AGORÀ - EDITORIALE
ANCHE IN MOLISE CON LEALTà di Marcello Caliman
Mons. Gianfranco De Luca, Vescovo di Termoli - Larino, ha affermato “Il giornalismo è vocazione, è una professione che va vissuta quasi in spirito di missione e, senza dubbio alcuno, è da mettere al servizio di tutti e per tutti ma soprattutto dell’unica verità: quella del Vangelo”. Chi scrive è stato particolarmente colpito da questa definizione del giornalismo, che sin dal primo articolo pubblicato tanti decenni fa ha cercato di fare sua, senza se e senza ma. Dare l’opportunità a qualcuno di esercitare questa affascinante professione è come dargli tra le mani un’arma, sta all’intelligenza di ognuno di saperla utilizzare correttamente. Leggo sovente articoli spazzatura, triti di falsità e qualunquismo, scritti soltanto con l’intenzione di distruggere un avversario proprio o dell’editore o della forza politica o di potere che è dietro la testata giornalistica. E invece ogni giornalista se vuole essere un cristiano coerente dovrebbe ricordarsi sempre di intingere la penna nell’inchiostro della verità, quella ispirata da duemila anni dai vangeli. Bene fa Mons. De Luca a invitare tutti a un atteggiamento corretto e ortodosso. I redattori de La Città del Golfo, siano cattolici praticanti o laici convinti, credono nel rispetto delle persone e nella deontologia professionale. Non per nulla è in programma venerdì 22 agosto alle 20.45 presso la Darsena Flying sul Lungomare di Scauri, nell’ambito della XVIII Edizione dello Scauritanum organizzato dalla Sezione del Golfo di Gaeta di Italia Nostra, una tavola rotonda sul tema “Giornalismo e Deontologia: le regole dei codici e quelle della coscienza” a cura della redazione del nostro mensile interregionale “La Città del Golfo”. I saluti del presidente Grazia Sotis, docente universitario, anticiperanno gli interventi di Arcibaldo Miller, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma, di Pierpaolo Filippelli, Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, e di Simona Gionta, direttore del settimanale on line FORUM. Ho scritto mensile interregionale poiché da questo mese la nostra rivista abbraccia un territorio che va da San Felice Circeo, sul Mar Tirreno, alla riva molisana del Mar Adriatico. Diventiamo interregionali, un salto di qualità che consentirà di creare sinergie tra il Lazio Meridionale e il Molise. Non per nulla ospitiamo, tra l’altro, interessanti reportage sugli accordi istituzionali sottoscritti per garantire migliori e innovativi collegamenti ferroviari e viari tra le due regioni. Ci auguriamo che i lettori del Molise ci accolgano con calore e simpatia, noi assicuriamo che saremo sempre al loro servizio, lealmente. Nel contempo l’inserto il Dialogo cresce in quanto oltre alle due diocesi pontine seguirà con interesse le quattro diocesi molisane e non potevamo iniziare con migliore auspicio: la visita in Molise di Papa Francesco, attento sempre ai territori periferici d’Italia. Benvenuto Santo Padre.
87
88
L’INCHIESTA
Il sindaco Renato Natale in comizio a Casal di Principe (foto Mauro Pagnano)
Opera di Gaetano Porcasi
Terra dei fuochi, Casal di Principe e la parabola di un territorio che ha conosciuto sempre sacrifici e contraddizioni
TrA ErOI E pENTITI di raffele Vallefuoco
“Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi” scriveva il drammaturgo Bertolt Brecht, derelitto quello che si affida ai pentiti, aggiungo io. Benvenuti in ‘Terra di Lavoro’, orgoglioso lembo di territorio, oggi diventato nell’immaginario di tutti ‘Terra dei fuochi’, dilatando così spropositatamente nella percezione collettiva il fazzoletto di comprensorio, o meglio il triangolo con punte nelle province di Napoli e Caserta, che ha conosciuto lo scempio del traffico dei rifiuti orchestrato dalla camorra. Eroi, e oggi anche pentiti, sono parte integrante di quella parabola che, intrecciandosi con la vita quotidiana, la fuga dei giovani, le intimidazioni e i ricatti, conosce sfumature color arcobaleno. E si sa, l’arcobaleno fa rima con speranza. Don Peppino Diana ne è stato l’esempio più fulgido. Come scrisse Roberto Saviano in ‘Gomorra’ “don Peppino non voleva fare il prete consolatore”, “l’obiettivo era invece comprendere, trasformare, denunciare, fare l’elettrocardiogramma al cuore del potere economico”, rieditare i rapporti che sino a quel momento avevano caratterizzato la dinamica religione – mafie, come aveva denunciato nel suo scritto ‘Per amore Impaginazione Luca Scotto lacittadelgolfo@gmail.com
Direttore Responsabile Marcello Rosario Caliman marcellorosariocaliman@gmail.com 349.4442512 - Via Appia, 622 04026 Scauri LT
Direttore Marketing Anna D’Alessandro 333.2319089 oltreanna@gmail.com
Garante del Lettore Lino Sorabella garantedeilettori.golfo@gmail.com
Arte Stefania De Vita Archeologia Tommaso Conti Ecclesia - Il Dialogo don Francesco Guglietta Benedetto Baldascino Lino Sorabella Ecologia Cesare Crova Eventi Cristina Febbraio Cinzia Gragnano Fotografia Giuseppe Morelli
del mio popolo non tacerò’. Una lungimiranza che oggi si specchia nelle limpide parole del Santo Padre: "Coloro che nella loro vita hanno scelto questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati". Coprotagonista di quell’impegno, cittadini più o meno giovani, uniti dal desiderio di riscattare il territorio nel quale avevano deciso di vivere. Tra questi si distinse Renato Natale, che per una breve parentesi, tra il ’93 e il ’94, fu anche sindaco di Casal di Principe. Tra i primi a trovare esangue don Peppino, dilaniato da cinque colpi di pistola nella sacrestia della Chiesa San Nicola di Bari, Renato Natale, a distanza di venti anni, ne raccoglie il testimone, tornando a rappresentare i Casalesi come sindaco di questa comunità. Un passaggio di consegne ideale che si è alimentato con piccoli e grandi gesti che hanno
Historia Salvatore Cardillo La Casa di Thalia Anna Maria Capasso Sport Manuel Ricuperato Proposte Letterarie Alfonso Artone Cinema & Concerti Gian Paolo Caliman Cultura & Letteratura Grazia Sotis Reportage Lazio Zina Aceto Andrea Brengola Pino De Renzi Lucia Mancini
caratterizzato questi anni: i progetti di educazione alla Legalità, l’impegno degli Scout, una rinnovata presenza delle istituzioni, e il concorso di forze dell’ordine e magistratura capace di sgretolare il clan dei casalesi, la confederazione di gruppi camorristici che ha condizionato la vita di questa terra. Oggi questa azione congiunta ha spinto Antonio Iovine, al vertice del clan dei casalesi, ad un percorso di collaborazione con lo Stato. Una scelta che il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, ha definito ‘storica’, perché: “Il pentimento del boss Antonio Iovine rappresenta la presa d'atto della sconfitta del clan dei casalesi”. Una decisione di pentimento che non sarebbe maturata senza l’impegno di un pugno di eroi e la strenua resistenza di quanti si sono opposti alla camorra, pagandone con la vita il prezzo.
ALLEATI IN TErrA dI GOMOrrA
u In terra di ‘Gomorra’, Renato Natale ha importanti alleati. Negli anni, infatti,
Lorenzo Diana (in foto) si è contraddistinto per il suo impegno antimafia, condotto con forza sino in Parlamento, nel quale è stato vicepresidente della Commissione antimafia. Da anni sotto scorta, il clan dei casalesi progettò di ucciderlo, il sen. Diana attualmente è membro della Fondazione Antonino Caponnetto, coordinatore della ‘Rete per la Legalità’, struttura di associazioni e fondazioni antiusura, nonché presidente del Caan, acronimo per Centro Agroalimentare Napoli, incarico conferitogli dal sindaco Luigi De Magistris per “liberare il centro dalla camorra”. Un impegno che Diana assolve con rigore e sacrificio, costanti della sua attività di cittadino e Politico.
Reportage Molise Angela Carretta Luca Dragonetti Stefano Venditti Salute & Benessere Evelina Forte Claudia Taffuri Sergio Traiola Alessandro Sparagna Gianluigi Zeppetella Società & Legalità Raffaele Vallefuoco Teatro Simona Gionta Terra Laboris Francesco Miraglia Tribuna Giovanile Matteo Marcaccio
Viaggi Maria Teresa D’Acunto Web Publisher Ivan Giampetruzzi Enti Istituzionali Comune di Gaeta Paola Colarullo Comune di Minturno Antonio Lepone Comune di Formia Simone Pangia Comune di Fondi Ufficio Relazioni Esterne Regione Lazio Consiglio Regionale Gaetano Orticelli
Forum coordina Simona Gionta collaboratori Chiara De Meo Patrizia Di Micco Alessandra Di Nucci Daniele Di Nucci Chiara Di Pinto Ivan Giampetruzzi Michele Gionta Antonella Magliozzi Martina Micillo Erika Mirante Gioia Pernarella Simona Romanelli Valeria Verrillo
Tutte le collaborazioni e prestazioni redazionali sono da ritenersi a titolo gratuito, salvo preventivi accordi contrattuali, e il contenuto degli articoli rispecchia l’opinione degli autori. Gli articoli, i saggi, le lettere, le fotografie e i disegni, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.
ARMANDO CARAMANICA EDITORE Registrazione Tribunale di Latina 607 del 20 febbraio 1995 Una copia del periodico: euro 1,00 Abbonamento annuale: euro 10,00 Pagamenti in conto corrente postale n. 10046043 intestato a: Armando Caramanica Editore - Via Appia, 814 - 04026 Minturno LT
STAMPA Arti Grafiche Caramanica S.r.l. Via Appia, 762 04026 Minturno LT
L’INCHIESTA LA dENUNCIA dI pAOLO dE CHIArA
TrENT'ANNI dI OMErTà SUI rIfIUTI TOSSICI di Alfonso Artone
Il Molise è ancora un’isola felice, fatta di brava gente, operosa e tranquilla? di terre verdi e soleggiate e di aria pura? di politici legati alla propria terra, da un amore arcano e viscerale? Queste 144 pagine di De Chiara, piene di domande sull’ambiente molisano, portano ad un'unica, inquietante risposta: l’omertà ha contribuito a mantenere negli anni una maschera idilliaca sotto la quale cresceva e si rinvigoriva il marcio. Maschera che è stata finalmente rimossa e ora questa dolorosa malattia, può essere curata dalla gente per bene che ancora popola in maggioranza questa terra bella e bistrattata. Come mai, viene però da chiedersi, solo dopo le dichiarazioni di un pentito, sono venuti fuori i disastri ambientali? Come mai, stampa e opinione pubblica, hanno ignorato per anni gli strani traffici e gli arresti per reati ambientali? Eppure i segnali erano inequivocabili, ma tutti hanno taciuto e molti continuano ancora a tacere: numerosissimi sono i siti inquinati, si pensi ad esempio a
quello a Venafro, nel quale sono stati smaltiti addirittura rifiuti contenenti uranio impoverito proveniente dai Paesi dell’Est. L’autore De Chiara, in un recente dibattito, ha ammonito: “Da trent’anni, invece di affrontare il problema dello sversamento dei rifiuti, i politici hanno cercato di nascondere un problema che parte da lontano. In uno di questi terreni (Lucenteforte, a Venafro) nel quale si è scaricato per anni, un bambino ci ha quasi perso una gamba, ma della questione se n’é cominciato a parlare soltanto negli anni ’90 con l’arresto di Salvatore Moscardino. Secondo i testimoni e secondo la Procura della Repubblica guidata dal dottor Paolo Albano, i camion di Moscardino scaricavano sostanze scure e fumanti. La donna che ha riferito queste circostanze ha perso il marito e il figlio a causa di malattie rare”. Terreni per i quali, come ha spiegato l’autore, l’Arpa Molise, la Provincia di Isernia e il Comune di Venafro avevano attestato una bonifica in realtà mai avvenuta. Il Molise, paradiso ambientale, è ormai dunque un lontano ricordo. E la colpa principale secondo l’autore è della malapolitica, alimentata dai loschi interessi della mafia locale. Ma ora questa terra, potrà e saprà nuovamente rialzarsi.
89 L’ArEA A rISCHIO Per “Terra dei Fuochi” si intende un’area di 1076 km² situata nell’Italia meridionale, tra le province campane di Napoli e di Caserta, che ricomprende 57 comuni, con 2 milioni e mezzo di abitanti circa. Tale area è caratterizzata dalla forte presenza di rifiuti tossici smaltiti soprattutto dal clan camorristico dei Casalesi. L’appellativo, deriva dai roghi che venivano appiccati per smaltire abusivamente tali rifiuti, ed è stato utilizzato per la prima volta nel 2003 nel Rapporto Ecomafie di Legambiente. Successivamente, è stato utilizzato da Roberto Saviano come titolo dell’ultimo capitolo del Bestseller “Gomorra”. I roghi hanno generato fumi che hanno diffuso nell’atmosfera e nelle terre circostanti diossina e altre sostanze tossiche creando notevoli danni alla salute, e alla catena alimentare. La zona è caratterizzata anche da un consistente traffico di rifiuti, provenienti soprattutto dal Nord Italia. Durante l’emergenza rifiuti urbani in Campania, tra il 2007 e il 2008, i roghi aumentarono poiché vennero confusi tra i numerosi roghi appiccati ai cumuli di immondizia. Secondo il pentito di camorra, Carmine Schiavone, la Campania era destinata a diventare una vera e propria discarica di materiali tossici a cielo aperto, tra cui piombo, scorie nucleari e materiale acido. Lo sversamento di rifiuti industriali e di rifiuti tossici e nucleari hanno inoltre causato l’inquinamento delle falde acquifere e un alto tasso di tumori soprattutto tra giovani donne e bambini.
90
L’INCHIESTA
roberto Mancini, la storia di un eroe Un doveroso ricordo del poliziotto che per primo denunciò l’esistenza della Terra dei Fuochi di giustizia nella zona di Casal di Principe, segnando con cura le coordinate delle cave utidi Marcello Caliman lizzate per interrare i fusti tossici. Duecentocinquanta pagine che però rimangono ferme nell’archivi. Nel 1997 Mancini inizia a lavorare con la Commissione Bicamerale Roberto Mancini, l’investigatore della Polizia d’indagine sul ciclo dei rifiuti ed è a partire di Stato che per primo denunciò quanto stava dalla squadra capitanata da Massimo Scalia accadendo nella Terra dei Fuochi, non c’è che arriverà la prima mappa degli orrori tra più. Agente della Criminalpol e poi consu- holding, accordi. Tutto l’albero “genealogico” lente dal 1997 al 2001 nella Commissione parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti, non ce l’ha fatta. È morto a soli 53 anni, affetto dal linfoma di Hodgkin, lasciando una moglie e una figlia; le ultime cure e i tentativi di nuove operazioni al midollo non sono riusciti a salvarlo. Il lavoro dei magistrati della DDA di Napoli sulle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici della Terra dei Fuochi è dovuto in gran parte al lavoro di Mancini che iniziò nel 1994 a far luce sui capitali dei clan confluiti in una banca a Cassino. Il giornalista Andrea Palladino ha raccontato sul quotiRoberto Mancini è entrato in Polizia dal 1980. diano Il Fatto: “Incontra per la prima volta il Aveva la fama del poliziotto onesto e determinato, nome di Cipriano Chianese, l’avvocato di Pache ama il proprio lavoro senza pensare troppo rete esperto nella creazione nell’intermediaalla carriera. Entrato nell’anticamorra della zione dei rifiuti. Lo intercetta per mesi, annota Criminalpol nel 1986 e, verso la fine degli anni con cura i contatti con i clienti, in gran parte gruppi imprenditoriali ancora oggi attivi. Inottanta, svolge indagini nel Lazio Meridionale; tuisce il peso dei circoli massonici in quei indaga anche sul clan Moccia e in particolare su traffici, salotti borghesi dove la grande induAnna Mazza, “la vedova della camorra” che, stria incontrava i clan, dove gli accordi per lo dopo la morte del marito Gennaro Moccia, prende sversamento dei veleni venivano siglati. in mano le redini del clan e lo sviluppa anche Ascolta a verbale Carmine Schiavone, che elenca nomi, luoghi, date. Per cercare i rifuori dal territorio campano. scontri porta in elicottero l’allora collaboratore
u
della Terra dei Fuochi, e non solo, prende vita grazie anche al lavoro del poliziotto. Ma Mancini si ammala di linfoma Hodking. La causa? Contaminazione con sostanze pericolose. Questo è il pegno che trova l’agente. Risarcimento? Cinquemila euro dal Ministero dell’Interno. Ed è per questo che da diverso tempo Mancini aveva chiesto un riconoscimento economico anche alla Camera dei Deputati, dove aveva lavorato come consulente della Commissione Scalia per quattro anni. La risposta dell’Avvocatura, lo scorso novembre, fu però negativa. “Sono stato suo amico per oltre 30 anni – ha dichiarato Enrico Fontana, del direttivo nazionale di Legambiente – e posso dire che è stato uno dei migliori investigatori italiani, non solo per le indagini sui traffici illegali dei rifiuti, che hanno spesso accompagnato il lavoro di denuncia di Legambiente, per la quale incrociò tutti i dati delle società coinvolte, ma anche per quanto ha fatto in Campania. Fu lui, ad esempio, ad arrestare il 6 novembre 1991, in un ristorante romano di Cinecittà, un latitante di camorra, Ciro Mariano, indagando con i sistemi tradizionali e senza l’aiuto di collaboratori di giustizia. Mi auguro che arrivi per lui, dallo Stato, il riconoscimento che merita”. Fontana ha confermato al Sole 24 Ore che sia Legambiente che Libera stanno cercando di avviare le procedure per richiedere nei confronti di Mancini, già Cavaliere, la Medaglia al Valor Civile. L’ultimo saluto a Roberto Mancini si è tenuto nella Basilica di San Lorenzo, a Roma, a due passi dal Commissariato dove il poliziotto coraggio lavorava, lì dove iniziò tutto.
L’INCHIESTA
91
LOTTA CONTrO LE ECOMAfIE
IL VIGILE UrBANO CHE NON ArrETrò SINO ALLA MOrTE di Marcello Caliman
Michele Liguori, 59 anni, è stato ucciso da due tumori a gennaio di quest’anno. Ha prestato servizio nella Polizia Municipale di Acerra, in provincia di Napoli, dove si è sempre battuto contro gli sversamenti illegali di rifiuti, scoprendo discariche abusive. Si è sempre battuto contro l’avvelenamento
della sua terra, ma non è riuscito a sconfiggere i due tumori che nemmeno un anno fa aveva scoperto di avere. Era divenuto uno dei simboli della lotta contro lo sversamento di rifiuti che avvelenano la Terra dei Fuochi. In questi anni l’uomo ha scoperto diverse discariche a cielo aperto. Ai familiari è arrivato anche un messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Partecipo al cordoglio per la scomparsa di un servitore delle istituzioni che si è adoperato nell’affrontare la situazione devastante determinata nella Terra dei fuo-
chi.” Liguori, che era l’unico vigile del Settore Ambiente della Polizia Municipale di Acerra, era affetto da due tumori che gli sono stati diagnosticati a maggio. Il primo cittadino Raffaele Lettieri alla vigilia delle esequie ha ricordato: “Ho parlato con lui la scorsa settimana, era in auto nei pressi del Comune. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto come stava. Ma lui, con la forza che l’ha sempre contraddistinto, mi ha raccomandato di chiamarlo se ci fosse stato bisogno di lui. La voglia di lavorare non l’aveva abbandonato”.
Michele Liguori, si è sempre battuto contro gli sversamenti illegali di rifiuti e le discariche abusive, divenendo il campione ideale della Polizia Locale che dovrebbe servire sempre, senza riserve e con dedizione, il proprio Comune
Il diritto di sapere cosa mangiamo Il timore che assale ogni volta i consumatori quando acquistano prodotti alimentari Il diritto di sapere cosa mangiamo. Il diritto di sapere quale sia la filiera dei prodotti alimentari che giungono sulle nostre tavole. Quanto conta il rispetto dei cittadini, nonostante le battaglie delle associazioni di tutela dei consumatori? Tra parlamento nazionale e parlamento europeo non si riescono ad ottenere provvedimenti di autentica trasparenza e di convinta tutela. Provate a leggere una confezione di uova, di pomodori pelati, di insaccati. Provate a chiedere al vostro macellaio da dove provengono le carni che affetta. Le forze dell’ordine multano le pescherie che non indicano il mare di provenienza su una cassetta di alici (che non possono provenire da altre aree) ma per il resto? Per ragioni di lavoro ho avuto modo, in passato, di visionare le importazioni del MOF. La frutta e la verdura che giungono sulle nostre tavole provengono da tutto il mondo, ma noi non abbiamo il diritto di saperlo. L’uva dal Cile e dal Sud Africa, i pompelmi da Israele, le olive dal Nord Africa, tanti prodotti dall’Europa dell’Est. Perché questa lunga premessa? Semplicemente perché compriamo mele, ciliegie, fragole, verdure e ortaggi con la paura che provengano dalla Terra dei Fuochi e quale fruttivendolo ambulante o a posto a fisso ce lo dirà mai? È un gioco perverso sulla nostra pelle, noi consumatori siamo impotenti, non ci resta che dire “speriamo che io me la cavo” sino a quando leggi chiare e severe non ci daranno la libertà di sapere da dove proviene cosa mangiamo o quali sono le componenti di prodotti lavorati. È chiedere troppo? (M.R.C)
92
L’INCHIESTA
VIABILITà
LAZIO E MOLISE pIù VICINE Treni, Zingaretti e frattura una nuova stagione di collaborazione
di Angela Carretta
“Una nuova stagione di collaborazione”, questo quanto dichiarato ultimamente dai presidenti Zingaretti e Frattura, una bella notizia per tanti viaggiatori in quanto vi saranno più treni a collegare le due regioni e, per il momento in fase di sperimentazione fino a fine anno, più pullman sostitutivi per potenziare il collegamento Roma Campobasso, andata e ritorno, passando per Cassino. La Regione Lazio e la Regione Molise suggellano l’accordo sui treni e avviano una nuova stagione di collaborazione interistituzionale a servizio dei cittadini. L’annuncio ufficiale è stato fatto il mese scorso (giugno) nella sede della Conferenza delle Regioni, dal presidente Nicola Zingaretti e del presidente Paolo di Laura Frattura con gli assessori ai Trasporti, Michele Civita e Pierpaolo Nagni. “Oggi siamo apripista di un modello o non sperimentato o sperimentato finora in maniera limitata tra le Regioni”, hanno dichiarato i governatori Zingaretti e Frattura durante la conferenza stampa congiunta a conferma della volontà condivisa di proseguire anche in altri settori sulla strada della collaborazione esprimendo all’unisono la soddisfazione per il raggiungimento interregionale di tale obiettivo. Zingaretti evi-
denziando il valore presente e futuro della sperimentazione tra Lazio e Molise ha dichiarato: “Con l’accordo che abbiamo costruito con il presidente Frattura e l’assessore Nagni inauguriamo un metodo di lavoro dimostrando nei fatti come sia possibile trovare insieme soluzioni positive per i nostri cittadini. Non solo andiamo incontro alle esigenze dei pendolari migliorando la qualità del servizio e rendendo lo stesso compatibile con i nostri bilanci, ma soprattutto superiamo l’abitudine di lavorare a compartimenti stagni o, peggio, con un approccio competitivo. Questo accordo, basato su una solida e fattiva intesa interistituzionale, inquadra il modello di come devono e dovranno sempre di più lavorare le Regioni”. Pensiero ripreso e sviluppato dal presidente Frattura: “Noi eravamo partiti – ha ricordato il governatore del Molise –, con un ragionamento interistituzionale concentrato sull’Adriatico e sulla Marca adriatica con Marche e Abruzzo. Adesso dimostriamo di poterci muovere così su tutti i fronti interregionali, intesi come governo dei confini. Grazie ai nostri assessori, Nagni e Civita, che hanno svolto un lavoro straordinario, siamo riusciti a contestualizzare, rendendolo immediatamente esecutivo, un accordo tra Regione Lazio e Regione Molise a beneficio dei pendolari dei nostri territori”. Il presidente Frattura ha specificato che entro la fine dell’anno il servizio sarà arricchito con due treni aggiuntivi rispetto a quelli già in funzione per sostituire il servizio momentaneo garantito dal pros-
simo 16 giugno con i pullman messi a disposizione dalla Regione Lazio nel collegamento Cassino-Campobasso. Con l’impegno della Regione Lazio e del presidente Zingaretti per la prima volta si offre al cittadino molisano la possibilità di raggiungere Roma e di partire da Roma in ogni ora importante della giornata a cominciare dall’apertura degli uffici così da immaginare un pendolarismo quotidiano da e per il nostro Molise. Il governatore molisano ha concluso dicendo: “Archiviata la logica del campanile, mettiamo a fattor comune risorse umane prima ed economiche dopo a servizio dei cittadini”. Nello specifico, dal prossimo lunedì fino a dicembre 2014 la Regione Molise garantirà più treni da Roma, in cambio la Regione Lazio contribuirà all’istituzione di un nuovo collegamento autobus da Cassino fino a Campobasso e viceversa. “Questi sei mesi – ha spiegato l’assessore della Regione Lazio, Michele Civita –, ci serviranno per studiare un modello ferroviario migliore con i nuovi treni che Lazio e Molise acquisteranno”. Un grande risultato per l’assessore Pierpaolo Nagni: “Ci rendiamo esempio concreto – la sua riflessione –, del significato di multiregionalità e servizi integrati. Partiamo con la mobilità pubblica, che incentiveremo sempre più, immaginando sviluppi organici anche in altri settori”. Oggi a Roma l’avvio “con temi osservati a lungo e a lungo commentati che adesso finalmente diventano fatti”, la conclusione dei presidenti Nicola Zingaretti e Paolo Frattura.
