Il Lucano Magazine Numero Marzo 2013

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Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ

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Vignettando

La Canzone Mononota


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S O M M A R I O

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Speciale elezioni politiche 2013

V I G N E T TA N D O

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R E P O R TA G E

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Quando lo tzunami diventa pulvin Insieme creiamo una nuova città Matera, un progetto di città sostenibile A Venosa l’Enoteca Regionale Superstrada Potenza – Melfi la strada delle tragedie 32 Matera, è la casa il bene rifugio E P I S T E M E

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34 Il merito come valore E U R E K A

La polis digitale è una piattaforma connessa

36 Perchè Sanremo è Sanremo

36 Perchè Sanremo è Sanremo 42 La città di Gallipolis nel Parco delle Dolomiti lucane 44 Stabilimento Idroterapico 46 Dinu Adamesteanu, una biografia in mostra a Policoro 48 Un pensiero? Dillo con Le Caterine 49 L’importanza dei massari nella storia della Basilicata 50 Amore diversamente abile 52 Concerto Klezmer in chiave jazz per la Giornata della Memoria B L O G O S F E R A

56 Blogosfera M U S I C A N D O

58 Arezzo Wave, al Cecilia in una dimensione nuova T R A L E R I G H E

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Angelo Oliveto da Viggianello alla Domenica Sportiva

60 I Taccuini di Michele Tedesco 61 “Politicazzi” M E LT I N G

P O T

62 TMS ovvero i nuovi confini della lotta alla depressione D O L C E

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S A L ATO

64 Il Sapore negli occhi L O O K A N I A

66 Racconto di Acerenza

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E D I T O R I A L E

DALLE CANZONI AI FATTI di Antonello LOMBARI l mese appena trascorso ha lasciato l’amaro in bocca e risposte a mezz’aria. Mentre a Sanremo si svolgeva la sessantatreesima edizione del festival canoro, l’Italia era in piena campagna elettorale, la neve cadeva copiosa sul “Cupolone” e, dopo sette secoli di storia, un papa si dimetteva, di nuovo, dal suo ministero pontificio. E’ tempo di cambiare gorgheggiava Pino Daniele, per dirla in musica. Dal grande al piccolo schermo. Il 16 febbraio scorso, nella sede Rai Basilicata, contestualmente a ciò che veniva trasmesso su Raduno, si svolgeva un festival nel festival. In vetrina giovani talenti lucani si esibivano nell’interpretazione di canzoni che hanno fatto la storia di Sanremo e, in alcuni casi, in balletti di danza, brani di cabaret e nell’esecuzione di pezzi jazz. Una settimana più tardi, nel segreto dell’urna, gli elettori lucani, complice il sistema elettorale, mandavano in orbita i big della politica locale. Il responso elettorale pone fine allo stucchevole rituale di una propaganda condotta, senza limiti, nel segno del marketing pubblicitario. E’ da diversi mesi, ormai, che non si parla d’altro. Come se, i problemi reali del Paese, peraltro pesantissimi, non esistessero realmente. L’esito di questa consultazione, ci consegna l’incertezza di un Paese ancora sbigottito per l’eclatante affermazione a cinque stelle. Nella Basilicata del partito regione il Pd conserva la leadership ma subisce lo scossone, scendendo in maniera brusca dal piedistallo delle attese. Perde seggi anche il Pdl che recupera, comunque, sfruttando il ritorno in campo del cavalier Berlusconi. Si sgonfia Monti, mentre escono di scena Fini, Di Pietro e Ingroia. Il giovane Roberto Speranza guida la pattuglia dei tredici deputati lucani. Con il potentino, incoronato da Bersani numero due nazionale, prendono il treno per Montecitorio: Vincenzo Folino, Maria Antezza, Emma Fattorini, Salvatore Margiotta, nella stessa carrozza, e Guido Viceconte, Cosimo Latronico, Rosario Petrocelli, Pierferdinando Casini, Giovanni Barozzino e Antonio Placido negli altri vagoni. Il disco sul piatto sta girando a vuoto, per inerzia. La puntina inizia a graffiare. Come dire: forse anche da noi qualcosa sta cambiando. E mentre tutt’intorno crolla la borsa e sale lo spread troviamo ancora il modo di fischiettare una canzone mononota. Sul pontile d’imbarco c’è una ragazza lucana. Roberta Langone è una cantante di Paterno che ha scelto la strada impervia dell’emigrante. Perennemente in viaggio sulle navi crociera, porta in giro per il mondo, con tenacia e con professionalità, il suo amore per il canto e per la musica. Nell’inserto “Io Sono Lucano”, Roberta affida alle nostre pagine la sua storia. Continua a tenere stretta a sè la sua valigia di sogni, lontano dall’Italia e dalla sua Basilicata. Una terra che ama e dalla quale ha dovuto emigrare accettando una sfida durissima. Il percorso della cantante valdagrina rappresenta l’altra faccia di un settore nel quale è difficile emergere. Purtroppo esiste anche questa amara realtà, oltre i fumi di scena di Sanremo, a dimostrazione che, per un lucano, salvo rare eccezioni, non sono solo canzonette.

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L U C A N O

Editore Lucana Editoriale s.r.l. Amministratore Vito ARCASENSA

vito@arcasensa.it

Direttore Responsabile Antonello LOMBARI

antonello.lombari@libero.it 377.2314028

Redazione da Potenza: Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA

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Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Federica CAPASSO, Paolo CILLIS, Leonardo CLAPS, Gabriele DI STASIO, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE, Antonello MANGO, Anna MOLLICA, Albina SODO, Margherita E. TORRIO Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO dal Materano: Giovanni MARTEMUCCI

0835.333321 333.8647076 info@martemix.com

Vignette di Luca NOMAGA

Hanno collaborato in questo numero Angelo BENCIVENGA, Adriana CRISCI, Arsenio D’AMATO, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Antonio PETRINO, Raffaele PINTO, Michele RUOTI, Donato SABINA, Rosa SANTARSIERO, Gino SPINELLI Redazione Sportiva Antonio CROGLIA, Michele POTENZA, Federico PELLEGRINO

Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 04 Marzo 2013 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it


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N E W S

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ELETTRICO LUCANO il nuovo CD di Graziano Accinni Dedica questo CD ai suoi genitori e ai lucani Graziano Accinni che ritorna sulla scena musicale con un altro straordinario lavoro. Si chiama Elettrico lucano, tredici ritmatissimi brani firmati da uno dei protagonisti indiscussi della musica lucana, noto da tempo in Italia e all’estero insieme al suo gruppo storico, gli Ethnos. Ritorna in grande stile con la sua consuetudine artistico-sonora che tende a far rivivere sotto diverse spoglie la musica d’altri tempi, quella che allietava la vita dei nostri nonni. Graziano la riprende e, lasciando inalterati i testi, la trasforma proponendola al pubblico di oggi con nuovi e più moderni arrangiamenti. Arrangiamenti pensati secondo la logica delle contaminazioni di generi che, anche in una stessa partitura, convivono esaltati dalle sonorità di strumenti musicali vecchi e nuovi. Violino, contrabbasso, flauto, lyra, basso, percussioni, e poi chitarra classica ed elettrica (delle quali Graziano fa “volare” le corde) permettono quelle singolari combinazioni di note e ritmi odierni con cui rinascono a nuova vita ballate, tarantelle, canti popolari e religiosi

della tradizione lucana. E che in Elettrico lucano sono stati realizzati in collaborazione con gli Ethnos, Antonio Infantino, i Musicamanovella, Antonio Cimino, Marco De Tilla, Renato Pezzano, Stefano Zeni e, novità delle novità, con mons. Francesco Nolè vescovo della diocesi di Tursi- Lagonegro che ha prestato la sua voce recitante nei canti “Madonna dell’Alto” e “San Canio”. Quest’ultimi sono alcuni esempi delle inedite riedizioni di brani che, nel CD sono cantati o solamente musicati. Tra questi troviamo “Novecento”, dedicato al cantore lucano scomparso Pietro Basentini, e “Il volo dell’Angelo” una bellissima danza che enfatizza i distinti linguaggi grazie ad un intreccio di note che tesse quello che è risultato un sublime ordito musicale. Con Elettrico lucano continua, dunque, il cammino intrapreso da Graziano Accinni tra i meandri della musica tradizionale lucana e del Sud. Una ricerca meticolosa ed instancabile nelle memorie storiche di un’arte oggi racchiusa in vecchi testi e spartiti custoditi amorevolmente da persone che li hanno ereditati. Il suo è uno

studio che gli consente il recupero del repertorio storico-etnografico di un popolo intriso di vivacità che sapeva (e sa ancora) legare la leggerezza delle canzonette alla profondità della pietas popolare. E di creare un ponte tra le generazioni lucane, diverse ma uguali nelle radici, le stesse che con orgoglio sono acclamate nella emozionante canzone “Sciarulà (nui simu ro Sud)”. an.mo.


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N E W S

A Viggiano costruita la prima arpa dopo 100 anni Credere in un sogno e pensare che un giorno possa realizzarsi è un concetto tanto bello quanto possibile. Perché dà inizio al viaggio verso una determinata meta che, una volta raggiunta, fa gioire il cuore. Viggiano, da un po’ di tempo, sta vivendo questa emozione proprio perché ha voluto credere in un sogno antico come la sua tradizione, che grazie alla passione e all’impegno di alcuni suoi abitanti, oggi è nata a vita nuova. Da 20 anni, infatti, la cittadina della Valle dell’Agri, ha avviato un percorso di recupero dell’arpa in virtù di quell’importante passato che ha fatto si che questa tradizione fosse portata in tutto il mondo dagli suoi musicisti. E’ nata, così, la Scuola di Arpa Popolare Viggianese che attualmente conta 14 allievi la maggior parte giovani e giovanissimi che si avvicinano al grande strumento, bellissimo ed elegante, che desta tanta curiosità e divertimento. E questo sotto la guida di Daniela Ippolito, Anna Pasetti e Lincoln Almada, docenti attenti e preparati, che con i loro allievi condividono la gioia per una delle più belle attività artistiche, se non la più bella, concepita dall’uomo: la musica. Lo scorso 25 gennaio, poi, Viggiano ha avuto un motivo in più per gioire. Dopo circa 100 anni è stata fisicamente realizzata la prima arpa in paese. E’ la copia fedele di un’altra risalente all’800 appartenuta una famiglia di origini viggianesi che è stata portata qui e minuziosamente analizzata dal maestro liutaio Massimo Monti, esperto costruttore e restauratore di arpe e responsabile della conservazione del Museo degli strumenti dell’Accademia di Santa Cecilia. Il maestro dopo averla smontata pezzo per pezzo, ne ha ricavato un disegno che gli ha consentito di costruire un’arpa ex-novo identica a quella antica eccetto per il materiale utilizzato: l’originale è, infatti in legno di faggio, la copia in legno di acero. Tutta l’operazione si è avvalsa della collaborazione di artigiani viggianesi, ugualmente emozionati per quello che sentivano essere un momento storico. La serata è proseguita con il concerto degli allievi che si sono esibiti in musiche classiche e tradizionali prima singolarmente poi in due ensamble. Ovviamente

grande è la soddisfazione di tutta l’amministrazione comunale che ha ereditato questo progetto dalle precedenti amministrazioni, le prime ad averlo ideato ed avviato. La volontà comunale è quella di proseguire in questo brillante e fruttuoso percorso che ha generato, oltre alla Scuola, la rassegna concertistica dell’arpa, divenuta oramai appuntamento fisso di ogni estate. an.mo.

“Le socie si raccontano” la Fidapa di Potenza illustra Rocco Scotellaro Rocco Scotellaro: poesie e opere tra ideale e reale è stato il titolo di un incontro che, a Potenza, lo scorso 22 febbraio, la locale sezione della Fidapa ha organizzato nell’ambito della rassegna “Le socie si raccontano …”. Un appuntamento che ha visto la prof.ssa Giuliana Cappiello, già docente di Lettere, relazionare su un personaggio molto amato che ha saputo spendere la sua breve vita a favore dei contadini suoi pari. Nato a Tricarico nel 1923 e morto a Portici nel 1953 era dotato di una grande diligenza che lo portò a continuare gli studi e a diventare autore di opere letterarie con le quali descrisse il suo tempo, passato e presente, e i suoi luoghi adottando uno stile

linguistico che era italiano ma volutamente dialettale. Ad ispirarlo erano i contadini e le donne che voleva fossero istruite ed emancipate. Sindaco di Tricarico a 23 anni era chiamato “Socialista francescano” per quell’indole pratica che lo portava ad agire in maniera concreta a favore degli umili. Benché non abbia vissuto a lungo Scotellaro ha comunque lasciato il segno. La sua sensibilità verso i problemi sociali e la bellezza delle sue poesie lo hanno reso immortale e straordinariamente attuale. Amato anche all’estero, già in passato le sue opere sono state tradotte in inglese. Recentemente è stato presentato a Londra, presso la “Waterstones” di

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Picadilly, “Your call keeps us awake” edito da Smokestack Books, un libro che raccoglie la versione inglese di 53 poesie di Scotellaro. an.mo.


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Ducati Hypermotard, una chicca per deliziare i motociclisti di Matera La fuoriclasse tra le moto supermotard è sbarcata a Matera. Ed è già iniziato il "pellegrinaggio" degli appassionati al cospetto della Ducati Hypermotard. L'attesa per gli appassionati è finita visto che da qualche giorno il nuovo riferimento tra le bicilindriche da “supermotard” è approdato nella concessionaria materana Moto Competition, nella sua nuova sede alla zona Paip, dove frotte di motociclisti o semplici curiosi si affollano per vedere questa nuova moto che abbandona il 2 valvole per un più moderno e performante 4 valvole per cilindro raffreddato a liquido. In questo modo si ottiene una cilindrata di 821cc ed una organizzazione motoristica derivata da quanto appreso, sia concettualmente sia tecnicamente, sulla Ducati Multistrada 1200. Potenza e coppia ci sono: 110 cavalli a 9.250 rpm, 89 Nm a 7.500 rpm. I medi e bassi regimi sono tutto per una moto del genere, che certamente non è un Motard ma comunque una moto alta da terra, impugnabile con decisione e guidabile utilizzando tutto il corpo. Per questo sono stati riposizionati gli iniettori e ripensato il sistema di nebulizzazione del carburante con l’iniettore diretto che “scarica” sul retro surriscaldato della valvola di aspirazione. Nuovo anche il sistema di aria secondaria che punta ad ottimizzare e rendere più fluido il motore grazie all’im-

missione controllata di ossigeno, riducendo la dispersione ciclica della combustione: gli Ingegneri bolognesi vogliono, con questo sistema, eliminare residui di carburante incombusto. gi.ma.


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N E W S

Il metapontino alle prese con l’erosione costiera Il fenomeno della erosione costiera si sta facendo grave nella fascia del Metapontino e mette a rischio anche le attività produttive legate allo sfruttamento delle spiagge. Gli studiosi mettono in guardia dalle ricette facili per fermare il degrado e avvertono che bisogna intervenire attraverso monitoraggio, gestione coordinata degli interventi, studio dei fattori che influenzano l'equilibrio costiero. Il precario equilibrio del litorale metapontino pone interrogativi a poca distanza dall'inizio della stagione estiva. Da mesi il mondo accademico, dibatte sul tema formulando una serie di suggerimenti per indagare e meglio conoscere il fenomeno nella sua complessità, ma ncora soluzioni concrete non se ne vedono. Il Metapontino convive da oltre 20 anni con questo grave fenomeno, si avverte la necessità di conoscere tutti gli elementi che lo determinano al fine di prevenire gli effetti che, a catena, si ripercuotono anche sulle attività produttive. gi.ma.


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C O R S I V O

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Il Bruscolino nell’occhio di Angelomauro CALZA

o scritto questo articolo il 20 febbraio, ma per ovvi motivi tecnici e tipografici esce ora, quando il rito del voto è stato sicuramente già consumato e ci si sta arrovellando su come indirizzarlo al meglio, cercando di soddisfare elettori e necessità di Stato. Il conclave forse è già iniziato e quindi a breve una fumata bianca annuncerà al mondo il nuovo Pontefice. Al Colle ci si prepara ad accogliere il nuovo inquilino. Si spera in una donna o almeno in un cittadino del Bel Paese super partes davvero, che faccia quindi dimenticare il cittadino napoletano e ridare lustro alla figura principe dello Stato italiano: una persona che sappia essere personalità impersonificandosi in espressione di un intero popolo. E in Basilicata? Beh… di sicuro non avremo un papa lucano. Poco probabilmente, ma quasi certamente non avremo nemmeno un Presidente della Repubblica di queste parti. E nemmeno un Presidente del Consiglio. Forse, probabilmente, quasi di certo un qualche esponente di Governo però l’avremo. Anzi sicuramente. Di destra, centro, sinistra o altro, sia pur con motivazioni diverse, almeno un lucano a Roma l’avremo. Benissimo. Soprattutto se rappresenterà i nostri interessi e non i suoi. Un altro sottosegretario? Questo sicuramente. Almeno uno. Di più? Si spera, ma non ci si illude. Unica incertezza, poco probabile, ma da non ignorare del tutto, riguarda il futuro dell’Ente Regione, la Presidenza, qualora le urne avessero premiato oltremodo il centrosinistra eleggendo quattro deputati: signifi-

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cherebbe mettere in grande imbarazzo e di fronte ad un dilemma atroce il presidente De Filippo: via Anzio o… a pochi chilometri da Anzio? Ma mi fermo qui, che queste cose quando leggerete già saranno attualità, quindi a che servono le ipotesi? Le ipotesi vanno avanzate su fatti ancora da venire. Per esempio, che sarà della candidatura di Matera a capitale della cultura del 2019? Quali che siano state le risultanze delle elezioni, chi si impegnerà per sostenere in maniera decisa e forte la Città dei Sassi in questa sua ambizione tentan-

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do fino alla fine di renderla certezza? … Che poi è ambizione condivisa, al di là degli sterili campanilismi da stadio, anche da Potenza. E se altre regioni nel giro di pochi giorni saranno rappresentate in Italia e all’estero sicuramente da Capo di Stato e Capo di Governo, sicuramente da sottosegretari, ministri e Presidenti di Camera e Senato, e probabilmente addirittura da un Papa, beh… almeno un anno di notorietà in Italia, in Europa e nel mondo grazie a Matera Capitale della cultura, come lucani ce lo meritiamo. O no?


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R E P O R T A G E

Speranza Pd

Folino Pd

Antezza Pd

Placido Sel

Viceconte Pdl

Liuzzi M5S

Speciale Elezioni Politiche 2013

Quando lo tzunami diventa pulvin

l vento di Grillo soffia impetuoso anche in Basilicata. Il Movimento 5 Stelle imperversa in tutta la regione conquistando il 23 % dei consensi. In tutti i seggi lucani la cifra dell'imponente fenomeno "grillino" ha spopolato. Il movimento di Beppe Grillo è risultato il primo partito a Matera e a Melfi, attestandosi al secondo posto a Potenza dove, in ogni caso, è arrivato primo alla Camera. In calo un po' ovunque, il Pd del partito regione risulta, comunque, primo pur perdendo 12 punti percentuali (il 26 % attuale contro il 38 % del 2008). Spiccano il volo per Montecitorio Speranza, Folino e Antezza, quest'ultima con il premio di maggioranza, alla Camera; Fattorini, Bubbico e Margiotta al Senato. Resta fuori il governatore Vito De Filippo. All'interno di Sel c'è da segnalare l'affermazione al Senato di Giovanni Barozzino, operaio licenziato dalla Fiat e riassunto per sentenza del giudice ma non inserito nella catena di montaggio di Melfi. Alla Camera, lo stesso partito ha visto al primo posto il leader Nicky Vendola che, però, essendo risultato primo anche nella sua regione, dovrebbe optare per questa soluzione, lasciando il seggio lucano ad Antonio Placido, sindaco di Rionero in Vulture. Perde terreno il Pdl che porta a casa due seggi in meno. Risultano eletti Cosimo Latronico alla Camera e Guido Viceconte (dando per certa la rinuncia dell'eletto Berlusconi) al Senato. Mirella Liuzzi, alla Camera, e Vito Rosario Petrocelli, al Senato, sono diventati il simbolo del successo storico del Movimento 5 stelle in Basilicata. Fa

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specie la scomparsa di Udc e Fli, mentre i Popolari non riescono nell'intento di sfondare a centro. Male Cannizzaro e Postiglione, Francesco Sacco, genero di Tonio Boccia, porta voti alla lista Monti. Grande exploit di Navazio che, a Melfi, manda in orbita i montiani con un significativo 32%, ma non riesce ad essere eletto. Il risultato, però, non è sufficiente a proiettare l'ex sindaco della città federiciana, in Parlamento. Spicca pure il 16 % conseguito dal movimento "Fare per fermare il declino" di Oscar

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Giannino a Ginestra. L'unica certezza è che, per la prima volta in casa Pd, il dato regionale non supera quello nazionale. Un po' più tenue lo stesso disagio, con un 10% in meno al Senato. C'è da registrare il tracollo dell'Udc lucano che riesce, però, ad eleggere, solo in Basilicata, Pierferdinando Casini. Difficile, a causa di questa congiuntura non preventivata (Casini era capolista in ben cinque regioni), immaginare una rinuncia del leader storico dell'Udc, a vantaggio di Tito Di


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Fattorini Pd

Bubbico Pd

Margiotta Pd

Barozzini Sel

I MAIA AVEVANO RAGIONE Ripensando all’indietro, all’espressione del voto elettorale nelle ultime elezioni, di quel lontano, abissalmente lontano, 24 e 25 febbraio, resta il segno della enorme confusione scaturita. Riaperte tutte le tensioni all’interno del PD, uscito dimensionato nelle aspettative, non vincente se pure primo, nei termini in cui la legge elettorale lo permette, il partito si era trovato a fare, attraverso il suo segretario, assunzione di responsabilità di fronte alle richieste venute dai cittadini; a chiedere a Grillo di fare altrettanto. L’annullamento di una cena, in Germania, da parte del Presidente Giorgio Napolitano, dava il segno di una grande tensione percepita in Europa. I cittadini, compresi i Lucani, soprattutto di Matera, avevano espresso la loro giusta protesta contro un sistema colpevole sotto tanti aspetti. Eppure l’amaro avvertimento del vuoto lasciava aperta la domanda ”E ora?” mentre le borse cadevano in picchiata travolgendo risparmi e imprenditori. Si precipitava in Italia Maradona, finalmente, pieno della speranza di non dover mai più pagare le odiose tasse allo Stato Italiano. Complici i mass-media impazzava sul video facendo volteggiare un pallone in testa, quasi un nuovo Charlie Chaplin-Hitler dei nostri tempi. L’incapacità di cogliere e leggere gli umori della gente, il senso del malessere per le scelte economiche e per la difesa della casta, erano stati gli elementi determinanti a disegnare la scena di quel dopo elezioni. Nella drammatica situazione di crisi nulla era stato detto sui problemi ma i candidati si erano insultati reciprocamente, limitandosi a questioni su alleanze, reali o possibili, e alle lotte interne. Tutto questo era vero. Eppure, quanto avevano pesato le televisioni nella tessitura dello sfascio? Quanto avevano pesato i venti anni trascorsi dagli anni novanta nel tagliare i ponti tra le nuove generazioni e la storia recente e meno recente del nostro paese? Vale oggi la pena di rifletterci, anche perché quegli scenari già preavvertivano il rischio di altri ritorni al voto. I giovani redattori dei telegiornali, cresciuti in un mondo in cui la scena era stata dominata da Berlusconi, mostravano di essere in difficoltà senza avere la possibilità di enfatizzare il sensazionalismo della sua rimonta. Erano stati fenomeni di compiacenza o incapacità di liberare la notizia dalle strettoie culturali in cui eravamo stati costretti in tanti anni? Dall’altra parte una certa vecchia sinistra aveva altrettanto bisogno del personaggio per accreditarsi, sforzandosi di ricostruirlo attraverso i vari Travaglio, Santoro o semplicemente i tanti giovani redattori che ripetevano come un mantra il nome con la scusa di qualunque flebile venticello. Non basta meravigliarsi, ripensando a quel lontano 24-25 febbraio, del fatto che, se da un lato l’elettore tradizionale aveva mostrato di avere memoria molto corta, continuando a dare credibilità a Berlusconi, dall’altra ne avessero approfittato Grillo e Casalegno che avevano fatto cappotto. ma.to.

