Il Lucano Magazine Numero luglio - agosto 2013

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Foto Andrea Mattiacci

Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ

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S O M M A R I O

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V I G N E T TA N D O

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Sapore di mare

L’Estate in Basilicata

R E P O R TA G E

21 L’ultimo viaggio di Emilio Colombo nella sua terra 29 Turismo lucano Con un Passo diverso 34 Istruzione e cultura in ginocchio

E P I S T E M E

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36 Rapporti interpersonali e salute mentale

Quando il cinema non va in vacanza

E U R E K A

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44 Il Pollino come non te l’hanno mai raccontato

La Valle dell’agri su 2 ruote Gli eventi cinematografici dell’estate lucana 2013 Pollino People Experience Intervista a Michele Sciarillo… La Bruna, in linea con la tradizione “Penne D’ambiente” come fare comunicazione green 52 Il telegrafo elettrico - Prima Parte

M U S I C A N D O

56 Estate 2013, un’esplosione di band lucane

B L O G O S F E R A

58 Blogosfera

T R A L E R I G H E

67

Melfi sempre nei professionisti

60 L’eco dei miei passi a Kabul 61 Ritratti di Cinema: 1997 - Fuga da New York

D O L C E

E

S A L ATO

62 Il Fresco di un Bosco

L O O K A N I A

66 Racconto di Teana - Seconda Parte

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E D I T O R I A L E

QUALCUNO VOLÒ... Antonello LOMBARI

n battito d'ali da una finestra spalancata sul futuro. E' una sera tiepida di fine giugno, Potenza scopre di essere più sola. Si è spento a Roma il senatore a vita Emilio Colombo. Eminente personalità e statista di elevato spessore, Colombo era nato nel capoluogo di regione nel 1920, quando la Basilicata era poco più di un puntino sulla cartina geografica. Una luminosa e fulminea carriera politica e istituzionale proiettò il deputato lucano ai vertici dello Stato, prima, e al Parlamento europeo, poi. La sua preparazione culturale, l'eleganza, l'eloquio e l'amabilità dei modi, unite ad una profonda e radicata fede cattolica, ne fecero l'uomo italiano di punta per la diplomazia internazionale. I detrattori dell'ultimo padre costituente italiano rimasto in vita hanno sempre sottolineato l'eccessivo potere esercitato da Colombo sulla comunità lucana, al punto da condizionarne il destino. E' vero, l'egemonia di Emilio Colombo sull'elettorato lucano non ha eguali. Ventimila preferenze alle prime elezioni politiche, poi raddoppiate alla seconda scadenza elettorale. Un milione di voti nelle urne del Parlamento europeo. Numeri che esprimono la forza di un consenso che non può essere ricondotto a semplice sudditanza. Nei giorni delle esequie è tempo di rivisitazioni e di aneddoti. Da queste colonne piace ricordare l'eredità di zio Emilio, così come familiarmente veniva salutato il deputato potentino, negli anni della senilità. Il feretro, che ne ha accompagnato le spoglie mortali, ha da poco lasciato il raccordo autostradale della Salerno - Reggio Calabria, immettendosi sulla Superstrada 407 "Basentana". Fu proprio il senatore lucano, agli inizi degli anni settanta a favorire l'apertura dell'arteria divenuta strategica per superare le difficoltà di collegamento dei centri lucani con le regioni limitrofe. La salma di Colombo sta compiendo il giro d'onore per la città. Sul ponte Musmeci il colpo d'occhio gli consegna l'ultima cartolina sull'Università e sul Viviani. E' uno scorcio storico che ha aperto tante volte il cuore del suo cittadino più illustre, di ritorno da Roma. E' l'abbraccio materno con il quale la città accoglie i suoi figli. L'Università degli Studi di Basilicata è figlia del terremoto e da quelle ceneri ha tratto origine e vigore per dare impulso e futuro alla cultura lucana. Il Viviani, oggi, è quasi un monumento a ciò che fu l'epopea rossoblù degli anni sessanta. Il miracolo della piccola fidanzata d'Italia che seppe imporsi all'attenzione della critica sportiva nazionale sfiorando la serie A e compiendo un ciclo di cinque anni in serie B. Dall'altra parte della montagna, a nord della città, c'è l'ospedale San Carlo, il nosocomio potentino che ha vissuto anche l'eccellenza della cardiochirurgia. Sono tutti fotogrammi con la chiara impronta del senatore a vita. L'ultimo volo del Colombo lucano ci consegna una città diversa. Distratta, disillusa e disorientata. I ritardi e le vicende di un Palazzo che comprende anche il massimo ente locale della regione, relegano in secondo piano il ricordo del senatore a vita. Qualcuno, un ragazzo poco più che ventenne chiede incuriosito "Chi era Colombo"? Evidentemente non è più tempo. Si richiude il portone del palazzo di città: la Potenza di zio Emilio vola ora più in alto.

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Vignettando Sapore di Mare


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L U C A N O

Editore Lucana Editoriale s.r.l. Amministratore Vito ARCASENSA

vito@arcasensa.it

Direttore Responsabile Antonello LOMBARI

antonello.lombari@libero.it 377.2314028

Redazione da Potenza: Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA

0971.476423

Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Federica CAPASSO, Elisa CASALETTO, Paolo CILLIS, Antonio CORBO, Leonardo CLAPS, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE, Antonello MANGO, Anna MOLLICA, Giulio RUGGIERI, Michele RUOTI, Albina SODO, Margherita E. TORRIO Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO dal Materano: Giovanni MARTEMUCCI

0835.333321 333.8647076 info@martemix.com

Vignette di Luca NOMAGA

Hanno collaborato in questo numero Angelo BENCIVENGA, Arsenio D’AMATO, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Antonio PETRINO, Donato SABINA, Rosa SANTARSIERO Redazione Sportiva Antonio CROGLIA, Michele POTENZA, Federico PELLEGRINO

Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 10 Luglio 2013 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it


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N E W S

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LA BIBLIOTECA DELL’OSPEDALE “SAN CARLO” Oggi il “San Carlo” di Potenza ha un servizio in più. Si tratta di una biblioteca a disposizione di degenti e del personale dell’azienda ospedaliera costretti, per vari motivi, a trascorrere lunghi periodi nella struttura. Il libro diventa dunque un valido alleato per trascorrere il tempo, un “amico” poiché aiuta a tenere impegnata la mente concedendo validi momenti di distrazione e di crescita intellettiva. Anche i familiari e i visitatori dei pazienti possono usufruire del servizio. La biblioteca è stata presentata ufficialmente lo scorso 29 giugno al piano terra della Palazzina degli Uffici dove peraltro vi è ubicata con circa 400 volumi di generi vari, frutto di donazioni. Qui l’utente può prendere in prestito il libro compilando un modulo scaricabile anche dal sito www.ospedalesancarlo.it al link della biblioteca che è presente sulla destra. In questa apposita sezione si possono trovare tutte le informazioni relative al servizio compresi il catalogo e un altro modulo che da la possibilità a chiunque di poter donare un libro alla biblioteca. Per chi si trova nell’impossibilità fisica di recarsi allo sportello URP, la consegna del volume richiesto viene fatta direttamente in reparto. E’ previsto, in caso si tratti di ricoveri in Unità speciali, la sterilizzazione del testo. Qualora non si fosse conclusa la lettura, il libro può essere portato a casa e restituito poi. L’istituzione della biblioteca rientra nel progetto di umanizzazione delle cure ospedaliere che il “San Carlo” di Potenza da tempo sta promuovendo nella convinzione che anche altri approcci collaterali a quelli clinici, chirurgici o farmaceutici, pos-

sono favorevolmente contribuire al miglioramento della salute del paziente. La biblioteca nasce da un’idea dell’associazione Soroptimist di Potenza, prontamente accolta dalla direzione dell’azienda che, insieme al personale medico ed amministrativo e alla Consulta del Volontariato, ha in tempi molto rapidi realizzato questo importantissimo e validissimo progetto. an.mo.


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N E W S

Matera, Cesare Maremonti in diciannove quadri espone le sue Metamorfosi a “Panecotto” Si intitola "Metamorfosi" l’ultimo evento di "Panecotto" che ospita negli spazi di via Buozzi a Matera 19 opere dell'artista materano Cesare Maremonti. Diciannove scene di creatività che si trasformano in simboli di una profonda metamorfosi attraverso le figure dell'artista Maremonti. Diciannove quadri che narrano una storia fatta da una miriade di altre immagini nascoste ed intuitive, animate da colori prepotenti che amano e regnano sovrani tra le ali di una libertà ambita e sfuggente. Un regno senza regole, essenziale ma vanificato, fa da protagonista in una raccolta di opere intense e poliedriche ma, nello stesso tempo, leggere e piene di spontaneità artistica. Diciannove attimi dell' arte più autentica che esista: quella dei nostri sogni. Questo terzo appuntamento vuole dare inizio a una nuova programmazione di eventi culturali, aprendo la stagione estiva con giovani artisti lucani ancora poco conosciuti nel nostro territorio. Panecotto, infatti, ricerca artisti emergenti che vogliano utilizzare, per le proprie opere, un suggestivo spazio di esposizione temporanea nel cuore dei Sassi di Matera. La presenza dell'artista Cesare Maremonti non si limita a questo: proprio nello stesso periodo e per tutta la stagione estiva una serie di suoi lavori saranno ospitati in uno spazio gastronomico molto suggestivo all'interno del parco archeologi-

co di Termitito a Scanzano Jonico. Fino ad Ottobre troviamo una selezionatissima esposizione delle sue opere a Modica in Sicilia, presso una struttura alberghiera che ospiterà la sua arte che mostrerà orgogliosamente ai propri clienti e amanti del contemporaneo. Cesare Maremonti sarà presente con alcuni suoi quadri dal 27 /06 al 22/07 in una delle più prestigiose gallerie di Firenze mentre dal 06/07 al 27/07 in uno spazio espositivo di grande rilievo nella città di Venezia in parallelo al grande evento della Biennale. gi.ma.

Di Serio, un mosaico rende omaggio a Lukashenko Da Matera all’Ambasciata della Repubblica di Belarus con l’opera d’arte per il Presidente Alexander Lukashenko. Paola Di Serio, l’art designer materana, entra nelle sale del palazzo dell’Ambasciata della Repubblica di Belarus in Italia con “Lukashenko”, mosaico creato per l’Associazione ONLUS “Accoglienza Senza Confini” per rendere omaggio al Presidente Bielorusso, Alexander Lukashenko. Il 3 Luglio scorso, in occasione della celebrazione del Giorno dell’Indipendenza della Repubblica di Belarus che coincide con l’anniversario della liberazione della capitale Minsk dagli occupanti nazifascisti, il lavoro dell’artista di Matera è stato donato all’Ambasciata bielorussa. Franco Rubino, Presidente di “Accoglienza Senza Confini”, ha dedicato attenzione allo stile ed alla tecnica dell’ar-

tista Paola Di Serio. Attiva da oltre dodici anni nell’ambito del design con una sua personale interpretazione dell’arte e della tecnica del mosaico, caratterizzata dall’uso di elementi insoliti ed insolitamente contrapposti, Di Serio ha realizzato il volto di “Lukashenko”, opera che l’artista decide di donare alla Onlus materana, dal 2004 impegnata nell’organizzazione di viaggi umanitari per minori che ogni anno partono dalla città di Hoiniki, nella regione di Gomel, la zona maggiormente contaminata da Cesio 137, a seguito della catastrofica esplosione di Chernobyl, per arrivare tra le famiglie lucane che ospitano con grande affetto ed entusiasmo i bambini Bielorussi. “Quando è stata realizzato il mosaico dedicato al Presidente Lukashenko – ha dichiarato Paola Di Serio - non immaginavo che l’opera, nata a

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Matera nel mio studio-laboratorio, sarebbe arrivata all’Ambasciata della Repubblica di Belarus a Roma. E’ stato un vero piacere donare un mio lavoro all’Associazione, poiché conosco l’impegno e la passione con cui porta avanti i progetti dedicati ai piccoli della Bielorussia”. gi.ma.


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Positivo il bilancio della sezione arbitri Aia di Matera Una stagione da incorniciare quella della sezione A.I.A. di Matera che chiude l’anno sportivo 2012-2013 con quattro promozioni di altrettanti associati nei campionati nazionali: a festeggiare il salto di categoria sono l’arbitro CAN D Gabriele Citarella (classe 89), ben due assistenti arbitrali alla CAN D, Marco Capolupo (classe 85) e Pasquale Martinelli (classe 86) e l’arbitro C.A.I. Cosimo Contini (classe 89). Tutti saranno in forza alla Commissione Nazionale dal 2 luglio 2013. In soli due anni, il Presidente della sezione di Matera, Carmine Pallotta e il suo folto e fidato Consiglio Direttivo hanno saputo intraprendere la strada giusta, quella che conduce a traguardi sempre più elevati. Una sezione rinnovata, dalle molteplici iniziative volte a

far squadra, cultura, sport e sociale, una fitta agenda di appuntamenti che ha scandito giorno dopo giorno, il fatidico, tanto atteso giorno dell’ufficialità. Il presidente Pallotta augura ai nuovi colleghi di spicco il più caloroso in bocca al lupo per un proseguo di vita arbitrale solare e pieno di sod-

disfazioni. Oltre a festeggiare le quattro promozioni, la sezione AIA di Matera ricorda che i due associati Giuseppe Cappiello e Francesco Paolo Santarsia sono stati confermati assistenti arbitrali alla CAN D. gi.ma.


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N E W S

Al “San Carlo” di Potenza IV corso di Endoscopia Cerebrale e Ventricolare L’azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza e la Società Italiana di Neurochirurgia, hanno organizzato lo scorso 28 e 29 giugno, il 4° corso teorico-pratico di Endoscopia cerebrale e ventricolare. Il corso, che costituisce la prima parte dell'attività formativa annuale della Sezione di Neuroendoscopia, si è tenuto presso la Palazzina degli Uffici del nosocomio potentino che ha ospitato gli specialisti del settore e i corsisti provenienti da tutta Italia. Organizzato dalle dottoresse Marianna Luongo e Angela Pia Bellettieri, la due giorni, ha previsto una parte teorica con relazioni e presentazione di casi clinici, ed una pratica con esercitazioni su modelli anatomici. L’obiettivo del corso, destinato agli specializzandi e ai neurochirurghi, è stato quello di trattare sul piano clinico-teorico le indicazioni, le metodiche operative e la conoscenza della tecnologia impiegata e di avviare, sul piano pratico, all'uso concreto della strumentazione e delle manovre chirurgiche. I dottori Umberto Godano (primario dell’U.O. di Neurochirurgia del “San Carlo”) e Giuseppe Cinalli sono stati i responsabili di questo importante momento medico-scientifico che ha portato ad uno scambio di informazioni e di conoscenze su esperienze conseguite, e l'acquisizione dei fondamenti teorico-pratici delle metodiche endoscopiche in neurochirurgia ed una iniziale familiarità con l'uso della strumentazione. Ciò costituisce per la Società Italiana di Neurochirurgia una

garanzia di appropriatezza clinica per un adeguato utilizzo delle tecniche di neuro endoscopia. an.mo.


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C O R S I V O

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Il Bruscolino nell’occhio Angelomauro CALZA

aledetto pullman che non arriva. Poi come si fa a dire che a Potenza si deve girare con i mezzi pubblici e lasciare l’auto a casa?... fosse solo questo il problema sarebbe cosa da niente, basterebbe armarsi di santa pazienza e attendere che prima o poi quella macchia gialla e nera sbuchi da dietro la curva, che arrivi, si fermi e apra le porte con uno sbuffo, quasi a sottolineare come lo stesso Pollicino ne abbia le scatole piene più di te. Soprattutto di sentirsi strombazzare le auto che gli si sono incolonnate dietro, causa la sua velocità ridotta, a sua volta causata dalla carreggiata stretta, a sua volta vittima dei parcheggi più o meno selvaggi delle auto. E fossero pure solo i Pollicini a creare traffico in città. Ora è periodo festivo, le scuole sono chiuse; durante il resto dell’anno – e quindi per più di nove mesi – la mattina entrare a Potenza è un gioco divertente se non hai fretta e prendi l’inizio di giornata in allegria, una tragedia se invece hai fatto tardi e non c’è niente che ti stia bene se solo ti fa perdere anche un secondo. In realtà, quando si esce dalla Basentana e si imbocca viale Marconi, sembra proprio che gli autobus extraurbani ce la mettano tutta pur di farti perdere la pazienza: si inizia da una fermata proprio subito dopo il bivio che porta alla stazione inferiore. Uno dietro l’altro, anche tre o quattro pullman bloccano di fatto l’entrata in città.

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Ci si avvia e dopo qualche centinaio di metri, in corrispondenza delle scale mobili di viale Marconi, pur non essendo prevista alcuna fermata per i bus extraurbani, gli autisti pensano bene di fare un favore ai passeggeri e fregandosene della fila di auto dietro di loro, si fermano. Per di più sulle strisce pedonali, e fanno scendere i passeggeri, arrivando persino – il lunedì ad aiutarli a scaricare i bagagli dal bagagliaio. Alla fin fine niente di male, se solo non fosse che appena 20 metri più avanti c’è uno slargo dove è prevista proprio una fermata per loro, i bus extraurbani. E comunque, riprendendo il viaggio, ecco che il pullmann si riavvia e si ferma proprio di fronte alla Questura, in pieno incrocio, senza manco accostare, per far scendere gli impiegati che lavorano di fronte. Anche qui, io segnali di fermata non ne ho visti, mentre ce n’è uno appena si svolta in via Di Giura, praticamente a 10 metri.

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Inutile dire come intanto la fila delle auto si sia allungata. Se poi si tiene conto che nel frattempo anche altri bus sono arrivati dai paesi della provincia, si pensi quante altre fermate anomale ci siano state e quante altre auto si siano incolonnate dietro ai bus che continuano imperterriti a fermarsi fuori posto, in maniera irregolare. Ecco. Questo è l’ingresso a Potenza. Se poi teniamo conto che ogni giorno, tra le 13 e le 13.30 – ora di punta - c’è un’ambulanza che puntualmente accende le sirene e i lampeggianti a via Cavour per poi spegnerli in via Ciccotti evitando il traffico, allora ci si rende conto che probabilmente oltre al sottoscritto qualcun altro queste cose le avrebbe potute notare e porre rimedio. Ma sempre il sottoscritto ha anche un’altra teoria: le hanno notate in molti, ma soprattutto chi potrebbe e può fare qualcosa, se ne fotte: “tiramm’ a campà”. Evvabbuò: tiramm’ a campà…


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R E P O R T A G E

L’ultimo volo di zio Emilio sopra Potenza

ella serata del 24 giugno scorso, all'età di 93 anni, è deceduto a Roma, Emilio Colombo, l'ultimo padre costituente della Repubblica italiana. Il senatore a vita, potentino, aveva attraversato da protagonista tutta la storia politica italiana del dopoguerra. Già presidente del Parlamento Europeo, presidente del Consiglio e più volte ministro, era partito da Potenza, nel 1946, con una valigia carica di ventunomila preferenze e di sogni. Con lui, oggi, la Basilicata perde l'interprete politico più rappresentativo della lucanità in senso moderno. Colombo è stato, per un lungo periodo, nella sua regione, il signore incontrastato della Democrazia Cristiana, segnandone in maniera indelebile il destino. Senza voler avviare un'indagine sulla reale portata del suo agire politico, "il Lucano magazine" intende dedicare un album al grande statista lucano e lasciare la parola al ricordo dei suoi eredi politici naturali, agli amministratori e ai deputati lucani attuali.

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Emilio Colombo

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R E P O R T A G E

L’elegante statura di un politico d’altri tempi milio Colombo è stato protagonista indiscusso della storia politica italiana, del secondo dopoguerra. Ha caratterizzato anche una parte della storia di vita politica europea. Ha, infatti, ricoperto incarichi di primissimo piano, culminati nella nomina a senatore a vita, nel gennaio 2003, per decisione dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. In questo lungo e onorato cammino non ha mai smarrito la sua identità potentina e il suo modo particolare di sentirsi e di essere lucano.

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LA POTENTINITÀ Ha sempre mantenuto un legame molto saldo con la sua città, della quale è stato anche sindaco, nel 1952. La sua ascesa politica ha avuto luogo negli anni del boom economico degli anni ’60. In quel periodo, il giovane Colombo, da sottosegretario all’Agricoltura, divenne ministro del Tesoro. Il Potenza s’imponeva all’attenzione del calcio nazionale e l’Italia del pallone gridava al miracolo per quella squadra provinciale che conquistò ben presto le simpatie degli sportivi italiani. In realtà, al di là delle imprese sportive di quella formazione e alla bravura dei tecnici e dei dirigenti, c’è da rilevare il ruolo chiave avuto da Emilio Colombo nell’intercedere presso i presidenti delle maggiori società (Moratti per l’Inter e Agnelli per la Juventus) affiancando l’opera di convincimento e le buone relazioni avviate dall’avvocato Francesco Petrullo, prima, e dal dottor Nino Ferri, poi, al fine di garantire l’arrivo, in prestito, di giovani calciatori interessanti a Potenza. Fu anche grazie a questa disponibilità che quel ciclo memorabile è stato vissuto e che, ancora oggi, è rimasto scolpito nella memoria degli sportivi potentini.

LE OPERE Ripercorrendo le tappe della carriera politica del deputato potentino, torna d’attualità l’azione a tutto campo di Emilio Colombo lucano. Dalla riforma agraria alla legge sui sassi di Matera, si coglie un tratto regionale importante che, a livello di consensi, hanno poi inequivocabilmente documentato la stima e la fiducia accordata dalla gente di Basilicata al suo maggior politico di spicco. Anche la strada statale 407, detta “Basentana”, importante arteria il cui tracciato segue il corso del fiume Basento, da Potenza a Metaponto, progettata sul finire degli anni ’60 e realizzata negli anni ’70, porta la firma di Emilio Colombo. La Basentana, infatti, unitamente alle altre arterie di fondovalle, fu costruita proprio per dare un impulso all’economia regionale e per risolvere il problema dell’isolamento della Basilicata. In questi giorni di lutto per la scomparsa del suo figlio più illustre, anche l’Ospedale San Carlo ricorda Emilio Colombo con una memoria fotografica pubblicata nella gallery del sito, che testimonia la presenza del senatore potentino nei passaggi importanti dell’importante presidio sanitario regionale. Si devono, infatti, alla sua geniale intuizione la costruzione del reparto di cardiochirurgia e la nuova sede di Macchia Romana. La mostra ritrae Colombo dalla riapertura della sede di Santa Maria, all’inaugurazione del Centro Pediatrico Bambino Gesù. Di fondamentale importanza, per l’impulso che seppe trarne, fu il viaggio di Stato di Colombo, in qualità di premier, a Houston, nel quale prese corpo il progetto della cardiochirurgia a Potenza. Negli anni del terremoto è presente nella scena politica italiana (governo) ed inter-

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nazionale (Parlamento europeo). Colombo avverte particolarmente la piaga e gli effetti del terremoto e, in tema di ricostruzione, si batte per l’istituzione dell’Università degli Studi della Basilicata. A testimonianza dell’interesse per lo sviluppo della cultura nella sua regione, Emilio Colombo è stato sempre presidente onorario, dal momento della sua istituzione, nel 1972, del “Premio letterario Basilicata”, organizzato dal Circolo culturale Silvio Spaventa Filippi di Potenza.