93
L’INCHIESTA
UNA fErrOVIA SUpErVELOCE Siglato patto di amicizia e collaborazione tra formia e Cassino
di Lucia Mancini
La contiguità geografica e la storia. Le radici e le istituzioni comuni, i servizi da potenziare attraverso una programmazione calibrata sulle esigenze di entrambi i territori: dalla sanità alle infrastrutture, dal commercio alla cultura. Sono tanti i motivi che hanno spinto le città di Formia e Cassino a siglare un “patto di amicizia, collaborazione e cooperazione”, la firma nella sala Sicurezza del Comune di Formia alla presenza dei Sindaci Sandro Bartolomeo e Giuseppe Golini Petrarcone. Nell’incontro, che ha siglato il patto di amicizia tra le due città, i due primi cittadini hanno illustrato le finalità del patto che mira costruire una rete di rapporti e servizi utili a migliorare la qualità della vita di entrambi i territori. Terre legate a doppio filo anche oggi Aggiungi un appuntamento per oggi: la riorganizzazione della
geografia giudiziaria con l’inserimento del Golfo nell’area di competenza del Tribunale di Cassino; l’università che accoglie sempre più giovani formiani grazie alla vicinanza e alla ampliata qualità dell’offerta formativa; la presenza di due ospedali con tanti problemi che, messi in rete, potrebbero offrire servizi migliori, calibrati su un’area omogenea, percorribile in venti, massimo trenta minuti di macchina. Scambi e rapporti quotidiani che rendono ancora più strategica l’aggregazione tra i due Comuni, al di là dell’iter promosso in passato per l’istituzione di una provincia unita, accantonata dai governi e più che mai fuori dall’agenda politica. Petrarcone ha acceso i riflettori sull’esigenza di realizzare nuove infrastrutture che facciano del Basso Lazio la linea di congiunzione prioritaria tra il Tirreno e l’Adriatico. Ha sottolineato il sindaco di Cassino: “Pensiamo alla realizzazione di una linea ferroviaria di collegamento tra Cassino e Formia. Il tracciato già esistente passa per Suio. Noi vorremmo un progetto più diretto che segua la dorsale viaria della superstrada. Tecnicamente si può, vanno valutati i costi ma per noi è un obiettivo prioritario”.
Si è parlato anche di Sanità. “Ho scritto a Zingaretti – ha dichiarato Petrarcone – perché temo un ridimensionamento dell’offerta sanitaria dell’ospedale Santa Scolastica. Credo che si debba iniziare a ragionare per aree. Abbiamo un Dea che è di primo livello soltanto sulla carta. Vista la vicinanza tra noi e Formia, si può lavorare ad una suddivisione delle specializzazioni tra i due ospedali”. Sulla stessa lunghezza
a
Il progetto prevede l’ultilizzo del percorso della superstrada per creare una linea di collegamento ferroviario
d’onda il Sindaco Bartolomeo che spiega: “La soluzione potrebbe venire dalla realizzazione di un sistema sanitario integrato. Potremmo scambiarci le utenze sanitarie in modo intelligente, coprendo tutta una serie di servizi. Fare venti minuti, mezz’ora di macchina è ben altra cosa
che raggiungere Napoli o Roma. Non c’è solo la sanità. Una rinnovata collaborazione tra i due territori offre un ampio ventaglio di opportunità. Da 25 anni sostengo la necessità di un riequilibrio dell’assetto istituzionale. Le province furono designate dal fascismo senza alcun fondamento, né storico, né sociale, né economico. Perché dovrei essere contento di andare a Latina quando in venti minuto posso raggiungere Cassino? Dobbiamo consolidare un legame che esiste già nei fatti. Latina gravita sul polo romano che non ha niente a che vedere con noi e non ha alcun interesse ad attrarre comunità distanti 150 chilometri. Insomma, sono talmente tante le convenienze che ci spingono a stare insieme che dobbiamo solo lavorare per raggiungere i nostri obiettivi”. All’incontro erano presenti, oltre al Presidente del Consiglio Comunale di Formia Maurizio Tallerini, anche i consiglieri comunali Danilo Picano, capogruppo della lista I Democratici, ed Ernesto Schiano, Pd Formia, l’assessore al turismo del Comune di Cassino, Danilo Grossi e la delegata formiana Patrizia Menanno, promotori dell’iniziativa.
94
in azione
GIOVANI dEL GOLfO
I progetti positivi e formativi di gruppi giovanili di diverse Città del Golfo MINTUrNO
pIù dI UN GIOrNALE SCOLASTICO L’esperienza gratificante, pur con carenza di mezzi, de Il Liceale, rivista del Liceo Alberti nata con il dirigente scolastico Onorato Marzano e che continua con Amato Polidoro L’idea de Il Liceale, giornale scolastico del Liceo Alberti di Minturno, è di patrizia di Micco nata da uno dei giovanissimi redattori qualche anno fa: Raffaele Vallefuoco, brillante redattore del mensile La Città del
Golfo”. Noi studenti abbiamo continuato questa tradizione fino ad oggi. Lottiamo contro la mancanza di fondi, lavoriamo sodo per dare qualità ad ogni uscita e cerchiamo di far amare l’informazione per essere molto più di un giornale scolastico. Il successo dei due numeri di Gennaio e Giugno sono stata opera dell’impegno profuso da venticinque persone che hanno
raccolto questa sfida con coraggio e determinazione. Abbiamo concluso l’anno con l’organizzazione dell’Alberti’s Got Talent in cui non ha trionfato la band “Le Cocce Fresche” (Lavinia Martufi, Simone Mancini e Giusuè Irace), ma anche la forza e l’ottimismo di noi giovani Albertini il che fa ben sperare in un altro prosperoso ed avventuroso anno con la redazione de Il Liceale!
GAETA
IL prIMO CAMpO ANTIMAfIA La Cooperativa Programma 101, dà vita con coraggio alla realizzazione del primo campo antimafia della Regione Lazio nel sud pontino, tra Formia e Gaeta “Siamo a salita Iella oggi e domani, vieni quando vuoi. Un abbraccio”, così circa un anno fa mi avedi Simona Gionta va risposto Alessandra Arena, la referente di un gruppo di ragazzi che avevano deciso di trascorrere la loro estate a salita Iella, angolo dimenticato da tutti in Via Indipendenza, terreno confiscato alla mafia. Dodici mesi dopo quel gruppo di ragazzi è un’impresa a tutti gli effetti, la Cooperativa Programma 101 che
nel mese di luglio e di agosto darà vita al primo campo antimafia della Regione Lazio. Dove? Nel Sud pontino, a Formia e a Gaeta dove il 70% dei ragazzi delle scuole intervistati hanno ammesso che “la mafia c’è”, due aree rispettivamente di 14.000 mq e 4.000 mq. Arriveranno da tutti Italia, dormiranno negli istituti scolastici, avranno tra le mani una zappa, parteciperanno a momenti di formazione, gusteranno prodotti a km 0, parleranno di beni confiscati, affidamenti, antimafia, lavoro, impresa cooperativa, agricoltura, parleranno di futuro possibile per una generazione figlia della crisi: una vera innovazione contro il luogo comune dei giovani “sdraiati” indecisi tra tv e play station. I terreni riqualificati tor-
neranno ad una nuova vita produttiva, verranno reinseriti in un circuito economico e nel tessuto sociale: “pensiamo ad una vera e propria filiera corta con prodotti bio a km 0. Speriamo che altri giovani si appassionino a questo lavoro!”. Una generazione alla riscossa che troverà nel nostro golfo “terreno fertile” di crescita grazie alla collaborazione con le associazioni e una rete di partners (Legacoop, Spi Cgil, Arci, Consorzio Parsifal). Cultura che gira, idee che nascono e si sviluppano, una nuova generazione propositiva, che coinvolge, si fa sentire e soprattutto crea impresa. Una delle tante iniziative firmata under 35 che in questo numero di “La Città del Golfo” cerchiamo di raccontarvi.
FORUM
95
ITrI
TUrISMO: è OrA dI ESpLOrA-rE Viaggi, vacanze studio e progetti di volontariato portati avanti in sinergia con coetani provenienti da tutti i paesi del mondo e desiderosi anche di nuove amicizie ESPLORA è una associazione che nasce dall’idea di 5 giovani italiani appassionati di di Chiara de Meo scambi interculturali e mossi dal desiderio di promuovere un tipo di turismo non solo rilassante ma anche “intelligente”. Un’associazione “curiosa, intraprendente, socievole, interessante e sti-
molante” a detta del giovanissimo presidente della sezione di Itri Mattia Punzo. Grazie a viaggi, vacanze studio e progetti di volontariato, i giovani del territorio possono entrare in contatto con loro coetanei provenienti dai più svariati paesi del mondo; il tutto in un clima di assoluto divertimento e in grande armonia con la natura. L’ultimo arrivato in casa Erasmus? Il progetto Make Your Dream Land che si svolgerà in Georgia, a Racha, nella prima settimana di agosto. Tante attività all’aria aperta e una grande sensibilizzazione sull’ importanza dell’eco-
logia. Un’esperienza che consentirà ai fortunati partecipanti di “conoscere nuovi amici, vivere una settimana immersi nella natura, sperimentare l’educazione interculturale, migliorare il proprio inglese e apprendere qualche altra lingua europea, ricevere lo Youthpass, interessarsi di eco-sostenibilità e ovviamente viaggiare! Senza dimenticarci che il vitto e l’alloggio sono finanziati dal programma Gioventù in Azione, mentre le spese di viaggio sono rimborsate al 70%. Cosa state aspettando? Zaino in spalla, è ora di Esplorare!
fOrMIA
BICI IN COMpAGNIA L’invito dei Ciclopasseggiatori del Golfo di Gaeta dai bambini agli ultra ottantennia vivere all’aria aperta, utilizzando esclusivamente la bicicletta per solidarizzare “Alzati dal divano, prendi la bici e...passeggia con noi”: un bell’invito quello dei Ciclopasseggiadi Martina Micillo tori del Golfo di Gaeta. Hanno iniziato la loro attività in una notte di mezza estate del 2013, precisamente il 4 luglio: giorno dell’indipendenza dal traffico, dallo smog e dai ritmi di vita sedentari. Salvatore e Sandro, già associati FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), e poi Carlo, hanno inaugurato nel Golfo le ciclopas-
seggiate sotto le stelle, divenute oggi un appuntamento non solo e non tanto sportivo, ma principalmente sociale. “Siamo arrivati in novanta ad agosto”, ci spiega Carlo – giovane membro del gruppo classe 1989 – “con un pubblico dai 9 agli 85 anni, passando per i giovani dai 20 ai 30. Ciclisti amatoriali, ma anche professionisti”. Insomma, un gruppo a 360°, accessibile a tutti, il cui fine è godere in compagnia del territorio, al costo di una pizza o di un gelato, meritato premio di fine pedalata. “Si socializza facilmente e si respira un’atmosfera bellissima. Da provare”. Ma dove si va e come si partecipa? “La direzione la scegliamo insieme, liberamente; Gaeta, Gianola, ma anche i vicoli di Castellone”,
ci illustra Carlo. “Per essere aggiornati su appuntamenti e incontri si può visitare la pagina Facebook del gruppo .ma funziona anche così: molti ci vedono, si fermano e la volta successiva si uniscono”. Il gruppo è attivo anche nella sensibilizzazione all’uso della bicicletta, strettamente connesso alle esigenze della sostenibilità urbana, cui l’autunno scorso a Formia è stata dedicata la prima edizione del FeCS (Festival della Città Sostenibile). “Occorrono infrastrutture adeguate al trasporto ciclistico: piste ciclabili, si, ma anzitutto rastrelliere sicure” – afferma Carlo, che conclude: “La bici è efficienza, non solo stanchezza”. E aggiungiamo, a questo punto: amicizia.
96
FORUM
IL GOLfO fELICE
di Alessandra di Nucci
Tutto è iniziato con un film d’animazione: il protagonista, innamorato cotto, mentre si avvia per strada verso la sua amata comincia a ballare sulle note di una canzone dal ritmo così coinvolgente che gli spettatori seduti nei cinema iniziano a portare il tempo con i piedi, inconsapevoli che di lì a poco quella passeggiata si sarebbe trasformata nel fenomeno più virale degli ultimi anni. Il videoclip della canzone “Happy” scritta e cantata da Pharrell Williams è stato imitato da milioni di persone comuni e spesso da
numerosi vip che lo hanno filmato e lanciato in rete con il titolo di “We are happy from (con il nome della città in cui sono state svolte le riprese)”. Il nostro golfo non poteva esimersi da questa nuova e simpatica tendenza e così in rete sono facilmente scovabili (soprattutto grazie ai social network) video amatoriali degli abitanti di Gaeta, Scauri e così via: un modo particolare per far conoscere se stessi e soprattutto per far conoscere il nostro splendido golfo in giro per la rete, un video per testimoniare la propria allegria e il proprio amore per una canzone che, onestamente, è trasmessa su ogni stazione radio del pianeta ormai da diversi mesi. Non resta che accedere alla rete e vedere il video della vostra città giocando a riconoscere tutti i ballerini che hanno partecipato. E se ancora non fosse stato filmato che aspettate?
#900
IL fESTIVAL A KM ZErO di Alessandra di Nucci
Sarà un festival a km zero quello dedicato al Novecento che si svolgerà a Formia dall’1 al 18 Ottobre e che si concluderà con la serata finale del Premio Internazionale Vittorio Foa. Il “Formia Festival #900 – Scenari e storie del secolo scorso” è promosso dal Comune di Formia in collaborazione con l’Ipab SS. Annunziata, la Fondazione Alzaia e i Teatri Riuniti del Golfo. Mutuando l’antologia dei poeti del primo conflitto mondiale, “Le notti chiare erano tutte un’alba” sarà il titolo di questa prima edizione dedicata, in particolare, alla Grande Guerra in occasione della ricorrenza del centenario. Le associazioni culturali, le compagnie teatrali, le scuole e i docenti saranno direttamente coinvolte nella programmazione. È già partita la fase organizzativa con due primi incontri sotto la guida del professore Luigi Mascilli Migliorini, storico, docente dell’Università L’Orientale di Napoli e accademico dei Lincei. L’idea, infatti, è di non decidere un programma a tavolino calato dall’alto ma mettere insieme, grazie alle possibili collaborazioni, alle idee, alle proposte dei soggetti culturali del territorio, un cartellone partecipato che riesca a toccare tutte le sfumature della grande guerra e del ‘900 e da spalmare nell’intera città, frazioni comprese. Il simbolo dell’hashtag richiama tutti i temi collegati al secolo scorso, tutti i soggetti che interverranno per descriverlo. Un festival a km zero e a costo zero.
97
TRIBUNA GIOVANILE UNDER 18
SpOrT O BUSINESS
Il Campionato del Mondo Fifa 2014, impone una doverosa riflessione tra i tanti contrasti, le luci e le ombre del calcio La storia testimonia che l’uomo ha sempre praticato attività sportive, sin dall’antichità. Le di Matteo Marcaccio Olimpiadi, che appassionano, ancora oggi, centinaia di milioni di spettatori in tutto il mondo, iniziarono a disputarsi nell’antica Grecia. Il gioco del calcio, lo sport più praticato e seguito, è indubbiamente molto più recente rispetto alle “venerande” Olimpiadi. Il calcio nasce a Londra nel 1863 e, da quel momento, la sua diffusione fu molto rapida, in particolare in Sud
ultimi anni c’è stata, a mio avviso, una vera e propria degenerazione del concetto di sport, ed è per questo che assistiamo a sempre maggiori atti di violenza. Eclatante è l’episodio che ha visto gli ultras interisti lanciare dagli spalti uno scooter durante Inter - Atalanta, luttuoso quello che ha visto l’ispettore capo di polizia Filippo Raciti ucciso durante gli incidenti scatenati da una frangia di ultras catanesi contro la Polizia intervenuta per sedare i disordini alla fine del derby siciliano di calcio Catania – Palermo. Drammatico e assurdo l’episodio verificatosi a Roma in occasione della finale di Coppa Italia Napoli – Fiorentina con un tifoso partenopeo Ciro Esposito morto il 25 giugno, dopo due mesi di agonia per essere stato rag-
Teatro Bertolt Brecht 4-5-6 Luglio Festival di teatro per ragazzi Cancello, Castellone di Formia dal 14 al 18 e dal 21 al 25 Luglio Viva l’infanzia campus teatrale per ragazzi dai 6 agli 11 anni Pinetina Ginillat, Formia Teatro remigio paone Il viaggio finisce laddove s’incontrano gli amanti Stagione Dietro le pagine Terrazza panoramica ore 21 dal 26 giugno tutti i giovedì estivi 3 Luglio - Viaggi della speranza Harraga, il sogno europeo passa dalla Sardegna Ospite Arianna Obinu presenta Viviana Isernia, viaggi in Tunisia interviene rappresentante coordinamento migranti e rifugiati Amnesty International 10 Luglio - Viaggi letterari Pedro Felipe Ospite Emanuele Tirelli presenta Simona Gionta, viaggio nella comunità teatro
a
Due momenti dello stesso sport: tifosa del Costa Rica che esulta dopo il goal vincente, inferto all’Italia in occasione dei campionati del mondo in corso in Brasile e a destra ultrà che esercita il suo “potere” tra i fedelissimi
America e in Europa. In Italia giunse nel 1867, il primo Campionato Federale di Football si disputò nel 1898 e fu vinto dal Genoa Cricket and Football Club. Nel 1904 fu fondata la Fédération Internationale de Football Association - FIFA. In questi giorni si stanno disputando in Brasile le fasi finali del campionato del mondo, basta accendere il televisore per assistere a una vera e propria epopea calcistica, che vede spettatrice l’Italia, per l’assenza di validi vivai dei club nazionali. Le regole e le modalità del gioco, con poche modifiche, sono rimaste quelle di un tempo; ma è cambiata totalmente la mentalità con cui lo sport viene praticato. Negli
giunto da colpi di pistola sparati da un ultra romanista. E anche atti di razzismo si registrano frequentemente negli stadi, soprattutto nei confronti dei giocatori di colore. Vediamo striscioni offensivi con frasi xenofobe che, oltretutto, causano alle società sportive pesanti multe. L’euforia del campionato calcistico in corso non può far dimenticare i duecentomila brasiliani sloggiati dalle loro favelas, povere abitazioni, per far posto agli impianti sportivi e le incongruenze di un Paese dove il venti per cento della popolazione detiene l’ottanta per cento della ricchezza globale. Quanto oggi è sport e quanto, invece, è business?
17 Luglio - Viaggi nella memoria migrante La bambina che non sapeva giocare Ospite Romina D’Aniello presenta Paolo Fiore, viaggiatore della filosofia moderna 24 Luglio - Viaggio in Giappone Psicologia dell’Aikido Ospite Angelo Armano presenta Gennaro Agresti, viaggiatore alla ricerca del sé 31 Luglio - Viaggio nella città Formia in giallo - l’anteprima Ospiti autori dell’antologia Formia in giallo, presenta Vito Auriemma (a cura di Simona Gionta)
98
BICENTENARIO DELLA BENEMERITA
13 LUGLIO 1814:
BUON COMpLEANNO Nel bicentenario della fondazione dell’Arma nell’area antistante al Monumento al Carabiniere di Scauri cerimonia solenne con Santa Messa festiva in memoria di tutti i militari caduti in servizio
di Gian paolo Caliman
i
Dall’alto deposizione di corona d’alloro al monumento; Re Vittorio Emanuele I di Savoia, fondatore dell’Arma e logo dell’Associazione riconosciuta dal Consiglio Comunale di Minturno
Sarà celebrato il Bicentenario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri domenica 13 luglio nella suggestiva Baia di Monte d’Oro a Scauri, per la precisione nel Piazzale Caduti di Nassiriya sul Lungomare Nazario Sauro, in prossimità della Darsena Flying, dinanzi al Monumento al Carabiniere, unico in provincia di Latina, opera dello scultore Gerardo De Meo, artista di fama internazionale, e realizzato dalla fonderia Marinelli, nel giorno in cui Re Vittorio Emanuele I di Sardegna ha firmato le regie patenti con le quali decretava la nascita dei Carabinieri Reali. Era il 13 luglio 1814 e da allora i militari dell’Arma si sono ricoperti di gloria in tutti gli angoli della terra. Duecento anni. 200 anni di ordini e di sissignore, di sangue, sudore e conquiste. 200 anni di storie di gente comune che sono diventate anche nostre, e di atti eroici consumati nel silenzio della quotidianità. 200 anni di famiglie e figli trascurati, di madri lontane e in ansia. 200 anni di ferite, sul cuore, sulla pelle, nella carne. E che sia chiaro o no, se l’Arma funziona e bene è perché esiste chi ha fatto della strada il suo credo e vive nella speranza di poter fare ancora qualcosa di semplice per la gente, senza onori e tanti oneri. Davvero tanti oneri. Auguri Benemerita. Il programma della manifestazione prevede la commemorazione alle ore 19.00 precise, con la deposizione della Corona d’alloro a cura delle seguenti autorità: Vincenzo Fedele Assessore del Comune di Minturno, in rappresentanza del primo cittadino impegnato nella manifestazione contestuale della Sagra delle Regne nel centro storico di Minturno, Aldo Lisetti Generale di Corpo d’Armata r.o. dell’Arma dei Carabinieri, Gian Paolo Mongillo presidente Guardia d’Onore al Carabiniere, Grazia Sotis presidente Italia
Nostra Golfo di Gaeta e dei più alti rappresentanti presenti dell’Arma e dell’A.N.C. – Associazione Nazionale Carabinieri. Subito dopo ore 19.30 la Santa Messa all’aperto officiata da don Massimo Capodiferro, diacono Marcello Caliman, e animata dalla Corale Maria Santissima Immacolata. La corale aprirà anche la cerimonia della commemorazione con il canto dell’Inno nazionale e della Virgo Fidelis, in omaggio della Madonna, protettrice dei Carabinieri. Per l’occasione non sarà celebrata la santa messa nella Chiesa Parrocchiale. Letture della Preghiera del Carabiniere e della Virgo Fidelis a cura rispettivamente degli Ufficiali dei Carabinieri (cpl) Antonio Ciufo e Tommaso Ripa. Alla cerimonia intervengono le Sezioni del territorio dell’Associazione Nazionale Carabinieri e l’iniziativa è organizzata da Italia Nostra in sinergia con l’Istituto Guardia d’Onore al Carabiniere, riconosciuto il 27 luglio 2007 dal Comune di Minturno con delibera del Consiglio Comunale assunta all’unanimità. Italia Nostra, con l’assenso del sindaco, sarà impegnata in opere di miglioria e di salvaguardia del Monumento nei prossimi mesi.
