Testamento Biologico Sinisi a pag 4
Sport e Sicurezza
Cardarelli a pag 6
LA PROSPETTIVA
Sanità Parere Medico
Cardarelli a pag 15 Periodico Mensile Gratuito Rivista a cusa di “AVOC - onlus”
Anno 1 - 2011
N°1 Mese Novembre
Goccia dopo goccia... ... si formano gli oceani
Nasce “La Prospettiva” mensile dei cittadini per i cittadini
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Preghiera del Volontario Signore, fammi buon amico di tutti Fa che la mia persona ispiri fiducia a chi soffre e si lamenta a chi cerca luce lontano da Te a chi vorrebbe cominciare e non sa come a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, liberami dall’egoismo, perché Ti possa servire, perché Ti possa amare, perché Ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare
Amen
di Luciano De Clemente Presidente A.V.O.C. - onlus
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ono lieto di presentare ai lettori de “LA PROSPETTIVA”, rivista mensile che esprime le finalità della nostra Associazione Volontaristica Orizzonte Consumatori, il pensiero profondo e i veri, autentici intenti sulle opere di volontariato. Credo che sia di buon auspicio il connubio tra la nascita della nostra organizzazione associativa e la proclamazione dell’anno 2011, da parte del Parlamento Europeo, come “Anno del Volontariato”. Evento che desidero correlare come vessillo alle nostre iniziative. Il volontariato è certamente la più alta espressione di civiltà di un Paese, la testimonianza più eloquente che il sentimento umano di fratellanza, di generosità, alla fine, prevale su tutti gli egoismi. Senza contare poi che il tempo che doniamo a chi soffre ci rende umanamente più ricchi: ciò che riceviamo è molto di più di quanto crediamo di donare agli altri. Nel dare, infatti, scopriamo il meglio di noi stessi. Nonostante i costi ingenti che lo Stato sostiene, i servizi sociali sono in alcuni casi inefficienti e mancano di quel calore e di quell’umanità che spesso sono molto più efficaci di un servizio anonimo e burocratico. Come Presidente dell’AVOC, affermo che non basta venire incontro a chi si trova in difficoltà materiali; occorre al tempo stesso rispondere alla sua sete di valori e di risposte profonde. È importante il tipo di aiuto che si offre, ma ancor di più lo è il cuore con cui esso è dispensato. Che si tratti di microprogetti o grandi realizzazioni, il Volontariato è chiamato ad essere in ogni caso “scuola di vita” soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli ad una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta al dono gratuito di sé. Quanti volontari, nell’impegnarsi coraggiosamente per il prossimo, giungono a scoprire profondamente se stessi; di saper parlare al cuore di chi è in difficoltà e si pone al loro servizio sperimentando la gioia dell’amore disinteressato, che è fonte di vera ed intima felicità. Numerose iniziative e manifestazioni intraprese dall’AVOC si determinano in aiuti alla società e a valorizzare sempre più le tante forme di Volontariato, che rappresentano un fattore di crescita e di civiltà. Spesso i volontari suppliscono e anticipano gli interventi delle pubbliche istituzioni, alle quali spetta di riconoscere adeguatamente le opere nate grazie al loro coraggio e di favorirle senza spegnerne lo spirito originario. Con questi sentimenti, auguro ai nostri lettori, a tutti i nostri associati (che sono già tanti) e alle persone bisognose di intraprendere insieme un gioioso cammino intriso di solidarietà umana.
EDITORE A.V.O.C. - onlus C.ne Gianicolense, 88 Cap 00152 - Roma SEDE OPERATIVA E REDAZIONE Via Leonardo da Vinci, 80 Cap 00145 - Roma Tel. 392.4686231 - Mail: avoconlus@libero.it Anno 1 - n° 1 Autorizzazione del Tribunale di Roma n° XX/XXXX del XX/XX/XXXX DIRETTORE EDITORIALE
Luigi Cardarelli DIRETTORE RESPONSABILE
Massimiliano Giacomini PROGETTO GRAFICO
Luigi Cardarelli IMPAGINAZIONE
Luigi Cardarelli HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Luciano De Clemenete Antonio Cardarelli Pietro Sinisi Giorgio Sammarone Luana Rocca STAMPA
Tipografia Trullo srl Via Idrovore della Magliana, 173 - 00148 Roma TIRATURA: 10.000 Copie CREDITI FOTOGRAFICI
Luciano De Clemente Numero X - Ottobre 2011
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Luigi Cardarelli, Massimiliano Giacomini
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Aspettando un altro caso Englaro Il ruolo dei medici e del volontariato sanitaro
di Pietro Sinisi
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i Eluana si parlò tanto, e fu Lei, nel silenzio “assordante” del suo coma vegetativo, a lanciare un appello circa l’autonoma decisione, anche delegante, verbalmente o testamentaria, sulla scelta di vivere/non vivere quando il destino ci riserva un drammatico evento come quello dello stato cerebrale comatoso profondo e di certe particolari condizioni di pazienti anossici. A distanza di qualche anno, ricordiamo brevemente la vicenda della famiglia Englaro che scosse e divise l’Italia su opinioni etiche divergenti, coinvolgendo gran parte dei paesi esteri. Beppino Englaro, in qualità di genitore, iniziò a chiedere per via giudiziaria la sospensio-
Eluana Englaro (Foto Archivio)
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ne dell’alimentazione artificiale e delle terapie nei confronti della figlia Eluana che, a seguito di un incidente stradale, visse in stato vegetativo per 17 anni, fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale. La richiesta della famiglia di interrompere l’alimentazione forzata, considerata come un inutile accanimento terapeutico, scatenò notevoli dibattiti sui temi legati alle questioni di bioetica. Dopo lunghi iter giudiziari, l’istanza fu accolta dalla magistratura per mancanza di possibilità di recupero della coscienza, ed in base alla volontà della ragazza, prima dell’incidente, ricostruita tramite testimonianze. Diverse amiche intime della giovane riferirono che, nelle circostanze di un gravissimo incidente stradale che aveva coinvolto un amico rimasto in coma, Eluana aveva dichiarato che “sarebbe stato preferibile morire che sopravvivere privi di coscienza e volontà, completamente dipendenti dalle cure