L’ISPIRAZIONE CATTOLICA Il giovane Emilio Colombo, già da studente, provenendo dalla Gioventù di Azione Cattolica, trasse ispirazione dall'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, legandosi a pastori dalla fede robusta e profetica. Il primo di questi sacerdoti fu il suo parroco: don Vincenzo D'Elia; poi, un grande vescovo di Potenza, monsignor Delle Nocche; e, infine, un altro vescovo, monsignor Bertazzoni, lombardo trapiantato nella terra lucana. Ha sempre mantenuto un forte legame con i prelati lucani con i quali si è sempre intrattenuto, durante la sua permanenza potentina. Nel giorno del decesso del senatore potentino i frati francescani di Assisi, si sono raccolti in preghiera. Colombo, infatti, fu il primo presidente del Consiglio a far visita ad Assisi per omaggiare San Francesco, appena designato patrono d’Italia, il 4 ottobre 1971.

LE ISTITUZIONI, LA POLITICA, L’EUROPA il lucanomagazine

Nel 1946, a soli ventisei anni, venne eletto Deputato alla Costituente, nella Circoscrizione di Potenza- Matera ed assunse l’incarico di Segretario della Commissione Agricoltura. Il largo consenso: oltre ventunomila preferenze, già imprimeva un marchio indelebile sul suo percorso politico. Due anni dopo, nel 1948, venne eletto Deputato al Parlamento, riportando il doppio dei consensi. La storia si ripetè in occasione delle altre consultazioni elettorali, nelle quali riportò sempre un larghissimo suffragio, risultando sempre tra i primi eletti in Italia. La figura di Emilio Colombo spicca come statista anche per i proficui negoziati condotti con la Francia, all’epoca della “sedia vuota”, inaugurata da De Grulle. Nel 1979 ottenne, infatti, il più vasto consenso al Parlamento Europeo con circa un milione di voti di preferenza. E’ stato presidente del Parlamento Europeo dal 1977, riconfermato nel 1979, anno in cui gli fu assegnato il premio “Carlo Magno”, conferitogli per aver contribuito al processo d’integrazione europeo. C’è solo una macchia che oscura, sebbene senza inficiarne l’intero percorso, ed è la mancata elezione al Parlamento, nel 2001. Colombo, in quell’occasione, si candidò come indipendente nelle liste di Democrazia Europea. Ottenne oltre undicimila voti, ma non risultò eletto. Due anni dopo, però, intervenne la nomina del presidente Ciampi, a senatore a vita della Repubblica italiana. In ultimo, dopo le recenti elezioni, ha avuto la soddisfazione di guidare il Senato, nella riunione d’insediamento, in qualità di deputato più anziano dell’aula.


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R E P O R T A G E

Emilio Colombo

Gli incarichi, le campagne, il bagno di folla ’11 aprile 1920 nasce a Potenza. Si laurea in Giurisprudenza. Perviene alla vita politica dall’associazionismo cattolico, ove ha, fra l’altro, ricoperto l’incarico di Vice Presidente Nazionale della Gioventù italiana di Azione Cattolica A 26 anni é eletto Deputato alla Costituente nella Circoscrizione di Potenza-Matera ed assume l’incarico di Segretario della Commissione Agricoltura. Nel 1948 viene eletto Deputato al Parlamento e confermato in tutte le elezioni successive con larghissimo suffragio e sempre fra i primi eletti in Italia. Sottosegretario all’Agricoltura nel V e VI Ministero De Gasperi, nel Ministero Pella, nel I Ministero Fanfani e nel Ministero Scelba, é tra i protagonisti della Riforma Agraria messa a punto da Antonio Segni. Ministro per l’Agricoltura e Foreste nel I Ministero Segni (1955) e nel Ministero Zoli. Ministro del Commercio con l’Estero nel II Ministero Fanfani e Ministro dell'Industria nel II Governo Segni (1959) e successivamente nel Ministero Tambroni, nel III e IV Ministero Fanfani. Rappresenta l’Italia nel Consiglio dei Ministri della CEE e porta a termine le trattative per l’associazione alla Comunità dei Paesi Africani, che dette vita alle convenzioni di Younde-Lomè. Negozia le politiche comuni della Comunità europea con particolare riferimento a quella agricola e quella regionale ed alla istituzione del finanziamento comunitario attraverso risorse proprie. In quel periodo negozia il Trattato per l’allargamento della Comunità all’Inghilterra, alla Danimarca e all’Irlanda, che firmerà successivamente nella sua qualità di Presidente del

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Consiglio dei Ministri, insieme con il Ministro degli Esteri Moro. Ministro del Tesoro nel I Ministero Leone (1963) e nel I, II e III Governo Moro, nel II Ministero Leone (con l’interim del Bilancio) e nel I Governo Rumor. Durante la sua permanenza nell’incarico, ottiene importanti successi di politica monetaria: consegue, negli anni 1964/1965 l’Oscar per la Lira quale moneta europea più forte. In questo periodo, conduce a termine, con risultati positivi, il negoziato che evitò con il compromesso di Lussemburgo la rottura dell’assetto comunitario dopo la scelta francese per la "sedia vuota" e consentì la ripresa del cammino europeo. il 25 luglio 1970 Emilio Colombo riceve l'incarico di formare il Governo. Dall’agosto 1970 al febbraio 1972 è Presidente del Consiglio dei Ministri e promuove importanti provvedimenti di riforma. E’ Ministro delle Finanze nel IV Governo Rumor e di nuovo Ministro del Tesoro nel V Governo Rumor e nel IV Governo Moro. Nel marzo 1977 è eletto Presidente del Parlamento Europeo e guida l’Assemblea verso la prima elezione a suffragio universale, a seguito della quale egli stesso viene chiamato di nuovo a far parte dell’Assemblea nel 1979, con un suffragio plebiscitario (oltre 850 mila preferenze) nella Circoscrizione dell’Italia Meridionale. Nel maggio 1979 riceve ad Aquisgrana, terzo Statista italiano dopo Alcide De Gasperi e Antonio Segni, il Premio "Carlomagno", che viene assegnato ogni anno all’uomo politico europeo che, con la sua opera, ha maggiormente contribuito al processo di integrazione comunitaria. Torna al Governo da Ministro degli Esteri

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con Cossiga (1980) e, successivamente, con Forlani, con il I e II Governo Spadolini e con il V Governo Fanfani. Contribuisce alla nuova fase del rapporto Est-Ovest ed alle iniziative che caratterizzano i nuovi scenari internazionali, concorrendo alla ripresa dei colloqui di Helsinky a Madrid con la partecipazione dell' U.R.S.S. in una fase nella quale ogni dialogo si era interrotto a causa dell’invasione dell’Afghanistan e dei fatti della Polonia. Contribuisce a chiudere la lunga vertenza tra l’Inghilterra e gli altri 8 Paesi della Comunità sul "giusto ritorno", cioè sulla rivendicazione di un pareggio tra risorse date e contributo comunitario pervenuto. Redige, con il collega tedesco, il famoso


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Atto Colombo¬Genscher, che è la premessa politica su cui si basano l’Atto Unico Europeo per il Mercato Unico e lo stesso Trattato di Maastricht. E’ autore della Dichiarazione di Venezia sulla politica europea per il Medio Oriente e concorre attivamente alle iniziative europee per garantire il Golfo di Aqaba. E’ il presupposto per il ritiro delle truppe israeliane dal Sinai, per avviare la prima attuazione degli accordi di Camp David e, successivamente, dopo la strage di Sabra e Chatila, per la costituzione di una forza multinazionale di interposizione che evitò il ripetersi di scontri cruenti e aprì la strada agli accordi per il ritiro delle truppe israeliane negoziati dal ministro americano Schultz.

Dal 1985 è stato Presidente dell’Unione Europea Democratica-Cristiana. Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica nel Governo Goria e Ministro delle Finanze nel Governo De Mita. Nel 1989 viene rieletto al Parlamento Europeo e nominato relatore del progetto della Costituzione Europea in prosecuzione dell’iniziativa Spinelli e di fronte ad una nuova realtà. Questo progetto fu approvato dalla Commissione e poi in Parlamento, Commissione e Consiglio dei Ministri per il Trattato di Maastricht con l’esigenza che il Trattato portasse alla Unione politica, considerata punto di riferimento essenziale per la costruzione di un nuovo disegno europeo dopo la fine del comunismo e la dissoluzione dell’U.R.S.S. E’, altresì, Presidente della Speciale Commissione costituita dal Parlamento Europeo per l’esame delle proposte dette Delors 2 per l’attuazione degli obiettivi indicati nel Trattato di Maastricht. Il 12 luglio 1990, viene nominato Presidente del Comitato Atlantico, carica ancora in atto. Il l° agosto 1992 viene nuovamente nominato Ministro degli Esteri e, in qualità di

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membro del Gruppo dei 7 Paesi Industrializzati, tratta a Tokio con il Ministro degli Esteri russo Kozirev il programma di aiuti economici dell’Occidente alla Federazione Russa per l’avvio delle sue trasformazioni economiche e sociali. Durante questa fase del Ministero, ha parte particolarmente attiva alla ripresa dei negoziati fra Israele (Rabin-Peres) e Palestinesi (Arafat) per la soluzione del problema del medio Oriente. Il 2 marzo 1993 viene nominato Presidente dell’I.D.C. (Internazionale DemocraticoCristiana), incarico dal quale si è dimesso nel giugno 1995. L’ 8 ottobre 1986 viene nominato Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, Ente Fondatore della Università Cattolica del Sacro Cuore Nel novembre 1996, a Mosca, gli e‘ conferita la laurea "honoris causa" dell’istituto di stato per le relazioni internazionali della federazione russa. Il 14 Gennaio 2003 viene nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi "per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale".


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Emilio Colombo

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Il saluto dei politici lu

On. Roberto Speranza (Discorso pronunciato alla Camera dei Deputati) On. Cosimo Latronico Il Presidente Colombo legò la sua battaglia politica ai grandi temi sociali che segnarono la vita dell'Italia all'indomani del secondo conflitto mondiale: la riforma agraria, la legge sui Sassi di Matera (oggi patrimonio dell'Unesco), la prima grande industrializzazione (l'alleanza con Mattei per il polo della chimica), la grande opera di infrastrutturazione del Mezzogiorno (gli schemi idrici, le strade), con l'ausilio della Cassa del Mezzogiorno. È stato l'emblema di una generazione di cattolici che nel dopoguerra segnarono l'impegno politico come frontiera di una testimonianza laica, ma fortemente ancorata e ispirata all'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, legandosi a pastori dalla fede robusta e profetica: don D'Elia, suo parroco; monsignor Delle Nocche, un grande vescovo; monsignor Bertazzoni, lombardo trapiantato nella terra lucana; don De Luca.  La sua generazione porta il merito di avere ancorato l'Italia a un sicuro assetto democratico, a una sponda di libertà all'epoca per niente scontata. Si ricorda che nel 1948 De Gasperi e Segni lo inviarono, all'epoca giovane sottosegretario di Stato all'agricoltura, a Melissa, per tentare una difficile mediazione in un aspro conflitto sociale che si era aperto per l'occupazione della terra. La mediazione difficile gli riuscì e quest'opera gli valse come viatico per il suo futuro impegno politico. Gli italiani ed i lucani gli sono grati e riconoscenti.

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Emilio Colombo è stato un protagonista, vero, fortissimo, degli anni della ricostruzione dell'Italia; una di quelle persone a cui le giovani generazioni devono, con coraggio, saper dire grazie, per aver portato l'Italia e soprattutto il Mezzogiorno, fuori dal disastro economico e dentro una progressiva, lenta, ma significativa, modernità. Ho avuto la fortuna di potermi spesso, negli ultimi anni, confrontare con lui perché Colombo è stato un protagonista della mia città, Potenza, e della mia regione, la Basilicata. Ricordo quanta curiosità ci fosse in lui, quanta voglia, non solo di trasmettere una storia così autorevole e così profonda alle giovani generazioni, ma anche di capire cosa di nuovo si muoveva, cosa ci fosse di profondo dentro una politica diversa che in qualche modo si affacciava. Penso che la sua lezione di coerenza straordinaria, di serietà, di eleganza personale, così diversa rispetto alle urla del nostro teatrino quotidiano della politica, il suo rigore, il suo senso dello Stato, quel primato ineccepibile delle istituzioni, questa concezione europeista così alta della politica, siano una lezione bellissima. Ho avuto modo per l'ultima volta di parlare con Emilio Colombo in quelle ore difficilissime delle elezioni del Presidente della Repubblica e lui, in quella situazione di confusione e di difficoltà nella quale eravamo per le note ragioni, mi diceva una cosa che per me resta la lezione più importante: “Ricorda sempre, al netto della contingenza, al netto di tutte le altre cose, che la politica è e deve essere sempre la nobile arte di accompagnare i popoli verso un destino migliore. Io penso che questa sia la lezione più bella che tutti quanti assieme dobbiamo saper assumere.


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i lucani

Piero Lacorazza (Presidente della Provincia di Potenza) Guardando alle nostre radici costituzionali, è possibile, anche in momenti difficili come quelli che attraversiamo, trovare la strada per andare avanti. L’impegno del presidente Colombo è legato alla storia di ricostruzione e rinascita del nostro Paese, oltre che all’integrazione dell’Europa di cui fu convinto e tenace sostenitore. La sua vita politica e istituzionale è dunque un forte ancoraggio per il futuro e un punto di riferimento irrinunciabile per chi avrà il compito di costruire un’Italia e un’Europa più ricca di opportunità”. “Anche alla nostra generazione, ancor più a quella di politici e amministratori, che non hanno vissuto direttamente, pur avendolo conosciuto, l’apice della sua intensa esperienza politica, la scomparsa del presidente Emilio Colombo lascia in maniera forte ed indelebile il testimone della responsabilità di una Repubblica che affonda le sue radici e si alimenta alla fonte della Carta Costituzionale”. “Non si può inoltre non sottolineare l’importante contributo dato da Colombo alla Basilicata. La sua figura, punto di riferimento indiscusso, rafforza ha concluso Lacorazza - l’idea che una regione come la nostra, piccola nei numeri, possa essere “più grande” quando la sua classe dirigente, così come è stato per Colombo, assume una dimensione nazionale ed europea, dimensione di cui lui è stato l’interprete più autorevole.

Vito Santarsiero (Sindaco di Potenza) Con la scomparsa del presidente Colombo la città di Potenza perde il suo figlio illustre, l'insigne politico e l'insigne statista che non rinunciò a servirla direttamente allorquando, il 14 Giugno 1952, accettò la carica di Sindaco. Un legame, quello con la città natale, indissolubile e mai venuto meno anche nei momenti dei più gravosi e prestigiosi incarichi nazionali ed europei. Sindaci ed Enti locali hanno rappresentato per il Presidente un elemento centrale, proprio del Popolarismo Sturziano di cui è stata permeata la sua formazione e azione politica. Questo peculiare tratto, unitamente alla forte ispirazione ideale e a una forte e originale personalità, hanno fatto del Presidente una figura che ha segnato le fasi più significative della vita politica e sociale del nostro Paese, contribuendo in maniera decisiva alla sua rinascita dopo la guerra e all'affermarsi di una cultura democratica, repubblicana, europeista. Come ha ricordato papa Francesco, il Presidente si è adoperato, da fervente cattolico, con generoso impegno per la promozione del bene comune. Gli inviti di papa Pio XII e monsignor Bertazzoni rivolti al giovane Emilio Colombo favorirono la nascita di una straordinaria figura storica capace tanto di affrontare i grandi temi del Meridionalismo, con la rivoluzionaria riforma agraria, quanto di imporre in Europa gli ideali di pace, solidarietà e coesione che gli valsero il Premio ‘Carlo Magno’. Se l'Italia perde un grande statista, la città di Potenza perde invece una persona la cui lunga vita, molto più di ogni altra, è stata indissolubilmente legata ai suoi processi di crescita e modernizzazione. La città è grata al Presidente oggi, con tutti gli errori e i problemi dell'oggi acuiti da una crisi che anche da noi colpisce i giovani e le famiglie; la nostra città è comunque profondamente diversa, sicuramente cresciuta e migliorata. Bello cogliere per noi nei suoi messaggi importanti in poche e a volte sussurrate parole: il suo dire “bravo” o “bene”, grandi attestati di apprezzamento e motivo di intima gioia. Era così, come tutti i Grandi. Il suo insegnamento non sarà dimenticato e continuerà a essere per noi un fondamentale punto di riferimento.

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R E P O R T A G E

Turismo lucano

Con un Passo diverso

urismo sostenibile, un binomio sempre più ricercato in Basilicata. Ovvero, l’uomo valorizza il patrimonio naturale di cui dispone ma lo rispetta. Per l’estate in corso vi proponiamo il Volo dell’Aquila, per condividere in quattro un’esperienza dall’alto; i week-end culturali nei parchi con NaturArte; e l’ormai consolidata Sagra dei Fagioli di Sarconi giunta alla 32.esima edizione. Buona lettura e buon viaggio!

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Il volo si fa in quattro Albina SODO

la simulazione del volo in deltaplano, con un’altezza massima di 853 metri e una velocità in discesa che sfiora gli 80 km orari tra i tetti di San Costantino Albanese, la novità turistica dell’estate lucana. Ne parlo con Mariano Schiavone, dirigente dell’APT di Basilicata.

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guidate. A San Costantino Albanese, invece, il Volo dell’Aquila non vuole catturare un pubblico dedito agli sport estremi, bensì un target tranquillo, le famiglie. Basta dotarsi di spirito d’avventura e condividere in quattro un momento di gioia, di allegria.

Come valuta Il Volo dell’Aquila all’interno del piano turistico lucano? L’idea si inserisce in una serie di interventi previsti dal Programma Speciale Senisese. Stiamo realizzando un grande spettacolo sull’acqua nell’invaso di Monte Cotugno con un investimento economico, da parte della Regione, di cinque milioni di euro. Altri cinque milioni sono destinati a lavori appaltati nei Comuni di San Costantino Albanese, Terranova di Pollino e Viggianello. Un’azione mirata alla valorizzazione del territorio. A Terranova di Pollino stiamo valutando la fattibilità, dal punto di vista tecnico e ambientale, di diversi progetti, per esempio la passeggiata aerea tra gli alberi, il percorso nella garavina, paesaggi unici ed eccezionali, considerata la ricchezza della flora e della fauna. Viggianello è la località da cui accedere alla Casa del Parco, un luogo per richiedere informazioni e attivare un cammino di iniziazione alle visite

Lo Sky Glider, quindi, è un nuovo attrattore escursionistico? I visitatori non vogliono semplicemente godere il panorama, occorre rendere fruibile una delle aree naturalistiche più estese d’Europa. La stazione di partenza del Volo dell’Aquila è situata nei pressi del Comune di San Costantino Albanese. Una volta imbracati si è trainati su per circa 1km, la sensazione successiva è quella di essere lasciati a caduta libera nel vuoto volando sui tetti del borgo lucano per poi rientrare al punto iniziale. L’inaugurazione è prevista per fine luglio. È possibile prenotare on-line? L’impianto è completato. Una volta definite le questioni logistiche, l’area di accoglienza, i parcheggi, i punti di ristoro, spetta al Comune e al servizio di gestione garantire la massima visibilità, le prenotazioni on-line per chi vuole programmare in anticipo il proprio Volo dell’Aquila.

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La Basilicata punta sul turismo sostenibile? È una particolarità della regione e va difesa. Le azioni intraprese ripongono attenzione al particolare contesto in cui ci muoviamo. Sensibilità e rispetto sono la vera forza che può rendere unico il territorio che abbiamo ricevuto in dono. È nostro compito proteggerlo e valorizzarlo. Gli interventi da lei descritti sono traducibili in termini occupazionali? Sicuramente. Non è la soluzione finale di tutti i problemi ma può innestare fattori di crescita con il coinvolgimento delle aziende, degli addetti che si occupano di turismo in termini di ospitalità e gastronomia. Quali sono le parole chiave per la promozione di un territorio? Il territorio deve essere rilanciato con ciò di cui si dispone, penso al carattere ecologico e culturale. E la Basilicata, in termini


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paesaggistici, non ha nulla da invidiare alle altre regioni d’Italia. Le criticità della Basilicata? Sono quelle di sempre. Bisogna capire come affrontarle e analizzarle. È facile dire la criticità è nel sistema dei trasporti. Non è detto che la Basilicata debba avere l’aeroporto, le alte velocità, le autostrade. Si tratta di strutturare un’organizzazione che renda più facile l’accesso alle location da visitare. Un consiglio ai turisti per l’estate 2013? Venite in Basilicata perché è una terra da scoprire. Una terra in cui chiunque può trovare il suo spazio, dal mare alle montagne, dalle escursioni alla buona tavola. Chi visita la Basilicata sa che i ritmi sono differenti da quelli delle grandi metropoli. Il piacere della vacanza, del resto, consiste anche in questo: ritagliarsi del tempo per conoscere, apprezzare la natura e recarsi da un luogo all’altro.

Mariano Schiavone

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Alla scoperta dei Parchi Lucani iete amanti di natura, cultura, sport, artigianato, gastronomia e tradizioni? Allora non potete non percorrere i percorsi tracciati da NaturArte. Un ricco programma anima, fino a settembre, i weekend lucani nei Parchi della regione: dal Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri lagonegrese al Parco Nazionale del Pollino, dal Parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane al Parco della Murgia Materana. Per informazioni e prenotazioni: www.naturartebasilicata.it

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Gli Appuntamenti Tappa a Marsicovetere, nel Parco Nazionale Appennino Lucano, dal 26 al 28 luglio. La cittadina della Val d’Agri allestirà il mercatino di prodotti a km 0 e la Casa del Parco, proporrà la sfilata dei costumi tipici dei 29 paesi dell’area del Parco, laboratori creativi per bambini, escursioni, parapendio, arrampicata, trekking sul Monte Volturino e tanta musica a cura della Banda di NaturArte, del gruppo musicale popolare Sbandamenti, de Gli Amarimai e dei Radio Babel Marsiglia. Dal 2 al 4 agosto Oliveto Lucano e il Parco Regionale di Gallipoli Cognato vi aspettano con un percorso guidato ai portali di legno e una mostra di artigianato locale, lo spettacolo teatrale: “Ferdinando fra regno e rogne”, realizzato dal gruppo Epochs, i concerti di Beat.a.r.a.n.t.a., di Tony Esposito, la musica itinerante di Accipiter, le degustazioni di prodotti tipici, e una visita in località Bosco della Rossa per il taglio del maggio, le illustrazioni sui culti arborei e sul maggio olivetese. Le attività del Parco Nazionale del Pollino sono concentrate dal 9 all’11 agosto a San Costantino Albanese con Val Sarmento: I luoghi delle tradizioni, a cura del CEAS Lago Monte Cotugno; Le vie del Sarmento di e con Ulderico Pesce alla Casa Parco. Il 10 Agosto a San Costantino Albanese un incontro con Luigi M. Lombardi Satriani, la visita al Museo della cultura Arbëreshe. Al Piano di Acquafredda, Pollicino sul Pollino: novelle e fantasie per voce e violoncello jazz, Davide

Riondino e Paolo Damiani, Il cielo del Pollino: osservazioni astronomiche Il Parco della Murgia Materana organizza a Matera dal 23 al 25 agosto il convegno, Idee a confronto, mercatini a impatto zero, spettacoli e laboratori musicali. Da non perdere: Musica per lo spazio, Finaz sonorizza un viaggio di immagini nello spazio tra stelle, pianeti e terra, con la partecipazione di Giuseppe Bianco, astronomo dell’Agenzia Spaziale Italiana. Infine, Massimo Cacciari e Roberto Fabbriciani in “Silenzio e Ascolto”. Il Parco Regionale di Gallipoli Cognato, a Calciano, propone dal 30 agosto all’1

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settembre mercatini dei prodotti a km 0 e degustazioni tipiche, concerti della Banda di NaturArte; Big Band Lucania Jazz Project diretta da Dino Plasmati, trekking verso il Basento e verso Località Castello, l’evento con Maurizio Casagrande, musica itinerante curata da Accipiter. Ultimo fine settimana nel Parco della Murgia Materana, a Matera dal 6 all’8 settembre. Segnaliamo nella Città dei Sassi, gli itinerari di Trekking Urbano Roma - Matera con l’intervento di Bruno Cignini e il concerto del cantautore Edoardo Bennato. al.so.