Maggio. In netto calo l'affluenza alle urne. Il 69,5%, rispetto al 75,5 % del 2008, è un indicatore della disaffezione dei lucani rispetto alla scadenza elettorale per il rinnovo delle cariche al Parlamento. Differenti le percentuali nei

Latronico Pdl

Casini Udc

Petrocelli M5S

vari centri. Più alta a Melfi dove erano concentrati ben quattro candidati (74,79%). In calo a Pietrapertosa, malgrado la presenza del candidato Vincenzo Folino (62%). Significativa la protesta, peraltro annunciata, dei cittadini delle frazioni di Possidente

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(Avigliano) e di Sant'Antonio Casalini (Bella), per la chiusura dei locali uffici postali. La partecipazione ai seggi di queste popolazioni si è attestata intorno al 15%. Sono tre i centri nei quali si è votato di più: Vietri di Potenza, Oppido Lucano e Balvano.


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R E P O R T A G E

Insieme creiamo u La polis digitale è una piattaforma connessa, un ecosistema in cui le idee, le parti e i flussi di informazione convergono di Albina SODO

re giorni di incontri e dibattiti sul “perché l’innovazione e il digitale sono una grande occasione” hanno animato il capoluogo lucano. Ospiti e relatori di fama internazionale, tra i quali Luca De Biase, Gianni Biondillo, Giovanni Boccia Artieri e Derrick De Kerckhove, hanno proposto spunti di riflessione ai cittadini e ai politici affinché Potenza possa diventare un laboratorio di conoscenze condiviso nell’era globale. Il sindaco, Vito Santarsiero, sostiene che "la sfida vincente è tra i territori che utilizzano al meglio le intelligenze locali". Gli abbiamo chiesto di spiegarci lo scenario.

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R E P O R T A G E

Cosa vuol dire città smart e quali prospettive per le città intelligenti? Smart city sono le città capaci di costruire processi di crescita e di sviluppo in sintonia con i nuovi contenuti di economia e di società basati sulla conoscenza. La sfida della città è nella capacità di dotarsi di una serie di fattori in grado di mobilitare attività e popolazione che producono e consumano conoscenze. La “dimensione smart” è, dunque, nel risultato integrato di azioni strutturali e cognitive, pubbliche e private per rendere una comunità luogo d’innovazione e sviluppo. Una diversa circolazione delle idee può migliorare la qualità della vita a Potenza? Certamente sì. Le nuove tecnologie hanno dato origine a uno spazio sociale rinnovato, una piazza pubblica e agente in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni in grado di influire sulla loro vita, sulla realtà stessa. La rete fornisce la connessione, la condivisione e la moltiplicazione delle idee, rendendo una comunità vivace, dinamica e competitiva. Digital divide, analfabetismo digitale: per quale motivo bisogna investire nel settore? Solo un modello economico e sociale basato sulla conoscenza è capace di offrire i presupposti indispensabili per le nuove attività economiche e sociali dei cittadini, per promuovere servizi pubblici e imprese locali efficienti, per migliorare complessivamente la qualità della vita. In che modo un amministratore pubblico può rendere smart il contesto urbano? È un percorso difficile e complesso. Intanto, un passo fondamentale è quello di rendere la Pubblica Amministrazione

sempre più luogo dell’innovazione, del digitale nella sua organizzazione interna e nei servizi da offrire ai cittadini. Spazi pubblici, gratuiti, servizi offerti dalla rete aiutano una comunità a essere sempre più connessa, informata, interattiva e, quindi, più forte e concorrenziale. L’amministratore può assecondare l’economia della conoscenza, utilizzare la rete per una nuova cultura della partecipazione e responsabilizzare alla cosa pubblica. Come spiega oggi il binomio culturatecnologia? Il digitale garantisce, oggi, un vantaggio competitivo decisivo per i processi di sviluppo locale. Chi non è preparato alla cultura e alla sfida del digitale è destinato a perdere la scommessa dello sviluppo. Derrick De Kerckhove al Teatro Stabile ha dichiarato che siamo tutti “bagnati nell’informazione”. Perché interessarsi d’informazione locale e

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territoriale mediante l’uso di media globali? La tecnologia, offrendo strumenti inediti, potenti, globali e interattivi, cambia il rapporto con la cultura e la conoscenza. L’economia tende a essere sempre meno economica ed è sempre più importante l’economia della conoscenza. In tale contesto cambia la nozione di cultura che diventa l’elemento in grado di consentire, a ogni individuo, la rapidità d’accesso a una universalità di dati e notizie come mai era stato possibile al genere umano. La cultura, quale giusta dimensione personale per governare il mondo globale e digitale, resta fondamentale. Detto ciò, nell’era globale la sfida è sempre più tra territori e risultano vincenti non i territori che hanno maggiori risorse ma quelli che investono e utilizzano al meglio le intelligenze della propria gente. Internet, città e relazioni: l’identità personale coincide con il profilo virtuale? Il nuovo spazio sociale nato con la rete non può essere immaginato come un luogo ludico ed effimero nel quale entrare con altre identità, è, invece, luogo reale, estensione della nostra realtà quotidiana. Un luogo in cui vivono, si esprimono il proprio “io” e la propria identità. Cosa resta di “Potenza goes Smart”? “Potenza goes smart” è stata una grande occasione per essere “bagnati”, come dice De Kerckhove, dal digitale. Abbiamo potuto riflettere e confrontarci rispetto a quel modello di società e di economia nel quale siamo già immersi e che dobbiamo saper governare e cogliere al meglio quale opportunità per il futuro. Ecosistemi di innovazioni ci chiamano a un nuovo protagonismo e a nuove visioni. Siamo usciti dalla tre giorni di “Potenza goes smart” più ricchi e diversi di come siamo entrati.


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Focus L’evento Potenza goes Smart che si è svolto dal 14 al 16 febbraio scorso è giunto fino al 5° posto dei trend topic di Twitter. Un’iniziativa locale e territoriale sui temi della rete, della competizione digitale, di un racconto innovativo per la città, di una comunità interconnessa, di un diverso modello urbano ha assunto rilevanza nazionale e internazionale grazie all’impiego dei media globali.

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R E P O R T A G E

Matera, un progetto di città sostenibile Previste tre colonnine Enel nei parcheggi di Giovanni MARTEMUCCI

atera vuole diventare città sostenibile dal punto di vista ambientale. Il comune punta alla realizzazione di un servizio di car sharing (letteralmente auto in condivisione) con vetture elettriche che dovrebbero garantire nella Città dei Sassi, come già succede in molte città italiane ed europee, un maggiore rispetto dell’ambiente, con la diminuzione della quota di inquinamento e traffico. Il progetto di mobilità sostenibile, prevede l’installazione di tre colonnine Enel in altrettanti parcheggi della città, precisamente in via Lucana, in piazza Cesare Firrao e via Saragat, dove sarà possibile noleggiare e ricaricare le auto elettriche. Il servizio verrà finanziato con i fondi PISUS europei per un totale di circa 6.000 euro per l’installazione delle colonnine, più un contributo per l’acquisto del parco macchine, che verrà fornito prevalentemente da privati. La città dei Sassi, dunque, come le più importanti città europee dove il car sharing esiste già da alcuni anni; tuttavia occorre considerare la tradizionale affezione dei cittadino materani all’auto privata. Il che potrebbe rendere fallimentare l’esperimento. “E’ soprattutto una questione di educazione all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi - sostiene l’assessore alla mobilità Sergio Cappella - che proprio per sensibilizzare la comunità sul tema della mobilità sostenibile, nei mesi di aprile e maggio, anche in vista della tappa del Giro d’Italia, ha previsto una serie d’iniziative per avvicinare i materani all’utilizzo della bicicletta, in particolare al servizio di bike sharing, da tempo annunciato, ma che è ancora in fase di ultimazione”. Un utilizzo del mezzo su due ruote, che non è stato

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molto incentivato dalla recente realizzazione delle piste ciclabili che si trovano solo in alcune zone della città, come quelle che da via delle Nazioni Unite arrivano a Serra Venerdì. Le piste ciclabili dovevano collegare le due estremità della città, da via Cappuccini a Serra Rifusa, ma per ora verranno migliorate solo quelle esistenti, ad esempio attraverso la collocazione dei cordoli per separare la corsia destinata alle macchine da quelle per le bici. La mobilità sostenibile stenta dunque a decollare nella città dei Sassi, tuttavia potrebbe dare numerosi vantaggi ai cittadini, innanzitutto in termini economici, in quanto,ad esempio, utilizzare un’auto in condivisione costa solo pochi euro, in quanto il pagamento avviene in base all’effettivo consumo della vettura, al netto di tutti i costi fissi che comporta possedere una macchina come bollo, assicurazione, manutenzione. Inoltre l’uso di una macchina elettrica, oltre a non inquinare, permetterà di circolare agevolmente anche nella zona a traffico limitato che dopo vari rinvii, da marzo, partirà anche a Matera. Per gli automobilisti che utilizzeranno il car sharing ci saranno anche delle agevolazioni per il parcheggio, per tutti gli altri, invece sarà previsto un aumento del costo orario per la sosta nei parcheggi che si trovano in centro, proprio per incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi. Per la buona riuscita dell’iniziativa sarebbe auspicabile creare una vera e propria piattaforma di mobilità integrata, che preveda una sinergia del servizio di car sharing con il servizio taxi e soprattutto con la rete del trasporto pubblico urbano, che andrebbe potenziata.

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R E P O R T A G E

A Venosa l’Enote

L’eccellenza del comparto vitiv di Marianna Gianna FERRENTI

ono trascorsi più di tre anni e mezzo da quell’annuncio ufficiale, datato fine agosto 2009, che decretava la formazione di un’assemblea che avrebbe quasi certamente attribuito la sede dell’Enoteca regionale alla cittadina oraziana. L’iter amministrativo è stato partorito, dopo un lungo periodo di concertazione, iniziato circa un anno fa, il cui frutto è stato il tanto atteso accordo tra le parti istituzionali della Regione Basilicata. La comunicazione ufficiale, da parte del Dipartimento regionale all’Agricoltura e dall’assessorato al ramo, presieduto da Rosa Mastrosimone, è arrivata nel mese di gennaio. Venosa sarà la nuova sede dell’Enoteca regionale, il che significa conferire, non solo alla comunità locale, ma a tutto l’hinterland una ventata di ossigeno per il comparto vitivinicolo che nell’ultimo anno ha vissuto un periodo di stasi, complice la crisi economica che ha impedito nel 2012, e in parte anche nel 2011, quello sprint che fino a pochissimi anni fa aveva consentito al Vulture-Melfese di tener testa proprio nel settore agroalimentare. Tuttora il comparto regge, nonostante alcune difficoltà, ma necessita di nuova linfa. La vitivinicoltura rappresenta per tutto il comprensorio ancora la principale attività di sostentamento di un’economia che, in altri settori, è in una fase di stasi e, in taluni casi, di decrescita. Le aziende produttrici di vini e tipicità locali sono il motore trainante su cui bisognerebbe puntare ancora di più per rimettere in moto un

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Gli eletti all’Enoteca Nella sede dell’incontro regionale che ha sancito la nascita dell’Enoteca Regionale con sede a Venosa sono stati eletti il Presidente del comitato esecutivo è stato eletto Paolo Montrone del Gruppo Italiano Vini; vicepresidente è Filomena Ruppi dell’Azienda Agricola Donato D’Angelo di Rionero. Completano la rosa degli eletti nel Comitato esecutivo: Francesco Schiuma gestore dell’Enoteca provinciale di Matera, Francesco Perillo della Cooperativa Cantina di Venosa e Vincenzo Petruzzelli dell’Azienda Vini Cervino di Roccanova. Il Collegio dei Probiviri è invece composto da Emanuela Mastrodomenico dell’Azienda Mastrodomenico di Barile, Sara Maria Collarino dell’Azienda Torre Rosano di Roccanova e da Sara D’Auria dell’azienda D’Auria di Barile. La direzione dell’attività dell’Enoteca sarà affidata al segretario che è stato nominato nella persona di Nicola Catena, revisore è invece Licia L’Inzalata. Fonte www.basilicatanet.it

sistema a catena che riesca a risollevare la Basilicata da un periodo di stasi. L’Enoteca regionale potrebbe essere la chiave di svolta, la transizione verso un cambiamento positivo; potrebbe diventare, oltre che una vetrina importante di prodotti e brand, anche una fucina di


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oteca Regionale

vitivinicolo nel Vulture-Melfese

Teodoro Palermo, Presidente del Consorzio di Tutela Vino Aglianico del Vulture DOC

talenti nel campo della ristorazione, dell’imprenditoria, un laboratorio di arte culinaria, se si riuscisse a creare un’interfaccia su altri fattori, come il turismo, l’enogastronomia, la viabilità rurale. Puntando, magari, a creare un’attività di formazione continua per i giovani che si affacciano al

mestiere di agronomo o a qualsiasi altra attività professionale legata all’agroalimentare. Ciò è possibile, chiaramente, solo puntando sulle eccellenze di cui Venosa, l’hinterland e la Basilicata annovera. Una più attiva collaborazione tra i produt-

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tori, sul territorio, potrà favorire uno slancio maggiore al comparto. Ne parliamo con Teodoro Palermo, Presidente del Consorzio di Tutela Vino Aglianico del Vulture DOC. “L’anima del commercio è la promozione -dice Teodoro Palermo- il che significa, sicuramente, avere maggiori punti di incontro. Partecipare ai convegni è importante per confrontarci tra noi produttori, perchè possono essere un’occasione di scambio di idee ma anche uno strumento di promozione del territorio”. “Occorre mettere a caldo le idee di ogni singola azienda perché solo l’unione fa la forza”. E nello specifico del comparto vitivinicolo afferma: “La verità, è che un po’ per la crisi, un po’ perché il vino è un settore di nicchia, ci siamo spaventati, e ci siamo arrestati negli investimenti in questo comparto. In realtà se si lavora insieme, e bene, è possibile superare questo periodo particolare”. E aggiunge: “Un buon bicchiere di vino a tavola, senza eccedere, accompagnato da ottimi prodotti agroalimentari presenti in tutta la Basilicata può aiutare ad affrontare meglio la giornata e a superare i piccoli malesseri quotidiani”. Sull’enoteca regionale aggiunge: “Il progetto è partito con il coinvolgimento di 16 aziende produttrici. Bisognerebbe estenderlo a tutte le aziende produttrici, coinvolgendo l’Apt, i Gal, l’AIS Basilicata (Associazioni Italiana Sommelier) e le ristorazioni e trovare insieme la strada giusta, perché la Basilicata, pur essendo una piccola regione, per via delle sue eccellenze, non è da meno rispetto ad altri territori come il Piemonte e la Toscana”. Per giunta, l’inizio di una cooperazione su questo fronte, soprattutto con l’AIS Basilicata, è già iniziata da qualche anno, e ciò fa ben sperare per il futuro.


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R E P O R T A G E

Superstrada Potenza – Melfi

LA STRADA DELLE TRAGEDIE SENZA FINE

di Antonio PETRINO

ella Basilicata ‘evoluta’, ‘ipertecnologica’ e votata al progresso, secondo una definizione di modernità che francamente non cogliamo del tutto, tra i tanti paradossi e questioni insolute che giacciono in bella evidenza al severo e duro giudizio del popolo e dei diretti fruitori, segnaliamo la scandalosa e inspiegabile querelle legata alla famigerata superstrada che collega due dei centri tra i più importanti nella geografia del Sud che ci interessano direttamente e più precisamente Foggia e Potenza. Un chiaro esempio di colpevole trascuratezza, di manifesta incapacità da parte di chi di competenza nel voler affrontare la scomoda vicenda e porre rimedio in maniera netta e chiara, nell’eclatante stato di cose che conferma inesorabilmente

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quello che impietosamente è sotto gli occhi di tutti. Un percorso (specie tra Melfi e il capoluogo di regione), tristemente famoso per le infauste tragedie automobilistiche e i tanti, troppi morti registrati, un vero e proprio ‘bollettino di guerra’ purtroppo in continuo, costante aggiornamento, con inesorabili dispiaceri e drammi vissuti continuamente. Si parla ormai da decenni di modernizzazione, di ovviare alla semplice singola corsia, sempre più inopportuna e obsoleta; progetti “sulla carta”, negli anni sempre decantanti con proclami inopportuni o annunci elettorali da amo per sconsiderati avventurieri alla ricerca di una carriera politica e millantatori, che hanno utilizzato e paventato “miracolosi” interventi risolutori per farsi benvolere o raccogliere con-


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sensi con promesse prive di ogni fondamento e fuori luogo. La realtà purtroppo, in evidente contro tendenza rispetto a quanto trapela da fonti di dubbia veridicità, è ben diversa da quanto vogliono farci credere, considerando i tanti, troppi anni passati a constatare l’inadeguatezza di una vera presa di posizione a favore di una definitiva risoluzione al problema. Un tratto chilometrico percorso ogni giorno da migliaia di automezzi di ogni tipo, un fondo stradale spesso sconnesso ed eroso, ogni tanto in manutenzione, un pericolo costante che ha causato non pochi problemi a tanti automobilisti. Senza parlare di quando, le avverse condizioni meteo rendono l’attraversamento dell’arteria una vera insidia, senza contare il blocco della

circolazione inevitabile nelle sfortunate circostanze di incidenti o sinistri. L’iniziativa più logica e “normale” da intraprendere è quella senza dubbio dell’unità d’intenti comuni da condividere (è mai stato fatto con decisione?), superando logiche di campanilismo e poca voglia di fare fronte comune. Quindi, unire le forze (conviene a tutti!), con i sindaci interessati e coinvolti (perlomeno loro!) a braccetto e presentarsi da chi governa in Provincia e Regione, ‘battere i pugni sul tavolo’ e manifestare in toto la propria insoddisfazione, alzare la voce e dire ‘ora basta!’. Non si può assolutamente pianificare la realizzazione ex novo di un tratto stradale ad almeno due corsie di marcia per direzione e attendere tempi così lunghi (in altre realtà tali interventi sono molto più

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veloci e dinamici). Invitiamo le amministrazioni competenti a fare un giro su questa strada , se ha una coscienza sicuramente si vergognerà di essere lucano e non vorrà rendersi corresponsabile sarà ‘maledetto’ delle innumerevoli e premature dipartite. E non ci vengano a dire che non ci sono fondi per intervenire, con tutti gli sprechi e i soldi che vengono sperperati per tante cose non certo impellenti. Una cosa è certa. Si pensi a che concetto si sono fatti, si fanno e si faranno tutti coloro che per la prima volta o casualmente percorrano questa strada e che entusiasmanti considerazioni ne trarranno nel loro giudizio su una regione che, aldilà dei colori politici, predica bene e razzola male…


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R E P O R T A G E

Matera, è la casa il bene rifugio

Crisi e prezzi stabili per il bene rifugio nella Città dei Sassi. Centro storico, semicentro e prima periferia le aree più richieste

a crisi morde ma la casa resta sempre il bene rifugio. Anche per i materani. Lontano dalla svolta, il 2012 consegna un mercato in stagnazione con prezzi stabili e compravendite in contrazione. Sullo sfondo l’acuirsi della crisi, la stretta del credito e una folta raccolta di preoccupazioni che vanno dalle condizioni di lavoro, alla capacità di risparmio ridotta. Una crisi che ha però rinvigorito “il ruolo di bene rifugio rivestito dagli immobili”. A sancirlo è il report semestrale a cura dell’Ufficio Studi Gabetti. Il secondo semestre del 2012, è stato caratterizzato da un mercato non molto dinamico a causa della congiuntura economica e da quotazioni sostanzialmente stabili. Lo sconto medio concesso dai proprietari in sede di chiusura delle trattative si conferma intorno al 10%, mentre i tempi di vendita si attestano su una media di 7-8 mesi. Per quanto riguarda le compravendite, secondo i dati dell'Agenzia del Territorio, nel I semestre del 2012 si sono realizzate 230 transazioni residenziali nel capoluogo, -15,1% rispetto al I semestre 2011. “Nel secondo semestre del 2012 -sottolinea Bruna Lamacchia dell'agenzia Gabetti di Matera- si è confermato un calo delle compravendite realizzate: in particolare ha riguardato gli acquirenti con disponibilità

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medio-basse, a causa delle difficoltà di accesso al credito, ma ha interessato anche il target medio-alto. Nel primo caso, nonostante la presenza di una richiesta abitativa, espressa soprattutto da giovani coppie, non è stato possibile concretizzare l'acquisto, senza il sostegno dei genitori. Nel secondo, nonostante un interesse per le tradizionali zone di pregio del Centro storico e del suo stretto raggio, i potenziali acquirenti si sono mostrati maggiormente attendisti”. Guardando alle quotazioni per zona, in Centro storico i prezzi per gli immobili signorili arrivano a 3.500 € al mq per le soluzioni in buono stato, mentre siamo intorno ai 2000 € al mq per gli immobili da ristrutturare. Le zone centrali limitrofe hanno invece valori intorno ai 3.200 € al mq per il signorile nuovo o ristrutturato. Il semicentro nord e sud hanno valori per il medio in buono stato di 1.800 € al mq, che salgono a 2.100 € al mq in caso di immobili signorili in buono stato e 2.600 € al mq per il nuovo. Valori simili per la periferia nord, nel caso di immobili di tipologia media ed economica, mentre il signorile nuovo ha valori medi di 2.400 € al mq. La periferia Sud ha valori per il medio in buono stato di 1.600 € al mq e 1.400 € al mq per le soluzioni da ristruttura-


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re. In questo momento le zone a cui si rivolge la richiesta sono il centro, il semicentro e la primissima periferia per le coppie consolidate con buona disponibilità, mentre le giovani coppie si dirigono prevalentemente verso la periferia nord. Le famiglie con figli optano per tagli tra i 100 e i 130 mq, mentre le coppie mature che cambiano abitazione spesso si avvicinano al centro, riducendo le dimensioni richieste. Il taglio più domandato dalle giovani

coppie è invece il bilocale o il piccolo trilocale, con metrature variabili tra i 60 e gli 80 mq. Il mercato delle locazioni ha visto un lieve aumento delle richieste, per lo spostamento verso la locazione di parte della domanda che non riesce a concretizzare la compravendita. I canoni sono sostanzialmente stabili, attestandosi intorno ai 350 € al mese per il bilocali e a 400 € al mese per i trilocali. gi.ma.


