Irpinia, verso un progetto territoriale ? - Lucie Boissenin.

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Irpinia verso un progetto territoriale ?

Lucie BOISSENIN



Ringraziamenti

Inanzitutto, devo ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato, in Francia come in Italia: la Prof. Anahita Grisoni, per i suoi consigli e la sua disponibilità durante quest’anno di ricerca; Agostino della Gatta, per avermi fatto scoprire l’Irpinia per prima; Prof. Gabriela Caterina, Arch. Italo de Blasio, Avv. Tonino Ferrante, Simone Ottaiano, Arch. Angelo Verderosa, Dott. Giovanni Fiorentino, per le loro risposte a tutte le mie domande; Prof. Arch. Paolo Giardiello, Prof. Viviana Saitto e assistenti per il corso di laboratorio sull’Eremo dell’Incoronata e la lezione sull’Irpinia all’Università degli Studi di Napoli Federico II; gli autisti dei pullman AIR; il personale delle biblioteche dell’Università Federico II e della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, Giuseppe Romano, per la sua attenta rilettura. Hanno tutti partecipato a rendere il mio lavoro di ricerca più facile e davvero appassionante, ancora una volta, GRAZIE !

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0.1 Cassano Irpino


Indice Ringraziamenti Indice

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L’Irpinia attraverso il mio sguardo francese...

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Immaginare un progetto rurale ?

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Pianificare lo sviluppo dell’Irpinia

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Concluzione Bibliografia

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(introduzione)

Stato della ricerca intorno al progetto rurale L’importanza di un progetto territoriale in Irpinia

Ripartiamo dal PSR 2014-2020 Assi di progetto Esempi di applicazione

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1.0 Gesualdo


L’Irpinia attraverso il mio sguardo francese... Come introduzione, vorrei raccontarvi un po’ l’Irpinia come la vedo io. L’ho visitata per la prima volta con il gentilissimo Agostino della Gatta, era il 23 Ottobre 2014. Ero in Italia da esattamente un mese, ero ancora timida, parlavo poco l’italiano. Avevo passato un mese tra le mura di Napoli, con il suo calore, la sua densità, la sua agitazione e subito, scoprivo che la regione Campania era fatta anche di verde e di borghi. In un giorno, mi sono convinta che l’Irpinia fosse il territorio perfetto per la mia tesi. Volevo studiare una campagna, e cercare come l’architetto può lavorare in tale ambito. Era secondo me ideale, le belle architetture non mancavano: Primo, i borghi medievali costituiscono un patrimonio gigantesco. Quasi tutti i paesi hanno un pezzo di castello, qualche vecchia casa in pietra, alcuni ruderi... Quando scopriamo che ci sono stati decine di terremoti, non possiamo che ammirare questa popolazione che ha sempre ricostruito il proprio borgo, sul posto, a secondo della tradizione, per portare sino ad oggi questi pezzi di storia. Secondo, ho visitato varie cantine e devo dire che ne esistono diverse tipologie, con un’architettura a volte moderna, a volte più antica. Anche questo è stato un punto di interesse, per me. In un giorno, avevo già due vie di riflessione per la tesi. Ho scelto di studiare l’Irpinia attraverso la sua architettura post-terremoto (quello dell’80). Dopo ricerche nelle biblioteche di Napoli, incontri e interviste, lettura di articoli su Internet, sui blog o sulle pagine Facebook degli irpini che seguivo, ho capito che la Provincia aveva grande potenzialità. Secondo me, la più grande richezza irpina è la sua gente, che crede nel suo futuro, che propone idee, che crea progetti. Un’energia che ha dato, anche a me, voglia di cercare soluzioni di sviluppo per il territorio.

