Il Lucano Magazine Maggio2013

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Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ

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S O M M A R I O

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Le nuove tecnologie e la Basilicata

V I G N E T TA N D O

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Viaggio di un lucano in un Interno

R E P O R TA G E

21 La Basilicata e l’uso delle nuove tecnologie 22 Rimborsopoli lucana 32 Il governo Letta per le convergenze E P I S T E M E

36 Tradizione e cultura E U R E K A

30 Rimborsopoli lucana Quando la pentola si scoperchia

38 Una Domenica Notte il primo film del giovane Giuseppe Marco Albano, sulle note di Brunori

38 Una Domenica Notte il primo film del giovane Giuseppe Marco Albano 40 Strade di vino e di castelli 44 Il percorso dello chef lucano Massimo Carleo 46 Un gruppo di escursionisti a Pomarico 48 Una vasta area protetta per l’Aglianico del Vulture, l’olio e le castagne 50 Venosa, spiritualità e giovani al tempo di Facebook 52 Melfi: scuola, istituzioni su abitudini alimentari e lotta ai tumori 53 Lions Melfi, volontariato e sostegno dei più deboli 54 Stabilimento Idroterapico. Terza Parte 56 La Potenza dei quindicenni tosti. 58 Matera, costituita la sezione lucana dell’Aism 59 Vespa & Ape, ora anche a Matera hanno un club M U S I C A N D O

60 Cosa Vorrei... Farci - Tracce in chiave Pop Rock B L O G O S F E R A

62 Blogosfera T R A L E R I G H E

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Lagonegro Dieci anni dopo... l’Eccellenza

64 Il Totem Nero. Petrolio, sviluppo e conflitti in Basilicata 65 Moliterno Il Popolo – Gli Eventi – Il Folclore dal secolo XIX ai giorni nostri D O L C E

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S A L ATO

66 Sapori di casa L O O K A N I A

66 Racconto di Venosa. Seconda Parte

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E D I T O R I A L E

BASILICATA, IL NUOVO CHE AVANZA Antonello LOMBARI

o scossone politico, a Roma, ha già mietuto le sue vittime illustri. La linea prevalente in riva al Basento, prima del voto per l'elezione del presidente della Repubblica, era quella del segretario dimissionario Bersani. Ora, dopo le dimissioni dei vertici nazionali del Pd, trema l’intero partito regione. C'è una volontà esplicita di cambiamento la cui eco si diffonde anche per le contrade lucane. In tanti, all'interno del Pd, avevano urlato l’anelito ad un cambiamento risultato poi soffocato, in nome della democrazia, dalle primarie. Il responso scaturito da queste consultazioni è parso, infatti, addomesticato, secondo gli schemi consunti della vecchia politica. Della serie: parvenza di metodi moderni in abiti già abusati e laceri. Il sacrificio di Giorgio Napolitano, rieletto presidente, prima, e la fiducia accordata al governo Letta, poi, hanno fatto tirare un respiro di sollievo alla gente comune. E’ la conferma che gli italiani, quando vogliono, sanno trovare le opportune soluzioni anche ai problemi più difficili. E' un giorno feriale come tanti, in via Anzio, fuori dal palazzo della Regione. A sfilare in corteo ci sono i cassintegrati e i disoccupati che, a braccetto con gli esodati, manifestano contro una casta sempre più lontana dai problemi reali. Cresce anche la spinta dei grillini che attaccano frontalmente l'apparato governativo lucano e chiedono a gran voce la caduta della giunta De Filippo. Non ce ne sarà bisogno, l’esecutivo lucano cadrà, pochi giorni dopo, implodendo per lo scandalo dei rimborsi ai consiglieri e agli assessori regionali. Un duro colpo inferto all’intero sistema politico locale che pone, ora, inquietanti interrogativi. Vito De Filippo si dimette da governatore e crea le premesse per le elezioni anticipate. Insomma, sotto il cielo lucano qualcosa sta mutando e l’estate, ormai prossima, si preannuncia una stagione politica rovente. La caduta di Pierluigi Bersani e dei vertici del suo partito, a Roma, così come l’arresto degli amministratori regionali, in Basilicata, suonano un po' come la caduta degli dei. Dopo tante note dolenti giunge la notizia della nomina di due vice ministri lucani nell’esecutivo Letta. Filippo Bubbico di Montescaglioso siede, in rigida marcatura, alla destra di Angelino Alfano agli Interni, mentre Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno originario di Ruvo del Monte, coadiuva Maurizio Lupi, alle Infrastrutture e Trasporti. Maggio è il mese delle feste patronali lucane. I santi, quelli veri, tornano a marciare. In tutta la regione è tempo di sagre e di riti della tradizione contadina, dalle quali viene fuori l'animo laborioso e tenace del lucano. Non sarà un percorso facile ma, siamo certi che, sulle rovine della vecchia casta, nascerà una giovane e sana classe dirigente lucana.

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Viaggio di un lucano in un Interno


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L U C A N O

Editore Lucana Editoriale s.r.l. Amministratore Vito ARCASENSA

vito@arcasensa.it

Direttore Responsabile Antonello LOMBARI

antonello.lombari@libero.it 377.2314028

Redazione da Potenza: Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA

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Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Federica CAPASSO, Elisa CASALETTO, Paolo CILLIS, Antonio CORBO, Leonardo CLAPS, Gabriele DI STASIO, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE, Antonello MANGO, Anna MOLLICA, Giulio RUGGIERI, Michele RUOTI, Albina SODO, Margherita E. TORRIO Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO dal Materano: Giovanni MARTEMUCCI

0835.333321 333.8647076 info@martemix.com

Vignette di Luca NOMAGA Hanno collaborato in questo numero Angelo BENCIVENGA, Arsenio D’AMATO, Teresa LUPO, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Antonio PETRINO, Donato SABINA, Gino SPINELLI Redazione Sportiva Antonio CROGLIA, Michele POTENZA, Federico PELLEGRINO

Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 7 Maggio 2013 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it


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N E W S

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Il Parco Letterario “Albino Pierro” di Tursi “Dal mio villaggio vedo il mondo”. Questa frase la sentì in televisione in un programma del 1985. La annotò impressionato dalla grande verità in essa contenuta. Più che dal di dentro, è’ dai luoghi distanti, dalle periferie che si capisce la realtà. Per Albino Pierro la sua periferia si chiamava Tursi, paese in cui nacque nel 1916. Da qui ha visto il mondo andando a fondo studiando riti, ricorrenze, gesti, scovando i concetti ancestrali che dimoravano nella sua gente. “Poeta di scavo” dunque e “visionario”, è stato di supporto ad un’antropologia meridionalista affascinata dalla cultura “lontana” dei paesi dell’entroterra lucano di metà ‘900. I suoi suggestivi versi in lingua locale hanno esposto, con una lingua arcaica, senza storia e con lemmi spesso reinterpretati, la vita di una terra che vive della sua fede, delle sue usanze e dei suoi frutti. Pierro l’ha sublimata evidenziandone la ricca umanità, semplicità ed autenticità rese intatte dall’isolamento e facendola, per in più, conoscere ed apprezzare in Italia e all’estero. Fu vicino al Premio Nobel per ben tre volte. Lo scorso 3 maggio, a Potenza, l’associazione “Dante Alighieri”, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Basilicata, ha organizzato “Dal mio villaggio vedo il mondo: la poesia lucana di Albino Pierro” invitando per l’occasione Pasquale Stoppelli ordinario di Filologia Italiana alla “Sapienza” di Roma e Francesco Ottomano, Presidente del Parco Letterario “A. Pierro” di Tursi. Nato a Potenza durante i bombardamenti del settembre 1943, Stoppelli ha curato per la Salerno Editrice la pubblicazione di tutte le poesie di Albino Pierro esaminandole sotto il profilo stilistico, linguistico ed interpretativo. Nel definirlo l’ultimo esponente della lingua romanza ne ha ricordato le sue doti anche narrative e poliglotte. Conosceva, infatti, il francese, il tedesco e le rispettive poesie. Istituito nel 2010, il Parco Letterario è l’epilogo dell’omonimo Centro

Studi nato nel 2007 per conservare e valorizzare le opere del poeta che a Tursi, residente da tempo a Roma, desiderava tornare a vivere. Vi tornò purtroppo alla sua morte nel 1995. La sede è la sua stessa casa che può essere visitata su prenotazione a qualunque ora. La passione che Ottomano coltiva da tempo per il suo concittadino la condivide con Rocco Brancati della Rai Basilicata, il quale oltre ad essere un componente del Parco è, dal 2005, anche cittadino onorario di Tursi. Il giornalista ha informato che le poesie di Pierro saranno tradotte in Cile, che ne esistono altre 1.400 ancora inedite oltre alle 244 scritte in italiano e alle 403 in dialetto tursitano, la prima di quest’ultime composta il 23 settembre 1959. an.mo.


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Occhio alla luna nel parco al Planetario di Anzi Molti non sanno che in Basilicata abbiamo un Planetario Osservatorio Astronomico, dove si trova? Ad Anzi, il pittoresco paese presepe in provincia di Potenza tra Laurenzana e Calvello, 1029 m s.l.m. casette, scale e strette viuzze. La visita del 25 Aprile scorso era in onore della Luna Piena e dell’Eclissi. L’evento si chiamava appunto “La luna nel parco” ed era organizzato dalla rivista Al Parco Lucano in collaborazione con l’associazione di volontariato Teerum Valgemon Aesai (che tradotto dalla lingua osca significa “Terra il miglior rifugio”), che gestisce la struttura. Interessante l’introduzione di Vincenzo Gallo, del Centro Astronomico “Neil Armstrong” (C.A.N.A.) e membro del direttivo nazionale dell'Unione Astrofili Italiani (UAI), che ha illustrato con una ricca carrellata di proiezioni tutte le missioni Apollo aggiungendo divertenti aneddoti e curiosità ascoltate direttamente dagli otto astronauti da lui incontrati durante la sua visita in America. Inoltre ha fatto conoscere il lucano che durante le missioni lunari fu direttore di lancio prima, delle intere missioni in seguito, Rocco Petrone, figlio di emigrati italiani di Sasso di Castalda. Vedere la luna dal telescopio è stato molto emozionante e ha ripagato i visitatori della fatica dei circa 400 scalini che hanno dovuto salire per raggiungere la vetta del monte Siri, dove comodamente adagiato e in totale assenza di inquinamento luminoso, si trova l’osservatorio. Ma, ad onor del merito, ad Anzi bisogna dedicare una visita approfondita: è molto bella come tutti i paesi Lucani. L’ultimo evento in calendario fissato per il 3 maggio scorso, denominato “L’astronauta nello spazio”, ha visto protagonista l’ingegner Paolo Nespoli dell’Agenzia

Spaziale Europea, che ha incontrato le scolaresche di diversi istituti scolastici. L’iniziativa è stata promossa ancora dall’associazione “Teerum Valgemon Aesai”. L’Osservatorio è aperto al pubblico la Domenica Mattina dalle ore 10.30 - alle ore 12.30 con due spettacoli: il primo alle10.30, il secondo alle 11.30 Mentre per gli altri giorni bisogna prenotare al numero 3202236876 o contattare via mail teerumvalgemonaesai@gmail.com Teresa Lupo

Pisticci e Marconia, l’assessorato al turismo per il rilancio dei due centri Una dettagliata azione di valorizzazione e promozione degli incantevoli itinerari turistici, culturali, religiosi ed enogastronomici di Pisticci e Marconia è stata programmata dagli assessorati al Turismo, Cultura ed Attività Produttive del comune lucano, finalizzati ad una concreta azione di rilancio sociale ed economico di questa accogliente località della provincia di Matera. Le telecamere e lo staff del “Magazine on line Itinerari e Agroalimentare d’Italia”, in collaborazione con la redazione di www.oltrefreepress.com e della guida www.girovagandoinitalia.com

saranno presenti nel prossimo mese di maggio nel territorio pisticcese per girare una serie di puntate di Itinerari e Agroalimentare d’Italia, coinvolgendo operatori del settore, rappresentanti di istituzioni e di associazioni e consulenti del settore turistico ed agroalimentare. Nelle trasmissioni è stata confermata la partecipazione degli assessori pisticcesi Sassone, D’Onofrio ed Albano, insieme al primo cittadino Di Trani, dello storico Giuseppe Coniglio, di giornalisti e consulenti del settore turistico ed enogastronomico locale e regionale. gi.ma.

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“Megale Hellas”, Anlù domina al Porto degli Argonauti e resta al comando del trofeo Anlù è l’equipaggio da battere per l’ottava e ultima gara del “Campionato Invernale del Mar Jonio - Trofeo Megale Hellas” che si svolgerà il 26 maggio prossimo. A fine aprile si è svolta al Porto degli Argonauti di Marina di Pisticci la settima gara. Vincitore assoluto nella classifica Overall, in tempo compensato, è stato ancora una volta Anlù armata da Antonio Ammendola con un tempo reale di 1 ora 21 minuti e 35 secondi. A seguire Raffica II, Nemea, Sophia e Aumm Aumm. Nelle classifiche specifiche Anlù ha primeggiato nella categoria “CrocieraRegata” per imbarcazioni superiori ai 10 metri seguita da Raffica II e Nemea. Nella categoria “Gran crociera-Vele bianche” il primato è andato ad Ola 2, seguita da Amari e Baguette. Nella categoria “Mini altura-altura”

Energy Progress ha fatto segnare il miglior tempo, seguita da Sophia e da Aumm Aumm. La classifica generale “Overall” dopo 6 regate (una gara, non disputata per cattive condizioni meteo, non è stata ancora recuperata) vede al comando Anlù iscritta con il Circolo Vela Argonauti, seguita da Nemea, armata da Domenico Palazzo, e iscritta con LNI-Bari e da Raffica II, armata da Velissima II, ed iscritta con il circolo velico Santa Venere. gi.ma.

IL TRENO DEL FUTURO poesie di Francesco Fanì Questa è la sua XXVI raccolta poetica: “Il treno del futuro”. Il cav. Francesco Fanì torna a raccontare in versi i nostri tempi. Con poesie che ha composto tra la fine del 2011 e quasi tutto il 2012 narra fatti, problemi, condizioni della società italiana che sta facendo i conti con la crisi economica imperante che sta affliggendo le classi non ricche del Paese. Una sottolineatura che porta Fanì a ragionare sul lavoro che manca, sui problemi affrontati da famiglie sempre più alle prese con spese aggiuntive, di imprese in difficoltà e con politiche nazionali che non le aiutano.

Sull’attualità televisiva e sull’informazione indispensabili strumenti che consentono la formazione di una coscienza collettiva. Uno sguardo d’insieme, dunque, che poi ritorna su fatti di cronaca locale a cui, con lo stesso profondo interesse, l’autore dedica riflessioni ed impressioni. Mosso da un senso d’amore per la sua terra e per il mondo in generale per i quali spera, auspica vivamente un futuro migliore. Magari viaggiando su quel treno del futuro che punta su mete diverse e, chissà, anche felici. an.mo.


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N E W S

“CURIOSITA’ E CHIMICA ” La Fidapa potentina ne parla con Licia Viggiani Partiamo subito col dire che tutto dentro e fuori di noi è Chimica. E’ una verità che basta a muovere un certo grado di sensibilità verso una disciplina intorno alla quale girano troppi pregiudizi, amplificati dalla convinzione generale che si tratti di cosa astrusa ed astratta, artificiale e, dunque, pericolosa, adatta alla comprensione di pochissimi. Falso. Per sfatare questo falso mito lo scorso 5 aprile, la sezione potentina della Fidapa ha voluto organizzare “Curiosità e... chimica” affidando a Licia Viggiani, dell’Università della Basilicata e componente del direttivo della Fidapa stessa, il compito di spiegare il micro universo che attivamente si muove negli esseri viventi e non. La sua è stata una spiegazione che ha focalizzato l’attenzione sulla curiosità, la stessa che ha spinto e spinge tanti ricercatori ad interessarsi di tale materia, e sulla donna, purtroppo solo nell’ultimo secolo protagonista di importanti risultati scientifici. Equiparando le molecole alle lettere dell’alfabeto, Licia Viggiani ha portato avanti un discorso, sulle prime più tecnico –scientifico e poi citando alcuni dei risultati più noti che la chimica è riuscita ad ottenere. Le forme della natura, le differenze della specularità, gli odori, i profumi, i farmaci sono alcuni esempi di “prodotti” chimici, naturali o sintetici, che rendono in parte l’idea delle svariate diramazioni nelle quali si snoda la chimica: biologia, medicina, tecnologie dei materiali. Vasti ambiti di cui l’intelligenza umana ha cercato di svelare i segreti inoltrandosi in un sub-mondo invisibile ad occhio nudo. Tra questi esploratori ci sono oggi anche le donne, per secoli considerate non adatte al ruolo di scienziate. Un pregiudizio che è stato fatale a Ipazia (Alessandria d’Egitto 370-415 d.C.) figlia del matematico e filosofo Teone, capo di una

scuola platonica della sua città, colpita a morte dalla violenza di monaci che consideravano la sua intelligenza matematica una forma di empietà. Pregiudizio che, da lì in avanti si è consolidato fino alla fine dell’Ottocento quando inizia a barcollare con Marie Curie, la studiosa eccellente che deve alla sua disinteressata passione e dedizione per la ricerca, i due Premi Nobel per la Fisica1903 e per la Chimica1911. Un senso di abnegazione che è stato ripreso dalla figlia Irène, anche lei come la madre Premio Nobel insieme al marito Frédéric Joliot per la Chimica 1935, e come lei vittima della continua esposizione a radiazioni ionizzanti. Filomena Nitti, figlia dello statista Francesco Saverio, che si impose negli studi della psicofarmacologia. E poi la compianta senatrice a vita Rita Levi Montalcini unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 per la scoperta sui fattori di crescita delle cellule nervose. La serata si è conclusa in musica con la bellissima voce di Iole Cerminara, chimica anche lei. an.mo.

Emozioni a due ruote, in un libro dedicato agli appassionati di moto C’è anche un po’ di Basilicata con i suoi percorsi tortuosi ed i suoi itinerari turistici, ideali per le due ruote, nell’ultimo libro di Federico Aliverti vicedirettore e responsabile prove di Motociclismo che ha scritto “Voglio fare il tester”. Il libro è dedicato al vero appassionato di moto: «i segreti, i rischi, le grandi emozioni di un mestiere che tanti sognano di fare» vengono svelati da Federico Aliverti che, sia per passione che per professione, ogni anno si ritrova in sella agli ultimi modelli prodotti dalle case motociclistiche di tutto il mondo. “Voglio fare il tester” è un manuale-diario di bordo di 15 anni di esperienza sul campo, il racconto che tutti aspettavano di aneddoti e immagini inedite della sua storia di lavoro “vista da dentro”, riassunti in 296 pagine. In nessun altro libro si racconta la vita del tester, con il dietro le quinte e i consigli per arrivare a questo mestiere. La rivista motociclismo

ha dedicato più volte spazio alla Basilicata definita terra ideale e tutta da scoprire con la motocicletta. gi.ma.

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C O R S I V O

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Il Bruscolino nell’occhio Angelomauro CALZA

otrei parlare e discettare su quanto accaduto alla Regione Basilicata, ma non lo faccio per una serie di ragioni. La prima è che l’attualità di questi tempi è ben altra. Poi anche perché se ne è già parlato abbastanza ed io non avrei granchè da aggiungere, mentre sicuramente ci sono persone che possono farlo con maggior cognizione di cause ed effetti. E poi perché inevitabilmente si finirebbe per parlare anche di politica, con conseguenti nomi e cognomi da citare, e francamente non mi va di fare pubblicità a nessuno: il codice deontologico vieta esplicitamente agli iscritti all’Ordine dei Giornalisti di prestarsi a fare pubblicità. Però di qualcosa di più o meno scandaloso devo pur parlare. E allora lo faccio. E lo faccio riprendendo la notizia di un piccolo-grande scandalo riportato dai giornali nelle loro edizioni di martedì 23 aprile scorso, 48 ore prima dei titoloni sugli arresti dei politici “frecacumpagni”. Mi riferisco alla sentenza della Corte dei Conti di Potenza che ha condannato sei dipendenti del Centro per l’Impiego, tra cui la dirigente, a risarcire delle somme indebitamente percepite in quanto, nei primi mesi del 2009, hanno fraudolentemente creato “le condizioni operative atte a vedersi riconosciute prestazioni retributive non dovute attraverso la falsa attestazione della propria presenza sul luogo di lavoro”. In parole povere, timbravano

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la presenza in ufficio, ma in realtà non c’erano. Ora, premesso che pende ancora la causa penale presso il Tribunale di Potenza e che se un dipendente pubblico attesta una falsa presenza al lavoro è giusto che venga perseguito, voglio soffermarmi su un altro aspetto della questione, ed è quello che riguarda proprio la Corte dei Conti che tra le sue finalità ha anche quella di vigilare sulla correttezza delle spese a vario titolo sostenute da diversi soggetti e amministrazioni pubbliche, evidenziando e sanzionando sprechi e malversazioni. In questo contesto si colloca la sentenza di condanna dei sei dipendenti, che hanno attestato “una serie di registrazioni in ingresso scientificamente e/o dolosamente alterate e falsificate” al fine “di trarne indebite conseguenze in termini di controprestazione retributive”. Impeccabile la motivazione della sentenza di condanna. I capelli però mi si drizzano quando leggo “a cosa” sono stati condannati i sei impiegati: al risarcimento di 482,66 euro più il pagamento delle spese, per un totale di

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571,56 euro! Cioè questi sei impiegati pubblici avrebbero ordito trame truffaldine per mesi per ricavarne benefici insignificanti! Addirittura per uno di loro la condanna è pari ad 8,96 euro! Embè, allora che vada avanti il procedimento penale è giusto, il reato se c’è c’è, ma dare titoloni a tutta pagina dei quotidiani per esaltare la condanna della Corte dei Conti… mi pare onestamente un po’ troppo. Anche perché ho i miei dubbi sul fatto che tutti gli accertamenti e le varie fasi di indagine e accertamento che hanno portato alla sentenza di condanna siano venuti a costare meno dei 571 euro che gli impiegati dovranno rimborsare. Eggià, perché altrimenti ci troveremmo di fronte ad un caso di evidente spreco di risorse pubbliche, di poco oculata gestione manageriale. Ma sicuramente non sarà così, mi rifiuto di crederlo, che diamine! Come sempre, se ho male interpretato o riportato inesattezze, sto qua a porre rimedio facendo mea culpa e riportando smentite e precisazioni con la massima onestà intellettuale.


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R E P O R T A G E

La Basilicata e l’uso delle nuove tecnologie

nche per le nuove tecnologie valgono le categorie di sostenitori e detrattori, amanti e catastrofisti. Ma cosa spinge un miliardo di persone all’acquisto di uno smartphone nel 2013? Quali sono le strategie non convenzionali per promuovere la Basilicata Digitale? E il profilo personale ha la stessa importanza di quello virtuale? Scopritelo nelle pagine del nostro speciale.

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Servizi a cura di: Albina SODO, Leonardo CLAPS, Anna MOLLICA, Intervento di: Marianna LO SASSO

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R E P O R T A G E

Penso dunque sono Connesso Albina SODO

el 2013 un miliardo di persone comprerà un cellulare intelligente. Vecchie e nuove generazioni sostituiranno il proprio pc con smartphone e tablet. Il touchscreen, infatti, grazie a un’interfaccia naturale ne favorisce l’utilizzo, rispetto agli hardware, ai software dei computer tradizionali, e abilita alla connessione permanente. Un’estensione tattile, dal cervello alle mani, capace di attuare azioni e servizi immediati. I dispositivi di oggi sono solo oggetti di consumo? La società della conoscenza, su cui si basa il web, è un ecosistema di informazioni nato dall’apporto delle opinioni di molti su temi di interesse generale, fruibile in qualsiasi momento. Il meccanismo, a differenza degli altri media, consente a chi riceve il messaggio non solo di giudicarlo ma di riformularlo e

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condividerlo con gli utenti. Condivisione, quindi, è la parola chiave, un processo che incrementa la visibilità dei contenuti e la reputazione del suo autore, la costruzione di un senso partecipato e la creazione di relazioni umane, professionali indipendentemente dal luogo in cui sorge un’idea, un’iniziativa imprenditoriale. Internet azzera le distanze, non esistono più il centro, le periferie. Storie, eventi e personaggi identificativi di un territorio, di una comunità, con i sistemi digitali, appartengono alla dimensione globale. La rete è, perciò, equa, perché in tanti accedono ai motori di ricerca, ai siti, ai social network. Non è ugualitaria, perché non tutti sono dotati degli stessi talenti: sono poche le persone in grado di sviluppare un’applicazione, di contribuire al miglioramento qualitativo delle funzioni hi-tech prima che diventino di massa, di raccontare la complessità delle vicende quotidiane. Per avvicinarsi a un uso consapevole della tecnologia, e non soccombere agli stimoli veloci e moltiplicati che giungono alla nostra coscienza critica, è indispensabile l’information literacy, ovvero, l’alfabetizzazione digitale. L’educazione alla modernità tende a favorire il risultato degli studenti, l’apprendimento permanente, la cittadinanza smart. Perciò, coloro i quali organizzano il sapere, sanno valutare dati e circostanze e all’interno dell’infinito spazio virtuale, possono intraprendere qualsiasi decisione. Caso contrario, il rischio è la semplificazione dei pareri basati sul Mi piace o Non mi piace, espressioni care al fondatore di Facebook Mark Zuckerberg.