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Agosto a Sarconi a pane dei poveri a Sua Maestà. Il Fagiolo di Sarconi, legume Igp (Indicazione geografica protetta) dal 1996, in realtà è coltivato in un’ampia zona della Val d’Agri, da Tramutola a Marsico Nuovo. La produzione è favorita dalle condizioni ambientali benevole e dalle acque irrigue abbondanti. La semina avviene da aprile a luglio, a seconda delle varietà ecotipiche, tra le quali ricordiamo: fasuli risi, tovagliedde, rampicanti, fasuli russi, verdolini, napolitanu vasciu, napulitani avuti, ciuoti o regina, tabacchino, munachedda, nasieddo, maruchedda, san michele, muruseddu, truchisch, cannellino rampicante. Il successo di un territorio e delle iniziative connesse va ricercato, quindi, nelle caratteristiche organolettiche del fagiolo che lo rendono un prodotto di alta qualità e lo sottopongono all'attenzione di un numero crescente di estimatori. Due le date da ricordare per un appuntamento, quello della Sagra, giunto al 32.esimo anno: 18 e 19 agosto 2013. Una vetrina d’eccezione per gli agricoltori locali, un’occasione per riflettere sul futuro della commercializzazione dell’alimento, un mix intelligente tra gastronomia e cultura. Organizzata dall’Amministrazione Comunale di Sarconi, dal Consorzio di Tutela del Fagiolo Igp, in collaborazione con la Pro-Loco, la Sagra del Fagiolo, col tempo è diventata il marchio della comunità. Nell’ultima edizione ha registrato 30.000 presenze. Un evento consolidato nella zona sud della Basilicata, e non solo. Due giorni immersi nella natura per assistere agli spettacoli itineranti dei gruppi folk locali e degli artisti di strada, ai convegni, alle tavole rotonde, alle dimostrazioni, alle visite ai campi di fagioli, al contatto con i produttori. Per conoscere il programma del 2013 visitate il sito www.prolocosarconi.org al.so.

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R E P O R T A G E

NOTE A MARGINE

ISTRUZIONE E CULT IN GINOCCHIO E LA SCUOLA DEL RESISTERE Margherita E. TORRIO

opo la recente morte dell’ultimo Costituente resta il peso e la responsabilità della difesa dell’impianto della Costituzione e delle istituzioni sui “nipoti” di quei Costituenti che lavorarono e portarono il loro determinante contributo per fare uscire il nostro paese dalla rovina che un ventennio di dittatura ed una guerra distruttiva avevano determinato. E’ un compito impegnativo tanto più perché quella cultura, di cui tanto le democrazie hanno bisogno per nutrirsi, è stata molto trascurata, prevalendo una dimensione ed una visione utilitaristica su una dimensione “disinteressata”. La crisi globale restringe le risorse ed i fondi, quello di sistema comporta una visione falsata del concetto di crescita letto solo in chiave produttivistico ed imprenditorialistico. E’ ricordo di tutti la infausta battuta, circolata ufficialmente poco più di un anno fa, secondo cui “con la cultura non si mangia”. “Ci vogliono cultura, conquiste civili, scientifiche per costruire un popolo in un succedersi di secoli”affermava la splendida Margherita Hach“Invece, qui stanno distruggendo tutto. I giovani migliori sono costretti ad andare all’estero. E’ un tesoro che perdiamo”. Il governo di larghe intese tenta di destreggiarsi tra IMU, IVA, IRPEF. La cultura sub-

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isce un taglio drastico anche nella spesa dei cittadini che riducono la frequentazione di cinema, musei e librerie. Negli interventi di governo restano grandi assenti la cultura e, inutile a dirsi, la formazione e l’istruzione mancando nelle dichiarazioni della ministra ipotesi di interventi organici. E’ uno scenario che continua a cozzare con la storia che si era cominciata a tracciare negli anni sessanta. Riforma della scuola media unificata, Provvedimenti delegati sulla scuola, per la ordinata e coerente attuazione dei principi della nostra Costituzione nella scuola statale, attraverso la istituzione degli organi collegiali. Il DPR 419/1974 riconobbe e regolò le sperimentazioni nella scuola, tra cui il Piano Nazionale di Informatica, il Progetto Brocca, il liceo linguistico. Gli IRRSAE, poi IRRE, Istituti Regionali per la Ricerca Educativa che agirono fino al 2007, supportarono ricerche in campo educativo, progetti di sperimentazione di collaborazione fra più istituzioni scolastiche; gli insegnanti furono la fonte principale della ricerca didattica e di una riflessione sul loro sapere e sulla azione didattica. Dalla RICERCA – AZIONE fu evidenziato il loro carattere attivo, partecipativo, problematico e processuale; l’ attività didattica quoti-

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diana fu considerata nella sua complessità, nel suo contesto reale. Il termine di valutazione mutò geneticamente, messo in crisi da nuovi termini che entravano con una carica di innovazione dirompente. Valutazione non sanzionatoria, monitoraggio, auto- valutazione commisuravano anche la capacità degli insegnanti di porsi in un gruppo di lavoro, di affrontare la esperienza delle classi aperte, di affrontare gruppi di ricerca di altre scuole e di trasferire la loro misurazione dallo studente al curricolo, infine al processo sociopolitico, collaborativo, acquisitivo, continuo, ricorsivo, divergente, emergente, impreordinabile, produttivo di realtà e di cultura. Nella attuale situazione il più debole risulta il docente che si trova in una difficile situazione di isolamento. Oggi è rimasta affidata alla sensibilità dei singoli insegnanti la ricerca e la sperimentazione; le sperimentazioni di nuovi ordinamenti scolastici sono di fatto cancellate dalla cosiddetta "riforma Gelmini", mirata al contenimento della spesa pubblica. Cancellati dalle ristrettezze anche tanti comitati del CIDI. Nelle Università – e, recentemente, in un incontro seminariale presso l’UNIBAS, Insegnare oggi. Tra saperi disciplinari e metodologie educative, nell’Aula Eurifano, con la partecipazione di Paolo Augusto Masullo, direttore del Dipartimento di Scienze Umane, Giuseppe Spadafora della Università di Calabria, Claudio De Lucia e Antonio Lerra, della Università di Basilicata- l’impegno tende a sfidare la situazione misurandosi con la volontà di conciliare impianto metodologico e formazione disciplinare. “La scuola non può andare solo verso l’efficientismo ipotizzato dalle prove INVALSI” ha suggerito il prof. Spadafora. E’ indubbiamente un problema quello presentato da schede usuali, con domande a scelta multipla o con parole più o meno corrette da scegliere, con frasi o schemi da completare, a fronte, invece della esigenza di una valutazione delle competenze scientifiche che richiede una pluralità di mezzi, che documentino il processo (quaderni di lavoro degli allievi, diario dell’insegnante, sbobinature, registrazioni video, ecc.), la capacità di utilizzare modelli come disegni, grafici e tabelle, oltre che la gestione completa di una situazione già analizzata nella diversità delle forme. Nino Greco, docente della IPAA “G. Fortunato” di Sant’Arcangelo, per esempio, ha operato in un luogo “periferico” del territorio lucano, ha mostrato come si possa operare malgrado le difficoltà e testimoniare la esperienza di crescita e di formazione dei suoi giovani studenti. Il suo recente libro Insegnare oggi, Qulture ed., Roma, pag. 430, racconta la sua esperienza e la

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sua riflessione sul rapporto tra saperi disciplinari e metodologia. Il libro “si compone di una parte dedicata al senso del cosa si dà da conoscere, di quale sapere problematico, di emergenza e sfida culturale, sia davanti a noi; e di una parte strettamente didattica, del come la conoscenza a scuola evolve nella formazione culturale dei ragazzi”. La trascuratezza che le istituzioni hanno mostrato per decenni nei confronti della formazione, della istruzione, della ricerca, hanno determinato dei guasti notevoli ed il senso di un periodo soffocante di in-cultura, di sdoganamento di atteggiamenti, linguaggi, modelli che hanno segnato il destino di queste nostre ultime giovani generazioni, rimaste spesso di fronte al rischio di una perdita totale di senso e di riferimenti. Tanto più risulta importante il lavoro di chi opera sul campo “ostinandosi” a proporre modelli su cui possa svilupparsi senso critico, consapevolezza del procedere, compartecipazione al processo formativo, consapevolezza di essere cittadini del mondo che dovranno assumersi il carico, la responsabilità di vivere e dirigere quel mondo in cui vivranno. Scommettere su questo presume una grande capacità di affidarsi all’ottimismo, sapendo di andare controcorrente in una realtà che sembra orientata a precludere ogni strada. “Ho appreso ed imparato a esercitare questo lavoro negli anni” afferma il prof. Greco. Insieme con i suoi studenti un insegnante continua ad imparare giorno per giorno, a comprendere come far comprendere il valore di quello che si “impara”, proprio in quel percorso giornaliero. Non c’è nulla di scontato, le insidie e le frustrazioni sono dietro ogni angolo. Ed ancora “cosa serve sapere (quale umanesimo e democrazia)”, “cosa si dà da comprendere della nostra vita e come si comprende la conoscenza storica e letteraria ad uso di un pensiero giovanile maturo di razionalità e democrazia, più obiettivo nel suo rapporto con il mondo ma non meno attento e speranzoso della qualità umana e civica della nostra vita”. Tra l’altro alla luce delle mutazioni della nostra epoca contemporanea dove l’umanesimo deve fare i conti con la preponderanza del tecnologico. “La scuola, l’Università, sono state letteralmente rapinate raschiando fino in fondo al barile. Chi, però, ha fatto il suo lavoro continua a farlo forse più di prima e caparbiamente perché è l’unico modo per lasciare il segno. La buona didattica non te la può togliere nessuno”. Lo sfogo di una docente registra lo stato in cui versano la scuola ed il mondo della istruzione e della formazione ma anche la loro capacità di resistere e difendere la loro missione.


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E P I S T E M E

RAPPORTI INTERPERSON E SALUTE ME Leonardo CLAPS

n assunto fondamentale della psicologia dinamica è che le relazioni interpersonali hanno un'incidenza non trascurabile sulla mente. Le relazioni che intratteniamo con gli altri non sono solo di natura emotiva o affettiva ma riguardano anche la mente e i suoi processi cognitivi. La cultura popolare registra questo fatto, a suo modo, nella sua immediatezza intuitiva, ad esempio nei proverbi. Ad esempio, tutti conoscono i proverbi “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. Anche a livello locale, qui in Basilicata, abbiamo proverbi significativi sul tema. Ad esempio: “Accir' cchiù la lengh ca la spar'” (uccide più la lingua che la spada); “La troppa cumbrenzia arrvent' mala crianza” (la troppa confidenza diventa mala creanza); “Povra anma ca s' cumbess' a lu riavl” (povera anima che si confessa al diavolo); “Chi t'accarezz' t' vol' mal', chi t' mazziej t' vol' ben'” (chi ti accarezza ti vuole male, chi ti picchia ti vuole bene). Ovviamente ogni proverbio merita la giusta attenzione poiché nasconde un significato particolare ma, in generale, quelli ora citati hanno come sfondo le relazioni umane. La saggezza popolare racchiusa nei proverbi non poteva tralasciare quest'importante argomento, dato che esso riguarda un aspetto molto serio dell'esistenza, un argomento che tocca tutti noi. Si prenda in considerazione il seguente

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proverbio: “Povra anma ca s' cumbess' a lu riavl” (povera anima che si confessa al diavolo). Questo detto ci fa capire che se una persona si confida con un tizio maligno non fa altro che mettersi nei guai, perché chi è malintenzionato non può ovviamente dare consigli o suggerimenti positivi. Le persone negative non sono affatto interessate a fornire rassicurazioni, incoraggiamenti, sostegni morali. Nei rari casi in cui dovessero farlo, lo faranno solo per una banale apparenza, solo per mostrarsi all'altezza, ma in fondo senza reale ed autentica sincerità. Dunque, come ben si può intuire, questo proverbio, anche se apparentemente semplice, è sicuramente in linea con l'assunto fondamentale della psicologia dinamica di cui prima si è parlato. In linea generale, i rapporti interpersonali hanno un'incidenza non trascurabile sulla mente perché nello scambio di informazioni, nella comunicazione, verbale e non verbale si possono trasmettere e quindi recepire idee, concetti e concezioni non sempre in linea con un atteggiamento sano e realistico. Ad esempio, se uno ci racconta un episodio della sua vita in modo non onesto, un po' distorto, frammentato, noi non saremo in grado di rispondere adeguatamente, ovviamente perché la nostra elaborazione cognitiva si basa su quel racconto non del tutto veritiero. Quindi, non potremo avere un'efficacia comunicativa così come la desideriamo, non potremo fornire risposte

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adeguate o suggerimenti appropriati. Di conseguenza l'intera comunicazione risulterà quasi inutile e la relazione interpersonale perderà in sincerità ed onestà. Si prenda in considerazione un altro esempio, un po' più estremo ma proprio per questo più incisivo. Tempo fa un amico del paese di Anzi, provincia di Potenza, mi raccontò di un uomo, amico del padre, che formulò in poche parole l'intera sua esperienza sui rapporti umani, e disse “meglio baciare un lebbroso che un idiota”. Cosa significa? Cosa riassunse con queste poche parole? Sicuramente baciare un lebbroso non sembra affatto un gesto bello e salutare. Apparentemente dovrebbe essere più semplice ed innocuo baciare un idiota. Eppure quel saggio uomo voleva esprime un'essenziale verità, più sottile e più importante per comprendere l'incidenza delle relazioni interpersonali. Dunque, voleva dire questo: è pericoloso baciare un idiota, più che baciare un lebbroso, perché l'idiota, proprio perché non ragiona, proprio perché è privo di buon senso e intelligenza, potrebbe facilmente avere una reazione inappropriata, sconveniente, sciocca e quindi negativa. In generale, le persone con scarsa razionalità possono facilmente raccontarci cose che non rispondono adeguatamente al vero, possono presentarci le cose così come conviene al loro modo parziale e distorto di vederle, oppure possono omet-


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ONALI MENTALE tere particolari essenziali, proprio perché la loro mente non è del tutto sana. Ora, avere a che fare con una persona del genere implica sempre notevoli rischi perché ciò che ci vien detto, essendo prodotto di una distorsione cognitiva, può a sua volta comportare un'altra distorsione cognitiva, la nostra, e questo, si capisce, non sarebbe per niente salutare per una normale dinamica della mente. Infatti, da qualche parte dentro di noi possono scattare meccanismi d'allarme, sensazioni o emozioni da intendere come reazioni istintive o intuitive a quanto ci viene detto. Intuitivamente o inconsciamente qualcosa dentro di noi avverte l'incongruenza, la distorsione o la falsità del discorso riferito dall'altra persona. Detto con un esempio ancora più estremo: è davvero difficile avere a che fare con una persona che a seri disturbi mentali, soprattutto perché la sua versione dei fatti sarà quasi sempre in qualche modo alterata. Quindi anche qui è ovvio che la nostra reazione, intuitiva o inconscia, sarà sgradevole, produrrà istintivamente ansia, irritazione, noia, fastidio. Ad esempio, uno psicopatico non dice quasi mai la verità, è manipolativo e apparentemente accomodante, quando gli conviene. Un soggetto borderline può inclinare facilmente verso ideazioni paranoidi. Un depresso parlerà quasi sempre in modo negativo e disfattista. Un soggetto che soffre di disturbo d'ansia sarà apprensivo su

molte cose e parlerà di tutto quasi sempre con preoccupazione. Insomma, come già la cultura popolare ha da sempre registrato, le relazioni che intratteniamo con gli altri possono comportare problemi non solo a livello emotivo ma anche a livello cognitivo, mentale. Quindi, il consiglio pratico da tener presente in questi casi riguarda il nostro modo di valutare l'affidabilità dei nostri interlocutori. Se ci limitiamo alla semplice simpatia, perché quella persona è carina, sembra affabile, etc... allora la nostra valutazione sarà parziale e quindi rischiosa, dato che non teniamo conto dell'insieme. Se l'altra persona ci appare ragionevole, con una mente logica, razionale, allora dovremmo chiederci se a quella lucida razionalità corrisponde una solida realtà. Una persona può ben essere logica e razionale ma questo non implica che sia anche onesta e realista. Anche i paranoici sono molto razionali nei loro deliri, ma sono malati di mente, con gravi alterazioni cognitive. La salute della mente dipende anche dai rapporti interpersonali. Quindi è bene essere un po' critici e attenti quando si è coinvolti in una relazione.

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La Valle dell’agri su due ruote 2 km di strade sinuose e prive di traffico per ammirare paesaggi differenti, eppure appartenenti tutti alla Basilicata. L’itinerario inizia da Villa d’Agri, il nome del paese deriva dal fiume Agri che attraversa l’intera vallata, circondata dagli imponenti monti di Viggiano e Volturino. Da Villa d’Agri proseguiamo in direzione di Viggiano posto a 851 metri s.l.m. conosciuto come il paese delle Arpe legato alla

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fama dei musicisti viandanti del 700. Il paese è anche meta di un importante pellegrinaggio legato alla venerazione della Madonna Nera trovata, secondo la leggenda, sul monte Viggiano da un pastore. Lasciato Viggiano proseguiamo verso Montemurro che raggiungiamo dopo 10 km di tornanti. Questo comune, che vanta la nascita del grande poeta Leonardo Sinisgalli, è situato su un colle e domina il

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lago del Pertusillo. Da Montemurro andiamo in direzione Armento attraverso fitti boschi che lasciano spazio ai calanchi in prossimità di Gallicchio. Il paesaggio a calanchi è tipico dei terreni aridi, privi di vegetazione e facilmente erodibili per le precipitazioni intense. Può essere paragonato ad un paesaggio lunare ed è caratteristico dell’ultimo tratto che porta a Missanello, comune a pochi km da Aliano, paese in cui


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Tipologia: Mototurismo Distanza: 82 km

fu esiliato Carlo Levi. Missanello si trova nella media valle del fiume Agri, a quota di m 563 s.l.m. Scendendo a valle lungo l’autostrada e costeggiando il fiume Agri, risaliamo per circa 18 km verso Roccanova. Il paese, prevalentemente agricolo, è noto soprattutto per la produzione vinicola del “Grottino di Roccanova”, vino che ha ottenuto nel 2000 la denominazione IGT ed ora la denominazione DOC. v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it il lucanomagazine


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Quando il cinema non va in vacanza Gli eventi cinematografici dell’estate lucana 2013

Silvana LAGROTTA

roiezioni, spettacoli ma soprattutto Festival: è l'estate cinematografica lucana per chi resta (o arriva) in Basilicata nella stagione più bella. Anche quest'anno, infatti, un programma di appuntamenti attesi e imperdibili animerà la calda estate appena alle porte. Iniziamo ovviamente con quello che è diventato un vero e proprio marchio di successo del cinema in Basilicata e che non delude mai ospiti abituali e curiosi dell'ultima ora: il “Lucania Film Festival” che ogni anno si svolge ad Agosto nella splendida cornice di Pisticci, in provincia di Matera. Il “Lucania Film Festival - LFF” non solo è il primo festival internazionale di cinema

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nato in Basilicata, ma è anche l'evento che è riuscito a riunire persone, luoghi e atmosfere intime e più caratterizzanti della Regione e a trasportarle insieme nel panorama internazionale dell'arte cinematografica. Al Direttore Artistico della kermesse lucana, Rocco Calandriello, va il merito di aver saputo integrare le più vive tradizioni e culture lucane alle nuove tendenze del cinema contemporaneo, complice la suggestiva cornice della bianca architettura pisticcese immersa nel cuore dei calanchi lucani. Quest'anno, secondo alcune anticipazioni dello stesso Calandriello, il LFF non solo confermerà il fitto programma di proiezioni (circa 1000 opere da seleziona-

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re, provenienti da 60 paesi distribuiti sui 5 continenti), di incontri (dibattiti, workshop, performance, concerti) e di eventi (proiezioni extra tra cui documentari, opere di videoarte, di registi e artisti lucani) ma annuncia anche qualche curiosità. Innanzitutto a conduzione di questo fitto programma ritorneranno Filippo Solibello di Radio Due-Caterpillar accanto allo storico anchorman del LFF, Fabio Morici, anche se la grande sorpresa di quest’anno sarà l'ospite d'eccezione, "un grande ospite d'eccezione". Il LFF scioglierà presto le riserve sulla sua identità anche perché, qualora fosse davvero confermata la sua presenza all'evento, le notti pisticcesi del Festival si


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La Basilicata in viaggio con il Lucania Film Family e il Lucania Film Box

animeranno di luci, sapori e suoni di uno show realizzato appositamente sui temi del cinema, della cucina e della musica. Tra anticipazioni e novità, l'agenda estiva degli eventi lucani si prepara anche a confermare altri appuntamenti, ormai tradizionali eppure altrettanto attesi, come la prossima edizione del cinespettacolo "La storia bandita" che si svolgerà sul consueto palcoscenico del Parco della Grancia, in un anfiteatro naturale capace di accogliere 3000 spettatori. Ad inaugurare la stagione 2013, la 14esima, saranno presenti Michele Placido e il giovane attore lucano Emanuele Truncellito. Dall'entroterra lucano alle coste ioniche,

sono poi in arrivo le novità dell’XI edizione del Festival “CinemadaMare”, il Festival di Cinema itinerante che ogni anno da giugno a settembre attraversa alcune delle Regioni italiane e che, nel suo tour del 2013, tra il 26 luglio e il 26 agosto, approderà nuovamente in Lucania. Ad accompagnare l’arrivo del Festival ci sarà l’arrivo di giovani registi chiamati a girare le loro opere durante lo svolgimento dell’evento, trasformando anche per questa estate alcune delle location lucane in set a cielo aperto, offrendone, così, una nuova lettura restituita alla regione nella forma di immagini in movimento impressionate su pellicola o catturate in digitale.