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E P I S T E M E

IL MERITO COME VALO di Leonardo CLAPS

alle nostre parti c'è un proverbio che dice: nisciun' ben' senza pen', cioè “nessun bene senza pena”. Il significato non è molto difficile da afferrare e non occorre una dettagliata spiegazione per capirlo: non c'è bene, cioè non c'è niente di valevole, se non c'è pena, cioè impegno, sforzo, fatica. Questo proverbio tratto dalla paremiologia lucana ci fa riflettere su una questione di fondo della vita: il bene va sempre conquistato, cioè va meritato. È difficile avere cose buone senza impegno, sforzo, dedizione, e anche se queste cose si avessero senza l'adeguato impegno non sarebbero giustamente apprezzate. Infatti un altro proverbio lucano dice: la rob' nun standat' nun sist', cioè la roba, la proprietà non sudata non dura a lungo, volendo indicare che ogni vero possesso dev'essere giustamente guadagnato. Il merito quindi è un valore della vita, una questione di fondo dell'esistenza che non può essere trascurata o presa alla leggera. Ovviamente, come l'esperienza ci insegna, possono anche darsi casi in cui si ha qual-

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cosa ma senza il giusto merito, ma come segnalato dai due proverbi sopra citati, questo tipo di possesso non può durare a lungo. Ciò che è valevole, ciò che davvero è un bene non può essere considerato con leggerezza, altrimenti la sua vera importanza verrà a decadere. Quindi, dire che il merito fa parte della vita, che è un valore essenziale della vita, significa dire che esso coincide con l'ambito specifico stesso della vita, cioè che è costitutivo della vita. Vita in senso pieno è dunque la vita meritata, guadagnata, sudata, rispettata. Si possono avere cose senza merito, certo, ma come indicano i proverbi, queste cose non saranno intimamente apprezzate, godute, valorizzate. In fondo questo discorso è molto semplice da capire: se si fa nulla o poco per ottenere qualcosa allora il valore di quel qualcosa non sarà giustamente apprezzato. Ad esempio, chi non guadagna onestamente i soldi, cioè con lavoro responsabile ed onesto, non ne può avere la giusta considerazione e quindi potrebbe o sperperarli inutilmente o accumularli egoisticamente senza un concreto utilizzo,

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come nel caso degli avari. Però, se i soldi vengono guadagnati onestamente sarà molto difficile spenderli senza criterio. Ancor peggio è il caso di chi ottiene soldi mediante l'inganno, la truffa, l'imbroglio. Quindi si può tranquillamente affermare che solo ciò che è onestamente e dignitosamente conquistato procura vera soddisfazione, autentica gioia, reale senso di responsabilità. Il merito è senz'altro un valore. Dire che è un valore significa dire che è importante, che rientra nelle cose fondamentali della vita, che è essenziale per la vita. Così, se vogliamo sapere se una persona conduce una buona esistenza, se fa una buona vita allora dobbiamo guardare ai valori che quella persona tiene in considerazione. Dire che l'amicizia è un valore significa la stessa cosa, cioè che l'amicizia rientra nell'ambito della vita buona. E lo stesso si può dire di molte altre cose della nostra esistenza. Se l'amore è un valore allora esso rientra nella costituzione stessa della vita; se la cultura è un valore allora vale lo stesso, cioè la cultura può essere considerata


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LORE come essenziale alla vita; se la salute è un valore allora essa è fondamentalmente legata alla vita. Da tutto ciò si può ora agevolmente inferire che le persone infelici, stanche, trasandate, distratte, deboli o impulsive, in realtà sono persone che trascurano gravemente i valori della vita. Ad esempio trascurano il merito, trascurano il vero valore dell'amicizia, trascurano l'impegno, lo sforzo, la buona volontà. Anche in questi casi dev'essere sempre ricordato che la vita senza merito, senza impegno, senza dignità non è e non può essere considerata vera vita, vita autentica. A tutti i livelli della vita queste osservazioni sono di primaria importanza. Ad esempio anche a livello educativo. Se una madre non tiene in giusta considerazione il valore del merito potrebbe facilmente pervertire lo sviluppo e la crescita del suo bambino. Lo stesso può dirsi per quanto riguarda l'ambito della scuola, del lavoro, delle varie professioni, ma anche dello sport, dei giochi e delle attività ricreative. Insomma, il merito è talmente importante per la nostra esistenza a tutti i livelli fino al

punto che la sua trascuratezza può comportare seri problemi sia mentali sia psichici sia fisici. In questo senso, nel senso di un'importanza fondamentale, di prim'ordine, si deve intendere il merito come valore, cioè come valore per la vita, per la salute, per la personalità considerata nel suo insieme. È la vita stessa che richiede, implica il merito, è la vita stessa che trova la sua autenticità e forza nel merito. E quindi si può dire che la vita privata della dimensione fondamentale del merito non è veramente vita, la vita che non ha il sostegno del merito è una vita superficiale, apparente, vuota, inautentica. Dunque, la vita senza il merito come suo ingrediente essenziale è in realtà non vita, cioè non vita vera, in senso pieno ma solo vita superficiale, banale, ridotta ai suoi poveri elementi fisici, vita carnale o materiale, senz'altro. Questo tipo di vita, se vita può chiamarsi, sarà sicuramente fiacca, deludente, apparente ma non sostanziale, al massimo solo vita biologica, perché il corpo non si può nascondere. Ma la nostra autentica dignità ci porta a

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considerazioni essenziali, fondamentali, cioè al senso vero e concreto della nostra esistenza. Allora una vita davvero buona è quella che è intimamente costituita da fattori essenziali, come ad esempio il merito. Gli uomini di un tempo delle nostre terre sapevano bene tutto questo, ed è perciò che abbiamo citato all'inizio due proverbi in linea con il nostro discorso. Ma il sapere di quegli uomini non era teorico. Infatti, a causa delle loro condizioni di vita, spesso dure, il loro sapere era fondamentalmente concreto, un sapere incarnato nella prassi quotidiana della loro esistenza. A causa del loro modo di vivere, pratico ed essenziale, avevano sviluppato una mentalità capace di risultare utile nelle varie circostanze del loro mondo. Quindi la loro saggezza è garanzia di un vissuto reale, concreto, che si doveva adeguare ogni giorno ai problemi pratici della loro vita. La “cultura” dei nostri predecessori è ancor oggi una fonte inesauribile di riflessioni edificanti. I proverbi ne sono una semplice e concreta testimonianza. Per questo ne abbiamo ricordato due.


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E U R E K A

Perchè

sanremo è sanremo

anremo è luogo d’incanto: la riviera, i fiori, la frontiera, l’Italia che incontra la Francia. E’ anche il luogo dell’azzardo con un bel casinò che rievoca le immagini dei film. La città ligure è anche la patria del festival della canzone italiana. Il luogo d’elezione dove cuore fa rima con amore e dov’è ancora possibile volare, anche a bassa quota. Comunque, sognare sempre, all’infinito… Sfogliando la carta d’identità del Festival scorgiamo che, la manifestazione canora più importante d’Italia, ha accompagnato il percorso culturale e sociale nazionale. Sessantatre anni rappresentano un’età importante. Intorno alla gara canora, in questi ultimi anni, si sono sviluppate una serie d’iniziative collaterali che rappresentano delle opportunità per i territori di tutta la Penisola che, a vario titolo, partecipano al Festival. E’ accaduto anche alla Basilicata, presente in forze, appena un anno fa, a Sanremo. Anche in questa edizione, la pattuglia lucana si è presentata nella città dei fiori, nella quale l’effetto Papaleo-Arisa, non si è ancora smorzato del tutto. In questa edizione, il giorno 11 febbraio, appena un giorno prima dell’inizio del Festival, è stato premiato l’attore-regista lucano Rocco Papaleo. L’occasione è

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ARTISTI LUCANI IN GARA AD "ASPETTANDO SANREMO" Gruppi Sugar Sound (Antonello Lioi, Gianfranco Cloralio, Donato Pace) Toni De Giorgi Quartet (Bruno Pace, Leor'lardo Pianoforte, Serena Lalilo, Peppe Silea) Cantanti Enzo Polito e Anna Amone Iole Cerminara e Francesco Scorza Danilo Vignola Eliana Valentino e Gianni Strangio Elisabetta Zingariello Filippo Nigro Raffaele Tedesco Rocco Mentissi Ballerini Francesca Corrado e Danilo Tarantino (Centro danza Maeva) Cabaret Trio La Faina

stata la terza edizione del premio “Dietro le Quinte”, per aver connotato, caratterizzandolo, la sessantaduesima edizione della kermesse canora. E, poi, c’è ancora da rilevare la partecipazione, proprio come un anno fa, dei Gal lucani, con i prodotti tipici regionali a far bella mostra di sé. C’è ancora un altro momento che ha rinsaldato il binomio Basilicata-Sanremo. La sera del 16 febbraio scorso, in occasione della finalissima del Festival, presso la sede Rai Basilicata, si è svolta una serata a tema: “Aspettando Sanremo”. La manifestazione,

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organizzata dalla Rai di Basilicata con la collaborazione del Conservatorio Statale di Musica “Gesualdo da Venosa” di Potenza, è stata presentata da Eva Bonitatibus e da Elisabetta Lioi. Il dottor Fausto Taverniti, direttore della Sede Rai lucana ha fatto gli onori di casa. La serata ben curata dal direttore artistico Antonello Lioi, creando un ponte tra la Basilicata e Sanremo è stata anche il pretesto per dare risalto alle giovani realtà locali del mondo della canzone e dello spettacolo. Insomma, uno spettacolo nello spettacolo, al quale hanno preso parte artisti e cantanti lucani che hanno interpretato i brani che hanno fatto la storia del Festival, in una gara parallela a quella in svolgimento al teatro Ariston. Non sono mancati intermezzi con brevi interventi di giornalisti e di professionisti presenti in sala. Rocco Pietrafesa e Vincenzo Izzi, compositori e docenti, in veste di critici musicali, hanno guidato i giurati nella conoscenza dei criteri dei quali tener conto nella valutazione di una canzone in gara a Sanremo. Gli stessi giurati, sono stati chiamati a giudicare sia gli artisti lucani in concorso, sia gli artisti in gara a Sanremo. Quest’ultima votazione ha avuto luogo solo a scopo puramente ludico. La gara della sede Rai di Potenza ha, invece, incoronato vincitore Tiziano Cillis che ha cantato il brano “4 marzo 1943 di Lucio Dalla”.


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E U R E K A

DIETRO LE QUINTE

UNA MANIFESTAZIONE CHE GUARDA A CHI PREPARA IL FESTIVAL i è svolta, nella serata di lunedì 11 febbraio scorso, la terza edizione del premio "Dietro le Quinte". Presso i saloni del Royal Hotel Sanremo, il direttore Ilio Masprone e la presentatrice Giorgia Moschini, hanno dato il via ad una serata che ha riscosso notevole successo. Musica, sfilata di moda, premiazioni e Gran Galà per un evento che ha anticipato il 63° Festival di Sanremo e la cui filosofia è quella di premiare le persone che lavorano dietro le quinte del mondo dello spettacolo: giornalisti, direttori d'orchestra, discografici ed altre figure professionali. Alla manifestazione erano presenti: Caterina Caselli (che al Festival segue Malika Ayane e Raphael Gualazzi, etichetta Sugar PMI), il giornalista Mario Luzzatto Fegiz, il presidente del Premio, Mario Maffucci, il paroliere Franco Fasano. Quest'anno, la Regione Basilicata, ha passato il testimone alla Regione

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Piemonte. I premiati sono stati: Mara Maionchi, figura di maggiore spicco della discografia italiana, premiata da Franco Fasano; Marinella Venegoni, nota giornalista ed apprezzata critica musicale, premiata affettuosamente da Caterina Caselli; Sandra Bemporad, produttrice di programmi musicali, premiata da Mario Maffucci; Massimo Morini, recordman,

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promotore e produttore tecnico e Rocco Papaleo, attore e regista, conduttore, insieme a Gianni Morandi, dell’edizione scorsa del Festival di Sanremo. Attraverso un collegamento telefonico Papaleo, costretto a letto a causa di una fastidiosa febbre da influenza, ha salutato i convenuti nella città ligure, ringraziandoli per il premio riservatogli.


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io sono LUCANO

I AM LUCANO

JE SUIS LUCANO

ICH BIN LUCANO

SOY LUCANO

Я ЛУКИ

我盧肯

I nser to a cura de

La Basilicata a Berlino

Un film con buongusto


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ai nostri lettori

A Berlino La Basilicata attraverso Cinema e Gusto

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Sempre più protagonisti

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Terzo decennio dell’Associazione Culturale del Circolo dei Lucani di Bologna

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Roberta Langone La storia, il percorso artistico, le difficoltà, i sogni e i progetti

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

I nostri contatti: Testi nelle pagine a cura di Paolo Cillis Michele Ruoti a Berlino

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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423


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A Berlino La Basilicata

attraverso Cinema e Gusto ,D al 7 al 17 Febbraio, a Berlino, si è svolto uno degli eventi internazionali più attesi in ambito cinematografico: la Berlinale che rappresenta un momento di incontro non solo per gli adetti al settore ma anche per gli appasionati della settima arte. Oltre alle numerose proiezioni ufficiali che scandiscono la manifestazione, durante questi dieci giorni la città è attraversata da una serie di eventi e manifestazioni che, pur non occupando il luoghi istituzionali della kermesse, contribuiscono in maniera partecipe e attiva alla linfa vitale del festival. Quest'anno troviamo anche una rassegna cinematografica tutta “made in Basilicata”, dall'organizzazione fino alla scelta dei film, tutti rigorosamente ambientati in Lucania. L'evento prende il nome di Cinefood e utilizza come piattaforma di lancio il contesto internazionale della Berlinale 2013, ma sopratutto il meltingpot etnico e culturale della capitale tedesca che, attualmente, ospita un piccola assaggio di cultura lucana, precisamente sedici ristoranti in tutta l'area cttadina.

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L'idea è stata partorita da quattro ristoratori/imprenditori lucani, alcuni di loro già noti e che godono di una certa fama come la “Trattoria A' Muntagnola”, gestita da Pino Bianco, considerato uno dei punti di riferimento della lucanità a Berlino, “il Contandino Sotto le Stelle” e il “Ristorante Lo Sgranocchio”, entrambi all'attivo da diversi anni, che ugualmente godono di una buona reputazione. Vi sono anche nuove realtà come il ristorante “Acqua e Farina”, approdato nella capitale tedesca da circa un anno e mezzo. Tutto il progetto è stato organizzato anche grazie al supporto operativo di Antonio Bruno dell'organizzazione “Identità Lucana” che si occupa di marketig territoriale, insieme al patrocinio della Regione Basilicata, l'Agenzia di Promozione dell'Italia all'Estero e l'Istituto Italiano di Cultura a Berlino. Oltre ad essere degli ottimi ristoratori e imprenditori, i nostri corregionali si sono dimostrati nel corso degli anni anche degli ottimi rappresentanti culinari e culturali, capaci di mettere in risalto le caratteristiche di una terra che non sempre è stata sotto ai riflettori per le proprie qualità, cercando nonostante i chilometri di distanza, di spingere l'asse del turismo

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che inzia a dare segni di vitalità in quest'ultimi anni. Il format dell'evento ha l'obbiettivo di promuovere i prodotti grastronomici tipici della nostra regione e, allo stesso tempo, di rafforzare l'immagine della nostra regione usando due linguaggi fondamentali : il Cinema e il Gusto. La Basilicata grazie alle caratteristiche dei suoi paesaggi, ricchi di colori e sfumature diverse, colmi di significati e fascino, e, sopratutto, grazie alla sua storia che va dalla Magna Grecia, passando per le vicende storiche e politiche come Passanante e il brigantaggio, fino alle storia contemporanea degli ultimi decenni che vede come protagonisti i nostri contadini, è stata presente in prima linea nelle storie e nelle ambientazione dell'industria cinematografica italiana e internazionale degli ultimi decenni. Dalla conferenza stampa che si è svolta il 5 Febbraio presso la “Trattoria A' Muntagnola” è stato reso pubblico l'intento del progetto berlinese, che è quello di ricreare dei mini set all'interno dei locali che ospitano la manifestazione, in cui il cibo e i prodotti tipici svolgono un ruolo di mediatore che aiutino lo spettatore a inoltrarsi, in maniera più radicale, all'interno della diegesi filmica. Secondo gli organizzatori una delle motivazioni principali della scelta di Berlino come prima tappa di quest'evento, che si prefigge l'obbiettivo di raggiungere altre città europee importanti come Londra o

Parigi, è dovuta al forte incremento di tutisti tedeschi nella nostra regione. Stando a quelli che sono i dati dell'Apt (Agenzia di Promozione Territoriale di Basilicata) dal 2008 al 2011 le presenze turistiche di stranieri in Basilicata sono arrivate a 58.049, di cui ben 7.879 sono tedeschi. Solamente nel 2011 il numero di presenze dei tedeschi è stato pari a 23.257, che rappresenta il 15,07% degli stranieri nel loro totale. Questi dati non fanno altro che rispecchiare il forte interesse turistico del popolo tedesco verso la nostra regione. L'evento si è svolto esattamente negli stessi giorni della Berlinale, ossia dal 7 al 17. Dopo un'accurata scelta, le pellicole selezionate sono state undici, ovviamente un occhio di riguardo per i classici senza tempo come Il Vangelo Secondo Matteo di Pasolini, Il Demonio di Rondi, Cristo si è fermato a Eboli di Rosi, senza tralasciare film più recenti come Io non ho paura di Salvadores, Il Rabdomante di Cattani, Passante di Colabona, e anche film a vocazione turistica come Basilicata Coast to Coast. Oltre alle proiezione il Cine food ha ospitato anche workshop e i,n particolare, alcuni incontri tra buyer tedeschi e produttori lucani. Durante “La notte delle stelle” una prestigiosa serata che si svolge nel corso della Berlinale, viene consegnato il premio “Bacco” destinato al miglior artista italiano in concorso al Festival . Michele Ruoti

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Terzo decennio dell’Associazione Culturale del Circolo

dei Lucani di Bologna

a compiuto venti anni nel 2009 ed è ormai nel pieno del terzo decennio di vita. L’Associazione Culturale del Circolo dei Lucani di Bologna fu fondata nel 1989 da un gruppo di lucani emigrati nel capoluogo emiliano negli anni ‘70. I soci fondatori scommisero sulla possibilità di salvaguardare le proprie radici senza sconfinare nella retorica della nostalgia e con l’obiettivo di far conoscere ai concittadini emiliani la cultura, la suggestione, il fascino della terra lucana. Da allora l’Associazione è cresciuta molto ed è diventata parte integrante della città delle Due Torri, conosciuta dalle istituzioni locali ed apprezzata dai bolognesi doc. Il Circolo dei Lucani annovera oggi circa duecento soci, non soltanto di origine lucana. E’ diretto da Mimmo Grasso, al suo terzo mandato da Presidente, e da due vice-presidenti, Nino Fornario ed Angelo De Cunto. Ha un tesoriere, Antonio De Cunto ed uno storico segretario, Ernesto Arena. Lunghissimo l’elenco delle manifestazioni organizzate dal Circolo dei Lucani in terra emiliana, tutte all’insegna della promozione della Basilicata nel mondo. Nel rappresentare l’identità lucana in terra emiliana, il Circolo ha ospitato nelle sue manifestazioni culturali politici come l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, gli ex sindaci di Bologna Sergio Cofferati e Flavio Delbono, la Presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, oltre ai maggiori rappresentanti istituzionali della Regione Basilicata. Ha presentato artisti lucani come il cantante Pino Mango, gli attori Antonio Petrocelli, Ulderico Pesce, Rocco Papaleo, Domenico Fortunato. Inoltre ha proposto le pubblicazioni di scrittori come

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Mario Trufelli, Giuseppe Lupo, Mariolina Venezia.L’associazione è stata protagonista nell’organizzazione di incontri sulla medicina, il diritto, l’ economia. Ha fatto conoscere l’enogastronomia lucana, organizzando i grandi eventi annuali della Festa di Primavera e della Festa degli Auguri. Ha promosso il turismo lucano, facendo conoscere le suggestioni di un ambiente incontaminato, ricco di storia, di risorse naturali, di bellezze paesaggistiche. In collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’Università di Bologna, l’associazione lucana ha portato alla ribalta la storia dei Templari e del suo fondatore lucano Ugo De Paganis, organizzando un ciclo di convegni che ha suscitato un interesse enorme nel pubblico e nella stampa, ottenendo anche l’inserimento nella manifestazione internazionale intitolata la “Festa della Storia”. Il Circolo ha poi rivolto l’attenzione al tema della Grande Lucania, rappresentando le ragioni del movimento che chiede l’accorpamento alla Lucania del

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Cilento. Di rilievo, inoltre, la promozione di una serie di incontri sulla figura di Federico II. L’associazione lucana ha poi dibattuto sulla organizzazione scolastica dell’EmiliaRomagna, con i massimi rappresentanti del settore. Ha fatto conoscere il talento di pittori e scultori lucani, organizzando mostre nei luoghi artistici più importanti della città emiliana. Ha presentato il giudice internazionale Silvana Arbia, che ha raccontato del tragico genocidio in Ruanda. In oltre un ventennio di attività, sono decine di migliaia le persone che hanno avuto la possibilità di conoscere un pezzo di Lucania attraverso il Circolo di Bologna. Nel terzo decennio la tradizione continua ancora sotto le Due Torri, offrendo nella cornice della pianura padana il quadro suggestivo dei Sassi di Matera, del mare di Maratea e dei monti del Pollino. E lo spettacolo è assicurato. info: www.lucanibo.it Resp. comunicazione: Giuseppe Panzardi

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Un pezzo di Basilicata sotto le Due Torri Intervista al Presidente del Circolo dei Lucani Domenico Grasso ome nasce l’idea di costituire l’Associazione Culturale Circolo dei Lucani di Bologna?

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L’idea venne ad un gruppo di amici lucani che alla fine degli anni ottanta decise di costituire l’associazione, con tanto di statuto ed atto costitutivo. Non si trattò per nulla della classica operazione nostalgia: fu il tentativo lucido e lungimirante di fondare una associazione culturale integrata con la città, con il cuore rivolto a sud e la ragione in terra padana. Se, a distanza di circa venticinque anni, il Circolo è più vivo che mai, vuol dire che quei soci fondatori avevano visto lontano. Com’è oggi il rapporto con la terra d’origine? E’ un rapporto sereno, equilibrato. Ripeto: non c’è nessuna nostalgia ma solo il tentativo di mettere in relazione la

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nostra terra d’origine con la realtà in cui viviamo. In questi anni di intensa attività abbiamo favorito i contatti tra i nostri imprenditori e quelli emiliani, abbiamo organizzato incontri tra i massimi rappresentanti istituzionali della Basilicata e i vertici della Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di Bologna, abbiamo favorito scambi culturali e iniziative di gemellaggio. Sempre con l’obiettivo di far conoscere la nostra Regione e di promuoverne ogni potenzialità di sviluppo. Come cambia il legame verso la Basilicata nelle nuove generazioni di lucani che vivono fuori i confini regionali? Rimane un grande senso identitario e un sentimento di forte appartenenza. Forse, rispetto al passato, c’è maggiore disincanto, nel senso che le opportunità professionali si cercano dove sono e il legame con la propria terra d’origine, per quanto forte possa essere, non compensa la necessità di costruire anche altrove il proprio percorso. Tra la nostalgia dei sapori, delle atmosfere, degli affetti d’origine e una solida prospettiva fuori da quei confini, prevale sicuramente quest’ultima. Rispetto al passato, anche senza tanti rimpianti. In che area dell’Emilia Romagna vi è una più numerosa presenza di lucani e perché?