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Studenti social, app e smart city made in Basilicata a rete accelera lo sviluppo per chi la conosce e frena chi non la usa. L’efficacia dei suoi effetti sarà evidente quanto più riusciremo a partecipare all’evoluzione digitale e non subirla, sostiene Robert Kahn, ingegnere informatico newyorkese, fondatore di Internet. Nel 21.mo secolo la cultura dell’informazione, quindi, è la chiave per lo sviluppo sociale ed economico di individui, collettività, istituzioni. Ma chi sono gli utilizzatori internettiani e quali i loro benefici? Iniziamo dai ragazzi. A partire dall’anno scolastico 2014/2015 quasi due milioni di alunni delle scuole primarie e secondarie adotteranno supporti interattivi. L’introduzione degli e-book è necessaria al fine di contrastare il digital divide, inoltre, educa alla comprensione delle immagini oltre che dei testi scritti, modella gli argomenti sulla base delle capacità di apprendimento. In Basilicata sono i social network a rendere curiosi e partecipi gli studenti. Rilevanti i progetti della Consulta Provinciale di Potenza su Facebook e Twitter volti a promuovere e condividere le attività studentesche, la Giornata dell’arte e della creatività del 25 maggio prossimo e l’ideazione del logo Free Wi fi con la collaborazione dell’Apofil e della Provincia, per esempio. Tra i vantaggi del web non bisogna dimen-

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ticare le opportunità lavorative per quanti diventano appassionati e competenti nell’ambiente virtuale. Il termine da cui partire è app: come fornisce, la tecnologia, gli strumenti ai cittadini per risolvere problemi o rispondere alle domande a partire dai click su smartphone e tablet? In questo contesto raccontiamo la storia di Francesco Cucari, giovane di Rotondella esperto di informatica. Il primo in Italia ad avere creato Il Dizionario dei Rifiuti, un’applicazione sulla raccolta differenziata utile da consultare per ricordare il calendario di raccolta del proprio quartiere, per localizzare le isole ecologiche.

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La tecnologia, dunque, è concreta, modifica i nostri comportamenti. L’interconnessione tra territori e persone converge nel progetto delle smart city, un modello di città intelligente che coinvolge pubblica amministrazione e cittadini insieme, in un percorso volto a migliorare la gestione della governance, dei sistemi istituzionali, dell’ambiente, dell’istruzione, del traffico. I problemi sono quelli storici, la differenza è nel disporre di sistemi di comunicazione moderni per raccontarli e risolverli. E a Potenza un dibattito su come utilizzare al meglio le intelligenze locali è già iniziato. al.so.


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R E P O R T A G E

In futuro diventerà la Basilicata digitale I progetti della Provincia di Potenza Anna MOLLICA

e nuove tecnologie per migliorare i servizi e la qualità della vita. L’unione Europea guarda alle risorse offerte dall’era moderna per venire fuori da una crisi economica che ha prodotto recessione e disoccupazione. E le inserisce nella strategia “Europa 2020” che sulla base di concetti quali crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, ha messo a punto l’Agenda Digitale Europea con la quale promuove la crescita occupazionale, maggiore produttività e competitività, risparmio e coesione sociale. L’Italia si è allineata con l’Agenda Digitale Italiana (ADI) e, da qualche tempo, anche la Provincia di Potenza sta attuando e programmando azioni per realizzare in un futuro prossimo quella che può diventare la “Basilicata Digitale”. Cultura, istruzione, lavoro, burocrazia, viabilità sono i settori in cui l’Ente provinciale sta utilizzando i nuovi modelli che la tecnologia digitale offre. L’approccio innovativo è in grado di dare risposte più veloci alle mutate esigenze della popolazione e di abbattere, nel contempo, tempi e costi in maniera significativa. Tra questi c’è il “Freewifiprovinciapotenza” il servizio di connettività internet gratuito e federato che partirà su 25 siti del territorio provinciale. Ma, a fronte di un progetto che presto vedrà la luce, ci sono altri che stanno già funzionando. Per esempio i servizi online dei Centri per l’Impiego oggi consultabili su www.osservatoriolavoropotenza.it, un portale nuovo di zecca coniato sulle nuove tendenze dettate dai social net-net-

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work. Attraverso Twitter e Facebook, infatti, all’utente viene offerta la possibilità di ampia partecipazione ed interazione con il Centro, non solo per annunci, ma per avanzare proposte, il che crea opportunità facilitando, di fatto, l’incontro domandaofferta di lavoro. Ma l’idea della digitalizzazione va oltre e prevede la modernizzazione della gestione venatoria con un software per le aziende agrituristiche; la costituzione del Catasto stradale della Provincia di Potenza propedeutico alla creazione di un Sistema Informativo stradale utile ad ottimizzare la gestione delle strade, la stipula di convenzioni con Università e CNR per progetti di mappatura e monitoraggio del dissesto idrogeologico della viabilità provinciale. Sempre in tema di viabilità è in atto il progetto Infocity che prevede il monitoraggio di parte della flotta autobus a servizio del TPL (Trasporto Pubblico

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Locale) e la fruibilità da parte degli utenti di informazioni aggiornate circa i tempi di percorrenza dei mezzi. La modernizzazione della cultura ha portato al progetto “scuola web 2.0”, che punta alla sperimentazione di strumenti e tecnologie in grado di innovare e rafforzare la tradizionale didattica, e all’“Emerografia lucana in digitale” primo progetto per qualità e quantità di biblioteca digitale realizzato in Basilicata. Infine la Provincia si muove verso la digitalizzazione della burocrazia attraverso lo sviluppo degli Sportelli Unici delle attività Produttive che, con il coinvolgimento del pubblico e del privato, garantisce un rapporto diretto tra imprese e comuni; e, infine, verso l’attivazione, nei prossimi mesi, dei servizi web idonei a favorire la partecipazione dei cittadini alla vita democratica e alle decisioni dell’amministrazione nella costruzione del Piano Strutturale Provinciale.


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USO DELLE NUOVE TECNOLOGIE La Consulta Studentesca della Provincia di Potenza el mondo sempre più dominato dalla tecnologia ogni aspetto della società tende in qualche modo a mutare volto adeguandosi ai nuovi e moderni sistemi, molti dei quali ruotanti intorno alle tecniche informatiche e digitali. L’assunto è tanto più vero se si guarda ai giovani, al loro universo permeato di quegli affascinanti mondi che si dipanano dall’uso di queste tecnologie e dai suoi svariati campi di applicazione. E, quando si parla di giovani, è automatico pensare alla scuola, il luogo di apprendimento culturale per eccellenza nel quale, ai canoni dell’insegnamento tradizionali, è possibile affiancare l’informatizzazione seppur con alcuni limiti. Limiti di cui anche la Consulta studentesca della Provincia di Potenza ammette l’esistenza. Una considerazione che nasce dopo che le Consulte di tutte le province nazionali avevano proposto la sostituzione dei libri di testo con quelli digitali, per motivi pratici

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legati all’alleggerimento del peso dei libri. Una valutazione, la loro, che presto si è scontrata con l’oggettiva valenza del testo cartaceo molto più adatto allo studio rispetto agli e-book che comunque restano validi, per manuali o dizionari, per esempio. Lo stesso presidente della Consulta studentesca della Provincia di Potenza, Daniele Albano, condivide le riserve rispetto ad una tecnologia che può fare meraviglie in altri ambiti. Come quelle che si prospettano, proprio in questo mese, quando partirà il corso di shooting fotografico che culminerà il 25 maggio a Potenza nella “Giornata dell’arte”. Sarà un appuntamento di rilievo, già validamente sperimentato nelle scorse edizioni, a cui – come ci spiega Daniele Albano - prenderanno parte gli studenti di tutti gli Istituti Superiori provinciali che, in questa occasione, avranno modo di proporre ai coetanei i propri modi di concepire l’arte. Fotografia, musica, danza sono le diverse

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declinazioni di un’arte che viene plasmata dalla tecnologia digitale oramai a portata di tutti. Ognuno qui troverà spazio. Gli impressionisti di immagini, i dj locali che sui social network avranno a disposizione una postazione loro dedicata nella quale inserire le loro opere. Una galleria virtuale, un contest musicale aperto all’aggiornamento continuo dei contenuti. L’evento, che è organizzato in collaborazione con il Comune e la Provincia di Potenza, fa parte di una gamma di proposte che la Consulta studentesca, di concerto con quelle di tutte le province italiane, ha avanzato nel tentativo di migliorare il sistema scolastico anche usufruendo delle possibilità offerte da internet. Tra queste “La scuola in rete”, progetto didattico on line pensato al fine di venire incontro a chiunque abbia bisogno di maggiori spiegazioni su una qualsiasi materia non pienamente compresa. an.mo.


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Francesco Cucari

Quando l’eco-app fa la differenziata enza investire in pubblicità e facendo leva sul passaparola virale Francesco Cucari, 20 anni, con il suo team di sviluppatori, grafici, comunicatori, ha creato “Il Dizionario dei Rifiuti”, un’applicazione per aiutare Comuni e comunità nella raccolta differenziata. Un racconto per ribadire le possibilità della rete al di là del luogo di partenza.

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Ci racconta il suo interesse per informatica e nuove tecnologie? È una passione che ho coltivato sin da piccolo, già all'età di 10 anni ho realizzato i primi siti. Da qualche anno mi sto dedicando allo sviluppo di app, un mondo in continua evoluzione. Le nuove tecnologie sono una risorsa importante perché si stanno diffondendo non solo tra i giovani. Penso che se ben usate possano aiutare uomini e donne nelle attività quotidiane. Ha dichiarato che per lo startupper è importante la condivisione. In che modo questa qualità non equivale al furto di idee? Come si fa a divulgare e far conoscere un'idea se non la condividi con gli altri? E se gli altri ne vengono a conoscenza, perché mai dovrebbero rubarla? Questa è la riflessione di fondo della condivisione sul web: permette di farsi apprezzare senza spendere un euro in marketing nel più breve tempo possibile e da un pubblico numeroso. Grazie alla condivisione e al passaparola online “il Dizionario dei Rifiuti”, per esempio, è stato valutato ed è utilizzato ogni giorno. Può parlarci di RotoApp, la guida turistica di Rotondella. Avevo da poco comprato uno smartphone Android e scoperto il mondo delle applicazioni. RotoApp è il mio primo esperimento

di programmazione, è stata una sfida con me stesso, anche se non è perfetto, sono soddisfatto del risultato. Ora mi piacerebbe migliorarlo dal punto di vista della user experience. Mi ha fatto molto piacere scoprire che alcuni turisti hanno visitato Rotondella con in mano la mia applicazio-

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ne. Perché è indispensabile porre attenzione alle tematiche eco-ambientali? Un proverbio dei nativi americani dice “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri


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27 figli”. Abbiamo un’enorme responsabilità: quella di preservare, di rispettare l'ambiente in cui viviamo e in cui vivranno le generazioni future. Ma spesso ce ne dimentichiamo. Ad agosto 2011 ha registrato la versione 1.0 del “Dizionario dei Rifiuti”. L’applicazione, per Android e Apple, come aiuta a dissipare i dubbi sugli oggetti da differenziare? Sono sicuro che chi fa la raccolta differenziata si è ritrovato, almeno una volta, davanti a un contenitore colorato, con un rifiuto in mano e si è posto la fatidica domanda “e questo dove lo butto?” Il “Dizionario dei Rifiuti” risolve il problema, indica il giusto conferimento per oltre 700 parole, mediante due tipi di ricerca: generica, in grado di fornire le informazioni dei principali consorzi di filiera; e geolocalizzata, con analisi specifiche in riferimento al proprio comune d'appartenenza. Si accettano i suggerimenti dai visitatori del sito? Esatto, tutti potranno comunicare i termini non trovati nel database. Queste segnalazioni, poi, verranno confrontate con le indicazioni dei consorzi e inserite nell'elenco dei rifiuti, aggiornato, consultabile sia da web sia da app. Gli sviluppi ulteriori dell’applicazione? Con la formazione di un team il Dizionario dei Rifiuti vuole diventare un servizio di pubblica utilità, per questo sono state implementate funzionalità nuove, tra le quali la visualizzazione del calendario di raccolta del proprio quartiere, le notifiche per ricordare cosa buttare, la localizzazione dei punti di interesse e delle isole ecologiche, un promemoria per il ritiro dei rifiuti ingombranti. Il nostro obiettivo è quello di studiare continuamente soluzioni per poter offrire alle amministrazioni un servizio che aiuti e affianchi i cittadini nel gesto quotidiano della raccolta differenziata. Per un ventenne è difficile interagire con le istituzioni pubbliche? In questi mesi, a volte, la mia età è stata un freno. Per fortuna il “Dizionario dei Rifiuti” ha entusiasmato tanti amministratori virtuosi, ma soprattutto è diventato un riferimento per migliaia di persone che, pur non conoscendomi, continuano a scrivermi complimentandosi. NinjaMarketing ha definito il “Dizionario dei Rifiuti” App Utility dell'anno, Il Corriere della Sera, Wired e altre testate hanno menzionato la sua iniziativa. È sorpreso? Sinceramente non mi aspettavo questo clamore a livello nazionale e sono entusiasta che l'app abbia riscontrato un grande

successo mediatico. Nonostante ciò ho i piedi ben piantati a terra: non sono il tipo che si monta la testa! Preferisco essere un uomo di valore piuttosto che di successo. Quanta lucanità è presente nel Dizionario dei Rifiuti? Pensa che le tecnologie possano creare opportunità per persone competenti e territori poco noti? C’è molta lucanità. Il progetto è nato in Basilicata da una necessità personale riscontrata nel mio paese, Rotondella, al momento della raccolta differenziata. Partendo dalla nostra piccola terra è riuscito ad affermarsi nel tempo in Italia grazie al web. La rete è una grande opportunità perché ha azzerato le distanze e permette a tutti, in egual modo, di farsi conoscere e diffondere le buone idee e le buone pratiche. al.so.

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Focus Il Dizionario dei Rifiuti (http://www.dizionariodeirifiuti.it) ha 4 funzioni: • motore di ricerca, in cui inserire il nome del rifiuto per la sua corretta destinazione; • servizio di notifica, sarà lo smartphone a ricordarci quando e cosa differenziare; • mappe geolocalizzate dei punti d’interesse della propria città (centri raccolta, isole ecologiche, uffici ambiente); • servizio a domicilio, o a chiamata, per prenotare il ritiro dei rifiuti ingombranti. Il 78,9% della popolazione italiana usa Internet, il 31% attraverso smartphone. 25 Comuni hanno aderito al network lucano, Genova, Napoli, Belluno, in Basilicata Rotondella e Tursi.


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Le false identità nel labirinto del world wide web di Marianna LO SASSO *

’ uso della tecnologia in età scolare assume i caratteri che, come afferma Antonio Gulli, sono tipici del "bricolage". I ragazzi, nell’attuale società della conoscenza, come i bricoleur, sono capaci di eseguire un gran numero di compiti differenziati adattandosi sempre di più alla dotazione tecnologica di cui dispongono. Tali compiti tendono a essere svolti consultando social network in tempo reale per poter costruire processi efficaci di apprendimento. Il bricolage, infatti, unendo il momento teorico con quello pratico, quello immaginativo con quello delle possibilità concrete, può rafforzare il senso dell’esperienza scolastica. La richiesta trasversale di aggiungere più ore di laboratori scolastici a livello didattico, va letta, a mio avviso in questa direzione. Prima di esprimere il mio parere su ciò che concerne il rischio o l’opportunità che il profilo virtuale coincida o meno con quello reale, voglio sottolineare quanto segue: tra essere e apparire si intravedono i corrispondenti di reale e desiderato, di ciò che siamo e di ciò che vorremmo essere o di ciò che vogliamo che gli altri pensino di noi stessi. Quasi tutti seguono, nel loro vivere, un mix di essere e apparire, ognuno con le sue peculiarità e modalità dell’uno e dell’altro elemento. La rete crea sempre più profili virtuali che il singolo individuo utilizza per intrecciare relazioni sociali. L’opportunità di queste “piazze di incontro virtuali” è permettere all’individuo di uscire da un isolamento sociale sempre più incalzante tra le giovani generazioni. Da quest’ultima considerazione, il profilo virtuale diventa un rischio concreto che va ad inficiare il profilo reale. Il laib che Hussel definisce “corpo proprio” e reale, si trasforma in korper, ossia, “corpo-oggetto”. Il korper

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è “un corpo in quanto occupa un certo spazio”. Esso si "oggettivizza" e, perdendo la sua identità, va a favorire un riconoscimento “sociale” costruito. Tutto ciò, oggi, accade con gli Avatar; immagini virtuali scelte per rappresentare la propria utenza in comunità virtuali, luoghi di aggregazione, discussione e gioco on-line.

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I social network alimentano e rinforzano le “amicizie”, dove le parole diventano semplici vocaboli e i sorrisi sono sostituiti da emotions; tutto ciò non soddisfa il bisogno vero di vicinanza che le reali interazioni sociali alimentano. Le relazioni nate attraverso i social e la rete, se da una parte edulcorano le identità e i rapporti umani, dall’altra, mettono in connessione esperienze di vita e territori diversi. Questo è il caso di quanto vengano mutuate, attraverso “l’aprirsi in rete”, buone prassi e opportunità che possono essere traslate e riadattate in territori isolati come il nostro in un’ottica di governance nata dalla connessione di istituzioni formali e iniziative informali come lavoro sinergico e costruttivo tra reale e virtuale. La costruzione dell’identità è, quindi, complessa. Epistemologicamente parlando, l’identità è la relazione che un ente intrattiene esclusivamente con se stesso, in opposizione alla differenza, in quanto relazione che l’ente intrattiene con gli altri enti. Ed è da questa definizione che si può parlare della costruzione dell’identità online. Le giovani generazioni, e non solo, vengono influenzate dal mondo dei social e della rete. Essi guardano all'identità online come la possibilità di avere un maggiore controllo dell’atto comunicativo. Nel mondo online, come cita Alessandro Caliandro in un suo articolo, si ha la facoltà di poter scegliere chi siamo e cosa ci caratterizza. Tutto ciò avviene in modo arbitrario rispetto al rapporto identitario che l’ente intrattiene esclusivamente con se stesso fatto di caratteristiche che non si possono cambiare, con dinamiche sociali e relazioni-associative con cui dobbiamo forzatamente fare i conti. * sociologa


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Il risvolto antropologico dell'uso delle nuove tecnologie utto ciò che fa parte della nostra società ha sicuramente un'incidenza sulla nostra cultura e in parte la influenza, la condiziona, la trasforma. Per cultura qui intendiamo l'insieme delle credenze, delle idee e dei comportamenti che sono tipici di una particolare società. In questo senso cultura può essere sinonimo di mentalità. Ed è ovvio che ogni popolo ha la sua cultura, la sua mentalità, anche se nel mondo contemporaneo vi è molta apertura all'esplorazione e all'assorbimento, se pur parziale, delle diverse culture mondiali. È l'era della globalizzazione e gli scambi, commerciali, comunicativi, tecnologici, culturali sono ormai un dato di fatto. In questo senso oggi non si può più parlare di culture “specifiche”, ristrette, chiuse, dato che il mondo è ora aperto a diversi confronti. Anche le nuove tecnologie rientrano in questa nuova dimensione di possibili scambi interculturali. Basti pensare ad Internet. Grazie alla potente rete telematica oggi qualsiasi persona può agevolmente avere a sua disposizione innumerevoli contatti, commerciali, economici, scientifici, politici, artistici, culturali. Questa nuova e potente disponibilità è oggi una realtà alla portata di tutti. Infatti, oggi quasi tutti hanno a casa un computer, strumento essenziale per le connessioni

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internazionali. Quasi tutti sanno usare Internet, con i diversi motori di ricerca. E moltissimi sono quelli che trovano e mantengono relazioni di amicizia virtuale tramite note chat, come ad esempio Facebook. Tutto ciò è un dato di fatto. Ma qual è l'uso che le persone fanno di questi nuovi prodotti tecnologici? È solo passatempo? Oppure occasione per scambi, commerciali, scientifici, culturali? Di sicuro possiamo affermare che ora questa immensa disponibilità di contatti è alla portata di tutti. Eppure, è ovvio che tale disponibilità incide in modi non trascurabili sulla nostra cultura, cioè sulla nostra mentalità. Quindi, quale impatto hanno queste nuove tecnologie sulla mentalità di un gruppo sociale? È ovvio che l'uomo è tale non solo grazie a ciò di cui dispone e possiede ma anche e soprattutto grazie all'uso che ne fa. Già il grande filosofo greco Platone osservava che a nulla servirebbe possedere la scienza di convertire le pietre in oro se poi non si sapesse come servirsi dell'oro, a nulla servirebbe la scienza che rendesse immortali se poi non si sapesse come servirsi dell'immortalità. E quindi anche noi oggi possiamo chiederci: a cosa servirebbe l'attuale immensa disponibilità di rete se non si sapesse come utilizzare questa disponibilità? Chiaramente, in quest'ottica, è molto

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importante capire le intenzioni, gli scopi, le motivazioni che animano gli utenti delle nuove tecnologie. Certo, questi interessi possono essere svariati, a seconda delle esigenze personali. Ma un punto deve essere messo bene in evidenza. Dato che la disponibilità di cui stiamo parlando è veramente enorme, è ovvio che un primo serio pericolo si presenta subito: il pericolo del cattivo uso, che in questo caso è quello della dispersione. Infatti, non sono poche le persone che, non sapendo cosa fare nei ritagli di tempo, usano senza criterio i nuovi strumenti telematici. Ma questo comporta notevoli perdite di tempo, ore sprecate, nessuna utilità, con il rischio finale della confusione mentale. Una grande disponibilità come questa dovrebbe essere usata con criterio, per fini proficui. Allora l'incidenza delle nuove tecnologie sulla propria mentalità sarà controllata, moderata, vantaggiosa. In fin dei conti è l'uomo che deve sapersi servire delle cose e non esserne schiavo. In questo senso non si dovrebbe parlare di un'incidenza oggettiva delle nuove tecnologie, perché quel che conta veramente è l'intelligenza di chi ne fa uso. In ultima analisi è l'uomo che può e deve decidere come e per quale fine utilizzare ciò che gli sta davanti come potenziale disposizione. leo.cla.


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R E P O R T A G E

La notte porta Consiglio... ' venerdì 24 aprile, vigilia della Liberazione. La Basilicata politica sta per essere sconquassata da un violento terremoto giudiziario. In tre finiscono agli arresti domiciliari: Nicola Pagliuca (capogruppo Pdl, Regione) , Rosa Mastrosimone (assessore Agricoltura, Idv) e Vincenzo Viti (assessore Lavoro, Pd), sono accusati di peculato e di produzione di documenti falsi. I provvedimenti cautelari, in seguito revocati, sono stati emanati dalla Procura di Potenza, nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi ai consiglieri regionali della Basilicata. Per altri otto scatta il provvedimento restrittivo del divieto di dimora nella città di Potenza, sede dell'attività amministrativa. Si tratta dei consiglieri in carica: Antonio Autilio, Paolo Castelluccio, Agatino Mancusi, Mariano Pici, Alessandro Singetta, Mario Venezia, Rocco Vita e l'ex Consigliere Vincenzo Ruggiero, al quale il divieto di dimora è relativo al comune di Valsinni (Matera). Dopo la revoca dei provvedimenti cautelari, arriva il divieto di dimora a Potenza, anche per Nicola Pagliuca. Mentre andiamo in stampa, l'inchiesta che, in questa prima fase, si è concentrata soprattutto, sui rimborsi richiesti nel biennio 2010-2011, è destinata ad allargarsi e a valutare la posizione dell'intero apparato politico regionale, anche negli anni precedenti. La magistratura potentina ha compilato una per ogni indagato e ha disposto il sequestro di somme per oltre 170 mila euro. In tutto sono oltre quaranta gli amministratori regionali che, a vario titolo, dovranno rispondere dei reati ad essi contestati. In molti casi l'accusa è di aver "gonfiato" spese la cui natura risulta estranea all'attività istituzionale.