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Il “Lucania Film Family” è un progetto di promozione territoriale della Regione Basilicata ideato e realizzato dal LFF e che trova espressione in un micro-festival di cinema itinerante che si svolge di volta in volta in contenitori esclusivi e sempre diversi delle capitali europee: appartamenti, loft, centri culturali, cinema. In questi luoghi vengono organizzate proiezioni di cortometraggi del “Lucania Film Festival” e di spot audiovisivi di marketing territoriale accompagnati da una degustazione di piatti tipici preparati da chef lucani: un connubio cinematografico ed enogastronomico nell’ottica della promozione del Made in Basilicata. Le prime edizioni si sono svolte a Parigi e ad Amsterdam ma la prossima tappa in calendario, organizzata in collaborazione con la Regione Basilicata e l'Unione Cuochi Lucani, approderà invece a San Pietroburgo, dal 2 al 7 ottobre, con il progetto "Cinema e Made in Basilicata in Russia" che prevede nel suo programma anche workshop per operatotri turistici enogastronomici russi e lucani e lezioni magistrali nelle incantevoli sedi dell'Hermitage. Questa idea di rendere la Basilicata una regione itinerante è racchiusa "fisicamente" anche nel “Lucania Film Box”, progetto con il quale il LFF realizza una vera e propria valigia dei sogni e dei sapori che porta al suo interno video ricette a cura dell'unione cuochi lucani e i migliori film del Lucania Film Festival, con qualche suggerimento per pacchetti turistici. Tutto rigorosamente lucano.


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io sono LUCANO

I AM LUCANO

JE SUIS LUCANO

ICH BIN LUCANO

SOY LUCANO

Я ЛУКИ

我盧肯

I nser to a cura de

8° raduno Amici della Lucania ad Asti

La festa della tradizione

dal sapore antico


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ai nostri lettori

Ad Asti due giorni dedicati alle tradizioni della Basilicata

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Sempre più protagonisti

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La Basilicata a Zurigo per promuove la lucanità

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L’avvocato Theodore Grippo, oriundo di Pietragalla ha ritirato il premio “Lucani Insigni”

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

I nostri contatti:

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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423


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Una festa lucana Ad Asti due giorni dedicati alle tradizioni della Basilicata l cuore della bella Basilicata, questa volta, è pulsato ad Asti (Piemonte) in occasione dell’8° Raduno Lucano organizzato dall’Associazione Culturale “Amici della Lucania Asti e provincia” (presieduta dalla signora Carmela Bruscella), svoltosi il 22 e 23 giugno 2013 che ha richiamato oltre duemila persone. Un lavoro immenso, trasformare un palazzo del ghiaccio, in un caldo ed accogliente salone da eventi con tavoli, sedie, laser e luci colorate montate su americane imponenti, maxi schermo, casse per l’audio, scenografie con cascate di piante verdi e di altre dalle mille sfumature, elaborate ed abbinate dalla fervida fantasia di Carlo Moda; ovunque bandiere lucane e l’allegria dei tanti ed attivi volontari, di tutte le età. Una kermesse ricca di appuntamenti, organizzata da Simonetta Mirabelli (reduce dai successi di “Domenica in…”), un palinsesto creato ad ok, da una grande professionista, presentatrice ed art-director che ha coinvolto lucani e non, lasciando tutti piacevolmente soddisfatti. Nei due giorni di festa, infatti, molti sono stati gli appuntamenti. Ospiti d’apertura, con balli tipicamente lucani e con abiti folcloristici, originali della Basilicata, i coniugi Filomena e Canio. Madrina d’onore, la statuaria Denise Miro, la Miss astigiana detentrice di maggior fasce nazionali di concorsi come, Miss Italia, Miss Universo, Miss Mondo e campionessa assoluta 2005 di Miss Star of the Year. C’era la maestra di ballo Maria Grazia Boasso di Torino che, il sabato sera, si è esibita in un conturbante Tango Argentino, con il suo compagno nella danza e nella vita, il lucano Tony. Si sono succedu-

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te poi esibizioni di canto: emozionante il tenore Giancarlo Gianotto che ha ricevuto una standing ovation con “Granada” coreografato da una graffiante ballerina di flamenco, ed “Un amore così grande” da un’esile fanciulla in un candido Tutù; poi ancora i bravissmi Marco Monda, Alessio Gallo (prossimamente ad X-factor), Adriano Vergoni, Melo e Maria, la giovanissima ma con voce da usignolo Arianna Sciarratta, la bellissima e sensuale Rosy Saia, e la giovane promessa della disco-music italiana direttamente da Milano: Valentine. Giuseppe Varlotta, giovane regista, talento originario di Melfi, (spesso impegnato negli Stati Uniti d’America), era presente fra gli ospiti VIP. I dj Micky ed dj Angelo62 hanno fatto ballare, dopo le tarantelle dei “musicanti lucani”, con i più sfrenati pezzi di musica leggera di ieri e di oggi i tantissimi intervenuti. Molto teneri i momenti durante i quali sono stati offerti in omaggio fiori e bottiglie di vino, alla coppia sposata da più tempo (ben 62 anni di vita coniugale), ed ai più anziani presenti (lui 87 e lei 89 anni). Molto apprezzato anche il “valletto” Matthias Giachino di quasi 10 anni, piemontese di nascita ma innamorato delle bellezze naturali della Basilicata e dalla sua semplice ma superlativa cucina! La domenica, in una cornice di fiori variopinti e con l’esposizione dei preziosi quadri dei pittori della Società promotrice delle Belle Arti e dei più disparati espositori di prodotti basilici, assai gradita è stata la presenza del Sindaco della Città di Asti, l’avvocato Fabrizio Brignolo che ha pranzato con un altro ospite di rilievo, il vice-

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Presidente del Consiglio Regionale della Regione Piemonte e Presidente delle Federazione dei Circoli e delle Associazioni Lucane in Piemonte, il dottor Roberto Placido (nativo di Rionero in Vulture Potenza). Direttamente da Genzano di Lucania (Potenza), tre gli ospiti noti il giornalista e scrittore Gianrocco Guerriero, che ha presentato il suo nuovo romanzo “La donna di Rugiada”, introdotto dal dottor Giovanni Pizzuti ex-sindaco e medico condotto del paese. Ed ancora nell’angolo della cultura, lo scrittore, sardo ma astigiano di adozione e con moglie lucana, Mario Casagrande. Lo spettacolo è ripreso con l’esibizione di gruppi di danze caraibiche, zumba, hip-hop, e poi ancora musical e danza del ventre, che hanno suscitato l’interesse e gli applausi dei tanti presenti. Anche il karaoke ha coinvolto… a volte deliziando ed altre divertendo. Molto affascinante è stata l’esibizione della Federazione Italiana sezione di Asti di “Viet Vo dao”, arte marziale vietnamita con i maestri Roberto e Paolo Bonomo e dei loro ragazzi. La squadra di calcio dell’Asti Femminile, capitanata dalla lucana Marilena Cervellino, è venuta a rendere gli onori a questa meravigliosa manifestazione. Dopo un paio d’ore di musica da liscio e tarantelle una sfilata di intimo e costumi da bagno “Avon”. Otto splendide modelle e due statuari modelli hanno presentato sotto gli

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occhi ammirati di tutti la spettacolare e mozzafiato collezione ESTATE 2013 e… proprio perché la Basilicata non è solo tarantelle, ospiti eccezionali e graditi soprattutto (e non solo) dai più giovani i “Jn’B Tribute Band”; gruppo con animo rock, che infiammano i locali con le cover di Jon Bon Jovi. Sicuramente il menù proposto dallo chef Antonio Di Stasi (Genzano di Lucania) e dai tanti collaboratori e collaboratrici della cucina, ha dato la possibilità di promuovere parte delle mille leccornie regionali; punto di forza sono stati i primi: pasta fresca prodotta in Basilicata (nell’azienda di “Gusto Fantastico” che il titolare in persona, Giuseppe Focaraccio, ha portato nelle cucine dell’associazione facendogliene dono), condita con sughi come li facevano le nostre nonne. Profumi deliziosi arieggiavano nell’ambiente, facendo venire l’acquolina; dall’antipasto al dolce… portate accompagnate oltre che dal più noto Aglianico lucano, anche da un fantastico vino piemontese della Cantina Sociale di Castagnole Monferrato (At). La cucina ha registrato il tutto esaurito la prima sera, tanto che direttivo e chef ed aiutanti cuochi, hanno dovuto la domenica mattina (quasi all’alba), rimettersi ai fornelli per ri-preparare tutte le portate suggerite nel menù! Come tutti coloro che hanno prestato la loro opera e professionalità per la riuscita della festa, anche la “padrona di casa” Simonetta Mirabelli era stanca ma soddisfatta. Ha confidato: “Ho lavorato intensamente per que-

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sto raduno per tre mesi, ho gestito oltre alla parte artistica, anche la parte burocratica e pubblicitaria. Colgo l’occasione per salutare e ringraziare tutti coloro con i quali mi sono interfacciata per tutto questo tempo, ed in particolar modo con il dottor Rocco Romaniello responsabile dell’ufficio internazionalizzazione e promozione. Nonostante i nostri contatti siano stati solo telefonici o via mail, ho trovato in lui, una grande disponibilità. Il mio ringraziamento più grande va soprattutto a mio marito, Domenico Tiri (ma Mimmo per tutti!), “lucano doc” che mi ha coinvolta in questa fantastica e molto laboriosa e faticosa iniziativa: portare innovazione e contemporaneità mantenendo tradizione e ricordi lontani” L’Associazione Amici della Lucania ad Asti è ormai una istituzione consolidata e molto attiva. Spiegano la Presidente Carmela Bruscella ed il vice-presidente Domenico Tiri: “Negli ultimi anni, il direttivo ha cambiato spesso nomi e volti. Con l’ultimo insediamento intendiamo portare innovazione; già, in parte dall’anno scorso, è cambiato il “modus operandi”, completamente differente rispetto al passato. In Piemonte ci sono ben 17 associazioni lucane, (si pensi che solo ad Asti, i residenti ma nati in Basilicata sono oltre 1.100); lavoriamo con tanta passione, per far conoscere le nostre tradizioni d’origine e, soprattutto, per mantenere sempre vivo il ricordo della terra natia, in sinergia con la collettività astigiana, per renderci utili fra questa gente che ci ha accolti, dato un lavoro e della quale oramai ci sentiamo parte integrante. Lo scorso anno abbiamo partecipato al Convegno internazionale delle donne lucane svoltosi in Paraguay. Colgo l’occasione per salutare e ringraziare Luigi Scaglione, Presidente della Commissione Regionale Lucani all’Estero, – ribadisce la Presidente Carmela. Nell’attività dell’associazione (che conta oltre centocinquanta iscritti) c’è anche la solidarietà. Molte delle iniziative sono, infatti, rivolte alla sensibilizzazione, al fine di raccogliere fondi per aiutare il prossimo in modo tangibile, sostenendo materialmente chi ha bisogno”. Insomma, questo 8°Raduno Lucano 2013, è stato il “Raduno per eccellenza!”…. una bomba!!! Sentiremo ancora parlare di questa poliedrica associazione lucana di Asti! Anna Baldi

DIRETTIVO 2013 - ASSOCIAZIONE CULTURALE “ AMICI DELLA LUCANIA ASTI E PROVINCIA” Presidente Vice Pres. Segretaria Tesoriere Cosigliere Cosigliere Cosigliere Probiviri Art-Director

Carmela Bruscella nata a Bari (nonni genzanesi) Donenico Tiri nato a Genzano di Lucania (Pz) Patrizia Curto nata a Armento (Pz) Antonio Donatacci nato a Foggia (Chef di cucina) Antonio Di Stasi nato a Genzano di L. Donato Caramuta nato a Genzano di Lucania (Pz) Donato Ciola nato a Genzano di Lucania (Pz) Raffaele Di Stasi nato a Genzano di Lucania (Pz) Domenico e Michele Pistone nati a Tolve (Pz) Simonetta Mirabelli nata a Torino

Foto: Moles Rocco indirizzo Flickr: www.flickr.com/photos/rocco_m indirizzo mail: roccomoles@yahoo.it Massimo Campo indirizzo Flickr: www.flickr.com/photos/massimo_campo indirizzo mail: mas79_m@libero.it

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Aria di “Casa Italia” La Basilicata a Zurigo per promuove la lucanità

ue giorni intensi e interessanti, quelli vissuti dalla Basilicata a Zurigo a Casa Italia, su invito del Console Generale Mario Fridegotto e per iniziativa della Federazione dei Lucani in Svizzera. “I tempi sono finalmente maturi per intensificare i rapporti di collaborazione con la fitta ragnatela di associazioni e federazioni dei Lucani nel Mondo, compresi i diversi sportelli Basilicata esistenti. Ciò aiuterà la nostra piccola grande Regione ad uscire da questo isolamento”, ha spiegato Giuseppe Ticchio, Presidente dei Lucani in Svizzera. “L'evento di Zurigo sicuramente è un esempio vivente di questa collaborazione. Collaborazione richiamata più volte con decisione dal Presidente del Consiglio Regionale Vincenzo Santochirico. “Per la

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prima volta”, ha aggiunto Ticchio, “si è riusciti a dare un'immagine unitaria della regione Basilicata, proprio nel suo momento più difficile. Le premesse per promuovere la nostra Regione partendo da Zurigo ci sono tutte”, egli ha affermato. Dalle volontà comuni e con l’ausilio operativo dell’associazione “Il Cielo è sempre più blu”, (in grado di coinvolgere produttori ed in particolare La Cittadella del Sapere), è nato così un progetto di coinvolgimento pubblicoprivato che apre una nuova strada alla promozione del territorio (come sostenuto dall’Apt di Basilicata e dalle Attività Produttive), alla commercializzazione, voluta appunto dai produttori intervenuti, dalle nuove dinamiche di conoscenza delle azioni messe in campo dai Lucani nel

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Mondo, (come sostenuto dalla Commissione Regionale e dal Dipartimento Internazionalizzazione). “Per la prima volta” – hanno aggiunto Ticchio e Blumetti – “si è riusciti a dare un’immagine unitaria della Regione Basilicata, proprio nel suo momento più difficile per la storia della Basilicata. E’ in queste occasioni che viene fuori il carattere dei lucani che le nostre associazioni, accorse in massa alla due giorni, hanno potuto verificare di persona. Migliore vetrina non poteva esserci. Su questo, in effetti, abbiamo lavorato molto” – ha precisato il Presidente della Commissione Regionale dei Lucani all’estero, Luigi Scaglione – “perché vorremmo che le nostre associazioni sappiano guardare al territorio lucano come un’occasione da prendere al volo più che un ricordo nostalgico. E questo nel momento più difficile anche dal punto di vista economico, mentre alcuni lucani residenti all’estero che hanno ripreso ad inviare i loro risparmi, le loro rimesse e una nuova emigrazione si appalesa sempre più, anche viste le richieste di personale qualificato e di laureati che, in Europa, Svizzera e Germania sollecitano insieme a Canada e Australia. Siamo qui – ha aggiunto Scaglione – per dare sostanza al lavoro che il Consiglio Regionale, nella sua interezza e nella sua sobrietà, ha voluto indicarci per credere nel senso dell’unità territoriale e della difesa dei nostri presidi ed accrescere il rapporto sostanziale tra le comunità locali e quelle residenti all’estero”. Un impegno sostenuto dagli interventi culturali, come quelli messi in mostra a Zurigo con i quadri di Michele Giocoli, con le foto della Basilicata sacra di Carlos Solito, con la storia sull’emigrazione vincente di Charles Paterno, raccontata nel libro di Renato Cantore, con la presentazione del rapporto sull’emigrazione al femminile, da parte della Presidente della Commissione delle Pari Opportunità, Maria Antonietta Botta e con i rapporti intessuti con gli operatori svizzeri, come spiegato dal direttore dell’Apt, Giampiero Perri e nel rapporto tra produttori e commercianti. La comunicazione in Svizzera, di contro, si è attuata con scelte in linea con tutta la manifestazione. Il risultato è stato la mobilitazione di uomini e donne, con il preciso input della collaborazione produttiva, per l’agevolazione degli scambi tra i due Paesi. La creazione di un modo più snello e informale di agire ha goduto dell’autorevolezza e delle esperienze consolidate per mettere in campo azioni basate sulle esigenze dei singoli operatori economici di Basilicata, che vogliono trovare all’estero un nuovo slancio, o anche dei nuovi cervelli emigrati lucani, che potranno trovare maggiore rilancio e supporto in questo momento rivitalizzante. giu.ru

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Tracce lucane negli Usa L’avvocato Theodore Grippo, oriundo di Pietragalla ha ritirato il premio “Lucani Insigni” artedì 18 giugno, alle ore 11:00, c'è stata la cerimonia di consegna per il premio vinto nel 2009. L’avvocato statunitense Theodore Grippo, la cui famiglia è originaria di Pietragalla, ha ricevuto il premio ”Lucani insigni”. Luigi Scaglione lo ha salutato così: “Theodore Grippo è il simbolo di una comunità italiana pienamente integrata in America, che è riuscita ad affermarsi in ambito sociale e professionale, ma che non ha mai dimenticato la propria identità, le proprie origini. Per questo era stato scelto fra i ‘Lucani Insigni’ nel 2009. Siamo lieti di potergli consegnare oggi il premio che non ha potuto ritirare allora”. “La strada tracciata da Donato e Theodore Grippo” – ha detto il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Santochirico – “deve esserci di insegnamento, non per guardare al nostro passato, ma per aprire nuovi orizzonti oggi. Loro hanno esportato in America il made in Basilicata molto prima che lo facessero le industrie del mobile imbottito. In un tempo in cui non esiste l’Eldorado, abbiamo il dovere di incoraggiare i giovani a percorrere il mondo per inseguire i loro sogni e riuscire a realizzarli anche qui: non una fuga. Vorremmo, al contrario, che dopo un periodo all’estero i nostri cervelli tornassero con una valigia di esperienze positive e strumenti, perché arricchirsi professionalmente significa arricchire il proprio paese. Il viaggio, la mobilità in cerca di nuove occasioni, devono essere un’opportunità per far cre-

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scere, anche in chiave economica, il ruolo delle comunità lucane all’estero; business community capaci di incentivare il made in Basilicata, aumentare il turismo e

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generare rapporti commerciali”. Alla cerimonia ha partecipato anche il sindaco di Pietragalla, Rocco Iacovera che, per l’occasione, ha donato a Theodore Grippo


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CHI E' THEODORE GRIPPO E' nato a Chicago, ma è originario di Pietragalla. Theodore Grippo, eminente personalità nel campo giuridico è professore di "Business Planning" alla Facoltà di Legge della "Loyola University School" di Chicago e presidente dei Comitati di diritto dei titoli e di diritto amministrativo della "Chicago Bar Association". Grippo, che ha lavorato nello staff di Obama, ha nel suo cursus honoris, sempre una connotazione d'italianità. Il professor Theodore Grippo ha, infatti, scritto un libro sul drammatico caso degli anarchici Sacco e Vanzetti, pubblicato negli Usa ed ha preso parte alla realizzazione del filmdocumentario narrato da Joe Mantegna "And they came to Chicago - The Italian American Legacy" (Ed essi arrivarono a Chicago: l'eredità italoamericana) che interpreta uno spaccato della storia degli italiani emigrati a Chicago dal 1850 ad oggi e celebra l'italianità e il coraggio degli antenati che per primi giunsero in America.

una copia degli atti di nascita e di matrimonio dei suoi genitori. “Una piccola comunità, ma dal grande cuore”, ha affermato Grippo, per descri-

vere il paese nativo dei suoi genitori. Poi, visibilmente commosso e grato per il riconoscimento ricevuto, ha espresso: “Sono orgoglioso delle mie origini lucane. Ho

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sempre difeso i diritti e la reputazione degli italiani e mi sono sempre battuto per difendere la loro onorabilità”. giu.ru.

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazione ed è in questo che noi crediamo. Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singola produzione. È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa, ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmente ogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza. L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazine o un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clienti è al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.


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Pollino People E

Il Pollino come non te l’hanno Giovanni GALLO

l Pollino raccontato da chi ci vive e ci lavora. Da chi lo conosce meglio di tutti. Un progetto nato per valorizzare il territorio attraverso la voce di chi, quotidianamente, se ne prende cura, lo sperimenta, ci litiga, ci fa pace, lo ama come un padre e riceve affetto come fosse un figlio. Una narrazione che parte dal cuore, partecipata, com-

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mossa, viva e vera. La testimonianza di chi, in qualità di padrone di casa, ti spalanca le porte del più grande parco d’Italia, ti accoglie abbracciandoti e poi ti lascia libero di personalizzare e rendere

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unica la scoperta. È “Pollino People Experience”, un percorso totalizzante, una creatura multiforme che è tante cose assieme: un sito web in italiano e in inglese, un’applicazione per smartphone e tablet, un fumetto, una mappa e un racconto per immagini. Ce ne parla una delle voci dell’iniziativa, Gaetano Lofrano, guida ufficiale ed esclusiva del Pollino, operatore di educazione ambientale, che si occupa dal 1995 di sviluppo locale, culturale, cooperazione ed ecoturismo. Dal 2008 è anche presidente dell’Associazione ArtePollino, che ha promosso un incisivo processo di conoscenza e valorizzazione del Pollino attraverso l’arte contemporanea. Come nasce l'Idea di “Pollino People Experience”? É un progetto di Fondazione Symbola, in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale del Pollino, realizzato con il contributo di Fondazione Telecom Italia, concesso nell’ambito del bando “I Parchi e le Aree Marine Protette: un patrimonio unico dell’Italia”. Il progetto mira alla valorizzazione del territorio attraverso i suoi protagonisti. C'è chi sceglie di far raccontare la propria terra a scrittori e testimonial di fama. “Pollino People Experience” va invece nella direzione opposta. Entrambe le metodologie sono valide. Semplicemente modalità e punti di vista diversi per raccontare uno stesso territorio.