EVENTI, SAGRE & MONDANIITÀ
AGENDA
scrivere a
MINTURNO 60° Sagra delle Regne Manifestazione folkloristica, festa del grano, rassegna Folk, mostre. Dal 4 al 13 luglio 2014 Info: Convento San Francesco, Minturno. Tel. 0771/65018 TUFO Festa dei Nonni Dal 25 al 26 luglio 2014 Info: Parrocchia S. Leonardo , Tufo. Tel. 0771/65018 MARINA DI MINTURNO Festa della Madonna del Carmine 16 luglio 2014 Info: Parrocchia S. Biagio, Marina di Minturno. Tel. 0771/680137 DA SPERLONGA A GAETA Piana di Sant 'Agostino Lungo la costa di Tiberio Dal 5 al 6 luglio 2014 Due escursioni in kayak da mare, una a Nord in direzione di Sperlonga l'altra a sud verso Gaeta. Info: Associazione Sportiva Dilettantistica Sottocosta Web: www.sottocosta.it info@sottocosta.it SPERLONGA Beach Tennis School Stage con Michele Cappelletti 21 luglio 2014 dalle 10:00 alle 18:00 Presso lo stabilimento Alta Marea Info: Beach Tennis School Web: www.beachtennischool.com TERRACINA Anxur Festival Dal 25 al 27 luglio 2014 Manifestazione musicale Presso Rive di Traiano Spiaggia di Levante Info: Anxur Festival, Terracina. Tel. 3334415160
cittadelgolfo@gmail.com SANTI COSMA E DAMIANO Da Made in Sud 5 luglio 2014 Presso il Campo Comunale Tel. 077160781 Biagio Izzo 7 luglio 2014 Presso il Campo Comunale Tel. 077160781 Gigi d' Alessio in concerto 12 luglio 2014 alle ore 21:00 Presso il Campo Sportivo Tel. 077160781 Nino d' Angelo in concerto 27 luglio 2014 alle ore 22:00 Festeggiamenti in Onore di Sant' Anna Campomaggiore Tel. 077160781 SCAURI Scauritanum XVIII Edizione Tutti i venerdì dal 27 giugno al 29 agosto ore 20.45 Darsena Flying Scauri a cura di Italia Nostra Sezione del Golfo di Gaeta SABAUDIA Incontro Gastronomico dell' Agro Degustazione di prodotti locali, musica live e ballo liscio Dal 19 al 20 luglio 2014 4° Festa della Birra Bavarese Fiumi di Birra Bavarese e musica live Dal 30 luglio al 3 agosto 2014 TERRACINA Gustando & Rigustando Dal 20 al 26 luglio 2014 Manifestazione enogastronomica Via pontina, 148 Ingresso libero (a cura di Cristina Febbraio)
99
AppUNTAMENTO CON LA CULTUrA
A Formia, Gaeta e Itri si svolge la quarta edizione del Festival della Letteratura Locale, che ha visto il suo debutto con la mostra di Galleriaurunca, I° Biennale d’Arte della Terra Aurunca
di Cristina febbraio
Anche quest’anno la cultura del nostro territorio viene celebrata dal Festival della Letteratura Locale. Giunto alla 4° edizione, il FeLL propone una serie di appuntamenti che vedono interessati i comuni di Formia, di Gaeta e di Itri. Lo scorso 27 giugno, presso il Castello di Mola a Formia, é stata inaugurata la mostra di Galleriaurunca - I° Biennale d’Arte della Terra Aurunca; la serata é stata accompagnata dalla performance musicale del Dj Claudio Iacono con il progetto AmbientArtProject. L’esposizione, curata dall’Architetto Raffaele Fabrizio, ospita le opere di più di venti artisti fino a domenica 6 luglio. Si procede, inoltre, con due incontri letterari. Sabato 5 luglio alle ore 18:30 ci sarà la presentazione di tre libri su Antonio Sicurezza a Formia, nella sala del comune dedicata al pittore; saranno presenti i tre autori F. Buranelli, S. Zizzi e T. Sacchi Ladisposto, insieme con l’Ammiraglio Sicurezza, figlio dell’artista, e il Generale Antonio Sorgente, critico d’arte che terrà una relazione sul protagonista Sicurezza. Giovedì 17 luglio alle ore 19, all’interno dell’ex Chiesa di San Salvatore, presso il Museo Diocesano a Gaeta Vecchia, verrà presentato il libro “Neorealismo, pittura e cinema” dell’autrice Bruna d’Ettore. Ospite della serata lo scrittore Giorgio Manacorda. Il weekend conclusivo vede la collaborazione di ricercatori e docenti del Dipartimento di Studi Umanistici della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II di Napoli. Un fine settimana intitolato “Due giorni... con filosofia”. Venerdì 25 luglio alle ore 19, presso il Museo del Brigantaggio di Itri, si terrà un workshop dal titolo “Dai Monti Aurunci al Mondo intero, Cicerone sull’amicizia” a cura del professore R. De Biase e del ricercatore R. Diana. Il giorno successivo, al Bed and Breakfast La collinetta, i ricercatori Di Ronza e Diana presenteranno il libro “Contributi ad una nuova immagine di Descartes” del professore De Biase, che sarà ospite insieme al ricercatore Di Ronza. La serata concluderà il festival con un Vin Donneur.
100
I PROTAGONISTI DELLA STORIA
INTErVISTA IMpOSSIBILE ALL’INdOMITO
COrSArO drAGUT
Il protagonista nacque a Bodrum nel 1485 in una povera famiglia contadina, notato da alcuni soldati del Sultano, fu arruolato nell'esercito ottomano, entrando al servizio dell'abile e temuto Khayr al-Din Barbarossa. Divenuto ammiraglio compì numerose scorrerie e saccheggi, specie sulle coste napoletane e siciliane.
di pino de renzi
Buonasera, signor Pirata! “Corsaro, prego. Non confonda!” In che senso, scusi? Un pirata e un corsaro non sono la stessa cosa? “Niente affatto. Lei mi meraviglia. Si spaccia per un letterato e non conosce la profonda differenza tra questi due termini? Uno è offensivo, almeno per me, mentre l’altro mi onora!” La onora?!? Ma lo sa che è proprio un bel tipo, lei, signor Dragut? Perché è questo il suo nome, non è così? “Dorghut Rais, Turhud Rais o Dargut, se preferisce...” Dragut, è più facile, se a lei va bene: la gente del mio paese d'origine ormai la conosce così. “Nulla in contrario, sono abituato a girare il mondo, e so che gli uomini amano asservire i nomi stranieri alla propria lingua. Ma non dica più che sono un pirata, perché questo mi amareggia.” Amareggiarla? Dunque lei nutre dei sentimenti? “Sono un uomo, o per lo meno lo sono stato. E tutti gli uomini provano delle emozioni. Anche quando non sembra. Non lo dimentichi.” Appunto. Io è qui che volevo arrivare: lei non sembra che abbia nutrito alcun tipo di sentimento quando è approdato qui a Minturno, sulla mia terra. Lei si è comportato da sanguinario, e della peggior specie. Ha depredato, ha incendiato, ha saccheggiato e ha preso come schiavi i giovani migliori. Lei sarà pure un corsaro, ma io davvero non vedo la differenza. “Allora gliela spiego io. Se lei, appartenente al mondo moderno, fosse inviato su un nuovo pianeta a lei ostile in tutto e per tutto, quale strada sceglierebbe?” In che senso, quale strada? Non capisco... “Mettiamo che il suo presidente - si chiamano così adesso gli uomini potenti, nevvero? - le ordinasse di conquistare più luoghi
possibili, lei quali delle due alternative seguirebbe? La prima è di andare là e di impadronirsi di ogni cosa trattenendo tutto per sé. Questo è appunto un pirata, un ladro se vuole. L'altra possibilità è combattere sotto la bandiera del suo presidente per rendergli onore e gloria. Questo è un corsaro, cioè un soldato come gli altri, solo senza divisa.” Mi perdoni se la interrompo, ma uccidere e depredare senza pietà non porta né onore né gloria. “Ai suoi tempi forse no, ma ai miei sì. La legge della sopravvivenza era assai dura, una volta. E poi guardi, le cose non stanno esattamente come dice lei, per quanto riguarda il suo paese. Minturno la ricordo bene. È stata una spina nel fianco per tutta la vita”. Dice davvero? Questo mi pare incredibile. “Eppure è così. Mi ascolti: venivo già da altre battaglie, e di sangue ne avevo visto già tanto. Ero stanco, quella volta. Io non volevo accostarmi alla vostra terra e volevo proseguire oltre. L’equipaggio delle mie navi però era senza acqua né viveri. Così mi convinsi ad approdare per fare rifornimento. Il tempo necessario per riempire i barili e poi ripartire. Questo solo volevo. Invece, una volta arrivato nella bella baia di Scauri ebbi una sorpresa. C’era molta gente che ci veniva incontro, acclamandoci come liberatori. Non comprendevo la vostra lingua, ma non impiegai molto a capire quello che cosa stava accadendo...” E cosa stava accadendo? “Alle nostre spalle c’era un’altra flotta, che ci scortava. Gente della vostra gente. Erano loro che aspettavate come liberatori, e io essendo insieme ad essi fui considerato il capo dei capi. Ma quelli arrivati dietro di me erano degli impostori. Erano loro i traditori della vostra terra, non io, che venivo da un altro Paese. Appena a terra, furono loro ad assalirvi per primi, e io mi trovai invischiato in una lotta intestina. A quel punto, quando ormai fu chiaro che io ero alleato con i traditori della vostra gente, fui ritenuto il responsabile assoluto
di tutto, e da liberatore fui tramutato in nemico. E io so cosa vuol dire nemico. Vuol dire uccidere per primi, per non essere uccisi. Vuol dire attaccare per primi, depredare per primi, saccheggiare per primi, incendiare per primi. Altrimenti si è fatti schiavi. E un corsaro non può permettersi di essere schiavo”. Ma allora perché dice che Minturno è stata una spina nella sua vita? “Vede, un uomo sa quando sta perpetrando il male. Io quel giorno volevo solo rifornirmi di acqua e andarmene, e invece uccisi, e saccheggiai, e incendiai malvagiamente”. Non capisco: come fa a dire che ci sono uccisioni malvagie e uccisioni non malvagie? Qual è per lei la differenza? “Malvagio è colui che commette delitti gratuitamente, inutilmente, solo per la propria vanità e lussuria. E io quel giorno, a Minturno uccisi gratuitamente e inutilmente. Non per la mia vanità e lussuria, questo no. Ma inutilmente sì. E questo pensiero non mi ha mai più lasciato in pace”.
ATTUALITÀ
IL SINdACO SONO IO E LA SCUOLA BALBO rIAprE
101 In un incontro al Comune, il primo cittadino rassicura i genitori sul prossimo anno scolastico
mava tutte le famiglie che il 7 gennaio la scuola non sarebbe stata riaperta. Da quel momento è iniziato per centinaia di bambini l’exodus presso i vari edifici scolastici sparsi sul territorio comunale. Gli allievi, che vengono riportati al termine delle lezioni di Marcello Caliman con gli scuolabus dinanzi all’edificio chiuso, pranzano a casa quando i loro coetanei più fortuVorremmo sapere che cosa esat- nati stanno consumando già la tamente si prevede per il plesso merendina pomeridiana. Generascolastico di Via Italo Balbo a zioni di scauresi hanno frequen-
dopo migliaia di predecessori più fortunati. Il dirigente scolastico ha agito e il sindaco non ha apposto resistenza. Rassicurazioni: riapriremo dopo le vacanze pasquali, attesa andata delusa. La scuola è tornata a vivere in occasione delle elezioni europee, inagibile per gli allievi, perfettamente idonea per accogliere gli elettori e le elettrici in fila. L’assenteismo è aumentato per prudenza? E giunti al termine dell’anno scolastico alcuni genitori hanno chiesto a
assessori Vincenzo Fedele (pubblica istruzione) e Fabio Saltarelli (lavori pubblici) con una folta delegazione come è documentato dalle nostre foto in esclusiva. Il sindaco è stato chiaro: con l’apertura dell’anno scolastico 2014 – 2015 gli allievi torneranno alla loro scuola, parola di sindaco, quest’estate si faranno i lavori, abbiamo trovato la disponibilità finanziaria insieme a Carmine Violo, funzionario comunale dei lavori
Scauri. Tutto è iniziato l’ultimo giorno del calendario scolastico, prima delle vacanze natalizie. Dopo che l’ultimo scolaro aveva lasciato la scuola fu fatto affiggere sul cancello un avviso che infor-
questa redazione di approfondire il tema e di chiedere al primo cittadino quale futuro è riservato ai loro figli. E così si è favorito un incontro nel palazzo municipale tra il sindaco Paolo Graziano, gli
pubblici. Dobbiamo credergli? Sino a prova contraria si, Paolo Graziano non vorrà giocarsi la sua parola d’onore al terzo mandato amministrativo. A settembre tutti nelle loro aule.
IL GrAffIALISMO Ad ASSISI
Personale dell’artista gaetana Antonella Magliozzi
tato quell’istituto e sempre le famiglie si sono dovute confrontare con l’assenza della necessaria certificazione di stabilità. E così gli allievi dell’anno scolastico 2013 – 2014 hanno pagato pegno
L’estro creativo della giovane artista di Gaeta sarà in mostra nella città che diede i natali a San Francesco. Assisi, patrimonio mondiale Unesco, è una tra le più importanti mete storiche, turistiche e religiose d’Italia, rappresentando una commistione di capolavori del genio creativo umano, in sana comunione con l’ambiente, il territorio e la natura. Si deve all’Ordine Francescano il merito di aver il messaggio artistico e spirituale che, successivamente, contribuirà in maniera rilevante allo sviluppo dell’arte e di Ivan Giampetruzzi dell’architettura nel mondo intero. Nella prestigiosa Galleria Le Logge, adiacente al palazzo comunale, Antonella Magliozzi presenterà la sua personale di pittura. L’artista, impegnata anche nel sociale, ha all’attivo numerose esposizioni ed è stata ospite in diverse località, sia in Italia che all’estero. Ad Assisi, la Magliozzi presenterà alcune delle più importanti composizioni, impreziosendo lo spessore della rassegna con la lettura di alcuni suoi versi poetici, in una sinergica rappresentazione del proprio concetto di Arte. Ella ama definire la sua ispirazione artistica con il termine “Graffialismo» (graphòs – scrittura, e alma – anima
o spirito vitale: la scrittura dell’Anima), rappresentativo del suo modus pingendi teso a valorizzare l’espressione creativa e amplificare il pathos dell’opera d’arte. L’originalità del tratto della Magliozzi consiste nell’esaltazione del segno e del colore, sinergicamente e magistralmente combinati, per rendere visibili la passione, le emozioni e lo spirito, in una nuova forma di comunicazione universale. L’artista cerca così di imprimere nella memoria dell’osservatore il culto di virtuali fantasie, dove il fantastico, l’illusorio e l’immaginario sono pregni di forza fiabesca e poetica personificazione. Lo stile e la produzione artistica di Antonella Magliozzi si pone nel solco dell’arte astratta dei grandi Maestri quali Vasilij Kandinskij e Jackson Pollock, rappresentandone un’evoluzione in cui primeggia la Spiritualità. L’artista sostiene che “Spazio e Tempo cessano di esistere per un’Anima che ascolta il ritmo dei propri battiti. Solo così può avvenire quel ricongiungimento all’Anima Madre, una sorta di Spirito guida dell’Universo. Ne consegue che il concetto di memoria, in correlazione con quello di Anima Universale, non sia necessariamente legato al passato: può esistere anche una “memoria del futuro”. Ciascuno di noi, essendo estrinsecazioni dell’Anima Universale, potrebbe inconsapevolmente accedere a informazioni su ciò che non è ancora avvenuto”. Il vernissage è previsto per il giorno 14 luglio a partire dalle ore 18. La mostra, a ingresso libero, sarà aperta al pubblico, tutti i giorni, da sabato 14 luglio a sabato 27 luglio 2014.
NOLEGGIO
a partire da
Noleggio multifunzione TUTTO INCLUSO la soluzione ideale per la tua attività
R
Innovazione e maggior produttività alla tua azienda. Soluzioni INNOVATIVE a MISURA del cliente. Installazione e configurazione professionale. Fornitura toner e assistenza veloce fin dalla prima chiamata. Soluzioni avanzate per la gestione dei documenti.
Innovazioni ed efficienza grazie alle multifunzioni di ultima generazione
D
0,04
Fotocopie b/n oltre le 100 €
R di Roberto Di Russo & C. s.a.s.
CARTOLERIA - CANCELLERIA - FOTOCOPIE - CONSUMABILI NOLEGGIO FOTOCOPIATRICI - MULTIFUNZIONI
FORMIA - Via Ferrucci, 9 - Tel. 0771 770825 Cell. 339 2021180
102
L’ANGOLO DELLA POSTA
al Garante del Lettore garantedeilettori.golfo@gmail.com
TESI A CONfrONTO
LE CAUSE dELLA MUCILLAGINE Ieri ero seduto al bar e mi è capitato tra le mani il vostro giornale. Ho letto, dunque, della “strana” formazione biancastra che si osserva nelle acque di Scauri (al momento non ho il giornale sotto mano) più o meno alle dieci e mezza del mattino. Ho letto con interesse anche le varie ipotesi che l’articolista ha riportato sulla natura e sulla provenienza di questa misteriosa “isola galleggiante” che si sposta sul mare, tirata qua e là da vento e correnti e spargendo il panico tra i bagnanti. Ho letto, dunque, le varie ipotesi, ma credo che nessuna di tutte sia quella giusta: sono infatti dell’opinione che si tratti di mucillagine. Che cos’è, dunque, la mucillagine? Come, dove e perché si forma? La mucillagine è un particolare saccaride, cioè un composto chimico formato da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno, prodotto dall’attività di diversi organismi vegetali (in mare molte specie di alghe). Ha consistenza mucosa e, per questo, ingloba e trattiene una discreta quantità di fitoplancton presente in mare (il fitolancton è la parte vegetale del plancton). E arriviamo, adesso, alla formazione di quella scia bianca che mette in allarme i bagnanti di Scauri. Come sappiamo, gli organismi vegetali hanno la caratteristica di autoprodursi il cibo (per questo vengono definiti autotrofi), trasformando sostanze inorganiche semplici, come anidride carbonica e acqua, in zuccheri (in particolare glucosio) e ossigeno. Ciò, grazie all’azione della luce. Il processo si chiama fotosintesi clorofilliana
e dovrebbe essere noto un po’ a tutti, ma ritorniamo alla mucillagine. Le microalghe del fitoplancton, proprio in ragione della fotosintesi, producono ossigeno, che non può liberarsi all’esterno poiché viene trattenuto all’interno della massa mucosa, dove forma delle vescicole che rendono la mucillagine galleggiante. Al tramonto, quando la luce del sole diminuisce, avviene il processo inverso: la produzione di ossigeno cessa e la mucillagine diviene pesante e affonda, adagiandosi a una certa profondità. Il giorno seguente, se questa profondità è tale da consentire alla luce del sole di giungere efficacemente sino al fondo, un nuovo processo di fotosintesi produrrà ancora ossigeno e consentirà alla mucillagine di emergere. Ecco, dunque, quanto accade a Scauri e in altri, numerosi, specchi acquei. Di per sé, la
che mi ricordi, si parla di mucillagine praticamente da sempre e ogni anno, d’estate, si lancia l’allarme al primo passaggio di questa macchia biancastra davanti alle nostre spiagge. Contemporaneamente, scatta la caccia ai criminali responsabili della produzione di tale schifezza. Nel vostro caso, sarebbe bastato chiedere l’opinione di un esperto oppure, ancora meglio, raccogliere un campione e farlo esaminare in un laboratorio di biologia marina. Nell’articolo che ho letto sul vostro giornale si parla anche di tropicalizzazione del Mediterraneo. Mi occupo in particolare di questo tema presso ECLab Laboratorio di Endocrinologia Comparata dell’Università di Napoli “Federico II”, quindi, se vi fa piacere, in seguito potrei dire qualcosa anche su questo argomento, certamente di grande attualità.
Acque del Golfo di Gaeta, foto pubblicata nel numero di giugno
mucillagine non è niente di sporco, ma, ovviamente, essendo di consistenza mucosa e appiccicaticcia, ingloba e trattiene l’inquinamento galleggiante e… diventa sporca. Da
Adriano Madonna, Biologo Marino, ECLab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Università di Napoli “Federico II”
e risponde
IL dIrETTOrE
Grazie del contributo offertoci, ma quattro considerazioni sono doverose nel rispetto dei nostri lettori. “L’articolista” è un medico chirurgo, specialista in microbiologia e virologia clinica e lavora presso l’Azienda Universitaria Ospedaliera San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino). Noi della rivista non abbiamo il ruolo di controllo dell’ARPA (carente per organico e per numero di controlli), però attendiamo gli esiti delle indagini fatte eseguire dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Latina presso l’Università La Sapienza di Roma. In un prossimo servizio pubblicheremo l’elenco dettagliato delle sostanze che non vengono più monitorate per legge nelle acque marine del nostro Paese, diversamente dal passato. E ovviamente è bene ribadire che il fenomeno descritto riguarda larghi tratti delle nostre coste e non soltanto la Riviera di Minturno. E una domanda pleonastica, densa di nostalgia, infine la poniamo: dove sono finiti i ricci di mare, le telline,i granchi, i pesci presenti da noi ai tempi della nostra giovinezza?
103
TRADIZIONE & FOLKLORE
I GIULLArI
OrGOGLIO TrAETTESE
Nel 1954 in occasione del recupero della Sagra delle Regne si decise di dar vita a un gruppo folklorico che rievocasse le tradizioni contadine locali
di Gian paolo Caliman Incontro con Peppe, dinamico presidente de “I Giullari” in occasione del sessantesimo anniversario della nascita del sodalizio folcloristico. Racconta: “Il gruppo folklorico nacque con l’obiettivo di aggregare i giovani minturnesi. Nel 1954 l’insegnante Vittoria Dettori, moglie di Luigi Raus, fece rilevare che non era possibile dare inizio alla Sagra delle Regne senza prima aver costituito un gruppo di giovani in grado di rievocare le tradizioni della civiltà contadina traettese. In tal modo nacque l’idea di mettere insieme ragazzi e ragazze minturnersi per dar vita al Gruppo Folklorico di Minturno. Passo dopo passo si prese coscienza di un impegno ancora più elevato: rievocare, ricercare, conservare e diffondere le tradizioni più autentiche della comunità. Nel 1966 il Gruppo fondò l’Associazione Culturale Folklorica I Giullari che, grazie a uno spirito collettivo di abnegazione, è riuscito a mantenere integra la vocazione
di cogliere e di animare, ancora oggi, la tradizione contadina della terra aurunca”. Come è impostato il lavoro di ricerca e rievocazione storica? Spiega GiuseppeConte: “Le interpretazioni cercano di essere il più possibile autentiche, originali e spontanee. I balli sono sempre manifestazione di gioia e di vitalità, evocativi e diversi a secondo dell’occasione in cui vengono eseguiti. Dai canti e balli di ringraziamento per il raccolto del grano e dell’uva si passa a balli di festa puramente contadina, con tarantelle e saltarelli. Vi sono sia canzoni amorose che di dispetto, si registrano anche scenette in vernacolo. Attraverso tutto ciò il gruppo riesce efficacemente a rappresentare e trasmettere l’animo della nostra gente”. Ci può raccontare dei mini ballerini, personalmente ricordo con nostalgia il periodo in cui ho militato in tale formazione. “Dopo alcuni anni dalla fondazione – ricorda – nel contesto del gruppo storico è nato anche il mini gruppo, costante linfa vitale per garantire continuità all’iniziativa. Attualmente il mini gruppo conta quindici coppie. I mini ballerini trovano nell’unione un’occasione per stare insieme, impegnare le proprie energie e occupare il tempo libero. Vivere nel-
l’infanzia i valori di un reale contatto con la propria terra e con la natura è fondamentale per accrescere la sensibilità personale. L’amore per la propria terra è un nutrimento primario, forse il più importante”. Quali sono i valori che vengono sensibilizzati? Pronta la risposta di Giuseppe Conte: “Lo spettacolo dell’associazione tratta diversi temi estremamente importanti quale il lavoro duro dei campi e la pratica della pesca, l’artigianato familiare e la tradizione dei cibi locali, le contingenze giornaliere e la fede religiosa, vissuta chiaramente, sempre attraverso la devozione mariana”. Numerose le tournee. “Si, l’associazione ha portato il bellissimo e caratteristico costume tradizionale a essere conosciuto in tutte le regioni italiane e in diverse parti mondo. Vogliamo ricordare solo alcuni paesi: la Svezia, la Libia, la Germania, (a Berlino, dopo la caduta del muro), e la splendida New York, in occasione del quinto centenario della scoperta dell’America. Il 29 luglio 1984, il gruppo è stato anche ricevuto, in udienza privata dal Papa San Giovanni Paolo II”. Concludiamo con i riconoscimenti. “Numerosi, replica con orgoglio il presidente, infatti il sodalizio è iscritto nel registro regionale del-
PROVINCIA DI LATINA
Sede sociale: 04020 Monte San Biagio Corso Vittorio Emanuele, 10 Tel./fax 0771.567001 - info@atclatina2.it - www.atclatina2.it
le associazioni della Regione Lazio, è riconosciuta dal Ministero dei Beni e Attività Culturali quale Gruppo di Musica Popolare e Amatoriale di interesse nazionale in occasione della ricorrenza del cento cinquantenario dell’Unità d’Italia, è affiliata all’Unione Folclorica Italiana, associazione riconosciuta secondo il D.P.R. 361 del 30 febbraio 2000”. Buon compleanno, con nostalgia da un ex componente del mini gruppo.