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RIMBORSOPOLI LUCANA

Eravamo quattro amici al bar... e il resto mancia ' emerso di tutto dall'inchiesta sui rimborsi ai consiglieri regionali lucani: biglietti ferroviari, generi alimentari, viaggi, corse in taxi e auto noleggiate, beni voluttuari. Senza entare nella sfera delle divagazioni ludiche e di svago, così come nelle trasgressioni di natura privata. Sotto il profilo etico, il dato che emerge ed accomuna ognuna delle singole posizioni è il malcostume che, sul piano giudiziario, inquadrano il reato di peculato e di falso. Un sistema conclamato, diffuso e generalizzato. Sono coinvolti, infatti, amministratori di tutti gli schieramenti rappresentati nell'ente regionale. Ci si chiede, ora che tutto è venuto violentemente a galla, come sia stato possibile eludere i controlli, peraltro, previsti. E', infatti, noto che esistono degli organismi regionali deputati a fare dei riscontri contabili sui rimborsi presentati dai consiglieri. Viene, però, da chiedersi se tutto questo non sia frutto della crisi. Se, cioè, in tempi normali e senza un'attenzione particolare alla spesa, avremmo avuto un occhio attento allo sperpero di denaro pubblico. In fondo, con i benefici di un'inevitabile generalizzazione, malgrado la condotta riprovevole sul piano morale, gli amministratori indagati non avrebbero fatto altro che perpetuare un atteggiamento già largamente utilizzato dagli amministratori precedenti. Insomma, quasi un'abitudine consolidata. I magistrati della Procura di Potenza hanno tracciato una strada che indica chiaramente l'abuso che gli indagati avrebbero perpetrato con l'utilizzo di denaro e risorse pubbliche, causando un evidente danno alla collettività. La portata del fenomeno emerso è addirittura epocale per le dimensioni e per il coinvolgimento dei vertici del Palazzo regionale. Tutto ciò mentre a Roma si cercava la quadratura del cerchio istituzionale con l'elezione del presidente della Repubblica e con l'incarico affidato al premier Enrico Letta. Lo scossone ricevuto mette a rischio l'intero sistema politico lucano legato ad "usi" e attitudini consolidate. Il governatore Vito De Filippo, coinvolto solo marginalmente nelle indagini, prende atto della decapitazione della sua Giunta, si dimette e non torna indietro, decretando la fine della

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Foto Andrea Mattiacci

legislatura regionale da lui presieduta. Si tornerà presto al voto con tante incognite ed altrettanti interrogativi. Si pone, ad esempio, un problema di natura giuridica, relativa ad uno statuto regionale, in predicato di essere modificato e reso più vicino alla mutata realtà istituzionale. Probabilmente, però, lo scandalo che ha travolto il parlamentino lucano non lascia scampo ad equivoci: non c'è nemmeno il tempo di mettere mano ad una riforma dello Statuto, prima di tornare alle urne. La

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magistratura farà il suo corso e, fino all'estrema sentenza, dovrà essere provata la colpevolezza degli indagati. Per i lucani, però, sono sufficienti i documenti contabili prodotti che attestano una profonda lacerazione, nella delega alla rappresentanza, tra elettori della regione ed amministratori locali. La Basilicata ha fretta di ritrovare un'immagine diversa e di uscire da questa triste pagina di malaffare, per scegliersi, democraticamente, amministratori degni della propria storia.


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NOTE A MARGINE

LA POLITICA DEL P IL GOVERNO LETTA PER LE C Margherita E. TORRIO

d una fase di grande incertezza il nuovo governo di Enrico Letta subentra forse con l’ambizione di fare una sintesi rispetto alle incontrovertibili contraddizioni che erano emerse, accettando di misurarsi con l’esperienza di un governo politico che in diciotto mesi e con la convergenza dell’avversario PdL, che all’inizio di questo anno aveva tolto la spina al governo tecnico di Monti, dovrebbe fare il miracolo di ristrutturare il sistema paese. La elezione di Napolitano - che già aveva acceso la discussione sulla sua costituzionalità e, nuovamente, su ipotesi di riforme in chiave di presidenzialismo, tra ipotesi alla francese che Bersani respinge paventando soluzioni quasi sudamericane, e ipotesi alla tedesca - comporta, indipendentemente dal grande merito della persona, un ulteriore indice del grave deterioramento politico del nostro paese e dei partiti, o contenitori variamente assimilabili, che dovrebbero rappresentarlo. Quello di Grillo, movimento eterogeneo, i cui partecipanti si rinsaldano attraverso la rete e, istituzionalmente, attraverso i capigruppo alla Camera ed al Senato, puntualmente sconfessati, anche nelle loro pur vaghe aperture e segni di un pur minimo “scongelamento” dalle invettive del Capo. Quello del PdL, il cui segretario aveva rivelato nei precedenti mesi, una triste debolezza, facendo solo da ombra in un contenitore che si mostrava sempre più come fiancheggiamento dell’azienda di famiglia del suo Presidente Padrone. Quelli del PD, PSI e SEL, che si presentano come gli unici partiti organizzati e strutturati con una segreteria, direzione nazionale e

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territoriali, elette autonomamente nelle singole realtà locali a rappresentarle. Deludente si è rivelata, soprattutto, la performance di queste ultime compagini incapaci, a quanto è risultato dal voto, di essere veramente credibili presso l’elettorato che ha finito con il preferire le nuove formulazioni non partitiche. Per il “popolo di sinistra”, non sappiamo più se nel suo insieme, anche per quello di ispirazione laica, torna la necessità di ritrovare riferimenti di maggiore e nuova credibilità, in vista del prossimo voto politico, che resta, malgrado il nuovo governo, una presumibile possibilità, anche se non è dato prevedere scadenze; ed in vista di quello prossimo, a livello regionale, previsto per ottobre, dopo la fine dei componenti della giunta e del Consiglio,

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LE POSSIBILE CONVERGENZE

caduti sotto i colpi della magistratura e, soprattutto, per quella che è sembrata una prova di inadeguatezza ad auto-amministrarsi. La vicenda vissuta a livello nazionale dal PD e dal suo segretario, dimesso, Pier Luigi Bersani, pone, inoltre, anche in Basilicata, la questione della ristrutturazione interna e, probabilmente, del riposizionamento sulla falsa riga di quanto avverrà a Roma. Il “giovanilismo” cui sembra ispirarsi la formazione del nuovo governo italiano, ben evidenziato nei “giovani” Presidente del Consiglio e Vice Presidente, Enrico Letta e Angelino Alfano, però, non fuga dubbi e perplessità. Sulla durata del governo, innan-

zitutto; ed anche sul fatto che i nuovi ministri sembrano provenire soprattutto da una storia e da una vicenda, quella della militanza nella vecchia DC. Un tono da discorso “democristiano” o “ecumenico” rivelavano gli interventi di Letta, per la fiducia alla Camera ed al Senato. Si potrebbe intravedere un’ulteriore operazione di ricompattazione dei cattolici, come da Todi e da Norcia si era già avviata. D’altra parte, sopportata la vittoria di Bersani su Franceschini per la segreteria del Pd, sopportata la conferma di Bersani a concorrente per la Presidenza del Consiglio, era cominciato il fuoco “amico”, all’interno del Partito, cosa che aveva portato alla mancata vittoria alle elezioni e, poi,

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ai disastri in parlamento, dei quali la bocciatura anche di Prodi a Presidente della Repubblica aveva evidenziato tutto il malessere interno. Meglio sarebbe stato che non si attendesse questa fase per dirimere le questioni interne o per contrastare quello che da parti interne al PD era, da tempo, letto come un rigurgito di centralismo democratico o una riproposizione delle logiche della egemonia gramsciana. Resta ora il segno drammatico di una “sistematizzazione” interna nella pianta organica del PD si è sbriciolata nel confronto più alto, lasciando non il partito ma il “popolo degli elettori”davanti a macerie che hanno rischiato di travolgere il paese, perché quel partito che si era assunto la responsabilità di rappresentare il riferimento per la sinistra, soprattutto quella moderata, si è rivelato impreparato e “inservibile” (parole di Bersani alla Direzione nazionale) in un momento fondamentale. Gli spari a Palazzo Chigi sottolineano, se ce ne fosse bisogno, quanto sia urgente dare risposte che ricostruiscano speranza, fiducia e idealità. Certo, non basteranno i momenti liturgici e le date della memoria che si infittiscono in questo periodo dell’anno, per dare il segno di una volontà di ricostruzione. La riproposizione della identità culturale e politica, però torna ad essere importante, se pensiamo a quanto fossero risultate stonate le parole di vari soggetti, non ultime quelle di Grillo, sulla ricorrenza della Liberazione che resta, anzi diventa ancora più necessaria in questa fase storica. Diventa fondante raccordare le giovani generazioni e quelle più avanti per anni sui valori che restituiscano il senso di un tessuto ideale di riferimento. Così è altrettanto importante dare il segno che si vuole ritornare a porre al centro la formazione dei giovani e la istruzione, quindi la scuola. Il coinvolgimento dei giovanissimi che, malgrado le strettezze in cui versano, le scuole hanno continuato a promuovere con iniziative tese a celebrare le date importanti, come quella del 1° maggio e quella prossima del 2 giugno, tanto più rappresenta un segno di positività. I giovani dovrebbero essere guidati a vedere nuovamente le date delle ricorrenze dello Stato Repubblicano italiano come riferimenti, da vivere anche, eventualmente, confrontandosi con diverse posizioni e scuole critiche, comunque, certamente, non come meri ponti vacanzieri. Comunque, fuori di ogni retorica. Come quella dei giovani studenti di 2° e 3° classe dell’Istituto Comprensivo “Ferrara-Marattoli” di Melfi, che per ricordare il 25 aprile, hanno interpretato momenti salienti della lotta partigiana con una espressività, con un rigore che il giovane tono delle loro voci ha saputo sottolineare. Mi piace qui ricordare il loro impegno.


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E P I S T E M E

TRADIZIONE Leonardo CLAPS

gni popolo, lo si sa bene, ha la sua tradizione, la sua storia. L'Italia non è nata ieri, così come ogni nazione. C'è sempre una traiettoria storica che caratterizza in vario modo i costumi e la mentalità di ogni popolo. Ma, ovviamente, non tutta la tradizione del passato viene tramandata e mantenuta nel presente di una civiltà. Infatti, l'esperienza e gli studi antropologici testimoniano che ogni “cultura”, quindi anche ogni tradizione culturale sono essenzialmente selettive. Ogni cultura sottostà a processi selettivi. Questo vuol dire che non tutto è tramandato, non tutto rimane immutato col passare degli anni, non tutto è accettato acriticamente. All'interno dello stesso gruppo sociale ci sono idee e credenze che vengono tramandate, ma altre idee e credenze vengono abbandonate nel corso degli anni. Perché accade questo? Secondo alcuni studi di antropologia culturale si dice che la cultura deve rispondere a criteri di adattabilità. Quindi, ogni cultura è fondamentalmente adattiva. Quei tratti culturali che si sono rivelati utili nel corso del tempo

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vengono mantenuti e quindi tramandati, invece quei tratti culturali che non hanno prodotto un buon adattamento vengono abbandonati. Cosa significa nello specifico adattabilità della cultura? In breve, significa che ogni cultura deve essere utile per la vita di un certo gruppo sociale, significa che ogni cultura deve rispondere seriamente ad esigenze concrete di sopravvivenza ed evoluzione. Quando, col passare del tempo, la cultura si rivela inadatta, non soddisfa più le esigenze vitali della comunità di appartenenza, allora in qualche modo si estingue. Eppure, la tradizione sulla quale la cultura si innesta è importante. Allora è ovvio che della tradizione bisogna con buon senso salvare il salvabile. Non si può buttare via tutto, non si può indiscriminatamente salvare tutto. In questo senso ogni tradizione va rispettata per quegli elementi che in essa sono ancora vitali, positivi, adattivi. Ovviamente questo discorso vale per ogni tradizione. Ogni popolo mantiene ancora oggi aspetti culturali non recenti, idee e

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credenze che risalgono al passato ma ancora vivamente attuali. Dunque, bisogna saper scegliere. A nulla serve condannare in toto l'intera tradizione di un gruppo sociale. Anche nella nostra tradizione lucana ci sono elementi della tradizione che possono essere mantenuti e valorizzati. Si pensi ad esempio alla cucina tradizionale dei vari paesi della regione. Possiamo trovare ricette semplici ma gustosissime e salutari, piatti tipici che ancora oggi sono apprezzati. Si pensi pure ad alcune antiche usanze dei nostri antenati: ancor oggi possono essere d'esempio, in qualche caso sono addirittura esemplari. Si pensi al ricchissimo patrimonio dei proverbi, molte volte illuminanti e sorprendentemente attuali. Insomma, ci sono buoni elementi culturali nella nostra terra che meritano di essere conservati, valorizzati e tramandati. Ma occorre la giusta lettura antropologica di tali elementi, altrimenti si rischia di fraintenderne il senso. Il totale diniego della tradizione è segno di fanatismo, così come pure la totale accet-


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E E CULTURA

tazione. Quindi, occorre una selezione, un'elaborazione che si basi sulle capacità critiche. Gli aspetti culturali che meritano salvaguardia sono quelli che possono fra fronte ai problemi esistenziali del mondo contemporaneo. Ad esempio, se un proverbio mi può illuminare su una questione difficile allora quell'elemento culturale è vitale, utile, adattivo, mi serve per risolvere qualche problema. Si prenda in considerazione la sfera affettiva, che come ben si sa comporta spesso problemi relazionali. A tal proposito si può fare ricorso ad un proverbio delle nostre terre: ndu ngi stai tand affett' gi hadd' nasci nu difett' (dove ci sta tanto affetto ci deve nascere un difetto). Questo semplice proverbio mette in evidenza un tipico problema dell'affettività e ne indica, implicitamente, la soluzione: l'eccesso di affetto è indice di squilibrio, di disarmonia, quindi comporta una mancanza, un difetto. Cioè, il troppo affetto senza intelligenza può produrre errori di valutazioni, unilateralità. Il difetto di cui parla il proverbio evidentemente si riferisce ad

una perturbazione dell'equilibrio antropologico, nel senso che un “troppo” toglie spazio a qualcos'altro, l'in più comporta un meno, un eccesso implica un difetto. Insomma, questo proverbio apparentemente semplice ci fa riflettere su una questione di fondo della condizione umana: una dimensione della psiche non può assolutizzarsi a scapito delle altre. L'uomo è una sintesi dinamica di corpo, cuore e mente. Nessuna dimensione dovrebbe prevalere troppo se si deve conservare l'integrità della persona. Fra i valori culturali che possono apportare significativi contributi alla comprensione antropologica vi sono anche quelli che riguardano le attività ludiche. I giochi di un tempo, poveri e semplici nella loro strutturazione, detengono ancora oggi un significato pedagogico importante. Essi erano sì semplici ma mettevano a dura prova la pazienza e l'abilità del ragazzo che li praticava. Osservati in un museo (e qui da noi c'è il museo del giocattolo povero ad Albano di Lucania) sembrano veramente molto umili, quasi rudimentali. Ma la loro

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funzione educativa era notevole. La pratica di questi giochi richiedeva concentrazione, attenzione, pazienza, perseveranza. Come si può facilmente intuire tali giochi sviluppavano, all'insaputa di chi li praticava, abilità cognitive e comportamentali. Apparentemente banali essi erano strumenti di evoluzione. Insomma, molti elementi della tradizione meritano attenta considerazione. Saperli leggere può essere un'impresa entusiasmante ed edificante. Ma tutto sta nella giusta ed opportuna disposizione mentale. Il passato di un popolo nasconde significati che necessitano di essere estrapolati, interpretati, rivissuti. La generale storditezza del mondo contemporaneo non deve farci confondere. La cultura di un popolo è sempre un fatto serio, che dev'essere analizzata e compresa con molta attenzione. Perché se di cultura si deve parlare allora non si può fare a meno di ricordare che l'uomo senza cultura non è altro che un essere in balia degli eventi, senza orientamenti significativi, senza prospettive autentiche.


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E la conosci questa s Un giovedì sera, Una D Il primo film del giovane Giuseppe Marco Albano, sulle note di Brunori Silvana LAGROTTA

stato presentato a Cosenza, giovedì 18 aprile, Una Domenica Notte, primo lungometraggio del regista lucano Giuseppe Marco Albano che prende in prestito il titolo e la colonna sonora da una delle più note e più belle canzoni del cantautore cosentino Dario Brunori, voce e autore della Brunori SAS. Il successo musicale di Una Domenica Notte accompagna il debutto e il successo cinematografico del giovane promettente regista bernaldese, già candidato al prossimo David di Donatello con questa sua opera prima. Ma già nel 2011 il regista aveva conquistato un altro successo di celluloide: il Nastro D’Argento per il cortometraggio grottesco Stand by me, ambientato a Matera, la storia di un’idea imprenditoriale adattata ironicamente a una terra che sembra avere poco da offrire al mondo del business, la Basilicata. Da offrire la Basilicata ha però un patrimonio artistico e naturale che più volte nella storia è stato scelto da registi italiani e internazionali per alcune delle loro più celebri pellicole. Pensando a questa storia scritta dalle macchine da presa, per il suo debutto cinematografico Giuseppe Marco Albano racconta: “Una Domenica Notte -girato interamente nel materano- è la realizzazione di un sogno e di un progetto che volevo fortemente portare a termine, con lo scopo

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di promuovere il nostro territorio, sperando in una crescita concreta anche nell'ambito cinematografico". Grazie alla produzione della "Camarda Film" di Angelo Viggiano e Paolo Mariano Leone, il regista Albano ha potuto realizzare (e ambientare) il suo sogno cinematografico proprio in Lucania. La storia è quella di Antonio Colucci, interpretato dal noto attore lucano Antonio Andrisani che è anche autore e cosceneggiatore del film. Colucci è un uomo che, all'età di 46 anni, ripercorre la sua giovinezza, ripensando alla sua vita quando di anni ne aveva venti in meno e aspirava a grandi successi mediati da un promettente talento per il cinema. Dopo una serie di fallimenti alle spalle, tra i quali anche un insuccesso coniugale, il quarantaseienne Antonio decide perciò di ricominciare proprio lì dove aveva fallito in gioventù ma dove riponeva anche le sue più profonde speranze e passioni: il cinema, provando a riscattarsi con l’idea di girare un film horror a budget ridotto con un soggetto incentrato su un solo

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a sensazione?

a Domenica Notte Intervista a Paolo Leone

Tra i fondatori della Camarda Film di Bernalda che ha prodotto Una Domenica Notte rima di tutto una curiosita’: come e’ nata la collaborazione con Dario Brunori? Il film inizialmente s’intitolava Un film di genere. E’ successo poi che, nei giorni in cui giravamo le scene a Bernalda, si teneva un concerto di Dario Brunori e in tutto il paese non si ascoltava altro che la sua musica. Arrivava dalle finestre aperte, dalle auto di passaggio con i finestrini abbassati: c’era perfino un camioncino che girava per le strade del paese annunciando il concerto di Dario come “il nuovo Rino Gaetano”. Così Giuseppe (Marco Albano) ha scoperto la canzone Una Domenica Notte e ha pensato di utilizzarla come sappiamo. Lo stesso Dario Brunori, alla proposta di prendere parte al film, ha subito accettato offrendo la concessione dei diritti sulla canzone, il suo cameo per alcune scene e la sua presenza alle anteprime del film.

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Qual e’ stato invece il ruolo della Lucana Film Commission (LCF) nella produzione del film? Il soggetto di Una Domenica Notte è nato diversi anni fa, perciò il film è stato prodotto e girato nel 2011 quando la LFC era ancora in fase embrionale e di certo non poteva assumere una funzione operativa. In occasione dell’anteprima del film, il 24

personaggio e un’unica location. Inizia così il viaggio nel cinema di Antonio Colucci e il viaggio nei cinema di Una Domenica Notte. Dalla Basilicata alla Lombardia, dopo un altro successo registrato al Cinema Palestrina di Milano dove il film è stato presentato con la collaborazione dell'Associazione “Lucani a Milano”, Una Domenica Notte ha di nuovo attraversato

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Gennaio (al Multisala Ranieri a Tito Scalo) erano comunque presenti il direttore Paride Leporace e il presidente Franco Rina in rappresentanza della LFC. Hanno offerto un “sostegno morale” al film non potendo ormai intervenire nella produzione. E oggi come puo’ intervenire la LFC per il futuro di una domenica notte? Le Film Commission di solito sostengono economicamente le produzioni cinematografiche della regione, ma nel nostro caso non è stato possibile per questioni tempistiche. Non rientra, inoltre, nelle funzioni della LFC, o delle Film Commission in genere, un sostegno economico per la distribuzione dei film. Qual e’ il progetto di distribuzione di Una Domenica Notte? Una Domenica Notte è un film d’autore che non può inserirsi nelle logiche di mercato e di distribuzione delle grandi case di produzione cinematografiche. Non è un film pensato per i grandi numeri o per gli incassi al botteghino. Il film sarà perciò distribuito in un circuito indipendente dedicato ai film d’autore e già adesso il consenso del pubblico alle prime uscite in sala, a Bari, Bologna, Perugia, Milano, conferma l’efficacia di questa scelta.

l’Italia per fare tappa al “Supercinema Modernissimo” di Cosenza, alla presenza del regista Marco Albano, dell’autore e protagonista Antonio Andrisani e del produttore Paolo Leone. Erano presenti inoltre anche il Direttore della Lucana Film Commission, Paride Leporace, il cantautore “di casa” Dario Brunori e un altro nuovo consenso unanime del pubblico in sala.


