Il Lucano Magazine Numero luglio-agosto 2014

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Foto Andrea Mattiacci

Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ






SOMMARIO

Dario De Luca Il neosindaco di Potenza

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V I G N E T TA N D O

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Mare Nostrum

R E P O R TA G E

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Dario De Luca: «Uniti per il bene di Potenza» Se calura estiva e dissenso giocano brutti scherzi Conversazione con l’assessore Raffaele Liberali Il lavoro oltre la crisi

E P I S T E M E

24 Il potere della cultura

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E U R E K A

Intervista all’assessore Raffaele Liberali

30 Paesaggi Lucani Un viaggio nei luoghi dell’anima

26 La rivincita del pane con le patate 30 Paesaggi Lucani Un viaggio nei luoghi dell’anima 32 Lavoradio Per chi cerca un lavoro e per chi se lo vuole inventare 36 Lasciati guidare da My Basilicata 38 “Protocollo S” approda sul web 40 Cozzo del Pellegrino nel Parco del Pollino 42 Il Caleidoscopio Mondo Di Federico II 46 La Madonna del Carmine di Avigliano 48 Nordic Walking Days nel Pollino 50 Estate melfitana con il concerto dei 99 Posse 52 Abiti dal “Sabor latino” 54 Ukulele Revolver il disco di Danilo Vignola 56 La poesia di Antonio Mancusi 58 Caizzo Emilio - Seconda Parte 60 Artisti speciali nella mostra “Cambio di Prospettiva” 61 Maratea ospita Arcobalonia 2014 62 La via lucana del benessere 64 Tre finestre sull’Europa a Potenza T R A L E R I G H E

75 Personaggi e squadre vincenti

66 Poesie 67 Il reale e il possibile 68 Bellezza e responsabilità I fondamenti della politica D O L C E

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S A L ATO

70 Bouquet di erbette aromatiche L O O K A N I A

70 Racconto di Lavello - Prima Parte 6



E D I T O R I A L E

SEDOTTI DAL SET Vito ARCASENSA

n’esperienza unica. Per un giorno, la redazione de “Il Lucano Magazine” ha ospitato la troupe - dalla regia alla fotografia, dalle luci ai costumi - de La Grande Seduzione. Il film, prodotto dalla Cattleya e diretto da Massimo Gaudioso, dopo oltre cinquanta giorni di riprese alle pendici delle Dolomiti, è approdato per la registrazione di alcune scene, nel capoluogo lucano. La storia è il remake di un film canadese in cui gli abitanti disoccupati di Pietramezzana escogitano fatti e misfatti per sedurre il medico milanese Gianluca Terragni, interpretato da Fabio Volo. Attraverso di lui, infatti, potranno avere la certezza di far aprire una fabbrica nel loro paese. Dunque una seduzione, nelle parole del regista napoletano Massimo Gaudioso (già sceneggiatore delle fortunate pellicole Gomorra e Benvenuti al Sud), candida e ingenua. A lui abbiamo chiesto di raccontarci la sua idea di Basilicata. Una terra di cinema che, oltre la meravigliosa Città dei Sassi, comprende location affascinanti. Tutte da scoprire. Una terra in cui, per quest’occasione, hanno girato attori affermati come Fabio Volo, Silvio Orlando, Carlo Buccirosso e Nando Paone. Una terra che ha accolto con partecipazione e discrezione il lavoro di gruppo della produzione. Una terra talmente bella da poter sembrare finta. In attesa di rivivere e ammirare La Grande Seduzione sul grande schermo non posso non ricordare, con emozione e soddisfazione, i momenti, caotici ma ordinati, durante i quali un intero set cinematografico ha girato tra le mie stanze! Il numero estivo de “Il Lucano Magazine” dedica attenzione, a partire dalla copertina, al nuovo Sindaco di Potenza, Dario De Luca. Con incredulità e un sostegno trasversale dell’elettorato l’Ingegnere potentino, al ballottaggio dell’8 giugno scorso, ha più che raddoppiato i voti del primo turno (da 7.132 a 16.293) e aumentato le percentuali di tre volte e mezzo (da 16,79% al 58,54%) rispetto al candidato del centrosinistra Luigi Petrone. Durante la presentazione della Giunta, il primo cittadino ha fatto appello alle istituzioni regionali «Bisogna capire quali sono le risorse minime di cui Potenza ha bisogno per risolvere le problematiche emergenziali, – ha dichiarato – per far fronte agli impegni del passato e iniziare un’opera seria di risanamento». Spazio e approfondimento, inoltre, alla trentesima edizione del Concorso “Fedeltà al Lavoro e Progresso Economico”, organizzato dalla Camera di Commercio potentina. Sessanta realtà produttive sono state premiate per la propria attività costante nel tempo. E quest’anno ricorre il 50° anno di iscrizione alla CCIAA di Potenza della Società ARCASENSA AGOSTINO s.a.s, fondata da mio padre. Buona lettura.

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Vignettando

Mare Nostrum



IL LUCANO Editore Lucana Editoriale s.r.l. Redazione da Potenza: Albina SODO, Vito ARCASENSA

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Caporedattrice Albina SODO

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Hanno collaborato in questo numero Angelo BENCIVENGA, Ettore BOVE, Simona BRANCATI, Antonio CORBO, Antonio CROGLIA, Arsenio D’AMATO, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Barbara GUGLIELMI, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Maria Carmela PADULA, Emanuele PESARINI, Giuseppe Antonio RINALDI, Mariassunta TELESCA, Danilo VIGNOLA, Piero VIOTTO Testata On Line www.lucanomagazine.it Agostino ARCASENSA Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 7 Luglio 2014 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

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R E P O R TA G E

Dario De

«Uniti per il di Potenza» ncredulità. È questa la sensazione che ha accompagnato il neosindaco di Potenza, Dario De Luca, negli attimi successivi ai risultati del ballottaggio dell’8 giugno scorso. Nel ritorno alle urne, infatti, l’ingegnere potentino ha più che raddoppiato i voti del primo turno (da 7.132 a 16.293) e aumentato le sue percentuali di tre volte e mezzo (da 16,79% al 58,54%) rispetto al candidato del centrosinistra Luigi Petrone. Un elettorato che in modo trasversale lo ha sostenuto. «Avverto un forte senso di responsabilità perché ora dobbiamo realizzare quello che promettiamo di fare. – dichiara il Sindaco – La Regione Basilicata deve aiutare i settantamila abitanti di Potenza con un progetto forte, onesto, credibile per ridare alla città la normalità che merita». Oltre la delicata analisi di bilancio del capoluogo lucano alla base dei suoi provvedimenti, la visione urbana che caratterizza il primo cittadino è incentrata sul recupero di intenti tra Potenza e Unibas: «Vorrei realizzare una città universitaria. Un’Università che da 32 anni è percepita come un corpo estraneo. L’Università è una risorsa, è portatrice di cultura, di economia. Bisogna che la città si avvalga dell’Università per crescere e l’Università si avvalga della città per far vivere al meglio i suoi studenti». Come? Attraverso l’istituzione di uno sportello informativo per gli studenti, in modo che possano

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Il Consiglio Comunale di Potenza

Luca

Sindaco di Potenza DARIO DE LUCA

bene La Giunta De Luca

Rosanna Argento Attività produttive, marketing, edilizia e turismo Leonardo Cuoco Programmazione e agenda urbana Gerardo Bellettieri Vicesindaco, mobilità e trasporti Margherita De Francesco Cultura, istruzione ed edilizia scolastica Maria Martoccia Bilancio e finanze, fiscalità locale e patrimonio Pasquale Pepe Ambiente, parchi, energia e sanzioni amministrative Annalisa Percoco Politiche comunitarie, università e ricerca, politiche comunitarie Giovanni Salvia Comunicazione e informazione Nicola Stigliano Servizi sociali e alle politiche sociali Restano in capo al Sindaco riqualificazione urbana, Protezione civile, Bucaletto, Sport e politiche giovanili, affari legali

svolgere gran parte delle loro pratiche amministrative. Senza dimenticare la riduzione dei tributi comunali per i proprietari degli immobili vuoti del centro storico che decidano di locarli agli studenti fuori sede. Il Sindaco assicura di non aver ricevuto pressioni e condizionamenti né da Fratelli d'Italia né dai Popolari per l'Italia. Ma i partiti sono ancora importanti per i

potentini? «Sono importanti per la democrazia. – prosegue De Luca – Avvertiamo tutti un’esigenza di rinnovamento. In troppi casi i partiti sono diventati comitati d’affari. I cittadini non ne possono più di avere politici affaristi. I cittadini hanno bisogno di politici che si occupino dei cittadini». Dopo la proclamazione dei consiglieri eletti e le prime questioni relative alla

Fratelli D’Italia Gerardo Bellettieri Alessandro Galella Lista Civica per la Città Antonio Vigilante Liberiamo La Città Mario Guarente Realtà Italia Rocco Summa Popolari per l’Italia Franco Morlino Movimento 5 Stelle Savino Giannizzari Forza Italia Michele Cannizzaro Francesco Fanelli Potenza Condivisa Roberto Falotico Vincenzo Lofrano Antonio Pesarini Felice Scarano Scelta Civica per l’Italia Francesco Flore Socialisti Uniti PSI Rocco Pergola Popolari Uniti Sergio Potenza Socialisti e Democratici Donatella Cutro Donato Pace Centro Democratico Pietro Campagna Fernando Picerno Insieme Si Cambia Bianca Andretta Gianluca Meccariello Donato Nolè Alessandra Sagarese PD Giampaolo Carretta Carmen Celi Giampiero Iudiciello Nicola Lovallo Gerardo Nardiello Luigi Petrone Lucia Sileo Vincenzo Telesca

composizione della Giunta Comunale ribadisce: «Voglio portare Potenza verso una prospettiva di sviluppo e di crescita. Dobbiamo lavorare uniti per il bene della città. Ora - ha aggiunto - la campagna elettorale è finita e il mio approccio sarà collaborativo con tutti. La situazione del Comune è critica, sappiamo di partire con scarse risorse, perciò, dobbiamo fare squadra e recuperare dignità».

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R E P O R TA G E

NOTE A MARGINE

SE CALURA EST

E DISSENSO

BRUTTI SCHE Margherita E. TORRIO

otenza ha il suo nuovo sindaco. Si tratta di un sindaco, la cui candidatura è stata sostenuta da AN/Fratelli d’Italia, dai Popolari e associazioni giovanili di vario impegno, che aveva ottenuto il 16% in prima tornata a fronte del 47% ottenuto da Petrone. Ed invece contrariamente ad ogni attesa ha vinto De Luca con una rimonta enorme sull’avversario, almeno rispetto all’affluenza alle urne ed alla percentuale piuttosto bassa di votanti. E’ questo il fenomeno che ha maggiormente suscitato la più grossa meraviglia mentre ancora si studiavano i flussi dei voti. Le parole d’ordine di questa ultima elezione di primavera sono state più che gli slogan quelle delle “elaborazioni” o “rielaborazioni” pre e post elettorali. La prima è sondaggi. Le previsioni fatte in base ai sondaggi, risultano basati su tipi diversi di indagine, quello che si basa sul voto solido e fedele, quello che si fonda sul voto complementare (mercato politico che deve fare i conti con un marketing propositivo attraverso cui differenziarsi ed elettori che tengono presente anche altri partiti), infine quello che si basa su un bacino dichiarato di simpatia. Gli errori di metodo comporta-

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no ed hanno comportato errori nei sondaggi. Ne abbiamo fatto esperienza nelle elettorali europee. Vale la pena di tener conto dei passaggi. In quella fase i sondaggi vedevano in favore Grillo o alla pari con Renzi. Quelle previsioni si rivelarono un bluff che comunque ha orientato tanta parte dell’elettorato. Rispolverando la frase famosa di Montanelli personalità varie avevano invitato ad andare comunque a votare per fermare l’onda populista e antieuropea. Ché, non dobbiamo dimenticarlo, a maggio eravamo chiamati a votare per l’Europa, più ancora che per le amministrative e quel primo voto aveva trascinato e determinato il secondo. Era inoltre un voto con preferenze che permetteva di esprimersi in modo articolato ed alle coalizioni più importanti europeiste di rilanciare anche sulla fondatezza del progetto, pur con la necessaria promessa di rimodulazione dell’ Europa per far maturare una politica più preoccupata delle condizioni economiche dei cittadini. La seconda parola, confermata definitivamente da quelle elezioni, è flusso di voto. C’è ormai in Italia un flusso di voti, molto “fluido”, meno fedele a quella che viene

definita, per analogia con i super mercati, la marca/partito; si decide davanti alla cabina. Il mercato elettorale assomiglia sempre più al mercato di beni e servizi, ed è caratterizzato da una grande “fluidità”; è ciò che determina ed ha determinato nel ballottaggio delle amministrative una realtà non


IVA GIOCANO

RZI

esattamente corrispondente a quella che pensavamo di aver registrato alle europee. Certo non è possibile fare un raffronto a livello nazionale e men che meno internazionale. Proprio perché tutto è fluido, si muove, è in divenire, in ascolto. E’ l’insieme che diviene messaggio, protesta, consiglio, sovvertimento; quello stesso modo

fluido non lascia intendere che se ne possa fare una base su cui costruire solidità né patrimoni definitivamente acquisiti per il futuro. Non che mi piaccia. Prendo atto. Perché vorrei sperare che dietro quel fluido ci sia il segno di qualcosa che possa indirizzare verso un modo nuovo di intendere la poli-

tica (a fronte, tra l’altro, delle inchieste che stanno investendo l’intero paese), in un sistema di rinnovato senso delle dinamiche di relazioni, strutturazioni o ristrutturazioni delle proposte. Invece per la preoccupazione di correre dietro a quel voto fluido, le formazioni politiche tentano di adeguarsi cogliendo e cercando di appercepire gli umori del momento; strisciando per carpire il favore di quel voto che matura a ridosso della tenda della cabina elettorale. Però questo toglie alle formazioni politiche definitivamente il ruolo di guida, di propositore, di scuola di pensiero, di luogo di confronto, di condivisione, quindi, di scelta, promozione, azione. Non solo ma sottrae la benché minima possibilità di ricondurre al voto quell’unico, solido e meno frastagliato “partito” che è quello degli astensionisti, l’unico in continua crescita, di voto in voto, perché quelli sono forti ormai di un disimpegno che è mezzo per opporsi alla debolezza, ai pressappochismi del messaggio elettorale, della confusione a livello riformistico- propositivo, rifiutando il compromesso e la pochezza che il mercato offre. Se pure il PD vince in molte città, ne perde alcune che potrebbero aver dimostrato dicono i commentatori vicini a Renzi - una esigenza di rinnovamento che i ceti dirigenti locali, vecchi e naturalmente rottamandi, non avrebbero garantito; quelli meno vicini a Renzi, invece, hanno avuto modo di notare che il voto amministrativo è troppo legato alle situazioni locali, ai suoi problemi specifici, alle più banali esigenze di approvazione o riprovazione delle precedenti amministrazioni. Potenza. In Basilicata, la lunga stagione di dominio del DS/Margherita/ PD, del partito-regione, ha rappresentato una fase di stanca che ha avuto nel capoluogo il suo simbolo più esasperato. La città, tradizionalmente preda, sin dalla sua nascita come città capoluogo, della imprenditoria prefettizia e cementificia, ha subito in questi ultimi anni una presa da parte delle attività imprenditorial-costruttive che ha lasciato un segno profondo; tra l’altro con un dispendio di fondi, di energie, di cantieri per opere, molte delle quali lasciate ancora incomplete, a fronte di una continua emigrazione giovanile, di un impoverimento che certamente ha nociuto all’immagine dei suoi amministratori. Se questo è stato la causa del prevalere del candidato non previsto, o la cultura cattolica della città, o la non condivisione delle riforme istituzionali che si impongono a livello nazionale, o qualche operazione agita come cavallo di Troia o, viceversa e banalmente, la calura estiva, sarà ulteriormente oggetto di studio e di analisi. Prendere atto del fatto in sé può essere comunque di stimolo per iniziative che promuovano un rinnovamento ed una ricerca di nuova vitalità nella città e nella politica che vi si esprime.

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R E P O R TA G E

NOTE A MARGINE CONVERSAZIONE CON L’ASS

RAFFAELE LIBE a conversazione con il prof. Raffaele Liberali, assessore del Dipartimento per le politiche di sviluppo formazione lavoro cultura e sport, verte su ciò che è stato avviato e sulla prospettiva di una serie di progetti a più lungo termine. Particolare attenzione va al ruolo di ENEA ,e-geos, AGROBIOS, CNR, così come alla prospettiva che questi centri di eccellenza si aprano all’Europa ed ai grandi centri di ricerca europei.

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Fra i temi all’ordine del giorno per il suo assessorato c’è la questione petrolio che suscita, ormai da tempo, un articolato movimento di protesta. C’è un fronte di opposizione al petrolio. In occasione, in particolare, dell’arrivo del ministro Guidi, che ha incontrato ed ha ascoltato tutti sulla problematica relativa al petrolio, hanno fatto sentire le loro ragioni. Storicamente c’era stato un tavolo tecnico con i due consorzi, poi fermato per vari motivi. Si era deciso, quindi, con la ministra che sarebbe venuta qui per un confronto. Bisogna confrontarsi essendo inevitabile utilizzare il petrolio, per il fabbisogno energetico, oltre alle rinnovabili che da sole non bastano. Anche la Croazia sta facendo la stessa cosa. La ministra ha detto chiaramente che a monte c’è tutta la questione salute, la questione ambiente, e quindi quella della sua preservazione. Ma bisogna sfruttare le ricchezze e ripartire con un tavolo tecnico per capire anche come queste attività possano avere una ricaduta sul territorio più forte, in termini di infrastrutture, lavoro, politica e sviluppo industriale. Si faceva garante, a livello di Stato, dell’autonomia della regione, per definire le priorità. Quella era sembrata una riunione positiva, svolta in un contesto aperto, amichevole, anzi disteso costruttivo concreto, assolutamente non in politichese. Sino ad ora non c’è stata occupazione e un grande utilizzo delle risorse umane lucane. Leggendo le statistiche sembra così ma bisogna andare al di là delle cifre e percentuali, oltre gli impieghi diretti. Gli accordi devono portare lavoro diretto ma anche lavoro indiretto. Non basta avere le royalty ma anche intervenire sul patto di stabilità

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per spenderle; bisogna sviluppare lavoro anche a livello indiretto, attraverso la chimica verde, la tecnologia ambientale. I temi devono essere affrontati in modo giusto. Poi c’è il problema del bonus carburante che è da ridiscutere non perché non sia stato a suo tempo buono ma perché i tempi oggi sono diversi, a livello regionale, nazionale ed internazionale, in termini di emergenze. Quindi sul territorio lucano, dobbiamo insistere sulle possibilità di sviluppo della ricerca. Con quali possibilità di interazione tra ricerca e petrolio? Il Petrolio può essere il modo per stimolare la ricerca e la evoluzione. Ci sono centri di ricerca a livello internazionale e mondiale. CNR, ricerca ambientale, e-GEOS, ENEA, Agrobios che sono a livello mondiale. Qual è la conoscenza che ha il territorio di tutto ciò? Scarsissima. E quale ricaduta? Scarsissima. La politica di sviluppo industriale deve orientarsi ad essere politica sostenibile, dal punto di vista ambientale ed anche economico, sviluppando tecnologia. Possiamo portare tutta la nostra tecnologia come la parte laser e sensoristica in Europa per portare spinoff, creare nuovi prodotti e portare anche fondi europei per essere competitivi. Far conoscere. Attraverso quali canali? Il cittadino medio vede ciò solo per la ricaduta che se ne può avere sul territorio. Se abbiamo insieme le scorie e la sensibilità ambientale, cui non si è mai risposto correttamente, un territorio alluvionale molto delicato, per il cui recupero ci sono costi molto elevati, perché non trasformare questa serie di negatività in opportunità? E fare del nostro territorio una esperienza pilota? Controllo del territorio dallo spazio, per esempio, portando la Basilicata ad essere territorio pilota. Sto lavorando, certo con tempi più lunghi, ci vuole un momento più lungo, anche perché c’è un lavoro dietro, va costruito uno staff che possa portare avanti e far crescere queste iniziative. Mi piace tutto questo. Il cuore oltre l’ostacolo. Siamo a cinque mesi dal varo della giunta. Troppo presto per fare dei bilanci? Su che cosa in particolare il suo assessorato si è impegnato?

Ci stiamo muovendo su vari fronti con risultati che stanno arrivando. Le mie deleghe sono sviluppo, quindi attività produttive, formazione, lavoro, ricerca. La prima emergenza è ridurre le emorragie di posti di lavoro, con un impegno quotidiano, con i lavoratori, le organizzazioni sindacali, i datori di lavoro. Ho dovuto subito affrontare la


ESSORE

RALI

passare dalla Commissione europea, dal Ministero a Roma, infine dall’INPS. Questo per dare una risposta ai lavoratori. Sulla formazione? Sulla formazione, chiusa la vecchia si prepara la nuova, malgrado i ritardi, dopo la fase della giunta regionale in affari correnti, poi del voto e del varo della nuova giunta. Stiamo lavorando sul 2014-20, con i fondi FESR e il Fondo Sociale europeo. Ho lavorato per la revisione della legge 33/2003 sulla formazione che dovrò condividere con le parti sociali. A giugno dovremmo partire per il potenziamento del diritto allo studio; garantiremmo poi una legge organica che va dall’ accesso allo studio, ai convitti, alle borse di studio, ai trasporti, sino al mondo della disabilità. Abbiamo sentito le associazioni degli studenti. Sulla ricerca? Stiamo facendo l’acccordo quadro con istituti di metrologia, innanzitutto l’IRRIM, perché tutto deve essere certificato. Verranno ad aprire qui centri di ricerca, i maggiori attori AGROBIOS, CNR, ENEA, e-Geos saranno presenti e parteciperanno ad un tavolo di lavoro. La ricaduta, al di là delle leggi sui consorzi di sviluppo industriale, essendo a completamento le riforme dei consorzi con ddl regionale, vanno nella prospettiva dello sviluppo industriale. Abbiamo cercato di vedere quali sono gli assi di sviluppo, la chimica verde, l’ automotive, l’ energia alternativa, lo sviluppo e l’efficientamento energetico, i settori industriali, tutto ciò che è l’agro in senso lato comprendendo anche le acque; sino all’industria del mobile,industria culturale e turismo. Stiamo completando le iniziative di reindustrializzazione e attrazione di investimenti. Ci stiamo muovendo in questo senso, su due fronti, quello dell’ emergenza lavoro e disoccupazione; e quello della formazione, superando la logica della formazione per la formazione, passando a una formazione per il lavoro, ancorata alle professionalità necessarie e alla cittadinanza attiva, a cominciare dalla formazione nelle scuole, università etc.

questione degli ammortizzatori in deroga. Per la prima volta la Regione ha pagato gli ammortizzatori sociali, anticipando lo stato. Era estremamente complicato fare questa operazione, bisognava aspettare di chiudere il bilancio 2013 e in un mese e mezzo, pur conoscendo i tempi della burocrazia, seguire tutti i passaggi, fare un progetto,

Alcuni giovani si chiedono se ci sia possibilità di rimettere in moto i fondi residui del progetto “Un ponte per l’occupazione”. Certo, però bisogna vedere come rimetterli in moto. Sin qui abbiamo visto formazione per la formazione. Bisogna pensare, invece, a fare politiche attive, con le incentivazioni alle imprese, in un sistema integrato. Questa è una regione che è stata molto vicina alla pubblica amministrazione. Oggi questo non può più esistere; quando si dissociano domanda e offerta non si giunge

alla soluzione anche perché il lavoro non c’è, non essendosi riavviate le imprese; bisogna incrociare politiche attive e passive; bisogna anche riformare nella logica di andare verso la creazione di agenzie di lavoro che mettano insieme politiche passive e attive, come sta avvenendo in Lombardia dove hanno attivato come dote dei vaucher ai giovani con cui pagano le agenzie per ogni giovane formato che venga impiegato. Un problema molto grave è determinato dal fatto che molti giovani, per studio o già laureati, emigrano. Su questo tema il problema non è che vadano fuori i giovani ma che non siamo capaci di attirare giovani da fuori. Se un lucano va fuori, fa esperienze, la cosa è altamente positiva; ma mi interessa che ci sia qui, in cambio, un lombardo che spenda e faccia PIL. Non abbiamo, invece, una politica di sviluppo; questa regione non è come la Lombardia che ha un PIL maggiore dell’Austria. Premesso che l’Università deve avere un contesto sociale, dobbiamo ricordare che noi formiamo p.e. tot numero di ingegneri, per i quali non è garantito la domanda. D’altra parte non si può pensare di mettere il numero chiuso. Bisogna aggiungere che gli studenti hanno voluto il TFA in loco anche per cultura e per evitare spese ulteriori, pur non essendoci un corso di laurea in quella materia. Lo capisco, ma è difficile che si possa fare tutto qui all’Università. Il problema è però che, con i nostri giovani, si ha anche un grosso trasferimento di risorse economiche che mandiamo fuori e non torneranno. Certo però ricordo che addirittura negli Istituti europei di ricerca più importanti si inviano fuori gli studenti perché il metistage, l’incrocio di culture differenti, non ha niente di uguale. Noi lucani abbiamo mostrato di essere europeisti ma siamo preoccupati del rischio che si facciano le macroregioni. Cosa mi dice di questo progetto? Vorrei lanciare un Erasmus e un progetto che dia la possibilità che gli studenti possano studiare una disciplina in lingua. Sulle macroregioni è molto difficile rispondere. Comunque, non dobbiamo confondere il termine regione, amministrativamente parlando, la macroregione in senso amministrativo e quella che, invece, preveda la possibilità di maggiore competitività, concordanza su scelte politiche fra più regioni, convergenza di obiettivi. ma.to.