altrui, ammettendo anche di aver pregato affinché l’amico si spegnesse senza ulteriori sofferenze ed umiliazioni”. Dopo articolati passaggi giudiziari, scontri istituzionali, disegni di legge approvati e poi ritirati, si arrivò all’attuazione della sentenza di sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione forzata. Una equipe di circa quindici tra medici e paramedici, volontari ed esterni alla clinica, si dichiarò pronto ad attuare il protocollo terapeutico concordato con la famiglia Englaro, conformemente a quanto disposto in decreto dalla Corte d’Appello di Milano. Desidero sintetizzare il periodo cruciale del dramma. Al mattino del 6 febbraio 2009 l’equipe medica annuncia l’avvio della progressiva riduzione dell’alimentazione. Alle ore 14:00 il consiglio dei ministri approva un decreto legge per impedire la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione dei pazienti in stato analogo. In precedenza, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, aveva inviato una lettera al premier Silvio Berlusconi indicando forti perplessità circa l’ipotesi di intervenire per decreto sull’attuazione della sentenza e riserve sulla costituzionalità dello stesso, in risposta al premier che si era spinto ad affermare che Eluana Englaro “potrebbe, in ipotesi, anche generare un figlio” nonostante lo stato vegetativo permanente e la paresi. Alle ore 20:00 il consiglio dei ministri, riunito in sessione straordinaria, approva un disegno di legge con gli stessi contenuti del decreto rifiutato in precedenza. Tale disegno di legge viene immediatamente trasmesso al senato che si riunirà
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per discuterne in sessione straordinaria già lunedì 9 febbraio 2009 (normalmente il lunedì l’Aula di Palazzo Madama è chiusa). Durante la giornata molti commentatori e leader politici stigmatizzano lo scontro istituzionale in atto fra il governo e il Capo dello Stato: è il caos totale! La morte di Eluana Englaro è sopravvenuta alle 19:35 del 9 febbraio 2009. La notizia giunge in Senato mentre si stava discutendo il DDL n° 1369 in materia di alimentazione e idratazione. Alle 20:40 la notizia è stata confermata anche da Ines Domenicali, presidente della RSA nella quale Eluana Englaro era ricoverata. Il governo, di concerto con la presidenza del Senato e i gruppi parlamentari, in conseguenza di ciò, decide di ritirare il disegno di legge in cambio dell’immediata discussione del testo più articolato relativo al testamento biologico e alla disciplina dei casi di fine vita. La vicenda di Eluana Englaro alimentò in Italia un ampio dibattito, mediatico prima, politico-istituzionale poi, sui temi legati alle questioni di fine vita. Una parte dell’opinione pubblica, prevalentemente cattolica, si dichiarò contraria all’interruzione della nutrizione artificiale (mediante sondino nasogastrico), considerata equivalente all’eutanasia. Un’altra parte dell’opinione pubblica, prevalentemente laica, ma anche in ambienti vicini ad altre professioni religiose, si dichiarò favorevole al rispetto della ricostruita volontà della diretta interessata pur in assenza di un formale testamento biologico. Uno dei punti principali di divergenza nel dibattito riguardò la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione alla donna, ossia se considerarle alla stregua di un trattamento sanitario, e quindi una terapia, o alla stregua di un sostentamento vitale di base, e se la loro eventuale sospensione potesse essere effettuata da terzi in mancanza di una diretta ed esplicita volontà del paziente. Con l’A.V.O.C., oggi affrontiamo queste problematiche umane perché, il nostro statuto parla chiaro: le nostre opere di volontariato sono dalla parte del cittadino, della Persona con la “p” maiuscola; con tutte le sue esigenze di vita sociale e culturale in un contesto politico che dovrebbe essere più assistenziale.
Comunque, conoscendo varie drammatiche realtà, attraverso il prezioso ruolo di tanti assistenti sanitari volontari della nostra Associazione A.V.O.C. onlus, penso che un adeguato disegno di legge sul Testamento Biologico, debba considerare a fondo l’aspetto delle cure palliative. In particolar modo, una sicura e funzionale assistenza sanitaria, istituzionalizzata seriamente, derivante da uno studio approfondito delle terapie del dolore, e con il contributo operativo assistenziale dell’enorme tessuto sociale volontaristico che assume un ruolo rilevante e confortante negli ambienti sanitari, possa cambiare volto alla situazione attuale. Non tutte le persone sono capaci e pronte culturalmente ad affrontare e accettare le atroci sofferenze provocate da uno stato terminale, o comatoso, nel quale è scientificamente provato che il paziente avverte dolore psico-fisico. Eluana stessa ce lo dice quando parla di “sofferenze e umiliazioni”, evidentemente per lei, come per tanti altri, insopportabili. Premesso ciò, poniamoci delle semplici domande: quanti di noi sceglierebbero di “staccare la spina” se fossimo sicuri di essere assistiti senza tormenti e con grande sensibilità ed etica professionale da parte degli Operatori Sanitari? Non pensiamo, poi, che queste opportunità, avulse da accanimento terapeutico, ci farebbero scegliere di prolungare la nostra esistenza da infermi con una certa serenità, fino alla incontrollabile dipartita? E non immaginiamo che questi umani accorgimenti, eviterebbero ai medici l’imbarazzante e drammatico compito di agire in contrapposizione con la deontologia medica e contro lo spirito di missione che sensibilizza gli stessi a difendere la vita in ogni caso? Osserviamo dunque, come Il dramma di Eluana ci esorta a rivedere le molteplici sfaccettature che ruotano intorno a questa storia anche in senso ontologico, oltre che sanitario. Allora, cosa si aspetta per organizzare tutto al meglio: altri decreti attuativi? Altri scontri istituzionali? Oppure, aspettiamo un altro caso “Englaro”? Concludo associandomi al dolore di Beppino Englaro e di tutti i genitori che non hanno rivisto più il sorriso dei loro figli. Pablo Neruda scriveva: «Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l’aria, ma non togliermi il tuo sorriso.»