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Strade di vino e di castelli

’itinerario ci porta a scoprire l’area a nord della Basilicata, ricca di interesse naturalistico, storico, culturale, enogastronomico. Partiamo dal borgo di Castel Lagopesole, luogo di caccia dell’imperatore Federico II di Svevia dove è situato uno dei suoi bellissimi castelli nel quale viene proiettato lo spettacolo multivisone il mondo di Federico II. Lasciamo il borgo alle nostre spalle e proseguiamo attraverso una piacevole e verde vallata in direzione di Atella, da qui

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proseguiamo in direzione di Rionero in Vulture, luogo di produzione del vino Aglianico. ll vitigno Aglianico è stato portato in Italia, con il nome di Hellenicos, dai greci, i romani lo chiamarono Ellenico e nel XV secolo sotto la dominazione degli Aragonesi è stato denominato Aglianico. All’incrocio proseguiamo in direzione Laghi di Monticchio. Da qui entriamo nel territorio del Monte Vulture, un antico vulcano ormai spento le cui bocche sono riempite dai laghi. Tutto il comprensorio costituisce un sito naturalistico di straordinaria bellez-

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za e suggestione, Il monte Vulture è anche un antico luogo di pellegrinaggio, la testimonianza più importante è rappresentata dall’ Abbazia di San Michele nata da eremiti Basiliani risalenti al X secolo. Continuiamo il nostro itinerario seguendo la strada che avvolge il lago grande, giunti all’incrocio proseguiamo in direzione Melfi. Melfi è ricca di storia, è riconoscibile dalla presenza del castello normanno - svevo irto sulla collina, fu abitata da Dauni e Lucani, i cui insediamenti sono testimonia-


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Tipologia: Moto Distanza: 50 km

ti dai reperti archeologici custoditi nel museo Nazionale. Subì l'influenza longobarda e bizantina e divenne un importante centro e nodo commerciale in epoca medioevale. Lasciata la città di Melfi proseguiamo in direzione di Rapolla, da Rapolla arriviamo a Barile e da qui a Venosa la città natale del Poeta latino Orazio. Dal Castello fino agli scavi archeologici fuori del paese scoprirete uno dei borghi più suggestivi della Basilicata. v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it il lucanomagazine


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L’Apoteosi dei 5 Il percorso dello chef lucano Massimo

na sinfonia traduce in poesia un viaggio verso il sogno, legato allo stupore per un sorriso condito con passione ed arricchito con dolci note di miele che rendono le labbra fragranti e corpose, pronte ad accogliere con curiosità e desiderio una carezza ed un bacio ricco di sapore in cui perder completamente i lumi della ragione e lasciarsi sconvolgere dai morsi del piacere, le farfalle nello stomaco e il desiderio imponente e prepotente che ti prende per mano e stravolge completamente tutti i tuoi sensi!!! Parlare di cibo come parlare d’amore. Due cose diverse che, tuttavia, conducono al piacere, quello estremo e forte che, solo se ci si lascia andare, si apprezza completamente. Due esperienze estreme ma, al tempo stesso, coinvolgenti e sconvolgenti, perché entrambe nutrono non solo il fisico ma soprattutto l’anima, in un viaggio alla scoperta dei sensi, che sappiamo di avere ma che diamo troppo spesso per scontati, dimenticando di sentirli, ma soprattutto, ignorando che di ogni cosa “loro” hanno un’idea ben precisa…Tuttavia esistono persone più vicine ai sensi di quanto noi “comuni mortali “ non riusciamo neanche ad immaginare. C’è chi li chiama artisti; io penso che siano degli eletti che grazie ad un dono riescono ad avvicinarci ad un contatto stretto con l’anima e il suo profondo sentire. Fanno parte di queste persone tutti coloro che per il tramite di una passione, di una grande capacità creativa e cognitiva riescono a trasformare qualsiasi materia in oro. Se poi , questa meravigliosa capacità si sposa con il cibo, allora abbiamo una vera e propria “Consacrazione dei Sensi”! C’è chi li chiama “Cuochi”, chi “Maestri”, alcuni vengono detti ”Chef”…in realtà in

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qualsiasi modo li chiami fanno parte di una categoria vastissima e spesso si confondono nella massa….solo alcuni sono più vicini a Dio e quelli li riconosci a naso!!! Già, il naso, il primo tra i conduttori dei nostri sensi! Spesso alla ricerca di nuovi territori da visitare, mi sono imbattuta di recente in un giovane talento Lucano; no, Non è un “cervello in fuga”, ma avrebbe potuto essere un architetto del gusto in terra straniera, ed invece: ”per fortuna”, Massimo Carleo, classe 1984, dopo aver frequentato la prestigiosa Scuola Internazionale della Cucina Italiana,

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ALMA, guidata dalla prestigiosa mano di Gualtiero Marchesi, e dopo aver fatto, nonostante la giovane età , esperienza in rinomati ristoranti fuori dal territorio Lucano, ha deciso di avventurarsi in un’esperienza, apparentemente più grande di lui, ma in realtà ben ponderata, valutata e soprattutto fortemente voluta, come l’apertura di un piccolo ristorantino. Che dire… sono già diversi mesi che ha avuto inizio quest’avventura per il giovane chef, dall’apertura ad oggi, in netta contrapposizione con quella che è la sua attività ha perso ben venti Kg. Tanto lo stress, il lavoro, la con-


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i 5 Sensi

mo Carleo

tinua e persistente ricerca dell’innovazione, degna di nota e la spasmodica necessità di osare e sperimentare nuovi piatti, nuovi accostamenti. Simpatico anche il modo con cui si avventura verso il nuovo. Massimo si avvale della collaborazione di uno staff molto giovane, sicuramente inesperto ma, altrettanto sicuramente, appassionato, fresco, propositivo ed attento ai particolari, tanto da trasformare un punto di svantaggio in un punto di forza che caratterizza in coerente cortesia e creatività ogni particolare, dall’accoglienza, alla mice en place, alla presentazione dei

piatti, una vera e propria ventata d’aria fresca. Una volta seduti, dopo esservi guardati un po’ intorno, preparatevi ad un viaggio in punta di piedi, dove ogni gesto, ogni portata, verrà scandita dalla presenza di note forti e delicate al tempo stesso, contrasti e matrimoni perfetti vi faranno assaporare il bello di un abbinamento improbabile, vedrete sfoggiare in tavola sapori tipici rivisitati e vestiti di buono così come nuove sperimentazioni frutto dell’estro ma anche della grande competenza che contraddistingue questo chef.

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Quello che farete da Massimo sarà un percorso in crescendo delineato da sapori che abbracciano con toni delicati ed avvolgenti tutti i sensi: profumi inebrianti ed intensi, rumori che raccontano la storia del piatto, lo sfrigolio dell’olio, come il rumore delle posate che rompono gli elementi ora teneri ora croccanti; la vista di vere opere d’arte, realizzate con tecniche di cucina classiche come con metodi nuovi figlie della cucina molecolare; il tatto, la consistenza; alimenti che siamo abituati a veder in un certo modo, completamente stravolti; ed, infine, il gusto, la possibilità di distinguere ogni singolo sapore grazie alla capacità di dosare alla perfezione ogni singolo ingrediente. Ed ecco arrivare il sapore della crema di finocchio, delicatissima con leggere sfumature di liquirizia, quella persistenza estrema del gusto che non diventa mai eccessiva ma resta sempre in equilibrio creando aspettativa ma anche compimento del gusto. Ha la capacità di creare sempre nuovi piatti, perché mese per mese cambia il menù ed ogni piatto è figlio di una tavola rotonda con il suo staff dove si propone, si sperimenta, si assaggia, si aggiusta, si perfeziona per raggiungere in fine l’estremo sentire con pienezza e soddisfazione. I ragazzi che collaborano con il giovane chef Massimo Carleo, sono Antonio Garofano, secondo chef, Martina D’Arco in sala e Marco Pietrafesa aiuto cuoco, un team giovanissimo dei quali il punto di forza è proprio l’entusiasmo, la passione e la voglia di stupire. Certo, è tanta la strada che devono fare, sia in termini di esperienza che di conoscenza, ma se i presupposti sono questi… spazio ai giovani! ca.me.


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io sono LUCANO

I AM LUCANO

JE SUIS LUCANO

ICH BIN LUCANO

SOY LUCANO

Я ЛУКИ

我盧肯

I nser to a cura de

Lucani in delegazione a Buenos Aires

Basilicata da ricordare


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ai nostri lettori

Buenos Aires e Montevideo un viaggio che unisce le comunità lucane

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Sempre più protagonisti

Intervista a Luigi Scaglione neo presidente della Commissione Lucani all’estero

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L’Associazione dei Lucani a Roma Per mantenere in vita le tradizioni della regione

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Ne parla il dottor Filippo Martino presidente del Circolo Giustino Fortunato di Roma

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

I nostri contatti:

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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423


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Montevideo e Buenos Aires

Tappe di un viaggio che unisce le comunità lucane Giulio RUGGIERI

na donna, una musicista, figlia di lucani, è stata il pretesto per un avvicinamento culturale tra la Basilicata e Montevideo. Si tratta di Clotilde Rosa Mele, nata a Montevideo nel 1897. Tra pochi mesi, una statua bronzea di questa compositrice di tango e walzer, figlia di lucani, sarà collocata in un'area pubblica, che resta ancora da definire, nell'anno in cui Montevideo è capitale culturale iberoamericana. L'idea della celebrazione alla musicista è di Marta Lasaponara. Responsabile del progetto Sportello Basilicata. A questo punto, una delegazione dell'amministrazione regionale lucana è passata per Montevideo. Nell'agenda dei rappresentanti regionali, anche una visita all'Ambasciata ed un incontro con la federazione lucana in Uruguay. Sono stati accolti, con gli onori di una visita ufficiale lungamente attesa, il presidente della Commissione Lucani all’estero, delegato dal consiglio regionale, Luigi Scaglione, il referente all’Ufficio dei Lucani all’estero, Rocco Romaniello, ed una pianista, recentemente esibitasi a Buenos Aires. Il capo della delegazione ha sottolineato: “Gli abitanti della Basilicata sono seicentomila mentre, nel mondo, sono sparsi oltre

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un milione di lucani. Dall'Australia al Canada, dal Paraguay al Perù, all'Europa. Scaglione ha, poi, aggiunto: “Oggi attraversiamo un periodo difficile in cui è ricominciata l'emigrazione dell'intelletto: di ingegneri, medici e così via. La Basilicata ha la contraddizione di essere una regione in cui si trova il più grande giacimento petrolifero d'Europa, con la conseguente presenza di grandi compagnie (Total, Eni,

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Esso...), che arrivano in Basilicata con permesso nazionale di trivellamento, apportando solo il 7% degli introiti come royalty alle casse regionali. Di qui, le risorse per il sistema sanitario regionale e per l'assistenza agli indigenti che si trovano all'estero, sempre in base alle loro reali necessità”. A titolo di esempio, Scaglione ha citato la realizzazione di una casa di riposo per discendenti di lucani indigenti. A Buenos


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Aires l'azione è partita con un'iniziativa simbolica, cioè la collocazione di un busto di Orazio Flacco, poeta latino nato a Venosa, in Basilicata, realizzata dallo scultore lucano Antonio Masini e, subito dopo, con la firma del protocollo per una collaborazione sociale, economica e culturale fra le due parti. “In Argentina è presente una comunità molto grande”, ha affermato. “Solo a

Buenos Aires abbiamo 28 associazioni, più altre 16 in tutta l'Argentina. In Uruguay, con la federazione di quattro associazioni ripetiamo la stessa cosa. Partiamo dalla cultura, da un personaggio comune come Rosita Melo, ci costruiamo un evento culturale che, per noi è importante per farci conoscere, con le peculiarità che abbiamo. Ma poi, anche se siamo molto orgogliosi delle nostre caratteristiche, lavoriamo per una maggiore collaborazione tra tutte le comunità italiane. Vorremmo che lavorassimo di più, insieme alle altre associazioni italiane all'estero. La prima generazione di emigrati si sta ormai estinguendo. La seconda e la terza generazione avvertono con distacco la loro italianità o la loro regionalità. Se le facciamo convivere insieme abbiamo tutto da guadagnare. Ana Olivera ha, invece, sottolineato il multiculturalismo di Montevideo e il fatto che, proprio nell'anno in cui è diventata capitale della cultura, si realizzino attività di questo tipo. “La cultura, frutto delle comuni origini, per mezzo dell'emigrazione , ci unisce”, ha poi affermato. A questo punto, il presidente Scaglione ha sottolineato la vicinanza tra l'anno di Montevideo, capitale culturale ispano-ame-

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ricana ed il 2019, quando Matera (città patrimonio culturale per l'Unesco), diventerà capitale europea della cultura, ipotizzando altre successive manifestazioni culturali comuni. Dopo lo scambio di doni, sono state espletate alcune pratiche amministrative. In serata, poi, c'è stato l'incontro con i Comites. Presenti il presidente Armando Pizzuti, la segretaria Filomena Narducci, il Cavaliere Giovanni Costanzalli e la Signora Giuseppina Miceli. Qui Romaniello e Scaglione hanno sintetizzato l'attività della regione a favore degli indigenti, in particolare anziani, con il progetto della casa riposo a Buenos Aires e la richiesta della console Cinzia Frigo per un'iniziativa analoga a Montevideo. Poi, il cavalier Costanzelli ha offerto l'aula magna della scuola italiana per eventuali attività culturali, invitando a mandare curriculum di docenti lucani lucani che, magari, per un anno potrebbero trovare spazio per un'esperienza di lavoro all'estero. Sul finire di una giornata intensa, visita alla Federazione Lucana per aspetti, più che altro, amministrativi e di funzionamento. L'indomani ambasciata e ritorno in patria. Arrivederci Buenos Aires e a presto.

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Luigi Scaglione:

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Emerge la voglia di stringerci per costruire una Basilicata vera e coesa

’8 e il 9 marzo scorso si è svolta la consueta assemblea annuale dei lucani all’estero. A distanza di due mesi da quell’evento, il 16 aprile, è avvenuta la sottoscrizione del protocollo di cooperazione istituzionale, siglato con la città di Buenos Aires. Ne parliamo con il neo eletto presidente della Commissione dei lucani all’estero, Luigi Scaglione.

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Cosa cambierà concretamente con quest'accordo siglato, per i lucani in Argentina? E' un accordo fondamentale per le azioni della Basilicata in Argentina e, aggiungerei, in Uruguay. Dedicheremo, nelle prossime settimane, attenzioni dirette e forti; con la sottoscrizione del protocollo firmato a Baires nella prestigiosa sede del Comune della Capitale federale, con il delegato del sindaco Macri, si dà finalmente l’avvio ai progetti di sostegno agli anziani di origine lucana e agli indigenti, con la realizzazione di una casa di riposo per gli anziani lucani e argentini a Baires. Nel contempo si riparte con le azioni per i lucani indigenti che, in questo particolare momento, soffrono anche del blocco dei fondi (penso alle pensioni italiane trasferite presso le banche argentine) che la Presidente Kirchner ha imposto e con un esponenziale tasso di inflazione che sta facendo rischiare tanto in qualità di grande paese. Ci sono accordi analoghi che la sua commissione vorrebbe intraprendere con altri Paesi che hanno una forte concentrazione di Lucani? Le idee ci sono e il primo passo lo faremo in Uruguay dove, dopo il protocollo argentino, ci è stata sollecitata un'azione di sostegno per i lucani indigenti; e, altrettanto immagi-

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naiamo avverrà in Sudamerica, nel suo complesso, ed in Europa. Dobbiamo, però, districarci nel mare di quel sano distacco dalla propria terra che, rilevano i sociologi, implica una profonda crisi e quasi sempre da essa si origina. Crisi che comporta la rottura di un equilibrio che, seppur nella sua precarietà, è stato, tuttavia, faticosamente ricostruito nel tempo. Ogni crisi comporta un'esperienza di rottura, di separazione, di strappo. La scelta di partire non è mai facile e da questo presupposto non si può prescindere: la vita di un emigrante subisce radicali mutamenti esterni che si ripercuotono sull'interiorità della persona e sulle sue condizioni di vita. E' in questa crisi esistenziale che anche i processi di adattamento a quei territori vanno e andranno analizzati, se vogliamo dare un futuro di vita alla nostra regione. Per questo abbiamo sostenuto e rinnoviamo il sostegno al progetto che, curato dal Dipartimento Economia dell’Università di Basilicata, porterà attraverso sei giovani ricercatori lucani e la guida del professore Bove, a rintracciare, studiare, censire le Stagioni dell’Emigrazione Lucana dal XIX al XXI secolo. Da pochi mesi si è insediato come presidente della commissione regionale dei lucani all'estero. Quale programma ha stilato? Ampliare la rete, mantenerla viva, modificare la legge regionale anche se in questi giorni l'aria che tira per la nostra regione non è delle migliori. La prima ammissione di responsabilità dobbiamo attribuirla al sistema istituzionale nel suo complesso che. memore di quello che qualcuno ha chiamato il caso Lazio, ha fatto piombare in una sorta di cono d’ombra, l’intero sistema di governo delle Regioni, viste come centri di spesa e di dissipazione di risorse che producono poco o nulla, quasi, nell’interesse della gente amministrata. Il rincorrersi di pregiu-

STUDIARE LA NUOVA EMIGRAZIONE La Commissione regionale dei lucani all’estero sostiene il progetto curato dal Dipartimento Economia dell’Università degli Studi della Basilicata che porterà, a rintracciare, studiare, censire le stagioni dell’Emigrazione Lucana dal XIX al XXI secolo. Ne parla il presidente Luigi Scaglione. A questo progetto, intendiamo legare lo studio sui nuovi fenomeni emigratori che, purtroppo, registriamo in questi ultimi tempi anche solo attraverso un lamento doloroso di qualche genitore o ancor più attraverso le reazioni sui social network di giovani emigranti. Affideremo per questo un nuovo progetto all’Unibas per avere una fotografia attendibile e realistica del fenomeno. Il meglio, significa anche non vedere la nuova emigrazione come l’elemento negativo del distacco dalla propria terra, ma immaginando che dietro la sofferenza di quel distacco ci sia la opportunità per un futuro più sereno di chi parte ed un’azione propositiva per chi resta e chi decide di rientrare. Quello che fanno i nostri giovani laureati, o i giovani che lavorano nel settore alberghiero e non necessariamente in quello della ricerca che stenta a trovare spazi occupazionali anche in tutto il Vecchio Continente. Le nostre sono intelligenze esportabili da mettere sullo stesso piano di quelle che, lavorando nei loro Paesi, interagiscono con le nostre modeste realtà. E se l’emigrazione culturale viene sollecitata in Canada ed in Australia, oggi quella meno intellettuale, trova segnali forti in Germania ed in Inghilterra che vorremmo avessero le nostre Associazioni come sentinelle.

dizi, giudizi sommari, accanto ad episodi poco edificanti e onestamente ingiustificabili amplificati da un sistema dell’informazione ahimè, scandalistico, ha messo in ginocchio l’intero sistema regionalistico, facendone emergere criticità ed emergenze, che andavano invece prevenute. A farne le spese, per mettere i fatti davanti ai vostri occhi, è stato anche il sistema delle rappresentanze esterne delle nostre Regioni. Più nel dettaglio, le politiche messe in campo dal sistema di rappresentanza ha rischiato e rischia di far passare il concetto di strumenti come quello delle Commisioni regionali degli italiani all’estero, capaci solo di provocare danni e buchi di bilancio. Un concetto e una idea, che noi rifiutiamo, dobbiamo rifiutare, rispondendo con i fatti, con i dati, con le certezze messe in campo, con il lavoro di relazioni e con un disegno di pro-

spettiva che ci dice che possiamo farcela. Questo sistema, al limite della delazione e della strumentale provocazione, ha già fatto danni e vittime in tutta Italia. Noi siamo per l’avvìo di una nuova fase nelle dinamiche da mettere in campo, in materia di rappresentanza, di assistenza e di nuovi corsi di lingua e cultura italiana per i quali come Basilicata ci siamo candidati. Primo obiettivo, dunque, la rimodulazione della Legge Regionale istitutiva della Commissione, a partire dalla sua denominazione (credo debba essere Commissione Lucani nel Mondo), sino alla semplificazione dei processi di rappresentanza e di rappresentatività che i nuovi tempi impongono. Proporremo per questo anche l'istituzione di uno specifico Gruppo di Lavoro, interistituzionale, che detti la nuova legge, al fianco del nuovo Statuto Regionale, su cui relazionerà il Presidente del Consiglio. Un mandato che intendiamo esercitare fino in fondo, rispondendo anche con durezza a chi osa immaginare che i nostri lucani nel mondo sono solo uno specchietto per le allodole. Sono trascorsi appena due mesi dallo svolgimento dell'assemblea annuale dei lucani all'estero. Cosa è emerso da quest'importante appuntamento? E' emersa la voglia di stringerci in un abbraccio ideale, di sostenerci a vicenda, di costruire una Basilicata coesa che nessun scandalo potrà mai mettere in discussione. C'è una voglia di essere veri e forti protagonisti della rinascita del Paese. In questo sforzo, l'idea di far studiare in Basilicata i nipoti degli originari lucani emigrati rappresenta la nuova frontiera e la nuova sfida che abbiamo lanciato fuori dal Palazzo e che con caparbietà vorremo proseguire. Ce la faremo? Io dico di si. giu.rug.

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L’Associazione dei Lucani a Roma

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Per mantenere in vita le tradizioni della regione Silvana LAGROTTA

l nostro viaggio tra i Lucani nel mondo non può tralasciare le tracce segnate dai Lucani in Italia. Così come le molte Associazioni dei Lucani nel Mondo, disseminate in ogni continente, esistono, infatti, diverse sedi di un'Associazione che promuove l'incontro tra corregionali lucani, in Italia. Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria e Piemonte sono alcune delle regioni ove è presente, l'Associazione dei Lucani in Italia, la quale nasce per essere un centro di aggregazione per gli iscritti che promuove la riscoperta e la tutela della cultura lucana nel tempo, per tutti coloro che portano origini lucane ma, per motivi e da tempi diversi, vivono fuori dai confini della Basilicata. Prendiamo il caso dell'Associazione dei Lucani a Roma. L'Associazione capitolina prende il nome di Circolo Culturale Giustino Fortunato e nasce nel 1994 con “lo scopo" - secondo statuto (art.3) - "di riunire lucani residenti o di passaggio a Roma concorrendo a divulgare, anche insieme ad altre associazioni, valori civili, artistici e culturali e a mantenere vive le tradizioni più interessanti e significative della Regione”. Apartitica e aconfessionale (art.2), l'Associazione mira inoltre ad "approfondire e diffondere la conoscenza dei problemi sociali, economici e ambientali della

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Regione e a contribuire alla loro soluzione" (art.3). In accordo con quanto espresso nello statuto dell'Associazione, tra le ultime attività in ordine di tempo realizzate dal “Circolo Culturale Giustino Fortunato” di Roma vi è, ad esempio, la presentazione della recente

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e ultima pubblicazione del Prof. Angelo Lucano Larotonda, Riprendiamoci la storia. Dizionario dei Lucani, il risultato di un'ampia e dettagliata ricerca contenente 403 schede su corregionali (selezionati tra migliaia di casi) che dal 1550 ad oggi hanno compiuto grandi imprese. Dunque,


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una ricerca per saperne di più sui nostri corregionali più illustri. Per lo stesso scopo è stato pensato anche l'evento, organizzato ancora dall'Associazione dei Lucani a Roma, per ricordare il 400esimo anniversario della nascita del grande compositore di musica barocca Gesualdo da Venosa.

L'occhio dell'Associazione rimane, inoltre, vigile anche su tematiche di attualità, come la partecipazione e l'interesse che il Circolo e i suoi associati stanno manifestando e mantenendo vivo, mediante una serie di eventi e di attività mirate, nei confronti della complessa iniziativa che vede Matera

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candidata come Capitale Europea della Cultura per il 2019. Non sono da meno l'interesse e l'impegno dimostrati nei confronti di molte realtà sociali e culturali tra le più diversificate, come l'attenzione a libri, mostre, arte o itinerari di viaggio, purché si tratti di realtà dalle "origini lucane".

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Siamo un ponte ideale tra la Basilicata e la capitale Intervista al dottor Filippo Martino, Presidente Ass. Lucani a Roma ott. Martino, secondo lo Statuto, l'Associazione nasce come circolo culturale di aggregazione "che promuove la riscoperta e la tutela della cultura lucana nel tempo". In che modo viene svolta questa attività? L'Associazione dei Lucani a Roma svolge un compito principale di promozione e riscoperta della cultura lucana nel mondo attraverso la realizzazione di eventi e attività mirate, proprio come descritto nello Statuto. Mi preme però sottolineare che l'Associazione svolge anche una ulteriore funzione integrativa altrettanto importante, anche se non indicata espressamente (ma neanche vietata) dal nostro Statuto. Si tratta di un'azione di sponda e fiancheggiamento in favore di attività sociali o culturali della nostra Regione che noi, come Associazione dei Lucani a Roma, ci impegniamo a promuovere e a sostenere offrendo una vetrina promozionale ai soggetti coinvolti qui nella capitale.

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Di che attività si tratta? Ci può parlare di questo impegno promozionale da parte dell'Associazione in favore dei soggetti Lucani? A Roma non esiste uno sportello della Regione Basilicata che potrebbe occuparsi di queste attività, perciò la nostra Associazione si offre volontaria come soggetto di rappresentanza per dialogare con i soggetti lucani. Si tratta di attività in favore di corregionali impegnati nella produzione di prodotti enogastronomici o di artigianato, di opere editoriali o cinematografiche ai quali offriamo "un ponte" dalla Basilicata

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alla capitale tramite eventi o presentazioni aperte al pubblico e ai nostri iscritti. Ci può fare un esempio? L'Associazione dei Lucani a Roma si è occupata, ad esempio, di Matera Capitale della Cultura 2019. In quel caso i soggetti con i quali ci siamo trovati a dialogare si trovavano a Matera. Come Associazione, abbiamo organizzato insieme a loro un evento qui a Roma alla presenza del Sindaco di Matera, del Comitato e ovviamente dei Soci. In quell'occasione l'evento è stato promosso anche attraverso il nostro sito web e il blog, ma questa semplice attività promozionale ha fatto registrare più di 250 contatti (tra i quali molti critici d'arte) sulla pagina di Matera Capitale della Cultura. L'Associazione dei Lucani a Roma svolge anche attività collaterali in Lucania? L'associazione svolge una funzione di "ponte" tra la Basilicata e Roma ma, salvo qualche rara eccezione, le attività svolte si localizzano tutte qui nella nostra sede romana. L'Associazione riconosce un ruolo essenziale ai soci chiamati anche a partecipare attivamente alle attività di volta in volta organizzate. Ci può parlare meglio di come avviene questo scambio di interessi e professionalità? I nostri Soci sono per noi una preziosa risorsa umana, culturale e anche economica, dal momento che la nostra fonte primaria di sostentamento è il tesseramento dei

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soci. I nostri tesserati non sono molti, ma abbiamo la fortuna di poter annoverare tra loro membri con alte qualificazioni professionali o specializzazioni culturali, competenze che ci consentono di ideare e realizzare insieme eventi o incontri a tema durante i quali affrontare tematiche specifiche. Loro stessi intervengono in prima persona, offrendo la propria testimonianza e mobilitando le competenze interne


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all'Associazione. Grazie ad una intensa attivitĂ di comunicazione sul web, poi, le nostre attivitĂ vengono seguite e diffuse ampiamente anche in rete. Siamo la prima Associazione dei Lucani che appare nei motori di ricerca e siamo felici di poter comunicare e farci conoscere anche ai non iscritti che intendono seguire le nostre attivitĂ . si.la.