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Certamente nell’area bolognese: storicamente Bologna è stata una delle Università che ha attratto maggiormente i nostri studenti e molti di loro, una volta ultimati gli studi, sono rimasti in questa città. Non a caso la nostra associazione, fondata nel 1989, continua ad avere nuovi soci e una presenza sempre più significativa. Come viene percepita la Basilicata da chi vive in un’altra realtà regionale? C’è una grande curiosità, un interesse sempre crescente. Nelle fiere campionarie i padiglioni della Basilicata sono sempre tra i più frequentati e i prodotti enogastronomici tra i più richiesti. Anche nelle agenzie di viaggio sono sempre più diffusi i pacchetti turistici proposti in terra lucana. Un grande contributo a creare attenzione verso la Basilicata è venuto dal film di Rocco Papaleo Basilicata coast to coast. Quando lo ha presentato a Bologna, il pubblico in fila davanti al cinema ha creato una coda chilometrica. Quali sono i prossimi eventi in programma? Abbiamo appena presentato in teatro l’ultimo libro di Nicola D’Imperio, un romanzo storico ambientato nei Sassi di Matera pubblicato dalle edizioni Magister. Per i prossimi eventi, stiamo lavorando ad iniziative promozionali che coinvolgano alcuni comuni della Basilicata, in maniera da

far conoscere al pubblico bolognese le migliori offerte della nostra terra. In collaborazione con l’Università di Bologna e con il Dipartimento di Storia, stiamo preparando anche una serie di nuovi incontri culturali, dopo quelli di grande successo dedicati a Federico II ed alla storia dei Templari. Come si può rafforzare l’interazione fra i lucani che vivono in varie parti d’Italia e del mondo e la Basilicata? C’è un unico modo: favorire e sostenere le tante occasioni aggregative sparse nel mondo, mettendole in contatto tra di loro. Per far questo occorre che anche gli ammi-

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nistratori lucani vadano oltre i propri confini e capiscano che, in un mondo globalizzato, la scelta di guardare soltanto al proprio orticello è una scelta perdente in partenza. Oggi più che mai è necessario andare oltre, superare il campanile e promuovere le proprie risorse facendole conoscere al mondo. Per far questo le varie associazioni sparse in tutta Italia e all’estero possono rappresentare uno strumento eccezionale: perché questo avvenga occorre però crederci sul serio. C’è una Basilicata enormemente più grande al di fuori dei tradizionali confini geografici: chi continua ad ignorarlo, rischia di perdere una storica occasione di sviluppo.

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ROBERTA LANGONE La storia, il percorso artistico, le difficoltà, i sogni e i progetti ’è una sirena lucana che in…canta in giro per il mondo. E’ Roberta Langone, un’artista a tutto tondo, che con la sua voce calda e suadente, impreziosisce gli spettacoli nei teatri e sulle navi da crociera più prestigiose. Grazie alla sua passione per la musica e alle diverse esperienze teatrali e cinematografiche, l’artista made in Basilicata, si sta affermando all’estero con grande merito. Tanti i premi e le esperienze di rilievo che in questi anni sta collezionando. Originaria di Paterno, Roberta Langone, fin da bambina, ha sempre coltivato il sogno di diventare una cantante. La tenacia e la determinazione le hanno consentito di diventarlo, la conosciamo meglio conversando con lei.

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Com’è girare il mondo, facendo quello che si è sempre desiderato? Premettendo che già girare il mondo è una grande fortuna per chiunque lo possa fare in qualche modo. Io, grazie al mio lavoro, alla musica, spesso ho avuto l’occasione e l’onore di farlo. Avendo anche lavorato per un periodo sulle navi da crociera cantando in splendidi teatri galleggianti, è stato anche piu facile per me conoscere diverse cose del mondo. Col passare del tempo anche le esperienze lavorative si sono evolute, le esperienze internazionali sono arrivate con altri tipi di collaborazione artistica sulla terra ferma, se cosi possiamo dire. In tutte e due i casi sono comunque esperienze intense che mi porto dentro, che arricchiscono il mio

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bagaglio artistico, professionale ed umano. Vedere e vivere il mondo dalla prospettiva di un ‘artista, qualsiasi sia il proprio ruolo, credo sia l’esperienza che di più avvicina alla gente e crea un legame forte e reciproco con essa! Ed è la signora “Musica”, al di là del genere, che accomuna tutti, indistintamente! In questo modo si riesce a promuovere non solo se stessi stando su di un palco, ma si porta un po’ della propria terra con se’, anche usi e costumi! Poter mostrare il proprio talento,oltre confine, quando è possibile, ci rende ancor piu legati alla proprie radici! E forse è proprio facendolo all’estero che mi fa sentire ancor piu Lucana, perchè posso confrontarmi con culture, etnie, religioni diverse. Ciò mi permette di notare differenze ma anche somiglianze con la nostra cultura. Per questo sono anche grata al mio mestiere, perchè mi fa sentire sempre piu cittadina del mondo, portando con me esperienze e ricordi indimenticabili, immagini belle e brutte (perchè non è tutto rose e fiori). Tutto mi rende piu consapevole e matura dei diversi valori e colori della vita in tutti i suoi aspetti e delle difficoltà di ogni lavoro! La musica è un grande filo conduttore nel mondo. Più passa il tempo e più ne sono convinta e sono felice di portare un po’ di me, nelle note di un canto (quando mi è possibile), oltre il confine lucano con l’orgoglio di esserlo! Non serve essere un nome di spessore o di fama, per dare emozioni con quello che si fa con il cuore, nel mio caso, cantando… in punta di piedi! Quali premi ha ricevuto in questi anni e di quale è particolarmente fiera? Nel mio piccolo percorso artistico (ancora lungo da percorrere) ho cercato sempre di essere me stessa e di metterci l’amore e la professionalita’ in tutto ciò che facevo. E se per tutto cio’, ho ricevuto piccole soddisfazioni e piccoli premi per il mio impegno, ne sono stata veramente commossa e fiera per ognuno di essi. Piccoli trofei ricevuti da tanti concorsi canori vinti, per me grandi di significato, perchè ognuno di esso ha aggiunto un tassello in più nel mio cammino artistico, anche se la gavetta continua e non finisce mai! I Premi a cui tengo di piu sono quelli ricevuti per l’impegno dato, come “Il campanaccio di rame” a Rivello in collaborazione con la Rai. Inoltre il “Premio sole” in Toscana, qualche anno fa, poi qualche mese fa anche un bel riconoscimento insieme ad un team, per “il Made in Italy all’estero”, dove gli artisti lucani vengono molto apprezzati e stimati!. Inoltre è stato un onore partecipare al “Premio Maratea” con il grande Sergio Zavoli. E poi, è sempre motivo di orgoglio ricevere qualcosa per l’impegno che si mette in ciò che si fa, perchè dietro ci sono sacrificio, rinunce, duro lavoro, tante difficolta’ e impegno!

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Ci racconta come nasce il suo rapporto con la musica? Come tutti i grandi amori e rapporti importanti della vita, nascono e crescono dentro di noi senza che ce ne rendiamo conto, sono lì, ci sono sempre stati anche se non lo sapevamo. Avevo solo otto anni quando percepii che nella mia vita la musica avrebbe avuto un ruolo importante! Le sembrerà strano ma fu allora che decisi e fui convinta che avrei voluto fare l’artista. Un amore di quelli che ti cambiano dentro per sempre nel bene e nel male! Tutto cominciò nell’oratorio del mio paese dove scelsero dei bambini per cantare in un coro; il maestro mi notò e mi scelse, dicendomi che avevo qualcosa di speciale. E da quel momento non ho smesso mai più di cantare ovunque mi trovassi, e dovunque avessi la possibilità di farlo. Con il passare degli anni ho partecipato a corsi e concorsi uno dietro l’altro per approfondire sempre più le mie conoscenze canore, con i mezzi e le possibilità che avevo, purtroppo! Niente è facile se non si nasce benestanti, al giorno d’oggi! Non sono mancate difficoltà, delusioni, sconfitte e rifiuti, ma niente e dico niente mi ha fatto mollare, perchè la mia passione era troppo grande per smettere. Ho preferito continuare a sognare! Tuttora non è facile, e la gavetta è tanta e anche i sacrifici, ma io ci metto sempre la stessa passione, in ogni nota, in ogni dove, sognando la “grande occasione”, come chiunque! Perchè quel sogno è vivo in me da allora, e lo devo a quella bambina che per tutta una vita ci ha creduto e che, diventando una donna, non ha smesso di crederci. In parte posso dire di aver realizzato il desiderio di diventare un’artista, anche se, finchè non arriva la massima notorietà, non è tutto come sembra e, a volte, realizzare profitti non è semplicissimo. La strada da fare è ancora molto lunga... e ho tante cose da imparare. Qual è il suo rapporto con la Basilicata? La Basilicata terra di emigranti, tradizioni e natura viva! E’ una bellissima regione, ha splendidi paesaggi naturali, un mare cristal-

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lino che ci invidiano. Le radici sono importanti ed in nessun posto al mondo si può ritrovare la genuinità e l’amore per il proprio paese, dove io sono cresciuta con i “cavatiell” di mamma! Adoro i profumi e sapori di questa terra, ancora fatta di valori, tradizioni e costumi, e rispetto per il prossimo! Girando spesso, mi rendo conto di quanto sono fortunata a vivere in un posto tranquillo e sicuro. Perchè basta girare l’angolo, che la vita non è cosi serena! Sono molto legata alla mia regione, anche perchè le persone che amo e a cui voglio bene vivono li! E’ la terra dei padri, di emigranti partiti e a volte ritornati, come è successo anche alla mia di famiglia. Essere figlia di emigrante rende ancor più grande il valore delle proprie radici, dei valori e dei doveri. Terra meravigliosa, ma che offre poco per i gio-

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vani, e ancor meno agli artisti come me che vivono o vorrebbero vivere della propria arte! Spesso gioco della sorte, tocca avere il destino dei nostri padri, purtroppo, ma con la speranza di tornare con un sorriso in piu’ forse ! Essere lucani può aiutare a fare questo mestiere? Come le dicevo, in questo momento socio economico, è davvero difficile trovare una propria collocazione all’interno di un sistema, e perciò spesso bisogna emigrare purtroppo, anche oltre confine qualche volta! Premettendo che IO SONO LUCANA e sono orgogliosa di esserlo, e avere radici lucane mi rende fiera. Penso però che a volte non è facile trovare delle opportunita’ lavorative stabili, per chi fa l’artista o vorreb-


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be farlo, e vivendo di questo nella nostra terra. Ultimamente noto, però, che qualcosa si sta muovendo, grazie anche alle istituzioni ed alcuni settori competenti... e questo mi fa molto piacere, anche se credo che la strada è lunga. Avere il coraggio e la forza di volontà di un “vero lucano” aiuta, perchè abbiamo radici solide e caratteri tenaci che ci insegnano a non mollare e lottare per quello in cui si crede sempre e comunque! Le sue ultime partecipazioni all’Argojazz di Pisticci, hanno mostrato una certa evoluzione musicale ed artistica. Ce la descrive? Essere invitata ad Argojazz ogni volta per me è sempre un’emozione ed un onore. Ed ogni volta è una mia piccola sfida personale reinventarmi nuove performance e mischiare colori musicali, essendo un interprete di canzoni soprattutto. Ogni volta è come una tela bianca dove esprimere le proprie emozioni in immagini e colori. Ed io faccio la stessa cosa, solo che non avendo la tela, ho la voce e le note! L’importante è sentire e, soprattutto, regalare emozioni a chi ascolta, ed evolversi sempre ! Ogni crescita porta cambiamento, nel mio caso anche in campo musicale. E se viene notato questo a me fa molto piacere. Ogni piccola sensazione, sonorità e visione acquisita diventa spunto per nuove idee e fusioni in campo artistico, non solo musicale, ma anche in teatro, essendo anche attrice di teatro! La crescita e l’arricchimento del proprio bagaglio si acquisiscono grazie alle nuove esperienze, ai viaggi e ai luoghi che mi lasciano nel profondo dei segni particolari che poi trasmetto nella musica. Poi tutto dipende molto anche dal gusto personale e dal progetto che si vuole realizzare! Ed io essendo poliedrica, cerco di fare anche cose e spettacoli differenti adeguati alle diverse occasioni, portando in ognuno di essi i miei colori e quelli musicali che sento piu adatte, da un suggestivo saggio mix di solo voce, un sax e piano, ad un affascinante trio new jazz, ad un coinvolgente concerto live pop su di un palco , o semplicemente un piano bar! Perche’ questa sono io, un insieme di note e colori che fanno un quadro, il mio! Non solo musica, ma anche teatro e cinema. Quali le principali esperienze che l’hanno arricchita professionalmente? Penso che le varie attività artistiche si intrecciano nel mio caso in varie occasioni, perche’ fondamentalmente un buon interprete di canzoni è sempre un buon attore. E avendo la “fortuna” di aver provato entrambi i ruoli posso capirne le similitudini e le diversità. Ma il filo conduttore è sempre lo stesso, l“emozione”! In teatro come nella musica ho sempre cercato di trovare quella espressione artistica che mi caratterizzava,

oltre al personaggio da recitare o la canzone da cantare, mettere sempre Roberta , in qualsiasi cosa, perchè è da li che ci si distingue dagli altri, dalla propria personalità! Ho iniziato recitazione da ragazzina in laboratori artistici in paese, poi sono arrivate le tournée con le compagnie locali. Col passare del tempo ho intrapreso esperienze professionali più alte, acquisite con maestri di rilievo per me, come il bravo regista e attore lucano, Ulderico Pesce, con cui ho collaborato in diverse occasioni e che ha arricchito ancor di piu le mie conoscenze teatrali e non solo. Ancora oggi lo ringrazio molto per questo. Ho collaborato con lui in diverse pièce teatrali impegnate come “Medea” , “La sposa di Scanderbeg”, “Federico II... tra oriente e occidente”. In quest’ultima ho interpretato da protagonista il doppio ruolo, quello di cantante e attrice. Inoltre hanno contribuito ad ampliare il mio bagaglio artistico anche alcuni camei in cortometraggi, con protagonisti alcuni attori teatrali toscani tra i quali Carlo Monni. Ma nel cuore rimangono anche i miei piccoli camei cinematografici come ne il film “Italian’s” di G. Veronesi. E forse una delle esperienze a cui sono piu legata oltre alle pièce teatrali impegnate, è stata la collaborazione al film cinematografico “Passannante” di S. Colabona e U. Pesce, dove ho cantato le

Foto di Emiddio Michele Gianuario Votta

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NOTE ARTISTICHE DI ROBERTA LANGONE Roberta Langone è nata a San Paolo in Brasile, ma è lucana, di Paterno. Cantante di rilievo nel suo settore……. si appassiona e si avvicina anche al teatro e al cinema. Per qualche anno approfondisce la sua esperienza anche nella conduzione e la direzione artistica di alcuni spettacoli. Partecipa all'accademia di Sanremo, nelle selezioni pre-televisive, nel 1997, e alle semifinali di Castrocaro nel 2005. Continua anche come vocalist di alcuni cantanti noti come F. Tozzi. Canta in varie produzioni di show orchestre-spettacolo di varie parti d’Italia, anche come showgirl, trasferendosi per un po’ di anni in Toscana. E’ ospite in vari programmi televisivi regionali e interregionali. Prestigiosa è la sua esperienza sulle navi da crociera, come cantante e non solo. Collabora con maestri noti, come Carlo Paggio che la formano nel suo settore. Gira il mondo,con le sue esperienze artistiche. Visita vari teatri italiani col suo show canoro-variety. Presente nelle cause sociali, l’Avis di Basilicata, l’ha voluta come “testimonial”, da qualche anno, per la campagna della donazione, che lei sostiene fermamente. Oltre ad interpretare ruoli da cantante, torna in veste di attrice prendendo parte al film"Italians" di G.Veronesi nel 2008, in un piccolo ruolo. Prosegue in teatro, nel 2009 è in tournee’ con varie pièce e con il regista-attore conterraneo Ulderico Pesce in “ La sposa di Scanderbeg”, in “Medea”, e in “Federico II”, riscuotendo un buon successo di critica teatrale dagli addetti al settore. Collabora con un cameo musicale, nel nuovo film del 2010 di Ulderico Pesce e Sergio Colabona nel “Passanante”, uscito sui grandi schermi, cantandone le musiche, e la struggente-intensa colonna sonora. Nel 2011 riceve il prestigioso premio lucano in collaborazione con la redazione RAI, "il campanaccio di rame 2011" per essersi distinta per le sue note artistiche. Nel 2012 partecipa a varie manifestazioni in sede RAI Basilicata per omaggiare Sanremo 2012. Nell’estate 2012 partecipa come ospite alla prestigiosa kermesse ”Premio Maratea” con Sergio Zavoli presidente. Nell’autunno 2012, inoltre, riceve un premio all’estero per aver contribuito a portare la musica italiana anche in Medioriente, dove l’italianita’ è molto apprezzata. In uscita il suo singolo inedito “Ancora si”.... sito web: www.myspace.com/robertalangone

musiche del film in lingua arberesche antico, provando un emozione grande, risentendo la mia voce sul grande schermo. Sono piccoli tasselli che mi hanno arricchito e che mi porto dentro. Un ‘altra emozione intensa e significativa e più personale, è stata quella di cantare in un gran teatro, dove in prima fila c’erano i miei genitori, felici commossi e orgogliosi del mio piccolo percorso fatto in avanti! E in quel momento ho capito che nonostante la gavetta e la strada ancora lunga, ne valeva la pena di crederci ancora, grazie anche a loro, e così continuo a fare! Non bisogna arrivare a volte tra le “stelle” o toccarle (se non ci si riesce) per sentirle. Grazie alla sua esperienza all’estero, come la Basilicata può favorire lo sviluppo dei settori artistici mettendoli al servizio della promozione turistica dei suoi territori? Penso che bisognerebbe dare piu spazio a noi artisti lucani, soprattutto nelle manifestazioni importanti e promuoverci in qualsiasi modo possibile. Come ho detto prima, rispetto a qualche anno fa, qualcosa si sta muovendo anche tra le istituzioni competenti. Noi abbiamo bisogno di una mano per farci conoscere al grande pubblico, anche per poter poi finalizzare progetti e lavori.

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Bisogna credere nei nuovi talenti al di là del loro genere o progetto artistico, bisogna promuoverli in qualsiasi occasione si presenti in loco e altrove. Quali sono i suoi prossimi programmi artistici ? Preparare un nuovo spettacolo per l’estate, sperando di moltiplicare il numero degli spettacoli, e nel contempo promuovere anche il mio singolo inedito che si intitola “ANCORA SI “.Sto collaborando anche con alcuni musicisti per alcune canzoni per fare un cd inedito, poi forse tornerò all’estero. Avrò, inoltre, qualche intervista radiofonica da organizzare nei prossimi mesi. Invece in programma, a lungo termine ancora, ma ci tengo tantissimo, c è la realizzazione di un progetto teatrale, ideato da me, che tratterà tematiche sociali e mi vedrà protagonista assoluta in doppio ruolo (canto e recitazione), di cui, però, è ancora prematuro parlare interamente. Quali i sogni che vuole realizzare? Sogni..che bella parola. Di sogni che mi accompagnano da bambina ne avrei davvero tanti da realizzare. Non chiedo la luna, o l’oscar, ma uno dei tanti sarebbe quello di poter cantare un giorno al festival di Sanremo.

L U C A N O

Un altro sogno sarebbe quello di duettare con Massimo Ranieri, perche rispecchia un po’ il genere di artista che vorrei essere un giorno io, lui è completo in ogni cosa. Ma il sogno credo un po’ piu terreno, diciamo cosi, forse sarebbe quello di poter realizzare il mio progetto teatrale, portandolo non solo in giro per la Basilicata, un giorno, ma anche in Italia, e nel mondo tra i nostri conterranei visto che tratterà un tema comune a molti di loro. E magari, da questa sceneggiatura, farci un film, sarebbe un grande sogno! Questo mi sta molto a cuore! Un piccolo sogno di bambina mi ha portato a diventare in minima parte quello che volevo fare, l’artista! Anche se piccola e poco nota, lo faccio con dignità, dedizione e ci metto amore in ogni nota, in ogni gesto, ogni parola. Come tanti comunque, “sogno la grande occasione…” e se poi tutto questo non dovesse accadere, beh, vuol dire che ci avrò provato a sognare in grande. Se non si ha nemmeno un sogno, non si può nemmeno dire di avere tentato di realizzarlo, anche se si continua fare poi le cose di sempre con la stessa passione! E se qualcuno ha provato anche solo un’emozione, un brivido, durante i miei spettacoli, allora vuol dire che qualcosa di buono ho realizzato e che forse non era sbagliato sognare e continuare a crederci...


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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazione ed è in questo che noi crediamo. Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singola produzione. È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa, ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmente ogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza. L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazine o un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clienti è al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.


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E U R E K A

La città di GALLIPO nel Parco delle Dolo

Lucane

’itinerario si svolge all’interno del parco regionale di Gallipoli cognato che ha un’estensione di 27.027 ettari compresi entro i confini dei comuni di Accettura, Calciano ed Oliveto Lucano in provincia di Matera e Castelmezzano e Pietrapertosa in provincia di Potenza. ll Parco è un'ampia area posta al centro del territorio regionale che presenta importanti valori naturalistici, storici ed etno-antropologici: la foresta di Gallipoli Cognato estesa per oltre 4.200 ettari; il bosco di Montepiano formato da imponenti esemplari di cerro, macchia mediterranea con

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residui nuclei di leccio, rocce di arenaria, che formano i bizzarri profili delle Dolomiti Lucane di Castelmezzano e Pietrapertosa, resti della fortificazione della città lucana edificata nel IV sec. a.C. sulla sommità del Monte Croccia. L’itinerario ha inizio appena dopo l’ingresso della sede del Parco di Gallipoli Cognato. Dopo circa 1km, attraversando una fitta vegetazione, si raggiungono i ruderi medioevali di Gallipolis sito su Tempa Castello posta a 993 mt. Qui si possono osservare le tracce di scalinate scavate nella roccia, mura di vecchie abitazioni e

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mura difensive. Ritornando sul sentiero principale proseguiamo in direzione del Monte Malerba che raggiungiamo dopo circa 1.3 km. Arrivati sotto il crinale del Monte Malerba, facciamo una lieve deviazione e proseguiamo lungo la sua cresta, attraverso bellissimi boschi di querce. Arriviamo cosi sulla vetta posta a quota 1083 metri, un ottimo osservatorio panoramico dominante la valle del Salice, il bacino della Salandrella, la costa Cervitale, ed infine il Monte Croccia. Tornando sotto il crinale del Monte continuiamo l’itinerario scendendo a 900 metri


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POLIS

olomiti

Tipologia: trekking Distanza: 7,5 km Dislivello in salita: 244 metri Difficoltà: facile

sul sentiero che porta al Monte Croccia, continuiamo a scendere fino ad arrivare nei pressi della fontana posta a 803 metri di altitudine. Superata la fontana dopo poche centinaia di metri inizia una salita non molto impegnativa che ci porta sulla strada asfaltata. La percorriamo per 500 metri circa ed entriamo nel piccolo cancello avanti a noi che ci condurrà al punto panoramico, punto finale dell’ nostro itinerario dal quale si può ammirare la bellezza e l’unicità delle Dolomiti Lucane con i paesi di Castelmezzano e Pietrapertosa. v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it il lucanomagazine


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STABILIMENTO ID Parte Prima: 1866 - 1882 di Vincenzo MATASSINI

a sempre tutti ritengono che a Potenza la prima Piscina sia stata realizzata a Montereale il sette aprile 1974 sotto l’Amministrazione Comunale guidata dall’allora Sindaco Antonio Bellino. Ma non è esattamente così, perché bisogna andare indietro di circa cento anni, alla fine dell’Ottocento, quando sulla strada che da Corso Umberto I porta a Montereale, esattamente prima del Ponte (che allora ancora non esisteva) il Dott. Federico Gavioli1 iniziò a costruire la sua nuova Palazzina che al piano terra era dotata di vasche per poter effettuare tutte le terapie che poteva offrire uno Stabilimento Idroterapico o Balneare, come volgarmente si diceva. Prima di parlare della costruzione di questa nuova Palazzina e di tutto quello che successe per anni con l’Amministrazione Comunale del tempo, ritengo sia necessario tratteggiare il personaggio di Federico Gavioli, giovane medico che col grado di Tenente Medico aveva preso parte alla 2a Guerra di Indipendenza. Non sappiamo esattamente quando giunse in Basilicata al seguito del 17° Reggimento di Fanteria dell’Esercito Piemontese ma certamente egli aveva in testa la volontà di costruire uno Stabilimento Idroterapico e Potenza offriva tutte le condizioni per questa iniziativa: la sua posizione, la salubrità del clima e soprattutto la possibilità che, a breve, sarebbe stata offerta dall’acqua che sarebbe giunta in grande quantità, alla fine dei lavori, dalla condotta di Fossa Cupa. Si tratta, quindi, di una mente lungimirante che approfittò del fatto che a Potenza il forestiero è stato ed è sempre ben accolto per guardarsi intorno e valutare la convenienza di un matrimonio con una ragazza piacente ma di buona posizione economica e, fra varie possibilità, la scelta cadde su

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Filomena Addone, figlia di una della più facoltose famiglie del tempo. Probabilmente con le nozze, avvenute il sei agosto 1866, quando la sposa aveva 23 anni e 32 lo sposo, dovette esserci anche una promessa per un terreno adatto per una nuova costruzione, di proprietà degli Addone, che il Dottore per porre in essere il suo progetto aveva adocchiato sulla Strada di Montereale. E qui bisogna fare un po’ di chiarezza sulla idroterapia, cioè una serie di sistemi di cura basati sull’acqua anche se il successo della terapia non era dovuto soltanto all’acqua ma ai risultati ottenibili sul corpo umano da una serie di stimoli termici (bagni freddi o caldi, docce) e meccanici (irrigazioni nasali, spugnature, impacchi, massaggi con ghiaccio o con sacchetti contenenti patate o semi di lino). L’acqua, infatti, possiede una serie di proprietà maggiori dell’aria quali la maggiore capacità di trasmettere ed assorbire calore e aiutare massaggi sulla pelle con minore sfregamento che all’aperto. Già nell’antichità si esaltavano le proprietà curative dell’acqua che era considerata elemento disintossicante dell’organismo. Per cui le Terme furono importanti sia per i greci che, successivamente, per i romani, anche se si faceva attenzione a pratiche che non fossero troppo invasive. Ma l’idroterapia ebbe una ripresa soltanto alla fine del Settecento in Inghilterra, in Spagna e soprattutto si sviluppò in Germania tanto che con l’acqua fredda si giunse (potrebbe essere una battuta) a curare anche il tifo. Entrò anche nei programmi di insegnamento nelle Università. In Italia il primo Stabilimento Idroterapico si aprì nel Biellese ad Oropa nel 1850 ed il Dott. Federico Gavioli, che aveva effettuato i suoi studi all’Università di Modena laureandosi il ventotto giugno 1858, oltre ad averne avuto conoscenza dai corsi universitari lo avrà avuto anche dalla rinomanza che un tale evento ebbe a quei tempi. Con atto del dieci gennaio 1876 per Notar Grippo Luigi con Angelo Maria Addone, padre della moglie, il Dott.