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e Experience,

anno mai raccontato

RB Ride di Carsten Holler

Personalmente ho avuto la fortuna di fare entrambe le esperienze.Vorrei evidenziare, a mero titolo di cronaca, che la prima esperienza di narrazione fatta nel Parco nazionale del Pollino da uno scrittore di fama nazionale è dello scorso agosto 2012. Il progetto nasce dall’APT di Basilicata come strumento per promuovere e veicolare il territorio ed io sono stato la guida che ha accompagnato lo scrittore, Gianni Biondillo. La pubblicazione si chiama Diario del Pollino. “Pollino People Experience” è un mix di opportunità fruibili, con l’aiuto della tecnologia, in tanti modi. Anche la natura ha bisogno di essere declinata su più mezzi per essere compresa? Credo che i nuovi linguaggi, la comunicazione digitale, i social, se sapientemente utilizzati, possano diventare strumenti e canali straordinari per veicolare i territori e avvicinare le persone alla natura. Un ruolo strategico lo può e lo deve giocare il web attraverso un’offerta organizzata e strutturata in grado di comunicare anche per il territorio del parco, luoghi, prodotti, eccellenze da visitare. Detto ciò, la natura per essere compresa deve essere vissuta. Oltre a far parte di questa iniziativa, Lei è presidente di Arte Pollino, che ha il merito di aver portato le installazioni a cielo aperto di grandi artisti nel parco. L'Associazione ArtePollino è stata costituita nel febbraio del 2008 allo scopo di favorire la crescita culturale del territorio del Parco

del Pollino, promuovendo ogni forma di espressione artistica. L'associazione ha promosso e promuove una serie di iniziative volte a coinvolgere le comunità locali, le scuole, il corpo docente, allo scopo di diffondere la conoscenza del progetto stesso attraverso la più ampia partecipazione collettiva. ArtePollino è un progetto di sviluppo locale, inserito nel programma "Sensi contemporanei", promosso dalla Regione Basilicata, dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Fondazione La Biennale di Venezia, che ha l'obiettivo di far conoscere e valorizzare, attraverso l'arte contemporanea, la più grande area protetta d’Italia. Il nome del progetto è “ArtePollino - Un Altro Sud”. Mi piace sottolinearlo poiché bisogna far conoscere un altro Sud, non il solito meridione fatto di luoghi comuni. Bisogna far emergere gli aspetti positivi, il gran lavoro culturale che si sta facendo e le eccellenze che esistono su questo territorio. Lei lavora nel settore del turismo da 20 anni. Cosa avrebbe voluto vedere nel parco che non si è mai realizzato? Parto da una riflessione fatta nella progettazione di ArtePollino: “A venti anni dall'istituzione del Parco Nazionale del Pollino iniziamo a chiederci se stiamo meglio adesso, cosa abbiamo guadagnato e cosa abbiamo perso. Se le domande, sempre più frequenti, sono di questo tipo ritengo che sia importante registrare che non tutto è andato per il verso giusto, che molte aspettative

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sono state disattese, che alcune potenzialità sono rimaste inespresse e che non tutti i valori presenti sul territorio sono diventati risorse utili per lo sviluppo”. La parola d’ordine è ripartire dalla cultura e della natura insieme. Ritengo che la crescita dei nostri territori obbligatoriamente deve passare attraverso la crescita culturale della nostra terra. Bisogna che la gente si senta “cittadina del parco”. In tutti questi anni abbiamo sempre cercato di essere promotori di un’azione di contaminazione in grado di sollecitare e rivitalizzare due ambiti di notevole importanza per il nostro territorio: la crescita culturale, fondamentale per il rilancio dei centri urbani; il benessere inteso nel senso più ampio quale risultato di diversi fattori, tra questi lo stato di salute, la buona alimentazione ma anche le relazioni e l’accessibilità ai servizi che permettono all’essere umano di soddisfare bisogni altrettanto importanti come il bisogno di cultura. Qual è il valore aggiunto di “Pollino People Experience”? Credo che questo percorso evidenzi il valore della diversità: diversità di soggetti, di idee, di valori, di modi di interpretare uno stesso territorio. Spero che i racconti, le esperienze, i volti dei protagonisti di questa terra, attraverso il portale pollinopeopleexperience.it, possano essere accattivanti ed attraenti per i “naviganti” e suscitino in loro la voglia di scoperta del nostro parco. Foto di Gaetano Lofrano http://www.pollinopeopleexperience.it


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Basilicata bus to bus

'Associazione Culturale Musicale “Ambasciatori Lucani” dal 2003 pianifica le sue attività negli ambiti della musica popolare, della danza, dei viaggi culturali. A illustrarci La Corriera Lucana, un nuovo attrattore turistico itinerante, il pre-

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sidente Leonardo Nuzzaci. Come è nata l’Associazione da lei presieduta? Vivo a Potenza ma sono nativo del Salento. Siamo partiti dal buon vino, dalla pizzica

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per poi migrare verso le questioni lucane sostenute da importanti risvolti culturali, come il brigantaggio e la presenza dei greci sotto i nostri piedi. Abbiamo messo a fuoco una mappa delle serenate: ogni ragazzo interpreta dei personaggi, dal cantante al


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musicista, con l’intento di animare e raccontare i borghi lucani. Le prossime iniziative? Stiamo sviluppando un progetto multiculturale attraverso due corriere, un mezzo del servizio pubblico utilizzato dal 1955, e una moderna. In quest’ultima, da 55 posti, abbiamo allestito televisori e microfoni da karaoke utili a realizzare le rappresentazioni musicali. In più, predisporremo le attrezzature necessarie per gli spettacoli all’aperto nei luoghi clou della Basilicata. Visiteremo i luoghi dell’anima, le cantine sociali, con maghi, cabaret e film lucani. La prospettiva è ampliare, nelle persone, l’interesse per la cultura popolare. La corriera storica, invece, sarà impiegata per estemporanee di pittura, workshop di fotografia in location insolite. L’intenzione è di intitolare i sedili dei pullman ai personaggi celebri della regione. Perché è importante la cultura popolare? La musica popolare è un abbraccio tra le persone che gestiscono le tradizioni, la gastronomia, il modo di percepire la vita, è un bagno culturale a 360°. Dal passato si riesce a comprendere il futuro. Un ragazzo barese di 8 anni mi ha detto: la Basilicata è bella per i suoi silenzi. Ormai ci stiamo qualificando in un’immagine turistica fiabesca. È un bel programma da esportare. Nelle scuole siamo chiamati per la pizzica. Non è una moda ma una ricerca, una coscienza musicale che genera benessere anche negli anziani.

Ci spiega la tarantella e la pizzica de core? La pizzica de core è il ballo di corteggiamento dei contadini: la donna va all’arrembaggio dell’uomo ma in modo velato. La tarantella è la musica del lavoro e della festa. Permetteva alle persone di lavorare mentre l’animale girava intorno al palo per pestare il grano. Cosa ricreate in scena? Quando siamo sul palco parliamo di brigantaggio, di cultura potentina, grazie al lavoro di Pietro Basentini, ci spingiamo fino ai sirtaki per ricordarci quello che siamo stati. Ricreiamo una scena in cui le sensazioni coincidono con la musica, l’arte, il cibo. Dalle domeniche di settembre vi aspetta la Corriera Lucana della cultura e della musica con gli Ambasciatori Lucani. Maggiori informazioni sul sito: http://www.ambasciatorilucani.it/ al.so.

Lei è salentino, ha notato differenze nell’approccio musicale di un lucano? Il tarantismo è vivo in Basilicata, nel Salento è maggiormente evidente. È un territorio affine, ci legano i dialetti, la presenza dei greci. Il brigantaggio è un minimo comune denominatore per tutto il Sud Italia. Trovo delle assonanze, dei geni comuni. La Basilicata è poco popolata, fa più freddo ed è difficile creare quei legami “sutta lu purtune”.

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Progetti dell’Associazione Spettacolo sul brigantaggio racconta, in senso storico, quanto vissuto in quel periodo in Basilicata Spettacolo di pizzica salentina con la partecipazione di noti amici della Notte della Taranta Laboratori dedicati alla costruzione degli strumenti a percussione Presentazioni di libri animate da frammenti letterari e musicali La cena del Brigante rispecchia la base alimentare di quei tempi e propone un legame tra recitazione e musica Serenate storiche diffuse caratterizzate dall’uso degli abiti del 1800 lucano Concerto in piazza con brani lucani, su brigantaggio e pizzica Cena greca a lume di lanterna pietanze, simboli e altri dettagli sono di riferimento ellenico La Corriera Lucana per collegamenti turistici ed eventi girovaghi Speciale Matrimoni


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La Bruna, in linea con la tradizione Giovanni MARTEMUCCI

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stata archiviata la 624esima edizione della festa della Bruna 2013 con il suo tripudio di religione, storia, cultura e tradizioni. Il carro di cartapesta realizzato dal maestro materano Andrea Sansone e dalle “Facce da Carro”, ispirato quest’anno al “Concilio Vaticano II, è stato assaltato in piazza Vittorio Veneto. Dunque tradizione rispettata in pieno per la Festa della Bruna di quest'anno. Grande è stata la partecipazione della gente in un giorno solenne in cui in sacro e profano si fondono per celebrare la protettrice di Matera, Maria Santissima della Bruna. Come ogni anno, anche nell’edizione 2013, la folla si è riunita per riappropriarsi simbolicamente della città in un tripudio di colori ed emozioni. Un evento di grande richiamo anche per i turisti che anche quest’anno sono giunti in città da ogni parte d’Italia ma anche dall’estero per vivere la festa da protagonisti. Diverse migliaia sono state le presenze di

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turisti in piazza per il giorno più lungo dei materani. Una grande partecipazione collettiva che ha caratterizzato tutte le fasi della festa, dalla processione dei Pastori alla sfilata dei Cavalieri, dalla distruzione del carro giunto al centro di piazza Vittorio Veneto fino al magnifico doppio spettacolo pirotecnico sulla Murgia. Durante il corteo la gente assiepata ai lati delle strade non ha risparmiato fischi e qualche insulto al passaggio dei politici locali e regionali. Tra i momenti più esaltanti dell’edizione 2013 vanno segnalati i tradizionali giri (quest'anno 5) del Carro in piazza San Francesco d'Assisi simbolo dell'affidamento di Matera alla sua Santa Protettrice. Infine la corsa tumultuosa con la preziosa scorta dei Cavalieri (e delle forze dell’ordine) verso Piazza Vittorio Veneto dove si è consumato il rito, che ha connotazioni quasi tribali, dell’assalto e della distruzione del manufatto in cartapesta sdsdsasa

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“PENNE D’AMBIENTE” COME FARE COMUNICAZIONE GREEN Anna MOLLICA

isorse, salute, tutela, sviluppo sono gli eterogenei concetti che si dipanano dalla parola “ambiente”, da solo qualche decennio balzati all’attenzione dell’opinione pubblica e governativa. Oggi si sente sempre più il bisogno di discutere ed agire su questi argomenti alla luce dei troppi risvolti negativi che un uso indiscriminato dell’ambiente e delle sue risorse sta avendo sulla salute del pianeta. Quindi noi stessi siamo chiamati ora a comportamenti più responsabili e il meno possibile impattanti sui nostri territori. “Penne d’ambiente. Come fare comunicazione green” è il corso che ha voluto percorrere questi “binari” attraverso i mezzi della comunicazione di massa, fornendo ai professionisti

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della divulgazione strumenti e nozioni utili a far acquisire loro più padronanza sulle tematiche ambientali. Organizzato dall’Osservatorio Ambiente e Legalità in collaborazione con Legambiente Basilicata, dall’Ufficio Stampa della Giunta Regionale, con il supporto tecnico di “forMedia”

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(’Istituto per la formazione al giornalismo e alla comunicazione multimediale), il corso, giunto alla sua seconda edizione, ha visto la partecipazione di circa 20 tra giornalisti ed attivisti ambientali che, a Maratea, tra il 16 e il 20 giugno scorsi, hanno seguito le lezioni tenute da esperti che, a vario titolo,


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si occupano di ambiente. Giornalisti come Marco Fratoddi (direttore editoriale de “La Nuova Ecologia”), Enrico Fontana (direttore responsabile di “Paese Sera”), Antonio Maria Mira (caporedattore di “Avvenire”), Sergio Ferraris (“Qual Energia”) hanno relazionato ed interagito con gli allievi su

tutto ciò che ruota intorno alla notizia, alla sua genesi, al suo costrutto, alla sua portata e alle sue responsabilità allargando la discussione all’ambiente non solo sui problemi che quotidianamente lo attanagliano ma anche alle energie e alla composizione dei territori comprese le sue dinamiche. Una informazione corretta, infatti, può favorevolmente condizionare le scelte e la azioni di tutti verso un agire più rispettoso proprio di quelle dinamiche che, se ignorate, possono comportare seri danni a persone o cose. E’ da questo rispetto che deve nascere un ripensamento del nostro vivere i territori. Lo ha spiegato Pasquale Persico, docente di Economia all’università di Salerno, che ha parlato di un nuovo progresso economico basato sulle potenzialità di un territorio, sulle sue peculiarità rese migliori dalle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche. La sua è una visione lungimirante e fattibile di sviluppo in cui la simbiosi territorio – uomo diventa costruttiva e non depauperante, aperta agli stimoli e alle influenze esterne. Oggi, del resto, viviamo in un mondo aperto grazie alla rete informatica che ci connette ovunque permettendo, anche in ambito ambientale, di poter divulgare, acquisire e condividere conoscenze. Veronica Caciagli, esperta di

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web e Presidente “Italian Climate Network”, ha illustrato come si articola la comunicazione in internet e quanto sia efficace. Dalla rete transita una mole elevatissima di notizie, fatti e idee che, circolando liberamente, spingono la società civile verso una progressiva sensibilità ambientale ed ecologista che può manifestarsi sia come singoli o come associazioni. Tra queste ultime vi è Legambiente che è stata presente al corso con Stefano Ciafani e Marco De Blasi, rispettivamente vice presidente di Legambiente Italia e presidente Legambiente Basilicata. Entrambi hanno spiegato l’impegno che questa associazione, dal 1980, porta avanti non solo per contrastare le azioni inquinanti ma anche per proporre vere ed efficienti alternative di sviluppo, ecologicamente più sostenibili. E’ una azione di promozione e di contrasto la loro che si affianca a quella delle forze dell’ordine alle prese con fenomeni illeciti notificati ogni anno dal rapporto sulle Ecomafie. Ha chiuso il corso la SEL, Società Energetica Lucana, che, tramite Ignazio Petrone, ha sintetizzato la sua attività di sostegno energetico agli enti pubblici della Basilicata ricorrendo sempre più all’uso delle fonti rinnovabili.


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IL TELEGRAFO E Prima Parte Vincenzo MATASSINI

ell’epoca moderna, parlare di telefono è come parlare di qualcosa della quale non è possibile assolutamente fare a meno, ma parlare di Telegrafo Elettrico, è come riandare alla preistoria delle comunicazioni. Molti ancora credono che la sua invenzione sia stata fatta dai ricercatori americani o di altri paesi europei e che gli italiani, ed i potentini in particolare, ne abbiano sentito parlare soltanto agli inizi del Novecento. Ma le cose stanno in maniera diversa perché il vituperato Regno di Napoli, quando regnavano i Borboni, aveva un tasso di modernità che non aveva pari nei Regni europei di allora, Austria, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. Il primo telegrafo elettrico d’Italia, inaugurato in pompa magna il 31 luglio 1852, collegava Napoli, Capitale del Regno delle Due Sicilie, con la Reggia di Caserta, la sede della guarnigione militare di Capua e la fortezza di Gaeta; quindi una realizzazione vista soprattutto in chiave di sicurezza militare che poi, viste le precarie condizioni delle strade interne, si sarebbe estesa a tutte le Provincie del Regno. Sempre nel 1852 venne effettuato a Capodimonte il primo esperimento di illuminazione elettrica e nello stesso anno fu la volta del primo collegamento telegrafico sottomarino fra Reggio Calabria e Messina. Lo schema del Telegrafo Elettrico in corrente continua era formato da un generatore di corrente (una batteria), un pulsan-

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te per chiudere un circuito, un solo filo di trasmissione che veniva sistemato su isolatori montati su pali di legno o piloni sistemati ad una certa distanza fra loro, con una Stazione di partenza del segnale ed una Stazione di arrivo. Il filo di ritorno per chiudere il circuito elettrico era sostituito dalla terra, grazie a due paletti inseriti nel terreno alle due Stazioni di partenza ed arrivo del segnale, che era rilevato in genere da una lampadina o da un campanello. Nel Regno di Napoli, nel telegrafo elettrico il segnale veniva trasmesso e ricevuto tramite il Telegrafo a due aghi di William Thomas Henley. E’ necessario chiarire che il generatore di corrente continua era costituito da una pila (detta batteria) che Alessandro Volta aveva inventato intorno al 1800. La trasmissione dei dati avveniva con il codice inventato da Morse (Samuel Finley Breese Morse) nel 1837, nel quale i segnali corrispondenti ai caratteri erano sostituiti da segnali brevi (punti), segnali lunghi (linee) e intervalli. Ogni Stazione del telegrafo elettrico era denominata “Reale Officina del Telegrafo Elettrico Magnetico” e gli operatori delle “trasmissioni” erano militari, facenti parte del “Corpo Telegrafico”, che avevano una divisa, come riportato dalle stampe dell’epoca. Se avanzate erano le iniziative a Napoli il resto del Regno era lontano da qualsiasi innovazione. Il 12 novembre 1855 l’allora Intendente della Provincia di Basilicata Giuseppe Ciccarelli, considerando che Potenza mancava di una linea telegrafica, volle “motu proprio, avanzare premure, onde superiormente si facesse in modo che il Capoluogo, privo di sì gran tratto di Sovrana Clemenza, ne venisse graziosamente dotato dal Re Nostro Signore”. Il Direttore dell’Interno, in data 10 novembre 1855, rispose all’Intendente nei seguenti termini: “Ho portato la mia attenzione sul suo foglio circa la proposta

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di una linea telegrafica tra la Capitale e codesto Capoluogo. Io trovo il concetto commendevole sotto ogni rapporto, e mi riserbo farle nota una definitiva determinazione all’obbietto, manifestandole che per ora ho vivamente interessato il Ministro della Finanze perché si compiacesse darmi alla bisogna i suoi divisamenti”. Anche a quei tempi si scontravano le competenze fra necessità di sicurezza interna e finanze, tanto che per un altro paio d’anni non si parlò più del collegamento telegrafico finché, dopo la nomina a Gennaio 1937 del nuovo Intendente di Basilicata, il potentino Achille Rosica, questi ritenne prioritario un suo interessamento per portare a Potenza una Stazione del Telegrafo Elettrico. In risposta il Ministro delle Finanze, con comunicazione del 9 settembre 1857, rendeva noto che la proposta del precedente Intendente era andata avanti e che a Potenza erano state fatte soltanto delle trattative per rinvenire una casa per uso di Officina Elettrica e per alloggio degli impiegati. Era stata proposta la casa di Cantore con la richiesta di Ducati 216 di annua pigione, richiesta che il Ministro aveva ritenuta “strana”. Infatti la spesa occorrente per l’installazione e mantenimento del Telegrafo Elettrico doveva gravitare sulla Finanza, anche perché Sua Maestà il Re, sulla proposta del Direttore dell’Intendenza che dovesse essere a cura dei Comuni la Telegrafia Elettrica, per


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O ELETTRICO

quanto rigardasse sia i locali per la Stazione sia per le case per gli alloggi degli impiegati, con Reale Rescritto del 31 gennaio 1857 si era degnata determinare “che dove non avesse potuto farsi un prezzo equo di locazioni, si fosse proceduto all’espropriazione del fondo necessario per pubblica utilità”. Nel successivo Consiglio di Stato del 9 luglio 1857 il Re aveva cambiato idea ed

era stata presa una nuova e definitiva risoluzione che il Ministro delle Finanze ora comunicava; “Attesa quindi siffatta risoluzione di massima, Ella ben vede Signor Intendente che l’affitto del locale di cui trattasi deve essere a carico del Comune di Potenza, ed io la incarico a provvedere per tale oggetto con tenermene informato”. Nella riunione del 20 settembre 1857 del Collegio Decurionale (così era detto il

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Consiglio Comunale) l’allora Sindaco Don Gerardo Iannelli, facendo riferimento alla comunicazione del Ministro delle Finanze diretta all’Intendente Achille Rosica, e da questi a lui trasmessa l’11 settembre 1857, rendeva noto: a) che il Ministero delle Finanze aveva comunicato che se Potenza voleva l’istallazione di una Stazione del Telegrafo Elettrico “l’affitto del locale doveva essere a totale carico del Comune”; b) che nello stesso tempo l’Intendente ordinava perché il Decurionato venisse informato e deliberasse opportunamente. Se a livello centrale c’era stato un riconoscimento di riduzione delle spese fra la decisioni del Consiglio di Stato del 31 gennaio e quella del 9 luglio 1857, lo stesso si verificava in tutti i comuni del Regno; Potenza non ne era esclusa. Quindi, ad unanimità, il Consiglio Decurionale, considerando che il Comune di Potenza, per le ristrette sue finanze, “non rassegnava domanda per ottenere una Stazione del Telegrafo Elettrico”, quantunque ne vedesse la grande utilità; quindi, neanche poteva comprendersi il senso della citata Sovrana Risoluzione del 9 luglio 1857, che deliberò in maniera salomonica “che i benefici non si impartiscono a coloro da cui non si vogliono, giusta al noto aforisma, beneficia non dantur invitis”. Il Consiglio inoltre giustificava la decisione presa considerando: “che il budget di questo Comune presenta un quadro troppo lacrimevole, offrendo un deficit di oltre 40.000 Ducati; che se somme vi fossero disponibili, invece del Telegrafo Elettrico, che alla fin fine può essere utile per le grandi Capitali, si inclinerebbe piuttosto ad erogarle in opere generalmente reclamate, perché di assoluta necessità, come la costruzione dei pubblici condotti e del basolato di cui manca persino la Strada Pretoria, che è l’unica che offre il paese”.


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RITORNO IN LUCANIA

INTERVISTA A

MICHELE SCIARILLO… Antonio PETRINO

ichele Sciarillo, dopo aver gestito per circa quarant'anni con amor di cultura il prestigioso"Caffè al Teatro" a Prato (il nome non faccia pensare al classico "bar", in esso venivano allestiti banchetti a tema e spettacoli di ogni genere nel piccolo teatro privato) fucina di attività teatrali, letterarie, culinarie, musicali, in cui si sono soffermati i maggiori artisti di fama, anche mondiale, come Benigni, Nuti, Pieraccioni, Panariello, Claudio Morganti, Mariangela Melato, NeKrosius, Maria Luigi Borsi, Bred Repp, Peter Stain, Moni Ovadia ( amico intimo e fraterno). Corteggiatissimo dalle associazioni culturali del Vulture-Melfese che vorrebbero la sua prestante e intelligente collaborazione in allestimenti di spettacoli teatrali, musicali e letterari, in questo momento catalizza la sua attenzione nella sua Maschito. Tornato dopo quasi mezzo secolo nella

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sua cittadina natale, si propone con la sua prima rassegna in Basilicata, dal titolo ‘Novecento’. Lo scopo è quello di ridar vita alla cultura locale con allestimenti fotografici in formato gigante, rievocazioni storiche a tema, concerti, presentazio-

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ni di libri, attività e spettacoli teatrali, che non solo riaccendano gli animi sopiti e scarsamente abituati alla cultura artistica di qualità, ma che animino soprattutto le piazzette del borgo maschitano ricco di scorci ameni e altamente suggestivi.


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Michele Sciarillo e Panariello

proprie performances; inoltre verranno organizzate serate tematiche in cui si rievocherà la vita campestre comune ai piccoli centri e borghi lucani. Ultima, già allestita, è stata l'Aia, in cui sono stati portati in piazza attrezzi d'epoca di scalpellini, mandriani, maniscalchi, agricoltori, forgiatori di cesti, per ricordare ai più giovani come fosse piu naturale e meno meccanicizzata la vita di un tempo. Al pubblico è stata inoltre offerta una fagiolata cotta nelle antichissime pentole di rame, e servite da zelanti donne in costume che dimostravano anche come si facesse la classica "pasta in casa"; l'attenzione inoltre a fine serata è stata catalizzata dalla dimostrazione di un casaro che ha realizzato piccole mozzarelle che sono poi state offerte al pubblico in degustazione.