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R E P O R TA G E

IlLa lavoro oltre la crisi Camera di Commercio di Potenza premia sessanta tra imprenditori e lavoratori fedeli remio tra i più antichi e attesi. È giunto alla trentesima edizione il Concorso “Fedeltà al Lavoro e Progresso Economico”, organizzato dalla Camera di Commercio di Potenza. Un riconoscimento in favore di imprese e lavoratori che si sono distinti nel proprio settore, contribuendo in modo concreto al sostegno e allo sviluppo dell’economia regionale. A premiare le sessanta realtà lucane Pietro Campagna, il Viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, il Vicepresidente del Consiglio Regionale, Paolo Galante, il Dirigente Generale della Presidenza della Giunta, Vito Marsico, oltre ai padroni di casa, Pasquale Lamorte, Presidente della CCIAA potentina, e Patrick Suglia, Segretario Generale. Ma cosa significa questa menzione? «La

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Camera di Commercio segnala coloro i quali, dipendenti e imprenditori, si sono impegnati per un’attività costante nel tempo con grande merito riconosciuto. – afferma Lamorte – In un momento difficile di crisi economica acuta che si prolunga nel tempo, credo che la medicina più opportuna sia infondere fiducia». Il leitmotiv della cerimonia è confermato dal Viceministro lucano: «Le difficoltà sono evidenti. Questa occasione è utile per rendere omaggio a chi si è distinto dando il massimo di se. – espone Bubbico – Ed è una possibilità per discutere. Dobbiamo agire. Perché la fase di recessione possa concludersi servono politiche e interventi pubblici capaci di alimentare la ripresa, di produrre e generare nuovi investimenti per creare lavoro».


Vito Arcasensa: Gli imprenditori? Eroi dei tempi moderni Ho provato una strana sensazione quando il Presidente della Camera di Commercio mi ha consegnato la pergamena per la cerimonia relativa alla sezione “Progresso Economico” assegnata all’azienda di famiglia fondata cinquanta anni fa da mio padre. Proprio quest’anno ricorre il 50° anno di iscrizione alla CCIAA di Potenza della Società ARCASENSA AGOSTINO s.a.s., operante nel settore delle costruzioni pubbliche e private, nonché nella produzione di calcestruzzi, lavorazione ferro per c.a. e, ultimamente, nell’ambito turistico alberghiero. In realtà, mio padre già nel 1959, senza un centesimo di capitale ma con tenacia e una grande voglia di realizzarsi, aveva dato origine a una Ditta individuale dedita alla realizzazione di case coloniche per i contadini che all’epoca usufruirono di consistenti contributi statali grazie alla riforma fondiaria. Avrei voluto far ritirare il Premio ai 4 Agostino Arcasensa, nipoti del fondatore scomparso prematuramente nel 1995, ma non è stato possibile perché non tutti erano presenti, per ragioni di studio. Il motivo è di generare nella terza generazione degli Arcasensa un ulteriore impulso nel continuare a impegnarsi nell’azienda fondata dal nonno per poter ritirare, un giorno, un riconoscimento simile, casomai nel centesimo anno di attività. In ogni caso, spero che almeno una parte dei dieci componenti della terza generazione degli Arcasensa possa proseguire l’attività imprenditoriale. Spero, inoltre, di riuscire a trasmettere loro quella grande passione, quello spirito di sacrificio e di lealtà che mio padre ha tramandato in modo così insistente a me e ai miei fratelli. Nel corso della cerimonia, tra i relatori che si sono succeduti, qualcuno ci ha definiti eroi. Se si analizza il significato del termine “eroe” nell’era moderna si può sostenere che gli imprenditori di oggi hanno un coraggio straordinario e generoso perché continuano, in qualsiasi settore, la propria impresa nonostante l’attuale situazione congiunturale. Sono, inoltre, consapevoli di dover sacrificare se stessi al solo scopo di proteggere le aziende e il lavoro di quanti sarebbero destinati a finire in mezzo a una strada dopo decenni di ininterrotta attività, spesso, nella stessa ditta. Gli imprenditori, che non hanno solo la brama del guadagno, se riescono a incoraggiare le capacità di ogni singolo collaboratore potranno continuare a sopravvivere e sperare in un futuro migliore. Occorre ricordare ai nostri amministratori politici che, da sempre, l’economia senza imprenditori privati è destinata a un collasso lento ma sicuro. Invece, purtroppo, si rinvia lo sblocco dei pagamenti dei crediti alle imprese da parte delle Amministrazioni Pubbliche, queste ultime prese nella difinizione degli organigrammi delle poltrone ancora da assegnare.

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R E P O R TA G E

PREMIO PROGRESSO ECONOMICO 2014

PREMIO ALESSANDRO GERALDI 2014

COGNOME E NOME

ANZIANITA' (in anni)

N.

COGNOME E NOME

ANZIANITA' (in anni)

1

CATAPANO SALVATORE

51

1

GALOTTA CANIO

50

2

ARCASENSA AGOSTINO SAS

49

3

SOCIETA' TIPOGRAFICA EDITRICE SUD-SOCIETA' ARESPONSABILITA' LIMITATA S.T.E.S. - S.R.L.

48

4

POMARICO GIOVANNI E AVELLA BRUNO

46

5

LO BUONO MACCHINE AGRICOLE S.A.S. DI LO BUONO PASQUALE & C.

43

6

ASSOCIAZIONE AGRARIA AZIENDE CAFRA SOCIETA' AGICOLA SEMPLICE

42

7

VETRERIA ARTIGIANA DI D'ANDREA CANIO

42

8

FILITTI FRANCESCO

40

9

LOISI ARCANGELA MARIA

37

10

PAOLINO GERARDO

36

11

DE MARE S.R.L.

36

12

RICAMBI SUD S.R.L.

13 14 15 16 17

GREGORIO DONATO

30

18

ORTHO-BAS DI ALOISIO ANTONIO

19 20 21

REMOLLINO & LORUSSO S.N.C. DI REMOLLINO FRANCESCO ELORUSSO ANTONIO

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FORNO DELLE SORELLE PALESE S.N.C.

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PONPONIO ROBERTO

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AGRICOM DI ALBINI FRANCESCO E C.

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RUOTI MICHELE

N.

PREMIO FEDELTA' LAVORO 2014 N.

COGNOME E NOME

ANZIANITA' (in anni)

36

1

TANCREDI CARMELA

39

CIANI ROCCO

35

2

GIORDANO DONATO

38

CIVIELLO NICOLA

35

3

GRUOSSO SALVATORE

38

GIANNINI PAQUALE

34

4

LOGUERCIO MICHELE

36

MENCHISE NICOLA MARIA

34

5

COLANGELO GIUSEPPE DONATO ANTONIO

36

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BISACCIA ROCCO

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PONZO MARIA

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ONOFRIO MARIA ROSARIA

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CASTEL PELLE DI SPADOLA ASSUNTA

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SALVIA ANNA

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TROIANO PASQUALE

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VIGNOLA GERARDO

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STIGLIANI ANNA LUCIA

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DI BITONTO GIUSEPPE

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CATALANI MICHELE

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PIETRAFESA VITO

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MODRONE ANTONIO E C. S.N.C.

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MIGLIONICO ANTONIO

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MA.BI.FARM. DI BITORSOLI FRANCESCO

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BRIENZA LUCIANO POMPEO

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LIOI SAVERIO

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CASSINO PAOLO

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GRUPPO SUD S.AS. DI SABIA RAG. LUCIANO & C.

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D'ANDREA GIUSEPPE

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DE BARTOLOMEO CANIO

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SUMMA GIAMBATTISTA

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LAMORTE PASQUALE

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TANCREDI ROCCO

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24 RAMUNNO DONATO GIUSEPPE

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BECCE NICOLA

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PIETRAPERTOSA DANIELE

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MANCAZZO MARIA

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GRUOSSO MARIANGELA

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VERTONE ANGELA MARIA

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CIMINELLI GIUSEPPE

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E P I S T E M E

Il potere della cultura Leonardo CLAPS

econdo le recenti ricerche sul mutuo rapporto fra cervello e cultura risulta che la cultura ha un decisiva influenza sul cervello umano. I risultati delle ricerche di un nuovo campo di indagine, denominato Neuroscienza Culturale, costituiscono una prova del fatto che il cervello umano non è costretto dalla biologia in modo rigido e immutabile, ma è fortemente modellato dalle esperienze culturali. Si può addirittura sostenere che la cultura può essere radicata nelle strutture neuronali. Questa relazione non è unidirezionale. Dagli studi emerge che il cervello può predisporre ad una certa influenza culturale, e la cultura incide in modo significativo sulla struttura biologica del cervello. Ovviamente, se la cultura ha quest'importante potenziale bisogna però distinguere fra i diversi significati e sensi di essa. Certo, la cultura è un insieme condiviso di idee, credenze, valori e pratiche che un certo gruppo sociale ha scelto di adottare, in modo più o meno consapevole, anche se,

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come si sa dagli studi di Antropologia Culturale, gli uomini non tendono a riflettere sulla propria cultura, dandola per scontata. In questo senso, si può parlare di cultura valida, o di culture valide? Non si rischia forse il pericolo dell'etnocentrismo? E se fosse possibile, secondo quali criteri possiamo stabilire la validità di una cultura? Se la cultura incide seriamente sul cervello allora è davvero importante riuscire a comprendere in che senso una cultura può essere ritenuta valida. In linea generale si può dire che una cultura è valida se è adattiva, se serve per affrontare e risolvere i problemi della vita e della sopravvivenza. In particolare, in senso psicologico ed antropologico, una cultura è valida se consente lo sviluppo di importanti funzioni e capacità psichiche. In relazione alle neuroscienze è valida se consente lo sviluppo del cervello. Insomma, una cultura valida davvero deve presentare almeno due caratteristiche positive: favorire lo sviluppo e consentire l'adattamento. Gli esempi più volte presentati dei proverbi

in questa rubrica sono semplici e si possono affrontare senza richiedere eccessivi impegni di studio. Ovviamente, del grande mondo culturale i proverbi costituiscono solo una piccola dimensione, non per numero, perché in tutto il mondo se ne possono contare a decine di migliaia, ma soprattutto per la loro semplicità. Come tutti sanno, i proverbi sono brevi detti, piccole frasi, a volte anche solo di tre o quattro parole. Grazie a questa loro tipica caratteristica si possono ricordare con molta facilità. Per quanto riguarda la loro interpretazione questa caratteristica di brevità può trarre in inganno e addirittura può dare adito ad interpretazioni sbagliare e fuorvianti. Facciamo un esempio: La brutt' s' marit', la bell' rest' zit' (la brutta si sposa, la bella rimane zitella). A prima vista, come tanti proverbi, può sembrare controintuito, bizzarro, quasi un non senso. Se una è brutta quali probabilità ha di sposarsi? Di solito ciò che è brutto alle persone non piace. Questo lo si sa per esperienza.


Invece una donna bella normalmente attraente e ha molte occasioni di matrimonio. Ora, chiediamoci con tutta serietà: può un proverbio essere così sciocco? Può andare così tanto contro l'esperienza comune? Quale valore culturale può racchiudere una stramberia del genere? Dobbiamo qui ricordare la tesi interpretativa generale secondo la quale i proverbi ci invitano a riflettere, ad esercitare il pensiero critico, a tirar fuori i significati nascosti, impliciti. Dopo un'attenta riflessione avremo questo: la brutta sa bene che non ha molte possibilità di matrimonio, lo sa per esperienza diretta, anzi sa pure che potrebbe essere sempre a rischio di maschi approfittatori con intenzioni tutt'altro che serie. Quindi si vede limitata, con poche speranze, costretta forse a decisioni estreme. La bella invece sa per sua esperienza che ha e può avere molti corteggiatori. Questo per lei è un dato di fatto, le accade veramente una cosa del genere, lo vede tutti i giorni. Ma allora, se ha tutte queste opportunità, per-

ché il proverbio dice che rimane zitella? La spiegazione è più che evidente: perché illudendosi per le molteplici possibilità rimane impigliata in un mondo di inutili fantasie, quindi non si decide perché nella sua vanità pensa di sposarsi quando e chi vuole. Ma il tempo passa, le varie opportunità continuano a confonderla e alla fine, quando gli anni sono trascorsi, rischia che nessuno più la voglia. Invece, la brutta è costretta a decidersi al più presto, quindi costretta dalla sua limitazione individua un uomo più o meno bravo, più o meno serio e fa il passo finale e così vive e si realizza. Ecco il valore culturale racchiuso nel proverbio: eccessive possibilità comportano il rischio di sprecare la vita in vuote illusioni. Un valore culturale, se è davvero tale, non può deludere. E i proverbi, in quanto prodotti culturali seri non deludono quasi mai. Solo, bisogna avere la pazienza di considerarli con pensiero critico e attenzione sostenuta. In questo senso si deve ricordare che la cultura, quand'è davvero tale, richiede e

merita una considerazione particolare, e ci invita così ad una meditazione profonda. Il proverbio poco fa esaminato è ora chiaro e ci ha trasmesso una piccola lezione di vita. Ma si può estendere il suo significato? Forse nasconde qualcos'altro? Vediamo. Se si intendono “brutta” e “bella” come metafore, allusioni, allora possiamo dire: chi si ritiene “bello” in senso metaforico, pensando di essere onesto, giusto, intelligente, bravo rischia lo stesso esito della donna fisicamente bella. Si illude di essere già a posto con la coscienza e quindi non si dà da fare. Infatti una persona del genere può facilmente essere incline a pensare che se è già onesto, intelligente, bravo perché mai dovrebbe impegnarsi per dimostrare di essere ciò che presume? Qui la “bellezza” in senso metaforico non è altro che supponenza e presunzione. Insomma, i prodotti culturali garantiscono sempre lo sviluppo e l'adattabilità, ma a condizione che si abbia la pazienza di intenderli e rispettarli in profondità.

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E U R E K A

RIVIN P

LA CON LE

NELLE ARE Ettore BOVE

a “Lucania”, aspra e suggestiva, decantata da Mario Trufelli, non senza vene nostalgiche, nell’omonima poesia, rimane, nel pensiero del giornalista tricaricese, la terra dove il “pane ha il sapore del grano”. In questa semplice, e per certi aspetti ovvia, affermazione poetica vi sono almeno tre questioni che, inevitabilmente, emergono quando si discute di pane. La prima riguarda l’origine del prodotto. Dire pane, senza nessuna specificazione, significa, almeno nel contesto storico e geografico mediterraneo, riferirsi al prodotto da forno, di colore bianco, ottenuto esclusivamente dalla lievitazione naturale dell’impasto di semola di grano. Come tale, esso simboleggia, senza distinzioni di religione e di razza, la vita stessa dell’uomo, la storia dell’umanità. Il pane, infatti, nella preghiera dei cristiani rimanda al corpo di Cristo, mentre nel mondo terreno identifica il potere, di vita e di morte, esercitato sulle masse popolari da chi ha il dominio dell’offerta. Non bisogna dimenticare che nel passato, spesso caratterizzato da raccolti scarsi e carestie prolungate, il controllo

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Campo di patate nella montagna potentina

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CITA DEL PANE PATATE

E INTERNE LUCANE

della produzione di pane è stato esercitato, con balzelli assurdi, finanche sull’uso dei forni. La storia, anche recente (Primavera araba), porta, però, a non dimenticare che l’aumento del prezzo del pane è stato all’origine di rivolte popolari sanguinose. La seconda questione rimanda ai tempi magri, durante i quali la produzione di grano è stata insufficiente a soddisfare la domanda di pane. In queste situazioni, la carenza di grano è stata compensata con sfarinati di altri cereali. Quando, però, lo squilibrio tra domanda e offerta di pane è apparso non risolvibile, la povera gente è stata costretta a ricorrere ad altri sostituti che hanno interessato castagne (pane dei boschi), legumi, ghiande, radici e, forse, addirittura segatura. Naturalmente, con questi ingredienti più che di pane occorre parlare di veri e propri intrugli di colore scuro. La possibilità di “tagliare” la farina di grano con dei surrogati migliora con la scoperta dell’America poiché sulla scena europea compaiono granoturco e, molto tempo dopo, patata.

Vecchio forno

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E U R E K A Patate pronte l’impasto

La terza questione della riflessione poetica di Trufelli rimanda al mondo d’oggi, nel quale la globalizzazione dei mercati ha letteralmente inondato i grandi negozi, se non le panetterie, di pagnotte precotte e surgelate, anche proveniente dall’estero, imbottite di grassi e di additivi, nel tentativo di standardizzarne la produzione e di ridurne i costi; prodotti che non hanno nulla da spartire con il detto popolare “buono come il pane”. Anzi, tra i consumatori interessati a conoscere quantomeno l’origine del cibo, si consolida l’opinione che le procedure di panificazione, spesso truffaldine, basate sulla contrazione dei tempi di lievitazione, e le agguerrite campagne pubblicitarie in favore di discutibili surrogati del pane, falsamente dietetici, siano responsabili dell’emergere crescente di intolleranze alimentari e allergie. In questo sintetico quadro panificatorio globale, va’ collocata anche l’atavica miseria contadina lucana. Qui, in terra di Basilicata, la modalità di approvvigionamento del pane si è sviluppata essenzialmente seguendo due modelli. Il primo è stato quello del territorio arido collinare che si spinge con continuità fin dentro le vaste aree cerealicole pugliesi. In questa nuda realtà territoriale, la produzione di cereali, con in testa il grano duro, si è mantenuta sempre al di sopra dei consumi. A giugno, gruppi di contadini delle zone interne montane partivano, percorrendo sentieri impervi, per fermarsi, dopo un giorno di cammino, nelle grandi tenute a mietere grano. Alla fine della mietitura ritornavano nelle povere case con delle grosse pagnotte (panedde) che facevano la felicità dei famigliari affamati. Diverse

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persone anziane dell’Alta Val d’Agri ricordano quei momenti per sottolineare il gusto dolce che, a causa dell’aggiunta di fave macinate alla farina di grano, aveva il pane proveniente da lontano, e la cronica penuria di grano. A partire dalla Montagna di Avigliano, lungo tutta la catena appenninica, fino al Pollino, era una lotta quotidiana per procurarsi pane. La fame spingeva i contadini a coltivare grano anche in luoghi impossibili, spesso assediando superfici pascolive e boschive. La sopravvivenza delle persone rimaneva legata alla bontà dei raccolti dei cereali che solo nelle annate favorevoli arrivava a sfiorare otto quintali per ettaro. Di conseguenza, i contadini erano costretti a rimediare alla cronica carenza di pane miscelando farine diverse. Nei periodi più neri, però, si arrivava ad apprezzare anche il duro pane di mais nostrano e l’immangiabile ammasso rossastro ricavato dal sorgo (pane di meliga). Al di sopra di queste granaglie, non propriamente panificabili, si collocava il “pane con le patate” anche se esso rappresentava, nel regime alimentare dei ceti rurali, comunque un malgradito ripiego al tanto agognato pane bianco. La solanacea, tuttavia, nonostante sia arrivata, dall’America, nell’area mediterranea alla fine del ‘500, rimase, come il pomodoro, per quasi due secoli una curiosità botanica da osservare nei giardini reali. In realtà, il tubero, principale fonte di sussistenza di gran parte delle popolazioni precolombiane, è, quando non è proprio inviso, a lungo ignorato poiché, come rileva lo storico dell’alimentazione Flandrin, ritenuto “cibo da maiali”. Ancora oggi, ovviamente non senza umorismo, quando si accenna a piatti a base di pata-

te, le persone anziane della montagna lucana non si trattengono nel rimarcare, sorridendo, che il tubero fa bene ai porci; altrove (Tito), si dice che faccia “abbottare” (ingrassare) i piedi. Quando alla fine del ‘700, grazie al francese Parmentier, la diffidenza degli europei verso la pianta di origine andina si attenua, la patata trova spazio, come materia prima o ingrediente, anche nella produzione di pane. Alla diffusione della coltura sudamericana sulle terre montane lucane, contribuisce sicuramente il raffinato cuoco, di formazione napoletana, Vincenzo Corrado che alcuni prima di pubblicare il “Trattato delle Patate per uso di cibo”, nel 1798, aveva visitato, annotando le curiosità alimentari locali, diversi Paesi appenninici della Basilicata. In effetti, le prime notizie sulla presenza della coltivazione della patata sui monti lucani risalgono ai tempi di Corrado anche se i dati sulle superfici occupate arriveranno oltre un secolo dopo. I dati del Catasto Agrario del 1929, infatti, indicano che nel periodo fascista la patata è diffusa su tutte le zone più elevate dell’Appennino lucano. Nei ricordi delle persone anziane si ritrovano le fasi della preparazione del pane con le patate che, sebbene ritenuto un alimento per miserabili, rappresentava momenti di socialità e di aggregazione del vicinato. La panificazione domestica, di pertinenza esclusivamente femminile, iniziava con l’acquisizione del lievito madre (crisci) che, ritenuto tipico “bene comune”, passava da una famiglia all’altra. In questo modo, la pasta rifermentata si rigenerava continuamente senza andare a male. Il grano era macinato nei tanti mulini ad acqua lascian-


Pane appena sfornate

Utensili storici per la panificazione

done parte come compenso al mugnaio. Gli anziani sostengono che con l’entrata in funzione dei mulini elettrici, la qualità della farina sia calata, poiché messa a confronto con quella ottenuta nei mulini con la macina in pietra appare “bruciata”. La quota di patate, preventivamente cotte e sbucciate, utilizzata per ogni infornata variava a seconda della disponibilità della farina di grano. A San Severino Lucano, dove la capacità dei forni arrivava a contenere fino a 30 kg di pane, le patate rappresentavano un quarto dell’impasto. Nelle campagne di Marsico Nuovo (Pergola), l’impasto tipico era costituito da 10-12 kg di farina e uno di patate. A Laurenzana, come pure nella zona del Marmo, la combinazione ottimale stabiliva che il prezioso tubero americano fosse presente nella misura del 10%. A Paterno, l’infornata classica prevedeva 3 kg di patate e 15 kg di farina. Nelle numerose frazioni di Avigliano, l’apporto delle patate all’impasto arrivava a superare addirittura il 30%. Il rituale della preparazione, che seguiva regole consuetudinarie consolidate, prevedeva la lavorazione a mano dell’impasto, costituito da lievito, farina, patate calde, acqua e sale, in un grosso contenitore di legno (fazzatora) e la formazione di pani dal peso variabile da uno a cinque kg. Al termine della lavorazione, le pagnotte venivano avvolte in panni puliti e sistemate in un luogo caldo sotto delle coperte, il cui numero variava con la temperatura, e lasciate a lievitare per alcune ore. Il fuoco nel forno era assicurato da legna secca raccolta nei boschi nel periodo estivo. A Paterno venivano utilizzati prevalentemente rami secchi di faggio (frascedde) presenti in abbondanza nelle terre comunali. Per pulire il forno dalla cenere si utilizzava un lungo ramo stretto alla sommità da un mazzo di spighe di segale o, più raramente, di sorgo, conosciuto, a seconda delle zone, come “mùnnul (Paterno), mùoccul” (Pergola), o da un panno, chiamato “scùopulo” (San Severino Lucano). Per saggiare la temperatura del forno, una sorta di cupola costituita da pesanti mattoni refrattari si impiegavano delle sottili focacce (pizze), dette “pitte” a San Severino Lucano, e, come a Paterno, dei piccoli panini chiamati “sccanatiedd”. Le focacce, che mettevano in agitazione i bambini, spesso si coprivano, prima di infornarle, con ingredienti che andavano dalle fette di pomodori non pelati (pizza con le scaglie), ai peperoni piccanti, alla salsa di pomodoro, al formaggio grattugiato, alle “frittole” di maiale. Prima di adagiarlo sul fondo rovente del forno, utilizzando un’elaborata pala di legno, sul pane si tracciava una croce o, come a San Severino Lucano, tre tagli laterali, probabilmente come segno di benedizione Per mantenere costante e alta la temperatura, l’apertura del forno veniva chiusa con un apposito coperchio di ferro. Di tanto in

tanto, il coperchio era rimosso per controllarne il processo di cottura, avendo però cura, come tutt’ora avviene a Pergola, di farsi il segno della croce. Dopo essere stato sfornato, il pane, che si conservava soffice e fragrante per almeno una settimana, si baciava e si “faceva assaggiare” alle persone bisognose del vicinato e alle donne in attesa. Ad ogni modo, il grosso dell’infornata rimaneva, per giorni, se non settimane, al centro dell’attenzione della famiglia da solo (pane e pane) o accompagnato a verdure tradizionali (cipolla), salsicce coperte di sugna, estratte con le dita dal vasetto o dalla vescica, e fette di lardo. Di questo sofferto rituale rimane ben poco, se non vecchi forni, semplici utensili e ricordi che conservano i riflessi di antiche paure legate alla mancanza di pane. Da qualche anno, tuttavia, sono nate iniziative, spontanee, che si pongono l’obiettivo di dare dignità al “pane con le patate”, il “pane dei cafoni”. Un po’ ovunque nelle zone montane della Basilicata si riparano vecchi forni, si puliscono arnesi e, soprattutto, si trasmette a giovani ragazze l’arte, perché di questo si tratta, di “fare il pane con le patate”. Esiste, tra l’altro, un mercato, sebbene di nicchia, in cui si manifesta la disponibilità a pagare una pagnotta di 4 kg di questo “pane inferiore” ben 10 euro. Ultimamente alcune panelle, prodotte a Laurenzana, hanno varcato i confini nazionali spuntando prezzi di un certo interesse. Merita di essere sottolineato che quando ritornano famigliari emigrati e in occasione di eventi importanti si usa fare un’infornata del particolare pane. C’è anche da dire che sotto il profilo eminentemente economico esiste la convenienza a produrre pane con l’aggiunta di patate all’impasto di farina. Occorre tener presente che per ottenere 20 kg di questa tipologia di pane, collocabile sul mercato a non meno di 2,5 euro a chilogrammo, si sostengono, tra patate (3 kg) e farina (15 kg), meno di 15 euro. E’ del tutto evidente che se alle materie prime si aggiungono le spese energetiche, il giudizio sull’attività di panificare patate e grano non cambia affatto. Di conseguenza, la tradizionale sfornata di 20 kg di pane con patate, dal valore di mercato di almeno 50 euro, è in grado di ben remunerare il lavoro richiesto. Al fine di consolidare questo interessante livello di margine lordo del pane con patate occorre, però, arricchire la filiera, di certo a km zero, quantomeno di contenuti salutistici, dando particolare visibilità a un processo produttivo che per come si articola è da ritenersi, nell’accezione più larga del termine, senz’altro sostenibile. Di conseguenza, non sarebbe male informare il mercato, magari iniziando dalle mense scolastiche, che il povero pane con patate delle zone interne lucane costituisce un alimento tradizionale rispettoso non solo dell’ambiente ma anche dei diritti del consumatore moderno.

