Estudio Tessari Bandiera memoria e architettura
Scuola di Architettura e Società Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura a.a. 2013/2014 Tesi di Laurea LUCA PAGANI relatore: Arch. Professore Massimiliano Roca correlatore: Arch. Simone Natoli cor
Indice 1| Modificazione del legame tra architettura e memoria _1.1 L’immagine come rapporto con il passato _1.2 Dal Settecento al razionalismo di Le Corbusier – Storia e memoria _1.3 Memoria e moderno – La perdita del senso storico
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2| Declinazione della memoria in architettura _2.1 Modificazione e stratificazione
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3| Dialogo con gli architetti p. 21
4| Progetti _4.1 Progetto per il nuovo mercato, Laguna de Duero, Spagna _4.2 Progetto per la nuova biblioteca civica, Bressanone, Italia _4.3 Progetto per il nuovo centro polifunzionale, Sappada, Italia _4.4 Progetto P per il nuovo museo archeologico, Punta Umbria, Spagna _4.5 Progetto per il nuovo centro per anziani, Cortina d’Ampezzo, Italia
p. 33 p. 47 p. 61 p. 75 p. 87
5| Conclusioni p. 101
6| Biografia p. 105
7| Bibliografia p. 111
1| Modificazione del legame tra architettura e memoria
(Charlottenburg, 15 luglio 1892 – Portbou, 26 settembre 1940) è stato un filosofo, scrittore, critico letterario e traduttore tedesco. 1
maggior opera critica di Walter Benjamin in cui viene trattato il tema della memoria facendo riferimento a diverse figure dello scenario filosofico. 2
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chiamata “memoria involontaria”. Questi concetti che sono fondamentali all’interno dell’opera per analizzare e specificare il tema della memoria, introducono a un secondo tema che in ambito architettonico può essere considerato più concreto; se la memoria ha il compito di assicurare un lavoro psichico supplementare, occorre chiedersi quale sia il suo specifico modo di funzionare. Il ricordo involontario ci fornisce delle immagini che vengono definite “dialettiche”, la memoria funziona quindi in una sorta di conversione del pensiero in immagine che si presenta come una pausa, un’interruzione. Mentre il pensiero tende alla concatenazione, alla successione, l’immagine è un arresto, un “prender fiato”. L’immagine diventa rapporto col passato, un volgersi verso di esso creando una costellazione di senso tramite la memoria involontaria che offre un tessuto di immagini dialettiche forme di una rapporto col passato basato sul principio della citazione. È proprio questo che viene spesso fatto in Architettura, estrapolare da un contesto e riutilizzare con un atto deciso e volontario, quello della citazione. Citare è un passivo riprendere qualcosa, ma nello stesso tempo è un attivo estrarre dal suo contesto un elemento per ridargli nuova vita in “un’inedita costellazione di senso”. Quel che viene proposto è dunque un modo di rivolgersi al passato attraverso immagini monadiche che concentrano e cristallizzano dei ricordi e delle emozioni. Questo nuovo atteggiamento di leggere e riprendere quello che è stato attraverso la manipolazione delle immagini e la materia, non è la semplice rivisitazione del passato ma è il rimando alle possibilità di quello che potrà essere, sfruttando le potenzialità inespresse in esso contenute. Questo rapporto che viene a crearsi fa si che entrambi i termini della relazione subiscano una sollecitazione estrema che mette entrambi in 6 |
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tativa e simbolico dei caratteri della nuova società contemporanea. Antoni Guadì, una delle personalità più ricche e insistenti nello scenario dell’Art Nouveau, interpreta la storia come occasione di continui scontri critici; nel parco Guell il colonnato dorico è rappresentato in divenire, come soggetto ad una scossa tellurica che mette in crisi i valori e le convinzioni della tradizione classica. Lo stesso accade nella casa Batllò dove le polifore gotiche subiscono un’incredibile metamorfosi. L’Art Nouveau prescinde quindi dall’eclettismo recuperando il passato rivivendolo, estrapolandone alcuni aspetti profondi che vengono messi in crisi e rifiutandone l’evocazione letterale. Nel Novecento razionalismo, costruttivismo e organicismo concordano nel voler evitare ogni contaminazione con il passato, predicando l’abbandono di tutti i codici tradizionali, sostituendone con altri completamente nuovi e slegati. Se prima una casa era semplicemente figlia di un’altra casa e alla lontana discendeva dal prototipo della capanna, ora la casa doveva nascere direttamente dai bisogni dell’uomo proiettati nello spazio e nel tempo. Con Le Corbusier e il razionalismo la storia si trasforma in metodologia del fare, in strumento che aiuta a dare una risposta alle esigenze attuali mostrando il rapporto di necessità che anche nella memoria del passato legava l’opera all’uomo e ai suoi bisogni. _1.3 Memoria e moderno - la perdita del senso storico
Il manifesto futurista dell’11 febbraio 1910 che ha gettato le basi per il movimento “moderno” in Architettura, può diventare una chiave di lettura della tendenza e soprattutto dell’atteggiamento che questa nuova generazione di archi8 |
CittĂ analoga Aldo Rossi
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estratto del catalogo conclusivo del Manifesto futurista dell’11 febbraio 1910 di Antonio Sant’Elia (Milano).
