Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ
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S O M M A R I O
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Potenza, il nuovo trasporto pubblico urbano
V I G N E T TA N D O
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Un medico in famiglia
R E P O R TA G E
21 Potenza, il nuovo trasporto pubblico urbano 26 Dall’idea al lavoro concreto In Basilicata si può 28 Regionali, l’ennesima scommessa di rinnovamento 30 Ponte sui Sassi, l’ultima pezza a colori 32 Terremoto, “Io non rischio” E P I S T E M E
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34 Antropologia e paremiologia E U R E K A
Terremoto “Io non rischio”, in piazza Zacchettin, a Villa d’Agri
38 Speciale Archeologia
38 Civita di Tricarico. Una vera città 39 L’eterno rinnovarsi della vita: i segni e i simboli 40 Umberto Zanotti Bianco, l’altra firma dell’archeologia lucana 44 Vulture d’autunno 46 “Fiori sul Cemento” 48 De Rosa Francesco 51 Quando la comunicazione persuade al gioco d’azzardo 52 Il CIF Lauria Tra impegno sociale e solidarietà 54 Fidapa Venosa, nel segno di Elisa 56 Melfi, segnali stradali e prove di Kart in piazza 58 Ferdinando Petruccelli della Gattina 60 Metti la Basilicata, un sabato notte a Roma
B L O G O S F E R A
62 Blogosfera
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La nuova sfida di Ciccio Colonnese
D O L C E
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S A L ATO
64 Regina d’Inverno L O O K A N I A
66 Racconto di Lucania - Seconda Parte T R A L E R I G H E
68 Quando i galli si davano voce 69 Il Piccolo Uomo 70 Collana Racconti
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LUCANI ALLA PROVA DELLA VERITÀ Antonello LOMBARI
a Basilicata si ritrova a scegliere il proprio destino. Le elezioni regionali del 17 e 18 novembre non rappresentano solo un momento di verifica per l'attuale classe politica lucana. Dopo le inchieste che, in vario modo, hanno pubblicamente offuscato l'immagine dei nostri amministratori, questa competizione elettorale è diventata una cartina al tornasole. L’interrogativo è quale fiducia e a chi indirizzarla. Il dato è significativo: poche facce nuove, contenuta la presenza femminile, un rinnovamento sbandierato da destra a manca, passando per un centro alla ricerca della propria reale dimensione. C'è qualche impulso nuovo, il senso dell'appartenenza ad una regione ricca di risorse, di felici intuizioni, spesso frustrate dal sano realismo imposto dalla crisi e da ragioni superiori. Emergono anche nuovi movimenti e spinte autonomiste. Su tutto questo agitarsi di uomini e di idee, la campagna elettorale appena trascorsa ci ha consegnato uno spaccato di ciò che non dovrebbe più essere la politica, specie in casa nostra. Una litigiosità esasperata ha, infatti, connotato la fase preparatoria. Hanno fatto discutere molto le primarie, divenute momento di ulteriore scissione all'interno delle formazioni politiche che le hanno promosse. E' accaduto nel Pd ma, sebbene con modalità differenti, si è verificato anche all'interno del Movimento 5 Stelle. In tutte le situazioni di crisi e nelle difficoltà, la gente lucana ha già dato prova di grande maturità. La sensazione è che, anche stavolta, i lucani sapranno affrontare con senso di responsabilità questa chiamata. "Il lucano magazine", considerando anche i tempi di stampa del giornale, attende il dato dello scrutinio rimandando l'approfondimento al prossimo numero.
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icembre si preannuncia un mese ricco di significati per la nostra redazione. Si celebra, infatti, il decennale del periodico edito dalla Lucana Editoriale s.r.l. Dieci anni è un traguardo assoluto importante per qualsiasi attività. Lo è ancor di più per una testata giornalistica, in una regione agli ultimi posti per la lettura. Di questo risultato va dato merito, in primo luogo, al gruppo editoriale che ha creduto in questo progetto ed ha continuato a sostenerlo, malgrado la crisi congiunturale e del settore. Come non ricordare, poi, i redattori e i collaboratori e i direttori che si sono avvicendati in questa affascinante avventura. Ripercorreremo questo tempo trascorso nella lettura dei fatti lucani rivisitandone i momenti e i passaggi più importanti del magazine e, soprattutto, pubblicando le testimonianze dei lettori e degli abbonati, specie di quelli, e sono tanti, che ricevendo "il Lucano magazine" oltre i confini della Basilicata, tornano a respirare aria di casa.
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Un medico in famiglia
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L U C A N O
Editore Lucana Editoriale s.r.l. Amministratore Vito ARCASENSA
vito@arcasensa.it
Direttore Responsabile Antonello LOMBARI
antonello.lombari@libero.it 377.2314028
Redazione da Potenza: Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA
0971.476423
Flavia ADAMO, Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Federica CAPASSO, Elisa CASALETTO, Paolo CILLIS, Antonio CORBO, Leonardo CLAPS, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE, Antonello MANGO, Ferdinando MOLITERNI, Anna MOLLICA, Giulio RUGGIERI, Michele RUOTI, Albina SODO, Margherita E. TORRIO Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO dal Materano: Giovanni MARTEMUCCI
0835.333321 333.8647076 info@martemix.com
Vignette di Luca NOMAGA Hanno collaborato in questo numero Angelo BENCIVENGA, Arsenio D’AMATO, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Donato SABINA, Canio VERTONE
Redazione Sportiva Antonio CROGLIA, Federico PELLEGRINO, Michele POTENZA, Giuseppe Antonio RINALDI Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM
Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 8 Novembre 2013 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani
www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it
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Melfi, il volume di Valerio Mignone apre il nuovo ciclo di eventi ed incontri dell’Associazione Nitti Nuovo ciclo di eventi ed incontri organizzati dall’Associazione Nitti di Melfi, per l’autunno 2013. Con il primo incontro del 5 ottobre è iniziato, infatti, il percorso Incontri d’autore con la presentazione del volume di Valerio Mignone, medico e parlamentare, senatore dal 1996, studioso, in particolare della figura di Nitti, D’Annunzio Mussolini, Nitti. Cronistoria di una trattativa segreta e il “Discorso di Lauria”, edizioni Scientifiche italiane, Napoli, 2013. Una ricostruzione, su cui è intervenuto il prof. Giampaolo D’Andrea docente dell’Università degli Studi di Basilicata, di un momento inquieto ed inquietante della storia italiana, del fallimento di un incontro segreto tra i tre, rinviato inizialmente a causa della misteriosa caduta di D’Annunzio da una finestra della sua villa a Gardone, poi definitivamente surclassata dalla marcia su Roma. Il lavoro di scavo archivistico e di ricostruzione dettagliata degli avvenimenti porta ulteriori chiarimenti sugli anni che portarono al fascismo, durante i quali Nitti fu Presidente del Consiglio dei Ministri e come tale gestì la transizione resa necessaria dalla crisi dello Stato liberale. A Melfi, in primavera, e a Lauria, in autunno, Nitti nel 1922 cercò di impegnarsi per ricondurre il corso delle vicende nell’alveo della legalità e della legittimità. Con il prof. Sirignano docente di Pedagogia generale e sociale nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e il giornalista, Capo redattore TGR Rai Basilicata, Oreste Lopomo, per la presentazione del libro di F. Sirignano- S. Lucchese, Pedagogia civile e questione
meridionale. L'impegno di F.S. Nitti e G. Salvemini" ,Pensa ed. L’impegno “pedagogico” di F.S.Nitti fu teso a valorizzare impegno civile, insieme con la battaglia antifascista, rigore morale, lmpegno contro l’analfabetismo e una proposta di modello finalizzato alla formazione globale del soggetto. Ulteriore appuntamente il 7 dicembre 2013, con Giovanni Vetritto e Stefano Rolando, Presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti” che discutono insieme su “Francesco Saverio Nitti, un profilo”. Incontri e libri che aprono ad ulteriori chiarimenti non solo sul profilo del politico e
dell’uomo Nitti, ma anche su un periodo storico convulso e sulle reali condizioni di condivisione e di contrasto che ci furono in terra di Basilicata come hanno avuto modo di rilevare il direttore dell’Associazione”Nitti”, Gianluca Tartaglia ed il Presidente della Fondazione, Prof. Stefano Rolando. Una nuova indagine storica - che la Fondazione ha avviato e si svolge sotto la guida del comitato scientifico, in particolare dei professori Galasso e Mascilli Migliorini, su un protagonista degli anni venti del secolo scorso, in rapporto con grandi personalità, in Italia e nel mondo. ma.to.
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La Camera di Commercio di Matera ha potenziato l’offerta ai cittadini aprendo uno sportellooperativo per Brevetti e Marchi La Camera di Commercio di Matera potenzia l’offerta di servizi ai cittadini e alle imprese con l’apertura, dal mese scorso, di uno sportello operativo e telematico, di supporto alle azioni dell’Ufficio Brevetti e Marchi. L’iniziativa, annunciata nei mesi scorsi nel corso di incontri informativi e formativi sulla materia, consentirà di rafforzare le attività di informazione e di sostegno nella promozione delle “identità e riconoscibilità’’ dell’immagine e dell’esperienza aziendale e per contrastare i fenomeni della contraffazione e della concorrenza sleale. L’attività si svolge in collaborazione con il Consorzio Credito e Finanza che garantirà, periodicamente, presso l’Ente camerale l’assistenza di un
esperto, contattabile e su appuntamento attraverso l’ufficio Marchi e Brevetti 0835/338434. “L’attivazione dello sportello -ha detto il Presidente della Camera di Commercio, Angelo Tortorelli- rappresenta uno strumento importante per gli operatori economici e per le loro aziende, a tutela di marchi e brevetti, che costituiscono una importante peculiarità del made in Italy e del successo sui mercati. Accanto allo sportello porteremo avanti, con il Consorzio credito e Finanze, con l’azienda speciale Cesp e con il sistema
camerale, tutte quelle iniziative che possono contribuire a tutelare e a valorizzare la proprietà industriale in tutte le sue forme”. Lo sportello, che può essere contattato cliccando una icona dedicata sul sito www.mt.camcom.it, garantisce alle imprese un apporto di carattere tecnico e giuridico, inerente a tutto quello che riguarda il percorso del deposito del marchio e del brevetto, la sua corretta valutazione, eventuali ricerche di anteriorità con banche dati multisettoriali. gi.ma.
Pietragalla ha accolto don Mimmo e don Antonio La mattina di domenica 27 scorso, a Pietragalla, si sono insediati il parroco don Mimmo Beneventi ed il vice don Antonio Romano. Ad aspettarli, in un clima festoso, vi era gran parte della comunità pietragallese con, in testa, il sindaco Rocco Iacovera. Gremitissima la chiesa madre, dedicata a San Nicola di Bari che, oltre ai fedeli del posto, ha visto la presenza di parenti ed amici venuti da Castelmezzano, paese natio di Don Mimmo e, da Laurenzana, il paese dove è stato parroco fino a poco tempo fa. In un clima di festa, animata dalla corale “Mons. Lorenzo Perosi”, il Vescovo di Acerenza, Mons. Giovanni Ricchiuti ha celebrato la Santa Messa coadiuvato da don Mimmo e don Antonio, alla presenza di tanti sacerdoti. Nell’omelia, il Vescovo ha esortato il parroco e la comunità pietragallese ad un cammino di crescita insieme, richiamando l’auspicio di Papa Francesco alla collaborazione tra le Famiglie e la Chiesa: “Con la benedizione del Signore per diventare un'unica grande, grandissima Famiglia Cristiana”. Alla cerimonia erano presenti i sindaci Rocco Iacovera, di Pietragalla, Domenico Cavuoti, di Castelmezzano e Domenico Giovanni Urga, di Laurenzana, i genitori, i parenti, le autorità militari e tutti i fedeli. Don Mimmo ha prima ringraziato e salutato con affetto Don Tonino Cardillo, il parroco uscente, ed ha ricambiato i saluti e gli auguri, a Mons. Ricchiuti, per il nuovo insediamento, a Vescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti, che avverrà a gennaio del prossimo anno. Il nuovo parroco, quarant’anni a febbraio, laureato in
Teologia pastorale, presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, con specializzazione in Educazione e Comunicazione, ha, poi, anticipato i temi che caratterizzeranno il suo impegno sacerdotale. Un impegno, quello di don Mimmo, che si rivolge ai giovani e alla comunità, con un abbraccio che recupera anche la marginalità della periferia. Una funzione di guida della comunità religiosa che don Mimmo intende svolgere, nel solco dell’esperienza maturata come parroco di Laurenzana e come dirigente del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della Cei. Canio Vertone
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Inaugurata all’Unibas la biblioteca del polo storico-umanistico E’ stata inaugurata presso l’UNIBAS la biblioteca per il polo storico-umanistico, in rione Francioso. Può ospitare 96 lettori per le loro consultazioni, ai quali offre 70.000 volumi e 1309 periodici elettronici. Si tratta di un traguardo perseguito per anni, finalmente raggiunto, che risulterà utile sia per gli studenti che per l’intera comunità degli studiosi lucani e non. Importantissima Lectio Magistralis, in occasione della inaugurazione, tenuta dal prof. Luciano Canfora, Il rapporto tra Futuro e Utopia, come riscatto attraverso un progetto alto, cui faticosamente ma necessariamente dobbiamo ritornare per liberarci e superare lo scetticismo e la delusione. Forse il rapporto ritrovato con i grandi filosofi greci, da Platone, ad Aristotele a Blossio che fu vicino a Tiberio Gracco, uomini che seppero lottare per concretizzare quel modello utopico cui non potevano rinunciare, potrà aiutare anche noi della globalizzazione. Con lui il Rettore Mauro Fiorentino, il Direttore del Dipartimento di Scienze Umane, Paolo Augusto Masullo, il Presidente del coordinamento biblioteche Maurizio Martirano e Aldo Corcella docente di Filologia greco-latina. ma.to.
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Dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori , Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Potenza Lla mostra “Architettura è... Frammenti Urbani” Questa mostra nasce da un progetto ideato quest’anno per la prima volta in Italia dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Potenza. Da un concorso che ha messo in risalto gli angoli più suggestivi della provincia potentina, spesso nascosti o mai veramente notati. Pezzi di architetture passate e moderne, intatte o consumate dal tempo che nel silenzio della loro staticità sanno “parlare” inducendoci a riflessioni sulla maestria umana ma anche sulla disaffezione e disattenzione verso manufatti anche importanti che non si sono saputi adeguatamente valorizzare e conservare. Da queste riflessioni mirate ad una maggiore sensibilità verso cosa e come si costruisce, è nata “Architettura è ….. Frammenti Urbani” la mostra che ha esposto le fotografie di 17 partecipati scattate in lungo e largo per il territorio provinciale ed esposte per la prima volta nel Museo Archeologico Provinciale di Potenza fino allo scor-
so 30 ottobre. Si tratta di istantanee significative sette delle quali dedicate solo alle infrastrutture e alle loro carenze. Alle ferrovie in particolare dove ancora esistono situazioni di stazioni ferroviarie abbandonate e tratti di reti interrotte. Altri scatti sono invece abitazioni o porzioni delle stesse, immobili adibiti alla ricerca dove il vecchio e il nuovo si frappongono in una continuità che asseconda i tempi moderni senza però rinnegare il passato. Lo scorso 18 ottobre, giorno dell’inaugurazione della mostra, sono stati premiati gli architetti vincitori del concorso. Prima classificata è stata Silvia Iazzetti, il secondo classificato è stato Umberto Albricci, il terzo classificato è stato Giuseppe Pulizzi. Il progetto ha incontrato il plauso degli omonimi Ordini delle altre province italiane alcune delle quali stanno pensando di organizzarlo a loro volta. La mostra sarà replicata a Melfi, Lagonegro e in Val d’Agri. an.mo
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Il Bruscolino nell’occhio Angelomauro CALZA
’ero pure io qualche settimana fa a Tito ad attendere l’arrivo di Rocco Papaleo atteso, alla presentazione del suo ultimo film, “Una piccola impresa meridionale”, da me ed un’altra manciata di giornalisti, dal propietario della multisala, dal direttore della Lucana film Commission, Paride Leporace. Quattro gatti. Forse cinque. Erano le 17 e ancora Papaleo non si vedeva. E manco altre persone. 17.15: niente. O, meglio, Franco, l’addetto extracomunitario ai parcheggi della multisala, con scopa e paletta raccoglie alcune cartacce per rendere più presentabile l’ingresso. 17.30: Arriva un suv grigio metallizzato. A bordo c’è lui, Rocco Papaleo, onore e disdoro di questa regione per via di un discusso spot dell’Eni che lo vedeva protagonista. Come per incanto, spuntano decine di giornalisti, telecamere, registratori e 50, 100, 150 e più telefonini, in azione a registrare tutto, a scattare foto, retti da mani di gente che prima non c’era e che invece si affolla attorno all’attore-musicista appena giunto da Roma. Il giornalista, uno dei tanti, che lavora per il Tgweb della Regione Basilicata, gli chiede come si sente dopo questo lavoro, quello di Telenorba invece vuol sapere come ha vissuto l’insolito ruolo di regista-attore protagonista… (Insolito perché, poi? Non è il primo, non sarà l’ultimo… Sorge il dubbio che di cinema ne sappia poco. Oppure ha fatto una domanda del cavolo). E telecamere, regi-
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stratori e 50, 100, 150 e più telefonini in azione a registrare tutto, a scattare foto, retti da mani di gente che spera di cogliere l’inquadratura giusta, la foto curiosa, e che invita l’amica o la figlia a posizionarsi di fianco a Rocco mentre parla per poter tirare una foto ricordo. La collega della Rai cerca di “combinare” qualcosa da mandare in onda anche la mattina dopo, cerca di dirgli tra la il vocio confuso che farà una prima intervista lì, a Tito, e poi gliene farà un’altra a Potenza, al cineteatro dove è prevista la sua presenza qualche ora più tardi. Gli chiede se ha con sé un cd, un file, qualcosa del film da poterle dare, da poter mandare in onda (ma non sa che è già tutto su Youtube?...sarebbe clamoroso! Sarebbe
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l’unica!). Lui le risponde cortesemente che non ha niente di tutto questo con sé, che non sapeva, altrimenti avrebbe provveduto. Lei insiste, vuole qualcosa da mandare in onda: lui le risponde cortesemente: le ho già detto che non ho niente con me, sono partito sol ocon lo spazzolino. Vuole mandare inonda lo spazzolino?... ecco, sentito in diretta quella che secondo me è la più bella battuta in assoluto degli ultimi tempi, sono andato via senza manco guardare il film, mentre telecamere, registratori e 50, 100, 150 e più telefonini in azione hanno registrato tutto e scattato foto, retti da mani di gente che però questa se l’è persa. Io no. Ho la registrazione. E la guardo, la riguardo e rido ancora.
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Potenza e il nuovo trasporto pubblico urbano
E’ partito... il Piano Flavia ADAMO
entre andiamo in stampa è entrato in funzione definitivamente, l’11 novembre scorso, il nuovo Piano di Trasporto Pubblico locale, che, con le opportune modifiche, cercherà di risolvere le criticità riscontrate sul campo durante la fase di sperimentazione iniziata il 28 gennaio 2013. Rispondere alle esigenze della comunità e riequilibrare il rapporto tra costi e ricavi, sono questi gli obiettivi perseguiti dall' Amministrazione Comunale di Potenza, che con la Co.Tr.A.B., ha ristrutturato il nuovo piano urbano in modo tale da fornire un efficiente trasporto pubblico all'utenza. Sono stati definiti orari e tragitti che permetteranno l'interscambio non solo tra le diverse linee urbane, ma anche con gli orari ferroviari e gli autobus extraurbani, al fine di collegare meglio il capoluogo con i diversi comuni limitrofi e con le altre regioni. Con l'entrata in funzione del nuovo piano di trasporto urbano sarà reintrodotto il costo del biglietto. Si passerà dai 0.50 centesimi per corsa agli 0.80 centesimi per una durata di 90 minuti, eliminando la necessità di più biglietti per un unico spostamento. Questo trasporto intermodale, atto a favorire la mobilità sostenibile urbana, permetterà di sfruttare tutte le infrastrutture presenti nella nostra città e, forse, invoglierà i cittadini ad utilizzare sempre di più questi mezzi pubblici, riducendo la
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Trasporto a Potenza
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quantità di autovetture e la conseguente congestione in determinate zone della città. Ad illustrarci le novità di questo nuovo Piano di Trasposto Pubblico del capoluogo il Sindaco Vito Santarsiero e l'amministratore delegato della S.A.T Michele Frascolla. Sindaco, quali sono i contenuti principali e le novità di questa nuova Pianificazione sul Trasporto Pubblico? Dopo aver testato il Piano, partito agli inizi dell'anno, e dopo averne individuato gli elementi di criticità, abbiamo fatto una ricognizione approfondita e puntuale di tutte le esigenze maturate nella nostra comunità, ascoltando i comitati di quartiere, i singoli cittadini e gli operatori della Co.Tr.A.B. Alla luce di tutto ciò è emersa questa proposta finale volta a migliorare e risolvere tutte le problematiche riscontrate. La nostra città ha un sistema di col-
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legamenti verticali da considerarsi unico in Europa che registra oltre 15000 passaggi giorno. Ciò consente al nostro Centro Storico di essere raggiungibile da più parti della città con un sistema moderno che è stato intensificato con l'aggiunta di 4 linee urbane che permetteranno anche ai rioni più periferici, come Bucaletto, Macchia Romana, MalvaccaroMacchia Giocoli e Rossellino, di raggiungere le principali aree del capoluogo. In più sono state rafforzate le linee a servizio di Poggio Tre Galli, istituito un servizio di collegamento ad alta frequenza con il terminale di Via Tammone della Scala mobile di Santa Lucia, designata una linea interna al perimetro delle mura storiche del Centro, revisionate le linee scolastiche e intensificati i collegamenti con il polo Universitario e il centro ospedaliero. Cosa non ha funzionato nella fase di sperimentazione del servizio di trasporto pubblico? E come verranno
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migliorati, se non cancellati completamente, i problemi riscontrati nei mesi di prova? Il sistema dei collegamenti necessari tra i quartieri più periferici e i quartieri del Centro Storico, così come il sistema di collegamento tra le aree rurali e l'area urbana, è un sistema che non è in grado di sopportare, rispetto ai dati rilevati dai mesi precedenti, nessun abbattimento dei chilometri su gomma che erano stati effettuati. Di conseguenza si è incrementato di 650.000 km annui il percorso effettuato dagli autobus al fine di affrontare tutte le peculiarità del precedente piano, rimediando alla penalizzazione che lo stesso territorio ci impone. Oggi con questo piano siamo certi di risolvere tutto e garantiamo l'asso-
luta copertura su tutto il territorio. Ovviamente questo ha comportato un maggior onere che sarà sostenuto da una diversa politica tariffaria, ci saranno controlli rigorosissimi e a questi si assoceranno gli introiti derivanti dal sistema dei parcheggi urbani. Potenza sembra aver fatto, nell'ambito dei trasporti, una vera e propria rivoluzione. Qual è la sfida che si pone dopo l’11 novembre? Stiamo lavorando a un sistema di trasporto basato sulla collaborazione tra linee urbane e linee extraurbane. Per 2 volte al giorno 400 bus extraurbani attra-
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Trasporto a Potenza
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Foto di Giada Casillo
versano la città, costringendo i pendolari a trascorre più di 25 minuti nel traffico delle nostre strade. Si potrebbe rendere questo attraversamento il più fluido possibile istituendo 4 o 5 fermate per le linee extraurbane nei punti più importanti dove i servizi urbani effettueranno lo scambio e favoriranno lo spostamento degli utenti con i mezzi già in circolazione. Novità su cui si sta lavorando è la possibilità di creare un unico abbonamento che permetta l'accesso
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a tutti i servizi urbani e autobus extraurbani. Per gli ulteriori dettagli sulle linee e sulle circolari ci rivolgiamo a Michele Frascolla amministratore delegato della S.A.T (Società Assistenza Tecnica del Comune). In che modo e dove i cittadini possono informarsi per quanto riguarda i biglietti, le corse e gli orari dei trasporti? Sono state stampate 20000 copie di un opuscolo informativo di 64 pagine, che mancava nella fase di sperimentazione, con l'idea di farne uno strumento in costante aggiornamento. In esso, oltre a trovare esemplificato il percorso e gli orari
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di ogni corsa, è riportato il tempo di percorrenza delle linee e gli scambi con gli altri mezzi di trasporto, quali la metropolitana o le scale mobili; in più indica gli orari di Trenitalia, quelli della Fal; vengono descritti i vari impianti con i relativi orari di apertura e chiusura. Ogni fermata sarà dotata degli orari e dei relativi percorsi delle linee. Inoltre, sono stati individuati 7-8 punti più rilevanti, su cui stiamo provando a creare un vero e proprio tabellone dei servizi, non la semplice palina, costruito per fasce orarie in modo da rendere più comprensibile e accettabile lo scambio tra i vari mezzi pubblici. Scale mobili, trasporto su gomma, trasporto su ferro, metropolitana
leggera; Potenza si sta trasformando sempre più in una città moderna. Il nuovo servizio pubblico riuscirà a collegare perfettamente i diversi rioni rendendo raggiungibili negli orari prestabiliti poli fondamentali quali ospedali, uffici pubblici e privati, biblioteche, Università e Centro Storico? Potenza ha il più alto tasso di veicoli privati in rapporto agli abitanti, questo fattore incide negativamente sulla qualità della vita e sulla fluidità del servizio di trasporto pubblico. Nel corso di questi mesi di sperimentazione non si è riusciti a rendere il nostro servizio efficiente perché le nostre strade non riescono a garantire fluidità di circolazione agli autobus, cosa che comporta ritardi, salti di corsa e inaf-
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fidabilità nel servizio. I nuovi itinerari sono stati scelti con l'idea che i percorsi abbiano il tempo di percorrenza previsto garantito in modo tale che non ci sia il rischio di ritardo. Ogni linea è stata ben strutturata così da permettere i giusti scambi tra una infrastruttura e l'altra, facilitando anche l'utente con la realizzazione di un biglietto valido per la durata di 90 minuti e utilizzabile per più corse. Si sta lavorando alla realizzazione di un biglietto unico che permetterà di usufruire anche dei treni Fal. Per agevolare ulteriormente gli utenti del nostro servizio, stiamo pensando di collocare a bordo autobus l'emettitrice automatica dei biglietti. Non resta che invitare la cittadinanza a provare il nuovo Piano di Trasporto Pubblico.