u Giuseppe Conte
Presidente dell’associazione folklorica de I Giullari, che festeggia il sessantesimo della fondazione, è anche autore del libro Il vernacolo marinaro minturnese, edito da Armando Caramanica editore
104
TRADIZIONE & FOLKLORE
IL MATrIMONIO dELL’OTTOCENTO L’intero paese di Baranello si trasforma in un set teatrale dove prendono vita personaggi e storia vissuta di un passato che ha ancora legami durevoli con il presente
di Stefano Venditti
Ogni anno in agosto Baranello si risveglia nel passato. Grazie a La Compagnia di Cultura Popolare “Le Bangale”, presieduta da Paola Pinelli, la tradizione dei riti del matrimonio dell’800 riprende vita. Un evento per l’intera popolazione frutto del coinvolgimento di giovani, adulti, anziani e donne in particolare che si sono riappropriate della tradizione, ma anche della ricerca storiografica iniziata negli anni ’80 dal professore Giovanni Di Risio e dal recupero dei contenuti dei bauli che le nonne conservavano gelosamente. Dal 1991 si è data vita all’attuale ricorrenza che mete in risalto la figura della donna del tempo. I rituali del matrimonio si concretizzano attraverso una rigida
sequenzialità. Si parte dall’innamoramento. La richiesta ufficiale (quéte) si realizza solo col consenso da parte del nucleo familiare a cui il giovane appartiene. Il fidanzamento è già percorso di iniziazione al nuovo status. Solo ora la suocera fa dono alla futura nuora de “lu bangale”, il grembiule del costume della festa che, attraverso la più o meno ricchezza dei galloni e dei ricami in seta, diventa simbolo della posizione che la sposa andrà in seguito ad avere. La presentazione del corredo ha una duplice funzione: far sapere alla comunità ciò che la donna porta in dote e testimoniare la condizione economico-sociale della sua famiglia. La “dodda” esposta diviene oggetto di contratto, ratificato alla presenza di un notaio. Uno dei riti più suggestivi della cerimonia è il trasporto del corredo dalla casa della giovane alla dimora della suocera,
quella dove andrà a vivere. Le amiche della ragazza sistemano la dote in grossi cesti (cofani) e li trasportano in corteo mentre la suocera attende sull’uscio della sua casa. Il passaggio successivo è la preparazione del letto che ospiterà gli sposi. Il culmine si raggiunge nella celebrazione delle nozze. La sposa entra nello status di donna maritata con l’abbandono del fazzoletto a favore della “mappa”. Il corteo nuziale, caratterizzato dal lancio beneaugurante di fiori e coriandoli (grascia), attraversa le strade, suggellando l’avvenuto cambiamento attraverso il rituale del passaggio della sposa sotto i ponti allestiti con coperte in raso antico su cui risaltano bambole e banconote. Una cerimonia pone in risalto la valenza storica e religiosa del matrimonio che si svolgeva nella tradizione contadina. Baranello, infatti, a tutt’oggi, è caratterizzato da una popolazione che per
TRADIZIONE & FOLKLORE i
105
Baranello (Varagnièllë in molisano). Comune di 2.785 abitanti della provincia di Campobasso, poco distante dal capoluogo regionale
i 2/3 è residente in campagna. La chiave di lettura di questa tradizione è la donna che non godeva degli stessi diritti dell’uomo. La donna era sottomessa sin dalla nascita, sia nella sua famiglia sia in quella di arrivo una volta maritata. Per assurdo il rito del matrimonio è tutto al femminile, ma nella vita reale la donna era sempre un gradino più in basso nella scala sociale. L’unico momento di rivalsa era quando diventava suocera. Solo allora poteva decidere del destino del figlio ma anche della nuora, prendendosi una rivalsa, seppur piccola, nei confronti del suo status di sottomissione.
I Rituali del Matrimonio 2014 contrada Cappella Baranello Trasporto del corredo, con sfilata e preparazione del primo letto 2 agosto ore 18:00 Rito del Matrimonio ottocentesco 3 agosto ore 18:00 Chiesa Santa Maria della Neve
LE BANGALE e Dal crescente amore e rispetto verso la propria identità nasce occasionalmente il grup-
po Folkloristico Baranellese negli anni venti del novecento, che conquista nel 1923 la medaglia d’oro per il vestito da sposa locale nel raduno dei costumi del centro sud tenutosi a Pescara. L’ obbiettivo perseguito dai cultori delle tradizioni popolari è quello di conservare gelosamente i capi tradizionali indossati dalle donne e dagli uomini della seconda metà dell'ottocento e divulgare le tradizioni del popolo baranellese, legato fortemente al lavoro e al matrimonio, momento sociale importante in quanto fondamento della futura famiglia.
106
I PROTAGONISTI
VENTI dOMANdE A
pAOLO GrAZIANO 1 Cominciamo con una breve presentazione… “Sono nato a Minturno il 10 maggio 1948. Spodi Antonio Lepone sato con Gabriella, ho un figlio, Giuseppe, e due nipoti: Paolo, di 6 anni, e Caterina, di 2. Sono stato eletto Consigliere Comunale di Minturno nel 1973, nelle file del PSI. Presidente dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Minturno - Scauri dal 1978 al 1987, membro dell’esecutivo dell’Ente Provinciale per il Turismo di Latina, sono stato Vice Sindaco nel 1986 - 88. In seguito ho aderito a Forza Italia ed ho guidato per due mandati l’Amministrazione Civica, dal 1995 al 2005. Sono entrato in Consiglio Provinciale nel 2004, assumendo l’incarico di Capogruppo. Direttore dell’Azienda di Promozione Turistica di Latina nel 2009 - 11, sono stato rieletto Sindaco nel maggio 2012”. 2 Vuole parlare dei suoi studi e della sua professione? “Sono laureato in Scienze Biologiche. Assunto in Regione nel 1984, dal 1990 al 2011 sono stato funzionario dell’Ente”. 3 Si descriva con due aggettivi. “Umile e determinato”. 4 Riveli un suo pregio e un suo difetto. “Sono disponibile, ma mi fido troppo”. 5 A cosa non rinuncerebbe mai? “Alla mia famiglia, ai miei affetti, che si sono accentuati dopo il matrimonio di mio figlio con Irene e dopo la nascita dei miei nipoti. Sono cresciuto con i nonni ed ho avuto sempre il culto della famiglia”. 6 Quando era bambino, cosa sognava di fare da grande? “Sono nato in campagna, nella mia vita ho pensato di affrontare una tappa alla volta”. 7 Quali sono le sue passioni? “La lettura, la botanica e l’agricoltura”. 8 Un accenno al suo cantante preferito. “Lucio Dalla, concittadino onorario e mio ospite. Mi piace molto anche la musica classica”. 9 I libri più belli che ha letto. “Quelli che si sono occupati di storia romana, come la collana curata da Alberto Angela. Ho seguito con piacere pure le biografie di Napoleone Bonaparte e di
L’esperienza politica, i progetti per la città, il culto della famiglia Winston Churchill”. 10 L’ultimo viaggio che ha fatto. “Non gradisco i viaggi organizzati. Studiando le formule chimiche, ho acquisito una buona memoria fotografica. Mi dedico volentieri all’esame approfondito dei luoghi nuovi. Di recente sono stato a Verona al Salone Internazionale del Vino (Vinitaly), poi mi sono recato a Civitella Marittima (Grosseto) per ammirare un roseto. Ho in mente di trasferirne una parte a Minturnae e presso il Parco Robinson”. 11 In quale film le sarebbe piaciuto recitare? “Non saprei. Mi piacciono le pellicole leggere”. 12 Un piatto che non manca mai sulla sua tavola. “La minestra di campo. Sono legato ai sapori tradizionali”. 13 Quale esponente politica inviterebbe a pranzo? “Non saprei”. 14 Ha mai pianto per la politica? “No”. 15 Il giorno più malinconico e quello più bello della sua carriera amministrativa. “Il primo risale al 1988, quando non accettai di fare il Capo dell’Amministrazione Civica. Il secondo è legato, ovviamente, alla mia prima elezione come Sindaco, nel 1995”. 16 Da circa due anni guida, per la terza volta, la Giunta Comunale di Minturno: che impressioni sta avendo? “Negli ultimi 20 anni di governo nazionale si sono create delle situazioni difficili per le Amministrazioni locali. Penso, ad esempio, alla complessità di attivare i finanziamenti per valorizzare le potenzialità del nostro territorio. Attraverso regole sovra comunali, la Regione ha generato una fase di blocco, senza considerare molto fattori e risorse locali. Ricordo che all’APT di Latina giungevano richieste di operatori turistici, finalizzate al rilancio del settore, che non trovavano risposte adeguate, a causa dei vincoli esistenti”. 17 Qualcuno da citare in questa nuova esperienza di Sindaco? “Annovero una schiera di giovani, che si sta impegnando con me per
Graziano, 66 anni, u Paolo guida la città di Minturno in virtù
del terzo mandato amministrativo
il futuro della città, alla quale voglio molto bene. Con tale impegno ritengo di concludere il mio percorso politico”. 18 Una soddisfazione ed un rimpianto nell’ultimo biennio. “Non mi piace né vantarmi né affliggermi. Mi scocciano, però, i tempi e le modalità della burocrazia”. 19 Indichi tre progetti per la città in dirittura d’arrivo. “Il completamento del piano di restyling del Lungomare di Scauri, la conclusione degli interventi di restauro del Castello di Minturno, la risoluzione del problema rifiuti con il varo del progetto per la raccolta differenziata”. 20 In chiusura, invii un messaggio ai suoi concittadini. “Viviamo un momento difficile. Io ed i miei collaboratori cerchiamo di essere vicini a chi ha bisogno, ai nuovi poveri. Ogni mattina, in Municipio, incontriamo varie persone in stato di indigenza. Riguardo al futuro, molto dipende dalla possibilità di un concreto raccordo con gli Enti superiori, in primis con la Regione. Basti pensare ai fondi europei, che non si spendono per i vincoli imposti da norme datate e non rispondenti alla realtà attuale…”
ATTUALITÀ
SCAUrI - MArINA
107
pISTA CICLABILE
3.300 persone hanno firmato la petizione popolare
Questo mese l’attenzione è rivolta a una problematica che riguarda la nostra zona ma che si di Cinzia Gragnano estende su scala mondiale “il miglioramento della qualità della vita”. Presento il CO.S.MO.S, comitato spontaneo mobilità sostenibile Minturno - Scauri sorto nel dicembre 2013, che con la propria voce ha voluto ricordarci quanto sia importante il benessere del singolo individuo attraverso la tutela dell’ambiente. Ispirato dal fenomeno CRITICAL MASS nato negli USA nel 1992 il COSMOS ha dato via alle prime pedalate nel settembre scorso con cadenza mensile, a cui hanno partecipato un numero sempre più crescente di persone fino a raggiungere oltre trecento partecipanti per edizione. L’impegno del comitato ha portato alla raccolta di più di 3.300 firme e all’arrivo della proposta di delibera di iniziativa popolare nella quale viene richiesta la realizzazione di un percorso ciclabile per un benessere ambientale, salutare ed economi-
co. Con l’obiettivo di far conoscere il gruppo operante ha indetto una conferenza stampa durante la quale sono stati discussi gli aspetti del progetto e i benefici che potrebbe comportare. • Il primo punto riguarda la facilità di adeguamento strade poiché si tratta di opere poco impegnative sia strutturalmente, dato che la segnaletica è la medesima e riguarda piccole opere, e sia economicamente grazie all’esistenza di norme che prevedono il finan-
e
I rappresentanti del Co.S.Mo.S. hanno prtecipato ufficialmente alla riunione della Commissione Lavori Pubblici del Comune presieduta da Mino Bembo che si è tenuta il 23 Giugno, per esaminare, tra l’altro, la proposta di delibera di iniziativa Popolare per la realizzazione del percorso ciclabile sul lungomare di Scauri - Marina
ziamento della mobilità ciclistica, legge 336 del 1998, così che non andrebbe a gravare come ulteriore spesa comunale. • secondo punto il benessere del singolo e del collettivo.
Purtroppo in Europa sono stati registrati 600.00 decessi annui per mancanza di motorietà. Studi scientifici attestano che un po' di moto dolce dà benefici psico-fisici poiché aiuta a combattere sovrappeso, malattie cardiovascolari, riduce il rischio di cancro e diabete, oltre ad indurre la produzione di endorfine che agiscono positivamente sullo stress stimolando il buon umore. • il terzo punto ferma l’attenzione sull’impatto ambientale, ricordiamo che i fumi di scarico dei mezzi a motore contengono gas a effetto serra (CO2) annoverati tra i maggiori inquinanti. Ricerche attestano che in aree urbane 1 abitante ogni 90 si ammala di cancro a causa dei fumi di emissione dei mezzi a motore. • ultimo punto e non meno importante concerne economia locale e turismo. La bicicletta si dimostra essere un mezzo efficace poiché consente di risparmiare e aumentare il reddito personale. Incentiva e privilegia il commercio del luogo e riduce la delocalizzazione abitativa. Inoltre in un golfo turistico è un valore aggiunto poiché dà la possibilità di apprezzare e godere la bellezza del luogo.
SEMprE pIù fAMIGLIE INdIGENTI
ALLA rICErCA dI SpIAGGE LIBErE Un mare splendido, trasparente e perlaceo, quello del mattino, quando il cielo si apre a una nuova giornata. Cammino sul lungomare, in un silenzio interrotto qua e là dal vociare del simpatico operatore ecologico, che con la vecchia scopa di saggina raccoglie la sabbia che gli scivola via e che pazientemente tenta di mettere nel contenitore esterno di plastica di una vecchia damigiana. Amarcord (mi ricordo uno dei capolavori di Fellini). Sono vicina
di Anna Maria Capasso
alla darsena, più vicina al ruscello dove un tempo si lavavano i panni e che oggi è ridotto a mera discarica. Una famigliola: un giovane pressoché trentenne, una mamma con un grosso pancione e una bambina mi chiedono con timidezza di indicargli la più vicina spiaggia “libera”, sotto il braccio l’uomo porta: ombrellone e seggioline pieghevoli. Che tristezza! Cinquant’anni fa le stesse immagini. Allora, però erano luoghi comuni, non destavano curiosità né emozione. Oggi fanno male, molto male, perché sanno di povertà, di indigenza. Ma questa è la realtà e
senza fare chiacchiere intrise di politica, senza additare ladri, colpevoli e globalizzazione, siamo costretti a guardarla questa faccia nuova/ vecchia della vita. Perciò questa spiaggia libera, in taluni posti resa un immondezzaio pubblico, abbiamo il dovere di tenerla pulita, per quelli che il lido non se lo possono permettere e che per fare un bagno e prendere un po’ di sole si svegliano alle sei di mattina. Se tutto questo lo ignoriamo siamo anche noi conniventi con il sistema e dobbiamo vergognarci. Buona giornata a tutti, ai tanti con la coscienza tranquilla.
108
ARTE
ArTE A LENOLA NUOVE SCOpErTE
di Stefania de Vita
Il mese scorso a Lenola sono state presentate dal determinato ed entusiasta don Adriano Di Gesù nuove scoperte pittoriche riguardanti la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. I lavori di restauro e completamento interessano la Cappella dedicata al Santissimo Sacramento, collocata alla destra dell’altare. I lavori, seguiti scrupolosamente dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Lazio e resi possibili grazie a fondi regionali e parrocchiali, sono realizzati dall’architetto Paolo Di Fazio e dai restauratori Emiliana De Sanctis, Massimiliano Tagliente e Rosa Maria Trombetta. La storia della cappella del Santissimo Sacramento segue quella della chiesa che la ospita: quest’ultima venne costruita al principio del XVI secolo e consacrata nel 1602 dal Vescovo Giambattista Comparini, come riporta un’iscrizione in controfacciata con la data esatta della consacrazione, il 20 ottobre 1602. L’interno della chiesa è articolato in tre navate divise da pilastri. Le due navate laterali, coperte da volte a crociera, terminano con due cappelle, a sinistra la cappella di San Giovanni, a destra quella dedicata al Santissimo Sacramento. L’abside ospita un altare in marmi policromi dietro il quale si trova un coro ligneo, proveniente dal Monastero di San Magno di Fondi. La Cappella del Santissimo Sacramento, prima del recente restauro, si presentava completamente ricoperta da una ridipintura
bianca che nascondeva ben sette strati pittorici e stucchi colorati che le donavano un aspetto ricco e sontuoso, completamente diverso dalla semplicità e austerità a cui erano ormai abituati i fedeli. Oggi finalmente sono apprezzabili le diverse tecniche pittoriche e i differenti materiali utilizzati dagli artisti, come olio, tempera, vernice acrilica, stucco e pittura ad affresco. Prima dei restauri la volta, le pareti e gli stucchi apparivano infatti totalmente bianchi, erano invisibili i decori e gli intarsi. Ma la volta, in origine, serbava la rappresentazione dei quattro Misteri Dolorosi, quindi la Flagellazione di Gesù, l’incoronazione di spine, Gesù è caricato della croce e Gesù Crocifisso muore in croce. Inoltre ciascuna raffigurazione ricopre dipinti precedentemente realizzati e che riportavano a loro volta scene della Passione di Cristo. Le nervature della volta sono costituite da festoni di frutta, foglie e fiori in stucco che si congiungono al centro incorniciando l’immagine di Dio Padre. Le colonne a decoro dell’altare sono in finto marmo. Sulla parete di fondo erano presenti cinque scene rappresentanti i Misteri Gaudiosi; le uniche immagini completamente integre sono La Visita di Maria ad Elisabetta e Gesù nel tempio. I restauratori hanno eseguito un lavoro certosino per restituire le diverse sovrapposizioni pittoriche, databili tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX.
dal 1999 al 2003 una nuova fase di ricerche è stata attivata dalla Soprintendenza del Molise che si è avvalsa della collaborazione scientifica dell’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli e dell’esperienza di federico Marazzi, coordinatore dei lavori. Alla consueta attività di scavo si è associato l’importante obbiettivo di valorizzare l’area di scavo, anche attraverso il potenziamento degli interventi di restauro e documentazione. Il restauro archeologico ha previsto interventi di salvaguardia delle strutture, delle superfici pittoriche e dei pavimenti emersi nel corso degli scavi. Ad oggi laboratori permanenti d’informatica applicata all’archeologia, di restauro archeologico, di ricomposizione degli affreschi, di catalogazione e conservazione dei reperti archeologici sono in piena attività a Castel San Vincenzo per servire la missione archeologica di San Vincenzo al Volturno.
IL DIALOGO IL DIALOGO
109
Nihil amori Christi praeponere
Editoriale
di don francesco Guglietta
Quando viene l’estate le nostre città sono prese da alcuni pensieri ricorrenti. Spesso sono negativi, ma qualcosa di buono potrebbe emergere. Un’idea, tipo: “Però, che bello il nostro golfo, nonostante tutto”. Ed è proprio questa la cosa che sarebbe interessante tenere nel cuore non solo della nostra “stagione” per antonomasia, ma sempre: la bellezza naturale e storica del Golfo di Gaeta. Così poco valorizzata che sembra davvero un peccato sociale di cui chiedere scusa agli uomini e perdono a Dio. I nostri beni storici, culturali e paesaggistici sono solo, nella migliore delle ipotesi, usati. Invece è opportuno ricordare il grande compito che Dio ci ha dato, quello di dominare la storia e la natura. “Dominare” non per sfruttare, ma per farne una casa accogliente e bella da vivere. Dominus deriva da domus, cioè da casa. E, nella Genesi, Dio affida all’uomo il creato, cioè la natura e la storia, perché ne faccia una casa e la governi come l’abitazione in cui Egli vuole trovare spazio e riposo. A noi, concretamente, da Dio è affidato questo luogo. L’estate è il banco di prova di come noi abitiamo questa domus a noi data. Se l’abbiamo resa bella, accogliente, capace di essere abitata con serenità e gioia. Oppure se ne facciamo una bancarella, un semplice contenitore dei nostri bisogni (spesso di bassa lega). Grande certamente è la responsabilità della classe politica, ma forte è anche il dovere di ogni cittadino di non vedere solo il proprio interesse, ma quello di “tutta la casa”. Anche qui sarebbe da recuperare un termine ormai contrassegnato solo in senso negativo: economia. Che letteralmente vorrebbe dire: legge della casa, ossia cioè che la regola e la valorizza. Avremmo proprio bisogno di una vera economia, tesa non ai soldi, ma alle grandi ricchezza di cui siamo pieni. Dominio, politica ed economia sono delle parole che dobbiamo sottrarre a chi usa la nostra “casa” e cominciare a riempirli di volti veri, di gesti autentici, di amore per il nostro ambiente. Per preparare una casa a Dio che vuole abitare il nostro golfo.
pApA frANCESCO IN MOLISE Una visita controcorrente nelle periferie d’Itala
Manca poco alla visita papale in Molise, la terra di un Papa santo e amato dal popolo ancora oggi, a distanza di oltre 700 anni dalla di Luca dragonetti sua morte: Celestino V. È una visita controcorrente quella che Papa Francesco farà il 5 luglio nelle province di Campobasso e Isernia; in un periodo dove, tra spending review e nuovo accentramento dei servizi e delle funzioni statali, è messa in discussione addirittura l’esistenza di una regione come il Molise, vista come troppo piccola e periferica, il Pontefice viene proprio qui. Questo “andare controcorrente” non a caso, è stato uno degli slogan che Papa Bergoglio ha impresso al suo pontificato, e consigliato ai giovani. Questa è una visita in cui il Papa incontrerà il mondo dei giovani, universitari e non, il mondo del lavoro, i disoccupati e i cassintegrati, il mondo agricolo, il settore produttivo; incontrerà i malati e i carcerati. Insomma, incontra le periferie esistenziali d’Italia perchè il mondo del lavoro e quello agricolo oggi sono in difficoltà - esattamente come faceva Cristo Gesù, di cui ogni Papa è il Vicario: per usare le parole dello stesso Bergoglio, il Pastore vuole contaminarsi con l’odore delle sue pecore. Il programma della visita del 5 luglio è denso di appuntamenti, e vede il Papa presente in tre diverse città: Campobasso, Castelpetroso e Isernia. Si comincerà con il capoluogo, dove alle 9.00 Papa Francesco sarà alla sede dell’Università del Molise, dove incontrerà rappresentanti del mondo produttivo agricolo, di ecogreen, alcuni cassintegrati
dell’azienda ITR di Isernia e una lavoratrice cassintegrata dello stabilimento FIAT di Termoli. Alle 10.30 l’appuntamento più atteso dalla cittadinanza campobassana, la santa messa all’ex Stadio Romagnoli. Terminata la messa, intorno alle 12.00 il Papa si recherà alla Cattedrale della Santissima Trinità, dove avverrà l’incontro con l’Arcivescovo di Campobasso - Bojano, Mons. Giancarlo Bregantini (in copertina con il Papa), che era stato incaricato di scrivere le riflessioni della Via Crucis 2014, e successivamente ringraziato dallo stesso Francesco con una lettera. In Cattedrale il Papa pregherà davanti alle tombe di due vescovi, benedirà la statua lignea del 1412 che sarà posta sull’altare e incontrerà i ragazzi malati della Comunità Terapeutica La Valle di Toro. Successivamente si recherà alla Chiesa del Sacro Cuore dove visiterà la mensa della Casa degli angeli, intitolata allo stesso Francesco. Solo dopo questa visita, alla presenza delle massime autorità politiche di Campobasso e della Regione, il Papa lascerà il capoluogo per recarsi in provincia di Isernia, alle 15.00, al Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso, dove incontrerà i giovani molisani e abruzzesi in quella che può essere considerata una pillola della Giornata Mondiale della Gioventù. L’ultima tappa del suo viaggio in Molise sarà Isernia, dove si recherà al carcere per incontrare i detenuti, un incontro che è sempre stato a cuore a Bergoglio, sin da quando era Arcivescovo di Buenos Aires. Infine la preghiera alla Cattedrale di San Pietro Apostolo, dove pregherà assieme al nuovo Vescovo di Isernia - Venafro, Mons. Camillo Cibotti che è stato consacrato solo il 28 giugno scorso, e incontrerà alcuni malati e le loro madri. Un autentico dono che Papa Francesco ha voluto fare alla nostra regione.
Diacono, esperto in umanità Sabato 21 giugno si è tenuto a Roma il Convegno “Il Diacono esperto in umanità” ... (uomini della soglia, ponti tra il Sacro il Profano, anello d’oro tra Matrimonio e Ordine, .. accolgono le istanze degli uomini e s’impastano nelle loro storie per fare Storia ... ). Il Convegno si è tenuto presso la Basilica di San Lorenzo fuori le mura dove è stata stabilita la nuova sede nazionale della Comunità del Diaconato in Italia. Interessante e propositivo l’intervento di Mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano - Calvi (in foto a lato) che ha offerto una serie di suggestioni sul diacono esperto di umanità. Inoltre è stato annunciato che il Convegno Nazionale della Comunità del Diaconato in Italia si terrà a Campobasso. (v. t.)