Casa Batllò Barcellona, Spagna Antoni Gaudì
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filosofo e saggista spagnolo della prima metà del Novecento e massimo esponente dell’esistenzialismo e del prospettivismo.
2| Declinazione della memoria in architettura
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Mappa storica di Milano 1573
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3| Dialogo con gli architetti
L.P.: Il vostro contatto ha avuto inizio con l’esperienza della tesi di laurea e con la collaborazione con l’Arch. Consuegra. Quanto questa esperienza ha influito nel vostro modo di concepire l’architettura e nel modo in cui affrontate i temi che vi vengono proposti?
ETB: Abbiamo avuto la fortuna di venire a contatto e conoscere, inizialmente per fama, l’architetto Consuegra con il quale abbiamo collaborato una volta terminata la tesi progettuale a Venezia con il docente e Urbanista Secchi. Lo studio che ha Consuegra a Siviglia è impostato con una modalità molto interessante perché mantiene un carattere fortemente autoriale e gerarchico, esiste il controllo da parte dell’architetto che detta le linee guida per il progetto mantenendo sempre le proprie riflessioni all’interno degli stessi. L’artigianalità che caratterizza quest’atteggiamento è stata per noi molto interessante e ci ha influenzato nel mantenere le riflessioni e le dimensioni del progetto a un livello artigianale sia per quanto riguarda l’iter progettuale, sia in fase progettuale quando ci si deve rapportare con la materia e la forma stessa del progetto. Il carattere storico del progetto nasce sicuramente da questa collaborazione con l’architetto Consuegra che non è mai stato interessato all’intervento a tabula rasa, in un contesto privo di storia, bensì è in continua ricerca del luogo considerato non tanto come luogo geografico quanto alla lettura personale che permette di coglierne i caratteri storici e morfologici. Nella cultura del luogo entrano varie dimensioni che si rapportano e arricchiscono la fase iniziale del progetto; questo modus operandi ci sembrava molto interessante perché il progetto si lasciava precedere da questa profonda volontà di capire e concepire il luogo con il quale si stava lavorando. |
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Portando con noi gli insegnamenti universitari sicuramente questo per noi è stato un punto di partenza che ci ha poi influenzato nello sviluppo delle nostre prime elaborazioni che risentivano e risentono tuttora del forte interesse per quello che riguarda il periodo precedente al vero e proprio progetto. Questo procedimento non è semplice come può sembrare, non si ferma solo ad una semplice analisi contestuale; devi essere capace di far emergere dei temi che sono frutto dei tuoi studi, del tuo percorso e delle tue passioni così da agganciarli a quella dimensione spaziale. Nello studio non si partiva mai da una forma data o su una ricerca formale, proprio perché la prima condizione era quella di studiare molto l’esistente, farsi stimolare da quello che c’è e a quel punto lavorare sull’inserimento del progetto architettonico all’interno dello spazio, che non è solo luogo bensì contesto storico. È proprio questo il processo architettonico che ci porta a dire che il nostro lavoro si basa su un “meccanismo” artigianale. L.P.: Spesso viene riportato come la vostra ricerca progettuale si basi su un “pentagramma architettonico”. In cosa consiste e quanto condiziona l’esito finale del progetto?
ETB: Per quanto riguarda il nostro modus operandi ci sono delle questioni che ancora una volta risentono dell’approccio dell’architetto Consuegra e che entrano in una sfera più personale legata al nostro studio. Una delle esigenze che abbiamo sentito quando abbiamo iniziato a lavorare, raccogliendo questa eredità che ci sembrava importante per dare uno sguardo alla città in senso critico e produttivo, è stata quella di dettarci delle regole che disciplinassero la possibilità di riflessione sui temi che è sicuramente frutto anche di una condizione lavorativa e progettuale basata su un binomio di idee e esperienze personali. Quando si inizia a progettare, apporti nella fase ideativa quello che è il tuo mondo e le tue riflessioni. 24 |
Quando questo lavoro diventa frutto di una collaborazione viene a cerarsi una condizione di scontro-incontro che produce effetti positivi perché accresce la tua visione, a volte conferma alcuni tue intuizioni ma che a volte può creare delle visioni che corrono su binari paralleli spesso fino alla fine del progetto. Per quanto ci riguarda la nostra conoscenza ha avuto inizio con l’esperienza universitaria, quindi alcuni pensieri sono sempre stati condivisi e rafforzati, ma nell’affrontare la professione trovi comunque momenti in cui o c’è una certa capacità disciplinare nell’ideazione o la situazione diventa complessa. L’idea del pentagramma nasce quindi come necessità di dettare alcune linee possibili in cui muovere il passaggio del progetto, dall’ideazione alla resa finale. Stabilito un certo linguaggio e uno spazio comune di riflessione è quindi possibile instaurare un dialogo chiaro e produttivo che porti ad un arricchimento reciproco e a una convergenza di punti di vista. È quindi una sorta di meccanismo che auto disciplina la progettazione e ha a che fare con l’idea di sviluppare, anche se attraverso molti progetti, un’unica ricerca che sia in grado di portare avanti diverse idee. A volte ci siamo chiesti se questo ci porti a fare progetti che trovino risposte simili seppur si collochino in contesti molto diversi proprio perché basati sulla stessa base di idee e ricerca. Queste “regole” che ci poniamo nel momento in cu iniziamo un progetto si basano anche sul pensiero comune che l’edificio sia un oggetto che deve funzionare sia dentro che fuori il contesto, deve essere in grado di creare una tensione tale che lo porta ad essere forma e allo stesso tempo prescindere dalla forma; a noi interessa proprio questa posizione che ha l’oggetto architettonico, l’essere qualcosa che funziona in mano ma che funziona l’esse ancora meglio quando diventa un sistema inserito in un ambiente e nella sua complessità.
