica........ L' assenza di una efficiente rete di distribuzione commerciale e di promozione ha di fatto ostacolato la creazione di nuove filiere produttive, relegando in ruoli marginali le stesse colture di qualità". Ricollegandomi all'articolo di Aprile, scrissi che avrei parlato di Vandana Shiva. Cosa c'entra questa donna indiana, laureata in fisica, attivista ambientalista che ha ricevuto il Il Right Livelihood Award, che è tra i principali leader dell' International Forum

"Occupata la terra così come occupate le piazze!" Vandana Shiva

on Globalization e che si è occupata anche di biodiversità, biotecnologie, bioetica, con la Basilicata? Siamo anche noi italiani e una delle fonti principali della nostra economia locale è l'agricoltura. La Shiva rivolgendosi ai giovani italiani ha detto: " La terra sostiene la nostra vita sulla Terra, e la Terra non discrimina tra giovani e vecchi, ricchi e poveri, per lei tutti i figli sono uguali. Noi siamo legati alla Terra dal momento che ognuno riceve una giusta, equa e sostenibile parte di risorse: la biodiversità e i semi, il cibo che i semi ci procurano, la terra su cui possono crescere i cibi, l’acqua che scorre nei nostri fiumi e anche l’aria dell’atmosfera che respiriamo...”. Penso che in questo momento di crisi, di crisi economica, la terra sia l’unico luogo in cui possiamo ritornare per ricostruire una nuova economia; e ogni governo alle generazioni future dovrebbe dire: “Non abbiamo molto altro da darvi: abbiamo perso la capacità di darvi lavoro, sicurezza sociale e garantirvi un decente tenore di vita. Ma la terra ha ancora questa capacità, noi consegniamo le terre pubbliche agli agricoltori del futuro: provvedete a voi stessi”. Questo è un obbligo, visto il fallimento dei governi, nell’attuale sistema economico, nel prendersi cura dei bisogni della gente; la terra può prendere cura dei nostri bisogni, la comunità può prendersi cura dei nostri bisogni. E se vogliamo avere un’economia viva, e dobbiamo averla, e se vogliamo avere una viva democrazia, la terra deve essere al centro di questo rinnovamento: dalla morte e distruzione alla vita. Mettere la terra nelle mani delle generazioni future è il primo passo; se non lo faranno, seguendo la strada giusta, invito i giovani a occupare la terra così come stanno occupando le piazze; voi dovete fare un dono al futuro dell’umanità.” Pare che in Grecia i giovani abbiano già occupato delle terre non coltivate, mettendo in piedi delle comuni agricole. In Italia il decreto Cresci prevede la vendita di terre pubbliche. Le associazioni degli agricoltori dovrebbero spingere anche i governi locali, a dare le terre in locazione, a prezzi modici, a quella parte di giovani che, grazie alla loro lungimiranza hanno compreso che la ricchezza futura proverrà dagli alimenti della

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terra, poiché senza cibo nè gli uomini e nè gli animali possono vivere. Molti movimenti ed attività economiche, lo stiamo vedendo, sono destinate a finire; con molta probabilità, dovremo ripartire da ciò che abbiamo a portata di mano, dalla risorse che fanno parte dei luoghi nei quali siamo nati. Sono una persona cosmopolita, ma penso che ognuno di noi debba tributare e rendere onore, innanzitutto al proprio luogo di nascita, migliorandolo. Ho incontrato uomini che hanno trasformato i luoghi aridi e marginali, in cui sono nati, in posti conosciuti in tutto il mondo. Queste persone hanno davvero onorato la loro patria. Se vogliamo che le future generazioni siano illuminate ed altruiste, allora bisognerà insegnare loro il rispetto per la terra e per la Terra. Noi possiamo sopravvivere come specie solo se viviamo in accordo alle leggi della biosfera. La biosfera può soddisfare i bisogni di tutti se l'economia globale rispetta i limiti imposti dalla sostenibilità e dalla giustizia. come ci ha ricordato Gandhi: " La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di alcune persone" V. Shiva Per quanto strano potrà sembrarvi, abbiamo avuto la fortuna di nascere in una regione povera di denaro, ma piena di risorse naturali. La qualità della vita non si misura da quanti soldi abbiamo, ma dalla capacità di portare fuori le nostre qualità per creare le giuste convivenze. Queste, quando sono rivolte a solidificare un senso culturale di appartenenza equanime per tutti, creano le giuste sinergie per apprezzare la qualità della vita locale e migliorarla. Nella vita è giusto fare delle esperienze che ci aprono a nuove visioni etniche e culturali, ma non bisogna mai dimenticare le proprie origini. Un luogo appartiene a tutti coloro che ci vivono e tutti, in maniera non discriminativa ed elusiva, hanno il diritto di esprimere le loro idee e di apportare il loro contributo. Troppe volte ci lasciamo prendere dalla paura del fallimento o di vivere, rimanendo in Basilicata, una vita senza troppi stimoli. Ebbene dovremmo tutti , chi più e chi meno, iniziare a vedere le soluzioni positive che questa regione offre e non limitandoci a vedere quelle negative.