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Federico Gavioli acquista sulla Strada di Montereale la proprietà del Dott. Federico Falcone e che precedentemente era stata del padre il Dott. Stanislao Falcone; nello stesso tempo svolge la sua attività presso l’Ospedale S. Carlo, sito nella vecchia sede in fondo a Via Pretoria e dal 1869 è anche componente della Commissione di Sanità. A febbraio del 1876 entra in gioco una cosa imprevedibile, cioè la richiesta al Comune, da parte del Dott. Federico Gavioli, di prendere in affitto la Cava di Pietre di Contrada Botte che si riteneva praticamente esaurita e dalla quale in passato erano servite le pietre per buona parte degli edifici di Potenza. Su questo argomento ho già avuto modo di trattare su “il Lucano magazine” nei numeri da Maggio a Luglio/Agosto 2012. Voglio precisare che l’affitto della Cava faceva certamente parte del piano perchè avrebbe garantito il certo quantitativo di pietre per lo Stabilimento che il Dott. Federico Gavioli si riprometteva di costruire alla Strada di Montereale, senza dover attendere le decisioni di altri; in vista di ciò avrebbe fatto lavorare gli operai alle sue dipendenze per accantonare gradatamente il quantitativo di pietre necessario. L’affitto gli viene concesso il trentuno maggio 1876 con la promessa del pagamento di 25 Lire annue ma, in seguito a una serie di proteste da parte di alcuni cittadini, il Comune fu costretto a non perfezionare la concessione. Si passò ad una lunga serie di verifiche sulla reale consistenza della Cava di Pietre. Soltanto dopo due anni il quattordici ottobre 1878 il Consiglio Comunale decide definitivamente la concessione in affitto della Cava al Dott. Federico Gavioli, con un canone aumentato a L. 30 annue, visto che anche a quei tempi i prezzi lievitavano. Dopo qualche anno, da una Delibera Consiliare dell’undici agosto 1881, veniamo a conoscenza del fatto che il Dott. Federico Gavioli ha iniziato i lavori di costruzione di una Palazzina sulla Strada che conduce a Montereale e che il Comune, prendendo spunto dal fatto che “nello istru-


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O IDROTERAPICO mento egli avrebbe acquistato un fondo cinto di mura, con cancello di ferro dalla parte di oriente e settentrione e con i confini indicati, della estensione risultante dal Catasto di soli 3 tomoli, la vendita si sarebbe effettuata a corpo e non a misura”, e che quindi il Dott. Federico Gavioli non aveva diritto di uscire dalla linea di confine indicato nel titolo di acquisto, propriamente con il muro di cinta espressamente indicato. Quindi il Comune, Sindaco l’Avv. Michele Luciani, in considerazione del reclamo di molti cittadini avversi e preoccupati per l’occupazione della Strada Pubblica che conduce a Montereale delibera di emettere un’ordinanza che inibisca il Dott. Federico Gavioli dall’occupare il suolo comunale verso la Strada che conduce a Montereale e nello stesso tempo “lo autorizza ad impiantare le fabbriche del nuovo fabbricato sulla linea segnata dall’attuale muro di cinta che circoscrive e confina il suo fondo dalla parte di oriente e settentrione”. E qui comincia una storia che rappresenta il meglio della burocrazia municipale già da quei tempi: il Dott. Federico Gavioli, che si sente leso nei suoi interessi, non ci pensa una seconda volta e, supportato dai suoi esperti, cita il Comune in Tribunale per l’indennizzo dei danni ed interessi in seguito all’Ordinanza fattagli notificare di non occupare la “Strada Pubblica”. A sua volta il Comune, invece di cercare una soluzione concordata che potesse tener conto anche delle eventuali ragioni del Dott. Gavioli (ed in seguito vedremo che sussistevano), dà mandato all’Avv. Leonardantonio Montesano di difendere gli interessi comunali, riconoscendogli un primo acconto di L.100 per spese legali. Dopo un anno, nel 1882, mentre il Dott. Federico Gavioli è stato confermato per altri due anni nella Commissione di Sanità, il Comune riconosce al suo legale l’Avv. Leonardantonio Montesano un secondo acconto di L. 100 per le ulteriori spese legali, nonché un contributo di L. 2 ad ognuna delle quattro persone che avevano proprietà (dove attualmente ci sono le ex Case

INCIS) e che erano andate a testimoniare in giudizio a favore del Comune. Il ventotto febbraio 1883 viene notificata la sentenza della Procura che vede soccombente il Comune e lo condanna a pagare i danni richiesti dal Dott. Federico Gavioli, salvo non accettare e ricorrere in Appello nel termine di 60 giorni. L’A m m i n i s t r a z i o n e Comunale a questo punto volle sentire il parere dell’Avv. Leonardantonio Montesano il quale, dopo aver evidenziato che da parte sua fu di ben 83 la produzione dei suoi scritti ed aver spiegato le motivazioni del giudizio negativo per il Comune, riferisce che “il Tribunale smarrì la dritta via, quando ritenne che l’Ordinanza, con la quale il Sindaco proibiva qualunque innovazione sul suolo comunale fosse un atto amministrativo e che all’atto medesimo dovesse il Comune rispondere con la rivalsa dei danni” mentre per lui si trattava “di un atto di giurisdizione contenziosa, che viene emesso dal Sindaco come Ufficiale del Governo, non come capo della rappresentanza comunale, donde le conseguenza che il Municipio di quell’atto non potesse rispondere”. Inoltre, visto che la perizia aveva assodato che il Dott. Federico Gavioli non occupava i ruderi dell’antico Casale, bensì lo spazio che intercedeva tra i ruderi medesimi e la linea del giardino, continuò la sua esposizione asserendo che “il Tribunale aveva sentenziato che i ruderi del Casale abbandonati per 30 anni dall’antico proprietario il Dott. Stanislao Falcone e ridotto quello spazio a luogo pubblico, non si poteva dal

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Comune acquistarne la proprietà; la proprietà di quello spazio avrebbe dovuto dimostrare il Dott. Federico Gavioli, mentre il Comune aveva cercato di provare che quello spazio fu sempre strada”. Quindi il Consiglio con Delibera del quattordici aprile 1883 votò per continuare in grado di Appello il giudizio contro il Dott. Federico Gavioli ed affidare la difesa degli interessi del Comune allo stesso Avv. Montesano Leonardantonio che, con successiva nota del ventisette giugno 1883 richiede per le nuove spese della causa un ulteriore acconto di L. 200 che il cinque luglio 1883 gli viene concesso.

NOTE 1 - Gavioli Federico Ferdinando (Novi, Modena 1834 - Potenza 18.05.1896), Medico Chirurgo.


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Dinu Adamesteanu Una biografia in mostra a Policoro

di Margherita E. TORRIO

al 23 marzo, nelle sale del Museo di Policoro, prende l’avvio la mostra “Dinu Adameşteanu. L’uomo e l’archeologo” che, attraverso fotografie e documenti, testimonia, a 100 anni dalla nascita, la vicenda umana, culturale e scientifica dell’archeologo, romeno di nascita, naturalizzato italiano, che fu capace di segnare profondamente la ricerca scientifica e, in Basilicata, il modo di intendere la dimensione ed il valore storico della presenza delle popolazioni locali nell’antichità. Aperta da un convegno che si svolge nelle ore della mattina, la mostra, viene inaugurata nel pomeriggio. Gli interventi dei relatori, studiosi ed amici che conobbero Adameşteanu, segnano i momenti fondamentali delle sue scoperte e, conseguentemente, lo sviluppo del dibattito scientifico. Cosimo Damiano Fonseca, per i rapporti con l’Università, Mertens per i rapporti con

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gli stranieri, Lorenzo Quilici per la creazione dell’Aerofototeca, Lerra per i rapporti con la Deputazione di Storia Patria, Colombo per quelli con la politica, Trufelli per quelli con la Stampa; i contributi, inoltre di Mario Cospito, originario di Policoro, ambasciatore in Romania, quello delle nipoti, segneranno i passaggi fondamentali della sua vicenda. L’iniziativa, voluta dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata del Ministero per i Beni Culturali documenta l’apporto che Adameşteanu diede alla lettura della storia antica della Basilicata. Giunse nella nostra regione, dopo l’esperienza post-bellica a Roma, presso gli Istituti Germanici, e dopo quella in Sicilia, a Lentini, poi a Gela e ad Agrigento, poi in Afganistan ed Israele. Dopo essersi preoccupato di fissare un programma di lavoro, dai vincoli, agli espropri, alla sistemazione museale, alla ricerca sul territorio, aprì a letture che

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ribaltarono l’ipotesi di una colonizzazione greca catapultata sul nostro territorio, secondo prospettive di lettura dettate dalla letteratura antica, comunque di molto posteriore agli eventi rappresentati, con l’intento di creare o supportare una ideologia colonizzatrice. Partendo dalle scoperte dell’Incoronata, le ricerche guidarono invece all’idea di “un fenomeno che si sviluppò su processi più lunghiracconta il Sovrintendente, prof. Antonio De Sienameno canonici, in cui la componente indigena gestì il rapporto, non lo subì. Si rese, infatti, disponibile, per poi arrivare, attraverso un meccanismo di adattamento reciproco, al processo di simbiosi. I rapporti, inizialmente, furono stabiliti in base alla sensibilità ed all’interesse mostrato da parte degli indigeni che condizionarono processi lenti; la ricchezza di materiali nei depositi delle popolazioni indigene fa capire che i capi delle popolazioni locali pretesero certe cose, e per loro l’artigiano greco lavorò sul posto rispondendo a precise richieste e i mercanti portarono oggetti di lusso”. Proprio l’Incoronata rivela quel rapporto di scambio e di relazioni con i Greci in modo particolarmente incisivo perché il sito antico si fermò, irrigidendo quasi fotograficamente la situazione; altrettanto accadde, però, anche negli altri centri, compresa Policoro, che si mostrò alle indagini di Adameşteanu come luogo di immigrazione, dove convenivano genti dall’interno richiamate dalle prospettive di trovare lavoro, favoriti dalle condizioni ambientali, socioeconomiche, sulle quali vennero poi ad innestarsi gruppi potenti di commercianti. La sequenza di foto e di documenti registra, quindi, il lavoro dello studioso, i suoi studi, la famiglia, gli inizi siciliani, l’arrivo ed il lavoro in Basilicata, dove tappa dopo tappa fece riemergere le vestigia di insediamenti

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interessanti. Avvalendosi del sostegno di lucidi ed illuminati sostenitori, sia tra gli studiosi che tra i politici, Adameşteanu passò alla progettazione di strutture capaci di ospitare i materiali delle ricerche in una serie di luoghi importanti, sei Musei Nazionali ( Melfi, Venosa, Grumento, Muro Lucano, Policoro, Metaponto, e sei parchi archeologici (Venosa, Grumentum, Serra di Vaglio, Rossano di Vaglio, Metaponto, Heracleia); passò a riqualificare e ingrandire il Museo Ridola a Matera, dopo la battaglia per l’esproprio del Castello di Melfi, ancora proprietà dei Doria, dove inaugurò nel ’67 le prime sale museali. Il catalogo della mostra, a cura di Salvatore Bianco e Antonio De Siena, edito dalla Scorpione editrice, con traduzioni della dottoresse Teresa Bosco, Hélène Claude Francès e Silvana Gambolò, grafica ed impaginazione di Angelo Todaro raccoglie la documentazione della esposizione. Non va dimenticato anche il lavoro e la ricostruzione della ricca bibliografia del prof. Adameşteanu, raccolta dalla prof. Liliana Giardino. Ora, con la crisi, con il peso dei costi di gestione e la riduzione delle risorse, il rischio è che si debbano chiudere presidi importanti che Adameşteanu aveva fondato o contribuito a fondare. Così afferma il prof. Antonio De Siena: “Il suo progetto fu ampiamente realizzato; fu sua la capacità di fare riferimento a persone che hanno portato avanti le sue ricerche. Lattanzi, Tocco, Bottini, Tagliente, continuarono quel lavoro. Adesso comincia una fase di difficoltà a causa della crisi che riduce i fondi per il sostenimento di quelle strutture. Oggi si va avanti grazie alla generosità dei singoli che lavorano sul campo, a dispetto dei tanti che non credono al valore della cultura ed alla potenzialità espressa da essa in termini di sviluppo”.


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Un pensiero? Dillo con

LE CATERINE

Artigianato, design e sentimenti in una raffinata arte che dall’Italia sta facendo il giro del mondo di Anna MOLLICA

on esse vocaboli e disegni si elevano ad arte, diventano eterni incisi a fuoco su una semplice sfera di legno che diventa sintesi di ricercata eleganza ed unicità di stile. In esse l’estetica si fonde con l’anima dando sfogo ai sentimenti più profondi del cuore che si cristallizzano su originali e bellissimi oggetti. Le Caterine sono nate da poco. Sono il frutto di un’idea di Giorgio Amadei, originario di Roma ma da tempo residente nelle Marche, pubblicitario ed autore di testi, che ha voluto tradurre un suo “sfizio” adolescenziale in un concreto progetto artistico e lavorativo. Munito di una lente di ingrandimento, da ragazzino, si divertiva infatti a bruciare la superficie del legno con un fascio di luce. A seguirlo in questo

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percorso è Riccardo Maniscalco, scenografo e decoratore pittorico, anche lui romano e naturalizzato montemurrese, paese in cui ha trovato una nuova famiglia e creato una tutta sua. Amici dai tempi del Liceo Artistico, entrambi creativi hanno deciso di unire le rispettive arti per dare impulso ad un progetto che sta prendendo sempre più spazio nelle loro vite e procedendo parallelamente alle loro originali attività. E che ha richiesto, prima della messa in opera, una lunga fase di preparazione per stabilire la foggia, il materiale da utilizzare e il tipo di decorazione allo scopo di determinarne le caratteristiche. La Caterina è una sfera di tiglio massiccio, legno profumato, dalla facile malleabilità, di colore chiaro e con venature tenui indispensabili per una buona leggibilità della scrittura. E’ in sperimentazione anche il legno d’ontano. La sfera viene levigata e lucidata, poi decorata con il pirografo che intaglia a fuoco gli scritti e i disegni. Questa è la parte più delicata di un lavoro che richiede precisione estrema, onde evitare sbavature, e tanta maestria al fine di esaltare la bellezza estetica delle parole cesellate sul legno. Ovviamente per la loro realizzazione è necessaria la collaborazione di chi commissiona le Caterine, un lui o una lei, che sceglie

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liberamente cosa far incidere, una poesia, un brano di una canzone o di un libro, propri pensieri. In questo modo il committente diventa, di fatto, coautore dell’opera che, anche grazie a lui, sarà unica ed irripetibile. Ma può scegliere pure la grandezza della sfera. Giorgio e Riccardo le realizzano in tre diverse dimensioni. Esiste la Caterina “Reale” che ha un diametro di 150 mm e consente la stesura di un testo lungo fino a 4.300 battute. C’è poi la “Ducale” che è di 115 mm ed infine la “Cortigiana” detta anche “Galeotta” larga 92 mm che permette di imprimere dalle 1.200 alle 2.000 battute. Ogni sfera viene decorata ai poli con un disegno che, solitamente, è scelto dai due artisti secondo il contenuto del testo. Finito il lavoro, la sfera viene marchiata con un timbro, il nome dell’autore o dell’opera da cui è tratto il testo, un numero di matricola e la sigla dell’artigiano incisore, a garanzia di autenticità ed unicità. Da uno a tre giorni, questo è il lasso di tempo necessario per realizzare a mano un’opera d’arte bella e dall’alto valore simbolico indicata per un regalo prezioso da donare ad una persona speciale con la quale si vogliono condividere pensieri ed emozioni. O da regalarsi perché le Caterine con il loro elegante design riescono ad impreziosire l’arredamento di case ed uffici. In 5 mesi di attività Giorgio e Riccardo hanno ricevuto notevoli consensi ed apprezzamenti dall’Italia e dall’estero, espresse su Facebook e Tweetter. Il loro laboratorio virtuale, il solo che raccoglie le ordinazioni per l’acquisto, ha già realizzato diverse Caterine che, va precisato, non vengono prodotte in nessun altro posto al mondo, solo a Montefeltro. Un’italianità orgogliosamente acclamata anche dal nome scelto che, a loro avviso, tra quelli femminili è il più musicale ed orecchiabile. Ulteriori notizie sulle Caterine si trovano sul sito: www.lecaterine.com.


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L’importanza dei massari nella storia della Basilicata a Storia è un reticolo di eventi in cui si intrecciano i percorsi che ci hanno portato fino ai giorni nostri. Studiarla è un po’ come riavvolgere il nastro del tempo al fine di risalire ai fatti passati, ai motivi che li hanno generati e alle loro conseguenze. Silvio Zotta storico dell’Università “Federico II” di Napoli, originario di Forenza, tra le sue ricerche in ambito sia storico che storico-giuridico, ha voluto studiare una delle figure più autorevoli e caratteristiche della Lucania e di tutto il Mezzogiorno: quella dei massari. A loro infatti ha dedicato studi accurati che ha esposto in un seminario dal titolo I massari dell’area vulturo-ofantina nella crisi dell’inizio del Seicento, lo scorso 31 gennaio presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università della Basilicata, nell’ambito del Dottorato di Ricerca in “Storia dell’Europa mediterranea dall’antichità all’età contemporanea”. Dall’incontro è emerso l’importante passato di questo territorio che, grazie ai massari, si contraddistingueva per prosperità economica. Siamo nel ‘500, la zona è quella che dal melfese si estende fino al Tavoliere della Puglia. Qui, a partire dagli anni ’30-’40, fino a tutti gli anni ’80, si era in presenza di un’intensa attività agricola che – come ha spiegato Zotta – andava ben al di là del fabbisogno locale. La cerealicoltura era praticata a livello estensivo, destinata ai mercati di Napoli e di altre grandi città della penisola. A realizzarla erano i massari di campo, coadiuvati da tantissimi lavoratori che venivano assunti non solo per la coltivazione ma anche per attività di supporto alla stessa. Pensiamo ai sorciari, per esempio, la cui costosissima mansione (addirittura più onerosa dell’intera produzione) serviva a contrastare i topi che distruggevano il raccolto. I massari erano

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figure multiformi. Esistevano infatti i massari di pecore rivali a quelli di campo con i quali dovevano contendersi le estensioni dei terreni indispensabili per le loro rispettive attività. Tra loro non correva buon sangue. Le terre dell’area vulturo-ofantina, grazie all’agricoltura, riuscivano ad attirare grandi capitali, allettati dalle alte rese che potevano raggiungere quote due o tre volte maggiori del valore del capitale investito. I massari di campo avevano creato un indotto che garantiva benessere a tutti coloro che a vario titolo partecipavano all’attività, innanzitutto i latifondisti, i proprietari dei terreni cioè, che beneficiavano delle rendite. In Basilicata, Melfi era il baricentro di questa produzione che, a guardare i livelli, faceva prospettare uno sviluppo crescente e duraturo dell’area. E invece non fu così. A partire dal 1585, infatti, il sistema iniziò a barcollare a causa di una crisi economica che da Napoli si diramò in tutte le provincie del Regno. Espansione demografica, aumento del prezzo del pane affamarono la capitale che prese a guardare alle periferie come serbatoio da cui attingere cibo. L’area vulturo-ofantina fu presa d’assalto dai commissari del Regno che giunsero qui per comprare il grano ad un prezzo politico o, peggio, per sequestrarlo. Il prelievo coatto fu fatale per i massari che, in assenza di introiti, si trovarono privi dei capitali da investire o da restituire ai creditori. Il prof. Zotta ha ricostruito questo segmento di storia locale per dare valore a queste figure che con la loro redditizia e lungimirante attività, hanno tanto inciso nel tessuto economico e sociale del loro tempo. L’evoluzione sfortunata degli eventi non ne inficia l’importanza che si è con-

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fermata anche in altri momenti quando i massari seppero essere esempio di storia civica. Siamo a Rocchetta Sant’Antonio tra il 1603-1609. Cinquanta massari, sostenuti da tutti i cittadini, organizzarono una rivolta pacifica contro il loro barone Ignigo del Tufo incline ad atteggiamenti vessatori ai danni della popolazione in violazione delle norme contenute nelle Capitolazioni. Voleva addirittura ristabilire la servitù della gleba. Convocati in pubblico Parlamento i massari stilarono dodici capi d’accusa contro il barone che fu citato in tribunale a Napoli. La causa si risolse con una certa solerzia, a vantaggio dei cittadini, mentre Ignigo del Tufo, per sottrarsi all’arresto, si rifugiò in un convento francescano della capitale. La suggestiva storia che Silvio Zotta ha racchiuso nel libro Le Capitolazioni di Rocchetta Sant’Antonio è il risultato di un’altra sua ricerca nata, come ha detto il prof. Antonio Lerra, dell’Università della Basilicata, moderatore del seminario e coordinatore vicario del Dottorato, da una profonda passione che ha spinto lo studioso ad “inseguire” le vicende e a ricostruirle con rigore scientifico. In questo caso partendo dallo studio delle Capitolazioni, codice di norme ufficiali, non sempre dovutamente considerato. an.mo.


