Place n. 2 - marzo 2012

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DALL’ETÀ DELLA PIETRA ALL’ETÀ DELLA MELA

N.0

Magazine di cultura e lifestyle diretto da Antonio Montefusco

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Anno I – numero 2 – marzo 2012 In attesa di registrazione al Trib. Salerno ©2012 – Associazione Place – Via M. Bassi 25 – Giffoni Valle Piana redazione.place@gmail.com STAMPA: Industria Grafica Letizia – Capaccio Scalo (SA)

Direttore Responsabile Antonio Montefusco

Creative Director Luca Tesauro

Graphic & Design Coordinator Asmara Malinconico

Illustratrice Alice Pace

PLACE MARZO 2012 – N. 2– ANNO I

Cover by Dario Volpe

Redazione Orazio Maria Di Martino, Aldo D’Elia, Dario Di Filippo, Stefania Calabrese, Barbara Costabile, Angela Casale, Teresa Sorgente, Lello Rispoli, Margherita Monti, Gilda Costabile, Antonio Vassallo, Francesco Rufo, Luispak, Francesco D’Antonio

Collaborations Alessandro Paratore, Gianmaria Tesauro Igor Kruchko, Guido Bilotti

Coordinamento redazionale Marcello D’Ambrosio

Editore Giuseppe Marrandino


IN ATTESA CHE IL TEMPO DIVENTI PASSATO Si voltano indietro, non si abituano alle fotografie sdrucite che perdono i colori. Le macchine in corsa non ci sono più, i vecchi infissi cigolano guardando l’Italia dalla finestra, ne raccontano lo stile lasciando fuori dal vetro il freddo, il rumore, la storia di una cultura che non decolla. E’ una notte attesa, una musica che risuo na lontana. Le spalle allo specchio non appaiono mai come sono, il sole vola via mentre il gatto si apposta sul letto in attesa del prossimo lauto pranzo che gli farà leccare i baffi. I colori riprendono vigore, il restyling di un cofanetto finito nella polvere, un sorriso ricorda le tinte delle azioni, narra i movimenti, fa le radiografie alle azioni quotidiane. Le voci vogliono sapere chi ha ragione, liti gano fra una realtà vissuta e un’altra nascosta fra le pieghe di un letto sfatto, sono illusioni e passioni duran te una partita di calcio. Il divano unisce il tifo, un bicchiere di vino e una tisana si fanno compagnia a vicenda. Sono interruttori, si spengono e fanno male. Si voltano indietro, aspettano un rantolo sul letto del fiume, si avvicinano ai recinti con paura e insoddisfazioni, si fanno del male mentre le occasioni vengono prese al volo con passione. Sani e salvi fra una complicazione e l’altra, si voltano indietro mentre gli infissi cigolano e ran tolano in attesa di una notte che spazzerà via le lacrime da un cuscino. Il giorno va incontro all’imbrunire. Il meriggio del cielo imbratta le nuvole, graffia un disco che mai si abituerà alla tecnologia perdendosi dentro ad una bugia. Sono i profumi di una lunga primavera, faranno spazio all’estate e ci accompagneranno verso un nuovo anno. E’ un conto alla rovescia senza passione, un tempo per andare e uno per restare. Un’Italia di cambiamenti, gli echi arrivano anche in Campania: terra di gente con lo sguardo fisso al quotidia no e gli occhi puntati sulle pagine di Place. Ora comincia il viaggio.

Osare sarà la nostra e vostra regola, in una simbiosi comune. Antonio Montefusco Direttore Responsabile

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CONTENUTI 5

A ST VI LLI 12 R E TE IN CO I 14 VI IN RP I C 15 ON CA RE IF NO O R O A G G O 16 R I C U NS OL RES LTU ZIA FE C I S C C D 17 CU FAN LU PI IL LA ’IN ON I 20 IN O LL ID I DE IAN G N I 24 O U BB FF O :L I I I GA G S G E IL A AG GIN O NE O S. O M L S O MA RI A FF A CO GI A IM IN IR L’ AG L M A M IM L’ L DE

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MARZO 2012


PEOPLE IN

GIFFONI IN PROGRESS Intervista ad Ugo Carpinelli - Presidente Centrale del Latte di Salerno - ex consigliere regionale PD

di Marcello D’Ambrosio

Ugo Carpinelli con il capo dello Stato Giorgio Napolitano

Tra le altre tematiche, Place si occupa anche di territorio ed economia. Cosa pensa del periodo attuale dell’economia locale? Il sistema creditizio e bancario locale in questi anni ha subito, a partire dalla cessione della banca Andria ai torinesi “Sella”, innumerevoli e continue sconfitte. La banca del Tubenna di San Cipriano è passata a Salerno, la Cassa Rurale di Giffoni è stata incorporata da quella di Battipaglia e da ultimo quella di Montecorvino Rovella ha fatto la stessa fine. Dunque, oggi, quello dei Picentini è solo un bacino di raccolta. Non abbiamo più un’autonomia del sistema bancario. Le valutazioni delle nostre richieste di finanziamento, di mutuo e di incoraggiamento all’economia locale non vengono più decise nel nostro territorio ma purtroppo ciò avviene a Battipaglia, a Salerno. E’ un duro colpo all’economia locale. Ugo Carpinelli: primo cittadino di Giffoni a 25 anni nel 1977, Presidente della Provincia di Salerno nel biennio 92-93, pri-

mo Sindaco eletto direttamente dai cittadini dal 1995 al 2005, deputato regionale dal 2005 al 2010 eletto nel Partito dei Democratici di Sinistra (passato al PD nel 2007 in seguito alla fusione di DS e Margherita), oggi Presidente della Centrale del Latte di Salerno. Quali tra queste esperienze l’ha entusiasmata di più? Quella di Sindaco. Lei è stato primo cittadino di Giffoni durante quella che è stata definita la “stagione dei Sindaci”, insieme a tanti altri amministratori di centrosinistra come Chiamparino a Torino, Rutelli e Veltroni a Roma, Bassolino a Napoli, Vincenzo De Luca a Salerno. Anche i suoi avversari la riconoscono come artefice della rinascita culturale e della trasformazione di Giffoni con la realizzazione di importanti opere pubbliche frutto di un utilizzo virtuoso dei fondi comunitari. Tra queste, qual è l’opera (o le opere) che ritiene più importanti per la sua Città?

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Quelle che si vedono meno. Ad esempio la rete fognaria e la rete idrica che garantiscono sicurezza ambientale. La realizzazione della rete idrica è l’equivalente di quanto sta accadendo in questi giorni con la metanizzazione del paese, ottenuta grazie al mio intervento presso Bersani, allora ministro, nel 1997. Oggi la gente si sta liberando delle antiquate bombole a gas, proprio come negli anni ’90 si liberò dei cassonetti per l ’a c c u m u l o dell’acqua potabile.

Il suo mandato da consigliere regionale si è caratterizzato per l’impegno a favore di tutto il territorio salernitano e per i picentini, per la lotta al napol centrismo e agli sprechi nella sanità. Quali sono i ricordi legati a quei cinque anni?

I ricordi di questi 5 anni sono legati innanzitutto alle denunce che ho fatto ai metodi di governo bassoliniani che sono stati motivo della sconfitta elettorale del centrosinistra. Soprattutto la vicenda dei rifiuti, sulla quale mi ero E di quelle indistinto sin vece “visibili”, dal 2004 con ancora incomUgo Carpinelli e Alfonso Andria con il sindaco di New York Rudolph Giuliani la richiesta piute, come la esplicita della riqualificaziocostruzione di ne del borgo un termovalorizzatore, domanda alla quale non è stata mai di Terravecchia, in fase di ultimazione, e Giffoni Multimedia data nessuna risposta. Poi ho contribuito a realizzare l’Azienda Valley, finanziata complessivamente per 31 milioni di euro Sanitaria Locale unica, evitando le tre 3 ASL salernitane (quelanche grazie al suo impegno in Consiglio Regionale ma che la dell’Agro Nocerino, quella di Salerno e quella del Vallo di ancora non vede la luce, cosa ci dice? Diano) che erano tre mucche da mungere per i politici di turno. Poi la lotta per la legge sul “Piano Casa”, per consentire al Vorrei ribattere a questa domanda: il pubblico, nel decennio sistema edilizio di avere una boccata di ossigeno. Ancora, con in cui sono stato primo cittadino, ha dato il meglio di sè. L’urla legge 1 del 2010, grazie all’Assessore Regionale al Bilancio banistica locale invece ha dato il peggio di se stessa, con qualProf. Mariano D’Antonio, abbiamo finanziato nel territorio Piche eccezione se penso al palazzo degli uffici di Piazza Lumiecentino e di Salerno circa 150 progetti di opere pubbliche di re. Abbiamo ancora una lottizzazione incompiuta: ogni volta recupero urbano. Tra queste a Giffoni segnalo il recupero delche esco di casa, vedo la lottizzazione Serroni ferma. L’ingela chiesa di Santa Maria a Vico, a Montecorvino la realizzaziognere Ferrara, denominato “Ruspa Selvaggia”, non ha mai ulne di una piscina di cui non si vede l’inizio, ad Olevano un’attimato questi lavori, malgrado siano iniziati da diversi anni. trezzatura sportiva, ad Acerno il recupero del Sant’Antonio, ad Dico questo perché il pubblico ha fatto per intero la sua parte: Oliveto Citra il recupero del Castello. In tutta la Provincia c’è parcheggi, strade, infrastrutture, fogne, sicurezza ambientale, stato il mio contributo istituzionale e la capacità dei Sindaci sicurezza idrogeologica. Il privato doveva realizzare modeste di intercettare risorse. E’ stata la prima volta nella storia della opere: ancora aspetto i giardini pubblici e il campo di calcetto Regione Campania che, in un riparto, la Provincia di Salerno destinati ai ragazzi di via Serroni. In questo caso il privato ha ha ricevuto il maggior numero di finanziamenti. solo pasticciato e non ha ancora dato al popolo di Giffoni le dovute infrastrutture. E’ strano che queste cose le veda solo Una cosa a cui lei ha già accennato: nel 2004 fu l’unico Sindaio. Denunce del genere le facevo da tempo, anche quando ero co della Regione Campania a proporre la propria città all’alnella maggioranza di Giffoni Democratica. Per onestà intelletlora commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Catetuale, inversamente, posso affermare che la lottizzazione di via Murate, realizzata da un pool di geometri, è stata interanacci un impianto di termovalorizzazione. Nel 2008 tutto il mente ultimata con successo. mondo ha visto Napoli e la Campania sommersa dai rifiuti. Per quanto riguarda Multimedia Valley, si tratta di un progetto Ancora oggi i rifiuti campani vengono trasferiti all’estero per che ho fortemente voluto e sostenuto. In questo momento la mancanza di impianti. Se la sua proposta non fosse rimasta maggioranza trasversale in regione non ne tiene conto, malinascoltata crede che tutto questo si sarebbe potuto evitare? grado ci sia stata un’intesa tra ministero e regione. E’ davvero paradossale che il finanziamento non proceda.