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1.1 Disegno dell’Irpinia


Se dovessi disegnare l’Irpinia, proporrei il disegno in figura 1.1. Un borgo con mille colori, arroccato su una collina, con un campanile che svetta nel cielo. Per esempio, mi viene in mente il paese di San Angelo all’Esca, così come Montemarano. Questo è il volto dell’Irpinia. E quando ci troviamo in uno di questi borghi, il paesaggio che si vede sembra non finire più. Ci troviamo in una campagna senza fine. Si scorge qualche altro paese su un’altra cima, si scoprono i numerosi vigneti, e l’asfalto delle strade che sembrano danzare intorno alle colline. Si vede anche il limite della neve, quando ci si trova lì, d’inverno. Ogni volta che andavo in Provincia di Avellino, pensavo di essere molto fortunata di sapere che un luogo così bello esistesse. Avevo comunque delle domande: come mai è così sconosciuta l’Irpinia, anche dai napoletani ? Come mai tutti i progetti e tutte le iniziative non bastano a dinamizzare la provincia ? Ho fatto una prima ipotesi: forse manca solo un po’ di organizzazione. Le idee non mancano, però forse dobbiamo rinforzare il loro funzionamento in rete. Soprattutto per quanto riguarda turismo. Con questa prima intuizione ho cominciato le ricerche per la tesi, tra libri e incontri. Oggi, vi presento i risultati del mio lavoro.

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1.2 « Monumento rurale », masseria fotografato dall’Arch. Angelo Verderosa.


Immaginare un progetto rurale ? Stato della ricerca intorno al progetto rurale L’esodo rurale in Italia si svolge soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. Il periodo del «boom» economico significa anche il declino dell’Italia rurale. Dopo i movimenti della popolazione contadina, nel dopoguerra avviene la Riforma Agraria del 1950. Nello stesso periodo si sviluppa anche la meccanizzazione dell’agricoltura. Insieme, danno vita ad un grande cambiamento: non c’è più bisogno di tanti adetti per lavorare la terra, e la disoccupazione aumenta. Dall’altro lato, le aree di montagna non possono godere di queste macchine agricole, ed il lavoro agricolo rimane faticoso, difficile, antico.

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Fabio Bottiglione, documentario «Via dalla campagna: un esodo italiano», Il tempo & la storia, Rai Storia, Roma, 2006, 43’.

Cominciano, allora, fenomeni di esodo, che si traducono in Italia in diversi modi. Prima, l’esodo dalle campagne alle città. I giovani sono attrati da una vita più facile, con un lavoro ad orari e stipendi fissi nelle industrie. In più, la città presenta sono anche i servizi, l’elettricità e l’acqua corrente che, contemporaneamenet, mancano ancora in alcuni paesi. Può essere una « strategia familiare »1. il giovane lascia i genitori o la moglie e va a lavorare in città. Se riesce ad ottenere un posto di lavoro e a trovare un alloggio, la famiglia può raggiungerlo. Altrimenti la famiglia resta in campagna ed il giovane invia un po’ di denaro per aiutarli a vivere. Sono migrazioni, queste, che nascono anche tra nord e sud. Grandi poli industriali sono stati creati nel Mezzogiorno (a Taranto, a Napoli ecc.) ma non potevano impiegare tutti i disoccupati, e, per alcuni ruoli particolari che necessitavano una formazione, facevano giungere pure personale dal Nord. Questi poli non hanno permesso uno sviluppo industriale del Sud. Tutto questo ha condotto ad un abbandono progressivo delle campagne, lasciando case, borghi, e regioni spopolati. Dall’altro lato, c’è stato il 11


1.4 Vista dal satellito della regione Campania


fenomeno dell’urbanizzazione. Con tutta questa migrazione verso le città, le periferie si sono ingrandite fino ad inglobare i borghi nei dintorni. La conseguenza è un’enorme consumo di suolo, terra agricola fertile. Possiamo citare, ad esempio, il caso di Napoli che, estendosi, ha consumato le terre vulcaniche del Vesuvio, una volta chiamate Campania Felix, il granaio della Roma antica. Oggi purtroppo, la crisi ha raggiunto anche le città e la disoccupazione aumenta. Non c’è più lavoro. Dove andare? Che fare? Ritornare nelle campagne? Perché no? Numerosi studi si svolgono, attualmente, su questo tema. In Italia esiste la Società dei Territorialisti, fondata dal Professore Alberto Magnaghi. Dirige un laboratorio di ricerca all’Università di Firenze. Lì si studiano le contesti rurali: come rivitalizzare una zone partendo delle proprie risorse, per esempio; ma pure contesti urbane, e periurbani, sullo stesso piano. Secondo loro, non dobbiamo più considerare la campagna come l’opposto della città, ma come un suo « partner » complementare. Dobbiamo immaginare un nuovo « patto » tra città e campagna. Devono funzionare insieme, per lo sviluppo sostenible dell’ intero territorio. Di che cosa ha bisogno la città e cosa può risolvere la campagna ? Di che cosa ha bisogno la campagna e cosa può risolvere la città ? Sono le domande a cui bisogna riflettere oggi, per immaginare questo binomio città-campagna.