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E U R E K A

Paesaggi Lucani Un viaggio nei luoghi dell’anima Albina SODO

guardi e visioni, creatività e racconti attraverso parole, fotografie, fumetti e video per scrivere il racconto collettivo della Basilicata. È questa la finalità di Paesaggi Lucani, un progetto di Visioni Urbane che avrà il suo culmine con la Summer School della Scuola del Viaggio a

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Matera dal 3 al 10 agosto prossimi. Uno storytelling destinato a chi vive la nostra regione e a chi la attraversa di passaggio, capace di generare reti e relazioni, emozioni e condivisioni in una regione ancora da scoprire. Con Stefania Clemente abbiamo parlato di questa modalità innovativa di marketing territoriale e delle narrazioni dei viaggiatori. Presentaci Paesaggi Lucani. Da chi e perché nasce l’iniziativa? Paesaggi Lucani nasce da Diotima srl, Il Vagabondo, Scuola del Viaggio, Simbdea Lab e Formapi con un’idea ben precisa: raccontare la Basilicata grazie a un modello innovativo di marketing territoriale, armonico e partecipato, 2.0, basato sulla narrazione dei luoghi da parte di chi ci vive, ci ha vissuto o ci è semplicemente passato. Insomma, un viaggio oltre i

cinque sensi, fatto di scritture, immagini, narrazioni creative, nuove tecnologie per raccontare la Lucania. Stiamo organizzando seminari, laboratori e workshop sul campo dedicati a operatori turistici, studenti, artisti, cittadini interessati a narrare in modo originale e professionale il proprio territorio. Cosa è emerso finora? È emerso che i lucani hanno voglia di raccontare la loro terra con le loro emozioni. Ricevo quotidianamente mail di giovani, di studenti fuori sede che hanno saputo del progetto e chiedono come far parte di questo grande racconto collettivo. In che modo si può raccontare un luogo attraverso i nuovi media? Cambiano i mezzi ma non cambia la sostanza. I nuovi media sono un suppor-


invasivo ma pervasivo che porti benessere economico e crescita sociale. Quando si parla di turismo si pensa al pubblico. Come vedi il ruolo delle imprese e dei privati? I privati devono fare la loro parte, il pubblico da cabina di regia. Credo sia finito il tempo di aspettare che le istituzioni siano braccio e mente. I singoli operatori hanno ormai occasione di confrontarsi, supportarsi, creare sinergie. D’altronde basta guardare le realtà italiane che producono eccellenze come Trentino, Puglia, Toscana. Lì c’è un mix di pubblico e privato e i risultati sono ben evidenti.

to, un modo per avere visibilità immediata ma quello che si racconta non è cambiato e le sensazioni si rinnovano. Una definizione di storytelling? Piccoli incontri emozionali che generano storie d’amore. Non sarà una definizione piena di tecnicismi ma una storia cos’è se non una catena di emozioni? Oggi il viaggio è emozionale ed esperienziale? Non potrebbe essere altrimenti. Le destinazioni turistiche che sanno trasmettere emozioni sono quelle che lasciano il segno nei visitatori. Mi piace dire che la bellezza ci salverà! Come valuti il turismo in Basilicata? Da “La Basilicata non esiste” siamo a “Basilicata, bella scoperta”, mi sembra già

un ottimo passo in avanti. Matera sta crescendo molto e i dati lo confermano,. Manca una vera rete tra gli operatori, momenti di crescita e confronto per dare vita a fenomeni virtuosi che sono necessari per una destinazione turistica così giovane. Quanto è importante la coabitazione tra abitanti e turisti? Fondamentale. Gli uni sono complementari agli altri. In uno studio che ho condotto recentemente mi sono occupata proprio di questo e oggi, collaborando con Borghi Autentici d’Italia, vedo sempre di più che l’ospitalità non è solo degli operatori turistici ma di ogni cittadino felice di avere turisti e poterli accogliere. Questo però è naturale, il rischio è sempre il fenomeno Venezia o Riviera Romagnola. In Basilicata vorrei un turismo lento, non

Paesaggi Lucani sostiene Matera 2019? Paesaggi Lucani nasce da Visioni Urbane, un bando della Regione Basilicata. Il sostegno alla candidatura è praticamente connaturato. Chissà che il nostro racconto collettivo non sia un punto di forza! La Scuola del Viaggio nella città dei Sassi, dacci delle anticipazioni. Non vediamo l’ora. Abbiamo avuto un assaggio con un laboratorio di scrittura creativa, I luoghi dell’anima, condotto da Guido Bosticco e siamo andati in overbooking. Abbiamo lanciato la prima fase di un racconto collettivo 5x5x5 - I tuoi Paesaggi Lucani, un’anteprima della Summer School che si terrà a Matera dal 3 al 10 agosto. Come descrivertela? Ti dico solo che ho partecipato all’edizione 2012 della Scuola del Viaggio che quell’anno si è svolta proprio a Matera. Dopo quella settimana ho deciso di tornare a vivere in Basilicata, dopo dieci anni in giro per l’Italia. Info su: www.paesaggilucani.it

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E U R E K A

Lavoradio

Per chi cerca un lavoro e per chi se lo vuole avoradio non è soltanto una rubrica radiofonica ma una sfida culturale, un nuovo modo di raccontare il lavoro. Con l’ideatore, Vito Verrastro, abbiamo ripercorso le competenze professionali più richieste, dalla creatività alla reputazione, dall’ascolto alla resilienza; tratteggiato l’importanza del diventare imprenditori di se stessi e curiosato tra i suoi prossimi progetti.

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Vito presentaci Lavoradio. Nell’estate del 2012, di fronte all'ennesimo tg catastrofico, mentre spiegavo ai miei figli che quella era solo una parte della verità, ho pensato di spegnere la tv e di tornare a fare radio. Volevo rimettermi in gioco, ripartendo dalla Basilicata e dal Sud, dove abbiamo bisogno di far posto alla proattività e all'imprenditività. Da qui l’idea, condivisa dalla collega Angela Di Maggio, di immaginare un format radiofonico che guardasse al lavoro “che c’è o che si può... inventare”. Volevamo raccontare i protagonisti di un’Italia che non si arrende,

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che le persone possono fare la differenza. Tutto ruota intorno al concetto di opportunità: oltre alle storie di impresa distribuiamo “pillole” motivazionali, news, informazioni in ambito europeo. Attualmente trasmettiamo su quattro radio che coprono parte del Sud fino alla provincia di Messina, e abbiamo una nutrita community su Facebook e Twitter. La storia e il personaggio che ricordi particolarmente? Le cose che restano sono quelle legate agli esordi, alle prime puntate. A tenere a battesimo Lavoradio fu, tra gli altri, Guido Martinetti, cofondatore delle gelaterie Grom. Un impero multinazionale che fattura diversi milioni di euro, nato dal coraggio di due amici e da un investimento di 60.000 euro. Poi arrivò l’informatico che si è reinventato cake designer, l’universitaria che ha ideato un servizio di baby taxi e centinaia di altri casi straordinari. La galleria è ampia, si può scoprire su soundcloud.com/lavoradio.


aumenteranno in maniera esponenziale.

inventare

Come cambierà il mercato del lavoro? Linkedin ha pubblicato di recente un'indagine secondo cui le 5 professioni che sono aumentate negli ultimi 5 anni, 5 anni fa non esistevano e fra 5 anni, probabilmente, non esisteranno più o si evolveranno. Due esempi pratici: se oggi i profili legati al web sono vincenti, perché non andare a conoscerli su skillprofiles.eu, per poi frequentare un percorso ad hoc? E invece, se si ha una formazione da personal trainer e il mercato mi dice che la zumba fitness è uno dei nuovi trend, perché non specializzarsi su questa moda e portarla nel proprio contesto locale? Letto così, il mercato del lavoro ci farà scoprire tanti vuoti che potranno diventare opportunità, per prepararsi a un domani in cui lo stipendio lo dovremo probabilmente “assemblare”, lavorando su più fronti. I settori che riservano maggiori opportunità? La specializzazione è richiesta dappertutto, anche nei profili più bassi. Gli ingegneri continuano a essere i professionisti più richiesti. C’è poi un grande fermento in tutto quello che è Ict: dagli sviluppatori informatici agli esperti della reputazione online; dai social media manager ai creatori di contenuti. Continuano a generare posti di lavoro la green economy, i servizi alla persona, le attività legate all’eliminazione del digital divide. Perché oggi tutti vogliono essere smart, dai bimbi agli anziani. Cosa significa? I ragazzi devono imparare a riconoscere i propri talenti, a curare la propria immagine (personal branding), a comunicare in pubblico e in maniera efficace. E, ovviamente, a parlare l’inglese un po' come se fosse l’italiano, perché le possibilità di trovare lavoro

Quanto è diffuso tra i giovani il "fare impresa"? I dati statistici rivelano che al Sud e in Basilicata aumentano le imprese giovanili (quelle guidate da under 35 o con una maggioranza di soci sotto i 35 anni) e quelle femminili. Leggendo tra le righe, si scopre che molte sono generate da scelte di ripiego, dovute alla mancanza di lavoro dipendente, e quindi il rischio di fallimento diventa alto. Fare impresa è una “missione”: bisogna far fronte a ostacoli burocratici, sgomitare per farsi largo, sapere che la tassazione è alta, che gli orari di lavoro sono lunghissimi e che si dovrà lavorare tanto prima di raccogliere risultati. Tutto questo è ancora più vero se parliamo di startup (imprese ad alto tasso di innovazione). Tuttavia, il peggiore errore che si possa fare è restare fermi. Provarci, con la giusta convinzione, è sinonimo di imprenditività. Parliamo di innovazione per le imprese. A che punto siamo in Basilicata? Molti strumenti nati negli ultimi anni in regione tendono a sostenere l’innovazione. Basilicata Innovazione e Sviluppo Basilicata contribuiscono a diffondere questo verbo, così come il sistema camerale, quello universitario, quello dei centri di ricerca. L’asse del pubblico mi sembra sia orientato a sostenere i processi innovativi e sul fronte privato l’accelerazione è davvero forte. Purtroppo, però, scontiamo un tessuto imprenditivo di piccole e micro imprese in cui il nanismo, la sottocapitalizzazione sono degli handicap, in un mercato globale in cui si salva solo chi innova e chi esporta. Lavoradio si rivolge ai ragazzi nell'u-

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E U R E K A so consapevole della rete e dei social. Il tuo consiglio per gestirli al meglio? Ogni canale ha un suo target, una sua grammatica, e va utilizzato sapendo a cosa serve. Troppe volte una frase scritta con superficialità o un’immagine sbagliata o postata “per gioco” potrà precludere un colloquio o una selezione. Il consiglio è di utilizzarli con un comportamento positivo e lineare. L'orizzontalità della rete è una immensa opportunità; se si vorrà imprimere una svolta occorrerà anticipare questi processi dai banchi di scuola. Grazie a Lavoradio il Digital Festival ha fatto tappa al sud: una bella esperienza? Quando ho incrociato Stefano Saladino, imprenditore bergamasco e ideatore del Digital Festival, mi sono chiesto perché l'evento dovesse essere confinato al Nord. Del resto, di lavoro e digitale qui abbiamo un estremo bisogno. Gli ho chiesto, perciò, di sperimentare un format al Sud ed è nato un incontro realizzato all'Hub di Bari, in cui abbiamo parlato ad un centinaio di giovani di personal branding, storytelling, social network, alternando lezioni e reading musicali sul tema del lavoro, per creare impatto emozionale. Stefania Clemente, consulente turistica, ha poi sperimentato una Storytelling Night” e un social eating (altri eventi collocati nel solco del Digital Festival) a Matera, con ottimi risultati. Verso quali progetti si sta indirizzando Lavoradio? Quando abbiamo creato il magazine, abbiamo pensato alla sua missione sociale e non a qualcosa che generasse business. Ora vorremmo iscrivere questo percorso

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virtuoso nell'alveo dell'innovazione sociale, creando le condizioni perché un gruppo di giovani lucani dalle diverse competenze (giornalisti, grafici, tecnici audio, esperti di social network) possa creare progetti ed eventi legati al tema del lavoro che c'è o che si può inventare. La formula di Lavoradio ha creato un prodotto “live”: Jobbing Fest, che la Regione Basilicata ha scelto come Giornata 2013 del Fondo Sociale Europeo e che è arrivato in finale al prestigioso Sodalitas Social Award (il premio italiano per la responsabilità sociale di impresa) come uno dei cinque progetti più importanti per indirizzare i ragazzi all'autoimpresa. Al Jobbing Fest abbiamo incontrato 500 ragazzi delle scuole superiori, presentando casi di successo

locali e ospitando attori, rappresentanti istituzionali. Ognuno ha condiviso un pezzo di sé e della propria esperienza: abbiamo utilizzato video, musica, tecnologia, e abbiamo approfondito temi sul curriculum, sui social network, sulle nuove professioni del web in appositi workshop. Il magazine, nelle nostre intenzioni, dovrà varcare i confini del Centro e del Nord Italia, posizionandosi su altre emittenti radiofoniche per allargare il bacino di ascolto e creare un circuito nazionale. Siamo appena partiti e non abbiamo alcuna voglia di porre dei limiti agli orizzonti da esplorare. Per info: www.lavoradio.it al.so.



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Lasciati guidare da

My Basilicata 36


a nuova applicazione “My Basilicata” consente di scoprire le bellezze lucane. Dall’idea di una giovane impresa lucana, la “Gieffe Services” di Gerardo Maria Fucci, sviluppatore della app, è nata una guida turistica mobile per quanti vogliano visitare la nostra regione. Come ci spiega Fucci: “L’iniziativa nasce per dare la possibilità di far conoscere la Basilicata ai lucani e ai turisti utilizzando il proprio smartphone. L’app fa parte di una rete nazionale di guide turistiche per dispositivi mobili, con un pubblico di oltre 200.000 utenti i quali possono condividere, in tempo reale, le informazioni pubblicate in altri territori quali, Roma, Venezia, Palermo, Treviso, Praga, Lisbona”.

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“My Basilicata” rientra in un progetto ambizioso che vede impegnata la “Gieffe Services” nella realizzazione di app anche per il Cilento, la Puglia e la Calabria, e ha come obiettivo quello di raggiungere un pubblico locale di 3 milioni di persone e oltre un milione di turisti provenienti da tutto il mondo. Il tutto attraverso azioni di promozione territoriale, partecipazione a fiere, eventi nazionali ed internazionali, road show, installazioni pubblicitarie permanenti in luoghi di particolare affluenza e interesse, azione di co-marketing. Secondo una ricerca dell'Osservatore Mobile Internet Content Apps del Politecnico di Milano, 22 milioni di italiani navigano sul Web e il mobile internet è aumentato del

53%. “Questa applicazione spiega Fucci - non vuole in nessun modo sostituire la classica azione di promozione del territorio, ma affiancarla utilizzando l’immediatezza dello strumento. Dobbiamo pensare che oggi Il 41% degli italiani è dotato di smartphone, sempre accesi e a portata di mano; l'84% cerca informazioni sui prodotti e sui servizi, quindi lo utilizza come importante punto di accesso; il 92% invece cerca informazioni già localizzate. Il mercato delle app per dispositivi mobili è in forte espansione quindi bisogna stare al passo con i tempi.” Non si può immaginare un mondo senza app. In 15 giorni l’app è stata scaricata oltre 500 volte. Un buon risultato se si considera che non è stata attivata, al momento, nessuna forma di pubblicità. Completamente gratuita, l'applicazione, compatibile con i principali sistemi operativi per smartphone e tablet (Apple, Android e altri compatibili con tecnologia HTMLS5) sarà, a breve, disponibile anche in tedesco e inglese. Per tutti i modelli di smartphone, non basati su piattaforma Apple o Android, l’app è accessibile attraverso il browser del proprio smartphone o sul web all’indirizzo www.mybasilicata.it “My Basilicata” propone soluzioni per l'accoglienza, lo shopping, i trasporti, le offerte, lo sport, i servizi, gli eventi, le news e il meteo. Inoltre, permette di utilizzare l'applicazione in modalità offline. L'utente potrà consultare i contenuti e vedere le attività in base alla propria posizione grazie alla mappa off line. Un’app dalla navigabilità semplice e intuitiva. Tutte le attività, suddivise per categoria, sono ordinate per rilevanza e vicinanza all'utente. Dalle categorie è possibile visionare le schede e la relativa posizione sulla mappa. Mediante il sistema Amerigo, agli inserzionisti è offerta la possibilità di personalizzare i contenuti e la grafica, mentre gli utenti possono prenotare camere d’albergo, tavoli ai ristornati, visite guidate, degustazioni in cantina, ingressi a musei e acquistare biglietti per eventi attraverso l’app.

Per info www.mybasilicata.it https://itunes.apple.com/it/app/my basilicata-guida-dellabasilicata/id852305945?mt=8 https://play.google.com/store/apps /details?id=com.wami.mybasilicata

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“Protocollo S” approda sul web

Finalmente on-line il seriale creato per la rete, cento per cento made in Basilicata Simona BRANCATI

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’è voluto un intero anno per completare il progetto, dall’ideazione, alla ricerca del cast e dei set fino al montaggio definitivo con gli effetti e le musiche, ma alla fine “Protocollo S” ha visto la luce. Il termine della lavorazione e l’anteprima della prima delle quattro puntate sono stati presentati al pubblico, agli enti e alla stampa nel corso di una serata, lo scorso 11 giugno nella Cappella dei Celestini a Potenza. Sono intervenuti Paride Leporace, direttore della “Lucana Film Commission”, che ha da subito compreso il valore e la portata del progetto cinematografico e Ugo Maria Tassinari, responsabile dell’Azienda ospedaliera San Carlo. L’ospedale cittadino, insieme al Comune di Potenza e all’Acquedotto lucano, oltre ad alcuni privati e attività commerciali, hanno fornito i principali set per le riprese.

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Foto Gianfranco Vaglio

Ospite a sorpresa nel corso della presentazione, il neoeletto Sindaco della città Dario De Luca, al suo primo giorno ufficiale. Il primo cittadino ha assistito all’intera presentazione ed è rimasto affascinato dall’intraprendenza del gruppo di giovani coinvolti e dalla qualità del lavoro finito. Ha garantito l’attenzione e il supporto alla cultura nel corso della sua avventura alla guida del capoluogo. La serie thriller/fantasy creata per la rete scritta e diretta dal regista Felice Vino, ha potuto contare sulla partecipazione e l’impegno di una trentina di professionisti lucani, che credendo in un progetto corale sviluppato esclusivamente sul territorio, hanno deciso di lavorare gratuitamente alla sua realizzazione. Fare rete e dimostrare le proprie capacità sono state le parole d’ordine che hanno accompagnato il lavoro sin dalle prime battute. Tra i componenti del cast, l'aiuto regista Stefano Pastore che ha lavorato anche sul set de La Grande bellezza e l'attore protagonista Mauro Conte, che, sta attualmente avendo grande successo con film "Fratelli minori" di Carmen Giardina. La web serie racconta la storia di Marco, un uomo affetto da un male incurabile che tenta in extremis una cura sperimentale; da quel momento la sua vita cambia. Contemporaneamente, l'azienda che si occupa della gestione delle acque cittadine deve affrontare una misteriosa minaccia.

Ecco il cast: Giovanni Andriuoli, Camillo Ciorciaro, Mauro Conte, Mimmo Conte, Luciana Nella, Simona Pace, Beppe Viggiano, Marco Lichinchi (comparsa speciale). Dal 12 di giugno la prima puntata di Protocollo S è on-line sul canale youtube ed ha avuto in un mese oltre 2.000 visualizzazioni. Numerosi nelle prime settimane, i complimenti al regista e a tutto il cast tecnico e artistico ricevuti da semplici spettatori e addetti ai lavori. La prima grande soddisfazione è arrivata a pochi giorni dalla pubblicazione della puntata: il seriale è stato infatti selezionato per partecipare alla seconda edizione di Campi Flegrei Web Fest che si terrà in Ottobre. Chi ha apprezzato la prima puntata ed è curioso di seguire gli sviluppi della vicenda e l’evoluzione dei personaggi, potrà vedere la seconda entro la fine di luglio. Le altre due nei mesi successivi, a completare la serie zero di un progetto di nuova generazione, legato fortemente al territorio per gli artisti, le maestranze e le ambientazioni, ma decisamente proiettato al futuro e con un respiro internazionale. Le web series, già una realtà affermata in America, sono infatti l’ultima frontiera della sperimentazione in campo cinematografico. Protocollo S è stato scritto e diretto guardando appunto a questo nuovo linguaggio, immediato e sempre accessibile, quale quello della rete.

I set e la fotografia sono volutamente per la maggior parte freddi ed essenziali e sono stati scelti tra tanti perché non fosse possibile attribuire una precisa connotazione geografica alla storia. Questa potrebbe svilupparsi in un luogo qualsiasi, in una qualunque città dell’occidente con grandi uffici, laboratori moderni, scale mobili e case domotiche. La diffusione tramite internet permette di abbattere i costi, inoltre la fruizione tramite pc, tablet e smartphone garantisce di arrivare ad un target che non ha limiti di età, né geografici. E’ per questo che l’intero seriale verrà sottotitolato in lingua inglese e spagnola. In un’era che va veloce, a volte troppo, in cui ogni prodotto viene consumato voracemente, il paradosso da sfruttare è che le produzioni nate per il web, che vivono nel web, restano lì per sempre e continuano a esistere, a crescere, e possono essere immediatamente ritrovate e riscoperte. Più che un sogno e un lavoro sperimentale, Protocollo S ha rappresentato una sfida. Dimostrare che, nonostante le resistenze, i pregiudizi e la rete delle relazioni a bassissimo grado di separazione, quando un progetto è valido e chi ha dichiarato di volerne far parte, si dedica ad esso con serietà, passione e dedizione, i risultati arrivano. Con più fatica, più impegno e una dose tripla di determinazione. Per questo però, alla fine, con soddisfazione multipla.

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Cozzo del Pellegrino nel Parco nazionale del Pollino 40

' itinerario si svolge all'interno del Parco Nazionale del Pollino, che si estende tra i confini amministrativi di Basilicata e Calabria. Si compone di tre diversi massicci montuosi che, tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno, si levano fino alle quote piÚ alte dell'Appennino meridionale: il Massiccio del Pollino, i monti dell’Orsomarso e il monte Alpi. Il Piano di Campotenese, ad una quota piÚ bassa, separa il Massiccio del Pollino dai Monti di Orsomarso che si levano, fitti di vegetazione, nella parte sud occidentale del Parco, in direzione del Tirreno: tra questi troviamo il Cozzo del Pellegrino (1987 m) punto di arrivo dell' itinerario.

