Il Lucano Magazine Numero settembre 2013

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Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1 comma 1, DCB PZ

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S O M M A R I O

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V I G N E T TA N D O

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Una battuta di caccia...

Che spettacolo... l’estate in Basilicata

R E P O R TA G E

21 Un viaggio tra gli eventi dell’estate lucana 44 46 Matera, una pianta per mascherare il ponte in ferro con vista sui Sassi

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E P I S T E M E

50 Presunzione: un'analisi filosofica

Il Comune di Matera maschererà il ponte in ferro con vista sui Sassi

E U R E K A

54 La regina di Basilicata 56 Il telegrafo elettrico - Seconda Parte 58 Il “Satyrion” 2013 al dottor De Siena

54 Via della Madonna, percorsa da pellegrini venerare la Madonna di Viggiano

M U S I C A N D O

60 Nino D’Angelo nella mia Basilicata terra del Sud

B L O G O S F E R A

58 Blogosfera

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Memorial Lorusso al Viviani si torna a battere le mani per l’Africa

D O L C E

E

S A L ATO

64 Un soffritto di ricordi

T R A L E R I G H E

66 L’equivoco del Sud 67 La letteratura pulp in Italia 68 La giusta scelta i lucanomagazine


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E D I T O R I A L E

QUANDO L’AQUILA LASCIA IL NIDO Antonello LOMBARI

a natura incontaminata avvolge il cielo di Basilicata regalando emozioni forti a chi si lascia conquistare da un paesaggio da favola. Boschi, laghi, calanchi, dolomiti, montagne e due lembi di mare che ammaliano. In estate la terra lucana cattura senza appello: idee, sogni, consensi. Da qualche anno, poi, gli attrattori turistici, inventati “ad arte” per promuovere il territorio, richiamano migliaia di visitatori. Su tutto c'è l'idea del volo a dare il senso di libertà e di spazialità propria degli uccelli o dei grandi rapaci. Sempre sullo sfondo della montagna è accaduto a Castelmezzano e Pietrapertosa, centri sulle dolomiti lucane, con il "Volo dell'Angelo". Si replica, ora, con il "Volo dell'Aquila" a San Costantino Albanese. Alle pendici del Pollino una struttura volante, collegata ad un cavo, trasporta quattro passeggeri sui tetti del centro arbëreshë lucano. C'era tanta bella gente all'inaugurazione di questo evento destinato a mutare il turismo in questa zona estremamente periferica della regione. Tutto è utile quando è necessario promuovere il territorio e fare turismo, spesso dal nulla. L’idea non è malvagia ed è l’esempio che in Basilicata non si assiste solo ad una svendita Total ma anche alla valorizzazione della montagna. E mentre si vola e si sorvola, appesi ad un filo, si studia quale governo dare alla Basilicata. In questi giorni i giochi sembrano essere già delineati. Da una parte i due blocchi classici contrapposti: Pd e Pdl si stanno attrezzando per schivare l’effetto “rimborsopoli”; dall’altra si assiste alla formazione di gruppi nuovi: Movimento cinque stelle e movimento autonomista regionale lucano che puntano decisamente ad un cambiamento radicale. Su tutte le congetture c’è l’ombra di un rinvio della consultazione elettorale da novembre ad aprile. Tornando a sorvolare i tetti di San Costantino Albanese, il lucano medio, già provato dai frequenti svolazzi e ronzii vari, si ritrova sul proprio capo dei rapaci innaturali. Gli improbabili mostri volanti, dall'anima d'acciaio e dal corpo di aquile voraci, planano in parallelo, seguendo i dettami di alleanze che, in natura, ricordano il procedere di uno stormo di uccelli. Temendo il peggio, i passanti portano una mano a protezione del proprio capo, schivando anche l’effetto moltiplicatore dei “ricordini” volanti. Sembra uno scenario da favola e, infatti, lo è. Di lì a poco, però, l’incanto si trasforma in un incubo: il “Volo multiplo” viene sospeso. E’ il 28 agosto quando, a stagione turistica quasi conclusa, l’aquila arbëreshë lascia definitivamente il nido naturale del Pollino, dispiegando nuovamente le sue ali.

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Vignettando Una battuta di caccia...


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L U C A N O

Editore Lucana Editoriale s.r.l. Amministratore Vito ARCASENSA

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Direttore Responsabile Antonello LOMBARI

antonello.lombari@libero.it 377.2314028

Redazione da Potenza: Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA

0971.476423

Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Federica CAPASSO, Elisa CASALETTO, Paolo CILLIS, Antonio CORBO, Leonardo CLAPS, Marianna Gianna FERRENTI, Giovanni GALLO, Silvana LAGROTTA, Salvatore LUCENTE, Antonello MANGO, Anna MOLLICA, Giulio RUGGIERI, Michele RUOTI, Albina SODO, Margherita E. TORRIO Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO dal Materano: Giovanni MARTEMUCCI

0835.333321 333.8647076 info@martemix.com

Vignette di Luca NOMAGA

Hanno collaborato in questo numero Nino BELLINVIA, Angelo BENCIVENGA, Arsenio D’AMATO, Alessandra FIERRI, Antonio GRASSO, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Antonio PETRINO, Donato SABINA, Canio VERTONE Redazione Sportiva Antonio CROGLIA, Michele POTENZA, Federico PELLEGRINO

Fotografie Foto: Andrea MATTIACCI, Giovanni LANCELLOTTI, Canio VERTONE Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Stampa Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Fuorni - Salerno Registrazione Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003 Pubblicità Lucana Editoriale s.r.l. Via Gallitello, 89 Potenza Tel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200 E-mail: info@lucanomagazine.it Chiuso in redazione 2 Settembre 2013 Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

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N E W S

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Sassi di Matera, due ricercatori materani scoprono una chiesa scavata nella roccia I materani Angelo Fontana e Raffaele Paolicelli hanno scoperto nella città dei Sassi un'antica chiesa rupestre. Un luogo di culto sinora sconosciuto, avvenuto nel cuore del rione “Civita” di Matera: si tratta di una chiesa medievale scavata nella roccia con affreschi databili al XIII-XIV secolo. Angelo Fontana, appassionato studioso della civiltà rupestre con qualifica di guida turistica regionale e Raffaele Paolicelli, Operatore dei Beni Culturali hanno intrapreso un'attività di studio basato su ricerche e consultazioni di fonti archivistiche per il riconoscimento storico da attribuire al sito. Dal loro lavoro è emerso che la probabile intitolazione di questa chiesa rupestre possa essere quella di San Pietro da Morrone; fu dedicata al Papa Celestino V che abdicò nel 1294 per tornare a condurre una vita eremitica e che fu canonizzato santo settecento anni fa, il 5 maggio 1313. In epoca angioina, il Connestabile Angelo De Berardis in un suo testamento del 1318 la riporta tra le parrocchie di Matera. Da una visita pastorale del 1623 risulta ancora attiva; nel 1774 il Canonico Belisario Torricella la indica “...non molto lontana da questa, e propriamente nel mezzo della salita selciata, e publica strada, che conduce al venerabile Monistero di Santa Lucia delle Benedettine v'era una Chiesa colla sola facciata di fabrica detta da più secoli, e con linguaggio corrotto Santo Pituddo, che oggi, e da molti anni si vede ridotta in Cantina, qual Santo, in linguaggio toscano, sona S. Pedrino. ...” Il Circolo Culturale la Scaletta in “Chiese e asceteri rupestri” del 1995, la cita tra le segnalazioni di altre chiese non rinvenute ma mensionate nelle pergamene di Giustino Fortunato da cui si

apprende il nome di “San Pietro De Morronibus o delli Morvoni”. Nel 1861 era già abitazione e nel 1960 fu sfollata e murata in seguito alla legge De Gasperi del 1952. E da allora non se ne seppe più nulla fino alla scoperta dei due materani. Angelo Fontana e Raffaele Paolicelli nel corso delle operazioni di rilievo planimetrico hanno rinvenuto un pregevole affresco inedito raffigurante il volto di un Santo Barbuto, avente particolari analogie con l'affresco di San Giacomo Maggiore conservato nella chiesa di San Giovanni in Monterrone. Sulle altre pareti sono evidenti altre tracce di affreschi tra le quali quelle relative a una Madonna nell'atto dell'Adorazione. Ora Fontana e Paolicelli vogliono pubblicare ulteriori approfondimenti; per ora hanno voluto segnalare la scoperta soprattutto al fine di tutelare un sito in stato di abbandono ma che merita una giusta riqualificazione e valorizzazione. gi,ma.


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N E W S

Porto degli Argonauti, suggestioni e sonorità particolari nel concerto di Malika Ayane Buono il successo di pubblico e critica per il concerto di Malika Ayane che si è svolto lo scorso 9 agosto sulla spiaggia del Porto degli Argonauti di Marina di Pisticci, per l’unica tappa in Basilicata. Un concerto che rientra nel Programma Argojazz 2013, realizzato in collaborazione con Ueffilo. Particolarmente suggestiva è stata la location visto che il palco è stato montato sulla spiaggia del Porto degli Argonauti con il mare a fare da sfondo. “Nel tour estivo, rispetto a quello invernale, - afferma Malika Ayane- cambia lo spirito che aleggia sulle canzoni. Prima di tutto perché le ho scelte confrontandomi con gli altri musicisti che mi accompagnano in tour. Ci siamo detti: dobbiamo scegliere i brani che piacciono a noi, e lo abbiamo fatto. Da quel punto in poi ci siamo messi a lavorare per riarrangiarli completamente, e quindi il pubblico li ascolterà in versioni nuove con il coinvolgimento sul palco di dieci strumentisti. In scaletta ovviamente non mancheranno i singoli più famosi, quelle canzoni per le quali sono conosciuta e che passano in radio come l’ultimo singolo “Cosa hai messo nel caffe”. Con me sul palco ci saranno musicisti eccellenti con cui ci presenteremo in modalità anni ‘20 e immersi in una scenografia che sarà una sorta di trasposizione di un giardino. L’idea mi è venuta in mente guardando Una vita non basta, un film del regista Claude Lelouch. La sensazione è quella del “non luogo” da quadro impressionista, una scatola dei sogni”. Durante il concerto Malika Ayane è stata accompagnata sul palco da 10 musicisti: Leif Searcy alla

batteria, Marco Mariniello al basso, Stefano Brandoni alla chitarra, Carlo Gaudiello al pianoforte, Giulia Monti al violoncello, Daniele Parziani al violino, Marco Venturi alla viola, Giampaolo Mazzamuto alla Tromba, Andrea Andreoli al Trombone, Moreno Falciani al flauto e sax. Tra i grandi autori con cui Malika Ayane ha collaborato c’è anche Paolo Conte. E nel suo ultimo disco Ricreazione, di cui è per la prima volta anche produttrice artistica, Ayane ha voluto coinvolgere oltre all’amico Pacifico, poi Tricarico e tanti altri tra cui Davide Boosta dei Subsonica. gi.ma.

Inaugurata a Viggianello una nuova sede Adoc, l'Avv. Antonello Mango nominato responsabile dell’area sud di Basilicata È attivo, presso la sede di Viggianello in Corso Senatore De Filpo, il nuovo sportello dell’Adoc Basilicata. L’esigenza di aprire una nuova sede nasce dal sempre crescente numero di persone che si rivolgono all’associazione dei consumatori per chiedere un aiuto nel risolvere problemi con gli operatori della telefonia, sulle garanzie che non vengono rispettate nell’acquisto di beni e servizi, sui contenziosi circa le bollette di luce, acqua e gas, su tassi d’interesse dei finanziamenti. Per garantire un servizio migliore l’Adoc sarà a disposizione con il nuovo sportello di Viggianello.

Responsabile dello sportello zonale e dell’Area Sud della Basilicata è l’Avv. Antonello Mango, tel. 3395887935. Attualmente sono attivi presso l’associazione sportelli per consulenze sulle utenze, telefonia (fissa e mobile), banche e finanza, contratti dei consumatori in generale ma anche con i servizi di conciliazione paritaria con Telecom, Poste

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Italiane, Enel, Wind/Infostrada, Teletu, Tim, Eni, Edison, Autostrade per l’Italia, Vodafone, H3g e Acquedotto Lucano e per fornire assistenza legale, tributaria, commerciale su fermo amministrativo, ipoteche, ingiunzioni fiscali, cartelle esattoriali, accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, malasanità, viaggi aerei annullati o smarrimento bagagli.


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Matera, è quasi pronta l’area giochi del quartiere Arco Sono in corso i lavori di completamento dell’area giochi per bambini al quartiere Arco. Dopo qualche critica da parte della stampa a dare un’accelerata ai lavori sono stati l’assessore ai parchi Rocco Rivelli e l’assessore ai lavori pubblici Nicola Trombetta. I lavori rappresentano una prima tranche di intervento. Infatti, per fare in modo che l’area giochi per i bambini fosse usufruibile il più rapidamente possibile, si è deciso - in questa fase - di adeguare l’area attraverso il livellamento della superfice, interrare il tubo delle acque piovane, mettere in sicurezza il cortile che è situato nella parte superiore con la predisposizione di una ringhiera. Intanto, saranno completate le opere di urbanizzazione primaria ovvero, il completamento dei marciapiedi. Verranno previsti i percorsi dell’area giochi, il consolidamento e il ripristino di alcuni tratti del muro di sostegno del cortile, la predisposizione di panchine e di piante e sarà effettuata una valutazione supplementare da effettuare circa l’opportunità di recintare l’area. “E' un ulteriore tassello che poniamo – commenta il consigliere comunale Francesco Bianchi per il completamento e la qualificazione del quartiere Arco: già nei

mesi scorsi eravamo intervenuti con la piantumazione di essenze e di alberi. L'obiettivo finale è quello di dare agli abitanti del quartiere uno spazio di socialità idoneo sia per i bambini che per gli adulti: si tratta dello spazio verde, un giardino (di circa 30 metri per 20) in via Livatino, nella zona nord della città, che sarà consegnato alla piena fruibilità dei cittadini”. gi.ma.


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Il Capitano Giuseppe Amato al Meeting di Rimini sulle missioni di pace Prestigiosa ribalta internazionale per l’ufficiale dell’Esercito Italiano Giuseppe Amato. Il capitano è stato, infatti, invitato a fine agosto nel corso della XXXIV edizione del Meeting di Rimini. Nella Sala Neri, l’ufficiale lucano si è confrontato in un incontro introdotto dal direttore di “RaiNews” Monica Maggioni - con Maria Bashir, Procuratore capo nella provincia di Herat (Afghanistan), il Ministro della Difesa Mario Mauro Ministro, Gen. Div. Luciano Portolano, Capo Reparto Operazioni presso il Comando di Vertice Interforze e 1° C.le Magg. Monica Contraffatto, volontaria dei Bersaglieri - sul tema “Sicurezza ed educazione nelle missioni di pace”. Proprio sulla sua esperienza in Afghanistan - cinque anni fa presso il Comando NATO a Kabul durante la missione ISAF - il capitano Amato ha scritto il testo “L’eco dei miei passi a Kabul” (collana "Testimonianze fra cronaca e storia - Le nuove guerre" di Mursia editore). Nel libro, pluripremiato (ha ricevuto il “Premio Targa Il Molinello 2013” e il “Golden Selection” nell’ambito della quinta edizione del “Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica Pegasus Literary Awards” ), Amato ripercorre, con uno stile semplice e diretto, la sua avventura umana e professionale, riportando con obiettività il passaggio complesso che l'Afghanistan sta attraversando. “L’eco dei miei passi a Kabul” ha riscosso ottimi consensi di critica e di pubblico. Inoltre, per merito della sua valenza pedagogica e della sua attenzione nei confronti della multiculturalità, è

stato adottato come libro di testo in alcuni istituti scolastici della Penisola. L’ufficiale ha frequentato l'Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione a Torino. Laureato in Scienze Strategiche e in Informatica, ha partecipato a diverse missioni all'estero e attualmente presta servizio presso lo Stato Maggiore della Difesa. Quella del capitano Amato, quindi, è una presenza cruciale al Meeting di Rimini, quest’anno dedicato al tema “Emergenza Uomo”. gi.ma.


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C O R S I V O

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Il Bruscolino nell’occhio Angelomauro CALZA

me le giostre non sono mai piaciute tanto. O meglio: non mi piace andare in giostra, ma mi diverte guardare gli altri fare il loro giro. Mai avrei pensato di dover andare in giostra mio malgrado: una sola volta mi è capitato, la vigilia degli orali degli esami di maturità quando andammo in quattro a rilassarci ad Edenlandia e gli altri tre mi convinsero a provare l’otto volante: non avessi mai ceduto!... e così da quel giorno nonostante amici, parenti e figli, niente giostre: meglio stare in piedi a guardare ed aspettare gli altri. Eppure, da qualche tempo, ogni volta che per uscire da Potenza in auto percorro Viale del Basento, in prossimità del nuovissimo spazio di stazionamento degli autobus extraurbani, mi trovo mio malgrado… su una giostra! E’ mai possibile? Direte. Beh, sì. Ci faccia caso chiunque stia leggendo questo scritto e si sia già trovato o si troverà a passare di là. Sulla destra gli autobus fermi per consentire ai passeggeri di salire e bordo; sulla loro sinistra, al centro della carreggiata, uno spartitraffico con dei semaforini ad uso degli autisti dei bus; un po’ più avanti i classici semafori che regolamentano il traffico dei mezzi in circolazione sulla carreggiata sinistra; ancora un po’ più avanti un altro semaforo, stavolta nella carreggiata riunificata, in corrispondenza dell’uscita del

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sottopasso che porta alle scale mobili. Ebbene, gli ultimi due semafori sono “a chiamata”, cioè il rosso appare quando l’autista di un bus in partenza o un pedone che, uscendo dal sottopasso deve attraversare la strada, pigiano un bottone. Il semaforo da verde diventa rosso, consentendo così o al bus di immettersi in Viale del Basento, o al pedone di poter attraversare in sicurezza la strada. Tutto a posto, allora… La giostra che c’entra?...c’entra, c’entra… C’entra perché i semafori in alcune ore di punta non solo cambiano dal verde al rosso e viceversa in maniera improvvisa e repentina, costringendo gli automobilisti ad un pericoloso tira e molla” con acceleratore/freno/frizio-

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ne azionati di continuo, ma per di più i semafori passano dal verde al rosso senza passare…dal giallo! Un po’ come il Monopoli, quando peschi la carta che ti dice di andare in prigione senza passare dal via. Questo, che crea disagio già in tempi di chiusura scolastica, lascia presagire, quando le scuole saranno riaperte e in particolari ore del giorno, disagi e interminabili e disordinate code di veicoli con conseguente paralisi del traffico. E allora sì che prenderò pace, perché allora sarà finita pure la giostra del “tira e molla”, con buona pace per chi dopo una mattinata di lavoro o di lezione sogna di tornare a casa prima possibile. Ma questa è tutta un’altra giostra dove spero davvero di non salire.


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R E P O R T A G E

Un viaggio tra gli eventi dell’estate lucana

Che spettacolo

n venticello fresco, piacevole e frizzante ha dato piĂš brio, quest'anno, alla stagione estiva degli eventi lucani. In ogni angolo di Basilicata suoni, tradizioni, premi, concerti, rappresentazioni teatrali, esibizioni, recupero di riti e usanze della civiltĂ contadina. Il ritorno degli emigranti nei paesi d'origine ha fornito lo spunto, alle locali Pro loco, per allestire degli spettacoli in grado di evidenziare la bellezza dei borghi antichi, spesso relegati a ruoli subalterni, rispetto ai grandi attrattori turistici. Lo speciale che "il Lucano magazine" ha preparato per questo numero vuol essere un album fotografico dell'estate vissuta nella grande piazza lucana, i cui fotogrammi, a rappresentare le varie aree della regione, costituiscono una testimonianza della diversa e vasta cultura lucana.

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R E P O R T A G E

Eventii Estivi 2013

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Viggianello

Riti,celebrità e uno scenario da favola Antonello MANGO

Anche quest’anno Viggianello ha regalato un cartellone estivo di tutto rispetto e che ha richiamato numerosi turisti provenienti da ogni parte d’Italia. Numerose sono state le iniziative e le manifestazioni, capaci di catturare le attenzioni dei presenti, con al centro le risorse storiche, paesaggistiche e culturali del paese. Un cartellone ben pensato e frutto di un giusto mix che ha permesso di promuovere un’offerta culturale e turistica di rilievo, con l’esibizione di artisti di respiro internazionale, ma anche una riproposizione di antichi culti (riti arborei e ballo coi cirii). Un bel biglietto da visita

Viggianello l’aveva ricevuto proprio a ridosso dell’inizio del cartellone estivo, ossia quando si è potuto fregiare dell’inserimento nel club dei Borghi più Belli d’Italia. Dopo il successo riscosso a maggio con il Borsino del Turismo, in estate, a fare da cornice alla bellezza del centro storico, ci ha pensato l’incantevole scenario delle montagne del Pollino con manifestazioni che hanno abbracciato l’arte, la musica, la letteratura, lo sport, il teatro e la danza. Dopo la buona riuscita di “Uomini e Cime”, tre appuntamenti culturali in quota e all’aperto con altrettanti affermati autori del panorama letterario italiano (Franco Arminio, Carlo D’Amicis, Diego De Silva), non sono mancati i grandi nomi della musica. A farla da padrone, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, il cantautore Francesco De Gregori il quale si è esibito nella splendida cornice dell’anfiteatro comunale dando sfoggio del suo repertorio allietando in tal modo i presenti. Ma la buona musica è continuata anche sulle note di Edoardo Bennato, dei maestri suo-

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natori del Pollino e della musica classica nell’inedito scenario della Madonna dell’Alto. Non è mancata poi la comicità con il classico appuntamento di “Ridipollino”; quest’anno sul palco si è esibito Uccio De Santis il quale ha dato vita a delle spettacolari gag che hanno coinvolto e divertito il pubblico presente. Le sagre enogastronomiche, infine, hanno deliziato il palato dei fruitori del Parco del Pollino con quest’ultimi che hanno potuto gustare crespelle, salsiccia, spezzatino e truccisco. Un cartellone quindi unico nell’intera Basilicata e che da fine luglio sino agli inizi di settembre ha stregato i presenti. Merito questo dei giovani della Pro Loco di Viggianello e dell’Assessore alla Cultura Maurizio Petrola, i quali hanno coniugato alla grande spettacolo e promozione dei luoghi. “Un plauso ha affermato il sindaco Vincenzo Corraro va indistintamente a tutti coloro che si sono impegnati nella riuscita del cartellone estivo che ha permesso di richiamare l’attenzione dei media sul nostro paese. Unitamente al nostro sito turistico raggiungibile al link www.viggianellovacanze.it e all’intensa attività escursionistica, fluviale e di camminamento urbano che viene svolta dalle nostre guide è stato possibile rafforzare la proposta di un paese che vuole farsi conoscere e che ambisce fortemente a farsi spazio in un’ottica promozionale e turistica. E il fatto di essere stati inseriti nel club dei Borghi più Belli d’Italia - ha concluso il Sindaco Vincenzo Corraro - va proprio in questa direzione”.