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“QUELLA DEL C DI AMORE ETER CHI È TIFOSO D PER TUTTA LA V AMANTE E PART LA SQUADRA D Arsenio D’AMATO

’era Thunderstruck, degli AC/DC, sparato a palla. Avevo i finestrini aperti ed ero sulla cima della discesa che io chiamo “spettacolo”, perché da lì si vede davvero il mondo. L’aria era calda, per essere aprile, il sole splendeva, nonostante tutto, l’erba era verde e le strade assolate. C’era tutto e non c’era nulla e, per un momento, mi sono sentito completamente affrancato. Mi sentivo come svincolato da impegni. Io che, sportivamente, catalogavo gli anni in bianchi o neri, quel giorno ero confuso, eccitato, teso. All’indomani avrei fatto un lungo viaggio: per la prima volta, in vita mia, mi sarei recato a Torino per una partita della Juve. Una gara di Champions League. Il ritorno dei quarti di finale contro il glorioso Bayern München, che all’andata aveva vinto per due a zero. Era la mia grande occasione immateriale in un anno sportivo ancora da definire. Il mio taccuino, come una sorta di videocamera, annotava ogni dettaglio e con una Moleskine si può anche registrare, con calma, dopo e non in presa diretta. Scrivo perché non so parlare. Se una cosa mi piace, devo scriverla. Che se devo parlare, invece, scordo tutto. The day after. Partenza da Salerno: ore 8 e 57, binario 6. Eravamo in tre in rappresentanza dello JC Vallo di Diano. Io, Squitieri e Paperino. Nel Club eravamo trecento, né troppo giovani, né tanto forti… Avremmo viaggiato su Italo, ad alta velocità. Ci guardavamo attorno e c’era tanta gente che avrebbe fatto il nostro stesso cammino. Si vedeva da lontano e, per quanto l’abbiglia-

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Le vicende e gli eventi raccontati in questa storia sono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggi e realmente esistiti, o fatti veramente accaduti, hanno esclusiva funzione narrativa.

mento di ognuno fosse “discreto”, c’era sempre, per ciascuno, un dettaglio: una sciarpa, uno stemma o un cappellino a tradire la fede calcistica. C’era pure chi si avvicinava e, deliberatamente, chiedeva: “andate a Torino? A vedere la Juve? Avete i biglietti?”. Tipo un ragazzo di Castelcivita, provincia di Salerno, che, essendo solo, si aggregò, per un po’, a noi. A pochi metri di distanza c’era un gruppetto più numeroso, ma, a detta di “Castelcivita” soltanto uno

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era in partenza: quello con la sciarpa del Borussia Dortmund. Il capannello era chiassoso. Era tutto un trionfo di frecciate e il partente era il bersaglio. Gli amici gli dicevano: “Sei un coglione ad andare a Torino con quella sciarpa. Ti farai sfottere da tutti”. E lui: “Ok”. Loro: “Nessuno capirà”. Lui: “Ok”. Loro: “…e poi che ci vai a fare. Quelli della


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EL CALCIO È L'UNICA FORMA ETERNO CHE ESISTE AL MONDO. O DI UNA SQUADRA LO RESTERA’ LA VITA. POTRÀ CAMBIARE MOGLIE, PARTITO POLITICO, MA MAI RA DEL CUORE.” Prima Parte

(LUCIANO DE CRESCENZO, I PENSIERI DI BELLAVISTA, 2005)