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Distanza: 6.1 km andata Difficoltà: escursionistica Tipologia: trekking

L’ambiente è quello dell’alta quota con grandi boschi di faggio. Molto interessante la parte alta del percorso, dove il faggio sopravvive in forma arbustiva creando dei meravigliosi capolavori: tronchi di faggio contorti, piegati e stravolti dalle intemperie. Il paesaggio non ha eguali. Lo sguardo spazia tra il mar Ionio e il Tirreno, con la grande veduta del Golfo e della Piana di Sibari. Valloni impressionanti da un lato, dolci pendii dall’altro, con il mare a fare da sfondo. Ad Ovest, lo sguardo si allunga sino a Capo Palinuro verso la Campania e Capo Vaticano verso Reggio Calabria: in giornate splendide ma con forte vento non è preclusa la visione

delle Isole Eolie e dell’ Etna. A Nord, oltre alla catena del Pollino, il Sirino e gli Alburni. L' itinerario inizia dal piazzale antistante il rifugio di Piano di Lanzo (1357 m). Ci si sposta sulla destra di poche centinaia di metri sulla strada asfaltata e si imbocca a sinistra il sentiero (n. 601) che porta al pianoro superiore dove è posizionata la statua della Madonnina del Pellegrino. Si prosegue a mezzacosta verso destra per poche centinaia di metri, all’altezza di una grossa pietra si lascia la stradina inerpicandosi verso sinistra, immettendosi così sul vecchio sentiero che porta alla sorgente Marchesano. Si avanza fino all’incrocio

dove si abbandona il sentiero 601 imboccando, sulla sinistra a salire, il sentiero 621 che sale sino a Cozzo del Mangano (1699) e prosegue fino all’incrocio poco sopra il Piano Puledro (1798 m). Si continua verso sinistra fino all’altopiano sottostante la cima del Cozzo Pellegrino. Da qui il pendente tratto finale che ci permette di raggiungere, in poco meno di mezz’ora, la panoramica cima di Cozzo del Pellegrino (1987 m) dove si conclude l'itinerario. Come arrivare: S. Donato Ninea si raggiunge uscendo al casello autostradale A3 di Altomonte. Al Piano di Lanzo si arriva imboccando la strada montana che parte dall’ abitato.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it 41


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A Lagopesole rivive il CALEIDOSC MONDO DI FEDE

Mariassunta TELESCA

l castello di Lagopesole, dove nell’estate 1242 giunse Federico II con la sua multietnica corte, per trovare sollievo nella natura e dedicarsi alla caccia con il falcone, suo passatempo preferito, rivive ogni anno, il 12 agosto, questo primo incontro con l’Imperatore, suo figlio Manfredi, il falconiere di corte e il resto del seguito, interpretati da un centinaio di comparse del luogo, con voci fuori campo che tracciano un profilo di Federico. Omaggi, inchini e un breve spettacolo di ballerini, giocolieri e sbandie-

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ratori precedono la discesa del Corteo, che attraversa le vie del borgo, mentre la piazzetta di Largo S. Francesco è allestita in chiave medioevale, per ospitare i duelli fra soldati, e sei locande danno vita al percorso gastronomico ”Da Federico II ai giorni nostri”. L’evento è organizzato dall’ U.N.L.A. di Lagopesole, in collaborazione con il Comune di Avigliano e con il contributo del Consiglio Regionale della Basilicata e dell’ APT Basilicata. «Il Corteo storico Alla Corte di Federico è la festa in cui l’esatta ricostruzione storica viene resa viva ed autentica dal coinvolgimento popolare che riesce a creare un clima difficilmente riscontrabile in altre manifestazioni in costume. E’ una festa in cui la storia rivive attimo per attimo anche nei più piccoli gesti, nelle espressioni dei volti, nelle ombre e nelle pietre del Castello, delle strade, dell’intera comunità, cosicché il visitatore diventa al tempo stesso testimone degli eventi e protagonista», afferma Leonardo Pace, presidente dell’UNLA. L’esperienza termina nella notte, nel grande

cortile Maggiore del castello, le cui mura diventano schermi magici di una spettacolare proiezione multi visione alla scoperta de Il mondo di Federico II. Attraverso lo sguardo incredulo di Gotfred, un emissario del Papa inviato a spiare la corte sotto mentite spoglie, è raccontato il caleidoscopico mondo dell’Imperatore che “tra i principi della terra è il più grande, stupor mundi e miracolo trasformatore”, come lo definì l’inglese Matteo Paris. L’Imperatore stesso, interpretato da Remo Girone, parla “non della sua sete di potere ma del suo desiderio di perfezione”, accogliendo e salutando personalmente gli spettatori, grazie all’innovativo allestimento. Il Mondo di Federico II rientra tra i "Grandi Attrattori tra storia, natura ed emozioni" della Regione Basilicata e rende Lagopesole l'unico castello federiciano in Europa a parlare dell'Imperatore Svevo: è un progetto articolato, costituito da una Multi visione serale, proiettata da giugno a settembre, e un Museo Narrante, cui è possibile accedere tutto l'anno, durante l'arco della giornata.


OPIO RICO II Quest’ultimo, allestito con avanzate tecnologie multimediali, presenta un racconto ricco e coinvolgente della vita e delle idee di Federico II, attraverso suoni, luci e immagini. Inizia nella Sala della Carta geografica e della Sfera, dove il visitatore percorre, scorrendo lungo la linea del tempo, le gesta dell’imperatore, nello spazio e nel tempo. A seguire, nella Sala della Corona, gli spettatori, muovendo le gemme della monumentale corona ottagonale che troneggia la sala, scoprono filmati narranti momenti di vita del castello. Nella Sala della Corte, Federico II, l’ultima moglie Bianca Lancia e il figlio Manfredi, interpretati rispettivamente da Remo Girone, Lorenza Indovina e Antonio Manzini, rivelano in prima persona lati umani inediti e segreti, in una tecnologica proiezione a 360 gradi. Nella Sala dei Reperti sono presenti documenti federiciani e quattro postazioni interattive con schermi silhouette, attraverso cui si conoscono tutti i personaggi del tempo. Da quest’anno, inoltre, alla fine del percorso è stata allestita la Sala del Libro, in cui le pagine bianche di un

ideale libro restituiscono, agli utenti che le sfogliano, i temi affrontati nello spettacolo serale, così che sia possibile conoscere i contenuti della Multi visione anche nei periodi di non programmazione. Grazie ad un sofisticato sistema di audio guide tecnologicamente avanzate, è possibile la fruizione sincronizzata dei contenuti del Museo Narrante in Inglese e Tedesco, garantendo l’accesso anche a turisti stranieri. Il Castello federiciano invita anche bambini e ragazzi alla conoscenza del mondo di Federico II e dell’intera civiltà medievale, attraverso un percorso didattico, dato dalla visita al museo narrante e numerosi laboratori didattici, suddivisi per fasce di età. Un progetto ambizioso diventato realtà, che valorizza il Castello di Lagopesole, offrendo una nuova possibilità di sviluppo e di crescita del territorio, ma anche della persona, che vive momenti emozionanti e coinvolgenti alla scoperta di un grande monarca del passato, che ha fatto del Mezzogiorno d’Italia il centro propulsore dell’Impero.

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io sono LUCANO

I AM LUCANO

JE SUIS LUCANO

ICH BIN LUCANO

SOY LUCANO

Я ЛУКИ

我盧肯

I nser to a cura de

Globalmente Lucani




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L’appuntamento dei lucani all’estero nella Città dei Sassi

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ai nostri lettori

Sempre più protagonisti

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Rintocchi lucani in Medio Oriente Gli interventi della Onlus potentina Together Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

I nostri contatti:

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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423



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L’appuntamento dei

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lucani all’estero

nella Città dei Sassi Giovanni MARTEMUCCI

atera ha ospitato lo scorso 21 e 22 maggio l’assemblea annuale della Commissione Regionale dei Lucani all’estero, l’organismo che raggruppa le circa centosessanta Federazioni e Associazioni di Lucani presenti in quasi tutte le regioni italiane e in molti Paesi del mondo. La Città dei Sassi è stata scelta per l’appuntamento dei lucani, quale azione di sostegno alla candidatura della città a capitale europea della cultura per il 2019, come è stato ribadito nei diversi interventi dei rappresentanti istituzionali della Regione. In apertura gli interventi dei rappresentanti istituzionali, della Regione, della Provincia e del Comune di Matera, a seguire i saluti di autorità civili e religiose. Dai rappresentanti delle Federazioni e delle Associazioni l’impegno a rendere l’associazionismo lucano nel mondo sempre più propositivo, a promuovere con nuove iniziative il made in Basilicata, a creare opportunità di contatti tra gli imprenditori lucani con le realtà dei Paesi di emigrazione e poi suggerimenti e proposte per creare quelle giuste sinergie traducibili in occasioni di sviluppo e per avere dai Comuni lucani la dovuta attenzione sulla possibilità di introdurre delle agevolazioni rispetto alle imposte sulla casa posseduta in Basilicata. Durante i lavori è intervenuta la rappresentante dell’ufficio Emigrazione della Regione Abruzzo, Assunta

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Janni, che ha illustrato le finalità di un’azione di partenariato tra Regione Basilicata e Regione Abruzzo per la realizzazione di un percorso professionalizzante rivolto a dieci periti selezionati dagli istituti tecnici industriali dell’Aquila e di Potenza, presso gli stabilimenti Wolkswagen di Wolfsburg in Germania. Il progetto di apprendistato, dovrebbe tenersi nel periodo compreso tra settembre e ottobre 2014, per una durata di circa 45 giorni. “Un’iniziativa – ha sottolineato Assunta Janni – che vuole contribuire al processo di rilancio e di innovazione dei rispettivi territori, offrendo ai partecipanti l’opportunità di vivere un’esperienza con una realtà lavorativa globalizzata”. Successivamente la Commissione regionale dei lucani all’estero ha approvato, all’unanimità, un ordine del giorno a favore dei lucani residenti ad Iquique e Pica, cittadine cilene, recentemente colpite da un forte sisma.

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Con l’ordine del giorno, proposto dal vice presidente del Consiglio regionale e della Commissione dei lucani all’estero, Francesco Mollica, e ampiamente condiviso dal presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, e dal presidente della Commissione Regionale Lucani all’Estero, Nicola Benedetto, si esprime “solidarietà e vicinanza ai lucani lì residenti e cordoglio alle famiglie delle vittime cilene, nonché un forte ringraziamento alla macchina dei soccorsi che si è mobilitata immediatamente”. La Commissione ha sottolineato la necessità di mettere in campo, da parte della Regione Basilicata, le iniziative possibili a sostegno delle famiglie lucane che hanno subito danni, con la previsione di un contributo per far fronte alle prime fasi dell’emergenza. Durante la due giorni l’assemblea ha nominato i componenti dell’esecutivo: Joe Di Giacomo per l’Australia e Sud


Africa, Vito Santarsieri per il Sud America, Antonio Zasa per l’Italia, Domenico Pinto per il Nord America e Anna Rita Teissere per l’Europa. La seconda giornata dell’assemblea si è svolta al Teatro Duni ed è stata caratterizzata da tre ore di interviste, video e musica per rafforzare, con il contributo dei lucani nel mondo, la community a sostegno del percorso di candidatura di Matera a capitale europea della cultura per il 2019. Un evento pubblico trasmesso in diretta dall’emittente televisiva Trm, media partner di Matera 2019. I circa 100 delegati venuti da ogni parte del mondo hanno ascoltato le interviste, curate da Margherita Sarli e Sergio Palomba, ad una rappresentanza dei sindaci lucani e ad alcuni esponenti del mondo della cultura e delle istituzioni. E poi sono stati alcuni di loro (Joe Di Giacomo della Federazione dell’Australia, Vincenzo Auletta della Federazione inglese e i due

rappresentanti del Forum dei giovani Antony Graziano e Michelangelo Napoli, che vivono in Australia ed in Cile) a raccontare il loro legame con la Basilicata. Un ricordo di Rocco Petrone, il direttore dell'operazione di lancio del John F. Kennedy Space Center, originario di Sasso di Castalda (la cui storia è ricostruita in un libro del giornalista Renato Cantore), e la lettura di un brano di Leonardo Sinisgalli sui lucani, da parte dell’attore Massimo Lanzetta, hanno introdotto un piccolo viaggio nelle tradizioni culturali lucane, nel corso del quale l’antropologo Angelo Lucano Larotonda e lo scultore Antonio Masini hanno illustrato le proprie pubblicazioni sulle feste popolari e religiose che si svolgono nei nostri Comuni e sulle sculture dedicate all’emigrazione e ai lucani nel mondo. Poi, spazio alla musica polare degli Ethnos (accompagnati dalla presenza sul palco due Rumit, gli “uomini albero” dell’associazione “Al Parco” di Satriano di Lucania, che recentemente hanno portato i loro riti arborei anche al Moma di New York), ad Antonella Pellettieri e Mimì Andrisani, che hanno presentato due fra i principali eventi legati alle tradizioni lucane: la festa della Bruna e la parata dei Turchi. Successivamente il musicista e ricercatore Antonio Infantino ha parlato del progetto “Basilicata Factory” sulla riscoperta delle tradizioni legate al matrimonio, ricordando le sue esperienze di emigrante in Brasile e Belgio e regalando alla platea l’esecuzione di un canto tradizionale contro il malocchio. Piero Simonetti ha parlato dell’imminente apertura del museo dell’emigrazione lucana intitolato a Nino Calice, che sarà allocato nel castello di Lagopesole, e Pietro Spadavecchia ha raccontato come funziona già un altro museo dell’emigrazione, quello di Genova. Nel corso della mattinata sono

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stati anche premiati i vincitori del concorso video sulle storie di emigrazione lucana, rivolto agli studenti e organizzato dalla Commissione regionale dei Lucani all’Estero e dal Consiglio regionale della Basilicata, in collaborazione con le Consulte studentesche di Potenza e Matera e con il Comitato per Matera capitale della cultura 2019. Per la categoria “singoli studenti” ha vinto il video “Le rotte del cuore", realizzato da Beatrice Garofalo che frequenta il Liceo socio-psicopedagogico dell’istituto d’istruzione superiore “G. Fortunato” di Rionero in Vulture. Il premio è stato assegnato “per le capacità mostrate nella tecnica del riuso di un cartone animato, sovrapponendo frasi legate al tema del concorso in una brevità da spot. Giudicata positivamente anche la scelta della colonna sonora del video”. Dello stesso istituto fa parte la classe che ha vinto nella categoria “Gruppo studenti” con il video dal titolo “Con la valigia in mano… a cercar fortuna”. Lavoro premiato “per la pulizia del lavoro eseguito e per l’appropriato utilizzo di tempi e fonti memoriali. Il video è stato apprezzato per la coerenza generale e per la tesi sostenuta nel finale che ha svelato la maturità intelligente di chi scava nella memoria per capire il presente”. Ha ritirato il premio la studentessa Sara Brienza. Nella parte finale della manifestazione il direttore di Matera 2019, Paolo Verri, ha illustrato le iniziative avviate per sostenere la candidatura della città a capitale europea della cultura per il 2019. La conclusione è stata affidata alla musica dei Krikka Reggae. L’intero evento è stato seguito su twitter con gli hashtag #LNM14 e #portoMateranel2019. I tweet e le foto della mattinata sono stati riportati su uno schermo, con i commenti del giornalista Donato Mola.

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lucani

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Rintocchi in Medio

Oriente

Gli interventi della Onlus potentina Together 'è una chiesa, nel cuore del Libano che parla lucano. Il 29 giugno scorso, a Houssoun, appena 30 chilometri a nord di Beirut, alla presenza del Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, Cardinale Bechara Rai, e delle autorità politiche libanesi, si è svolta la cerimonia di consegna della nuova Chiesa restaurata di Maria Ausiliatrice. L'opera è stata realizzata grazie all'intervento dell'associazione potentina Together Onlus che dal 2005 è presente nel Paese dei cedri con iniziative umanitarie ed interventi in favore della popolazione del Libano. Costruita nel 1962 su iniziativa di don Carlo Moroni e il contributo di benefattori italiani, la chiesa dei Salesiani è stata spettatrice della storia recente del Paese dei Cedri. Sono trascorsi cinquantadue anni da allora ed oggi, grazie all’attività di Together Onlus con la collaborazione del Panathlon International, la struttura è stata totalmente restaurata, con un nuovo design firmato da Raffaele Gerardi, grafico ed artista potentino residente a Fano (PU). Il restauro è durato quasi 4 mesi. Con questi lavori, la Chiesa, è stata completamente ridisegnata: impermeabilizzazione antipioggia, impianti elettrici, tinteggiatura, lavori strutturali, infissi, arredamenti. Colori, tonalità di luci, sicurezza. Ad impreziosire il tutto, il "fascino" dei marmi di Carrara che caratterizza le stazioni della Via Crucis, l’acquasantiera, la scritta “Gloria Libani data est ei” e il tabernacolo. All'interno della struttura spicca il murales realizzato da Raffaele Gerardi, che accompagna i fedeli con gli occhi di Don Bosco e lo sguardo dei suoi ragazzi. Nel dipinto “Le luci di Don Bosco”, il cedro simbolo del Libano e “le luci” del Santo dei giovani si posano sulla chiesa di Maria Ausiliatrice di

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Houssoun, portando gioia, speranza e sorrisi. A scandire, poi, il suono della cristianità in Medio Oriente ecco i rintocchi della nuova campana in bronzo realizzata dalla Fonderia di Beit Chabab, in Libano. L'opera di Together Onlus, presso la struttura salesiana, proseguirà nei prossimi mesi, per concludersi il prossimo anno (in coincidenza con il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco), con l’allargamento e il restauro dell’Oratorio. Un obiettivo che garantirà a centinaia di bambini di poter giocare e crescere, all'ombra della chiesa appena restaurata. Un luogo di incontro e di “gioco” per centinaia di bambini, all’ombra di Don Bosco seguendone l'insegnamento e l'impronta salesiana.

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COS'È LIBANITALY

DICHIARAZIONI DIR. IST. SALESIANO E PRES. TOGETHER

Il progetto "LibanItaly" è stato creato dalla Onlus Together nel 2005 per aiutare il Libano con progetti umanitari, gemellaggi, scambi culturali. Dal 2005 i volontari di Together, con un'incessante attività, hanno lavorato in tutto il Libano (Tiro, Naqoura, Valle della Bekaa, Jounieh, campo profughi di Chatila, ecc. Nel 2011 è stato varato "Sorrisi per la pace", a favore del Centro Salesiano di Houssoun, 30 chilometri a nord di Beirut. Nel corso dei 9 anni di vita, le missioni si sono moltiplicate e hanno interessato tutto il Libano: assistenza medica, dispensari medici, farmaci, gemellaggi culturali, corsi di lingua italiana, sostegno ad associazioni di volontariato libanesi, colonie estive per bambini disagiati e profughi.

“E’ un momento bellissimo. Dopo oltre cinquant'anni, grazie al lavoro immenso di Together Onlus e del suo presidente Nello Rega, siamo riusciti ad avere una chiesa restaurata. Quella di Maria Ausiliatrice è un simbolo per noi salesiani qui in Libano. Da tempo avevamo intenzione di fare dei lavori in questa struttura ma l’impegno economico per l’Oratorio e le altre nostre opere hanno sempre frenato le nostre volontà e i nostri sogni”. Così don Karmi Samaan, direttore dell’Istituto Salesiano di Houssoun-Jbeil commenta l’operazione “restauro”. Ampia soddisfazione e compiacimento sono stati espressi anche dal Patriarca maronita, cardinale Rai, che dal 2011, con la sua “benedizione”, supporta le attività della Onlus potentina in Libano. Il restauro della Chiesa, per il quale Together Onlus ha organizzato decine di manifestazioni di sensibilizzazione in tutta Italia, è stato reso possibile grazie agli enormi sforzi economici, almeno pari alle difficoltà logistiche e organizzative affrontate in Libano. “Siamo molto orgogliosi del lavoro svolto. Abbiamo realizzato un sogno in soli cinque mesi. Lo abbiamo fatto grazie al contributo di centinaia di benefattori. Ma abbiamo anche realizzato il tutto con l’ausilio di manodopera libanese. Perché, anche in operazioni umanitarie come questa, non bisogna mai dimenticare che ‘oltre al pesce bisogna insegnare a pescare’”. Questo è quanto ha detto il presidente di Together Onlus, Nello Rega, che a pochi giorni dalla consegna della chiesa restaurata, promette: “Siamo già pronti ad analizzare e portare a termine un altro progetto, sempre in Libano, a favore dei bambini. A breve partirà l’operazione per il restauro dell’Oratorio salesiano. Lo restaureremo, doneremo attrezzature per giocare e perché tutti i bambini possano crescere nello spirito del gioco e del divertimento. A qualunque latitudine i bambini devono avere sempre gli stessi diritti. Per fare questo avremo bisogno ancora dell’aiuto di tanti ‘italiani’ sensibili. Ci piacerebbe organizzare in autunno un evento di sensibilizzazione a Potenza, ‘capitale’ della nostra Associazione. Un sogno? A volte, e lo dimostrano i dieci anni di nostra attività instancabile in Libano, si avverano. E noi ci crediamo!”.

PERCHE' IN LIBANO Perché il Libano? L’idea è nata a Nello Rega che nel 2005, inviato per lavoro nel Paese dei cedri, maturò il desiderio di fare qualcosa per una popolazione troppo spesso “dimenticata” e per riallacciare un ponte con l’Italia, molte volte “interrotto”. Da qui il progetto “LibanItaly” che nel suo logo reca la filosofia: due mani, quella italiana e quella libanese, che si stringono, per un cammino comune. Non solo un “dare” ma soprattutto uno scambio continuo di cultura, filosofia di vita, esperienze. Un progetto umanitario senza distinzione di etnie e religioni, così come si evince dalle tante missioni di Together Onlus in terra libanese. L’idea di Nello Rega e Raffaele Gerardi di fare qualcosa a favore di chi “non ha sorrisi” nacque nel 2003. A seguito dell’esperienza lavorativa di Nello Rega in Iraq, nacque il libro “A sud di Bagdad”. Anche in quell’occasione i due autori decisero di devolvere le royalty ai bambini di Nassirya. Nacque una spedizione di aiuti umanitari con la collaborazione del contingente italiano in Iraq. In questi anni le attività di Together Onlus hanno riguardato per il 75% il territorio libanese e per il restante 25% Italia e Sudamerica. Il sito web dell’associazione è www.libanitaly.com, accompagnato da quello personale di Nello Rega e Raffaele Gerardi www.diversiedivisi.it. Negli anni ha raccontato Together e i suoi progetti.

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E U R E K A a più di tre secoli si ripete, ogni anno, il 16 luglio una chilometrica processione, ricca di migliaia di fedeli, di ogni genere ed età, per condurre l’effige della Madonna del Carmine dalla Basilica, sita in Avigliano, al Santuario, su una montagna alta 1228 metri, a 8 km circa dal centro cittadino e da cui è ricondotta in paese la seconda domenica di settembre. L’origine di tale tradizione risale all’anno 1694. La popolazione fu colpita da una terribile carestia, seguita da un violento terremoto, durante il quale, spaventata, si rifugiò sulla "montagnola" e lì rimase accampata per quaranta giorni. Poiché, nonostante la violenza del sisma e la frequenza delle scosse, non si registrò alcun decesso tra gli aviglianesi e le abitazioni non riportarono alcun danno, fu attribuito il miracolo alla protezione della Beata Vergine del Carmine, il cui culto pare sia stato portato da alcuni reduci delle crociate. Si decise, allora, di acquistare la statua da una rinomata scuola napoletana, di costruire una Cappella sulla “Montagnola”, ribattezzata Monte Carmine, e di celebrare, ogni anno, una festa il cui splendore doveva superare tutte le altre svolte in Avigliano. Solo nel 1811, però, l'autorità ecclesiastica del tempo la ratificò ufficialmente quale Protettrice di Avigliano e degli aviglianesi e il 26 maggio 1935, con decreto del Capitolo Vaticano, fu solennemente incoronata, per mano di Mons. Augusto Bertazzoni, Arcivescovo di Potenza. La devozione alla Madonna del Carmine di Avigliano si è diffusa sempre più con il passare del tempo e numerosi sono stati (e

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Una storia di

LA MADON DEL CARM DI AVIGLIANO sono) i pellegrini accorsi anche dai paesi limitrofi, si offrono alla Madonna i cosiddetti "cinti", portati a spalle durante tutto il percorso della processione, mentre le ragazze che ne reggono i nastri colorati, detti “zacaredde”, cantano gareggiando tra loro, in segno di grazia ricevuta o in richiesta di una grazia, in memoria di qualcuno o semplice-

mente per fede. Chi chiede il cinto deve farlo per tre anni, anche non consecutivi, e deve effettuare una sorta di questua tra la comunità. I cinti sono costruiti con candele variopinte, rivestiti con carta colorata o di spighe di grano, disposti su uno scheletro di legno, si ispirano specialmente ad architetture di frontespizi di chiese o ad altarini


fede

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INE caratteristici, di imponenti dimensioni, che, nel corso dei secoli, hanno raggiunto una pregevole qualità artistica, merito delle botteghe e delle diverse maestranze aviglianesi, di cui oggi raccoglie l’eredità Donato Rizzi. Racconta Donato: “Iniziamo il lavoro verso Novembre, scegliendo i modelli […]Poi si inizia con la progettazione, la

decorazione delle candele, le statue di legno, con portanti di ferro. Tutto rigorosamente a mano. Anche la scelta dei colori non è lasciata alla casualità.” Essi, infatti, sono densi di richiami simbolici: i nastri con cui i fedeli scortano il cinto sono il legame con il sacro e rappresentano il voto che la donna scioglieva al termine della processione; il legno rappresenta la Croce; le candele la luce della fede; i colori riprendono l’iconografia mariana; mentre la salita faticosa lungo le pendici del Monte Carmine rappresenta quasi un’espiazione dal peccato. Essi si sono adeguati ai tempi: nei bui anni della guerra, fino al 1943, da piccole chiese divennero aerei, cingolati, navi per ricordare le forze armate, nelle quali combattevano i familiari dei devoti o per rappresentare i corpi di armata nei quali avevano combattuto. Dal 1997, invece, hanno assunto sempre dimensioni maggiori, hanno ampliato la gamma dei colori; le candele che sii aggiungono sono decorate con nastri acetati, oltre alle classiche decorazioni a mano. Dopo la processione di settembre i cinti vengono distrutti e le candele vengono distribuite tra i fedeli che hanno preso parte alla celebrazione, in segno di benedizione. I devoti donano alla Vergine oggetti d'oro, che pian piano hanno costituito un tesoro inestimabile, con cui, nel giorno di festa, si “veste” la statua, portata, a spalla, in processione nella “cona”, dai Confratelli, vestiti, per distinzione, con un sacco col cappuccio di color carmelitano. La Cona, all’interno, riporta i nomi di 29 soldati aviglianesi, che, prigionieri nel deserto

cirenaico durante la Seconda Guerra mondiale, inviarono i loro miseri risparmi affinché ne fosse costruita una nuova. Essi, memori e grati di essere sopravvissuti alla tremenda battaglia, chiedono a Maria, a cui fidenti hanno rivolto la loro prece e consacrato il loro cuore, di ritornare sani e salvi e con la vittoria italiana, come si legge dall’intaglio. Ad aprire la processione è lo stendardo, vessillo processionale di 6 metri, in castagno, con pennone e manto di azzurro stellato sul quale campeggia l’effige della Beata Vergine del Carmine di Avigliano, custodito da oltre cent’anni dalla famiglia Galasso, con il prezioso aiuto della famiglia Sileo, come spiega Rocco Galasso. “Molte sono le guarigioni, molti i miracoli che il Signore - per la premura con cui gli aviglianesi venerano la mamma sua - opera incessantemente in questo lembo di terra lucana […]. La tradizione popolare ce ne ha tramandati tanti, che […] non essendo tutti suffragati da documenti storici, la mentalità scettica e razionalistica del nostro tempo difficilmente li accetta, a differenza di quella dei nostri padri, i quali, vivendo in un'epoca tutta impregnata di fede, non trovavano difficoltà alcuna ad ammetterli” (don Antonio Verrastro in “Avigliano, città di Maria”). Per maggiori informazioni visitate il sito www.madonnadelcarmineavigliano.it e la pagina Facebook “Madonna del Carmine Avigliano” ma.te.