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Dall’idea al lavo
In Basilicata s Albina SODO
hell InventaGIOVANI, iniziativa per i giovani domiciliati in Basilicata dai 18 ai 35 anni, fornisce supporto, formazione, servizi di orientamento e consulenza ai futuri imprenditori dotati di un’idea vincente. Sul sito http://www.inventagiovani.it sono consultabili le date dei prossimi corsi; intanto, Valentina Falconieri, da un anno in giro per la nostra regione con il suo English Bus, ci racconta come è andata.
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Come hai scoperto Shell InventaGIOVANI? L’iscrizione avviene on-line. Ho partecipato a un workshop informativo in cui sono illustrate le attività del corso della durata di una settimana. Una full-immersion di nozioni economiche per comprendere il funzionamento dell’azienda, per lavorare alla fattibilità del proprio piano. Qual è stato il valore aggiunto della partecipazione al programma Shell? Aver preso parte a Shell InventaGIOVANI ha chiarito molti dubbi sulle questioni imprenditoriali. Ho ascoltato, inoltre, l’opinione di esperti preparati. Il problema è nella sfiducia in se stessi. Un parere esterno e autorevole che valuta funzionale la tua idea è un grande aiuto rispetto ai suggerimenti di parenti e amici. Credo che la formazione continua sia la condizione necessaria per noi giovani: non smetteremo mai di studiare, di imparare. E da sola, inoltre, non avrei mai cominciato.
realizzare? In realtà avevo in mente un’idea molto vaga. Ho iniziato a guardare alle priorità per la stesura del business plan. Sono laureata in lingue, ho viaggiato all’estero. Quali sono le mie competenze? Il lavoro viene da sé. Ho seguito gli incontri a Matera nel giugno 2011, ad aprile 2012 ho attivato le lezioni d’inglese itineranti a Castelsaraceno, Tito, Potenza. Con concentrazione e motivazione ho raggiunto i primi risultati.
Avevi già pensato a una proposta da
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Parlaci di English Bus. È un progetto della Cooperativa Sociale Portavoce che produce audiolibri per chi ha problematiche legate alla vista, per i quali il servizio è gratuito. La sede operativa è presso la Biblioteca Provinciale di Potenza. Oltre all’attivazione periodica di incontri di dizione italiana, lo scorso anno ho intrapreso il mio percorso con “English Bus”. In pratica, prendo l’auto alla ricerca di contatti con i Comuni, le Biblioteche, le scuole della Regione.
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voro concreto
a si può
Valentina Falconieri ideatrice di English Bus
Le parole chiave dell’imprenditoria giovanile? È necessario fare rete con chi si accinge ad avviare un’esperienza imprenditoriale e con chi può facilitare l’accesso alle informazioni su bandi, finanziamenti in corso. Serve una mentalità aperta, uno scambio continuo tra l’interno e l’esterno della Basilicata. Cosa rende arduo il mondo dell’impresa? Molti sostengono: ho un’intuizione ma non
posso svilupparla per mancanza di fondi. L’importante è partire con quello che si ha perché la situazione perfetta non esiste. Non bisogna avere timore nel rivolgersi a strutture come Basilicata Innovazione, Sviluppo Basilicata.
per seguirli il più possibile. Il materiale l’ho costruito negli anni di studio. Grazie a Shell InventaGIOVANI, lavoro da oltre un anno. Ora devo sviluppare l’attività con concentrazione, impegno e tempo. Ma le soddisfazioni ripagano gli sforzi.
I prossimi step? Con l’anno scolastico appena iniziato continuerò a investire nella ricognizione di chi è incuriosito dalle mie lezioni d’inglese. Ho lavorato sia con gli adulti sia con i ragazzi in classi piccole, 5/6 persone al massimo
Quali strategie metterai in campo per promuovere English Bus? Punterò sul passaparola “virale”, sui social, sull’attenzione di chi affronta le tematiche del lavoro, sul contatto diretto, operativo e ospitale dei Comuni interessati.
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NOTE A MARGINE
REGIONALI, L’ENN SCOMMESSA DI R Margherita E. TORRIO
e ultime regionali, in Basilicata, del 17 e 18 novembre, sono state segnate da una fase convulsa che ha visto, sin dalla conclusione anticipata della legislatura, il partito di maggioranza alle prese prima con le primarie, decise quando ormai sembrava dovessero saltare, poi con un presidente candidato non rispondente alle premesse immaginate dal partito, infine, da ultimo con la sospensione della lista del Presidente sino alla soluzione data dal TAR. I tempi della nostra testata non ci permettono che di valutare gli elementi che hanno registrato questa fase impegnativa. Verificheremo nel prossimo numero i risultati che, comunque, rappresentano l’esito anche della confusione ai tavoli e ai colloqui tra i partiti, correnti e vecchi o nuovi alleati. Da un lato il centrosinistra che, dopo aver preso atto che le primarie erano state vinte da Marcello Pittella, ha confermato il raggruppamento di Pd, Idv, PSI, Centro Democratico e due «civiche»; autonomamente, due partiti che si sono presentati insieme, Sel e Rifondazione, che hanno presentato come candidata Presidente la segretaria lucana di SEL, Maria Murante, sostenuta anche da una lista civica. A destra le cose non sono risultate certo l’esito di vicende meno confuse, tra l’altro dopo l’azzeramento del Pdl e il ritorno a
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Forza Italia. Il senatore Tito Di Maggio (Scelta Civica) ha rappresentato il Pdl, il Mir, «Laboratorio Basilicata» (che unisce Grande Sud e Fratelli d’Italia, entrambi rientrati all’ultimo secondo nelle alleanze) e Udc, passato al centrodestra dopo una legislatura nello schieramento opposto, alleanza alla fine decisa dai contraenti per garantirsi un risultato soddisfacente dopo lo scontro virulento tra gli stessi protagonisti. La Destra-Fiamma Tricolore è andato, invece, da solo. Il Movimento 5 Stelle ha presentato Piernicola Pedicini ribaltando l’esito delle «Regionarie». Giuseppe Di Bello, estromesso dal vertice nazionale, ha presentato una lista civica alleata con Sel e Prc. I Radicali candidavano l’ex deputata Elisabetta Zamparutti, sostenuta nella lista provinciale da Pannella e Bonino, sotto il simbolo della Rosa nel pugno. Ora, all’indomani delle elezioni, resta l’attesa di tanti elettori di verificare le promesse di rinnovamento. Intanto un dato certo, dipendente dalle nuove disposizioni, il fatto che si sia passati dai 30 consiglieri ai 20 di questa ultima assemblea. Restano le perplessità determinate da quel moltiplicarsi di incidenti e percorsi movimentati che non favoriscono un clima di fiducia. Un segnale interessante è stato dato dalla capacità del PD e dei suoi alleati di andare oltre le direttive precomposte
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NNESIMA I RINNOVAMENTO riconoscendo in un candidato diverso, capace di imporsi, il candidato presidente e di compattarsi intorno a lui. Contemporaneamente la battaglia per il Congresso del PD e del PSI. Quella del PD è resa più interessante, in Basilicata, per la presenza di Gianni Pittella, anche lui aspirante alla Segreteria nazionale. Gli eventi si incrociano mentre si incrociano e si infittiscono affronti e repliche. Il percorso del congresso del Pd vedrà le primarie per il segretario l'8 dicembre, e le seguiranno, in un processo complesso e articolato, che già Renzi promette di eliminare. La prima fase si è conclusa il 5 novembre con le votazioni per i segretari cittadini e provinciali, insieme alla rispettive assemblee cui hanno partecipato solo gli iscritti. Poi dal 7 al 17 novembre si sono svolte le votazione per la convenzione nazionale, anche questa volta solo per gli iscritti al partito, che hanno votato le 4 mozioni dei candidati segretari e stabilito, sulla base dei voti ottenuti, i 1000 partecipanti alla convenzione. L'8 dicembre i tre (tra i contendenti Civati, Pittella, Cuperlo, Renzi) che avranno preso più voti si misureranno per la carica di segretario. Infine seguiranno le votazioni per i segretari e le assemblee regionali, entro il 31 marzo, con partecipazione aperta non solo agli iscritti. A novembre, dal 22 al 24, a Venezia si
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svolge anche il Congresso del PSI con tre mozioni. Nencini riporta l’attenzione sulla necessità di una nuova legge elettorale che non sia preconfezionata dai partiti politici più grandi, restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere gli eletti senza premi di maggioranza che stravolgano l’esito del voto. I voti del PSI sono stati importanti sia per l’istituzione del comitato per le riforme costituzionali sia per la elezione della Bindi in commissione Antimafia, ora dovranno esserlo per abolire la Bossi-Fini e rivedere le normative che infliggono sanzioni a chi presta assistenza in mare.Temi fondamentali il merito, la lotta alle povertà di ritorno, le libertà individuali, la civiltà dei diritti. Sono i temi che torneranno nel dibattito congressuale del PSI regionale che ha visto un dissenso interno volto a logiche frazionistiche. I congressi in atto possono rappresentare il segno che nei partiti c’è un dibattito in corso che ne attesta la possibilità di vitalità. Può essere, se valorizzato e sviluppato, l’antidoto al disastro che deriva dalla deriva dei partiti, dalla loro mutazione genetica sino a quello che oggi sono diventati, effetto e causa di continui giri di postazione e di posizionamento in una sarabanda infernale cui bisogna dare fine per garantire credibilità alla politica e un rinnovamento altrettanto credibile
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Ponte sui Sassi, l’ulti “Matera 2019” espone una coperta p Giovanni MARTEMUCCI
na coperta colorata per coprire lo scempio di vico Commercio nei Sassi di Matera. E’ l’ultima iniziativa in ordine di tempo sul discusso ponte dei Sassi. Qualche settimana fa la community di Matera 2019 ha realizzato una operazione di “guerriglia knitting” stendendo sul ponte in ferro realizzato nei Sassi di Matera un enorme filato di lana che serve da promemoria sul collegamento di vico Commercio. Un promemoria per fare in modo che si intervenga presto, in qualche modo sulla struttura. Anche perché i Sassi di Matera, patrimonio Unesco dal 1993, rischiano di uscire dalla lista dei beni protetti. A rinforzare questa tesi il ritardo dei lavori sul discusso ponte in ferro sito nel Sasso Barisano, che avrebbero dovuto mascherare lo scempio con un intervento di “mitigazione dell’impatto visivo”. Per il mese di ottobre 2013 l’intervento (con una scenografia di tufi e piante rampicanti) doveva essere già concluso come era stato annunciato lo scorso 18 luglio dal sindaco Adduce e dall’assessore ai Sassi, Ina Macaione. In realtà i lavori che dovevano costare circa 70mila euro non sono mai partiti. Probabilmente la conferenza stampa dello scorso 18 luglio era stata indetta dal Comune per cercare di dare una risposta alla città ma anche all’Unesco poiché una settimana prima il presidente della Commissione Unesco Italia, professor Giovanni Puglisi, con lettera dell’ 11 luglio 2013, rispondendo alle sollecitazioni delle associazioni Città Plurale, Mutamenti a Mezzogiorno, Brio e Alba, comunicava che avrebbe chiesto ulteriori chiarimenti al sindaco. Forse è per questo che l’amministrazione comunale, sollecitata dalla Commissione nazionale Italiana
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dell’Unesco, si era affrettata a convocare gli organi di stampa? Se non si interviene in qualche modo, il rischio di finire fuori dalla lista dell’Unesco è concreto. Anche perché i Sassi di Matera, primo sito del nostro Meridione a entrare nel World Heritage Fund, sono da anni sotto osservazione per come vengono condotti i restauri e per la gestione stessa del patrimonio. Dunque occorre far presto poichè l’intervento di riqualificazione di Vico Commercio è stato un vero disastro. Un errore che ha snaturato e distrutto l’intero ambito. Va ricordato che la commissione giudicatrice presieduta dall’ing. Giuseppe Montemurro (dirigente Comune), che aveva il compito
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di scegliere la miglior proposta progettuale per la riqualificazione urbanistica dell’area di crollo fra Vico Commercio e Vico Lombardi nel Sasso Barisano, nell’ambito di un concorso di idee, indetto dall’Ufficio Tecnico Lavori Pubblici-Sassi del Comune nel 2008, era composta dai molti esperti: ingegner Francesco Tataranni (Regione Basilicata), ingegner Mario Maragno (Soprintendenza), architetto Ina Macaione (attuale assessore ai Sassi, urbanista e docente Università di Basilicata), architetto Gennaro Larocca (in rappresentanza dell’ordine degli Architetti). “La commissione ha scelto il progetto che è stato realizzato, -sostengono le associazioni Città Plurale,
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ultima pezza a colori
ta per lamentare i ritardi nei lavori
Mutamenti a Mezzogiorno, Brio e Alba - ma oggi ci viene comunicato dall’architetto Biagio Lafratta che il progetto appaltato non prevedeva il ponte, ma un’altra struttura che però avrebbe potuto creare una situazione statica precaria, per cui si è resa necessaria una variante, cioè il ponte. La Soprintendenza dà il suo beneplacito alla variante, per poi affermare, con una lettera di febbraio scorso, dopo la denuncia delle suddette associazioni, che la ‘struttura realizzata non si inserisce adeguatamente nel contesto ambientale e architettonico dei Rioni Sassi’. La soluzione, prospettata in conferenza stampa lo scorso luglio, dicono sperimentale e temporanea, è quella di
mascherare e mitigare con piante e altro la struttura in metallo per il modico costo di 70.000 euro”. Gli errori commessi da chi ha scelto il progetto, da chi ha approvato la variante e da chi ha realizzato l’intervento, come sempre ricadono sulle casse pubbliche, soldi dei cittadini che non hanno alcuna responsabilità. “Noi – continuano le associazioni- suggeriamo di evitare questa ulteriore e inutile spesa e di pensare subito a come ripristinare l’intero ambito. Il problema non è solo il ponte, segno orizzontale di collegamento che non esiste in nessun luogo dei Sassi, ma è l’intero ambito con la torre posticcia per contenere un ascensore (non è bastato il fallimento del-
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l’ascensore degli ipogei di piazza V. Veneto), un arco completamente abbattuto, l’abbattimento dell’intero muro che preesisteva dove è stato realizzato l’ingresso superiore dell’ascensore, il ponte che arriva in una proprietà privata. Che dire infine del funzionario del comune che, in data 30 settembre 2012, dichiarava che l’opera era completata ed operativa? La mano dell’uomo ha fatto più danni di quelli del crollo degli anni settanta. Questo è il dato drammatico. Rispetto a questa situazione, le dichiarazioni più sconcertanti le ha fatte l’assessore Ina Macaione la quale, oggi, si accorge e scopre, ’la complessità di operare a tutela del patrimonio degli antichi rioni in tufo’, e avanza l’originale idea di costruire un dossier con la consulenza di 5/6 studiosi del settore di livello internazionale (altri soldi pubblici) per valutare l’intervento e fornire nei primi mesi del 2014 le loro valutazioni, non escludendo una rimodulazione dello stesso. E’ l’ammissione indiretta che gli ‘esperti’ della commissione giudicatrice hanno toppato e di brutto. Vogliamo ricordare all’assessore all’urbanistica, al sindaco e alla Soprintendenza che esistono due manuali di recupero, uno di Amerigo Restucci e l’altro di Antonino Giuffrè e Caterina Carocci, entrambi dimenticati, che se fossero tenuti nella giusta considerazione e fossero adottati con una delibera ufficiale, avrebbero potuto evitare molti ‘orrori’. La richiesta che le associazioni hanno avanzato alla Commissione nazionale Italiana Unesco è il ripristino dell’intero ambito; ora, aggiungiamo, che paghi chi ha sbagliato e si avvii subito un confronto pubblico per la soluzione del problema. Il Sindaco e l’assessore all’urbanistica meditino sulla loro funzione”.
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“Terremoto io n
In piazza Zacchettin a Elisa CASALETTO
abato 28 e domenica 29 Settembre si è svolta la manifestazione “Terremoto io non rischio”, in piazza Zacchettin, a Villa d’Agri, frazione di Marsicovetere: L’evento si è tenuto in contemporanea con altre 214 piazze distribuite su quasi tutto il territorio nazionale, per sensibilizzare i propri concittadini sul rischio sismico. L’iniziativa è promossa dalla Protezione Civile e dall’Anpas-Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, in collaborazione con l’Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e con ReLuisConsorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica e in accordo con le regioni e i comuni interessati. Partecipano, inoltre, all’iniziativa le associazioni nazionali Ana - Associazione Nazionale Alpini, Anai – Associazione Nazionale Autieri d’Italia, Anvvfc Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo, Avis- Associazione Volontari Italiani del Sangue, Fir-CB – Federazione Italiana Ricetrasmissioni Citizen’s Band, Legambiente Onlus, Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, Prociv Arci – Associazione Nazionale Volontari per la Protezione Civile, Prociv Italia- Associazione Nazionale Protezione Civile e Sanità, Federazione Psicologi per i Popoli, Rnre – Raggruppamento nazionale Radiocomunicazioni Emergenza, Ucis – Unità cinofile italiane da Soccorso e Unitalsi – Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. Per il terzo anno consecutivo, quindi, a
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o non rischio”
n a Villa d’Agri Villa d’Agri è stato allestito un punto informativo “io non rischio”, dove i volontari e le volontarie sono stati protagonisti di un percorso di diffusione della cultura di protezione civile, promuovendo così la prevenzione per una campagna informativa nazionale sulla riduzione del rischio sismico. Questi volontari si sono formati attraverso dei corsi, che hanno seguito durante tutto l’anno, durante i quali sono intervenuti esperti del settore, per poi istruire a loro volta altri volontari, dando così inizio ad un processo di diffusione della conoscenza. Per quanto riguarda le piazze sono state privilegiate quelle dei comuni ad alto rischio sismico. A tal proposito si può vedere il cambiamento rispetto a ciò che accadde nell’80 quando, con il terremoto dell’Irpinia, i soccorsi sono mancati e dovevano arrivare da una base centrale. Oggi si può contare, invece, sulla disponibilità dei soccorsi, grazie anche ai volontari dell’Anpas che si trovano già nel territorio e possono intervenire subito al momento della calamità. Ci sono, inoltre, anche dei progetti futuri: infatti, si vuole diffondere questa campagna non solo per i rischi del terremoto, ma anche ad altri rischi con particolare attenzione a quelli antropici. La prevenzione quindi è molto importante, poiché è meglio intervenire prima e non dopo con interventi massicci. Riguardo a questa campagna c’è un sito internet www.iononrischio.it, dove sono disponibili le mappe interattive che permettono di conoscere meglio la pericolosi-
tà del proprio territorio, le piazze che hanno partecipato a questa edizione. Vi si può visionare la lista completa delle organizzazioni di volontariato e consultare tutto il materiale dove è specificato cosa accade prima e dopo di un evento sismico con particolare attenzione al comportamento che si deve avere durante il terremoto, attraverso una guida di prevenzione. Tutte queste informazioni sono state diffuse ampiamente dai volontari dell’Anpas che in piazza, a Villa d’Agri, hanno fornito le loro conoscenze a tutti i passanti con materiale informativo, con
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consigli tecnici e utili in caso di emergenza su ciò che bisogna fare prima, durante e dopo il terremoto. Molti gli interessati, tra cui i ragazzi che hanno ascoltato i volontari ed hanno esposto loro alcune domande per una migliore chiarezza sul cosa fare in caso di pericolo. Questa campagna di sensibilizzazione indirizzata ai cittadini sul tema della prevenzione riguarda tutti poiché, condividendo quello che si sa con gli amici, i familiari e le persone in generale, si aiuta la diffusione dell’informazione sul rischio sismico riducendo così i danni dei terremoti.