Juve sono undici mercenari che non sanno nemmeno giocare”. Lui: “E voi siete peggio dei crucchi bastardi, figli dei figli dei terroni di merda dei vostri nonni…”. Quelli lo facevano apposta, s’intuiva, per farlo sclerare. Era serio, ma aveva gli occhi che ridevano. Potevano dirgli di tutto, lo sapevano, ma non dovevano, evidentemente, toccargli la Juve. Seguivo quel siparietto con la curiosità con cui si osserva la

gente alla stazione oppure le persone, al mare, sotto l’ombrellone più vicino. Il treno, intanto, arrivò puntualissimo. Appena a bordo prendemmo posto nella carrozza 7 del 9926 di ITALO AV, come da prenotazione. Via. Subito a velocità folle, tra case vecchie e sporche e reti arrugginite, sulle ossa dei quartieri. Nella lunga galleria il treno spingeva il vento, lui stesso ne era spinto e passava immerso in un boato nel cemento. Avevo accolto la partenza come una panacea. La tensione c’era, ma, di colpo, era tutto differente. Di ore ne mancavano tante, ma avvicinarci, anche fisicamente, all'evento era un buon palliativo. Anche se poi, di fatto, lo schema è sempre quello. Si chiacchierava del più e del meno e si rideva molto, si parlava della partita che ci accingevamo a vedere e, ovviamente, si sparavano pronostici. Alle nove e mezza eravamo a Napoli. La carrozza si riempì di gente. Altri juventini. Socializzando si parlò di provenienza. Il commento che più mi stupì fu quello di uno juventino di Napoli che mi chiese come mai, essendo io del Vallo di Diano, tifavo Juve. “…e per chi avrei dovuto tifare? risposi - “…piuttosto voi di Napoli dovreste chiarirci come mai tifate per la Juventus!”. “Ammetto che il dialetto napoletano stride col tifo per la juve, ma scegliere vuol dire anche rinunciare - ribattè quello al suo fianco, dopo un lieve imbarazzante silenzio – e, anche se pare brutto, noi abbiamo rinunciato al campanile in nome di una fede”. Touché. Italo volava e il suo passaggio sembrava

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l'agguato di un predatore. Filava a 300 all’ora e, dieci minuti prima delle undici, eravamo a Roma. Qualcuno scese e qualcun altro salì. Altri juventini in gita Champions e, in effetti, anche sentire un romano, col suo accento, parlare da tifoso bianconero strideva parecchio. Mi alzai per andare alla toilette e m’imbattei nel ragazzo con la sciarpa giallo-nera del Borussia. Più che una sciarpa era un foulard e, da vicino, pareva pure di seta. Adoro le cose particolari e amo le persone con gli occhi che ridono. Non potevo non chiedere lumi. Si presentò con garbo: “vengo da Teana, provincia di Potenza, dove vivono i miei nonni, ma sono di Dortmund, dove i miei emigrarono trent’anni fa. Dopo la partita me ne torno in Germania. Sono tifosissimo della Juve, ma indosso questa sciarpa perché odio il Bayern”. Viaggiava in prima classe, ma lo invitai nella carrozza numero 7: pur essendo smart era piena zeppa di juventini del Sud. Scoprimmo assieme, parlando con altri due passeggeri, che anche il resto del treno era bianconero. Il Sud che invadeva Torino. Parlammo di calcio e di territorio, lavoro e immigrazione. Gli parlai dei Club Juventus DOC, del magazine “Il Lucano”, per il quale curo una rubrica titolata “In LOOKania”, che gli piacque molto, poi ci salutammo. Non conoscevo Teana, ma mi sarei documentato. Non ricordavo il suo nome, ma fissai nella mente Gustav. Il treno che passava sembrava spaccare l'orizzonte. Alle 12 e 17 eravamo a Firenze. Qui una nota che è un po’ una chicca perché salirono dei calabresi juventini.


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L O O K A N I A

Calabria bene, però, quella dei rolex e dei jeans Jacob Cohen, quella dei dottori e dottorandi. Gente che parlava dello Juventus Stadium come se parlasse della villa comunale del paese. Habitué da tribuna V.I.P. che, carte napoletane alla mano, tramutarono il vagone in un circolo di tressette. Una volta ripartiti, destinazione Bologna, le congetture si moltiplicarono. Ognuno aveva una sua speranzosa teoria. Si cominciava, ad esempio, con un napoletano razionale: "magari riusciamo a fargli un gol subito, anzi in ogni caso, un gol lo facciamo e poi ci scateniamo alla ricerca del 2-0" per poi proseguire con un calabrese insolente - "Non passiamo il turno ma li facciamo dannare" - e poi il romano pessimista "E se segnano di nuovo subito?" - quindi il colpo da maestro del crucco di Teana - "00 fino a 10 minuti dalla fine, poi segniamo due gol e il caso è chiuso.". Non mi sovveniva il nome, ma mi piaceva quello che aveva detto e gli affibbiai Magister Thomas. Una ridda di sogni, teorie, speranze che però testimoniava, molto bene, come il pensiero della giornata fosse, per tutti, indirizzato esclusivamente alla partita. A Bologna fu toccata e fuga. Arrivo alle 13:02 e partenza alle 13:05. Tre minuti. Sufficienti a un ragazzo di Lagonegro, sceso a fumarsi una sigaretta, per restare appiedato a pochi metri da piazza Maggiore. Che stupido, ma ci immedesimammo e forse fu per gioco o forse per solidarietà che una “delegazione vagonale”, capeggiata da un calabro-fiorentino allertò il capotreno. Non è dato sapere se ci fu un lieto fine, ma pare che il malcapitato fosse stato autorizzato, tramite polizia ferroviaria e funzionari di Italo, a prendere il treno successivo. “In Germania non sarebbe accaduto” sentenziò Teana. “Da noi se sbagli ti fotti, ti arrangi da solo e il caso è chiuso.”. Hans Grüeb o come diavolo si chiamava lui aveva ragione, ma meglio da noi: “Eccheccazzo”! Un’ora dopo eravamo a Milano Rogoredo,