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Questa tensione porta ad un certo modo di lavorare, un modo molto schematico che inizia con la gestione della forma e dell’oggetto. L.P.: In quale modo l’architettura dovrebbe intervenire nello spazio della città contemporanea in continua evoluzione?
ETB: Quello che può interessare rispetto alle città contemporanea e al modo di progettare all’interno di essa è capire come la disciplina saprà trovare nuove forme di contaminazione con altri ambiti, come saprà uscire da questa paralisi mondiale, con quali stimoli e quali forme di espressione. Faccio riferimento ai nuovi territori in cui l’architettura è chiamata ad operare, i territori della contemporaneità. Il campo di azione dell’architettura futura non è più quello della rottura o della discontinuità; di queste due parole si è nutrita, in modo a volte demagogico la modernità. L’attenzione alla ricucitura urbana, alla paziente riconnessione, alla sovrapposizione e al riciclo dei paesaggi. Questi paradigmi sono l’autentico percorso, dopo la barbarie dell’architettura spettacolo, per restituire alla società il pr fondo valore civile, educativo ed estetico che l’atto del costruire comporta. L.P.: I vostri progetti sono spesso accomunati da un contesto molto suggestivo e presente con il quale si confrontano mantenendo sempre una certa armonia. Come questo condiziona la composizione del progetto e come viene gestito durante la fase progettuale?
ETB: L’architettura è un territorio di confine, un territorio limite; molti mondi s’incontrano in questa disciplina: la dimensione pubblica, la dimensione sociale, la dimensione urbana, la dimensione culturale e intellettuale come quella politica, fino alla dimensione fisica della costruzione. Per noi fare architettura è mettere in relazione tutti questi mondi, trovare possibili linguaggi comuni.
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La ricerca progettuale del nostro studio non è ossessionata dall’idea di creare o utilizzare un linguaggio codificato e riconoscibile. Quello che maggiormente ci attrae è riuscire a proporre un’architettura capace di occupare spontaneamente e con intensità il paesaggio nel quale s’interviene. Nel nostro lavoro concentriamo l’attenzione non tanto sull’oggetto architettonico in sé, quanto sulle sua capacità di assorbire e rispondere alle energie dei luoghi. Si tratta di una dimensione sfumata e difficile da verbalizzare. I due mondi che maggiormente ci attraggono e sui quali ci concentriamo sono quelli dell’astratto e dell’atmosferico. La prima dimensione è quella astratta, ossia quel momento in cui l’oggetto architettonico si organizza con leggi proprie, indipendenti dal contesto e dai fattori esterni. Poche regole chiare, un pentagramma dentro cui muovere un limitato numero di note. Questo dà al proget to flessibilità e gli garantisce un supporto concettuale limpido, indispensabile a qualunque atto creativo fisico, per permanere vivo nel tempo. L’altra dimensione è quella dell’atmosferico. In questo mondo il corpo astratto dell’architettura inizia a cercare compromessi, legami, possibili linguaggi comuni con la realtà fisica. Cerca in poche parole la sua tonalità. Nel nostro lavoro intendiamo con tonalità quella continuità con l’intorno, quell’affinità, quell’empatia che rende il progetto simile a una preesistenza, che lo radica al territorio come se in esso da sempre si trovasse. Questa dimensione atemporale dell’architettura ci pare l’aspetto più interessante e difficile da perseguire. Riuscire a proporre un’architettura che scompaia nel paesaggio, quasi per effetto di uno sfumato pittorico, che riesca ad assorbire e moltiplicare gli stimoli del contesto, come una cassa di risonanza. | 27
L.P.: I concorsi sono stati fino ad oggi il campo in cui avete potuto esprimere al massimo il vostro pensiero architettonico. Quanto pensate che sia importante durante la carriera di un giovane architetto e quanto lo è stato per voi?