L’importanza di un progetto territoriale in Irpinia

Antonio di Gennaro & Agostino di Lorenzo, Una campagna per il futuro, edizioni Clean, Napoli, 2008, 175 pages. 2

Dati dal PSR 20142020 3

Il libro Una campagna per il futuro2, pubblicato dalla regione Campania, ci mostra le grandi differenze della regione, tra il litorale e le montagne. Differenze chiaramente visibili da una vista da satellite (fig. 1.4). Nel litorale si trova la metropoli napoletana, una città densa che si è mantenuta tra le proprie mura durante i secoli, ma che dal dopo guerra si è estesa nelle pianure, sul lungomare, ai piedi dei vulcani, ecc. Una situazione visibile in fig. 1.5, che mostra l’evoluzione dell’urbanizzazione tra il 1960 ed il 2000, in Campania. L’estensione non si è fatta in modo denso, ma piuttosto diffuso; oggi il territorio è frammentato, il consumo di suolo è importante. Invece, le aree di collina e montagna sono in grande parte aree dette «interne» cioé che hanno delle difficoltà ad accedere ai servizi principali come l’educazione o la mobilità. Rappresentano i due terzi del territorio 13 campano3.


1.5 Mappa dell’uso del suolo in 1960/2000. Antonio di Gennaro, Francesco P. Innamorato, « La grande trasformazione, il territorio rurale della Campania : 1960-2000 », 125p, Clean Editions, Napoli, 2005. In viola l’evoluzione dell’urbanizzazione.


Lo squilibrio del territorio crea problemi in entrambi i casi: nel litorale, la densità e la popolazione eccessiva rendono la città difficile da gestire, e in caso di sisma o eruzione del Vesuvio, sarebbe quasi impossibile evacuare tutta la popolazione; in montagne, esiste una condizione di spopolamento. È un circolo vizioso: non c’è lavoro, la popolazione va via, i servizi vanno via, le imprese non si insediano lì o vanno via anch’esse e, conseguenza, non c’è (più) lavoro.È importante che la Regione Campania ritrovi un certo equilibrio. Con una popolazione distribuita in un modo più uguale, la gestione della città e lo sviluppo della Regione Campania sarebbero più agevoli. Non è stato scelto per caso il titolo del libro Una campagna per il futuro. Non possiamo più, oggi, limitare la crescità di una città, non possiamo impedire alle persone di venire a viverci. L’unica soluzione è di creare nuovi modi di vita in campagna che diano voglia, ai cittadini, di traslocare lì. È una cosa che già avviene in modo spontaneo in alcune regioni europee. Grazie ai progressi tecnologici, al miglioramento delle autostrade, delle macchine e dei servizi ferroviari, la gente può vivere in campagna e lavorare in città. In Campania il fenomeno riscontra più difficoltà. C’è un’autostrada che attraversa l’Irpinia, che può condurre la popolazione a lavorare nella metropoli napoletana, però c’è spesso molto traffico, e la rete infrastrutturale secondaria è più debole, sinuosa a causa della topografia. Inoltre, non è previsto un allacciamento alla rete ad alta velocità, e non è presente nemmeno un il treno regionale per collegare Avellino a Napoli. Infine, non possiamo certo dire che la metropoli sia davvero attrattiva, non offrendo molti posti di lavoro. Il ritorno alla terra non avviene spontaneamente in Irpinia, o comunque in modo molto misurato. Qui bisogna cercare soluzioni per attirare persone. La popolazione irpina ci lavora: ci sono infatti numerose iniziative per tentare di rilanciare l’economia. Alcune riguardano lo sviluppo del turismo, altre il riuso del patrimonio abbandonato o l’attività vitivinicola. Ci sono infatti molte risorse in Irpinia: un’agricoltura diversificata, vini di eccellenza, un patrimonio architettonico medievale ed anche un’importante patrimonio naturale e ambientale. Le iniziative ci sono, purtroppo, però, la situazione economica dell’Irpinia non migliora in modo significativo, per il momento. Personalmente, direi che manca la connessione tra le iniziative, l’organizzazione in una rete di attività, una più importante comunicazione al di là dell’Irpinia. C’è bisogno di una pianificazione, e non soltanto dell’Irpinia. Sicuramente dobbiamo partire di questa parte di regione e delle sue risorse, ma non va dimenticato il resto, della regione. Ciò è un punto chiave del discorso dei territorialisti già citati prima: deve essere un progetto territoriale, nel quale la provincia di Avellino (o anche quella di Benevento) non è in secondo piano rispetto al centro metropolitano, ma sullo stesso livello, come due partner. Insieme dialogano, funzionano e si attivano per un futuro sostenibile, uno sviluppo dell’intera 15 regione.