110
IL DIALOGO
VILE USUrA
pOTErE MAfIOSO
di Gian paolo Caliman Mons. Nunzio Galantino, Vescovo di Cassano all’Jonio, Segretario Generale della CEI, all’assemblea delle Fondazioni Antiusura associate alla Consulta Nazionale tenutasi a Roma l’11 giugno 2014 ha ricordato che sono passati esattamente vent’anni da quando il caro amico don Luigi Ciotti scriveva sulle pagine di un quotidiano nazionale “occorre convincersi che combattere l’usura non è un problema del singolo che ha avuto la sfortuna di incapparvi: è un problema sociale, è interesse della società nel suo insieme. Perché l’usura è solo una delle facce del problema criminale, del potere mafioso”. Allora l’usura era un tema ancora poco avvertito, le sue vittime erano veramente nascoste, appartenevano a quel «sommerso» che, proprio per questo, risultava difficilmente quantificabile. Vent’anni non sono passati invano. Hanno contribuito a portare alla luce il fenomeno del racket delle estorsioni, grazie al coraggio di tanti che si sono ribellati, pagando spesso un prezzo altissimo. Hanno smascherato il dramma dell’usura, anche qui per il coraggio della denuncia, avanzata spesso da sacerdoti che hanno saputo farsi voce della loro gente. Hanno alzato il sipario su una piaga purulenta, che stritola famiglie, im-
prese, negozi, attività economiche, condannando alla disperazione. Vent’anni non sono passati invano. Mons. Galantino ha ribadito “E il segno più eloquente della loro fecondità siete proprio voi. In voi, presidenti delle 28 Fondazioni associate alla Consulta Nazionale Antiusura che operano in ogni regione italiana, saluto con legittimo orgoglio la risposta sana della società civile: quella società che vive di alleanze decisive, i cui riferimenti sono qui rappresentati dal Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, dottoressa Elisabetta Belgiorno, dal Capo della Direzione V del Di-
“
Sabato 21 giugno in Calabria per la prima volta un Papa scomunica i mafiosi, dopo l’anatema di San Giovanni Paolo II. Francesco ha, tra l’altro, affermato: ”Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”.
partimento del Tesoro, dott. Giuseppe Maresca, dal Direttore della Caritas Italiana don Francesco Soddu, e dai rappresentanti delle Associazioni di categoria destinatarie. Siete, appunto, espressione di quella società che, facendo tesoro della reazione alla paura, alle minacce e alla vergogna, ha saputo guardare in faccia il meccanismo dello strozzinaggio e la ragnatela che tesse a vasto raggio”
TErrA BrUCIATA pEr LE SLOT Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, richiama le istituzioni a fare la loro parte per debellare la piaga sociale delle slot machine e plaude ai titolari di esercizi commerciali che si rifiutano di ospitarle “Bisogna dire basta alla pubblicità di tutti i giochi d’azzardo con vincita in denaro”. Mons. Nunzio Galantino ha richiamato con forza “le istituzioni a fare la loro parte, partendo dal prendere le distanze dall’irresponsabilità di chi seduce la gente con il miraggio dei soldi facili, mentre in realtà la spinge soltanto a infilarsi nel labirinto di un comportamento compulsivo, di una dipendenza patologica, di un inesorabile indebitamento: a ricaduta, non si fatica a intravedere proprio il cappio dell’usura”. Mons. Nunzio Galatino soffermandosi sul gioco d’azzardo dopo averlo definito “uno dei nodi più perniciosi per i suoi effetti sulle famiglie e sull’intero Paese”, ha espresso un plauso “a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot-machine nei loro ambienti: senza rinunce non nascerà una nuova cultura e noi ci limiteremo a raccogliere feriti, emarginati da quello stesso paradiso che tanto li aveva falsamente accarezzati”. (G.P.C.)
IL DIALOGO
LA pACE dI CrISTO SIA CON VOI
111
l’Arcivescovo Mons. Fabio Bernardo D’Onorio annunzia l’inizio della visita pastorale in tutte le parrocchie a cominciare dal 18 ottobre 2014
di Marcello Caliman
Il 18 giugno scorso il nostro amato Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio ha scritto una lettera ai presbiteri e ai diaconi dell’Arcidiocesi di Gaeta comunicando l’inizio il 18 ottobre 2014 della visita pastorale a tutte le comunità parrocchiali che compongono la diocesi. Il nostro Arcivescovo visiterà in progressione le parrocchie delle foranie di Gaeta, di Formia, di Minturno e di Fondi. Riportiamo fedelmente la sua lettera pastorale che ha già riscosso entusiastici riscontri: “Carissimi, con il Sinodo tutte le componenti della nostra Chiesa di Gaeta sì sono messe in stato di riflessione sul loro essere Chiesa e sono state invitate a recuperare lo spirito e la freschezza delle origini. Nello stesso tempo tutti siamo stati coinvolti nell’individuare scelte pastorali e innovative consone al nostro tempo per aiutare la comunità ecclesiale a crescere nella comunione e nella fedeltà al Vangelo. Ritengo sia ora giunto il momento di approfondire la conoscenza reciproca con i sacerdoti e i fedeli e, allo stesso tempo, di confermare i fratelli nella fede in Cristo Gesù, Morto e Risorto. Strumento collaudato da un’esperienza secolare è la
Visita pastorale. Essa, come ho già annunciato nella Messa Crismale, si caratterizzerà per un programma sobrio ed essenziale che si articolerà intorno a quattro dimensioni: incoraggiare un rinnovato e autentico incontro con il Signore attraverso la Parola del Vangelo e la Celebrazione eucaristica; promuovere la comunione ecclesiale nelle Parrocchie e nell’intera Chiesa diocesana; valorizzare il senso di corresponsabilità nel popolo di Dio attraverso gli Organismi di partecipazione; prendere visione del dinamismo pastorale parrocchiale e delle diverse realtà economiche e amministrative particolari. In questa Visita pastorale, per il tempo che il Signore mi concederà mi avvarrò della collaborazione del Vicario per il Clero, del Vicario Foraneo di competenza e dell’Economo diocesano, il quale conserva i verbali della precedente visita realizzata dal compianto Mons. Mazzoni. La Visita pastorale avrà inizio sabato 27 settembre, giorno della Dedicazione della restaurata Basilica Cattedrale: l’orario della concelebrazione sarà alle 20 così da permettere a tutti voi di essere presenti a questo momento importante della nostra vita diocesana, magari anticipando l’orario della celebrazione nella vostra comunità. La Visita si strutturerà in due giornate. Il sabato mattina sarò disponibile per l’ascolto dei fedeli e per la visita agli ammalati; nel pomeriggio parteciperò a qualche momento di catechesi (con una particolare preferenza agli incontri dei gruppi giovani) e incontrerò il Consiglio pastorale
parrocchiale e il Consiglio parrocchiale per gli Affari economici; cena e, ove possibile, pernottamento in parrocchia. La domenica mattina sarò disponibile all’ascolto dei fedeli e alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione; quindi presiederò la Celebrazione eucaristica solenne impartendo la Benedizione apostolica. Secondo i casi vorrei si organizzasse una visita al Cimitero ove vivere un breve momento di preghiera. Il lunedì
y
gravanti sulla Parrocchia. Con il pranzo alle ore 13 concluderemo questo momento. La Visita pastorale prenderà inizio con la Parrocchia Cattedrale il 18 e 19 ottobre. Proseguiremo con le Parrocchie della forania di Gaeta e, successivamente, delle foranie di Formia, Mintumo e Fondi, secondo calendari decisi dalle singole foranie. “La Pace di Cristo sia con Voi!”: questo il motto della Visita pastorale e il mio saluto a tutti voi. Possa la Vergine
Il 27 settembre alle ore 20 l’Arcivescovo, con una solenne celebrazione, riapre al culto la Cattedrale di Gaeta
precedente la Visita mi recherò con i convisitatori e il segretario per prendere visione dei Registri parrocchiali, compreso il Registro delle Sante Messe celebrate o da celebrarsi per esaminare lo stato patrimoniale, prendendo visione del Registro delle entrate e uscite, con i relativi estratti conto, e degli eventuali mutui
Maria, Assunta in Cielo, patrona della nostra Cattedrale, essere per tutti noi modello di fedeltà a Cristo e alla sua Parola”. Si tratta di un’occasione irripetibile per la Chiesa che è in Gaeta, in tal modo si va a completare il percorso che il nostro Arcivescovo ha voluto segnare per il popolo di Dio a lui affidato.
112
IL DIALOGO
COMUNICAZIONI SOCIALI NEL LAZIO
LE NUOVE SfIdE dELLA rETE Grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare fino ai confini della terra. Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale sia perché la gente entri, in qualsiasi condizione di vita essa si trovi, sia perché il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti Papa Francesco nel messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali di Simona Gionta
Il Pontefice riconosce la sfida lanciata dalle nuove tecnologie, sfida che ha messo alla prova e che è stata colta dagli uffici e dai delegati alle comunicazioni sociali delle diverse diocesi del Lazio. Una telefonata ed un confronto diretto con i sacerdoti, i giovani, i responsabili preposti a “comunicare” la vita diocesana, e non solo, ha permesso di delineare un quadro interessate sul potenziale della “prossimità” nella nostra regione. Quasi tutte le realtà mettono al primo posto tra gli strumenti utilizzati il sito internet che, ovviamente, risulta il mezzo costantemente aggiornato e a cui si presta più cura: la diocesi di Latina a giugno presenterà il nuovo portale in linea con la CEI così come la nuova versione di quello dell’Arcidiocesi di Gaeta, Palestrina sta lanciando una web tv così come i contenuti multimediali della versione web del settimanale Frontiere della diocesi di Rieti, il video giornale quindicinale sul sito a cura delle comunicazioni sociali di Albano, il materiale scaricabile delle omelie e dei convegni diocesani che si svolgono a Sora, Aquino e Pontecorvo. Quasi tutte le diocesi hanno un’agenda diocesana on line che permette ad operatori e non di conoscere tutti gli appuntamenti così come la maggior parte delle realtà ha attivato un account Facebook e vede nei social network un mezzo efficace per avvicinare anche chi non frequenta assiduamente la vita diocesana. A questo si associano i siti internet e le comunicazioni sociali portate avanti dalle singole realtà parrocchiali: nella realtà di Civitavecchia Tarquinia su 27 parrocchie più della metà
hanno un portale internet e sono presenti sui social network con un proprio operatore. Oltre alla pagina sull’inserto Lazio7 di Avvenire, alcune diocesi portano avanti anche altre esperienze cartacee: il già citato “Frontiere” di Rieti come il “Mille strade” della diocesi di Albano fino al mensile di Latina, Terracina, Sezze e Priverno “La Chiesa pontina”. Non godono di buona salute le radio: solo due diocesi raccontano di aver tentato la diffusione tramite frequenze, Rieti e Gaeta, ma oggi è difficile portarle avanti con efficacia. Diverse sono le esperienze in cui le comunicazioni sociali sono in stretta collaborazione con la pastorale giovanile
“
Il giornalismo è vocazione, è una professione che va vissuta quasi in spirito di missione e, senza dubbio alcuno, è da mettere al servizio di tutti e per tutti ma soprattutto dell’unica verità: quella del Vangelo. Mons. Gianfranco De Luca Vescovo di Termoli - Larino
come a Porto, Civitavecchia e Tarquinia. Nella diocesi di Palestrina, in particolare, è partito un esperimento interessante: è nato un ufficio web che si occupa della comunicazione composta esclusivamente da giovani under 30 che cura dal sito alla web tv nascente ai social network, diverse competenze, dalla grafica al giornalismo, di diversi zone della diocesi che ogni giovedì progettano insieme il da farsi. Non tutte le diocesi, infatti, hanno un vero e proprio ufficio delle comunicazioni sociali attivo e coordi-
nato che a sua volta non sempre coincide con l’ufficio stampa dell’arcivescovo, spesso sono gruppi non coordinati o si limitano ad una delega affidata ad una sola persona. Le maggiori difficoltà si riscontrano proprio nella raccolta delle informazioni e del materiale, nell’organizzazione delle diverse forze a disposizione, nella circolazione delle idee in tutte le parti del territorio diocesano e ad un pubblico ampio, non solo il più tecnologico, nella fatica di coinvolgere più parroci e più figure, nella carenza di risorse sufficienti. Problemi tecnici prima ancora che di contenuti ed argomenti. Eppure un aspetto fondamentale sembra essere nella maggior parte dei casi ignorato: le comunicazioni sociali vengono sentite come la circolazione delle informazioni sulle attività della diocesi e del pastore, di qualche appuntamento o iniziativa non un terreno fertile che possa raccogliere l’entusiasmo delle parrocchie e delle comunità così come rappresentare la voce, gli occhiali attraverso cui leggere il territorio in prospettiva evangelica. Molti dei delegati ammettono di ricevere stimoli dall’esterno, media laici locali in primis, per un’opinione su quanto accade nella società civile ma non sempre le comunicazioni sociali sanno far fronte a questo aspetto primario. Il punto di vista della Chiesa è importante e prima forma di “prossimità”. La sfida del digitale coincide con una sfida di apertura all’esterno, di un maggior confronto con le realtà concrete e con le comunità vivendo la contemporanea contraddizione di un mondo globalizzato a portata di taschino in un’umanità sempre più divisa. “Chi comunica si fa prossimo. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo”, scrive Papa Francesco.
IL DIALOGO
113
IL VESCOVO CrOCIATA ALLA CASA dI rIpOSO SALVINI
di Simona Gionta
Una grande festa alla casa di riposo C. Salvini di Terracina per la visita del Vescovo della diocesi di Latina –Terracina – Sezze – Priverno Mons. Mariano Crociata. Un emozionante incontro promosso dal centro anziani – centro storico di Terracina presieduto da Achille Masci in collaborazione con gli altri centri ed associazioni della città che da anni tentano di portare il Pastore nella propria realtà anche per il forte desiderio della comunità di suore presente presso la casa di riposo. Una raccolta celebrazione eucaristica nella cappella della struttura di proprietà dell’Ipab SS. Annunziata e gestita in collaborazione con la Fondazione
Pia Integlia Marcaccio con la famiglia
CArA pIA... LE pArOLE NON dETTE
Alzaia durante la quale il Vescovo, dopo aver esortato gli enti pubblici e le associazione alla responsabilità, alla professionalità, all’umanità e al dovere morale nei servizi verso gli anziani, si è rivolto agli ospiti: “non dovete essere semplicemente degli utenti passivi ma dovete sentirvi utili, non è perché siete arrivati in un periodo di siccità della vostra vita dovete pensare che non siete buoni più a nulla, voi potete ancora dare un contributo importantissimo alla comunità locale e non solo al di là della tendenza contemporanea alla cultura dello scarto di chi non è più produttivo”. Ha portato i saluti dell’amministrazione e della direzione Piero Bianchi, Presidente ff. dell’Ipab SS. Annunziata: “Eccellenza, la ringraziamo moltissimo per la sua visita, la sua presenza è importante per questa comunità. Come diceva, stiamo facendo di tutto e l’impossibile per garantire
la qualità e il benessere dei nostri ospiti ma moltissime sono le difficoltà soprattutto economiche. Stiamo facendo dei lavori di ristrutturazione con molte spese sempre nell’ottica di migliorare il comfort. Ringrazio anche il personale della struttura che si spende molto per gli anziani”. Gratitudine anche da parte del Presidente della Fondazione Alzaia Marco Anaclerio: “ringrazio di cuore il Presidente Masci, i centri anziani e tutte le associazioni che hanno reso possibile questo incontro. La nostra casa di riposo vuole essere parte della città e della comunità” "Mons. Crociata grazie per la sua disponibilità, desideriamo che lei segni questa data nella sua agenda affinchè diventi un appuntamento annuale", afferma il Presidente Masci. Un momento conviviale, con musica, allegria, doni e una foto di gruppo hanno concluso un appuntamento tanto atteso.
Cara Pia, un tuo ricordo era programmato sin dalla tua dipartita, la rivista sta per chiudersi, tutte le pagine sono completate e manca solo questo pezzo per poter inviare il mensile alle stampe. Non riesco a scrivere, vi è qualcosa che mi blocca, da circa un mese ogni sera mi addormento cercando di trovare, nel buio, delle frasi che parlino di te, ma non riesco a concludere. Vorrei svegliarmi da questo sogno collettivo, che tutti condividiamo come il più atroce degli incubi. Cerco di incoraggiare tua madre e tutti, da buon diacono, mentre avrei bisogno che qualcuno consolasse me. Come si può a soli 46 anni addormentarsi accanto al proprio sposo e non svegliarsi la mattina? Ti abbiamo vegliato per 36 ore e sembrava che tu dormissi, delicatamente composta nel talamo nuziale, senza alcuna bara. Sentivo il desiderio di dire a Gigi, il tuo sposo, “per favore dalle un bacio sulle labbra in modo che lei si svegli”, come accade a ogni principessa nelle favole che tutti conosciamo. Ma i pensieri non giungevano alle labbra, nell’attesa infine di svegliarmi e di raccontarti il sogno, perché si dice che quando si sogna che una persona è morta le si allunga la vita. Ma non era così e i tuoi figli Matteo e Gianmarco non possono mostrarti il primo la splendida pagella conquistata con la promozione all’ultimo anno del liceo e il secondo il suo primo diploma, quello di scuola media. Quanti ricordi ho di te, a cominciare dall’esame universitario che preparammo insieme, studiando nella cucina dei tuoi genitori e gustando un dolce fatto da te. Alle tue esequie la Chiesa di Sant’Albina era gremita come non mai e il parroco don Simone si è commosso. Ma non mi ha stupito, hai sempre rispettato e parlato bene di tutti, hai lavorato in banca offrendo disponibilità e cortesia, sei stata donna, moglie e madre eccezionale e la nostra comunità lo sapeva. Ci hai lasciato nella nostra lacerante incredulità. Marcello
114
IL DIALOGO Gaeta città d’arte per antonomasia, si consacra sempre più quale territorio fertile per eventi culturali di altissimo livello. In questo momento nella città del Golfo l’offerta culturale è davvero notevole: oltre ai monumenti e le strutture museali, Gaeta offre ai propri cittadini, agli studiosi e ai turisti tante iniziative, tra tutte spiccano per eccezionalità due mostre di arte contemporanea. Presso la Pinacoteca Comunale è esposta l’esposizione Burri – Unico e Multiplo con 126 opere del maestro; presso il Museo Diocesano sono visibili oltre 30 immagini della mostra Cy Twombly – Fotografie di Gaeta.
GAETA CITTà d’ArTE
di Lino Sorabella
ALBErTO BUrrI, UNICO E MULTIpLO La mostra, promossa dal Comune di Gaeta, dall’Associazione Culturale Novecento, da Monte-Carlo International Art e da Antonio e Paola Sapone riveste un particolare rilievo, in quanto l’esposizione anticipa l’evento mondiale che si terrà l’anno prossima al Guggenheim Museum di New York, dove sarà allestita una retrospettiva per i 100 anni della nascita dell’artista. Le opere proven-
c Museo Diocesano,
Piazza Cardinale De Vio, Gaeta
Orario di apertura luglio e agosto: dal giovedì alla domenica dalle 18.00 alle 24.00. Ingresso con il Biglietto Unico Integrato euro 5,00 Info: 0771.4530233 www.tesoriarte.it
gono da prestiti della Fondazione Burri di Città di Castello e dalla collezione di Antonio Sapone, straordinario gallerista gaetano che fu legato a Burri da grande amicizia negli anni conclusivi della sua lunga carriera. Accanto a un’articolata esposizione di cellotex e ad alcuni disegni sarà mostrata a Gaeta una rappresentativa collezione dell’opera multipla del maestro, tra cui le “Combustioni”, del 1963 -
64, i “Cretti” del 1971, i “Multiplex”, del 1981, la serie di sei serigrafie dal titolo “Cellotex” del 1992, gli “Oro e Nero” del 1993, i suggestivi “Monoplex” del 1994. La cura scientifica della mostra è di Giorgio Agnisola. Il catalogo, edito da Magonza Editore, si avvale dei contributi di Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri e di Marcello Carlino, dell’Università La Sapienza di Roma.
c Pinacoteca Comunale, via De Lieto, Gaeta
Orario di apertura luglio e agosto: tutti i giorni, escluso il lunedì dalle 17.00 alle 22.00 Ingresso euro 5,00; ai possessori del Biglietto Unico Integrato euro 3,00 Info: 339.2776173 pinacotecagaeta@gmail.com
Cy TwOMBLy, fOTOGrAfIE dI GAETA La mostra curata dalla Fondazione Nicola Del Roscio, gode del patrocinio del Ministero dei Beni Culturali - Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici del Lazio, dell’Arcidiocesi, del Comune e della Lega Navale Italiana. Partner dell’evento sono la Camera di Commercio di Latina, la Pro Loco Gaeta e I Tesori dell’Arte. Nei locali di Palazzo De Vio sono esposte fotografie eseguite a Gaeta dal-
l’artista americano, che scelse Gaeta come luogo ideale per vivere e lavorare durante i suoi soggiorni in Italia. Trovò di grande aiuto e di ispirazione il panorama con il suo golfo, l’inverno mite e l’inclinazione dei raggi solari. Usò la polaroid per fotografare diversi luoghi e situazioni, cominciando poi a stampare l’immagine in un formato più grande con la tecnica della punta secca. Nei suoi scatti
fotografici Cy Twombly trasmette un’interpretazione piuttosto che una presentazione statica della realtà. Ne risultano così macchie di colore per descrivere la percezione di un oggetto, echi poetici che evocano luoghi anziché rappresentarli, angoli di vedute quasi astratti. La vendita del catalogo sarà integralmente devoluta all’Associazione Peter Pan Onlus – Roma a favore dei bambini malati di cancro.
115
ARTE
IL fASCINO SENZA TEMpO dELL’ABBAZIA AL VOLTUrNO Il Monastero fondato dai tre principi beneventani di origine longobarda, Paldo, Tato e Taso che decisero di votarsi alla vita monastica e che erano in viaggio per la Francia ma rimasero colpiti dal luogo dove esisteva una Chiesa dedicata a San Vincenzo, realizzata su un insediamento tardo romano
di Stefania de Vita
La storia dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno ha inizio nel 703 d.C., quando tre principi beneventani di origine longobarda, Paldo, Tato e Taso (nell’immagine pubblicata nella pagina di sinistra), decisero di votarsi alla vita monastica e di recarsi in Francia per mettere in atto tale vocazione. Durante il viaggio sostarono presso l’Abbazia di Farfa dove l’abate Tommaso di Moriemma propose loro di fondare un monastero alle fonti del Volturno, dove già esisteva una chiesa dedicata a San Vincenzo. L’area su cui fu edificato il cenobio di San Vincenzo era stata precedentemente interessata da un insediamento tardo-romano
caratterizzato, tra il V e il VI secolo, dalla realizzazione di una chiesa affiancata da un’area funeraria. A partire dall’830, i confini monastici si estendevano già per circa sei ettari; vi erano otto chiese e dozzine di costruzioni al servizio di una comunità di circa 350 monaci. Inoltre il monastero aveva diversi possedimenti nell’Italia centrale. Nel primo decennio del IX secolo il monastero di San Vincenzo sviluppò e diffuse una cultura materiale straordinariamente ricca. L’officina collettiva del monastero era impegnata nella manifattura del vetro su larghissima scala: finestre di ottima qualità, vasi decorati con elegante fantasia, lampade in “stile Tiffany”, splendidi oggetti smaltati, così come nell’oreficeria, nella raffinata lavorazione dei metalli e nell’intaglio di avorio e di ossa. Chiaramente la produzione vetraia e l’eccellente lavo-
razione dei metalli in San Vincenzo non era destinata esclusivamente ad un consumo interno, ma anche e soprattutto all’esportazione. Nell’881 il monastero venne saccheggiato da predoni nord africani al servizio del duca di Napoli e poi abbandonato. La vicenda storica dell’abbazia benedettina di San Vincenzo si conclude nell’età contemporanea con l’estinzione della comunità monastica e lo smembramento delle pertinenze patrimoniali. Il cuore degli edifici monastici tornò presto, dopo travagliate vicende, all’Ordine Benedettino, precisamente all’Abbazia di Montecassino. L’avventurosa vita del cenobio è descritta nel Chronicon vulturnense, codice miniato del XII sec. conservato presso la Biblioteca Vaticana, che costituisce l’unica fonte storica, fino alla prima metà del XIX secolo. Nel 1832 iniziò un nuovo percorso
storico grazie alla scoperta fortuita della meravigliosa cripta dell’abate, alla ricostruzione postbellica e agli scavi degli anni ’80 del secolo scorso, che hanno portato alla luce le diverse fasi di sviluppo del monastero. Nel 1980 infatti un gruppo di archeologi dell’Università di Sheffield, con la collaborazione di uno storico dell’arte e di una serie di studenti dall’Università dell’East Anglia, intraprese una serie di scavi di modesta entità nel sito di San Vincenzo. L’attuale progetto di valorizzazione dell’area, sostenuta dalla regione Molise e attuato dall’Abbazia di Montecassino, punta al recupero della coerenza territoriale dell’area prossima al monastero stesso, al fine di salvaguardare e promuovere sia la sacralità del luogo che il suo patrimonio storico archeologico.