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Nordic Walking Days

Nel Pollino alla scoperta della camminata nordica Giovanni GALLO

pproda anche nel Parco del Pollino il nordic walking. Tenuto a battesimo il 31 maggio e il 1° giugno, in una iniziativa denominata “Pollino Nordic Walking Days”, l'evento ha attirato l'attenzione dei turisti alla ricerca di scenari insoliti e suggestivi da esplorare sul massiccio calabro-lucano. La due giorni ha visto arrivare sul Pollino molti visitatori che, dopo aver appreso le prime nozioni sulla disciplina da parte delle guide ufficiali del Parco, le quali hanno tenuto un corso teorico-pratico, si sono immersi nella natura più incontaminata a colpi di

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bastone. Il nordic walking è una disciplina di origine finlandese che si pratica appunto con dei bastoni che servono a dare la spinta necessaria per tenere un ritmo sostenuto. Ed è proprio il ritmo, non sempre blando, ciò che caratterizza questo sport che ha il grande vantaggio di coinvolgere il 90% dei muscoli del corpo i quali, mettendosi in moto, aumentano il dispendio energetico e favoriscono il benessere del sistema cardiocircolatorio. Il nordic walking è uno sport che deriva dallo sci di fondo, da cui eredita la tecnica ed il modo di spingersi in avanti, anche se le similitudini si fermano qui, poiché per praticarlo non è necessario aspettare l'arrivo dell'inverno e la caduta della neve. L’uso dei bastoni, oltre a permettere di aumentare l'andatura, riduce la sensazione di affaticamento, poiché il lavoro svolto dal corpo è maggiormente distribuito e le sollecitazioni alle articolazioni (caviglie, ginocchia e anche) sono ridotte al minimo. Per questi motivi, la pratica di questa

disciplina è adatta anche a chi è in leggero sovrappeso o soffre di problemi alle articolazioni. Il nordic walking è uno sport divertente e rilassante ed è un modo molto efficace, oltre che poco costoso, per migliorare la propria condizione fisica. È indicato per tutti, indipendentemente dall'età, dal sesso o dalla preparazione fisica. I walkers, dopo la presentazione della disciplina e le lezioni teoriche del 31 maggio, si sono dati appuntamento alle 8.30 del 1 giugno al teatro comunale all'aperto di Viggianello, per ritrovarsi in seguito, a poca distanza dal centro abitato, immersi in una natura varia: torrenti, sentieri, fitti boschi e a contatto con una flora e una fauna di assoluto valore ambientale. L'escursione si è snodata su un percorso di circa quattro chilometri ed ha toccato, tra i luoghi più significativi, l’Area Faunistica del Cervo e la Sorgente Mercure. L'obiettivo del “Pollino Nordic Walking Days” è quello di promuovere e valorizza-


re, attraverso la pratica dello sport, un patrimonio naturalistico, storico e culturale di pregio assoluto. L'iniziativa è nata e si è sviluppata dalla sinergia dell’Associazione Pollino Discovery, la società Identity Formation e la ST Consulting. Questi soggetti, di concerto con enti pubblici territoriali e associazioni, in particolare l’Associazione Rete Vie Francigene Basilicata e l’Associazione Territori Lucani, hanno preso in carico l'evento e messo gratuitamente a disposizione l'attrezzatura necessaria per i partecipanti. Sono tante le attività che si possono praticare sul Pollino e che le amministrazioni locali, senza smettere mai di crederci, stanno promuovendo già da qualche anno. I risultati sono buoni. Adesso la speranza è che i successi già riscossi da torrentismo, ciaspole, climbing e acquatrekking siano replicati anche dal nordic walking, un altro tassello importante che la montagna di Apollo propone nel suo variegato e appetibile carnet turistico.

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Estate melfitana Il clou del programma con il concerto dei 99 Posse Marianna Gianna FERRENTI

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’estate melfitana quest’anno riserba mille sorprese. I preamboli per un calendario che brilla di eventi interessanti e culturalmente stuzzicanti ci sono in abbondanza. Nel diario di bordo emerge la sinergia tra il nuovo assessore alle politiche sociali Vincenzo Fundone, il neo assessore alla gestione e valorizzazione del Patrimonio Alessandro Panico, l’assessore all’Istruzione e allo Sport, Lucia Moccia, congiuntamente al sindaco Livio Valvano, con delega alla Cultura, un programma

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estivo che valorizzerà gli angoli più caratteristici del centro storico. Variegati saranno i suoni e i sapori di una programmazione controcorrente che cercherà di soddisfare sia le energie creative degli “underground” sia il desiderio di serenità delle famiglie melfitane con serate magiche di prestigio, fino ai nostalgici della Disco Anni ’70, da spettacoli per bambini all’intermezzo di gruppi jazz e rhythm and blues in un panorama musicale internazionale sempre meno di nicchia e più vicino ai gusti popolari. Senza dimenticare gli artisti locali e i gruppi rock “made” in Basilicata, il folclore lucano-salentino che tanto fa tendenza, con l’intento di valorizzare la cultura in tutte le sue forme, unendo innovazione e tradizione. Ma soprattutto, come precisato dall’assessore alla Gestione e Valorizzazione del Patrimonio, Alessandro Panico “Lo scopo, quest’anno, è stato quello di ascoltare le richieste dei cittadini, cioè di creare un “Festival del Centro Storico” che convogliasse tutti i quartieri nel cuore pulsante della Melfi del borgo antico. Il Festival del Centro Storico” tra arte, architettura e bellezza che scolpisce il borgo antico giungerà, in una sinergia di suoni jazz, la sera del 18 luglio quando il Parco Federico II si illuminerà con gli artisti internazionali Irene Robbins & Bruno Brischik, spettacolo a cura della Superbass Associazione (Largo Laviano). Il 19 luglio, nella Piazzetta D’Addezio a Foggiano si esibirà il “Duetto Lucano” (Largo Giovanni Battista Buano) e la Disco vinile Anni 70 (a Santa Maria). Il 21 luglio alloggeranno presso il Castello Federiciano i “Giovani Accademici”. Il 25 luglio nel Giardino del Vescovo si esibirà con suoni jazz il Trio Jamali, per il ballo di coppia in salsa latinoamericana gli Ola Flamenca si esibiranno a Palazzo Donadoni il 26 luglio. Il 27 luglio nella villa comunale torna la Disco in Vinile anni 80; mentre il 28 luglio, l’esibizione


LE SERATE 18 luglio

19 luglio 19 luglio 20 luglio 20 luglio 21 luglio 25 luglio 26 luglio 27 luglio 28 luglio

co 30 luglio 30 luglio della “Balca Brandanica Street” per le vie del Centro Storico e il 29 luglio i Casa Cava. Il mese di agosto si apre con il Premio Bramea 2014 (dal 1 al 3 agosto) in Piazza Cattedrale, contemporaneamente in frazione San Giorgio si esibiranno il gruppo melfitano I Federiciani, il 3 agosto la morsa folkloristica de “I Tarantolati” farà ballare il pubblico di piazza Cattedrale a suon di pizzica lucano-salentina. Il 5 agosto tornerà Il Duetto Lucano, stavolta ad allietare gli abitanti della vicina frazione di Foggiano, e a Melfi l’attesissimo incontro tra i Sarni Sax e gli appassionati del jazz e di tutti coloro che vogliono avvicinarsi a un genere musicale tanto sofisticato quanto intrigante. Continuerà ad essere l’evento sportivo clou della città, motivo di orgoglio e di riconoscimento per chi porta in alto il nome di Melfi nel mondo il “Galà dello Sport”, promosso ed organizzato dal CSI di Melfi, dall’amministrazione comunale e dall’assessore allo Sport, Lucia Motta. L’evento si svolgerà il 6 agosto in Piazza della Cattedrale con la premiazione dei talenti e dei campioni melfitani che si sono distinti in campo sportivo. Si prosegue il 7 agosto, in Piazza Cattedrale, con la pizzica del “Canzoniere Grecanico Salentino Papocchio”, l’8 agosto i “Liberoarbitrio” in Corso Garibaldi. Il 9 agosto l’associazione culturale-musicale “Mysticus Concertus” organizzerà un concerto corale nei Giardini del Palazzo Vescovile. Quest’anno la Festa della SS. Assunta ospiterà il 15 agosto l’attesissimo concerto dei 99 POSSE, a cui seguiranno il 16 agosto i festeggiamenti in onore di San Rocco con l’esibizione del gruppo melfitano “I Federiciani”. Il rapper Clementino allieterà la serata del 23 agosto in Piazza Craxi, e ancora il 25 agosto tornano i “Sarni Sax”. Il calendario si concluderà il 30 e 31 agosto con Magia d’Estate che si svolgerà tra la Villa e la Cattedrale. Ora il banco di prova sarà il gradimento della cittadinanza.

Irene Robbins & Bruno Brischik Superbass Associazione Largo laviano Duetto LUCANO Largo Buano Disco in vinile anni 70 Santa Maria Kenny Werner Trio Papocchio Porta Calcinaia Giovani Accademici Castello Trio Jamali Giardino del vescovo Ola Flamenca Palazzo Donadoni Disco in vinile anni 80 Villa Comunale Balca Bandanica street Nelle via del centro stori-

Danilo Rea Trio Papocchio Cattedrale 1-2-3 agosto Premio delle genti lucane Cattedrale 2 agosto I Federiciani San Giorgio 3 agosto I Tarantolati Cattedrale 5 agosto Duetto Lucano Foggiano Sarni Sax Leonessa 6 agosto Galà dello Sport. Cattedrale 7 agosto Canzoniere Grecanico Salentino

7 agosto

Papocchio Cattedrale 8 agosto Libero Arbitrio Corso Garibaldi 9 agosto Misticus Concertus Giardino del Vescovo 10-12 agosto MELFINCANTO Ass. cul. RITMITIKA Cattedrale 11 agosto Evento Moda Cattedrale 13 agosto I Corsari Cattedrale 14 agosto La Grande Orchestra spettacolo Ieri, Oggi, Domani Show Cover Renato Zero Cattedrale 15 agosto 99 Posse Cattedrale 16 agosto I Federiciani San Rocco 17 agosto Cavalleria Rusticana Cattedrale 18 agosto Ernrico Zanisi Trio Piazzetta San Teodoro 19 agosto

SARNI SAX Bosco Federico Secondo 20 agosto Grease Country Rock Cattedrale 22 agosto Blue Cat Blues Cattedrale 23 agosto Clementino Piazza Craxi 25 agosto Sarni SAX Casa Cava 30/31 agosto Magia D’Estate Villa e Cattedrale

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Abiti dal

“Sabor latino” Barbara GUGLIELMI

aggio e giugno, si sa, sono i mesi dei saggi di danza, durante i quali tutti gli allievi delle scuole di ballo mostrano ciò che hanno appreso durante l’anno. Questo vale per molteplici discipline quali danza classica, moderna, hip hop… e balli latino-americani. Tra questi ultimi è una scuola potentina ad emergere, non solo per bravura e impegno ma anche grazie ai costumi indossati durate le esibizioni, poiché sono stati disegnati e realizzati dalla propria insegnante, Manuela Albano, titolare insieme al marito dalla scuola Sabor latino. Partiti 13 anni fa per il loro viaggio di nozze in Brasile, Manuela e Potito restano stregati dei balli caraibici, tanto che al rientro decidono di iscriversi ad un corso presso una scuola di ballo. Spiccando subito rispetto agli altri allievi, il loro insegnante decide di farli partecipare alle prime gare agonistiche e suggerisce loro di seguire corsi per insegnare. Dopo essersi specializzati ed aver collezionato svariate medaglie sia ai campionati regionali che nazionali, sei anni fa aprono la loro scuola di ballo. Manuela, che ha frequentato l’Istituto d’arte a Potenza, fin dalle primissime gare decide di disegnare i propri abiti, che poi fa realizzare presso un atelier di Napoli, poiché spiega “io ho sempre saputo esatta-

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mente come volevo il mio abito, quale movimento dovesse fare rispetto ai passi di danza”. Quindi ad ogni gara, Manuela si presentava all’atelier con i propri disegni da far realizzare, non consultando mai i cataloghi lì presenti. Un giorno per caso “arrivai all’atelier mentre un’altra ragazza stava sfogliando il catalogo e vidi al suo interno che vi erano alcuni dei miei bozzetti, che avevano inserito a mia insaputa; allora lì mi resi conto che forse ero brava e che avrei potuto disegnare gli abiti anche per gli altri non solo per me stessa e mio marito”. Da allora disegna i costumi da esibizione anche per i suoi allievi, scegliendo accuratamente anche i colori ed i tessuti, e realizzando a mano gli accessori da abbinarvi, quali collane, bracciali, orecchini e cinture. Inoltre “dato che a causa dei tessuti particolari e della manodopera i costi degli abiti sono abbastanza elevati, per far risparmiare i miei allievi faccio realizzare presso atelier solo la base del vestito che poi arricchisco io di particolari, facendo bagni di colore ad esempio ai merletti e cucendoli io stessa su ogni capo”. Quindi per Manuela l’abito da esibizione serve a far risaltare i movimenti e a dare un valore aggiunto alla performance; spiega con una luce negli occhi che dimostra quanta passione vi è nel suo lavoro “la

donna, durante l’esibizione, diventa protagonista, deve apparire al meglio di sé stessa e deve sentirsi al massimo della propria femminilità; gli abiti vengono studiati in base al fisico, ai movimenti previsti ed al tipo di ballo da svolgere; me lo immagino in ogni passo , in ogni giro per cui so esattamente dove è necessaria una frangia, una balza, quindi lo disegno per valorizzare sia la ballerina che i suoi movimenti; ed ovviamente vi abbino poi l’abito maschile da affiancare ”. Questa passione si sta trasformando in un vero e proprio mestiere poiché da un anno a questa parte l’insegnate di ballo, intanto divenuta anche mamma, ha ricevuto proposte di lavoro da vari atelier; per il prossimo anno deve scegliete se collaborare con un atelier lucano o con uno campano. Dunque, non saranno più solo gli allievi di Sabor Latino gli acquirenti degli abiti realizzati dalla loro maestra; saranno a disposizione di tutti. Intanto “mi auguro che questa crescita in ambito stilistico faccia si che il territorio possa avvicinarsi sempre più al mondo dei balli caraibici, perché no, anche attraverso un bell’abito”. Potremo ammirare, nel frattempo, gli abiti di Manuela indossati dai suoi allievi durante le esibizioni previste per il mese di agosto in giro per i paesi della Basilicata.

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Melodia e ritmo con Il disco di

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Danilo Vi


kulele Revolver

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iù di qualche “magazine fa” eravamo rimasti a Dal Vino In Gola, anagramma con cui l’artista Danilo Vignola ha intitolato la sua prima raccolta di silloge. La ragione del suo ritorno su queste pagine adesso non è un altro libro ma un disco: Ukulele Revolver. Ebbene sì l’ukulele: il chitarrino hawaiano a quattro corde che ha reso celebre l’artista lucano Danilo Vignola dopo la conquista di un prestigioso riconoscimento mondiale. Rinomato a livello internazionale come uno degli sperimentatori più creativi e valorosi di questo strumento, Danilo ha strappato l’ukulele dalla sua identità prettamente hawaiana, portandolo in una dimensione del tutto personale, inesplorata; con la dolcezza oltraggiosa del suo “Carillon Elettrico” come ama definire il suo strumento; l’ukulele di Danilo raggiunge così universi musicali lontanissimi, inimmaginabili prima della sua testimonianza. Ukulele Revolver è un prodotto discografico audace, unico nel suo genere, di sconfina-

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ta creatività, proiettato verso il cambiamento: come le ombre su tela dei pittori metafisici che si estendono sempre più in là, inverosimili per l’ora del giorno rappresentata. Un disco dai molteplici punti di fuga, traboccante di melodie che evocano multiformi scenari fuori dal tempo. Un mondo a se. Non a caso dunque, questa produzione per la Ethnopunk records che prevede svariate tirature limitate, ognuna con una copertina diversa (personalmente disegnate dall’artista), la composizione della seconda pubblicazione è un omaggio al celebre pittore metafisico del novecento Giorgio De Chirico. Un lavoro co-prodotto con Giovanni Didonna, batterista-percussionista molto apprezzato che da sempre accompagna Danilo Vignola negli infiniti tour fra teatri, club jazz , piazze e locali. Un disco eterogeneo che va dal flamenco alla tarantella, passando per il jazz fino all'heavy Metal, che vanta prestigiose partecipazioni fra cui

spicca quella di Martin Cockerham, fra i più influenti esponenti del folk inglese degli anni '60, suonatore di ukulele, leader degli Spirogyra (storica band britannica dei primi '70) il quale ha suonato anche con i Beatles, i Jethro Tull. Si avvale della collaborazione di Graziano Accinni, storico chitarrista di Mango, degli Smooth Streets Project e del direttore d’orchestra Rocco Mentissi. Ukulele Revolver è poco più di trenta minuti di melodia e ritmo, armonie che avvolgono l’ascoltatore in un surrealismo onirico, con quel tocco di ukulele elegante e oltraggiosamente virtuoso stile Danilo Vignola, inconfondibile, riconoscibile dalla prima nota, con risoluzioni compositive che vanno al di la degli schemi convenzionali, senza mai perdere l’autenticità. Il tutto è perfettamente connesso attraverso ispirazioni emozionali, ad un pensiero di Danilo secondo cui “esprimersi è il diritto di essere se stessi, sperimentare nuove possibilità rende autentici”.

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La poesia di Antonio N Mancusi “Racconto la meraviglia

del mondo senza filtri”

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Emanuele PESARINI

ati per vivere. Un titolo emblematico per esprimere il proprio si alla vita, da parte del poeta lucano, di origini aviglianesi, Antonio Mancusi, che ha recentemente pubblicato, edito dalla Albatros Edizioni, il proprio libro di poesie. I testi contenuti in questa raccolta nascono dalle tante emozioni e dalle sensazioni provate dall’autore nell’arco della sua vita. Si tratta di un’opera intensa i cui versi sono tutti protesi a rievocare i bellissimi ricordi legati alla sua infanzia, i momenti più significativi della sua prima giovinezza, le esperienze fatte negli anni, i libri letti e le avventure che, a prescindere dal tempo e dallo spazio capitano un po’ a tutti. Le poesie raccolte nella silloge testimoniano una vocazione innata da parte dell’autore all’uso di rime baciate basate sull’uguaglianza, data una coppia di versi, di un verso con quello immediatamente successivo secondo lo schema metrico tradizionale AABB, e -tratto originale e distintivo della sua produzione tendono tutte a descrivere la realtà per quella che è secondo un modello mimetico che rasenta la perfezione. La creazione artistica si sublima attraverso immagini che riproducono autenticamente e fedelmente la realtà, sia che essa coincida con il vissuto più intimo e personale dell’autore, sia che esso riecheggi ad esempio, le sensazioni provate dinanzi a fenomeni e dati naturalistici, come il nuovo avvento della stagione primaverile, che porta con sé ogni anno il risveglio dal torpore, rinnovando il trionfo della vita sulla morte, metaforicamente simboleggiato dallo sbocciare di nuovi amori e colori. “Spunta un campo di girasole respiriam l’ odore delle viole. Di stupor si illumina il viso, sono i colori del paradiso”. Tra versi intimistici e temi di attualità, affiora un sentire dal sapore antico, intriso di valori, ideali e diffusa positività. O la stupenda immagine con cui sempre il tema amoroso è raccontato nella sua duplice veste, sospesa tra la gioia di quando affiora ed il dolore di quando svanisce, nella poesia intitolata “Ancella d’amor”. Si legge nel testo “L’amore è la più bella cosa, nasce da una nuvola rosa, nasce sempre all’improvviso, quando finisce piove sul viso”. La vita è sempre descritta con toni che oscillano tra


il serio ed il faceto, mescolando abilmente bellezza e tragicità. Non perdono mai di vista l’inarrestabile scorrere del tempo che passa su di noi ed influenza la nostra anima e la nostra mente le cambia per sempre. La meraviglia del mondo che ci avvolge è raccontata senza filtri, si guarda alla realtà per quella che è, e allo stesso tempo per come la si vorrebbe, senza ricorrere alla costruzione di realtà fittizie come accade spesso in poesia,. Per poter onorare - come recita il titolo - di essere “nati per vivere” e viverla.

IL PIANTO DEL MAR Sulla scia di uno splendido tramonto Dopo l’abominio dell’ultimo affronto Diviso da noi da bollenti spiagge Il mare…… piange! Il tuo dolore è sconfinato Assoluta meraviglia del creato Lo senti salir su dagli abissi Se di notte con occhi d’amor lo fissi Eppur ci doni sempre un sorriso Sei una proiezione del paradiso Pattumiera di un pianeta infame e corrotto Alla tua salute poco accorto Petroliere che si spaccano E un carico di morte rilasciano Si colorano di nero le tue acque blu E la nostra anima muore una volta di più Scorie radioattive di anime già morte Ormai è decisa la nostra sorte Ma prima o poi ti sveglierai E fino ai capelli ci sommergerai Fallo presto però Vederti agonizzar così, più non si può Riprenditi la tua lesa maestà Affogaci nel mare delle nostre viltà!

Come è nata l’idea della pubblicazione di una raccolta poetica ? L’idea è nata man mano che pubblicavo le mie poesie su facebook, così per dare sfogo alla mia creatività, penso che ognuno di noi ha dentro di sé una forma di creatività, bisogna solo lasciarla uscire fuori. Parlaci delle tue precedenti pubblicazioni. So che scrivi anche poesie in vernacolo aviglianese ad esempio Precedentemente alla pubblicazione di questo libro ho partecipato insieme ad altri poeti alla collana Viaggi di versi. La cosa è nata così, partecipai ad un concorso di poesia con un componimento, Sogni, che tra l’altro è il primo del libro Nati per vivere, oltre ad essere una delle mie poesie preferite. Qualche tempo dopo mi telefonò la redazione, per complimentarsi della poesia e per propormi la pubblicazione in collaborazione con altri autori. In seguito ne ho fatta un'altra dove il numero dei poeti era ristretto, poi ho capito che era arrivato il momento di pubblicare un libro da solo che raccogliesse esclusivamente miei testi. Recentemente ho partecipato ad un concorso di poesie dell’ Albatros e sono stato selezionato come finalista. Recatomi a Napoli per ricevere il premio, ho appreso la splendida notizia che la mia poesia è stata inserita nella pubblicazione “Premio Albatros 2014” che sarà inviata in tutte le librerie e parteciperà alla prossima edizione Salone del Libro di Torino. Il settore delle poesie in vernacolo aviglianese rappresenta per me un motivo di grande soddisfazione; sono poesie dove io racconto la realtà della mia città, Avigliano, descrivendo usi e costumi, modi di vivere, usanze varie, la devozione storica alla Madonna del Carmine, con cenni sul brigantaggio, eventi del passato e personaggi storici che hanno riguardato

Antonio Mancusi

il mio paese natio. Si tratta di un filone culturale, quello delle poesie in vernacolo aviglianese, che mi da molte gratificazioni e soddisfazioni. Queste poesie sono anche oggetto di video in cui mi diverto a recitarle, e che inserisco nella mia pagina perosnale di Youtube. Per visualizzarli basta scrivere il mio nome nello spazio di ricerca del sito, sono pubbliche! Come e quando nasce la tua passione per la poesia? La passione per lo scrivere poesie nasce da quando, circa una decina di anni or sono, mi sono messo a leggere libri. Penso che ognuno di noi abbia dentro, il desiderio di fare nuove conoscenze; poi io amo molto la storia. Tutto è venuto da lì, avendo letto libri, come quando si compone un puzzle ho sentito il desiderio di mettere in ordine i pezzi e scrivere quello che penso del mondo e come vorrei che fosse. Nei tuoi componimenti troviamo temi intimistici ma anche di attualità. Da dove trae fonte la tua ispirazione per la scelta di soggetti e tematiche descritte nei versi ? La mia ispirazione trae fonte dalle cose che vedo nella realtà, dalle cose che leggo, e anche dalle mie esperienze. Ognuno di noi è un contenitore di vita vissuta nel bene o nel male: c’è chi le conserva per sé quasi gelosamente, c’è chi

invece le comunica al mondo quasi come se volesse proteggerlo. Io sono tra questi ultimi. La presente silloge comprende tutte le poesie da te scritte o ve ne sono altre non pubblicate e rinchiuse temporaneamente nel cassetto ? Le poesie del libro Nati per vivere narrano la visione del mio mondo, come lo vedo e come vorrei che fosse. Ve ne sono circa altre ottanta, di queste una cinquantina le reputo pubblicabili in futuro. Vi sono scrittori o poeti da te particolarmente apprezzati e/o in qualche senso decisivi per la maturazione del tuo stile poetico? No pur avendo letto molti libri, non ho avuto fonti di ispirazione; direi che ho immagazzinato tutta una serie di notizie, curiosità ed eventi storici che mi hanno portato a questa decisione. La definisco, sfogo della personalità. Vi è qualche poesia o tema trattato nelle tue composizioni cui sei particolarmente legato ? Sono legato un po’ a tutte le poesie che contiene il libro, ognuna di loro nasce da una esperienze fatta, alcune volte (troppe) in negativo ma sempre con un animo positivo e di lotta.. come del resto è la vita.