TESTAMENTO BIOLOGICO, DISEGNO di LEGGE IN SETTE PUNTI (ANNO 2009) La Fondazione Umberto Veronesi ha presentato il disegno di legge sul testamento biologico, iniziativa che l’ex ministro alla Sanità aveva anticipato nelle scorse settimane. Il testo si compone di sette punti. I primi due riguardano il diritto del malato all’informazione e al ‘consenso informato”. Il terzo afferma che il medico deve rispettare la volontà espressa nel testamento biologico, qualora il paziente non sia in grado di esprimersi. Quarto punto: con uno scritto olografo o con un atto pubblico ciascuno può esprimere la volontà di essere, o non essere, “sottoposto ad alcun trattamento in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile o invalidante o in caso di malattia che costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione”. Infine, si parla della designazione di un fiduciario che verifichi il rispetto della volontà del paziente, e si attribuisce, in caso di contrasto, la soluzione del conflitto al Comitato etico della Asl competente. Per Veronesi, promotore dell’iniziativa, il testamento biologico è “atto di civiltà che va nella direzione delle libertà individuali”. Per l’avvocato Maurizio De Tilla già il primo annuncio del progetto “ha suscitato oltre mille risposte di persone interessate, che da settembre potranno adottare la dichiarazione”. Si prevede anche un registro delle adesioni, in modo che in mancanza di indicazioni dirette i medici possano conoscere la volontà del paziente. All’incontro erano presenti rappresentanti delle confessioni ebraica, buddista, islamica e monsignor Marcelo Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia per le Scienze. Sorondo si è detto contrario a ogni accanimento terapeutico, ma ha precisato come nel caso, ad esempio, di pazienti in stato neurovegetativo mantenuti in vita con alimentazione e idratazione artificiale, la posizione della Chiesa sia comunque per la prosecuzione di quella assistenza al malato, che non configuri tale accanimento. In effetti, i disegno pone alcuni punti delicati. I “trattamenti permanenti con sistemi artificiali” che permetterebbero la rinuncia a ogni terapia, non sono anche gli stati neurovegetativi? Ma idratazione e alimentazione, secondo un parere del Comitato nazionale di bioetica, non sono atto medico, bensì assistenza di base, e dunque atti dovuti al malato. E ancora, accetteranno, i medici, di adeguarsi ai “testamenti biologici” come semplici esecutori? L’intento della Fondazione è l’affermare una unanimità laica e religiosa sull’argomento. In realtà, se il testo arriverà in Parlamento è probabile sia oggetto di non poche polemiche. Anche perchè, ha dichiarato una settimana fa Marco Cappato a nome dell’Associazione Luca Coscioni, anche il disegno Veronesi “va visto nell’ottica di un processo che prima o poi dovrà portare a una legge sull’eutanasia”.
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La sicurezza dei nostri figli è in pericolo durante la loro attività sportiva?
di Luigi Cardarelli
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er i nostri figli vivere o morire è questione di centimetri. “La Prospettiva” inizia da questo mese una campagna pro sicurezza che vuole partire proprio tutelando quello che è il nostro bene più grande: i bambini. Analizziamo quindi il divertimento, la parte ludica della loro vita, prendendo in considerazione quello che ancora viene definito il gioco più bello del mondo, il calcio. Pensando a questo argomento, ci tornano in mente le parole di una mamma straziata, che vide uscire suo figlio sorridente con la borsa da calcio in mano e che rientrò a casa insieme al marito con la sola borsa, senza il suo bambino, per colpa di chi? Per colpa di cosa? Sembra per colpa di un iner-
nostro, lasciatecelo dire, ancora ne ha molta di strada da fare per diventare quello che tutti ci immaginiamo e sogniamo. Abbiamo incaricato un nostro collaboratore di andare in giro per i campi di Roma e verificare quelle che sono le reali condizioni degli impianti dove mandiamo ogni giorno ad allenarsi i nostri figli. Le foto parlano da sole. Non c’è bisogno di commentare un albero centenario a nemmeno mezzo metro dalla linea laterale, allo stesso modo non riusciamo a trovare le parole nel vedere pali di ferro a ridosso del campo e panchina fatiscenti fatte di lamiera. Anzi, una parola l’abbiamo trovata alla fine del nostro giro per i campi: sdegno.
te, statico rubinetto per l’irrigazione, fermo a pochi centimetri dalla linea laterale che delimita il terreno di gioco, e non per negligenza della società o dei fiduciari che vanno in giro per conto del Comitato Regionale a controllare la regolarità degli impianti sportivi. È proprio vero, tutto il mondo è paese, ma il
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Santa Sede Cardinale Velasio De Paolis
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n momento di gioia e felicità per tutto il paese. Così è stata vissuta la nomina a cardinale di sua eminenza Velasio De Paolis dai suoi concittadini di Sonnino, paese di settemila anime arroccato sui Monti Ausoni, in provincia di Latina. Per i sonninesi è rimasto sempre “padre” Velasio, che conserva l’umiltà di chi ha sempre lavorato al servizio della Chiesa, indipendentemente dal titolo ecclesiastico. Poche settimane fa ha lasciato la guida della Prefettura degli Affari economici (una sorta di Corte dei conti) per raggiunti limiti di età e ricopre attualmente il ruolo di delegato per la Congregazione dei Legionari di Cristo, nomina decisa direttamente dal Papa. Si aspettava la nomina a cardinale? Che sensazioni ha provato durante il concistoro dello scorso 20 novembre? «L’ufficio da me ricoperto ha avuto in passato dignità cardinalizia, dunque la nomina non è stata una sorpresa ma la conclusione di un percorso che era nelle leggi della chiesa. Durante la cerimonia c’è sem-
pre un po’ di tensione, ci sono tante cose da preparare e cose che non vanno come vorresti. Ma immediatamente subentra la fase di riflessione che ti porta al di là di ciò che si può constatare come fatto umano. La gioia del riconoscimento viene mitigata dal senso della responsabilità. Come mi ha scritto un mio confratello: non devi onorarti della porpora ma tu devi onorarla». Qual è la missione di un cardinale oggi? «Istituzionalmente i cardinali rappresentano il Senato del Papa, con il compito di coadiuvarlo nel governo della chiesa universale, oltre naturalmente ad eleggere il nuovo Papa nel conclave. La funzione essenziale è la stessa ma la chiesa è cambiata sotto molti aspetti ed anche il modo di governarla: il Papa non è isolato e sente lui stesso il bisogno di consultare il corpo collegiale rappresentato dai cardinali in una chiesa cattolica universale e aperta al mondo». Lei ha conosciuto sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, quali sono le differenze tra i due? «È difficile rispondere ad una domanda del genere. Giovanni Paolo II ha cominciato in età giovanile con entusiasmo e durante anni difficili. Benedetto XVI, già molto attivo nel precedente pontificato, è stato eletto più tardi. Credo che il suo pontificato sia caratterizzato dalla cultura e dalla formazione: è un Papa professore e teologo, interessato al rapporto tra cultura e fede e preoccupato di far accettare la chiesa nel suo fondamento di razionalità. La sua è una dimensione più orientata alla catechesi, non a caso ha creato un dicastero per la nuova evangelizzazione per far sì che la massa di cristiani che non pratica venga a risvegliarsi e conosca la propria fede». Spesso dal Vaticano è stata denunciata una campagna denigratoria, contro la chiesa ed in particolare contro il Papa, messa in atto da molti giornali, non solo italiani. Qual è il suo parere? «Non è un fatto nuovo ed è una cosa che non mi meraviglia. La realtà ecclesiale può essere capita solo da chi ha il cuore sgombro: se non si hanno cuore libero e intelligenza profondamente onesta, se non c’è simpatia interiore verso una realtà questa rimane oscura. La chiesa è una realtà soprannaturale, nella misura in cui l’orizzonte della cultura è secolarizzazione, immanentismo e negazione del divino, come è possibile comprendere la chiesa? Stranamente ecco che viene considerata oscurantista, ma il progetto della chiesa è molto più luminoso del progetto dei razionalisti che cadono nel nichilismo. Credono di avere il dominio della ragione ma questo orizzonte è così ristretto e breve da non permettere di cogliere neanche il sole che spunta all’orizzonte».