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R E P O R T A G E

Eventii Estivi 2013

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San Costantino Albanese

CRONACA DI UN VOLO RIMASTO A MEZZ'ARIA l progetto del Volo dell'Aquila è andato giù in picchiata, viaggiando spedito, per un certo tratto, sino all'inaugurazione, avvenuta il 29 luglio, con relative prove di volo. Poi, intoppi burocratici e verifiche tecniche, hanno consigliato la chiusura dell'impianto che, nel frattempo, viene sottoposto a manutenzione. Intanto crescono le polemiche per un'opportunità turistica annunciata e, di fatto, sciupata. Il 28 agosto, quando la stagione turistica sta per finire, il Volo riprende. Nello schema che segue abbiamo ripercorso le tappe di questo volo rimasto a mezz'aria.

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27 gennaio 2012

Alla Regione Basilicata si tiene la conferenza stampa, del progetto del Volo dell’Aquila. “Partendo dal Programma Senisese- dice De Filippo- abbiamo cercato di realizzare progetti che potessero contribuire ad affrontare in maniera positiva e costruttiva le difficoltà del momento. La realizzazione di un nuovo attrattore turistico nella zona del Pollino è la dimostrazione della costante attenzione della Regione a valorizzare le peculiarità dei suoi territori, rivitalizzando i centri storici e incentivando l’imprenditoria locale”. Alla conferenza sono presenti anche l’amministrazione comunale, l’Apt Basilicata e la ditta che si occuperà della realizzazione dell’opera (l’austriaca “Alfred Rodlseberger Stahl Maschinenbau”). Importo totale del progetto: 1.600.000 euro nell’ambito del

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Programma Speciale Senisese. Luglio 2012 Partono i lavori 22 luglio 2013 Si tiene la conferenza stampa di presentazione dell’impianto. Si volerà dal 1 agosto. Fino al 30 settembre 2013 il Gal “La cittadella del Sapere” gestirà l’impianto. Parte la grande macchina mediatica per promuovere l’attrattore. 29 luglio 2013 A San Costantino Albanese si svolge la cerimonia di inaugurazione. Prove di volo. 1 agosto 2013


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Il Volo dell'Aquila Inaugurazione e dettagli tecnici

Ha preso il via, il 29 luglio scorso, a San Costantino Albanese, il Volo dell'Aquila. Hanno inaugurato l'impianto, spiccando letteralmente il volo e provando l’ebrezza del viaggio su questo maxi deltaplano: il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, il Direttore dell’Azienda di Promozione Turistica Lucana, Giampiero Perri, l’assessore regionale lucano all’agricoltura Nicola Benedetto ed il Presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza. A riceverli, facendo gli onori di casa, secondo il cerimoniale, c’erano il Sindaco di San Costantino Albanese, Rosamaria Busicchio ed il Direttore della comunicazione del Gal “La cittadella del Sapere”, Nicola Timpone. Il Volo dell’Aquila è stato finanziato dal Programma Speciale Senisese per un importo di 1.600.000 euro. Si tratta di un impianto sportivo per il tempo libero, che simula un volo in deltaplano; a differenza del Volo dell’angelo che unisce due località: Castelmezzano e Pietrapertosa, il volo dell’aquila decolla e rientra da e nel campo sportivo di San Costantino Albanese. Si può viaggiare in 4 e consente anche alle famiglie con bambini di età superiore a 10 anni di divertirsi insieme. Il gestore dell'impianto è il Gal “La Cittadella del Sapere”. Alcuni dettagli tecnici: lo skyflier monofune viaggia ad una velocità di circa 80 chilometri orari su un percorso di 1200 metri. L'impianto doveva essere attivo dal primo agosto al 30 di settembre, dalle ore 10 fino alle ore 18, con un costo di 10 euro a persona. L’Aquila non vola, nonostante decine di turisti accorsi in paese. Il Gal dichiara alla stampa che il volo è posticipato al 6 agosto per problemi burocratici legati alla mancanza di documenti relativi all’assicurazione. Inoltre: “Le tantissime richieste di prenotazione, unitamente alle normali esigenze tecniche che caratterizzano la fase di start up delle attività, hanno portato al blocco del sistema di prenotazione e alla momentanea sospensione del servizio.A partire da martedì 6 agosto 2013 sarà nuovamente possibile volare e prenotare il biglietto online!” 6 agosto 2013 L’Aquila è sempre ferma. La Cittadella del Sapere informa che l'impianto è al momento sottoposto a manutenzione. Nelle prossi-

me ore sarà comunicata la riattivazione del servizio. 9 agosto 2013 La Cittadella del Sapere comunica che l'impianto "Il volo dell'Aquila" resterà chiuso nei prossimi giorni. "A breve -recita il comunicato- vi informeremo circa la riattivazione del servizio.” 12 agosto 2013 Chiude l’impianto. Poche righe di un comunicato stampa decretano la sospensione delle attività di volo. “Si comunica che a causa dell'impossibilità verificata di contrarre una polizza assicurativa adeguata alla particolarità dell'iniziativa, non sarà possibile nell'immediato avviare le attività del Volo

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dell'Aquila. Si rinvia pertanto l'apertura a data da destinarsi, che sarà comunicata a seguito della sottoscrizione della polizza assicurativa.” 28 agosto 2013 Quando l’estate è ormai agli sgoccioli e la stagione turistica sta terminando, riparte ufficialmente il Volo dell’Aquila. A San Costantino Albanese, alle ore 10, viene aperto al pubblico l’attrattore che ha dominato l’estate lucana. La Cittadella del Sapere, nel comunicare l’avvio del nuovo attrattore, si scusa per la serie di imprevisti amministrativi che hanno ritardato l’esperienza. La speranza è che il Volo dell’Aquila possa avere ricadute turistiche positive di tutta l’area del Pollino


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Grumento Nova

Fabrizio Moro

e i suoi sogni nel c Albina SODO

cerenza, Pisticci, Balvano, San Chirico Raparo, Aliano e Grumento Nova, ovvero, i paesi lucani nei quali si è esibito il cantautore romano in tour con l’album L’Inizio. Non un caso ma una scelta perché solo dal palco le idee sono veicolate con libertà e senza filtri. L’incontro con Fabrizio Moro per Il Lucano Magazine è nel cuore della Val d’Agri.

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Sesto concerto in Basilicata in tre anni, un’immagine di questa regione? È uno dei posti in cui la gente è più calda. Sono di origine calabrese. Il calabrese apre il suo cuore dopo che ha espresso un po’ di diffidenza. Questo atteggiamento l’ho riscontrato in Sicilia, nell’entroterra laziale. In Basilicata no. Insieme alla Puglia, sono le due regioni in cui sono accolto a braccia aperte dal primo istante. Non ci sono pregiudizi, per lo meno, per me è stato così. I dischi oggi sono prodotti per essere

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suonati dal vivo? Le vendite servono per ripagare i soldi necessari alla produzione dell’album, alla post-produzione. Quando suoni vedi tanti ragazzi crescere piazza dopo piazza. Se i dischi venduti fossero direttamente proporzionali al numero delle persone sarei milionario. Giriamo l’Italia da maggio e mentalmente non stacchi mai. Nel 2013 sono oltre trenta le date del tour, pur facendo poca radio e poca televisione ce la caviamo sempre. Pregi e difetti dei concerti? Nessun difetto. Non c’è paragone tra esprimere un pensiero sul palco ed esprimerlo in tv. Sono due mestieri diversi. Un artista deve conquistarsi il diritto di suonare il più possibile, di restare in contatto con i propri fan e con chi non lo conosce per potersi poi affermare nella sua totalità. Sul palco hai la possibilità di manifestare la tua libertà e l’unico filtro tra te e la gente è la transenna. Quando ne sto lontano non vedo l’ora di


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el cassetto

ripartire. Hai definito L’Inizio il tuo cd esistenziale. Perché è differente dai lavori precedenti? Perché sono un uomo diverso per una serie di circostanze, dalla nascita di mio figlio al ritrovamento di un mio equilibrio interiore. Tutto questo si è riflesso nella stesura delle canzoni. È un disco che ha avuto una preproduzione di due anni e mezzo in studio al fine di curare ogni minimo dettaglio: dal suono della cassa a quello del rullante, dal suono delle parole alle storie da raccontare. Volevo scrivere una canzone per mio figlio, volevo esternare il mio punto di vista sulla vita dell’on. Giulio Andreotti, volevo parlare del mio Paese. La linea tra la banalità e il linguaggio originale è sottile. Io credo di essere riuscito a spiegarmi con un velo di originalità. In questo periodo, in cui si riaffaccia la maschera sanremese, mi hanno contattato degli interpreti per alcuni brani da autore, ma sono svuotato. Magari la

nascita di mia figlia potrà stimolare la creatività. È stata importante la collaborazione di Pier Cortese per L’Inizio? Pier oltre a essere un bravo autore è un grande produttore, con lui ho scoperto l’importanza di interfacciarsi agli altri. Finora ho scritto i testi e le musiche nelle quattro mura della mia stanza e quando avevo delle idee dignitose scendevo in cantina con la band. Una filosofia rock and roll, senza accortezze. Il prossimo disco sicuramente lo produrrò con lui. La musica è talento, improvvisazione, ricerca? Molti mi chiedono il motivo per cui faccio questo lavoro. Fino a qualche tempo fa ero una persona chiusa, non riuscivo a comunicare né la parte più brutta di me, né la più bella. Senza musica sarei una persona completamente sorda, cieca e muta.

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Network e case discografiche vogliono ancora fare musica? Oggi grazie alla rete e ai concerti hai la possibilità di farti strada ugualmente. Le lobby discografiche e radiofoniche hanno chiuso le frontiere per dedicarsi a progetti commerciali, meno istintivi. I grandi artisti che stanno nascendo e che si sono ritagliati degli spazi, penso a Caparezza, Bandabardò, Afterhours, come i Pink Floyd del resto, non sono in televisione. Questa è la musica. Stare in mezzo alla gente ed esprimere delle opinioni con lo strumento musicale, col gruppo. Io suono con gli stessi ragazzi da 15 anni, mi sento più il portavoce di una band che un solista. Se un giorno i media decidessero di darmi una mano sarei felice. La mia vita è appena iniziata e riuscirò a mettere quella bandierina rossa che mi sono prefissato da tempo anche senza Rtl 102.5, Radio DeeJay, Mediaset. Solo live? Si.


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Venosa

Arisa, De Sanctis e giornate a tema per la festa del patrono Marianna Gianna FERRENTI

a festa patronale è ormai da anni un tabù intoccabile di cui la comunità non può privarsi. Così, anche quest'anno, il sodalizio Confraternita di San Rocco e Concattedrale di Sant'Andrea si riconferma con l'organizzazione dei festeggiamenti religiosi e civili in onore del Santo Patrono. La preparazione è avvenuta nell'arco di appena venti giorni e con un budget ridotto. La mancanza di una giunta comunale, obiettivamente, si è fatta sentire, anche se pare che la Confraternita abbia avuto tutto l'appoggio necessario da parte del commissario prefettizio, Rosa Correale. Ogni giornata è stata dedicata ad un tema particolare. La giornata dell'amicizia e dello sport il 14 agosto, ha visto, in largo Vescovado, l'esibizione di tutte le associazioni sportive locali, animate da giovani impegnati in diverse discipline (tiro con l'arco, ping-pong, calcetto) per trasmettere il valore dello sport e della sana competizione. A conclusione, un momento di condivisione con la proiezione all'aperto della partita di calcio Italia-Argentina in onore del Santo Papa Francesco. A seguire, il 15, la giornata della musica con l'esibizione in piazza Castello dei Gruppi Giovani locali” e un Gran Galà di beneficenza.

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La giornata del 16 è stata dedicata al sorriso con l'apertura dei fuochi d'artificio, con la performance per le strade della città del complesso bandistico “Città di VenosaAmici della musica” ed infine con il grandioso, esilarante, nuovo tour di Uccio De Sanctis “È da una vita che faccio questa vita”, con Antonella Genga, Umberto Sardella, e l'Orchestra Da Favola che ancora una volta a Venosa ha riempito la piazza. In segno di rispetto per i tanti anni di devozione è stata anche conferita la pergamena al confratello di San Rocco, Saverio Pescuma, per i 70 anni di attività profusa in favore della confraternita e di tutti i cittadini, con ringraziamenti del priore Giuseppe Mettola. Le celebrazioni civili in onore di San Rocco, si sono concluse con l'Amami tour di Arisa, che ha incantato Venosa con il suo look sensuale e la sua raffinatezza musicale. Una nuova immagine poliedrica che ha stupefatto il pubblico, facendo dimenticare un dietro le quinte animato da discussioni “contrattuali” tra organizzatori ed impresari che ha provocato uno slittamento di orario nell'esibizione della cantante pignolese. Un altro piccolo inconveniente ufficialmente “di natura elettrica” ha provocato il 17 agosto, la sospensione, a metà esibizione, del concerto della Cover band pugliese “Eros Ramazzotti – Tutte storie”. Oltre alla festa patronale, la rassegna “Teatri di Pietra, organizzata dall'associazione “Scena Mediterraneo”, ha ospitato, nel cortile del Castello Pirro del Balzo, due spettacoli d'eccezione; “Il re sono Io” per la regia di Giacomo Zito, con la compagnia teatrale, guidata da uno straordinario Gianfranco D'Angelo, e “Pollicinella, Canti e

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suoni del rito”, un viaggio etnografico alla scoperta della tradizionale maschera partenopea di Pulcinella, con l'esibizione della compagnia diretta dalla magistrale regia di Mario Brancaccio. Ed ancora spettacoli un po' più “paesani”, ma non per questo meno coinvolgenti, come “Tre amici al bar - un anno dopo”, svoltosi sempre nel cortile del castello, con esilaranti sketch e una grande presenza di pubblico. Carmine, Vincenzo e Pagnotta, tre normali cittadini, raccontano con ironia gli usi e le abitudini vissute nella quotidianità dagli “oraziani”. La notte di San Lorenzo, invece, è stata allietata da “Riflessi di Stelle”, evento organizzato dalla Cantina di Venosa, giunto ormai alla sua III edizione, nato dall'idea di abbinare le osservazioni astronomiche alla degustazione di piatti tipici lucani, accompagnati da un buon vino Aglianico DOP, il tutto coronato dalla pizzica salentina degli “Scazzicapieti”. Spazio alla solidarietà con lo spettacolo "Luntan...ma non tant”, organizzato dalla Fondazione Rosangela D'Ambrosio, il cui ricavato sarà impiegato per finanziare, come avvenuto negli anni scorsi in India e in Zambia, progetti umanitari per aiutare sul campo i ragazzi che vivono disagi di ogni tipo, in primis la mancanza di acqua e di cibo. Ed ancora “Roba da matti”, l'iniziativa promossa dall'associazione familiare “Antistigma”, che raccoglie le famiglie dei ragazzi affetti da patologie psichiatriche, per aiutare a vivere nel miglior modo possibile. Anche in questo caso tante degustazioni di piatti tipici, a suon di taranta, con l'esibizione del gruppo folk “I f'st'nìdd” di Lavello.


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Pietragalla

Sapori & Arte, pasteggiando per le vie del Borgo

apori & Arte per le vie del Borgo" è stata l'iniziativa di promozione enogastronomica e territoriale che, sabato 10 agosto, ha richiamato a Pietragalla un importante flusso di visitatori per gustare specialità gastronomiche tipiche ed apprezzare le proposte artistiche e culturali che hanno reso ancor più suggestivo il centro storico pietragallese. L'evento, che ha la finalità di rivalutare contestualmente il borgo storico di Pietragalla, è stato operativamente organizzato dalla Pro Loco e cofinanziato, già dal 2010, dall'amministrazione comunale grazie all'adesione al pacchetto integrato di offerta turistica denominato "Feudi Federiciani - Terre di Aristeo" a cui hanno aderito anche altri Comuni della zona nord del potentino, nonché alcuni tra i Comuni compresi tra le aree dell'alto Basento e alto Bradano, aventi affinità storiche e territoriali. Al termine della serata, il presidente della Pro Loco pietragallese, Donatino Ceraldi, è parso visibilmente soddisfatto: "Dopo la quarta edizione il risultato può dirsi ampiamente positivo; sarebbe banale ripetere le considerazioni espresse, nei precedenti anni, riferite all'evento di promozione del borgo storico di Pietragalla. Il dato importante rilevato, nel corso del tempo, si concentra sulla crescente richiesta di visitare Pietragalla e sul fatto che la Pro Loco è divenuta una piattaforma di riferimento per

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il territorio pietragallese, sotto l'aspetto della promozione storico-culturale". Una Pro Loco gettonata, dunque, quella di Pietragalla. "Negli ultimi anni -sottolinea Ceraldi- è aumentato considerevolmente il numero dei contatti. In questo senso è stata efficace la vetrina d'approccio costituita dalla sagra del migliatiedd che ci ha consentito di attrarre i visitatori, andando oltre la sagra di paese. L'evento gastronomico, ambientato nel centro storico, ha quasi portato per mano la gente che, passeggiando per il borgo, ha potuto ammirare le bellezze del posto". Cosa ha in cantiere la Pro Loco di Pietragalla? "Sulla scorta di quanto sino ad oggi maturato -aggiunge il presidente Ceraldi- ci proponiamo di

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guardare con ottimismo al futuro dei territori della Basilicata, auspicando che le istituzioni, a tutti i livelli, possano continuare ad elaborare nuove formule insistendo nel solco già tracciato. Ciò per tenere vivi i piccoli contesti della regione che hanno dimostrato, attraverso la capacità organizzativa ed operativa, di essere appetibili perché ricchi di storia, cultura e sapori. Tutto ciò potrà continuare analizzando i risultati sino ad oggi raggiunti per ripartire con una nuova programmazione più mirata che non mortifichi chi, con serietà, ha creduto e continua a credere ed investire tempo, lavoro e capitale nei suggestivi paesi della Basilicata. Quei centri che per tanti rappresentano sempre più una bella scoperta".


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Pignola

Cultura e tradizione popolare nella rassegna de

“il Portale”

Alessandra FIERRI

i è da poco conclusa la XXX Edizione della “Rassegna Internazionale della Cultura e delle Tradizioni Popolari” organizzata dalla Pro loco il Portale di Pignola, presieduta dalla Dottoressa Maria Albano. Era il 1984, quando i primi gruppi stranieri approdavano in Basilicata e da allora centinaia sono state le bands che si sono avvicendate sui nostri palchi. Migliaia i giovani che hanno avuto modo di visitare la cittadina di Pignola, che da sempre si contraddistingue per la calorosa accoglienza.

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La longeva Rassegna, ha visto la partecipazione di molteplici artisti del panorama nazionale ed internazionale. Durante la prima serata, tenutasi l'11 agosto, si è esibita, per la prima volta nella nostra regione, la grande Orchestra Accademica Sinfonica della Chernivtsy Philarmonic Society, proveniente dall'Ucraina, insieme alla Corale Polifonica di Bellizzi, con il sostegno di cantanti lirici di fama mondiale. La seconda serata, dedicata alla musica folk regionale, ha visto la partecipazione di


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rappresentanze dell'intera regione; mentre, il giorno 13 agosto, ad allietare la numerosa platea, c'è stata l'esibizione della compagnia De Danza “ Mexico Vivo”, proveniente dal Messico. L'ultimo appuntamento, tenutosi il giorno 15, è stato il Convegno “Il lago di Pignola e l'Avifauna”, organizzato presso la Riserva Regionale Oasi WWF del Lago del Pantano, dove, insieme agli esperti del settore, si è discusso del sito, anch'esso nato nel 1984, luogo di riconosciuta importanza, per le sue caratteristiche naturali.

Il forte legame dell'associazione con il territorio e le istituzioni, ha fatto sì che si potesse realizzare un programma socio culturale comune. La Proloco, nel corso degli anni, ha colto le problematiche del territorio, al passo con l'evoluzione etico-sociale del nostro tempo, senza perdere di vista la tradizione, realizzando il presente e costruendo il futuro. Il prestigioso evento, unico nel territorio, è stato celebrato con l'annullo filatelico speciale di Poste Italiana e la produzione, per l'occasione, di due cartoline; la prima raf-

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figurante il portale della Chiesa Madre, portale in pietra finemente decorato, testimonianza dell'impegno dei bravissimi scalpellini locali che hanno voluto rendere la chiesa solenne ed imponente come le grandi cattedrali; la seconda raffigurante una veduta di Pignola dall'alto, con alcune delle diverse centinaia di portali che rappresentano l'emblema di Pignola, opere artistiche di notevole pregio. I dipinti presenti sulla locandina della rassegna, sono opera dall'artista Antonio Masini.


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Val D’Agri

Moda, Arte, Musica e Spettacolo in un territorio ricco di eventi e cultura Elisa CASALETTO

a Val D’Agri, incantevole paesaggio ricco di eventi culturali ed artistici, è stata impreziosita da numerose serate suggestive e manifestazioni di vario genere, che si sono susseguite nel mese di Agosto 2013. Tanto attesa, e particolarmente apprezzata dal pubblico, la manifestazione di moda giunta alla terza edizione che si è tenuta a Villa D’Agri il 3 Agosto in piazza Zacchettin. Protagonisti della sfilata sono stati: Sorrentino Calzature e Accessori, Pansardi Sposa e Gioielli Gino con il gran finale degli abiti dello stilista di Bella, Daniele De Vito. La serata presentata interamente da Carmen Masiello si è svolta sulla voce della cantante Martina, insieme ad un’ospite d’eccezione, Enzo Costanza, che con la sua comicità ha intrattenuto simpaticamente il pubblico tra una passerella e l’altra. A sfilare per prima sulla passerella l’anteprima della collezione Autunno Inverno 2013/2014 di Sorrentino Calzature e Accessori. A seguire, gli abiti di Pansardi Sposa, per l’anteprima Autunno Inverno 2013/2014, che hanno suscitato grande emozione da parte del pubblico. Modelle vestite interamente di nero per presentare la collezione Swarovski e Ottaviani di Gioielli Gino. La sfilata si è conclusa con un momento dedicato al trucco e parrucco dell’Accademia di Villa D’agri con le modelle che hanno indossato gli abiti di Daniele De Vito. Luci soffuse, in uno scenario del tutto appassionante, nella piazza Falcone e Borsellino di Marsiconuovo, nella serata del 12 Agosto per la rappresentazione teatrale “Le memorie di una brigantessa”.