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazione ed è in questo che noi crediamo. Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singola produzione. È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa, ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmente ogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza. L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazine o un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clienti è al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.


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Tutti insieme appassionatamente Un gruppo di escursionisti a Pomarico per la natura Giovanni MARTEMUCCI

ria fresca di buon mattino, cielo terso e limpido, un sole in piena forma, i presupposti per una sana giornata di escursionismo ci sono tutti. Così, domenica 14 aprile, una trentina di persone tra Bari, Matera, Pomarico e Policoro, non ancora tutte amiche ma accomunate dall’amore per la natura, si sono ritrovate insieme davanti al municipio di Pomarico. Ad attenderli la cordialità squisita di Gianni Palumbo, ornitologo-naturalista pomaricano ( www.biophilia.eu). Dopo i convenevoli di rito e le dovute presentazioni, parte lo start alla passeggiata, destinazione “Pomarico vecchio”. Il sito archeologico studiato dall’università di Torino, abbandonato oramai ai campi di grano, vide la luce a partire dal 1976, periodo aureo dell’archeologia in Basilicata, che portò alla luce l'insediamento indigeno, risalente almeno

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alla seconda metà del VI sec. a.C. distante dalla polis greca di Metaponto 23 km. Il sito che ha interessato gli studi della professoressa Barra Bagnasco che ne ha prodotto una ricca bibliografia a riguardo. Il gruppo si muove partendo da località Lamalunga, morbide colline carezzate da un lieve vento danno il benvenuto. Il verde della appena giunta primavera è brillante, qualche quercia ancora spoglia troneggia a contrasto con esso, la terra di lucania, mamma selvaggia e arcaica sembra cullarci, la vegetazione spontanea, le orchidee, la fauna fluviale e quella dell’aria ci accompagna e si lascia ammirare senza timori. Si giunge alla fonte, breve ristoro, fortunato incontro del granchio fluviale (potamon fluviatile) e del tritone italico; si riempiono le borracce di acqua sorgiva e si riparte, scalata del Colle di San Giacomo, erronea-

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mente denominato Castro Cicurio. “Giunti alla sommità - racconta Teresa Lupo che ha preso parte all’uscita- calchiamo il suolo acheo, siamo sulle mura di cinta in arenaria locale, intervallate dalle torri quadrangolari, a 400 metri di altezza. Panorama mozzafiato. Sulla sinistra, adagiato sul suo cucuzzolo, Pomarico; apertura di campo tra i colli, ecco la zona industriale di La Martella; dietro scorgiamo Altamura, altro colle sul cui piano pale eoliche in fila composita non ancora azionate; subito dietro Montescaglioso, distinguiamo chiaramente Ginosa, Mottola in lontananza e appena l’etere si alza con il raggiungimento del sole allo zenit, si vede Taranto. Lo Jonio, pare incredibile. Il panorama continua volgendoci a destra, ruotando in senso orario, con Pisticci, Ferrandina, gli altri paesi lucani che punteggiano il territorio del suolo potenti-


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Cicogna Nera

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no, il dorsale dell’appenino Lucano, le Dolomiti, il Pollino, la neve sulle cime, non c’è dubbio, questo pianoro serviva veramente all’osservazione di tutto il territorio, il tempo è fermo, l’immaginazione vola libera seguendo la traiettoria del nibbio reale che osserva dall’alto”. Inizia il racconto divulgativo sui volatili migratori che trovano rifugio e nidificano nelle nostre terre. In Basilicata sono state censite 286 specie di uccelli; tra le più note abbiamo il Nibbio reale, il Nibbio bruno, il Biancone, il Lanario, il Grillaio, il Falco cuculo, la Cicogna nera, l’Occhione, il Succiacapre, il Rondone maggiore, la Ghiandaia marina, il Gruccione, il Picchio rosso mezzano, la Calandra, la Calandrella, la Monachella, la Passera lagia, lo Zigolo capinero, nonché il Capovaccaio e il Grifone. In particolare l’area regionale, ospita da diverso tempo la Cicogna Nera, rara in Italia, che conta meno di 10 coppie la metà delle quali nidifica nella nostra terra; su di essa esiste un progetto di tutela e osservazione particolare stipulato tra la regione e la Total che la finanzia. Segnaliamo la possibilità di visionare un nido considerato “storico” al sito www.cicognaparcogallipoli.it tramite una webcam posizionata nei pressi del nido. “Apprendiamo allo stesso tempo -continua Lupo- che altri permessi di ricerca sono stati da poco accordati dalla CIRM del Ministero per lo sviluppo economico alla Delta Energy in data 3 Marzo scorso, per l’area La Capriola (Comuni di Bernalda, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pisticci, Pomarico). Nasce quindi naturale una riflessione. Il paesaggio naturale va preservato e difeso, le specie protette, questi luoghi che regalano pace e momenti fuori dalla vita caotica del nostro tempo ci chiedono aiuto. I cittadini sono seriamente preoccupati delle conseguenze che queste ulteriori possibili estrazioni porteranno al territorio. E’ ovvio che la voce “istituzionale” ci dirà che è tutto sotto controllo, che non esistono rischi, che c’è monitoraggio e che siamo presi da raptus di fobia, paure fuori luogo; però tutti siamo consapevoli che spesso siamo solo esseri che subiscono le decisioni di chi è in alto, di chi ci dice che non corriamo rischi. Ci danno il contentino, abbiamo la nostra meravigliosa carta carburanti. Ma, vogliamo veramente lasciare stuprare la nostra madre terra e deturpare irrimediabilmente nostra sorella natura con tutti i suoi figli meravigliosi”? Forse, gente, ci vorrebbe nuovamente un periodo come “i giorni di Scanzano” dopotutto siamo la stirpe di quei famosi briganti… "Molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni, le loro rivoluzioni, ma la libertà non è cambiare padrone, non è parola vana e astratta. È dire senza timore: “È mio” e sentire forte il “MIO”, e sentire forte il possesso di qualcosa a cominciare dall’anima, è vivere di ciò che si ama, vento forte ed impetuoso, che in ogni generazione rinasce. Così è stato e così sempre sarà" (Carmine Crocco) .


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Una vasta area protetta per valorizzare il territorio, l’

No al Petrolio, Si al Parco naturra Antonio PETRINO

Intervista al consigliere comunale di Barile Rocco Franciosa

ono stati giorni in cui vi è stato un gran parlare in regione e, soprattutto ,nella zona del Vulture Melfese sui rischi di futuri pozzi petroliferi, a scapito di un territorio d’eccellenza, dove si producono Olio extravergine d’oliva Dop e Aglianico del Vulture Docg, salumi, formaggi e castagne. Prontamente le amministrazioni comunali di Melfi, Rapolla e Barile hanno respinto con forza la richiesta di permessi di ricerca petrolifera di società straniere, ma il pericolo è sempre in agguato. E sulla vicenda Rocco Franciosa, consigliere comunale Udc di Barile, ha le idee molto chiare su quello che può rappresentare una sorta di salvezza per l’imminente futuro della zona. L’abbiamo avvicinato a Barile, nella sua cantina alle pendici del Monte Vulture, dove insieme ad altri soci produttori, vinificano dell’ottimo Aglianico del Vulture, per farci illustrare la sua proposta.

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Si parla di ricerche petrolifere in questo territorio, come la pensate? In questi giorni sono esattamente cinquant’anni dalla scoperta della Bramea nella zona dei laghi di Monticchio . Crediamo che la salvezza del nostro terri-

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torio sia l’istituzione del Parco naturale regionale del Vulture. Lanciamo un appello alle Itsituzioni, poiche facciano presto. Può illustrarci meglio l’appello? Riteniamo che, per salvarci da futuri pozzi di petrolio e da continue richieste di permessi di ricerche di idrocarburi, dobbiamo a gran voce richiedere l’istituzione in tempi ragionevoli del parco naturale regionale del Vulture, abbiamo il bisogno di salvaguardare un’intero territorio. Quindi lei pensa che si debba istituire l’area protetta? Certo, in questo periodo è possibile trovare nella zona dei Laghi di Monticchio, la Bramea, falena particolare, unico esemplare in Europa, scoperta cinquant’anni fa. Quindi abbiamo un tesoro in più da preservare e valorizzare. Penso che questo esempio, maggiormente deve essere di sprone, per le forze politiche, per i rappresentanti istituzionali e l’intera popolazione lucana, proprio perché si è avvertito il rischio del petrolio nella nostra area. Restiamo della convinzione che a fronte dei pericoli che si annidano dietro le richieste di permessi a verificare la presenza di petrolio, l’unica strada per pre-


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rio, l’Aglianico del Vulture, l’olio e le castagne

urale del Vulture

servare e valorizzare le nostre ricchezze, rimane l’istituzione di un’area protetta che sia vasta. L’istituzione del Parco del Vulture, inevitabilmente, comporterebbe il rapido sviluppo organico anche della zona dei Laghi di Monticchio e la salvezza della vita futura della Bramea. Ma sono decenni che si parla dell’istituendo Parco naturale del Vulture, come mai secondo lei non si è ancora istituito? Credo che in tutti questi anni abbiamo ampiamente discusso, mettendo in evidenza troppo spesso solo le controindicazioni di tale scelta. Ad oggi, però, i tempi sono maturi per ritornare a programmare per il nostro territorio un’idea di sviluppo sostenibile, che punti, attraverso il sistema delle aree protette, ad un turismo ambientale, in maniera spinta, unito alla valorizzazione delle risorse monumentali, storiche ed enogastronomiche, di cui è ricca la zona del Vulture. Quindi, il Parco rappresenta l’opportunità di valorizzare il territorio e i suoi prodotti? Guardi, abbiamo prodotti d'eccellenza

quali le acque minerali, l'olio extravergine, le castagne, l'aglianico del vulture, i formaggi, i salumi, il pane, che dobbiamo da un lato valorizzare, e dall’altro salvaguardare, perchè ad oggi rappresentano una fonte certa di economia e potrebbero in futuro essere opportunità di lavoro per molti giovani disoccupati. Ormai sono decenni che si parla di istituire Parco del Vulture,non possiamo più declinare una scelta inevitabile, se non vogliamo correre il rischio di ritrovarci anziché un’area protetta, tanti pozzi di petrolio con i danni che ne deriverebbero. Vuole lanciare un utlimo appello alle Istituzioni? Facciamo tutti insieme la scelta giusta per il bene del nostro territorio, rivendichiamo l’Istituzione in tempi rapidi del Parco naturale regionale del Vulture, puntiamo sul turismo, sull’agricoltura, sui prodotti d’eccellenza, e sulla salvaguardia ambientale. La più grande responsabilità che abbiamo è quella di preservare il nostro territorio e le azioni da mettere in campo devono essere consequenziali e mirate a strategie di valorizzazione.

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Melfi, scuola e istituzioni su abitudini alimentari e lotta ai tumori Marianna Gianna FERRENTI

ontinua la collaborazione fra gli istituti scolastici di Melfi con le principali istituzioni presenti sul territorio per promuovere il valore della cultura e della tradizione enogastronomica. In primo piano, vi è l'Istituto d'Istruzione Secondaria “G. Gasparrini” - Settore Servizi per l'Enogastronomia e l'Ospitalità Alberghiera di Melfi che, nel mese di aprile, ha organizzato la 4a Edizione del concorso “Basilicata in tavola” cui sono stati invitati a partecipare ben sedici istituti d'Europa. L'iniziativa è stata inaugurata, quest'anno, con orgoglio

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dal preside dell'istituto alberghiero melfitano, Michele Masciale, con l'intento di creare sul territorio le condizioni per il rilancio di un'offerta formativa che sia in grado di interloquire con le esigenze del territorio, per garantire uno sbocco futuro alle professionalità e competenze uscenti. Il coinvolgimento degli istituti europei suggella la possibile apertura verso altri lidi, non ai fini di un esodo, ma di una permanenza rafforzata sul territorio. Tra gli enti promotori di questo dialogo fra la scuola professionale e il territorio, vi sono il Gal Sviluppo Alto Bradano, l'Apt Basilicata, la Provincia di Potenza, il Comune di Melfi, Il Lions Club di Melfi, il Rotary International Club di Melfi, la Fidapa Club di Melfi, e il Cif Club di Melfi. Il leitmotiv del convegno, “Le abitudini alimentari e la lotta ai tumori: la partita si gioca a tavola” ha rappresentato uno spunto di riflessione per far emergere come la prevenzione sia la miglior arma per combat-

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tere il “male del secolo” prima che esso insorga, attraverso uno stile di vita culinario che sia improntato al consumo di determinati cibi e a fare un consumo oculato di altri. Tra le autorevoli figure in campo medico, si annoverano il dott. Alberto Mantovani, Responsabile scientifico del Reparto di Tossicologia Alimentare - Dipartimento Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell'Istituto Superiore della Sanità, il dott. Stefano Lorenzetti, membro autorevole del medesimo Dipartimento di Sanità Pubblica, il dott. Pasquale Amendola, il Direttore Generale ASP di Potenza, e il Direttore generale Irccs Crob, Mario Marra. Tra le alte cariche istituzionali invitati, Mons. Gianfranco Todisco, Vescovo della diocesi di Melfi, Rapolla, Venosa, il dott. Livio Valvano, sindaco di Melfi, il dott. Franco Inglese, Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata, il dott. Piero Lacorazza, presidente della Provincia di Potenza.


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Lions Melfi, volontariato e sostegno dei più deboli ersevera nella comunità federiciana la volontà del Lions Club Melfi e del suo presidente Rosa Masi, di cementare la cultura del volontariato e dell'impegno civile in favore dei più deboli. Così, l'organizzazione di una raccolta di occhiali usati diventa, più di un gesto simbolico, un aiuto concreto per chi abita nei paesi sottosviluppati dove le condizioni medico-sanitarie sono precarie. Anziché buttar via i vecchi occhiali, si può benissimo offrirli a chi ne ha più bisogno. In un periodo storico, in cui anche i paesi occidentali vivono difficoltà, che a noi sembrano insormontabili, in realtà, le angustie che ci affliggono non sono in nessun modo paragonabili a quelli dei paesi più poveri dell'Africa centrale, nel cuore dell'America del Sud e dell'Asia orientale, nelle periferie, nei sobborghi ghettizzati, nelle favelas, dove non si riesce, sempre, ad intercettare il fabbisogno delle famiglie assicurando i servizi essenziali per una vita dignitosa. L'iniziativa ha coinvolto tutte le

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scuole di Melfi, con l'intento di educare i ragazzi al valore nobilitante della solidarietà, ma anche per far comprendere loro l'importanza di donare agli altri per donarsi agli altri. “Un semplice paio di occhiali – commenta il dott. George Almaz – permette ad un adulto di continuare a lavorare e ad un bambino di continuare a frequentare la scuola”. E ha aggiunto: “Nei paesi sottosviluppati l'assistenza oculistica è spesso troppo costosa o non accessibile; non è raro che un esame della vista costi come un mese di stipendio”. L'assessore Rosa Masi ha sottolineato “l'atto di estrema generosità da parte degli studenti, dei docenti e di tutto il personale scolastico per migliorare la qualità della vita di centinaia di persone”. Il progetto rientra nel più ampio “Programma di Riciclaggio di Occhiali da Vista”, attraverso cui Lions si occuperà di redistribuire le montature pulite, risistemati e catalogate con le opportune lenti graduate, in modo da offrire il prodotto nella sua

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integrità e garantire un servizio eccellente per ogni esigenza oculistica. Il Lions Club Melfi conferma il suo impegno nel sociale e si rende portabandiera di numerose iniziative umanitarie, sulla scia di quelle programmate dal Lions International Club. ma.gi.fe.


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Venosa, spiritualità e giovani al tempo di Facebook Giovani e la spiritualità. Facebook come mezzo di comunicazione” questo è stato il leitmotiv dell'incontro, organizzato dal coordinamento del circolo “Prima Persona Venosa” e programmato in diretta streaming, con la collaborazione del vicesindaco di Venosa, Pietro Visaggio, assessore alla cultura e alle politiche giovanili, e con il prezioso contributo logistico dei giovani che hanno partecipato al dibattito con atteggiamento vigile e attento. Presenza d'eccezione monsignor Rocco Talucci, Arcivescovo emerito di Brindisi. L'incontro si è svolto non in una sala convegni, e neppure in un ambiente ecclesiastico, ma in un pub, conosciuto a Venosa come il “Locale del Re”. In quest'occasione “Prima Persona” ha annunciato l'intenzione di realizzare una web radio, in cui tutti i cittadini possano prendere la parola. Da troppi anni manca un'emittente radiofonica che sia la voce istituzionale e civile di Venosa. “La maggior parte dei giovani non mette piede in Chiesa, ma se vai da loro sono pronti ad ascoltarti. Questo significa che c'è bisogno di spiritualità. Qualsiasi luogo può essere luogo di Dio”. Così Monsignor Talucci condivide il progetto di “Prima Persona” di realizzare l'incontro in un luogo tanto insolito, quanto vicino ai giovani, per solidificare il loro rapporto con la fede. Continua, quindi, l'opera di evangelizzazione da lui portata avanti nelle scuole di Venosa, in continuità con la sua missione. E allora “Chi è la “prima persona” se non Dio”, “Siate persona tra le persone, cittadini tra i cittadini, come ci insegna Papa Francesco; spero che abbiate un programma e che lo portiate avanti all'insegna della condivisione. Perché il ruolo della religione,

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così come quello della politica, è di unire e tenere insieme, non di dividere” questa è l'aspettativa di un uomo di fede che auspica nel ritorno ad una politica autentica, lontana dalle fazioni e dai personalismi a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi. Pur riconoscendo che facebook è uno strumento quasi imprescindibile, i ragazzi non devono farne abuso: “Bisogna capire che le nuove tecnologie sono un mezzo non un fine” dice mons. Rocco Talucci. È importante sì “la condivisione della fede, che spesso avviene sui social network, purché serva ad avvicinare i giovani al messaggio di Dio, e non ad idolatrare se stessi”. “Ammiro chi vive la spiritualità in modo personale perché io sono una persona autentica solo quando riesco a rapportarmi

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con il mio Dio; Dio e io siamo uniti, lui come autore della Vita e io come essere vivente”. Da qui nasce l’invito rivolto a “Prima Persona”, affinché assuma il ruolo di guida spirituale e politica“ Per recuperare quella funzione pedagogica di cui abbiamo bisogno – dice Talucci – esiste anche una spiritualità sociale e politica”. E aggiunge: “Oggi, più che mai, si avverte il bisogno di una crescita personale che sia lontana dai protagonismi”. Così “oggi più che mai diventa necessaria la ricerca di Dio”. Forse una lezione di civiltà “Prima Persona” l'ha data, nel suo piccolo, restituendo un po' di dignità al valore spirituale della parola e del dialogo. ma.gi.fe.


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STABILIMENTO ID Parte Terza: 1887 - 1902 di Vincenzo MATASSINI

opo che il Comune ha deliberato il tredici gennaio 1887 sulla quantità dell’acqua continuando questa a mancare, il Dott. Federico Gavioli insiste per ottenerne al più presto l’erogazione dal momento che lo Stabilimento è già pronto ed è prossima la stagione dei bagni; quindi il 17 giugno 1887 il Comune delibera nuovamente per dare incarico all’Ingegnere Municipale di fare il computo della spesa occorrente per la conduttura dell’acqua e quant’altro abbisogni per la fornitura, con l’avvertenza che solo dopo il deposito della spesa da parte del Dott. Federico Gavioli saranno dati gli ordini per l’esecuzione dei lavori; l’erogazione dell’acqua si farà misurare dal giorno in cui avrà inizio. Versato il deposito, il Comune provvede in pochi giorni alla posa della tubatura senza alcun apparecchio di misura, riservandosi di poterlo fare in un secondo momento quando lo crederà più conveniente: quindi, dalla fine del mese di Giugno del 1887, lo Stabilimento Idroterapico entra in funzione. Il Dott. Federico Gavioli, quando si tratta di pagare la tassa sui domestici, dichiara di avere “una sola domestica allo Stabilimento Balneare”. Nello stesso tempo il Dott. Federico Gavioli, per un più agevole accesso al suo stabilimento Idroterapico, sollecita il Comune all’esecuzione dei lavori occorrenti per la sistemazione della Strada Montereale, ricordando che tale sistemazione faceva parte integrante della transazione avvenuta; viene pertanto incaricato l’Ingegnere Municipale Eugenio Grippo di compilare il progetto provvisorio della spesa occorrente per la sistemazione della Strada che mena a Montereale, elencando chi e per quanto possono contribuire i complateari, visto che a quei tempi una metà della spesa era a carico del Comune e l’altra metà a carico degli utenti, in base al loro reddito. In previsione di tali lavori il Dott. Federico Gavioli chiede di trasformare una finestra in porta d’ingresso. Viene autorizzato con una strana condizione: che la finestra simmetri-

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ca verso Nord-Est sia anch’essa trasformata in vano di entrata, almeno apparentemente, decorandola come verrà decorata la nuova porta. Dopo pochi anni il Dott. Federico Gavioli fa pervenire alla Giunta Comunale due istanze, una in data 16 marzo 1890 e l’altra in data 30 aprile 1890 per far revocare la Deliberazione del 13 gennaio 1887 (soprattutto la norma che prevede la concessione gratuita a soli 10 anni), adducendo trattarsi non di una concessione puramente gratuita, ma di un corrispettivo alla rinuncia da parte sua di diritti derivanti dai giudicati dalla causa pendente in Cassazione. Nello stesso tempo chiede che gli venga concessa l’acqua per il tempo in cui resterà in vita lo Stabilimento Idroterapico, che ha già dimostrato di essere di pubblico interesse e di recare un vantaggio incontestabile per tutta la cittadinanza potentina. Ma la Giunta è di parere contrario, considerando che la Delibera del 22 novembre 1885, contenente appunto i patti della transazione, era stata assunta dal Consiglio Comunale e, quindi, la Giunta non ha le attribuzioni per deliberare sull’istanza presentata dal Dott. Federio Gavioli; perciò rinvia ogni decisione alla Commissione del Contenzioso che si sarebbe riunita nella prossima sessione autunnale. Il Dott. Federico Gavioli, però, non intende sottostare ai giochi del Comune ed il 6 Ottobre 1890 cita in giudizio l’Amministrazione che, a sua volta, decide di resistere ed affida all’Avv. Comunale Giuseppe Vaglio la difesa dei suoi interessi. Il nuovo Sindaco Saverio Spolidoro, decidendo che è tempo ormai di porre termine alla prolungata diatriba per l’acqua allo Stabilimento Idroterapico, il primo novembre 1890 riunisce il Consiglio Comunale e prospetta ai Consiglieri di trovare una soluzione per venire incontro alle richieste del Dott. Federico Gavioli e salvaguardare, soprattutto, gli interessi del Comune. Dopo lunga ed animata discussione si fronteggiano due opposte fazioni delle quali, pur essendo entrambe per una transazione con il Dott. Federico Gavioli, una intende concedere l’acqua per un periodo di 25 anni, l’altra per un periodo di 15 anni (computazione da effettuare sempre dal 1° giorno di concessione); è la seconda fazione ad avere la maggioranza e quindi lo

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O IDROTERAPICO

Funerali del dott. Federico Gavioli

Stabilimento Idroterapico potrà avere, da questo momento in poi, acqua gratuita, sempre di 20 mq. al giorno, fino al 13 Gennaio 1902. Non conosciamo le motivazioni che portano il Dott. Federico Gavioli ad inviare il 29 marzo 1892 un atto di citazione al Comune a comparire innanzi al Tribunale Civile di Potenza nel mattino del 9 aprile 1892 per essere condannato a fornire gratuitamente durante la vita dello Stabilimento Idrografico e per l’uso dello stesso, la quantità di 20 mq. di acqua al giorno. Ma la Giunta Municipale, con Delibera d’urgenza del 31 marzo 1892 (ratificata dal Consiglio il 7 aprile 1892), autorizza il Sindaco Prof. Filippo Malfitani a stare in giudizio ed a fare tutti gli atti occorrenti per difendere il Comune dalle pretese del Dott. Federico Gavioli, affidando l’incarico all’Assessore al Contenzioso Avv. Giovanni Labbate. Dopo un paio di mesi, nella riunione del Consiglio appositamente convocata il 20 giugno 1892, il Sindaco Prof. Filippo Malfitani annunciò che il Comune di Potenza aveva riportato piena vittoria nel giudizio agitatosi innanzi al Tribunale Civile contro il Dott. Federico Gavioli, dopo la sua citazione del 29 marzo 1892, circa la concessione gratuita dell’acqua al suo Stabilimenti Idrografico, compensando però le spese fra le parti. Si tratterà, però, di una vittoria di Pirro perché il Comune, preso dall’euforia, dimentica di ricevere la notifica della sentenza, cosa che determinerà poi strascichi giudiziari, anche se non sarà più il Dott. Federico Gavioli a protestare, poichè morto il 18 maggio 1896, ma il figlio Dott. Aurelio Orazio Gavioli1, che verrà sempre citato col solo nome di Orazio. Il 13 gennaio 1902, alla scadenza della concessione, il Dott. Orazio Gavioli chiede il rinnovo della concessione gratuita dell’acqua, dichiarando che se dovesse negarsi l’acqua, sarebbe costretto a chiudere lo Stabilimento Idroterapico, giacché gli introiti non arriverebbero a compensare le spese; ne avrebbe ricevuto grave danno la pubblica igiene. La Giunta, nella riunione del 18 luglio 1902, esaminata la domanda, è del parere che, in vista della municipalizzazione dei pubblici servizi, tra cui è compreso quello dei bagni,

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e trattandosi di una concessione di cui si avvantaggia la cittadinanza, ed in specie la classe meno agiata, a favore della quale il prezzo dei bagni è ridotto della metà, è del parere: a) che la proroga sia estesa ad almeno due anni, con le stesse modalità della prima concessione, a condizione che sia limitata dal 15 giugno al 15 ottobre; b) che la quantità giornaliera sia di 8 mc.; c) che sia apposto analogo contatore a spese del Dott. Orazio Gavioli; d) che l’acqua debba servire esclusivamente per lo Stabilimento Idroterapico e limitata soltanto al tempo in cui rimane aperto, con l’obbligo per il Dott. Orazio Gavioli di avvisare l’Amministrazione Comunale dell’apertura e chiusura annuale dello Stabilimento. Oltre a ciò l’Assessore Michele Carbonara, ad evitare che il Dott. Orazio Gavioli abbia a mettere altre pretese, a seguito del giudizio del 20 giugno 1892, non essendogli ancora stata notificata la sentenza, propone che, alla proroga della concessione, vada congiunto l’obbligo della rinuncia da parte del Dott. Orazio Gavioli ad ogni pretesa o diritto. Ad ogni modo, Il Consigliere Pomarici Ing. Arcangelo, anche nell’interesse della pubblica igiene, propone che la quantità di acqua sia sufficiente allo scopo, e che le altre modalità siano stabilite in modo che il Dott. Orazio Gavioli non sia costretto a chiudere lo Stabilimento. Dopo altra breve discussione il Consiglio, ad unanimità per alzata e seduta, delibera: a) di prorogare per altri due anni la concessione gratuita dell’acqua potabile a favore del Dott. Orazio Gavioli, per il solo uso dello Stabilimento Idroterapico; b) di demandare al Consiglio Comunale perché, di stabilire, d’accordo con il Dott. Orazio Gavioli, la quantità giornaliera dell’acqua, di cui potrà far uso per lo Stabilimento, nonché le garanzie necessarie nell’interesse del Comune per l’esatta erogazione della quantità di acqua su indicata; c) di fare le pratiche opportune affinché con l’accettazione della ripetuta concessione di acqua, il Dott. Orazio Gavioli rinunci ad ogni altra pretesa. NOTE 1 - Gavioli Aurelio Orazio (Potenza, 21.03.1871 - 25.12.1944), Medico Chirurgo.