116
ARCHEOLOGIA
UN rITOrNO dALL’OBLIO Un ponte romano sull’Appia in località Acquatraversa che interessò nel 1789 il pittore romano Carlo Labruzzi
di Tommaso Conti Nato a Roma nell’ottobre del 1748, Carlo Labruzzi ebbe successo come paesaggista contribuendo alla trasformazione del vedutismo archeologico del paesaggio in strumento fondamentale per la riscoperta dei siti storici. Il 31 ottobre del 1789 sir Richard Colt Hoare, archeologo inglese, chiamò il Labruzzi, in qualità di pittore topografo per illustrare il viaggio, descritto da Orazio nella Satira V del libro I, che intendeva percorrere lungo la Via Appia da Roma a Brindisi. Il viaggio si interruppe precocemente, causa mal tempo, nei pressi di Benevento fatto che non impedì al Labruzzi di eseguire una straordinaria quantità di schizzi dal vero estremamente fedeli alla realtà. Della produzione si conservano, presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, 226 fogli oggetto nel 2013 del volume di Pier Andrea De Rosa e Barbara Jatta La Via Appia nei disegni di Carlo Labruzzi alla Biblioteca Apostolica Vaticana. In particolare la “Veduta del primo ponte dopo Formia” (Vat.lat.14933) si interfaccia con i recentissimi “lavori di sistemazione della strada ex Ferrovia Sparanise-Gaeta” appaltati dal Comune di Formia. Nel corso dei medesimi lavori la pulizia e la sistemazione dell’alveo del torrente Acquatraversa hanno permesso di evidenziare maggiormente lo stesso ponte disegnato dal Labruzzi alla fine del XVIII secolo. Uscendo da Formia e percorrendo la via Appia, immediatamente dopo l’Appia Hotel (km 145+500), si imbocca via Pietra Erta e si passa al di sotto della linea ferroviaria Roma-Napoli. Immediatamente a sinistra, all’incrocio con la
via Sparanise, è possibile scorgere il ponte in oggetto. Si tratta di una struttura costruita in opera quadrata con blocchi di calcare sulla quale la Via Appia antica attraversava l’attuale corso d’acqua. Ricordiamo che la Via Appia costituì il più importante asse viario di penetrazione verso il meridione nell’ottica strategica di Roma che intendeva lo sviluppo viario come elemento di conquista. Il percorso originario iniziato nel 312 a.C., sotto il censore Appio Claudio, partendo da Roma raggiungeva la costa ad ovest rispetto al centro di Formiae. Nel 296 a.C. (anno del secondo consolato dello stesso Appio) la strada, passando attraverso la colonia romana di Minturnae, toccava la gemella Sinuessa (nel territorio di Sessa Aurunca) dirigendosi verso Capua (Santa Maria Capua Vetere) concludendo il percorso al miliario 132. Ad ulteriore conferma del passaggio del tracciato antico nella zona il rinvenimento, alla fine degli anni ’90 in località Acquatraversa all’altezza del km 143+350, di un tratto basolato. Confrontando il disegno a penna acquerellato a seppia si nota prima di tutto la differenza notevole di portata d’acqua del torrente che scorre formando una piccola cascata rispetto all’attuale completamente a secco. In aggiunta risultano mancanti l’arco del ponte, la gran parte del paramento laterale in opera quadrata e chiaramente la vegetazione che cresceva lungo le sponde mentre in secondo piano si stagliano, in una ideale continuità temporale, i Monti Aurunci. L’assoluta fedeltà dei luoghi fissati dalla veduta pittorica e dalla foto, distanti 225 anni, accresce il valore dell’opera del Labruzzi assegnandogli, senza alcun dubbio, una posizione preminente del vedutismo archeologico mentre appare un po’ troppo pesante e filologicamente non corretto l’intervento attuale di restauro dell’estradosso del ponte antico.
ARCHEOLOGIA
117
SANTUArIO dEL pOpOLO IN ArMI É visitabile a Pietrabbondante, un minuscolo paese sito in provincia di Isernia, nell’Alto Molise
di Tommaso Conti
Un paese con meno di 1000 abitanti in provincia di Isernia nell’Alto Molise, Pietrabbondante trae l’origine del nome dalle numerose rocce (Morge) che la circondano e sulle quali è nata. Le prime testimonianze della frequentazione dell’area risalgono al V a.C. con tombe di guerrieri, caratterizzate dalla presenza di armi in bronzo e armature, rinvenute nella necropoli in località Troccola sulle pendici occidentali del monte Saraceno o Caraceno (1212 mt). La sommità del monte nella seconda metà del IV secolo a.C., in concomitanza con l’inizio delle guerre romano-sannitiche, fu fortificata tramite una cinta muraria in opera poligonale raccordata ad opere di difesa poste a quote più basse. Allo stesso momento è da porsi la prima
frequentazione del santuario in località Calcatello sul versante orientale dello stesso monte ad una quota di circa 1000 metri. La posizione scenografica del luogo di culto e la funzione di controllo degli assi viari della zona conferma come, in area sannitica, i santuari costituissero un luogo di incontro e di scambio per una serie di momenti di carattere collettivo e sociale. Il complesso di Pietrabbondante, per la grandiosità delle soluzioni architettoniche, per la ricchezza, la varietà e la tipologia delle offerte votive e per le numerose epigrafi rinvenute, riveste un ruolo di assoluta importanza nel panorama sannita in generale e Pentro in particolare. Nel III secolo a.C. la zona fu monumentalizzata con la costruzione del
tempio “ionico” del quale rimangono solo elementi architettonici e materiali votivi. Una seconda sistemazione fu realizzata all’inizio del secolo successivo, dopo le distruzioni operate da Annibale nel 217 a.C. (battaglia del Trasimeno) nel momento in cui i Pentri erano alleati dei Romani, con la costruzione del cosiddetto tempio “A”. Solo alla fine del II inizi I secolo a.C. verrà realizzato, ad ovest del primo, il settore teatro-tempio “B” con uno schema tipico dell’età ellenistica mediato dall’ambiente campano (Teano e Pietravairano) e latino (Palestrina e Tivoli). L’orientamento di tutto il complesso secondo l’asse sudest, richiamando il punto in cui sorge il sole nel solstizio d’inverno, risulta strettamente connesso con la disciplina augurale che prevedeva di osservare dalla fronte dei templi il nascere del sole stesso. Per il sito di Pietrabbondante, considerata la notevole presenza tra gli ex-voto di armi in bronzo ed in ferro con ogni probabilità frutto di dediche col-
lettive effettuate da un condottiero (imperator o dux) dopo significative vittorie, si può parlare oltre che di luogo di culto pubblico anche di santuario dove si riuniva il “popolo in armi”. A conferma della duplice componente religiosa e guerriera vi è la prima fase di vita del santuario, coeva al tempio ionico, caratterizzata da un’area quadrangolare chiusa su due lati da porticati. Le dimensioni di circa 55 mt di lato (corrispondenti a 200 “piedi” osci) sono uguali a quelle del recinto in cui, secondo Livio (X, 38, 5), si svolse il giuramento della legione sannitica prima della battaglia di Aquilonia (293 a.C.) che sancì il dominio romano. Sebbene non sia possibile stabilire una relazione diretta tra il rito descritto dallo storico e il sito, l’esistenza dello spazio recintato costituisce un’importante conferma archeologica delle fonti e testimonia la rilevanza del santuario stesso nel panorama sannitico antico, come è anche attestato dal disegno ricostruttivo dell’area pubblicato in pagina.
118
PARCHI
L’UNIONE fA LA fOrZA Italia Nostra propone di unificare i tre Parchi regionali presenti nel sud della provincia di Latina: Parco Regionale della Riviera di Ulisse, Parco Regionale dei Monti Aurunci, Parco Regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi, oltre a eventuali monumenti naturali, quale Monte d’Argento a Marina di Minturno
di Cesare Crova Nella provincia di Latina, oltre al Parco Nazionale del Circeo (che ha una superficie di 8.917 ha), sono dieci le aree protette, delle quali tre in particolare hanno attirato l’attenzione di Italia Nostra. Esse occupano una superficie complessiva di 32.717 ettari, il Parco Naturale dei Monti Aurunci (19.374 ha), il Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi (12.909 ha) e il Parco Regionale Riviera di Ulisse (434 ha). Le quattro aree protette insieme costituiscono circa il 2,5% della superficie complessiva della Regione Lazio. E proprio i tre parchi regionali, secondo una proposta di Italia Nostra che ora è stata rilanciata, potrebbero essere riuniti sotto un unico Ente di gestione, che possa programmare univocamente tutte le attività volte alla salvaguardia del ter-
ritorio, del patrimonio storico, artistico e naturale, che qui si trovano e li qualificano. Infatti, i parchi non sono solo ambiente, flora e fauna, ma al loro interno sono caratterizzati anche dalla presenza di giacimenti culturali, di alto valore storico, archeologico, architettonico. Basti pensare, tra i diversi siti, alla c.d. Villa di Mamurra di età romana, ma anche i resti delle torri costiere rinascimentali o siti medievali abbandonati come Campello e Ambrifi, ma anche tutti i centri storici presenti nel perimetro delle tre aree. Una programmazione unitaria di rilancio, promozione e valorizzazione, anche turistica, potrebbe favorire una crescita unitaria per tutto il territorio pontino, oltre che ridurre fortemente la spesa pubblica e pianificare in modo calibrato gli investimenti. Negli scorsi 21 e 22 giugno si è tenuto l’importante Convegno nazionale “Parchi capaci di futuro” organizzato da un cartello di associazioni, tra cui Italia Nostra, nel corso del quale sono stati affrontati diversi temi legati alle aree protette, dalle sfide globali
allo sviluppo locale. In questo contesto chi scrive in qualità di presidente regionale del Lazio di Italia Nostra ha rilanciato la proposta di accorpare i tre parchi regionali pontini sotto l’egida di un unico Ente di Gestione e creare una delle più grandi aree protette italiane che, con l’istituzione del Monumento Naturale del Monte d’Argento, potrebbe creare senza soluzione di continuità un’unica striscia protetta che comprenderebbe anche il
e
culturalmente il territorio. Il tutto anche alla luce di un iter parlamentare che prevede la revisione della Legge quadro sulle aree protette, la 394/1994, che rappresenta una delle più alte testimonianze della maturità culturale italiana, un gioiello normativo messo ora a rischio da una proposta di riforma, contro la quale le Associazioni chiamate a difendere l’ambiente si stanno mobilitando. In questo contesto si inserisce anche la
I tre Parchi potrebbero essere riuniti sotto un unico Ente di gestione che in tal modo potrà programmare univocamente tutte le attività volte alla salvaguardia del territorio sotto tutela ambientale del Lazio Meridionale Parco Regionale Roccamonfina – Foce del Garigliano che genererebbe un grande parco di circa 42.000 ettari a cavallo tra il Lazio e la Campania. Unire le tre aree laziali potrebbe rendere possibile realizzare un programma regionale e locale unico, contribuendo a sviluppare economicamente, socialmente e
proposta modellata dalla Sezione del Golfo di Gaeta di Italia Nostra, per la quale un unico Ente gestore sarebbe la soluzione migliore per la valorizzazione, ma anche per la riduzione della spesa pubblica, potendo attuare programmi di crescita che partano da una sola base programmatica.
119
PARCHI 1 AGOSTO, rIpArTE UNA
BATTAGLIA dI CIVILTà Venerdì 1 agosto alle ore 20.45 presso la Darsena Flying di Scauri, a ingresso libero, si terrà una serata organizzata nell’ambito del cartellone “Scauritanum” dal titolo “Le Sirene e la Riviera di Ulisse”. In apertura vi sarà la presentazione del progetto “Un unico Parco Regionale del Lazio Meridionale” a cura del presidente della Sezione del Golfo di Gaeta di Italia Nostra la professoressa Grazia Sotis. Subito dopo la proiezione del video realizzato dall’artista Fert Alvino su base musicale ricavata dalle musiche immortali di Vivaldi. Il video consentirà di ammirare il territorio che va dalla foce del fiume Garigliano sino al promontorio del Circeo. Il video sarà presentato dal cultore universitario Marcello Caliman e analisi, a fine proiezione, dello storico dell’arte Stefania Di Vita, segretario di Italia Nostra, e dell’archeologo Tommaso Conti, presidente regionale dell’ANA Associazione Nazionale Archeologi. Il documento che leggerà il presidente Sotis è il frutto di anni di sensibilizzazione da parte di Italia Nostra dell’opinione pubblica sul tema e i tempi attuali, che prevedono a tutti i livelli una spending review e un taglio di poltrone e incarichi, sono favorevoli al progetto. Un unico Parco per essere più forti nella tutela ambientale e più liberi dai lacci e condizionamenti politici, soprattutto quelli locali. (M.R.C.)
LA VILLA rOMANA dI GIANOLA A lato il minidirigibile in volo sui ruderi dell’edificio ottagonale nella villa romana di Giànola a Formia
di Matilde Scalesse direttore f.f. Ente Parco Regionale della Riviera di Ulisse
Il 27 maggio un piccolo dirigibile a elio, frenato da terra, ha sorvolato l’area protetta di Giànola e del Monte di Scauri del Parco Regionale Riviera di Ulisse. Il minidirigibile da una quota di 30/40 m ha scattato foto verticali e inclinate sull’edificio ottagonale della villa romana posta sulla sommità del promontorio: le riprese digitali hanno documentato dall’alto e per la prima volta, la situazione dell’area, l’ammasso dei ruderi e la posizione degli elementi abbattuti prima di procedere alle fasi previste nel primo stralcio del progetto, il quale ha l’obbiettivo di rimuovere le strutture crollate e rendere fruibile uno degli otto settori e la sala principale. L’edificio infatti, sopravvissuto
nella parte centrale e così illustrato e descritto dallo studioso formiano dell’Ottocento Pasquale Mattej, nel 1943 venne minato e fatto esplodere dall’esercito tedesco. Già all’avvio dei lavori sono venuti in luce pregevoli e significativi reperti nell’accesso monumentale sull’asse della villa verso il mare e conseguite importanti verifiche sull’impianto architettonico. L’edificio, interpretato come una sorta di “ninfeo” che includeva una sorgente naturale, culminava il complesso residenziale organizzato su terrazze digradanti verso il mare, comprendendo portici e scale coperte, quartieri di soggiorno ed un impianto termale sulla fascia costiera. La struttura risale alla fine della
Repubblica e anticipa celebri monumenti a pianta ottagonale di epoca romana, la “Domus Aurea” di Nerone a Roma e gli edifici presso la “Piazza” d’Oro” e “dell’Accademia” nella villa di Adriano a Tivoli; il confronto è stringente anche per il sito altamente scenografico esteso su circa nove ettari del promontorio formiano. L’intervento di recupero è stato promosso dal Parco Regionale Riviera di Ulisse diretto da chi scrive, d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, coordinata dalla dottoressa Elena Calandra e finanziato con Fondi Europei POR Lazio. Il progetto è frutto di lunghi studi e di valutazioni delle problematiche restitutive da parte dell’architetto Salvatore
Ciccone, che svolge la direzione dei lavori insieme all’ingegnere Orlando Giovannone, incarico conseguito a seguito di un concorso pubblico di livello nazionale; invece la direzione scientifica è assicurata dalla dottoressa Nicoletta Cassieri della Soprintendenza Archeologica, mentre per l’Ente Parco il responsabile è l’architetto Andrea Di Biase. Tutti i soggetti coordinano una nutrita équipe di archeologi, topografi e restauratori, delle cui specifiche competenze il progetto si avvale per realizzare la fruizione del monumento. Quest’ultimo mostrerà, a conclusione dei lavori, le diverse testimonianze valorizzate attraverso il restauro conservativo e le nuove acquisizioni archeologiche.
120
CULTURA & LETTERATURA
CONOSCErE
pASQUALE MAffEO
La coraggiosa impresa dello scrittore di proporre un nuovo studio sulla figura di Jacopone da Todi Proporre un studio su Jacopone da Todi è un'impresa coraggiosa trattandosi di un personaggio che non piacque durante la sua vita di Grazia Sotis per gli attacchi contro coloro che abusavano dei poteri temporale e spirituale. Nell’introduzione a Jacopone da Todi - Frate rovente poeta mordente, Milano, Ancora Edizione, Pasquale Maffeo lo presenta come la risposta al mondo di oggi che rimarca il vuoto dell’esistere. L’argomento è reso con una scrittura fluida e accattivante che permette al lettore di intraprendere un viaggio nel tempo di Jacopone, 1233 - 1306, e di inoltrarsi nei meandri della sua mente. La lettura scorre veloce e si ha la sensazione di trovarsi di fronte non a un dotto saggio, ma a un piacevole racconto della vita e del lavoro del frate poeta di Todi. Maffeo analizza la poesia come espressione dell’essere. Infatti, è nota la ricca attività di poesia e di prosa dell’autore originario di Capaccio, e una affinità fra lui e Jacopone a volte è evidente. Maffeo si addentra nella poesia e ne evidenzia la modernità: vita e poesia si intersecano. La poesia diventa provocazione e mordente quando attacca i potenti, ma si arricchisce di un profondo afflato drammatico quando racconta sentimenti, emozioni e stati d’animo. Un contestatore dalle movenze di un clown che sentiva il bisogno di agire con la consapevolezza e la sofferenza di chi voleva scuotere la coscienza degli uomini. La sua sofferenza terrena è intessuta con la poesia, è sofferenza di uomo e di poeta, e in quanto poeta diviene mimo e giocoliere, zimbello della Grazia. Un pagliaccio che si esibiva sulla scena del teatro di Dio. La pazzia è prerogativa del genio incompreso, emarginato, felice di essere pietra d'inciampo. Qui si avverte il Maffeo poeta, la pietra d’inciampo si riscontra nella sua lirica: è l’ostacolo che aiuta a crescere, ad espandere lo pneuma del genio e della pienezza dell’essere.
L’incipit del saggio è un dialogo fra uno studente e un professore, sul perché leggere Jacopone da Todi oggi: è perché Jacopone rappresenta un faro di speranza e diviene un modello per una esistenza riuscita ad affermarsi e lasciare un segno incisivo in un periodo difficile, Maffeo lo descrive con tocco da pittore impressionista come un tempo luminoso tempestoso che udì i suoni della lingua di Dante e vide i colori del pennello di Giotto. In questa espressione ritroviamo il poeta che non avrebbe potuto non far sentire il proprio soffio di poesia.
u
Pasquale Maffeo, poeta narratore drammaturgo, è nato a Capaccio, Paestum, nel 1933 ed attualmente vive a Tremensuoli, frazione collinare di Minturno. L’intera sua produzione in versi è reperibile nel volume Nostra sposa la vita (2010). in prosa annovera tre raccolte di racconti, cinque romanzi (ultimo uscito Il nano di Satana, 2011), tre biografie (Salvator Rosa, Giorgio La Pira, Federigo Tozzi), saggi su autori italiani, una rilettura dei Poeti cristiani del Novecento (2006). Alcuni testi teatrali - quattro se ne leggono in Voci del mare (2000) - sono stati rappresentati o radiotrasmessi in Italia e in Svizzera. Con Àncora ha pubblicato Voci dal chiostro, Monache di clausura raccontano (2013). Da segnalare sono infine le traduzioni dall'area inglese: W.Collins, W. Blake, J. Keats, C. Dickens, Ch .G. Rossetti, A. French.
121
LA CASA DI THALIA
IL pOETA dI TrIESTE Umberto Saba parlava a tutti di tutto, con l’umiltà dei grandi e autentici intellettuali Nella nostra rivista il cui incipit è: destare l’interesse di tutti rispondendo alle istanze della vita di tutti i giorni con affetto e sana umiltà, non poteva mancare una particolare attenzione a un poeta che ai suoi versi ha dato l’unico scopo di parlare a tutti di tutto: Umberto Saba, in basso la statua originale dedicatagli dalla città natia Trieste (1883 - 25 agosto 1957 Gorizia). Vasta, molto vasta è la gamma di ispirazione della poesia sabiana: amore, amicizia, famiglia, animali… Tutto ciò che ci circonda, che fa parte di noi, della nostra vita, e a cui non dedichiamo abbastanza la nostra attenzione per capirne compiutamente il senso. Natalino Sapegno, definì Saba” la voce di Trieste”, ma fu una definizione limitativa, perché il nostro poeta è tra i più significativi lirici dell’uomo partecipe della storia e della vita quotidiana di tutti, tale da potersi definire “la voce di tutti”. Egli è poeta semplice, vero, sincero, che strappa la poesia alla natura con il linguaggio del fanciullo, ritenendo che “la letteratura sta alla poesia, come la menzogna alla verità”. I suoi versi sono un diario intimo e autobiografico, nati dal bisogno di vigilare su se stesso, di essere presente a se stesso, per trovare un rimedio alle sue angosce, e alle sue preoccupazioni dovute più alla sua ipersensibilità, che alla loro reale consistenza. Saba cercò un linguaggio comune e deldi Anna Maria Capasso
Inviare le poesie a
le cose semplici in versi semplici “ sollevati da terra” quel tanto che basti a separarli nettamente dalla prosa. Ecco il nostro poeta! Originale, incomparabile e coinvolgente per la sua naturale adesione agli aspetti più umili e contraddittori della vita. La sua personalissima poesia, per quanto elementare possa sembrare, riveste una particolare eleganza e musicalità, con un ritmo fluido e leggero, da far sembrare le pause sillabate con l’anima. La critica spesso non fu generosa con lui, non tenne in considerazione il substrato filosofico e pedagogico della sua opera, che voleva insegnare il valore dell’amicizia, l’amore per gli animali, la saggezza dell’antico e l’accettazione del dolore, l’adesione al vero e la chiarezza dell’onestà. Egli è di difficile collocazione, c’è chi vorrebbe accostarlo a Ungaretti e Montale per i suoi riflessi crepuscolari, ma c’è anche chi si è accostato a lui per naturale disposizione. Saba è un artista moderno e concreto, “ ha la spietata trasparenza che coglie le cose così come sono.” Un esempio di questa sua caratteristica si ritrova in una delle sue ultime opere” Uccelli” che ritenne un miracolo per averle scritte quando ormai si sentiva “morire alle cose.” In pagina i primi versi di “Risveglio”inerenti ai suoi canarini, raccontati con una grazia e un’innocenza che esalta. A presto, vi lascio in quest’aria incantata e giocosa, che tanta, ma tanta delicata solitudine nasconde! Continuate a inviare i vostri versi ugualmente sinceri e preziosi!
lacittadelgolfo@gmail.com
La commissione esaminatrice è composta da Anna Maria Capasso, Giuseppe Napolitano, Pasquale Maffeo, Grazia Sotis e Gianluigi Zeppetella
Risveglio
tratto da “Uccelli”
Rissano tutto il giorno; a notte dormono Come gli altri uccelletti, piuma a piuma. (A riparo suppongo di un nemico. qui dove sono, improbabile)….” “Viene lenta la sera. Lentamente tace, si gonfia. Fiducioso al sonno si chiude, e in sé, come una palla d’oro”.