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La compagnia 'La Mandragola Teatro' attraverso un teatro di narrazione con musiche dal vivo, con Giulia Gambioli e Peppe Viggiano, alla chitarra Graziano Accinni, alla fisarmonica Rocco Sabia, musiche di Pietro Basentini e Enzo Izzi, con la regia di Giulia Gambioli, hanno rappresentato “Le memorie di una brigantessa”, tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo La Banca. In un quadro storico complicato e controverso, ambientato in una cella di un carcere, attraverso i ricordi della protagonista Serafina Ciminelli, compagna d’amore, di ideali e di avventura del brigante Antonio Franco, si rivivono avvenimenti ed episodi che hanno segnato la storia del Mezzogiorno dell’Italia post-unitaria, creando suspance nel pubblico che alla fine della rappresentazione ha omaggiato gli attori con un grande applauso. Per quanto riguarda gli eventi letterari, Tramutola ha voluto ripercorrere con la presentazione del libro di Rocco Ramunno e Pino Gentile Il dovere della memoria-ASTRA Tramutola. Una storia tra sogni e realtà, la storia calcistica della Basilicata e in particolare proprio della squadra ASTRA Tramutola nel periodo dal 1973 al 1990.

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La presentazione del libro si è svolta presso Largo Vittorio Veneto, il 13 Agosto, in uno scenario del tutto allietante attraverso i componimenti di Giacomo Leopardi e Umberto Saba che, insieme al sottofondo della chitarra, hanno aperto la presentazione del libro ed hanno dato quel tocco di emozione in più alla serata. Il cammino tra i paesi si conclude con Viggiano, comune dalle profonde radici culturali, musicali e religiose, dove le tradizioni si rivivono di anno in anno con una magica atmosfera che richiama numerosi turisti attraverso le note della sua musica, riconosciuta proprio con il titolo di “Città della Musica e dell’Arpa”. Proprio grazie alla musica popolare di sottofondo si è tenuta la VI Edizione di “Vino sotto le stelle”, il 20 Agosto, nel centro storico, che insieme all’arte e ad antichi sapori hanno dato vita ad un percorso enogastronomico con diverse tappe (piazze) in cui è stato possibile degustare e gustare i vini DOC delle Terre dell’Alta Val D’Agri e assaporare i piatti tipici lucani, il tutto con l’intrattenimento degli sbandieratori, dei musicanti e degli artisti di strada che hanno allietato la serata.


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San Severino Lucano

Pollino Music Festival,

maratona a suon di musica

a maratona del Pollino Music Festival 2013, conclusasi domenica 4 agosto, ha visto rincorrersi, a partire da venerdì 2 agosto, le note di Management del Dolore Post-Operatorio, Tre Allegri Ragazzi Morti, Roberta Carrieri, Andy Macfarlane e Africa Unite. Tra i corridori scesi in pista per festeggiare il diciottesimo compleanno del festival, artisti lucani, bolognesi, laziali e brasiliani, oltre a numerose realtà associative che hanno permesso di costruire un nutrito programma di attività parallele per vivere il Pollino Music Festival da mattina a sera. La giornata tipo di chi, in questo week-end di musica e natura, ha raggiunto San Severino Lucano, ha visto il mattino e il pomeriggio impegnati in attività ludicosportive ed escursioni e in momenti dedicati all'arte. In serata, i concerti che hanno srotolato il tappeto musicale su cui ha camminato questa diciottesima edizione, a cui hanno assistito complessivamente circa 5.000 persone. Domenica, nel pomeriggio, spazio anche alla lettura, con la presentazione del libro Bob Marley. Tutti gli uomini del Re del giornalista lucano Walter De Stradis, pubblicato da Arduino Sacco Editore. La maturità raggiunta dal festival, capace ormai di reinventarsi e arricchirsi di anno in anno, senza mai perdere la propria identità, si è potuta apprezzare nel pieno coinvolgimento del pubblico che ha potuto assistere alle interviste radiofoniche degli artisti presenti, ai microfoni di Radio

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Redazione, webradio di Potenza media partner del festival che, dal 2 al 4 agosto, ha trasmesso in diretta da San Severino Lucano davanti agli occhi dei passanti. Per consolidare anche l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione, nelle settimane precedenti l'evento e durante la tre giorni, il pubblico affezionato del PMF, proveniente da tutto il Sud Italia, è stato invitato a condividere sui social network immagini, emozioni e aneddoti personali delle precedenti edizioni, per costruire insieme l'album dei ricordi del festival musicale più longevo della Basilicata. “Ciò che ci fa andare avanti in questa avventura partita nel 1996 è la gratificazione che ci regalano quanti ogni anno non si perdono l'appuntamento con il PMF e tutti coloro, professionisti e realtà associative, che costituiscono la rete sempre più numerosa su cui può contare l'organizzazione”. A dirlo è Nico Ferri, direttore del Festival, che aggiunge: “E' pur vero che l'evento ha delle potenzialità ad oggi ancora inespresse perché, a livello pubblico, non si riescono a creare le condizioni affinché un festival storico come il nostro possa contribuire, in maniera molto più efficace, allo sviluppo turistico e culturale della regione. Il progetto PMF potrà giungere a pieno compimento solo quando il necessario sostegno pubblico si configurerà senza punti interrogativi e nei tempi utili a mettere in moto la macchina organizzativa”. Tra i soggetti pubblici che, invece, da anni credono nel progetto PMF, il Comune di San

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Severino Lucano che, in collaborazione con l'associazione Multietnica di Potenza organizza l'evento, l'Ente Parco Nazionale del Pollino e il Piot “Pollino Benessere tra Natura & Cultura”. Non si capisce perché, una manifestazione nota in tutta Italia, che è riuscita a stringere importanti rapporti col progetto internazionale “Espirito Mundo” - sostenuto dal Governo brasiliano – non riesca ad ottenere la stessa attenzione a livello locale. Il Pollino Music Festival ha preso la patente, ma le strade che ha davanti non sono ancora tutte percorribili. L'auspicio con cui si chiude questa XVIII edizione è che si possa iniziare a progettare e lavorare sul Pollino Music Festival 2014 già a partire dal prossimo autunno, sapendo di poter contare sulla collaborazione dei decision maker pubblici. “Nulla è scontato, sarebbe fondamentale, a questo punto, dopo quasi 20 anni di attività, che si aprisse un confronto sui temi e sui tempi della promozione turistica legata agli eventi consolidati della regione, ma il vero nodo da sciogliere è: qualcuno è pronto ad assumersi la responsabilità di comunicarci una volta per tutte se tali siamo effettivamente considerati?”, conclude Ferri. Intanto a novembre, grazie alla collaborazione con la rivista “Al Parco Lucano”, il festival sarà fra gli eventi green che contribuiranno alla piantumazione di migliaia di alberi a Matera, per sostenere la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019.


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Barile

Più vino, meno petrolio Fiumi di giovani invadono i vicoli di Cantinando

ra atmosfere soffuse arroccate a picco lungo il percorso del Parco Urbano di Barile, si è svolta, sempre nell'ambito della rassegna “Vultur Eventi 2013”, l'VIII edizione di Cantinando, con lo slogan “più vino e meno petrolio”. Per l'ottavo anno consecutivo tutte le cantine del Monte Vulture hanno aperto i battenti a stand degustativi, con fiumi di giovani che hanno affollato le stradine impervie e scoscese del centro antico. L'evento è stato segnato da tanta buona musica, tra pizzica e taranta, tra la storicità dei suoni mediterranei e quelli conterranei della contemporaneità, tra artisti di strada, laboratori fotografici, meeting letterari, documentari e dimostrazioni sul campo di come vengono cucinati i prodotti tipici della zona. Finanziato con i fondi comunitari (Fesr) e Piot area Nord, grazie alla sinergia tra Apt e Regione Basilicata, Comune di Barile, Avis locale, l'evento ha attirato migliaia di persone tra un bicchiere di vino e l'altro, intervallati da assaggi di salumi, formaggi e altre leccornie. L'evento si è svolto in tre serate, tra il 17, il 18 e il 19 agosto e ha visto l'esibizione sul palco di artisti del calibro di Giovanna Marini, Sandro Joyeux ed Enrico Capuano, musicisti, cantautori, cantastorie, etnomusicisti impegnati anche sul piano sociale. ma.gia.fe.

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Ginestra

Il borgo dei sapori arbereshe per far rivivere un’antica tradizone ra gli eventi che hanno allietato le serate del Vulture Melfese, “Il Lucano magazine” dedica questo spazio alle Giornate dell'Arbëreshë che rientrano nel programma “Vultur eventi 2013” e che si sono svolte in tutto il circondario. Partiamo da Ginestra che il 10 agosto ha dedicato una serata alla degustazione dei prodotti tipici della cucina arbëreshë. Finanziato con una sinergia tra i fondi Piot della Regione Basilicata, i Gal (Sviluppo Vulture Alto Bradano) e i Fesr Basilicata 2007-2013, con il contributo del Comune di Ginestra, l'Apt Basilicata, l'evento, rientrante nel progetto“Basilicata Bella Scoperta”, grazie ad una macchina organizzativa perfetta, è destinato a permanere ancora negli anni come il pilastro portante di una comunità piccola, solo per numero di abitanti, ma eccellente, grazie alla sua storia semplice e al contempo magnifica. L'evento è stato organizzato dall'assessorato alla cultura del Comune di Ginestra, e dal suo sportello linguistico, istituito proprio per far conoscere una cultura così particolare, diffonderla per il mondo. “Il Borgo dei sapori arbëreshë”, giunto alla sua sesta edizione, si svolge ormai da sei anni nel borgo di Ginestra - afferma Antonietta Perrotta, responsabile dello Sportello linguistico - è un percorso enogastronomico– che comprende tutti i piatti tipici di una delle tradizioni più antiche della Basilicata. Noi curiamo non solo l'aspetto culinario ma anche linguistico proponendo

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un menù bilingue, sopratutto per avvicinare le giovani generazioni alla conoscenza della lingua”. “Il piatto tipicamente arbëreshë -continua Perrotta- è il “Pr' shesh” (una pietanza preparata con pane raffermo, uova al tegame, peperoni fuschi rammolliti nell'acqua e poi fritti). Un altro piatto tipico è la Piz' fugliat. Pap' denje kr'c kr'c” (una pizza bianca, particolare per il tipo di lavorazione della pasta, stratificata e condita con olio ed origano)”. Il menù della serata ha presentato altre gustose pietanze, come “Cengul Me Tulez”; Salsiccia e fagioli nelle pignate “Pr'shesh”; Ricotta, percorino e cacioricotta; Grano cotto; Crostini con l'olio, la Bottega dei dolci e Fren'giul, Aglianico e Moscato. Immancabili i momenti di intrattenimento con diversi artisti: clown acrobatici (Fatalikuzirkus), ballerina di tip tap (Anna Cagnazzi), suonatrice di Arpa (Anna Maria Pace), trampoli acrobatici (Michela Coluzzi) e gruppo folk (Zedra). Numerose le dimostrazioni della pasta fatta in casa, della Mbagliasport e della preparazione della ricotta. Anche l'arte ha fatto da padrone con l'allestimento del mosaico del Cristo Pantocreatore e la mostra dell'artigianato tradizionale. A fianco all'evento “Sapori del borgo arbëreshë”che si svolge da sei anni, nella comunità di Ginestra, sempre dedicata alla tradizionale cultura, la Pro loco “Zhurian” organizza, da ben sedici anni, la sagra dei piatti tipici arbëreshë; un modo forse un po' più

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“casareccio” ma altrettanto genuino per conservare quelle abitudini culinarie che anticamente raccoglievano le famiglie più numerose attorno ad una lunga tavolata per assaporare i succulenti piatti tipici della cucina locale. La serata è stata allietata da musiche e balli. L'obiettivo è stato centrato appieno, tant'è che ancora nel 2013 la consuetudine regge e sembra irremovibile. La pro loco di Ginestra “composta unicamente da cittadini di Ginestra” afferma con orgoglio il presidente Massimo Summa, con un contributo minimo della Regione Basilicata, ha organizzato, ancora una volta, una sagra attorno alla quale gravitano le nuove e le vecchie generazioni, abitanti del posto ed emigranti che accomunati da una radice comune ed inestirpabile, si incontrano per far rivivere la tradizione, ogni giorno. Il menù standard è formato da un antipasto di salsiccia, capocollo, soppressata, caciocavallo, peperoni friggitelli e zucchine, il primo, cingul e liaka, Verdhet e patate con peperoni cric cric, Ciamaruchedd e spighe di grandign (lumache e spighe di grano), vino Aglianico di Ginestra. Questa è la particolarità di Ginestra, i tempi cambiano, ma le tradizioni permangono irriducibili. Ci parla di questa ormai pluridecennale sagra, “per lo più autofinanziata grazie al contributo delle persone che vivono in questo luogo” conclude Summa. ma.gia.fe.


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Policoro

Musica, moda, satira, gastronomia in salsa lucana

Anna MOLLICA

iazza Chonia è parallela al mare di Policoro, lo stesso mare che permise l’approdo dei Greci che vi si stabilirono qui permanentemente dando vita alla Magna Grecia, raffinata ed illuminata civiltà. “…. Trentatre chilometri di costa …. duemila anni di storia” è infatti la frase che rievoca questi antichi splendori di cui non poche testimonianze sono giunte fino a noi e che ha introdotto la IIa edizione del Premio Heraclea 2013 avuto luogo lo scorso 3 agosto proprio in questa piazza. Ideato da Mario Carlo Garrambone, di cui è anche il direttore artistico, la rassegna è nata con lo scopo di premiare le eccellenze lucane che si sono distinte fuori e dentro la regione. Si

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è trattato di un evento ben riuscito che fa onore agli organizzatori, l’Associazione culturale “I Colori dell’anima” la quale ha realizzato una serata che è andata oltre la semplice consegna dei premi offrendo in più momenti di ilarità e divertimento al numerosissimo pubblico presente. Condotta da Savino Zaba di Rai 1, la kermesse ha avuto inizio con la proiezione del video Herakleia del regista Tonino Calvino di Montemurro che, insieme al figlio Fabio, ha realizzato fra i luoghi più significativi di Policoro (l’antica Heraclea appunto) immortalando il mare, la spiaggia, le strade, le piazze, i visi, la storia della cittadina ionica ed i suoi vivacissimi colori. Da qui poi, si è svolta la consegna dei premi che sono andati a Franco Artese, artista di Grassano, autore del presepe che lo scorso Natale è stato esposto in Piazza San Pietro in Vaticano; a Francesca Barra, giornalista originaria di Policoro premiata per i suoi servizi a favore della legalità contro ogni forma di criminalità; a Giuseppe Di Tommaso giornalista, regista ed autore di Tursi; a Mimmo Centonze pittore e scultore materano molto apprezzato dalla critica italiana. Quindi ad Antonio De Siena Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata, allievo del grande archeologo rumeno Dinu Adamesteanu che proprio a Policoro diresse tantissime campagne di

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scavo e dove riposa dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2004. Infine a Miriam Serena Vitiello anche lei di Policoro, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Fisiche e Tecnologiche della Materia. Il Premio ha previsto anche un riconoscimento speciale che è andato al maestro orafo Gerardo Sacco. Non solo premiazione, si diceva. Istanti di musica, moda, satira perfino gastronomia prevalentemente lucane si sono alternati durante la serata. Le note di Graziano Accinni & i Tamburi Lucani di Pietro Cirillo, la tammorra di Luca Rossi e la voce del cantante Povia. Le creazioni di Gerardo Sacco con “Gli ori delle dive” e “I tesori della Magna Grecia”, di Giuseppe Fata con le teste sculture “Meduse” e “La Gioconda”, di Anna Calviello con gli abiti della collezione “Chic on the Beach” e “L’eleganza in black & white”. L’ironia pungente di Gennaro Calabrese imitatore del programma “Gli sgommati” in onda su sky 1. E poi i sapori della cucina lucana degli chef Mario De Muro e Gianfranco Bruno. E’ stata dunque una bella serata che può benissimo essere annoverata tra i grandi eventi della stagione estiva lucana. Una vetrina importante che ha mostrato la grandiosità di una terra affascinante dai “tesori” ancora tutti da esplorare.


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Cirigliano

Torre d’Argento, un premio ai lucani di prestigio uesto Premio esiste dal 1990. Di strada ne ha percorsa la manifestazione che ogni anno a Cirigliano premia i personaggi lucani o originari della Lucania noti in Italia o all’estero per il loro impegno professionale ed umano. Esperti nel campo letterario, giornalistico, dello spettacolo, della politica, dell’arte proprio qui, nel piccolo centro sulle alture materane, hanno ritirato il prestigioso riconoscimento all’ombra della torre dell’antico castello medioevale. Lo scorso 6 agosto si è ripetuto l’appuntamento organizzato dal presidente del Premio e della pro loco di Cirigliano Antonio Garrambone. La serata, presentata dai giornalisti Eva Bonitatibus e Rocco Brancati, si è proposta al pubblico con un programma diversificato fatto di musica, moda, danza ed ironia. Altisonanti le personalità premiate anche nell’edizione 2013 del Premio Torre d’Argento. A partire

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dal tangero di fama mondiale Angel Miguel Zotto il cui tango, danzato insieme alla sua compagna, ha ipnotizzato i tantissimi presenti in piazza. Una passione quella di Zotto ereditata dal nonno che lasciò Campomaggiore per stabilirsi, come migliaia di altri emigranti, in Argentina mutando anche il suo cognome che all’origine era Zotta. Applausi e standing ovation per il tangero che, nonostante la celebrità, ha mantenuto l’umiltà e la riservatezza tipica dei Lucani e che proprio a Cirigliano, allo scoccare della mezzanotte, ha compiuto 55 anni ricevendo, compiaciuto, gli auguri del pubblico. E’ stato inoltre premiato Vincenzo De Luca vice ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture nonché sindaco di Salerno. Originario di Ruvo del Monte, laureato in Filosofia, in sua rappresentanza è arrivata una delegazione salernitana guidata dalla vice sindaco. Sia la premiazione di Zotto

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che quella di De Luca sono state precedute da schede video di presentazione realizzate da Tonino Calvino di Montemurro autore anche del filmato sulla storia di Cirigliano. Oltre ai premi sono stati elargiti riconoscimenti speciali allo stilista Moreno da Venosa specializzato nella realizzazione di abiti da sposa, all’artista Margherita Serra di Matera e al giovanissimo violinista Simone Spadino Pippa di Potenza che si è esibito accompagnato al pianoforte dalla mamma Antonella. A rendere ancor più piacevole la serata è stata l’ironia e la satira di Roberto Linzalone , materano, e i ritmi musicali lucani di Antonio Infantino e dei Tarantolati di Tricarico che hanno chiuso una manifestazione gradevole e ben riuscita condotta all’insegna dell’eleganza e della semplicità. an.mo.


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R E P O R T A G E

Eventii Estivi 2013

Stigliano

E LA LEGGENDA CONTINUA...

Antonio GRASSO

uona anche la quinta. Chi pensava che “La leggenda del drago” fosse, ormai, uno spettacolo bello e consumato e – in quanto tale – non più in grado di poter calamitare l’interesse degli avventori esterni, è scivolato sul copione. Perché l’attrazione non solo non è scemata ma è stata tale da far registrare, rispetto alle scorse edizioni, un numero crescente di presenze extracittadine. Molti gli spettatori giunti quest’anno, sia nella serata dell’11 che in quella del 12 agosto, non solo dai centri limitrofi ma anche dalla fascia jonica, dalla città dei Sassi e anche da alcune località della vicina Puglia. A conferma che la leggenda non solo non stanca, ma seduce. O meglio, continua a sedurre. Complice anche la gratuità del

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cine-spettacolo, messo in scena – con alcune novità interpretative rispetto all’impianto “tradizionale” – da circa 200 figuranti (giovani e meno giovani) del posto, animati da un innato spirito volontaristico e da una appassionato senso di attaccamento alla leggenda e, più in generale, alle loro origini. Tutti impegnati nel portare avanti l’annuale rappresentazione storica che trae spunto da un arcaico racconto locale. All’insegna del più classico: “the show must go on”. Nonostante alcuni immancabili ostacoli organizzativi come gli ormai soliti ritardi burocratici nell’erogazione dei finanziamenti. Un cliché che, di anno in anno, condiziona inevitabilmente l’intera fase preparatoria, tenendo gli organizzatori sulla graticola. A

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dispetto di un appuntamento che avrebbe tutti i requisiti per diventare un “Grande Evento” in scala regionale, visto e considerato che non lo è ancora ufficialmente diventato. Ma tant’è. Gli organizzatori si augurano, ad ogni modo, che lo possa diventare presto, così da trovare negli organismi preposti la dovuta attenzione di merito. Nel frattempo, con non pochi sforzi e difficoltà varie, continuano a dar vita a uno spettacolo destinato alla visione di un pubblico sempre più vasto e non solo locale. Per far si che la leggenda, già citata anche da Levi in un passo del suo memorabile Cristo si è fermato ad Eboli, continui. E che il Bene abbia, come nell’assunto della “trama”, la meglio sul Male. Sempre.


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Baragiano

COSTUMI, DANZE, CANTI, VIAGGIO FOLK IN BULGARIA Antonio CORBO

L' Associazione Folk di Baragiano riscuote grosso successo al XIX International Folk Festival della città di Plovdiv (Bulgaria) dal 29 luglio al 03 agosto 2013. L'Associazione Folkloristica di Baragiano si prefigge di far rivivere nella loro autenticità le musiche, le danze, i canti, il "modo di vivere" della tradizione popolare di Baragiano e dell'intera Basilicata. Belli ed

autentici i costumi del gruppo che insieme alle danze popolari, ai canti e agli strumenti costituiscono un patrimonio artistico di grande valore. Il costume, soprattutto femminile, si distingue per la sua originalità: i toni e le sfumature dei colori sono tenui e coordinati, impreziositi dai ricami intrecciati in oro. Tra le danze si distinguono la Quadriglia, la Polka e naturalmente la Tarantella. I canti si ispirano alla vita contadina di un tempo, al duro lavoro dei campi sotto il sole e al tema dell'amore. Anch'essi sono autentici ed originali così come li ha prodotti la cultura sana ed onesta del popolo lucano, animato da sana allegria e vivacità. Ed originali sono anche gli strumenti, oltre all'organetto, alla fisarmonica, alla chitarra, al tamburello, i giovani componenti si dilettano nel suonare il faucione (la falce) con la lima, la grattacasa (grattugia) con una spatola tipico attrezzo usato dagli imbianchini, la bottiglia con la chiave usata per aprire i portoni di un tempo. Tale emozione è stata condivisa oltre che

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dal gruppo di Baragiano anche da un gruppo proveniente dall' Armenia - Grecia - Indonesia - Romania - Slovacchia - Slovenia - Bulgaria. Plovdiv è una città di 338.153 abitanti (oltre 580.000 area metropolitana) della Bulgaria, la seconda del paese per popolazione dopo Sofia e capitale storica della Tracia. La città è da sempre punto di riferimento di varie culture, nota per le sue articolate e millenarie vicende storiche. Grazie alla bellezza del suo centro storico in stile Rinascenza (ovvero il Rinascimento bulgaro di inizio Ottocento), uno dei meglio conservati della nazione, la città è nota anche con l'appellativo di “Firenze Bulgara”. Motivo per cui è una delle città candidate come capitale europea della cultura per l’anno 2019. Il pomeriggio lo si è dedicato alla rassegna dei costumi tradizionali: ogni gruppo si è esibito in sfilate con canti tradizionali per le vie del corso di Plovdiv. La sera ogni gruppo si è esibito in canti e balli tradizionali anche presso paesi limitrofi a Plovdiv e la manifestazione si è conclusa nel capoluogo di Plovdiv con il grande saggio tenutosi nell’anfiteatro del "Teatro Antico" costruito durante il regno di Traiano (inizio del II sec.), con una capienza di 8.000 posti a sedere. L' Associazione Folk di Baragiano è presente sui palcoscenici italiani e stranieri da oltre 17 anni e non è primo ad esperienze all'estero. Si ricordano i gemellaggi con i gruppi folk delle città di Poznan (Polonia) Targoviste (Romania) Genk (Belgio) Szeged (Ungheria). Il gruppo è nato con l'obiettivo di non far morire le tradizioni popolari e di tramandarle di generazione in generazione. E' sempre bello portare il nome di Baragiano e quindi della Basilicata al di fuori delle mura locali...calcolando che in questi periodi “tristi”perchè sempre più restringenti, i tagli fanno morire ogni tipo di associazione; ma l'Associazione Folk Baragiano ci affermano il Direttore Artistico Enzo Losasso che entusiasmava il pubblico con il gesto di esultanza del giocatore italiano Luca Toni insieme al Presidente Donato Grande: “Sta sopravvivendo con le proprie forze, ed ha rappresentato il proprio comune, la propria regione, la propria nazione nella più grande manifestazione folkloristica presente in Europa”. “I tre cumparuozz” divertentissimi Fernando Dereviziis e Zi Francesco e il grandissimo Giuseppe Losasso “Santì a' soreta” insieme ad “ 'O sole mio “ cantato molto bene da Antonio Tarantino sono stati i leitmotiv dei baragianesi “gira da qua e gira di là mi hai fatto innamorare” i quali che con la loro verga-coria-party italiana” hanno ammaliato gli occhi a mandorla delle indonesiane di Bali e le bulgare del posto.