Il Cardinale Velasio De Paolis (Foto Archivio)
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Antonio Cardarelli “La Provincia Quotidiano Latina” LA PROSPETTIVA
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Il “cerca lavoro� di AVOC - onlus 07/07/11 - Centro Impiego di Monterotondo cerca 10 venditori a domicilio, a distanza ed assimilati
07/07/11 - Articolo 1 : 35 nel settore delle telecomunicazioni
Per consegnare le proprie candidature recarsi entro il 15/07/2011, presso uno dei Centri Impiego di Roma e Provincia
Verranno asunti direttamente dall’azienda: 5 responsabili marketing 10 operatori telesellineg 10 operatori telemarketing 5 consulenti commerciali 5 operatori di retention
07/07/11 - Centro Impiego di Monterotondo cerca 10 venditori a domicilio, a distanza ed assimilati
07/07/11 - Articolo 1 : 35 nel settore delle telecomunicazioni
Per consegnare le proprie candidature recarsi entro il 15/07/2011, presso uno dei Centri Impiego di Roma e Provincia
Verranno asunti direttamente dall’azienda: 5 responsabili marketing 10 operatori telesellineg 10 operatori telemarketing 5 consulenti commerciali 5 operatori di retention
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Rubrica a cura di AVOC - onlus
Crisi delle famiglie italiane: diamo un taglio a questo “Nodo Gordiano”
di Luigi Cardarelli
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orse fece bene Alessandro Magno che, con un taglio netto di spada, risolse il famoso “Nodo Gordiano”. Forse dovremmo prendere esempio da Alessandro e dare un taglio netto a questa crisi che sta letteralmente sotterrando le famiglie italiane, in particolare quelle romane e della provincia. Le cifre sono spaventose: si parla di un indebitamento medio di circa 27mila Euro, derivanti dall’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti personali per l’acquisto di beni mobili, dal credito al consumo e dai finanziamenti per la ristrutturazione dei beni immobili. Logicamente (e siamo sarcastici per chi non l’avesse capito) le famiglie interessate sono quelle a reddito medio-basso. Chi è il colpevole o qual è la causa di tutto questo terremoto che ogni giorno colpisce le famiglie? Se andiamo a ritroso nel tempo, fino al 31 dicembre del 2001, cosa ci torna in mente? È stata la data di introduzione dell’Euro, la moneta unica europea che, inesorabilmente, ha incrementato l’indebitamento medio delle famiglie del 131%. Tutto è stato scaturito da un aumento spropositato dei prezzi di acquisto delle materie prime che hanno, a cascata, colpito tutta la filiera, fino ad arrivare al consumatore finale che si è trovato improvvisamente a pagare 1,00 Euro un oggetto che prima avrebbe pagato 1.000 Lire. Aggiungiamo a questo la crisi economica, l’aumento delle tasse e la fortissima carenza di lavoro (e quando c’è spesso i salari sono ridotti al minimo) e cosa si ottiene? Un vero e proprio tunnel senza luci e senza fine. Buio, buio totale. Un buio che le famiglie attraversano ogni giorno con mille difficoltà e che si traduce nel fatto di arrivare a fine mese senza nemmeno i soldi per acquistare il pane. Questo momento di instabilità economica si riflette anche sui mercati che sono sempre in forte ribasso. Basti pensare alla quotidianità della gente comune o meglio di chi vi scrive: non si va più al bar la mattina a prendere un caffè con un cornetto, non si va più a pranzo fuori e tanto meno Numero X - Ottobre 2011
a cena, difficilmente si riesce ad andare in vacanza senza dover fare un… finanziamento! Ed ecco che non si va più al cinema, a fare la “spesa grande” ma si acquistano generi alimentari di prima necessità giornalmente. Anche per l’abbigliamento la stessa cosa: si passano vestiti tra fratelli o cugini, si cerca insomma di tirare la cinghia il più possibile. È in questo modo che il commerciante non ha più la clientela di una volta e si trova a dover fare a meno di forza lavoro per permettere alla sua famiglia di trovare a fine mese quei soldi per poter vivere, sempre facendo i conti con iva, tasse, aliquote, inps, inail, camera di commercio, e chi più ne ha più ne metta. Nel nostro Paese, rispetto alla media in Europa, i redditi ed il costo della vita viaggiano su corsie opposte. Se da un lato i redditi in Italia sono più bassi, in media, del 35% rispetto al resto d’Europa, i prezzi invece sono più alti. In pratica, spendiamo giornalmente quasi l’84% del nostro reddito, a fronte di stipendi realmente troppo bassi. Tutto questo può essere riassunto facendo un paragone: un lavoratore dipendente in Italia percepisce circa 1.400 Euro contro i 2.500 di un suo stesso grado in paesi come la Gran Bretagna o la Germania. Questo secondo noi è una differenza troppo grande che spiega come, tolte le spese per “vivere”, un lavoratore italiano non possa concedersi praticamente niente di quello che alcuni anni fa era pura e semplice normalità. Noi cerchiamo di vedere questa cosa in “Prospettiva”, cerchiamo di capire perché il cittadino ogni giorno grida “basta!” ma non viene mai ascoltato. Il futuro non si preannuncia roseo se non si inizia a prendere una posizione, va fatto qualcosa di serio e di concreto e va fatto in fretta, con la consapevolezza che non può e non deve esistere il ricco e il povero, ma che si torni a quando con 1 milione e mezzo al mese eravamo tutti dei sognatori e ci potevamo permettere piccole cose che rendevano al vita più allegra, come fare un regalo a nostro figlio, a nostro nipote o alla nostra amata.