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E P I S T E M E
ANTROPOLO E PAREMIOL Leonardo CLAPS
ome ben si sa, i proverbi sono un prodotto culturale delle civiltà, elementi assolutamente non trascurabili o marginali dell'antropologia. La paremiologia è lo studio dei proverbi in quanto prodotti della saggezza dell'uomo. Diffusi in tutto il mondo i proverbi sono moltissimi, innumerevoli e la loro classificazione varia a seconda dei temi, coprendo quasi l'intero arco dell'esistenza, dalle condizioni climatiche alle stagioni, dagli animali all'uomo, dall'amicizia all'amore, dalla vita alla morte. Ogni paese del mondo ha i suoi proverbi, alcuni ancora in uso, altri citati solo in particolari occasioni, altri ancora rari. Qui da noi, nella nostra terra, ci sono moltissimi proverbi, alcuni notissimi che vengono citati con facilità. Ma, ci si potrebbe chiedere, perché sono sorti i proverbi? E perché ancor oggi in tutto il mondo vengono ancora ricordati? Si possono avanzare fondamentalmente due ragioni: a) si presume che i proverbi traggano origine dall'esperienza ripetuta degli uomini riguardo certi eventi più o meno tipici della vita; b) gra-
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zie alla loro forma breve, concisa, sono facili da ricordare. Infatti, innanzitutto, è sicuramente comodo richiamare alla mente un'idea, un orientamento con una forma breve e sintetica. Un discorso lungo su un argomento della vita può essere di certo più chiaro e dettagliato, più preciso e analitico ma non è affatto facile da ricordare e citare al momento opportuno con rapidità. Questa seconda caratteristica dei proverbi spiega bene la loro diffusione e il loro mantenimento nel mondo intero. Ma cosa dire riguardo alla prima ragione? I proverbi sono davvero sintesi affidabili dell'esperienza ripetuta? Riflettono veramente saggezza pratica? Ovviamente, come si può ben intuire, questo è un argomento molto importante, di certo il più importante, e al tempo stesso molto delicato. Per entrare nel vivo della questione è bene fare qualche esempio preso dalla paremiologia. Molti conosceranno il proverbio Rosso di sera bel tempo si spera. Si noti, prima di tutto, la concisione che consente un rapido recupero mnemonico, agevolato anche
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dalla rima fra “sera” e “spera”. Poi, per quanto riguarda il contenuto, dovremmo considerare, in linea con la ragione a), che questo detto rappresenta la condensazione di molte esperienze dello stesso fenomeno, in questo caso particolare, meteorologico. Dovremmo, quindi, concludere che il proverbio ci parla di un dato di fatto, ci dice qualcosa di veritiero, altrimenti non sapremmo che farcene. Se il proverbio non rispondesse a verità, se fosse solo una banale frase rimata, noi non sentiremmo nessun bisogno di analizzarlo e capirlo. Quindi è chiaro, i proverbi ci interessano e possono essere importanti solo se ci dicono qualcosa che riguarda la vita, l'esistenza. Il fatto che sono brevi e facili da ricordare ora passa in secondo piano perché un prodotto culturale, se è davvero tale, è importante prima di tutto e soprattutto per il suo contenuto informativo, per il valore che ha o dovrebbe avere in relazione alla conoscenza pratica, perché questa conoscenza è vitale per l'esistenza, utile, adattiva, in breve perché serve concretamente.
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LOGIA OLOGIA Dalla paremiologia lucana estrapoliamo il seguente: amà e nunn ess' amat' jè tiemb pers' (amare e non essere amati è tempo perso). Il significato è molto semplice: l'amore richiede reciprocità. Amare senza reciprocità significa perdere tempo, non concludere nulla, perché la legge dell'amore, secondo quanto indica il proverbio, risiede nel “noi”, cioè nel “noi due”. Senza questa reciprocità non ci può essere amore vero perché viene a mancare una componente essenziale dell'amore, l'intimità, e non ci può essere intimità quando si è da soli. Ovviamente questo proverbio si riferisce all'amore romantico e non ad altre forme d'amore, come ad esempio l'amore umanitario. Ancora un altro: è chiù facil' a criticà quann' nun z' vol' fa (è più facile criticare quando non si vuole fare). Anche questo proverbio è semplice da capire: le persone svogliate tendono facilmente a criticare, ad emettere giudizi negativi perché in fondo non vogliono impegnarsi. È da presumere che questo proverbio derivi da una attenta
osservazione delle persone sfaccendate. Chiaramente non è da prendere come legge universale ma almeno fa riflettere su un fatto tipico, e questa riflessione può attivare una presa di coscienza più profonda, capace di superare i semplici dati dell'esperienza. Un altro: ricern' gli antich: prima la scorza e po' la muddica (dicevano gli antichi: prima la scorza e poi la mollica). È bene passare dalle cose poco morbide a quelle morbide; è bene prima il duro e poi il molle; è bene prima il difficile e poi il facile. Proverbio questo che riflette una semplice saggezza: nella vita e nella formazione del carattere è bene iniziare dalle cose un po' difficili, evidentemente per farsi le ossa, per allenarsi, per sviluppare capacità e talenti, e poi passare alle cose facili, perché in questo modo, in questo processo, in questa evoluzione la cosa più importante è il controllo delle proprie inclinazioni morali. Infatti, possiamo capirlo per esperienza e buon senso, soffermarsi per lo più su cose facili, “morbide”, “tenere” potrebbe com-
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portare il non trascurabile rischio di rammollirsi, di impigrirsi, perdendo l'occasione di sviluppare e mettere alla prova importanti capacità psico-fisiche, capacità che, se altrimenti curate, dovrebbero garantire l'autonomia personale. Insomma, come può facilmente emergere da questi pochi esempi, si capisce intuitivamente che i proverbi si sono diffusi e mantenuti per le ragioni che prima abbiamo esposto: a) contenuti significativi per la vita derivanti dall'esperienza e b) forma breve facilmente rammemorabile. Ma in questa analisi può e dev'essere segnalata una terza caratteristica dei proverbi, caratteristica che li avvicina molto allo spirito filosofico: spunti ed occasioni di riflessione. In realtà, molti proverbi ci invitano a riflettere, a dilatare la nostra comprensione a partire da poche parole iniziali, da semplici idee, fino ad arrivare ad un'analisi dettagliata, articolata, sviluppata. E questo è di certo il loro potere più valido ed importate: suscitare la riflessione critica e quindi l'ampliamento cognitivo.
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Redazionale a cura di Giovanni Martemucci
Buona vendemmia fa buon vino... ’ una buona vendemmia quella del 2013 per la Basilicata. Dopo diverse annate particolarmente precoci si è rientrati nuovamente nella media, con la maggioranza delle uve che sono state vendemmiate da metà settembre in poi. Sul fronte quantitativo la produzione 2013 di vino sarà senza’altro superiore a quella non particolarmente abbondante del 2012. Stando ai dati nazionali di Ismea e Unione Italiana Vini, in Basilicata l’incremento produttivo è di circa il 20%. La stagione vegetativa è trascorsa senza particolari eventi metereologici e conseguenti attacchi di crittogame. Cacciata, fioritura e allegazione (passaggio dallo stato di fiore a quello di frutto) sono risultate buone; l’invaiatura (l'inizio del processo di maturazione) e la sua fase finale hanno fatto registrare punte di ottimo, come ci conferma Mariangela Falciglia, titolare delle Cantine Falciglia di Matera. Mariangela Falciglia “Le abbondanti piogge registrate nella prima parte dell'anno – afferma Falcigliahanno costituito un'importante riserva idrica per le piante. Ciò ha favorito un'ampia estensione dell'apparato fogliare dei vigneti. La maturazione delle uve ha registrato un ritardo di circa 10-15 giorni rispetto alle più recenti campagne con un vantaggio per la qualità e le quantità. Un’ estate asciutta, invece, ha permesso uniformità di maturazione ed assenza assoluta di funghi, quale la peronospora, con presenza di chicchi ben integri. Per quanto con-
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Don Antonio, il Primitivo delle cantine Falciglia l Primitivo delle cantine Falciglia commercializzato con etichetta “Don Antonio Falciglia”, è una delle eccellenze enologiche lucane. Un primitivo vinificato con cura artigianale che si caratterizza per le sue intense note speziate, gusto armonico, persistente e caldo. Quello dell’azienda Falciglia è un vino che racconta una storia, che ricorda un amore, che parla con semplicità, ma non per questo è meno intenso e profondo. Mariangela Falciglia ha ereditato dal padre Antonio la passione per il vino e l’amore per la terra, quei pianori di Tursi sui quali ancora oggi si coltiva l’uva che a settembre si raccoglie manualmente. Un vitigno cullato dalle dolci brezze marine che dallo Jonio risalgono e propagano nell’aria dell’entroterra lucano gli effluvi odorosi delle essenze mediterranee del mirto, del ginepro, del corbezzolo, del pruno selvatico, del rosmarino. Sentori vellutati che si ritrovano nel calice e che contribuiscono a rendere inconfondibile l’aroma di questo Primitivo di nicchia. L’ideale per sposare in una serata poesia, leggerezza, passione e convivialità.
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cerne la vinificazione, sappiamo che la presenza di uve sane permette di programmare tale processo senza particolari correzioni ed avere acidità, grado zuccherino, colore ed ottimi profumi, tutto ciò che un buon vino deve avere di suo”. Dunque, ad una annata positiva, dovrebbe corrispondere anche un buon andamento del mercato. “Noi come azienda – continua Falciglia- lavoriamo soprattutto con i mercati esteri, in particolare con Germania, Olanda e Giappone. All’estero apprezzano molto le produzioni di nicchia e di qualità, una tendenza emersa anche nel corso dell’ultimo Vinitaly svoltosi nel mese di aprile. Delle nostre 15mila bottiglie prodotte quest’anno, l’ottanta per cento saranno esportate. Il mercato italiano in questo momento risente molto della crisi per cui preferiamo lavorare con paesi in cui la qualità e la genuinità del made in Italy vengono riconosciute, valorizzate e apprezzate”. Dunque sono le produzioni di nicchia quelle che possono dare nuovo impulso al comparto della produzione enologica luca-
na che, tradizionalmente, è assai frammentaria pur annoverando parecchi vini degni di nota. Sulla base di queste tendenze dovrebbero orientarsi anche le politiche agricole regionali che i produttori di vino giudicano spesso poco efficaci ed eccessivamente burocratizzate nei loro strumenti di intervento. “Occorrerebbe mettere in risalto nella programmazione politica regionale – conclude Mariangela Falcigliail valore del vino anche attraverso la sua dimensione economica, imprenditoriale, sociale, ambientale e territoriale. Il forte legame del vino con il territorio di produzione, le abitudini di consumo, ma forse anche una maggiore attenzione dei cittadini al sostegno dell’economia locale in un momento di crisi, ha come risultato il fatto che le bottiglie più richieste siano proprio quelle prodotte a livello regionale perché racchiudono la storia, la bellezza e la qualità del territorio. E il territorio lucano è un patrimonio tutto da scoprire che ora apprezzano anche all’estero, racchiuso in un calice di vino”.
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Speciale Archeologia
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CIVITA DI TRICARICO Una vera città? Recenti studi gettano nuova luce sulla natura di uno dei siti archeologici più importanti della regione Anna MOLLICA
egli ultimi decenni l’archeologia ha dedicato notevole attenzione ai popoli indigeni che hanno abitato la Basilicata in età arcaica. Un ritrovato interesse cresciuto di pari passo con le scoperte che la ricerca, a partire dagli anni ’60, stava portando alla luce, svelando aspetti inediti di un mondo fino ad allora inesplorato. Ricercatori italiani e stranieri che con il supporto logistico-scientifico della Soprintendenza Archeologia, hanno allargato lo sguardo dalla costa ionica all’entroterra affinché potessero comporre un quadro quanto più veritiero e completo delle presenze umane che popolavano il territorio e delle relazioni che le stesse avevano instaurato con i popoli greci. Tra questi c’è Olivier de Cazanove, uno studioso che da 25 anni indaga su uno dei siti archeologici più affascinanti del territorio lucano, e misterioso per i tanti interrogativi che tutt’ora solleva: la Civita di Tricarico. Attraverso i suoi continui studi il professore sta cercando risposte soprattutto alla luce di nuovi e sorprendenti rinvenimenti che gli hanno permesso di ridefinire la natura e il contesto di questo straordinario sito. Autore di diverse monografie, già membro della Scuola Francese di Roma, Direttore del centro Jean Berard di Napoli ed infine professore, prima di architettura greca, poi di architettura romana alla Sorbonne, 1 Pantheon di Parigi, Cazanove ha reso pubbliche le conclusioni fin qui raggiunte in
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una conferenza dal titolo “Civita di Tricarico: una vera città?” avvenuta lo scorso 30 ottobre a Tricarico, presso il Palazzo Ducale, ed organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata e da Maria A. Carbone, responsabile della locale sede. La Civita è quello che rimane di un insediamento fatto costruire nel IV secolo a.C. dai Lucani, popolazione di origine osco-sannita proveniente dall’area centro-italica che verso la fine del V secolo a.C occupò parte dei territori della Basilicata interna integrandosi con le comunità indigene preesistenti. Definita così perché non se ne conosce ancora il nome, collocata su un altopiano a 933 metri s.l.m. tra i fiumi Bradano e Basento, la Civita si estende per 47 ettari e comprende l’acropoli dove è presente un edificio adibito a culto con un magazzino, e
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tre cinta murarie concentriche edificate in periodi differenti (la più esterna nel III secolo a.C.), a difesa dell’insediamento che, complice la morfologia del posto, era difficile da espugnare. La collocazione dello stanziamento non era casuale, anzi doveva rispondere a precise logiche di controllo sul territorio dal momento che garantiva l’osservazione dei transiti da e per la costa lungo le valli fluviali. Era un centro nevralgico dunque, che oggi, grazie alle moderne tecniche di indagine quali strumenti cartografici, foro aeree, ricognizione geofisica elettrica e magnetica, si sta rivelando altro da una semplice fortificazione. Il ritrovamento di altre costruzioni come santuari, strade, infrastrutture infatti lascia supporre che qui si è in presenza di un abitato organizzato e complesso, di una vera e propria città, molto diversa nello stile da quelle
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Olivier De Cazanove Foto di Vito Sacco
greche e romane, ma pur sempre un agglomerato dove si svolgeva la vita lavorativa e sociale di tante persone. La scoperta suscita scalpore poiché smentisce la convinzione secondo la quale la costruzione delle città era una prerogativa solo greca e romana e non degli indigeni i cui insediamenti erano concepiti come semplici villaggi sparsi privi di infrastrutture. I rilievi sulla Civita, invece, sembrano dimostrare che anche i popoli anellenici, in questo caso i Lucani, costruivano proprie città con proprie caratteristiche. Questa conclusione inevitabilmente porta a presagire un’importanza maggiore della Civita soprattutto negli assetti politico-amministrativi della Basilicata antica. Assurta adesso a grande centro urbano autonomo, è logico pensare che la stessa fosse alquanto potente. Cazanove afferma infatti
che riuscì a sopravvivere alle guerre puniche e ai Romani che qui vi giunsero a partire dal III secolo a.C. Il centro fu vivo fino al I secolo a.C ma il professore si spinge anche a posticipare la data della fine della Civita addirittura al I secolo d.C. Mentre la penisola veniva totalmente romanizzata la Civita continuava a vivere. Dopo di allora l’abitato però si restringe. Solo pochi edifici continuano ad essere abitati. Poi scompare totalmente ogni traccia di vita. Le indagini sul campo da parte del prof. Cazanove però non si interrompono. Il sito lascia intravedere possibili nuovi scenari; non si esclude che si possa un giorno scoprire il vero nome della Civita. A tale proposito qualche ipotesi è già stata avanzata. Agli inizi degli anni ’70 Dinu Adamesteanu portò alla luce un frammento con un’iscrizione osca, in cui compare l’indicazione
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precisa di quello che poteva essere un suffisso. Analoghi frammenti scoperti fino ad oggi, sono venti in totale, hanno fatto pensare che si trattasse di un marchio di officina, del nome del proprietario o dell’artigiano; successivi ritrovamenti, però, di bolli simili in tutto il mondo osco riportanti l’elemento invariante del suffisso “WE” fa sospettare un riferimento a qualcosa di pubblico. E cioè che si tratti dell’abbreviazione di un concetto italico che rinvia al significato di “comunità” o di una parte della comunità, un’associazione ad esempio. L’ipotesi è stata avvalorata da Paolo Boccetti. Altri suggerimenti che spingono in questa direzione provengono poi dalla cartografia locale, anteriore agli anni ’50, dalla quale si nota che il luogo corrispondente al pianoro della Civita è indicato con il toponimo di Carmelo, e da fonti documentaristiche bizantine. Messi insieme questi dati si suppone che quelle iscrizioni possono riferirsi ad una precisa comunità che a questo punto avrebbe anche un nome. Alla conferenza erano altresì presenti Antonio De Siena, Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata ed Angela Marchisella, sindaco di Tricarico, la quale ha offerto a Olivier De Cazanove la cittadinanza onoraria quale riconoscimento per il suo impegno a sostegno di studi preziosi sia per il passato di Tricarico, sia per quello della Basilicata, e per la ricostruzione della storia tutta.
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Speciale Archeologia
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L’eterno rinnovarsi della vita: i segni
e i simboli
La mostra che espone reperti preistorici delle Grotte di Latronico a ricerca archeologica in territorio lucano ha condotto sempre ad importanti scoperte. Tracce che levano il velo sul passato dei nostri antenati che qui vi hanno abitato fin dalla preistoria. “L’eterno rinnovarsi della vita: i segni e i simboli” è il titolo della mostra che, presso il Museo Archeologico Provinciale di Potenza, espone parte di quanto rinvenuto in un secolo di ricerche condotte nelle Grotte di Latronico (PZ). Un lavoro di rivisitazione che le archeologhe Anna Grazia Pistone e Filomena Tufaro hanno portato avanti su reperti custoditi nei depositi dello stesso Museo. Le Grotte di Latronico, considerate tra i siti preistorici più importanti d e l l a Basilicata, si compongono di 5 cavità, in località “Calda” o “Bagni d i Calda”, a 7 6 0 m e t r i s.l.m., in prossimità del fiume Sinni e delle sorgenti termali. Il primo ad interessarsene fu Vittorio Di Cicco, allora direttore del Museo Provinciale di Potenza,
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che tra il 1912-’13 condusse indagini sulla ”Grotta Grande”, la più ampia ed articolata. Il sito attirò anche l’attenzione del paletnologo Ugo Rellini che nel 1916, pubblicò un resoconto secondo il quale, data la vicinanza al fiume e alle sorgenti solfuree, le grotte nell’Età del Bronzo potevano essere state luogo di culto legato alle acque benefiche. Tale ipotesi non ebbe però riscontri archeologici. Le ricerche ripresero anni dopo, nel 1972, per volontà del soprintendente Adamesteanu e proseguirono fino al 1988 con l’archeologo Giuliano Cremonesi dell’Università di Lecce prima e di Pisa poi. Gli studi attestarono una frequentazione del sito dal Mesolitico all’Età dei Metalli. La mostra, oggi, ripropone i segni tangibili della vita nelle grotte insieme ai significati che quei luoghi e quegli oggetti potevano rivestire, al fine di consegnare al pubblico, oltre che il vivere anche la cultura di quelle genti e il senso che loro davano all’esistenza. A cominciare dalla grotta, lo spazio in cui scorre la vita, grembo materno che custodisce e genera, luogo dei rituali in onore della Dea Terra Madre invocata affinché apporti abbondanza nei raccolti e salute per gli uomini e gli animali. Sono stati ritrovati nelle diverse grotte tre vasi ricolmi di semi e frutti selvatici, statuine femminili e le raffigurazioni di volti posti a rilievo sugli orli dei vasi. La grotta è anche luogo in cui ha fine la vita, lo spazio delle sepolture che ha restituito ossa umane maschili e femminili. Visitando la mostra è possibile visionare reperti che riconducono alle attività praticate dagli abitanti che si sono succeduti in questi territori. Ceramiche ed oggetti di uso quotidiano rappresentano, infatti, una preziosa fonte di informazione sulle loro attivi-
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Foto dell'Archivio della Sala Restauro del Museo Provinciale di Potenza
tà economiche e tecnologiche. Tra gli oggetti in terracotta compaiono numerosi pesi da telaio che testimoniano la diffusa attività di tessitura sia di fibre animali che vegetali; frammenti di macine documentano l’attività agricola; oggetti come un colatoio del latte o resti di animali che attestano la pratica della pastorizia e dell’allevamento; altri manufatti utili alla pesca che era favorita dalla vicinanza del fiume. Il fiore all’occhiello della mostra è una spirale in terracotta. Le sue più antiche raffigurazioni risalgono al Paleolitico Superiore quando compare incisa su oggetti o dipinta sulle pareti di grotte. Molto diffuse nel Neolitico fino all’Età del Bronzo, le spirali diventano simbolo delle civiltà appenniniche. La spirale non è un semplice motivo decorativo od ornamentale. Il suo aspetto serpentiforme la rende emblema della ciclicità del tempo, dell’alternansi nascita/morte, della trasformazione e rigenerazione, e la lega al culto delle acque. Averne ritrovate all’interno delle Grotte di Latronico avvalora la tesi del valore cultuale del luogo La mostra organizzata dalla Provincia di Potenza, in collaborazione con il comune di Latronico, resterà in esposizione fino a dicembre e si replicherà anche nella cittadina sinnica. an.mo.