1.6 Bottiglie di vino Feudi San Gregorio, disegnate da Vignelli Associati. http://www.vignelli.com/home/packaging/feudi3.html


Pianificare lo sviluppo dell’Irpinia Ripartiamo dal PSR 2014-2020

Articolo di Lucie Crisa, il 2 Agosto 2010, http://www.youphil. com/fr/article/02603le-slow-tourism-lart-de-voyagerdifferemment? ypcli=ano

Ripartiamo da un documento importante: il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) 2014-2020. È un documento realizzato da ogni regione per la ripartizione dei fondi europei destinati allo sviluppo e all’ammodernamento delle aree rurali. Comincia con un analisi chiamata « SWOT » (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats), che mostra i punti di forza e di debolezza del territorio. Quest’analisi ci aiuta a capire in modo oggettivo la situazione della regione, e ci potrà servire come punto di partenza per la pianificazione del territorio irpino e campano. Tra i punti di forza, ritroviamo senza sorpresa il patrimonio architettonico e boschivo, così come la leadership in alcuni campi agroalimentari (formaggi di bufala, frutta). Apprendiamo, poi, che c’è una richiesta di « slow tourism » sempre crescente. Questo termine non è spiegato nel PSR: con una ricerca sul sito Youphil4, scopriamo che è una forma di turismo che privilegia i modi di spostamento dolci, e favorisce una scoperta del territorio più lenta e anche più completa. Il turista cerca a vivere il paese come un’abitante, attraverso la cultura ed il modo di vivere. Nelle opportunità, vediamo che c’è molta biomassa disponibile, ma che non è usata, per il momento. Rifiuti organici, forestali, dall’allevamento o dall’industria del legno: sotto il termine « biomassa » si trova una diversità di prodotti che possono creare energia. È una risorsa rinnovabile, se impariamo a gestirla in modo giusto. L’uso di biomassa per la produzione di elettricità o come riscaldamento in Campania sarebbe un modo per continuare sulla strada delle energie rinnovabili, e creare nuovi posti di lavoro. Ritroviamo peraltro, nei punti di debolezza, la scarsa propensione all’utilizzo delle energie rinnovabili! C’è sicuramente qualcosa da fare in questa direzione. Vengono poi i punti di debolezza e le minacce, cioé tutto quello che pone freno al miglioramento della situazione rurale e più generalmente regionale. 17