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Fascia Jonica lucana

Ueffilo, glamour estivo e musica di qualità Giovanni MARTEMUCCI

i chiama Ueffilo ed è diventato il marchio di riferimento, nel Sud Italia, per la musica di qualità. Nella sua versione estiva è stato sinonimo di notti glamour ed esclusive. Travolgente, raffinata e trendy, la musica è il fiore all’occhiello del Ueffilo, locale storico con sede a Gioia del Colle diventato in una sola estate un “must” itinerante sulla fascia ionica lucana. Tra i migliori jazz club d’Italia, passaggio obbligato per artisti di assoluta fama mondiale, il Ueffilo è rinato grazie alla passione dell’eclettico avvocato materano Angelo Calculli che lo ha rilevato qualche mese fa trasformandolo in una vera e propria icona di stile, arte, divertimento e tendenza. Dopo un inverno in cui i riscontri di presenze sono stati molto soddisfacenti, Ueffilo ha animato le serate estive della costa jonica con la sua atmosfera e il suo intrattenimento di qualità oltre che ovviamente con ospiti di portata internazionale. Base stabile alla Masseria la Signorella, di Castellaneta e tanti appunta-

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menti itineranti sulla costa lucana che rientrano nel progetto “Ueffilo sur le suk”, un programma artistico che spazia dai dj set internazionali alla notte della taranta in spiaggia, dall’originale recital di Sergio Rubini al jazz, dai musicisti contemporanei o emergenti, fino ai “secret party” di cui si sa solo la location. Ma come è stato concepito il nuovo corso del Ueffilo? “Abbiamo rilevato una struttura –sostiene Angelo Calculli, direttore generale e direttore artistico- che seppure aveva otto anni di storia, dal punto di vista della organizzazione eventi stava subendo un calo perché il mondo degli spettacoli musicali è molto cambiato, la crisi ha attaccato anche il settore degli show musicali e quindi ci siamo dovuti inventare una nuova formula che è partita da una base precostituita ma si è allargata notevolmente, tant’è vero che noi in quasi sette mesi abbiamo fatto il doppio degli aventi fatti negli anni precedenti, se parliamo di eventi di un certo spessore e di carattere nazionale e internazionale”. Ueffilo ha diversificato la programmazione stuzzicando il pubblico che ha dimostrato di gradire la nuova strategia di marketing messa in campo dall’avvocato con la passione per il jazz che vanta anche un primato: la sua web radio jazzplaceradio.it vanta la pagina Facebook con più fan tra le web radio Jazz europee presenti sul social network ed è la prima in Italia e l’unica al Sud.


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“Abbiamo allargato gli orizzonti dell’Ueffilo – continua Calculli- estendendo la rassegna jazz fatta in collaborazione con Jazzitalia, e Marco Losavio, anche ad un mondo che non apparteneva all’Ueffilo, prevedendo quindi una rassegna soul, i party di qualità del sabato sera e soprattutto il Ueffilo d’autore, rassegna che è stata dedicata ad incontri con attori e musicisti in cui gli stessi si sono raccontati e in alcuni casi, come Nicolò Fabi e Lina Sastre, hanno anche cantato e rappresentato dei loro brani o comunque delle loro interpretazioni”. Il locale oggi ha un brand forte sul quale “Ueffilo Media Entertainment” ha lavorato moltissimo sia dal punto di vista grafico sia dal punto di vista concettuale per cercare di trasmettere al pubblico l’idea di un luogo, di un club di alta qualità, dove tutto quello che accade, dalla cucina fino allo spettacolo, è sempre esclusivo. “Abbiamo impostato una cucina nettamente diversa rispetto al passato -sottolinea Calculli- una cucina a km zero, basata su prodotti molto semplici, con altrettante preparazioni, ma che hanno puntato sempre ad un’alta qualità delle materie prime utilizzate. Anche le cantine sono state dedicate a vini di carattere locale, lucani e pugliesi prevalentemente, senza disdegnare i più grandi brand della Toscana, o quelli americani e francesi. Abbiamo riscontrato un notevole interesse durante la stagio-

ne invernale del Ueffilo: il territorio barese ha risposto molto bene a questo appello che abbiamo lanciato realizzando un prodotto culinario e musicale, e abbiamo avuto un grande riscontro anche dal pubblico della città di Matera. Chiaramente ci stiamo organizzando per una riapertura a fine Ottobre che prevederà cose interessantissime, già in cantiere. La nostra idea è quella di uscire con un cartellone ben organizzato di tutta la stagione, senza dover programmare a mesi, ma lavorando su un lungo periodo. Il brand ha raggiunto una notorietà tale che molte location hanno chiesto di poter ospitare questa idea che abbiamo avuto, un po’ mutuata da Zelig, ovvero una tournèe per porporre il prodotto Ueffilo, sia dal lato puramente artistico che con una formula, spettacolo e cucina, puntando ai prodotti dei territori dove le tappe dell’Ueffilo approderanno”. Per quest’estate alcune location hanno costituito la base fissa, di cui la più importante, per la mole di eventi, è quella denominata “Le Suk”, in quanto simile alla struttura di un suk, il mercato tipico arabo, ovvero la Masseria La Signorella in agro di Castellaneta. Nel corso dell’estate sono stati organizzati spettacoli di altissima qualità oltre a una rassegna che si chiama “Ueffilo Pic-Nic”, dedicata alla musica del mezzogiorno. La tournee è stata contraddistinta da tre tipologie di location tra

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Matera, Altamura e altre località, come il Porto degli Argonauti a Marina di Pisticci o le spiagge di Basilicata dove si sono svolti eventi in riva al mare con il palcoscenico distante solo 30 metri dalla battigia. In questa tournèe si sono esibiti artisti di valore come i Gabin, Amalia Grè, Stefano Di Battista e Nicky Nicolai. “La cosa che più ci onora – conclude Angelo Calculli- è l’aver assunto la produzione di uno spettacolo a cui tengo moltissimo, cioè un recital interessantissimo, scritto e interpretato da Sergio Rubini, musicato da Michele Fazio che è un grandissimo pianista oltre che l’autore di moltissime colonne sonore di film di Sergio Rubini. Con Rubini abbiamo girato la Puglia, la Basilicata, la Campania e la Calabria con il recital “La guerra dei cafoni” tratto dal libro di Carlo D’Amicis. In inverno faremo il centro nord, portando in giro il marchio Ueffilo in tournee con un prodotto artistico di spessore”. Angelo Calculli (che quest’estate ha lanciato le sue famose t-shirt a tema) sta producendo anche “Sassiwood” una graffiante satira sul rapporto tra Matera e il cinema: il nuovo cortometraggio diretto da Antonio Andrisani e Vito Cea vede come protagonista Sergio Rubini ed Antonio Stornaiolo. Infine da segnalare che Calculli con i due filmaker materani sta già lavorando al lungometraggio ad episodi “Cronache del terremoto”.


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io sono LUCANO

I AM LUCANO

JE SUIS LUCANO

ICH BIN LUCANO

SOY LUCANO

Я ЛУКИ

我盧肯

I nser to a cura de

L’esperienza di un sacerdote lucano alla GMG

La meglio Gioventù a Rio


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ai nostri lettori

Don Mimmo Florio, un prelato lucano a Rio de Janeiro

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Sempre più protagonisti

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Il Circolo Rocco Scotellaro di Grugliasco

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La storia di Luigi Gallo, sarto titolare di uno storico atelier a Roma

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista. Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spunti su questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione. L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità, avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

I nostri contatti:

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www.lucanomagazine.it info@lucanomagazine.it Tel. 0971.476423


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Un prelato lucano a Rio

Don Mimmo Florio testimone in Brasile alla Giornata Mondiale della gioventù Giulio RUGGIERI

l rientro dall'ultima Giornata mondiale della Gioventù in Brasile c'è stata l'occasione di intervistare don Mimmo Florio, parroco della parrocchia di Santa Cecilia, per porgere alcune domande sul viaggio affrontato a Rio de Janeiro. Il sacerdote, desideroso di far conoscere la sua esperienza, il suo vissuto, ci ha raccontato alcuni dei momenti più significativi di questo importante viaggio, mettendo in risalto il grande senso di accoglienza trovato in questi posti.

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Come si è svolto l'incontro a Rio de Janeiro? Molto bene. Ancora una volta i giovani mi hanno stupito per la partecipazione, la pazienza e la grande gioia che hanno trasmesso. Erano molto festosi, hanno sempre cantato, nonostante i sacrifici che hanno dovuto affrontare e nonostante occorra fare file interminabili per raggiungere questo posto. Sicuramente si è avuto qualche piccolo segnale di stanchezza da

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parte di qualcuno ma, in fondo, era giustificabile. Ha avuto occasione di scambiare due chiacchiere con papa Francesco? Non è stato assolutamente possibile, perché c'era troppa gente. Era irraggiungibile. Considera che eravamo quasi tre milioni! Mi è passato ad una distanza di dieci-quindici metri, ma non gli ho potuto stringere la mano. Ho avuto, invece, occasione di parlare con lui qualche mese prima durante un'udienza. In quell'occasione gli ho anche baciato la mano. È stato davvero un bel momento, in cui ha voluto sapere chi ero e dove esercitavo il ministero sacerdotale. Con quali persone ha stretto amicizia? La settimana che ha preceduto la Gmg il gruppo lucano è stato accolto nella chiesa di Santa Rita da Cascia, nella città di San Josè Dos Campos, proprio nei pressi della città di San Paolo. Il parroco e la famiglia hanno offerto grande disponibilità e accoglienza. Ricordo che, in quella settimana, si sono creati rapporti bellissimi con la fami-

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glia ospitante e, anche se si capiva poco la lingua, si sono creati legami affettivi che spero rimarranno immortali, anche grazie ai nuovi strumenti telematici. In particolare, la famiglia di Benedetto e Fatima Carvaglio. Come si vive a Rio il rapporto con la fede? La fede si vive come in tutte le parti del mondo. Ci sono i credenti, i non credenti, i simpatizzanti, i praticanti e i non praticanti. La loro fede si esprime nella gioia. Si tratta di una fede semplice e schietta, che riesce a mettere a proprio agio anche gli altri. Nella liturgia sono molto coinvolti, questo grazie anche al canto e al ballo. Ho notato atteggiamenti di preghiera molto belli, soprattutto quando, durante la consacrazione, tutti s'inginocchiano. La loro fede nell'eucarestia è davvero molto profonda. Secondo me, dovremmo prendere esempio da loro in questo. Questa è la prima Gmg che ha affrontato?

No, è la sesta Gmg. Sono un veterano delle Gmg! Ho cominciato con Czestochowa nel 1991. Ero giovane allora. Affrontammo il viaggio in treno. Ricordo che il viaggio era organizzato dalla rivista “Famiglia Cristiana” e che furono scelti due rappresentanti per diocesi. Poi fu la volta di Parigi nel 1997, con una straordinaria partecipazione dei lucani. Potevamo essere qualche centinaio. In seguito andai Roma, nel 2000 dove però, a causa di un impegno, non riuscii a fermarmi fino alla fine. Nel 2008, invece, andai a Sidney, in Australia. Eravamo una cinquantina di lucani. Poi fu la volta di Madrid, nel 2011. Lì eravamo tanti: io accompagnai un gruppo di venti ragazzi della mia parrocchia. Infine a Rio, dove di lucani siamo stati in trentadue. Qual è il messaggio più importante che Papa Francesco ha voluto lanciare ai giovani, secondo lei? Il messaggio più significativo, secondo me, è quello che la chiesa deve essere affidata proprio ai giovani! Li vuole protagonisti di questa grande avventura! Non a caso ha detto: “andate senza paura, per servire!”.

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Questo proprio per essere missionari della parola di Dio, che non è più rinviabile ed avere, quindi, sempre il coraggio di testimoniarla. Si è rivolto anche ai sacerdoti, rimproverandoli e dicendo loro di accompagnare i ragazzi in questo difficile cammino di fede. Ha poi espresso grande stima per il popolo brasiliano: generoso, accogliente, ospitale, come io stesso posso confermare. Cosa le ha colpito di più di questo viaggio? Innanzitutto la bontà delle famiglie che ci hanno ospitato a San Josè Dos Campos. Porto con me uno splendido ricordo di padre Pedro, parroco della chiesa del Sangue di Cristo, a Rio. È stato molto gentile, paziente e disponibile. C'erano centinaia di giovani nella sua parrocchia e non ha fatto loro mancar nulla. In ultimo, ricordo l'esperienza a San Paolo negli ultimi due giorni trascorsi a Rio. Eravamo ospiti dell' “Arsenale della speranza”, una struttura fondata dall'italiano Ernesto Olivero. Qui si accolgono, ogni giorno, più di milleduecento barboni, ai quali viene offerto loro posto letto, colazione, pranzo e cena.

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Circolo Rocco Scotellaro

Dalla periferia ovest di Torino per sentire la Basilicata più vicina

er volontà di alcuni Lucani residenti nella zona ovest di Torino, il dieci settembre del 2002 si è costituito a Grugliasco, in provincia di Torino, il circolo culturale "Rocco Scotellaro", con l'obiettivo di creare un solido punto di riferimento per tutti coloro che credono nell'importanza di mantenere vivo il legame con la terra lucana e le nostre origini. Scopo dell’associazione è, quindi, quello di promuovere attività ed iniziative di vario genere, al fine di non disperdere l'enorme patrimonio storico culturale della nostra regione. Il presidente del Circolo “Rocco Scotellaro” è Salvatore Latronico, al quale ho avuto modo di fare un’intervista.

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Cosa fate di preciso? Di che vi occupate? Il nostro scopo è quello di rivalutare tutte

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le forme d'arte di origini lucane. Organizziamo anche presentazioni di libri. Nel primo libro presentammo tutte le poesie di Rocco Scotellaro. Non a caso, abbiamo istituito un premio letterario in suo onore, con premi in denaro, libri e pergamene scritte da Ernesto Casciato, un caligrafo abbastanza conosciuto a Torino. Nell'ultima edizione di questo premio siamo stati omaggiati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ora, però, mancano i finanziamenti. Ho sempre cercato di far entrare i lucani nella giuria del premio. Il professor Nicola Tranfaglia, professore di storia dell'Europa all'università di Torino e di storia contemporanea in quella di Roma, è il presidente della giuria del premio letterario. Quando gli chiesi se voleva essere il nostro presidente, mi rispose che doveva ancora leggere il bando. Poi accettò molto volentie-

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ri. Nella premiazione disse che questo è il riconoscimento che ha apprezzato più di tutti. Finché accetterà di esserlo, nessuno gli toglierà mai quest'incarico. Fanno parte della giuria anche le professoresse Maria Cera e Rosaria Bertilaccio, entrambe di Montalbano Ionico, Pino Suliano di Rotondella che collabora con il Quotidiano di Basilicata, Antonio Valicenzi e la professoressa Francesca Sorbara, lucana acquisita che ha organizzato la prima edizione del bando. L'associazione ha sede a Grugliasco dove si partecipa a “Natale insieme”, grande contenitore di eventi cui aderiscono tante associazioni iscritte all'albo del comune di Grugliasco, che presentano sempre autori lucani, sia sul piano artistico che letterario. Siamo stati onorati di ospitare anche il regista Ulderico Pesce per la rappresentazione scenica dei contadini del sud ed una


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rappresentazione sulla discarica di Rotondella al teatro Perempruner, intitolata “Storia di scorie”. Si son fatte cose interessanti e costose. Ora, invece, facciamo cose a costo 0. Avanzo troppi crediti e non posso più permettermi di intraprendere attività costose, anche perché con il tesseramento dei soci si realizza poco o niente. Ho dovuto pagare i fornitori dei premi, in quanto non c'è alcun fondo cassa. Resto, però, sempre del parere che quando si fanno delle promesse vanno rispettate. Ci siamo tolti la soddisfazione di intitolare un giardino al comune di Collegno, in onore a Scotellaro. Ciò si è potuto verificare grazie all'interessamento del sindaco, Silvana Accossato. Oggi, in terra di Piemonte, finalmente si inizia a far conoscere la Lucania ed i suoi scrittori, ma fino a dieci anni fa non si sapeva nulla o quasi in merito. Ogni tanto, prepariamo anche

dei buffet, con prodotti lucani. Spero che ci sia qualcuno che voglia raccogliere il testimone, visto che l'impegno da parte nostra c'è sempre stato. Quanti sono i soci dell'associazione? All'inizio eravamo in tredici, ma adesso siamo rimasti in due, io e Angelo Vignola di Grassano. Quali presenze ospita? Una fascia mista, in cui non si fa differenza. È vero che ci occupiamo di eventi culturali, ma ci impegniamo a fare attività che vadano bene un po' per tutti. La tessera costa 10 euro ed ora siamo ad una sessantina di iscritti. Questo per noi è già un grande risultato. C'è un artista in particolare, che vi ha colpito?

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Si. Si tratta di un pittore e scultore lucano, Giuseppe Manolio di Rotondella che realizza sculture di vario genere. È nostro socio e vive a Grugliasco. Ci è stato di grande aiuto per promuovere l'arte ed ha vinto premi importanti in giro per il mondo. Ricordo che una volta presentò una scultura fatta di pietre di fiume. Ma tra le sue opere più belle c'è anche la Via Crucis realizzata attraverso le arti grafiche. Chi partecipa alla vostra associazione riesce a sentire un legame più stretto con la Basilicata? Certo. Ma cerchiamo di far conoscere le nostre origini a molti che non sono lucani. Invitiamo persone di origini diverse e raccogliamo molti apprezzamenti proprio perché riusciamo in quest'obbiettivo. giu.ru.

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Da Roccanova per firmare la moda La storia di Luigi Gallo, sarto lucano titolare di uno storico atelier a Roma uigi Gallo è uno dei pochi grandi sarti rimasti, di quelli che continuano ad usare spille, ago, centimetri e forbici. Ha mani di velluto e volontà di ferro. Realizza abiti su misura, pezzi unici e inconfondibili. La sartoria Gallo sta a Roma, in un atelier in penombra, dalle parti di via Veneto. Ti guarda e ti prende le misure. «Mi viene per abitudine», dice. Ma le misure della sua abitudine trasformano un uomo medio in un uomo speciale. Taglia trecento abiti l'anno. Luigi Gallo ha una storia lunga sessant'anni. Viene da un paesino invisibile della Basilicata, Roccanova di Potenza. Arriva a Roma nel 1957, con forbici in valigia e pantaloni aggiustati. Settimo di nove figli, di origini lucane, Gallo oggi è sessantacinquenne. Ha il sorriso di chi ancora ama il proprio mestiere e le mani piccole e sempre in movimento di un vero artigiano. Lavora, da sempre, strizzando l'occhio ad un modello. Quello inglese. Allievo di Angelo Litrico, aprì la sua prima bottega nel 1966, proprio a Roccanova di Potenza. Trascorsi due anni, dopo aver vestito tutto il paese, si trasferì definitivamente a Roma. In una medio-lunga intervista telefonica, ho avuto modo di porre delle domande a quest'uomo di gran talento.