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Umberto Zanotti Bianco L’altra firma dell’archeologia lucana ra le persone che hanno operato per lo sviluppo dell’archeologia lucana vi è senz’altro il sen. Umberto Zanotti Bianco. Vissuto tra il 1889 e il 1963, originario del Piemonte, nel 1920 fonda con Paolo Orsi la Società “Magna Grecia” con la quale finanzia, artecipando egli stesso, importanti campagne di scavo in molti siti dell’Italia Meridionale alla ricerca di tracce magnogreche. Questa passione lo porta anche in Basilicata e, in particolare, nelle zone del metapontino dove, coadiuvato dall’archeologa Paola Zancani Montuoro, incrementa un’attività di indagine che si rivela foriera di importanti scoperte. Come quelle che riguardano le Tavole Palatine, una delle quali porta alla definitiva attribuzione del Tempio alla dea Hera. La ricerca archeologica, secondo Zanotti, è un lavoro che in Basilicata necessita di una visione molto più organica e lungimirante rispetto a quella condotta a partire dalla fine dell’800 da pur eccellenti esploratori. Le indagini di Guiscardi, De Lorenzo, Rellini, Ridola, Di Cicco, Lacava avevano infatti portato alla definizione di 4 siti per lo più preistorici, nel venosino, nel lagonegrese, nel potentino e nel materano, ma in maniera autonoma e con un’impronta per lo più conservativa. Zanotti Bianco invece ha in mente un altro metodo, moderno, più scientifico e sistematico, che guarda agli altri siti con l’ottica del fare rete, molto più efficace per comporre il mosaico del nostro antico passato. Il progetto, per fortuna, non resta lettera morta e nel 1964 viene avviato con successo da Dinu Adamestesanu. Lo scorso 18 ottobre a Potenza un conve-
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gno dal titolo “Agire: infinito presente” ha voluto ricordare Zanotti Bianco a 50 anni dalla sua morte. Presso il museo archeologico nazionale di Palazzo Loffredo storici ed esperti in campo artistico, patrimoniale, paesaggistico ed ambientale hanno rievocato la figura illustre dell’uomo che, per il suo notevole impegno a favore delle classi disagiate, è stato definito “apostolo civile”. Patriota, antifascista, ambientalista, filantropo, educatore, dai diversificati interessi culturali, è stato l’uomo del fare che ha legato a doppio filo la sua vita a quella dell’Italia Meridionale, lavorando attivamente affinché la stessa trovasse il suo riscatto economico-sociale. Un obiettivo
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che concretizza attraverso progetti per l’istruzione di tutti, adulti e bambini con la creazione di asili, scuole elementari e biblioteche e con l’utilizzo consapevole e non distruttivo del territorio. Personaggio eccellente del panorama italiano, esempio per le generazioni successive, nel 1952 Zanotti Bianco viene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Einaudi. Continua, tuttavia, sempre a destinare la sua attività parlamentare alla difesa e valorizzazione del patrimonio artistico, ambientale e ai problemi della scuola. Alla nostra regione dedica due pubblicazioni: La Basilicata storia di una regione del mezzogiorno dal 1961 al 1900 e Inchiesta sulla Basilicata del 1926, puntuali analisi sulla condizione generale della regione, e a Roma istituisce la biblioteca “Giustino Fortunato” per gli studi meridionalistici. Il convegno che si è svolto sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è stato organizzato dall’A.N.I.M.I., Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, e da Italia Nostra, associazione che lavora per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione. Di quest’ultime Zanotti Bianco è stato tra i fondatori, rispettivamente, nel 1910 e nel 1955. All’iniziativa hanno collaborato la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata, le Soprintendenze per i Beni Archeologici e per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata. an.mo.
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io sono LUCANO
I AM LUCANO
JE SUIS LUCANO
ICH BIN LUCANO
SOY LUCANO
Я ЛУКИ
我盧肯
I nser to a cura de
Le tre giornate dei lucani nel mondo
Un incontro per costruire insieme l’altra Basilicata
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ai nostri lettori
Storie d’emigrazione nelle tre giornate dedicate ai Lucani nel mondo
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Sempre più protagonisti
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Lucani all’estero, quasi un esercito
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Satriano di Lucania Il Borgo “Piccante”
Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.
I nostri contatti:
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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423
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Storie d’emigrazione, di stenti e di successi Venosa, Stigliano e Potenza, le tre giornate dei lucani nel mondo
Giulio RUGGIERI
’ stato itinerante, quest’anno, il consueto appuntamento con i lucani oltre confine. La manifestazione, denominata “Giornate dei lucani emigranti”, è stata organizzata dalla Commissione regionale dei Lucani all’Estero, dall’Ufficio Internazionalizzazione della Giunta Regionale, e dal Consiglio Regionale della Basilicata. Dopo Venosa e Stigliano, con i convegni sul tema della rete dei lucani nel mondo come risorsa per la Basilicata, la tappa di Potenza ha offerto un dibattito aperto dal Presidente della Commissione Regionale dei Lucani all’Estero, Luigi Scaglione. La terza giornata conclusiva delle tre giornate dei lucani emigranti si è svolta nella sala Inguscio presso la Regione Basilicata, sabato 5 ottobre. La giornata è stata presieduta dal professor Ettore Bove, dal giornalista Renato Cantore, dallo scultore Antonio Masini, da Biagio Ignacchiti, presidente dei lucani all'estero, ma anche dai
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consiglieri Michele Napoli e Gennaro Straziuso, esponenti di aree politiche diverse, ma tra i più sensibili al fenomeno migratorio. “Sono 11 mila i potentini emigrati all'estero”, ha detto Cantore. La Lucania resta la regione col più alto tasso di migranti, subito dopo la Calabria. Quella degli emigrati è stata una Lucania molto spesso vincente. L’Argentina ospita 38 associazioni lucane. In Piemonte ce ne sono 12. Solo durante il periodo fascista si è registrato un arresto del flusso. Il giornalista ha poi introdotto un filmato con le interviste a gente lucana che è emigrata, portando un po' di lucanità nel mondo. Il prof. Ettore Bove ha dichiarato, invece, che Potenza ha perso, negli ultimi anni, 11 mila persone e che osservando le iscrizioni nelle università nell'ultima decade, si nota una costante inflessione del numero degli iscritti.
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“L'università italiana ha il maggior numero di fuori corso”- ha affermato - “Questo a causa del fatto che la gran parte aspira ad essere medico o avvocato. Stiamo formando un gruppo di studenti di economia che poi deve andar fuori, per completare gli studi. Tutto questo sempre per ragioni politiche. Ma, il più delle volte, non si tratta di una scelta obbligata. Oggi chi va fuori lo fa per scelta e non per una vera necessità (il desiderio di allontanarsi dai controlli delle proprie famiglie)”. Il suo consiglio è di non farsi influenzare da parenti o amici, ma esclusivamente dalla propria vocazione. Per Bove deve cambiare la politica universitaria, perché se un terzo del bilancio regionale è dovuto al petrolio, senza l'università lucana, molti corregionali non avrebbero potuto studiare. Poi, è stato proiettato un secondo filmato nel quale i lucani hanno raccontato la loro esperienza lavorativa all'estero, il più delle volte positi-
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Una carrellata di persone ha raccontato nel filmato la propria esperienza, ma anche il forte legame e la nostalgia per le proprie terre, mai dimenticate. Il presidente del Cseres, Pietro Simonetti, invece, ha colto l'occasione per ricordare i morti di Lampedusa, per i quali si è tenuto un minuto di silenzio. Ha proseguito, poi, ricordando che dovremmo saper meglio accogliere i lucani nella nostra regione. Per Simonetti sono i giovani i veri rivoluzionari e più che nel petrolio, dovremmo investire sul capitale umano che abbiamo. L'unico modo per far questo, è formare una vera e propria coscienza lucana. Dopo, uno studente dell'Itis di Picerno ha descritto, con grande entusiasmo, il suo viaggio a New York, seguito da tre ragazzi del liceo scientifico Salvator Rosa che hanno raccontato la loro esperienza di studi all'estero, rispettivamente a New York e in
Romania. Anche Biagio Ignacchiti dall'Argentina, dove è stato realizzato anche un ambulatorio cardiaco per i lucani, ha confermato che non bisogna abbandonare il legame con la propria terra d'origine. Lo scultore Antonio Masini, noto per aver eretto più di 10 sculture nel mondo (non a caso, si realizzerà un museo dedicato a tutte le sue opere), si è sempre chiesto da piccolo, cosa ci fosse al di là del Vulturino. Per lui, le sue prime opere non sono che testimonianze dell'agricoltura. Si ritiene fortunato per la sua attività artistica. Per lui, è stato una vera fortuna conoscere l'Associazione dei Lucani all'estero. “Per la loro testardaggine, i lucani sono i trentini del nord”- ha poi affermato. Il presidente del consiglio regionale Santochirico, ha poi concluso dicendo che la cosa più sbagliata è rifarsi al passato.
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“Emigrare dev'essere una possibilità”, ha detto, “ma non deve diventare un'esigenza. Però il mondo è cambiato ed i collegamenti ci consentono di attutire il senso di lontananza dalla propria patria. Oltre che alla folta rete di associazioni e federazioni lucane nel mondo, dovremmo porci il problema del fenomeno dell'immigrazione in Lucania, cosa di cui abbiamo impellente necessità. La nostra esigenza adesso è quella di moltiplicare le presenze nella nostra terra. Per far questo, dobbiamo comprendere come attrarre la gente che sta qui, affinché diventi una risorsa, un'opportunità di sviluppo anche per noi. Solo così si potrà alimentare maggiore richiesta di lavoro”. Alla fine del convegno, sono stati consegnati i premi di riconoscimento alla carriera ad Antonio Masini, al prof. Ettore Bove, al preside dell'istituto Itis di Picerno e alla docente argentina Milca Calcagno.
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Lucani nel mondo, quasi un esercito Il rapporto Migrantes della Cei: sono oltre 4 milioni i lucani residenti all’estero
ell'ultimo seminario delle giornate dei lucani emigranti, svoltasi nella Sala A del Consiglio Regionale, è stato presentato il rapporto Migrantes. L'incontro è stato presieduto da don Michele Palumbo sacerdote di Tramutola (responsabile Migrantes Basilicata), Luigi Scaglione, Pietro Simonetti (coordinatore Centro dei Lucani nel mondo), Giannino Romaniello e Rocco Vita (consiglieri regionali). Sono oltre 4 milioni e 300 mila i cittadini italiani residenti in Paesi stranieri. Lo ricorda il Rapporto Italiani nel Mondo, presentato dalla Fondazione Migrantes della Cei, che cita i dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Cresce, poi, il numero degli italiani che emigra: di + 3,1% rispetto allo scorso anno. Il Continente che ha registrato l’aumento più vistoso è l’Asia. L'italiano che emigra ha tra i 35 e i 49 anni di età, è laureato o diplomato, non è sposato ed è meridionale. Questo è il pro-
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filo medio dell'italiano che sceglie di emigrare all'estero. Il 50% degli emigranti italiani sono giovani disoccupati senza un titolo di studio; l’altro 50% sono giovani diplomati e laureati. A riferirlo è il rapporto "Italiani nel mondo 2013", stilato dalla Fondazione Migrantes, dati ulteriormente ribaditi dall’intervento di don Michele
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Palumbo, nel corso convegno di sabato 5 ottobre alla Regione. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dice che molti di questi giovani lasciano la propria terra per affermarsi, ma deve trattarsi di una scelta, non di un obbligo. I dati dicono che il 70% che va via non vuole più ritornare nel proprio paese e la società
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non riesce a superare questo problema. Don Palumbo afferma che la realtà emigratoria non solo è ripresa, ma diviene sempre più un segno dei tempi. È una realtà che ci tocca nel profondo. Secondo lui, è proprio la mobilità umana a caratterizzare il nostro futuro. giu.ru.
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SATRIANO DI LUCANIA
IL BORGO “PICCANTE”
Ettore BOVE*
n una sala ben ristrutturata, sede della Biblioteca comunale, nella suggestiva Rocca di Poggiano di Satriano di Lucania, la Pietrafesa preunitaria, il 18 settembre è stata ufficialmente presentata la “Delegazione Accademica del Peperoncino dell’Appennino Lucano”, l’ultima delle oltre cento associazioni dell’Accademia Italiana del Peperoncino finora attive nel mondo. Alla manifestazione, organizzata dall’Amministrazione comunale e dal Gal Csr Marmo Melandro, è intervenuto Enzo Monaco, Presidente dell’Accademia Italiana del Peperoncino ed ideatore dell’omonimo
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“Festival”, l’evento internazionale che, all’inizio di settembre di ogni anno attira, da tutto il mondo, a Diamante (Cosenza), sede dell’Accademia, fondata venti anni fa, migliaia di persone, di tutte le età, amanti del peperoncino, ed alcune centinaia di coltivatori della popolare “spezia esotica”. Come si è avuto modo di sottolineare nel corso dell’incontro, la Delegazione accademica costituitasi a Satriano di Lucania, che vede tra i soci fondatori rappresentanti di tutte le professioni, avrà il compito di diffondere, i pregi, non solo tangibili, del piccante associato all’utilizzazione del pepe-
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roncino in cucina. Di conseguenza, questo piccolo centro del Melandro, che ha dato i natali all’artista seicentesco Giovanni De Gregorio, detto, proprio per le origini, il Pietrafesa, diventa, con il suo prezioso arredo urbano, in cui spiccano “murales” davvero spettacolari, il luogo deputato a valorizzare le virtù del peperoncino, la “spezia americana” dalle indubbie proprietà terapeutiche, che fin dal suo arrivo in terra europea, all’inizio del ’500, ha contribuito a modificare, non poco, anche il sapore ed il colore degli alimenti tipici della Lucania. A rappresentare bene questa profonda tra-
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sformazione della Basilicata alimentare, rimane la “lucanica”, l’insaccato (salsiccia) decantato nel I secolo a.C. da Marco Terenzio Varrone e da Cicerone, che grazie al peperoncino è riuscito a ritagliarsi nell’ambito della salumeria di nicchia italiana uno spazio non certo marginale. Anzi, è altamente probabile che senza l’arrivo di questa spezia, la lucanica di romana memoria, la cui composizione descritta dal gastronomo Apicio porta a pensare all’uso di veri e propri intrugli, come la colatura delle alici (garum), più che di ingredienti, non avrebbe avuto la possibilità di sopravvivere al mondo d’oggi. In questo contesto evolutivo della cucina lucana, la comunità satrianese è destinata a diventare punto di riferimento per quanti vedono nell’uso del piccante non solo aspetti simbolici e trasgressivi ma anche un modo per valorizzare tutti quegli elementi del peperoncino, il “bello dell’orto”, ritenuti utili alla salute dell’uomo, che le popolazioni precolombiane avevano già intuito molti secoli prima dell’arrivo degli europei. Le azioni da intraprendere, perciò, sono diverse. Innanzitutto occorre modificare la cartellonistica che accoglie i visitatori aggiungendo che Satriano di Lucania non è solo il paese degli stupendi murales ma anche la sede della Delegazione Accademica. In secondo luogo occorre impegnarsi per progettare un “campo catalogo” delle tante varietà di peperoncino disposte a grado di piccantezza decrescente o tenendo conto dell’intensità dei colori. L’Accademia Italiana del Peperoncino si è impegnata a fornire assistenza ed i semi necessari. Merita di essere sottolineato che un emigrante satrianese in Belgio, presente alla riunione di insediamento della delegazione, ha manifestato la disponibilità a mettere a disposizione la superficie necessaria. L’orto di peperoncini, che andrebbe progettato coinvolgendo le scuole dell’obbligo, avrebbe anche la funzione di stimolare gli agricoltori locali a destinare maggiore spazio alla coltivazio-
ne della solanacea poiché le prospettive di mercato rimangono davvero interessanti. Da questo punto di vista occorre considerare che del peperoncino utilizzato in Italia, intero o in polvere, ben oltre la metà è rappresentata da merce importata dai paesi asiatici. Spesso si tratta di prodotto di origine incerta e comunque costituito da miscugli di essenze diverse dal classico peperoncino. La frode emerge quando si scopre che le tante adorate salsicce vanno a male. Rimane, infine, l’esigenza di sensibilizzare i ristoratori della zona a riscoprire e proporre agli avventori le pietanze piccanti del passato. I simboli di questo mondo che corre il pericolo di scomparire dalla montagna lucana sono i sughi preparati utilizzando la tradizionale “conserva” piccante, al profumo di basilico, conservata, dopo essere stata essiccata al sole, nei piccoli “vasetti” di ter-
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racotta, e la “patata spaccata” (divisa a metà) arrostita, non solo nelle fredde serate invernali, sotto la cenere coperta di brace. Un tempo non troppo lontano, il prelibato “arrosto” veniva preparato, prima di sistemarlo sotto la cenere, inserendo tra la patata divisa a metà un piccolo pezzetto di lardo e polvere di peperoncino. Oggi, naturalmente, per preparare il povero arrosto è possibile utilizzare, per chi non ha un camino, anche il forno. Meglio ancora, però, sarebbe quello di valorizzare il prezioso tubero di montagna utilizzando il lardo di suino nero lucano. Va da sé che la bontà della sapiente cucina piccante delle aree interne della Lucania può essere pienamente apprezzata solamente se è abbinata ai nobili vini a denominazione d’origine della Basilicata. Sono, questi, tutti aspetti della piccante gastronomia montana lucana che la Delegazione accademica appena insediatasi a Satriano di Lucania si impegna a individuare, tutelare e promuovere tra gli appassionati, vicini e lontani, del peperoncino. I mezzi utili allo scopo saranno la coreografica esposizione annuale, ormai ben collaudata a Diamante, seminari divulgativi, visite guidate al campo catalogo, convegni scientifici e riunioni conviviali tematiche. *Dipartimento di Matematica Informatica ed Economia Università degli Studi della Basilicata
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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.
A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazione ed è in questo che noi crediamo. Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singola produzione. È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa, ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmente ogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza. L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazine o un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clienti è al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.
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Vulture d’autunno el Vulture l’autunno riserva diverse attività come la vendemmia, la raccolta delle castagne, le feste dei paesi e i tanti eventi culturali. L’itinerario del mese è una passeggiata alla scoperta di questa colorata parte della Basilicata. L’itinerario si svolge lungo un caratteristico sentiero che, attraverso il fitto bosco del Monte Vulture, conduce all’Abbazia di San Michele.
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L’abbazia è aggrappata su di un lato del monte Vulture al di sopra del lago piccolo di Monticchio. Fu fondata dai Benedettini nel x secolo, fu costruita scavando una grotta di tufo. L' abbazia nel 1600 ospitò i Cappuccini. L'intera Abbazia è costituita da un convento a più piani, una chiesa settecentesca e la cappella di S. Michele. La grotta dell’angelo dedicata a San Michele era il luogo di
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preghiera dei monaci italo greci. Attualmente l’abbazia è anche la sede del museo di storia naturale del Vulture, uno spazio espositivo per raccontare l'importanza di un territorio in cui sono testimoniate diverse ricchezze naturali, la sua geologia, la sua flora, la sua fauna, la natura vulcanica dei suoi laghi; e, infine, l’intera storia della presenza umana dall'Homo erectus di Atella fino ai giorni nostri.
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Tipologia: trekking DifficoltĂ : facile Distanza: 2km solo andata
Il punto di partenza dell'itinerario è situato sulla strada che conduce ai Laghi di Monticchio. Subito, dopo pochi passi, ci si immerge nei boschi solitari e fitti che hanno rappresentato luoghi di raccoglimento e di preghiera ma anche spazi ricchi di quelle risorse necessarie per la sopravvivenza delle comunità . v.a.
Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it il lucanomagazine
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“Fiori sul Cemento” Un progetto fotografico “F di arte e di denuncia
iori sul Cemento” è il titolo del calendario pubblicità/denuncia realizzato da un gruppo di giovani lucani che hanno voluto unire le forze e le abilità per creare un progetto che mostrasse le loro attitudini artistiche e artigiane, impiegandole per lanciare un messaggio forte. Un lavoro fotografico promozionale, ma anche di impegno civile. Gli scatti sono stati realizzati da Roberto Lacava affiancato da Gianfranco Vaglio che si è occupato per lo più della direzione artistica e della post produzione. Undici ragazze lucane e una bambina, scelte tra parenti e amiche, hanno abbracciato l’iniziativa giocando ad essere fotomodelle
Simona BRANCATI
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47 per un giorno. Per ogni mese del prossimo 2014, ciascuna ha indossato un capo realizzato interamente a mano dalla stilista Valentina Giura nel laboratorio sartoriale “Art E’ Sarte” con tessuti messi a disposizione da “Giemme Tessuti”, Potenza. Le dodici modelle hanno posato in altrettanti luoghi della città scelti per la loro cementificazione selvaggia o per la mancata manutenzione delle aree cosiddette verdi o dedicate allo svago e alla socializzazione. I set sono stati individuati nelle aree residenziali, di più recente edificazione, dove l’assenza di una programmazione accorta, non ha garantito la presenza di spazi comuni adeguati e curati e dove anche gli interventi successivi, hanno rivelato una totale incapacità di pensare in termini di qualità della vita. Rientrano tra questi, i rioni di Macchia Romana, Macchia Giocoli e Malvaccaro. Seconda tipologia di location, come si dice in gergo tecnico, sono quelle opere postume istallate in diversi luoghi della città, che anziché arricchirla dal punto di vista artistico, ne fanno uno dei borghi più brutti d’Italia: null’altro che colate di cemento spacciate in origine per promesse di abbellimento di quartieri che più che altro invece le subiscono. E’ il caso della fontana di Bucaletto, dell’opera indefinibile nei pressi dell’istituto “Principe di Piemonte” e della famigerata nave del Serpentone. Infine, la terza categoria di set, è rappresentata dai pochi luoghi che avrebbero le potenzialità per essere utilizzati dai cittadini per eventi culturali e artistici o manifestazioni sportive, ma versano in uno stato di deprimente abbandono: il piccolo parco giochi del Francioso, il dancing di Montereale, il ponte Musmeci e l’area della ex Cip Zoo. Il progetto “Fiori sul Cemento” nasce proprio dall’idea di evidenziare il contrasto tra la bellezza dei capi e le brutture della città, tra l’esplosione dei colori e la freddezza del cemento, tra la naturalezza delle ragazze e gli artifici della burocrazia, tra la richiesta di civiltà urlata dai cittadini e la sordità ostinata della politica. Sarà possibile acquistare una copia del calendario al costo di cinque euro, a partire dalla metà di novembre, presso Giemme Tessuti, via Vaccaro 204/206 Potenza, previa prenotazione delle copie inviando un sms al 339.35.08.378 o scrivendo una mail all’indirizzo simona178@hotmail.com Parte del ricavato sarà devoluto all’Aism, associazione italiana sclerosi multipla.
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DE ROSA FRA Vincenzo MATASSINI
e Rosa Francesco (nome completo Eduardo Maria) nacque a Potenza il 13 ottobre 1853 in Vico Luigi Brancati, in Parroccfhia S. Gerardo, da Nicola, Avvocato di Sant’Arcangelo ma trasferito a Potenza, e da Elisabetta Palese da Venosa. Compì i primi studi a Venosa ed entra alla Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria, passando nel 1872 all’Accademia Militare di Torino di dove, il 1° agosto 1875, uscì col grado di Sottotenente di Artiglieria. Frequenta poi la Scuola di Applicazione delle armi di Artiglieria e Genio ed il 1° ottobre 1877 è promosso Tenente addetto all’Artiglieria da Montagna. Frequenta il corso di studi alla Scuola di Guerra ed il 7 settembre 1883 ottenne il diploma di idoneità ed il successivo 19 novembre venne destinato, per completare gli studi, al Comando del Corpo di Stato Maggiore. Capitano del 10° Reggimento Artiglieria, partecipò alla spedizione di San Marzano in Africa del 1887-1888 e, quando le truppe rimpatriarono, De Rosa rimase al comando dei Forti di Saati. Rientrò in Italia nel febbraio del 1889 e venne destinato al 18° Reggimento Artiglieria de L’Aquila e di lì passò al 24° Reggimento in Napoli. Il 1° febbraio 1895 fu promosso Maggiore e destinato al Comando della Fonderia in Napoli, ma a sua richiesta il 14 gennaio 1896 ritornò in Africa ed assunse il comando dell’Artiglieria nella Brigata indigena del Generale Matteo Albertone che per prima nella conca di Abba Garima presso Adua il 1° marzo 1896 venne assalita e sterminata dalle truppe etiopiche guidate da Ras Menelik.