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a cura dell’on. Mario Brozzi
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a sempre lo sport si regge su valori che gli sono intimamente connessi e che perciò lo rendono credibile e prezioso per la formazione integrale della persona e per la sua valenza pubblica e civile. Lealtà, rispetto di sé e dell’altro, spirito di squadra, temperanza, capacità di affrontare sacrifici, prove e sconfitte, senso della legalità, scoperta di sé, delle proprie potenzialità e dei propri limiti, sincerità, capacità di mettersi in gioco, di decidere in emergenza, formazione della coscienza, sono tutti valori morali che l’ambiente sportivo coltiva e trasmette dal proprio interno. Il mondo dello sport è attraversato da processi di profondo mutamento legati alla dimensione professionale dell’attività sportiva che spesso comporta fenomeni di esasperazione della prestazione. Una tale trasformazione, insieme a certe logiche di mercato, ha sicuramente un forte impatto a livello di riflessione etica. In particolare, occorre notare che il processo di profonda trasformazione che sta investendo il mondo dello sport, lo sta portando da una pratica volontaristico/dilettantistica a una di carattere marcatamente tecnico/ professioni-
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stico: la prestazione gratuita dello sportivo dilettante cede il passo a quella remunerata dello sportivo professionista; l’organizzazione su base volontaristica è sostituita da quella fondata su competenze tecniche e professionali; e a fianco dell’etica inclusiva della mutualità si affianca quella competitiva degli affari. La legislazione italiana è ferma al 1996. La prima legge fatta sul tema risale al 1950, legge 28/1/1950 n. 1055, la quale fu corretta e integrata dalla legge 26/10/1971 n.1099 “Tutela sanitaria delle attività sportive” e dal D.M. 5/7/1975 “Disciplina dell’accesso alle singole attività sportive”. Nel 1982 uscì la legge ancora vigente, il D.M.18/2/1982 con norme integrative del D.M.28/2/1983, “Norme per la tutela della attività sportiva agonistica e non agonistica. Nel 1996 il Ministero della Sanità, per uniformare il comportamento delle Regioni, ha emanato la circolare 18/03/1996 n. 5004, “Linee guida per un’organizzazione omogenea della certificazione di idoneità alla attività sportiva agonistica”. Nel parlare di certificati medici in ambito sportivo la legge ancora fa distinzione tra attività fisica non agonistica e agonistica. La visita medica per attività sportive non agonistiche viene effettuata di norma dal medico di base, il quale deve rilasciare semplicemente il relativo certificato di “stato di buona salute” in seguito ad una visita da lui effettuata; il certificato di idoneità alla pratica agonistica è, invece, specifico per lo sport praticato e rilasciato dal medico sportivo. Mentre il ragazzo che pratica sport a livello agonistico è sottoposto costantemente a visite mediche specialistiche, il ragazzo che pratica la “semplice” attività sportiva è lasciato al solo buon senso delle famiglie e questo è un aspetto che la Certificazione vuole cambiare. Si deve creare una medicina “patrizia per tutti”, che miri alla prevenzione di molte importanti patologie che possono presentarsi in età adulta e ad eliminare dal mondo dello sport quelle inspiegabili morti improvvise.
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a cura del dottor Scipione Rossi Direttore UOC di Microchirurgia Oculare dell’Ospedale San Carlo di Nancy
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arliamo di chirurgia rifrattiva, ne discutiamo con il dottor Scipione Rossi di Roma, membro del consiglio direttivo della società italiana della cataratta e chirurgia refrattiva (AICCER ) e direttore della UOC di microchirurgia oculare all’Ospedale San Carlo di Nancy a Roma.
dell’occhio operato. La profondità dell’ablazione del laser varia in funzione della miopia da eliminare e dell’ampiezza della zona da trattare».
Prof. Rossi, in cosa consiste la chirurgia rifrattiva con il laser ad eccimeri?
«L’azione del laser dura mediamente da una decina di secondi a qualche minuto a seconda dell’entità del difetto. La parte più lunga è la preparazione del paziente (es: gli esami pre operatori, la vestizione, ecc.) e la parte della preparazione dell’occhio (rimozione dell’epitelio con le diverse tecniche) che richiedono un po’ più tempo. Dopo la preparazione del paziente, nell’occhio da operare,si instillano delle gocce di collirio anestetico, tali da addormentare la cornea per tutta la durata dell’intervento. Durante l’intervento si avrà, sull’occhio, una sensazione di contatto e/o di pressione dovuta all’azione chirurgica, ma non dolore - ci spiega il Prof. Scipione Rossi, direttore della UOC di microchirurgia oculare all’Ospedale San Carlo a Roma - che puntualizza anche come oggi grazie alla sicurezza dei trattamenti laser, gli interventi possono essere eseguiti anche contemporaneamente sui 2 occhi. Dopo ogni tipo di chirurgia è importante seguire alla lettera le istruzioni del medico. Nei giorni successivi si potrà riprendere la propria attività lavorativa, ma molti medici consigliano qualche giorno di riposo. Si raccomanda inoltre di evitare esercizi impegnativi per almeno una settimana, per non traumatizzare l’occhio ed interferire sulla guarigione. È importante non stropicciarsi gli occhi, per non interferire negativamente sul processo riparativo. La terapia medica prevede l’utilizzo di antibiotici, antinfiammatori e lacrime artificiali».