fermi davanti ai palazzi di Sky. “E qui che devo venire a tirargliela in fronte la chiavetta…” – disse, in dialetto, un ragazzo di Sala Consilina suscitando l’ilarità generale. Metzger, alias Teana, non commentò, ma rise e non lo fece solo con gli occhi. Arrivammo puntuali a Torino alle 15:10. Prima di scendere alla stazione di Porta Susa ci salutammo tutti e, appena scesi, il mio malevolo: “juvendìni r’ù Sud, juvendìni re mmèrda” fu salutato con una cortese ondata di fischi. Lot da Dortmund, col suo “collare” giallo nero, aveva già guadagnato la cima delle scale quando, medio e pollice in bocca, fischiai così forte da farlo girare. Ci guardammo e sorridemmo consapevoli che non ci saremmo, probabilmente, più visti. Appena fuori dalla stazione, io Squitieri e Paperino, ci recammo a piedi all’albergo, passando attraverso orde di tedeschi esausti parcheggiati sui marciapiedi. Ci guardavamo attorno: tutta quella gente era lì per il nostro stesso motivo. Si vedeva da lontano che erano crucchi e, per quanto l’abbigliamento di ognuno richiamasse al Bayern Munchen, per quanto indossassero maglie del club e sciarpe rosse, c’era sempre, per ciascuno, il pantalone o le calze, la giacca o le scarpe di un colore improbabile e non attinente a tradire la loro provenienza. Più daltonici che teutonici insomma e per niente “discreti”, non cromaticamente, almeno… Alloggiavamo in Corso Valdocco e, posati i bagagli, prendemmo il 72 per recarci allo stadio. Sul pullman parlammo fitto con uno steward dello stadio che si recava al lavoro: era di Brindisi e con lui c’erano dei ragazzi leccesi. Anche loro ci credevano. La rimonta era l’obiettivo di tutti. Avevo una tensione così elevata, per la partita della Juve, da avere quel blocco allo stomaco tipico dei grandi eventi. La razionalità non avrebbe potuto lasciare spazio ai sogni, ma il cuore… A quello non si comanda e aveva finito per spingere anche la ragione a immaginare, costantemente, quanto sareb-

be stato bello, unico e speciale ribaltare i pronostici, eliminare il Bayern e fare una mega festa dentro lo stadio. Poi magari i due aspetti si fondevano. Arrivati allo Juventus Stadium ci recammo alla biglietteria per ritirare i nostri tagliandi. Restai affascinato dai Drughi che arrivavano a piedi, fintamente distratti, con incedere leggiadro e marziale, vestiti di nero e indifferenti al contorno. Al cancello della curva qualcuno aveva attaccato lo striscione dello Juventus Club Gianluigi Buffon di Baragiano (PZ). C’era una fila lunghissima. Reincontrammo “Castelcivita”, i calabresi e poi Ludwig Schaliedecker da Teana con la sua sciarpa giallo nera; sogghignava, ma non aveva il classico sorriso di circostanza stampato sul volto, non sfoderava un sorriso a 180 gradi, ma, beato lui, esprimeva gioia e contentezza solo con lo sguardo. Disse che aveva appena oltrepassato una colonna di tedeschi scortati dalla polizia. “Ho alzato la sciarpa del Borussia - affermò – minchia quanti fischi!”. Li avevamo sentiti i fischi, ma non sapevamo chi fischiasse e perché. A differenza delle partite ordinarie la tensione stava giocando brutti scherzi non solo a noi novizi, ma anche a tutti gli altri tifosi. Noi, per tagliare la testa al toro, c’eravamo fermati a mangiare un panino prima di entrare, che è sempre un buon modo per non pensare troppo. C’erano davvero tanti tedeschi che, con le loro belle maglie rosse, mostravano ampiamente di non gradire la birra danese servita insieme al loro panino. Il loro tasso alcolico, molto al di sopra della norma, strappava qualche sorriso. La maggior parte di loro sapevano dire, in italiano, solo "Bella Italia", "Buonasera" e "Vaffanculo". Scrutavo la Polizia: tutti i caschi azzurri, gli scudi, le divise, e vicino loro, i crucchi, così tranquilli. Mi chiedevo se la polizia ci fosse per paura di quello che potevano fare i tedeschi o di quello che potevano subire dagli italiani. O.S.T. Thunderstruck - AC/DC