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La fontana della vita Vorrei essere una fontana, Per erogare in continuazione L’acqua dell’amore. Che è fondamentale per la vita. Senza di lei non ci sarebbe, Ma purtroppo il mio egoismo, M’interrompe spesso il flusso, Che porta alla siccità più assoluta, E divento un deserto privo di ogni soffio vitale. Che rende la mia esistenza arida ed inutile, Vi supplico aiutatemi affinché la siccità, Si verifichi in un modo meno catastrofico, E che con le ricche e abbondanti precipitazioni, Possa germogliare e crescere, nel mio cuore, il germe e il seme dell’amore. Enzo De Lorenzo

Amore diversamente abile Dipinti e poesie di Sandra Mancino ed Enzo De Lorenzo el loro dualismo c’è la voglia di sorridere alla vita. Ad amarla per come è e per come si presenta. Amore diversamente abile è la mostra dove questi concetti sono esaltati in figure e parole. Dipinti e poesie di Sandra Mancino ed Enzo De Lorenzo che hanno rispettivamente scritto e raffigurato la loro anima in opere colme di vero sentimento. La mostra in questa suggestiva duplice veste è dedicata all’Amore, quello puro che nasce dalla profondità del cuore per dirigersi verso distinte direzioni. Amore verso il sacro, verso la persona amata, verso le donne, la natura, gli animali, verso i nostri piccoli borghi. Sono le vie verso la felicità tracciate dalle varie forme dell’Amore la cui forza prorompente nei dipinti della Mancino si evince dalla marcata intensità dei colori. I suoi quadri hanno la capacità di fissare l’emozione di un momento, di intrappolarla nella sua suadente bellezza per poi condividerla con gli altri. E l’os-

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servatore non può non comprendere tutta la potenza di un sentimento che sa riempire il cuore e sublimare l’esistenza umana attraverso la spiritualità dell’invisibile e la materialità delle cose che ci stanno intorno. L’Amore polimorfo è presente anche nelle poesie di Enzo De Lorenzo che nella mostra le ha esposte affianco alle pitture. Nei suoi componimenti sono stati presentati i due volti di un sentimento da cui dipende si, la gioia ma anche il dolore. Una dicotomia che non nasce dall’indifferenza ma dal grado di coinvolgimento che si ha verso la vita la quale spesso pone davanti a dure prove. Come la perdita degli affetti più cari, quelli a cui ancoriamo la nostra vita e che ci aiutano, o come la scarsa sensibilità di una società troppo materialista, chiusa nei suoi ristretti interessi e dunque poco incline a riconoscere la profondità d’animo di chi è diverso solo nell’aspetto. E che percepiamo nei toccanti versi di Enzo i quali nonostante

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descrivano difficili esperienze mai esprimono rassegnazione ma, al contrario, voglia di andare avanti verso un futuro migliore. Una convinzione che lo porta ad alzare gli occhi al cielo per immergersi nella dimensione spirituale della preghiera dalla quale trae forza e speranza. E ad affidarsi a chi generosamente è disposto ad offrire aiuto nelle difficoltà di tutti i giorni. Nel percorso della vita fatto anche di ostacoli le poesie di Enzo indicano l’Amore come il solo strumento potente capace di superarli. Sandra ed Enzo sono stati compagni di viaggio in un mostra allestita fino agli inizi di questo mese nell’atrio del Palazzo di Città di Potenza. Precedentemente erano stati compagni di un altro viaggio, quello a Lourdes dove si sono conosciuti nel Treno Bianco. Le loro comuni convinzioni li hanno condotti a ideare questo progetto artistico divenuto poi una bella realtà. an.mo.


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E U R E K A

Dalla Serie "NOI C'ERAVAMO":

CONCERTO KLEZMER JAZZ PER LA MEMORIA A che serve il passar dei giorni se non si ricordano? (Cesare Pavese)

gni anno, in occasione del mesto periodo riservato alle ricorrenze, affiorano testimonianze ed iniziative dedicate alla "Giornata della Memoria" e "del Ricordo". E torna opportuno "per non dimenticare" commentare tali solennità civili prima e dopo le date stabilite per legge. A tal proposito -tra le tante- singolare l'iniziativa del maestro Paolo Lepore che con la sua Jazz Studio Orchestra ha voluto celebrare il fatidico momento "dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz" organizzando un memorabile concerto di musica klezmer con Frank London, com-

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positore e musicista-jazz americano di origine ebraica. Tra il pubblico in attesa al Nuovo Teatro Abeliano"noi c'eravamo". Per ascoltare il geniale intreccio tra le sonorità di antiche origini europee della musica klezmer e i tipici stilemi del grande jazz americano. E per apprezzare le emozionanti creazioni yiddish (Golem khusidi, Kats un moys, Auram Ben Samuel, Perets tants, ecc) di Frank London. Che è riuscito a trasmettere con la sua tromba il fascino di un patrimonio musicale straordinario : per la particolarità dei tempi dispari e per la ricchezza delle radici etniche (riconosci-

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bile il festoso folk delle culture orientali e zingare). Fascino esaltato, tanto per rimanere nell'ambito del concerto barese, da fraseggi jazzistici e da contaminazioniblues evidenti soprattutto nei frequenti sovracuti degli assolo : lancinanti e rabbrividenti, come le grida di dolore di un popolo oppresso e perseguitato. Tornando però agli eccidi e alle efferatezze umane il discorso ci porta inevitabilmente ad alcune amare riflessioni di carattere storico. Perchè, se è vero che gli stermini di massa ricorrono in tutte le epoche dell'umanità, risulta altrettanto vero che -soprattutto nel


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"Variazioni sui colori del cielo". La voce narrante è di Alessandro Haber.

Novecento- l'esplosiva miscela tra bieche ideologie totalitarie, diffusi rigurgiti nazionalistici e perfida scientificità distruttiva caratterizza il drammatico fenomeno chiamato genocidio. Secondo gli studiosi, con tale termine moderno (1944) viene indicata la sistematica e intenzionale eradicazione, deportazione o esecuzione di "gruppi" di popolazione selezionati sulla base di assurdi criteri di nazionalità, etnìa, razza o religione. Innumerevoli, infatti, le testimonianze documentate sulle mostruosità generate dal "sonno della mente" e dal delirio del potere nel ventesimo secolo. A cominciare dalla strage degli Armeni alle epurazioni sovietiche (holodomor, kulak e gulag), dai massacri cambogiani (khmer rossi di Pol Pot) alle prime pulizie etniche delle foibe fino alle ultime in Bosnia, Ruanda e zone africane in genere. Pertanto, oggi più che mai, la scommessa vincente della civiltà sulla barbarie si fonda sulla perennità delle "memorie" storiche. Anche perchè, secondo una ragionata opinione universalmente diffusa, è assolutamente indispensabile continuare a ricordare le nefandezze umane e, partire proprio da queste, per poter rifondare un futuro migliore da offrire alla comunità internazionale. E' in tale ottica che le ultime drammatiche "scoperte" delle crudetà naziste sugli Ebrei nei lager, pur rinnovando angosce e sgomento, servono allo scopo : "perchè l'orrore non si cancella", come ammonisce il giovane amico di Jacob. Forse l'ultimo testimone di Mauthausen il cui drammatico racconto, qualche anno fa, è stato liricamente elaborato dal giornalista Ugo Sbisà, allestito in teatro con suggestivo simbolismo bergmiano e pacatamente declamato da un commosso Alessandro Haber sulle invenzioni musicali del compositore Biagio Putignano. Anche quest'opera dal titolo "Variazioni sui colori del cielo" (di Mauthausen), come tante altre ispirate

(NuovoAbeliano) Frank London in un vibrante assolo

all'accorato ricordo della shoah e alla tesi "si potranno fermare le guerre ma mai cancellarne le vergogne", ripropone alla civilissima Europa e al "mondo spesso distratto" le loro gravi responsabilità storiche. E trasmette alle coscienze dei Giusti -attraverso il tormento del giovane ebreo sopravvissuto- l'eterno grido di dolore di tutti gli esseri umani brutalmente violentati nel corpo, nella mente, negli affetti e nella dignità. Si pensava, peraltro, che il crac delle vertebre cervicali spezzate dall'altalena mortale sul collo delle vittime fosse il massimo del "divertimento" per le belve-kapò. Ma c'è stato dell'altro e di peggio sotto il cielo di Mauthausen. Purtroppo, la "scoperta" più tragica e sconcertante riportata nel racconto "Variazioni" -e che suscita ancora oggi tanta rabbia e sdegno solo al pensiero- si ravvisa nell'episodio del sinistro compleanno consumato nel lager dal figlio del comandante nazista. Il sedicenne "hitler-jugend", infatti, bieco e cieco esecutore degli insegnamenti di Adolf Hitler ("..la gioventù deve essere brutale, tiranna, intrepida e crudele") non esita a festeggiare l'evento secondo le bestiali ritualità paterne praticate nel campo : e scarica divertito la micidiale pistola-regalo sui prigionieri ebrei schierati per l'occasione. E quando alla fine il gioco mortale finisce, sulla torta nazista del giovane ariano si contano 40 "candeline umane" spente per sempre. Questo è quanto, ma di tante altre inimmaginabili macabre cerimonie del genere sui campi di sterminio non si saprà mai nulla. In constrasto alla feroce e insensata protervia del cinico sedicenne e anche per liberarci l'animo dall'angoscia, purtroppo impostaci dalla verità storica, a ritroso nel tempo voliamo col pensiero in Olanda, verso un angusto retrobottega, ove una coetanea ebrea -forse nello stesso momento delle 40 candeline spentescioglie il cuore alla speranza e affida all'a-

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michetta Kitty, nell'ultimo messaggio, il suo nobile testamento spirituale "...odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità" (15.7.1944). La giovanissima scrittrice si chiamava Annelies Marie "Anne" Frank, oggi per la gente civile e pacifica semplicemente Anna Frank. Ho vissuto l'esperienza di visitare con le mie figlie appena fanciulle la sua ultima dimora ad Amsterdam. Ci siamo inerpicati su una stretta scaletta di legno e abbiamo spinto lo sguardo oltre l'abbaìno. Come faceva lei. Verso un piccolo lembo di cielo azzurro. Ricordo la muta emozione negli occhi lucidi delle mie figlie. Anche la mia. Che si rinnova nell'oggi, ogni qualvolta ricorrono le giornate della memoria e del ricordo. E vorrei chiudere con una personale confessione liberatoria. In illo tempore mi rifiutai di credere alle atroci modalità dell'eccidio degli Ebrei (oggi passerei per un "negazionista") tanto da rimanere completamente scettico quando per la prima volta me ne parlò al Circolo Universitario di Potenza (all'epoca allocato a metà delle scale Rosano, presidente Armando Olivieri) un amico pittore da tutti chiamato "giottino" (credo Gerardo Corrado). Poi nel corso degli anni, dopo personali ricerche, pervenni alla triste e innegabile realtà storica. Scioccante. Al punto che spesso sotto la calda doccia di casa mi capita di pensare allo stato d'animo di milioni di esseri umani sfortunati nella ignara attesa dello Zyklon B. E un brivido strano e persistente mi corre lungo la schiena. Gino Spinelli (luigi.spi@libero.it). Foto: Archivio Spinelli


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Blogosfera di Donato SABINA

econdo gli ultimi dati Istat la Basilicata si colloca nella media nazionale quanto al possesso di un pc, un pò meno rispetto all’accesso alla banda larga (quest’ultimo ostacolato forse dalla particolarità del nostro territorio). Ciò che colpisce maggiormente però è la statistica sull’utilizzo di Internet: un terzo della popolazione totale regionale, dai tre anni in su, naviga tutti i giorni! Un dato che, a ben rifletterci, non sarebbe nemmeno troppo sorprendente, considerando la particolare realtà dei nostri piccoli paesi, dove l’unica attrattiva sarebbe costituita dal computer e da internet appunto. Ma qual è l’uso che si fa di tali strumenti? Sicuramente tra i primi posti ci sono i cosiddetti social network: Facebook in primis e

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poi Twitter. Noi però vogliamo spostare l’attenzione su un altro prodotto, molto meno diffuso rispetto ai precedenti, ma dalle maggiori potenzialità. Parliamo del blog, una realtà che sembra essere passata di moda rispetto ai più rapidi, intuitivi, istantanei Facebook o Twitter. Si tratta in realtà di due cose molto diverse. Il blog (da web-log, ovvero "diario in rete”) è un particolare tipo di sito web in cui i contenuti vengono visualizzati in forma cronologica e che richiede una presenza ed organizzazione maggiore di contenuti in forma testuale: non solo foto, immagini o cinguettii dunque, ma una certa creatività, maggiore organizzazione, più tempo da dedicarci intorno. Curiosando sul web abbiamo scoperto che in Basilicata esiste un numero piuttosto cospicuo di blog, individuali o collettivi, che possono essere monotematici o spaziare sui più svariati campi: Arte e Cultura, Attualità e Notizie, Cinema e Spettacolo, Fotoblog, Hobby e passioni, Viaggi etc.

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Il sito www.blogitalia.it, che compila una classifica con recensioni di tutti i blog italiani (la cosiddetta blogosfera), ne riporta 246, ma ce ne sono molti altri che non sono presenti in nessun catalogo o nessuna classifica. Attenendoci a quella di blogitalia riportiamo i titoli dei 5 blog lucani più seguiti: IlBloggatore, Blog Notes, Il Bloggatore – Cucina, Nikynik photoblog, LAMBARITALIA. In classifica ci sono tanti altri blog dai nomi creativi, divertenti, interessanti, poetici: tra cielo e mandarini, rotondella balconedello-jonio Lo Sciopero di Girasole, CISCOMMETTO, Scritture clandestine, cazzeggionline, solo per citarne alcuni. A partire dal prossimo numero allora inizieremo un piccolo viaggio alla scoperta dei blog lucani, spostandoci per aree tematiche e soffermandoci su quelli che riteniamo più interessanti, senza la pretesa di giudicare nessuno e con il solo scopo di far conoscere questi prodotti, elogiando fin da subito creatività ed impegno dei curatori di tali blog.


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M U S I C A N D O

Arezzo Wave, al C in una dimensione di Carlo CALZA Jr.

ome ogni anno è arrivato marzo e come ogni anno i musicisti di mezza Italia si sono dati appuntamento per quello che rimane il contest nazionale più storico e famoso, l’Arezzo Wave infatti da anni porta avanti i le nuove proposte indipendenti del panorama musicale italiano creando spesso avanguardie e solide rampe di lancio da cui decollare. La selezione lucana dell’Arezzo Wave è gestita da Basilicata Music Net e per la seconda volta si terrà al Cecilia centro per la creatività di Tito (PZ). Anche quest’anno si è deciso di dare la possibilità di suonare a tutti gli iscritti, dividendo la fase di selezione in 4 serate per poi svolgere una quinta serata di finale. Il responsabile Nico Ferri dichiara: “L’anno scorso abbiamo fatto suonare tutti, abbiamo registrato le sensazioni del pubblico riscontrando che l’ambiente dell’auditorium era sembrato un po’ freddo per quanto ottimo; quindi questa volta ci presenteremo in un modo più congeniale alla situazione, innanzitutto si suonerà nella sala Piko, ricreando un’atmosfera da club, poi ci sarà un after party in cui ospiteremo dei DJ lucani attivi in ambito internazionale”. La scorsa edizione ha visto un numero maggiore di partecipanti, tale da rendere necessarie ben sei serate di selezione al termine delle quali si è svolta una finale mozzafiato. Hanno vinto soprattutto il rock e il cantautorato; il primo posto è stato assegnato agli

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Esquelito di Bernalda che poi ci hanno rappresentati alla finale nazionale di Arezzo e non solo. La formazione lucana infatti oggi può vantare numerosi riconoscimenti e concerti in tutta la nazione; attualmente gli Esquelito stanno lavorando in studio di registrazione e di sicuro faranno il tifo per chi quest’anno cercherà di ripercorrere lo stesso loro cammino.

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Fra gli artisti in gara nell’edizione del 2013 avremo qualche nostra vecchia conoscenza come gli Aeguana Way, gli Avast (secondi classificati 2012), i Paraffin, gli Acquatinta e i Basiliski Roots e nuove proposte fra cui Giovanni Telesca e Serena Matù. Come sempre la maggior parte delle band iscritte proviene da Potenza, ma l’evento rimane comunque una buona occasione di


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Cecilia ne nuova

CALENDARIO AREZZO WAVE sabato 2 marzo – ore 21,30 – ingresso euro 5 (inclusa consumazione) BASILICATA MUSIC NET - SELEZIONE AREZZO WAVE KUNJANIWENAH – Potenza SERENA MATU' – Potenza L'ULTIMO ATTO – Francavilla in Sinni (PZ) GIOVANNI TELESCA – Potenza DEAD LAKE – Muro Lucano (PZ) NAMELESS – Potenza a seguire Dj set > DEVASTO (dubstep/drumstep & visual) sabato 9 marzo – ore 21,30 – ingresso euro 5 (inclusa consumazione) BASILICATA MUSIC NET - SELEZIONE AREZZO WAVE AVAST – Venosa THE RANDOM – Matera SINTOBRASS – Lauria (PZ) SANTAEVA – Potenza IPNOTICA – Potenza a seguire Dj set > GRAZIANA DI BIASE (electro dance) sabato 16 marzo – ore 21,30 – ingresso euro 5 (inclusa consumazione) BASILICATA MUSIC NET - SELEZIONE AREZZO WAVE PARAFFIN – Matera AEGUANA WAY – Brienza (PZ) SISMICA – MIGLIONICO (MT) HILLINOISE – Potenza RUNNING MADS – Potenza a seguire Dj set > A&A (IndieNewWaveElectroPunkRock) sabato 23 marzo – ore 21,30 – ingresso euro 5 (inclusa consumazione) BASILICATA MUSIC NET - SELEZIONE AREZZO WAVE BASILISKI ROOTS – Satriano di Lucania (PZ) INDIO E LA SUA STELLA – Potenza JAKE MOODY – Potenza ACQUATINTA – Maratea (PZ) LE NOTE DI CONTRASTO – Potenza a seguire Dj set > FLUCHANKA SELECTA (balkan beat) sabato 30 marzo – ore 21,30 – ingresso euro 6 (inclusa consumazione) BASILICATA MUSIC NET - FINALE AREZZO WAVE Esibizione delle 4 band selezionate nelle serate precedenti a seguire Dj set > LADIES COLLAGE (balkanic, swing and ‘50s ›’60s vinyl)

GLI ALTRI EVENTI DEL CECILIA

scambio anche culturale, infatti dal 2 marzo ogni sabato per un mese vedremo convivere su un unico palco il rock, il reggae, il cantautorato e ogni forma d’arte che i concorrenti vorranno proporre anche in veste di performance. Non ci resta che darci appuntamento ogni sabato dal 2 marzo al Cecilia e che vinca il migliore

Vuoi promuovere il tuo disco o la tua demo? invialo a “Il Lucano Magazine” Via del Gallitello, 89 85100 Potenza lo ascolteremo e pubblicheremo una recensione nella r u b r i c a “RETROCENSIONI” a cura di Carlo Calza Jr.

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venerdì 8 marzo – ore 21,30 – ingresso euro 6 (inclusa consumazione) PINK MOON “Silent Body”, mostra fotografica di Antonia Tricarico Orizzonti diversi : fotografi a confronto a cura di Fiorella Fiore LIBERA VELO in concerto venerdì 29 marzo – ore 22,00 – ingresso euro 6 (inclusa consumazione) GIURADEI in concerto Orizzonti diversi : fotografi a confronto a cura di Fiorella Fiore


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T R A L E R I G H E

I TACCUINI

DI MICHELE TEDESCO I ’

N UN VOLUME SCHIZZI E APPUNTI INEDITI DELL ARTISTA MOLITERNESE ATTIVO IN ITALIA E ALL’ESTERO TRA L’800 E IL ‘900 pesso alle grandi scoperte si arriva per caso. Percorrendo altre vie ci si può imbattere in qualcosa di inaspettato ed importante. E’ successo questo con Michele Tedesco a cui si è giunti mentre si stava lavorando su altro pittore suo contemporaneo, Giacomo Di Chirico di Venosa. E’ stata una scoperta considerevole che ha levato il velo su un personaggio cardine dell’arte lucana e nazionale di cui si sapeva poco e male. Una riscoperta, sarebbe meglio dire, che ha dato impulso a studi che hanno messo in evidenza la diversificata maestria pittorica di Tedesco, considerato come uno degli esponenti di spicco dei Macchiaioli toscani. Ricerche che sono confluite prima nella mostra Michele Tedesco. Un pittore lucano nell’Italia Unita (1834-1917) di febbraio - maggio del 2012, collettiva di suoi dipinti esposta nella Pinacoteca Provinciale di Potenza, ed oggi ne I taccuini di Michele Tedesco, volume che riunisce appunti, schizzi e disegni, preziose fonti di informazioni sull’affascinante figura dell’artista moliternese, patriota e cugino di Giacomo Racioppi. Pubblicato dalla Calice Edizioni il volume rappresenta un’ulteriore tappa di un cammino che sembrava concluso. Ed invece grazie al Centro Annali per una Storia Sociale della Basilicata “Nino Calice”, sempre dedito al recupero della vita e delle opere dei talenti lucani passati, lo studio, come una reazione a catena, continua a far emergere tasselli di un mosaico dagli inediti contorni. Lo stanno componendo due meticolose ed appassionate studiose Isabella Valente, professoressa di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università “Federico II” di Napoli e Palmarosa Fuccella docente e membro del Centro Annali “Nino Calice”. Sono la mente e il cuore della precedente mostra e dell’attuale volume, quest’ultimo nato dopo che fu loro mostrato una vecchia scatola rossa contenente quello che, subito, si capì essere l’universo nascosto di Michele Tedesco. Diciotto tac-

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cuini e due libri di preghiere in cui erano racchiusi l’anima e i pensieri di un uomo estremamente colto, attento osservatore della realtà che riproduceva, prima ancora che nei dipinti, sui suoi inseparabili taccuini. Su di essi annotava tutto ciò che per lui era degno di rilievo. Disegni e appunti dei luoghi che visitava in Lucania, in Italia e all’estero. Mete che gli hanno consentito di alimentare una conoscenza che spaziava dalla letteratura, alle lingue straniere, all’architettura fino alle curiosità del momento. Tutto documentato nei suoi taccuini dove ritroviamo volti e caricature di personaggi noti e meno noti, reali o di fantasia, figure di animali, perfette riproduzioni di opere d’arte che ammirava nei tanti musei che visitava. E poi paesaggi, città, paesi e monumenti dei quali evidenziava l’aspetto originale, il particolare che solo un animo sensibile come il suo riusciva a cogliere. Tramite la matita dava vita ai suoi pensieri che prendevano forma in bozzetti che sarebbero diventati le sue magnifiche opere, e in scritti messi giù proprio come appunti. Poesie, brani di libri famosi, ma anche suggerimenti per comportamenti di vita quotidiana, come pulire le cravatte di seta per esempio. Curiosa è una pagina sulla quale Tedesco, che era mancino, ha scritto prima in orizzontale e poi in verticale in maniera perfettamente leggibile. In molti casi comunque non è stato facile

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decifrare la sua scrittura. Studiando i taccuini si ha l’impressione che all’artista non sfuggisse nulla. Intellettuale moderno è stato, inconsapevolmente, biografo di sé stesso e fonte documentaristica di notizie storiche, artistiche ed architettoniche da cui emergono, peraltro, le sue vaste conoscenze in ambito sociologico, antropologico ed etnografico. I taccuini sono datati tra il 1853 e il 1897. Seguendo precisi criteri codicologici, ogni pagina è stata numerata, ordinata per data e schedata. Laddove è stato possibile le due studiose sono riuscite a risalire anche alla fonte bibliografica a cui si é rifatto Tedesco per stilare alcuni bozzetti. Il volume, a tiratura limitata, è di tela blu e avorio mentre la carta è di canapa. Una foggia voluta per riprodurre la stessa dei taccuini il cui studio ha permesso di esplorare il mondo introspettivo di Michele Tedesco sotto più aspetti. Sul piano prettamente artistico, poi, da essi si è riuscito a capire anche il momento del passaggio dallo stile pittorico a “macchia” a quello neogreco, caratteristico di un temperamento a cui piaceva sperimentare nuovi approcci. I taccuini sono visionabili presso la Casa Museo “Domenico Aiello” di Moliterno dove sono in esposizione permanente. E per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.tedescoinmostra.it an.mo.