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A che età è sorta la sua passione

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per il vestire? A sette anni, tramite mio zio Luigi Briamonte, di Sant'Arcangelo e fratello di mia madre. Vestiva sempre elegante. Noi invece non potevamo vestire bene perché eravamo 9 figli. Ed eravamo poveri. Sin dalla mia più tenera età, negli anni ho fatto esperienza nei laboratori di Domenico Caraceni e Angelo Litrico, il mito. Io realizzavo gli abiti e lui me li pagava. Eravamo parecchi operai esterni e ad ogni operaio egli assegnava i clienti più importanti. Ho vestiti Giuseppe Ungaretti, Andreotti, Colombo, Giacomo Manzù lo scultore. Portavamo gli abiti a questi grossi personaggi. Oltre ad essere un sarto, bisogna essere un maestro di pubbliche relazioni. Fra due anni si celebrano i 50 anni dall'apertura della nostra sartoria romana. Litrico guardava il taglio. Aggiustava un angolo. Perfezionava un dettaglio. Qualche volta faceva rifare. Non toccava mai un abito, anche se governava tutto. Il suo vero lavoro erano cene, chiacchiere, pubbliche relazioni. Così imparai pure quello. E imparai che il cliente ha ragione, ma non sempre. Chi fa il sarto studia il modo di vestire dell'architetto, dell'avvocato, del presentatore. Se un cliente ha un fisico grosso bisogna consigliare una fantasia meno appariscente. Ci vuole eccellenza doppia a dissuadere, maestria ad aggiustare. Io mi sono sempre ispirato ai film americani, al modo in cui vestivano certi attori. In particolar modo i divi americani Steve Mcqueen e James Stuart. A Sanremo c'era-


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no i grandi maestri: solo nel guardare mi rendevo conto che potevo migliorare. Era un confronto tra le nuove e le vecchie generazioni. Due dei miei sei figli Marco e Alessandra hanno intrapreso quest'attività. Quali sono le maggiori soddisfazioni ottenute da questo lavoro? Agli ultimi tre figli, mio padre diede la possibilità di apprendere un mestiere. Io scelsi quello di sarto. Alcuni giornalisti sostengono che esprimo le stesse emozioni di un giovane, quando parlo del mio mestiere e questo non è un caso. Sicuramente, una delle mie più grandi soddisfazioni è la possibilità di apprendere sempre cose nuove, di poter mettere a confronto tante diverse personalità, ognuna con i suoi gusti. La possibilità di insegnare un'arte, se vogliamo. Di dare, in tempi di crisi, la possibilità ai giovani di inventarsi un futuro. Che sensazione provano i clienti quando indossano un suo capo d'abbigliamento? I clienti arrivano, spengono i cellulari e si dimenticano del tempo. Le prove degli abiti sono un'esperienza unica. I clienti di oggi sono consulenti, avvocati d'affari, manager rampanti ma anche attori come Stefano Accorsi e Giancarlo Giannini, a cui ho fatto abiti per un film e poi si sono affezionati. Nella mia sartoria sono passati Giuseppe Ungaretti, Christian Barnard, Carlo D'Apporto, Giulio Andreotti. Lavoro, da sempre, strizzando l'occhio ad un modello. Quello inglese. In Gran Bretagna il governo interviene con agevolazioni e contributi quando si tratta di sostenere dei veri e propri investimenti in favore dell'artigianato, come per la formazione ad esempio. In Italia non se ne parla proprio. E' forse per questo che la professione sta scomparendo. Abbiamo dei luoghi in Italia dove si potrebbero fare cose importanti e andrebbero rivalutate, tutte le nostre ricchezze artistiche e le nostre attività artigianali. Cosa le manca di più della Lucania da quando risiede a Roma? La nostalgia si avverte. Bisognerebbe tornare ai valori autentici che si stanno perdendo. Mi manca la mia terra, i paesaggi inconfondibili della Lucania. Al paese sono io che fermo gli amici per salutarli. Loro raramente mi riconoscono. Più passano gli anni, più aumenta il desiderio di rivedere i posti che frequentavo da piccolo, ormai parte indelebile del mio vissuto. Più passano gli anni più si fanno sentire le mie origini e in particolar modo, la voglia di tornare a Castronuovo, Missanello e Roccanova dove ho trascorso la mia infanzia. Proprio per questo, mi sono costruito una casetta in campagna con le galline ed il pallaio. Ma siccome il mio maestro si trasferì a Roma nel 57, dopo due anni mi mandò a

chiamare. Da un lato è stata una fortuna per me. Dopo il militare a Roma, ho fatto la migliore clientela come sarto nel mio paese. Chi stava in paese era lontano dalle luci della ribalta. Così, me ne tonai a Roma, prendendo lavoro presso la sartoria di Angelo Litrico. Litrico una volta mi disse: "La felicità è nel lavoro, e un po' nella famiglia". Io oggi ho sei figli, ma Litrico, che visse solo, si sbagliava nelle proporzioni. La famiglia è moltissimo, il resto segue. In fondo si tratta solo di abiti ben fatti. Quali sono i nomi più importanti che ha avuto l'onore di vestire? Stefano Accorsi, Michele Placido, Giancarlo Giannini. Mi sono occupato dei revers di Giulio Andreotti, Giuseppe Ungaretti e di Giacomo Manzù. Ha cucito un cappotto a Nikita Kruscev. Michele Placido, Sergio Castellitto, Giancarlo Giannini, Stefano Accorsi. David Zard il produttore del musical Notre Dame. Fabrizio Bentivoglio, Kabir Bedi, Omero Antonutti. Un bel po' di cinema, oggi, passa dai miei velluti. L’incontro con Saverio Ferragina, il press agent. Poi Marco Bellocchio, che stava per girare La condanna con Vittorio Mezzogiorno. Mezzogiorno era un personaggio straordinario. Dopo il film con Bellocchio, lo vestii per La Piovra. E in ventiquattr'ore gli feci uno smoking per andare di corsa a Venezia. Da allora diventammo amici. Ho visto crescere Giovanna, la figlia: due anni fa, quando vinse il David di Donatello, volle indossare lo smoking del padre. Sono stato anche da papa Karol Wojtyla e da papa Ratzinger a cui ho realizzato un soprabito che metteva nei suoi lunghi viaggi. Ho realizzato un tessuto molto leggero, che lo tenesse caldo, ma al tempo stesso non gli pesasse. Se prima il primato della sartoria era inglese, ora è italiano perché l'Italia, nel suo piccolo, è molto all'avanguardia nell'artigianato. Cosa state realizzando in questo perio-

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do? Da 30 anni a questa parte ho lavorato molto con il cinema. Ma siccome la sartoria è passata ai miei figli, ora ho aperto la scuola di sartoria per far apprendere il mestiere a giovani che vengono da tutto il mondo. Nel 1992 ho fondato la Camera Europea dell'Alta Sartoria con l'obbiettivo di formare nuovi sarti, con le tecniche moderne di tagliatore, sarti e di stilista. Questa scuola è stata fondamentale, perché dagli anni sessanta i laboratori erano pieni di apprendisti ed era stato abolito l'apprendistato in tutti i settori dell'artigianato. Se non avessimo aperto una scuola, in dieci anni l'artigianato italiano sarebbe scomparso. Mio figlio a 4 anni veniva a infilarmi l'ago. Così ha tramandato la tradizione come anche molti giovani stranieri che poi hanno esportato all'estero questa arte, che ha finito per prendere piede in tutto il mondo. È un vero peccato che i nostri politici non sappiano apprezzare questa ricchezza! Noi abbiamo questo primato e loro non ci apprezzano. L'artigianato non è finanziato. Noi lavoriamo ma lo stato non investe su di noi. All'estero, invece, sanno rivalutar meglio ciò che hanno di artistico. In Gran Bretagna il governo interviene con agevolazioni e contributi quando si tratta di sostenere dei veri e propri investimenti in favore dell'artigianato. Il paradosso è che noi che abbiamo più cultura e arte, rischiamo di passare come l'ultima ruota del carro. Conosco gente venuta dalla Germania, dal Giappone, dall'America, ad apprendere il nostro mestiere. Abbiamo diplomato anche sei giovani lucani e ci potrebbero essere già nuovi insegnanti in grado di tramandare il mestiere nelle scuole private lucane. Con la crisi che c'è, oggi l'unica salvezza sembrano essere i vecchi mestieri, quelli che fanno star bene moralmente ed economicamente. Sono stati i fondamenti per la nostra economia, almeno fino al periodo preindustriale. giu.ru.

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazione ed è in questo che noi crediamo. Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singola produzione. È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa, ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmente ogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza. L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazine o un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clienti è al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.


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NOTE A MARGINE

DONNE E LET Margherita E. TORRIO

iove ancora in questa strana estate. Le notizie sui media non sono mutate da settimane, l’IMU sarà sostituita da una tassa sui servizi, giusto per accontentare con le parole, mentre, di fatto, il gioco è ancora quello del ricatto ispirato a meri interessi nemmeno di partito ma del singolo. Restano solo i versi di Montale a sintetizzare il fastidio. “Piove/non sulla favola bella/di lontane stagioni/ma sulla cartella esattoriale/piove sugli ossi di seppia/e sulla greppia nazionale”. Tanto vale fermarsi a sfogliare qualche libro. Senza l’intenzione di una lettura articolata ma raccogliendo qui e là. Magari cercando le tracce di suggestioni che vale la pena di rinverdire. Così mi metto sulle tracce di alcune memorabili figure femminili che tra un raggio malato di sole e lo “stillicidio senza tonfi/ di motorette o strilli/ di bambini”mi tornano in mente e mi mettono in ricerca. Torno a sfogliare vecchi libri, proprio quelli con le pagine di carta, una copertina, il risvolto con le notizie sul testo, il foglio di riquadro, l’odore caratteristico, fresco poi stantio che sa di polvere e anni. La loro corposità. Mi piace poi che tutte quelle persone che si aggirano con le loro storie e le loro vicende mi vengano incontro coinvolgendomi. Si stagliano nelle pagine con un gesto, un atteggiamento, un particolare dell’abbigliamento. Ricche povere, popolane si impongono alla attenzione ed alla immaginazione con una loro reale fisicità. Come Maria Palomba “una buona villana seria e faticatora. Materna questo sì, e

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forte; la donna forte della Bibbia”. La donna di Barile che, nel romanzo di Carlo Alianello, L’eredità della Priora, ha ospitato un soldato ferito e in fuga dell’esercito borbonico, è diversa da qualunque donna di cui Ugo avrebbe pensato mai di innamorarsi, una “cafona, con l’odore di capra addosso ed il senso della terra”. Maria Palomba sta “piantata sulle anche, alza e abbassa appena al ritmo la vita sottile e il dorso”, orgogliosa delle sue origini greche antiche, di Sparta, e non scutariana, albanese. Una figura scultorea che forse risente del ricordo, recente per lo scrittore, essendo stato pubblicato il romanzo nel 1966, delle mitiche lotte bracciantili. Tanto diversa un’altra giovane donna del romanzo, Isabellina, giovane potentina della classe alta, educata in un collegio svizzero; al cugino ospite versa il caffè con la “chicchera” e mal cela la irritazione che un suo scatto brusco, che la porta ad urtare la zuccheriera, rivela. Ben educata, distante dalle coetanee che le invidiano i cappellini giunti da Parigi. “Sorrise ; un sorriso pallido, ma era il primo”. “Non esco mai ..e dove andrei?”. Un decennio prima era uscito Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Visconti si innamorò della bella Angelica che tracciò nel suo film. “Angelica giunse alle sei di sera in bianco e rosa; le soffici trecce ombreggiate da una grande paglia ancora estiva sulla quale grappoli di uva artificiale e spighe dorate evocavano discrete i vigneti di Gibbodolce e i granai di Settesoli … nello sventolio dell’ampia gonna salì leggera i non pochi scalini della scala interna e si gettò nelle braccia di don Fabrizio”. La gag, animata dalla neo ricca e

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ETTERATURA

rampante eroina, commenta lo stesso autore, era paragonabile alla regia di Eisenstein e alla carrozzella da bambini della famosa sequenza filmica del regista russo. Bellezza, arguzia, scaltrezza, seduzione disegnano questa splendida figura femminile. Costruite negli anni sessanta queste eroine sono personaggi che si contestualizzano nell’epoca della costruzione dell’Unità italiana. Un’altra figura, storica, di quel periodo è la imperatrice d’Austria, Elisabetta, detta Sissi. La coppia imperiale viveva un periodo di difficoltà. Se ne è parlato, a Potenza, in un seminario presso l’ “Università delle donne”. A Vienna Elisabetta non era a suo agio. L’affetto per il marito ed il desiderio di

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stargli vicino le venivano represse dall’austero cerimoniale di corte imposto da Sofia. Due settimane dopo il matrimonio, già scriveva descrivendosi : “Mai avessi lasciato il sentiero /Che alla libertà mi avrebbe guidato, /mai mi fossi smarrita/imboccando l’ampia via della vanità!/Destata mi sono in una prigione/Le mani serrate da tristi catene”. Di grande intelligenza e di notevole intuito politico, visse con estremo disagio la sua condizione, precostituita e regolata da troppi formalismi, di imperatrice. Mi piace girovagare a cercare personaggi noti. Così salto da un romanzo all’altro; non solo quelli lucani, o meridionali. Mi piace incontrare, nuovamente, un altro intenso personaggio femminile, del romanzo di Thomas Mann, La montagna incantata. In un severo sanatorio svizzero su un’alta montagna innevata, nel salone dove i pazienti pranzano, in un contesto che li estranea fittiziamente dalle cose terrene e dalla incipiente esplosione della guerra, entra madame Chauchat. L’orribile fragore di una porta della sala, “abbandonata a se stessa”, dopo che era stata aperta, la introduce creando inizialmente un moto di fastidio fra gli astanti. “Era una giovane signora quella che in quel momento attraversava la sala, una donna, più che altro una ragazza, di statura media, in sweater bianco e in sottana a colori, dai capelli di un biondo rossastro che teneva intrecciati semplicemente, e attorti intorno alla testa..In aperto contrasto con il suo rumoroso ingresso, camminava, scivolando quasi, col capo chino in avanti, diretta all’ultima tavola a sinistra … teneva una mano nella tasca della giacca di lana molto aderente, con l’altra andava lisciando e sostenendo i capelli dietro la nuca…”. Qui un’ ultima fotografia, quella scattata da Marguerite Duras ad una madre in L’ Amante: “Mia madre è al centro della immagine. La rivedo in quella sua posa trascurata senza sorriso, impaziente che la foto venga scattata. Dai lineamenti tesi,una certa trasandatezza nel vestire, dalla sonnolenza nello sguardo, so che fa caldo. ..noi bambini vestiti come dei poveracci, che mi fa tornare in mente lo stato in cui cadeva mia madre e di cui già conoscevamo i segni premonitori, quella sua improvvisa impossibilità di lavarci, di vestirci, persino di nutrirci”.


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R E P O R T A G E

Matera,

Una pianta p il ponte in fe

Il Comune provv na pianta rampicante nasconderà lo scempio del ponte in ferro di Vico Commercio, nei Sassi di Matera. Il ponte sarà modificato entro il mese prossimo. Ad annunciare il completamento della discussa opera architettonica è questa volta il Comune di Matera che ha deciso di “mascherare” lo scempio con la “modica” cifra di 60mila euro e senza tenere in grande considerazione le prescrizioni formulate dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata. Anzi con il benestare della stessa Soprintendenza visto che ad annunciare la novità sul destino del “mostro d’acciaio” nei Sassi sono stati proprio il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, l’assessore comunale ai Sassi, Ina Macaione, e il Soprintendente, Francesco Canestrini. In sostanza per mitigarne l’impatto visivo, il ponte in ferro verrà ricoperto di tufo e la ringhiera in ferro zincato dal design moderno sarà sostituita da una più semplice, in ferro ad elementi verticali. A “condire” il tutto un po di erba rampicante (edera) che nelle intenzioni dei progettisti dovrebbe servire proprio a dare un tocco di “naturalezza” all’insieme e a ricoprire i pilastri in ferro. O forse a distrarre l’osservatore da questo lungo elemento orizzontale che è il ponte stesso, struttura non contemplata nella tradizione costruttiva dei Sassi. La pavimentazione in “chiancarelle” tipiche del luogo basterà a completare l’opera, al posto del cemento industriale visto finora. Dunque il materiale ferroso che compone il ponte sparirà con questa ennesima modifica, lasciando spazio al tufo. Ma con questo allestimento “scenografico” forse un po’ posticcio, non si potrà certo ovviare a quell’errore di linguaggio dell’architettura che il ponte genera: nei Sassi non può esistere un col-

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a per mascherare ferro con vista sui Sassi

rovvederà entro un mese legamento orizzontale nel vuoto, lungo quasi 20 metri, che non sia sorretto da una struttura ad arco. Dunque nel cuore dei Sassi esisterà un collegamento “impossibile” realizzato in apparenza con il tufo che rappresenterà dunque un “falso architettonico” per il contesto storico in cui nasce. Ma a chi può interessare il rispetto delle norme basilari della teoria del restauro? In una città Unesco poi… Eppure, solo qualche mese fa la Soprintendenza prescriveva che “si è valutata la necessità di mitigare e migliorare l’inserimento introducendo un elemento tipico e ricorrente dell’architettura dei Rioni Sassi (l’arco n.d.r.) riservandosi la possibilità di prescrivere anche la chiusura dei fronti laterali della passerella”. Dunque la Soprintendenza aveva ritenuto necessario far realizzare al di sotto della struttura metallica un arco in muratura di tufo, per tutta la sua estensione, che, impostato, a destra, sul banco di roccia esistente, si doveva sviluppare sino a raggiungere, a sinistra, i due pilastri in acciaio. Ma ora la Soprintendenza fa marcia indietro, in barba al rispetto dello spirito del luogo che ogni progettista dovrebbe tenere a mente in un intervento di restauro. Intanto, sembra che questa sistemazione per la quale verranno spesi questi 60mila euro sarà pure provvisoria. “L’obiettivo – ha detto l’assessore Macaione – è quello di rendere subito fruibile uno spazio, la piazzetta posta al di sotto del ponte di vico Commercio che, altrimenti, resterebbe preda di vandali sciupando una straordinaria occasione di valorizzazione di un luogo per il quale sono stati spesi soldi pubblici. La fruizione di questo spazio, inoltre, avrebbe la positiva conseguenza di mettere a disposizione della comunità, attraverso bando pubblico, alcuni locali utili per

avviare piccole imprese commerciali”. Ma non è tutto. “L’idea –ha aggiunto Macaione- è quella di costruire un dossier per un panel di 5 o 6 studiosi a livello internazionale e invitarli, all'inizio del 2014, per farci indicare come procedere. Quindi, si dovrà smontare l'opera metallica o ipotizzare un'altra sistemazione, sempre in accordo con Comune, Sovrintendenza e

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comunità materana”. Anche il Comune di Matera ricorrerà ai “saggi” di fama internazionale per far giudicare l’opera e stabilire il da farsi. Dunque non basta il giudizio unanimamente negativo dei professionisti locali e dell’opinione pubblica a certificare lo scempio. Anzi, oltre il danno c’è anche la beffa visto che si snobbano gli architetti di Matera per richiedere ad un gruppo di


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Nel 2004 la rivista “Arca” pubblicò un progetto del materano Stagno Il progetto sostenibile per vico Commercio esiste dal 2004. Ma in pochi hanno letto le riviste di settore. Ben prima che fosse indetto il concorso per la riqualificazione di Vico Commercio che ha partorito un ponte in acciaio e un ascensore, elementi entrambi estranei al contesto dei Sassi di Matera, la rivista di architettura L’Arca dava spazio ad un progetto su Vico Commercio, redatto nel 2004 da un architetto di Matera. Nessuno lo ha letto. O forse si è fatto finta di non sapere che esistevano uno studio e un progetto su Vico Commercio. Tra le pagine della prestigiosa rivista internazionale di architettura (numero 206 del settembre 2005, pag. 64) trova spazio un ampio articolo nel quale l’architetto Angelo Stagno illustra la sua proposta progettuale per il recupero dell’area interessata dal crollo senza stravolgere la morfologia dei luoghi, anzi ricostruendola nel pieno rispetto delle tecniche costruttive tradizionali e introducendo tecnologie innovative “sottopelle”. E se una rivista di architettura pubblica un progetto significa che ha un valore o è rappresentativo per l’approccio suggerito dall’intervento. Ma a Matera la cosa non interessa a nessuno anzi a fare specie è la scarsa sensibilità sulla questione dimostrata dagli addetti ai lavori: assessori, consulenti, sindaci, soprintendenti, progettisti. “La costruzione delle nuove unità – si legge nell’articolo della rivista L’Arca- pone come intento primario il ripristino di un segmento urbano letteralmente inghiottito dal crollo, dovuto alla fessurazione della ormai fragile impalcatura tufacea su cui si poggiava l’agglomerato residenziale. Il cedimento è generato in gran parte dall’incalzare delle radici di una vegetazione infestante alla ricerca di sacche umide e nutri¬mento, vere e proprie lame per questo materiale particolarmente poroso e condizionato da un costante assorbimento idrico, non¬ché dalla disgregazione endogena del materiale stesso. La massa di calcarenite sedimentaria, detta impropriamente tufo, costituisce il materiale in cui è scavato il sistema di grotte, e quindi è la struttura portante per le fondazioni dei manufatti sovrastanti. Non più protetta dalla accurata manutenzione, operata sistematicamente e con perizia dagli abitanti, questa volubile ma al contempo fragile costruzione è destinata a degenerare. L’intento progettuale pone alla base dell’intervento il recupero del sistema di grotte in parte devastate dal cedimento. Il ripristino del volume scavato, così come il recupero delle volte in grotta, spesso indebolite o minacciate da lesioni in continua espansione, si realizza attraverso la costruzione di anelli di sostegno. Inseriti all’annessione della volta costruita con gli spazi scavati o nelle sezioni condizionate dal consistente indebolimento, questi elementi si inseriscono come protesi strutturali senza incidere sulla massa tufacea e proponendosi come impalcatura stabile e autonoma”. Dunque nel progetto dell’architetto Stagno l’elemento di recupero statico si colloca con estrema flessibilità nell’area d’intervento, offrendo risoluzioni provvisorie o definitive senza incidere irrimediabilmente sulla natura del sito. La ridefinizione dei camminamenti, scalinate e rampe di collegamento, avviene in armonia con le preesistenze viarie e volumetriche, garantendo quindi il riassetto di una rete di percorsi ovviando a vicoli ciechi e assicurando un comodo collegamento agli assi viari principali. “Le unità realizzate ex-novo, - si legge ancora nell’articolo-pur avvalendosi in parte delle tracce ancora esistenti dei fabbricati distrutti dal crollo, assumono forma e dimensioni classiche, strutturandosi secondo i parametri dettati dalla costruzione di volte a botte, a tutto sesto o anche con teste di padiglione, degli antichi lampioni, unico vero manifesto della grotta ricostruita in positivo. Per la sua qualità strutturale ed economicità

“saggi” di pronunciarsi e proporre soluzioni alternative. Ad ogni modo ora conta solo sbrigarsi, per presentare un rapporto sullo stato dei luoghi alla commissione specialistica che giudicherà se ci sono

formale, la volta in conci di tufo, sorret¬ta da archi di fondazione integrati nella muratura portante, si riconferma quale elemento caratterizzante di questi nuovi spazi abitativi. Le nuove unità, costituite quasi esclusivamente da monolocali di superficie variabile da 40 a 13 metri quadrati, sono adeguatamente fornite di servizi e accessori a norma, suddivisi al loro interno da pareti mobili leggere, scorrevoll o ribaltabii, tanto da permettere la fruizione dell’intera superficie senza sacrificare le qualità ottiche e funzionali del volume interno. Le caratteristiche di facciaAngelo Stagno ta delle nuove edificazioni, rispettano la sobrietà che contraddistingue queste case contadine, parche di decori e manierismi storici ma avvezze al buon gusto misurato dall’essenzialità funzionale. Ogni livello costruito di questi manufatti, disposti a mezza costa, è accessibile dai vicoli a essi immediatamente adiacenti; per i livelli più alti a mezzo del camminamento posto a ridosso del fabbricato, e alla base dal vicolo antistante ai locali disposti al piano terreno, questi ultimi a loro volta collegati con le grotte retrostanti a costituire l’atrio d’ingresso degli spazi scavati. Destinati ad attività commerciali di vendita al dettaglio e a officine artigiane, così come a uffici privati o a strutture pubbliche e di servizio, i locali annessi alle grotte con accesso diretto dalla strada, costituiscono l’elemento introduttivo alla città realizzata in negativo. La destinazione d’uso dei fabbricati ottenuti da questo intervento, si rivolge in particolar modo all’uso abitativo e commerciale, agevolato dalla fruibilità offerta dalla vantaggiosa vicinanza al centro cittadino. La presenza di esercizi commerciali per i generi di prima necessità al dettaglio e attività di servizio, assolverebbero in buona parte all’esigenza dei nuovi utenti del quartiere, privilegiando un’infrastruttura viaria unicamente pedonabile, al tempo stesso strumento sociale e arteria urbana. L’obbiettivo posto a premessa del programma progettuale, restituisce quindi, attraverso strutture adeguate e in parte già esistenti, un elemento indispensabile alla Città, estratto dalla sua essenza più antica”. Dunque bastava un po di attenzione verso i progettisti locali o semplicemente leggere una rivista di settore molto diffusa come “L’Arca” per accorgersi che un architetto di Matera aveva pensato, già nel 2004, ad una soluzione poco invasiva per quella zona dei Sassi. Poteva senz’altro essere un punto di partenza, una linea guida, sulla quale costruire il bando di concorso per recuperare la zona. Ma si è preferito scegliere la strada più tortuosa, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Questa vicenda conferma che nessuno è profeta in patria: l’architetto Angelo Stagno ora vive in Austria dove insegna alla Facoltà di Architettura dell’Università di Innsbruck. Allora riecheggiano come profetiche le parole dello scrittore Giorgio Bassani (che fu anche presidente di Italia Nostra) che in un intervento a Matera nel 1967 disse: “Sono estremamente pessimista circa la sorte dei Sassi, come per Venezia. Le Amministrazioni comunali, specialmente se progressiste, devono preservare le città e i centri storici dall’invasione da quella specie di Internazionale del vetro, dell’acciaio e del cemento armato che sta coprendo di noia e di conformismo tutte le terre, tutti i Paesi e che pensa soprattutto ai propri affari”.

ancora i presupposti per confermare l’inserimento dei Sassi nella lista dei patrimoni tutelati dall’Unesco. Speriamo almeno che mascherandolo opportunamente nessuno si accorga del “ponte impossibile” e

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che i Sassi diventino come un gioco della Settimana Enigmistica in cui occorre aguzzare la vista per scoprire l’elemento che stona nel disegno. gi.ma.