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Dalla Serie "COME ERAVAMO":

LA POTENZA DEI QUINDICENNI TOSTI A che serve il passar dei giorni se non si ricordano?

Gino SPINELLI

i Nuzzo Ninì - Serio, studioso e riflessivo, pur provato da un improvviso lutto familiare, mantenne comunque un ammirevole ed elevato impegno scolastico. Sempre promosso a giugno. E' il compagno di Ginnasio che ho incrociato più spesso fuori Potenza ma stranamente non sono mai riuscito a stabilire con lui un solido e duraturo rapporto d'amicizia. Solo brevi incontri casuali, battute di circostanza e niente più. Al contrario delle mie aspettative. In verità avrei tanto voluto intrattenermi a lungo con lui. Ricordare con entusiasmo le complicità ginnasiali e il suo storico labiale a distanza ("fisi sunt") che consolidò il mio primo cinque sulla versione di latino. Confrontare i progetti giovanili coi traguardi raggiunti. Commentare amabilmente le reciproche situazioni familiari (aveva sposato Emma Urgèsi una mia amica d'infanzia) e magari- trovarci poi tutti insieme da qualche parte con qualcosa da festeggiare. Purtroppo inspiegabili circostanze avverse, di tempo e di luogo, non hanno mai consentito di esprimere compiutamente la mia stima sincera nei suoi confronti. Il 24 settembre 1967 il forte richiamo del match di calcio Foggia-Potenza ci trovò per caso fianco-a-fianco verso lo stadio Zaccherìa. Inutile negarlo. L'incontro inatteso, proprio nel secondo giorno del mio primo viaggio di nozze, era per me in quella domenica foggiana una promessa di felicità in più. Al punto che io e la mia sposa avremmo veramente desiderato condividere l'evento sportivo anche con lui : caro testimone del mio passato scolastico. "Ciao Ninì, che bella sorpresa! Ricordi quante partite del MonticchioPz viste dal balcone di casa tua? Perchè non avevamo i soldi del biglietto? E ora ce la gio-

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chiamo in serie B? Ottimi giocatori Cianfrone e Rosito. C'è sempre l'amico Martinelli? Oggi le buscate, però!! Sai, io sono nato qui e stavolta gioco in casa...". Poco dopo, però, travolti dal sound dei Procol Harum ("A whiter shade of pale") sparato-a-bomba sugli spalti assolati e dalla fiumana dei tifosi a caccia del posto perdemmo contatto senza ritrovarci più. Se non nell'estate del '73 a Potenza ove ero tornato per gli esami di stato. Troppo tardi per commentare quel lontano zero-a-zero. Mi segnalò comunque una sua giovane parente (mia esaminanda) per poi sparire di nuovo. Senza darmi la possibilità di spiegare il mio disappunto circa gli inflessibili orientamenti già stabiliti dalla commissione. E finalmente dopo oltre un decennio la grande occasione a Bari. Nel frattempo io single con due bambine e lui papà di due gemelli . "Lavori al Banco di Roma? Io abito all'angolo. Dai, vieni a casa mia così parliamo un pò della nostra Potenza. Di cose di famiglia. A proposito, come sta Cantinflas (Pinuccio D'Ecclesiis chiamava così il più piccolo dei Di Nuzzo :-) e Aldo?..". Insomma questa volta le premesse c'erano tutte per coltivare ed approfondire una bella amicizia ma non successe nulla. Perchè Ninì durante la sua permanenza barese, troppo preso forse- da impegni di lavoro, non trovò mai il tempo di accettare i miei accorati inviti. E non senza delusione venni a conoscenza del suo successivo trasferimento a Roma. Quel giorno tornando a casa ebbi netta la sensazione che una piccola storia, nata sui banchi di scuola, si fosse chiusa per sempre. Pazienza. Per rinfrancarmi infilai alla cieca una musicassetta e con la testa altrove azionai il meccanismo automatico d'avviamento. Ci credereste? Quando si parla di sfortunaccia nera o di irritanti coincidenze? Bè, manco a farlo apposta Antonello Venditti cantava in quel momento "Compagno di scuola, compagno per niente, ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?". E io ero lì, più inebedito di prima, col morale sotto i tacchi. Poi la reazione e la solita botta di umorismo consolatorio : " A' Vendì, te ce

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Quarta Parte (Cesare Pavese)

Pino Zotta e Nini Di Nuzzo con la Prof Bianca Pedìo

metti pure tu? Eccànta roma capoccia ch'è meijo!!" mi dissi a mezza voce. Staccai la spina, accesi il sigaro e uscii di casa sbattendo la porta. ZOTTA Giuseppe - Buono, gentile e studioso. Sedeva da solo all'ultimo banco, fila sinistra lato-finestra, finchè la Prof Pedìo non mi spedì accanto a lui per allontanarmi dal turbolento Straziuso sempre pronto ad assecondare la mia naturale irrequietezza. "Spina e Strazio? Brutte cose.!!." "Fatti apposta per non stare insieme!", (tuonava a ripetizione il prof Calvello nel corso dei nostri frenetici scatenamenti). Purtroppo l'inattesa e provvisoria destinazione, da me stoltamente recepita come punitiva, condizionò negativamente il mio rapporto con Pino al punto da assumere ingiustificati atteggiamenti d'insofferenza nei suoi confronti. Un fatale errore che mi procurò non pochi rimpianti quando fui di nuovo ricollocato accanto all'assatanato Straziuso. Nel frattempo il buon Pino che aveva intuito il mio tardivo pentimento, dopo un lungo silenzio, riprese a parlarmi. E in un giorno di ordinaria depressione (avevo beccato il solito "impreparato") con voce pacata e profonda mi ricordò : "Potevamo diventare grandi amici...". Allungandomi un grosso pezzo di quella famosa salciccia pae-


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Potenza (Rione Santa Maria. Scuola Elementare di Via Lazio) -Fino al 1951 sede provvisoria del Liceo-Ginnasio "Q.O.Flacco" (Foto Matassini).

sana che produceva in famiglia. La golosità del dono e la signorilità del gesto non placarono però il mio senso di colpa, anzi. Avrei voluto tanto ricambiare la sua generosa e sincera disponibilità, magari tornare a sedermi accanto a lui, ma l'anno scolastico volgeva al termine e possibilità concrete di riparazione al malfatto, nessuna. Quell'anno poi "da riparare" avevo ben altro : le mie cinque materiazze -pronte e toste- per settembre.. Bè, a parte gli scherzi, anche un'amicizia un pò sfortunata può regalare momenti bellissimi. E posso dire che col caro Pino -almeno in quella occasione- li ho certamente vissuti. SPINELLI Luigi Ennio Davide (detto Gino) - Se potessi affidare ai miei compagni ginnasiali la stesura del mio profilo scolastico secondo la logica pirandelliana "Uno NessunoCentomila" mi ritroverei a leggere tante notiziole diverse sul mio conto ma certamente tutte curiose e più o meno divertenti. E nella varietà delle opinioni scoprirei pure qualcosa di-mai-saputo, diperduto-per-sempre : di inedito insomma. Ma data l'impossibilità dell'operazione raccontare se stessi resta l'unica soluzione praticabile. Allora. Quinto Ginnasio, 15 anni da compiere, "primo della classe" solo nell'ora di Ginnastica. Quando cioè il prof D'Esòpo ci disponeva per altezza in fila crescente partendo da me. Aspetto fisico? Piuttosto scoraggiante. Allo specchio : rigorosa riga laterale su chioma quasi bionda con striature giallastre (oggi si chiamerebbero "colpi di sole":-) per abbondanti applicazioni mattutine di sapone da bucato. Con l'effetto indurente l'ordine estetico sembrava assicurato per tutto il giorno : per le idee in testa, piuttosto strambe e confuse, la cosa ovviamente non funzionava affatto. In verità di idee strambe ne frullavano in testa un pò a tutti. Ne ricordo una originale e divertente inventata da Silvio Aprea (sempre sbirluccicante di brillantima profumata) che sull'uso del mio sapone insinuava simpaticamente in napoletanto "..ma quanno chiove t'esce 'a

Rifreddo (Pz) -Al tempo delle nostre escursioni giovanili ai piedi del bosco sgorgava una polla d'acqua sorgiva a getto continuo. Per dissetarsi e rinfrescare le fragolette selvatiche raccolte nei paraggi. Scoperta, analizzata e classificata come una delle migliori acque lucane (qualcuno parlò unica in Europa) fu brutalmente sigillata con la "prima valorizzazione" del sito (chalet e pista da ballo). I potentini che hanno avuto la fortuna di gustarla non ne hanno mai dimenticato il sapore e il ricordo (vero Matassini?).

scumma (schiuma) 'ncopp 'a capa?". Grande il Silvio, vero? Ma essere-messo-inmezzo non mi creava tutto sommato particolari problemi psicologici. Era una maniera come un'altra per socializzare. Poi contavo sempre sull'innato senso della mia filosofia o.i.a. (ottimismo-ironia-autoironia) e soprattutto sul mio sogno da "mission : impossible" coltivato in gran segreto, il sogno Johnny Weissmuller. E inseguendo la tarzan-utopia praticavo a tutto spiano ginnastica, campestre, sci, tennis, basket e calcio. Con risultati alterni e ahimè talvolta sconfortanti ma sempre cocciuto e determinato. Solo così -mi ridicevo ingenuamente- avrei potuto contendere all'aitante Silvio (tanto in carne) qualche puella di seconda fascia :-). Ma nulla, proprio nulla mi cresceva addosso. Tranne qualche peluzzo biondo in più sulle gambette : a malapena nascoste dagli odiosi calzoncini corti di tela coloniale. E poi il mio definitivo 1.83 era così inimmaginabile all'epoca! Nel frattempo mi toccava abbozzare spesso alle scherzose schermaglie del gruppo : sempre però con malcelata disinvoltura. Pur di non finire emarginato. Tenere botta, insomma, era il ruolo che mi avevano ritagliato e costretto ad interpretare al meglio. Almeno per tutto il tempo del Ginnasio. A proposito di ruoli poi aprirei una breve parentesi sulla strana moda del "mantenimento dei ruoli" in voga all'epoca. Con diretta allusione a quelle ritualità giovanili che rispondevano a precise regolette convenzionali di comportamento (per le puelle, ad es, d'obbligo il "far-finta-di-noncapire" in date circostanze). Una parvenza, cioè, di "etica occasionale" praticata all'occorrenza specie dal gentil sesso e nei momenti opportuni. Conseguenze ricorrenti negli approcci? Curiose e deludenti. Perchè, quanto più i maschietti si mostravano insinuanti, maliziosi e allusivi, tanto più le fanciulle, ignare, indifferenti e virtuose. Nel rispetto "apparente" dei ruoli e dell'etica di cui sopra. Appunto. Chiuso l'inciso. Negli

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anni cinquanta, però, a rimescolare ruoli, etiche ed infingimenti vari tornavano molto opportuni i momenti magici e fortunati legati ai cd "giochi dei pegni e delle penitenze" che specie durante le gite a Rifreddo si organizzavano dopo la degustazione delle fragolette selvatiche. Raccolte in mattinata da Silvio, Claudio Canadeo, Ninì Di Nuzzo, Vittorio Nevano, Carlo Scojni e da altri impavidi marciatori per destinarle alle dolci fanciulle arrivate in pullman. Con ragazzeragazzi in cerchio, il gioco "pegni e penitenze" era l'alibi serio e scherzoso per manifestare con uno spintone, un bacio, un abbraccio o una gentile dichiarazione le reciproche antipatie e simpatie inespresse. Poteva segnare anche l'inizio di una "futura" piccola storia d'amore: nel caso di bacio ricambiato. Ovviamente a me (per aver sottratto ed ingurgitato gran parte delle fragole) toccavano quasi sempre le "penitenze". Raccogliere umide felci o attraversare cespugli di ortiche nel bosco davanti alle fanciulle non era una prospettiva decisamente allettante. Per fortuna però con una gran risata generale scoppiava improvvisa la pace e tutto finiva col "pegno" del perdono. E così successe anche quella volta a Rifreddo. Calata la sera e partito con le puelle l'ultimo pullman ci ritrovammo soli ma più uniti, stanchi e felici nella lunga marcia di ritorno a Potenza. Poi l'odore del fiume e le prime lucciole di Poggio Cavallo orientarono i nostri passi sul giusto sentiero. Verso le lontane ma rassicuranti finestre illuminate. E all'unisono riprendemmo a cantare più forte, sempre più forte. Come per farci sentire dai nostri cari in attesa. "Ricca delle belle scoperte di un giorno di primavera tornava a casa la sana gioventù dei quindicenni tosti Anni 50. Per continuare a sgobbare sui libri e sognare sui banchi. Ma pronta a ripartire l'indomani alla conquista del mondo". (luigi.spi@libero.it). Foto: Archivio Spinelli


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Matera, costituita la sezione lucana dell’Aism Strategie di mercato al servizio del territorio i è costituita a fine aprile a Matera la Delegazione Basilicata dell’Associazione Italiana Marketing (Aism). L’Aism è l'associazione senza fini di lucro che, per prima in Italia, si è impegnata a sviluppare la cultura e la professionalità del Marketing. La nuova delegazione lucana, che ha già associato un primo nucleo di 12 professionisti del settore marketing e comunicazione, mira a far crescere il tessuto imprenditoriale locale attraverso la diffusione e l’applicazione della cultura del marketing tra imprese, manager, consulenti, enti locali ed istituzioni. “La diffusione di una «sana» cultura di marketing nel tessuto economico locale – afferma Alessandro Martemucci, coordinatore della Delegazione Aism di Basilicata- è un obiettivo oggi imprescindibile per l’economia della nostra regione, che deve fronteggiare un regime di competitività sempre più incisivo, aggressivo ed esteso, sia nel mercato interno che su quello esterno. Il nostro obiettivo è mettere la cultura del marketing al servizio del territorio per fare di questa disciplina l’elemento strategico di cerniera tra la vocazione del territorio e il mercato, l’acceleratore per l’eccellenza dell’impresa e della professione individuale. Ovviamente puntiamo ad allargare sin da subito la base associativa presso coloro che sono sensibili a queste tematiche per ridare speranza e valore ad un territorio con grandi potenzialità inespresse, ma con tanti deficit strutturali. Nelle prossime settimane, in un incontro pubblico, saranno illustrate le attività della neonata Delegazione Basilicata”. La sempre maggior presenza dell'Associazione Italiana Marketing sul territorio nazionale attraver-

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Alessandro Martemucci

so le Delegazioni o Gruppi Regionali garantisce il più ampio perseguimento degli scopi associativi. Diffonde la cultura di Marketing e le relative tecniche attraverso la riflessione, l’elaborazione e lo studio delle problematiche connesse alla qualificazione professionale degli Associati che operano prevalentemente nel Marketing, attraverso la tutela dei principi etici e il perfezionamento dell'attività secondo i parametri stabiliti nelle leggi di recente approvazione che disciplinano le professioni non organizzate in ordini o collegi. Fondata nel 1954 da Guglielmo

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Tagliacarne, pioniere della ricerca sugli orientamenti dei consumatori, AISM è diventata il punto di riferimento per Imprenditori, Docenti Universitari, Manager, Consulenti e Ricercatori interessati al marketing professionale. AISM è associata a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ad “ESOMAR The World Association of Research Professionals”; membro della Consulta per le nuove professioni istituita dal CNEL è socio fondatore di PIU’, Professioni Intellettuali Unite. AISM organizza Corsi di Formazione (AISM Marketing School), Seminari di aggiornamento e Workshop (AISM Marketing Update), convegni ed eventi, che declinano la valenza scientifica e il contributo all’innovazione del marketing, esteso ai diversi scenari professionali all’interno e all’esterno dell’Impresa. Tra gli associati figurano protagonisti della cultura e dell’economia nazionale e multinazionale, in rappresentanza dei diversi settori. gi.ma.


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Vespa & Ape, ora anche a Matera hanno un club ’ nato ufficialmente, a fine aprile, a Matera, il ''Vespa & Ape club Matera'', associazione che raggruppa i possessori dei mezzi Piaggio. Raduni turistici, corsi di educazione stradale, un censimento sui veicoli a due e a tre ruote prodotti dalla casa di Pontedera, oltre ad attività di sensibilizzazione e promozione della mobilità sostenibile, sono alcune delle iniziative che il ''Vespa & Ape club Matera'' intende realizzare per il 2013. A presiedere il sodalizio, terzo “Vespa club” di Basilicata è Donato Colucci che ha in dotazione già una trentina di mezzi realizzati dalla Casa di Pontedera dal Dopoguerra a oggi. Tra questi anche una Vespa 125 ''faro basso'' degli anni Cinquanta, resa nota dal film ''Vacanze Romane'', con Gregory Peck e Audrey Hepbrun, 180 cc Ss super sport, 150 VBB, gt, e altre di diversa cilindrata che hanno favorito la mobilità nel nostro Paese e sostenuto il sistema produttivo, con gli ''Ape'' a tre ruote di diverso allestimento. L’associazione che utilizzerà l'azzurro come colore sociale, ha previsto

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anche l'attivazione di una sezione sportiva. Il ''Vespa & Ape club Matera'' è il primo in provincia di Matera e si aggiunge agli altri due attivi in Basilicata, a Potenza e a Trecchina. Il sodalizio, che intende rafforzare la collaborazione con la rete dei Vespa Club in Italia, ha attivato un'intesa con la Uisp per gli aspetti logistici e organizzativi. Domenica 5 maggio il club materano ha preso parte al primo raduno nazionale ''Vespa Tour'' di Acquaviva delle Fonti (Bari). Nella programmazione delle attività sono previsti raduni turistici a cadenza periodica per far conoscere Matera e gli altri centri della provincia anche in funzione della candidatura della Città dei Sassi a capitale europea della cultura per il 2019. Il sodalizio, che ha già attivato una pagina facebook e sta lavorando al sito internet, intende valorizzare - con l'apporto del socio e architetto Angelo Stagno, che opera a Vienna anche percorsi turistico-culturali, legati all'evoluzione urbanistica della città come quella che si ebbe con il Borgo La

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Martella, a 60 anni della sua creazione. Il ''Vespa & Ape club Matera'' si affilierà al Vespa Club Italia nato ufficialmente il 23 ottobre 1949 a Viareggio con il primo Congresso Nazionale al quale parteciparono 29 delegati. La costituzione era avvenuta spontaneamente qualche mese prima con prese di contatto tra dirigenti dei Vespa Club locali, che erano sorti in varie parti d'Italia seguendo l'esempio di gruppi Vespistici, nati in diverse località della penisola. Dei primi nuclei entusiasti, ma esigui, si erano costituiti “Vespa Club” che divennero una forza compatta e importante nel mondo dell'allora motorizzazione minore. L'esempio fu fecondo e, poco dopo, si contarono numerosi “Vespa Club” in tutta la penisola. Al Congresso di Viareggio, il Vespismo Italiano era rappresentato da questi soci-fondatori del “Vespa Club” d'Italia e altri personaggi ai quali è stata riconosciuta la qualifica di socio-fondatore. gi.ma.


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M U S I C A N D O

Cosa Vorrei... Farci Nove tracce in chiave Pop Rock Carlo CALZA Jr.

uesto mese dedichiamo il consueto appuntamento con la rubrica “Retrocensioni” ad Alessio Farci e il suo album Cosa Vorrei. L’album è prodotto da Renato Pezzano e Angelo Nolè per la Tato Pillo Records, si compone di nove tracce, brani pop rock inediti musicati sui testi di Alessio Farci. I testi sono rigorosamente in italiano; ciò porta a collocare la produzione in un ambito settoriale sempre più popolare al giorno d’oggi; un tempo gli artisti “riscoprivano” la lingua italiana, oggi il vero rock italiano ha adottato in pianta stabile la nostra lingua. Cosa Vorrei ne è un esempio. Riavvicinarsi al rock in italiano è un atto coraggioso e impegnativo che, proprio per la sua difficoltà, porta a rivalutare ogni artista capace di una scelta del genere. Basti pensare a come molti gruppi di alto livello abbiano da sempre proposto parallelamente brani in italiano e brani in inglese, PFM e New Trolls in primis. Il disco si apre con un’introduzione poetica. Il cantante recita su un sottofondo molto cupo, poi con un riff energico parte il primo brano, Dittatore Dei Morti, una traccia scorrevole, distorta e tirata. A seguire troviamo realtà, il brano scelto come singolo, valorizzato anche da un ottimo video visibile su Youtube sul canale di Alessio Farci. La canzone ha una buona alternanza strofa-ritornello con interpretazioni musicali fatte di arpeggi e assoli di chitarra; il testo malinconico e rabbioso non trova la giusta valorizzazione nei punti in

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cui, la voce che dovrebbe spingere, invece risulta debole. I brani successivi lasciano intendere un ottimo lavoro di composizione e di registrazione, ma gli effetti voce risultano troppo presenti, anzi, in più punti pare che l’effetto vada a sopperire delle mancanze tecniche vocali, cosa che spesso rompe l’atmosfera creatasi. La traccia numero 6, Vorrei, è un pezzo lento, un brano molto introspettivo, scarno di virtuosismi strumentali o inutili tappeti sonori; unico protagonista è il testo, in coda interviene una chitarra con un assolo che va a scemare fino al finale. Gli altri brani accompagnano a suon di rock l’ascoltatore verso la fine del disco che nel suo ripartire con la traccia numero uno ripropone la poesia d’apertura. I brani sono molto orecchiabili, non è difficile pensarli anche in versione acustica. Forse ciò che manca a questo disco è proprio una traccia acustica che favorirebbe un momento di vera riflessione. Il lavoro nella sua totalità risulta ben fatto,

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sia la grafica (copertina di P i e r l u i g i Lemonte) che il packaging rispecchiano lo stile rock italiano. Il disco è un indiscusso e validissimo punto di partenza per Alessio Farci, che dalla sua ha sicuramente il pregio di adoperarsi in maniera metodica e volenterosa in un campo in cui la battaglia è davvero dura. Per poter testare anche dal vivo la potenzialità della sua musica non resta che attendere le sue esibizioni live che io e il Lucano Magazine gli auguriamo possano essere numerose.