ETB: I concorsi non sono l’unico modo per aprirsi una strada ma sono il più democratico. La committenza privata è un’entità che sta rapidamente mutando e difficilmente rappresenta e rappresenterà un canale accessibile per il giovane studio che desidera iniziare. Nel concorso, invece, lo studio può proporre la soluzione di un dato problema e confrontarlo con quella degli altri. Questo è di per sé virtuoso perché genera una riflessione collettiva e non individuale, dunque un confronto. Inoltre permette di fare ricerca, di scendere sul campo più autetico della nostra disciplina che è quello dell’azione progettuale, confrontandosi con molti temi altrimenti preclusi. Nonostante questo, impostare la traiettoria professionale sui concorsi è una sfida molto ambiziosa e richiede una preparazione, anche mentale, che solitamente l’università non offre. L.P.: Il rapporto che si instaura tra la memoria del luogo e l’architettura è un tema molto importante e presente nei vostri progetti; in quale modo ha luogo questo tipo di relazione all’interno dei vostri progetti?
ETB: Il tema della memoria è abbastanza difficile perché esiste una varietà di modalità con cui essa si può manifestare all’interno dei vari progetti. In base al luogo in cui ci si trova e alla relazione che esso può creare con l’oggetto architettonico che si va a creare, la memoria può condizionare e arricchire la fase progettuale da diversi punti di vista; ci sono casi, all’interno dei nostri elaborati, in cui la memoria viene intesa come qualcosa di intrinseco al contesto, che può essere di natura storica o 28 |
paesaggistica come nel caso del progetto per Senior City a Cortina, uno degli ultimi progetti su cui stiamo lavorando. Questa però non è l’unica modalità con cui la memoria agisce all’interno del progetto proprio perché ogni condizione, ogni situazione che l’oggetto architettonico deve affrontare sia in fase progettuale sia nel momento della sua realizzazione è diversa e diversamente complessa. Spesso la memoria è una condizione che si radica alla tradizione, ad alcune figure del passato proprio perché il loro valore porta con sé dei significati che diventano propri del progetto, come nel caso del Museo archeologico a Punta Umbria in Spagna che prende esplicitamente come riferimento l’Haima, ossia la tradizionale tenda araba che sollevandosi con un gesto tanto semplice quanto efficace mostra ciò che contiene e, nel caso del progetto, svela la relazione che si viene a creare con il contesto. Ancora differente è il caso della biblioteca civica di Bressanone, dove la memoria assume una valenza simbolica, quasi materica dove lo spessore delle mura che compongono l’architettura e le arcate che arricchiscono i prospetti e gli ambienti interni sono tipiche del contesto urbano nella quale si inserisce e diventano elementi con cui il progetto dialoga e crea tensioni con il luogo, rendendolo più interessante e radicato. Questi sono solo alcuni esempi di come per noi la memoria condiziona e arricchisce la fase progettuale dell’architettura ed è interessante, a nostro parere, questa sua condizione di pluralità con la quale si può manifestare. Treviso 8 agosto 2014 | 29
4| Progetti
La proposta per il Nuovo Mercato di La Laguna, Spagna, parte dal considerare lo spazio pubblico e dinamico del mercato come uno scenario collettivo che sin dal XVIII secolo si caratterizzava per le grandi strutture in vetro e acciaio che creavano un dialogo fra le geometrie e la luce. Nella tradizione araba, ad esempio, il mercato è luogo di interazione tra la vita quotidiana e quella sociale, spazi che influenzano i flussi delle persone. La proposta presentata dallo studio Tessari Bandiera è stata fortemente influenzata dalla presenza di alcune preesistenze di rilevanza architettonica all’interno della trama dell’edificato: la grande piazza antistante all’area in cui dovrebbe sorgere il nuovo mercato e la cappella del XV secolo di San Miguel. Il nuovo progetto si pone come elemento di mediazione in grado di mettere in relazione questi elementi contestuali; partendo da un volume unitario all’interno dell’area di progetto, l’edificio nasce da un abile esercizio di sottrazione che permette di creare all’interno uno spazio funzionale e sicuro, in grado di mettere in relazione le varie parti. Questo esercizio di addizione e sottrazione permette di introdurre un ampio edificio che mantiene la tradizionale ritmicità che caratterizza i mercati urbani, diventando elemento rievocatore della cultura e della tradizione degli spazi pubblici. Quasi come fosse un gesto semplice quanto efficace, questo meccanismo di estrusione fa il modo che si vengano a creare spazi interni voltati che si intersecano lasciando uno spazio arioso in cui la luce genera un paesaggio interiore che si carica di un forte valore civile. | 35