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CAIZZO EMILIO Seconda Parte Vincenzo MATASSINI

ualche anno dopo a Potenza, con Delibera del 29 aprile 1968, vengono autorizzati nel Cimitero Comunale i lavori per la costruzione di due scalinate, alla destra ed alla sinistra del Sacrario Militare, per meglio consentire l’accesso alle cellette sottoposte. Per il recupero dei resti di Emilio Caizzo1, dopo una lunga attesa durata trent’anni, motivata dai tempi delle trattative col governo libico, il Ministero della Difesa comunicava ai familiari dei militari caduti che a Bari sarebbero arrivate le cassette ossario provenienti dai Cimiteri di Guerra della Libia. Dopo l’arrivo e le solenni onoranze militari, civili e religiose le cassette ossario dei caduti vennero avviate al Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Capurso, a 10 chilometri da Bari, prima di una definitiva sistemazione presso le singole destinazioni d’origine. La mattina del 12 ottobre 1972, su autocarri militari provenienti da Foggia, arrivarono a Potenza in Piazza XVIII Agosto le cassette ossario contenenti i resti mortali della Medaglia d’Oro al valore Militare Emilio Caizzo; delle Croci al Merito di Guerra Rocco Giuseppe Grignetti di Tolve del 26° Reggimento Artiglieria, Divisione Motorizzata “Pavia” e Michele Salvati di Potenza della 10a Compagnia Bersaglieri Motociclisti, del X Corpo d’Armata, tutti morti in Libia in periodi diversi. Il corteo attraverso Corso Umberto I arrivò a Portasalza da dove le cassette ossario, precedute da tre soldati ognuno dei quali su un cuscino, portava il casco coloniale, l’elmetto ed il cappello piumato, attraversata

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Via Pretoria, vennero portate alla Chiesa della Trinità per la funzione religiosa, officiata dal Parroco Don Domenico (Mimì) Sabia. Presenti la madre di Emilio Caizzo Rosa Emanuela Beneventi con i figli Berardino e Carmela, la madre di Grignetti Rocco Giuseppe ed i familiari di Salvati Michele, oltre al Sindaco di Potenza Ins. Antonio Bellino, al Presidente dell’Amministrazione Provinciale Vincenzo Verrastro e ad Autorità Militari e civili. Al Cimitero di Potenza, nello stesso giorno, le tre cassette ossario vennero tumulate nelle cellette alle spalle del Sacrario Militare; la madre di Emilio Caizzo volle che la cassetta con i resti del figlio rimanesse a Potenza così, ogni giorno ella potesse visitare il figlio. La celletta di Emilio Caizzo era la prima dal basso, sotto la scalinata di destra e nella cassetta ossario contenente i resti, vennero posti anche il casco coloniale e la bandiera tricolore. Il Gen. Francesco Manganaro, quando dopo la cerimonia del 12 ottobre 1972 venne a conoscenza che nel Cimitero di Potenza i resti di Emilio Caizzo (unitamente a quelli di Antonio Di Napoli già tumulati in precedenza) erano posti nelle cellette poste alle spalle del Sacrario Militare, fece pervenire forti critiche all’Amministrazione Municipale di Potenza perché i resti di due Medaglie d’Oro non avevano una degna sepoltura. Ed è, probabilmente, in quella occasione che i resti mortali di Emilio Caizzo e di Antonio Di Napoli furono sistemati nella parte anteriore del Sacrario Militare, rispettivamente a destra ed a sinistra, ricoperti da una lastra di marmo su cui con caratteri di

bronzo vengono riportate le rispettive motivazioni delle Medaglie d’Oro. L’11 dicembre 1991 il Gen. Francesco Manganaro scrisse al Sindaco di Potenza Rocco Sampogna prospettando che “il Gruppo Nazionale dei Guastatori aveva deciso di effettuare un pellegrinaggio a Potenza per onorare la memoria di Emilio Caizzo, 1a Medaglia d’Oro dei Guastatori del Genio in Africa Settentrionale e che il 16 maggio 1992 ricorrerà il 51° anniversario del sacrificio dell’Eroe”. Il Sindaco di Potenza Rocco Sampogna il 13 febbraio 1992 rispose: “Nell’accogliere con vivo compiacimento l’iniziativa, si dichiara a nome dell’Amministrazione Municipale disponibile a fornire ogni utile supporto al fine della migliore riuscita della Manifestazione, restando in attesa di conoscere nel dettaglio il programma della stessa. Nel contempo l’Amministrazione appronterà gli atti necessari per l’intitolazione alla memoria della M.O.V.M. di una strada e/o struttura scolastica della Città”. Il 16 febbraio 1992 il Gen. Manganaro, preso atto della disponibilità della Amministrazione Municipale di Potenza, precisa: a) la necessità di un convegno nella Sala Consiliare o altro locale per illustrare la figura di Emilio Caizzo e distribuire un opuscolo sulla figura della Medaglia d’Oro; b) approntamento di una semplice targa intitolata a Caizzo su una infrastruttura di Potenza; c) S. Messa presso la tomba dell’Eroe e deposizione Corona dall’alloro. Il Comune di Potenza in data 9 aprile 1992 delibera “di intitolare la Palestra Comunale di Rione Lucania alla memoria della M.O.V.M. Emilio Caizzo, volontario

guastatore nativo di Castelmezzano, le cui spoglie sono nel Sacrario dei Caduti nel Cimitero di Potenza” ed il 19 aprile 1992 il Gen. Manganaro, ringraziando per la volontà comunale, invia il Programma definitivo della Manifestazione. Il 16 maggio 1992 la commemorazione della M.O.V.M. Emilio Caizzo avvenne nel Teatro Stabile con gli Interventi del Gen. Francesco Manganaro e dei Sindaci di Potenza Rocco Sampogna e di Castelmezzano Antonio Eufemia; successivamente a Rione Lucania avvenne l’intitolazione della Palestra Comunale, lo scoprimento di un Cippo in onore dell’Eroe con alle spalle un albero di ulivo, progettato dal Cap. Francesco Settanni dei Guastatori di stanza a Caserta e la funzione religiosa officiata dal Cappellano Militare Don. Rocco Smaldone. Una lapide in marmo posta sul Cippo e dedicata da “La Città di Potenza”, riportava in maniera sintetica la motivazione della Medaglia d’Oro. Successivamente, nel Cimitero Civico omaggio alla tomba di Emilio Caizzo e deposizione di corone d’alloro, presenti Autorità Militari e Locali, i familiari dell’Eroe e componenti del Gruppo Guastatori. Nel Sacrario dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio, Lungotevere della Vittoria in Roma è posto un Busto in bronzo della Medaglia d’Oro Emilio Caizzo. NOTE 1) Caizzo Emilio (Castelmezzano, Potenza 15.04.1920 - Tobruk (Ras es Sehe), Cirenaica 16.05.1941

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Artisti speciali nella mostra

CAMBIO DI PROSPETTIVA Anna MOLLICA

el nostro intimo ci sono delle potenzialità e volontà che sono sopite, in qualche modo, dalla morale convenzionale. Noi tutti abbiamo risorse che vanno ben oltre le capacità creative che coltiviamo nella quotidianità: la nostra genialità a volte urta col senso morale della società e viene per questo repressa. Con Anna tutta questa genialità è emersa, come un dono nascosto, è emersa concretamente in ognuno di noi”. Carmelo parla a nome dei suoi amici, ospiti come lui della Casa Alloggio e Centro Diurno “La Mongolfiera” di Potenza gestita dalla cooperativa BenEssere. Esprime tutta la loro soddisfazione per aver realizzato qualcosa di grande. Ventuno opere d’arte frutto del progetto “Natura in Pittura” coordinato dall’artista Anna Faraone con l’ausilio di Simon, maestro d’arte al Centro. Carmelo, Pasquale, Manuel, Nicola V., Antonio, Vincenzo, Francesca, Denny, Dino, Francesco G., Nicola C., Giuseppe, Antonietta, Teresa O., Francesco S., Giovanni, Fabia, Maria, Paolo, Margherita,

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Teresa B. sono loro che hanno realizzato i particolarissimi disegni che hanno ribaltato la linearità della natura. Iniziato nel giugno del 2013 il progetto è stato concepito in due momenti. Dapprima all’aperto, quando si è fotografato flora, fauna, terra, acqua. E poi nel laboratorio del Centro dove ogni ospite ha, da questi scatti, tratto la sua natura riproducendola con originalità. Inediti soli, alberi, fiori, prati, animali, montagne si sono materializzati in questi disegni dove ogni elemento, seppur conservando le sue originali forme, ha mutato colore. E così per esempio cieli rosa sovrastano prati corallo, chiome di alberi si tingono di viola o si trasformano in un unico grande fiore. In queste opere tutto è come appare all’animo di chi ha li ha composti, di chi ha immaginato un mondo differente che, nella sua diversità, riesce ad essere altrettanto interessante e bello. Da questa osservazione si è generato, dunque, il cambio di prospettiva che è alla base di ogni creatività. E “Cambio di prospettiva” è appunto il titolo della mostra che racchiude tutti i disegni ed è esposta nelle scale mobili di via Armellini a Potenza. Diverrà itinerante nei paesi della regione che ne faranno richiesta. Con questo progetto si è voluto promuovere il valore della diversità ed anche quello del volontariato, preziosissimo nell’aiutare le persone con difficoltà. Ciascun disegno racchiude un piccolo universo che forse, a parole, non è facile far comprendere, ma la raffigurazione si, perché agevola quell’apertura interiore che non sempre, purtroppo, si è disposti ad ascoltare.


MARATEA OSPITA ARCOBALONIA 2014

uest’anno la carovana di Arcobalonia è approdata in uno dei posti più belli della Basilicata: Maratea. Lo scorso 7 giugno il suo centro storico si è trasformato in una esplosione di colori ospitando la Festa Regionale del Bambino giunta quest’anno alla sua 10a edizione. Arcobalonia esiste dal 2003 e dopo le prime 5 edizioni a Tito Scalo è diventata itinerante tra i borghi della Basilicata, i più isolati e sempre meno abitati. La manifestazione è organizzata dalla FISM – Federazione Italiana Scuole Materne – di Basilicata che riunisce una quarantina di Istituti paritari di ispirazione cristiana. Per l’edizione 2014 la FISM ha scelto Maratea per omaggiare i 100 anni dell’Istituto “De Pino Matrone Jannini”, primo asilo del paese, sorto nel 1914 e gestito dalle suore. Tale decisione non è stata casuale bensì mirata a sottolineare la sensibilità di coloro che in un periodo tremendo come quello della Prima Guerra Mondiale, definito da papa Benedetto XV l’inutile strage, si impegnavano per l’educazione e la tutela della vita di bambini, soprattutto quelli appartenenti a famiglie bisognose. Ed è cosi che il centro storico marateota si è rivestito di tanti colori, è diventato gioiosamente chiassoso con l’arrivo da più parti della regione di un migliaio di persone tra bambini, genitori ed educatori. L’allegria e la spensieratezza si è diffusa presto tra i vicoletti e le piazze dove erano stati allestiti una trentina di laboratori, una mostra fotografica dell’Istituto “De Pino”, e dove risuonava la musica di altoparlanti e della locale banda. Tre chiese sono state lasciate aperte per l’intera giornata, e in una di queste era esposta la mostra dei presepi. Tutto è stato pensato per stimolare l’interesse e la creatività dei piccoli, protagonisti insieme alle loro famiglie, di un evento che promuove come messaggio politico “un mondo a misura di bambino è un mondo a misura di tutti”. Per Arcobalonia (contrazione delle parole “arcobaleno” e “babilonia”) centrale è la figura dei più indifesi perché agire e pensare nel loro interesse significa

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far crescere responsabilmente e civilmente la società intera. I piccoli ospiti, hanno apprezzato quanto proposto. I loro visi disegnati e le loro laboriose mani sono state la prova della buona riuscita di una manifestazione che ha ottenuto larghi consensi e sostegni da parte dell’amministrazione comunale di Maratea, delle locali Pro Loco ed Istituti Alberghiero ed Artistico, e dei boy scout potentini. A loro è stata affidata la gestione dei laboratori. Vi era anche la Protezione Civile e la Croce Rossa con le sue ambulanze. Sono state delle positive sinergie che si sono associate a quelle degli organizzatori sia della FISM, Edmondo Soave (presidente) e Mimmo Lavanga, che dell’Istituto “De Pino” Francesco Billari. Sono state loro le forze motrici di questa carovana che da oltre dieci anni procede lungo un percorso sempre più ammirato, lungo il quale è possibile incontrare spesso generosità ed altruismo. Arcobalonia è continuata con una Santa Messa celebrata da don Adelmo Iacovino parroco di Maratea, e don Mimmo Beneventi, parroco di Pietragalla e consulente ecclesiastico della FISM Basilicata. Si è conclusa al chiostro “De Pino” con la presentazione al pubblico della Lunetta recuperata e affrescata e del portale del XVII° secolo, restaurati da Paolo Schettini.

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La via lucana del benessere Alla scoperta delle risorse vegetali in grado di contribuire al benessere Maria Carmela PADULA

a “via lucana del benessere” rappresenta un percorso tra le specie vegetali della Basilicata aventi proprietà benefiche per la salute umana. Intraprendere tale cammino equivale a prendere coscienza di quanto la nostra regione sia in grado di fornire, attraverso le sue risorse, risposte adeguate a disordini del comportamento alimentare, obesità in primis. Quest’ultima rappresenta ad oggi una vera e propria emergenza sociale dei Paesi industrializzati, da inquadrare in un contesto ben più ampio di quello regionale, al minimo, all’interno dei confini nazionali. Ebbene, l’inquadramento nazionale dell’obesità fa conseguire al territorio lucano la triste “maglia nera” italiana: all’interno della nostra popolazione il 34% degli uomini e ben il 42% delle donne vivono una condizione di sovrappeso, il 12,7% di obesità grave (dati Azienda Ospedaliera Regionale “San Carlo”, Potenza). Ancor più allarmante risulta essere il dato relativo ai bambini lucani: il 39% di questi è in sovrappeso o addirittura obeso. Parlare di obesità equivale a parlare anche delle

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patologie correlate: tra le più importanti si annoverano il diabete mellito di tipo 2 (T2DM), la sindrome metabolica (MetS), le malattie respiratorie ed osteoarticolari nonché il rischio cardiovascolare (CV). Dunque l’obesità è considerata, in queste righe, non solo un eccesso di calorie in entrata, visione considerata incompleta e riduttiva, bensì una lesione biochimica, dovuta ad un’alterata espressione genica, condizionata dai nutrienti introdotti con l’alimentazione. Più semplicemente, un soggetto obeso non è solo o necessariamente un individuo che “mangia troppo”, ma è anche colui che introduce nel suo organismo nutrienti in grado di contribuire al suo malessere. Risulta allora chiaro lo stretto legame alimentazione-salute, in quanto il cibo può

rappresentare “la più sana e potente forma di medicina o la più lenta forma di veleno” (Ann Wigmore, nutrizionista lituana, 19091994). E allora, come riconvertire il malessere in benessere? Rispondere a questa domanda equivale ad avere chiara la composizione di quello che si potrebbe chiamare “l’elisir di buona vita”. Non stupisca il fatto che parte di questo elisir lo si può trovare all’interno della biodiversità lucana, ossia della flora, spontanea o non, della Basilicata, in quanto terra ricca di composti cosiddetti “cibi funzionali” o “modulatori epigenetici”. È doveroso specificare che un’altra parte dell’elisir, non di importanza secondaria, è identificabile nella soddisfazione del fabbisogno fisiologico di tutti i macronutrienti


(lipidi, proteine e carboidrati) e i micronutrienti (vitamine e minerali), nonché all’interno di uno stile di vita non improntato sulla sedentarietà. Che cosa si intende per “cibi funzionali”? Si tratta di nutrienti così definiti in virtù della loro funzione benefica sulla salute umana. Tra questi si annoverano soprattutto polifenoli, glucosinolati e carotenoidi, composti aventi soprattutto attività anti-ossidante, detossificante, anti-infiammatoria e antitumorale. Presenti in entità maggiore in ortaggi, frutta e verdura, tali componenti bioattivi sono in grado di avere effetti sul DNA, in quanto in grado di sostenere e potenziare sistemi biologici contro fattori di rischio, tra cui l’accumulo di massa grassa. La riflessione si fa più interessante se si tiene conto anche del fatto che in Basilicata il settore primario rappresenta l’attività prevalente. La coltivazione di specie health-promoting è già praticata e destinata al consumo umano senza che il potere benefico delle stesse sia, in molti casi, noto ed esaltato. Alle specie coltivate si affianca una serie di specie spontanee che possiedono ancora proprietà salutari poco note o

del tutto sconosciute. Ed ecco che la Basilicata assume la doppia veste di: 1.“terra del problema” (obesità e patologie concomitanti), 2. risoluzione intrinseca della questione nell’humus della propria terra (cibi funzionali). Percorrere “la via lucana del benessere” equivale a compiere un viaggio finalizzato alla conoscenza e/o alla valorizzazione di specie vegetali e ortofrutticole autoctone fondamentali per il raggiungimento dello stato di benessere. Inizia all’interno della rubrica un percorso a tappe, in corrispondenza di ognuna delle quali si scopriranno una specie della nostra regione e le sue proprietà, nell’ottica di un’alimentazione non solo nutriente, sicura e gradevole ma anche funzionale.

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Antonio CORBO

l via i seminari formativi sull'Erasmus Plus, il programma dell’Unione Europea dedicato a istruzione, formazione e sport per i cittadini europei. Per raccontare il contenitore di mobilità europea abbiamo ascoltato il Dirigente Scolastico dell’ITC Francesco Saverio Nitti di Potenza, Debora Infante, responsabile dello “Sportello Europa”: “In realtà lo Sportello Europa è una costola dell’Ufficio Scolastico Regionale della Basilicata e, grazie alla presenza di uno spazio all’interno dell’Istituto Nitti, è facilmente fruibile da parte del personale scolastico”. Serena Tortoriello è colei che cura le procedure amministrative dello Sportello, supporta le Istituzioni Scolastiche della Basilicata e le sensibilizza alla partecipazione di progetti della U.E., inoltre, ricerca le scuole partner, promuovendone la cooperazione e la mobilità. L’orario dello Sportello: lunedì dalle ore 9,00 alle ore 12.00. Mercoledì dalle ore 15,00 alle ore 18,00.

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“Sistema Turismo s.r.l.” è stato fondato nel 1996 da Luciano Donato Marino e Francesco Di Bello. “Sistema Turismo - ci dicono gli ideatori - si occupa di mobilità internazionale in svariati settori, dall’organizzazione dei tirocini aziendali nell’ambito del Lifelong Learning Programme alla formazione nel settore Turismo e Cultura. L’ente progetta e gestisce interventi formativi per laureati, diplomati, imprenditori e lavoratori, oltre a consulenza e marketing.

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Tre finestre sull’Europa a Potenza Per il presidente Luciano Marino: “La società ha la missione di offrire delle opportunità lavorative e di stage all’estero per i ragazzi che si vogliono formare e vivere un’esperienza di vita attraverso i progetti Leonardo da Vinci, Erasmus Plus. Dobbiamo investire su giovani e nuove tecnologie. – sostiene – Le persone che lavorano con noi sono talenti che noi stessi abbiamo valorizzato. Investiamo sull’educazione per consentire ai giovani lucani di essere al passo con i giovani di tutta Europa”. Per info: Sistema Turismo in Via Pienza, 88 - Potenza Tel. 0971 51794 fax 0971 440642 sistematurismo@sistematurismo.it L’”Associazione Learning by doing”, infine, ha improntato l’apprendimento sulla psicologia dell’educazione di Gardner nonché sull'attivismo pedagogico di Dewey e Montessori. Grazie all'utilizzo del metodo interattivo learning by doing la conoscenza

di una lingua straniera avviene immergendosi in una situazione reale. È il caso dell’English through cooking, o il Tea Party. I corsi annuali di gruppo (con al massimo 8 studenti), ci dice la fondatrice, Maria Amato, prendono spunto da situazioni di vita quotidiana e mirano ad attestare le quattro abilità linguistiche: lettura, scrittura, ascolto e lingua parlata (reading, writing, listening, speaking), a stimolare la motivazione e ad acquisirne le competenze. I corsi attraverso il metodo innovativo descritto sviluppano l’apprendimento cooperativo (cooperative learning), la competitività e l’empatia. Ma in cosa consiste la tecnica del learning by doing? Combina parole di uso concreto (power words) con verbi fondamentali (synergy verbs) per esprimere idee vere e concrete. Per info: Learning by Doing A.C.L in Via Sanremo,174 - Potenza Tel. 342.988.70.63 / 333.332.70.56 info@learningbydoinglngue.com



T R A L E R I G H E

POESIE M SILLOGE DI ARIA ANTONIETTA MORDENTE ome scintille 1990, Un messaggio nel silenzio 1996, Come un gabbiano 2005, Dipinti 2010. Divide in gruppi i suoi versi dedicandoli alle diverse persone che hanno contraddistinto la sua vita. Maria Antonietta Mordente, originaria di Maratea dove ha insegnato materie letterarie presso l’Istituto Magistrale MERAVIGLIA Statale, ripropone in Poesie (Osanna Edizioni) la sua interiorità già rivelaAlte montagne ta in precedenti raccolte. digradanti al mare. Ritorna in libreria con un dove racchiude il suo Bianco di cime testo mondo trascorso a biancheggiar di spume. Maratea, meraviglia lucacompresa tra la monMi acceca il monte na, tagna e il mare. La descrie più mi abbaglia ve in ogni stagione, situail mare zione, in ogni sua compoattraverso le sensapullulante di stelle nente zioni che queste hanno sotto il sole. generato nel suo animo. Il paese e il territorio sono la cornice di un “quadro” che Maria Antonietta ha realizzato nel tempo Mordente inserendo colori, forme ma anche affetti familiari e persone amiche di cui serba un tenero e commosso ricordo. Li rammenta nei loro modi di fare, nei loro gesti, nelle loro abitudini, donando a quella semplicità di vita vissuta nelle case, al porto, in barca la nobiltà e non il rimpianto. Sono anch’essi spiragli di luce al pari di quelli riflessi dal mare in una assolata giornata o restituiti dal tramonto che illuminano il golfo anticipando la notte. E poi c’è la realtà fuori da Maratea, quella vissuta tra le piazze più belle d’Italia e quella non sempre positiva appresa dal mondo. Eventi e fatti che l’autrice descrive lasciando trapelare impressioni che vanno dal senso di pace a quello di tristezza. Nel suo

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personale quadro compaiono altresì i suoi amati alunni, le perle di una vita spesa tra i banchi di scuola dove ha trasmesso l’amore per la letteratura maturato già nell’infanzia. E’ questo amore che ha generato quello per la poesia diventata mediana tra la bellezza intorno e il suo cuore. an.mo.


IL REALE E IL POSSIBILE

RACCOLTA DI POESIE DI GIOVANNI DI LENA

’ un testo che si divide in due. Terra ed Aria due sottotitoli che connotano altrettante vedute sul mondo, una più concreta l’altra più interiore. Giovanni Di Lena ne Il reale e il possibile (Archivia Edizioni) LA MIA POESIA espone i suoi pensieri su situazioni, La mia poesia eventi del quotidiano in poesie che non gioca con le farfalle sanno di agrodolce. Li traduce in versi inseguendone il volo; nei quali la percezione del mondo è fatta di versi semplici, del lavoro, dell’economia, della senza rime modernità, si traduce in constatazioni metafore e preziosismi. realistiche su una realtà che, a suo La mia poesia dire, è ma che così non dovrebbe essesi scioglie nella magia re. Lacune della società, soprattutto della parola libera lucana, che cerca incondizionata ancora il suo riscatto, stretta nella ed è franca morsa di una tradizione sempre etercome me! na ed una modernità dai toni quasi forzati. L’autore nativo di Pisticci, Giovanni Di Lena con le sue riflessioni, affronta le problematiche del mondo contemporaneo con toni che solo splendida, la Lucania, a cui l’autore sente apparentemente sembrano senza speranfortemente di appartenere. E che non ha za. In realtà è una finta rassegnazione il coraggio di abbandonare. Questo suo che cela la volontà di reagire a situazioni sentimento, tenace e solido, si unisce ai che non rendono onore ad una terra tanti che, in trent’anni di amore per la

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poesia, hanno lasciato la sua mente per librarsi nell’aria dove si concepisce il possibile (che diventa vitale come l’aria stessa) da opporre ad un reale non desiderato.