La storia politica sarebbe stata sicuramente diversa, perché non avremmo avuto la tragedia dei rifiuti e non avremmo nemmeno avuto la sconfitta elettorale del centrosinistra alle regionali. Perché tutto il governo di Bassolino, con luci ed ombre, è stato inevitabilmente associato alla tragedia dei rifiuti. In quell’occasione ebbi una bellissima telefonata dell’allora Senatore Napolitano il quale si complimentava per la proposta, ripresa anche dal direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli in un suo articolo.

2011: a Giffoni si vota per rieleggere Paolo Russomando, il suo delfino. Inizialmente lei pensa di scendere di nuovo in campo con lo storico simbolo di Giffoni Democratica: prima con un manifesto in cui buona parte dei consiglieri comunali di maggioranza si dichiaravano pronti a sostenerla, poi con primarie tra gli elettori giffonesi del centrosinistra mai celebrate per scegliere il candidato. Tutti vorrebbero sapere come mai alla fine ha deciso di non partecipare alla competizione elettorale.

Sul finire del suo mandato da Deputato Regionale, dopo una lunga campagna elettorale condotta attraversando tutta la provincia di Salerno e dopo aver contribuito come mediatore all’interno del centrosinistra alla scelta di Vincenzo De Luca come candidato alla Presidenza della Regione, il 29 marzo 2010 una manciata di voti le impedisce di essere rieletto. A distanza di esattamente due anni, quale crede che siano le cause di un risultato elettorale al di sotto delle aspettative?

Le elezioni regionali hanno creato uno spartiacque e il timore di una sconfitta nell’area del centrosinistra. Quindi ho fatto da cavia. Paolo Russomando propose un documento per la mia ricandidatura a Sindaco che poi non fu firmato da un unico consigliere, e che alla fine è letteralmente scomparso. Lo stesso Russomando è poi ritornato sui suoi passi riproponendosi e dunque quella che si profilava era una guerra civile nel centrosinistra. La saggezza della mia lunga esperienza mi ha consigliato di evitare questa guerra. Ovviamente l’albero, senza radici, è destinato a cadere.

“ L’albero, senza radici, è destinato a cadere. ”

E’ stata una vittoria politica ed una sconfitta aritmetica. Vittoria politica perché per una manciata di voti, come lei ricordava, non sono stato eletto. 71 voti sono un pugno di voti! Ho dovuto registrare un calo di 2400 voti a Salerno, di 400 a Giffoni Valle Piana, di 300 a San Cipriano Picentino, di 400 a Montecorvino Rovella. Praticamente ho dovuto scalare l’Everest per sopperire a queste mancanze: per utilizzare una similitudine, lo si può vedere come un secchio nel quale riversavo consensi che però aveva un buco dal quale uscivano tutte queste perdite che non stento a definire “colossali”. Quella più eclatante è stata a Giffoni Valle Piana, dove il timoniere locale non ha saputo condurre la squadra alla vittoria. Una riflessione politica: nel 2010 circa 14mila elettori nella provincia di Salerno, hanno votato Ugo Carpinelli, scrivendone il nome accanto al simbolo del PD. Con la sua non rielezione si può dire che oggi per quegli elettori e per il territorio di Salerno ci sia un deficit di rappresentanza nel PD salernitano e in consiglio regionale?

Sulle ultime comunali a Giffoni, autorevoli e influenti analisti politici dicono:”Carpinelli come Schettino. Ha abbandonato la nave mentre affondava”. E’ d’accordo? No. Perché la spinta di 15 anni di governo di Giffoni Democratica ha contribuito a portare la nave ad un risultato maggiore. Anzi, mi chiedo, coloro che hanno votato alle ultime comunali sono gli stessi che hanno votato anche Gambino e Barbirotti alle regionali? Non accetto la provocazione, perché, fino al 2010, quando ero al comando della nave, abbiamo vinto per tre volte le comunali e con 5 candidati giffonesi alle regionali (nel 2005 n.d.r.) abbiamo avuto un grande risultato con la mia elezione in regione Campania e con la vittoria alle provinciali del 2009 del candidato Paolo Russomando. Il comando, per mia volontà e per troppa fiducia è stato affidato ad un giovane che alla prova delle regionali del 2010 ha sbattuto la nave sullo scoglio. E per giunta questa volta senza nemmeno un candidato locale alle regionali! Infine ricordo che da consigliere regionale sono riuscito a conseguire, tra gli altri, due importanti risultati per il territorio picentino: il ritorno a Giffoni Valle Piana della sede del distretto sanitario e l’aver evitato la soppressione della Comunità Montana dei Picentini in seguito alla legge regionale sul riordino degli enti montani. Oggi mi piange il cuore vedere gli operai dell’ente non pagati dalla regione.

“ La spinta di 15anni di governo di Giffoni Democratica ha contribuito a portare la nave ad un risultato maggiore. ”

Il PD è un partito senza identità, lo dimostra la recente sconfitta alle primarie di Genova e di Palermo, dove il partito rappresenta un grande bacino elettorale per gli altri. Noi siamo stati un grande bacino elettorale per l’area cattolica. Quindi questa mescolanza è mal riuscita. Nel nostro caso l’elettorato della Sinistra Democratica salernitana non ha rappresentanti in Consiglio Regionale.Tutto l’elettorato della Sinistra Democratica oggi purtroppo non è rappresentato in Regione Campania.

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Quali sono oggi i rapporti con Paolo Russomando? Paolo si è messo in proprio. Non ha bisogno di consigli. Dal 29 giugno 2011 è il nuovo presidente della Centrale del Latte di Salerno. Come sta lavorando a questo nuovo impegno? E’ un ruolo per me inedito, del tutto nuovo. Sto lavorando puntando alla redditività dell’azienda e ad un rapporto più proficuo, intenso, positivo con il mondo degli allevatori che sono base produttiva della Centrale, parte fondamentale dell’agricoltura e che rappresentano la qualità e la mission dell’azienda stessa. Qualche giorno fa è intervenuto sul Corriere del Mezzogiorno sul dibattito in corso su quel quotidiano sul ricambio generazionale in politica. E, quasi in risposta alla dichiarazione del Segretario Regionale dei Giovani Democratici Michele Grimaldi che nello stesso giorno sosteneva la necessità di un ricambio netto su base anagrafica, lei ha citato una frase dello scrittore Andrea Camilleri per il quale, sintetizzando, “Le idee non hanno età”: questa sua “visione” può far pensare a futuri impegni, ad una sua disponibilità politica?

Era questo il timore del mio amico avvocato Gi seppe Tedesco. Il prossimo 6 maggio a Giffoni Sei Casali accadrà qualcosa di politicamente orribile. Due ex iscritti al P.C.I. (Gerardo Marotta e Rosario D’Acunto) saranno in lizza per la poltrona di Sindaco. Come sostiene anche il filosofo Massimo Cacciari, sono stanco di vedere ex comunisti che si sbranano tra loro. Due mesi fa Berlusconi è uscito di scena dopo aver monopolizzato la politica nazionale per quasi vent’anni. Per chi è della mia generazione, che oggi ho 32 anni, e per quelli più piccoli, la politica nazionale è stata rappresentata da Berlusconi. Oggi Mario Monti è il nuovo Presidente del consiglio che tenterà di traghettare il Paese verso le elezioni politiche del 2013. Quali sono le sue valutazioni su questi eventi?

Berlusconi è figlio degli errori della sinistra, della incapacità della sinistra di analizzare la realtà in cambiamento di un’Italia che voleva liberarsi dai lacci e dai lacciuoli dei partiti pesanti e voleva una politica più libera, allegra, legata alla felicità della condizione umana. Per un momen1997 - con Michael Gorbaciov in occasione della to Berlusconi ha interpretato sua visita al Giffoni Film Festival questo. Ma poi, alla prova dei fatti, come aveva ben previsto Indro Montanelli, Berlusconi è crollato, perché tra il dire e il fare c’è di mezzo l’incapacità di governo berlusconiana. Purtroppo ancora oggi non vi è un progetto serio e alternativo a tutto questo. Per la Il vecchio Partito Comunista, che era una cosa seria, parlava di terza volta negli ultimi decenni, la politica abdica a se stessa: “rinnovamento nella continuità”. “Rinnovamento nella contiuna volta con Dini, Governatore della Banca d’Italia, una volta nuità” significa che non si possono praticare politiche nuove con Ciampi, che diventa finanche Presidente della Repubbliabbandonando il passato e le radici. Chi pratica questo è destica, ed oggi con Monti. Ancora una volta i tecnici, cosiddetti, nato alla sconfitta. Perché le idee non hanno età. Lo dimostra vanno a riempire un vuoto enorme lasciato dalla politica. La la grande capacità e intuizione politica di Giorgio Napolitano, politica si è fatta male da sola e se da sola non riesce a riconche è un giovane di 86 anni , il quale in questa fase si è posto quistare uno spazio ed una credibilità, ancora una volta i coall’attenzione europea e mondiale per tirare l’Italia fuori dalla siddetti poteri forti potranno rappresentare il futuro di questa crisi con la sua determinazione e la sua moral suasion. In rifenazione. Mi spiego ancora meglio. Gli scandali a vent’anni da rimento alla sua domanda sul mio futuro “politico”, resto alla Tangentopoli che pervadono la politica, non da ultimo il furto finestra ad osservare attentamente quello che accade e vedo di 13 milioni di euro del tesoriere della Margherita; il caso Peche in questo momento nel territorio il nulla prevale sul fare. nati; le ambiguità moralistiche di Di Pietro; sono elementi che contribuiscono da soli all’antipolitica. Se più che parlare di riCome valuta l’attuale panorama politico nei Picentini? durre i parlamentari non si parla di ridurre i costi della politica e di semplificare l’impalcatura della politica avvicinandola alla I Picentini, purtroppo, oggi sono una mera espressione geogente, noi avremo nuove sorprese. grafica. Non siamo né temuti, né rispettati, né considerati.


Una lunga amicizia la lega al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Capo dello stato, cittadino onorario di Giffoni, è stato in visita nella nostra città il 15 settembre 2010. Verrà di nuovo a trovarci? Ricordo a tutti che è la prima volta nella storia della nostra Città che un Presidente della Repubblica visita Giffoni Valle Piana. Napolitano verrà sicuramente a trovarci, tornerà sicuramente nella Città in cui è stato ospite diverse volte, credo che in futuro, se non dovesse essere rieletto Presidente della Repubblica, sarà di nuovo a Giffoni. Me lo auguro e credo che questo sia un obiettivo realmente possibile. Perché, incontrandolo, tempo fa, in una dedica ad un suo libro sull’Europa, scrisse:”A Ugo Carpinelli in ricordo delle deliziose visite a Giffoni Valle Piana”. Quest’anno compirà 60 anni, la stessa età del re del rock Vasco Rossi che li ha compiuti qualche giorno fa. Qualche tempo fa Vasco aveva detto di essere andato in pensione, ma poi si è ricreduto. Lei? Credo che un politico non vada mai in pensione e che la mia vita, sino a questo punto, sia stata abbastanza spericolata, piena di grandi soddisfazioni e risultati.