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Con Decreto del 20 novembre 1898 “Ricompense suppletive per la Battaglia di Adua (01.03.1896)”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 276 del 29.11.1898, venne conferita al Capitano Francesco De Rosa la Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria, in commutazione di quella d’argento già conferita, con la seguente motivazione: “De Rosa Francesco, Comandante Brigata artiglieria. Comandante l’artiglieria della Brigata Albertone (indigeni) si distinse durante tutto il combattimento nel dirigere, con intelligenza ed efficacia singolari, il fuoco delle proprie batterie. Sereno ed imperterrito sacrificò la propria vita e quella dei suoi per rimanere colle due batterie bianche a protezione delle altre truppe”. Fu trovato riverso, ucciso su uno dei suoi cannoni. Il nemico, ammirato dall’eroica resistenza della batteria volle, su desiderio di Ras Menelich, che quattro cannoni fossero messi davanti al palazzo imperiale. Quando, circa quarant’anni dopo, le nostre truppe occuparono l'Abissinia, i quattro cannoni vennero ritrovati all'ingresso del Palazzo Imperiale; su di essi era stato scritto: BATTERIA DEL MAGGIORE DE ROSA. Il 26 settembre 1899 la Deputazione Provinciale di Basilicata, Presidente l’Avv. Vincenzo Lichinchi, previo accordo con il Comandante dell’81° Reggimento Fanteria di stanza nella Caserma “Basilicata”, deliberò di installare sul prospetto principale, ai lati dell’ingresso, due lapidi commemorative ai caduti lucani, “a prodi suoi figli cui non arrise fortuna”, che caddero nella Battaglia di Adua. Dopo la commemorazione avvenuta nella sala del Consiglio Provinciale l’installazione avvenne il pomeriggio del 6 maggio 1900 ed il primo nome fra gli Ufficiali fu quello del Maggiore Francesco De Rosa da Potenza, Medaglia d’Oro al Valore Militare. Le lapidi, alte quattro metri e larghe due, furono scolpite dall’artista Michele Giacomino e l’Amministrazione Provinciale le adornò anche con due grandi corone in bronzo sovrapposte, ora non più presenti. Con l’istituzione il 13 settembre 1870 dei Distretti Militari, Potenza divenne sede del
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38° Distretto denominato “Caserma San Lorenzo” perché allocato nell’antica Grancia della Certosa di San Lorenzo in Via Rosica; dopo l’espulsione dei frati, a seguito della Legge per la soppressione degli enti religiosi, era stata dismessa ed incorporata nel
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Ritratto del Maestro Vincenzo D’Acunto di Tursi
RANCESCO
Regio Demanio, subendo varie destinazioni. Dopo la strage di Adua, diventò “Caserma Francesco De Rosa” e, trasferito poi il Distretto a S. Maria, sede della Questura di Potenza fino agli anni ‘60; oggi è sede del Tribunale Amministrativo Regionale.
Il Distretto Militare spostato intorno al 1985 al Rione S. Maria, inaugurato dall’allora On. Emilio Colombo, con la benedizione del Vescovo Augusto Bertazzoni, è ora “Caserma F. De Rosa, Medaglia d’Oro al V. M.”, nonché sede del Comando militare della Basilicata. Nel 1906, in occasione del decennale della Battaglia di Adua, il Comune di Potenza, con la delibera 256 del 23.05.1906, decise di cambiare nome a molte strade del Centro Storico ed il Vicolo Maddalena venne intitolato al Maggiore Francesco De Rosa. Dopo qualche anno il Colonnello Comandante Secco del 18° Reggimento Artiglieria Campagna di stanza a L’Aquila invitò il Sindaco di Potenza all’inaugurazione di una lapide in memoria del Maggiore d’Artiglieria Francesco De Rosa inviando il 14 maggio 1909 la seguente comunicazione: “Nel giorno 30 maggio 1909, alle ore 15, nella Caserma di questo Reggimento, qui in Aquila, verrà scoperta e inaugurata solennemente una lapide in marmo, che gli ufficiali ed i cannonieri del Reggimento stesso, auspice questo Comando, vollero posta in memoria del Maggiore di Artiglieria Francesco De Rosa, morto eroicamente combattendo alla Battaglia di Adua, al cui nome detta Caserma si intitola. Al primo magistrato di codesta Città in cui il De Rosa ebbe i natali, questo Comando rivolge viva preghiera perché voglia compiacersi onorare di Sua presenza la detta inaugurazione, o quanto meno farvisi rappresentare. Colla circostanza prega la S.V. Ill.ma perché voglia usargli la cortesia di fargli conoscere quali parenti prossimi del De Rosa si trovino costì o altrove e il loro recapito affinché si possa far pervenire loro analogo invito”. Il sindaco di Potenza Dott. Nicola Vaccaro il 19 maggio 1909 risponse: “Con animo grato apprendo della pregiata sua del 14 corrente il tributo di affetto che gli Ufficiali ed i cannonieri di detto Reggimento vogliono portare alla memoria del Maggiore Francesco De Rosa, apponendo nella Caserma che a Lui si intitola, una lapide in marmo. L’onore che si rende all’eroismo ed
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al valore spiegato dal valoroso Ufficiale nella memorabile battaglia di Adua, è nel tempo stesso onore che si rende a questa Città che gli diede i natali; ed io a nome della Cittadinanza Le esprimo tutta la gratitudine nostra e la nostra riconoscenza. Spiacemi però che io non possa personalmente presenziare alla inaugurazione, alla quale sarò presente col pensiero; e pertanto prego Lei, Illustrissimo Comandante, di volermi rappresentare, ricordando nella cerimonia che avrà luogo, l’affetto di Potenza per questo suo figlio carissimo, che diede così nobile esempio di mirabili virtù e di sacrificio. Il De Rosa non ha lasciato qui alcun parente; ma molto facilmente ve ne saranno a Venosa, perché la madre Elisa Palese era venosina, ovvero a S. Arcangelo (Basilicata) comune di nascita del padre Nicola De Rosa. Mi abbia con la maggiore considerazione”. Dopo un paio di mesi, il 14 luglio 1909 l’Avv. Giuseppe Manieri di Venosa, molto probabilmente un nipote del De Rosa, comunicò al Sindaco di Potenza che: “Il 30 maggio scorso in Aquila, sulla facciata della Caserma del 18° Artiglieria, che porta il nome di Francesco De Rosa, fu inaugurata una lapide con medaglione in bronzo in memoria di Chi, nell’infausta giornata di Adua, sacrificò la sua vita al sentimento del dovere. A Potenza, che ebbe la fortuna di dargli i natali, e che gli ha intitolata anche la Via ove nacque, io mi permetto inviare una fotografia di quella lapide, con preghiera a Lei, ch’è il primo magistrato di codesta città, di farla apporre nella Sala del Consiglio. L’effige del De Rosa è poco riuscita e non gli somiglia, come Ella potrà rilevare dal ritratto che, unitamente alla commemorazione da me tenuta qui (a Venosa, nella Sala del Consiglio Comunale, N.d.R.) il 1° marzo 1906, io inviai in quell’anno a codesto Municipio. Ad ogni modo codesta Città vorrà gradire il pensiero e la memoria che io serbo di chi mi fu parente affezionato. Con la più grande osservanza”. Dalla lettera dell’Avv. Manieri, oltre alla conferma che a L’Aquila la Caserma del 18° Artiglieria era intitolata a Francesco De Rosa e ad evidenziare la sua parentela con il De
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Rosa stesso, emerge che erroneamente ritenesse che la Via (in effetti un Vicolo del centro di Potenza) intitolata a De Rosa fosse dove nacque; è quella, invece, dove successivamente abitò la sua famiglia. Nella risposta del 16 luglio 1909 il Dott. Nicola Vaccaro, confermando la ricezione fotografica della lapide innalzata a L’Aquila a Francesco De Rosa, ringraziò l’Avv. Manieri “per il giusto tributo di affetto e di riconoscenza portato ad un cittadino che sacrificò la vita eroicamente per la Patria”. E’ necessario ricordare che la campagna d’Etiopia iniziò il 3 ottobre 1935 con una forza militare di circa cinquecentomila uomini; il 5 ottobre le truppe entrarono in Adigrat, il 6 occuparono Adua, il 15 Axum, l’8 novembre Makallè; il 5 maggio 1936 le truppe italiane entrarono in Addis Abeba che il negus neghesti Hailè Selassiè aveva già abbandonato. Sulla scia dell’euforia di quei giorni, agli inizi del 1936, l’Opera Nazionale Balilla decise di intitolare la scuola diurna della Frazione Rioli del Comune di Velletri alla “Medaglia d’Oro Cap. Francesco De Rosa da Potenza, Maggiore d’Artiglieria caduto ad Abba Garima presso Adua il 1° marzo 1896” ed il successivo 24 maggio 1936 la stessa scuola fece benedire in Roma una fiamma parimenti consacrata all’Eroe. Il Comitato Comunale dell’Opera Nazionale Balilla di Velletri chiese al Comune di Potenza, “Città natale dell’Eroe” l’offerta della fiamma, la cui spesa d’acquisto preventivata sarebbe di sole Lire 70. Il Comune di Potenza, Podestà L’Avv. Alfonso Andretta, con delibera 143 del 4 aprile 1936, aderì alla richiesta pervenuta ed approvò la concessione dell’importo per la fiamma, “come intesa ad onorare un nome ed un simbolo delle attuali rivendicazioni coloniali dell’Italia di Vittorio Veneto”. Sempre sull’onda dell’entusiasmo suscitato dalla presa di Adua, nell’ottobre 1936 fu deciso di collocare sulla facciata principale della Caserma “Basilicata”, a sinistra del portone d’ingresso, una targa in marmo con la dicitura “Ai caduti di Adua vendicati”, targa che il Cappellano Militare ritenne non consona ai dettami della religione cattolica e che negli anni ’80 fece modificare in “Ai gloriosi caduti di Adua”. La targa è tutt’ora esistente. Il Comune di Potenza nel 1938, Sindaco (allora Podestà) l’Avv. Alfonso Andretta, decise di intitolare al Capitano di Artiglieria, Medaglia d’Oro al Valore Militare, morto in Abissinia nel 1938 durante la Battaglia di Adua, oltre al Vicolo nel Centro Storico, anche una Piazza e propriamente la Piazzetta di circa 30 mq. posta alla fine della Discesa S. Giovanni, fra la Chiesa della Madonna di Loreto (detta anche dell’Annunziata) e Via Mazzini. La proposta, però, fu quasi subito scartata; fu scelta, invece, la Piazza nei pressi della Caserma Lucania, allora sede della Scuola degli Ufficiali di Complemento di Artiglieria,
Caserma Basilicata: Lapidi con le corone in bronzo
visto che Francesco De Rosa era Capitano di Artiglieria. Fu assunta quindi la delibera 313 in data 2 luglio 1938 “Intitolazione del Piazzale S. Maria al nome della Medaglia d’Oro Francesco De Rosa” nella quale il Comune di Potenza decise che: “Ritenuto che il Piazzale genericamente denominato S. Maria nel Rione omonimo, e che nella sua configurazione pressoché quadrata con una superficie di 1.500 mq. circa, qual è racchiusa fra la Caserma Lucania (Scuola Allievi Ufficiali di Artiglieria), la Chiesa e la proprietà Scafarelli, è stata recentemente sistemata a giardinaggio, sì da acquistare un aspetto ridente e ricercato. Che perciò al Piazzale così sistemato si appropria una nuova e più precisa denominazione simbolica al nome di un eroe di Potenza, la Medaglia d’Oro Francesco De Rosa, Maggiore di Artiglieria, che incontrò epica morte ad Adua nel 1896. Ritenuto che la intitolazione si addice al Piazzale, anche perché esso fiancheggia la grande Caserma donde partirono nel 1915 al grido della guerra per il riscatto degli italici confini i fanti gloriosi della Lucania; veduto il parere favorevole della Consulta Municipale in seduta del 7 corrente; veduta la Legge n. 1.188 del 23 giugno 1927 Delibera che è intitolata al nome di Francesco De Rosa il Piazzale ora conosciuto col nome generico di S. Maria, e racchiuso fra la Caserma Lucania, la Chiesa e la proprietà Scafarelli”. Interviene, però, tra la Regia Sopraintendenza per l’Antichità e l’Arte del Bruzio e della Lucania (allora per i beni antichi la Lucania era aggregata alla Calabria) che intervenne per segnalare al Prefetto della Provincia di Potenza che dalla toponomastica cittadina non poteva scomparire
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l’antico nome di S. Maria. Il Comune di Potenza, quindi, con la nuova delibera 356 del 20 agosto 1938, “Veduta la nota Prefettizia dell’11 agosto che comunica il parere della R. Sopraintendenza per l’Antichità e l’Arte del Bruzio e la Lucania, nel senso che non ritiene opportuno mutare dalla toponomastica locale la denominazione molto significativa ed antica di S. Maria, e consiglia pertanto di mantenere tale denominazione al tratto più antico del piazzale, e di intitolarne il resto, ora sistemato a giardinaggio, al nome del valoroso Francesco De Rosa; aderendo senz’altro all’enunciato parere; vista la Legge 1.188 del 23 giugno 1927 Delibera a modifica della Deliberazione n. 313 del 2 luglio 1938 è intitolata al nome di Francesco De Rosa l’area poligonale del Rione S. Maria, la quale è racchiusa fra la Regia Scuola Industriale, l’edificio delle Scuole Elementari, il Deposito Succursale del 10° Reggimento Fanteria, la Batteria Deposito della Scuola di Artiglieria (ex Macello Comunale) e la proprietà Scafarelli, ora sistemata a giardinaggio”. Il Piazzale è ora intitolato alla memoria dell’On. Aldo Moro. Nel 1967 il Ministero Italiano della Difesa decise di istituire, nella zona monumentale in località Costa Violina di Rovereto (Trento) la Strada degli Artiglieri, dove fra le altre c’è la lapide commemorativa della “M. O. Maggiore Francesco De Rosa alla memoria, Adua 1896” distintosi combattendo durante le guerre italo-etiopiche. NOTE 1) - De Rosa Francesco Eduardo Maria (Potenza 13.10.1853 - Adua, Abissinia 01.03.1896)
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Quando la Fernando MOLINARI
l 9 ottobre scorso l’ associazione AIART ha dedicato un convegno sul tema del gioco d’ azzardo dal titolo “ Il vero volto del Jackpot “. Durante l’ evento, svolto presso il Centro di Aggregazione Giovanile a rione Lucania, in collaborazione con il Consiglio Regionale della Basilicata e con il CoReLAND, sono intervenuti molteplici relatori, ognuno dei quali ha messo in luce, in base alle proprie competenze, i vari aspetti del problema. Ne è risultato un quadro complessivamente allarmante. Obiettivi prossimi e concreti dell ‘ AIART sono il blocco delle nuove licenze e lo stop della pubblicità ingannevole sulle reti pubbliche. E’ stato evidenziato lo stretto legame tra le varie lobby del gioco d’azzardo e la politica. Sono emersi due costi sociali relazionati alla tematica: l’ infiltrazione di organizzazioni criminali mafiose nel settore e, appunto, la dipendenza che coinvolge di riflesso anche le famiglie dei diretti interessati, fenomeno che costituisce una importante questione di salute pubblica. Particolarmente interessanti sono stati due interventi. Bruno Laurita, Consigliere Nazionale dell’ Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti, analizzando semioticamente un noto spot televisivo ne ha illustrato la totale ambiguità insidiosa, suggellata dal consiglio finale del “gioca responsabilmente”. Pierluigi Aragoneto, Docente di teoria dei giochi presso l’Unibas, si è concentrato sul lato matematico, spiegando come nei giochi d’ azzardo l’ abilità del giocatore non ha nessuna influenza sull’ esito del risultato e come la percezione della reale probabilità di vittoria
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comunicazione persuade al gioco d’azzardo
sia falsata. Statisticamente è difficile vincere; si perde molto e spesso. Il fenomeno in Basilicata ha raggiunto, nei rapporti ufficiali, cifre pericolose. Se si pensa alla attuale congiuntura economica e al dato che la popolazione più povera gioca maggiormente rispetto a quella ricca è chiaro che non può essere rimandato un deciso intervento sul problema. La ludopatia è un morbo silente e latente, trasversale e intergenera-
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zionale. Fondamentale è il ruolo della comunicazione sociale che non intende vittimizzare chi è succube, ma si pone l’obiettivo di stanare una patologia, dandone una definizione netta, inequivocabile, esente da menzogneri moralismi.Lo scopo è anche quello di attivare supporti di sostegno per chi senta di averne bisogno. Se la Fortuna è una Dea bendata, noi tutti ,invece, dobbiamo tenere gli occhi molto aperti.
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Il CIF Lauria
Tra impegno sociale, solidarietà e amore verso il prossimo Giovanni GALLO
l Centro Italiano Femminile ha una lunga storia alle spalle fatta di 70 anni di lavoro, solidi principi da tutelare e valori da non intaccare. L'impegno e l'opera dei CIF su tutto il territorio nazionale sono da sempre ispirati ai principi cristiani ed alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. In Basilicata, dopo la II Guerra Mondiale, il CIF si è molto adoperato per aiutare tutte quelle famiglie che, stremate dalla guerra, erano costrette a vivere nella povertà. E lo fece, comprendendo le necessità del momento, nel modo più semplice e incisivo: fornendo pasti caldi, vestiario e battendosi per favorire l'istruzione e sconfiggere l'analfabetismo. Oggi la sfida è rivolta alla costruzione di più solide relazioni sociali, al sostegno della cultura, ad assicurare i principi di solidarietà, pace e giustizia sociale, all'interazione con le istituzioni e le agenzie educative, con un occhio di riguardo verso i più deboli, disabili e persone in difficoltà. Il CIF è uno straordinario strumento di promozione umana, attento al vissuto dell'individuo, di cui cerca di valorizzare ogni aspetto. Di tutto questo ci ha parlato Antonella Viceconti, attivissimo vicepresidente della sezione del CIF di Lauria, nonché consigliera regionale e provinciale dello stesso CIF e donna dell'Anno 2013 per l'impegno nel sociale, che ci ha fatto capire come questo organismo sappia creare una rete invisibile tra le persone e metterle in sintonia nonostante la diversità di ognuno. É un universo fatto di donne, è un umanesimo fatto da donne. Ed è un grande contribuito che, tramite la loro sensibilità, queste donne possono donare all'intera società.
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Antonella Viceconti, ci introduce nel mondo del CIF spiegandoci che tipo di organismo è? È un'associazione onlus di donne, credenti, cittadine, presente in modo capillare in tutta Italia. Il CIF si rivolge da 70 anni al campo sociale, civile e culturale, per costruire rapporti di promozione umana, di solidarietà, pace e giustizia sociale. In Basilicata è presente in 11 comuni della provincia di Potenza: Potenza, Melfi, Rionero, Lavello, Venosa, Pescopagano, Muro Lucano, Tolve, San Fele, Lauria e Rotonda, con proprie sedi e servizi, in una politica orientata al bene comune. Il CIF di Lauria ha compiuto 20 anni nel 2012, un esempio di longevità di chi si è ben speso per il territorio? A dire il vero Il CIF a Lauria era già presente negli anni '70 ed ha operato fino agli inizi degli anni '80. Poi nel 1992, insieme ad un gruppo di donne, decidiamo di affrontare una nuova sfida, potenziandone le attività e offrendo nuovi spazi di comunicazione e di confronto alle donne di ogni ceto sociale. In venti anni di presenza il CIF di Lauria ha realizzato l'obiettivo di valorizzare il ruolo della donna nella società. Dopo un ventennio di presenza attiva nel tessuto sociale locale, sento di potermi ritenere soddisfatta dell'opera avviata dall'associazione, anche grazie ai servizi rivolti ai minori e agli adolescenti, come l'istituzione del Centro Educativo per minori nel 1994 e, nel 2010, con l'apertura del Centro di Aggregazione Giovanile, previsto dal Piano Sociale di Zona regionale. L'impegno costante e di condivisione del gruppo ha portato negli anni a consolidare il CIF Lauria a seguito del dialogo e del confronto diretto con gli altri 11 comitati presenti in Basilicata, con i vari CIF di Italia, con la sede nazionale a Roma, ma soprattutto con le altre realtà associative del territorio Lagonegrese–Pollino. Lei è spostata, ha figli, fa l'insegnante, partecipa alle attività sociali del territorio, si cimenta con il teatro e trova anche il tempo di fare volontariato. Ci
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dice come si fa? Certamente coniugare il ruolo di moglie, madre, volontaria, lavoratrice non è facile, ma la passione, l'impegno, la volontà, la costanza aiutano a superare ogni difficoltà e permettono di ritagliare quel tempo utile per realizzare e portare avanti i propri sogni, i propri ideali, realizzare i progetti che stanno a cuore, in una visione comunitaria di bene comune. In questi anni non sono stata mai sola, ma sostenuta da un grande gruppo di donne e famiglie che hanno innanzitutto creduto in me e mi hanno sostenuta nei momenti di difficoltà. La stessa famiglia è stata per me input favorevole nell'impegno sociale, soprattutto i miei figli, che mi trasmettono quotidianamente la forza e la determinazione necessarie. In Basilicata il CIF è attivo dal 1945. All'indomani del conflitto mondiale ebbe un ruolo importantissimo per tutte quelle famiglie che vivevano in condizioni disagiate, di indigenza e di povertà. Se in quegli anni difficili il CIF (allora struttura federativa che sarebbe diventata solo nel 1970 associazione) si prodigava per fornire pasti caldi, indumenti, favorire l'istruzione combattendo l'analfabetismo, da cosa non può esimersi, oggi, un CIF modernamente strutturato che operi con profitto nella contemporaneità?