L’operazione astratta che viene compiuta sul volume iniziale permette di definire un’asse principale con orientamento Nord-Sud; questa nuova direzionalità non solo mette in collegamento l’interno dall’esterno, bensì pone in relazione il nuovo parco a Nord con la cappella e il sito archeologico che altrimenti sarebbe chiuso dai grandi volumi delle corti e dal nuovo mercato. Lo spazio interno viene gestito in maniera molto candida: arredamento bianco in accostamento alle grandi cupole rivestite con ceramica smaltata che crea uno scenario suggestivo incontrando la luce che piove dall’alto. Lo spazio così creato può essere suddiviso in cinque grandi elementi indipendenti: i primi due fungono da ingresso e grande spazio pubblico aprendosi verso gli spazi aperti della città, mentre i restanti tre vengono utilizzati esclusivamente per fini commerciali. Questa ulteriore distinzione funzionale degli spazi fa nascere all’interno del progetto rapporti visivi di grande ricchezza che permettono di leggere la città dal mercato e viceversa, quasi a confondere ciò che è merce e ciò che è la vita quotidiana e mostrando la sua forza e vitalità. Il mercato riacquista quindi una continuità con l’ambiente, la società e lo spazio urbano. La riflessione che viene fatta in questo caso è sullo spazio vero e proprio del mercato. Molti aspetti di questo progetto erano dettati dal regolamento del concorso al quale i due architetti hanno partecipato, ma hanno cercato di sfruttarli in maniera intelligente creando spazi che richiamino il mercato tradizionale. 36 |
Viene interpretato come un grade spazio pubblico, visibile in ogni momento della giornata e allo stesso tempo fruibile e attraversabile. A differenza del progetto per la Biblioteca Civica di Bressanone in cui la memoria condizionava la materia, in questo caso la stessa memoria che si ancora al luogo e alla lettura preliminare che viene fatta su di esso, detta le regole per gli spazi e le suggestioni che questi suscitano alle persone che li vivono.
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Progetto per il mercato Spagna Principio compositivo
Progetto per il mercato Spagna Maquette di studio
Progetto per il mercato Spagna Pianta piano interrato
Progetto per il mercato Spagna Pianta piano terreno
Progetto per il mercato Spagna Pianta piano primo
Progetto per il mercato Spagna Sezioni
Progetto per il mercato Spagna Vista interna
Progetto per il mercato Spagna Vista esterna
Il progetto per la nuova biblioteca civica di Bressanone nasce come occasione progettuale per risolvere una delle zone tutt’oggi irrisolte del centro storico della città. Il centro di Bressanone sedimenta nel linguaggio degli spazi urbani e nelle forme architettoniche un grande salto nella storia e nella cultura stessa della città. La profonda massa costruita e le ridotte aperture degli edifici raccontano di una tradizione volta verso la protezione e l’accoglienza di spazi interni che portano con se‘ il passaggio del tempo e la necessità di definire dei chiari bordi entro i quali abitare. L’architettura agisce quindi come uno scrigno che custodisce la vita sociale senza interrompere la continuità con lo spazio esterno e la vita pubblica. Il progetto prevede la costruzione di un nuovo polo bibliotecario attraverso il risanamento del fabbricato dell’ex-guardia e parti del tribunale con l’aggiunta di una nuova volumetria di completamento nel quartiere del Duomo. L’occasione progettuale è tanto interessante quanto delicata proponendosi come un elemento discreto ma che al contempo non rinunci a un’immagine di contemporaneità e continuità con il luogo. Proprio questi due concetti diventano chiave di lettura della soluzione proposta: un nuovo volume capace di sostenere il confronto con l’esistente, ma che al contempo riprenda i caratteri tipici della zona come le possenti mura e le aperture a arco che compongono la trama urbana della città. Viene quindi a crearsi uno spazio continuo che si difende dall’esterno grazie ad un sistema di muri molto spessi che ospitano vani di servizio e che diventano | 49
valore intrinseco del progetto. Il sistema ad arco si propone come l’unico elemento espressivo della proposta che, come per il progetto per il mercato coperto di La Laguna, nasce come meccanismo di sottrazione di massa al grande volume compatto della biblioteca. Questo “semplice” gesto compositivo controlla e determina tutti gli aspetti del progetto, dall’immagine silenziosa e discreta alla distribuzione interna degli spazi. Lo scavo che caratterizza la facciata non solo conferisce alla proposta un’immagine contemporanea semplice ed efficace, bensì la carica di valore pubblico e sociale proponendo un chiaro segnale urbano per la cittadinanza. La chiarezza iconica e riconoscibile della nuova biblioteca civica le permette di innestarsi nel difficile centro storico e cittadino senza lederne l’armonia che la storia e le culture hanno contribuito a comporlo nei secoli. Anche l’organizzazione interna viene influenzata dalle logge scavate nel volume originale, creando una cascata di spazi interni in continua connessione visiva portando il lettore a sentirsi dentro ad un “ventre” che lo accoglie generosamente ma che permette allo stesso tempo di avere un rapporto e un dialogo con la città e con il meraviglioso paesaggio circostante. La memoria assume un carattere materico, molto interessante per quanto riguarda questo progetto. Il suo valore intrinseco alla città e alla sua cultura è talmente presente e insistente che ne condiziona i caratteri progettuali come ad esempio lo spessore delle mura, molto imponenti rispetto al solito. In questo caso il luogo ha fatto praticamente tutto da 50 |
sÊ, ha condizionato il prospetto e i suoi caratteristici archi che lo aiutano ad integrarsi al contesto cosÏ storico e tradizionale e che nel contempo consentono il rapporto con lo spazio esterno e le varie aree del progetto. Questo carattere che la memoria assume è molto interessante e inedito per quanto riguarda la loro esperienza e permette di ottenere un risultato altrettanto unico e difficilmente ripetibile perchÊ proprio al luogo.