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T R A L E R I G H E

BELLEZZA

E RESPONSABILITÀ

I FONDAMENTI DELLA POLITICA IL LIBRO DI GENNARO GIUSEPPE CURCIO Piero VIOTTO

a collana “Persona”, edita a cura dall’Istituto Internazionale J. Maritain, si è arricchita di un volume particolarmente interessante e innovativo. Fino ad ora, le riflessioni di Jacques Maritain sulla virtù dell’arte, la recta ratio factibilium, che riguarda il bene come oggetto dell’opera da compiere, sulla virtù della prudenza, la recta ratio agibilium, che riguarda il bene del soggetto operatore, e quindi l’arte e la morale, erano state studiate separatamente dalla critica, senza cogliere le loro correlazioni. Infatti, alcuni hanno studiato la morale di Maritain, seguendo le distinzioni

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dei diversi aspetti della coscienza: verso se stessi, coscienza morale, per cui quando si infrange la legge ci si stente in colpa; verso gli altri, coscienza sociale, che ci fa percepire la vergogna; verso Dio, coscienza religiosa, quando di fronte al Legislatore, ci si sente in peccato, perché non solo si è trasgredita una legge, ma si è offeso una Persona. Altri hanno analizzato la filosofia dell’arte nel suo duplice aspetto, l’estetica, che cerca che cosa è il bello e la poetica, che studia la genesi della creazione artista, la quale si realizza attraverso le pulsioni musicali, l’intuizione poetica e la virtù dell’arte. Gennaro Curcio ha saputo connettere questi due campi della ricerca filosofica, riscontrando come in Maritain l’arte e la prudenza debbano essere raccordate tra di loro nell’unità della vita dello spirito, perché l’uomo politico nel realizzare con arte il suo progetto, mirando al bene oggettuale, che è il bene comune, deve agire con prudenza, nel rispetto della soggettività di ciascuna persona, della sua come quella dei suoi amministrati. Curcio giunge a parlare di un “rapporto coniugale” tra l’arte politica e la prudenza morale; e documenta questa sua interpretazione, non solo attraverso gli scritti di Jacques e Raïssa Maritain, ma

anche appoggiandosi su di un’ampia bibliografia della critica di cui riporta frammenti importanti e significativi. Sono citati gli studi, portati avanti in questi anni da Antonio Pavan, Giancarlo Galeazzi, Vittorio Possenti, Piero Viotto e che vengono come unificati in questa ricerca, che, per quanto riguarda l’aspetto specifico dell’estetica, rimanda agli scritti di Umberto Eco, Vittorio Stella, Roberto Albarea, Domenico Pesce. Molto interessanti, anche i rimandi, alla critica letteraria da Léopold Levaux a Charles De Bos, fino a Giuseppe De Luca. Il presupposto teoretico di queste argomentazioni è l’interconnessione tra i tre aspetti dell’essere, il vero, il bene e il bello, che l’Autore analizza nel terzo capitolo. Da qui seguendo Aristotele e san Tommaso parte per descrivere quella conoscenza per connaturalità, nella quale la soggettività della coscienza si rapporta con l’oggettività dell’essere. Una conoscenza che è la radice della percezione della bellezza nella relazione con l’Assoluto ma anche della percezione di una legge naturale nelle relazioni tra gli uomini.. Il libro si legge con interesse e piacevolezza, perché le riflessioni filosofiche sono rafforzate e concretizzate dai continui riferimenti alle relazioni personali dei Maritain,

in Europa ed in America, con poeti e romanzieri, pittori e compositori musicali; e alle loro numerose corrispondenze. Proprio attraverso la documentazione di queste corrispondenze Gennaro Curcio sottolinea la critica di Jacques ai poeti surrealisti, che vogliono trasformare la poesia in magia, e le precisazioni di Raissa che riconoscono la poesia nella sua autenticità, perché essa non è magia e non è mistica, ma una conoscenza naturale che coinvolge l’inconscio in tutte le sue dimensioni, perché in essa immaginazione e pensiero, carne e spirito si fondono. Maritain, per spiegare le sue intuizioni, si serviva di schemi e l’Autore analizza e spiega l’antropologia maritainiana, corpo, psiche, spirito, attraverso una di queste figure “Maritain, riprendendo lo schema di san Tommaso, lo sviluppa in modo grafico attraverso tre cerchi: nel primo pone l'universo dei concetti e delle idee, che potremmo chiamare ragione concettuale o discorsiva; nel secondo l'universo delle immagini o sensi interni; nel terzo l'universo dei sensi o sensi esterni. Accanto a questi tre momenti emergono alcune zone d'ombra e cioè: l'inconscio o preconscio spirituale e l'inconscio animale o automatico. Questi tre cerchi non sono, però, separati tra loro,anzi si incontrano continuamente lungo il percorso verso l’alto o verso il basso. Esiste una radice comune di tutte le potenze dell'anima, radice nascosta nell'inconscio spirituale, in cui l'intelligenza e l'immaginazione, come le potenze di desiderio, di amore e di emozione, sono impegnate insieme”. (p.158) Da tutta l’argomentazione impostata da Gennaro Curcio sullo snodo arte-prudenza, appare chiaramente che la politica, come, d’altra parte, anche la pedagogia a livello di cultura e la pastorale a livello di religione, è un sapere pratico, che deve connettere il piano del dover essere, cioè della perfezione ideale, indicato dalle scienze deontologiche, la filosofia e la teologia, con il piano dell’essere, della perfettibilità reale, indicato dalle scienze fenomenologiche, la psicologia e la sociologia. La politica, come bellezza e responsabilità, mira alla possibilità reale di realizzare un progetto concreto, altrimenti è un’utopia che genera l’anarchia dei populismi o la dittatura delle ideologie. Questo libro, che è una sintesi organica della filosofia pratica del filosofo francese, merita un Indice dei nomi citati, perché anche per la ricchezza della documentazione bibliografica degli scritti di e su Maritain può diventare un manuale di consultazione per tutti coloro che vogliono conoscere un progetto politico personalista, che nelle relazioni sociali va oltre l’ingenuo ottimismo del liberalismo, che si accontenta della condizione umana, e oltre il pessimismo tragico del socialismo, che rifiuta la condizione umana. Lo si tenga presente per le prossime edizioni.

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D O L C E & S A L ATO

BOUQUET DIERBETTE

AROMATICHE Carla MESSINA

entre fuori piove a dirotto, il calore dell’asfalto sale verso l’alto, lo strano contrasto tra caldo e freddo sembra trattenere a se il silenzio di una strada priva di passanti. Si, siamo in città ma questa città vive in campagna e se qualcuno, qui, non viene di proposito a farti compagnia ci sono solo grilli e uccelli di ogni genere….in lontananza si sentono fuochi d’artificio, già di giorno, per festeggiare qualche Santo o qualche Madonna. Forse li non piove, intanto il sugo bolle, sembra quasi voler esprimere un’opinione, mentre la pioggia scende, lui riposa ed ogni tanto prende a borbottare, più in la una grattugia con un pezzo di pecorino a grattarsi e sul tavolo un’immensa distesa di ravioli bianchi come il latte, quasi quasi….no, meglio aspettare. Una ricotta fresca, ancora calda l’ha appena portata il vicino che si diletta a fare prodotti caseari, si raccomanda di non tenerla in frigo e se ti piace mangiala con il miele o con il cioccolato. Va bene oggi il dolce sarà familiare agli

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Dei, intanto non resisto, fa caldo, va bene. Apro la finestra anche se piove, mamma che profumo, balsamo per i polmoni, l’odore dell’erba che non nasce nel naso ma nel cuore, quasi quasi mi viene da piangere. Come è possibile tanta bellezza, sarà l’effetto dell’erba che poi erba non è ma è un’esplosione di erbette aromatiche di carattere officinale, dal basilico, alla menta, dal rosmarino alla salvia, la borragine, l’erba cipollina e tante altre, impossibile elencarle tutte e queste sono quelle dell’estate. Come non pensare al finocchietto selvatico, al ginepro e a quella gustosa cicoriella. Tutte spontanee, tutte a portata di mano; per secondo faccio un bell’arrosto così accontento anche i sensi con quest’esplosione della natura negli occhi, nel cuore ed anche in bocca. Eccoli stanno arrivando finalmente, non dimenticate di prendere un bouquet di erbette prima di salire, si apre la porta, li vado ad accogliere e salutare! 1 Voce : Ma tu hai detto qualcosa? 2 Voce: Chi, io? No, aspetta prima di salire prendiamo un po’ di rosmarino, basilico, menta, salvia; nonna li chiederebbe e anche se non c’è più, le buone abitudini non si perdono!” Pensieri di un Angelo Ho iniziato questo articolo partendo da un pensiero, forse un po’ forte ma molto vicino alla suggestione del cuore e all’emozione dell’anima. Una domenica come tante, una domenica lucana o meglio ancora italiana. Ci sono tutti gli ingredienti, ma più di tutto c’è la natura messa a nudo da quella umana a quella dell’ambiente: Si può pensare in questi termini? Intendo dire, se la natura, senza dire una parola, riesce a estasiare anima e cuore con dei profumi, con un evento atmosferico, con l’ausilio dei sensi, i quali in assoluto sono per l’uomo il bene più prezioso, perché il cuore e il cervello devono vivere sempre in un eterno conflitto? La natura, grazie a delle erbette che in Basilicata sono una risorsa assoluta, può cambiare le sorti di una giornata e in maniera più ampia le sorti di un piatto, di una malattia, o più semplicemente di un luogo. Si di un luogo. E’ anche grazie a loro che la Basilicata è conosciuta. La presenza delle erbette aromatiche che trovano un ampio uso sia in cucina come aromi o spezie, sia in medicina come piante officinali, rendono unica e preziosa l’esistenza. Ovviamente non hanno bisogno di grandi attenzioni perché sono di quelle cose che nascono spontaneamente, profumano spontaneamente. Un miracolo della natura, potrei fare l’elenco dei nomi antichi con i quali trovano un ampio riferimento nelle enciclopedie mediche, ma non sarebbero a “portata di naso”, concedetemi il termine. Tutti, dai bambini agli adulti andrebbero dal fruttivendolo più che dal farmacista per comprarle, quello che affascina e coinvolge in

La ricetta... “Puliata” Ingredienti: Acqua, un mazzo di Pulio (menta calaminda), peperoncino piccante, aglio, uova, pane casereccio, olio extra vergine d’oliva, sale qb. Procedimento: In una pentola a bordo alto versate dell’acqua e ponetela sul fuoco. Quando verrà a bollire introducete degli spicchi d’aglio, del peperoncino, un mazzetto di menta pulia, lasciate bollire il tutto affinché l’acqua si insaporisca e si riduca di circa la metà. Proseguite versando all’interno della stessa delle uova e fatele incamiciare, aggiungete dell’olio extra vergine d’oliva e del sale; nel mentre in una terrina con coperchio mettete delle fettine di pane casereccio e proseguite versando sopra l’uovo e il brodo aromatizzato. Coprite e lasciate riposare qualche istante: se vi piace o vi va di provare questo è il momento di fare i sulfimigi. Togliendo il coperchio dalla terrina e facendo dei profondi respiri, immediatamente si libereranno le narici e si apriranno i bronchi. Ora assaporate il piatto, vi assicuro sarà un’esperienza paradisiaca…. accompagnate con del buon vino rosso, anche se un bianco molto fresco si sposa bene!

maniera diretta è l’uso che se ne fa in cucina, per insaporire i piatti, per aromatizzare olii o liquori, spesso vengono usate anche per sostituire zucchero, sale e limitare l’uso degli stessi che, se presi in eccesso, potrebbero creare dei danni. Non andiamo oltre. Il bello delle erbette è che hanno aiutato la Basilicata a conquistare il titolo di “Officina Botanica” il giardino d’Italia. Ci sono con alcune di loro dei matrimoni perfetti che vivono nelle intenzioni, nelle idee dei Lucani e non solo. Rosmarino ed arrosto, basilico e pomodoro, l’alloro e il fegato o i lampascioni, il rosmarino con pomodori o con le zucchine, la menta con melanzane o carni bianche, il finocchietto selvatico con l’agnello. Gli abbinamenti sono molteplici e gioco forza lo fa non solo la competenza culinaria ma anche la fantasia e la capacità di osare. Ci sono piatti della tradizione che si trasformano completamente con l’utilizzo delle erbette tanto da sembrare un piatto

diverso! Infatti è proprio un piatto diverso da quello che vi propongo, sulla falsa riga dell’acqua sale; ecco la “Puliata” tipica di Noepoli, piccolo paese in provincia di Potenza, nello splendido parco del Pollino. Un luogo dove le erbette aromatiche sono di casa e sono tutte al meglio delle qualità ed essenza, grazie al territorio, grazie all’aria e al genio delle genti locali che hanno saputo reinventare un piatto tipico di suo rendendolo particolare. La Basilicata è una terra meravigliosa tutta da scoprire. Questo è un piatto povero, fatto di poco e ricco di gusto, a metà tra una zuppa e un piatto fresco. Data la peculiarità potrebbe sembrare adatto per l’inverno e invece no, la menta selvatica sprigiona la sua freschezza, la sua ricchezza di gusto. Le opportune inalazioni olfattive del piatto appena pronto, infatti, aiutano a liberare le vie respiratorie con delicate note balsamiche.

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“L'AROMA DE UN VINO GEN COME IL FERM

Arsenio D’AMATO

’era una volta, in un villaggio di frontiera, un giovane uomo che si affacciava alla vita, quella vera. Primi peli, radi e sottili, in viso. Cambio di tono vocale e, soprattutto, quindici centimetri in più che facevano la differenza. Tale metamorfosi, ben accetta ma non voluta, lo rendeva titubante: “Continuare con le piccole gioie degli atteggiamenti infantili o seguire le sirene delle fanciulle in fiore?”. Delle due l'una, ma si sentiva, di colpo, assai attratto da quell'universo che aveva sempre snobbato: il mondo delle femmine. Al contempo, tuttavia, non voleva rinunciare al suo personale spazio vitale e alle sue prerogative ludiche che portava seco dalla nascita. Non riusciva ad abbandonare i suoi giochi, ma non sapeva come domare l'istinto maschio che prorompeva in anima e corpo. Ogni giorno, restava imbambolato davanti a una ragazza diversa. In ognuna ci trovava un qualcosa: di primitivo o di kitsch, di bello, di ridicolo o di profondo, comunque un qualcosa. Una volta non le guardava neppure le femmine. L'infanzia lo aveva salvato da questa nuova sorta di dipendenza. Adesso erano prepotentemente presenti nei suoi pensieri. In tutte le salse. Era curioso, attento, bislacco e guardava, con occhi diversi, anche le donne un po' fané, ma non lo

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dava a vedere e si rifugiava in un silenzio up-to-date. Che aveva notato nei ragazzi più grandi un mutismo che faceva mistero. Un silenzio affascinante. Carisma di tendenza lo chiamava, una reticenza a forma di coda di paglia che ad approfondire hai paura che il fienile prenda fuoco. Della serie: meglio non parlare che perdere un’occasione per tacere. Un giorno inforcò la bicicletta e se ne andò in giro per la campagna. Si lanciò in discesa e planò nella valle. Era il 1982 e le terre brulicavano di gente al lavoro. Era il tempo della mietitura. Giugno: la falce in pugno. Gironzolando vide dei contadini che trafficavano nei loro terreni. C’era uno che adoperava una falciatrice blu e tagliava l'erba. Un altro, in un terreno adiacente, con uno strano attrezzo dietro al trattore, affastellava l'erba, tagliata qualche giorno prima e già rinsecchita, in lunghe file di paglia gialla. Era una sorta di enorme rastrello girevole, rosso con le grandi ruote color panna. Il ragazzo restò assorto, all'ombra di un pioppo, a contemplare le scene. Finché non arrivò un altro contadino, con un trattore che trainava un'imballatrice verde, che passando sulle strisce di erba secca, riunite prima, creava, dal nulla, dei parallelepipedi di paglia. Balle, appunto. Balle di fieno gialle. Passò forse un'ora e fu

Le vicende e gli eventi raccontati in questa storia sono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggi e realmente esistiti, o fatti veramente accaduti, hanno esclusiva funzione narrativa.

tempo di rientrare. Tuoni in lontananza annunciavano pioggia. Lui pedalava forte per raggiungere un riparo e per poco un trattore col carrello non lo investiva. Il guidatore correva, che, di certo, doveva tentare di portare le balle al sicuro, prima che piovesse. Quei mezzi agricoli lo affascinavano molto, in particolare l'imballatrice perciò, qualche giorno dopo, nel cercare un punto per fotografare, con una banale macchinetta, balle e mezzi agricoli all'opera, finì in un fosso, con tutta la bici, rovinando la macchina fotografica di suo padre. La pendenza che dal dorsale del


EL FIENO INEBRIA COME NEROSO, DÀ LE VERTIGINI MENTO DEL MOSTO”.

Prima Parte

MICHELE SAPONARO

fossato scendeva verso il basso era costellata di cespugli. Assai diversa dalla rigogliosa macchia che verdeggiava oltre il crinale. Forse perché, lì, il vento soffiava in maniera differente. Lui non poteva avere cognizione della profondità. Comunque la campagna, da quella parte, offriva veri e propri nascondigli. Non doveva fare marcia indietro: non sarebbe finito gambe all’aria. Con una breve rincorsa tornò sulla strada. Il rullino si poté sviluppare, ma il resto fu da buttare. Dieci anni dopo, finito il militare, si ritrovò, in sella alla stessa bicicletta, in giro per

quelle medesime campagne. Cercava soltanto di mantenersi in movimento. Di stare un po' da solo per non rinunciare al suo personale spazio vitale. Barba di tre giorni e occhiali da sole pedalava lento, scrutando l'orizzonte. Dal walkman ascoltava quello che, nella mattinata, aveva registrato su un'audiocassetta direttamente dal vinile. In quel preciso istante passava "Do you really want to hurt me" dei Culture Club. Un brano, guarda caso, del 1982. Si fermò, sotto lo stesso pioppo di dieci anni prima, a riflettere sul bizzarro senso della vita e sul ripetersi delle stagioni. Il sole

diffondeva la sua luce accecante sulla campagna e i mezzi agricoli, sparpagliati qua e là, si muovevano come fossero state creature viventi. Da lì scorse una ragazza in bicicletta che, pedalando distratta, era finita nello stesso fosso battezzato da lui due lustri prima. Disarcionata dalla bici, cercava di rimettersi in sesto. Corse in suo aiuto. Lui pedalava forte per raggiungerla e, come in un flashback, rivide se stesso nel fossato. Disponeva solo di pochi istanti, rifletté correndo a tutta velocità. Non ebbe tempo di pensare ad altro: un attimo prima del contatto, il mondo sembrò rivoltarsi. Tuoni e lampi annunciavano tempesta. "Ciao! Serve aiuto?" - disse sopraggiungendo. "Puoi pure ridere - rispose la ragazza - che non mi offendo". Era molto bella e aveva una Reflex al collo. "Nella caduta, per fortuna, sono riuscita a proteggere la macchina fotografica. Grazie del pensiero… Posso farti una foto?". Lui non rispose, ma restò imbambolato davanti a una tale bellezza. La ragazza era spudoratamente bella. Inutile negare l'evidenza: quella fu la prima cosa che gli venne in mente. La scioltezza, poi, con cui lei si relazionava con lui, nel contesto, gli ricordava qualcosa: di atavico, di poetico,

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di bello, di magico, di profondo, comunque un qualcosa che riguardava un film. Per questo motivo si sciolse e le disse: "Lascia stare la foto. Non amo certi scatti. Per colpa di una foto dentro quel fosso ci sono finito anch'io da piccolo. Anch’io avevo con me una macchina fotografica ma quella volta, lei, ebbe la peggio... L'unico vantaggio di invecchiare è che si diventa più saggi ed io non pedalo più con la macchina fotografica al collo e neanche scatto foto in bicicletta, al massimo ascolto musica...". La ragazza, rialzandosi, scoppiò a ridere e lo interruppe: "L’altra sera, mentre arrivavo a Lavello coi miei, dopo un viaggio molto intenso fino in “Bassitalia”, ho visto un contadino al lavoro sulla sua mietitrebbia”. S’interruppe un momento e poi riprese: “So che stai pensando qualcosa tipo embè?". "Si, effettivamente… - rispose il ragazzo Dico sempre quello che penso: la diplomazia è noiosa e ruffiana, ma arriva al punto". "Con calma... mamma come sei serio! Intanto mi chiamo Ersilia... Tu?". "Io no, ma sono Andrea". "…mmm… serio e spiritoso… Dicevo, ho visto un contadino sulla sua mietitrebbia che gironzolava allegramente per il campo. Questi strumenti tecnologici-agricoli mi hanno sempre affascinato molto, in particolare, sono una fan sfegatata della macchina che fa le rotoballe. E’ ipnotico vedere questo macchinario all’opera. Il contadino gira per il campo e improvvisamente, versione astronave aliena, si apre e PUF! La rotoballa esce saltellando (o quasi). Mi piace così tanto che poco fa sono finita nel fosso, con tutta la bici, per cercare un punto da cui fotografare le rotoballe nel modo migliore. Anche perché, per esperienza, so che bisogna fare in fretta, che le portano via al riparo dagli acquazzoni estivi".

"Una volta, però, - rispose Andrea, ma con tono più sommesso - venivano a falciare il prato e poi arrivavano i trattori, ma non facevano le rotoballe bensì i mattoncini “lego” di fieno. Mi sono sempre chiesto come funzionassero quelle macchine, anche quelle per le rotoballe, che io chiamo “girelle” di fieno". Quella ragazza gli piaceva. Non poco. E, con la scusa di un imminente rovescio, la scortò in paese spingendola in salita. Parlarono fitto e si rividero molte volte. Si misero, per così dire, assieme e la stagione volò via. Passò l'estate e si divisero. Si scrissero. Passarono gli anni. Si persero. Lei tornò altre estati, altre volte, ma lui era emigrato per lavoro. Insegnava in “Altitalia”. Di lei non gli restava che una lettera ingiallita del 2002, che faceva da segnalibro in un vecchio dizionario e non contemplava, oramai, innamoramenti e fervori. C'era un passaggio, della missiva, che ad Andrea piaceva molto: "Non ti ho mai chiesto cos’ascoltassi dal walkman la prima volta che ti ho visto. Immagino De Gregori. Ci stava bene. Se così non fosse non me ne volere, ma è che mi piace assai. Vedendo le mietitrebbie all’opera, comunque, ho fatto un sacco di collegamenti ipertestuali nel mio super affollato cervello e ho pensato che, sì, mi piacerebbe proprio fare le rotoballe. Da lì non mi sono fermata e ho pensato a quante cose in realtà vorrei fare… così le ho scritte, qui sul biglietto allegato, in una lista in continua espansione ma, spero, anche in continuo sfoltimento. Perché sì, quelle cose le VOGLIO proprio fare!". Era stata di parola Ersilia. Aveva sposato un lavellese. Un figlio di un grosso agricoltore locale. Uno che vive usando, nel quotidiano, quegli strumenti tecnologici-agricoli che tanto affascinavano la ragazza di un tempo. Ragazza che Andrea più non aveva rivisto poiché egli assai di rado tornava al paese; preso com’era dal suo incarico in “Altitalia”, dalle reclusioni casalinghe del dopo-lavo-

ro, dalla scuola e dai riti sciamanici del fine settimana. Fino a quando tutto ciò accadde, fortuitamente, dopo quasi vent'anni. Andrea si trovava a Lavello in occasione della festa della "mietitura e trebbiatura" nel 2011. Aveva cercato e trovato, in un cassetto, quelle foto del 1982. Siccome scriveva per una rivista in “Altitalia”, gli avevano chiesto, un articolo “estivo, fresco ma, didattico” e lui aveva intenzione di parlare della macchina che faceva i "mattoncini": quasi scomparsa con l'avvento delle rotoballe. Era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui aveva pedalato in discesa verso la valle. Riprese la vecchia bicicletta, gonfiò le camere d’aria con la pompa a mano, la lavò con un getto d’acqua della gomma giallognola e rinsecchita e volò in campagna per cercare ispirazione. Sorrise nel pensare che avesse anticipato di un anno l’appuntamento decennale, in sella alla stessa bicicletta, in giro per quelle indistinguibili campagne. Cercava ispirazione con un enorme bagaglio creativo, ma una differente capacità di emozionarsi. Era come se avesse perso sensibilità ora che, a furia di stare da solo, aveva troppo spazio attorno a sé. Barba lunga brizzolata e occhiali da vista pedalava rilassato, esaminando il panorama. Si fermò, sotto lo stesso pioppo di ventinove anni prima, a specchiarsi nella valle, assorto in pensieri adulti che galleggiavano nell’aria come bolle di vuoto. Ora le imballatrici che facevano balle tonde le realizzavano enormi, ma lui rivedeva i contadini della falciatrice blu e dell’imballatrice verde. Reincontrava mnemonicamente i loro compiti: uno si piazzava sul trattore, conduceva l'imballatrice con dietro il carro sul quale c'era chi sistemava i "mattoncini". Dalle parti di Lavello c'era rischio di pioggia e nessuno li depositava provvisoriamente a terra. Un lavoro noioso per chi guidava, molto faticoso per chi stava sul carro... O.S.T. Do you really want to hurt me – Culture Club


Anno VIII numero 7/8

PERSONAGGI E SQUADRE VINCENTI


sommario 76 Le donne nel pallone Catalano e Gerardi

Donne nel

Robert Aurora Antonio CROGLIA

78Mario Brindisi e il Cus Potenza in Serie A

80 I primi 40 anni dell’Az Picerno

82 Fabio Lamorte un difensdore tutto Lucano

84 Lectio Magistralis a Venosa di Luigi Nasca Roberta Catalano

Lucano


pallone

ta Catalano Gerardi critta la storia da parte del Real Stigliano che, ha conquistato la Serie A al termine di un percorso importante, il futsal in gonnella lucano ha scritto un’altra bella pagina di sport grazie alle tre compagini lucane che quest’anno hanno militato in Serie A. L’Ita Salandra, attraverso i play off scudetto, ha tenuto alta la bandiera di tutto il Sud, approdando ai quarti, mentre squadre più quotate, sono state costrette ad abbandonare la scena prima del previsto. L’ASD Rionero, che ha partecipato per la prima volta al campionato di serie A schierando solo giocatrici lucane, ha invece conquistato una storica salvezza, festeggiando in anticipo la permanenza nella massima serie nazionale. Una stagione fatta di tanti sacrifici sia dalla società che dalla squadra, costretta a giocare le gare lontano da Rionero (le gare interne sono state giocate a Lavello). La società sembra però non essere più disposta a fare tanti sacrifici, anche perché ci sono motivi ben precisi, come ha detto il massimo esponente vulturino: "Il Comune di Lavello - afferma Di Lucchio - che ringraziamo per l'ospitalità dataci nella scorsa stagione, con la nascita di nuove società sportive locali, non potrà più concederci il suo terreno di gioco. Pensare di giocare a Potenza è impossibile perché comporterebbe molti sacrifici economici che non ci possiamo permettere". La società ha chiesto una deroga per giocare a Rionero, e se non sarà concessa l’iscrizione è a forte rischio. Tanti, tantissimi sacrifici li hanno fatti anche le ragazze del Cus Potenza, che sono riuscite a conquistare la salvezza attraverso i play out. Abbiamo fatto una piccola intervista ai due capitani, Roberta Catalano, del Rionero, e la giovanissima Aurora Gerardi, appena diciassettenne e da tre anni al Cus Potenza, dove è capitano da due anni.