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Anno VII numero 6

ASD MATERA CALCIO

GRAZIE LO STESSO Lucano


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sommario 63 Vela, Anlù brinda al secondo Megale Hellas

SCOPPIA DI CALCIO a Basilicata del pallone resta alla finestra. Al termine della stagione appena archiviata i verdetti del campo hanno decretato solo poche certezze. Intanto è sempre il Melfi a detenere la corona di reginetta delle squadre lucane. La società gialloverde è giunta a maturare il diritto alla disputa del suo undicesimo campionato tra i professionisti. Questo importante traguardo è giunto al termine di una stagione altalenante con uno scatto finale che ha fugato definitivamente dubbi e timori. Come ogni anno, però, archiviato il calcio giocato, inizia un'altra partita ben più importante. Il presidente melfitano Giuseppe Maglione è la bandiera del Melfi e si può dire che, ormai, i due nomi siano speculari. L'ennesimo disimpegno del presidente, quando il pallone è stato riposto momentaneamente in cantina, fa sobbalzare i tifosi e i simpatizzanti della frizzante compagine lucana. La palla è già passata al sindaco Valvano che con lo sponsor e lo stesso presidente stanno avviando una ricognizione per sensibilizzare l'ambiente e recuperare adesioni e risorse per affrontare con le giuste garanzie il prossimo campionato.

L 64 Intervista al prof. Rocco Galasso

68 Matera, il sogno svanisce ai rigori

Un passo più indietro, in serie D, è il Francavilla di Franco e Antonio Cupparo a ritrovarsi in ambasce e non certo per il risultato sportivo conseguito sul campo. Anche nel ridente centro in riva al Sinni, la proprietà ha deciso di lasciare ad altri un'eredità pesante ed un passato glorioso acquisito con enormi sacrifici. C'è, comunque, grande apprensione per le sorti del club rossoblù, in grado di mantenere la categoria, stabilmente, da diversi anni. La curiosità degli sportivi lucani si sposta sul Real Metapontino. In attesa di conoscere i programmi societari e gli obiettivi per la prossima stagione, si possono già intuire le aspettative e il proposito di voler ben figurare del presidente degli jonici. Ora incominciano le dolenti note. I due club dei due capoluoghi di provincia lucani, restano al palo. Nel caso del Matera, uscito malconcio dalla sessione di spareggi per guadagna-


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IARE CIO

re un ripescaggio ai play-off, c'è ancora qualche lumicino di speranza in un improbabile ripescaggio. Per il Potenza è meglio, invece, stendere un velo pietoso. Il Città di Potenza è ufficialmente retrocesso in Eccellenza lucana, mentre il Rossoblù Potenza, giunto terzo nella massima categoria regionale è costretto a riprovare il salto, partendo dal campionato dilettanti. Insomma, è molto difficile che, una o entrambe, possano essere ripescate. Oggettivamente è improbabile. Al di là di questo aspetto, però, il vero problema è che intorno alle due squadre del capoluogo, nel presente, si registra un diffuso disinteresse dell'ambiente. E' come se, a dispetto della tradizione, il calcio non interessi più nessuno a Potenza. Da oggi, dunque, è ufficialmente iniziato il chiacchiericcio da bar sport e con esso le relative scommesse.