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53 Il Cif, ieri come oggi, continua a svolgere il suo lavoro capillare a favore di una cultura di promozione della donna e della sua dignità. CIF ha sempre operato ed opera nella consapevolezza di dare nuove opportunità a tutte le donne, per difendere le discriminazioni e le marginalità delle fasce più deboli (donne, immigrati, minori, anziani, disagiati). Nella società attuale tutto cambia velocemente, mutano le necessità e le priorità. Se nel dopoguerra era prioritario occuparsi della povertà, dell'analfabetismo, del diritto al voto alle donne, oggi le cose sono un tantino diverse. Le nuove lotte e sfide sociali sono la discriminazione nel settore del lavoro, la conciliazione maternità-lavoro, il ruolo delle donne nelle istituzioni e nella politica, ma anche le tematiche sanitarie quali le nuove dipendenze, la prevenzione e la tutela della salute della donna. Ultimamente si parla tanto di femminicidio, le cronache dei giornali e delle tv ne sono piene. Il CIF non può dimenticare la violenza morale, psicologica e fisica cui oggi stiamo assistendo; è una tematica sociale di grande rilievo, difficile, che nei giorni scorsi abbiamo discusso con Anna Maria Fanelli, consigliera di Parità regionale del CIF, nel tentativo di portare alla ribalta il problema e per esprimere la nostra contrarietà al triste fenomeno del femminicidio. In effetti abbiamo aderito con convinzione alla “Campagna 2013-2014: Voce alla Convenzione di Istambul - Azione di contrasto al femminicidio e alle discriminazioni nel mondo del lavoro”, su cui la Fanelli ha ampiamente relazionato. Nell'immediato dopoguerra il CIF preparò all'esercizio del voto, cui le donne lucane furono chiamate nelle elezioni successive. Ora, sebbene le elezioni regionali siano alle porte, è chiaro che il compito delle donne dell'associazione non è più questo. Si augura però che all'interno del futuro consiglio regionale vi sia una maggiore rappre-
Chi è Antonella Viceconti Insegnante di Religione e Filosofia nelle scuole Medie e Superiori. Da oltre vent’anni lavora nel mondo del volontariato, per tutelare e promuovere il valore delle donne, per difendere le discriminazioni e le marginalità dei più deboli, il valore della famiglia, la dignità della persona umana. La sua vocazione per il sociale mira soprattutto alla formazione dei giovani e all’inclusione sociale dei soggetti svantaggiati, attraverso una rete di relazioni umane e di progetti che esprimono l’impegno cristiano di solidarietà, di legalità e di amore per il prossimo. Nel Gennaio 2013 riceve dalla Consigliera Regionale di Parità, Anna Maria Fanelli, il Premio Donna dell'Anno per l'impegno nel sociale. Ad Agosto di quest'anno riceve, nel corso della VII Edizione della Notte Bianca, il Premio “Donna Lauriota di Successo”. Un approfondimento su Antonella Viceconti Da Novembre 2012 Coordinatrice Programma Fondazione con il Sud “Lungo la strada maestra” per la promozione della cultura del volontariato e la solidarietà tra le nuove generazioni. Dal 2010 Responsabile del CAG - Centro di Aggregazione Giovanile (Comune di di Lauria -Piano Sociale di Zona Regionale) da Luglio 2011 Referente progettuale “Programma sostegno delle reti di volontariato in Basilicata” della Fondazione con il Sud - “U’Vicinanzo” Da Settembre 2010 Referente Rete Territoriale del Lagonegrese CSV Basilicata (Centro Servizi per il Volontariato in Basilicata) per la promozione delle Reti Territoriali del Volontariato in Basilicata. Progettista e Responsabile del CER – Centro Educativo Ricreativo servizio socio educativo rivolto ai minori e adolescenti in partenariato con il Comune di Lauria (servizio istituito dal CIF nel 1998 e ricostituito nel 2005 a Lauria) Dal Marzo 2004 a Settembre 2005 collaborazione professionale con il Centro Servizi per il Volontariato di Basilicata (CSVB) per la ricerca a carattere sociale: “Indagine conoscitiva sul disagio in Basilicata”. Dal 12.9.1992 Presidente/Fondatrice dell’Associazione C.I.F. – Centro Italiano Femminile di Lauria; Dal 2009 Consigliera Regionale del CIF di Basilicata dal 2000 Consigliera Provinciale C.I.F. - Potenza; attualmente riveste la carica di Tesoriera; Catechista, membro del Consiglio Pastorale, Animatrice Liturgica della Diocesi di Tursi – Lagonegro.
sentanza femminile che, facendo tesoro del grande patrimonio di forza e determinazione di quelle donne, si batta come allora e apporti alla società gli stessi benefici? Da uno sguardo alle liste per il rinnovo del Consiglio Regionale emerge solo il10% di donne tra i candidati alle prossime consultazioni elettorali. Questo dato preoccupa
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notevolmente, considerato che la popolazione femminile lucana supera largamente quella maschile (282.779 maschi e 295.257 femmine - censimento Istat 2011). Continuando ad essere queste le tendenze, c'è il rischio di non avere la presenza e il punto di vista delle donne rispetto alle innumerevoli questioni lucane che riguardano il lavoro, il welfare, l’ambiente, l’urbanistica la sanità, la valorizzazione dei territori, le imprese, la trasparenza e l’etica nell’azione politico-istituzionale. Mai come ora, in una crisi economica e di valori, il nostro Paese ha bisogno della creatività, della competenza e della concretezza dell'apporto femminile, a tutti i livelli istituzionali. Solo così “pari opportunità” smetterà di essere semplicemente uno slogan elettorale e solo così il processo di crescita della nostra regione può compiersi. L'impegno della nostra realtà associativa, sia a livello regionale che nazionale, deve necessariamente essere orientato in questo senso, per promuovere e garantire la presenza femminile nella politica, in un'ottica di vera parità di genere, al di là delle quote rosa.
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Premio Nadia Bagnoli a Filomena Iemma Claps
Fidapa Venosa, nel segno di Elisa Marianna Gianna FERRENTI
gni anno la “Fidapa” di Venosa organizza il Premio “Nada Bagnoli” nel ricordo di una persona speciale, una farmacista, molto conosciuta e stimata nella comunità venosina, la cui immagine è impressa indelebilmente nella memoria di tutti per le sue straordinarie doti umane. Altrettanto ammirevole è il coraggio di una donna eccezionale, piccola di statura, ma con un’indole grintosa, forte come una roccia. Questi i motivi che hanno spinto, lo scorso 5 ottobre, la “Fidapa” di Venosa, attraverso le figure istituzionali della Prof.ssa Antonella Calice, Presidente “Fidapa” – Sezione di Venosa, del Commissario Prefettizio del Comune di Venosa, Rosa Correale, dell’avvocato Dott.ssa Cristiana Coviello e dalla Dott.ssa Assunta Basentini, Psicologa Forense, a conferire un riconoscimento speciale, per mano del Dr.Vito Carretta, a Filomena Iemma (in Claps), mamma di Elisa, la giovane scomparsa, all’età di 14 anni, nel lontano 12 settembre 1993. Un dolore immenso, inenarrabile, che continua ad assillare l’animo della mamma e del fratello, Gildo Claps (anch’egli intervenuto al Castello di Venosa) dopo tre anni dal ritrovamento ufficiale del corpo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto della Chiesa della SS. Trinità di Potenza. Tre anni di decorso processuale, tra ricorsi, trasferimenti e burocrazie, che hanno portato, fino a prova contraria, alla luce una verità, l’arresto di Danilo Restivo come unico responsabile dell’omicidio e condannato dal Gup del Tribunale di Salerno a 30 anni di carcere, in primo grado, con la formula del rito abbreviato, condanna confermata in Appello, e mille altre ombre legate a presunte altre
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responsabilità. È naturale che qualunque perdita lo sia, ma il dramma vissuto dalla famiglia Claps in questi lunghi anni è oltremodo indescrivibile. Sebbene la stragrande maggioranza dei potentini e lucani perbene, abbiano sempre dimostrato solidarietà, dignità e compostezza, stringendosi con commozione attorno al loro dolore, tanti sono stati anche i pregiudizi e le “cattiverie” che la signora Claps e tutti i componenti della famiglia, lamentano di aver
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subito da parte di alcune persone molto influenti nella comunità potentina. Malgrado ciò, Filomena ha sempre ribadito con fermezza il suo intento a perseverare per ottenere giustizia, ed oggi a far sì che la verità sostanziale dei fatti e quella effettuale coincidano, e ciò che è realmente accaduto quella domenica mattina di 20 anni fa, venga finalmente a galla nella sua interezza, senza sottorifugi, né approssimazioni. “Le persone in alto, i grandi per-
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sonaggi, potenti, non hanno mai fatto nulla per aiutarci. L’aiuto è sempre arrivato dall’esterno- ha commentato Filomena”. Non c’è vendetta nel cuore di una mamma, non c’è mai stata. La comprensibile rabbia di una famiglia, inevitabilmente scossa nei suoi equilibri, ha lasciato spazio alla lucidità di chi, con coraggio, ha sempre parlato con chiarezza e semplicità, con schiettezza e senza remore, facendo affiorare, nel limite delle proprie possibilità, verità che anco-
ra sottacciono. “Finché avrò un filo di vita e gli occhi saranno aperti – dice Filomena - io ci sarò sempre, sarò sempre presente ai processi e quando verrò a mancare ci saranno i miei figli”. “Elisa – aggiunge - è nel cuore di tutte le mamme e i figli di mamma. Per anni il suo piatto è stato sempre a tavola. Eppure io sapevo che non sarebbe più tornata. Solo da poco tempo l’ho tolto, da quando hanno ritrovato il corpo”. E aggiunge “hanno detto tante fal-
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sità, ad esempio che io ce l’ho contro tutti indistintamente. Io non ce l’ho contro la Chiesa, ce l’ho soltanto contro chi ha permesso che mia figlia rimanesse in quel sottotetto per 17 anni”. “Sbagliare si può, ma sbagliare con proposito è cattiveria, questo non lo accetto” e conclude “il corpo di mia figlia poteva essere ritrovato la domenica stessa in cui è scomparsa. Non auguro a nessuno di provare il calvario che stiamo attraversando noi, da vent’anni”.
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Melfi, segnali stradali e prove di Kart in piazza ’istituto comprensivo P. Berardi - F.S. Nitti di Melfi - scuola primaria - plesso Nitti e Cappuccini, l’Aci -Automobile Club d’Italia di Potenza e di Roma, il club Amici d’Auto e Moto d’Epoca e l’Avis di Melfi hanno organizzato, insieme, un importante evento che converge sulla consapevolezza che la maturità automobilistica si acquisisce fin da bambini, attraverso la conoscenza della segnaletica stradale e delle norme basilari dell’educazione civica, rapportate alla circolazione stradale. Con questo intento nasce “Kart in piazza”, una manifestazione che è molto più di un semplice avvicinamento dei giovani al mondo dei go-kart. È un modo per rendere consapevoli i ragazzi del fatto che guidare è un atto di responsabilità verso gli altri, prima che verso se stessi. “L’idea nasce dall’intento di far provare ai bambini delle scuole elemen-
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tari alcuni mezzi meccanici appositamente adattati”– spiega il presidente dell’Aci Potenza Francesco Solimena. Il progetto è consistito in un due momenti, uno teorico, corredato da una piccola lezione di educazione stradale con particolare parallelismo tra i comportamenti sulla strada e quelli consuetudinari; l’altro, pratico, è consistito in un’esperienza concreta rapportata alla realtà. Si è fatto così provare loro cosa significhi guidare un mezzo motorizzato, dall’uso accelerato del freno a quello dello sterzo, fino ad impegnarli nella lettura di qualche cartello stradale”. Un modo per responsabilizzarli, seppure con divertimento e leggerezza. La parte più interessante, però, è coincisa con l’assegnazione di un compito importante, quello di diventare “maestri” dei propri genitori per correggere i comportamenti sbagliati di chi deve
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essere un modello per i ragazzi. E’ stato consegnato loro, infatti, un decalogo di norme deontologiche del comportamento stradale da trasmettere ai genitori. Basta il rispetto e l’assimilazione di piccoli precetti, su cui spesso gli adulti sorvolano, come indossare sempre le cinture di sicurezza, non fumare in auto, quando si è alla guida evitare di parlare al cellulare, per evitare danni irreparabili. Esiste perfino un Manifesto per un’Etica della Mobilità Responsabile, promosso dall’Aci nazionale che ravvisa nell’auto non un semplice veicolo utilitaristico ma la manifestazione di una libertà individuale che è veramente tale solo se rispetta i cittadini secondo i dettami di un’etica della responsabilità civica prima che automobilistica. “L’iniziativa – commenta Felice Mallano, presidente del club Amici d’Auto e Moto d’Epoca- sezione
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di Melfi, è stata ideata dall’Aci Sport di Roma che lo ha proposto in dieci località d’Italia, tra cui la Provincia di Potenza e la città di Potenza”. “Noi – aggiunge il presidente Mallano - grazie alla collaborazione dell’Istituto comprensivo Berardi-Nitti e del Comune di Melfi, con particolare interessamento dell’Assessorato allo Sport, siamo riusciti a portarlo con grande orgoglio a Melfi”. “La prof.ssa Maria Filomena Guidi, direttrice dell’istituto – chiosa- ha sposato il progetto e assieme al corpo docente lo ha avallato”. Durante la parte teorica sono stati consegnati dei gadget per invogliare i bimbi; presente tra gli altri un testimonial lo sportivo Antonio Lucente, che ha debuttato nel Campionato italiano autostoriche velocità in pista, ha modificato un “maggiolino tutto-matto”, tratto dal titolo di un omonimo film del 1968 per la regia di Robert Stevenson ed è diventato campione nazionale nella specialità. Nella parte pratica invece le classi, una alla volta, sono state accompagnate nella piazza antistante alla scuola, dove sono stati allestiti 10 kart, depotenziati a 10 km all’ora; a turno i bambini sono saliti e con l’assistenza costante di un istruttore sono stati guidati verso un percorso con barriere e segnaletica orizzontale e verticale. “L’emozione della guida e il tifo da stadio sono incrementati quando sono saliti i bambini del centro Avis” conclude il presidente Mallano. Il tutto è stato arricchito dalla partecipazione della Banda Musicale dell'I.I.S. Ten. Righetti. “La Scuola primaria Berardi-Nitti, che comprende il plesso Nitti e Cappuccini – commenta la prof.ssa Maria Filomena Guidi - ha recepito l’iniziativa promossa dall’Automobile Club Italia in quanto perfettamente in linea con il percorso curriculare che prevede l’e-
ducazione stradale nelle classi terze, quarte e quinte. Ogni anno viene sviluppato con la collaborazione della Polizia Municipale del Comune di Melfi attraverso percorsi didattici in aula e sul territorio”. “L’organizzazione è stata perfetta – continua la prof.ssa Guidi – 345 bambini e le loro famiglie hanno accolto l’iniziativa, atta ad incrementare il valore della sicurezza stradale, in maniera positiva”. E aggiunge “continueremo il progetto fino alla fine dell’anno, affiancati dalla Polizia Municipale, con cui abbiamo all’attivo altre iniziative finalizzate a radicare nei bambini un profondo senso civico; tra queste il consiglio comunale per ragazzi, realizzato grazie con il contributo del Comune di Melfi e le Miniolimpiadi, giunte alla settima edizione con il coinvolgimento di ben 450 ragazzi. E tutte sono state realizzate con la ampia col-
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laborazione di diversi enti, come l’Assessorato allo Sport, il CSI (Centro sportivo italiano), il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e la Special Olimpics, una fondazione internazionale che si occupa, sempre attraverso lo sport, di integrare i ragazzi con disabilità intellettive nel contesto sociale. Inoltre, la prolifica collaborazione con l’Avis ci ha portato a realizzare altri due iniziative importanti: Giochi del passato nei quartieri di Melfi, (a cura AIAS di Melfi, dell’AVIS, dell’A.S. D. Okinawa Karate Center e dell’A.S.D. Athena Melfi), rientrante nel progetto Scuola aperta in estate, e l’iniziativa Pulisci l’ambiente in cui sono stati coinvolti ben 120 allievi delle classi quarte che assieme agli operatori dell’Avis hanno provveduto a pulire l’area-fossato del castello federiciano”. ma.gi.fe.
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Ferdinando Petrucc na interessante operazione editoriale, all’interno delle iniziative culturali per il 150° anniversario dell’unità, ha riportato all’attenzione di specialisti e lettori la figura di un lucano, uomo del risorgimento e parlamentare del primo parlamento italiano nella fase della difficile costruzione dello Stato Unitario. Si tratta di F. Petruccelli Della Gattina di cui è stato ripubblicato dalla Regione Basilicata I moribondi del Palazzo Carignano, già edito a Milano, nella edizione Fortunato Parelli e presso l’Agenzia Giornalistica di via San Paolo, n.8, nel 1862, in 16°, pag. 207. E’ la ristampa anastatica del famoso volume di Petruccelli della Gattina che è già stato pubblicato, nei suoi centocinquant’anni di storia, ed ha incontrato l’attenzione di studiosi ed editori con più di una decina di edizioni. La novità, però, di questa edizione sta non solo nella ristampa anastatica ed in bella veste della edizione del 1862, ma nella rigorosa rilettura critica, affidata ad un secondo volumetto, una vera edizione critica, del prof. Antonio Lerra, dal titolo Per una “rilettura”de I Moribondi del Palazzo Carignano . Dopo aver preso in esame tutte le precedenti edizioni, da quella in chiave moderata di Giustino Fortunato, nel primo cinquantenario dell’Unità, nel clima determinato dal suffragio, detto universale, e dalla impresa di Libia; a quelle di Giuseppe Fonterossi, di Ferri, di Capuana, Croce, Luigi Russo, di Folco Portinari per giungere a quella di Marcello Veneziani che fece dell’autore, tra l’altro con un taglio giornalistico piuttosto che scientifico, un oppositore della “casta ai suoi albori” e l’iniziatore dell’antipolitica. La rilettura critica riporta alla luce una personalità fraintesa strumentalmente che fu attivo nello snodo cruciale tra il ’48 e il ’61, e comprese con lucidità che, all’indomani della unità, erano svanite le prospettive per cui si era battuto. L’opera è attualis-
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ccelli della Gattina sima per la portata della denuncia e della rappresentazione di una realtà istituzionale non rappresentativa, anzi distante, dal popolo reale, a fronte di una pratica e cultura politica molto distante dalla possibilità di offrire un qualunque spiraglio di un immediato positivo futuro. Nella Hors d’œuvre Per le persone che non son serie, introduzione ai Moribondi del Palazzo Carignano, espressa in tono narrativo e satirico, un io narrante, viaggiatore su un treno diretto a Torino, svegliatosi al cicaleccio dei suoi compagni di viaggio, riconosce nel signore seduto accanto un parlamentare . L’onorevole sostiene che la vita di un parlamentare è quella di un “galeotto della sovranità popolare”, la cui posizione è tutt’altro che invidiabile, divisa tra discorsi davanti ai suoi colleghi, visite nei territori per incontrare gli elettori, richieste di prebende e favori; il tutto con appannaggi che non andrebbero assolutamente a coprire le perdite determinate dall’abbandono delle attività originali ben più remunerative, a fronte di spese molto elevate a cominciare dal fitto di abitazioni in una Torino che ha immediatamente adeguato il suo tenore di vita al nuovo ruolo di capitale dell’Italia, appena unita, e delle toilette della sua signora, necessarie per affrontare i gala che le mansioni di parlamentare comportano. La Hors d’œuvre Per le persone serie ci riporta all’io narrante, dichiaratamente F. Petruccelli della Gattina, parlamentare di sinistra del Parlamento Italiano, che raccoglie le sue esperienze, descrive i suoi colleghi in alcune lettere destinate alla Presse di Parigi, con una chiara intenzionalità politicocomunicativa sia come italiano che come patriota. Un lavoro psicologico assiduo che lo porta a cogliere e interpretare caratteri, pensieri, uomini, mettendo in relazione le parole con lo stato reale del cervello. Grazie a questa assidua e fissa attività, giunto nel
Parlamento, impara a riconoscere non solo le “ignobili avidità” ma, soprattutto, la differenza tra concetti espressi e idee concepite, tra desideri dei ministri e desideri dei deputati, la fisionomia collettiva della Camera che descrive attraverso un affresco illuminante e vigoroso degli appartenenti della Destra, della Sinistra, del Centro, del “Terzo Partito”, delle “farfalle”, dei fabbricanti e dei traffichini degli ordini del giorno,dell’addormentato, dello stanco, dell’indiscreto. 443 membri, 438 elezioni validate, sui deputati 2 principi, 3 duchi, 29 conti, 23 marchesi, 50 commendatori o gran croci, 135 avvocati, 117 cavalieri, 10 preti, 4 ammiragli 52 professori, insomma la gamma completa di attività, professioni, onorificenze della classe medio alta italiana.”Vi è di tutto, eccetto il popolo”. Dopo la morte di Cavour cui dedica le pagine più intense e di stima, continuò a battersi, convinto della necessità che si rafforzassero il ruolo dell’Italia e la sua credibilità in Europa, questo soprattutto come patriota ben consapevole della sconfitta politica subita dal campo democratico-popolare. Avvertendo la necessità e, in fondo, la possibilità di un rilancio della cultura e della progettualità e pratica politica della sinistra, a patto che fosse rivitalizzata da più adeguate rappresentanze politiche e istituzionali che solo lo scioglimento di quel Parlamento e nuove elezioni potevano sollecitare. I moribondi del Palazzo Carignano ritraggono, dunque, il Parlamento italiano appena costituito, riepilogo della nazione; l’intento è quello di disegnare schizzi “senza
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dettagli inutili, senza simpatie di campanile”, fissando però che il Parlamento, che pure ha bisogno di essere rinnovato nei suoi componenti ed aspetta il suo Cromwell, mentre la composizione dei partiti è adulterata e tutto “fermenta”, resta, anzi è, “il cuore che palpita ed indica in Europa che l’Italia una vive, pensa, parla, vuole ed è pronta ad agire”. Si aggiunge a questa operazione editoriale, poi, un volumetto, a firma Vito De Filippo, che completa la complessiva operazione con un contributo, anche se a sé stante, con le relazioni, in Consiglio, sui 40 anni della Regione Basilicata e sul 150° anniversario dell’Unità d’Italia; a corredo, in appendice, pochi ma significativi documenti, in particolare carte storiche della Basilicata e degli articoli di legge che nel 1806 definirono il territorio della regione, la formazione dei Consigli decurionali, distrettuali e provinciali. Auspicio finale è che questa attenzione istituzionale a Petruccelli della Gattina possa rappresentare un primo passo verso una rilettura del suo profilo e dell’insieme della sua opera. ma.to.
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Metti la Basilicata, un sabato notte a Roma
Carlo CALZA Jr.
oma, la serata del 26 ottobre si è tinta di “lucano” nel Museo Etrusco di Villa Giulia, il quarto appuntamento della rassegna “Un Sabato Notte al Museo” ha visto come protagonista la Basilicata. La nostra terra ha rappresentato al meglio la volontà espressa per questo appuntamento intitolato “5 Sensi + 1 – La Vista” ed è stata capace di esporre al meglio iniziative, movimenti e idee riguardanti appunto il tema della serata. La manifestazione si è aperta con l’ incontro nella Sala della Fortuna; sono intervenuti Alfonsina Russo, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, Alberto Versace, Consigliere del Ministero dello Sviluppo Economico e Presidente del Comitato di Coordinamento "Sensi Contemporanei", Paride Leporace,
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Direttore della Lucana Film Commission e il regista Marco Risi. Il filo conduttore che ha accomunato gli interventi è stata la presentazione del bando di sostegno alle produzioni cinematografiche “In Basilicata puoi farti tutti i film che vuoi”, un’iniziativa della Lucana Film Commission che punta a valorizzare paesaggi, storia e cultura lucani, incentivando le produzioni cinematografiche dando ai più meritevoli accesso a fondi appositamente stanziati. L’occasione è stata preziosa per portare ancora avanti il progetto di Matera capitale
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europea della cultura 2019 e città del cinema, presentando e facendo un excursus sui molti volti di Matera, sulle vicende di mezzo secolo legate ai sassi, prima abbandonati e oggi finalmente ripopolati, sui paesaggi e gli scenari che la città ha offerto al cinema e sul livello culturale che la città si sta impegnando a mantenere alto. In seguito l’attenzione si è spostata nella Sala dei Sette Colli e nella Sala di Venere per l’inaugurazione della mostra a cura della cineteca lucana “La Macchina dei Sogni. Seduzioni Dal Cinema); la lucanissima famiglia Martino, storica e più impor-
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tante famiglia di collezionisti di materiale riguardante il cinema, ha messo a disposizione del pubblico una quantità enorme di cimeli cinematografici. Con una breve panoramica guidata si è potuto ammirare oggetti primordiali come la “Lanterna Magica”, i vetrini utili a realizzare le primissime proiezioni, le macchine da ripresa più famose, manifesti e cimeli di ogni tipo. La colonna sonora della serata è stata eseguita dal Trio Porteno, composto da Gennaro Minchiello, (violino), Giovanna D’Amato (violoncello), Pasquale Coviello
(fisarmonica), che ha deliziato il pubblico eseguendo brani tratti da colonne sonore di Morricone, Piovani, Piazzolla e Rota. Gli ospiti hanno potuto visitare il museo etrusco e partecipare a visite guidate a tema a cura degli Archeologi della Soprintendenza. La manifestazione si è conclusa con una degustazione di cibi e vini lucani offerta dal GAL “la Cittadella del Sapere”. Per la serie “La Basilicata sempre più protagonista fuori dei confini regionali” grazie anche al fatto che… in Basilicata puoi farti tutti i film che vuoi.