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“POLITICAZZI” I L NUOVO LIBRO DI VIGNETTE DEL GIORNALISTA WALTER DE

STRADIS

di Rosa SANTARSIERO

allora, siccome non sono buono a scriverle, queste benedette prefazioni, mi limito a raccontarvi di Walter per come lo conosco: un vulcano, un ottimo giornalista e un instancabile produttore di satira, scritta e disegnata. (…) Allora, se volete gustare appieno le capriole di questo agevole libello, fate come me: mettete da parte i manuali di disegno accademico e le cazzate di chi ha la presunzione di insegnarvi ciò che nella satira sia oggettivamente bello e ciò che non lo sia, e divertitevi, sinceramente, appassionatamente, come ho fatto io». Con queste semplici frasi, Giulio Laurenzi, noto vignettista, introduce il nuovo libro del giornalista e direttore del settimanale Controsenso Basilicata, Walter De Stradis. L’opera si chiama “Politicazzi”, una parola che sbeffeggia il ben più accomodante titolo “Politicacci”, ed è edita dalla Arduino Sacco. Si tratta di un lavoro che rompe gli schemi rispetto alle precedenti fatiche letterarie del giornalista potentino, poiché trattasi di una singolare raccolta di vignette satiriche sulla politica nostrana e non. È come se il lettore venisse sapientemente guidato in un crescendo di ironia e amara riflessione. Il manuale, infatti, è diviso in tre parti: si inizia con la “Politica nazionale”, fino ad arrivare alla “Politica lucana” e al capitolo “Varia umanità lucana”. Quest’opera raccoglie il meglio delle vignette pubblicate, negli anni, sul settimanale che De Stradis da tempo dirige, più una serie di inediti. È il cosiddetto stile “fresh” ad animare i lavori dell’autore. Si tratta, infatti, di vignette assolutamente estemporanee, realizzate con penna, matita o acquerello, ma senza l’ausilio di alcun supporto tecnologico. Ci vuole davvero poco tempo per divorare l’intero libro, ma, il ghigno sul volto, sicuramente vi accompagnerà durante la fase della lettura, e non solo. Senza contare che quelli con qualche anno in più potranno ricordare i bei tempi andati, o rievocare i volti dei politici di una volta, le facce di chi oggi è finito, inevitabilmente, nel “calderone dei rottamati”. È lo spirito del «Mi scappa una vignetta» a guidare la mano e il tratto di questo autore: «La passione per le vignette mi accompagna da una vita. Ricordo che sin dai tempi delle elementari, medie o del liceo,

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scarabocchiavo sui banchi qualche caricatura improvvisata del Prof o del compagno di turno. Disegnavo vignette e caricature anche durante il militare, solo che, in quel caso, tutta questa vena satirica mi è costata qualche licenza in meno…». “Politicazzi” è acquistabile attraverso il sito internet della casa editrice: www.arduinosacco.it, sui maggiori siti internet di libri, oppure, è possibile ordinarlo direttamente in libreria.

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M E L T I N G

P O T

TMS OVVERO I NUOVI CONFINI DELLA LOTTA ALLA DEPRESSIONE di Raffaele PINTO

e l’AIDS è l’emergenza medico-sanitaria della fine del XX e degli inizi del XXI secolo, il corrispettivo medico-psicologico di questa nuova peste è un’oscura ed ancora non ben definita patologia che non possiamo non indicare se non in lettere tutte maiuscole: parliamo della DEPRESSIONE. Inutile nascondersi dietro ad un dito: la depressione è realtà troppo e troppo ben diffusa tanto nelle periferie che nei dorati centri storici, tanto nelle campagne apparentemente paradisiache che nelle città infernali, tanto nelle catene di montaggio operaie che tra le scrivanie lucide e profumate del mondo bancario e finanziario, tanto tra le professioni di frontiera (assistenti sociali, poliziotti, preti, insegnanti, etc.) che tra le più tranquille mura domestiche (le casalinghe ne sanno qualcosa). La depressione è un male silenzioso e tremendo che ha, sulla nostra psiche, lo stesso effetto devastante che un tumore può avere sul nostro corpo: non c’è luogo dove ci si possa ritirare (che so, un eremo, una trappa, un deserto mediorientale) nel quale si possa ritrovare serenità, equilibrio ed armonia; ed in quanto a rimedi galenici e chimici, chiunque abbia sofferto seriamente del problema può dire che danno poco o nessun sollievo. Certo c’è la psicoterapia e si sono anche metodiche di autocontrollo che possono dare qualche risultato ma nel complesso ogni nuovo ritrovato viene accolto dalla gigantesca platea dei sofferenti del problema come una vera manna. Ad esempio, i quindici milioni di americani che soffrono di depressione hanno accolto con vera gioia (e qualcuno forse con esalta-

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zione pura) una nuova tecnica immessa nel mercato dalla Neuronetics, una interessante società di ricerca biomedicale di Filadelfia guidata dal brillante CEO (Chief Executive Officer) Bruce Shook. Ebbene, la geniale azienda americana ha introdotto una nuova metodica di stimolazione cerebrale antidepressiva detta TMS (transcranial magnetic stimulation ovvero stimolazione magnetica transcranica) che consiste nello stimolare la produzione, da parte del cervello, di sostanze chimiche che modificano in meglio lo stato d’animo (o volete chiamarlo umore?) del paziente. Duecento tra ospedali e studi medici privati hanno già acquistato il macchinario che consente, in una semplice sessione di quaranta minuti, di offrire una lunga copertura di benessere mentale al paziente che soffre di depressione. Non bisogna ingurgitare niente, non si viene sedati o anestetizzati, si può guardare la televisione, leggere o ascoltare m u s i c a : insomma è un po’ come andare dal parrucchiere ma con la differenza che

invece di cambiare la pettinatura, la macchina ci cambia la vita. Economica certo la cura non lo è: il ciclo completo di trattamenti arriva ad ottomila dollari che è più o meno il costo di una buona Buick di seconda mano: con la differenza che la guida di una Buick, in stato di depressione, è inutile e pericolosa mentre ritrovare il controllo della nostra vita non ha prezzo.


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D O L C E & S A L A T O

IL SAPORE NEGLI OCCHI di Carla MESSINA

a notte è come una mozzarella, due bocconi ed è finita! Quante volte avete detto cose inverosimili ed astratte per rendere paradossalmente, più a portata di mano un concetto altrimenti incomprensibile per un bambino; a volte, difronte alle paure più comuni come quelle del buio, della notte, dell’armadio, dei fulmini o dei tuoni, abbiamo dovuto trovare giustificazioni plausibili che dessero un po’ di tran-

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quillità a piccoli temerari pronti a crollare al solo fischio del vento. Il bisogno, la necessità, di essere protetti rispetto all’infinito ci rende tutti più fragili soprattutto se in gioco ci sono dei bambini. Ho sentito le cose più strane crescendo, tipo: “Se fuori c’era un temporale di quelli con tuoni e fulmini, vedevo accorrere mia nonna sotto il tavolo, li dove avevo trovato rifugio che mi diceva: Guarda che è Gesù che sta scasando (Traslocando), ogni tuono era un mobile che veniva spostato, ogni fulmine la luce che veniva accesa e spenta dalla sacra famiglia durante il trasloco. Così osservavo il cielo, immaginavo questa enorme dimora con spazi infiniti, completamente adagiata al di là delle nuvole. I cartoni animati non erano certo di aiuto, così crescevo con negli occhi questi immensi castelli al di là del cielo. Tutto ciò che mi circondava aveva una realtà parallela fatta di tutto ma soprattutto ricca, troppo ricca, di una smodata fantasia. Così la notte diventava una mozzarella, piacevole e gustosa da assaporare, dalla breve durata di cui non aver paura!”. Siamo pronti a raccontare qualsiasi cosa ai bambini, così, un boccone diventa un aeroplanino, un colpo di tosse ti costringe a guardare la vecchina che chissà per quale motivo cammina sospesa per aria al disopra della testa etc. etc. Insomma, ogni espediente è buono per rendere più convincente la


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65 nostra tesi. Credo sia giusto analizzare questo atteggiamento anche dal punto di vista alimentare. Innumerevoli sono gli espedienti per convincere i più piccoli ad ingerire soprattutto alcuni alimenti che non godono di grande simpatia. Così è nella tradizione Lucana il tentativo, spesso fortunato di anziane donne per far mangiare ai più piccoli le cose più ardite; questo soprattutto per cultura o meglio per mancanza della stessa, si aveva in uso l’abitudine di far portare alla bocca qualsiasi cosa, a prescindere dall’età. Così spesso si assaggiavano cibi che andavano dalla carne ben condita, alla verdura con un po’ di piccante, alla pasta asciutta, fino a far bagnare le labbra con il vino. Tutto normale se a fare tutto ciò non fossero stati piccoli di pochi anni. Ovviamente non si fa riferimento ad abitudini estreme ed eccessive; nulla di tutto ciò; la saggezza delle donne le ha portate negli anni anche a studiare metodi e mezzi per somministrare ai bambini alimenti poco amati come il minestrone, il pesce, le verdure in genere, i legumi e questo a tutto svantaggio, si fa per dire, dei dolciumi e di tutte le leccornie amate dai più piccoli. Qualche anno fa, trovandomi per motivi diversi a frequentare la cucina di un asilo, ebbi modo di appurare tale ingegno; le donne più giovani addette alla preparazione dei cibi avevano grosse difficoltà a far mangiare ai bambini alcuni alimenti tanto è che diverse furono le rimostranze di alcuni genitori per il disservizio. Tuttavia le responsabilità non erano attribuibili al mancato servizio, ne’ al disimpegno. La difficoltà delle maestre era umanamente tangibile. Non c’era verso di far mangiare ai più piccoli ne’ il pesce, ne’ alcune verdure, quasi al limite, tanto che, addirittura, venne messo a rischio l’appalto aggiudicato alla stessa cooperativa da parte del comune. Ed ecco arrivò un colpo di spugna o, meglio, un colpo di genio. Arrivò in cucina una delle decane della cooperativa, prossima alla pensione ma soprattutto nonna di ben cinque nipoti; avanzò una proposta, per molti discutibile ma per la maggior parte degli addetti plausibile, un tentativo da fare. Suggeriva di fare un unico impasto di patate e merluzzo senza spine, condito il tutto come normalmente si fa per il timballo, per ottenere delle crocchette che dessero l’impressione ai bambini di mangiare uno degli alimenti da loro più amati; ed invece, quelle davanti a loro erano in realtà crocchette molto speciali; Si fece il tentativo, fu un enorme successo, i bambini mangiarono con gusto e senza fare storie, anzi lo stesso è diventato poi uno dei piatti forti della mensa. Tutto ciò per dire che, a volte, molto dipende da come si presentano le cose e nel caso specifico degli alimenti, dal gusto che si riesce a dare; ci vuole un po’

La ricetta... Le Polpette Fritte Ingredienti: Carne di vitello macinata, uova, sale e pepe qb. prezzemolo, aglio, formaggio grattugiato (Pecorino), latte, mollica di pane, olio extra vergine d’oliva o un buon olio di semi per una frittura leggermente più asciutta, come preferite. Per la impanatura, uova, pane grattugiato. Procedimento: In una terrina mettete la carne macinata e un poco per volta andate ad incorporare, delle uova, del formaggio grattugiato, sale e pepe qb. Iniziate ad amalgamare il tutto, proseguite aggiungendo della mollica di pane che avrete prima sfarinato con le mani, aggiungete poi un trito di prezzemolo e dell’aglio tagliato in piccoli pezzettini, irrorate il tutto con del latte ma senza esagerare, amalgamate il tutto fino ad avere un impasto compatto ed omogeneo. Lasciate riposare affinché il tutto si insaporisca; nel mentre in una terrina sbattete un uovo e su una superfice piana versate del pane grattugiato. Proseguite con il realizzare delle polpette di media grandezza o come le preferite; passatele prima nell’uovo e poi nel pane grattugiato, ottenendo così una bella impanatura. Intanto avrete messo in una padella abbondante olio di semi che raggiunto il punto massimo di calore sarà pronto per immergervi le polpette. Quando le stesse saranno diventate color oro potrete toglierle dal fuoco e potrete metterle in un piatto di portata magari con sotto un foglio di carta assorbente per l’olio in eccesso. Servitele ben calde. E’ un piatto così godereccio che qualsiasi parola in più sarebbe superflua... Buon appetito!

di sforzo per rendere alcune cose appetibili ma non bisogna avere paura di sbagliare. Sicuramente il test con i bambini è una bella prova d’esame e questo per diversi motivi che vanno dal punto di vista medico scientifico, all’ evoluzione del gusto nelle diverse fasi di crescita, ai capricci, per farvi parte ai quali vale in racconto di una storia. Le nonne sono una bella fonte di conoscenza, in merito alle tradizioni Lucane non era del tutto sbagliato far assaggiare di tutto ai bambini ovviamente con delle regole e dei limiti ben precisi, però con la consapevolezza che tutto era possibile soprattutto in rapporto al gusto. Infatti come diceva mia nonna: “ Dove c’è gusto non c’è perdenza”!!! ( Dove regna il gusto non si perde nulla, va

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tutto bene!!!) Di seguito vi riporto una ricetta di cui sono ghiotti soprattutto i bambini ma che è molto amata anche dagli adulti, “Le Polpette”. Sicuramente sono una ricetta che accomuna tutto il territorio Italiano ma che qui in Basilicata con alcuni ingredienti tipici del Territorio diventano un piatto unico ed inimitabile, e questo sempre in virtù del discorso che fondamentali sono sempre le materie prime con cui si va a realizzare un piatto!!! Le polpette possono assumere diversi volti, da quelle al sugo, a quelle alla pizzaiola o in agro oppure al forno. Ovviamente questi sono i metodi classici ma potete dare sfogo alla vostra fantasia in merito alla realizzazione, come più vi piace. Di seguito riportiamo il più classico dei classici.


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“UNA VOLTA L'EBBREZZA SARAI DI NU PER TERRA A GUARDAR

di Arsenio D’AMATO AUTUNNO – ANCORA PRIMA - 2012 Da un po’ non mi spiegavo una cosa: all’improvviso ero geloso del suo spazio e del suo tempo e non lo ero mai stato. Era come se, di colpo, pretendessi un rapporto esclusivo e totalizzante. Da quando avevo una compagna, da qualche parte che mi aspettava, non riuscivo a condividere Maria Assunta con nessuno. Negli anni passati ero stato complice e testimone di un suo flirt importante finito male. Più per me che per lei, però, che, francamente, speravo si sistemasse. Ero devastato, a bocce ferme, dall’immagine di lei che giaceva con quel tipo. L’avevo lasciata fare poiché le riconoscevo il diritto di farsi una vita, ma soprattutto perché non riuscivo a dirle della mia convivenza. Avendo poi accettato l’incarico ero stato costretto a raccontarle tutto – anche in previsione di un eventuale arrivo ad Acerenza della mia compagna. Da quel momento avevo scatenato l’inferno. “Quando una ragazza diviene facile? – ripeteva ironica Quando ama una persona impegnata… No? Quando vive il sesso senza pregiudizi e ipocrisie… Quando tradisce… Quando passa da un flirt all'altro… Una donna è facile quando è accomodante, mite e non pone problematiche noiose, pesanti e fastidiose alla persona che gli sta attorno da sei anni”. Io la guardavo inerme, aspettando che la sua furia calasse d’intensità. “Rispondimi – continuava lei – dimmi che non sono niente per te… dimmelo in faccia e non mi cercare più! Una donna facile è come l'uomo facile! Un uomo facile è come una donna facile! L'uomo è come la donna e la donna è come l'uomo”. Aveva ragione, ma cosa ci potevo fare se mi piaceva stare con lei nonostante avessi altri impegni? “Mandami a fare in culo – sbottava – che gli addii vanno strillati. Con porte sbattute e telefoni muti. Con

nessun contatto fisico e sensuale che, in caso contrario, si chiama “arrivederci”. Ed è un’altra cosa. Stronzo!”. Era un quadro dove non esistevano più le proporzioni. Gli eventi impaurivano i personaggi che volevano uscire dalla tela sbilanciando la natura. Preso, allora, qualche colore e un pennello ridisegnavo alcune forme, come si fa quando si vogliono aggiustare le cose e hai gli attrezzi giusti. Ora i personaggi erano più piccoli, i ragazzi meno colorati e meno scrutatori ed il quadro era più armonioso. Ma il rosso ed il nero prevalevano. Troppo rosso. Troppo nero. Troppo rumore. Troppo casino. Le cose, fatalmente, cambiano quando meno te lo aspetti. Era una sera di agosto, fresca e inaspettata. Non pensavo che, proprio quella sera, avrei vissuto qualcosa di sorprendente. Qualche settimana prima Maria Assunta mi aveva parlato del discusso autoritratto di Leonardo da Vinci, conosciuto anche come Autoritratto di Acerenza, custodito presso il Museo delle Antiche Genti di Lucania a Vaglio di Basilicata. Il dipinto apparteneva ad una famiglia di Acerenza. Era stato ritrovato solo nel 2009, a Salerno, da Nicola Barbatelli, storico del Gran Priorato d’Italia. Molti studiosi e ricercatori concordavano sul fatto che l’opera ritraesse Leonardo da Vinci, altri, che fosse il frutto di un autoritratto dello stesso Leonardo; gli scettici, che fosse opera del Vasari. Quella sera, dunque, mi aveva invitato a visitare il museo. Avevo accettato, che la cultura è cultura e davvero m’interessava, e poi sapevo come andava a finire: conoscevo la di lei verve post-artistica… sapevo che avrebbe sprigionato un pathos impastato ad una sorta di immedesimazione con l’arte. Sapevo che sarebbe stato un trionfo dell’estasi di un corpo a corpo con

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Le vicende e gli eventi raccontati in questa storia sono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggi e realmente esistiti, o fatti veramente accaduti, hanno esclusiva funzione narrativa.

M.A.! Quando mi venne a prendere non mi salutò neppure. Era ansiosa di vestire i panni della critica d’arte tanto quanto io ero desideroso di farglieli svestire e non solo metaforicamente. In macchina non parlava d’altro ed io ero notevolmente in secondo piano. Poco prima di arrivare al museo di Vaglio un cinguettio le segnalò l’arrivo di un sms. Guidando rispose veloce. Un sms striminzito. Non guardavo, ma avrei voluto strapparle il telefono dalle mani. Aveva risposto si? No? Ok? Decisi di non pensarci più. Il quadro era stato sottoposto a prove tecnico-scientifiche e alcuni risultati, come l’assemblaggio delle tavole e l’uso della sanguigna, sembravano riportare alle tecniche utilizzate da Leonardo, ma non solo: le proporzioni del profilo 3D coincidevano con quelle tramandate da Francesco Melzi, quindi, chi aveva realizzato il dipinto era a


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LTA AVER PROVATO ZZA DEL VOLO, QUANDO NUOVO COI PIEDI RA, CONTINUERAI DARE IL CIELO” Seconda Parte

(LEONARDO DA VINCI)

conoscenza delle esatte proporzioni del volto del Genio. Il mio interesse, dato il finale già scritto, aumentava e la curiosità gareggiava con il desio di fuga per vedermela distesa a fianco e non solo… Due misteri rendevano il quadro ancora più interessante. Sul retro della tavola, era presente una scritta in latino, PINXIT MEA, che, secondo indagini scientifiche, aveva lo stesso tratto utilizzato dall’artista nel Codice Atlantico. E, infine, l’impronta digitale che compariva sopra la parte laterale, in prossimità della piuma, era compatibile con un’impronta trovata su un altro famoso lavoro dell’artista, la Dama con l’Ermellino. Quando entrai nella stanza del dipinto, insieme a lei, provai una sensazione di inquietudine, la stessa che avevo avvertito qualche anno prima dinanzi alla Gioconda, custodita al Louvre. Non sono in grado di

dare un giudizio tecnico, ma l’ambiguità dello sguardo, la potenza magnetica delle ombre, il fascino di quella luce che solo Leonardo sapeva riportare, mi riconduceva, inevitabilmente, a quel momento trascorso nel museo parigino. L’Autoritratto di Acerenza faceva emergere quegli abissi che nascondiamo durante il quotidiano; sembrava chiamarmi da un mondo lontano e misterioso, da una terra ottenebrata. E mentre abbassavo lo sguardo, mi restava l’eco di una forma d’arte dal fascino ineffabile. Mentre studiosi ed esperti si scontravano sulla veridicità del lavoro, Leonardo, con quel suo sorriso inafferrabile, faceva parlare ancora di sé, lacerando ogni forma di certezza. Mi faceva pensare, quasi, che anche la scienza possa essere inesatta. Che fosse stata anche questa un’abilità del Maestro? Di fronte a cotanta bellezza ed altrettanto mistero mi sentii una nullità. Mi sentii ancora più piccolo di un granello di sabbia. Avevo paragonato certe situazioni ad un quadro e avevo sistemato le cose, ma lì era stato facile. Avevo alzato il pennello e avevo preso le proporzioni della vita. Ora, ironia della sorte, stavo per rendermi conto di non avere gli strumenti adatti per cambiare nemmeno una virgola di ciò che sarebbe stato. All’uscita mi disse: “…ti dispiace se Canio viene con noi? Sai è stato lui a regalarmi tante notizie e tante informazioni sul quadro. Andiamo a mangiarci una pizza o a bere qualcosa…”. Ma chi è Canio? Che cazzo vuole? Che cosa centra? Questo avrei voluto dirle, ma mi limitai a pensarlo. Ora le persone importanti erano più piccole, quasi minuscole; il rosso ed il nero prevalevano nuovamente. Troppo rosso. Troppo nero. Troppa luce. Troppo disordine. Le cose, fatalmente, cambiano quando meno te lo aspetti. L’sms di prima proveniva da lui. Lo

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raggiungemmo, tornando ad Acerenza. Maria Assunta parcheggiò e scendemmo. Canio arrivò subito. Salimmo sulla sua auto, una Golf nera. Io davanti e M.A. sul sedile posteriore. Dopo un po’ di giri finimmo la nostra corsa in un bar. Avrei voluto scappar via, ma mi limitai ad andare nel bagno e poi a pagare il conto. Quando tornai, furtivamente, al tavolino li colsi a parlare ancora del quadro: “…i miei elogi – stava dicendo Canio – vanno anche ai proprietari dell'opera. Inizialmente, infatti, credevo che ci fosse un loro interesse economico dietro la volontà di attribuirla al Genio fiorentino. Non è così, però, tant'è vero che hanno concesso gratuitamente al Museo delle Antiche Genti di Lucania a Vaglio Basilicata di custodirla e mostrarla al pubblico senza costi aggiuntivi rispetto al regolare biglietto d'ingresso…”. Era palloso! All’improvviso detestavo Leonardo e tutta l’arte connessa. Disprezzavo gli antichi misteri e i nuovi legami nella scoperta di un ritratto del genio ad opera dell’ordine dei cavalieri templari. Odiavo i nuovi incastri sul mistero dei mille volti di Leonardo e sui suoi viaggi nel Sud Italia. Perché distoglievano M.A., la mia scoperta, dal suo compito nei miei confronti. Mi sedetti e ascoltai. Nessuno dei due si accorse del mio silenzio. Pensarono, probabilmente, fossi assorto all’ascolto di quelle puttanate. Volente o nolente dovevo seguire. Scoprii che, dal 2004, Nicola Barbatelli, Gianni e Raffaello Glinni ed il regista televisivo Fabio Tamburini cercavano Pitagora, tracce di confraternite di dottrina pitagorica nel Sud Italia, in Basilicata. E dopo cinque anni, la ricostruzione della regola di geometria aurea e il ritrovamento di un busto ligneo, avevano ritrovato Leonardo da Vinci. Un segno del destino. I templari e Leonardo da Vinci nuovamente insieme. Nello stesso