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E P I S T E M E

PRESUNZION

UN'ANALISI FIL Leonardo CLAPS

l verbo presumere deriva dal latino praesuměre, composto da prae-pre- e suměre-prendere. Quindi: prendere prima. Da questo verbo deriva il sostantivo presunzione che vuol dire: fiducia eccessiva nelle proprie capacità, esagerata opinione di sé. Sinonimi sono: burbanza, orgoglio, superbia. Sappiamo tutti per esperienza che una persona sfacciatamente presuntuosa suscita quasi sempre reazioni negative, di allontanamento, di sfiducia, e a nessuno piace intrattenere relazioni strette o intime con una tale persona. Il presuntuoso è una persona che ha un'alta opinione di sé, ma senza una base reale che la possa sostenere, ha eccessiva fiducia nelle proprie capacità, ma solo sul piano delle illusioni. Dalle nostre parti c'è un proverbio che dice: ciucci presuntuos' nun faci prufitt' (asino presuntuoso non fa profitto). Un altro modo di dire molto comune viene subito alla mente: ciucci e presuntuos' (asino e presuntuoso). Come ben si può vedere in tutte e due le espressioni è presente l'asino, e la presunzione è legata a quest'animale che, nei modi di dire popolari, rappresenta l'ignoranza, la stupidità e la caparbietà. Molto significativo il proverbio ciucci presuntuos' nun faci prufitt', perché mette in relazione la presunzione con l'assenza di profitto. In realtà il proverbio vuol dire che la persona presuntuosa, a causa della sua ignoranza e caparbietà, non produce nulla di vantaggioso o utile. Il proverbio non condanna esplicitamente la presunzione in

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quanto elevata distorsione dell'autostima, ma indica subito le conseguenze e i danni di una tale distorsione. Quindi ci invita a riflettere sugli esiti negativi della presunzione, cioè sulla sua improduttività. Perché? Evidentemente perché chi ha un'opinione esagerata di sé stesso pensa, ritiene, crede di possedere già certe capacità, pre-sume di essere, si illude di essere, e quindi di conseguenza non avverte l'esigenza di impegnarsi per essere quel che desidera. Se uno già crede di essere capace, è molto probabile che non farà nulla per acquisire le competenze che possono renderlo davvero capace. Se uno crede di essere già intelligente non farà quasi nulla per diventarlo davvero. Se uno crede di essere già a posto non si impegnerà quasi in niente. Pensare di sapere, quando invece si è immersi nell'ignoranza più vergognosa, è seriamente pericoloso. Nessuno andrebbe da un medico presuntuoso che non sa nulla di medicina. Nessuno prenderebbe sul serio una donna senza cuore che parla di amore. Il proverbio è quindi illuminante per l'associazione fra la presunzione e le sue conseguenze pratiche. Insomma, il proverbio coglie e mette in evidenza una caratteristica centrale della presunzione: tipico del presuntuoso è il fatto che non produce nulla di utile o vantaggioso. Da questo punto di vista strettamente pragmatico il presuntuoso altro non è che una persona inutile. Questo nostro proverbio ci offre un concreto criterio di valutazione perché non indugia su una condanna astratta della presunzione, non disprezza la presunzione

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FILOSOFICA in quanto errore cognitivo ma, andando ben oltre, ne mette subito in evidenza le conseguenze pratiche. In linea con la dimensione pragmatica di questo proverbio si può ora approfondire l'analisi. Infatti, la presunzione è un meccanismo mentale che nasconde qualcosa. Di cosa si tratta? Grazie al proverbio abbiamo capito che la presunzione è improduttiva, quindi tipica delle persone sfaccendate. Ora, andando più in avanti, possiamo cogliere un livello più sottile. Una persona presuntuosa, che trasmette l'aria di sapere, di essere certa, che cerca di apparire sicura di sé, in realtà allontana tutti i possibili sospetti che potrebbero insorgere se l'osservatore fosse più critico e guardingo. Certamente, di fronte a un presuntuoso sfacciatamente e francamente arrogante tutti avvertirebbero un'atmosfera negativa e avrebbero quindi reazioni di allontanamento. Ma se la presunzione è ben mascherata, se appare come sicurezza di sé, come convinzione ferma nelle proprie idee, come certezza nelle proprie posizioni, allora può facilmente indurre l'osservatore in grossi errori di valutazione. In questo caso la presunzione serve per tener lontano gli altri da qualcosa di molto spiacevole. Il presuntuoso che cerca di apparire certo di sé, in realtà non vuole che gli altri vadano oltre, che non abbiano sospetti, che non indaghino. Per questo cerca di trasmettere un'impressione di sicurezza. In questo senso, come si può ben intuire, la presunzione non è altro che un meccanismo di difesa. Chi la adotta è perché non vuole il superamento dell'apparenza, non

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vuole che si venga a sapere qualcosa di negativo, non vuole l'impegno della sincerità e dell'intimità autentica. Qui il presuntuoso è una persona bloccata nelle sue idee, nelle sue convinzioni e vuole che queste sue idee e convinzioni siano prese per buone, così non si va avanti, non si procede nell'esplorazione, perché quello che cerca di nascondere con l'apparenza della certezza è troppo repellente. Questo tipo di presuntuoso è una persona che, in tutto quello che pensa, dice e fa, trasmette sempre e solo l'inibizione cognitiva. Le sue convinzioni possono riguardare le sue idee politiche, la sua fede religiosa, le sue idee sulla vita, sulle persone, sulla propria condotta. Le certezze che cerca di trasmettere con aria di sicurezza sono in realtà solo pericolosi impedimenti. Se una persona arriva a questo livello di grave autoinganno evidentemente ha seri problemi mentali. Ma si badi bene: le certezze di una tale persona sono solo certezze presunte, illusioni costruite da una mente malata, in un certo senso deliri. Qui il rapporto con la realtà è già seriamente compromesso, la concretezza della vita è stata gravemente mutilata. Questa è la presunzione che ha rinunciato alla vera vita perché ha posto l'io al di sopra della vita, e un io che è al di sopra della vita è, a rigor di termini, un io morto. Insomma, grazie ad un umile elemento culturale della nostra terra, un proverbio lucano, è stato possibile avviare ed elaborare un'analisi particolare e filosofica della presunzione, soprattutto per ciò che riguarda le sue conseguenze pragmatiche.


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La regina di Basilicata

Tipologia: Trekking Difficoltà: facile Distanza: 10 km Dislivello: 900 metri in salita Punto di Partenza: comune di Viggiano Punto di arrivo: sacro monte di Viggiano

’itinerario segue la Via della Madonna, la via che, soprattutto in Maggio e Settembre, i pellegrini percorrono per venerare la Madonna del Sacro Monte di Viggiano. Situato nel Parco nazionale dell’Appennino Lucano, nella verde Valle dell’Agri, il Santuario del Sacro Monte di Viggiano costituisce, sin dall’inizio del II millennio, il più

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importante centro mariano della Basilicata. Nel 1965 Papa Paolo VI, con la Bolla Lucanae Genti, ha proclamato la Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano Regina e Patrona della Lucania. Migliaia di pellegrini provenienti da centinaia di paesi, specialmente da Maggio a Settembre, in una ininterrotta tradizione che si perde nei secoli, raggiungono la Sacra

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Vetta del Monte, (1725 m. s.l.m), per venerare la Madonna Nera, il cui sguardo materno e regale ha affascinato da sempre i figli della terra lucana. Le origini del Santuario di Viggiano restano avvolte nel mistero. L’ipotesi più accreditata lo fa risalire all’ XI secolo e ne collega la nascita alla caduta della città romana di Grumentum, attaccata a più riprese dai


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Scarica l’itinerario gps su www.innbasilicata.it

Saraceni sin dal IX secolo e definitivamente abbandonata intorno al 1050. Il simulacro della Vergine, infatti, sarebbe stato custodito inizialmente proprio nella cattedrale di Grumentum e da qui sarebbe stato trasferito e nascosto sulla vetta del Monte Viggiano per evitare che venisse distrutto dai Saraceni. La leggenda narra che alcuni pastori della valle, attirati da stra-

ni fenomeni luminosi, vi rinvennero, intatto, il Sacro simulacro, subito trasportato a Viggiano e collocato nella cappella di Santa Maria Fuori le Mura che da allora fu detta del Deposito. Da allora si ha l’inizio del duplice pellegrinaggio: la prima domenica di Maggio il simulacro viene ricondotto sulla vetta del Monte, luogo del ritrovamento, dove fu edificata una cappella; e la prima

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domenica di Settembre il simulacro viene riaccompagnato a Viggiano. Cuore del santuario è la scultura lignea di stile bizantino. La Madonna è ritratta seduta in trono, le sue stesse ginocchia fungono da trono al fanciullo Gesù benedicente, con in mano il globo sormontato dalla croce ( Salvatore del mondo). v.a.


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IL TELEGRAFO E Seconda Parte Vincenzo MATASSINI

er l’installazione di una Stazione del Telegrafo Elettrico il Consiglio Decurionale di Potenza invitava l’Intendente Achille Rosica di informare al Ministero delle Finanze che il Comune di Potenza non si trovava nella possibilità di sopperire ai mezzi necessari, considerando che “qualora per pubblico bene si intende impartire grande beneficio, è di giusto che la spesa debba cedere a carico delle Finanze”. E’ una versione positiva circa la destinazione di eventuali fondi pubblici comunali, ma d’altro canto resta evidente l’arretratezza culturale dei Decurioni che, per la maggior parte agrari, non vedevano nessuna utilità del nuovo mezzo per i lori affari, intendendo che fosse utile solo per Napoli, Capitale del Regno . Ma dopo un mese, con comunicazione del 23 ottobre 1857, l’Intendente Achille Rosica comunica che il Ministro delle Finanze “non ha approvato la Delibera Decurionale del 20 settembre 1857” e che quindi il Comune di Potenza “deve” provvedere, ed a sue spese, all’installazione di una Stazione del Telegrafo Elettrico. Nella nuova riunione del 29 ottobre 1857 il Decurionato crede di aver individuato la scappatoia per non provvedere a sue spese all’installazione della Stazione del Telegrafo Elettrico motivando che “essendosi già redatto lo Stato Discusso (Previsionale) del nuovo Quinquennio, non è più possibile di

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fissarvi corrispondente Articolo di Esito (Capitolo di Bilancio), ma che una spesa presuntiva di 200 Ducati per l’affitto del su accennato locale sia inserito nel nuovo Stato Variabile (Bilancio Provvisorio), salvo a provvedersi nel corso del venturo anno 1858, qualora potesse invertirsi altro fondo”. E’ una inutile ricerca di una via di fuga perché l’Intendente Achille Rosica, con nota del 9 novembre 1857, fa pervenire un Rescritto del Re secondo il quale “dove si può, i Comuni di che trattasi diano la casa e l’alloggio, o in qualche locale di pubblico uso o nelle case comunali.” Nella successiva riunione del 15 novembre 1857 il Decurionato, prende atto che, da tale Sovrana Risoluzione risulta chiaramente che il Comune di Potenza si trova nella ipotesi di dover dare, potendolo, la casa e l’alloggio in qualche locale di pubblico uso, o nella Casa Comunale. Il Decurionato, considerando che il Comune ha deficienza di locali addetti a pubblico uso, tanto che per la ristrettezza della Casa Comunale e per dare comodità al Cancelliere addetto alla Conciliazione di conservare le sue carte si è dovuto affittare una stanza dal Principe di Potenza, non può dare un locale per uso della Stazione Elettrica né per l’alloggio degli impiegati. Sembra tutto definito e sistemato a favore del Decurionato ma il terremoto avvenuto nella notte del 17 dicembre 1857 manda all’aria tutti i progetti ed il primo gennaio 1858, in un locale nel Borgo Portasalza al Vico Riviello (poi Vico Catarinella ed attualmente Via Giacinto Albini), che l’Arciprete della Chiesa di S. Michele Don Francesco Riviello aveva fitta-

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to al Comune, avviene la solenne inaugurazione della sede del Telegrafo Elettrico. Il primo Direttore della Stazione di Potenza, tal Pasquale Peluso, poco dopo chiedeva al Sindaco Don Gerardo Iannelli di rinvenire un altro locale più dignitoso. La seconda sistemazione, però, sempre a Portasalza, al Vicolo Pagliuca (in precedenza Vico Popa Fasulo ed attualmente Antonio Busciolano) era peggiore della prima perché situata in una stalla che, addirittura, dopo il terremoto, dovette essere puntellata, locale appartenuto al defunto Luigi Pagliuca, già dipendente dell’Intendenza di Basilicata, e fittato dal figlio Arch. Francesco Pagliuca. Successivamente a settembre 1858 l’Ufficio


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O ELETTRICO Telegrafico si trasferirà in una casa al Largo Duca della Verdura. Ma se c’era stato l’intervento dell’Intendente Giuseppe Ciccarelli e poi quello di Achille Rosica (a cui i Potentini dedicarono poi una delle strade cittadine) perché si inaugurasse una Stazione Telegrafica a Potenza, evidentemente era già giunta la linea elettrica perché non si poteva dall’oggi al domani programmare una linea di un centinaio di chilometri proveniente probabilmente dall’Irpinia, tramite Rionero, piazzare i pali e montare il filo sugli isolatori. Ecco quindi la fretta per costringere il Comune di Potenza al reperimento di un locale per la Stazione Telegrafica e l’immediata inaugurazione. Un’ampia trattazione sull’installazione del Telegrafo Elettrico a Potenza è riportata nel libro di Vincenzo Perretti “Cronache Potentine dell’800”, edito nel 2000, dal quale ho tratto alcuni riferimenti. Negli anni successivi la spesa del Telegrafo Elettrico passò a carico del Consiglio Provinciale di Basilicata e la sede della Stazione, dopo vari traslochi, fu insediata nel Palazzo Comunale. E’ da tenere presente che in media il personale di una Stazione Telegrafica era composto dal Direttore e da cinque o sei Operatori. Particolare interessante, dal 15 luglio 1855 al 20 novembre 1860 tale Pasquale Pellegrino, soldato congedato, era Custode del Camposanto di Potenza; guarda caso, la scelta su una terna di nomi era stata fatta dall’Intendente Giuseppe Ciccarelli. Pasquale Pellegrino dal primo Gennaio 1858 assunse anche l’incarico di Operatore del Servizio Telegrafico Elettrico, fino al 20 novembre 1860, quando fu sollevato dall’incarico di Custode del Camposanto perché era troppo oberato dal lavoro al Telegrafo Elettrico; e quindi è da ritenere che il Pellegrino, già quando era in servizio militare, facesse parte del Corpo Telegrafico.

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Assegnato dalla Pro Loco di Leporano

Il “Satyrion” 2013 al dottor De Siena Nino BELLINVIA

re 21.00 in punto. Area archeologica del Satyrion Jazz Cafè di Marina di Leporano. Si spengono le luci e sul maxischermo, con sottofondo di musica classica, scorrono le immagini del filmato del cine operatore Luciano Miano (riprese aeree della baia del mito, del promontorio di Saturo, della torre di guardia costiera, e poi a volo d’uccello, il castello Muscettola, resti dell’antico acquedotto, il tempio di Atena, quello della sorgente, zumate sui resti della villa romana d’età imperiale, il borgo antico, la chiesa matrice, scorci paesaggistici di incomparabile bellezza, la scogliera, la spiaggia, il mare). E’ iniziata così sabato sera, 24 maggio, l’attesa cerimonia di premiazione della XV edizione del Premio Internazionale “Satyrion per l’archeologia”, ideato, promosso e organizzato dalla Pro Loco di Leporano con il patrocinio del Comune di Leporano e della Regione Puglia. A condurla con un ritmo sobrio, veloce e televisivo il puntuale e impeccabile conduttore Angelo Caputo.

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Un evento d’alto profilo culturale, che si è avvalso della fattiva collaborazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia, dell’Istituto di Storia e archeologia della Magna Grecia, del Museo Nazionale Marta’ e della Camera di Commercio di Taranto e che mira, nelle intenzioni dei promotori, a esprimere stima e gratitudine nei confronti di chi, attraverso la ricerca archeologica, ha riportato alla luce resti di antiche civiltà sepolte, salvandole dall’ingiuria del tempo e dall’oblio degli uomini. Per il 2013 vincitore è una personalità di spicco nella scoperta, tutela e valorizzazione dei Beni Archeologici della Magna Grecia. E’ il dott. Antonio De Siena, Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata, con i complimenti (intervenuti nell’occasione) del prof. Luciano Sardiello e del prof. Giuseppe Santoiemma, del sindaco di Leporano rag. Vito Di Taranto e del Soprintendente archeologico della Puglia dott. Luigi La Rocca. La sua designazione è avvenuta per decisione unanime di un’apposita Commissione a seguito dell’incontro svol-

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tosi nella sede dell’Istituto di Storia e Archeologia della Magna Grecia. Ma andiamo con ordine. Sulla scena del Teatro Arena, illuminato a giorno, per primi sono stati invitati dal presentatore Caputo, il presidente del premio prof. Luciano Sardiello e il presidente della Pro Loco prof. Giuseppe Santoiemma, i veri artefici e promotori del Satyrion. I due hanno illustrato brevemente significato e valore della manifestazione che nel corso degli anni è diventato un appuntamento ineludibile fra gli studiosi e appassionati di archeologia. Nelle loro parole, ma soprattutto nei loro sguardi, la soddisfazione di essere riusciti, malgrado difficoltà di ogni genere, a tradurre un’idea in progetto, un sogno, un’utopia in realtà, avvalendosi della competenza e professionalità di un comitato tecnico scientifico, presieduto dal Soprintendente ai Beni Archeologici della Puglia dott. Luigi La Rocca e composto dal Presidente dell’Istituto di Storia e Archeologia della Magna Grecia prof. Aldo Siciliano e dalla direttrice del Museo Nazionale dott.ssa


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Vincitori del Premio negli anni Dott. Antonio De Siena 2013 Angela Pontrandolfo 2012 Giuliano Volpe 2011 Alastair Small 2010 Enzo Lippoli 2009 Manolis Korrés 2008 Michel Gas 2007 Dieter Mertens 2006 Francesco D’Andria 2005 P. Guzzo e F. Pallares 2004 Dinnu Adfamesteanu 2003 Emanuele Greco 2002 Attilio Stazio 2001 Elena Lattanzi 2000 Felice Gino Loporto 1998 nel 1999 non è stato assegnato

Antonietta Dell’Aglio. Affianca il comitato organizzatore presieduto dal presidente della Pro Loco prof. Giuseppe Santoiemma, composto dal presidente, ideatore e fondatore del premio, prof. Luciano Sardiello e dall’archeologo subacqueo prof. Mario Lazzarini. Arriva la premiazione dei “Clari Viri”, uomini illustri nel campo delle professioni, delle istituzioni e delle arti che hanno ben operato nel loro ambiente di vita e di lavoro. Ad essere insigniti del titolo: il dott. Fabio Paolillo, segretario provinciale della Confartigianato Taranto; la dott.ssa Mariangela Lamanna, vice presidente del Comitato Nazionale 16 Novembre Onlus un’associazione di volontariato che si batte per la tutela dei malati di SLA e di altre patologie altamente invalidanti; l’avvocato Giuseppe Cassano, presidente del centro d’ascolto per il disagio familiare. A premiarli, rispettivamente, l’assessore ai servizi sociali Vincenzo Zagaria; il presidente della Pro loco prof. Giuseppe Santoiemma e l’assessore Adolfo Pagano. Insigniti riconoscimenti speciali, “Spiriti

Il Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata dottor Antonio De Siena Laureato in lettere classiche presso l’Università degli Studi di Lecce con 110 e lode il dott. Antonio De Siena ha frequentato la Scuola di Specializzazione in Archeologia presso l’Università degli Studi di Pisa. Entrato nei ruoli della Carriera direttiva del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha percorso una brillante carriera occupando ruoli di grande prestigio e responsabilità nella Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata. Ha partecipato a convegni in Italia e all’estero con specifiche relazioni scientifiche, tenendo corsi di formazione, seminari di studio e conferenze presso Università e Centri di Cultura in molte città italiane e europee. Ha collaborato e collabora con centri di ricerca nazionali e internazionali tra cui l’Istituto Archeologico Germanico di Roma e Berlino, l’Università di Austin nel Texas, e Scuole di Specializzazione in Archeologia Classica e Medievale delle Università di Ginevra, Lyon e altri Istituti culturali italiani ed europei. E’ membro dell’Istituto Archeologico Germanico, componente del Consiglio Direttivo dell’Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia, socio benemerito della Deputazione di Storia Patria per la Lucania. Intensa la sua attività di scavo archeologico, restauro e valorizzazione nell’area urbana e nella necropoli di Metaponto, nei santuari extraurbani di San Biagio e delle Tavole Palatine , e in numerosi centri italici da Pomarico, a Craco, Ferrandina, Pisticci, Timmari, Materra. Vasta, interessante e di alto profilo scientifico la serie di studi, ricerche e pubblicazioni riguardanti la valorizzazione del patrimonio archeologico della Magna Grecia.

magni” i demiurghi nel campo della medicina e delle scienze delle finanze: prof. Florenzo Iannone, professore associato di Reumatologia presso l’Università degli Studi di Bari; dott. Concetto La Rosa, responsabile del Reparto Cardiologia Utic della Casa di Cura Villa Verde; dott. Baldassare Cimmarrusti, insigne figura di commercialista, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (a premiarli, rispettivamente, il presidente del premio prof. Luciano Sardiello, l’assessore Mino Franchini e il sindaco di Leporano rag. Vito Di Taranto). Premiazione quindi della IX edizione del Premio intitolato a “Attilio Stazio” (consegna di una borsa di studio di € 1.000 erogata dalla Camera di Commercio di Taranto). Vincitore l’architetto Vito Catella con la tesi: Il Museo di Leporano (con i complimenti del prof. Mario Lazzarini referente della Commissione valutazione tesi, del Consigliere regionale Alfredo Cervellera e della consigliera comunale delegata alla cultura De Milito). Nel corso della serata c’è stata anche la

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consegna di una targa alla memoria del compianto dott. Giuseppe Andreassi, già soprintendente archeologo della Puglia (consegnata alla dott,ssa Antonietta Dell’aglio dal prof. Aldo Siciliano). A concludere la serata la cerimonia della consegna del Premio Internazionale “Satyrion per l’archeologia” al Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata Antonio De Siena. Lettura della motivazione, consegna della targa e un breve commosso indirizzo di saluto e di ringraziamento del vincitore. Nel corso della serata, ripresa da Luciano Miano, sono stati apprezzati ed applauditi da tutti le coreografie, le musiche ed i balletti tenutesi nei vari intermezzi (protagonisti i ballerini del Centro Studi Danza Koros diretto da Angela Barbanente; il Trio Merico con tre giovani maestri d’orchestra: Claudio Merico al violino, Remigio Furlanutt al contrabbasso e Andrea Musci alla chitarra acustica; la vocalist Giulia D’Eredità, cantante di successo del panorama canoro italiano che è stata accompagnata al piano dal maestro Mario Rossi).