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Donato SABINA
olete sapere se, per caso, la scorsa notte si è verificata una lieve scossa di terremoto? O era semplicemente… l’inquilino del piano di sotto? Per chiarire ogni dubbio (come sempre ormai) c’è Internet. Osservatorii sismici online vi toglieranno (in tempo reale) ogni dubbio, con tanto di mappe e grafici specialistici. Ma se ancora non siete soddisfatti e volete approfondire l’argomento, potete consultare magari questo blog: tersiscio.blogspot.it di Marco Mucciarelli, docente di Sismologia Applicata presso la Scuola di Ingegneria
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dell'Università della Basilicata, nonchè direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS). L’acronimo “ter-si-scio” starebbe per “terremoti, sismologia ed altre sciocchezze” come recita il sottotitolo. Beh, insomma…chiamale sciocchezze!! E comunque, su Internet si trova veramente, ma veramente di tutto. “Curiosità” potremmo allora sottotitolare questo numero della nostra rubrica. Un’etichetta che, nella blogosfera lucana, comprende argomenti tra i più disparati: dai misteri e le curiosità alla…”Voyager” (miecu-misteri e curiosità: miecu.blogspot.com) ai laboratori creativi per bambini (tinafesta.wordpress.com); dal mondo della televisione (“ilTelevisionario si occupa del mondo della televisione a 360°gradi, con spazi dedicati ai programmi e ai personaggi della nostra tv con un occhio sempre acceso sulle altre realtà televisive straniere”) all’eco- arreda-
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mento (“BCasa.it è un blog sui temi della Casa ecologica, risparmio energetico, consigli sul risparmio energetico, arredamento ed Eco design”). Ci sono poi ‘fan-blog’ come chuckbartosky.blogspot.it (sulla serie tv Chuck) o curiose idee come “iltuomiglioreamico” (blog.libero.it/amicoblog/view.php) di “dekster14”, che si propone addirittura come “un amico a vostra disposizione”. Come direbbe Gigi Proietti: «de ‘sti tempi…». Speriamo, in conclusione, che fra tutti questi blog non abbiate mai bisogno di visitare “Questioni di corna” (blog.libero.it/vietatoleggere) : blog che “raccoglie confessioni di tradimenti d'amore analizzandone le cause e ironizza sugli aspetti tragi-comici di un fenomeno sempre piu' diffuso nel Belpaese quale l'infedelta' coniugale”. O peggio ancora www.licenziamento-dimissioni.com (“primo sito italiano interamente dedicato al licenziamento ed alle dimissioni nel mondo del lavoro”).
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D O L C E & S A L A T O
“REGINA D’INVERNO” Carla MESSINA en trovati, nuovi scenari si aprono difronte ai nostri occhi, l’autunno è già arrivato, il freddo raggiunge i sensi ubriacandoli di sensazioni e il raffreddore è pronto a sorprendere chiunque senza fare alcuna distinzione. Poco importa se si è bambini o anziani; quando l’influenza arriva non lascia scampo. Molteplici i rimedi della nonna, dai decotti alle minestrine, a sciroppi fatti in casa fino ad arrivare a gustosissimi brodini a base di pollo e verdure. Tuttavia l’elemento rassicurante resta il letto dove ci si lascia coccolare. Mediamente il tutto si esaurisce nell’arco di tre o quattro giorni. Giusto il tempo di pensare a come organizzarsi al meglio ed ecco che la routine quotidiana prende il sopravvento lasciandoci la sensazione della temporaneità ma soprattutto della frattura creata rispetto al ritmo quotidiano. Nella nuova stagione, alcuni elementi della natura
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65 tendono a prendere il sopravvento, ogni cosa va ad assumere una posizione ben precisa, pronta ad incastrarsi con i molteplici impegni del quotidiano; forme, colori, pensieri vanno in unica direzione quasi a dettare regole al tempo, anche se tutto questo si scontra con una realtà parallela, dettata dal ciclo delle stagioni che, grazie alla sua permanente presenza e costanza, rimette in ordine il caos spesso generato dalla freneticità ed incostanza degli uomini. In Basilicata ci si può abbandonare alla natura e alle sue regole. Nella cronaca degli ultimi giorni cogliamo la disattenzione di quanti presi dalla bellezza della natura restano inermi ed indifesi difronte ad essa, totalmente incapaci di trovare la strada per tornare a casa. Questo è il periodo in cui si va per boschi o a caccia o, più semplicemente, a raccoglier funghi o meglio ancora castagne. Già la castagna , la Regina dei boschi Lucani, su tutto il territorio c’è una presenza massiccia di questo frutto. Quella più rinomata è quella del Vulture Melfese, o anche quella Trecchinese. E’ un prodotto ricco di principi nutritivi ed è sicuramente uno dei prodotti più apprezzati a livello non solo locale ma soprattutto Nazionale ed Internazionale, tanto è che normalmente viene esportato con tanto di marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta). L’altissima qualità di questo prodotto e la peculiarità delle sue componenti ne fanno un valore aggiunto proprio dal punto di vista nutritivo. Va consumata cotta, infatti è un prodotto che dopo esser stato raccolto va trasformato, dalla semplice bollitura sino a preparazioni più complesse. Sul territorio Lucano, come si è detto, c’è una consistente presenza di castagne. La cosa che rende il fenomeno particolare è la presenza di qualità diverse su una superfice territoriale ridotta, tanto che, a livello qualitativo, si riesce a soddisfare normalmente qualsiasi tipo di richiesta venga dal mercato. C’è quella del Vulture – Melfese che si presenta normalmente dalle dimensioni abbastanza grosse, con un gusto pieno e succulento; c’è quella Trecchinese che differisce per dimensioni, normalmente più piccola, ma al tempo stesso gustosissima. Sul territorio, tuttavia, c’è una presenza massiccia anche in zone differenti da quelle citate. Infatti questo è un frutto spontaneo che riusciamo a trovare un po’ ovunque. E’ un fenomeno comune quello di destinare il fine settimana ad escursioni nei boschi, dedicati proprio alla raccolta, fenomeno in espansione che vede, tra l’altro, il territorio Lucano raggiunto anche da gente delle regioni limitrofe, come Puglia, Calabria e Campania. Uno dei paesi che vede emergere la presenza di questo prodotto, tra gli altri, è Spinoso, un paesino in provincia di
La ricetta... Dolcetti di Castagne di Spinoso Ingredienti: Castagne di Spinoso, zucchero semolato, cacao amaro, vaniglia, burro, panna, zucchero a velo, alloro. Procedimento: Sgusciate le castagne, lavatele ben bene e lessatele in acqua salata con l’aggiunta di alloro per circa mezz’ora. Tiratele via dal fuoco e provate a privarle dell’ulteriore pellicina. Passate il tutto realizzando così un purè di castagne. Mettete tutto in una pentola a bordo alto e con il fuoco acceso, con una fiamma bassa. Andate ad incorporare dello zucchero semolato, del cacao, una noce di burro, della panna fresca e della vaniglia; amalgamate il tutto realizzando un purè omogeneo e compatto. Togliete dal fuoco e lasciate raffreddare. Proseguite con l’inumidirvi le mani e prendendo delle piccole manciate di purè. Realizzate delle palline facendo rotolare nel palmo delle mani il composto e proseguite passando le stesse in un composto di polvere di cacao e zucchero a velo, adagiate le palline in pirottini di carta e lasciatele raffreddare in frigo per almeno tre ore prima di servirle. Come detto prima, servite le stesse accompagnate da un buon caffè o piuttosto da un buon liquore fatto in casa. Vi sentirete più vicini ad un piano sensoriale superiore che raramente riusciamo a regalarci… Buon Appetito!!!
Potenza, situato ai piedi del monte Raparo, sulla sponda sud del Lago di Pietra del Pertusillo, un paesino di poche anime che ha radici storiche antichissime che aveva l’antico nome di Carro Nuovo ed era situato nell’attuale territorio di Tempagnata. Una leggenda narra che fosse rinomato per l’aria fresca, e pura, in contrasto con la presenza di molti serpenti dalle dimensioni gigantesche che avevano addirittura la capacità di inghiottire per intero i bambini. La storia dice che, proprio in virtù delle difficili e selvagge condizioni del territorio, i cittadini del paese si spostarono da Carro Nuovo verso il monte Spenuso oggi chiamato San Laviero, dove il territorio era più agevole e c’era una presenza nettamente inferiore di serpenti. Tipica di questo paese è la sagra “Dei Sapori Perduti” che attrae ogni anno più
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di 2000 persone anche dalle Regioni limitrofe. Proprio durante una di queste ho avuto modo di scoprire la ricetta che segue, che vede le castagne protagoniste ed elaborate in maniera diversa rispetto al solito. Intanto si presentano in forma di dolce, ma al tempo stesso mi ricordano i Marron-glacè Francesi anche se questi sono leggermente più complessi ma al tempo stesso anche più ricchi di gusto, tanto che possono essere ben accompagnati da un Buon Liquore, di quelli forti, ma al tempo stesso, con note dolciastre, magari uno di quelli normalmente fatti in casa dalle donne lucane. Dolce perfetto sia per le festività o ricorrenze del periodo invernale ma anche ottimi passa tempo dopo pasto, quando viene quella voglia “di non so ché !!!”, che coinvolge i sensi e crea un certo languorino.
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“TERRA DA SEM SACCHEGGIATA PIÙ UN DIO. ...DA SEMPRE T TERRA DI NOST Arsenio D’AMATO
n una notte di luna calante, uscito in piazza, mi trovai, mio malgrado, in compagnia di due marioli da strapazzo. Piccoli improvvisatori del furto: dediti alla sottrazione impropria, secondo le stagioni, di ciliegie e angurie, noci e castagne. Fui precettato, come si coinvolge il primo che passa. Divenni complice. Dopo aver fatto la conta, toccò a me saltare giù dalla cappotta di un tre ruote color cacca, scavalcando la rete metallica di recinzione, per razziare i cocomeri di uno di quei contadini pazienti e sapienti che passavano più tempo nella loro terra che in casa. Io non ci volevo andare in quel luogo chiamato Cannavali, ma la goliardia e la brama adrenalinica di duellare con la sorte, correndo un rischio, mi spinsero oltre la rete. A spingermi, per la verità, fu pure il mio compagno di banco delle scuole medie che, stando alle sue regole, non aveva partecipato alla conta poiché aveva già sottratto, di nascosto, il mezzo di locomozione al padre. Avevo paura, il fogliame e l'erba umida mi facevano schifo, il coltello non tagliava e il buio faceva il resto. La luce fioca della luna non era sufficiente, almeno non nelle mie condizioni. Tagliavo e lanciavo. Quasi strappavo. Tiravo e laceravo. E ancora stracciavo e mi tormentavo. Avessi avuto quel coltello a uncino. Ero esausto, ma sentivo che l'impresa stava per diventare epica. Volevo riempire quel cassone di quell’Ape Piaggio
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Le vicende e gli eventi raccontati in questa storia sono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggi e realmente esistiti, o fatti veramente accaduti, hanno esclusiva funzione narrativa.
del cazzo. Alcune angurie fracassavano al suolo, che ero troppo rapido per i miei due complici. Ci avevo preso la mano e preso gusto. Ero carico e non avvertivo la stanchezza. Sorridevo da solo, ma rimasi basito quando uno sparo squarciò il buio e il tambureggiare delle mie gittate. Mille cazzo di sibili ci proiettarono in un clima da rappresaglia vietnamita. Proteggere il raccolto è cosa normale per uno che passa più tempo nella sua terra che in casa. Sentii l'Apecar mettersi in moto e fuggire via. Sapevo che i miei compagni sarebbero scappati. Era la prassi. In caso di fuga
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ognuno per se e Dio per tutti. Io mi acquattai e restai immobile mentre il contadino inseguiva i miei complici. Fui fortunato poiché l'uomo era di là della recinzione ed era in bicicletta. Aveva sparato col sale grosso com'era consuetudine fare. Che le cartucce, quei braccianti, se le preparavano apposta. Dovevano far male senza arrecar danno. Mezz'ora dopo raggiunsi gli altri al capannone. Mi sentivo un eroe, ma capii che qualcosa era andato storto dalle imprecazioni che udivo, sempre più nitide, man mano che, a piedi, mi avvicinavo. Il bottino era di quattro angurie e trentadue
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SEMPRE VIOLENTATA, GIATA, STUPRATA; TERRA SENZA
RE TRADITA E AMATA, RIMANI SOLO OSTALGICI RITORNI”. Seconda Parte MARIO SANTORO
zucche - trentadue! La zucca ha sapore di dolciastro, ma non è un frutto e, alla luce del sole, non é come il melone e neanche come l'anguria. Di notte, però, non si distinguono se non al tatto di un esperto. Ed io non lo ero. Che ne avevo di cose da imparare, ma da solo. Il padre di mia madre era nato nel 1905 e nel 1992 morì a causa di una neoplasia. Non riuscì a disarcionare quel cazzo di male da sempre incurabile. Io, ancor oggi, per sfuggire alla solita routine del quotidiano, mi aggroviglio, lento e silente come un’edera, ai ricordi e alle memorie del pas-
sato. Ascolto “An awful thing to waste” dei Supertramp, mentre il sole stordisce la pietra viva a valle e, su in collina, macigni immobili, nel tempo incalcolabile, sono testimoni silenti del rigoglioso fiorire di fusti di origano, sui pendii sassosi, che nessuno più raccoglie. Nel linguaggio dei fiori l’origano, da sempre, è stata considerata una pianta che da’ sollievo, conforto e salute, eppure, senza di lui, su quella collina non sono tornato più. Ogni sera, nell’oscurità, mio nonno pregava perché le anime dei morti potessero
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dormire in pace, ciò nonostante io non prego più… che io sono del Sud, ove la bestemmia è preghiera. Sono in LOOKania. Terra di gente che ha nonni briganti e padri emigranti, dove la zucca nasce a primavera, cresce d'estate e muore in autunno senza conoscere l'inverno e senza patirne quel freddo che tutto annienta. Io non m’arrendo, che devo lottare, poiché vivo in una terra di gente che comunica persino dopo che s’è spenta… O.S.T. La Basilicata – Eugenio Bennato
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T R A L E R I G H E
QUANDO I GALLI SI DAVANO VOCE IL ROMANZO DI ’alba si era appena annunciata, un’alba chiara, nel mese di giugno del 1939”. Il racconto, esattamente come il giorno, si leva ai primi chiarori del sole per narrare una giornata che, a dispetto dell’ora e del calore della stagione, oscura e raggela i volti degli abitanti di un piccolo paese lucano. Esordisce con un triste episodio Quando i galli si davano voce (Edizioni della Cometa - Roma) del noto giornalista e scrittore Mario Trufelli che, in questo suo ultimo lavoro letterario, torna con la memoria ai tempi della sua infanzia ed adolescenza narrando un frammento di storia tra i più bui dell’Italia. E lo fa da un angolo della Basilicata, molto probabilmente dalla sua Tricarico, da dove, da protagonista, racconta le vicende e i personaggi che l’hanno contraddistinta. Lui è Giovanni, per tutti Ninì, un ragazzo vispo, attento e leale, chierichetto di don Armando, un saggio e colto sacerdote, considerato il più autorevole dei religiosi presenti in paese. Don Armando è un acuto osservatore della realtà, manifesta una mal celata antipatia ed insofferenza nei confronti del regime fascista, ed è preoccupato per le sorti della nazione al pari di Francesco Saverio Nitti con il quale ha allacciato un’amicizia ed uno scambio epistolare. Una preoccupazione che al tempo molti condividono: alcuni illuminati del posto, il clero e i dissidenti per i quali è previsto il confino nei luoghi più remoti dell’Italia. Antifascisti che dalla Puglia, dal Piemonte, dal Veneto, dall’Emilia Romagna giungono in paesini isolati dopo aver scontato pene restrittive della loro libertà da parte di chi in quel momento la stava negando a tutti. Sottoposti ad un severo regime di sorveglianza e a rigide regole di comportamento. Mario Trufelli si inoltra nella vita degli uomini, donne, laici ed ecclesiastici al fine di narrare un decennio di sofferenze, lotte e privazioni provocate da dittature folli, smaniose di potere e por-
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MARIO TRUFELLI
In quei giorni le strade del paese odoravano di mosto,si sentiva il fervore della vendemmia: per il nuovo confinato, gentile e giovane – non aveva ancora quarant’anni – vi fu subito un atteggiamento di riguardo, anche se la solidarietà non mancava mai verso chi aveva subito la disgrazia del confino. Mario Trufelli
tatrici di devastazioni ed ingiustificate morti. Attraverso i suoi personaggi narra l’antisemitismo, la guerra, la povertà i cui echi si sentono anche qui, nel modesto borgo lucano, dove al nero, il colore del Fascismo e dei lutti, si contrappone il bianco delle case, allegoria, potremmo anche dire, di quel candore che resiste nel cuore delle persone semplici, sempre prodighe di aiuto e di tenerezza verso chi si trova in condizioni peggiori, come i confinati di cui intuiscono il dramma dell’allontanamento dalle terre d’origine. L’autore ha fermo nella memoria queste persone, alcune realmente esistite, e le loro reiterate abitudini. Sono “cerimoniali” di vita comune cui
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partecipa lo stesso protagonista partecipati a suo modo da lui stesso voce narrante (suo nonno gestiva un albergo) che, sul finale del racconto, sorprendentemente cambia identità tramutandosi da Ninì a Rocco Scotellaro, suo conterraneo. La storia politico-sociale nazionale e quella locale scorrono nelle pagine di un libro che è evocativo per coloro che quei tempi li hanno realmente vissuti. Un libro in cui troviamo il cuore e la mente di Mario Trufeli intrecciare realtà e fantasia per restituire alle generazioni di oggi quel passato da cui noi deriviamo e di cui forse portiamo ancora i segni. an.mo.
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IL PICCOLO UOMO
IL ROMANZO DI LEONARDO SILEO n questo libro è narrata un’esistenza intera. L’alba e il tramonto di una vita nata nella povertà e spesa alla ricerca di quel riscatto sociale ed economico ambito come traguardo per Quante cose ha elaborato il mio cervello la soluzione di tutti i problemi. Questa vita in quei momenti. Quante cancellature è racchiusa ne Il picavrebbe voluto fare, come se la mia vita colo uomo (Erreci Edizioni) il romanzo fosse una pellicola di un film, ed io ne ero di Leonardo Sileo che il regista pronto a correggere quello esordisce nel panorama letterario con un che non gli garbava. Potevo farlo racconto pieno di nell’immaginazione, ma la realtà era vicende, fatti, tradizioni, amori, passioni quella, e il film girato era irreversibile, e sentimenti. non c’erano correzioni da fare, potevo Geometra, originario di Avigliano, l’autore aggiungere solo qualcosa, narra la vita avventuse c’era ancora pellicola e soprattutto se rosa di Tommaso Scalone, figlio di conc’era il tempo per registrare. tadini indigenti, nato Leonardo Sileo in un paese lucano nel secondo dopoguerra. Bambino sveglio e dall’animo buono, molto presto ha modo di sperimentare la durezza di una vita di stenti che non risparmia neanche vero riesce in parte a riparare. lui, costretto a lavori duri per aiutare la famiglia. Ma Tommaso è Tante cose ruotano intorno all’esistenza del protagonista del libro. intelligente e i suoi genitori sperano che questa dote possa aiutarLa storia locale con le sue abitudini ed i suoi usi. La storia nazionalo a cambiare il suo destino. Per questo gli impongono di studiare le e la politica, l’altalenante andamento economico, i fermenti che lontano da casa, una scelta sofferta sia per loro che per il bambisegnano i tempi in continuo mutamento. La modernità che affianno che non capisce il perché di tale distacco. La morte del padre , ca o più spesso sostituisce la tradizione modificando la vita di tutti. però, lo riporta in paese e i sogni di un domani migliore si infranLa religione nella quale cercare risposte. Ma soprattutto ruotano gono contro più urgenti esigenze economiche. Tommaso allora intorno a lui le emozioni e i legami del cuore straordinariamente riprende a lavorare, cambia vari mestieri, lascia di nuovo la sua immutabili che, solidi come rocce, sfidano vincenti il materialismo terra divenendo anche lui emigrante in cerca di fortuna lontano dai che si rivela sempre effimero e transitorio. suoi luoghi natii. Luoghi che, tuttavia, rimangono impressi nella Tramite la vita di Tommaso, l’autore ci pone di fronte alla varietà sua mente e che lo richiamano alle origini facendogli prendere dell’esistenza, bella nella sua imprevedibilità ma pur malleabile decisioni dalle quali dipenderà il corso dei successivi eventi. Da dalle nostre scelte. Vita che chiede il conto nel caso queste scelte questo momento positività ed insidie si alternano nella vita di siano state sbagliate ma anche riabilita chi, nell’ammettere gli erroTommaso, debolezze ed ingenuità che graffiano il suo mondo di ri, vuol porvi seriamente rimedio. uomo adulto e maturo spingendolo verso errori che solo l’affetto an.mo.
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T R A L E R I G H E
COLLANA RACCONTI NUOVI AUTORI
CONTEMPORANEI ara Allegrini, Aurelio Cellini, Maurizio Cervelli, Daniela Conti, Marina Frunzio, Susanna Polimanti, Gabriele Roncoli, Giulio Ruggieri, Marco S. Doria, Costantino Simonelli, Ciro Trani, Francesco Tuccio, Daniele Urru. Sono le tredici voci di Collana racconti. Nuovi autori contemporanei, Pagine Edizioni. Autrici ed autori italiani, diversi per età, professione e provenienza che attraverso questi brevi racconti danno sfogo ai propri pensieri comunicandoli a volte in forma romanzata, a volte poetica, a volte narrativa. Accomunati dalla passione per la scrittura, con questi diversi stili affrontano ciascuno un viaggio nell’introspezione o nell’attualità consapevoli che è impossibile tenerle separate e che è naturale il loro reciproco condizionamento. Nei racconti esperienze, sensazioni, sogni si fanno largo tra amori, drammi, giochi, arrivi e partenze, quest’ultime intese sia come concreto allontanamento dai luoghi, sia come distacco dalla quotidianità, ma comunque entrambe intraprese alla volta di un approdo, nuovo o di ritorno, in cui trovare o riscoprire migliori condizioni di vita. In queste pagine vengono infatti narrate storie di emigrazione, quella transoceanica dei nostri nonni, e quella mediterranea, attualissima, degli africani in fuga dalla povertà e dalle guerre. E’ lo stesso fenomeno, popoli diversi nel tempo e nello spazio che si muovono alla ricerca della “terra promessa” per loro e i propri figli.