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L O O K A N I A

viaggio. Forse alla ricerca delle stesse verità. Dan Brown avrebbe scritto un nuovo romanzo per molto meno. Avrei voluto sparire, ma fui colto di sorpresa quando, usciti dal bar, mi riaccompagnarono a casa. Vedere, poi, M.A. che, aperto lo sportello, passava dal sedile posteriore a quello anteriore, mi levò ogni dubbio. Lei sarebbe potuta scendere assieme a me. Abitavamo poco distante. Non rientrai, mi appoggiai a un’auto parcheggiata e le inviai un sms. “…parlo di donne facili come se fossero delle prede, senza andare oltre. Cosa t’importa in fondo d’essere considerata una donna facile? Lascia perdere, una donna facile altro non è che un casanova al femminile. Un uomo intelligente capisce se una donna tradisce perché è stupida o perché è fragile, confusa e forse anche innamorata. Un uomo vero non fa distinzioni tra una donna facile e una seria, piuttosto fa distinzioni tra una donna sciocca e ignorante ed una donna colta e intelligente”. Non ricevetti, ovviamente, nessuna risposta. DICEMBRE 2012 Da quella sera c’eravamo rivisti una volta di pomeriggio, che era il mio compleanno e un’altra volta che era venuta a prendermi di notte. “Ciao. Come stai? Sono in giro. Ti va di vederci? Potremmo “anche” andare a bere qualcosa… Your M.A.”. Dopo un sms così, cosa avrei potuto fare? Non si parlava di Canio, che non si poteva, lei non voleva. Distrattamente mi diceva che non faceva per lei, che non era il suo tipo e che non le interessava, ma immaginavo, conoscendola, che si vedevano. A Natale presi la mia roba e lasciai la casa della mia compagna. L’avevo sorpresa al telefono col suo ex marito. Avevo approfittato di un pretesto, anche se piuttosto grave, per mollarla. Non vedevo l’ora di tornare ad Acerenza per spazzare via Canio e mettermi ufficialmente assieme a Maria Assunta. Mentre correvo, scivolando sull’a-

sfalto gelido, pensavo a lei che non aveva nulla in comune con la donna che avevo appena lasciato e, ascoltando, distrattamente, le canzoni che passava la radio, la vedevo già sorpresa del mio arrivo ed entusiasta della mia irruzione nella sua vita. 26 DICEMBRE 2012 Era il mattino del giorno di Santo Stefano, le strade erano deserte e mia nonna mi aspettava. Nel pomeriggio o, al più tardi, la sera stessa avrei rivelato le mie intenzioni a M.A. e le avrei vietato definitivamente di vedere Canio. Avevo deciso che non le avrei dato tempo di metabolizzare o analizzare. Anche quando avevo torto, avevo ragione ad aver torto e, allora, chiodo scaccia chiodo. Via quel Canio e vita intensa assieme a me. Stavo per cominciare una vita nuova, con la donna che volevo, abbandonando un mondo che conoscevo per entrare in quello che sapevo meglio. Ero eccitato. Non vedevo l’ora di vedere M.A. e di dichiararle il mio definitivo amore. Arrivai ad Acerenza gonfio di pensieri come una zampogna. Era inevitabile che pensassi ai trascorsi di M.A., però, a questo punto, tutto era deciso. Pensavo che, anche per l’universo femminile, una è facile solo e semplicemente per il fatto che "ci sia stata" senza essersi poi sposata con il lui in questione; se poi lui la sposa va tutto bene, la perdonano! Ma se la storia, per un motivo o per un altro, finisce ecco che lei è una facile! Lei e non lui, perché l’uomo è cacciatore. Triste dire che spesso la “donna facile” fa buona breccia anche fra le donne. Nessuna generalizzazione, ovviamente, ma questo m’insegnava l’esperienza personale. Le mandai un sms, visto che non mi rispondeva al telefono: "…di recente mi è capitato di notare che non ho mai pensato di una donna che sia “facile”, “una poco di buono” o che possa avere una morale discutibile… ognuno ha la sua morale, uomo o donna che sia, ma una donna è più sola quando l'uomo che ha vicino non riesce a leggere nei suoi pensieri… STO TORNANDO ad

Acerenza, ci vediamo dopo pranzo e stasera si esce – disdici ogni impegno!...Your L.". Non ricevetti, naturalmente, nessuna risposta. Avevo buttato il pennello e mi preparavo ad adattarmi alle proporzioni ed ai colori della vita. Ora mi rendevo conto di non avere gli strumenti adatti per cambiare nemmeno una virgola della realtà. Ero a tavola coi miei nonni, reduce dai bagordi gastronomici delle feste, quando mi arrivò un suo sms: “Ciao. Buon Natale. Come stai? Ci vediamo domani? Your M.A.”. Mi girarono le palle e corsi a casa sua – erano le tre in punto - la mamma disse che era appena uscita. Che bizzarra cosa la vita – pensavo – misterioso congegnarsi di implacabile logica in vista di uno scopo tanto futile – senza ripartire – me ne restai lì a pochi metri dalla sua casa e dalla sua macchina vuota. Chissà dov’erano e cosa facevano. Com’erano lontani dalla mia devastazione. Li immaginavo: un groviglio di carne e sudore e umori. Tutto quel calore quieto e voluttuoso ingannava e metteva a soqquadro la mia mente in bianco e nero. I toni grigi imperversavano se immaginavo M.A. che faceva l’amore. Intenta a trastullarsi con un altro uomo. Ora, però, il quadro sfocava, si allontanava, dubitavo che io non fossi più io. Troppo debole quell'amore. Troppo forte la paura del diniego. Che non è tutto spirito limpido e animoso. Forse, come le torce che debbono esser sempre pronte, accese e rispente, così lei trattava me. Mi aveva acceso e mi aveva spento. Gli addii, però, devono essere urlati, agitati, rabbiosi, furiosi. Con porte sbattute in faccia. Con telefoni muti. Con nessun augurio di compleanno. Con nessun sms che ti chiede come stai. Con nessuna foto in fondo ad un cassetto. Con nessuna forma di contatto mentale e fisico. Altrimenti si chiama “arrivederci”. Ed è un’altra storia. Stronza! O.S.T. Il tempo non inganna Malika Ayane


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Lucano

Anno VII numero 3

ANGELO OLIVETO

DA VIGGIANELLO IN PRIMA SERATA RAI Lucano


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sommario 71 L’Ussi, tra i Sassi elegge Agata nel direttivo nazionale

QUEL TRITT LUCANO CH IL TELESCHE di Antonello LOMBARI

72 Eccellenza: L’Az Picerno prende il volo...

74 Angelo Oliveto: il piacere di vederti in prima serata

76 Volley/B2: la De Gasperi contro l’Alzheimer

a Basilicata calcistica alza la testa. E lo fa con un trittico di prim’ordine. Accade in serie A con Gianluca Sansone che da Torino è passato alla Sampdoria, dove ha già trovato miglior “ventura”. L’attaccante di Bella ha già dimostrato di essere tornato ai fasti di Sassuolo, in serie B, ritrovando con Delio Rossi, la forma e i gol che ne avevano decretato il successo con i neroverdi emiliani. Tra i cadetti c’è un altro lucano, Simone Zaza che, ad Ascoli, sta facendosi largo a suon di gol. Inutile dire che il giovane lucano di Bernalda, con cartellino sampdoriano, è già nel mirino dei maggiori club italiani. La triade lucana si completa con Angelo Oliveto. Il giornalista di Viggianello, già noto per i suoi servizi al Tg Tre Basilicata è transitato, già da qualche tempo, a Rai Sport e, da questa stagione agonistica, alla Domenica Sportiva, come inviato. Era dai tempi di Donato Sabia, olimpionico potentino, nell’atletica e di Ciccio Colonnese, calciatore di Cremonese, Inter e Lazio che la Basilicata non esprimeva

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sportivi a livello così elevato. E’ il premio ad una piccola realtà che riesce ad esprimere dei talenti in grado di affermarsi in campo nazionale. Lo stesso discorso vale anche per il giornalismo sportivo. E, in questo caso, il discorso fa ancora più specie, essendo queste postazioni, normalmente occupate da chi vive in realtà vicine ai campi teatro delle serie maggiori. Da un lato il salto, dal fango dei campetti polverosi di casa nostra, al prato verde di Marassi; dall’altro, l’occhio


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USSI, un vertice tra i Sassi elegge Agata nel direttivo nazionale

TTICO CHE BUCA CHERMO

di Giovanni MARTEMUCCI

i è svolto il mese scorso a Matera il Congresso nazionale elettivo dell'Unione Stampa Sportiva Italiana. Matera è stata la sede dei lavori dei giornalisti sportivi che hanno riconfermato come nuovo presidente Luigi Ferrajolo per il quadriennio 2013-2016. Di rilievo l’affermazione della giornalista lucana Margherita Agata che entra nel direttivo nazionale con il ruolo di vice-segretario. L’assise sportiva è stata un importante appuntamento nel quale la Città dei Sassi ha fatto da degna cornice. Padrone di casa è stato oltre al presidente uscente dell'Ussi anche il Gruppo Ussi di Basilicata “Augusto Viggiani”. La tre giorni materana non è stata dedicata solo ai lavori congressuali. L'Ussi ha incontrato anche la cittadinanza, al “Gran galà dello sport” per “Matera Capitale europea della Cultura 2019”. Un incontro-dibattito moderato dalla giornalista Mediaset, Mikaela Calcagno, sul tema

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attento di una platea televisiva di prim’ordine. Due modi diversi di vivere il calcio da protagonisti: in campo e fuori. Il tutto parlando una sola lingua: il lucano. Se la Basilicata lamenta l’assenza di una squadra di calcio nelle serie maggiori (A e B), si può ben dire che la recente ventata di lucanità fa grande la regione, anche nello sport. Che dire, dunque, di questo mix di pietanze lucane in vetrina a far bella mostra di sé, nelle prime serate televisive? C’è l’orgoglio di apparte-

nere ad una comunità che riesce sempre ad esprimere grandi contenuti, pur nei piccoli numeri. In tutti i casi richiamati, Gianluca, Simone ed Angelo, non si può parlare di fattore di casualità. E’ piuttosto il frutto di un lavoro serio, svolto nel tempo, e della tenacia nel perseguire un obiettivo, raggiunto con determinazione tipicamente lucana. Tre facce di una stessa medaglia, l’espressione del carattere lucano che, anche nelle pagine sportive, buca il teleschermo nazionale.

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“L'etica della vittoria, la vittoria dell'etica”, che ha visto come ospiti, oltre alle istituzioni cittadine, provinciali e regionali, il presidente nazionale dell'Ussi, Luigi Ferrajolo, il presidente della Figc, Giancarlo Abete, l'allenatore della Nazionale di calcio, Cesare Prandelli, gli atleti Valerio Cleri, campione mondiale di nuoto di fondo, Fabrizio Donato, medaglia di bronzo nel salto triplo ai recenti Giochi Olimpici di Londra, e l'allenatrice dell'Ita Salandra, squadra di calcio a 5 femminile di Serie A, Nicoletta Sergiano. “L'evento, in un momento di forte bisogno di modelli “puliti” ma vincenti, ha dichiarato Ferrajoloè un'occasione unica non solo per promuovere, attraverso il notevole richiamo mediatico degli ospiti del galà, un messaggio altamente positivo, ma anche per sostenere la candidatura di Matera a Capitale europea della Cultura nel 2019. Farne parte rappresenta un'opportunità di notevole impatto per affermare un'immagine positiva”.


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La Finestra sull’Eccellenza

Un Bacio che Scuotto e l’A

di Federico PELLEGRINO

ualche piccolo segno di rilassamento l'aveva dato, ma era temporaneo, per dimostrare che alla fine sarebbe stato pronto per affrontare il rush finale tutto d'un fiato. Stiamo parlando, per chi non l'avesse capito, della capolista Real Metapontino che nell'ultimo turno ha superato tra le mura amiche anche il Viggiano, ennesima affermazione di strapotere nei confronti delle altre inseguitrici. L'inseguitrice“diretta” per la conquista del campionato è il Valdiano, staccato di ben tredici punti, margine rassicurante, che consentirebbe agli jonici di festeggiare la storica scalata alla serie D con ben quattro turni d'anticipo salvo imprevisti. Il Valdiano fa valere la legge del Romanelli, che vede i

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rosanero schiacciasassi tra le mura amiche, non ultima la vittoria sul Moliterno per 2-0. Seguono Rossoblù Potenza e Tolve, che nell'ultima giornata si sono affrontate con trionfo dei potentini vittoriosi per 3-1 grazie alla vena realizzativa di un bomber ritrovato, Giovanni Petilli. Numeri importanti per la compagine del presidente Ferrara che ha trovato la giusta quadratura nelle ultime giornate dopo aver perso abbondante terreno nel girone di andata sul Metapontino. Al quinto posto la matricola che non t'aspetti: quel Picerno trascinato dalla coppia gol Scuotto – Sasà Bacio, diciotto reti in due, che sta stupendo il campionato a suon di prestazioni incoraggianti. Merito di una società che ha saputo


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l’Az Picerno prende il volo...

valorizzare i giovani del proprio vivaio affiancandone elementi esperti e navigati sui campi lucani. Più giù il Viggiano di Ramon Taglianetti, superato anche in casa dal Pignola, ma autore di un risultato storico per la compagine valdagrina che dopo la vittoria della Coppa Italia regionale, si è imposta alle fasi nazionali superando per 21 lo Stasia Soccer, formazione detentrice della competizione della “coccarda”campana. L'Oppido corsaro a Rionero ha agganciato proprio i biancoazzurri, guadagnando una posizione tranquilla, unico obiettivo ormai della Manniello band. Altre due squadre, accompagnate dagli stessi colori sociali, presidiano la zona centrale della graduatoria. Il Policoro di mister Labriola

viene da quattro “X” di fila e lo Sporting Pignola di mister Lauria che dopo il successo al “Coviello”di Viggiano sta portando a casa una salvezza importante al primo anno di Eccellenza. La Murese di mister Ragone, autore di un miracolo nel Marmo Platano, è decima, dopo essere stata ultima e senza un gioco incoraggiante. L'ex allenatore della Juniores dell'Atletico Potenza, con il solo innesto del centrocampista Roberto Santarsiero (sei reti all'attivo), ha trascinato fuori dal tunnel una delle realtà più importanti e storiche della nostra regione. Zona bassa invece per il Moliterno e la Vultur, che hanno una sola lunghezza di vantaggio sul Pietragalla di Natiello che negli ultimi quattro turni ha fatto registrare

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una sconfitta e tre pareggi, fra cui spicca quello contro il Real Metapontino per 0-0 al Comunale. Zona retrocessione occupata dal Marconia che nel mese di Febbraio ha sempre perso, incassando sei reti da Metapontino e Pignola senza segnare, ma preceduto dal Miglionico e dal Tursi. I tursitani, dopo la rivoluzione nel mercato invernale, hanno trovato anche la vittoria contro il Miglionico, ma distano due punti proprio dai biancoverdi. Per non ritornare in Promozione il Tursi dovrà, necessariamente, fare punti. L'Eccellenza entra nel vivo e domenica dopo domenica la classifica va definendosi. Dunque ogni errore, a questo punto della stagione, può rivelarsi fatale.


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Angelo Oliveto a Rai Sport

Che piacere vederti alla Domenica Sportiv di Antonello MANGO

apita spesso di esser preso da alcune faccende casalinghe; ciò però non impedisce di tenere la tv accesa, vuoi per compagnia vuoi per lanciare verso lo schermo anche un semplice sguardo. Capita anche che tra le tante nefandezze che si vedono e ascoltano in tv, c’è spazio e sprazzi di buon giornalismo che “costringono” in tal modo di tenere gli occhi spalancati e le orecchie dritte verso il monitor. Quando poi a riecheggiare è la voce di un amico ecco che si mescolano tra loro gioia ed emozione, quasi come se in quel momento l’amico fosse al tuo fianco. Angelo Oliveto, da poco approdato nella redazione milanese di Rai Sport, rappresenta probabilmente l’esempio di come si deve intendere il vero giornalismo. Nato e cresciuto a Viggianello, paese a cui si sente legato in maniera viscerale e dove di sovente fa ritorno, il quarantatreenne Oliveto sin da piccolo ha coltivato il suo sogno di divenire giornalista. Un inizio sui campi di periferia ma anche, da subito, incarichi di rilevanza se si pensa che, appena diciottenne, gli viene conferito il ruolo di corrispondente dell’area Sud della Basilicata per la testata giornalistica de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, ruolo ricoperto sino al 1998. Un collegamento internet che, all’epoca, in un territorio come Viggianello, era pura utopia ma che non impediva ad Oliveto di svolgere al meglio il suo incarico. Famoso anche l’aneddoto che racconta sempre, ossia quando dettava in fretta gli articoli da un telefono a gettoni. Pur di perseguire il suo sogno, il tenace Oliveto ha continuato la sua cavalcata e nel 1998 è tra i fondatori del quotidiano “La Nuova Basilicata”. Ma con questo non si sente per niente arrivato. Si spende in lungo e in largo acquisendo significative esperienze anche in uffici stampa, come in

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quello del Parco Nazionale del Pollino. E così, dal 2000, dopo un’esperienza alla redazione di Potenza dell’Agenzia Ansa, il grande approdo in Rai, nella redazione di Potenza. Capacità e professionalità lo contraddistinguono da subito tanto che, sin dai primi giorni si guadagna, sul campo, i complimenti dei colleghi, degli addetti ai lavori oltre che dei telespettatori. Un uomo del territorio, legato ad esso, sempre pronto ed attento a raccogliere, a dar risalto e far valere le istanze e le problematiche presenti nell’area Sud della Basilicata. Giornalista ma anche voce diretta della sua terra natia. Un approdo alla Rai Basilicata che per molti rappresenterebbe traguardo, non però per Oliveto. La passione per il mondo del giornalismo e per il calcio non placa la sua voglia di emergere e a maggio 2011 ecco il grande salto quando Oliveto approda nella redazione milanese di Rai Sport. In un mondo variegato come quello del giornalismo, dove spesso imperano i tempi ridotti dei palinsesti e in virtù del quale è difficile distinguere la ricerca della diversità, dell’originalità nell’esposizione dei fatti, Oliveto rappresenta la c.d. mosca bianca e il suo modo di fare giornalismo non passa inosservato. Ed ecco quindi le ultime attribuzioni: ormai immancabili i suoi servizi per “La Domenica Sportiva” e, da ultimo, il prestigioso ruolo di bordocampista per il 65° Torneo di Viareggio, competizione mondiale di calcio per selezioni giovanili di club. Oliveto è ormai a tutti gli effetti un punto di riferimento del giornalismo nazionale; di una cosa siamo certi: la sua cavalcata conoscerà altri successi. Ciò che gli auguriamo è di condurre un giorno la Domenica Sportiva o essere il telecronista di una gara della Nazionale italiana. Un sogno nel cassetto che siamo certi il nostro Oliveto esaudirà quanto prima. Ad maiora Angelo!

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i rtiva

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Volley/B2 Alcide De Gasperi

In campo anche per la s

iù che di una società di volley è giusto parlare di una grande famiglia. La Alcide De Gasperi Volley rappresenta da venti anni una delle realtà più sane e consolidate dello sport lucano. Al centro del suo progetto pallavolistico c’è da sempre il benessere delle atlete e delle loro famiglie che sono chiamate a costruire insieme i successi sul piano agonistico. Punta di diamante della società è il settore giovanile, che negli ultimi cinque anni ha incrementato in maniera esponenziale il numero degli iscritti, sviluppando numero-

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se iniziative non solo sportive ma anche ludiche con l’obiettivo di regalare momenti di relax e aggregazione per tutti, a dimostrazione che lo sport racchiude in sé molti valori che vanno al di là del rettangolo di gioco. Da due anni la prima squadra, che porta il nome del main sponsor, Cesare Ragazzi Laboratories, è impegnata nel campionato di Serie B2. Lo scorso anno la compagine guidata dal coach Davide Claps ha esordito con il botto collezionando una prima parte di stagione ricca di successi. Buono il

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bilancio finale: un settimo posto in classifica. Nella stagione 2012-2013 la squadra capitanata dalla palleggiatrice Katia Sinisi è rimasta l’unica realtà potentina a militare nel campionato di B2. In questi mesi il gruppo ha dovuto affrontare non poche difficoltà, a causa degli infortuni occorsi a due delle sue atlete più forti, le attaccanti Francesca Nolè e Yelena Alexandrova. Eppure, in un campionato come questo, più che mai livellato verso l’alto, la squadra si è presentata ad ogni


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ROSTER CERSARE RAGAZZI LABORATORIES, CAMPIONATO SERIE B2 ATLETE

RUOLO

MAGLIA

PALLEGIATRICE PALLEGIATRICE

17 12

CENTRALE CENTRALE CENTRALE

7 5 15

Nole' Francesca Di Camillo Livia Vacca Donatella Alexandrova Yelena

ATTACCANTE ATTACCANTE ATTACCANTE ATTACCANTE

11 3 6 14

Micca Antonella Evangelista Ileana

LIBERO LIBERO

13 10

OPPOSTA

9

Sinisi Katia D'Agostino Cristina

a solidarietà

Muscillo Angelica Radice Giulia Iole Di Ciommo

Pericolo Anna Allenatore 2° Allenatore e Scoutman Fisioterapista Medico Fisiatra Brienza, Muliere, Fieno, Blasone, Filiani

appuntamento più compatta e determinata che mai, sfoderando in campo coraggio e rabbia. Un grande temperamento che ha permesso di mantenere saldamente il settimo posto in classifica. Il campionato è ancora lungo e i 25 punti conquistati finora non sono lontani dai 29 che detiene la squadra attualmente al quarto posto. Se queste atlete riusciranno a gestire ogni gara con la giusta dose di lucidità e di fiducia, è lecito pensare che le prossime settimane riserveranno ancora molte sorprese. “Abbiamo lavorato in questi anni per costruire uno staff tecnico e un gruppo di atlete di valore, che dessero un significato nuovo a questo splendido sport – dice Rocco Fieno, presidente della società potentina. - Dalla prima squadra, fino ai piccoli atleti del minivolley, per noi è importante il valore delle persone. Infatti cerchiamo anche di non mettere mai da parte l’impegno sociale e di divulgare temi importanti attraverso lo sport”. Il riferimento del presidente è all’impegno pluriennale a fianco dell’Associazione Alzheimer Basilicata. In queste ultime stagioni sono state molte le iniziative realizzate per divulgare informazioni su questa malattia ancora poco conosciuta. Il frutto della campagna sociale “La De Gasperi non dimentica…chi dimentica”, quest’anno ha prodotto un calendario improntato sul rapporto tra sport e solidarietà, tra giovani e anziani malati di Alzheimer. Parte del ricavato sarà devoluto in beneficienza.

Davide Claps Aldo Pietrafesa Taddonio Mario Gennaro Gatto

Organigramma: Presidente: Rocco Fieno Vice Presidente: Cristiano Laviero, Roberto Muliere Direttore Generale: Valentino Blasone Direttore Sportivo: Giovanni Brienza Scoutman: Aldo Pietrafesa

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