Vuoi promuovere il tuo disco o la tua demo? invialo a “Il Lucano Magazine” Via del Gallitello, 89 85100 Potenza lo ascolteremo e pubblicheremo una recensione nella rubrica “RETROCENSIONI” a cura di Carlo Calza Jr.


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di Donato SABINA

er capire veramente l’enorme potenzialità di Internet e soprattutto del blog basti pensare a cosa è successo nel Maghreb con la cosiddetta Primavera araba o alla dirompente affermazione di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle. L’uso più diffuso e più rivoluzionario del blog è quindi quello legato alla divulgazione di notizie ed opinioni, cui ognuno di noi può concorrere, senza dover affrontare nessun filtro e diventando così ‘giornalista per un giorno’.

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La forza del blog la conoscono bene i giornalisti professionisti italiani che possiedono tutti un blog personale. Ma veniamo allo specifico della nostra Regione. Avevamo chiuso l’ultimo articolo con il contrasto passato\presente che caratterizza la Lucania, una peculiarità richiamata dal sottotitolo del blog astronik.ilcannochiale.it : Dialoghi e immagini da una terra antica che non vuole morire. Questo blog, di un anonimo ‘lucano doc’, raccoglie notizie che vanno dalla politica, al basket lucano, al ‘trastullo’ (si legga il divertente dialogo tra Torucc e G’rard). Anche in Basilicata ci sono blog di professionisti dell’informazione: accanto a Sir drake, blog di Alfredo di Giovampaolo, volto noto su Rai3, scopriamo che ci sono due giornalisti lucani specializzati su Internet ed i social network. Blog notes è il blog di Giuseppe Granieri, docente- giorna-

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lista che collabora con L’Espresso e La Stampa, mentre Vincos è quello più tecnico e specialistico di Vincenzo Cosenza, che scrive occasionalmente per Nòva (Il Sole 24 Ore), Panorama Economy, Corriere.it, Repubblica.it, Wired.it. Entrambi hanno scritto poi interessanti libri, che hanno come argomento Internet ed i social network. Hyperbros è invece un urban blog collettivo, dedicato per la maggior parte all’attualità del territorio materano. Ancora più locale, infine, è Montescaglioso.net, dettagliato blog della comunità dei montesi sul web, che, nonostante la sua settorialità, si attesta al settimo posto dell’ultima classifica di blogitalia. E di blog a carattere locale, con argomenti svariati, ne esistono veramente tanti sul web: Pomarico FrameSet, Vivi Potenza, SirinoBlog, Grottole.net, Notizie da Policoro.


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T R A L E R I G H E

IL TOTEM NERO

PETROLIO, SVILUPPO E CONFLITTI IN BASILICATA IL LIBRO DI ENZO VINICIO ALLIEGRO

arigi 1878. All’esposizione Universale, in vetrina faceva bella mostra di sé un’ampolla contenente un liquido scuro. Era petrolio, petrolio di Tramutola. Dieci anni dopo una società inglese arrivò in Lucania per condurre dei sopralluoghi avendo riconosciuto al greggio tramutolese caratteristiche chimiche di alta qualità. L’ottimo riscontro li convinse ad investire qui nel tentativo di sfruttare una risorsa nota da tempi antichi agli abitanti del posto che tuttavia ignoravano cosa quel liquido, sgorgante spontaneamente dal suolo, potesse essere e a cosa potesse servire. Dopo aver notato però la viva attenzione mostrata da questi gentiluomini provenienti addirittura da terre straniere, capirono subito che si trattasse di un bene prezioso da cui poter trarre importanti vantaggi economici. Questo è uno dei primi e suggestivi passaggi de IL TOTEM NERO. Petrolio, sviluppo e conflitti in Basilicata (edito dal CISU – Centro d’Informazione e Stampa Universitaria) che da tali fatti in avanti racconta, analizza, spiega le vicende che hanno ruotato e ruotano intorno al petrolio lucano. Scritto da Enzo Vinicio Alliegro, docente di scienze etnoantropologiche all’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, il libro parte da Tramutola per Anche lo sviluppo è simbolo […]. che decennio, anche del petrolio. Fede, ripercorrere passo dopo passo la storia delle estrazione petrolifere, Un simbolo che può contenere in sé tradizione e modernità, dunque, coesida quelle agognate ma non fortustono e si “contendono” la priorità su un nate di fine ‘800 ed inizi ‘900 a passioni e sentimenti, territorio che ancora attende il suo pieno quelle decisamente più favorevoli riscatto economico seppur qualche dell’ultimo ventennio del ‘900 porveicolare visioni ed aspettative, passo avanti sia stato fatto. E che tati avanti in territorio di Viggiano. Alliegro ha vagliato accuratamente certrascinare azioni cando di cogliere dalle fonti documentaIl suo è un percorso che attraverso diverse vie, storiche, economiristiche e dalle reazioni nella società l’ane pianificare programmi. damento di una vicenda che non può che, giuridiche, politiche, sociali, cerca di andare a fondo ad una dirsi né solo locale, né tantomeno solo Enzo Vinicio Alliegro nazionale bensì “glocale”, termine che realtà che si è stabilita permanentemente nella Valle dell’Agri. La l’autore usa riferendosi al contesto intersua ricerca le percorre tutte con lo nazionale in cui si muovono le questioni scopo di arrivare a fare sintesi su un energetiche. Con approccio antropologiargomento dai diversificati e diverco Alliegro ha seguito da vicino le mutazioni nelle popolazioni che genti esiti. Amato e contestato, il petrolio lucano assurge in queste sono passate da una tradizione prevalentemente agricola ed artigiapagine ad un totem, foriero di simbologie multiple definite di volta nale ad una industriale altamente tecnologica nonché i loro entusiain volta da soggetti diversi. Salvifico per coloro che ad esso attribuismi e le loro angosce per un transito avvenuto troppo in fretta. E scono la risoluzione dei problemi economici di una terra non in quelle di un territorio bellissimo, ricco di acqua e di vegetazione, di pieno sviluppo, oppure ostile per coloro che invece ne rilevano il testimonianze archeologiche, storiche, artistiche adesso puntellato forte impatto sull’ambiente e sulla salute. E’ una dicotomia rilevata da torri che ne sondano le viscere. Sullo sfondo un Parco Nazionale, nelle interpretazioni di una popolazione che convive strettamente quello dell’Appennino Lucano che ha il compito di contenere tutto con torri di perforazioni e con una “fiamma” altissima che si staglia ciò e di garantire quel delicato equilibrio sul quale si fonda lo straorverso il cielo nel Centro Olio della Valle dell’Agri (COVA) posto ai dinario patrimonio di cultura e di biodiversità della Valle dell’Agri. piedi di Viggiano, paese della Madonna Nera e dell’arpa e, da qualan.mo.

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MOLITERNO

IL POPOLO – GLI EVENTI – IL FOLCLORE DAL SECOLO XIX AI GIORNI NOSTRI

IL LIBRO DI DONATO MICUCCI n queste pagine racconta il suo paese. Ne descrive la storia completando un percorso narrativo ed esplicativo che si snoda attraverso le vie del passato. Dopo Fotodocumentario con notizie storiche della città di Moliterno (Porfidio Edizioni, 1988) esce MOLITERNO. IL POPOLO – GLI EVENTI – IL FOLCLORE dal secolo XIX ai giorni nostri (Book Sprint Edizioni) un libro che integra l’ultimo tratto delle vicende che riguardano uno dei centri più grandi e vitali della Valle dell’Agri. Donato Micucci ha scritto entrambi i testi per omaggiare il paese che gli ha dato i natali. Professore di materie tecnico-pratiche in diverse Scuole Medie ed Istituti Superiori, Micucci con questo libro approfondisce le dinamiche sociali, economiche e folcloristiche di Moliterno descrivendole a fondo affinché anche lettori non locali possano comprendere appieno la società di questa parte del territorio lucano dal 1800 fino al 2000. Duecento anni in cui l’autore entra idealmente nelle case delle persone ricche e non, “mostrando” con dovizia di particolari, architetture ed oggetti appartenenti a uomini e donne, a contadini, artigiani, commercianti e nobili di un tempo, insieme con le loro abitudini e i loro stili di vita. Notizie che nel corso del racconto fuoriescono dalle mura domestiche per affacciarsi sulla realtà territoriale nel suo complesso nel quale si incontrano persone laboriose ed attive, dedite completamente alla famiglia e ad un lavoro che non risparmia dure fatiche. L’agricoltura, l’allevamento, l’artigianato e il commercio sono tutte attività che, nel corso dell’Ottocento, hanno mosso una solida economia gestita da moliternesi a cui l’autore vuole rendere omaggio citandoli nel libro perché protagonisti attivi di una storia che hanno contribuito a costruire giorno per giorno.

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In queste pagine ho voluto rievocare un’epoca, durante la quale vedremo agitarsi e muoversi in una frenetica attività tutte le classi sociali dalle più umili dei contadini e dei pastori, fino al ceto dei commercianti e degli artigiani, che in breve tempo crearono un diffuso benessere in tutto il paese. Donato Micucci

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Micucci non dimentica di mostrare attenzione verso gli umili di allora riconoscendone il giusto ruolo nell’edificare, con estenuanti sacrifici, una storia che è anche la loro. L’autore racconta gli avvenimenti dei suoi antichi concittadini intervallando la narrazione con suggestive fotografie, immagini in bianco e nero di luoghi, persone, cose che fermano il tempo su caratteristiche che non si vogliono dimenticare. Gli abiti di un tempo, scene di matrimoni, di feste religiose e civili, monumenti, case, chiese e palazzi, una sequenza di “come eravamo”che restituisce il senso delle trasformazioni che si sono determinate fino ai giorni nostri. Trasformazioni positive di una cittadina che ha visto abbandonare le superstizioni man mano che cresceva l’alfabetizzazione e la Conoscenza; che ha conosciuto ed applicato il progresso tecnologico migliorando di conseguenza le proprie condizioni di vita. Ma anche negative come il brigantaggio, l’emigrazione massiccia di migliaia di persone verso posti lontani nei quali poter “ricominciare”, in una terra dalle possibilità tutte ancora da esplorare. Micucci nel libro ha sottolineato i passaggi emblematici che hanno cambiato, in parte, il volto e, totalmente, le abitudini di un paese per molto tempo centro nevralgico del commercio nella Valle dell’Agri purtroppo venuto meno dal secondo dopoguerra a causa di scelte infrastrutturali. Forte, però, dell’atavico dinamismo e innata creatività, ha saputo reinventarsi proprio in quel settore che più di altri lo contraddistingueva: il commercio. Ingrandita e moderna, Moliterno dai suoi 850 metri s.l.m., conserva sempre il suo sguardo imponente sulla valle circondata dalla florida e splendida natura che tanto ha inciso nella sua storia. an.mo.


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D O L C E & S A L A T O

SAPORI DI CASA Carla MESSINA

iamo nell’epoca in cui ogni circostanza, ogni situazione sembra essere figlia di un destino avverso, tutto ed il contrario di tutto la fanno da padroni, il caos di regnare indisturbato, tanto che, sempre più spesso, forte è la necessità di evadere dal quotidiano. La voglia di liberarsi dalle costrizioni di quotidiane abitudini porta con se un’immane esigenza di libertà che quasi mai trova riscontro nella realtà. Ci piace pensare che un tempo fosse tutto più semplice e a portata di mano o che, forse, molto più abili di oggi fossero le persone nella gestione del tempo e degli impegni. A tal proposito mi piace l’idea di raccontarvi una storia che trova le sue radici nel passato, quando tutto aveva il sapore delle cose semplici e genuine. La signora Anna, classe 1909, quasi sempre, di domenica aveva in uso di adoperarsi nella preparazione della pasta di casa. La signora abitava in campagna, dove il tempo era una costante dettata più dalle stagioni che non dagli impegni. Si stava avvicinando il bel tempo e la campagna e la gestione degli animali richiedevano energie da impiegare e giornate interminabili. La notte era una breve parentesi di poche ore che quasi mai bastava per lasciar riposare anima e corpo. Arrivò il momento in cui non bastò più tempo sia per fare che per pensare: gestione degli

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65 animali, della terra, faccende domestiche e, oltre a tutto ciò, cucinare per se e tutti i componenti della famiglia. Cosa pensò la signora Anna? Tutti i componenti della famiglia, avrebbero portato dai rispettivi posti di lavoro un ingrediente per il pranzo, in modo tale che nessuno avesse problemi particolari nella gestione del menage quotidiano. Ovviamente il difficile era poi assemblare tra loro i vari ingredienti sempre in modo creativo e nuovo, per far sì che ogni pasto fosse non solo figlio dell’improvvisazione ma anche del genio e soprattutto del gusto, tanto più che al rientro a casa, tutti avevano una fame spaventosa. E’ vero che risultò una cucina piuttosto povera ma è altrettanto vero che era piena di gusto e sapori forti. Si era abituati a piatti unici che in se sintetizzavano l’esigenza alimentare di tutto il giorno; ed ecco, quindi, abbondare soprattutto piatti a base di verdura e legumi accompagnati da pane casereccio, e qualche formaggio; era un lusso la possibilità di concedersi della carne così come era difficile mangiare del pesce. E’ proprio in una estrema difficoltà nel reperire alcuni alimenti, per alcuni versi del tutto inaccessibili, o per costi proibitivi, o per difficoltà, che nasce la famosa dieta Mediterranea, apprezzata in tutto il mondo e cardine della corretta Alimentazione. La carne più comune per il popolo lucano era sicuramente quella del maiale, animale che come si è detto più volte negli anni, era il principe della tavola lucana. Allevato in casa insieme alla famiglia, viveva negli stessi ambienti e veniva alimentato con le stesse pietanze. La signora Anna, esempio tipico delle massaie Lucane, trovò il modo di assemblare con gusto e genio ingredienti particolari, figli di un territorio che, grazie ai suoi frutti, è riuscito a regalarci emozioni del palato estremi. Un sabato mattina si trovò a delegare, come di consueto, i famigliari per il reperimento degli ingredienti, tanto che il marito, uscito per far legna, ebbe la felice idea di abbandonare per quella mattina quella attività ed attratto dagli odori del bosco si ritrovò a raccogliere funghi. Ovviamente li conosceva bene. Tornò a casa con un cesto pieno tanto da mettere leggermente in crisi la moglie che iniziò a preoccuparsi su come avrebbe potuto cucinarli. I figli tornarono con cipolle, aglio, pomodori ed aromi vari, direttamente dai campi. Lei stessa, invece, aveva avuto in regalo della salsiccia fresca grazie ad una commissione adempiuta. Fu così, con queste basi che iniziò a pensare al pranzo della domenica. Sarebbe stato per una volta ricco e pieno di gusto; oltre al sugo e alla pasta fatta in casa, avrebbe assemblato degli ingredienti del tutto nuovi, avrebbe avuto bisogno di quanta più fantasia possibile. Con questo presupposto la domenica mattina, presa dalla concitazione e frenesia del momento, si dedicò

La ricetta... Mantelle al sugo di Cardoncelli e Salsiccia Ingredienti Per la Pasta: farina di semola di grano duro, acqua, uova, strutto, olio extra vergine d’oliva, sale qb. Per il Sugo: Funghi Cardoncelli, Salsiccia fresca, passato di pomodoro, cipolla, aglio, aromi naturali, olio extra vergine d’oliva, aglianico, sale qb, peperoncino, formaggio grattugiato. Procedimento Per la pasta: Fate un impasto con la farina di grano duro, le uova, un po’ di strutto, dell’acqua tiepida e un pizzico di sale. Una volta realizzato un panetto omogeneo e compatto, tagliatelo in panetti più piccoli e, prendendo ognuno di questi, fate un buco nel centro come se voleste fare delle ciambelle. Piano, piano, con l’ausilio di un pò d’olio d’oliva, con il quale vi ungerete le mani, iniziate ad allargare le stesse senza mai romperle, fino a creare dei cerchi di pasta, lavorateli a finché non sarete costretti a dividerli in due parti. Riprendete la stessa operazione, sempre stando attenti a non romperle, finché non sarà necessario tagliarli su due punti, quasi fino a realizzare un formato di pasta simile a delle tagliatelle. Saranno il frutto di un lavoro accorto e preciso delle mani. Da questo derivano il nome di “Mantelle”. Lasciate riposare. Per il sugo, in una padella, con poco olio lasciate rosolare un po’ la salsiccia sminuzzata che avrete tirato fuori dall’intestino e, in una terrina a parte, andate a pulire e ben lavare i funghi, poi sminuzzateli. In una teglia a bordo alto versate dell’olio extra vergine d’oliva e ponete il tutto sul fuoco aggiungendo della cipolla e uno spicchio d’aglio. Fate imbrunire e poi andate ad aggiungere i funghi cardoncelli con un trito di aromi, (Prezzemolo, basilico). Lasciate cuocere il tutto; quando inizierà a sfrigolare sfumate il tutto con vino aglianico e lasciate consumare. Andate poi ad aggiungere del passato di pomodoro e fate cuocere. Nel mentre ponete una pentola piena d’acqua sul fuoco e fate giungere a bollore. Intanto avrete incorporato la salsiccia precedentemente rosolata al sugo e avrete fatto insaporire il tutto aggiustando di sale. Calate le Mantelle nell’acqua e lasciate cuocere per pochissimo tempo; aggiustate di sale e procedete con lo scolare il tutto. Proseguite irrorando la pasta con una manciata di formaggio grattugiato e del sugo, dopo di che servite, magari aggiungendo ancora sia del peperoncino fresco che del formaggio grattugiato e il sugo. Buon Appetito.

anima e corpo ai fornelli. In quella circostanza decise anche d’invitare alcuni vicini, amici di sempre che avrebbero sperimentato con lei questo nuovo piatto, un piatto che ancora non aveva una forma precisa ma che nell’immaginario era già saporito e succulento. La signora Anna quel giorno superò se stessa, diede vita ad un piatto unico che costrinse i commensali a mangiare, inoltre, anche una gran quantità di pane casereccio e a bere del buon vino. Il piatto è rientrato tra i piatti tipici Lucani ed è comunemente conosciuto come: “ Mantelle al sugo di cardoncelli e salsiccia”, piatto tipico di Vaglio di Basilicata, un piccolo Paese in provincia di Potenza. E’ arroccato su una montagna, famoso per

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gli scavi che ci sono sia in zona “Rossano di Vaglio” che a “Serra di Vaglio”, poco fuori dal paese. Se vi dovesse capitare di aggirarvi in quelle zone potreste dedicarvi a delle fantastiche escursioni che verrebbero arricchite, tra l’altro, anche dalla splendida ospitalità della gente del posto e dallo splendido spirito d’iniziativa che vede il paese protagonista e sede di diversi eventi tra cui anche dei percorsi enogastronomici che nascono dal perfetto connubio di storia, tradizioni e ospitalità. Di seguito vi riporto la ricetta, così come ebbe a farla la signora Anna. Ovviamente la storia riportata è una leggenda, non abbiamo notizie certe sulla nascita del piatto, anche se la saggezza popolare ha pur sempre uno spunto dalla realtà.


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“HO LA SENSAZ NON RIUSCIRE VECCHI LE MIE LA TERRA. MA TUTTI CHE QUE CHE È STATO IL FATTO CHE RIV DELLA VITA”. Se

Arsenio D’AMATO

e donne scoperebbero chiunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi posto, solo che hanno paura delle chiacchiere…”. In uno dei suoi scritti lessi, una volta, di Don Chisciotte e Sancho Panza. Che io ero uno scudiero, mai fido però. Che guardavo Giovanna, ero amico di Antonella e scherzavo con Elsa… tutto vero, ma un tantino esagerato. Non sapevo granché delle sue relazioni presunte, ma supponevo e immaginavo che ci fosse qualche altra, oltre alle tre nutrici, che, di tanto in tanto, si prendesse cura del suo fisico perfetto. La depressione dopo l’addio di Antonella, però, non fu, a mio avviso, il motivo scatenante della sua malattia mentale. Negli anni '80, dalla piccola e un po’ scrostata stazione di Venosa, assolato paesino del sud, Licio era partito per cercare lavoro al nord. “Le lacrime - avrebbe scritto poi venivano trattenute fra le ciglia legate come con il filo spinato del pudore. Qualcuno con la voce rotta dall'emozione si strappava dalle labbra con la forza di volontà un sorriso. «Su dai, si alzava in volo e rompeva il silenzio. Mica andiamo in America andiamo solo a Milano». Allora l'atmosfera si placava e per un attimo tutto sembrava possibile, anche la fortuna, magari solo un po’. Una sola parola sussurrata, detta, quasi gridata da una ragazzina, parola pronunciata con le labbra socchiuse e incredule. Lei dal finestrino mi sfiorava una mano, no solo le dita perché il treno stava partendo. La parola che ci usciva a stento la pronunciavamo

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insieme, una parola così dolce, troppo lunga, troppo breve: «arrivederci».”. Dopo dieci anni era tornato. Me lo ricordo vagare per le strade del paese parlando da solo. La gente lo derideva ed io, vec-

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chio compagno di scuola, ri-divenni suo amico. Mi raccontava cose che poi ha rimosso. Storie di discoteche e donne, pasticche e allucinazioni. Acidi e psichedeliche visioni.


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NSAZIONE DI DURARE TROPPO, DI CIRE A SPEGNERMI: COME TUTTI I MIE RADICI STENTANO A MOLLARE MA DEL RESTO DICO SPESSO A QUELLA CROCE SENZA GIUSTIZIA TO IL MIO MANICOMIO NON HA E RIVELARMI LA GRANDE POTENZA ”. Seconda Parte (ALDA MERINI)

Le vicende e gli eventi raccontati in questa storia sono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggi e realmente esistiti, o fatti veramente accaduti, hanno esclusiva funzione narrativa.