«Nella chirurgia refrattiva con il laser ad eccimeri una serie di impulsi laser rimuovono il tessuto corneale per “rimodellare” la superficie della cornea. Il trattamento laser può affrontare in genere tutti i difetti (Miopia, Astigmatismo, Ipermetropia) ma dipende dall’entità del difetto e dalla conformazione della cornea. In alcuni casi il trattamento laser non può essere risolutivo, soprattutto nelle miopie ed ipermetropie elevate o in altri quadri più complessi. Durante il trattamento si percepisce un rumore intermittente. Il chirurgo ha il pieno controllo sul laser e può interrompere il trattamento in qualsiasi momento. Inoltre l’immagine dell’occhio è memorizzata da uno speciale dispositivo all’infrarosso (eyetracker) e il fascio del laser segue sempre anche i più piccoli movimenti dell’occhio. In questo modo il trattamento laser è sempre centrato sulla cornea. Sapere che il laser può compensare i movimenti involontari dell’occhio dà molta serenità al paziente che affronta la chirurgia. Gli impulsi del laser rimuovono il tessuto corneale in modo del tutto indolore. A fine intervento la cornea ha un nuovo profilo, che normalizza l’occhio dal punto di vista rifrattivo». Quali motivazioni spingono un paziente a ricorrere alla chirurgia rifrattiva? «Il desiderio di avere una “visione naturale”, eliminare la dipendenza dagli occhiali, soddisfare esigenze psicologiche od anche estetiche per professioni nelle quali l’immagine è importante». Secondo la sua esperienza qual è il candidato ideale per la chirurgia rifrattiva? «La chirurgia refrattiva non è per tutti! Bisogna valutare attentamente tutti gli aspetti anatomici e funzionali degli occhi. In seguito si valuta l’entità dello spessore corneale da eliminare con l’azione del laser, il quale deve rimanere entro determinati limiti per non compromettere la salute
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È vero che l’intervento dura pochi secondi?
Poniamo al dr. Scipione Rossi di Roma un’ultima domanda: è importante per il paziente che vuole affrontare questo tipo di intervento avere informazioni precise? «Un paziente ben informato è il miglior paziente. Quindi, se si sta considerando l’eventualità di sottoporsi a qualsiasi tipo di correzione chirurgica del difetto visivo, è molto conveniente consultare un oculista esperto in questo settore che giudicherà la fattibilità di una correzione chirurgica e consiglierà la tecnica migliore illustrando i vantaggi e gli inconvenienti di ogni tecnica. Infatti esistono sempre novità tecnologiche in questo settore, come ad esempio il laser a femtosecondi o l’ablazione personalizzata che un chirurgo rifrattivo aggiornato è in grado di consigliare al proprio paziente».
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Parliamo di Sicurezza sul lavoro ex Legge 626/94 ora D.L. 81/2008
di Giorgio Sammarone
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urtroppo questo argomento desta l’attenzione dei media soltanto quando accade qualche fatto eclatante (vedi Thyssen Group). Vengono ormai quasi taciute le oltre 900 persone che ogni anno sono vittime sui luoghi di lavoro, persone alle quali si riserva un trafiletto con caratteri decisamente inferiori agli ultimi gossip su Fabrizio Corona, Belen, o all’ultima lite tra questo o quell’altro personaggio famoso. Peraltro il numero ufficiale sarebbe ben più alto se si tenesse conto di fattori che più avanti vi andrò ad elencare, per non parlare poi dell’esorbitante numero degli infortuni sul lavoro, dato che risente ancora di più di tutto il “sommerso” derivante dal fatto che, come è facile immaginare, gran parte dei lavoratori in nero si guardino bene, all’atto dell’infortunio sul lavoro, di denunciarlo come tale. Ancora oggi, nel 2011 e dopo l’emanazione di precise e pressanti direttive da parte dell’unione europea, si ha la difficoltà a far passare, nella maggior parte delle aziende, una reale strategia di prevenzione, ma vi garantisco, e chi vi scrive è nel campo da oltre 10 anni, e che è altrettanto difficile convincere i lavoratori di quanto sia opportuno far valere ed esercitare i propri diritti su questo tema. Per molte aziende purtroppo la sicurezza sul lavoro è solo una voce di costo, una cosa da fare “perchè và fatta” ma sempre attenendosi al profilo minimo. Di conseguenza, spesso, anche tutti gli attori che vi partecipano, a cascata, sviliscono quelli che sono i dettami e le buone intenzioni di una Legge che, seppur migliorabile, se ben applicata garantirebbe una drastica riduzione dei numeri sopra descritti. Quali sono i principali soggetti coinvolti nella sicurezza sul lavoro? L’azienda - il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (nominato dall’azienda); Il medico competente (nominato dall’azienda); Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (nominato dai lavoratori) e, spesso vengono omessi ma andrebbero invece messi al primo posto, i lavoratori stessi. Nel prossimo numero cercheremo di spiegarvi, illustrandovi le attribuzioni di tutti i soggetti sopra riportati, quali sono, a nostro modo di vedere e per l’esperienza che abbiamo fino ad oggi maturato, i meccanismi per i quali questa Legge, nei vari passaggi, viene frequentemente a perdere d’efficacia. 16
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Parte da Bruxelles la campagna per l’Anno europeo 2011, dedicato al volontariato. Sotto lo slogan “Volontari! Facciamo la differenza!”, la Commissione europea ha presentato le molteplici iniziative previste che prendono il via già oggi e metteranno in luce il lavoro ormai indispensabile dei 100 milioni di volontari attivi in Europa. Da un’indagine Eurobarometro del maggio 2010 risulta che 3 europei su 10 dichiarano di essere impegnati nel volontariato: un’attività che produce vantaggi per l’intera società e i singoli. Il volontariato permette infatti di acquisire conoscenze, mettere a frutto le proprie capacità e ampliare le proprie reti sociali, portando spesso a nuove opportunità di lavoro sociale.