Anlù, brinda al secondo Trofeo Megale Hellas

Giovanni MARTEMUCCI

’ stata Anlù l’imbarcazione vincitrice della seconda edizione del Campionato Invernale di vela del Mar Ionio “Trofeo Megale Hellas” svoltosi al Porto degli argonauti di Marina di Pisticci. La manifestazione velica cominciata ad ottobre 2012, si è conclusa domenica 26 maggio. Il Campionato Invernale di vela del Mar Ionio, ha visto la collaborazione tra il Circolo Vela Argonauti insieme alla Federazione Italiana Vela e ad altri tre circoli che si affacciano sullo Ionio: il Circolo Nautico Lucano ASD, il Circolo Velambiente Policoro, il Circolo Nautico Sibari. La vittoria di Anlù, un Dufour 45 dell’armatore Antonio Ammendola, timonata dallo skipper Gerry Capozza, arriva dopo una stagione che l’ha vista costantemente nelle prime posizioni in quasi tutte le gare disputate. Nel corso della cerimonia conclusiva del Campionato invernale oltre al “Trofeo

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Megale Hellas” sono stati assegnati anche quattro premi speciali, che hanno ricevuto in dono un insolito e prezioso prodotto made-in Basilicata cioè gli occhiali da vela prodotti artigianalmente dall’Occhialeria Artigiana di Tito. I premi speciali assegnati sono: premio “Smart” all’equipaggio di Stropolo, un Elan 333 dell’armatore Michele Paulangelo, capitanato da Rocco Sisto, appartenente al circolo Basilicata Vela; premio speciale per il “Miglior team” ad Ola II, il Sun Odyssey 439 di Laura Massa; premio “Distanza” a Baguette, un Grand Soleil 48 dell’armatore Alessandro Venturoli; ed infine premio “Eleganza” a Nemea un Dufour 44 dell’armatore Domenico Palazzo. Altri premiati durante la cerimonia sono stati i primi delle tre classi che hanno ricevuto gli esclusivi borsoni realizzati con tessuto di vele da Masquemas. Tra tutti i partecipanti alle regate il main sponsor North Sails ha assegnato con estrazione a sorte 3 buoni da 500 euro cadauno, mentre la Regione Basilicata ha regalato a tutti i concorrenti una serie di volumi. Il Campionato invernale di vela dello Jonio ha visto gareggiare tra gli oltre 30 equipaggi iscritti anche una imbarcazione intitolata a “Matera capitale europea della Cultura 2019”, un Cycldes 50.5 del Circolo Velico Lucano, che ha ricevuto una menzione speciale da parte degli organizzatori.


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Intervista al prof. Rocco Galasso

Storia e futuro di una passione all’ennesima

Potenza... Federico PELLEGRINO

ncora una volta il futuro del calcio potentino passerà tra le sue mani. Stiamo parlando del Prof. Rocco Galasso, nominato “responsabile unico” del Città Di Potenza dopo le dimissioni del presidente Gioia. Una lunga odissea quella del calcio potentino che pare non essere ancora terminata. Comando delle operazioni affidate ad un personaggio che ha sempre dimostrato di tenere a cuore le sorti del leone rampante, cercandone in tutti i modi di accrescerne immagine e prestigio. Galasso, dopo aver traghettato il Potenza Sport Club (sotto la presidenza di Giuseppe Postiglione) verso l'iscrizione al campionato di Eccellenza ben tre stagioni fa, tenterà la stessa operazione con il Città Di Potenza sperando in un ripescaggio in serie D che eviti una ricaduta nell'inferno dei campionati regionali. La sua avventura in rossoblù iniziò nell'estate 2006 quando entrò a far parte della dirigenza del

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Potenza Sport Club come Responsabile Marketing e Comunicazione, dando vita a numerose iniziative nel sociale e ricevendo tra l'altro moltissimi apprezzamenti anche dalle società ospiti al Viviani. Dopodichè Galasso ha assunto anche le cariche di Vice Presidente e Direttore Generale, segnale tangibile del suo attaccamento alla causa rossoblù. Il ritorno, quest'anno, sotto la presidenza Capobianco, dopo due anni trascorsi nel salernitano, prima con la Salernitana, poi con l'Ebolitana. Nel frattempo il Prof ci concede un'intervista tra passato, presente e futuro che ci auguriamo possa essere roseo per la Potenza calcistica e a tinte rossoblù per lui.. E' entrato a far parte di questa giovane società da fine Settembre, tornando a fare calcio a Potenza dopo gli anni della gestione Postiglione. Cosa l'ha spinta ad accettare un incarico in una società dilettantistica che necessitava di una figura di esperienza ? La rifarebbe? Sono entrato a far parte del Città Potenza proprio quando avevo appena promesso a me stesso di non occuparmi più del calcio … nella mia città nelle e nuove realtà calcistiche che non avevano relazione alcuna con il mio passato in rossoblu. Prima di accettare la proposta fattami direttamente del Presidente Capobianco ho esitato abbastanza ed ho cercato di sincerarmi