122
PROPOSTE LETTERARIE
Letture comparate
Il cargo giapponese
Vita
Attraverso le nostre madri
eUna pregevole raccolta di saggi pubblicati in varie riviste accademiche, scritti da Grazia Sotis, Docente e Saggista, che ha insegnato in numerose università degli States prima di ritornare in Italia, con una cattedra presso il Rome Center della Loyola University di Chicago. “L’analisi formale è ciò che porta a relazionare autori e opere”, scrive la Sotis nell’introduzione. “Essa è un lavoro capillare per stabilire la presenza di rapporti stilistici affini”. “Il Comparatismo della Sotis si esalta particolarmente nei saggi riguardanti i rapporti fra cultura italiana e letteratura statunitense”, scrive Ugo Piscopo nella prefazione. “Si vedano gli interventi sulle prime e fondamentali traduzioni di Whitman in Italia, da cui ha ricavato una pubblicazione che ha incontrato una grande fortuna diventando punto di riferimento obbligato per gli studiosi.” Una studiosa, la Sotis, rigoroso e puntuale.
eSperandio, commissario sui generis amante della poesia, è stato trasferito, da Roma, tra i monti della Barbagia in Sardegna, in compagnia solo del suo labrador e di una bottiglia di Scotch. Viene convocato d’urgenza a Cagliari dal questore, a causa dello schianto sulla banchina di un cargo fantasma giapponese. Non vi è carico né equipaggio o documenti. Da un vecchio marinaio il commissario scopre che nel porto si aggira il fantasma di un giapponese e per la città iniziano a comparire cadaveri di uomini giapponesi. Durante le indagini ritrova Francesca e, nonostante la timidezza, tra loro sboccia finalmente l’amore. Un giallo intriso di poesia e letteratura, piacevole e scorrevole scritto dall’autore romano Manaconda, professore universitario di letteratura tedesca, il cui primo romanzo, “Il corridoio di legno”, è stato uno dei dodici finalisti al Premio Strega.
eTufo di Minturno, anno 1903. Vita e Diamante partono per New York.13 anni e taciturno lui, 9 anni e con strani poteri magici lei. Ad attenderli è la squallida casa dello zio Agnello, affollata di disperati braccianti oppressi dai lavori massacranti e dalla mafia. «Sono cresciuta nella convinzione che la mia famiglia fosse di origine piemontese. Origine fonte di orgoglio per i miei familiari, che vedevano nell’aggettivo ‘sabaudo, piemontese’ un sinonimo di ‘onesto, integro, incorruttibile’. Con grande sorpresa appresi perciò in un archivio di Tufo che nulla di tutto ciò era vero. Almeno fin dal 1590 i Mazzucco abitavano a Tufo, che ha sempre fatto parte del Regno di Napoli. La sua gente, nota per l’insofferenza verso lo Stato, viveva col coltello in tasca e le pietre in mano. Perciò, tecnicamente, eravamo meridionali.»
eUn’intensa raccolta di poesie della Di Biasio, una vita spesa come apprezzata docente, la cui prima parte ritrae il percorso esistenziale delle donne attraverso i ruoli che le sono stati storicamente riconosciuti, di figlia prima, di moglie e madre poi: il rifiuto, che matura nel dolore, è necessario per reinterpretare quei ruoli senza infingimenti. Il testo prosegue delineando vari profili, da quelli storici come Ipazia a quelli di cronaca come le donne afgane. Creature umiliate e uccise in nome di una morale pseudoreligiosa che tarda a morire. La seconda parte raccoglie poesie già pubblicate ed altre inedite, un percorso che si snoda lungo il tracciato di alcuni dei più importanti miti greci e romani. La terza sezione è fatta di riflessioni e pensieri nati in circostanze occasionali a margine della quotidianità.
Autore Grazia Sotis Casa Editrice Armando Caramanica Editore
Autore Giorgio Manacorda Casa Editrice Voland Editore
Autore Melania Mazzucco Casa Editrice Rizzoli Editore
Autore Paola Di Biasio Casa Editrice Edizioni Odisseo
recensioni a cura di
Alfonso Artone
123
PROPOSTE LETTERARIE
ANTICIpATO IL TEMA dI ITALIANO
La Città del Golfo attenta alle esigenze del tempo e anche un po’ profetica
Gli esami di stato rappresentano il banco di prova della vita di ogni studente. Un momento di Anna Maria Capasso che diventerà un segno del destino, un sogno persecutorio, uno spauracchio, che sovente, anche da adulti, si riaffaccerà attraverso l’inconscio per turbare la quiete del sonno. L’ansia e il panico la fanno da padroni per tutto il tempo che precede la prova e in verità non si stemperano neppure quando tra i tanti accreditati e vociferati temi viene fuori il prescelto. Per la prima prova di maturità di quest’anno i nomi più quotati
sono stati quelli di Papa Francesco, Giovanni Pascoli, Salvatore Quasimodo, Pier Paolo Pasolini, Aristotele di Stagira, ma alla fine il Ministero ha scelto il Premio Nobel per la Letteratura Quasimodo, (in foto nell’anno del riconoscimento) come colui che colorerà per anni i ricordi della “Notte prima degli esami”. Il testo poetico di grandissimo spessore lirico è: “Ride la gazza nera sugli aranci” dalla raccolta “Ed è subito sera”. E pensare che nel nostro numero in edicola il 2 giugno, a pagina 71, dalla Casa di Thalia, avevamo chiuso l’articolo sulla poesia dedicando uno spazio a questa pregevole opera, forse ispirati dalla musa “apparentemente silenziosa”. E in tal modo la redazione de La Città del Golfo si è dimostrata attenta alle esigenze del tempo e anche un po’ profetica.
EQUINOZIO dI prIMAVErA
Una recensione decisamente puntuale sull’ultima fatica letteraria del nostro collaboratore il medico Pino De Renzi edita da Mnamon
di patrizia Cervone
È comparsa, edita da Mnamon, in versione e_book e cartacea, l’ultima fatica dello scrittore scaurese Pino De Renzi. Come è noto, nel panorama dell’editoria, ci sono svariate novità, in ambiti curiosi e allettanti. Perché leggere un romanzo come Equinozio, articolato su piani temporali diversi, dipanato come per un invisibile fil rouge direttamente dal futuro, scavalcando il presente, dopo aver attraversato gli eventi del passato come memo-
ria bruciante e tremenda, le cui tracce restano indelebili nelle coscienze? Qual è il messaggio che siamo chiamati, come lettori, a considerare? La risposta ci viene direttamente da Daniele, sorprendente personaggio dell’opera che, nella vicenda, osserva un inquietante spettacolo:”L’uomo, proprio in quel momento, scagliò il libro lontano, nel fuoco dell’orizzonte”. Attraverso questo essere, ancora avvolto e protetto dal seno materno, in un amore presente ed avulso dalla dimensione temporale, riflettiamo: come può uno scritto abbracciare un orizzonte infuocato, tramutando i personaggi in spiriti vivi, in frecce puntate verso una realtà oltre la contingenza? Può il racconto pronunciato dalle labbra di chi amiamo offrirci, realmente, una
seconda opportunità? Non a caso, ad Ilenia, priva del dono della parola, spetterà, grazie a quel libro scagliato, una possibilità diversa, su coordinate temporali invisibili. Cos’è dunque la materia raccontata? De Renzi sembra suggerirci che, una volta pubblicato, un romanzo, con ogni sua espressione pesata e voluta, è scagliato verso un orizzonte aperto, magmatico, imprevedibile. Come sarà ricevuto da chi lo avrà in consegna? Sarà amato? Sarà compreso? Sarà abbracciato come possibile, considerato vero e personale? Equinozio dunque è un passaggio, dalle mani di chi ha scritto alla coscienza di chiunque lo custodirà. Un libro come una sperimentazione: è la vita stessa che diviene scrittura. Mentre la stiamo vivendo. E viceversa.
HISTORIA
L’INfLUENZA BENEdETTINA TrA BASSO LAZIO E MOLISE Sin dalla fondazione del monastero di Montecassino, da parte di San Benedetto da Norcia, l’Abbazia sviluppò la sua influenza su un territorio estremamente vasto di Salvatore Cardillo
Quando, tra il 525 e il 529, Benedetto da Norcia saliva sul monte cassinate per fondare il monastero di Montecassino, probabilmente nemmeno immaginava l’immensa fortuna che avrebbe avuto l’ordine monastico e le ramificazioni, anche territoriali, che l’Abbazia avrebbe conquistato. L’insediamento monastico nei territori circostanti fu immediato, e lo stesso Benedetto avrebbe favorito l’insediamento di monaci presso Terracina. Il monastero benedettino viene identificato con quello di Santo Stefano de Montanis (ai Monti), sull’omonima altura terracinense. La pochezza delle fonti nell’Alto Medioevo rende spesso difficoltoso il distinguere tra insediamenti monastici di stampo greco-bizantino e quelli di provenienza be-
nedettina. Sicuramente vi furono fenomeni, come in Calabria e nello stesso Ducato di Napoli, di insediamenti greci, magari di cenobiti sparuti, come dimostra l’insediamento presso la spiaggia di Serperi, attuale Serapo, di San Nilo da Rossano e dei suoi monaci, mentre greci furono inizialmente i monasteri di San Giovanni in Fillino, presso Itri, e di San Pietro della Foresta, tra Pontecorvo ed Esperia, divenuti poi benedettini. Vere e proprie acquisizioni territoriali, che formeranno i primi nuclei della cosiddetta Terra Sancti Benedicti, si ebbero con le donazioni longobarde. Nel 744 con le donazioni del duca beneventano Gisulfo II e successivamente con le donazioni del principe Grimoaldo III, nel 789. Con esse Montecassino dominò molti dei territori limitrofi, arrivando a possedere estensioni che si ampliavano sin verso la foce del Garigliano, tra l’attuale Minturno e Scauri. Il consolidarsi della su-
premazia della dinastia dei duchi Docibile a Gaeta, portò anche ad un possente aumento dell’ influenza benedettina nei territori del Ducato, grazie a numerose donazioni di chiese e monasteri. A partire dal IX sec. il territorio che va da Terracina al Garigliano è un susseguirsi di insediamenti benedettini. Già nell’ XI sec. si possono contare ben undici nuclei monastici all’interno del Ducato: da S. Potito a Sperlonga a S. Magno a Fondi, da S. Elia di Ambrifi a Lenola a S. Erasmo a Formia. Insediamenti monastici erano segnalati persino nelle isole ponziane: S. Nicola e S. Spirito sull’isola di Zannone, S. Maria a Palmarola, S. Stefano a Ventotene. Nella seconda metà dell’ XI sec., attraverso le donazioni del conte Marino di Traetto, l’ Abbazia arrivò a possedere circa un terzo dei territori di Traetto, la metà del castrum di Spigno e buona parte dei territori delle Fratte, attuale Ausonia. La pode-
rosa espansione toccò territori anche al di fuori degli attuali confini laziali. Dal Codex Diplomaticus Cajetanus si ricava che presso Isernia i benedettini possedevano il cenobio di S. Croce. Intorno a questo monastero si formò l’attuale abitato di Pesche. In territorio Molisano risultava sotto l’influenza Cassinate anche il territorio di San Pietro Avellana, noto per essere considerato la “patria” del tartufo bianco, nonché “ i feudi rustici de Cantalupo e S. Martino, la metà dell’herbaggio della montagna di Monte Capraro, … territorio lavorativo in Capracotta…”, come ci tramanda Tommaso Leccisotti, archivista e storico insigne dell’Abbazia. Negli anni il monastero dovette spesso sostenere lunghe controversie, soprattutto con il fisco regio, per tutelare i diritti acquisiti, e molti territori vennero ceduti. La fine ufficiale di ogni predominio si ebbe nel 1806, con l’abolizione dei diritti feudali.
HISTORIA
LE TErrE
125
dI SAN BENEdETTO Le competenze territoriali dell’Abbazia di Montecassino secondo l’archivista benedettino Tommaso Leccisotti
di Salvatore Cardillo
San Germano, con i casali di Caira e Pignataro; San Pietro Infine, San Vittore, Cervaro, Vallefredda, Sant’Angelo, Rocca d’Evandro, Trocchio, Sant’Elia, Valle Rotonda, Cucuruzzu, Castelnuovo, Belmonte, San Giorgio, Sant’Apollinare, San Pietro in Curulis, Acqua Fondata. Territori allora siti in Terra di Lavoro. Quindi La Serra Monacesca, Villetta, Fara filiorum Petri, Civitella, Barrea, Pesco Costanzo. Territori della provincia d’Abruzzo. San Pietro dell’Avellana, Pesche. Territori siti in Contado di Molise. L’archivista benedettino Tommaso Leccisotti sottolinea come i possedimenti benedettini si allungassero sino alla Calabria, dove si possedeva: la terra di Sant’Angelo; nella città di Tropea si possedevano le chiese di Santa Maria dell’Isola e di Santa Maria in Latinis. Quindi possedimenti meno importanti in altre località quali: nel territorio di Rocca Mondragone il monisterio possiede una chiesa sotto l’invocatione di Santa Anna, con territorio lavo-
rativo; nel territorio di Carinola possiede territori lavorativi di tomula 159; nel territorio di Alvito possiede il monisterio una chiesa sotto l’invocazione di San Martino, con territorio lavorativo; nel territorio di Belmonte possiede una casa, stalla, forno e territorio lavorativo; nel territorio di Barrea possiede una chiesa sotto l’invocatione di Sant’Angelo con tomula 58 di territorio lavorativo; in territorio di Villetta tomula 256 et in quello di Civitella 52, tutto lavorativo; nella provincia d’Abruzzo nella terra Monacesca si possiede un moniste rio detto San Liberatore ... un molino da grano, un’hosteria, un forno, terre lavorative tomula 1237; dalla massaria dell’Oliveto nella provincia di Salerno, una chiesa; dalla terra di Rocca Guglielma per l’appoggio che gli si concede ad una loro scafa sopra il territorio del monastero si ricavano scudi 6,66; dal Duca di Sora per la terra di Colle di San Manno, chiesa del monisterio, se ne ricava la somma di scudi 47,62. Nel Codex Diplomaticus Cajetanus, invece, tra i territori ceduti alla città di Traetto nel 1784, si segnalano: Marina di Scavoli (attuale Scauri); Pontone seu la pulviana, Bovari, monte Castellone, Figura, Ianritto, Cacascione, Caccabari seu la Nunciata, San Martino.
COMUNI DELL’ EX DUCATO DI GAETA SEDE DI FONDAZIONI MONASTICHE AUSONIA (Le Fratte): Santa Caterina delle Fratte; San Marino. CAMPODIMELE: Sant’Onofrio. FONDI: Sant’Angelo; San Lorenzo di Calvo; San Magno; Santa Maria; San Mauro; San Sebastiano. FORMIA: Sant’Erasmo; Santa Maria; San Michele Arcangelo (Maranola). GAETA: San Benedetto; Santa Caterina; San Giovanni Battista della Porta; Santa Maria; San Martino; San Michele Arcangelo in Planciano; San Quirico; Santa Scolastica; Santi Teodoro e Martino; Santissima Trinità; Monastero di Serperi (Serapo, Greco - Bizantino). ITRI: Sant’Erasmo; San Giovanni in Fillino (Greco, poi Benedettino); Santa Maria; San Martino. LENOLA: Sant’Elia di Ambrifi; San Martino; San Martino in Tirille. MINTURNO: San Martino; Priorato di San Pietro a Scauri. PONZA: Santa Maria; Santa Maria in Palmaria (Palmarola); San Nicola (Zannone); Santo Spirito (Zannone). SANTI COSMA E DAMIANO: San Martino a Ventosa. SPERLONGA: San Magno; San Potito; Santa Saba. VENTOTENE: Santo Stefano. TERRACINA: Monastero Benedettino fondato da San Benedetto stesso. Si identifica con quello di Santo Stefano de Montanis (ai Monti).
126
VIAGGI & TEMPO LIBERO
VIAGGIArE
di Maria Teresa d'Acunto
pOrTO SANTO
y
a partire da
€ 760
Porto Santo è un’affascinante isola portoghese della regione autonoma dell’arcipelago di Madeira, al largo delle coste del Marocco, conosciuta anche come i “Caraibi d’Europa”. Questo nome deriva dal fatto che l’isola è circondata dal meraviglioso mare cristallino ed è percorsa dalla lunga spiaggia di sabbia dorata che ricorda i paradisi tropicali ed esotici. Lunga 9 chilometri e intervallata da dune e palme, nel 2012 è stata inoltre premiata come la miglior “Spiaggia delle dune” del concorso le “Nuove 7 Meraviglie – le spiagge del Portogallo”. Porto Santo, isola dalla natura incontaminata, è la meta ideale per chi desidera una vacanza di mare e relax assoluto. Per i più avventurosi, l’isola offre anche un moderno campo da golf, molteplici escursioni e una grande varietà di specialità culinarie per gli amanti della carne e del pesce.
NEL MONdO dI MAry SEyCHELLES
y
a partire da
€ 1.050
Atolli di corallo e isole di granito levigate dal vento e scavate dal mare: sono le Seychelles, un arcipelago di oltre 100 isole disseminate nell’Oceano Indiano poco al di sotto dell’equatore al largo delle coste africane. Paradiso di spiagge tropicali, di sole e di palme, le Seychelles sono un’autentica riserva naturale che ospita le ultime foreste vergini dell’Oceano Indiano e dove sopravvivono piante, fiori e animali unici al mondo. Un viaggio alle Seychelles vi porta più vicini al paradiso. Cullati dalle incredibili trasparenze del mare e dalle irresistibili suggestioni della natura. È la sensazione che coglie il visitatore fin dal primo sguardo. Isole da cartolina, frequentate da celebrità per il loro fascino irraggiungibile. Lontane da tutto, eppure così perfette per una fantastica vacanza con ogni confort.
TUrCHIA
y
a partire da
€ 499
Questo paese, che assomiglia alla testa di una giumenta venuta al galoppo dall’Asia lontana per immergersi nel Mediterraneo, questo paese è il nostro – Nazim Hikmet La Turchia, culla di grandi civiltà, proiettata come un ponte tra l'Asia e l’Europa, è una terra che ammalia e seduce. Un viaggio qui è un'esperienza indimenticabile: gli abitanti sono molto ospitali e calorosi con gli stranieri, la cucina è ottima, le città sono ricche di magnifici palazzi e la campagna conserva un'atmosfera tradizionale. Le attività che il paese offre sono innumerevoli: sport acquatici, trekking, visite archeologiche, rafting, vita notturna. Quando sarà il momento di andar via, che siate pieni di tappeti o amuleti, entusiasti per la danza del ventre, per il patrimonio storico o per la splendida abbronzatura, sentirete di avere ormai la Turchia nel cuore.
127
I PROTAGONISTI DELLO SPORT
LA NUOVA STAGIONE NEL SUd pONTINO
IL CALCIO A 5 SUGLI SCUdI Positivo il bilancio nel Lazio Meridionale: in particolare la A.S.D. Minturno ha vinto la Coppa Regionale e il suo campionato, accedendo alla C1 e il Fondi si ripropone in serie B La squadra e i dirigenti dell’ A.S.D. Minturno
di Manuel ricuperato
Ripartirà con rinnovate ambizioni dopo una stagione tutta da dimenticare la Virtus Fondi calcio a 5 che nel prossimo campionato disputerà ancora la serie B (terza serie nazionale) nonostante il penultimo posto dell’ultima stagione. Resta insomma al vertice del movimento “futsalistico” locale la compagine rossoblù per quel che riguarda il sud della provincia di Latina e lo fa puntando dritto ad un campionato di vertice per la prossima stagione. In tal senso va letto l’ingaggio del blasonato tecnico Everton Pires Rosa, brasiliano ma ormai in Italia da diverse stagioni, proveniente dal Cascina Orte con cui ha concluso al secondo posto il campionato di serie A2 nella stagione appena conclusa. Un ingaggio pesante quello del brasiliano che andrà a ricoprire il doppio ruolo di allenatore giocatore come nelle ultime stagioni vissute da protagonista a Cascina Orte ed a Pescara prima. “Arrivo a Fondi con grande entusiasmo, e con la volontà di dare un contributo molto importante alla crescita di questa società. Sicuramente ci sarà molto da lavo-
rare fin dall’inizio, e cercare di valorizzare a pieno il materiale umano che avrò a disposizione. Qualsiasi eventuale ritocco verrà concordato con la società, ma sinceramente non fisso traguardi precisi perché pormi dei limiti non fa parte della mia filosofia. E’ chiaro che nello sport vince uno solo, ma posso promettere che la mia squadra darà sempre tutto in campo, giocando con grandissimo impegno e nel massimo rispetto delle regole. La squadra e la società hanno una grande voglia di riscatto, perciò il primo obiettivo sarà quello di ridare entusiasmo alla gente e di riempire
o Il brasiliano
Everton Pires Rosa allenatore e giocatore del Fondi in serie B il Palazzetto, una bellissima struttura, che merita assolutamente un pubblico numeroso”. Stagione altalenante per la città di Fondi nel suo rapporto con il calcio a 5. In serie C1 è durata appena una stagione la Gymnastic Studio retro-
cessa al termine dei playout dopo una stagione complessivamente positiva. 35 punti ottenuti non sono bastati per brindare alla permanenza nella massima categoria regionale ma potrebbero essere comunque sufficienti per ottenere un ripescaggio (che potrebbe anche essere arrivato mentre andiamo in stampa) dove la compagine arancioblu occupa la sesta casella utile per riempire gli organici delle formazioni iscritte al prossimo campionato di serie C1. Sale di una categoria la Vis Fondi che al suo terzo anno di storia ottiene la vittoria del girone B del campionato di serie D e la conseguente promozione nel prossimo campionato di serie C2. Ancora un successo personale per mister Padula giunto alla seconda promozione in carriera, ottenuta dopo aver condotto la classifica sin dalla prima giornata di campionato ed al termine di un emozionante testa a testa con Atletico Gaeta e Old Ranch Fondi. Con la vittoria nella coppa Provincia di Latina si è conclusa la stagione della compagine biancorossa allenata da mister Valente. Una clamorosa sconfitta nell’ultima giornata di campionato ha impedito all’Atletico Gaeta di giocarsi la promozione nello spareggio contro la Vis Fondi ma nella seconda fase della stagione Sorrentino e compagni hanno saputo attutire il colpo per ripartire alla ricerca della vittoria della coppa che si-
gnifica quarta posizione in ottica ripescaggi. Davanti all’Atletico Gaeta nella graduatoria dei ripescaggi il Città di Minturno Marina retrocesso dalla serie C2 al termine dei playout di categoria dopo una stagione costantemente vissuta in altalena. Era iniziata bene la stagione della formazione minturnese nonostante un cambio di guida tecnica già dopo poche settimane. Poi ancora uno scossone ad inizio ritorno ha portato all’addio di diversi calciatori e alla retrocessione di maggio. Chi invece ha condotto una stagione importante è il Minturno, vincente sia in campionato che nella coppa di categoria e pronto ad affrontare per la seconda volta nella propria storia il campionato di serie C1 sperando che questa volta lo si possa disputare in maniera differente. Una rosa importante quella messa insieme dal presidente Di Ciaccio che così torna ad assaporare calcio a 5 di livello dopo l’esperienza di qualche stagione fa sempre alla guida del Minturno. Alla guida tecnica della formazione rossoblu mister Cardillo che lascia dopo due stagioni importanti concluse con la vittoria prima del campionato di serie D, poi quello di serie C2. Sarà Tiago Moreira dos Santos, ancora un brasiliano, a guidare la formazione minturnese che parlerà spagnolo dopo l’ingaggio dell’ala spagnola Hernandez proveniente addirittura dalla serie A iberica.
128
SALUTE & BENESSERE
Il medico
Il medico
chirurgo
d’emergenza
Insidie tra gli scogli
L’ischemia celebrale acuta
che, al contatto con la pelle, di Alessandro Sparagna determina estremo dolore e bruciore. Nell’aculeo della li scogli vengono di spina della tracina e dello solito considerati scorfano è contenuto un vecome luogo ove ap- leno non letale per l’uomo partarsi a prendere il sole, ma causa di un dolore inlontano da occhi indiscreti, tenso e raramente, di breve dove il profumo del mare è perdita di conoscenza. Sono più intenso, dove è possibile tossine termolabili vengono tuffarsi e nuotare nel mare neutralizzate dal calore che pulitissimo, annusare e re- potrà essere applicato sulle spirare l’aria che sa di me- lesioni cutanee con pietre diterraneo, di ginepro, di riscaldate dal sole (stando mirto. Vediamo le possibili attenti che non ustionino), insidie e come difendersi. o con sabbia calda, o imPunture di insetto (zanzare, mergendo la parte colpita api, vespe). Intervenire con in acqua salata calda per un impacchi freddi e antiinfiam- periodo non inferiore ai 60 matori (creme a base di cor- minuti. Ferite. La nostra pelle tisone); L’antistaminico po- con il caldo è più vulneratrebbe essere indicato dopo bile, perché viene modificata puntura di una vespa o di la sudorazione ed il “ph”. un’ape. In caso di gonfiore Tra gli scogli, poi, è facile del viso, delle labbra o della ferirsi. In questi casi, anche lingua, difficoltà respiratorie, un banale taglio o una pico altre reazioni allergiche cola ferita possono essere rilevanti occorre recarsi al molto fastidiosi, guarire lenpronto soccorso. Punture da tamente, facilmente infettarsi. ricci di mare. Disinfettare la La colpa è delle attinie, volzona interessata, impacchi garmente dette anemoni di con acqua e sale. Rimuovere mare, celenterati che posle spine, step necessario per sono annidarsi tra gli scogli evitare infezioni e la forma- e provocare, nei bagnanti zione di granulomi. Meduse, che vi vengono a contatto, tracine, scorfano. I tentacoli reazioni eritematose o in della medusa contengono caso di ferita favorire l’infeuna sostanza molto urticante zione.