Che libro sta leggendo? “Vita e destino” di Vasilij Grossman / “Il complotto” di James Hepburn Un libro che le ha cambiato la vita? “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa Che musica ascolta per rilassarsi? Tutto Čajkovskij Qual è il suo film preferito? “C’era una volta in America” di Sergio Leone / Novecento di Bernardo Bertolucci Cosa è per lei la felicità? Conseguire gli obiettivi che uno si prefigge Qual è la persona che stima di più nella vita? Giorgio Napolitano Qual è il suo piatto preferito? Spaghetti con le vongole Una città che ama? San Pietroburgo Tre parole che odia? Indifferenza, mediocrità, irriconoscenza Tre parole che ama? Amicizia, bellezza, viaggiare

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PEOPLE IN

IL DIFENSORE CIVICO:

WORKING IN PROGRESS Avv. Silvana Adinolfi

La figura del difensore civico deve essere inquadrata come l’eredità più importante del pensiero politico illuministico, quella che ha segnato l’inizio dello Stato moderno. Al fine di essere più esaustivi, è d’uopo cogliere l’essenza dell’istituto predetto partendo dal concetto di separazione dei poteri elaborato da Montesquieu. Volto ad evitare un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani dei medesimi individui o gruppi sociali, il concetto di separazione dei poteri attribuiva le funzioni fondamentali dello Stato a organi distinti e separati, espressione di categorie politiche diverse. Il varo del pacchetto Bassanini e i decreti di attuazione, quali il D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 80, in un contesto prefederalistico in cui si assiste, quali istanze riformatrici, all’abrogazione dei controlli statali sulle Regioni e al drastico assottigliamento del sindacato regionale sugli enti locali, agevolano la nascita di nuove entità amministrative, libere da legami politici che ne possano condizionare l’operato. Si parla al riguardo di amministrazioni (rectius, autorità) indipendenti, ad alto tasso di imparzialità, o di amministrazioni soggette soltanto alla legge, operanti in settori sensibili che coinvolgono interessi di particolare rilevanza costituzionale, nei quali occorre l’apporto tecnicamente qualificato di organismi di garanzia indipendenti, «muniti cioè di una peculiare posizione di terzietà, di rincarata imparzialità, di neutralità, di indifferenza rispetto agli interessi stessi». La venuta alla luce del difensore civico, quale autorità indipendente, risponde quindi, specie per quel che concerne le funzioni propriamente tutorie e di garanzia, all’ esigenza di scorporo e neutralizzazione del governo degli interessi, rientranti nei settori sensibili, nella convinzione che la cura di detti settori debba essere assunta da organismi che, senza inquinare le funzioni di controllo con gli interessi egoistici dell’amministrazione attiva tradizionale ed evitando ogni forma di condizionamento politico, agiscano in veste neutra per il perseguimento dell’interesse obiettivo dell’ordinamento. Il dibattito intorno alla figura del Difensore civico scaturiva, ai suoi inizi, gravato da scetticismi e cautele, largamente diffusi, che si dipanavano dalla considerazione della mancanza nel nostro Paese di un humus civico e culturale indispensabile per il funzionamento dell’’Omhudsman (mediatore), fino alla valutazione di inutilità di un simile istituto ed anche di una certa nocività dello stesso a fronte dell’esistenza, nel nostro sistema, di sufficienti mezzi amministrativi e giurisdizionali di tutela del cittadino.

L’ ambiguità genetica ha condizionato ab origine gli sforzi collocativi della figura del Difensore civico. Esso, infatti, essendo stato concepito principalmente come uno strumento tecnico di difesa del singolo cittadino nei confronti dell’Amministrazione, presenta notevoli problemi di compatibilità con le esigenze di partecipazione collettiva che ispiravano le scelte degli statuti regionali in relazione al rapporto tra amministrati ed Amministrazione. In definitiva, in una prima fase di attivazione del Difensore civico, l’istituto sembrava collocabile, nel suo concreto operare, sul terreno «costituito da quell’area di situazioni ed aspettative riconducibili al cosiddetto buon andamento della pubblica Amministrazione, ossia a quelle posizioni soggettive individuabili come di mero fatto oppure di merito, e per la tutela delle quali l’ordinamento positivo appresta scarsi e non appaganti strumenti di tutela, soprattutto nella sede giudiziale». La sua funzione doveva espletarsi soprattutto a fronte di comportamenti omissivi della P.A., ovvero in relazione a peculiari figure di silenzio-inadempimento, per le quali non sono previsti effetti legali tipici (sia nella forma del silenzio-rigetto o diniego sia nella forma del silenzio-accoglimento) e concretarsi perfino in pendenza di un ricorso, giurisdizionale o amministrativo che fosse, proprio in funzione sollecitatoria rispetto ad un’inerzia dell’Amministrazione (come nel caso di un ricorso contro un silenzio-inadempimento). Il Difensore civico si prefigura come strumento di garanzia di situazioni soggettive prive di rilevanza giuridica, e quindi non giustiziabili, ma per le quali si sente il bisogno di apprestare qualche forma di tutela. Ben prima della legge 8 giugno 1990, n. 142, le iniziative di istituire difensori civici propri, da parte degli enti locali, andarono diffondendosi progressivamente. Tuttavia, soprattutto nel periodo 1986-1990, sia i comitati regionali di controllo sia la giurisprudenza amministrativa si pronunciarono più volte per l’illegittimità delle delibere istitutive dei difensori civici locali, a causa della mancata predeterminazione legislativa dell’istituto In questa situazione si inserisce l’art. 8 della legge n. 142/1990 che, sancendo la mera possibilità per i comuni e le province di istituire difensori civici, ha dato inizio ad un’esperienza che offriva molteplici modelli applicativi, ma anche il rischio di una frantumazione operativa non del tutto innocua per gli esiti di funzionamento complessivo dell’istituto.


È stato opportunamente rilevato, del resto, che le incertezze di collocazione della figura del Difensore civico comunale e pro­vinciale trovano il loro fondamento ab origine, ovvero proprio nel disegno della disposizione che la legge n. 142/1990 dedica al Difen­sore civico locale. Si tratta del problema delle carenze sostanziali presenti nella confi­gurazione delle attribuzioni correlate dalla norma all’istituto del Difensore civico provinciale e comunale: «la mancanza di ogni potere di intromissione nel procedimento, l’assenza di quei pur modesti poteri che caratterizzano il Difensore civico regionale». Per di più è constatabile come il legislatore nazionale non si sia affatto preoccupato non solo di definire le caratteristiche del Difensore civico comunale in modo da garantirne autonomia e indipendenza effettiva dall’Amministrazione, ma nemmeno si sia preoccupato di evitare gli inconve­nienti derivanti dalla probabile frammentazione dell’istituto e dalla possibile coesistenza, nel medesimo territorio provinciale, di un Difensore civico regionale, di un Difensore civico provinciale e di tanti difensori civici comunali. Alla luce delle considerazioni sin qui illustrate e con riferi­mento alle dinamiche diffusive riguardanti l’istituto in questione, va dato ora sintetico conto di quegli sforzi di categorizzazione nei confronti dei moduli e delle forme con cui i comuni e le province hanno dato attuazione all’art. 8 della legge n. 142/1990. Di grande utilità, appare, in questo senso, la ricerca sul Difen­sore civico, come disciplinata negli statuti di alcuni comuni capoluoghi di Regione (tra i quali compare Napoli), dalla quale emerge, da un lato, l’estrema diversificazione delle opzioni organizzative, specialmente in ordine ai rapporti tra Difensore civico comunale e Difensore civico regio­nale e all’elencazione delle cause di ineleggibilità, dall’altro, la quasi uniformità in ordine alle funzioni (che, in prevalenza, sono attri­buite seguendo il disposto legislativo della legge n. 142), ai mezzi riconosciuti al Difensore civico per l’esercizio delle proprie funzio­ni e alla disciplina dei rapporti con il Consiglio comunale. In primo luogo, è stato possibile delineare un quadro sinottico dei poteri attribuiti al Difensore civico dal quale emerge come il Difensore civico: 1) possa prendere visione dei documenti e degli atti relativi alla procedura per la quale agisce senza che gli si possa opporre il segreto d’ufficio, se non per atti riservati per espressa previsione di legge; 2) possa convocare il responsabile del procedimento, pro­ ponendogli i propri rilievi e concordando eventuali soluzioni della controversia; 3) possa sollecitare, in caso di inerzia, l’attivazione dei poteri sostitutivi, chiedendo, nel contempo, per le inadempienze più gravi, l’esercizio dell’azione disciplinare; 4) abbia il diritto-dovere di relazionare con periodicità sui risultati della sua attività; 5)abbia il diritto-dovere di informare la cittadinanza della sua attività; 6) abbia il diritto-dovere di segnalare le disfunzioni riscon­trate nell’Amministrazione comunale al Sindaco e di chiedere, nei casi più gravi, l’iscrizione della comunicazione nell’ordine del gior­no del primo Consiglio comunale utile;

7) abbia facoltà di partecipare alle sedute del Consiglio comunale senza diritto di voto; 8) abbia il diritto di indire, di propria iniziativa o su richie­sta, incontri con la cittadinanza e con le associazioni di società civile, ovvero con i responsabili dei servizi comunali. Appare, conclusivamente, evidente, da questo succinto esame relativo all’istituto de quo, come si presenti, tanto insidio­so quanto reale, il rischio di un’ipertrofia diversificata di situazio­ni, tendente ad incentivare ulteriori confusioni e conflitti, nella complessità delle regole, degli assetti e delle pratiche amministra­tive, con un’inevitabile, quanto pericolosa, per dire così, perdita di senso dell’istituto. Il D.L.vo n. 267/2000 configura il difensore civico come ufficio che svolge una funzione di collegamento tra istituzione locale e comunità locale, quale garante dell’imparzialità della P.A. Sicché, dall’analisi della normativa in esame, non emergono quelle che potremmo definire le possibili funzioni che il Difensore civico potrebbe espletare: agevolare e rendere efficace il controllo del Consiglio comunale sulla gestione amministrativa; proteggere il cittadino contro i fenomeni di inerzia, ritardo e prevaricazione da parte della burocrazia comunale; mediare nei rapporti, spesso tesi, tra comunità locale ed ente locale Comune; fungere da magistrato naturale dei diritti umani, farsi, cioè, portatore di istanze assio-pratiche volte alla tutela dei cittadini; nonché proporsi come veicolo di partecipazione dei cittadini alla vita istituzionale, al fine di coglierne le disfunzioni e porvi rimedio. Tali attività vanno poste in essere verso tutti gli organi ed uffici dell’Ente Comune, nonché nei confronti degli organismi ad esso collegati (es. aziende municipalizzate, consorzi, etc.). Le funzioni di controllo esercitate dal Difensore civico potrebbero riguardare svariati atti deliberati dalla Giunta e dal Consiglio, nei casi e nei limiti delle illegittimità denunciate, quali: appalti e affidamento di servizi o forniture di importo superiore alla soglia di rilievo comunitario; dotazioni organiche, assunzioni di personale; controlli nel sistema integrato dei servizi sociali, nel sistema sanitario, in materia di tasse e tributi locali, etc. Ma chi può accedere a una carica cosi`variegata? Quale il profilo curriculare-deontologico- professionale del Difensore civico? La preparazione giuridica di profilo amministrativo appare, sine dubio, un requisito imprescindibile, accompagnato da particolari attitudini alla gestione delle relazioni con i consociati, ergo, una idonea capacità di percepire i bisogni emergenti del tessuto socio territoriale. Il meccanismo di selezione dovrà inoltre garantire competenze multidisciplinari, con l’ineludibile legame politico istituzionale che viene a crearsi tra gli organi collegiali elettivi degli enti locali e i difensori civici, nel momento genetico della scelta di questi ultimi. Alla luce di questi rischi, vanno dunque corroborati tutti que­gli sforzi, sia analitici sia progettuali, che mirino a consolidare il Difensore civico comunale come punto di riferi­mento per i cittadini e non di ulteriore disorientamen­to. Per questo motivo, è auspicabile che la ricerca in materia continui ad essere sviluppata, anche attraverso la connessione epistemologica, ormai ineludibile, tra la cultura amministrativistica della difesa civica e il più ampio paradigma scientifico dei diritti umani e di cittadinanza .