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che cose avviate nel periodo precedente al mio arrivo avessero una certa affidabilità gestionale. Mi parve rassicurante il quadro e lo stato generale della società a cui sembrava che mancassero solo i risultati sportivi. Ciò che non intuii da subito è che lo sfaldamento era già in atto e che avrebbe travolto in un vortice di lì a poco l’intera stabilità della società … Via lo sponsor principale, via il tecnico e con lui a ruota il ds e i giocatori ad essi fidelizzati. Fino a dicembre non è stato facile estirpare ancora qualche “mala pianta” a cui vanno ascritte molte responsabilità per il palese


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atteggiamento teso a destabilizzare la base societaria. Se rifarei l’esperienza? Col senno del poi si può rispondere in modo scontato. Da un lato non la rifarei per non rivivere alcune tensioni e situazioni che poco si addicono alla mia persona e al mio modo di intendere il calcio. Dall’altro la rifarei considerando le tante belle persone che, da dicembre, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare, soprattutto per il rapporto che si è creato con con tecnici e collaboratori e soprattutto con i nostri giovani atleti. Seppur con mille problematiche di carattere societario, lei è riuscito a coinvolgere Gioia dopo il “polverone” di Dicembre, concludendo comunque la stagione in serie D. Quali s o n o stati, a s u o avviso, g l i errori commessi dalla p r o prietà ad inizio stagione ? Gli errori sono stati dettati dall’ingenuità nel credere che tanti impegni espressi solo a parole potessero concretizzarsi. Sponsorizzazioni e contratti pubblicitari gestiti con estrema superficialità da responsabili di settore e privi di ogni ponderatezza, qualche dichiarazione che ha alienato le simpatie delle istituzioni e di qualche potenziale sostenitore. Sicuramente nel Potenza della “prima ora” l’ha fatta da padrone l’inesperienza. A questo si

Il professor Galasso con il dg della Juventus Marotta

aggiunge la presunzione di persone che a vario titolo hanno pensato di gestire una società sportiva come un torneo da “oratorio”. L’intervento di Gioia è stato provvidenziale perché arrivato nel momento davvero cruciale per il Potenza, tanto da permettere non solo il completamento della stagione, ma anche di trascorrere gli ultimi mesi in un clima di assoluta serenità rendendo possibile quella parte della stagione che ci piace definire “dignitosa” per l’atteggiamento, in campo e fuori dal campo, messo in atto della nostra compagine societaria. Dopo un anno di esperienza ad Eboli tra i professionisti, come ha ritrovato Potenza? Mi ha impressionato e mi impressiona tutt’ora questo clima surreale di svuotamento, di disinteresse che toglie la parola. Sembra che non si sia mai fatto calcio, che improvvisamente, per effetto di qualche sortilegio, sia venuta meno improvvisamente la memoria del nostro glorioso passato, pur nelle vicende altalenanti di periodi favorevoli e sfavorevoli. Per far tornare grande il Potenza di cosa c'è bisogno ? Non lo so davvero. La pazienza, sicuramente. Un cambio generazionale dei vecchi tristi uomini che sono spoetizzanti. Del cambio ai vertici del mondo della nostra grigia imprenditoria. Di uomini nuovi al governo della città. Forse di questo, prima che di tante altre cose. Facendo un tuffo nel passato, tantissime sono state le iniziative da lei promosse con l'Area Comunicazione e Marketing del Potenza Sport Club; qual è stata quella alla quale è più legato?

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Sicuramente a quelle nel sociale. Penso all’Associazione dei ragazzi down, ai giovani dell’AIAS o alle iniziative di solidarietà natalizia nel reparto di Pediatria dell’Ospedale San Carlo … o, ancora, agli aiuti “concreti” offerti per la realizzazione del tetto di una scuola nel Togo, sponsorizzata da Postiglione grazie alla destinazione di alcuni incassi fatti al Viviani Il suo ricordo più bello in assoluto legato al Potenza e quello più brutto..? Ero negli spogliatoi del Santa Colomba il 17 giugno del 2007. Non potrei mai dimenticare quegli attimi o la folla che circondava il nostro pullman, al rientro a Potenza, quella sera. Momenti brutti ce ne sono stati più di qualcuno … Il pomeriggio della famosa partita con la Salernitana, furono le mie prime dimissioni in rossoblu: intuii che quella giornata avrebbe segnato profondamente la vita futura della società per la cattiva gestione delle passioni e della ragionevolezza di alcuni attori. Poi le lacrime di Lolaico e Nolè il giorno della retrocessione sul campo, proprio contro quel Benevento che ci aveva dato la gioia, due anni prima, di riconquistare la C1. Infine l’estate del 2010 quando eravamo alla disperata ricerca di aiuti per iscrivere in Lega Pro la società, senza riuscirci. Ha un “sogno” particolare o un progetto da realizzare per il futuro ? Chi non ce l’ha? So che è troppo scontato, ma se è un sogno nessuno mi vieta di pensare al Potenza nuovamente in Serie B. I progetti sono però più belli dei sogni perché ci consentono di realizzarli, con duro lavoro e la determinazione. Al momento ne ho più di uno. Per scaramanzia preferisco attendere ancora un poco prima di rivelarli…