1.7 L’albergo diffuso di Castelvetere sul Calore : un esempio di recupero efficiente e intelligente.


Ritroviamo quello di cui ho già parlato prima: la mancanza di messa in rete, per esempio, la mancanza di cooperazione tra gli agricoltori, o la mancanza di messa in relazione degli agriturismi. Tra i punti di debolezza c’è anche la mancanza di innovazione e di ricerca in agricoltura. D’altronde l’Irpinia è vasta ed è coperta di numerose foreste e coltivazioni che potrebbero essere il mezzo di sperimentazioni o ricerche, soprattutto in un periodo come il nostro, in cui ci preoccupiamo di come nutrire 7 milliardi di esseri umani! Dopo, si citano la scarsa offerta di servizi per le imprese, e la frammentazione degli insediamenti, soprattutto in zone periurbana. In ultimo, le minacce principali sono la crisi economica, che peggiora una situazione già poco favorevole per il lavoro e lo sviluppo; così come l’immagine negativa della regione diffusa al nord del paese e all’estero. In effetti, questo non invoglia gli imprenditori ad insediarsi lì. Dobbiamo precisare che per l’ottenimento dei fondi, c’è un bando di gara atto ad individuare una serie di beneficiari che hanno proposto un progetto coerente con gli obbiettivi del piano. Possono essere imprese private come le aziende agricole, le piccole e medie imprese ecc., o organismi pubblici, come i comuni, le comunità montane, le province ecc. Il rischio rimane nel fatto che ognuno può realizzare il proprio progetto senza preoccuparsi di quello che fa il vicino, senza messa in rete. Questo non farebbe evolvere la situazione globale della provincia e della regione. Insomma, il PSR è un documento utile, ma che non è sufficiente per la pianificazione efficiente del territorio. Bisognerebbe creare un altro documento, con assi principali ai quali potremmo aggiungere obbiettivi e misure concrete di sviluppo. Partendo dall’analisi SWOT e da una conoscenza dell’Irpinia, potremmo definire questi assi. Sarebbe un « Piano- Guida ».

Assi di progetto Ho studiato l’Irpinia soltanto un anno, quindi non posso pretendere di portare la soluzione giusta: voglio soltanto procedere in questo piccolo esercizio di immaginazione e di progettazione. Immaginiamo il futuro dell’Irpinia. Quali sono le priorità? Gli obbiettivi da raggiungere? Rispondendo a queste domande, avremo gli assi principali del Piano Guida dell’Irpinia. Ecco quelli che propongo io: 19


1.8 Schema esplicativo « Attivare nuove centralità »

1.9 Schema esplicativo « Sviluppare l’innovazione »


Attivare nuove centralità. La provincia è costituita da un unico polo, Avellino, e da un centinaio di piccoli comuni che gravitano intorno. Spesso, questi borghi sono nelle aree dette « interni », distanti dai servizi e delle grandi infrastrutture. Alcuni comuni, che hanno una posizione strategica perchè sono all’incrocio di diverse linee di autobus, per esempio, potrebbero diventare « centri-tappa», dove gli abitanti possono trovare tutti i servizi di prossimità (posta, banca, supermercato, medici, cultura, sport...). Questi centri dovranno essere ben collegati tra di loro e ai capoluoghi di provincia. Sarà possibile con una riorganizzazione del servizio di autobus.

Sviluppare l’innovazione. L’Irpinia presenta una grande disponibilità di terre, vasti spazi di biodiversità, un agricoltura variata. Non sarebbe il posto perfetto per la ricerca e l’esperimentazione nel campo agricolo? Oggi, la ricerca di nuove tecniche di allevamento e di coltivazioni più rispettose dell’ambiente e più produttive è fondamentale. L’innovazione nel campo delle energie potrebbe anche essere affrontata qui: per esempio, si potrebbe sperimentare il riciclaggio della biomassa allo scopo di alimentare una parte della regione con energia elettrica così prodotta. Sviluppare la ricerca anche ad alto livello in questi due campi sarebbe un mezzo per cambiare l’immagine stessa dell’Irpinia. Per suscitare un interesse e l’insediamento di centri di ricerca o imprese, bisognerà ricorrere ad una grande campagna di comunicazione nelle altre regioni e anche all’estero, così come sarà necessario proporre vantaggi finanziari.

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2.1 Schema esplicativo « Riutillizzare il patrimonio vuoto ».

2.2 Schema esplicativo « Messa in rete »


Riutilizzare il patrimonio architettonico vuoto. Prima di pensare a nuove costruzioni, sarebbe cosa giusta utilizzare il patrimonio ancora presente sul territorio. Dopo il sisma dell’80 e la legge 219/81 per la ricostruzione, interi quartieri dei borghi sono stati abbandonati e sono ancora nelo stesso stato, oggi. Certo, sono in uno stato di degrado, ma rappresentano un certo potenziale estetico ed architettonico. Ci sono, per esempio grandi tenute, che, dopo un periodo di lavori, potrebbero accogliere i centri di ricerca citati prima. Riutilizzare e recuperare questo patrimonio architettonico dovrebbe permettere alla regione di ospitare nuove attività, nuovi alloggi senza consumare ulteriore suolo. Inoltre, il patrimonio non comporta soltanto edifici: c’è anche una rete ferroviaria chiusa da qualche anno, che potrebbe ritrovare una funzione utile: sentiero turistico, tram?