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PICCOLI GRIFONI CRESCONO I Piccoli Grifoni nascono a Gioni Sei Casali nel 2008; ma dal novembre 2011 operano sul terrirorio di Giffoni Valle Piana. Gli associati, di etĂ compresa fra gli otto e i dodici anni, ospiti della scuola elementare di Vassi, svolgono attivitĂ prettamente culturale: realizzano origami; leggono ďŹ abe a donne in stato interessante e ad infanti; collaborano con l’UNICEF per la costruzione della Pigotta; collaborano con l’Associazione Dante Alighieri di Roma per l’uso del dizionario e dell’adozione delle parole; partecipano a conferenze stampa, a convegni, a mostre; realizzano lavoretti con materiale di recupero... Ma il â€œďŹ orellino all’occhielloâ€? dei Piccoli Grifoni è l’approccio al mondo del giornalismo con l’intervista a 25 personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, del teatro e della politica. Vanno citati fra i tanti: Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Raaele Paganini, Emma Bonino, Lello Arena, Alessio Boni, Massimo D’Alema i Negramaro, Patty Pravo, Eleonora Abbagnato, Leo Gullotta, Mara Carfagna, Alessandro Preziosi, Vittorio Sgarbi, Giampiero Mughini, NOA, Federico Moccia, Massimo Lopez e tanti altri... Le domande vertono prevalentemente sulla loro infanzia, sui loro sogni, le loro aspirazioni e su tutto ciò che in qualche modo possa essere di aiuto e di conforto ai Piccoli Grifoni.

Vengono inoltre ingaggiati ed incoraggiati giovanissimi talenti che hanno capacitĂ artistiche o artigianali e siamo orgogliosi di avere come nostri collaboratori i giovanissimi Davide De Maio (fumettista di 17anni), Martina Mongillo (scultrice di 16anni) e Federico Campochiaro (interprete di 20anni). Altro progetto che i Piccoli Grifoni stanno portando avanti è la visione di vecchie pellicole (da Angeli con la pistola a My fair lady, da Hollywood party a Cafè express, da Mi manda Picone a SciusciĂ ) e di vecchi artisti (da Panelli/Valori a I gatti di vicolo miracoli, da Giorgio Gaber a Domenico Modugno, da Vianello/Tognazzi a Cochi e Renato...) per meglio comprendere gli attuali; scontrandosi, spesso con la realtĂ e cioè che taluni attuali comici o cabarettisti o cantanti, altro non sono che una copia, talvolta mal riuscita delle vecchie glorie. Scopo del progetto è far acquisire una maggiore ďŹ ducia in se stessi ai bambini, per meglio relazionarsi anche con la societĂ , tenendo bene a mente che i bambini sono una fonte inesauribile di saggezza e di fantasia e che non vanno sottovalutati per la loro giovane etĂ . Tutte le esperienze vengono raccolte sul blog coordinato da Matteo Memoli www. piccoligrifoni.blogspot.com


LA CULTURA DELL’INFANZIA

Percorso di un’associazione che fa arte al servizio dei bambini.

L’associazione “Angelo Azzurro” nasce, nel 2005, come associazione artistico-culturale in favore dell’infanzia. Il nostro scopo è quello di promuovere attività artistiche e culturali e, con esse, la raccolta di fondi destinati ai bambini disagiati. I disagi dell’infanzia, cui volgiamo la nostra attenzione, non sono solo quelli legati a guerre, carestie, o alla sorte di popoli che affrontano particolari calamità in un preciso momento storico, per i quali pure ci prodighiamo con l’invio di aiuti e tutto il sostegno possibile. Per noi, l’infanzia trascurata è anche quella a cui è permesso l’acquisto di sigarette, cartine e alcoolici, a dispetto delle leggi e delle regole del buon senso; è infanzia trascurata anche quella che non dispone di spazi destinati al gioco e alla libera espressione; è infanzia trascurata anche quella che nella scuola non trova il sostegno adatto per crescere ed imparare nel rispetto delle proprie attitudini, facendo del percorso scolastico un cammino sterile, che viene meno alle sue promesse di formazione. Abbiamo fatto nostri, per spirito e motivazioni, lo Statuto dell’Artista, approvato dall’Unesco nel 1997, la lettera di Papa Giovanni Paolo II agli artisti del 1999 e la lettera di Papa Giovanni Paolo II ai Bambini, nell’anno della famiglia 1994. L’associazione trascorre i suoi primi anni a promuovere se stessa e a cercare di reperire sostegni e collaborazioni anche istituzionali. Si impegna anche nell’attività propositiva di collaborazioni, soprattutto con le scuole del luogo, per istituire corsi di disegno, fotografia, scultura e altre attività, allo scopo di coinvolgere bambini e ragazzi giffonesi nel mondo dell’arte. Mancando un riscontro da parte degli interessati, cominciamo a muoverci in altre direzioni con la creazione di eventi e attività, trovando in Padre Attilio Carella e presso il Santuario di Carbonara, un appoggio e un posto in cui agire. Nasce così il progetto “I luoghi dell’Arte per l’Arte e la Cultura”, che, da subito, ha avuto il sostegno e il patrocinio del Comune di Giffoni Valle Piana e del “Giffoni Experience”. Di qui, una serie di eventi: ”Estemporanea di Pittura a Carbonara”, che si tiene in agosto, nel giorno di S. Filippo (giunta l’anno scorso alla terza edizione); il premio di pittura “In Cammino verso l’Arte”, che, nel 2011, è stato dedicato ai più piccoli con il titolo “Bambini in cammino verso l’Arte”,

mentre, nel 2012, sarà dedicato ai ragazzi e ai giovani che si occupano di Arte Urbana, con il titolo probabile di “Graffiti Cammino d’Arte”); i Concerti di Natale, di cui abbiamo avuto già tre edizioni, con la collaborazione del Maestro Luca Gaeta. A questi eventi, va aggiunta l’organizzazione di mostre d’arte e personali di pittura. Nei nostri progetti, il sostegno al mondo dell’infanzia in difficoltà resta motore e finalità. Gli utili eventuali, che derivano dalle nostre attività, costituiscono le donazioni di cui, di volta in volta, individuiamo i destinatari. I destinatari sono presenti alle manifestazioni, in modo da poter essere conosciuti e aiutati anche al di fuori delle nostre attività. In questa nostra breve storia, abbiamo “aiutato” donando libri e giocattoli all’ospedale Santobono di Napoli; con il sostegno economico, a vantaggio dell’Associazione Adozioni a Distanza Oltre l’Orizzonte; con donazione di giocattoli a case-famiglia di Salerno; con donazione economica, attraverso il concittadino Fabio Alfano, da destinare alle vittime del terremoto in Giappone; con donazione alla cooperativa sociale “Strada Facendo” di Cava de’ Tirreni, che opera attraverso le comunità-alloggio per minori “Medina” e “Ragazzi in Rada”. Oltre alle donazioni dirette, abbiamo coinvolto i bambini della scuola elementare di Matierno nel progetto “Bambini in cammino verso l’arte” e abbiamo organizzato una giornata a Carbonara con oltre 50 bambini, sostenendone interamente le spese. Al momento, siamo impegnati nella realizzazione della seconda edizione del Premio di Pittura “Graffiti Cammino d’Arte” e stiamo impostando progetti futuri, di cui dobbiamo valutare la fattibilità. Restano ormai fissi gli appuntamenti con l’estemporanea d’arte di Carbonara nel giorno di S. Filippo e il concerto di Natale. I nostri piccoli progetti sono resi possibili grazie al sostegno dei nostri amici “sponsor”, economici e tecnici, alle offerte volontarie di privati e,qualche volta, facciamo affidamento alle “mie carte di debito”. Ringrazio tutti e non faccio nomi solo perché qualche mia dimenticanza potrebbe fare torto a qualcuno. D’altra parte, il sorriso di un bambino è già una ricompensa e di bambini che ci sorridono ne abbiamo tanti e ne vogliamo sempre di più. Norberto Tedesco presidente Angelo Azzurro


ASS. IL GABBIANO ONLUS L’organizzazione sociale di volontariato “Il Gabbianoâ€? è attiva dal marzo 1997. Il suo nome trae spunto dal libro di Richard Bach “Il gabbiano Jonathan Livingstonâ€?, in cui forte è la contrapposizione tra la societĂ consumistica tendenzialmente pronta ad appiattire l’individuo e l’approccio alla vita pieno e libero da condizionamenti di Jonathan, sempre pronto ad accostarsi agli ultimi in un’amicizia pienamente costruttiva. Da qui l’impegno di tutti gli associati, che non è meramente personale , ma pure sociale e politico, volto alla sensibilizzazione della societĂ civile, e di partecipazione allo sviluppo di Gioni Valle Piana e dell’intera Valle dei Monti Picentini. Fitta è l’agenda di impegni di questa associazione, che in quindici anni si è sempre prodigata peri piĂš deboli, come bambini e famiglie in diďŹƒcoltĂ , incrementando altresĂŹ la partecipazione sociale di coloro che godevano di minori possibilitĂ .

“Il Gabbianoâ€?collabora con la Caritas diocesana di Salerno e il Tribunale dei Minori, ha organizzato corsi di formazione di base sul volontariato, corsi di recupero e sostegno scolastico, cicli di lezione con alunni di ogni ordine e grado sull’agire solidale e sulle tematiche del terzo settore, si è occupato dell’assistenza a bambini disabili, in collaborazione con l’Asl, per la partecipazione al Gioni Film Festival, di visite guidate, a Palazzo Chigi e presso il Vaticano, dedicate soprattutto ai cittadini di Vassi. L’Associazione, la prima iscritta nell’albo nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (è possibile donare a favore di questa il 5x mille) organizza annualmente la manifestazione Vassinsieme, che consegna il premio Gabbiano, e si occupa dei bambini del Sarawi ospitati periodicamente dalla Provincia di Salerno. Il 27 gennaio 2012 il Gabbiano ha inaugurato il nuovo Centro di Aggregazione Giovanile dedicato ad Annalisa Durante, giovane vittima di camorra ed ha presentato il libro “GesĂš è piĂš forte della camorra – i miei 16 anni a Scampiaâ€?.