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i stima che il volontariato contribuisca al prodotto interno lordo per un 3-5%. Inoltre, un recente studio ha dimostrato che per ogni euro speso per sostenere l’attività dei volontari le organizzazioni hanno ricavato un rendimento medio compreso tra tre e otto euro. Nella sola Italia ci sono 3 milioni di volontari e oltre 30mila organizzazioni non profit, per un totale di 700mila addetti. Uno degli obiettivi dell’Anno, che gode di un budget di 8 milioni di euro, sarà avvicinare il maggior numero di nuove persone al volontariato, in particolare i giovani, anche grazie all’attrattiva di programmi di scambio come il Servizio volontario europeo. Gli altri obiettivi delineati dalla Commissione, di concerto con l’alleanza di ong che ha promosso fin dall’inizio l’istituzione dell’Anno, riguardano la riduzione degli ostacoli amministrativi e burocratici al volontariato; il conferimento di maggiore autonomia e responsabilità alle organizzazioni di volontariato e il miglioramento della qualità del servizio; premiare e riconoscere le eccellenze nel volontariato e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del settore. A questo scopo, la Commissione incoraggerà lo scambio di buone pratiche tra gli stati membri e le organizzazioni di volontariato, con particolare attenzione alla formazione dei volontari, all’accreditamento e alla certificazione della qualità del servizio e a un collegamento efficiente ed efficace tra i potenziali volontari e le op-
portunità di prestare servizio. La Commissione incentiverà anche la costituzione di nuove reti di organizzazioni per favorire gli scambi transfrontalieri e le sinergie tra le organizzazioni di volontariato e altri settori, come ad esempio le imprese. Nel corso del 2011 saranno anche promossi centinaia di eventi, attività, progetti, sia a livello nazionale che comunitario. Tra questi è previsto un road-show che, nell’arco dei 365 giorni, toccherà tutti i 27 paesi dell’Unione, a cominciare dal Belgio, e nel quale i volontari provenienti da tutta l’Unione presenteranno le loro esperienze e incontreranno politici e cittadini. Prevista anche la creazione di servizi giornalistici audio e video realizzati da 27 reporter volontari sull’attività di 54 organizzazioni di volontari. A fine 2011, questi contenuti saranno utilizzati per un documentario televisivo. Verranno infine organizzate quattro conferenze tematiche: la prima, l’8 gennaio a Budapest, sul riconoscimento del volontariato; una seconda in primavera sul contributo del volontariato alla società; una terza a ottobre sul tema dell’autonomia e della responsabilità delle organizzazioni di volontari; infine, a dicembre, la conferenza conclusiva sulle sfide future.
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PAOLO PERRONI Responsabile ARVAS del GOL 5 “Policlinico Umberto I”
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Domanda: Come posso avere l’esenzione al Ticket? Alessandra Nanni - Roma
Domanda: Come posso ottenere l’esenzione al pagamento della Nettezza Urbana? Antonio Guzzi - Roma
Risposta: Il ticket in sostanza è la quota a carico degli assistiti del servizio sanitario nazionale, per l’acquisto di medicinali e per alcune prestazioni mediche. Quando il tuo Medico di famiglia è impegnato nella prescrizione, richiedi il codice di esenzione per condizione reddituale, lo rileverà tramite i sistemi regionali, te lo comunicherà e lo indicherà sulla ricetta. Bisogna però essere presente negli elenchi di esenzione.
Risposta: Le richieste per le agevolazioni sociali, esenzione totale o parziale, sono gestite dalla società Aequa Roma S.p.A. È possibile inoltrare le richieste presso gli sportelli di Aequa Roma Via Ostiense 131/L (per Roma) e Piazza Quarto dei Mille (per Ostia). Lun-Gio 9.00 - 16.00 Ven 9.00 - 13.00. Via fax al numero 06.57131660. Per posta all’indirizzo Via Ostiense 131/L - 00154 Roma intestando la comunicazione a Comune di Roma - Dipartimento II presso Aequa Roma. Oppure presso i CAAF convenzionati.
Domanda: Dopo aver compilato il censimento 2011, dove lo devo consegnare? Elisa Altobelli - Roma Risposta: È possibile riconsegnare il censimento debitamente compilato dal 10 ottobre, utilizzando la busta ricevuta con il questionario, presso gli Uffici postali o nei Centri di Raccolta allestiti dai Comuni. In questi ultimi, se necessario, si potrà ricevere assistenza per la compilazione. È possibile consultare l’elenco dei Centri di Raccolta sul sito internet www.censimentopopolazione.istat.it
Domanda: Non mi è chiaro come e dove fare la raccolta differenziata Arianna Cosentino – Roma Risposta: Ci sono a Roma 33mila contenitori stradali: bianchi per la raccolta di carta, cartone e cartoncino e blu per i contenitori in vetro, plastica, metallo. Inoltre, ci sono anche 45mila cassonetti verdi per i materiali non riciclabili.
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Rubrica di cronaca, attualità, politica e territorio I VERI INDIGNATI? I ROMANI!