Mettere in rete. « L’unione fa la forza. » Se vogliamo che l’Irpinia abbia un peso di fronte alla concorrenza nazionale o internazionale, le sue attività devono essere collegate in rete. Questo è valido per gli agricoltori, che tutti insieme, possono avere una maggiore importanza nelle negociazioni sul prezzo delle loro produzioni; ma anche per le iniziativi locali riguardando il turismo. Le attività ricettive (agriturismi, alberghi...) devono lavorare insieme, poi è essenziale che l’attività turistica sia pubblicizzata nei grandi siti di attrazione del litorale: Pompei, Ercolano, ma anche negli alberghi o nella metropolitana di Napoli.

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2.3 Mappa delle corse di pullman nella ComunitĂ Montana

2.4 Scuole, licei e universitĂ

2.5 Medici, farmacie e ospedali


Esempi di applicazione Per immaginare quello che potrebbero essere « progetti concreti » corrispondenti agli assi precedenti, ecco qualche idea. Devo confessare che ho tratto ispirazione dal lavoro fatto dal GAL Partenio. Dopo un’analisi precisa dei comuni, hanno proposto alcuni progetti per attrarre nuovi abitanti e turisti. Con i dati dell’ISTAT e le mie ricerche sull’Irpinia, ho provato a fare lo stesso per la Comunità Montana Terminio Cervialto. Ho immaginato due progetti che potrebbero rivitalizzare la zona.

Un nuovo centro a Cassano Irpino Analizzando le mappe dell’istruzione e della salute nella Comunità Montana, vediamo che sembra esistere un centro composto di 3 paesi : Bagnoli Irpino, Nusco e Montella. In effetti, questi paesi condividono le formazioni di uno stesso liceo e qui si concentra la maggior parte dei medici della zona Le corse dei pullman, si incrociano nella zona. Ci sono due punti di interscambio, rappresentati, sulla mappa a sinistra, dai due rettangoli marroni. Sono la località di Ponteromito e lo Svincolo di Montella. Sono distanti soltanto un paio di kilometri, e tra i due, è presente il paese di Cassano Irpino. Questo borgo è uno dei pochi ad avere una popolazione in leggera crescita, ed ha cominciato diverse operazioni di dinamizzazione: un rione è in corso di recupero, il rinnovo delle facciate è stato fatto ed, inoltre, ha provveduto alla realizzazione di una piscina. Un’attitudine positiva che potremmo rinforzare! Al posto di due stazioni di autolinee, distanti pochi kilometri, perché non immaginarne soltanto una, bella ed accogliente, a Cassano Irpino ? Oltre ai pullman locali, potremmo trovare autolinee verso i capoluoghi di provincia. Salerno sarebbe ad un’ora e Napoli ad un’ora e mezza dia Cassano Irpino, e questo potrebbe essere una buona ragione per chi lavora in città o sul litorale di trasferirsi in montagna! Ci sarebbero parcheggi per chi giungerebbe da un’altro borgo e vorrebbe prendere il pullman. Sarebbe presente pure una navetta verso la stazione sciistica di Bagnoli Irpino, ed un servizio di car sharing e bike sharing per i più coraggiosi. Sarebbe opportuno che ci sia anche qualche attività commerciale, come un bar o una posta. 25