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Play-off serie D

Matera, il sogno svanisce ai rigori sce sconfitto ai rigori il Matera nell’incontro con la Casertana per i playoff della serie D. Dopo lo 0-0 al termine dei tempi regolamentari finisce il sogno dei biancazzurri, che vedono sfumare la semifinale nella lotteria dei rigori. Dunque un’altra vittoria di rigore per la Casertana nel quarto turno dei playoff con il contorno della delusione per gli oltre seimila spettatori materani accorsi allo stadio "XXI Settembre" di Matera. L’inizio della gara è di marca lucano, con il Matera che è molto

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più intraprendente della Casertana e va più volte vicina al gol con Cruciani ed Olivera, vere e proprie spine nel fianco per la difesa dei falchetti casertani. I soliti Alvino e Varsi provano a rispondere colpo su colpo alla squadra lucana, ma la difesa di casa è spesso brava a scacciare ogni pericolo. Cruciani su punizione va vicino al vantaggio ma Longobardi dice no. All’attaccante lucano risponde Chiavazzo con una conclusione da fuori aria, ma niente da fare. Occasione ghiotta per il

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Matera: Ferrenti riceve una palla filtrante molto invitante, ma davanti a Longobardi sciupa clamorosamente. Mister Maiuri inserisce Esposito e Bonanno ma nulla da fare, la gara termina, a reti bianche (0-0). Si va dunque ai calci di rigore e la storia vincente si ripete: il Matera ne segna 3 su 5, mentre la Casertana è ancora una volta quasi perfetta e con le realizzazioni di Toscano, D’Alterio, Ancione e il tiro finale di Pasquale Esposito (indolore il tiro sbagliato da Gennaro Esposito) si prende di


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foto www.sassilive.it e Sandro Veglia

nuovo il paradiso. La squadra del presidente Lombardi passa il turno. Eroe del “XXI Settembre” è stato Pasquale Esposito. Il difensore partenopeo ha siglato il rigore decisivo che ha regalato la semifinale alla Casertana. Come ha fatto a mantenere la calma? Ecco la risposta: “Semplice, non farsi intimorire dalla porta. Non considerarla piccola anche perché non lo è. Di fronte c’era un portiere esperto come Bifulco, fortunatamente però è andata come speravo”. Dopo Cosenza, dunque, un’altra grande come il Matera cade dal dischetto: “E’ la risposta – continua Esposito- a chi diceva che il nostro era un girone facile. E invece essere arrivati insieme alla Turris in semifinale fa capire la reale forza di entrambe. Abbiamo battuto secondo me la migliore squadra della serie D che poteva contare su giocatori di altre categorie”. Una qualificazione che ha ricucito definitivamente il rapporto con i tifosi: “Da parte nostra abbiamo sempre dato il massimo – continua il difensore – e già a Cosenza c’era stato l’abbraccio con tutti i casertani presenti. Siamo arrivati fin qui e ovviamente c’è voglia di arrivare lassù in alto dando poi alla società l’opportunità di decidere il proprio futuro. Abbiamo continuato a dimostrare di avere carattere, possono criticarci in ogni modo, però dovranno riconoscere la nostra voglia di lottare domenica dopo domenica”. Per il Matera sfuma la possibilità di salire nella futura terza serie, a meno di novità estive (ecatombe di aventi diritto all’iscrizione). Tanta amarezza dunque ha accompagnato l'uscita di scena dai play off del Matera. Amarezza espressa anche dal suo condottiero, dalla sua guida tecnica mister

Marcello Chiricallo: "Penso che se c'era una squadra che doveva andare avanti questa era il Matera. E' normale che sia deluso, abbiamo giocato solo noi mentre la Casertana non ha tirato una volta in porta. Il nostro demerito è sicuramente il non aver sfruttato le tante occasioni costruite.

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Mi aspettavo tanto dalla Casertana invece mi ha deluso, non ha giocato. In ogni caso ringrazio i ragazzi per il lavoro fatto, hanno fatto davvero qualcosa di incredibile. Futuro? Mi piacerebbe molto restare a Matera ma decide Columella". gi.ma.


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