I progetti per il 2012 prevedono: ¡

L’avvio del progetto Servizio Civile “La storia è maestra di vitaâ€?;

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AttivitĂ formative sul tema “SanitĂ e LegalitĂ â€?;

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AttivitĂ di animazione e assistenza dei giovani diversamente abili;

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Organizzazione di un blog magazine gestito interamente dai giovani gabbiani+

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Manifestazione VassInsieme dal 24 al 26 agosto

www.ilgabbiano-onlus.it mail: info@ilgabbiano-onlus.it


GIFFONESI Luigi Dini: Sindaco di Giffoni Valle Piana dal 1907 al 1933 di Teresa Sorgente Della famiglia Dini è conservato un manoscritto nel quale si legge della nascita di Luigi Dini l’8 ottobre 1869 da Giuseppe Dini e Caterina Iannuzzi, che muore nel darlo alla luce. Dal quotidiano “La Luce” nella pagina di Salerno in data 5 novembre 1890 si legge di una candidatura alla Camera di Luigi Dini: “ La sua candidatura acquisiva ogni giorno maggiori simpatie e la sua base elettorale si stava allargando. Le prospettive erano che il Dini avrebbe portato alla Camera la sua cultura ed esperienza in merito a lavori pubblici, agricoli, di economia nazionale. Sarebbe stato tra i deputati più assidui alla camera e avrebbe mantenuto la sua posizione coerente e ferma nei principi, qualora eletto perché non risulta sia mai stato deputato.” Il 30 aprile 1891 Luigi all’età di 22 anni si fidanza con la napoletana Anna Maffettone. In diversi quotidiani dell’epoca si legge dei festeggiamenti, del fidanzamento ufficiale tra Luigi nipote del più conosciuto Commendatore Enrico Dini deputato al Parlamento e di Anna Maffettone proveniente da una ricca famiglia napoletana. Negli articoli vengono riportati i particolari della festa mondana e di tutti i partecipanti della Napoli aristocratica, curioso è leggere delle tolette e gioielli indossati dalle signore presenti. Il 28 maggio dello stesso anno Luigi Dini e Anna Maffettone si sposano. Dal loro matrimonio nascono 5 figli. Il 30 giugno 1894 viene registrato l’atto di eredità del convento di San Francesco. Il 25 settembre 1907 a Giffoni Valle Piana, dopo le dimissioni rassegnate dal Sindaco Feliciano Duccilli in Consiglio Comunale viene nominato Sindaco per la prima volta Luigi Dini. Dal 1907 al 1933 la vita amministrativa del paese ruota intorno alla figura di Luigi Dini, Sindaco per sei volte consecutive, fino alla sua morte. “Egli è un ricco possidente, di animo nobile, sensibile, attivo, ben preparato, sagace amministratore”. Il De Cataldis dice che è tra le figure politiche giffonesi che hanno fondato il diritto locale, tra gli artefici della nostra politica. Il primo mandato dura fino al 17 marzo 1909 alla fine del quale subentra come Sindaco Carlo Sorgenti degli Uberti. In questi anni, secondo quanto riscontrato dai registri originali delle delibere dei Consigli Comunali, tra le attività svolte si menzionano nuovi impianti di illuminazione e di telefonia locale. Il 7 marzo 1909 hanno luogo le ultime lezioni a suffragio ristretto, perché gli elettori iscritti nelle liste elettorali sono poche centinaia, avendone il diritto solo chi paga le tasse complementari, possidenti eccetera. Cambia il sistema elettorale. Con Giolitti si allarga il suffragio elettorale, concedendo il diritto di voto anche agli analfabeti con la legge del 1912. Il 23 marzo 1909 Luigi Dini in veste di consigliere anziano presiede durante un consiglio comunale in cui possono essere accolte oppure rifiutate le sue dimissioni da Sindaco . “Una massa di oltre 200 persone comincia a tumultuare nella piazza, mentre minacciosamente invadono la sala e presentano al presidente un’istanza tendente ad ottenere le dimissioni del Consiglio, esprimendo di non accettare le dimissioni rasse-

gnate dal Sindaco Luigi Dini, gridando: Abbasso il Consiglio, viva Luigi Dini!...Vergogna a chi crede ancora di potere usare del popolo, come di un branco di pecore ma Luigi Dini è un galantuomo”. Analoghe sono le parole che si leggono in merito, sul giornale “Salerno Democratica” del 7/8 aprile del 1909. Il 25 settembre 1909 L. Dini è di nuovo Sindaco, questa volta fino al 10 giugno 1919. Purtroppo il 14 dicembre 1910 uno spiacevole evento riempie di dolore la vita di Luigi, muore il primogenito Giuseppe all’età di 18 anni. Il grave lutto che lo riguarda lo costringe a dimettersi da Sindaco, ma il Consiglio prega l’illustre Sindaco di convertire le dimissioni in congedo temporaneo, durante il quale verrà sostituito dal consigliere Generoso Andria (banchiere). Il 25 giugno 1914 vi è il nuovo insediamento e la ricostruzione del nuovo Consiglio Comunale che riconferma Luigi Dini Sindaco su una maggioranza assoluta. Il 3 luglio 1915 Luigi Dini viene nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia per altri meriti amministrativi viene nominato Podestà di Giffoni Valle Piana. Con lo scoppio della prima guerra mondiale molti giffonesi partono per il fronte e 100 soldati non fanno più ritorno a casa. Luigi Dini in sessione straordinaria, 10/08/1915, dispone un’offerta a favore delle famiglie povere dei militari richiamati alle armi con lire 50.000 mensili per tutta la durata della guerra. La difficile ripresa economica del dopoguerra si manifesta nel 1919 con un sollevamento popolare contro l’amministrazione comunale ritenuta responsabile dell’aumento dei prezzi. A conferma di quanto detto sull’aumento dei prezzi nei registri della Giunta si evince nella seduta del 30 novembre 1920 un aumento del prezzo dei posti nel cimitero pubblico da lire 20,40 a lire 100.000. Dopo il flagello della guerra si ritorna alle urne il 16 novembre 1919 con delle leggi nuove che ne regolano la legalità. Si passa dal sistema uninominale al sistema proporzionale di lista. Il vecchio sistema maggioritario viene sostituito dallo scrutinio di lista e le relative preferenze. Si vota per la prima volta con la scheda di Stato. Il 7 settembre 1923 si fanno le prime elezioni comunali su lista unica sono presenti in camicia nera i consiglieri che inviano un telegramma a Benito Mussolini. Ormai tutta Giffoni è fascista tranne qualche eccezione. Viene eletto Sindaco Luigi Dini in maggioranza assoluta 19 votanti su 20. In quella sede il Sindaco aggiunge:”La fede fascista che anima la nostra amata patria alla grandezza per la quale sorse…. fermi e sicuri di compiere il dovere che ci siamo prefissi vogliamo il pensiero affettuoso e devoto ai nostri eroici caduti per la grandezza della patria al Re ed alla reale famiglia di casa Savoia… a Benito Mussolini il Messia del bene, il gigante dell’ingegno, il sovrannaturale fattore della nuova Italia i nostri interminabili Olalà”. Luigi Dini è sindaco fino al 1933, muore dopo avere inaugurato l’edificio scolastico elementare del capoluogo per il quale si ha l’onore della presenza del principe Umberto I di Savoia. I funerali solenni del Sindaco Dini sono riportati su diversi giornali e quotidiani. Luigi Dini nel suo ruolo pubblico fu molto apprezzato e stimato sia dai colleghi che dalla popolazione giffonese che dimostrò il piacere di averlo come primo cittadino.

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MIRACOLO A GIFFONI di Aldo D’Elia

(.....) arrivano i fantastici anni settanta che cominciano con la nascita del festival allora una festa laica questa la vera novità in controluce con le numerose feste religiose. Il miracolo del decennio precedente ci lascia una mutata matrice urbana che accompagna le trasformazioni socio economiche anche di questa comunità locale: rioni di cemento armato con negozi e qualche servizio frutto del boom e della speculazione edilizia come il Campo (dove sono nato) e Vignadoniche con strade non asfaltate per molto tempo. Dai palchi la promessa di farlo equivaleva più o meno oggi a quella di nuovi posti di lavoro e nuove zone industriali. Comunque, E’ rotto per sempre lo schema di antico borgo rurale di impronta tardo feudale. Fioriscono le piccole e medie imprese come la Giamnattasio e la De Maio negli infissi, Rinaldi e Ferrara nelle terrecotte, diverse falegnamerie rionali, la Inox, nasce la Di Maio costruzioni prima impresa edile giffonese (oggi la maggiore del comprensorio), muove i primi passi anche il polo dei materassi, ci sono diverse sartorie, la produzione di inerti a Carbonara di Giuseppe Foglia con fornitura esclusiva alla prefabbricati traci allora sponsor della battipagliese, c’e un agricoltura ormai quasi affrancata dal latifondo o dalla grande proprietà e c’e un artigianato e un commercio fatto da tanti negozi che vendono cose di ogni genere. Moltissimi a volte intere famiglie lavorano nelle “grandi” fabbriche di Salerno e Pontecagnano:, Snia Viscosa, Marzotto, Sassonia, Pennitalia, Cirio, Crudele e altre e c’e la piana del Sele con operai e trasportatori. Credo che a un certo punto si sia sfiorata la piena occupazione. In tanti partirono soprattutto dalle frazioni per Milano, Torino, la Svizzera, la Germania e il Belgio per restarci ma la vera novità e’ la scolarizzazione e la formazione anche a Giffoni di un ceto di colletti bianchi tra i quali molti laureati. A Giffoni non arriva mai il ‘68 mentre infierisce con (auto) violenza il ‘77. Verso la fine del decennio le cose cominciano a cambiare nonostante diverse famiglie che hanno conosciuto un benessere improvviso e consistente riempiono ancora i bilanci delle due banche locali. Di quella ricchezza oggi come vedremo in seguito resta molto poco: virtù ma anche vizi: in quegli anni vanno ricercate alcune piaghe sociali che a lungo hanno funestato Giffoni: il gioco d’azzardo largamente praticato e la droga pesante che in breve raggiunge livelli preoccupanti (e impuniti). Alla fine del decennio Giffoni e’ un paese importante per il miracolo festival che ormai beneficia di una legge e di un finanziamento regionale di cui molto rimaneva in loco. È un grande periodo perché ci sono sogni che si avverano e ci sono grandi speranze. Poi arriva il “23 dicembre 1980” un vero spartiacque, nulla sara’ come prima. Anche se il sisma è molto avvertito a Giffoni ma con danni limitati alle persone e relativamente limitati al patrimonio edilizio i finanziamenti sono ingenti e il paese muta nuovamente e forse un po’ meno precocemente di prima il suo volto.