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In diverse narrazioni c’è anche la religione e la fede, l’ancora dei credenti, la forza che li sostiene nei momenti duri, la luce che li spinge ad andare avanti, a guardare oltre il grigiore dell’attimo sorretti dalla speranza di non essere soli e dalla convinzione che tutto ha un senso, anche se non è umanamente compreso. Quel grigiore è parte delle nostre esistenze. Gioie e dolori si alternano infatti anche nelle vite agiate, quelle delle società occidentali per intenderci generatrici paradossalmente di mali sociali, vedi le dipendenze, che molto spesso non originano o sono originate dalla povertà ma anche dalla ricchezza. Mali che erodono la mente di persone alla ricerca estenuante di un qualcosa di appagante, prigionieri di un’irrefrenabile
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corsa verso un traguardo che mai arriva. Oppure mali individuali che riferiscono il disagio di persone che in una società spesso dell’apparire e della conformità stentano a riconoscersi. In questi racconti insomma c’è l’eterogeneità della vita ridotta a scala. C’è la planimetria del mondo visto dall’ “interno”, disegnata dagli autori secondo le diverse sensibilità e i loro differenti vissuti. Questa collana di narrativa contemporanea è distribuita a stampa e in ebook per via informatica. E’ una scelta editoriale che non vuole sostituire il cartaceo ma sperimentare la nuova visione della lettura che sarà molto probabilmente quella del futuro. an.mo.
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Anno VII numero 11
LA NUOVA SFIDA DI
CICCIO COLONNESE Lucano
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sommario 73 Moto - Rubino vince il Trofeo Bridgestone
RIONERO E IL DERBY DEL VULTU
74 Eccellenza - A Rionero il derby di Rionero
Antonello LOMBARI 'erano tutti gli ingredienti, domenica 20 ottobre scorso, per celebrare un derby lucano destinato a passare alla storia. A Rionero si è disputata, infatti, la prima stracittadina ufficiale tra i dilettanti. Quest'anno al campionato di Eccellenza lucana prendono parte sia la Vultur, sia la Fortitudo San Tarcisio. Sulla prima compagine non c'è nulla da aggiungere: la squadra bianconera ha tenuto alto il vessillo della città del Vulture, sino alla quarta serie. La Fortitudo San Tarcisio rappresenta, invece, una novità. In realtà la formazione allenata da Cassese ha alle spalle un lungo percorso nei campionati minori ed è venuta, solo ora, alla ribalta per l'ottimo lavoro svolto in profondità con i giovani. Quest'anno, a coronamento di un cammino importante, è giunto il ripescaggio nella massima serie regionale. Si diceva dell'entusiasmo e degli elementi che hanno caratterizzato il derby del Vulture. Si è visto il pubblico al Corona, un impianto sportivo rinnovato ed adeguato alle nuove normative. C'è un manto erboso nuovo di zecca, inaugu-
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76 Ciccio Colonnese Una sfida dal sapore lucano
78 Pesca Stelle al merito sportivo
rato appena un anno fa. L'unico grande assente, forse, è l'entusiasmo per una squadra in grado di rinverdire i fasti del calcio a Rionero e di rivivere il clima della promozione ad una categoria superiore. Gli anni bui, a quanto pare, non sono ancora terminati. Le due squadre cittadine annaspano ancora sul fondo della classifica con la Vultur che tenta di alzare la testa e con la Fortitudo che non riesce a fare punti. Il Vulturemelfese è una terra che ha sempre dato tanto al calcio regionale, sebbene viva di continui sali-scendi delle formazioni dei centri più rappresentativi. E' accaduto, così, di veder dissolversi nel nulla un patrimonio calcistico come il Venosa e il Lavello. Recentemente si è disintegrato l'Atella-Monticchio, dopo tante fusioni ed oltre un decennio di ottimi risultati e apprezzamenti conquistati sul campo. Attualmente capofila di quest'area, in senso molto largo, è il Melfi che veleggia da
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O BY TURE
undici anni tra i professionisti. Le rivalità, nella zona, non si limitano a Rionero. La cittadina del Vulture, in particolare, ha sempre trasferito nell'approccio al calcio, un’enfasi particolare e tanta intensità. Malgrado gli investimenti, però, i risultati si stanno facendo attendere causando qualche mugugno da parte della tifoseria. In tempi di vacche magre, il derby del Vulture ha avuto il pregio di mettere, la Rionero del calcio, davanti alle proprie responsabilità. Al di là del risultato che ha premiato, secondo pronostico, la rosa più attrezzata, c'è un discorso di qualità e di prospettiva che deve far riflettere sul futuro del calcio in questo centro. Ora che anche il "Pasquale Corona" è pronto a reggere l'urto delle grandi competizioni, a Rionero manca solo una squadra più competitiva per tornare a recitare un ruolo di primo piano in campionati più consoni alla propria tradizione.
Rubino su Kawasaki si aggiudica il Trofeo Bridgestone
Raffaele Rubino si è aggiudicato il Trofeo Bridgestone di motociclismo. Con il terzo posto nell’ultima gara che si è svolta il mese scorso sul circuito toscano del Mugello, il pilota materano ha suggellato una stagione durante la quale è stato sempre sul podio. A bordo della sua Kawasaki ZX 10 R Rubino ha gestito con intelligenza la gara senza mai forzare il ritmo, forte dei punti accumulati in stagione. Questo gli ha permesso di vincere con 10 punti di vantaggio sul rivale Schiavone. Le prove del sabato erano state caratterizzate dalla pioggia ma, nonostante questo, Rubino aveva fatto registrare un buon tempo. A pochi minuti dalla fine della sessione è dovuto rientrare ai box per una foratura. Di questa evenienza hanno approfitta-
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to gli altri piloti sfruttando anche la pista che si andava asciugando: così il pilota materano è scalato in terza posizione. La gara che si è svolta su asfalto asciutto con gomme slik è stata amministrata con grande professionalità dal giovane pilota materano che ha chiuso terzo ma ha comunque preso i punti spettanti al secondo poiché quest’ultimo gareggiava come wild card, cioè come pilota ospite non iscritto al campionato. Rubino ha ricevuto gli allori della vittoria durante la cerimonia ufficiale di premiazione del Trofeo Bridgestone che si è svolta qualche giorno fa a Milano durante i giorni del Salone della Moto, nello stand Bridgestone alla presenza della stampa internazionale. gi.ma.
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Francesco Colonnese
Volontà, carattere, on una sfida dal sapore l Ferdinando MOLITERNI
rancesco Colonnese, potentino di nascita, è stato un calciatore che, grazie alla sua bravura professionale, è riuscito ad emergere oltre i confini regionali distinguendosi nella scena del calcio nazionale. Dopo aver iniziato a giocare nelle giovanili dell'Avigliano e aver fatto esperienza prima nel Potenza e poi nel Giarre viene acquistato dalla Cremonese. Il punto di svolta della sua carriera risale alla stagione 94-95 quando approda alla corte di Mazzone, allora allenatore della Roma. Sempre nel 94,vince con i colori azzurri il campionato europeo under 21. Successivamente si trasferirà al Napoli e dopo all’ Inter, con cui nel 97-
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98 conquista la coppa Uefa. In seguito ritorna nella capitale, questa volta però per indossare la maglia biancoceleste della Lazio. Questa esperienza gli frutterà altri due trofei: la Supercoppa Italiana nel 2000, e una Coppa Italia nel 20032004. La sua ultima squadra è il Siena, dove conclude la sua carriera da calciatore. La sua passione per il calcio connaturata al suo essere non ha fine e lo riporta nuovamente in campo, da allenatore. Attualmente è assistente di campo di Mutti al Padova. Quali significati pensi che la tua vita possa trasmettere ad un tuo conterraneo?
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onestà e lucano Che le cose più importanti sono volontà, carattere e onestà. Puntando su questi valori si può ottenere l’apprezzamento degli altri ovunque ci si trovi, soprattutto fuori regione. Questi sono stati gli elementi del mio successo personale, grazie ai quali sono riuscito a meritarmi fiducia e stima ed a vincere quegli stereotipi negativi legati alla meridionalità, in cui mi sono imbattuto quando mi trovavo in realtà lontane da quella potentina. Come hai vissuto il tuo primo distacco da Potenza? Avevo 18 quando partii per Giarre. In Sicilia ho trascorso un periodo emotivamente difficile. Accanto alla speranza di diventare cal-
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ciatore mi ricordo sensazioni di svilimento e una forte nostalgia per la mia famiglia. Specialmente nel desiderio di rendere orogliosi i miei cari ho trovato la determinazione giusta per convertire quel periodo non facile in una occasione di lancio per la mia carriera professionale. A quell’esperienza si collegano anche le mie prime sfide importanti fuori dal campo che sono state determinanti per crescere e maturare umanamente come persona. Aggiungo che per essere calciatori servono tanti sacrifici e testa sulla spalle. E’ soprattutto un lavoro e ci vuole molta professionalità. Ed oggi in quale sfida sei lanciato? Sicuramente quella di diventare allenatore. Sto impiegando tutta la mia volontà e voglia di apprendere per riuscire ad emergere in questa nuova avventura, per me esaltante perché mi sono dovuto rimettere in gioco e posso continuare a vivere da dentro il mondo del calcio Come la stai affrontando? Con molta calma e pazienza.E’ una grande opportunità essere l’assistente di Mutti a Padova, però non ho fretta, non fa parte del mio carattere volere tutto e subito, preferisco rimanere tranquillo e avere la massima serenità possibile, proseguire gradualmente, ma bene. C’è un messaggio che questo tuo aspetto caratteriale può trasmettere ? Certo. Sono convinto che il lavoro fatto bene, anche se duro, alla fine premia sempre. In quest’ottica è per me importante curare molto i particolari, cercando di lasciare al caso il meno possibile. Concentrarsi molto e con passione su ciò che si fa, oltre ad essere fondamentale, è anche un modo per costruirsi da soli un po’ di fortuna, che comunque serve quando ci si prefigge degli
obiettivi. Perché scegliesti il ruolo del difensore? Sia per le doti fisiche, di robustezza e forza, sia per la mia grinta. Poi marcare bravi attaccanti era un grande stimolo, così come quello di riuscire a non far subire goal alla mia squadra, mettendo in condizione il reparto offensivo di segnare e vincere le partite. Hai avuto vari numeri, però quello a cui sei stato più legato è il 33, perché? Questo deriva dal mio legame con il 3, mi è sempre piaciuto e credo sia un numero che esprima positività.Poi è subentrata anche un po’ di scaramanzia, mi portava bene e lo sceglievo sempre con piacere. Se dovessi fare il nome di una persona lucana che ti ha incoraggiato a intraprendere la carriera di giocatore? Oltre alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto, direi Vincenzo Mancusi. Prima da aspirante giocatore ed oggi da novello allenatore,i tuoi modelli? Da ragazzino mi piaceva ispirarmi a Vierchowod, granitico e affidabile, una garanzia! Adesso seguo molto Klopp, perché è riuscito a fare del Borussia Dortmund una squadra semplice, ma concreta e spettacolare. Quali impressioni conservi del calcio lucano? Ricordo una certa diffidenza per chi gioca a calcio nella nostra regione e un basso livello di professionalità da parte degli addetti. A parte questo ciò che mi dispiace è vedere che da troppi anni ci sono molti problemi riguardanti il calcio regionale. Ciò va a penalizzare i tanti ragazzi che giocano e che tro-
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vano poche opportunità per emergere. Penso che debba obbligatoriamente avvenire un miglioramento delle strutture, necessario quanto la presenza di istruttori qualificati soprattutto per valorizzare i vari settori giovanili ed insegnare nel corretto modo il gioco del calcio. Hai sposato una toscana e hai un figlio, cosa pensano loro della Basilicata? Mia moglie e mio figlio Lorenzo sono estasiati dalla nostra regione, a loro piace tantissimo venirci, e del resto ci torniamo spesso, sia l’estate che quando possiamo durante l’anno, come a Natale. A parte la cucina nostrana e il fatto che Lorenzo si diverta sempre quando gioca con i suoi coetanei di qua (Don Bosco), trascorrono bei momenti ed hanno un bellissimo rapporto con la mia famiglia e con i miei amici più stretti. Sanno che anche qui c’è gente seria e che lavora, onesta e affettuosa. Soprattutto a mio figlio cerco di trasmettere l’importanza dello studio e dell’educazione. A saper rispettare gli altri e allo stesso tempo ad avere il carattere ed il coraggio di credere con volontà e dedizione nei suoi sogni. La partita che più ti ha reso felice? Sono due. La prima è stata la finale vinta dell’europeo under 21. Ero agli inizi e fu il segnale che la mia carriera stava andando nella direzione giusta. La seconda è stata quella che mi ha permesso di conquistare la Coppa Uefa con l’Inter. In squadra, oltre a me, c’erano l’immancabile capitano Zanetti ed il fenomeno Ronaldo, ma tutti i compagni di allora erano fantastici. (Il momento più brutto è del 97-98 quando perdemmo lo scudetto nella partita contro la Juventus. Da quel momento lì la mia passione per l’Inter è aumentata e così come la mia anti-juventinità …letterale)
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La Stracittadina del Vulture
A RIONERO IL DERBY DI RIONERO Giuseppe Antonio RINALDI
’ stato un derby inedito, per la città di Rionero, quello disputato il 20 ottobre scorso, valido per la settima giornata del campionato di Eccellenza lucana. In campo due compagini locali, come non si era mai visto nella storia dell’Eccellenza lucana e, soprattutto, nella storia calcistica del circondario vulturino.
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Un derby inedito non solo per la città, ma soprattutto per gli addetti ai lavori e per gli incaricati a vestire i diversi colori di un’unica città, e per i tifosi, che da anni aspettano una squadra di vertice che possa dar merito agli sforzi di chi ogni domenica la partita la gioca (e la vince) sugli spalti.
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Storicamente bianco-nera, la città di Crocco, i cui colori dipingono le divise ufficiali della Vultur Rionero, s’è ritrovata quest’oggi ad esser colorata, oltre che di bianco, anche di azzurro, per dar colore e forma alle divise ed alle bandiere della FST RIONERO. Due Rionero dunque, in un unico Rionero. Tifosi di casa, e tifosi ospiti, in casa, nel proprio, stesso paese. E’ stata, pertanto, una sensazione anomala quella determinata dal veder scendere in campo al “Pasquale Corona”, queste due compagini, pronte a sfidarsi fino all’ultimo respiro per contendersi la permanenza nel massimo campionato regionale. Tralasciando la descrizione tecnico-tattica dell’incontro che ha visto le due squadre mettere in scena uno spettacolo di livello abbastanza incerto (come l’intero campionato di Eccellenza lucana da almeno un lustro a questa parte), l’opinione dei tanti tifosi Rioneresi accorsi al campo, è abbastanza ineguale tra di loro. Chi si domanda il perché di una non-fusione tra le due società, anche nella prospettiva di migliori piazzamenti in graduatoria, e chi resta fermo all’idea che sia inutile e improbabile la fusione tra i due assetti societari. Sicuramente gli interessi e la forza d’urto degli amministratori societari di entrambe le squadre sembrano non essere gli stessi; sicuramente gli intenti sono contrastanti tra di loro. Quella, però, di creare una sola squadra, rafforzare le competenze unendo forze e qualità, puntando anche sulla presenza di giocatori locali,
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80 sarebbe stata la scelta, pare, più accreditata dagli appassionati rioneresi o, per lo meno da chi, presa coscienza della situazione economica attuale, in Italia ed in ogni singola realtà, puntava ad affrontare, o sperava in un campionato molto più dignitoso di quello che si prospetta per entrambi i Rionero. A maggior ragione considerando gli investimenti fatti circa il terreno di gioco, adottando misure di ultimissima generazione tecnologica, apportando un manto sintetico di alto livello, una fusione, o per lo meno una squadra da vertice, sarebbe stata la cosa che in molti si sarebbero aspettati. Una fusione di intenti, di obiettivi e di aspettative; una unione di fiati e di sacrificio da parte delle due società, che non navigano nell’oro, è vero; ma allora, perché preferire sbatter la testa al muro e soccombere, anziché darsi una mano e mantenersi vivi? In questo contesto è mia premura ricordare e sottolineare che la FST Rionero, non garantisce, come da accordo, un centesimo ai propri giocatori, i quali scendono in campo, sudano e si allenano, salvo imprevisti ( vedi quanto successo durante la settimana precedente al derby stesso, il mercoledì per l’esattezza, in cui i suddetti giocatori si son trovati di fronte ad una rappresentativa giovanile, la scuola calcio di Barile “Milan club”, ad occupare il terreno di gioco, nel loro giorno stabilito e adibito agli allenamenti, trovandosi così impossibilitati ad allenarsi e preparare il match domenicale), soltanto per passione e per amore verso quella sfera di colore incerto, che rotola in mezzo al campo. La Vultur Rionero, dal canto suo, come ogni anno si affida all’”onda buona” dei fuori sede, i quali pur avendo uno stipendio da ritirare ogni mese, non potranno mai garantire quell’attaccamento che soltanto il locale, quello nato e vissuto nel paese, potrebbe garantire, arricchendo ovviamente l’organico con giocatori di categoria. Il problema principale, attribuibile a questa mancanza di sintonia, è dettato, inevitabilmente, dal nome da dover apporre su carte, divise e tabellone classificatorio in caso di fusione che, per quanto se ne stia parlando, appare lontanissima. Non è un dato da sottovalutare l’ipotesi di cambiare, o togliere, il nome Vultur e di pensare alla Rionero calcistica denominandola con un altro appellativo, che non sia appunto Vultur Rionero. E non è altresì da sottovalutare l’ipotesi di dover eliminare l’appellativo FST , riservato alla compagine di Mister Cassese, considerati i tanti sforzi ed i tanti sacrifici apportati da tutto l’organico dentro e fuori dal campo per raggiungere questi obiettivi ( anche se la promozione in Eccellenza fu merito di ripescaggio). E’ tristemente un dato di fatto che, ormai,
da anni Rionero deve far i conti con la cruda realtà di un calcio che latita e che fa acqua da tutte le parti, per via di una società (forse) ingrata e non in grado di saper gestire le responsabilità e, soprattutto, di operare in campagna acquisti per la costruzione di una squadra decente, muovendosi costantemente con tempistiche non adeguate all'allestimento di un organico di livello. Da anni ormai è sorta anche la società FST, ma la risposta a quella famosa domanda su un perché da trovare circa l’ostinazione a non voler “fondersi” per una unione di beni ed una miglior riuscita, rimane inpronunciata, un po’ come l’Innominabile di Dante, innominabile ma
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che comunque c’è. Non è un caso che questo derby sia rimasto a Rionero; dati i reali valori delle due squadre infatti, un ipotetico derby Rionero vs non-Rionero, avrebbe preso direzione diversa rispetto a quello di domenica. In definitiva, i reali vincitori di questa disputa, son stati i tifosi che hanno riempito le tribune del “Corona”, senza distinzione tra locali ed ospiti, perché di ospite, oggi, c’era soltanto il Rionero, brutto ricordo di quel Rionero che fece sognare tutta la popolazione vulturina, ed attribuire loro un gran merito per l’attaccamento e la costanza, nonché l’accoglienza ed il rispetto fra due fedi “opposte”. Le società, prendano esempio, prego!
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Pesca sportiva
Stelle al merito e canne lucane i è svolta il 26 settembre scorso, presso il "Rifugio del Conte" a Marsicovetere, la premiazione, a livello regionale, delle Stelle Fipsas (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee) al merito sportivo. Hanno preso parte alla cerimonia i dirigenti delle società sportive e gli affiliati, nonché le massime autorità dello sport lucano. I riconoscimenti sono stati assegnati su base regionale. Le stelle d’oro, al merito sportivo, sono andate a: Franco Palese, Rosario Motta, Donato Michele Matera, Daniele Scaramozza. La stella d'argento è stata attribuita a Salvatore Argentano, mentre quelle di bronzo sono andate a
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Domenico Risoli, Gastone Paolini, Francesco Cicalese e Liliana Giannattasio. Sono, inoltre, state assegnate le stelle al merito sportivo anche alle società. L'argento è stato attribuito alla "Pescasportiva XVIII Agosto" e all'"APS Sud 96", mentre il bronzo è andato alle società: "Lagonegrese", "Le Canne del Mercure", "Team Ri.Va" e "Agri". In precedenza, nel mese di dicembre 2012, il Coni nazionale aveva premiato, al merito sportivo, Rosario Motta, presidente della società "Pesca Sportiva XVIII Agosto" di Potenza, assegnandogli la stella d'argento e Salvatore Argentano, attribuendogli la stella di bronzo.
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L’impegno e l’attività della Fipsas di Potenza E' soddisfatto del livello della pesca lucana, Rosario Motta, componente del Consiglio Provinciale Fipsas di Potenza. "Siamo impegnati -sottolinea Motta- tutte le domeniche nello svolgimento delle attività sportive negli invasi lucani, dove si effettuano gare. La nostra attenzione va sia ai bambini, sia agli adulti, anche se ai più giovani riserviamo una cura particolare con attività e percorsi formativi adeguati. L'impegno della Federazione, però, non si esaurisce con la didattica. "C'è un problema spinoso -confida Motta- che riguarda gli invasi del neo Parco Val d'Agri-Lagonegrese (lago Sirino e lago di Pietra del Pertusillo). In questi bacini, attualmente, è vietata la pesca. Più volte, i responsabili della Fipsas hanno incontrato, in epoche diverse, i presidenti del Parco, al fine di ottenere almeno lo svolgimento delle gare e garantire in quella parte popolosa della regione, la pratica agonistica della pesca".
Rosario Motta Potentino, 69 anni compiuti ad ottobre, Rosario Motta ha una lunga esperienza maturata nella pubblica amministrazione. Dopo aver lavorato per 7 anni alla Montedison ha prestato servizio per 35 anni in Poste Italiane. Il 2 giugno 2006 è stato insignito cavaliere al merito della Repubblica, per meriti acquisiti nella sua attività di impiegato, prima, e di direttore di uffici postali della provincia di Potenza, poi. Ha fatto parte della segreteria regionale della Uilposte, della quale, benché in pensione, continua ad occuparsi, fornendo assistenza su pratiche pensionistiche e previdenziali. Coltiva la passione per la pesca e riveste la carica di consigliere provinciale Fipsas di Potenza e di presidente della Società di pesca sportiva "XVIII Agosto" di Potenza.
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