Michele Sciarillo con Moni Ovadia e Olimpia Carlisi

Tale rassegna si articola in un ricchissimo calendario scandito nei mesi estivi, in cui artisti (a luglio il gruppo Acquaragia e la performance di Carlotta Vettori e Riccardo Galardini) e letterati si alternano per sublimare i gusti del pubblico con

Signor Sciarillo, cosa l'ha spinta a ritornare in Basilicata? La voglia di incentivare la cultura nella mia terra natia; le circostanze culturali in cui mi sono ritrovato in Toscana, terra di vino,arte e di avanguardia, mi hanno spinto a cercare le mie radici e a voler lavorare sul mio territorio cercando di importare nuove forme e tecniche per favorire l'evoluzione artistica; qui in Lucania, terra sconosciuta e incontaminata è presente e sentita una voglia consapevole e attenta di emergere.

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Sta trovando difficoltà nella realizzazione dei suoi progetti? Non è ne facile scalfire le convinzioni conservatrici di gruppi o associazioni, ne lo è alterare gli equilibri consolidati nel tempo da personaggi aggrappati al proprio ruolo di guide; inoltre il momento socio economico non permette di "investire" in nuovi programmi; ma io tengo duro e vado avanti con le mie idee e le mie attività, non è mai facile inserirsi in una "nuova realtà". Ho notato inoltre che, soprattutto i giovani, si demoralizzano perchè spesso pensano che per realizzare qualsiasi "evento" ci sia necessità di ingenti somme economiche. Ciò non è del tutto vero, basta poco per creare qualcosa di semplice, interessante e bello. La gente lucana è generosa e mette a disposizione ciò che possiede attraverso lo spirito di condivisione e mutuo soccorso. Qual è il suo progetto futuro? Dopo l'estate inizierò a collaborare con diverse associazioni del Vulture-Melfese. Vorrei realizzare soprattutto dei laboratori teatrali con la regista Monica Bucciantini, su alcuni personaggi di Maschito: Paolo Emilio Savino, considerato il "San Francesco" del Meridione, i fratelli Giura e Fra Rosario Adduca; il mio intento è, inoltre, quello di valorizzare maggiormente la lingua e la cultura Arberesche.


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M U S I C A N D O

Estate 2013, un’esplosione di band lucane

Carlo CALZA Jr.

nche quest’anno, inesorabile come il tempo che scorre, è arrivata l’estate, la nostra estate lucana fatta di serate fresche, feste al chiaro di luna, studenti universitari in rimpatriata e tanta tanta musica. Il programma musicale lucano prevede molte belle occasioni per assistere a concerti di livello; nei mesi di giugno, luglio e agosto non sarà difficile trovare pane per i denti dei tanti conterranei appassionati di buona musica. Dal 30 giugno e per tutto luglio il festival Duni di Matera ospiterà artisti di alta caratura nel panorama musicale italiano e non. La rassegna è stata inaugurata da Goran Bregovic e lungo il suo corso vedrà esibirsi

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anche Vinicio Capossela in scenari di volta in volta diversi, ma sempre belli e suggestivi, degni di una città in piena evoluzione artistica e turistica: un’altra mattonella nella costruzione della città dei Sassi, Capitale della cultura 2019 . Come non parlare poi del festival lucano per eccellenza, il Pollino Music Festival (2,3 e 4 agosto) che anche quest’anno si terrà a San Severino Lucano (PZ) ; la XVIII edizione infatti vedrà esibirsi sul palco band come i Tre Allegri Ragazzi Morti, i Management Del Dolore Post Operatorio, i Cidade Do Reggae, gli Africa Unite. Tutti i concerti saranno aperti da band lucane quali ad esempio gli Aeguana Way, il cantautore Valerio Zito , gli Avast (vincitori di Italia

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Wave Basilicata) e i Basiliski Roots. Il festival, come ogni anno, si compone di attività collaterali legate al territorio e alla natura, laboratori teatrali e iniziative artistiche. Il 10 agosto Senise si vestirà di nero per il consueto appuntamento con l’Agglutination, uno dei più importanti festival metal del sud Italia; quest’anno fra i principali ospiti ci saranno i Marduk, i Blind Horizon, gli Stratovarius e gli Overkill. Il festival come ogni anno attirerà appassionati da tutto il centro-sud. Nel suggestivo castello di Torremare a Metaponto, invece, dal 17 al 19 agosto avrà luogo la nona edizione del Metaponto Beach Festival. La manifestazione vestirà i colori tipici del Reggae e vedrà alternarsi


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sul palco band aderenti al progetto “Brasilicata Tour”, iniziativa che porterà in Basilicata band brasiliane come i Cidade Do Reggae, la Banda Dona Joana, la compagnia di danza Cia Soma De Danca, alcune delle quali vivranno un vero e proprio minitour lucano con appuntamenti al Pollino Music Fest e al Centro Cecilia di Tito. Sempre ad agosto, dal 22 al 24, il Vulcanica Live Festival sarà teatro di musica di qualità e non solo. Presso il Palazzo G. Fortunato Nicola Piovani sarà protagonista indiscusso della quindicesima edizione di un festival che anno dopo anno si dimostra sempre in grado di crescere e assecondare le richieste dei fan del Vulture e del potentino, e vedrà esibirsi gruppi emergenti e una compagnia di teatro sperimentale con lo spettacolo “Pinocchio bambino cresciuto burattino”. Insomma quest’estate se ne vedranno delle belle, avremo concerti rock, metal, reggae, cantautorali; siamo tutti chiamati a partecipare per dare a nostra volta un segnale di approvazione agli organizzatori, alle associazioni e anche a chi in prima persona sta investendo capitali per muovere passi importantissimi per il nostro territorio.

le foto di Vulcanica Live Festival 2012. Il credit è foto di G.Marino/Vulcanica

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Vuoi promuovere il tuo disco o la tua demo? invialo a “Il Lucano Magazine” Via del Gallitello, 89 85100 Potenza lo ascolteremo e pubblicheremo una recensione nella rubrica “RETROCENSIONI” a cura di Carlo Calza Jr.


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Donato SABINA

rriva l’Estate, è tempo di viaggiare. Per chi ne avesse tempo e voglia, il blog, fra i tanti mezzi offerti della Rete, rappresenta sicuramente un’ottima finestra per scoprire o ri-scoprire le bellezze della nostra regione. Basilicata in Tir: seduzioni in viaggio (www.basilicataintir.it) è il blog che racconta l’omonimo progetto dell’associazione socio-culturale Identità Lucana. Basilicata in Tir è il viaggio di una carovana (tir, stand espositivi, mezzi mobili, ecc.) che, arrivata

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nelle piazze di diverse città italiane, allestisce un Villaggio Basilicata e racconta ai visitatori le tante bellezze della regione. Dopo cinque edizioni, l’iniziativa è stata sostituita da Basilicata Home, altro evento itinerante che promuove le attrazioni turistiche della Lucania nei più importanti outlet italiani. Quando si parla di località turistiche lucane non si può non parlare della Città dei Sassi. Ecco allora due blog dedicati a Matera: MATERANATURA e www.guidaturisticamatera.com. Il primo autopromuove l’attività di una guida turistica materana. Tra le tante proposte figurano anche degli Itinerari turistici alternativi (Metaponto, Montescaglioso, Altamura ed Alberobello). Ha invece uno sfondo più ecologico il secondo blog, realizzato con la collaborazione del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici). Protagonista qui è la fauna materana (il falco grillaio) oltre che il suggestivo paesaggio della

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Murgia. Suggestivo e spettacolare è anche il paesaggio del Pollino, immortalato nelle splendide foto dei blog pellegrinodelpollino e POLLINOFANTASTICO. Si tratta di rampicate, passeggiate, escursioni, panorami mozzafiato “nel parco più grande d’Italia”. Si dia anche un’occhiata, infine, alle immagini ‘artistiche’ del fotoblog pomaricohd.blogspot.com. Non si tratta delle solite foto, dei soliti posti e del solito stereotipato folcklore della nostra regione. Ci sono invece degli scatti, molto interessanti ed originali, di una località incantevole ma poco conosciuta come Pomarico, con una attenzione puntata su particolari e microcosmi naturali (piante, fiori, funghi, insetti). He sleep si intitola un breve e poetico video fotografico presentato nel blog, che potrebbe benissimo diventare un trailer di presentazione turistica per tutta la Basilicata.


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T R A L E R I G H E

L’ECO DEI MIEI PASSI A KABUL IL LIBRO DI uesto libro nasce da pensieri ed esperienze annotati su fogli di carta. Da semplici stralci di pagine sui quali ha impresso i ritagli della sua vita vissuta da soldato in Afganistan lontano dalla sua Patria e dagli affetti più cari. Giuseppe Amato ne L’eco dei miei passi a Kabul, (Mursia Edizioni), racconta la sua missione in uno dei posti più difficili del pianeta, a servizio di un popolo martoriato da troppe guerre e da continui attacchi terroristici che a fatica sta cercando, con gli aiuti militari internazionali, di ritrovare la pace. Il libro riporta alcuni dei fatti più importanti che il capitano, attualmente in sevizio presso lo Stato Maggiore della Difesa, ha vissuto nelle missioni del 2005 – 2006 e poi del 2008 - 2009 accanto a persone influenti del nuovo governo afgano con i quali, secondo i compiti assegnatigli, ha collaborato nel tentativo di ricomporre il tessuto economico del Paese. Ed anche accanto agli umili, alle persone che più di altre pagano il prezzo di un dramma che ha loro tolto tutto o quasi. Sono questi i volti che il cap. Amato ha incrociato durante i lunghi mesi trascorsi a Kabul. Volti di persone inclini al rispetto, alla gratitudine e alla cortesia, capaci di custodire e di mostrare, nonostante le sofferenze, una umanità vera. La stessa che lui, lucano di Grottole, ha respirato tra le vie del suo paese, tra l’amore, l’affetto e la saggezza dei suoi familiari e compaesani, entrambi fonti di nostalgia nei lunghi periodi lontano da casa. La stessa umanità, inoltre, che spinge a nobili gesti i tanti soldati che da circa cinquanta nazioni sono giunti in questo punto del mondo per costruire la democrazia e la libertà. Amato in queste pagine che ha arricchito con foto, racconta le meraviglie nascoste dell’Afganistan, i suoi profumi, i suoi sapori, i suoi colori e le sue abitudini, compre-

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GIUSEPPE AMATO

Quello che leggerete nelle pagine seguenti è una testimonianza autentica. Spero solo di essere riuscito a dare il giusto rilievo al lavoro di noi soldati, al sentimento di umanità e ai valori che noi italiani portiamo ovunque nel mondo: lo spirito di sacrificio, l’amicizia, la simpatia e la vicinanza nei confronti di chi nasce sotto una stella diversa. Giuseppe Amato se quelle dei bambini affezionatissimi ai loro aquiloni che fanno volare durante la bella stagione. Racconta, però, anche gli infiniti drammi di questo Paese dove anche il clima è estremo. Estati torride ed inverni rigidissimi avvolgono tutti quelli che calpestano il suo suolo, provati, ognuno a proprio modo, nel corpo e nello spirito da un dolore che è sempre in agguato. E che fa paura anche ai militari, consapevoli degli alti rischi, e che purtroppo li ha segnati. Amato con emozione ricorda, a tal proposito, i nostri connazionali caduti, suoi amici fraterni, rappresentanti illustri di un’Italia che hanno onorevolmente servito. Sotto il cielo afgano, di cui il capitano

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ricorda il bellissimo manto di stelle, si sono perse parti di una unità fisica e morale. Vite preziose, tutte appartenenti a quello “spirito di corpo” che lega inscindibilmente i soldati in missione, quando i momenti difficili li rendono ognuno difensore e responsabile dell’altro, sorretti da una reciproca ed illimitata fiducia. Cinquantadue sono gli amici che ha perso. Con questi racconti Giuseppe Amato vuole rendere omaggio allo spirito di servizio che nei militari va oltre il lavoro. Raccontare queste storie “in missione” infatti, è servito a raccontare soprattutto il loro cuore. an.mo.


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“RITRATTI DI CINEMA:

1997 - FUGA DA NEW YORK”, IL NUOVO LIBRO DEL GIORNALISTA WALTER DE STRADIS di Rosa SANTARSIERO

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997: Fuga da New York” inaugura la collana “Ritratti di cinema” pubblicata dalla Arduino Sacco Editore con il solo e unico scopo di celebrare il cinema e i suoi più grandi capolavori. Il primo volume è ad opera del giornalista e scrittore lucano, Walter De Stradis. Il volume è diviso in due parti: la prima è un approfondimento giornalistico, un saggio che racconta al lettore la trama del film, alcuni aspetti del protagonista, della regia e della colonna sonora composta e suonata dallo stesso Carpenter. La seconda sezione -dal titolo“Fuga da Scab”- è un racconto inedito, liberamente ispirato alle atmosfere del film di Carpenter, in cui il protagonista Richard S. Concklin, Tesla “per gli amici”, cerca di far evadere da un carcere di massima sicurezza, denominato Scab (la Crosta), il fratello dell’influente senatore Michigan. La copertina interna del racconto di De Stradis è un chiaro tributo allo stile della collana di fantascienza “Urania”, lanciata dalla casa editrice Mondadori nel 1952, ed è un segnale ben preciso di ciò che può aspettarsi il lettore leggendo questo racconto. «Gli sbirri la chiamavano “The Scab”, “La Crosta”. E a vederla dall’alto sembrava proprio così: una piccola escrescenza marrone su un tessuto vivente verde e maculato di grigio. Era il carcere più duro di tutti gli Stati Uniti. Peccato avesse soltanto quattro celle. (…) La Crosta era così: piena di pus. E se qualcuno l’avesse grattata via dal tessuto verde, il lercio e infetto liquame avrebbe contaminato tutta la zona. La cella numero uno era vuota. Ma non per molto». Riuscirà “Tesla” a portare fuori dal carcere sperimentale “Il Bimbo”, una specie di computer umano che custodisce scabrosi segreti, nonché unico fratello del Senatore Michigan? Ce la farà ad attra-

versare le altre celle abitate dai pericolosi criminali che lo separano dal compimento della missione? L’intero racconto è ambientato in un’atmosfera noir, densa di pericolo e suspense. Tutti gli appassionati del film non resteranno certo delusi, al contrario, lo potranno rivivere in queste pagine e divertirsi con un finale e una storia del tutto alternativa. E per tutti coloro che non conoscono il film di Carpenter? Be’, resterà la soddisfazione di aver letto un buon racconto e, forse, il desiderio di saperne di più attraverso la visone del film originale. Il libro è acquistabile sul sito internet www.arduinosacco.it, nelle migliori librerie o attraverso i maggiori store online di libri.

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D O L C E & S A L A T O

IL FRESCO DI UN BOSCO Carla MESSINA

a Basilicata, terra ricca di culture diverse ma anche madre di un territorio diversificato, per quanto piccola non manca proprio di nulla, dal mare, alla montagna alle ridenti colline, fino ad arrivare ai laghi o i fiumi. Erroneamente la si immagina come la terra di nessuno. In realtà se ci rifacciamo all’Epica “Nessuno” era Ulisse, temerario guerriero ed orgoglioso viaggiatore di terre incantate e magiche. E’ proprio su un territorio incantato e magico che la Basilicata trova la sua forma ed origine. Regione ricca di cultura ma anche di tante leggende che si abbracciano in un unico concetto di conoscenza e forma che danno spunto al sapere ma che coinvolgono anche la fantasia. Terra conosciuta e riconosciuta soprattutto dai suoi abitanti che esprimono il proprio essere non per il tramite della dottrina ma con il fare, con il modo di essere. Il Lucano lo riconosci da lontano, orgoglioso, tenace, poco predisposto al gioco ma tut-

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tavia cordiale ed accomodante. I Lucani, a seconda delle zone di provenienza, presentano tratti tipici diversi, nel linguaggio, nei modi, nei comportamenti; restano tuttavia una popolazione dall’indole forte ed ostinata, allegra il giusto, senza eccessi! Il Territorio è tutto da scoprire. Quando arriva la bella stagione, la dimensione ideale sarebbe quella del novello viaggiatore, di paese in paese, alla scoperta del territorio, del gusto e della gente. Mi torna alla mente una vecchia canzone del folk lucano, “Ciccill’ u viaggiator” oggi conosciuta nella versione di Gino Volpe, una vera esplosione di musica, una tarantella forte ed accesa ed anche molto simpatica, a testimoniare la presenza di personaggi tipici realmente riconducibili a persone comuni. La Basilicata terra di boschi, non manca di toponimi di vegetazione che richiamanola storia della Regione, dal Covo dei Briganti,


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63 alla Casa delle Streghe o dei folletti e vecchi Masciari; ovviamente tutto è un mescolamento di mito, storia e realtà. Nel periodo estivo, ovviamente, ogni paese si veste di buono, non solo dal punto vista paesaggistico ma anche dal punto di vista delle attività ed iniziative che vengono intraprese. Determinante è il fatto che la Basilicata è anche terra di emigranti: per tanto, in questo periodo, riabbraccia i suoi figli che tornano in vacanza, per lunghi o brevi periodi. Tuttavia ogni singolo paese, normalmente spopolato, rinverdisce ed incrementa le sue presenze accogliendo i suoi visitatori con un clima conviviale e dal sapore antico. Già sapore, perché tutto, dal più piccolo elemento alla condizione più grande, è attraversata dal gusto, dal buon cibo, dal vino, dai prodotti tipici in ogni dove e momento. Qui non esiste la colazione all’inglese, con uova, pancetta, marmellata e succhi di frutta, qui c’è a “Culazion’”, pasto quasi sempre di metà mattina, con pane e capicollo, o pancetta arrotolata, provolone o pecorino o pane e pomodoro, giusto per “aggiustà u stomc’” ovviamente il tutto è preceduto di buon mattino da latte e caffè con biscotti e dolci della nonna, marmellate fatte in casa, etc. La Basilicata è una terra anche di tanti prodotti tipici che hanno fatto si che diventasse una grande piccola Regione. Nel nostro viaggio abbiamo spaziato in lungo e in largo, eppure, vi sono cose che ancora rappresentano una fantastica scoperta come la carne Podolica, tipica di un certo tipo di territorio e, ovviamente, tutta Lucana per alcune caratteristiche particolari del territorio. I bovini di razza podolica sono una specie molto particolare che spesso si adatta facilmente a temperature molto rigide tanto da poter essere tenute al pascolo allo stato brado anche in periodi particolarmente freddi. Spesso i vitellini vengono dati alla luce all’aperto addirittura sulla neve, si alimentano con una vegetazione ovviamente diversa da quella degli altri bovini per via della diversa stagionalità; i piccoli vengono spesso alimentati con il latte materno. Questo tipo di foraggio selvatico, questo tipo di alimentazione conferisce loro un gusto particolare e succulento; la carne è particolarmente tenera, il colore è rosso bruno per via di una maggiore presenza di mioglobina e ferro, e di omega che rendono questo tipo di carne particolarmente salutistica tanto da essere inserita in un format di controllo talmente regimentato che non è eccessivo affermare che è forse uno degli alimenti più sicuri e controllati a livello mondiale. Il caciocavallo podolico lucano è un caciocavallo che proviene da allevamenti di bovini di razza podolica tenuti allo stato brado. L’allevamento della razza podolica è diffuso su tutto l’Appennino Meridionale, ma il caciocavallo che si ottiene dal latte dei

La ricetta... Ragù di Podolica Ingredienti: Delle fettine di retrocoscia, del cappello di prete (campanello di coscia), muscolo, magatello, olio extra vergine di oliva, aglio, cipolla, pepe nero, strutto, prezzemolo, sale qb., salsa di pomodoro, pasta casereccia e caciocavallo podolico grattugiato, peperoncino. Procedimento: prendete le fettine di retrocoscia, apritele ben bene e spolverate con una manciata di prezzemolo tritato, sale, pepe nero, un po’ d’aglio tagliato piccolo. Se vi piace spolverate con del caciocavallo grattugiato ed una noce di strutto. Avvolgetele su loro stesse creando delle braciole ed andate a chiudere o con del filo o con degli stuzzicadenti. Prendete poi un tegame a bordo alto e versate all’interno dell’olio extra vergine d’olive. Tagliate della cipolla ed un spicchio d’aglio, mettete sul fuoco e quando inizia a sfrigolare incorporate le braciole e l’altra carne che avrete tagliato in piccoli pezzi; lasciate insaporire e rosolare quindi procedete incorporando della salsa di pomodoro e un bicchiere d’acqua. Lasciate cuocere a fuoco lento per almeno un’ora e mezzo, aggiustate di sale. Usate il sugo per condire un qualsiasi formato di pasta purchè sia casereccia, dagli strascinati alle orecchiette e ferretti. Aggiungete del caciocavallo grattugiato e un pizzico di peperoncino, irrorate il tutto con il ragù. Inutile dire che vi sentirete completamente rapiti ed esaltati da un gusto forte ma al tempo stesso dolce, intenso ed avvolgente. Accompagnate con del buon vino rosso e godetevi la vita!!!

bovini podolici allevati in Basilicata è di gusto, sapore e qualità nettamente superiore. La razza Podolica è una razza rustica originaria dell’Ucraina che fu introdotta al seguito delle invasioni barbariche. Il tipo di formaggio che si ottiene dal latte dei bovini podolici è particolare sia per gusto che per stagionatura; dal colore giallo paglierino si presenta all’interno o bucherellato o lesionato a seconda della stagionatura. Il primo, più fresco; il secondo più stagionato e leggermente e naturalmente piccante, un prodotto unico nel suo genere, si chiama caciocavallo perché viene legato all’estremità con una fune spesso con un altro e vengono posti a cavallo di travi o altro a stagionare in luoghi freschi ed asciutti. Una tradizione tipica delle nostre zone è quella di fare il “caciocavallo impiccato”. In realtà questa è una pratica molto divertente e, soprattutto, gustosa, completamente

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rivolta allo stare insieme in maniera libera e godereccia: consiste nell’attrezzarsi per una grigliata a base di carne, dove i commensali, direttamente sul fuoco lasciano cuocere ogni tipo di taglio di carne, dalla podolica in tutte le sue forme, al maiale o agnello o pollo etc, nel mentre, oltre a fare ciò, stando particolarmente attenti alla posizione del fuoco, si va a legare un caciocavallo intero ad un albero, un palo di ferro, o altro che tiene lo stesso in posizione come fosse un impiccato che va a cadere direttamente sul fuoco, ovviamente non a stretto contatto. Il risultato è che lo stesso inizia a sciogliersi e quindi di volta in volta può essere tagliato e mangiato ancora filante e caldo: insomma una vera goduria soprattutto se accompagnato da pane casereccio e buon vino. Di seguito vi riporto il ragù che normalmente viene fatto ad Abriola, o meglio li trova i suoi natali, completamente a base di carne podalica.