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Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Principio compositivo
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Maquette di progetto
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Pianta piano terreno
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Pianta piano primo
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Pianta piano secondo
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Sezioni
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Vista interna
Progetto per la nuova biblioteca civica Italia Viste esterne
Il progetto per il nuovo centro polifunzionale a Sappada, proprio in analogia alla nuova biblioteca civica proposta a Bressanone, affronta in maniera elegante e molto chiara la collocazione in un contesto carico di significato e tradizione. Come la maggior parte dei centri montani il paese è formato da una sequenza di diverse borgate, ancora oggi individuabili dalla presenza di svariati luoghi per il ritrovo collettivo con un richiamo anche alla vita devota dei Sappadini. La borgata di Bach, dove sorgerà il progetto proposto dallo studio, è da sempre considerato il centro del paese essendo massima espressione della tradizione costruttiva alpina: logge esposte al sole e l’antica architettura in legno fanno da sfondo all’ampia vallata retrostante. Proprio questo scenario incornicia e diventa materia di progetto per i giovani architetti che riprendono la tipologia classica della loggia rapportandosi inoltre con la scala misurata del borgo. Il nuovo complesso si propone come un sistema di tre architetture, uguali in modulo e tipologia, che sembrano adagiarsi sulla caratteristica topografia del sito sfruttando il salto di quota Nord-Sud per incassare le varie funzioni. Il doversi confrontare con un’identità del borgo molto chiara e affermata fa sì che il centro polifunzionale si caratterizzi per una lirica molto semplice ed austera, con corpi di fabbrica ben studiati e proporzionati fra loro. Viene quindi a crearsi un borgo nel borgo che non solo ripete il fascino della tradizione Alpina, ma che ne riprende il fascino e la discrezione. Le due facciate verso Via Malpa si fondono alla successione degli alzati del costruito inserendosi nella succes| 63
sione ritmica di logge e terrazze aperte verso Sud, mentre il volume isolato collocato sul fronte opposto crea una piccola piazza urbana nella quale trova spazio una fontana. Ogni padiglione ospita una diversa funzione, ma allo stesso tempo sono collegati tra loro sfruttando il salto di quota nel quale viene inserito il garage. Il trattamento di facciata amalgama e accomuna i tre blocchi: ampi loggiati sul fronte sud e struttura portante con rivestimento in legno. La tipologia a padiglione garantisce inoltre la massima esposizione possibile diventando il cuore del progetto scanditi dai montanti verticali lamellari dei prospetti. Il centro diurno per anziani ha accesso diretto dalla piazzetta a sud del complesso, mentre lo spazio interno si sviluppa lungo l’asse est-ovest incassandosi nella pendenza. Gli ambienti interni sono definiti da grandi spazi aperti in cui le funzioni di supporto non ne interrompono la continuità. L’ultimo piano ospita la sala polifunzionale che prende valore grazie all’ampio loggiato che si apre sul fronte sud facendo diventare protagonista dell’ambiente interno il suggestivo scenario alpino. Lo stesso trattamento di aperture e spazi interni viene riservato per il centro civico, posto in adiacente al volume precedente. La scuola materna, apparentemente isolata volumetricamente dalle altre due funzioni ma collegata da un corridoio incassato nel cambio di quota del terreno, ospita sale di riposo e ricreazione per i bambini che si alternano all’ampia sala del refrettorio e alle cucine, servizi messi a disposizione anche per il centro anziani. Queste diverse funzioni che in apparenza possono non seguire un ragionamento di fondo, sono in realtà mas64 |
sima espressione del vivere quotidiano; sono spazi abitati da bambini che scoprono giorno dopo giorno di appartenere a una comunità, da anziani che questa comunità hanno contribuito a formare o da persone che si avvicinano per la prima volta a questo luogo. Percorsi di vita, da compiere e compiuti, si uniscono in un unico luogo e di fronte allo stesso magnifico paesaggio. Proprio per questi motivi lo spazio pubblico è pensato come luogo di relazione spaziale e visivo fra le parti. Il tema della memoria in questo caso è codificato: una volta letti alcuni elementi interpretandoli e traducendoli in termini progettuali, il legame che il progetto instaura con il contesto e con la vita cittadina viene a crearsi autonomamente. La memoria è talmente forte e presente che è in grado di plasmare il progetto stesso, definirne gli spazi e il suo rapporto con il paesaggio. È esplicito il riferimento alla tipologia costruttiva locale, ma viene tradotta in un linguaggio moderno e differente riducendo il legame con il tempo ai minimi termini, ma allo stesso tempo rendendolo presente e radicato. In questo caso la memoria è riferita al luogo fisico in cui l’oggetto architettonico si colloca, ma questa è solo una delle tante declinazioni che essa può assumere in fase progettuale.