S

Ad inizio stagione pensavate di riuscire a conquistare la salvezza? Gerardi: Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma ci abbiamo sempre creduto.

Catalano: Ci credevamo dall’inizio, anche se abbiamo incontrato qualche difficoltà, ma alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo. Quali sono stati i vostri punti di forza? Gerardi: Sicuramente il gruppo e il mister (Mario Brindisi), che ha saputo farci dare il meglio. Catalano: Il gruppo, perché è stato sempre molto unito, ma la carica del nostro presidente non è da trascurare. E quali i vostri punti deboli? Gerardi: Forse la mancanza del pubblico, purtroppo spesso abbiamo giocato davanti a pochi intimi, perché sapevamo dei nostri limiti. Catalano: L’inesperienza sicuramente, perché per molte è stata la prima esperienza in un campionato nazionale Qual è stata invece la vostra arma vincente? Gerardi: L’unione del gruppo, disposto a fare sacrifici per raggiungere un grande obiettivo. Catalano: La coesione del gruppo, è stata fondamentale. Tanti sacrifici fatti, tanti ancora da fare o sperate in qualcosa di più importante? Gerardi: Vorrei giocare per qualcosa di più importante della salvezza. Catalano: Speriamo innanzitutto di riuscire a giocare a Rionero, il sogno è quello di vincere il campionato, anche se ci vuole ancora un po’ di tempo.

AuroraGerardi

anche se continuiamo ad allenarci ancora. Catalano: Nessun programma, devo prima sistemare la caviglia, che quest’anno mi ha dato qualche noia. A chi dedichi questa ”vittoria”? Gerardi: A mio padre, che ora non c’è più, è che mi è sempre stato vicino. Catalano: La dedico al presidente, perchè ha sempre creduto in noi.

C’è ancora un sogno nel cassetto? Gerardi: La chiamata di una squadra di livello più importante. Catalano: Allenare una squadra di calcio femminile.

Chi sei fuori dal parquet? Gerardi: Dicono gli altri, che sono una ragazza seria e semplice. Catalano: Una ragazza semplice. Tra lavoro e allenamento ho poco tempo da dedicare ad altro e quando ho del tempo a disposizione faccio dei viaggi.

Per l'anno prossimo avete già programmi? Gerardi: Al momento non c’è ancora nulla,

Non possiamo che fare ad entrambe, ma anche alle loro società, un grosso in bocca al lupo.

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S P O R T- I N G

Mario Brindisi il coach del Cus

Potenza

“Con grinta e carattere siamo in Emanuele PESARINI

denti stretti, la salvezza conquistata dal Cus Potenza C5 femminile, unica società sportiva del capoluogo di regione ad avere una squadra che disputa un massimo campionato nazionale. Una permanenza in serie A, conquistata sul filo del rasoio a Maggio, presso il Palapergola di Potenza, grazie ad un pareggio siglato in extremis nella gara di ritorno dei play-out del girone C. Un 4 a 4 finale, che in virtù della vittoria in trasferta, per 3 reti a 2, nella gara di andata contro le calabresi della Jordan BCC Mediocrati ha permesso alle lucane di potersi iscrivere anche per la prossima stagione nella massima serie. Per conoscere da vicino questa realtà sportiva lucana e il mondo del futsal femminile potentino, abbiamo intervistato l’allenatore Mario Brindisi.

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Mister Brindisi, ci racconta la storia del Cus Potenza C5? La storia di questa società ha radici lontane. Nel 1982 facevo scuola calcio ai ragazzi dell’oratorio di SS. Pietro e Paolo al rione Francioso di Potenza sotto il nome dell’ANSPI, partecipando ai vari campionati regionali giovanili con ottimi risultati. Dopo un paio di anni io e i miei 3 fratelli, Michele, Lello, Mimmo demmo vita ad una società composta da un settore giovanile ed una squadra di calcio a 5, che iniziò a disputare i primi tornei, nel campo dell’Ex Enaoli. Fino a dar vita ad un vero campionato affiliato alla FIGC con molte squadre e una fase nazionale. Come squadra di calcio a 5 maschile, la soddisfazione maggiore fu quella di contenderci lo scudetto nazionale a San Marino, sfumato in semifinale, contro avver-

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sari ben più blasonati. Solo per differenza reti. Il nome della società negli anni è cambiato tante volte (Pol. F.lli Brindisi, Cus Potenza, Futsal Potenza), attualmente ne sono il responsabile tecnico, mentre Michele ne è il presidente. Attualmente qual è la presenza della società sportiva sul territorio ? Il Cus Potenza come società partecipa al campionato di calcio regionale a 5 sia maschile in serie C, che femminile in serie A, con un totale di circa 100 tesserati. Inoltre ha una scuola calcio che si occupa dei

ragazzi che partecipano ai campionati regionali di calcio a 5, a livello di giovanissimi ed esordienti. Una stagione quella 2013-2014, tribolata e irta di difficoltà. Ci parli di questa salvezza sofferta dalla squadra femminile e della soddisfazione per il traguardo raggiunto Le difficoltà sono state tante, dagli esigui mezzi economici a disposizione all’organico alquanto ridotto a diposizione, appena 7 elementi a stagione inoltrata. Malgrado questo la squadra è riuscita in un’impresa


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serie

straordinaria, ha dato il massimo delle proprie energie e risorse fisiche e mentali, conquistando sul campo, faticosamente, ma meritatamente, una salvezza complicata. Insomma si è raggiunto il massimo traguardo sportivo per noi raggiungibile, la permanenza in serie A per la prossima stagione. La grinta ed il carattere delle ragazze sono state determinanti per scongiurare una retrocessione che si stava materializzando a poche giornate dal termine. Decisiva per le sorti stagionali direi è stata la trasferta siciliana contro il Vittoria Calcetto femminile: perdevamo 3 ad 1 a poco più di 10 minuti dalla fine, e nel tempo a disposizione le ragazze sono state capaci di rimontare il doppio svantaggio e di segnare ben 4 reti, con un punteggio finale di 5 a 3 a nostro favore. Quella vittoria ci ha garantito l’accesso matematico ai play-out a tre giornate dal termine del campionato. La soddisfazione maggiore è stata conseguire la salvezza con lo stesso gruppo dell’anno precedente, che è cresciuto in termini di convinzione nei propri mezzi e dal punto di vista del gioco. Il momento critico del campionato è stato la doppia sconfitta casalinga con la Jordan per 1-2 ed il Rionero per 1-4. Anche il doppio confronto dei play-out sempre con la Jordan è stato durissimo, ma il cuore è andato al di là dell’ostacolo e ce l’abbiamo fatta. Il Cus Potenza C5 femminile, se non erro, è l’unica società sportiva della città a disputare un campionato professionistico nella massima serie di categoria. Mi viene da chiederle a cosa è dovuto, secondo lei, tutto ciò. E in tale ottica quali sono i programmi e gli obiettivi per il prossimo campionato di serie A? Si, la promozione in serie A dalla C arrivò nella stagione 2011/2012, e la salvezza di quest’anno la considero il mio personale

regalo alla città di Potenza. In verità credo che oggi, in generale, ci siano pochi investitori, pubblici e privati, pronti a spendere e spendersi per la promozione dello sport a livello locale. Non so se è una questione puramente economica, ma è fuori discussione che può sopravvivere solo se si investono soldi e passione. A tal proposito mi auguro che anche il nuovo sindaco si avvicini al mondo sportivo e ci sostenga per preservare ed ampliare la competitività della squadra, convinto che una società sportiva potentina in serie A dare sicuramente lustro e risalto al nome e all’immagine della città. Ovviamente l’invito non è esteso solo a lui ma anche a privati e soggetti pubblici ed istituzionali, in modo da programmare meglio e con serenità il futuro, e puntare sin dalla prossima stagione ad una salvezza conquistata senza troppi patemi d’animo. Chiunque volesse sostenere il progetto può contattarci ai seguenti indirizzi e-mail: marketingcuspotenza@libero.it o cuspotenzac5@gmail.com Quali sono state le tappe di Mario Brindisi nel mondo del calcio? Nel mondo del calcio sono da oltre 30 anni. Ricordo con piacere il torneo delle regioni, che portò la rappresentativa lucana, di cui ero capitano, al titolo di campione di Italia a Terni nel 1989, e 3 campionati regionale vinti nel calcio a 5 maschile da allenatorecalciatore., oltre alla promozione in veste di allenatore con le ragazze del futsal dalla C ad A. Come calciatore ho disputato due gare nella nazionale maggiore di calcio a 5 maschile. Quali sono state le protagoniste della stagione e artefici della miracolosa salvezza? La rosa è composta da 7 ragazze: le potentine purosangue Aurora Gerardi, soli 17 anni e capitano della squadra e Daiana Napolillo, Laura Gresia, bomber della squadra, con 32 reti siglate nell’ultima stagione, Marisa Casiero di Salandra, autrice del goal salvezza nei play-out, Martina Merlenghi, portiere, giunta in prestito dal Pescara, Enza Petrazzuoli, e Donatella Camapaniello. L’importanza dello sport nell’attuale società? Lo sport da sempre è un valore aggiunto per la società civile, perché coinvolge tanti ragazzi/e che aiuta a crescere inculcando valori come il senso del dovere, della responsabilità e del rispetto verso il prossimo o lo spirito di sacrificio. In particolare il calcio a 5 appassiona sempre più giovani atleti sportivi. Desidero porgere, infine, un ringraziamento particolare al presidente del Centro Universitario Sportivo Moni Bevilacqua, che ci ha dato la possibilità di allenarci nelle proprie strutture.

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AZ Picerno i miei primi 40 anni 80 Lucano


er l’Az Picerno, la stagione appena andata in archivio, è stata indubbiamente la più importante della sua storia e i “40 anni” non si potevano festeggiare meglio. Certo sarebbe stato meglio festeggiarli con la promozione in Serie D, ma a questa squadra da rimproverare c’è ben poco. L’Az Picerno quest’anno ha conquistato il secondo posto assoluto nel massimo torneo regionale e, senza passare attraverso la lotteria dei play off regionali, ha partecipato a quelli nazionali. E’ arrivata anche la prima Coppa Italia e per le giovani leve picernesi anche la vittoria del campionato Juniores Regionale. Sono questi successi inequivocabili e fuori discussione. Con il senno di poi forse qualcosa in più, specie nella gara di andata della finale promozione in Serie D, si poteva fare, ma non bisogna dimenticare che di fronte c’era una signora squadra che tra le propria file annovera giocatori che hanno calcato campi di ben altro spessore. La Sarnese di mister Vitter, tecnico di provata esperienza, insieme a giocatori come Ottobre e Romano, giusto per fare dei nomi, hanno fatto riporre nel cassetto i sogni di promozione ai ragazzi di mister Catalano, disputando una gara tatticamente perfetta e accorta. In questi casi serve anche avere una piccola dose di fortuna, che ai picernesi è purtroppo mancata. Resterà una stagione indimenticabile anche per la conquista della prima Coppa Italia. Al “Corona” di Rionero, contro il Real Tolve, i “brividi” non sono mancati (gara decisa ai rigori), ma ciò che conta è aver messo in bacheca un trofeo prestigioso ed ambito da tutti. La conquista della Coppa ha permesso ai ragazzi di mister Catalano di uscire dai confini regionali ed affrontare società veterane della categoria.

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Con il Casarano (a Picerno) e il Volla (in terra campana) sono arrivate due sconfitte, ma Scavone e compagni sono usciti dal campo sempre a testa alta, anzi a Volla i rossoblù meritavano sicuramente qualcosa in più visto l’andamento della gara. Altro successo importante conseguito dalla società picernese riguarda la vittoria del campionato Juniores Regionale. Le giovani leve picernesi, con l’aiuto di Podano, Russillo, Pinto e Robertone che hanno fatto bene anche in prima squadra, hanno conquistato la vittoria battendo nella finale di Viggiano la Soccer Lagonegro al termine di una gara bella, combattuta e ricca di spunti tecnici. Nel prosieguo della competizione a livello nazionale, il Picerno, dopo la vittoria targata Russillo con il Pontecagnano al “Curcio”, si è arreso al Casarano. Tornando a questi giorni, il Picerno, che come detto ha acquisito il diritto a partecipare ai play off nazionali senza passare da quelli regionali, ha raggiunto la finale dopo aver inflitto una pesante sconfitta al Misterbianco. Anche questo è un fatto storico, perché fino ad oggi la finale era stata conquistata dal Francavilla (2000-01) e dal Ricigliano (2007/08). I sinnici furono estromessi dalla Pro Ebolitana, mentre i riciglianesi dal Trapani, che oggi milita in Serie B. La finale con i granata se la ricordano sia Mele che Serritella, che oggi indossano la casacca picernese. Con la Sarnese, come detto, forse si poteva fare di più, ma alla società va fatto un grande plauso per i risultati conseguiti in questa stagione storica. Onore anche alla tifoseria, che non ha fatto mai mancare il proprio apporto ai rossoblu. La storia è stata scritta, ora bisogna scrivere il futuro. an.cro

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Fabio LAMORTE Un DIFENSORE tutto LUCANO pronto per il grande SALTO Giuseppe A. RINALDI

uesta è la storia di un figlio del calcio. Fabio Lamorte, classe ’91, forte difensore, lucano nel sangue. Gli ultimi tre anni passati a Viareggio in C, dopo altri 3 nelle giovanili della Samp. Quella fascia al braccio, che ne indica le qualità ed il carattere. In patria per le vacanze estive, nella sua Foggiano, una frazioncina di Melfi, da cui esplose a 15 anni esordendo in prima squadra, ci ha amichevolmente concesso alcune battute circa il suo meraviglioso excursus da calciatore, che si prospetta ancor più dorato.

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Qual è stato il momento cruciale della tua vita calcistica in Basilicata? Sicuramente quando ho fatto l’esordio in prima squadra col Melfi, a 15 anni. Durante l’anno ebbi la possibilità di allenarmi con un gruppo professionistico e questo ha fatto si che io potessi migliorarmi costantemente. Sono stati loro che ci hanno creduto e mi hanno messo in risalto. Far un esordio a 15

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anni non è mai una cosa facile. Ho avuto poi la possibilità di mettermi in mostra; di fatto, nel corso dell’annata venni visionato dalla Sampdoria, e l’anno successivo mi trasferii a Genoa, sponda blucerchiata per l’appunto. Come hai vissuto il salto dalla C alla A ed il tuo approdo in un città come Genova, in cui il calcio lo si vive ad altissimi livelli? A Genova si vive bene. All’inizio è stato un po’ difficile dover andar via da casa, a quell’età, da solo. Ma siamo stati sempre seguiti, ed abbiamo stretto importanti amicizie l’un l’altro. Il salto da una società di C ad una di serie A è stato enorme. Ho visto e imparato cose nuove, delle quali non ero a conoscenza prima. Una società di serie A ha tutt’altro a che fare con una di Lega Pro. Anche le giovanili vengono molto seguite. Come gli stessi dirigenti e gli allenatori della prima squadra: ci tenevano d’occhio ed


una dote importante. Da parte mia, mi sento prontissimo a questo salto. Nel frattempo mi godo le vacanze con famiglia ed amici e poi vedremo. Speriamo bene (ci dice sorridendo). C’è una persona che ringrazieresti sempre se, voltandoti indietro, potessi rivedere il tuo percorso da calciatore, la strada che hai percorso finora e le prospettive che hai davanti? Innanzitutto ci tengo a ringraziare i miei genitori e la mia famiglia, che mi ha sempre appoggiato in tutte le decisioni e le situazioni che si sono presentate nella mia vita. In ambito calcistico, non posso non essere grato sempre al mister delle giovanili del Melfi, Ficarazzi, che mi ha spostato di ruolo quando arrivai in Berretti. In passato ho ricoperto un po’ tutti i ruoli del centrocampo. Fu lui che mi identificò nel ruolo di centrale arretrato. Un ottimo centrale, ben dotato tecnicamente e con un’intelligenza calcistica fuori dalla norma. Alla Mascherano per intenderci, piuttosto che alla De Rossi. O, perché no? Alla Fabio Lamorte!

erano sempre vigili, per poi farci allenare con loro in casi di necessità. Qualcuno in prima squadra aveva dei problemi”. Dopo i 3 anni alla Doria, sei stato ceduto al Viareggio in comproprietà. Nello stesso anno arrivò la chiamata della Nazionale Italiana. Come l’hai vissuta? Era il primo anno a Viareggio quando arrivò la chiamata in Nazionale. Era l’Under 20 di Lega Pro, e giunse a coronamento del buon campionato che feci. È stata una grande emozione per me. Ho vissuto il tutto con grande orgoglio, per me personalmente, e per tutta la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto. Indossare la maglia azzurra è un qualcosa che ti riempie il petto; è sempre un orgoglio vestirla, ed un piacere rappresentare il proprio Paese. Sono emozioni uniche, che nei clubs non si possono provare. Poi giocare all’estero, in Inghilterra, a Fleetwood, vicino Manchester: fantastico. Sei stato capitano alla Samp e fino allo scorso anno a Viareggio. Cosa ha significato per te questo riconoscimento? La fascia da capitano non è un peso. Trattasi più che altro di una responsabilità che ci si

assume. Al Viareggio quest’anno eravamo tutti giovani, fatta eccezione per qualche elemento di esperienza; quindi era più facile parlare e gestire al meglio la situazione. A livello di spogliatoio c’è stata molta più armonia rispetto alle passate stagioni. Dal punto di vista contrattuale, invece, sono in scadenza, quindi per il prossimo anno valuteremo bene il da farsi con il mio procuratore, che già sta vagliando le varie offerte pervenutegli. Dopo l’estate mi aggiornerà e vedremo come si evolverà il tutto. Qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione? Senza toglier nulla al Viareggio, vorrei andare in una società importane sempre di C o migliore, ma che possa lottare per vincere il campionato di quest’anno. Ti sentiresti pronto per la B, magari, fin da subito? Onestamente, io mi sento pronto già da un paio d’anni. Tutti gli addetti ai lavori delle società in cui ho giocato, mi hanno sempre riconosciuto una testa più grande per l’età che ho ed il fatto che ragiono di più rispetto agli altri miei coetanei. Penso che questa sia

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Luigi Nasca Lectio Magistralis a Venosa Marianna Gianna FERRENTI

a città oraziana, grazie all’AIA (Associazione Italiana Arbitri) di Venosa, ha avuto il piacere di ospitare Luigi Nasca, arbitro conosciuto a livello nazionale. Nasca, di origini baresi, con una preziosa gavetta in serie C e B, è approdato in serie A il 16 maggio 2010. L’arbitro, è arrivato nel centro venosino per una lectio magistralis sul comportamento degli arbitri, sugli errori da evitare, e, soprattutto, sull’atteggiamento psicologico giusto che un direttore di gara deve assumere, sottolineando come a qualsiasi livello, professionistico e non, ci voglia sempre un atteggiamento professionale, dentro e fuori dal campo, unite ad impegno, preparazione non solo atletica e tecnica, ma anche psicologica, unita a passione e dedizione, condivisione delle responsabilità con la propria classe arbitrale. L’incontro si è concluso con la consegna da parte del presidente regionale AIA, Michele Di Ciommo al presidente locale, Saverio Perrotta che ha commentato: “Sono emozionato, è il primo regalo che ricevo da 10 anni - ha concluso Perrotta - ringrazio tutti coloro che lavorano con volontà, impegno e passione. Ringrazio Luigi Nasca, per aver dimostrato che ad alti livelli si arriva non per caso;

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penso che ci abbia dato testimonianza che la serietà e l’impegno è importante sia nell’attività arbitrale professionale che in quella amatoriale”. In tutto ciò è importante la vita all’interno dell’associazione arbitrale, costante confronto che, specialmente negli ultimi anni, sta avvenendo all’interno delle sezioni con corsi di aggiornamento e incontri tecnici. “Il calcio professionistico – afferma Nasca – è costellato da una serie di impegni, Coppa Italia, incontri settimanali, incontri con le società di calcio per avvicinare il mondo arbitrale alle società calcistiche che a volte sembrano camminare su due binari paralleli. Ai ragazzi, dico, con atteggiamento pragmatico, credeteci, poiché i regolamenti dell’AIA stanno cambiando e, se arriverete preparati al momento giusto, vi troverete a bruciare le tappe in modo abbastanza veloce; ci vorranno meno anni a passare dai campionati di promozione alle serie C con le addiziona-

li molti arbitri dalla serie C e B passano alla A, con una velocità impressionante. Ma per far sì che ciò accada, ci vuole molta autocritica e umiltà. “Occorre tener conto – prosegue Nasca- che l’arbitraggio è anche comunicazione non verbale. È necessario essere tranquilli e dimostrare sicurezza in campo, altrimenti in campo i calciatori ci distruggono”. Al contempo, però, “bisogna saper valutare le situazioni e non accompagnare le proprie decisioni arbitrali con gesti che possano essere male interpretati come provocazioni, inducendo i giocatori a fare nuovi falli per presa di posizione”. Data la sua esperienza trasversale, quali differenze ci sono, se esistono, nell’arbitrare una partita di Serie A, B e C? La differenza è soltanto l’attenzione dei media e il numero di televisioni che ti sviscerano l’episodio in maniera attenta. Ho

arbitrato su campi dove ci sono addirittura 16 telecamere. Risentite, voi arbitri, della pressione mediatica? Ormai non più di tanto, sappiamo che la moviola è parte integrante della partita ed è giusto che ci sia, dentro e fuori il campo. Il giudizio dei media non incide più di tanto sul nostro stato emotivo, anzi sappiamo che è un aspetto importante che dobbiamo affrontare. È mai capitato di ricevere condizionamenti da parte delle società sportive? Nella mia esperienza non è mai successo che alcuni dirigenti di società sportive influenzassero l’andamento di una partita, o che cercassero di influenzare le decisioni arbitrali, anzi c’è assoluto rispetto tra dirigenti e arbitri per il lavoro che svolgiamo sul campo. In che modo “Calciopoli” e tutti gli scandali che ne sono derivati hanno cambiato la classe arbitrale? Ritengo che Calciopoli abbia cambiato in positivo, agli occhi della gente, il modo di vedere gli arbitri. Prima venivano trattati con diffidenza, ora c’è molta più fiducia, anche grazie al lavoro di preparazione serio che stiamo svolgendo nelle sezioni. Non posso che parlare bene perché, vivendo all’interno, posso testimoniare che vi è una classe arbitrale pulita, pronta a riconoscere che l’arbitro può sbagliare, perché l’errore fa parte della professione, e a far sì che esso non incida, in maniera negativa, sulla partita. Che consiglio darebbe ai giovani che vogliono avvicinarsi a questo mondo? Ad inseguire i sogni e a crederci sempre con umiltà e sacrificio poiché attraverso queste qualità si possono ottenere i risultati sperati. Ci spiega come è avvenuto il contatto con la sezione Aia di Venosa? Ogni anno tre arbitri di serie A e B vengono sorteggiati e inviati in due o tre sezioni per portare il loro contributo e la loro esperienza ai giovani che si avvicinano all’attività arbitrale. Con piacere a me sono toccate Venosa e Pisa. È la prima volta che viene in Basilicata? Che cosa le ha colpito di questa regione? Sono già stato a Matera per vacanza e ho visitato i Sassi. A Venosa, mi sono promesso di tornare a trovare gli amici della sezione, e la prossima volta avrei piacere di visitare l’Abbazia della Trinità che, passando, mi ha molto colpito. Sono rimasto altrettanto piacevolmente impressionato dal verde che la circonda.

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