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Ma è un flusso finanziario keynesiano è lo è fin troppo perché i contributi al 100% all’edilizia e alle attività non stimolano l’economia reale, ne la competitività. Ne sono un drammatico esempio le aree industriali del cratere, vuoti contenitori all’aria aperta usati dai pastori per la transumanza. Hanno prosperato le ditte del cemento e dell’edilizia e il loro indotto nel breve e medio periodo ma nel lungo periodo finita la spinta artificiale tutto si è fermato. Il vero danno del terremoto a livello economico forse è stato più questo che non quello procurato nell’immediato dalla scossa. almeno a Giffoni. Del resto gli anni successivi e dunque i primi anni ottanta Giffoni ha conosciuto uno dei periodi di maggiore decadenza sociale ed economica. Sono infatti progressivamente entrate in crisi le aziende familiari del territorio fino a scomparire quasi tutte salvo rarissime eccezioni. E’ stato bruciato un capitale di lungo periodo perché non avevamo e non eravamo un distretto specializzato ma un insieme di iniziative economiche di limitate dimensioni e con nessuna relazione ne tra loro stesse ne tra loro o singolarmente con l’esterno. Quando la dimensione locale è diventata troppo locale per l’avanzare e l’ingrandirsi dei mercati nazionale prima e internazionale dopo si è spenta ogni speranza di sopravvivenza per queste microimprese. E’ successo anche nel credito quando la Banca Andria ha dovuto cedere il capitale a un network nazionale mentre è andata meglio per la storica cassa rurale che ha invece fatto un “viaggio breve” fino a Battipaglia. Com’era inevitabile vista la grande spinta del post terremoto e successivamente delle opere pubbliche l’unica impresa che ha saputo diventare adulta e camminare con le proprie gambe diversificando le attività è la Ditta Di Maio seppure con qualche misura di austerity (ci si riferisce ai recenti licenziamenti ndr) la quale facendo da battistrada ha anche aperto il mercato degli alloggi a altre realtà locali. Anche il polo dei materassi che comincia a consolidarsi in quegli anni ha retto abbastanza bene ai tempi e oggi a Giffoni ci sono due produttori che esportano nel mondo la loro manifattura. Sul piano umano le frattura più grave nel tessuto sociale con pesanti ripercussioni sulla microeconomia locale come accennato in precedenza sono la droga e soprattutto il gioco d’azzardo due fenomeni che in quegli anni hanno assunto dimensioni abnormi per un piccolo centro come Giffoni e che hanno pesato sul bilancio della comunità. È probabile che inconsciamente Giffoni e i Giffonesi abbiano sognato molto forse troppo con la loro grande festa e che questo abbia procurato loro enormi aspettative rilevatesi in seguito sovradimensionate. Di solito simili situazioni abbassano la creatività dei luoghi che diviene monopolio di una piccola elite o di pochi addetti al management. Ma a Giffoni un elemento trasversale che caratterizza quasi tutte le epoche è un deficit di democrazia: cinquanta e sessanta il potere è appannaggio della vecchia borghesia agraria.


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1010010110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101 0110101000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101 Il nuovo servizio di ritiro a domicilio (gratuito) della corrispondenza dedicato a uffici, 0110101010010101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001 studi professionali, piccole e medie aziende 0110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010 1000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010 100010111010010110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101 Salerno Post è la soluzione ideale per inviare la tua posta ( Raccomandate, Posta Priori1010010101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001011010 taria, Pacchi, Plichi) senza doverti spostare dal tuo ufficio 1010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010100010 1110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010101001 Ottimizza i tempi e minimizza i costi di spedizione 0101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001011010101001 0101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010100010111010 Consulta i dati delle spedizioni direttamente dal web sul nostro portale 0101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010101001010110 1010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001011010101001010110 101000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011 Certezza del recapito con l'innovativa tecnologia Smmart (data, ora, luogo della conse1010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010100010111010010110 gna) 1010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010101001010110101010 0 010111010010110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010 Non sono richieste quantità minime di posta da inviare 1001010110101000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010 1001010110101010010101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011 1010010110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101 Non si richiede nessun tipo di contratto ma può essere utilizzato anche per spedizioni 0110101000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101 occasionali 0110101010010101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001 0110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010 Scarico in fatturazione del 21% per i possessori di PARTITA IVA 1000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010 100010111010010110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101 1010010101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001011010 Salerno Post: spedisci in tutta Italia in totale sicurezza. 1010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010100010 1110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010101001 0101101010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001011010101001 0101101010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010100010111010 0101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010101001010110 SALERNO POST S.n.c. - Agenzia di Salerno 1 1010001011101001011010101001010110101010010101101010001011101001011010101001010110 101000101110100101101010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011 via Lungomare C.Colombo n.89 - 84129 - Salerno 1010100101011010100010111010010110101010010101101010100101011010100010111010010110 Tel. 089 712354 - Fax 089 712354 salerno@agenzie.smmartpost.eu 1010100101011010101001010110101000101110100101101010100101011010101001010110101010 0010111010010110101010010101101010100101011010100010111010010110101010010101101010


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OMAGGIO ALL’IMMAGINE DELL’IMMAGINARIO Scorsese, Cabret e le origini del cinema: una piacevole novità nello standard della spettacolarizzazione di Orazio M. Di Martino Spettatori e addetti ai lavori investono i loro soldi nel mondo del cinema a determinate garanzie, tradendo il libero mercato dell’arte. Anche i grandi cineasti ancora in vita (fatta esclusione per Francis Ford Coppola) devono confrontarsi con costi di produzione che garantiscano un sostanzioso rientro economico per chi investe. “Non mettere a rischio un capitale investito”, questo potrebbe essere il primo dei dieci comandamenti nelle scelte di marketing durante la lavorazione di una pellicola. Certo, esiste il cinema indipendente, quello che concede maggiore libertà a chi sta dietro la macchina da presa e non forza le penne degli sceneggiatori durante la stesura degli script: il prodotto fa parlare di sé, richiede un investimento minimo e, con un discreto successo al botteghino (parliamo di pochi, davvero pochi zeri), il portafogli degli investitori resta intatto. Hollywood detta legge nel mondo del cinema. Lo Star System, dagli anni 50 in poi, ha sempre detenuto il potere economico del cinema mondiale. Un cinema che ha vissuto fasi di grande valore artistico e tecnico, prima di scivolare verso una spettacolarizzazione dedita a meravigliare sempre più gli occhi a discapito dell’anima: Ford,Wells, Wilder, la colonia di registi europei trasferiti oltreoceano (Lang, Hitchcock, Polanski, Scott, solo per citarne alcuni), e poi Cassavetes, Altman, Allen, fino ad arrivare alle firme importanti della New Hollywood degli anni settanta come Scorsese, Coppola, De Palma e Lucas. Il coraggio di questi registi, specialmente gli ultimi citati, risiede nella capacità di assegnare alle loro opere un grosso significato artistico e un’incredibile innovazione al linguaggio tecnico. Si pensi al conflitto tra la repubblica e l’impero nelle galassie create da Lucas per la saga di Star Wars: una dicotomia eterna trasportata tra i pianeti dell’universo e raccontata ad una nazione che leccava ancora le ferite della guerra in Vietnam. Oggi, si osa nell’investimento con la certezza di poter ricoprire costi e sforzi , oltre a gonfiare tasche e conti in banca. Si porta all’estremo ogni forma di realtà con il puro scopo di attirare uno spettatore che non cerca forme d’arte per arricchire il proprio spirito, ma è solo curioso di sapere se si è riusciti ad andare oltre. Non c’è rassegnazione in queste parole; ogni epoca merita le forme d’arte che essa partorisce ed è giusto sottolineare che alcune belle esagerazioni lasciano il segno e meritano applausi (siete tutti invitati su Pandora, ma dubito che qualcuno non ci abbia fatto un giro).

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Esistono poi piacevoli sorprese, dettate dall’esperienza e dal desiderio di voler insegnare o, magari, incuriosire attraverso canoni non standardizzati. Martin Scorsese non ha rimpianti nella sua vita artistica di cineasta (sono arrivati anche gli Oscar che l’Academy, anni addietro, gli ha negato, forse perché troppo europeo nel suo modo di fare cinema n.d.r.): ha esplorato il cinema in lungo e in largo, raccontando realtà e sentimenti, generazioni e conflitti; settanta candeline, capelli sempre più bianchi e ancora voglia di stare dietro la macchina da presa. Il suo Hugo Cabret non farà certo gridare al capolavoro; pleonastico e superfluo sottolineare la sua capacità di catturare e disegnare la scena, un pittore che dal suo pennello mette meraviglie in movimento. Usa anche il 3D Martin, non è troppo vecchio per certe tecnologie, ma il suo film è degno di nota perché tramite un espediente narrativo, seppur superficialmente, racconta al mondo la storia di un uomo grazie al quale oggi è possibile parlare di cinema. George Méliès, attraverso il suo genio visionario, aveva capito che filmare la realtà non sarebbe stata una moda momentanea ed aveva inoltre intuito come la macchina da presa avrebbe potuto creare intrattenimento e divertire gli spettatori. I primi trucchi, la prima fantascienza, i primi giochi di montaggio, il mondo del cinema li deve a quest’uomo, capace di mandare gli uomini per la prima volta sulla luna nel suo lungometraggio fantastico del 1902 dal titolo “Le voyage dans la lune”. Come per ogni artista lungimirante e precursore di tempi, il mondo gli volta le spalle costringendolo ad abbandonare la carriera di regista per dedicarsi alla vendita di prodotti ludici. Riscoperto e rivalutato oggi, i suoi film sono oggetto di studi nelle università. Presentare un personaggio del genere attraverso il cinema blockbuster è un bene. Chi non conosceva George Méliès sarà tornato a casa e avrà cercato informazioni su di lui , chi lo conosceva avrà provato un sottile piacere, quasi come un particolare senso di soddisfazione. Il film non analizza la figura del regista francese né indaga sul suo modo di fare tecnicamente cinema (ci sono cime di libri per chi fosse interessato), ma ne racconta la storia personale, lo umanizza e lo rende piacevole agli occhi di chi guarda. Nella piattezza del cinema “money-raising”, operazioni del genere vanno lodate. La pellicola è tratta da un recente romanzo di Brian Selznick, scrittore statunitense, che non si offenderà se Scorsese dovesse prendersi tutti i meriti, pur peccando di non originalità nel testo. D’altronde è così: certe branche dell’editoria sono molto più di nicchia rispetto al cinema milionario. Ma il tempo sa prendersi ogni forma di rivincita, Méliès lo insegna.