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Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Principio compositivo
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Maquette di progetto
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Pianta piano interrato
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Pianta piano terreno
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Pianta piano primo
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Sezioni
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Vista interna
Progetto per il nuovo centro polifunzionale Italia Vista esterna
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Il progetto fa della trasparenza una caratteristica primaria in modo da non ostacolare la visuale sul paesaggio e che allo stesso tempo permetta di creare gli ambienti interni necessari. Lo spazio espositivo è situato sul lato Sud della trama in modo da approfittare delle infrastrutture esistenti e di non interferire con eventuali reperti che possono essere riscoperti nel tempo; la sala interna, anticipata da un ampio ingresso, può essere suddivisa in previsione di mostre di dimensioni contenute con una sala riservata alle proiezioni. Queste funzioni trovano spazio al di sotto della piattaforma, in continuità con il sito in modo da mescolare l’oggetto e il contenuto generando stimoli intensi nella percezione di uno spazio continuo. Per consentire una lettura completa del paesaggio e del contesto nel quale si colloca il nuovo museo archeologico, gli ETB hanno pensato a due rampe accessibili dalla piazza interna dalle quali è possibile raggiungere le due terrazze belvedere poste in copertura. Questi collegamenti sono inseriti negli spazi comuni dell’edificio, quasi a voler rimarcare la caratteristica pubblica del progetto. Le due terrazze trovano un diverso orientamento: quella a sud permette di godere appieno del paesaggio mentre quella a nord diventa la conclusione del percorso museale fungendo da spazio per piccole mostre temporanee. Il grande arco che divide le due piattaforme crea uno spazio sottostante in continuità visiva tra interno ed esterno. Il progetto cerca quindi un’espressione neutra e silenziosa, che rende vero protagonista il contesto a cui mai cerca di negare la vista. 78 |
Proprio la strategia di aprire assi visivi e percorsi che rompino la scatola candida del recinto conferisce allo spazio una valenza collettiva in cui la società possa esprimere il suo interesse per la scoperta delle proprie radici culturali. La memoria viene trattata come un artifizio per generare il progetto, una sorta di pretesto per raggiugere una certa tensione che altrimenti il progetto non avrebbe avuto. Dovendosi rapportare con dei resti romani che erano emersi in questa zona, sembrerebbe immediato il collegamento con il tempo e la memoria; ma non è quello che hanno pensato i due architetti. Le rovine sono state “racchiuse” dall’edificio stesso la cui forma diventa l’esplicito riferimento al significato e all’intenzione che il progetto assume nei confronti delle rovine. Un oggetto che protegge e allo stesso include il protagonista del museo archeologico lasciandolo scoperto e accessibile, come se diventasse un luogo collettivo e di ritrovo conferendo al progetto lo stesso carattere pubblico.
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Progetto per il nuovo museo archeologico Spagna Principio compositivo
Progetto per il nuovo museo archeologico Spagna Maquette di progetto
Progetto per il nuovo museo archeologico Spagna Pianta piano terreno
Progetto per il nuovo museo archeologico Spagna Sezioni
Progetto per il nuovo museo archeologico Spagna Vista interna
Progetto per il nuovo museo archeologico Spagna Viste esterne
L’edificio in questo caso si inseriva in un contesto molto particolare, quello di Cortina caratterizzato dalla forte presenza di elementi naturali. In particolare il nuovo centro per anziani si colloca su in un’area verde la cui caratteristica principale è quella di avere una pendenza che rimane pressoché costante lungo tutto il tratto. Gli unici elementi con cui il progetto si confronta sono il torrente e la preesistenza a fianco dell’area interessata; la richiesta della committenza era quella di creare sistema residenziale per gli anziani con spazi che stimolassero la loro vita sociale e la collettività. La riflessione che è nata durante la fase progettuale era quella di mettere in gioco il tema della contemporaneità usando come mezzo la memoria, una specie di andata e ritorno costante; questo pensiero nasce sia dalla pressione del contesto che si presenta molto finito, completo nella sua forma sia dall’alterazione di alcuni elementi che creano frizioni e condizioni molto delicate. Il lavorio che è stato fatto in fase di progetto è quello di prendere molto in considerazione la tradizione. In questi luoghi è molto forte la cultura costruttiva e sociale, due elementi che, una volta messi a confronto e fatti dialogare l’uno con l’altro attraverso una lettura sintetica che fa emergere alcuni aspetti, ha prodotto alcuni spunti progettuali che hanno permesso di elaborare una forma autonoma che spesso prescinde dal luogo in cui ci si trova. Per gli architetti questa caratteristica che ha l’oggetto architettonico è un valore aggiunto, il prescindere da alcune influenze che può generare il contesto per creare forme semplici e chiare a tal punto da inserirsi autonomamente nel contesto. Nel caso specifico si è lavorato con due elementi a corte centrale nati da un unico oggetto iniziale cubico | 89