G
di Evelina forte
Q
ualsiasi cosa in grado di interrompere il flusso di sangue al cervello può dare un’ ischemia. Il termine, infatti, deriva dal greco “isch”, riduzione, e “haima”, sangue ed indica appunto un’ insufficienza sanguigna. Se l’ attacco ischemico ha una durata inferiore alle 24 ore si parla di TIA, ovvero attacco ischemico transitorio; se l’ ischemia permane più a lungo, invece, può essere causa di ictus. I fattori che possono accrescere il rischio di essere colpiti da ischemia cerebrale sono molteplici: il tabagismo, in quanto il fumo di sigaretta è un vasocostrittore che favorisce la possibilità di occlusione dei vasi sanguigni; l’obesità; l’età, in quanto i soggetti più a rischio sono persone al di sopra dei 70 anni; l’ereditarietà; il diabete mellito; l’ipertensione arteriosa e la mancanza di attività fisica. Quando l’apporto ematico alle aree cerebrali è ridotto, i neuroni (le unità cellulari che costituiscono il tessuto nervoso) cominciano a morire, come conseguenza
diretta del “digiuno” legato alla mancanza dei supporti nutritivi che determina un’ alterazione strutturale delle cellule nervose. Come con altre diagnosi in emergenza che si concentrano sulla ostruzione arteriosa (come l’ infarto miocardico acuto) “il tempo è tessuto”: ogni minuto di ischemia di un grande vaso causa la morte di 1.9 milioni di neuroni e 14 milioni di sinapsi (strutture che consentono la comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra loro, ovvero i neuroni, o con altri tipi di cellule). Inoltre, la velocità di perdita del tessuto nell’ischemia cerebrale acuta, se confrontata al normale declino neuronale dell’invecchiamento, suggerisce che il cervello “invecchia” di tre settimane per ogni minuto di ischemia e 3.6 anni ogni ora. La diagnosi immediata di ischemia cerebrale acuta è essenziale a causa della natura temposensibile dell’ unico trattamento farmacologico disponibile in urgenza (alteplase) che deve essere somministrato entro tre ore dall’esordio dei sintomi, e ha il compito di sciogliere il trombo
129
SALUTE & BENESSERE Il cervello “invecchia” di tre settimane per ogni minuto di ischemia e 3.6 anni ogni ora
responsabile dell’occlusione del vaso sanguigno. La cura trombolitica può risultare rischiosa perché vi è un pericolo di emorragia. I rilievi clinici particolarmente consistenti con ischemia cerebrale acuta comprendono: disturbi del linguaggio, debolezza monolaterale del braccio e/o della metà inferiore del volto (livellamento della rima buccale) e deficit sensitivi. Molto importante diviene, quindi, la prevenzione: controllo dei valori di pressione arteriosa, misurazione della glicemia, astensione dall’abitudine tabagica, riduzione del consumo di alcolici, controllo dei valori di colesterolo nel sangue. Nel caso in cui si è reduci da un attacco ischemico diviene vitale attenersi, oltre a quanto detto, alle cure anticoagulanti e antiaggreganti utili per la riduzione del rischio ischemico. Inoltre, è consigliabile svolgere regolare attività fisica aerobica e sottoporsi a visita specialistica neurologica almeno 2 volte l’ anno per controllare l’ attività cerebrale.
Il terapista del dolore Esaminare un malato con dolore cronico
Occorre conoscere le attività lavorative pregresse e le aspettative del paziente, oltre a eventuali storie di abusi che possono modificare negativamente gli effetti delle terapie probabile beneficio a seguito dei trattamenti individuali; tale ‘status’ può influire sulla ell’esame di un pa- giusta osservanza della teziente affetto da do- rapia prescritta (dosi corrette, lore è essenziale una orari stabiliti, modalità, ecc.), grande disponibilità e capa- fondamentale per un risultato cità di valutazione e ascolto terapeutico in questo ambito. da parte del medico, per la Anche il lavoro svolto semmigliore conoscenza della bra giocare un ruolo nella persona affetta e dei pro- risposta alla terapia. I titolari blemi connessi alla situazio- di attività manuali sembrano ne patologica. La storia cli- risentire meno favorevolnica permette di chiarire mente delle cure che non fatti, circostanze ed esiti in gli appartenenti alle profesgrado di influenzare l’evo- sioni e al ramo impiegatizio, luzione del fenomeno dolo- forse più responsivi alla quoroso e facilita la formulazione ta-placebo insita in ogni tedi un piano terapeutico. È rapia. La conoscenza delle importante conoscere le info relazioni familiari e di condi contatto per facilitare la vivenza consente di valutare comunicazione con il malato l'impatto del dolore sulla e la sua famiglia in ogni cir- vita personale. Il malato può costanza, assieme a quelle infatti utilizzare il dolore per del medico generalista per richiamare attenzione su di eventuali consulti e report sè o come strumento punisuccessivi. Le notizie di ca- tivo nei confronti dei convirattere generale compren- venti o del partner. Un amdono il genere e l’età, con- biente familiare conflittuale siderato che alcune forme influisce poi sempre negatidolorose sono possono es- vamente sugli esiti terapeusere prevalenti in un seg- tici. Le origini etniche e i mento d’età e in uno dei valori religiosi del malato due sessi. Alcune evidenze possono essere importanti sembrano dimostrare che un sia per le modalità di espresmaggiore livello culturale sione dolorosa che per l’atdella persona affetta possa teggiamento verso le cure essere predittivo di un più proposte. Se nella visione di Gianluigi Zeppetella
N
personale il dolore fosse ritenuto come una sorta di contrappasso per colpe personali o familiari o rappresentasse una possibilità redentiva, le terapie potrebbero essere rifiutate o in parte disattese. L’abitudine al sacrificio e una dura vita di lavoro sembrano, in generale, determinare maggiore tolleranza al dolore, con minore presenza di segni psichici di accompagnamento. Il medico specialista in terapia del dolore può giungere alla formulazione di un piano di cura idoneo dopo aver considerato: tempi e modalità d’inizio; sede e irradiazione del dolore; sua descrizione; durata e cause di comparsa del dolore; caratteristiche del dolore e risposta alle diverse attività; sintomi associati; cause di miglioramento o peggioramento; eventuali disturbi del sonno. Occorre inoltre conoscere le attività lavorative pregresse e le aspettative del paziente, oltre a eventuali storie di abuso (alcoolismo, uso di droghe, uso compulsivo di farmaci) che possono modificare negativamente gli effetti delle terapie.
130
di Claudia Taffuri Quanti, una volta a dieta, eliminano il consumo di pasta e pane? Ma è davvero vantaggioso e salutare? La risposta è no! Purtroppo, molte mode alimentari accusano i carboidrati di essere i responsabili dell’epidemia di sovrappeso e obesità, facendoli diventare le vittime preferite da parte di tutti coloro i quali stilano le diete in modo autonomo. È arrivato il momento di sfatare falsi miti... I carboidrati sono una fonte di energia necessaria per il nostro organismo tanto da essere considerati il “carburante” del nostro corpo! Ogni nostra singola cellula ha infatti bisogno di glucosio (che è uno dei carboidrati più importanti) e, il cervello è l’organo che più ne ha bisogno. Ecco perché l’assenza di carboidrati dalla nostra dieta può provocare spesso stanchezza, calo dell’attenzione e malumore. Inoltre, sembrerà assurdo ma l’eliminazione totale di carboidrati può bloccare il processo di dimagrimento e non accelerarlo. Tutto ciò accade perché, dal momento in cui
SALUTE & BENESSERE
Il biologo nutrizionista
Il medico veterinario
Sfatiamo i falsi miti
La cultura della prevenzione
eliminiamo o riduciamo drasticamente i carboidrati, il nostro corpo accusa una mancanza di riserve energetiche e decide così di rallentare il consumo metabolico. A questo punto, il corpo “non brucia” e quindi non dimagrisce. Eliminare i carboidrati vuol dire, inoltre, costringere l’organismo a fabbricare il glucosio da sé, utilizzando altre sostanze che sono le proteine e i grassi. Tale meccanismo comporta squilibri dannosi per il nostro corpo. I carboidrati sono quindi indispensabili per mantenere un buono stato di salute e di forma fisica, e dovrebbero essere semplicemente consumati nelle giuste quantità (50 60% delle calorie giornaliere). La loro riduzione o eliminazione dalla dieta può rivelarsi addirittura controproducente in quanto equivale a privarsi delle riserve di energia necessarie per affrontare la vita quotidiana. Dunque, il sentirsi soddisfatti davanti ad uno specchio non sempre riflette lo stato di salute del nostro organismo. Dieta deve essere sinonimo di benessere…purtroppo, spesso, è semplice malnutrizione.
di Sergio Traiola I grandi progressi degli ultimi 20 - 30 anni, che la medicina veterinaria ha posto in essere, sia riguardo la ricerca scientifica, sia la tecnologia e le apparecchiature di cui essa si serve, ma al tempo stesso anche la grande disponibilità di chi possiede un animale, ha fatto si che anche nel nostro campo come in quello umano si sia potuta diffondere la cultura della prevenzione. Se ragioniamo nell’ottica che la vita media di un cane o di un gatto è molto più corta della nostra, capiamo che ciò ha una valenza ancora maggiore. Un cane di taglia media ad esempio ha una aspettativa di vita diciamo tra i 10 e i 12 anni, più longevi sono quelli di taglia più piccola. Diciamo comunemente che un anno di vita del nostro amico peloso corrispondono a 7 anni della nostra e che parliamo di anzianità già a 7/8 anni. Importante quindi eseguire almeno una volta l’anno un ceck-up veterinario, portando il nostro amico, presso una struttura che ci consenta di effettuare esami del sangue completi (emocromo e profilo biochi-
mico completo), per poter valutare in modo particolar la funzionalità di reni e fegato o malattie metaboliche come il diabete. Sarebbe anche opportuno eseguire un ceck-up cardiaco, consistente in un elettrocardiogramma e un eco-cardiografia, che ci consente di controllare lo stato di salute dell’apparato circolatorio e del del cuore in particolare, del nostro pet. Occhio anche a richiedere un esame approfondito del cavo orale. I nostri animali dopo i 4 - 5 anni,le razze di taglia piccola talvolta anche prima, vanno soggetti alla formazione del tartaro dentale, che induce a seconda dello stadio, alitosi, gengiviti, stomatiti e anche gravi parodontiti, con riduzione della capacità masticatoria, dolore durante il pasto, inappetenza, stato febbrile fino anche a determinare perdita dei denti e infezioni che alterano il loro stato generale. Almeno una volta l’anno eseguire una detartrasi, pulizia dei denti con metodo indolore (ablatore del tartaro agli ultrasuoni), previene gran parte di questi problemi assicurando benessere a loro e a noi che ne condividiamo gioie e dolori!
ALIMENTAZIONE & GASTRONOMIA
131
LE rEGOLE
dI GArANZIA
di Anna d’Alessandro
AddIO ALLA pIZZA
MAdE IN ITALy Gli ingredienti utilizzati dai maestri pizzaioli in due casi su tre sono stranieri
di Marcello Caliman
Addio alla pizza napoletana? Addio alla pizza simbolo dell’Italia povera, ma bella? Peggio, addio alla pizza Made in Italy: quasi due su tre (il 63%) sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti dall’estero all’insaputa dei milioni di consumatori che ogni giorno ordinano il loro piatto preferito. Il grido di allarme è firmato dalla Coldiretti che ha elaborato una ricerca che analizza come siano cambiate le abitudini alimentari degli italiani dall’inizio della crisi economica: nelle pizzerie, sempre più spesso viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’Europa Orientale, pomodoro Made in China (alias Made in PRC) o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo oppure, peggio, olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina ucraina, francese o tedesca, che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale. Sempre secondo il dossier della Coldiretti in Italia, nel 2013, sono stati importati 481 milioni
di chili d’Olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli USA e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero con una tendenza all’aumento del 20% nei primi due mesi del 2014. Un fiume di materia prima che compromette l’originalità tricolore del prodotto servito nelle cinquantamila pizzerie presenti in Italia che generano un fatturato stimato di 10 miliardi, ma non offrono alcuna garanzia al consumatore sulla provenienza degli ingredienti utilizzati. Come redazione de “La Città del Golfo” nel lanciare l’allarme sulla composizione della pizza napoletana presentiamo una proposta: “un logo” ad hoc per i locali che garantiranno di utilizzare esclusivamente prodotti italiani e soltanto olio extra vergine di oliva. Noi pubblicheremo i loro nomi, come non ci esimeremo dal pubblicare i nomi delle ditte ritenute responsabili di frodi alimentari da parte delle forze dell’ordine. L’unica nota positiva emersa dalla ricerca della Coldiretti è che se la pizza è sempre meno Made in Italy, la pasta ha subito una svolta autarchica con l’aumento vorticoso di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%. Torneremo sull’argomento e sveleremo autentiche sorprese.
L’Associazione Verace Pizza Napoletana, fondata nel 1984, riconosce solo la Marinara e la Margherita verace e ha stabilito le regole molto specifiche che devono essere seguite per un’autentica pizza Napoletana. Queste includono che la pizza deve essere cucinata in un forno a legno, alla temperatura di 485 °C per non più di 60 90 secondi; che la base deve essere fatta a mano e non deve essere utilizzato il mattarello o comunque non è consentito l’utilizzo di mezzi meccanici per la sua preparazione. I pizzaioli fanno la forma della pizza con le loro mani facendola "girare" con le loro dita e che la pizza non deve superare i 35 cm di diametro o essere spessa più di un terzo di centimetro al centro. L’associazione seleziona anche le pizzerie nel mondo per produrre e diffondere la filosofia e il metodo della pizza verace napoletana. Ci sono molte pizzerie famose a Napoli dove si possono trovare queste pizze tradizionali, la maggior parte di esse sono nell’antico centro storico di Napoli. Talvolta tali pizzerie andranno anche oltre le regole specificate, ad esempio, usando solo pomodori della varietà San Marzano cresciuti sulle pendici del Vesuvio e utilizzando solamente l’olio di oliva e aggiungendo fette di pomodoro in senso orario. Un’altra aggiunta alle regole è l’uso di foglie di basilico fresco sulla pizza marinara: non è nella ricetta ufficiale, ma è aggiunto dalla maggior parte delle pizzerie napoletane per guarnirla; le basi per pizza a Napoli sono soffici e friabili.
132
ALIMENTAZIONE & GASTRONOMIA
I pErCOrSI dEL VINO Il Biferno, il Tintilia del Molise e il Pentro di Isernia
di Gian paolo Caliman
Il Biferno, tipico della provincia di Campobasso, si produce utilizzando vitigni rossi e bianchi. Il rosso si abbina perfettamente alle carni bianche al forno, alle carni rosse alla griglia e alla polenta. Il bianco, invece, si abbina ai formaggi e al pesce. I vini a denominazione di origine controllata Biferno rosso, rosato, rosso riserva e rosso superiore, debbono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti aventi, in ambito aziendale, la seguente composizione varietale: Montepulciano minimo 70% – massimo 80%; Aglianico minimo 10% - massimo 20%. Possono inoltre concorrere alla produzione di detti vini le uve provenienti dai vitigni a bacca nera, non aromatici, per una percentuale massima del 20%, idonei alla coltivazione nella regione Molise, iscritti nel registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti. I vini a denominazione di origine controllata Biferno bianco devono essere ottenuti dalle uve pro-
venienti dai vigneti aventi, in ambito aziendale, la seguente composizione varietale: Trebbiano Toscano: 70% - 80%. Possono concorrere alla sua produzione altri vitigni a bacca bianca, per una percentuale tra il 20 e 30%, idonei alla coltivazione per la regione Molise, iscritti parimenti nel registro nazionale precedentemente citato. Abbiamo quindi Tintilia del Molise, a denominazione di origine controllata, riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le tipologie: Rosso; Rosso riserva; Rosato. I vini devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti costituiti, nell’ambito aziendale, per almeno il 95% dal vitigno Tintilia. Possono concorrere alla produzione di detti vini anche le uve di altri vitigni non aromatici idonei alla coltivazione nelle province di Campobasso e Isernia, presenti nei vigneti in ambito aziendale, da soli o congiuntamente, fino a un massimo del 5%. La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Tintilia del Molise”, comprende i terreni vocati alla qualità e idonei alla coltura della vite nei territori dei comuni individuati. Da assaggiare senz’altro il Pentro di Isernia, prodotto
nei territori della provincia di Isernia e realizzato con vitigni rossi, bianchi e rosati. Nel nome della Doc Pentro c’è il riferimento al popolo che costituiva il ramo più importante dei Sanniti, i Pentri, il popolo delle montagne vissuto nell’area in cui si produce questo vino. Le prime testimonianze riguardanti la vitivinicoltura in Molise risalgono a documenti del 1800, in cui si parla della vendita di vino da parte del Molise all’Abruzzo e dei tipi di coltura adottati. La vite ha trovato, comunque, nella regione, un ambiente e un clima favorevole, sviluppando, così, un settore produttivo di un certo interesse. Tuttavia, la scelta operata in passato di produrre più per la quantità che per la qualità ha comportato il ricorso a forme di allevamento che hanno limitato la qualificazione della produzione vinicola. Attualmente l’atteggiamento colturale sta cambiando verso la scelta di terreni e sistemi di allevamento adeguati a un prodotto di qualità, anche se la viticoltura è frammentata in migliaia di piccole proprietà e ciò rende complicati sia lo svecchiamento degli impianti, sia le operazioni di commercializzazione e vendita dei prodotti. Il Pentro è un vino da pasto prodotto nelle tipologie Bianco, Rosso e Rosato.
133
ALIMENTAZIONE & GASTRONOMIA
LA CUCINA MOLISANA I piatti tipici della regione sono notevolmente difformi tra loro in quanto risentono nella loro composizione delle località geografiche in cui sono diffusi. Nell’interno del Molise dominano quelli a base di carne e verdure, sulla costa adriatica quelli a base di pesce e mitili, tutti accompagnati dai vini locali, con un connubio enogastronomico
Ricetta (foto in pagina) tratta dal sito Assessorato al Turismo Regione Molise
Ingredienti per 4 persone
di Marcello Caliman
Dopo la Valle d’Aosta la più piccola regione d’Italia è il Molise, con una sua posizione geografica molto particolare che, inevitabilmente, incide anche sulla sua cucina. Nelle zone più interne, caratterizzate da una vasta area montuosa, dominano pietanze a base di carne di maiale, salsicce paesane e soppressate, preparate secondo le antiche tradizioni gastronomiche. Invece nel tratto di fascia costiera prevale una cucina più tipicamente marinara, con piatti a base di zuppe di pesce, risotti e minestre. Un caratteristico pranzo molisano non può che iniziare con insalata di maiale, fatta con pezzettini di carne bolliti e conditi semplicemente con olio, sale e pepe. Altra specialità regionale è la trippa di maiale che, una volta condita con peperoncino e finocchietto, viene fatta essiccare affinché diventi croccante e pronta a essere gustata. Da saggiare nelle località molisane pre-
senti sulla fascia costiera la scapece di alicette, a base di alici freschissime, farina, aceto, olio, aglio e qualche foglia di salvia. Non è possibile non gustare la fascadielle, un particolare tipo di polenta condito con sugo di ragù, ventresca e formaggio, particolarmente saporito. Altrettanto gustosi sono i crioli con le noci a base di pezzetti di baccalà e noci tritate - e le tacozze con fagioli, tipica pasta molisana condita con uno squisito soffritto a base di aglio, cipolla, carota sedano e fagioli lessati. Da provare da parte di coloro che amano gli accostamenti un po’ inusuali i maccheroni con la mollica, semplice piatto di pasta, preferibilmente lunga, condita con un composto a base di mollica di pane, olio, aglio e prezzemolo. È la carne a essere protagonista delle tavole molisane, cucinata nei modi più diversi e fantasiosi come i larduocchi, a base di maiale e peperoni sottaceto, e la
Il Pappone Termolese
checcètta, a base di testine di agnello o di capretto, ricoperte di molliche di pane, aglio, olio e prezzemolo o, ancora, la coscia di agnello ripiena di lardo, aglio, olio, sale e prezzemolo. Non mancano i piatti a base di pesce come il baccalà fritto o cucinato al forno con le patate, le triglie alla n´gorda, a base di triglie fresche ripiene di molliche di pane raffermo, e gli scampi ubriachi, conditi con cipolla, basilico, prezzemolo e peperone. La regione vanta una lunga tradizione in materia dolciaria e da non perdere assolutamente i cauciuni ripieni di pasta di ceci, le caragnole, tipico dolce natalizio preparato con fettucce di pasta, e le peccellate, ripiene di marmellata o mosto cotto. Da provare anche i caggiunitti, ripieni di castagne, cioccolata fondente e mandorle, le ceppelliate, squisiti dolcetti a base di marmellata di amarene, e i classici amaretti, a base di mandorle e uova.
1,5 kg di pesci di fondale a piacere (cicale o pannocchie, seppioline, triglie, merluzzetti, scorfani, teste di gallinelle, lucerne, razze, vongole e cozze) 500 gr di pomodori pelati Prezzemolo e basilico Due spicchi di aglio Un peperone verde Peperoncino piccante Olio extravergine d’oliva Sale q.b. Fette di pane casereccio raffermo abbrustolite
Procedimento Pulite il pesce e fate spurgare le vongole. Versate l’olio sul fondo di un tegame, preferibilmente di terracotta, e fatelo soffriggere con l’aglio. Aggiungete poi i pelati schiacciati, il basilico e il prezzemolo, mezzo peperone tagliato a listarelle e, se amate il gusto piccante, qualche pezzetto di peperoncino, i crostacei e i molluschi e lasciate cuocere per cinque minuti. Unite man mano gli altri tipi di pesce, a seconda dei tempi di cottura, aggiungendo alla fine le cozze e le vongole; fate cuocere per dieci minuti aggiungendo un po’ d’acqua calda. Servite il brodetto intingendovi le fette di pane abbrustolito.
134
ALIMENTAZIONE & GASTRONOMIA
LAVOrArE pEr I CELIACI
le esigenze alimentari. Tra le varie aziende italiane, oggi presentiamo di Lino Sorabella l’azienda molisana Celiaco. M gluten free selection di RipalimoIn tutta una serie di elementi quali sani (CB). La Celiaco. M garantiavena, frumento, farro, Kamut, sce al consumatore una dieta orzo, segale, spelta e triticale è priva di glutine, garantendo non
mente al senza glutine con quindici anni di esperienza. Un’azienda, seppur giovane, che produce e commercializza prodotti freschi e surgelati di altissima qualità. I prodotti Celiaco. M sono senza lattosio,
Srl è specializzata nella pizza artigianale che viene commercializzata surgelata, sia come panetto lievitato, sia come base per pizza, sia in numerose varietà di gusti già pronti. Una particolarità di Celiaco. M è il mix
i INFORMAZIONI Celiaco. M - gluten free selection, contrada Selva, 86025 Rispalimosani (CB) Telefono 0874.701842 www.celiacom.it – info@celiacom.it
presente la proteina del glutine. Non tutti sanno che il glutine è la causa di intolleranza permanente stimata in 1 italiano su 100: la celiachia. In teoria in Italia sono presenti 600.000 celiaci, ma solo 150.000 sono stati diagnosticati e hanno posto rimedio al problema che spesso si presenta in maniera subdola e molto variegata. Per curare la celiachia, attualmente, occorre escludere dal proprio regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole tracce di glutine dal piatto. Questo implica un forte impegno di educazione alimentare. Attualmente solo la dieta senza glutine, condotta con rigore, garantisce alle persone celiache un perfetta salute. Essere celiaci non significa privarsi di pane, pasta, biscotti, pizza, e altre pietanze: basta trovare i prodotti alimentari certificati con la spiga sbarrata. Oggi in commercio si trovano numerose serie di prodotti realizzati dalle più svariate aziende che riescono a soddisfare può o meno esaustivamente tutte
solo un gusto unico, ma anche sicurezza e correttezza di una filiera produttiva controllata. L’azienda Celiaco. M Srl sorge in uno spazio completamente immerso nel verde, in perfetta sintonia con la natura che la circonda. 2000 metri quadri di produzione dedicati esclusiva-
a
senza conservanti, senza grassi idrogenati, fonte di fibre e completamente privi di glutine. Affidabilità, qualità e trasparenza sono alla base di una variegata offerta di pasta standard, o artigianale e condimenti pronti senza glutine e senza lattosio. Ma oltre alla pasta, Celiaco. M
di Farina che viene prodotto in una sola formula adatta per tutte le tipologie di impasti dolci e salati, senza glutine, senza lattosio, ricca di fibre. Anche il pane pronto e i dolci artigianali fanno di Celiaco. M Srl un’azienda all’avanguardia con una qualità del gusto davvero rara.