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“QUELLA DEL C DI AMORE ETER CHI È TIFOSO D PER TUTTA LA V AMANTE E PART LA SQUADRA D Arsenio D’AMATO

lle 19:00 eravamo dentro. All'interno dello Stadium. Quasi in Curva Sud. Dal vivo era magnifico, la visione perfetta. Il clima davvero fantastico. Quando ci siamo affacciati al nostro posto era già tutto pieno, si intuivano i colori della futura scenografia, ma quello che davvero faceva impressione erano i rumori. C'era un'enorme eccitazione da parte di tutti, era palese come nessuno stesse nella pelle, come non si vedesse l'ora di iniziare. Alle 20:00 stavano per uscire quelli del Bayern per il riscaldamento. Appena vidi i primi calzettoni rossi bavaresi che si affacciavano dagli spogliatoi al campo, medio e pollice in bocca, fischiai così forte da coinvolgere tutto lo stadio. Pochi minuti e sarebbe uscita la Juve. L’ingresso in campo della squadra fu una scarica di adrenalina pura, all’annuncio dello speaker: “Ladies and gentlemen, Juventus Football Club”. C’era Thunderstruck, degli AC/DC, sparato a palla. Avevo gli occhi lucidi ed ero sulla tribuna di uno stadio che era uno “spettacolo”, perché da lì si vede davvero un mondo in bianco e nero. L’aria era calda, per essere aprile, i riflettori illuminavano a giorno, l’erba era verde e gli spalti gremiti. C’era tutto e non c’era nulla e, per un momento, mi sono sentito completamente affrancato. Quando entrò in campo la Juve, per il riscaldamento, ci fu davvero un tuono. Lo Stadium era tornato lo Stadium, l'arma in più. Perché è impossibile che i giocatori non ne abbiano avvertito l'elettricità. E poi

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Le vicende e gli eventi raccontati in questa storia sono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggi e realmente esistiti, o fatti veramente accaduti, hanno esclusiva funzione narrativa.

quei nomi urlati, l'inno cantato da tutti a squarciagola mentre si componeva quella favolosa scenografia. Quella gara poteva cambiare il colore del mio anno. Che la vera fede è andare allo stadio quando puoi vedere la partita in televisione. Il cuore mi batteva a centomila all’ora. Avvertii un trambusto in curva. Gente che si sbracciava, uno steward strattonato. Isteria, preoccupazione, terrore. Mi girai e vidi Lienhard Jost, con la sua sciarpa gial-

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lo nera penzolante, anche la sua testa era ciondolante e il suo colorito cianotico. Un uomo gli infilò le dita in gola, la lingua lo stava strozzando. Assistevamo impotenti. Eravamo a trenta metri e, per via della barriera fra tribuna e curva, non potevamo intervenire. Sapevamo che era solo. Arrivò un dottore, si complimentò con l’uomo che, probabilmente, gli aveva salvato la vita. Giunse una barella arancione, una specie di telone coi manici. Lo portarono


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EL CALCIO È L'UNICA FORMA ETERNO CHE ESISTE AL MONDO. O DI UNA SQUADRA LO RESTERA’ LA VITA. POTRÀ CAMBIARE MOGLIE, PARTITO POLITICO, MA MAI RA DEL CUORE.” Seconda Parte (LUCIANO DE CRESCENZO, I PENSIERI DI BELLAVISTA, 2005)

via. Partì un applauso che il resto dello stadio non poteva capire. Passarono sotto di noi. Gridai: “forza uaglio’” – che non ricordavo il suo nome. Poi l'urlo, sia di eccitazione che liberatorio, al calcio d'inizio, come se fosse partito un treno in corsa. Quei momenti, sono onesto, li ricordo con una certa confusione. Ero una batteria troppo carica. Avevo accumulato una tensione terribile, ogni coro era più che altro un modo per sfiatare. Avevo la netta

sensazione che avrei potuto esplodere. Non potevo reggere. Dissi agli altri che andavo in bagno, ma cercai l’infermeria. Gerrit Boeckbinder, o come cazzo si chiamava lui, era passato di là… uno del personale paramedico mi disse che, però, l’avevano portato in ospedale per una sospetta crisi epilettica. Mi chiese se fossi con lui. Mentendo dissi di si. Mi diede il suo zainetto. Dentro c’era un piccolo telo bianco di un paio di metri. Puzzava di pennarello. “Juventus Club LOOKania @ TEANA (PZ)”: così c’era scritto. Che figlio di puttana: aveva usato il mio “Lookania”… Tornai al mio posto di combattente e mi sembrava quasi che li avremmo morsicati, a quei crucchi di merda, per quanto eravamo aggressivi. La pancia dello stadio ruggiva a ogni pallone recuperato. Non durò molto, però. Perché piano il Bayern aveva messo in campo tutta la sua superiorità minando, minuto dopo minuto, tutto il nostro entusiasmo. Ripensai al crucco di Teana ed esposi il suo striscione. Quando finirono i primi 45 minuti molti si precipitarono a fumare. In fondo la regola per cui sugli spalti non si può fumare la si dovrebbe benedire. Chissà quante sigarette sarebbero state accese… ricominciarono i commenti di rito: "se facciamo gol", "se li aggrediamo", "se entra Matri", ma io guardavo gli occhi di ognuno di noi e ci eravamo già resi conto di come sarebbe finita. Eravamo ancora tesi. Ma la testa cominciava a prevalere sul cuore. Mi girarono i coglioni quando uno steward,

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avvertito da qualcuno che, dall’altro lato, poteva vedere, mi fece rimuovere lo striscioncino del povero Lucas Niemanson. “lo tolga e lo riponga - dichiarò - altrimenti devo sequestrarlo… Non è possibile esporre striscioni in tribuna.”. “Ok - dissi - va bene. Lo tolgo, ma vaffanculo” - pensai. Probabilmente se avessimo fatto gol in una delle prime due occasioni del secondo tempo qualcosa sarebbe cambiato. Quando la palla di Quagliarella impattò il palo il boato della folla fu assordante. Peccato che quello fu anche il momento esatto in cui la partita finì. Perché il Bayern prese palla e noi non l'avremmo rivista più… Punizione, colpo di testa, Buffon che respinge corto, tuffo: 0-1. Quando la palla gonfiò la rete credo che il mio cuore si sia fermato per un piccolo istante. Un istante in cui il rumore del sogno che finiva diventò assordante. Guardai le maglie rosse abbracciarsi sentendo sulla pelle il rammarico che in vantaggio non ci fossimo andati noi, per vivere una parte ancora più entusiasmante del film che tutti ci eravamo girati in testa. E invece quel boato pazzesco che sarebbe stato se fossimo andati in vantaggio era ora l'esultanza lontana dei 2000 tedeschi che, da quel momento, non avrebbero più smesso di cantare. Era finita. Peccato. La timida reazione, l'impotenza, il raddoppio fanno parte di un capitolo della partita di cui in fondo non importava più a nessuno. Lo Stadium era tornato coi piedi per terra e si apprestava a tributare i giusti applausi ad entrambe le squadre. Mi girai, prima di andar via, per


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L O O K A N I A

dare un ultimo sguardo alla meravigliosa curva Sud. In tempo per rivedere, in piedi, al proprio posto quel Gustav alias Magister Thomas, alias Hans Grüeb, alias Metzger, alias Lot, alias Ludwig Schaliedecker, alias Lienhard Jost, alias Gerrit Boeckbinder, alias Lucas Niemanson, alias Teana… che non aveva più la sciarpa del Borussia Dortmund al collo. Non potevo far altro che richiamare la sua attenzione, medio e pollice in bocca, allora, fischiai così forte da farlo girare. Mi guardò. Lo guardai. Feci segno: “tutto ok?”. Fece segno di si col capo. Sorrise, incrociando il mio sguardo carico di speranze e allo stesso tempo cedente alla malinconia della disillusione. Ero portatore del velo assonnato della rassegnazione: sorridevo, come lui, magari anche più spesso, ma i miei occhi non ridevano. I miei erano soltanto sorrisi polverosi su cui, di tanto in tanto, si passava lo straccio per la pulizia delle grandi occasioni. Che gli occhi che ridono sono di tutti i giorni, non devono aspettare le grandi occasioni. Beato chi li possiede. Gli mostrai lo zainetto. Annuì raggiante. Glielo lanciai. Il solito Stewart ci guardò in cagnesco e, stavolta, lo mandai a quel paese col sonoro. Teana urlò qualcosa tipo: “Il Bayern è troppo forte. Il caso è chiuso!”. O almeno lo era per quella Juventus, volonterosa, anche organizzata se vogliamo, ma fisicamente e tecnicamente non all'altezza del confronto con una delle squadre da diversi anni al top del ranking europeo. Filammo via e ci inscatolammo nel 72 barrato. C’era Thunderstruck, degli AC/DC, rimuginato a memoria. I finestrini erano aperti ed ero sulla porta della discesa del bus che io chiamavo “tragedia”, perché da lì se ti spingono giù sei eliminato. L’aria era fredda, per essere aprile, l’autobus filava, nonostante tutto, il semaforo era verde e le strade isolate. C’era tutto e non c’era nulla e, per un momento, mi sono sentito completamente bollato. Non dissi una parola.

La tensione, la delusione e la stanchezza tipica che ti assale quando termina una lunga serie di emozioni mi cullavano in quel mezzo pubblico. Un mix decisamente soporifero, ma era così bello tornare in albergo con i brividi per quel tifo così bello, così rumoroso. Che non sarà bastato per farci vincere, ma che era servito di sicuro a lasciarci un bellissimo ricordo dello Juventus Stadium. Solo chi ha assistito ad una gara di questa portata, in un impianto del genere e con un pubblico così potrà credere a quello che sta leggendo. Il giorno dopo ero, fisicamente, seduto a bordo campo, con i calzettoni, metaforicamente, giù e i parastinchi a prendere aria. Quando avevo scelto quei colori c’era ancora la lira e anche il muro di Berlino. Era iniziato tutto per caso. Ora era tutto immobile; sovrapponendo l’immagine della sera prima, vedevo i calciatori immobili come giocatori del Subbuteo. Fermi come i pali e le traverse. Non avevo mai visto una partita di Champions dal vivo, ora che ne avevo avuto l’occasione avevamo perso. Un silenzio onirico avvolgeva il campo. Ero, stranamente, lieto e felice di appartenere a quel posto, a quei colori. Era l’undici di aprile, di un anno ancora da definire. Prima di partire, visitammo anche il museo e lo stadio e, nel perimetro immediatamente adiacente l'esterno del secondo anello dello stadio, percorremmo il cosiddetto "Cammino delle stelle", ovvero una sorta di Walk of Fame bianconera in cui sono onorati i più grandi giocatori della storia della Juventus. In questa zona dell'impianto c’è l’uscita della Curva Sud. A terra aggrovigliato e accartocciato su stesso l’enorme striscione d’inizio gara. A ben guardare, fra quelle lettere enormi, c’era qualcosa di giallo. Qualcosa di familiare. Feci una corsa e recuperai la sciarpa gialla e nera di seta del ragazzo di Teana. La portai via. Che per sognare la vittoria non basta soltanto dormire. Devi averne un

tremendo bisogno. Perché il bisogno è il padre di ogni sogno. E quel ragazzo, coi suoi occhi ridenti, ri-portando le sue chiappe in Germania aveva vinto. Gli altri, invece, quelli che sul campo avevano perso, giudicavano la società, il Mister, la squadra. Vi sono persone che non stimiamo e non stimeremo mai. E neppure sappiamo il perché: è cosi e basta; per colui che soprannominai Albano Mezzobusto, invece, il motivo mi era ben chiaro. Il tizio pugliese durante il tour dello Juventus Stadium, interrompeva, di sovente, la guida per dire cose stupide e si faceva fotografare dal figlio, ad ogni angolo, sussurrando: “mezzobusto… mezzobusto…”. Per uno così, per ognuno dei tifosi bianconeri del genere, vorrei che la Juve perdesse sempre. Per ammansire e mitigare il prototipo dello juventino coglione. S’era fatto tardi. Corremmo alla fermata per prendere il 72 oppure il 72 barrato. Volammo fino alla stazione, riprendemmo il treno. Eravamo soli. Io Squitieri e Paperino. Ripartimmo destinazione Valle dianense. Chi dormiva, chi ascoltava musica e chi leggeva. Avevo fra le mani “Seta”, un libro di Alessandro Baricco e, quando mi collegai al web per cercare Teana, lessi che trattavasi di un paese agricolo, che in passato era noto per la coltura del baco da seta. Mi parve un’assurda, illogica, meravigliosa coincidenza… lasciai la lettura e cominciai a scrivere questo resoconto. Scrivo perché non so parlare. Non rido con gli occhi, ma, se mi emoziono e devo scrivere, riesco a creare frasi sofisticate. Se devo parlare, però, dimentico tutto: vocaboli, significati, struttura della frase, tempi verbali. Di noi tre Squitieri era un giornalista e avrebbe potuto rievocare tutto quanto. Paperino era una donna e avrebbe potuto cedere alle emozioni e al pianto, ma ho scritto tutto io che mi sono emozionato tanto… The Champions! O.S.T. Thunderstruck - AC/DC


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Anno VII numero 7/8

AS MELFI CALCIO

PROVACI ANCORA PROF... Lucano


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sommario 63 Viggianello, convegno sull’uso del defibrillatore

UN CALCIO AL PASSA Antonello LOMBARI

64 Premio La Siritide festa del calcio lucano a copertina estiva va all’AS Melfi Calcio che è riuscito a compiere un autentico miracolo sportivo. L’intera comunità federiciana (amministratori, imprenditori, dirigenti, tifosi, cittadini) si è stretta intorno alla propria squadra ed ha reso possibile l’iscrizione al prossimo torneo di Seconda Divisione. Per la cronaca è l’undicesimo campionato consecutivo tra i professionisti al quale parteciperà la formazione gialloverde. Terminata la stagione agonistica è tempo di celebrazioni. Lo sport lucano consegna i suoi oscar ai protagonisti dell'anno. Atleti, preparatori, allenatori, dirigenti, giornalisti, scendono in campo insieme per confrontarsi ed onorare la memoria di due uomini che seppero lasciare un'impronta umana indelebile nel mondo dello sport: Alfredo Mancinelli e Luigi Viola. Calciatore e poi allenatore del Potenza miracolo, deceduto nel 1995, il primo, assessore provinciale ed ex sindaco di Chiaromonte, tragicamente scomparso nel 2010, in un incidente stradale, il secondo. A Tito, nell'auditorium Santa Cecilia, il 24 giugno scorso, alla presenza di una folta cornice di pubblico, si è svolta l'ottava edizione del

L 68 Trofeo Mancinelli, quella panchina di Alfredo

64 Melfi iscritto in Lega Pro, è quasi promozione

68 Energy 01, guardando al turismo regionale

Trofeo Alfredo Mancinelli che premia calciatori, allenatori, dirigenti, tifosi e giornalisti del calcio lucano. Quest'anno il Premio è stato assegnato a Renzo Ulivieri, attuale presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio e alla giornalista Doriana Laraia, ex vice caporedattore della redazione sportiva del giornale radio di Rai Sport, ora al Tg 2. La figura di Mancinelli è ancora così presente nel ricordo della comunità sportiva potentina e lucana. Un servizio filmato in apertura di manifestazione ne ha ricordato i tratti della personalità e il suo percorso sportivo, mettendone in risalto l'umiltà e la disponibilità ad accorrere in soccorso del calcio potentino, nei momenti di massima difficoltà. Il 26 giugno presso il Polifunzionale di Sant'Arcangelo, si è svolta la sesta edizione del Premio La Siritide, denominata anche la festa dello Sport di


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CIO SATO

Basilicata. I premi più rappresentativi sono andati a Gianluca Sansone e Simone Zaza, quali migliori sportivi lucani dell'anno. I due astri nascenti del calcio di casa nostra, però, per altri impegni, non hanno potuto ritirare il premio di persona. La stagione che prenderà il via dopo la pausa estiva si annuncia ancora più insidiosa e difficile di quella appena trascorsa. La crisi economica non consente più, alle società sportive lucane, ulteriori divagazioni e salti oltre le reali possibilità. Insomma, ci sarà da ragionare ripensando ad un nuovo senso della partecipazione all'attività agonistica. Proprio questa condizione, in casa lucana, potrebbe favorire la scelta di concentrare le attenzioni delle società sui vivai e sul calcio giovanile. Sarebbe un pretesto per tornare a guardare, in modo sano, al passato.

Viggianello, un convegno sull’uso del defibrillatore

a riscosso grande successo l’iniziativa “Il defibrillatore…in campo”, organizzata da Prima Persona Viggianello, A.S.D. Viggianello e Comune di Viggianello, rappresentate rispettivamente dal coordinatore Vincenzo Palazzo, dall’Avv. Antonello Mango e dal Sindaco Vincenzo Corraro. L’incontro si è svolto il 28 giugno scorso, alle ore 18,presso il centro visite del Parco Nazionale del Pollino a Viggianello. Di tutto rispetto gli interventi: si sono succeduti il dott. Agostino Lopizzo, esperto in cardiologia, Michele Cafaro, istruttore IRC BLSD che ha illustrato praticamente le varie fasi per un corretto utilizzo del defibrillatore, il dott. Egidio Sproviero, cultore di medicina dello sport, Nicola Paternostro, volontario ANPAS e membro di Prima Persona Rotonda e Cristina Florenzano, in rappresentanza di Prima Persona Rivello. Le conclusioni invece sono state affidate all’Avv. Mario Polese, coordinatore regionale di Prima Persona Basilicata, che ha lodato l’iniziativa suggerendo di continuare sulla strada di integrare le vaie forze sociali,

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culturali e sportive presenti sul territorio. Un’iniziativa, per quel che concerne il lato sportivo, che mira a sensibilizzare la presenza di un medico, di un’ambulanza e di un defibrillatore su tutti i campi di calcio regionali. Non quindi allarmismo fine a se stesso, ma prevenzione giacché ciò che manca sui campi sportivi è proprio il defibrillatore, ossia chi dovrebbe “indossare” la maglia con il numero 1, il solo protagonista in grado, in caso di necessità, di fare la differenza. Il decreto Balduzzi va in questa direzione anche se l'onere dell'acquisto di un buon defibrillatore è a carico delle società. Il Comune di Viggianello, a breve, potrà comunque disporre di alcuni defibrillatori che verranno collocati in punti nevralgici del paese e, previo un corso, anche di personale laico in grado di utilizzare tale salvavita. Prima Persona Viggianello fa quindi da apripista di tale campagna di sensibilizzazione e non esclude l’organizzazione di eventi e raccolta fondi, iniziative utili per dotare il Comune di Viggianello di diversi defibrillatori.


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6 Edizione Premio La Siritide “Luigi V

La festa itinerante dello sport lucano Albina SODO

l Polifunzionale di Sant’Arcangelo ha ospitato il Premio “La Siritide” dedicato alla memoria di Luigi Viola, un amministratore che ha creduto nello sport come veicolo di sviluppo del territorio. Interessanti le tematiche discusse nel corso della manifestazione, a partire dall’importanza della pratica sportiva sin da piccoli. Dalle scuole, però, emerge un dato: la mancanza, il malfunzionamento degli impianti. Questioni che si proiettano nel professionismo; dunque, è essenziale il confronto tra le parti. Vincere un campionato di Eccellenza o di Promozione, è il caso del Real Metapontino e del Lagonegro, vuol dire raggiungere un obiettivo grazie alla sinergia tra società, staff e giocatori. Ma quando i fondi scarseggiano? Le soluzioni suggerite dagli intervenuti all’evento, Antonio Massaro, Pino Palazzo, Rocco Galasso per citarne alcuni, indirizzano verso la necessità di fare rete, per le piccole squadre, e sottolineano l’urgenza di preservare e valorizzare il settore giovanile lucano. La Siritide supporta chi è dietro le quinte e quanti sostengono i giovani al fine di vederli crescere nello sport. Analisi e propositi con Mariapaola Vergallito, direttore del portale www.lasiritide.it

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Il Premio della testata lucana è giunto alla sesta edizione. Perché questa iniziativa? Il Premio è nato quando è nata La Siritide. Nel 2006 abbiamo creato il sito d’informazione nell’area del pollino-senisese. Tante Società Sportive si occupano di attività agonistiche, sociali e, seppure con difficoltà, attirano molti giovani. Il Premio vuole dare loro visibilità. Le prime due edizioni si sono svolte a Senise, la sede fisica del nostro lavoro. All’aumentare della partecipazione, in collaborazione con la Provincia di Potenza, ci siamo spostati a Francavilla in Sinni, San Paolo Albanese, Sant’Arcangelo. Durante la serata sono stati assegnati riconoscimenti ad associazioni, appassionati di sport non abituati alla ribalta mediatica. È così? La Siritide parla di sport perché incuriosisce i ragazzi, distanti da cronaca e politica. Dare rilievo a un calciatore di terza categoria, non seguito per ovvi motivi dai media, fa capire che bisogna impegnarsi. L’impegno premia, può far vivere un’esperienza da protagonisti. Qual è la disciplina maggiormente seguita e praticata in Basilicata? Sicuramente il calcio. Sul palco de La Siritide le Società hanno lamentato la carenza degli impianti sportivi. In zona, però, sono poche le palestre attrezzate per il karate, le piste di atletica. Fortunatamente i Comuni si dedicano ai campi da calcio, che a volte sono fatiscenti. E’ lo sport nazionale ed è normale che sia così. Nelle edizioni precedenti abbiamo premiato un campione di tiro al volo, sport praticato nella costa jonica; il karate è importante perché con i fratelli

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gi Viola�

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D’Onofrio siamo sul tetto del mondo. Il 70% dei Premi del 2013 è, però, andato al calcio. La crisi coinvolge le squadre di calcio lucane. Occorre fare rete, fondere gli organici per non soccombere? In alcuni casi si. Il capoluogo di regione ha avuto due squadre, il Città di Potenza in serie D e il Rossoblu Potenza in Eccellenza ma non hanno affrontato campionati facili. Bisogna evitare che le stesse località abbiano società gemelle, qui concordo con le fusioni. Le realtà blasonate, il Viggiano per esempio, dovrebbero mantenere il nome del paese e affrontare gli sforzi economici necessari. L’idea di una tappa del Giro d’Italia in Val d’Agri, il canottaggio a Senise. È un bel momento per lo sport in Basilicata? La Basilicata è una vetrina non soltanto grazie al calcio ma agli sport non convenzionali. La proposta di una tappa ciclistica del Giro è partita nel 2012 dal Premio La Siritide, da Domenico Pozzovivo, anche se il traguardo di Matera non ha esaltato le sue doti da scalatore. Il presidente del Parco Appennino Lucano, Domenico Totaro, è ottimista per l’anno prossimo. Dal 14 al 21 luglio, inoltre, due competizioni nazionali di canottaggio con centinaia di atleti e accompagnatori saranno presenti nel senisese. Siamo contenti che a lanciare l’appuntamento sullo specchio d’acqua della Diga di Monte Cotugno sia stato il presidente Abbagnale.