2.6 Comuni attraversati dalla ferrovia dismessa

2.7 Gastronomia e attivitĂ vitivinicola

2.8 Risorse naturali


Nuova vita per la ferrovia Avellino-Rocchetta La zona della Comunità Montana è interessata da un forte patrimonio naturale e ambientale. Come vediamo sulla mappa « Risorse naturali », la montagna è attraversata dal Sentiero Italia, un sentiero di trekking che collega il Nord e il Sud Italia, percorrendo gli Appennini. Dopo, vediamo che a Bagnoli è presente un grande polo turistico, con una stazione sciistica tra le più grandi del Sud Italia, ed il Lago Laceno, un complesso idrografico che offre cascate e grotte agli innamorati della natura. È un punto di forza da accentuare. Abbiamo visto precedentemente nell’analisi SWOT del PSR che la domanda di « slow tourism » è rilevante. È una tendenza generale in Europa: la gente vuole viaggiare ma non più soltanto per abbronzarsi su una spiagga affollata. Vuole adesso scoprire la vera natura dei luoghi, rispettendo l’ambiente e incontrando gli abitanti per tentare di vivere come loro durante una settimana o due. Se incrociamo questi dati con la mappa del tracciato della ferrovia dismessa Avellino-Rocchetta, vediamo che passa in più comuni della zona. Questo patrimonio potrebbe quindi prendere una nuova funzione e diventare un sentiero turistico? Sarebbe un sentiero arredato, adattato per il trekking ma anche per le famiglie, con « chioschi » in ogni borgo, piccoli edifici, baracche o rifugi, dove ci si potrebbe fermarsi un’attimo, fare un picnic o un sonnellino, e prendere informazioni sulle specificità del borgo: Castelfranci e Montemarano accolgono vigneti per la produzione del vino rosso Taurasi, Cassano ospita sorgenti d’acqua, la castagna di Montella è certificata IGP, Bagnoli è il paese del tartufo nero, oltre alle sue attività turistiche e naturali. Un percorso turistico troverebbe la sua giusta collocazione lì e potrebbe essere esteso a tutta la linea ferroviaria, se funzionasse a dovere. Collegherebbe le diverse attività ricettive, ma anche i musei o architetture della Comunità Montana, e sarebbe un esempio concreto di messa in rete.

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2.9 Esempio di riuso della ferrovia come percorso turistico (foto iniziale : Roberta Marzullo)

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3.3 Incontro architettonico intergenerazionale ? Castelvetere-sul-Calore


Conclusione L’Irpinia è un territorio ricco di risorse, tanto gastronomiche quanto naturali o architettoniche. Purtroppo, è una provincia un po’ dimenticata dietro il litorale sovrappopolato, denso e turistico della metropoli napoletana e dalla costiera amalfitana. Eppure manca poco perché diventi una regione dinamica . In effetti, numerose sono le iniziative di sviluppo per tentare di rivitalizzare il territorio. Probabilmente, manca soltanto un po’ di pianificazione, di organizzazione e di communicazione. Perché non immaginare un documento, realizzato da abitanti, imprenditori, architetti, urbanisti, ma anche da esperti nel campo dell’economia, dell’ecologia? Un bel Piano Guida, con progetti concreti per la dinamizzazione dell’Irpinia. Partirebbe dalle risorse e dalla realtà del sito, perché soltanto così si può tendere ad uno sviluppo sostenibile. È quello che si studia nella Società dei Territorialisti del Professore A. Magnaghi, dagli anni 80. Loro parlano di « progetto territoriale », perché non dobbiamo guardare soltanto il territorio rurale, ma anche quello che c’è intorno: le città con le quale comunica, le zone rurali che propongono altre risorse. Tutto deve funzionare insieme per ottenere uno sviluppo efficiente sul lungo termine. Nel nostro caso, dopo aver studiato l’Irpinia e proposto soluzioni di sviluppo partendo delle proprie risorse, dovremmo vedere quali legami manterrebbe l’Irpinia con le altre province, le altre città, e soprattutto con la metropoli napoletana. Ci vorrebbe un’analisi per mostrare cosa manca alla città e cosa manca alla campagna che si potrebbe risolvere con la collaborazione dei due ambiti. Cosa può fornire l’Irpinia a Napoli e cosa può fornire Napoli all’Irpinia ? Ancora una volta, non voglio pretendere avere capito tutto del territorio irpino e sapere meglio di voi quello che occorre fare sul territorio. Questo piccolo documento è un riassunto della mia tesi, che riprende le idee principali perché so che molti di voi erano curiosi di vedere cosa sarebbe venuto fuori dal mio lavoro. Spero di non avervi deluso. 31


3.4 Tante cose Grottaminarda.

da

fare

ancora

...