oraziodimartino@hotmail.com


DAIDO M O R I Y A M A

VISIONI DAL CAOS di Dario di Filippo

Prendete il romanzo di Kerouac On the road, assimilate lo stile fotografico di William Klein. Metteteci la guerra, la ricostruzione postbellica, i movimenti studenteschi che scuotevano le coscienze in giro per il mondo, i cambiamenti sociali di una nazione e poi, trovate un nome che tradotto significhi “Strada larga” ed avrete come risultato Daido Moriyama. Hiromichi Daido Moriyama, data di nascita 1938, Ikeda, Osaka, Giappone. Assieme ad Araki Nobuyoshi e Hiroshi Sugimoto, Moriyama è uno dei più importanti fotografi giapponesi viventi, un maestro internazionale della fotografia. È fra gli artisti, noti in Occidente, che con le loro opere hanno saputo raccontare le trasformazioni del Giappone del dopoguerra. Soprattutto, Moriyama ha creato un fotogiornalismo d’avanguardia. Considerato il maestro dell’imperfezione, ha ritratto e ritrae col suo stile fotografico: periferie, night clubs, bar, taverne, amici, vicoli bui, disperazione, il caos. Quando gli chiedono cosa raccontino le sue fotografie, Moriyama risponde semplicemente che le sue immagini non raccontano nulla e non aspirano ad esplicare niente: “Voglio fotografare ciò che anche io non riesco bene a comprendere. Ciò che non capisco posso tranquillamente tralasciarlo. Non ho intenzione di spiegare nulla con le mie fotografie, chi le guarda è libero di interpretarle come vuole.”. Il fotografo, quindi, si limita ad immortalare un frammento di una realtà che esiste già davanti ai suoi occhi. Ogni singolo oggetto, una figura umana o animale, uno squarcio putrido di città, è, per il maestro Daido, degno di essere immortalato e di diventare opera fotografica. Le immagini di Moriyama sono il risultato di una ricerca interiore, a volte tormentosa, scandita dal tempo che scorre con le sue mode, le sue genti, le incombenze frenetiche della vita quotidiana in cui la società è imprigionata senza via di scampo. Daido è lì a dialogare con l’esistenza, con le grandi masse amorfe che pullulano e affollano le strade delle megalopoli moderne. Ogni immagine è una piccola madeleine che riporta ad un altro frammento di memoria, in un susseguirsi di visioni che si sovrappongono vertiginosamente. Visioni del Mondo fu il titolo sia della mostra più visitata d’Italia, svoltasi a Modena nel 2010, sia dell’edizione italiana del libro edito da Filippo Maggia, che raccoglie 250 foto dal 1960 ai nostri giorni di questo prolifico fotografo giapponese. Le foto di Moriyama affamano e sconcertano lo spettatore, lo scagliano in mezzo alla strada fra i cani randagi, gli odori nauseabondi, il traffico, gli incidenti automobilistici, corpi di eteree ninfe metropolitane che sfuggono all’osservatore in un sogno metafisico, congelato per sempre dal clic della fotocamera. Fotografie delle metropoli in cui ha vissuto o che ha visitato, in bianco e nero bruciate, sgranate, contrastate fino all’estremo. Moriyama ricerca il tumulto, la folla frenetica, le insegne pubblicitarie, i grandi magazzini, il movimento forsennato nelle grandi aree urbane. Non ama le foto “perfette” e il suo modo di esprimersi cozza inevitabilmente con una tradizione consolidata, ma superata dall’avvento del digitale, che vuole la fotografia come il congelamento di un istante. “Scatto diecimila foto e poi le pubblico in un libro, così, senza ordine. Mi darebbe fastidio l’idea che ci fosse una sorta di percorso didascalico. Le fotografie sono messe a caso, ma sono tutte sullo stesso piano: ognuna ha lo stesso valore. Non c’è quella che rappresenta il momento culmine, oppure la fase di transizione da un tema l’altro.” .

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LIFE

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QUANDO BOBBY FISCHER CHIESE AL SUO AMICO SCRITTORE PERCHE`GLI RIUSCISSE COSì FACILE SCRIVERE ROMANZI, MENTRE LUI, GRANDE CAMPIONE DI SCACCHI, FATICAVA A CONCLUDERNE UNO, QUELLO RISPOSE : -PERCHE`IO HO VISSUTOE BOBBY LO RACCONTO`SORRIDENDO, ANEDDOTO GRATUITO PER IL SUO INTERVISTATORE E PER L’AMERICA CHE QUELLA SERA GUARDAVA LA TELEVISIONE.

Pensava a lui Vincent, dentro il museo vintage a cui somigliava la casa di Marc e che, a un mese dal suo arrivo, gli era familiare più di quanto non lo fosse la sua. E, come succede ogni volta che la vita di qualcuno solleciti la propria attenzione, prese a individuare i termini delle possibili equazioni tra sé e Fischer. Fatta eccezione per gli scacchi e il genio, ci si ritrovò come allo specchio, fino a che Fischer gli diventò insopportabile per tutte le sue astinenze, il suo istinto all’autodistruzione e le sue abdicazioni. E’ più o meno qui che arrivai io. A distoglierlo dai pensieri tristi o, piuttosto, a ristabilire l’ordine delle sue priorità. Ero alla Hague da circa un’ora. Treno Parigi-Cherbourg e fino a Auderville in autostop. Il vento veniva dal mare e mi si infrangeva addosso, con folate violente e asciutte, fino a trapassarmi le ossa, dopo aver sbattuto le onde sulla spiaggia ed essersi infiltrato tra le case basse e un reticolato di strade vuote. Avevo camminato un quarto d’ora prima di incontrare qualcuno che sapesse indicarmi la strada. L’indirizzo me lo aveva dato Marc. Glielo disse Mathilde che era la cosa migliore. A loro avevo raccontato tutto. Non lo so perché. Mi sorpresi da solo per tutta quella voglia di parlare, di raccontarmi, di svelare la mia consistenza, di cui, ombre e fantasmi, mi avevano fatto dubitare. La metrica dell’impossibile aleggiava nello studio da dentista, bianco e silenzioso, e prendeva corpo sulle facce, sbalordite e commosse, di Marc e Mathilde. Li lasciai lì, ma li sentii accanto per tutto il viaggio, fino alla porta della casa di Marc. Esitai un po’, a respirare salsedine a pieni polmoni e a cercare il coraggio tra zerbino, campanello, porta, una finestra : lo spiraglio trasparente offerto da una tenda indisciplinata mi svelò Vincent. Lo guardai. Sembrava un pescatore. Non erano i suoi vestiti a darmene l’impressione, era più per la sua pelle, i tratti marcati, scolpiti sulla pelle bruna e i capelli, come lavati all’acqua di mare e pettinati al vento. Stava guardando la televisione e riuscii a distinguere, sullo schermo, la sagoma in bianco e nero di Bobby Fischer. E mi sentii contento, anzi, entusiasta, perché Mathieu , il moi amico, era pazzo di scacchi e aveva un poster di Fischer in camera sua e, quando qualcuno si credeva chissà chi, lui diceva « Ma chi è ? Bobby Fischer ? ». Allora mi venne quasi da ridere e, proprio sorridendo, bussai alla porta. Vincent venne ad aprirla, con l’espressione e la gestualità di qualcuno che si è appena svegliato. « Mi chiamo Philipe. Mia madre dice che sei mio padre. ». Situazione dei personaggi : Mathilde è cofondatrice di un’associazione che tutela i diritti dei bambini. Continua il suo lavoro di segretaria al fianco di Marc e, tra tre anni, andrà in pensione. Marc si occupa del suo studio a Montparnasse il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Il martedì, il giovedì e il sabato si occupa di quello di Vincent. Continua a litigare con Mathilde e pensa che saranno i tre anni più difficili della sua vita. Vincent ha rilevato il vivaio di Guillaume, il vecchio proprietario. Vende granchi ed aragoste ed ha dimenticato i tempi delle protesi dentarie. Ha comprato la casa di Marc, che continua a trascorrervi la maggior parte delle sue vacanze. Io frequento il liceo di Cherbourg, ultimo anno, e, qualche volta, torno a casa in autostop. Da camera mia si vede la spiaggia. Il figlio della signora Sabot ha di nuovo tutti i suoi denti e sorride quasi come Tom Cruise.

Di Gilda Costabile

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“O si è un’opera d’arte o la si indossa” Oscar Wilde

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La leggerezza dell’Io Dedicato a

Michele Cesaro

Michele Cesaro si laurea in Pedagogia nel 1975, presso l’Università degli Studi di Salerno e nel 1982-84 partecipa al Corso biennale di Perfezionamento in Relazioni Industriali e del lavoro presso l’Istituto Politico Amministrativo della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, dove consegue il titolo nel 1984. Nel 1987, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ottiene il diploma post-laurea del “Corso Biennale di Formazione alla Psicodiagnostica” e nel 1988 il titolo di analista transazionale, grazie al Corso quadriennale di Formazione in Analisi Transazionale presso l’I.A.T. di Roma. Iscritto all’Albo degli Psicologi e Psicoterapeuti; svolge a vario titolo attività di docente di Psicologia nell’Università di Salerno. Dal 1999 è Professore di II fascia di ruolo di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione. Consigliere onorario presso la Corte d’Assise e d’Appello Tribunale per i minori di Salerno e Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Salerno. Ha partecipato a numerosi convegni, organizzato e curato Corsi e Master, svolgendo intensa attività di ricerca nel settore della Psicologia e Psicopedagogia. Ha pubblicato numerosissimi saggi, ricerche e libri di cui vanno ricordati almeno: Cesaro M., Psicologia come scienza: storia e metodo. Centro Stampa Università di Salerno, 1978. Cesaro M., Educazione al lavoro e condizione giovanile, in ReS n.1 ott.-dic., Ceim Edizioni, Salerno 1990; Cesaro M., Stress e vita quotidiana, Edizioni Società e Vita, Napoli 1990; Cesaro M. (a cura di), Modalità di sviluppo e svantaggio, Edisud, Salerno 1996; Cesaro M., Adolescenza e salute mentale, Franco Angeli, Milano 2009.

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Con il Patrocinio del Comune di Giffoni Valle Piana, Sabato 11 febbraio, in occasione del primo anniversario della scomparsa del Prof. Michele Cesaro, nella Sala convegni del Convento di San Francesco a Giffoni Valle Piana sono stati presentati il libro “La leggerezza dell’Io. Scritti in memoria di Michele Cesaro” e il video “La leggerezza dell’Io” che restassero per sempre per raccontare Michele con gli occhi di chi lo aveva conosciuto. Sono intervenuti Paolo Russomando, Raimondo Pasquino, Pina De Luca, Vittorio Dini, Natale Ammaturo, Sergio Salvatore, Ugo Carpinelli, Alfono Andria, Mariano Ragusa.

Dalla pubblicazione “La leggerezza dell’Io. Scritti in memoria di Michele Cesaro” “…una determinazione ed una disponibilità che ne caratterizzavano lo studioso […] che ne facevano un individuo unico”. “Ciò che ha reso in superficie Michele così generoso, disponibile, gentile, è stata la sua intensa, peculiare, sensibile profondità”. “…cercava di tenere lontano tutto quello che poteva turbare o ferire le persone che gli erano accanto, un vero cavaliere dall’armatura scintillante”. “…aveva un senso antico e materno del cibo, per lui il cibo era ricerca meticolosa e pazienza della preparazione, era cura e accoglienza, offerta e condivisione”. “L’idea che mi ha trasmesso è che la comunità scientifica deve produrre una sapere che, partendo dallo studio della normalità e del disagio, aiuti le persone a vivere meglio: partire dall’umano per ritornare all’umano”. “non c’era nessuno con cui non avevi da scambiare qualcosa”. “I colleghi gli volevano bene e ne temevano il rigore, alcuni lo cercavano ma avrebbero preferito non averci a che fare; tutti sapevano che poteva essere un compagno affidabile o un avversario duro ma leale”. “Di lui ho ammirato: il rifiuto orgoglioso di ogni maschera, l’allergia per le ipocrite forme del costume accademico, la capacità di “punire” i gesti di arroganza con una battuta luciferina, le prese di posizione coraggiose (e impopolari)”. “Di fronte alle competenze umane e tecniche di Michele non si poteva far altro che abdicare, lasciar andare le proprie resistenze e le proprie difese, con gioia”. “Un buon Maestro, amato dai suoi ragazzi, quelli che in rete hanno testimoniato la gioia di averlo incontrato, lo smarrimento per averlo perduto”. “Il suo ricordo e su tutto il suo particolare, indimenticato sorriso, un continuo regalo, un legame che l’assenza non oscura”. “Sei sempre stato più avanti, lo eri tanti anni fa quando mi guardavi in silenzio ascoltando le mie parole, eri avanti quando con quello sguardo sereno mi comunicavi che la rabbia può divenire altro”. “La tua vita è stata un dono prezioso”.