che tagliato trasversalmente e fatto slittare orizzontalmente ha prodotto il volume che caratterizza il progetto. Questo processo è completamente alieno alla tradizione urbana locale sia da punto di vista sociale che costruttivo, ma il risultato che ha prodotto questo semplice gesto ha permesso di rapportarsi con le tipologie architettoniche tipiche di Cortina; lo sbalzo e l’appo ggio minimo a terra che caratterizza il progetto riprende le abitazioni locali che, a causa di condizioni climatiche e le persistenti nevicate che gravano sul luogo annualmente, presentano sempre un basamento che funge da attacco al suolo e che al contempo protegge la parte superiore in legno che si espande in pianta generando uno sbalzo a piano terreno e permettendo di avere uno spazio coperto seppur esterno ai locali interni. La memoria viene quindi presa in considerazione da diversi punti di vista: quello sociale, quello funzionale e quello costruttivo. Esiste, all’interno del progetto, un visibile richiamo alla tradizione costruttiva locale di Cortina come ad esempio l’utilizzo del legno che permette di potersi integrare maggiormente nell’edificato urbano e che allo stesso tempo conferisce identità al progetto stesso. Si passa poi al legame tradizioni del posto e alla vita sociale che quasi sempre sembrava organizzarsi attorno a spazi non urbanizzati, a dei vuoti urbani o ai piccoli orti che lo studio ha voluto riproporre all’interno del progetto attraverso la tipologia della corte che assume quindi un valore aggiunto. La memoria quindi non agisce solo come elemento che plasma e genera la forma e la matericità dell’edificio, ma ne condiziona anche il rapporto con il suolo, con il contesto e con le persone che lo abitano. 90 |
Il contatto minimo che l’edificio innesta con il contesto permette di creare zone di ombra che diventano luoghi per la collettività e per il ritrovo dei cittadini e che vengono attrezzati con sedute e trattati come vere e proprie piazze. Un’ulteriore condizione che genera la memoria è il modo in cui viene pensata la copertura, un’opportunità per replicare, addensando, la condizione paesaggistica degli orti della borgata e che permettesse di percepire l’edificio come un proseguo del pendio come a sottolineare il suo rapporto alle radici e al contesto urbano. La memoria non deve essere intesa quindi solo come qualcosa che genera degli schemi generativi del progetto; le varie condizioni che nascono ed emergono da questo continuo rapporto con la memoria devono interagire e rapportarsi tra di loro generando delle tensioni che la rendono produttiva a tal punto da far nascere delle condizioni che sono in grado di generare la materia stessa del progetto.
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Progetto per una residenza per anziani Italia Principio compositivo
Progetto per una residenza per anziani Italia Maquette di progetto
Progetto per una residenza per anziani Italia Pianta piano terreno
Progetto per una residenza per anziani Italia Pianta piano primo
Progetto per una residenza per anziani Italia Assonometria
Progetto per una residenza per anziani Italia Assonometria
Progetto per una residenza per anziani Italia Vista interna
Progetto per una residenza per anziani Italia Vista esterna
5| Conclusioni
Lo studio che si è deciso di analizzare, seppur sia emergente e fondato da due giovani architetti italiani, ha ricevuto nel corso degli ultimi anni diversi riconoscimenti dal punto di vista architettonico partecipando a diversi concorsi che gli hanno permesso di sviluppare progetti che spesso sono anche diventati argomento di discussione in alcuni articoli nelle più importanti riviste di architettura. La modalità con cui lo studio affronta il tema della memoria è radicale e a volte inedito, frutto di una cultura architettonica tramandata dall’ arch. Consuegra che pone particolare attenzione allo studio storico del contesto. I progetti che si sono voluti analizzare sono a testimonianza di come il tema della memoria nella disciplina architettonica possa assumere diverse varianti e possa influenzare in maniera differente l’oggetto architettonico modificando il luogo in cui esso trova posto. La memoria non è quindi solamente un rivolgersi al passato in modo distaccato, bensì analizzarlo con uno sguardo critico cogliendone gli aspetti che pos sono aiutare il progetto a dialogare con il preesistente, assumerne i caratteri principali reinterpretandoli e donandogli nuova vita. L’atto della citazione diventa fondamentale per i due architetti, ma questo atto così deciso e volontario crea un legame tanto sottile quanto affascinante all’interno dei progetti.
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