Concluderò dicendo che è un po’ difficile per me « terminare » questo lavoro della tesi perché so che ci sono ancora tante cose da cercare, da approfondire, da immaginare per il futuro dell’Irpinia a cui vorrei tantissimo partecipare. Spero di avere ancora l’opportunità di studiare questa terra. La critica che mi è stata fatta, quando ho presentato la mia tesi a Lione, è che ho cercato di applicare un modo di fare francese (il Piano Guida) in un contesto italiano, cosa non corretta, non così semplice. I professori mi hanno anche spiegato che, in Italia, le cose cambiano con piccole iniziative, dal basso, molto più spesso che con una pianificazione, una decisione dall’alto. Allora ho capito perché c’erano tante iniziative in Irpinia e credo che, col tempo ce la farete! Vi auguro buona fortuna.

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3.5 Trevico, top of the Campania !


Bibliografia Situazione regione campania Antonio di Gennaro & Agostino di Lorenzo, Una campagna per il futuro, edizioni Clean, Napoli, 2008, 175 pages. Antonio di Gennaro & Agostino di Lorenzo, La tutela del territorio rurale in Campania, edizioni Clean, Napoli, 2012, 95 pages. Antonio di Gennaro, Francesco P. Innamorato, La grande trasformazione, il territorio rurale della Campania : 1960-2000 , 125p, Clean Editions, Napoli, 2005. Renata Picone, Farmhouses in the Phlegrean Fields between archaeology and ar- chitectural palimpsest. A multi-disciplinary approach University of Naples ‘Federico II’, Department of Architecture, Napoli, 46p. Anna Maria Zaccaria, Politiche Territoriali : l’esperienza irpina, FrancoAngeli, Milano, 2008, 128p.

Situazion provincia di Avellino Teresa Colletta, Storia dell’urbanistica, Campania/III : centri dell’Irpinia, 1995, Edizioni Kappa, Roma, 116p. Toni Morano, La modifica del territorio e degli assetti urbani in Irpinia : l’influenza della via Appia, 2003, De Angelis, Avellino, 159p. Gabriella Pescatori Colucci, Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia, 1996, Sellino & Barra, Pratola Serra. Angela Cresta & Ilaria Greco, Luoghi e forme del turismo rurale : evidenze empiriche in Irpinia, 2011, Franco Angeli, Milan, 276p. Cristina Iterar, Storia dell’Urbanistica/Campania X : Ricostruzione-Rifondazione dei centri dell’Irpinia dopo i terremoti storici di epoca moderna : le politiche di intervento urbanistico, 2011, Edizioni Kappa, Roma, 247p. 35


3.6 Vista da Trevico, scendendo verso Vallata


Terremoti Luciano di Sopra, Il costo dei terremoti : Belice, Friuli, Irpinia : confronto dei modelli organizzativi per la ricostruzione, necessità di una normativa nazionale di prevenzione terziaria, 1992, Aviani Edizione, Tricesimo, 232p. Roberto Turino, L’Aquila, il progetto C.A.S.E, 2013, IUSS Press, Milan, 431p.

Progetto territoriale GAL Partenio et DIARC, Abitare il territorio. 1. Paesaggio e memoria: rivitalizzare i borghi, 2014, Corti & Neri, Avellino, 96p Regione Campania, PSR 2014-2020, 2014. http://www.agricoltura.regione. campania.it/PSR_2014_2020/pdf/PSR_20_ottobre_2014.pdf Xavier Guillot, Espace rural et projet spatial vol.3, 2012, Université de St Étienne, St Étienne, 268p. Bernard Kayser, La Renaissance Rurale : sociologie des campagnes du monde occidental, 1990, Armand Colin Éditeur, Paris, 316p.

Recupero dei borghi Angelo Verderosa, Borghi medievali http://issuu.com/verderosastudio/docs/borghi_ medievali?e=6496736/2635228 Angelo Verderosa, Il recupero dell’architettura e del paesaggio in Irpinia, 2005, De Angelis Editore, Avellino, 166p. Tavole dei progetti di Taurasi, Castelvetere sul Calore & Rocca San Felice : http://www.verderosa.it/projects/restauro/borgo-di-castelvetere/ Gabriella Caterina & Virginia Gangemi, L’università per Gesualdo, 1985, Liguori Editore, Napoli, 425p.

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