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VITA MONOTONA, QUASI PALLOSA

Francesco d’Antonio, comico salernitano, classe 1984. Attualmente è in radio MPA come Autore e Speaker. Autore comico e cabarettista, lavora al lab Zelig di Napoli, e ha frequentato quello di Firenze e Milano. Capocomico e Autore dell’associazione SalernoRide e parte del gruppo di teatro comico a Firenze Mald’estro. Ha all’attivo numerose apparizioni televisive su reti locali e radio nazionali.

di Francesco D’Antonio

Ognuno di noi è stato uno spermatozoo. Tutti siamo stati uno spermatozoo. E non solo siamo stati uno spermatozoo, ma siamo stati lo spermatozoo che ha vinto. L’unico che tra milioni di concorrenti è riuscito a tagliare il traguardo, anzi fecondare il traguardo. Noi siamo stati quello spermatozoo, il vincitore. Qui capisci che non vince il migliore, basta guardarsi in giro e pensare: “Se quello era il migliore, figurati il resto!”. Vincere la prima maratona non è questione di bravura, ci vuole la posizione giusta, lo sprint adeguato allo sparo, la traiettoria perfetta, un buon tempismo e un giusto savoir-faire per farsi accettare dall’ovulo. Vincere è una questione di fortuna. Anche se veniamo dalle palle, è questione di culo. La vita nelle palle non è semplice. Sono miliardi lì dentro e lo spazio è quello che è. La densità della popolazione è altissima, milioni per centimetro quadrato, peggio dei cinesi, e ogni movimento diventa quasi impossibile e rallentato, forse da lì il termine “Impallato”. La sola abilità personale dello spermatozoo non basta. Sembra il giusto biglietto da visita della vita. La bravura non basta, e nelle palle l’hanno capito, per questo è nata la politica. E’ nata la destra ed è nata la sinistra (a seconda della palla in cui si attivano). Ultimamente la Destra perde colpi, il morale è sceso, si vede che sta giù, è più scesa. Oltre la Destra e la Sinistra sono nati anche piccoli partiti, tipo la Lega Nord, che si chiama Lega Nord perché rispetto alle due palle è a Nord, è sopra. “Sta’ sulle palle”. Funziona così. Ci sono le Erezioni Politiche. Se ne ha il presagio per una certa tensione che si avverte nell’aria. Il politico si attiva, deve farsi aiutare da altri spermatozoi a vincere, lo devono portare integro e il prima possibile al traguardo. Il politico fa grandi sorrisi e, più grandi, promesse. C’è chi promette un milione di corredi genetici, chi, invece, parità dei sessi, chi promette un ponte lungo per lo stretto. Bisogna stare attenti a non sprecare troppe promesse, quella che potrebbe sembrare la via per la vita, potrebbe solo essere una banale prova antincendio.

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“Illustrando” è lo spazio che Place riserva agli illustratori iscritti alle Accademie delle Belle Arti e non solo. Vi piacerebbe vedere le vostre illustrazioni pubblicate sul nostro mensile? Inviatele alla casella di posta redazione.place@ gmail.com. Ogni mese, tra quelle ricevute, il nostro graphic and design coordinator ne sceglierà una da inserire all’interno del nostro magazine.

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GUY LITTELL GAETANO DI SARNO, IN ARTE GUY LITTELL di Thomas J. Chifari Classe 1982, Napoletano, Gaetano Di Sarno ci racconta la sua storia tra musica e la passione per essa con la nascita dello pseudonimo Guy Littell… Ho iniziato a scrivere canzoni a 14 anni e da allora è sempre stata una costante. La passione per la musica me l’ha trasmessa mio padre, discreto chitarrista classico, che mi ha fatto scoprire Venditti, Dalla, Lucio Battisti, ma anche Beatles, il primo Elton John. Proprio grazie a “Mi ritorni in mente” di Lucio Battisti ho iniziato a sviluppare una vera e propria passione per la musica e avevo 7-8 anni. Più tardi ho scoperto autonomamente, fra amici, Oasis, Smashing Pumpkins, Nirvana, ho iniziato come cantante e bassista in vari gruppi, e già allora proponevo le mie canzoni. Poi la scoperta di Neil Young, Mark Lanegan e Elliott Smith, che mi ha dato ancor più certezza di voler scrivere canzoni. Ed intanto continuavo a fare il portiere d’albergo. Durante la pigrissima estate del 2007 nacque , dopo un pò di tempo che ero fermo, “Sunny Childhood” che suono ancora dal vivo. Fino ad allora avevo suonato abbastanza in gioventù come dicevo, ma mai avevo preso in seria considerazione l’idea di un vero e proprio percorso musicale. “Sunny Childhood” mi piaceva, quindi decisi di registrarla e di farla ascoltare ad un pò di amici. Alcuni di questi trovarono che fosse una grande canzone e mi invitarono a suonare quell’unico brano all’interno di una loro performance, quello è stato l’inizio di Guy Littell. La cosa mi piacque molto , e nel frattempo avevo scritto altro materiale, quindi decisi di continuare. In quanto tempo la tua vita è cambiata lasciando alle spalle ciò che ormai era per te un’abitudine? Con il lavoro da portiere in albergo molto probabilmente le tue abitudini erano diverse. Ho iniziato a lavorare per avere soldi da investire nella musica, per me contava solo quello.

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Si, è vero, il tempo era poco ma molto spesso a lavoro ero su facebook a concludere le trattative per una serata per esempio...quello che però iniziava a mancare era un pò di sano ozio che mi permettesse di partorire canzoni...quindi dopo più di un anno ho deciso di mollare e di godermi di più la mia immaginazione. Quindi hai deciso di seguire i tuoi sogni, ciò che davvero per te era importante...ma oltre la musica, cosa ti piace trasmettere al tuo pubblico sempre più in crescita? Beh, attraverso la mia musica spero di trasmettere emozioni, qualunque esse siano, ognuno è libero di sentirci ciò che vuole , spesso lascio che siano le canzoni a parlare per me, è la cosa che mi riesce più facile, senza inutili forzature che possono renderti ridicolo, il pubblico ha un gran sesto senso riguardo l’onestà di un artista. Alle volte c’è comunicazione anche solo con la melodia...parlaci un pò del tuo disco. “Later” è un disco che ho sentito l’esigenza di creare dopo un periodo non proprio facile della mia vita, contiene canzoni che parlano chiaramente di questo, della fine di un amore e di quello che può portare, ma anche canzoni che vogliono semplicemente descrivere uno stato d’animo e ancora altre che celebrano la bellezza dell’amore anche se a volte si paga un prezzo alto. “Later” è un disco che parla di me a 360 gradi ma non in via definitiva. L’ho registrato con il mio amico-produttore Ferdinando Farro, leader del progetto alt-blues Maybe I’m di cui sono grande fan e col quale ho lavorato anche per il mio primo lavoro: l’ep “The Low Light & The Kitchen” del 2009.


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PLACE INTERNATIONAL La realtà internazionale trapiantata in quella locale. Attraverso storie e racconti, PLACE dedica una sezione ai tanti non italiani che vivono a Giffoni. Un modo per dare visibilità alla loro creatività e alla loro arte, per approcciarsi alla sensibilità di persone con percorsi culturali differenti. Igor Kruchko inaugura la rubrica con una storia d’amore e rimpianti, in cui il fato non lascia scampo ai protagonisti.

L’ospite GL ,JRU .UXFKNR

Ero sdraiato sul letto con gli occhi chiusi. Non mi ero neanche spogliato. Ero depresso e stanco. Il buio piano-piano ha avvolto la stanza con una coperta trasparente. Sul muro di fronte al letto ticchettavano le lancette dell’orologio e si avvicinavano al magico numero dodici. Dalla finestra aperta le mani invisibili dei figli del terribile Adad * scostavano le tende, e la stanza si riempiva della freschezza della sera. Forse è in questi momenti che rinascono personaggi delle favole, che da tempo aspettano la loro magica ora. Forse è in questi momenti che si vedono stelle cadenti, come lacrime che scendono da un viso invisibile, che cadono sulla Terra con la speranza di puntare dritto al cuore di qualcuno, per loro ancora aperto. Forse è in questi momenti che gli stanchi Angeli Custodi piegano le loro ali e dirigono gli sguardi al sole che tramonta e aspettano che sorga di nuovo. E di solito, è in questi momenti che arrivano persone inaspettate. La porta scricchiola. Sento che qualcuno cammina piano, ma con sicurezza. Sento un fruscio di vestiti vicino a me e capisco che è arrivato un ospite. Chiudo gli occhi. Vicino a me vedo una siluette di una donna. L’ho riconosciuta subito. Non è la prima volta che viene da me in questo strano modo. Sempre all’improvviso, senza avvisare. Aveva degli strani occhi verdi, però non ho mai visto il suo viso ne oggi ne le altre volte. La sua mano mi accarezza la guancia. Era un tocco da brividi, il mio cuore stringe un cerchio di ferro. Accendo una sigaretta. La fumo tutta in silenzio totale, solo dopo con timidezza le chiedo di lasciarmi in pace, di andarsene. “Non posso,- risponde, fulminandomi con lo sguardo. Fin dal momento in cui ci siamo conosciuti, mi sono legata tanto a te. Sto bene con te. Un altro po’ e saremo uniti per sempre.” All’improvviso lo squillo di un telefono la interrompe. “Non rispondere. Voglio rimanere con te per più tempo, -mi prega. Veramente non avevo nessuna voglia di rispondere. Il telefono continua a squillare con insistenza. Con grande sforzo rispondo e sento la Tua voce. È così dolce e tenera. L’ospite si alzò indietreggiando verso la porta e chiamando qualcuno con la mano. Con mio stupore vedo un’altra ragazza dietro di me, che era il contrario della sua amica. Aveva un viso pallido, lo sguardo vuoto, senza vita. Le due ragazze si prendono per mano e si dissolvono, portando con loro tutto il buio che c’era nella mia anima. Due sorelle – Angoscia e Solitudine se ne sono andate da me, lasciandomi per sempre. Alcune volte, per far rinascere la vita basta una goccia d’acqua … A volte, per tornare a essere felici, basta una telefonata. *Adad- Dio dei venti e della pioggia degli antichi sumeri.




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