Da ragazzini andavamo spesso a giocare vicino alla cosiddetta “colonna dell’amicizia”, una colonna romana con capitello bizantino che si trova all’interno del parco archeologico vicino l’abbazia della

Santissima Trinità. Secondo la leggenda basterebbe girare intorno alla colonna, tenendosi per mano, per rendere eterna la propria amicizia. Noi abbiamo girato intorno alla colonna

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innumerevoli volte, tenendoci per mano o semplicemente rincorrendoci. E chissà se è stata veramente la leggenda a rendere la nostra amicizia così duratura. Seduto sotto la quercia contorta ad S, davanti alla casa museo, mi racconta, spesso, del viaggio a cinquanta all’ora sulla vecchia R4, fatto con Antonella, attraverso prati verdi e umidi. “È sotto l’albero grosso che c’è più ombra… sosteneva - Peccato che abbia mai fatto l’amore con lei. All’epoca ero sano e forte come un toro, ma lei non voleva. Per giocare giocavamo, ma niente cose pesanti…”. Lei gli è restata dentro e lo possiede come un demone. Lei e la sua R4. L’auto dei suoi sogni. Nella casa museo ci sono un centinaio di modellini, in tutte le scale e tutte le serie da quelle piccolissime in ceramica a quelle, rarissime, in latta. Antonella gli telefona una volta l’anno, alla vigilia di Natale. Parlano molto. Lei gli racconta della sua vita e lui si avvita in ricordi pregressi sempre più dettagliati. Lui, ogni volta, le racconta dettagli nuovi sul loro unico viaggio, nonostante, ogni volta, il tempo avesse disteso un altro giro di trecentosessantacinque dì… Seduto sotto la quercia contorta ad S, davanti alla casa museo, mi mostra la foto con Giovanna seduta sulla catena fra i due cippi di pietra che sbarrano l’ingresso. Lei si diverte come sull’altalena e lui la guarda ammirato… “È dall’albero grosso che ci cacci più legna… Fu quella volta – dice ammiccando – che le scorsi gli slip neri. Si vedevano dal fianco del pantalo-


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L O O K A N I A

ne. Gli slip erano sgambati ed il bianco della sua pelle era pallido come la luna”. In certi frangenti era normalissimo, anche se non voleva dire nulla… lei gli aveva dato fiducia quando era in una casa di cura. Giovanna, da medico, sosteneva che non è possibile curare legando mani e piedi un uomo. Forse il suo non sarà stato un discorso politicamente corretto, ma – diceva – “…le comunità più antiche non isolavano i diversi, loro davano invece un ruolo sociale e simbolico nella vita dei villaggi, a volte buffo, a volte drammatico. Nel suo testo Storia della follia classica Foucault tracciava un’idea di follia che non può non essere influenzata dal contesto storico, dalla cultura e dalle convenzioni entro cui si genera”. Anch’io veneravo Giovanna, bella donna, e condividevo che ritenesse ingiusto bistrattare chi non è omologato al nostro galateo moderno delle buone maniere, che prevede indifferenza, disattenzione e testa girata dall’altra parte. “E’ giusto – mi chiedeva, guardandomi negli occhi – che Licio, nei momenti di crisi, debba essere soggetto alla perdita di dignità, di libertà e addirittura al rischio di perdita della sua stessa vita? Non è forse questa nostra società che deve nuovamente interrogarsi sul confine tra sano e malato di mente e, una volta tracciato, cercare nuovi strumenti per aiutare chi si trova dall’altra parte?”. Io e Licio l’amavamo, che peccato che lei non avesse occhi che per lui. Grigio, enigmatico, bello, ossessivo e folle. Chissà dove arrivavano le sue cure… chissà quanta legna aveva al fuoco… Seduto sotto la quercia contorta ad S, davanti alla casa museo mi mostra il basamento di pietra, chiazzato di verderame, dove Elsa, una volta, a mo’ di cubista, aveva danzato per lui sotto la pioggia battente. Quando nomina Elsa mi mostra sempre una cartolina, oramai sgualcita, che lui tiene, come segnalibro, nella com-

putisteria di turno. È una cartolina che raffigura Firenze. Ogni volta, Licio, la gira ed io devo leggere, ad alta voce: “Quando l’anima di Licio è satura, dentro, di amarezza e dolore diventa incredibilmente bella e soprattutto potente, di quella potenza io sono orgogliosa… Gli voglio bene! P.S. È l’albero grosso che può il vento!”. Licio, scrivendo, è riuscito a dar voce a un’umanità talmente variegata costretta in un’unica definizione, quella di matto, e in un unico luogo: la sua casa museo. Ma cos’avrà in comune con Antonella, Giovanna ed Elsa? Qualcosa che in realtà accomuna tutti: sono persone che soffrono e la sofferenza procura disagio. La vita di Licio è gremita di dive un tantino logorate dall’età e dallo stress della vita, disperatamente in cerca di una spensieratezza quasi adolescenziale. Antonella vive un’altra vita, ma lo segue come un amore “scorrisposto”. Giovanna se ne prende cura, seppur da una finestra sul cortile. Elsa gli ha offerto un tetto. La casa museo, che gli ha dato in comodato gratuito “vita natural durante”, a lei non serve perché era la vecchia casa dei nonni. Antonella, Giovanna, Elsa e Licio: tre matte e un folle o tre folli e un matto… Pazzia da pathos che fa fare a volte anche cose tremende. Ma anche follia da follis: qualcosa riempito di aria, di gas, una testa leggera che fa fare a volte cose stupende e rende queste persone fragili come palloni in balia del vento. Licio non porterebbe mai nessuna delle tre nutrici, mano nella mano, a girare attorno alla “colonna dell’amicizia” e non perché non volesse rendere eterno il rapporto, ma perché non le considera proprio-proprio amiche… lui, con voce calma e sicura, sa dove condurle, non ha bisogno di effetti sfolgoranti, di facili colpi di scena. Lui le prende e le porta dentro al

suo corpo, un uomo in fuga da se stesso, che un giorno ha voltato le spalle al resto del mondo. “Oggi è il primo giorno del resto della mia vita - dice quando c’è da ri-costruire e ricominciare – e aiuta molto avere un’anima disordinata, lacerata e piena di paranoie… - poi, aggiunge, sempre - Il savio può attendere, io sto coi dissennati…”. Mi piace quel suo profumo di tabacco e disperazione. Tiene la sigaretta con mani che mi sembrano insicure, ma che fingono bene di non esserlo. Come gli adolescenti che maneggiano le sigarette per le prime volte. Un po' spaventati, ma eccitati per la trasgressione del momento. L'eccitazione del trovarsi esattamente al centro, tra l'innocenza, e lo schifo della vita che verrà… Licio e i suoi segreti sensi di colpa. Licio e i suoi strappi. Licio e la sua sete di vita. Licio asperso dal destino liquido ma bituminoso e innaffiato dall’acqua che piove solo sul campo del vicino e non sul proprio… Abluzione che genera una sensazione di gelosia e d'invidia e lascia l’amaro della delusione: «L’acqua d’ la ‘mmìria» (L’acqua dell’invidia). Licio che è immobile ma danza, non si fa vedere, ma si scopre. E forse riuscirà a perdonarsi. A rinascere. Non ho pensato a un finale per questo racconto, autentico frammento di vita. Né intendo scriverlo. Come se la narrazione, per concludersi, avesse bisogno di un epilogo traumatico, parole scritte con inchiostro indelebile. Come se avessi a sostenere che “È l’albero grosso che attira le saette…”. Vorrei che chi legge restasse come sono rimasto io: a occhi sbarrati. Nell’ebete posizione di chi, davanti alla casa museo, osservandolo appeso alla quercia contorta ad S, chiede: “perché l’hai fatto?”. O.S.T. Ti regalerò una rosa Simone Cristicchi


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Anno VII numero 5

SOCCER LAGONEGRO

BENTORNATO IN ECCELLENZA Lucano


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sommario 63 Moto: Rubino secondo al Trofeo Bridgestone

IL CALCIO LUCANO T VERDETTI Antonello LOMBARI

64 Eccellenza, il Valdiano conquista la Basilicata

68 Calcio, Lagonegro rivede l’Eccellenza

70 Gran galà, gli oscar al calcio lucano

aggio è il mese dei verdetti sportivi. Particolarmente importanti quelli sui destini calcistici dei club lucani. Dopo l'approdo del Real Metapontino in serie D, al termine di una stagione, condotta con il piglio della grande squadra, è giunta anche la conferma che sarà il Gaetano Romanelli Valdiano, giunta seconda nel campionato lucano di Eccellenza, a rappresentare la Basilicata agli spareggi nazionali per l'approdo tra i dilettanti nazionali. Con questo piazzamento, la società campana, il cui territorio si rifà alle antiche radici lucane, vede il coronamento di un importante percorso sportivo che mira a valorizzare i giovani. Nella quarta serie nazionale, detto della retrocessione, già ampiamente annunciata per il Potenza e della salvezza del Francavilla, c'è ancora in gioco il secondo posto del Matera che potrebbe dar luogo al ripescaggio dei biancazzurri tra i professionisti della pedata. In Seconda divisione c'è ancora qualche sospiro per la salvezza del Melfi; poi, il calcio lucano andrà definitivamente in sof-

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fitta. Questo, almeno per il calcio giocato. Per ciò che si consumerà, invece, nelle aule della giustizia sportiva non è dato ancora di sapere. Si tratta, però, di congetture alle quali non si può assegnare, al momento, un peso specifico attendibile. Il discorso è rivolto all'Sc Potenza che potrebbe essere riesumato e recuperato, miracolosamente, dall'oblio nel quale è caduto dopo le vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto l'ex presidente Giuseppe Postiglione. La


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Misano, piazza d’onore per l’esordio di Rubino al Trofeo Bridgestone

O O TRA TI E GALÀ

Giovanni MARTEMUCCI

ebutto positivo il mese scorso per il pilota lucano Raffaele Rubino che il 21 aprile ha gareggiato a Misano Adriatico nella prima gara del Trofeo Bridgestone piazzandosi al secondo posto. Un risultato molto soddisfacente quello ottenuto da Rubino che è sceso in pista con la sua Kawasaki Zx 1000 R che sancisce la grande preparazione della giovane promessa del motociclismo lucano. Partito in griglia dal terzo posto, Rubino ha condotto una gara sempre nelle prime posizioni nonostante una partenza non buona a causa di un piccolo problema al cambio elettronico che lo aveva relegato subito al quarto posto. Ma dopo alcuni giri Rubino si è portato in seconda posizione e l’ha mantenuta per tutta la

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richiesta di riammissione del sodalizio rossoblù, dopo l'assoluzione del patron, avrebbe un valore risarcitorio che riabiliterebbe l'ambiente ed avrebbe l'effetto di riportare l'entusiasmo in una piazza disamorata e spenta. La Val d'Agri sta vivendo una stagione felice. Ciò accade non solo in senso sociale ed economico ma anche nello sport. Il galà che si è svolto il 29 aprile scorso è stata un'occasione d'incontro per operatori del settore e sportivi che

gravitano nel ridente territorio lucano. Diversi gli spunti di discussione e gli ospiti di spicco. In questa sede merita una menzione la società calcistica del Villa d'Agri che ha disputato un campionato di vertice nel torneo di Promozione. E, sempre nella categoria cadetta, riflettori puntati sulla squadra del Soccer Lagonegro che consegue il primato del girone e torna, dopo dieci anni, in Eccellenza, accompagnato, nella massima serie regionale, dal Villa d’Agri giunto secondo.

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gara. Una gara impeccabile sotto il profilo tecnico, come lo erano state le prove durante le quali il pilota materano era riuscito addirittura, a centrare la pole, soffiata all’ultimo momento da Vallazza. “Non sono più riuscito a fare il miglior tempo in prova – sostiene Rubino- poiché sulla pista è iniziato a piovere fino alla fine delle altre sessioni di prove. In gara il gap accumulato in partenza non mi ha permesso durante gli otto giri della gara di agguantare Vallazza. Ad ogni modo sono soddisfatto di questo secondo posto su quasi 40 iscritti. La trasferta a Misano è servita per testare al meglio tutte le componenti della moto e per preparare al meglio la prossima gara che si svolgerà a Imola il 9 giugno”.


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La Finestra sull’Eccellenza

Il Gaetano Romanelli Va conquista la Basilicata Federico PELLEGRINO

' andato in archivio anche il campionato 2012-2013 con una nuova regina, nuove sorprese e nuove deluse che salutano il massimo campionato regionale, si spera per ritornarci quanto prima possibile. E' tempo di verdetti dunque, è tempo di pensare già all'anno che verrà, rinnovando programmi e ambizioni. A trionfare è stato il Real Metapontino, corazzata capace di stabilire il record di punti fatti (settantanove) in una graduatoria a sedici squadre. Un successo frutto di un lavoro iniziato due anni fa, intervallato dal secondo posto rimediato al primo anno di Eccellenza per la società del presidente Casalnuovo e la conseguente eliminazione contro l'Akragas ai playoff, che ha raggiunto il culmine con la creazione

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di una vera e propria armata capace di fallire solo l'obiettivo della Coppa Italia. Molti sono gli interrogativi sul Metapontino: Dove giocherà il prossimo anno visto che l'impianto di Montalbano non è a norma per la D? Casalnuovo punterà in alto come sempre o si “accontenterà” di lottare per la permanenza?. Quesiti a cui la calda estate del 2013 dovrà rispondere, con l'augurio che un'altra lucana possa trovare posto e ambientamento in un campionato nazionale in maniera lungimirante, con un progetto pluriennale che miri alla valorizzazione del settore giovanile ormai viatico obbligatorio per chi volesse dare seguito ad un progetto sportivo che si rispetti. Alle spalle della formazione celeste c'è il Valdiano.


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Valdiano a I rosanero hanno saputo smaltire e metabolizzare la delusione patita in Coppa Italia regionale, sfuggita in finale contro il Viggiano, centrando di fatto lo storico obiettivo degli spareggi. Ad attenderli ci sarà una caldissima trasferta sicula, difficilissima come da tradizione ma non impossibile. Il presidente Viscido da anni mantiene la stessa ossatura di squadra e staff tecnico, proponendo anche diversi giovani provenienti dalla stessa “cantera” valdianese che col passare degli anni riscuote sempre meritati apprezzamenti. Ultime due sorprese sono senz'altro Tolve e Picerno. I giallorossi, trascinati dal sempreverde Vito Arpaia, che per la seconda volta in carriera si è aggiudicato il titolo di capocannoniere, hanno ostacolato per gran parte del girone d'andata il

Metapontino esprimendo un gioco propositivo e convincente soprattutto tra le mura amiche e da un mister De Nora che dalla vicina Altamura ha mostrato un occhio clinico scegliendo i migliori under possibili. I melandrini, invece, dopo le prime cinque giornate a secco di punti e di idee, hanno concluso in quarta posizione la loro avventura. Peppe Catalano ed Enzo Mitro hanno saputo fare quadrato, puntando su una linea verde e su costi minimi per rilanciare una squadra in netta crisi. Per il prossimo anno i picernesi si candidano per un ruolo da protagonisti con una dirigenza pronta a migliorare quanto fatto finora. Deludono Rossoblu Potenza e Oppido, I potentini, partiti con l'obiettivo della promozione, tanto da voler essere la prima società del capoluogo, per ordine di importanza, hanno raggiunto un deludente terzo posto in relazione all'ambiziosissimo progetto messo in atto in estate dal presidente Ferrara. La mancanza di una vera e propria “casa” dove allenarsi e disputare le partite, la partenza stentata che è costata la panchina a mister Peppe De Stefano e i dubbi continui sulla possibile fusione con il Città Di Potenza, hanno rallentato la corsa di Mastroberti e compagni. Il girone di ritorno è stato utile per limitare i danni, ma tutto ciò non è bastato nemmeno per giocare gli spareggi in vista anche di una richiesta di ripescaggio in D, anche se difficile e remota. Mister Camelia ha saputo rivoluzionare un giocattolo difettato, riuscendo con il lavoro a sfiorare anche la finale di Coppa Italia contro il Viggiano e

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fallendo due rigori nel return match in Val D'Agri. Rimane anche un pizzico di sfortuna, certo è che il tecnico potentino esperto in “miracoli calcistici” ha saputo difendere la squadra dai mille problemi; forse l'unico neo è rappresentato dal suo arrivo in un periodo della stagione dove il gap di punti tra il Metapontino e il Rossoblu era già incolmabile. Era inevitabile che anche dall'Angelo Cristofato Oppido ci si aspettasse qualcosina in più. Dopo l'esperienza dell'Interregionale, Manniello e soci non sono andati oltre uno scialbo quinto posto con la vecchia guardia riconfermata in rosa. Misero bottino per una società abituata negli anni a stazionare nelle zone alte abituando i propri tifosi a risultati importanti. La nostra analisi si chiude con il Viggiano che è riuscito a riportare in auge il nome della Val D'Agri con la conquista della coppa regionale, ma che, nel mercato invernale, è stato smembrato da continui addii che hanno cambiato il volto e l'anima di un gruppo costruito per vincere e giocarsi il campionato fino alla fine. Peccato aver demorso già a Gennaio visto l'ottimo lavoro fatto da Ramon Taglianetti e Sergio Caputo, binomio rivelatosi vincente e riuscitissimo. Settimo posto ingeneroso per quanto mostrato dall'inizio di questa avventura che ha visto l'approdo in biancoazzurro di giocatori quotati come De Pascale, Sileno e Gilfone su tutti. Intanto dal prossimo anno in Eccellenza ci saranno anche il Lagonegro, neopromossa dal campionato di Promozione con un turno d'anticipo, e il Villa D'Agri, seconda classificata.


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Calcio Promozione

E Lagonegro dopo d torna a rivedere l’Ecc Antonio CROGLIA

’ l’estate del 2003 quando il Comitato Regionale di Basilicata decretava la fine del Lagonegro calcio, società gloriosa che aveva anche trascorsi in Serie D. Moriva, così, il calcio in uno dei centri lucani più importanti, ma dopo appena pochi mesi, un gruppo di amici, guidati da Franco Ricciardi, fonda la Soccer Lagonegro. A piccoli passi comincia la scalata, dalla Terza Categoria al massimo torneo regionale; passano poco meno di dieci anni e la cavalcata, appena terminata, è stata a dir poco esaltante. Purtroppo un grave lutto colpisce la società, il presidente Franco Ricciardi resta vittima di un incidente. Diventa presidente del sodalizio lagonegrese l’amico, e cofondatore della società, Mimmo Fortunato. In questi anni la società ha anche avuto un occhio di riguardo per i giovani e la novità più importante riguarda l’affiliazione con uno dei club più prestigiosi al mondo: il Milan. La società, ottenendo comunque sempre risultati importanti, continua a lavorare fino a trovarsi all’inizio di questa stagione ad un bivio importante: chiudere bottega o andare avanti. “C’è stato questo rischio –ci ha confermato Mimmo Fortunato- ma una volta risolta la

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pratica iscrizione ci siamo attivati per allestire la squadra”. Squadra che però stenta a decollare; dopo tre giornate (squadra ultima in classifica), difatti, si opta per l’avvicendamento in panchina. Nel frattempo, le altre continuano a correre e il distacco sembra incolmabile e forse nessuno avreb-

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be scommesso un cent sui rosso neri, anche perché la concorrenza era di qualità. “Noi abbiamo sempre creduto nei nostri giocatori –continua Fortunato- la squadra era già competitiva ma a dicembre abbiamo capito che si poteva tentare l’impresa e l’abbiamo rinforzata”. I risultati alla fine


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o dieci anni ccellenza

hanno dato ragione al presidente e al suo staff, perché la Soccer ha chiuso al primo posto con ben nove punti di vantaggio sul Villa D’Agri. Una gioia immensa quando è arrivata la certezza matematica: “Sono momenti belli –commenta- il pensiero è andato subito a Franco, ma voglio ringra-

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ziare pubblicamente il segretario della società Biase Picardi, che è stata l’unica persona che sia stata sempre al mio fianco, anche nei momenti meno felici; a lui un grazie enorme”. Lagonegro, grazie a questa società, torna nel calcio che conta, ma sembra che la risposta dal pubblico che il presidente si aspettava sia stata inferiore: “Sinceramente mi aspettavo di più -conclude- sono un po’ amareggiato, ma anche molto fiducioso”. La parola passa a colui che alla fine ha fatto il “miracolo”, mister Tony Letteriello, persona umile e competente: “E’ stata per me una bella esperienza –ci riferisce il tecnico di Campagna- vincere un campionato in Basilicata alla mia prima esperienza è stata una cosa insperata”. Il tecnico ha, da subito, trovato il giusto feeling con la squadra, arma sicuramente vincente: “Mi sono trovato benissimo a Lagonegro; devo dire che quando si raggiunge un obiettivo i meriti vanno divisi tra tutti. La società è stata fortemente presente anche nei momenti difficili, a loro un grande grazie”. Momenti difficili superati a pieni voti: “Non era facile –conclude il mister- anche perché davanti c’erano squadre di spessore fra cui quella che mi ha impressionato di più è stata il Vitalba”. Il bello però deve ancora venire perché bisogna già pensare al futuro.

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ORGANICO e ROSA La societĂ : Mimmo Fortunato Agnese Ielpo Pietro Rocco Giuseppe Perretta Biase Michele Picardi Biagio De Angelis Tony Borreca Biagio Fortunato Orfeo Magnanimo Claudio Massitti Vincenzo Piro Enrico Spera

Presidente Presidente Onorario Direttore Sportivo Cassiere Segretario Responsabile Juniores Reg. Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere

La rosa: Portieri: Mauro Lamberti, Biagio De Angelis Difensori: Armando Savino, Giovanni Granito, Marco Curcio, Carlo Buoninfante, Giuseppe Consoli, Nicola Manfredelli, Matteo Picarella Centrocampisti: Antonio Verbena, Vincenzo Agrello, Andrea Carrazzone, Andrea Martino, Nicola Falcone, Angelo Canonico, Francesco Montesano, Federico Di Cioccio, Filippo Di Martino, Antonio Chiacchio, Luis Ferraguto. Attaccanti: Luciano Melchionda, Nicola Falabella, Claudio Mainenti, Erminio Busillo, Bernardo Nicodemo. Allenatore: Toni Letteriello All. in Seconda: Ernesto Merola Prep. portieri: Franco Esposito

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Gran Galà del calcio lucano

Villa d’Agri, gli Oscar in Radiocolor e Bianculli

Elisa CASALETTO

’ultima puntata del “Il Calcio Secondo Bianculli”, in onda su Radiocolor, si è tenuta all’Hotel Sirio di Villa D’agri, il 29 Aprile, in una sorta di Gran Galà del Calcio Lucano. Moderatore della serata è stato il conduttore Biagio Bianculli da cui prende il

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nome della trasmissione, affiancato dal conduttore domenicale Andrea Rossi, oltre che dal Direttore della testata radiofonica Arturo Giglio e dal vicepresidente del Comitato Regionale Figc-Lnd, Emilio Fittipaldi. Chicca della serata è stata l’intervista telefonica a Gianluca Sansone attaccante della Sampdoria il quale aveva iniziato la stagione, sempre nel massimo campionato nazionale con la maglia del Torino. Sono intervenuti in sala anche presidenti, allenatori, dirigenti e giocatori di serie D, Eccellenza, Promozione e Prima Categoria. Vivaci sono stati alcuni interventi dei presenti tra i quali quello di Gerardo Passerella presidente AIAC nonché allenatore del Città

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Potenza, Gianni Robilotta, opinionista che ha affiancato, tutti i lunedì, Biagio Bianculli e Renato Carpentieri, Capo Redattore Sportivo del Quotidiano della Basilicata. Simpatiche sono state le controbattute dell’allenatore della Soccer Lagonegro, Toni Letteriello e del Patron del Villa D’agri, Nicolò Alessandro, sulla lotta Promozione in Eccellenza moderata poco dopo dall’allenatore del Villa D’agri, Nunzio Buonatesta, e da Mario Cirigliano, allenatore-giocatore del Villa D’Agri. E’ stata l’occasione per ascoltare pareri sul massimo campionato dilettantistico del responsabile della comunicazione, il professor Rocco Galasso e dell’allenatore del Francavilla Ranko Lazic, con un


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Premi e targhe ai protagonisti della stagione Sono stati premiati: il giocatore più anziano Laviero Salvia (Sant’Angelo 2007), l’allenatore vincitore Eccellenza Giuseppe Fortunato (Real Metapontino), l’allenatore vincitore Promozione Toni Letteriello (Soccer Lagonegro), il capocannoniere Eccellenza Vito Arpaia (Real Tolve) e il capocannoniere Promozione Luca Cantisani (Rotonda). Molte sono state le targhe: a Enzo Mitro per aver rappresentato la Basilicata a livello internazionale, a Franco Selvaggi per aver rappresentato la Basilicata nel 1982 da Campioni del mondo in Spagna (ha ritirato il premio Renato Carpentieri), a Antonio Croglia per il costante aggiornamento di informazioni negli anni con il sito “Acrocalcio”, Moliterno e Vultur Rionero premio Ex Aequo per la longevità che le contraddistingue nel 1921, a Adriano Mitidieri, primo Presidente d’Italia ad aver portato una compagine di frazione nel massimo campionato dilettantistico (ha ritirato il premio il patron di Villa d’Agri Nicolò Alessandro), a Ranko Lazic allenatore più giovane ad aver vinto l’Eccellenza con il Villa d’Agri, a Rocco De Paola Capitano dei Carabinieri della Compagnia di Viggiano per l’impegno delle Forze dell’ Ordine sui campi sportivi della Val D’agri (ha ritirato il premio Vito Ottomano Comandande della Stazione dei Carabinieri di Tramutola).

Vivere il calcio minuto per minuto a Bordo Campo Il Calcio Secondo Bianculli trasmesso tutti i lunedì in prima serata su Radiocolor si è proposto di riepilogare quanto accaduto la domenica pomeriggio sui campi con il programma “A Bordo Campo” condotto da Elisa Casaletto e Andrea Rossi. Vivere il calcio minuto per minuto, questo è ciò che lo staff di Radiocolor vuole trasmettere con relative emozioni e dibattiti su questo sport. A tal proposito il conduttore Bianculli definisce il calcio: “Passione e divertimento, ma anche spirito di sacrificio”.

passato a Villa D’Agri tra Eccellenza e Serie D. Nel mezzo del dibattito ci sono state anche delle dichiarazioni del capocannoniere del Campionato di Eccellenza, Vito Arpaia, del Real Tolve e del capocannoniere di Promozione, Luca Cantisani del Rotonda. Il giornalista Biagio Bianculli ha concluso il programma ringraziando i presenti, i radioascoltatori e soprattutto tutti coloro che hanno contribuito al successo del programma radiofonico dell’annata calcistica 2012-2013. Non più presenti gli ascoltatori, ma solo gli invitati per la consegna dei premi e delle targhe per finire con grande stile la serata del Gran Galà del Calcio Lucano.

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