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M U S I C A N D O

NINO D’ANGE Nella mia Basilicata terra del Sud Carlo CALZA Jr.

ncontriamo Nino D’Angelo in occasione del suo concerto a Tito, lontano dai riflettori della ribalta, per una chiacchierata informale, distesa, che serve a conoscerlo meglio nel suo intimo, nella sua essenza. Viene fuori che i concetti che canta con le sue canzoni non sono strumentali al personaggio, ma sono la sua essenza, la sua ragion di vita. Sarà forse questo che, nella nostra regione, lo ha reso nel tempo, probabilmente, il cantante più conosciuto e amato, che senz’altro conta il maggior numero di ammiratori.

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Lei è in continua tournèe e ogni anno non manca di portare il suo spettacolo in Basilicata dove ha un notevole numero di sostenitori. Che rapporto ha con il pubblico e con la terra lucana? Io vengo da una vita particolare, non riesco a dividere le regioni; per me il sud è un’unica terra, la “mia” terra, quindi la Basilicata è una terra che mi appartiene in quanto “terra del sud”. Questa è una regione poco reclamizzata, poco pubblicizzata, ma ha dei posti magnifici, delle montagne bellissime, un verde fantastico, e poi la gente è tranquilla. Ci vengo sempre con grande piacere.

Nella sua carriera ha spaziato fra diversi generi, partendo dal melodico, dalla sceneggiata passando anche per l’etnico popolare senza mai lasciare il dialetto napoletano. Quale genere sente più vicino, quale la rappresenta meglio? Io amo molto la musica popolare e quando vengo associato a questa musica mi sento sempre molto lusingato perché io ritengo che il popolo sia qualcosa di nobile: io vengo dal popolo e voglio essere il popolo per sempre. Penso che i veri sentimenti siano rimasti fra la gente comune, fra la gente che resiste, che purtroppo non lavora, fra chi vive ai margini: io voglio essere la voce di queste persone perché penso che in questi posti ci siano storie bellissime. Quindi io sono del popolo e voglio esserlo per sempre. Questo accomuna un po’ tutto il sud. In Basilicata sento le stesse emozioni, gli stessi sentimenti che sento in tutto il meridione che è una terra apparentemente povera ma ricca di amore, di voglia di combattere. Io voglio rappresentare chiunque abbia amore nel suo cuore. C’è ancora cinema nel suo futuro? Si, stanno cercando anche di girare un film

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sulla mia vita, io non so se vi parteciperò, ma da dicembre girerò un film da protagonista. Se lei dovesse scegliere un partner per un duetto con chi le piacerebbe cantare? Peter Gabriel Quindi lei non sposa il pensiero odierno che vede in vantaggio nuovi giovani talenti? Io penso che ogni epoca abbia i suoi eroi, i suoi musicisti. La musica negli ultimi anni ha perso di qualità, ci sono troppi cantanti; la televisione ha dato una mano da una parte, ma dall’altra parte ha creato un consumismo artistico esagerato. Le cose sono diventate tutte uguali. Oggi è difficile trovare la genialità di un tempo; ma in fin dei conti chi è bravo credo riesca comunque a farsi strada. Lei in questo periodo è in sala di registrazione, sta preparando nuovi lavori discografici? Intanto sto lavorando a un progetto molto importante, canterò al San Carlo di Napoli,


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GELO

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dove ricorderò il maestro della canzone napoletana Sergio Bruni nel decennale della sua scomparsa. Credo che sia il momento più alto della mia bella e forte carriera; questo è il coronamento di un sogno per me, rappresentare il più grande cantante napoletano di sempre e fare in modo che per una notte quello diventi il teatro del popolo. Sarà un’emozione incredibile. Vuole rivolgere un pensiero libero ai nostri lettori? Spero che questa intervista piaccia; spero di risultare simpatico ad altre persone. Voglio rivolgermi soprattutto ai giovani lucani: abbiate la forza di non mollare nonostante le difficoltà. Sono vicino al popolo e non smetterò mai di essere la voce del popolo.

Vuoi promuovere il tuo disco o la tua demo? invialo a “Il Lucano Magazine” Via del Gallitello, 89 85100 Potenza lo ascolteremo e pubblicheremo una recensione nella rubrica “RETROCENSIONI” a cura di Carlo Calza Jr.

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Donato SABINA

tereotipi a parte, quando si parla di cucina, ci viene spontaneo associare una Regione d’Italia ad un particolare piatto o prodotto: Puglia = orecchiette, Emilia Romagna = lasagne, Sicilia = cannolo. E così via… Ma se dovessimo invece individuare la ricetta più rappresentativa della Lucania a cosa penseremmo? Lagane e ceci? Ciambotta? Cutturieddo? Acquasale? Il prodotto più simbolico ed immediato

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potrebbe essere il peperone crusco ad esempio. O forse no. E come sempre succede in questi casi andiamo su Wikipedia per avere un aiuto immediato. Se invece abbiamo una vera e propria passione per la cucina unita a quella per la storia e le tradizioni, potremmo fare allora degli approfondimenti, cercando quei blog di cucina che parlano di ricette lucane. Pochissimi a dire il vero. Mollicadipane.blogspot.it è uno di questi. Dedicato alla passione culinaria, il blog riporta fra le etichette la “cucina tradizionale lucana”, con 16 ricette, tra cui, oltre a piatti tipici ed esclusivi come la Rafanata o il ‘Cugliaccio’, un lievitato arbereshe, troviamo anche ricette con il famoso Peperone Crusco: il baccalà, le pettole o frittelle ed una tipica focaccia con polvere di peperone crusco. Il baccalà con i peperoni cruschi lo ritroviamo anche tra le ricette di Mary, <<DESPE-

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RATE HOUSEWIVES che ama trascorrere il suo tempo libero tra internet, la cucina, le news e molto altro>> (http://i-consigli-dimary.over-blog.it/). La semplicità e la frugalità, caratteristiche della società contadina lucana, sono tutte racchiuse in ricette povere come la Pastasale, che altro non è che una variante del pane e pomodoro, con l’aggiunta di cipolla. Troviamo alcune ricette (strazzata, fiori di zucca stufati, zuppa di carciofi e piselli) nel sito www.cookaround.com, che ospita alcuni blog, oppure in http://blog.saporideisassi.it/ (<<Lavoriamo per farvi scoprire e riscoprire profumi e sapori dimenticati, sapori autentici…>>). Se non avete voglia di cucinare e cercate magari un ottimo ristorantino, dove gustare ricette tipiche, date un’occhiata alle recensioni di http://michelebrucoli.blogspot.it/. Buon appetito!


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D O L C E & S A L A T O

“UN SOFFRITTO DI RICORDI”!!! Carla MESSINA

itolo inusuale, lo so; ma come coniugare narrazione e sensazioni se non tramite i sensi? Solo ciò che riusciamo a vedere, toccare, sentire, odorare e gustare spesso resta indelebile nella memoria. Tante volte abbiamo affrontato viaggi tramite il sapere e la conoscenza: ma tutto ciò che è acquisito spesso passa tramite l’esperienza ed è solo questa che rende viva e forte

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la conoscenza. Quante volte abbiamo imparato dai gesti o dagli sguardi, dalle espressioni di chi a fianco a noi aveva il suo perché da raccontare… sono le azioni che dettano il ritmo di un’ esistenza; non basta un’intera

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vita per raccontare agli altri quanto mondo hai negli occhi. Immagini che fanno fatica ad entrare per intere nella mente ma che all’occorrenza trovi li pronte a darti il loro supporto; non c’è differenza tra le persone. Che si sia un’anima sensibile e leggera o un anima dall’indole di un generale Austriaco poco importa; sono le azioni che fanno una storia e che paradossalmente ti trasformano in un fiore di primavera o in un mazzo di “ratta-cul’”(pianta dalle molteplici spine). Spesso la mente sembra essere una fantastica signora seduta sul caos, quasi a voler tenere e trattenere tutto sotto di se affinché tutto non si perda in un vortice di irriverenza. Cosa nasce dal caos, di cosa abbiamo bisogno, come era un tempo e cosa facciamo oggi? Domande destinate all’oblio tenuto conto che il caos è un concetto astratto. Ognuno possiede il suo, fatto di tutto ma soprattutto di niente!!! Ci sono eventi, fatti, storie che restano eternamente nel mondo dell’irrisolto più che dell’ inspiegabile. Può sembrare alquanto macabro e triste il mio riferimento eppure anche questo è parte della Basilicata, con tutte le sue storie, le sue verità, il suo bagaglio di esperienze che vanno come in ogni cultura e tradizione dall’ oggettivo, all’inspiegabile, come la morte. Sappiamo di lei che è naturale, si nasce, si vive e poi si muore, eppure, non ci si riesce a rassegnare non sappiamo rimanere tranquilli né sappiamo accettare che chi era con noi fino ad adesso, adesso non ci sia più! La cultura popolare racconta la morte con aneddoti, premonizioni, segni del destino, animali che annunciano l’evento, sogni. Tutto fa parte di una conoscenza che va oltre la ragione e la religione, due aspetti


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65 in contrasto ma che, in alcune circostanze, rispetto alla cultura popolare, restano completamente disarmate. Approccio macabro; tuttavia, fa parte della tradizione Lucana soprattutto l’adozione di un certo tipo di comportamento in relazione ad un lutto. In quasi la maggior parte della Basilicata normalmente un lutto viene celebrato nell’arco di tre giorni, il giorno del trapasso, il passaggio delle ventiquattro ore con relativa veglia e rito funebre, ed un terzo giorno di lutto per quanti ancora non hanno salutato la famiglia. In questo nulla di diverso rispetto a ciò che accade in tutta Italia. Quello che fa la differenza sono le usanze della gente del posto. Normalmente in Basilicata, quando vi è un lutto, l’intera famiglia e gli amici si stringono intorno ai familiari più stretti del defunto; spesso la loro vicinanza viene manifestata con una presenza costante ed assidua durante i tre giorni; si alternano per preparare i pasti, dalla colazione, al pranzo, alla cena. Tutto viene spesso portato a contr’ora, (cioè in orari inusuali per far visita), mattina presto, primo pomeriggio, o sera tardi affinché non si venga visti. Infatti, la famiglia del defunto non può e non deve preparare da mangiare anzi in realtà non dovrebbe proprio mangiare. Segno di grande sofferenza è quindi l’inappetenza, spesso reale. A questo si và ad aggiungere il fatto che non si possa accendere né la tv, né la radio o qualsiasi altro mezzo di intrattenimento; si deve osservare il più assoluto silenzio e manifestare il proprio dolore in ogni modo. In alcuni paesi lucani, addirittura, fino a qualche decennio fa, venivano chiamate delle donne apposta per piangere in modo lamentoso e sofferente. Queste giungevano vestite a lutto, cioè completamente di nero, con calze pesanti e spesse anche se era estate; andavano ad ingrossare le fila dei parenti stretti anche essi vestiti a lutto poichè il colore nero degli abiti era il simbolo dei peccati fatti in vita dal defunto, indossarlo era un modo per far espiare le colpe ed aiutare l’anima del defunto ad avvicinarsi il più possibile alla grazia di Dio, era come farsi carico dei suoi peccati per aiutarlo nel trapasso. Il lutto veniva spesso portato per anni; anche se non c’era in realtà un riferimento oggettivo che segnalasse la definitiva espiazione delle colpe, diciamo che questo era a discrezione delle vedove o madri, o sorelle dei defunti. Il tutto ovviamente era dovere delle donne; infatti gli uomini, come ancora oggi, avevano in uso d’indossare un bottone nero sulla giacca o maglietta o qualsiasi altro indumento, purché ben in vista. Un altro simbolo che indicava un lutto era la presenza di animali come cani o gatti o altro. Qui ovviamente giungiamo alle credenze popolari più estreme. Si diceva, ma lo si pensa ancora oggi, che spesso gli animali annunciassero la morte di qualcuno. Ricordiamo, primo tra tutti, il canto della

La ricetta... Soffritto Lucano Ingredienti: Soffritto, (cuore, polmoni, fegato e animelle), olio extra vergine d’oliva, cipolla, salsa di pomodoro, sale qb, pane casereccio, basilico fresco. Procedimento: Prima di tutto accertatevi della buona qualità della carne. Queste comunemente detta “frattaglie” e quindi “carne di scarto” viene buttata via. Quella in vendita è particolarmente controllata. L’unica raccomandazione è quella di rivolgervi ad un macellaio di fiducia. Normalmente il soffritto lo trovate già pronto; tuttavia se così non fosse comprate i singoli pezzi e tagliateli in piccoli pezzettini, amalgamateli tra loro; in una pentola a bordo alto versate dell’olio extra vergine d’oliva ed aggiungete della cipolla tagliata finemente. Fate soffriggere e, quando la cipolla si sarà leggermente imbrunita, incorporate il soffritto, amalgamate il tutto e lasciate andare sul fuoco. Quando la carne si sarà leggermente rosolata irrorate con della salsa di pomodoro, ovviamente non tantissima, deve giusto amalgamarsi con il tutto, lasciate cuocere per un po’ ed aggiustate di sale, aggiungete un po’ di basilico fresco. In un piatto di portata ponete del pane casereccio tagliato in fette, decidete se volete bruschettarlo o no. Poi versate il soffritto ancora caldo e servite. Sicuramente questo è un piatto molto particolare della tradizione gastronomica Lucana. A volte sarebbe meglio non sapere come è fatto, questo perché contrariamente all’idea che uno si fa per gli ingredienti che lo compongono è in realtà gustosissimo e pieno di sorprese. La diversità della carne stessa con cui è realizzato lo rendono unico e diverso al tempo stesso, tanto da essere sempre diverso pur essendo lo stesso piatto. Buon Appetito.

civetta “La cuccu’ascia” che porta male tanto che bisognerebbe fare degli scongiuri al sentirlo; oltre questa c’è la cornacchia o il corvo, oppure il guaire di un cane o il lamento di un gatto in piena notte. Tutti segni che qualcuno sta per morire…!!! (Ed ecco scattare il toto rebus dei vicini più anziani anche se: “U’ vecchi’ anna murì ma u giovan’ po’ murì”.) Tuttavia, a torto o a ragione, in realtà dopo poco tempo c’ è sempre qualcuno che muore ed ecco che a morte avvenuta, l’ animale si trasforma da messaggero, in anima del purgatorio, ossia dopo la morte quasi sempre si nota la presenza di un randagio sia esso cane o gatto che viene visto dagli anziani come

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l’incarnazione di un’anima del purgatorio e, quindi, degna di attenzione e carità cristiana. Molteplici i simboli strettamente correlati ad un lutto e questo nonostante il passare del tempo, resta ancora forte nel comune sentire. C’è un piatto, in particolare, della tradizione lucana che va a braccetto con un lutto, non per motivi particolari ma solo perché, data la particolarità e le circostanze, mi è capitato spesso di associarlo ad eventi luttuosi. Ripeto nulla di tradizionale, mai come questa volta solo una brutta casualità che però ben si lega all’estrema condizione di surreale che accompagna sempre un evento tragico.


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T R A L E R I G H E

L’EQUIVOCO DEL SUD

IL LIBRO DI CARLO BORGOMEO econdo questo libro la perenne questione meridionale italiana è tutta nel titolo. Titolo che evoca dubbi e perplessità circa i modi di fare che in passato si sono alternati nella speranza di risolvere l’angoscioso problema economico delle terre del sud. L’equivoco del SUD. Sviluppo e coesione sociale (Editori Laterza) riepiloga questi tentativi ogni volta presentati come incisivi e risolutori spiegandoli nella loro genesi ed evoluzione, quest’ultima molto poco esaltante. Scritto da Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione “Con Il Sud” e, tra gli altri, già amministratore delegato di Sviluppo Italia, il libro verte sulla convinzione che il Mezzogiorno possa e debba costruirsi il suo destino da solo. Obiettivo fattibilissimo, secondo l’autore, a cui si può giungere attraverso percorsi alternativi ai poderosi trasferimenti finanziari e ai modelli di sviluppo calati dall’alto che non solo non hanno colmato il divario tra il Nord e il Sud del Paese ma neanche attecchito in realtà evidentemente diverse. Nella sua riflessione egli, infatti, prende atto della necessità di un cambiamento di rotta nella società, nella politica che deve partire dalla cultura, dai servizi sociali, dalla scuola, dalla legalità, dall’inclusione e dalla coesione sociale, quest’ultima, spiega l’autore, vera chiave di svolta per la crescita lungimirante di un territorio che ora guarda alle sue risorse e ai loro possibili e leciti usi: non gesti miracolosi, non finanziamenti esorbitanti. Borgomeo parla di recupero di normalità, di buon senso, di cooperazione e di rispetto delle regole, dell’ambiente e del bene comune, tutti elementi di normalità da cui dipende la tutela dei diritti che devono essere uguali per tutti i cittadini. In Sicilia, in Calabria, in Campania, grazie a questa logica, sono sorte delle belle realtà. L’autore le racconta a titolo di esempio spiegando che non sono le sole al Sud. Non più emulazione di schemi settentrionali, non più affannosa gara per agguantare livelli di PIL chiaramente lontani. Il Mezzogiorno deve riconoscere le proprie responsabilità per aver a lungo delegato ad altri decisioni sul proprio futuro e ricominciare la corsa che si sa, non sarà breve, e questa volta partecipare con i propri “atleti”. an.mo.

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…. è possibile abbozzare una strategia di sviluppo che delinei un plausibile percorso collettivo, che possa rimettere in moto, anche se lentamente, la responsabilità e il protagonismo dei meridionali? Carlo Borgomeo

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“LA LETTERATURA PULP IN ITALIA IL LIBRO DI DONATO SABINA ra i diversi generi letterari, ce n’è uno che ha fatto scalpore per i temi e i contenuti trattati. Un genere che in Italia si è affermato con un certo interesse nella metà degli anni ’90 del secolo scorso grazie all’estro di giovani scrittori, per lo più trentenni, che nelle loro opere hanno esposto la realtà in maniera forte e poco convenzionale. La letteratura pulp in Italia (Edizioni Osanna) è il libro che ne spiega logiche, concetti e forma grazie allo studio di Donato Sabina, insegnante, laureato in Lettere moderne. Il suo è un excursus che, partendo da simili esperienze letterario-cinematografiche straniere degli anni addietro, affronta quelle italiane, citando gli scrittori la cui scelta pulp ha lasciato il segno, quantunque non sempre criticamente ben visto, e le loro opere nelle quali ritroviamo un universo culturale alle prese con la frenesia dei tempi che stanno velocemente passando. Un universo sempre più tecnologico che fagocita media, cinema, fumetti, canzoni ed anche poesie, esponendo la realtà ad eccessi ed esasperazioni in uno stile singolare ed immediato. Come immediato vuole essere il messaggio da inoltrare soprattutto alle nuove generazioni che vivono appieno questi rapidi cambiamenti nella speranza di muovere in loro senso critico e riflessioni. L’autore, che nel riportare esempi di letteratura pulp spiega il significato di questa parola, si sofferma anche su altri generi letterari contemporanei a quello in questione, evidenziando, con questo parallelo, i diversi modi di comunicare magari uno stesso messaggio, contando stavolta non sull’esuberanza, sulla sproporzione o sul cattivo gusto ma su esperienze quotidiane e

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Per quanto riguarda poi i contenuti della letteratura pulp, possiamo tranquillamente dire che tutto quello che può sembrare disgustoso, fastidioso, osceno e scadente nelle pagine di questi scrittori, in realtà è ciò che ci viene oggi propinato dai mezzi di comunicazione, i quali, volenti o nolenti, influenzano la nostra vita. Donato Sabina

privilegiando i buoni sentimenti. Una declinazione delle cose del mondo emotivamente meno impattante sul lettore o sullo spettatore che all’inizio del nuovo millennio coinvolge gli stessi scrittori pulp, i quali abbandonano l’originale stile.

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Cosa che li ha resi ad ogni modo celebri e, per l’autore, ingegnosi, anche perché hanno saputo reinventare i tradizionali e più colti stili letterari giocando sulla contaminazione di generi vari. an.mo.