I Premiati Riconoscimento speciale atleti di Sant’Arcangelo (Or.Sa calcio a 5, Santarcangiolese (prima categoria), ACS09 (seconda categoria), Karate (Francesco e Terryana D’Onofrio) Trofeo capocannoniere di Sant’Arcangelo calcio a 5 Fabio Siviglia Premio “Il sorriso” Giovanissimi dell’Fc Francavilla Riconoscimento speciale associazione Assa Riconoscimento speciale Avis comunale di Senise “Viva la vita!” Mario Tuzio Riconoscimento Dama Castronuovo di Sant’Andrea Riconoscimento speciale Parco Appennino Lucano, Val d’Agri, Lagonegrese a Domenico Acerenza (nuoto) Riconoscimento miglior società lucana calcio a 5 Real Maratea Riconoscimento miglior società lucana FEMMINILE calcio a 5 Fst Rionero Riconoscimento per la vittoria della coppa Basilicata Polisportiva Viggiano Riconoscimento miglior società lucana Promozione Soccer Lagonegro Riconoscimento miglior società lucana di Eccellenza Real Metapontino Riconoscimento miglior società lucana di serie D Matera Riconoscimento speciale Pasquale Seccafico Riconoscimento cestista lucano Fabio Cuccarese Premio Ussi Miglior atleta della serie D lucana Luigi Della Luna Riconoscimento Fair Play Città Potenza Factotum Mario Narciso Miglior atleta Lucano 2012-2013 Gianluca Sansone e Simone Zaza

Il portale La Siritide racconta fatti e notizie locali attraverso l’uso di Internet. Come mai? La decisione è dettata dalla disponibilità dello strumento. La Siritide ha preso forma perché nell’era del web conosciamo in tempo reale il nome del parrucchiere di Michelle Obama ma non sappiamo cosa succede nei nostri Comuni. Oggi l’informazione locale è apprezzata dai lucani che vivono oltre i confini regionali, dai non lucani pronti a sentirsi partecipi di un territorio, e dai lucani stessi. Un’informazione completa, quindi, lì dove l’informazione non c’era. La Sititide è sito web ed è web tv, cosa rende diversi i due mezzi di comunicazione? Per noi, l’aggiornamento degli articoli sul sito è immediato rispetto al lavoro necessario alla realizzazione dei servizi d’approfondimento televisivi. Noi per scelta non produciamo un Tgweb. Oltre 5 milioni e 200 mila contatti per La Siritide, un risultato atteso? Quel numero vuol dire essere riusciti a lavorare sul territorio. È stata una grande

scommessa nonostante i sacrifici. Ogni giorno registriamo una media di 2.500 contatti. È una carica per guardare avan-

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ti. La prospettiva futura è quella di poter fare ancora di più e lasciare un giorno, ai tanti collaboratori, le redini del progetto.


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8° Trofeo Mancinelli

Quella panchina che fu di Alfredo Federico PELLEGRINO

i è svolta a Tito presso l'auditorium Cecilia l'ottava edizione del premio intitolato alla memoria di “Alfredo Mancinelli” in ricordo del compianto allenatore nato a Tito, ma con un indimenticabile passato sulla panchina del Potenza negli anni d'oro della serie B. La kermesse, che ormai sta diventando un consueto appuntamento estivo per gli appassionati di calcio lucano, si è svolta proprio nella città natale di Mancinelli, presso l'auditorium “Cecilia”. L' o r g a n i z z a z i o n e dell'evento, affidata all'Aiac di Basilicata nella

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persona di Gerardo Passarella ha premiato il presidente nazionale dell'Aiac, Renzo Ulivieri. Molti lo ricorderanno alla guida di Sampdoria, Cagliari, Bologna, Torino, Parma e via discorrendo, con alle spalle quattro promozioni, due dalla C alla B ed altrettante dalla B alla A. Dotato di una personalità forte, ma di una mentalità vincente derivante anche dalle sue marcate origini toscane, Ulivieri riuscì a far vincere il titolo di capocannoniere al “Divin Codino” Roberto Baggio, quando lo ebbe alle sue dipendenze a Bologna nella stagione 97-98 grazie a ventidue marcature in trenta gare disputate. Abbiamo avvicinato il tecnico nativo di San Miniato per un'intervista, soffermandoci su temi attuali riguardanti lo sviluppo del calcio italiano e i rapporti dello stesso trainer toscano con la nostra regione. “Se mi parlano della Basilicata mi vengono subito in


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L'ELENCO DEI PREMIATI Premio Mancinelli: Renzo Ulivieri, Doriana Laraia, Dott. Michele Ferrandina (Direttore Casa Circondariale Potenza) e Comando Polizia Penitenziaria - Potenza

mente le tante amicizie che ho coltivato qui, tra tutte quelle con Ciccio Colonnese che sta seguendo il corso di allenatore con me a Coverciano”. D'obbligo la domanda circa il delicato momento che sta attraversando l'Italia e che si riversa fisiologicamente sul calcio. Come fare per combattere questa crisi? “La ricetta -dice Ulivieri- è semplice, occorre puntare sui giovani locali e fare leva sulla loro voglia di mettersi in mostra ed emergere, valorizzando in pieno quello che è l'operato e l'importanza del settore giovanile”. C'è spazio anche per una considerazione in merito al predominio spagnolo degli ultimi anni: “Nei confronti della Spagna nessuna invidia. Abbiamo vinto quattro campionati del mondo e la scuola degli allenatori italiani è tra le più apprezzate a livello mondiale. Dobbiamo miscelare la nostra cultura con la loro per progredire”.

Calciatori (Allievi di Mancinelli): Antonio Barone, Flaminio De Biase, Gaetano Montenegro Dirigenti (sez. “Nicola Martinelli”): Franco Bochicchio, Luciano Santopietro (alla memoria), Domenico Tozzi, Domenico Ciaglia Presidenti: Luciano Gioia e Giovanni Ferrara (sez. "Rocco Di Giuseppe") Tifosi: Sergio Mauro (premio Paolo De Nicola), Danilo Gerardi (premio "Zio" Pino Cavallo), Pasquale Lucente Arbitri: Marco Cauzillo, Adriano Collocola , Marco Catino , Michele Iummati Medici e Personale Sanitario: Dott. Giuseppe Battista Calabrese (alla memoria), Giuseppe Vitagliano Giustizia Sportiva: Michele Messina, Domenico Vainieri Calciatori: Giammarco Lancellotti, Piermariano Gerardi, Luigi De Angelis Premi “Rosa”: Sonia Crovatto, Ilenia Di Lorenzo,Mattea Gallo Premio Didattico: Giuseppe D’Alterio , Rosa Cittadini Stampa: Antonio Croglia (Acrocalcio), Renato Carpentieri (Il Quotidiano), Antonio Coronato (Rai), Francesco Russo (Gazzetta Mezzogiorno), Uno TV, Antonello Lombari (Il Lucano Magazine), Leonardo Volturno Allenatori: Benemeriti Fausto La Capra, Domenico Uva, Giuseppe Cirone, Gino Masperi, Vincenzo Antonio Capuano, Vincenzo De Benedictis Allenatore Emergente: Pasquale Logarzo Allenatori Vincitori Campionati: Eccellenza - Gianluca Scaldaferri, Promozione Giuseppe Viola, I^ categ. - Carmine Cassese e Francesco Liuzzi, Giovanissimi Saverio Acquasanta e Canio Di Perna, Allievi - Francesco Stasolla e Salvatore Santarsiero, Calcio a 5 - Mario Brindisi.


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L’iscrizione dei federiciani in Lega Pro

Melfi, è quasi una promozione Marianna Gianna FERRENTI

stato un ‘tour de force’ quello che ha portato l’AS. Melfi ad acciuffare la sospirata iscrizione al campionato professionistico di Lega Pro-Seconda Divisione nella stagione 2013-2014. La battaglia iniziava il 22 maggio scorso quando il presidente della società Melfi Calcio annunciava la mancanza dei presupposti per continuare l’avventura in Seconda Divisione, e sollecitava la cittadinanza, i tifosi, a mobilitarsi. La scossa elettrica che ha rianimato la dirigenza, il motore che l’ha sospinta fino all’agognato traguardo, è stata data dai gruppi Ultras, la cui reazione era prevedibile, perché gli “irriducibili” non abbandonano mai la nave che affonda. Fatto sorprendente, forse neanche troppo per chi conosce in profondità la piazza federiciana, è stata la reazione dei cittadini, delle comunità, dei giovani, delle associazioni di volontariato con lunghi cortei di protesta. Questo è stato lo stimolo che ha spinto il gruppo dirigenziale presieduto da Peppino Maglione a non demordere. Tutta la società civile si è mobilitata; il gruppo facebook “Quelli che amano il Melfi” ha organizzato una raccolta fondi e lunghi cortei di protesta. Si è arrivati alla spasmodica cifra di 200.000 euro. È

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stato un inizio estate molto arrovellato. Il colpo di spugna si è verificato quando la società è riuscita ad allacciare il contratto con un nuovo sponsor. E così nella città sembra essere tornata viva la scintilla dell’entusiasmo che ha riempito per anni gli spalti, che ha fatto registrare il tutto esaurito nelle prevendite dei biglietti. Quella sana tifoseria, che ha sempre sostenuto la squadra nei suoi momenti migliori, (quando nel 2003 è riuscita ad agganciare la promozione in C2, nel campionato che conta) anche

ora, in un momento difficile, ha fatto sentire la propria voce, forte e chiara. Ebbene gli sforzi sono stati ricompensati quando, a fine giugno, è arrivato l’atto finale, la formalizzazione della fideiussione. È fatta. Il Melfi calcio sarà ancora una volta la stella fulgida del campionato professionistico. Un autentico miracolo. E ora, ai nastri di partenza, le questioni prettamente sportive, il calcio mercato, i nuovi acquisti, la necessità di rifondare la squadra a partire dalle fondamenta, puntando sul vivaio. Si guarda al futuro con un


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e Figc, ci costringono a nuovi e pesanti sacrifici. Per una piccola realtà come Melfi, far fronte a tutti gli impegni ed a tutte le scadenze non è affatto semplice. E’ più che mai necessario il contributo di tutti e l’intervento di tutte le componenti che possono materialmente dare una mano. Senza questa ampia condivisione, una realtà come Melfi non può affrontare un campionato oneroso come quello di Seconda Divisione. Il rischio di non iscriversi esiste e riguarda non soltanto il Melfi, ma diverse squadre di Lega Pro, anche rappresentati di realtà più grandi ed economicamente più rilevanti. Come si è arrivati al punto di dover chiedere l’aiuto del sindaco Valvano? Ci sarà l'intervento dell'amministrazione e in che termini? Nel momento in cui non esistono i presupposti per andare avanti è inevitabile rivolgersi alla Massima Istituzione cittadina, in questo caso il Sindaco. Devo dire che l’Amministrazione comunale ha subito colto le nostre difficoltà e si è messa immediatamente al lavoro per trovare una soluzione al problema. Il Sindaco Valvano, il vice Sindaco Di Ciommo e l’intera maggioranza di centro sinistra, hanno mostrato grande sensibilità e si sono prodigati per aiutare concretamente la squadra di calcio. Un gesto importante e significativo nei confronti della città di Melfi.

obiettivo da raggiungere, la salvezza, che significherebbe “entrare a far parte della serie C unica. Sarebbe fantastico, un sogno” commenta il presidente dell’AS Melfi Calcio, Peppino Maglione nell’intervista rilasciata alla redazione de “Il Lucano magazine”. Presidente Maglione, che cosa sta accadendo al Melfi Calcio? Perché c’è il rischio che la squadra non si iscriva al prossimo campionato? Purtroppo le rigide norme imposte da Lega

Ci sarà magari una sovvenzione economica, magari di una parte della quota di iscrizione, o ancora un intervento per sensibilizzare imprenditori ed importanti sponsor? L’impegno dell’amministrazione è stato quello di “sensibilizzare” degli imprenditori che potenzialmente potevano dare una mano. Un’opera che è stata compiuta. In più sempre l’Amministrazione, ha deciso di agevolare materialmente il club per quanto riguarda la gestione dello stadio Arturo Valerio. Un’altra spesa aggiuntiva che di fatto l’anno venturo sarà meno complicato affrontare. Va detto che abbiamo trovato nell’Amministrazione comunale un prezioso alleato ma va, altresì, sottolineato l’impegno dei soci che compongono la dirigenza e quello mio personale e del mio gruppo. Tutte persone che ormai da 18 anni si sobbarcano l’onere e l’onore di guidare la squadra calcistica della città. Pare ci sia già un nuovo sponsor, ce ne parla? Si, abbiamo chiuso un contratto di sponsorizzazione con un'importante società che opera nel settore delle acque minerali. Un buon contratto che copre uno spazio vacante. L’anno scorso infatti non avevamo uno

sponsor. Una circostanza che ha pesato, e non poco, sulla gestione economica – finanziaria, della stagione sportiva. Ora invece, grazie all’interessamento del Dottor Dante Alfieri e del responsabile della comunicazione Vincenzo Caputo, possiamo di nuovo fregiarci di una importante collaborazione a livello di partnership commerciale. Lei in un comunicato stampa del 14 giugno, ha parlato anche di un interessamento perfino del consigliere Alfonso Ernesto Navazio. Mi pare di capire che la questione sia anche politica? No, Non si tratta di una questione politica. Il Melfi calcio è di tutti. E’ un patrimonio dell’intera collettività e come tale va salvaguardato, difeso e valorizzato da tutte le componenti, senza distinzione di sorta. Quando era Sindaco, il consigliere Navazio ha sempre dato una mano al Melfi ed anche adesso in qualità di consigliere regionale ha perorato la causa gialloverde. Quali saranno le prossime mosse della società sportiva ora che l'accordo di fideiussione è stato agguantato? Sicuramente quella di costruire la nuova squadra partendo ovviamente dalla guida tecnica. Si può dire che l'iscrizione al campionato professionistico 2013/2014 è ormai cosa fatta? Sì. È stato compiuto un autentico miracolo. In meno di un mese abbiamo garantito l'iscrizione, partendo praticamente da zero. Nell'aiuto di chi confidate affinché non si ripresenti la medesima situazione alla fine della prossima stagione? Nell'aiuto di tutta la collettività. È stato fondamentale il contributo di tutta la gente. A Melfi sembra ritornato l'entusiasmo di un tempo. Sicuramente un'ottima base di partenza per l'immediato futuro. Come si muoverà la società in termini di calcio mercato? La riforma dei campionati che partirà in questa stagione ci obbliga a costruire una squadra competitiva al massimo, se si vuole restare tra i professionistici. Dovremo essere abili nell'allestire una squadra valida, tenendo sempre d'occhio il bilancio, puntando sul progetto giovani e sulla valorizzazione. Cosa vi aspettate dal prossimo campionato? Sicuramente la salvezza che vorrebbe significare entrare a far parte della serie C unica. Sarebbe fantastico. Un sogno.


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Sfida e vanto dell’intera comunità cittadina

indaco Valvano, che cosa avrebbe significato per la città di Melfi rinunciare, dopo 10 anni, al calcio professionistico? Un segnale negativo di indebolimento complessivo della comunità melfitana, una mortificazione collettiva. Difficile contrastare l’idea della cronica incapacità dell’area nord della Basilicata di stare nel gioco delle grandi scelte regionali, anche in quelle un po’ meno essenziali come il sostegno alla squadra che rappresenta i colori della città nello sport professionistico che, fra l’altro, in questo momento è l’unica rappresentativa lucana in serie C. Non è semplice spiegare perché la Regione non è in grado o non può sostenere l’unica squadra di calcio lucana impegnata a sostenere sforzi economici rilevanti per competere in un campionato nazionale.

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Quale sarà l’aiuto dell’amministrazione ? Il Comune non può erogare sovvenzioni alla società di calcio; le leggi vigenti non lo consentono. Quello che il Comune può fare e che ha fatto si sostanzia nel sensibilizzare

operatori economici presenti sul territorio in settori emergenti dell’economia. Per molti il sostegno alla società di calcio è uno sforzo inutile. Certo, se il calcio professionistico dovesse assorbire risorse pubbliche, si porrebbe un complesso problema di scelta politica, di individuazione di priorità: tra le tante sofferenze sociali crescenti il calcio professionistico difficilmente potrebbe raggiungere i primi posti della classifica delle scelte politiche. Diversa, invece, è il collegamento tra il sostegno alla squadra e l’economia del territorio. La partecipazione al campionato nazionale è comunque fonte di promozione dell’industria locale; in realtà è anche promozione della città stessa. E’ una sfida che il Melfi calcio ha raccolto grazie allo sforzo collettivo dell’intera città e che saprà giocarsi al meglio. In considerazione del particolare momento che viviamo è evidente che il sostegno non può che arrivare da iniziative economiche proiettate alla crescita nel futuro. Nel caso di Melfi il settore non può che essere quello dell’energia. Se il tessuto economico locale si convince che l’investimento promozionale, attraverso il calcio, è un buon investimento di marke-

ting sul prodotto oltre che di marketing sociale, allora il connubio economia-sport, attraverso la mediazione del Comune acquista valore. Quali saranno, secondo lei, le prospettive future per il club? Le regole del prossimo campionato sono più rigide ma nel contempo offrono una grande opportunità: le prime 9 in classifica resteranno a fine stagione nell’unico girone della serie C, di fatto passeranno di categoria. L'anno venturo potrebbe ripresentarsi la medesima situazione di quest'anno? Non sono in grado di dirlo con certezza. Rimanere in C alla fine del 2014 non sarà semplice. Considero, però, che anche un mese fa sembrava impossibile sostenere nuovamente la partecipazione del Melfi al campionato professionistico. E’ stato proprio lo sforzo collettivo, secondo me, a motivare tutti per trovare soluzioni e a sensibilizzare gli imprenditori che hanno fatto un grande sforzo nonostante il delicato momento che stiamo vivendo. ma.gi.fe.


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1° Torneo Città di Picerno Energy Italia 01

Quando il calcio guarda anche al turismo regionale Allo studio una kermesse calcistica giovanile di spessore internazionale entre l'attività agonistica è ferma, cogliamo l'occasione per discutere di calcio giovanile in Basilicata con Donato Stasi, osservatore di calcio per la società Udinese. Lo spunto di conversazione

M

viene a due mesi dallo svolgimento della prima edizione del torneo di calcio giovanile under 19, Torneo “Città di Picerno Energy 01”, svolto nella cittadina del Melandro, il 18 e 19 maggio scorso. L'evento è stato organizzato dalla Sc Metanauto Picerno, dalla Polisportiva Az Picerno, da Enzo Mitro e dallo stesso Donato Stasi, con il patrocinio del Comune di Picerno e in collaborazione con il Comitato regionale lucano della Figc. Vi hanno preso parte le squadre Primavera di: Bari, Crotone, Juve Stabia e Reggina, la formazione Berretti della Salernitana 1919 e la rappresentativa juniores Figc-Lnd della Basilicata. Ha vinto il Bari che si è imposto in finale con la Reggina per 3-2. Sotto l’aspetto tecnico il miglior calcio in vetrina è stato quello dei calabresi. E’ una piazza che ha una lunga tradizione di lavoro con i giovani. Al termine di questa vetrina calcistica che cade in un momento cruciale della stagione sportiva, quando i campionati sono già conclusi, ne parla con soddisfazione Donato Stasi. "L’obiettivo -afferma l’osservatore della società friulana- è quello di dare al tor-

Lucano

neo, per il prossimo anno, una dimensione provinciale e, poi, per le prossime edizioni, puntare a farne un evento sportivo regionale, ma di rilievo internazionale, cioè con la partecipazione di formazioni di varie nazioni. L’idea è quella di coinvolgere gli enti locali, in primo luogo la Regione e l’Apt, per tentare una sinergia in grado di valorizzare le nostre strutture ricettive, affinché diventino veicolo di promozione turistica. Il passaggio, in questo senso, potrebbe essere quello di prevedere gare da disputarsi nei campi delle località turisticamente lucane più appetibili". Un progetto ambizioso ma concretamente attuabile con il concorso dei protagonisti della vita politica lucana, degli organizzatori esperti di calcio e dei referenti commerciali del marketing. “In questa prima edizione -racconta Donato Stasi- è stato fondamentale l’apporto dello sponsor “Energy 01” dell’ingegnere Donato Malatesta di Genzano di Lucania. Organizzare una manifestazione di questa portata, per tutto ciò che implica a livello logistico, comporta dei costi non indifferenti”.


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Crotone

Salernitana

Bari

Reggina

Juve Stabia

Rappresentativa Lucana FIGC

Dal torneo di Picerno al calcio giovanile lucano solo per trovare un appiglio o un motivo di contatto e per riuscire a guardare ad un futuro calcistico lucano. “Da noi in Basilicata -replica Stasi- mancano le strutture. Su tutte le considerazioni, basta considerare che a Potenza, nella città capoluogo di regione, ad oggi, non c’è un campo in erba sintetica. E’ più facile trovare strutture adeguate nei piccoli paesi. Il questo senso, il caso della Sc Metanauto a Picerno è emblematico. Partendo dalla disponibilità di una struttura di ottimo livello, la società di Rocco Venetucci ha saputo allevare i suoi giovani, grazie anche alla professionalità di tecnici preparati ed ora la squadra è tra le eccellenze calcistiche della regione". Riprendendo il discorso della cura dei vivai, Stasi ricorda i progressi di due scuole che rappresentano ormai dei punti fermi nel panorama calcistico lucano: "Un’altra società che lavora bene, da sempre, con i giovani è l’”Asso Potenza”, anch’essa dispone di una struttura idonea per svolgere l’attività di formazione dei piccoli calciatori ed ha una solida organizzazione. Sul versante materano, invece, c’è la “Padre Minozzi Matera”. Qual è, dunque, la ricetta di Donato Stasi per superare le notevoli difficoltà ed operare bene in questo settore? “Emerge -sottolinea Stasi- la necessità di fare rete, al fine di ottimizzare le esigue risorse disponibili e di poter fornire ai giovani i necessari servizi”. Nel corso della sua attività di scouting, Stasi si trova spesso fuori regione. “Questa -diceè una condizione imposta dalle circostanze e dal fatto che in Basilicata, essendoci una sola società tra i professionisti, il Melfi, per Primavera e Berretti, sono portato a seguire i ragazzi delle regioni limitrofe. Osservo con

molta attenzione, comunque, l'evoluzione del calcio lucano e le gare dei nostri giovani più interessanti. In ogni caso, sono convinto che i nostri ragazzi possano farcela, com’è vero che, in alcuni casi, ce l’hanno fatta. Per me, il lucano riesce ovunque e in ogni settore. Partendo dalle difficoltà che s’incontrano, da noi, per emergere a qualsiasi livello, ritengo che l’attitudine al sacrificio sia il valore aggiunto che dà la marcia in più per imporsi nella vita. Poi, nello specifico del calcio giovanile, bisogna avere la fortuna di essere visti da qualcuno e proposti ad una società maggiore". Il ragionamento di Donato Stasi si fa più articolato: "Anche qui, c’è la necessità di distinguere, poiché ci sono società, come la Reggina, che seleziona i giovani in base a prerequisiti legati alla struttura fisica già definita, mentre altri club

valutano parametri prettamente tecnici del calciatore. L’Udinese, sulla base della rete costituita con i propri osservatori, ha adottato una politica diversa. La società friulana predilige ragazzi già formati e seleziona giovani calciatori che devono essere già pronti per la prima squadra o, almeno, per la Primavera. In linea con questa scelta, l’Udinese ha sempre guardato con grande interesse al campionato Primavera. Va ricordato che, a partire dalla prossima stagione, la Lega Calcio ha separato i campionato Primavera di serie A e B. Sulla mia attività di osservatore posso dire che se vai in giro c’è la possibilità d’individuare qualche calciatore interessante. La crisi sta avendo il pregio di far riscoprire a tutti l’importanza del vivaio, con la necessità di pescare dal settore giovanile".

Lucano


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