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T R A L E R I G H E

LA GIUSTA SCELTA I L ROMANZO DI GIANCARLO TRAPANESE

ibero arbitrio o inevitabile destino. Il senso del racconto ruota su questi opposti concetti. La giusta scelta (Edizioni Italic) è il romanzo che li mette in evidenza in relazione soprattutto al peso che, a seconda dei nostri convincimenti, hanno su ognuno di noi. Il libro è scritto da Giancarlo Trapanese, scrittore, giornalista professionista e vice capo redattore della sede Rai per le Marche, che torna in libreria con quest’opera dal sapore romantico, ironico, pungente e a volte cinico. Il libro narra la vita di Sauro Rocchi, un quarantaseienne impiegato di banca, originario di Padova e trapiantato a Roma, laureato in Ingegneria Informatica, divorziato due volte e padre di Carlo, stravagante diciannovenne che divide il suo tempo tra università, musica e primi amori. Sauro, uomo perbene e onesto, ha una particolarità: quotidianamente fa i conti con improbabili disavventure da lui attribuite alla sfortuna, unica costante che spezza la monotonia di una vita condotta in solitudine e senza particolari stimoli, se non quello dato dalla speranza che un giorno la sua dedizione e bravura al lavoro lo premieranno magari con una progressione di carriera. Intanto per uscire dalla fase di stallo ricorre ad analisi con l’aiuto di una psicologa la quale gli propone di osservare le cose sotto una diversa prospettiva. La cosa, all’inizio, convince poco Sauro, sicuro di essere oggetto di oscure e sovrumane trame, ma poi diventa plausibile dalle non più accettabili delusioni lavorative. Prende allora importanti, rivoluzionarie e, per lui, inconsuete decisioni che lo portano lontano da Roma, alle isole Cayman dove la sua vita cambia totalmente. Qui, con abitudini e stili di vita differenti, sperimenta una nuova fase dell’esistenza dalla quale emerge

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il suo mai considerato potenziale. Ma sarà poi pienamente soddisfatto? Quella narrata in questo libro è la storia dei nostri tempi. Attraverso le avventure del protagonista l’autore traccia un itinerario di fatti, vicende, situazioni, abitudini con le quali spiega e definisce la psiche, la società italiana ed anche internazionale, con i suoi non sempre esaltanti risvolti. Affronta rapporti e problemi familiari, sociali, affettivi, lavorativi, economici, finanziari rapportandoli ad una contemporaneità non sempre favorevole soprattutto con chi è in difficoltà e cerca il modo di realizzarsi ed essere felice. E’ questa una constatazione amara che nel romanzo, tuttavia, affiora con ironia, mista a malinconia, e con barlumi di tenerezza offerti da quei tenui ma sinceri momenti di generosità ed umanità che l’uomo serba ancora nel cuore. Cuore dalle logiche strane, spesso mal concilianti con il raziocinio della mente che invece spinge verso più concreti e rettilinei sentieri segnati non da predeterminati destini, ma dal buon senso e dall’intelligenza utili ad oggettivare la realtà. Giancarlo Trapanese con questa storia, dunque, affronta un viaggio ideale e reale che, grazie ad un notevole senso dell’humour ed estro creativo, si addentra anche nel folclore rivelandosi estremamente divertente. Porta avanti una brillante analisi logica delle “cose del mondo” in cui ragione e sentimento, autodeterminazione e fato si contrappongono disegnando, a seconda della loro enfatizzazione o del loro ridimensionamento, un equilibrio sempre inedito e mai definitivo. an.mo.

… sei sempre tu che eserciti l’opzione, che devi operare la giusta scelta; scegliere è l’attività principale di tutta la nostra vita anche quando non ce ne accorgiamo. Giancarlo Trapanese

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Anno VII numero 9

MEMORIAL LORUSSO

MANI TESE PER L’AFRICA Lucano


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sommario 71 Porto Argonauti, importante riconoscimento

72 Matera, la grinta di chi sa che deve vincere

QUANDO IL PALLONE TORNA A ROTOLAR SULL'ERBA Antonello LOMBARI

74 Eccellenza, oltre la crisi per disputarsi la gloria

78 Memorial Lorusso, amichevole al Viviani

80 Milano - Taranto sosta a Pietragalla

l cielo di settembre saluta l'inizio di una nuova stagione agonistica. In tutta la Basilicata, finalmente si ricomincia a parlare di calcio. Il pallone, in cantina ormai da troppi mesi, torna a gonfiare d'entusiasmo il petto degli appassionati lucani della pedata. Ai nastri di partenza di questa stagione c'è sua maestà il Melfi: l'unica società professionistica della regione. I federiciani sono alla undicesima partecipazione consecutiva nel calcio che conta. Intanto, i gialloverdi del presidente Maglione, si apprestano a disputare una stagione decisiva, nell'anno della riforma dei campionati di serie C. Nel torneo di Seconda Divisione che andrà ad iniziare, infatti, le prime nove squadre classificate verranno ammesse al campionato di serie C, unica, nel torneo 2014-2015; le restanti nove compagini verranno assegnate ai gironi interregio-

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nali di serie D. Come dire: dentro o fuori. Il Matera, dopo aver fallito il salto di categoria nella stagione scorsa, riparte con una maggiore determinazione nel voler centrare l'obiettivo. Sempre nel campionato nazionale dilettanti, il Francavilla, si ripropone come una delle maggiori certezze del calcio lucano. C'è, poi, la novità rappresentata dal Real Metapontino. La matricola jonica ha allestito una squadra competitiva che, oltre a mirare a conquistare la salvezza, punta a ben figurare al cospetto di rose più quotate. Nell'anno in cui la congiuntura economica segna, in maniera netta, i bilanci delle società dilettantistiche, il calcio lucano perde alcune tra le società più antiche e blasonate. Su tutte il Policoro, in Eccellenza, e l'Avigliano, in Promozione. La mancata iscrizione dei due club dovrebbe, necessariamente,


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Porto degli Argonauti, sempre più eccellente con “5 Gold Anchors”

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ARE A far riflettere l'intero movimento calcistico regionale, suggerendo una maggiore attenzione alla cura dei propri vivai, piuttosto che all'allestimento, estemporaneo, di formazioni di calciatori esperti della categoria. In molti casi, specie nelle piccole realtà lucane, questo tipo di scelta si rivela una strada senza ritorno. A compensare queste defezioni, dalle categorie inferiori, sono state ripescate diverse società. Tra queste, fa specie, nel territorio di Avigliano, il Sant'Angelo di Avigliano, frazione del ridente centro del potentino. Tornano i play-off e i play-out a rendere i campionati di Eccellenza e Promozione più appetibili e combattuti, mentre è emblematico il caso del Pietragalla che, se per un verso veste i panni dell'out-sider, dall'altro si è predisposto a lottare, alla pari con le squadre più accreditate, per una posizione di vertice.

l Porto degli Argonauti di Marina di Pisticci (Matera) ha ricevuto un importante riconoscimento a livello internazionale: l’assegnazione di 5 Gold Anchors. Questa importante valutazione è stata attribuita da “The Yacht Harbour Association” sulla base di diversi indicatori di qualità offerti dal Porto degli Argonauti: dai servizi portuali alla presenza di altri servizi turistici, dalla qualità turistica alla sostenibilità ambientale. Con 25 anni di esperienza, il Gold Award Scheme Anchor TYHA è un punto di riferimento per la classificazione delle strutture portuali, rappresentando un sistema di misurazione a livello internazionale della qualità dei servizi portuali, come quello delle “stelle” per l’hotellerie. I criteri di rating, che prevedono l’assegnazione da 1 a 5 segni distintivi, sono stati approvati dalla Royal Yachting Association, ICOMIA (International Council of Marine Industry Associations) e dalla British Marine Federation. Il Porto degli Argonauti è il primo porto in Italia che ha ottenuto questo prestigioso riconoscimento. Grazie all’offerta di servizi di eccellenza il Porto degli Argonauti rende Marina di Pisticci un punto di riferimento della nautica per tutto il bacino del Mediterraneo, consentendo alla

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Basilicata di migliorare la propria visibilità e reputazione internazionale potendo così proporsi come meta privilegiata dello yachting di alta gamma. gi.ma.


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Serie D - Matera

La grinta di chi sa che deve vincere Giovanni MARTEMUCCI

’incontro tra Matera e Mariano Keller è la prima sfida sorteggiata per l’inizio del campionato di serie D girone H 2013-2014 e che, dunque, segna l’inizio di questa nuova avventura agonistica della squadra della Città dei Sassi. Il primo derby lucano si terrà allo stadio “Fittipaldi” contro il Francavilla alla decima giornata, mentre la sfida contro la matricola Real Metapontino è in programma a dicembre, nella festività dell’Immacolata per la quindicesima giornata. Il girone di andata si concluderà il 22 dicembre in terra pugliese contro il Manfredonia di Diego Albano. Si riprenderà poi il 5 gennaio 2014 sul campo di San Giorgio a Cremano contro il Mariano Keller per la prima di ritorno. Il 16 marzo 2014 il Matera affronterà in casa il Francavilla mentre giovedì 17 aprile 2014 si giocherà il derby di ritorno contro il Real Metapontino prima della sosta per le festività pasquali. L’ultima gara della stagione regolare del Matera è prevista il 4 maggio 2014 in casa contro il Manfredonia. “I calendari – commenta il presidente Columella - servono forse più ai tifosi che alla squadra perchè le sfide le affronteremo tutte. Alla seconda giornata

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saremo a Bisceglie per cui da subito occorre molta energia nelle gambe, anche perché le sfide in trasferta saranno molto impegnative. Sicuramente avremmo preferito affrontare in casa, all’inizio, le partite più importanti in modo da poter giocare davanti al nostro pubblico che è il dodicesimo uomo in campo”. La campagna acquisti, quella del Matera è senza dubbio ponderata e meditata. “Stiamo pensando –continua Columella- a nomi che si adattino al nostro gioco e al nostro spogliatoio. Di trattative ce ne sono tante compreso quelle che riguardano gli under. Dopo aver completato la rosa dei portieri con l’arrivo di Lombardo, siamo impegnati a puntellare con altri under il centrocampo e la difesa. Abbiamo scelto e sceglieremo sempre pedine che possano garantire un salto di qualità. Aggiungo che il nostro è un mercato specifico. Intanto ho chiesto a tutti i giocatori di seguire le direttive dell’allenatore e della società perchè solo un grande gruppo può raggiungere grandi traguardi”. Per quanto riguarda la campagna abbonamenti i prezzi, come anticipato in occasione della presentazione di mister Cosco,

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sono rimasti invariati rispetto alla passata stagione. Infine una curiosità: è il Matera la squadra che si aggiudica il sondaggio lanciato da NotiziarioCalcio.com sulla


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favorita per la vittoria del campionato di serie D girone H. La squadra del patron Columella ha vinto il sondaggio con il 38,54% delle preferenze. A seguire il

Taranto, staccato di circa 15 punti percentuali e fermo al 23,96 % dei consensi. La classifica delle formazioni favorite per la vittoria finale prosegue con Monopoli

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(8,33%), Brindisi (5,21 %), Bisceglie (3,13 %), Turris (3,13%). ma ci sono voti per Nardò (5,21%) e Puteolana Internapoli (3,13%).


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La Finestra sull’Eccellenza

Oltre la crisi per disputarsi la g omenica 8 Settembre ha preso il via la ventitreesima edizione del campionato di Eccellenza Lucana. Il massimo campionato regionale, composto da sedici squadre, ha quest'anno ben tre ripescate: Fortitudo San Tarcisio Rionero, Pomarico e Vitalba. Il calcio in generale, di pari passo con la situazione economica del nostro Paese, va incontro a difficoltà economiche che impediscono a molti imprenditori di investire e porre le basi per un progetto sportivo che possa anche dare popolarità ad una comunità, ad una cittadina o più semplicemente ad un paese. E' la realtà della nostra Basilicata, popolata da gente che di calcio ha il palato fino e che molto spesso è costretta ad emigrare per fare fortuna. In tutta questa cornice piena di problematiche

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Federico PELLEGRINO

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e difficoltà, c'è ancora chi riesce, seppur all'ultimo momento, a rincorrere una sfera rimbalzante che dovrebbe avere la funzione di aggregare e non di dividere. Fatto questo doveroso preambolo andiamo a descrivere e analizzare quello che sarà dell'eccellenza lucana. Lo scorso anno quarta serie conquistata dal Real Metapontino che dopo due anni di sacrifici e spese da capogiro, impensabili per un torneo simile, è riuscito a guadagnare il palcoscenico nazionale tanto agognato e voluto dal suo presidente Casalnuovo. Nella vita, così come nello sport, non sempre vince chi fa proclami, si sa; però, sono diversi i segnali delle tre regine protagoniste, stando quantomeno ai rumors estivi legati alla campagna acquisti. Rossoblu Potenza, Picerno e Lagonegro


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a gloria partono un gradino al di sopra delle altre e sotto sotto si candidano a giocarsi un posto tra le grandi. La novità di quest'anno, che poi tanto novità non è, riguarda i playoff e playout. La formula degli spareggi “alla inglese” è stata reintrodotta dal presidente del Crb Rinaldi vuoi per rendere più entusiasmante e combattuto il campionato fino agli sgoccioli, vuoi per non far “smantellare” quelle società che una volta raggiunto il loro obiettivo stagionale si trovano a dimezzare i loro organici pensando già a programmare la stagione futura. L'eccellenza, come anticipato in precedenza, ospiterà per la quarta annata di fila una squadra del capoluogo di regione. Il Rossoblu Potenza, classificatosi terzo nello scorso campionato, ha cambiato presidente passando da Giovanni Ferrara ad

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IL PARERE DEGLI ADDETTI AI LAVORI Gerardo Dente (ex Picerno e Comprensorio Tanagro)

Nicola Tramutola (ex Pignola, Avigliano, Atletico Potenza)

Che campionato si aspetta ? “Mi aspetto un campionato mediocre di livello considerata la crisi economica. Altresì spero sia un campionato impostato sulla valorizzazione dei giovani che vanno salvaguardati e seguiti nel loro percorso di crescita. Non vedo molte sorprese in quanto sono state costruite squadre forti e capaci di occupare le posizioni nobili della classifica. Parlo in particolar modo del Picerno per il quale la società ha fatto considerevoli passi in avanti. E’ matura per il salto di categoria e annovera tra le proprie fila uno staff tecnico e dirigenziale che di calcio ne mastica. Terrei d'occhio il Rossoblu Potenza perchè allenato da un allenatore come Camelia che è abituato a vincere e a gestire corazzate. Infine anche il Tolve ed il Lagonegro hanno seminato bene, vedremo nell'arco dell'anno quanto raccoglieranno”. Quale suo collega potrà stupire ? “Nomi non ne faccio. Sono del parere che i migliori trainer lucani non sono ai nastri di partenza. In questa regione, negli ultimi anni c'è stata una crescita dal punto di vista tecnico e tattico e all'inizio ci saranno molti allenatori giovani che acquisteranno esperienza allenando”.

Antonello Grignetti, ex patron del Tolve che ha costruito una formazione competitiva per centrare il salto di categoria. Mastroberti, Campisano, Leone, Cocina, Pastore sono solo alcune delle garanzie presenti nel roster guidato dal confermatissimo Pinuccio Camelia che avrà l'arduo compito di imporsi per la seconda volta nella sua città dopo il primato ottenuto con l'Atletico Potenza. La concorrenza e le concorrenti sono agguerrite. Il Picerno di Enzo Mitro e del presidente Venetucci hanno risposto in maniera inaspettata, mettendo a segno colpi d'alto rango. Maurizio De Pascale, Carmine Santopietro, Emanuele Esposito, Salvatore Brindisi sono stati aggiunti ad un gruppo che era già di per sé valido e in grado di creare grattacapi alle avversarie. Catalano avrà ancora a sua disposizione Sasà Bacio, il bomberino napoletano che lo scorso anno è stato in grado di andare in doppia cifra rivelandosi un vero e proprio asso nella manica. Nel centro melandrino c'è già chi inizia a leccarsi i baffi e a pensare in grande visto il rinforzo societario che ha visto uno sponsor lombardo investire nel sodalizio picernese risorse sufficienti per sognare la D. E' scomparso il Valdiano come denominazione sociale, ma tutte le sue forze umane e imprenditoriali sono confluite nel Lagonegro vincitore della Promozione. L'ex diesse rosanero Larocca e

Che campionato si aspetta ? “Il campionato sarà diviso in tre tronconi: Rossoblu , Picerno e Lagonegro saranno le tre regine che hanno messo su organici di prim'ordine. Vedo un avvio equilibrato e un campionato che come al solito riserverà delle sorprese”. Quale suo collega potrà stupire ? “Io stimo molto Peppe De Stefano ed il suo ritorno a Viggiano, dopo la sfortunata avventura con il Rossoblu Potenza, gli darà la possibilità di fare bene in un luogo dove già ha dato prova della sua professionalità. E' un ragazzo che ha tanta voglia di lavorare e mettere al servizio della squadra la sua competenza in un ambiente strano per noi allenatori. Strano perchè non si spiega come un allenatore come Peppe Fortunato, fresco vincitore dell'ultimo campionato, sia senza squadra. E' una legge questa che non capisco e farò sempre fatica ad accettare”.

il mister Masullo sono passati in rossonero portando con sé l'intelaiatura che ha fatto le fortune del Valdiano: l'estremo difensore Gallone, Ietto, Malito, Scudiero, Laino e i restanti prodotti del floridissimo settore giovanile. Occhio a questa matricola che in punta di piedi si sta accattivando l'attenzione degli addetti ai lavori che ne stanno apprezzando la capacità di coesione di gruppo e la qualità messa in mostra nell'amichevole persa 2-0 contro la blasonatissima Salernitana in diretta tv. Un'occasione propizia per mandare un messaggio chiaro alle altre big , dimostrando che la programmazione e la serietà nel calcio pagano, spesso e volentieri anche meglio degli ingaggi faraonici. Da non sottovalutare, infine, le altre corazzate della categoria. Il Pietragalla ha richiamato Mimmo Potenza in panchina e innestato Giovanni Petilli ed il forte centrocampista Malagnino facendo intendere che non si accontenterà del ruolo di comparsa. Ambizioni importanti anche quelle del Tolve di mister De Nora che ha strappato il sì del forte centrocampista ex Policoro, Manolio, e del capocannoniere dell'ultima stagione, Vito Arpaia, ormai bandiera dei giallorossi e vero oggetto del mercato estivo che ha deciso di continuare la sua avventura nella città di San Rocco. Non ci resta che augurare “buon campionato” a tutti gli appassionati e addetti ai lavori.

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Peppe Fortunato (ex Pisticci e Real Metapontino) Che campionato si aspetta? “Vedo un campionato diviso in due categorie. Una parte alta presenziata da Rossoblu Potenza, Tolve, Picerno e Lagonegro ed un'altra medio bassa che vedrà impegnate quelle formazioni neopromosse che hanno attrezzato organici competitivi non volendosi far trovare impreparate”. Quale suo collega potrà stupire? “Difficile indicare un nome che su tutti possa emergere. Piuttosto credo che Peppe Catalano confermerà quanto di buono ha fatto vedere lo scorso anno a Picerno con una squadra forte in tutti i reparti. Potrà dire la sua per la vittoria del campionato in una piazza come Picerno affamata di calcio vero”.

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Memorial Domenico Lorusso

Al Viviani si torna a battere le mani er una sera i riflettori del Viviani sono tornati ad accendersi per una partita di calcio accompagnata da una lodevole iniziativa benefica. L'associazione “Il pozzo nella farfalla” ha raccolto duemila euro per la costruzione di un pozzo in Togo, nel ricordo dell'ingegnere potentino Domenico Lorusso scomparso lo scorso 28 Maggio a Monaco Di Baviera ucciso da un malvivente. La gara amichevole ha visto impegnati il Pomigliano, formazione allenata da Biagio Seno e militante nel girone H della serie D e l'Equipe Salerno Soccer matricola che da anni ospita calciatori disoccupati in attesa di sistemazione. Testimonial della serata un potentino doc, nonché ex capitano del Potenza ai tempi della serie c1, Peppe Lolaico, che conosceva il compianto Domenico e ha avuto l'onore di tornare ad indossare quella fascia da capitano in quello stadio che lo ha consacrato calcisticamente. Con lui presenti anche ex vecchie conoscenze di quella squadra che militò nella terza serie nazionale: Ciro De Cesare autore di quel memorabile gol al Curi di Perugia che regalò la salvezza sul campo ai rossoblù allenati quel pomeriggio dalla coppia Falanga – Catalano, Andrea Cammarota, Gigi Cuomo e l'indimenticato Rino Iuliano che nel capoluogo lucano arrivò appena ragazzino dalla Battipagliese. Circa un migliaio gli spettatori che hanno gradito il clima di festa che si è respirato nell'impianto di Viale Marconi con un discreto spettacolo sul manto erboso, impresentabile per una partita di calcio vista la scarsa manutenzione, visto l'1-1 finale. A segno per i granata La Cava con pareggio dell'Equipe ad opera di Luca Orlando, da pochi giorni tesserato

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con l'Aversa Normanna (Seconda Divisione). Da segnalare anche l'esibizione di alcune scuole calcio potentine nelle ore antecedenti al fischio di inizio dell'amichevole. Una serata da ricordare, nel ricordo di un ragazzo che i suoi amici definiscono “umile e con un animo solidale” con la speranza che abbia osservato il tutto da lassù. fe.pe.

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Motociclismo

Milano - Taranto Sosta a Pietragalla per moto d’epoca Canio VERTONE

o scorso 13 luglio, anche Pietragalla, ha avuto l’onore di ospitare una delle tante tappe della Milano – Taranto per moto d’epoca. Si è trattato di un vero e proprio passaggio per il paese di questa competizione a tappe, con rilevazioni di tempi di percorrenza intermedi, dedicata a moto storiche. Questa “gara” di moto, è partita da Milano domenica 7, per terminare a Taranto sabato 13 luglio. Alcuni cenni

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su questa manifestazione che è iniziata nel lontano 1919, con traguardo a Napoli. Dal 1932 il percorso fu allungato e portato a Taranto con percorrenza di circa 1400 Km e varia ogni anno, fino ad arrivare a 1900 km. Prima era una vera e propria gara, poi in seguito ad incidenti, le autorità hanno vietato tutte le competizioni motoristiche su strada. Nel 1987 Franco Sabatini, presidente del Moto Club San Martino in Colle


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(Perugia), decise di riproporre la Milano – Taranto sotto forma di rievocazione storica, organizzando una cavalcata lungo tutta o quasi l’Italia in sei tappe. Ogni anno, la prima domenica di luglio, i concorrenti si radunano a Milano; a mezzanotte cominciano le partenze. Il percorso non è sempre lo stesso, ma varia per consentire ai partecipanti di conoscere il belpaese. Si attraversano centinaia di paesi e città, lungo strade minori e meno trafficate. Ogni giorno si scoprono paesaggi stupendi e si incontrano singolari personaggi. Un viaggio affascinante e ricco dal punto di vista culturale che porta i centauri a ripassare storia e geografia e a sentirsi con piacere più italiani. I motociclisti provengono da tutto il mondo e gli stranieri sono circa la metà dell’intera carovana. Tutto ciò è stato possibile grazie all’organizzazione da parte del Moto Club Pietragalla, che nella stessa giornata ha inaugurato la nuova sede nel centro del paese. Un grazie va al Comune di Pietragalla ed alla Pro Loco per la predisposizione di un supporto logistico, piccola degustazione, accoglienza e guida per chi poteva sostare un po’ più a lungo nelle vie del centro di Pietragalla. Ancora un ringraziamento all’Associazione di Protezione Civile “Gruppo Lucano” di Pietragalla; il coordinamento della Ianus srl, la partecipazione di Enel Green Power in qualità di main sponsor, il sostegno del supermercato Despar di San Nicola di Pietragalla, della Laeco srl e della Mokcal. Ed infine, un plauso a tutti i ragazzi del Moto Club che si sono impegnati a far si che il centro dell’Alto Bradano, restasse in modo particolare ed indelebile, nella mente di tutti i centauri della carovana. Insomma, questo lungo viaggio, non è solo “alla scoperta dell’Italia”, ma anche ai sapori, gli odori ed i profumi di Pietragalla.

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