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oveva servire come esempio, doveva essere una manifestazione pacifica, doveva rimanere nella memoria per il numero di partecipanti, di colori, di canti e di balli. Invece quello che è rimasto è solo fumo, distruzione e vandalismo. A farne le spese è ancora una volta Roma e i cittadini romani, paralizzati, inerti di fronte a tanta violenza. Questa è la cornice di come si è sviluppata la manifestazione tenutasi a Roma il 15 ottobre, iniziata in maniera pacifica e sfociata poi in atti di guerriglia urbana. Decine di migliaia erano le persone scese per le strade di Roma e pronte a dar voce a tutta la loro indignazione, un bagno di folla che ha letteralmente paralizzato la capitale. New York, Atene, Madrid, sono solo alcune delle città dove, nello stesso giorno, altre persone hanno manifestato per questa che è stata definita una mobilitazione globale. A Roma il corteo parte alla 14:00 da piazza della Repubblica direzione via Cavour. A pochissimi minuti dall’inizio, si unisce in coda il corteo degli studenti partito da piazzale Aldo Moro e cosa peggiore, si inizia ad intravedere qualche persona incappucciata ed a leggersi qualche scritta sui muri poco confor-
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tante. Inizia subito a circolare la voce di vetrine infrante, cassonetti e auto dati alle fiamme, la protesta violenta è solo iniziata. È il preludio a quello che succederà da lì a poche ore. Non gli è bastato saccheggiare, prendere di mira automobili e vetrine, hanno incendiato la sede di via Labicana del Ministero della Difesa, hanno distrutto tutto, perfino una statua della Madonna e un Crocifisso all’interno di una chiesa. La situazione è presto diventata insostenibile, sfociando in guerriglia urbana a tafferugli che hanno avuto il loro punto di maggior risalto in piazza San Giovanni dove gli incappucciati sono riusciti a dar fuoco ad un cellulare dei carabinieri. Questa “frangia marcia” della nostra società era così ben organizzata da resistere a tutti gli attacchi da parte delle forze dell’ordine, anche se a nostro avviso, troppo lievi! Quando cala la sera per le strade romane non resta che tantissima devastazione. Bisogna ripulire, si mettono all’opera gli operatori ecologici dell’AMA che cercano di far tornare alla normalità una città colpita nel profondo, alla quale sono stati arrecati milioni di Euro di danni. Luigi Cardarelli
NOI BOCCIAMO I MEZZI PUBBLICI
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utte le associazioni volontaristiche si battono per una società migliore; una qualità della vita che dia il giusto rapporto al tempo che viviamo, riconoscendo, nel mondo moderno, un determinato sviluppo a misura d’uomo. Nella “forma mentis” che il Volontario ha, vi è uno spirito d’osservazione che vede e riscopre quotidianamente i valori immensi della Persona e del rispetto per essa. Per questo motivo, non riesce ad ignorare ciò che accade in città. Parliamo di Roma. Il trasporto pubblico è la prima immagine che una città rende di se. Ma oltre a questa immagine, si denota anche quanto rispetto si riserva ai cittadini e ai turisti. Vi invitiamo a fare un giro per Roma con i cosiddetti mezzi pubblici: scoprirete perché molti usano l’auto. I bus ai capolinea non partono se il mezzo non è colmo di persone che, all’interno, si ritrovano pressati l’un l’altro, e che lungo il percorso impediscono inevitabilmente la salita ad altri utenti; con la sconfortante sensazione di essere un capo di bestiame senza alcun valore umano, benché, un certo rispetto è dovuto anche a questi poveri animali! Senza contare, poi, cosa succede nei giorni
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di pioggia. Molti lo sanno: si rimane ammassati sotto le pensiline, sperando che un bus ci porti al nostro lavoro, anche spingendo e strattonando per guadagnarsi cinque miseri centimetri quadrati di posto. I conduttori, oramai, sembrano totalmente assuefatti a tali condizioni che non si accorgono di aver perso il senso etico del loro lavoro, e che lo stipendio percepito mensilmente deriva proprio da quella gente che sale e scende dai bus, senza avere un servizio degno di una “città moderna”. Ma quel che è peggio, che ci fa veramente male, è l’indifferenza dell’azienda che crede di offrire il massimo solo perché ha istituito servizi su internet che danno una visione teorica, una sorta di guida immaginaria ai passeggeri urbani, su una realtà folle non conforme alle pagine web. Anche questo osservare, monitorare la vita in città è compito del Volontario. E noi dell’AVOC lo facciamo e lo faremo sempre per puntare il dito su certe situazioni disumane e incivili, non per mera critica, ma per poter mettere a disposizione nostri progetti logistici, pensati da volontari tecnici, che cambierebbero volto all’ATAC e a Roma. Pietro Sinisi
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METRO C FUORI DAL TUNNEL?
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tanto per cambiare “ritardo” è la parola chiave non solo del trasporto romano, ma anche dei lavori per la terza linea metro iniziati nel 2006. Non sbalordisce il fatto che i tempi previsti inizialmente per il 2018 non saranno rispettati. I motivi possono essere molteplici, ma adeguandoci a quella fornita da Metro Roma il problema è che “per le tratte da Fori Imperiali/Colosseo e Clodio/ Mazzini bisogna attendere la conclusione della progettazione definitiva e l’approvazione e finanziamento del Cipe e quindi ogni ipotesi temporale è allo stato impossibile”. “Se per la conclusione della prima tratta ancora non c’è una data stabilita, quella da Pantano/Monte Compatri a Parco di Centocelle, lo slittamento è di un paio di mesi: da dicembre 2011 a febbraio 2012. Gli altri tratti rispettano i tempi stabiliti: ottobre 2012 per il tratto fino a piazza Lodi, dicembre 2013 per quello fino a San Giovanni e giugno 2016 per il tratto fino al Colosseo”.
ROMA CITTA’ DELLE BUCHE
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cchio alla buca e se riesci a mettere il piede in quei pochi metri di strada romana sana non ti rompi l’osso del collo. Buche profonde o rattoppate che potrebbero riaprirsi e non diamone la colpa sempre e solo al maltempo. Le formule magiche ancora non esistono e il manto stradale nella Capitale continua a far vedere il suo degrado che peggiora sempre di più creando pericoli seri per le automobili e per i passanti. Un nodo dolente che da tempo crea scontri tra le varie amministrazioni, ma i soldi per riempire le voragini quando arrivano? Tanti o forse troppi i quartieri coinvolti da queste trappole mortali. Le promesse nel risolvere questa “patata bollente” le stiamo ancora aspettando e intanto il primo cittadino Alemanno spera di trovare i soldi necessari entro la prossima estate anche se un intervento ad ampio raggio comporterà una spesa di circa 500milioni di euro. Aspettiamo e con attenzione nel non cadere, prima o poi smetteremo di abitare nella città delle “buche”.
ROMA SOTT’ACQUA
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ulmini e saette e Roma va sott’acqua. Come dimenticare il nubifragio che il 20 ottobre scorso ha inondato la capitale mandando in tilt traffico creando panico e confusione? In tre ore sono cadute 120mm di pioggia: 96 in centro, 126 nella zona della stazione Termini, 121 a Porta Portese e 117 a Roma Eur. A bando le polemiche, ma ci si domanda comunque come fa una città come Roma ad essere sbaragliata da un temporale? L’inverno è alle porte e di piogge in agguato ce ne saranno a bizzeffe: se ogni volta le metro verranno chiuse, le strade si allagheranno, il traffico si blocca come faremo a svolgere le nostre attività quotidiane senza dover rimanere paralizzati? Un giovedì nero che ha messo in ginocchio non solo una città intera, ma anche provocato un morto, Sarang Perera annegato a soli 32 anni. Tante le domande senza ancora nessuna risposta, i tombini sono saltati per una mancata manutenzione adeguata? E soprattutto, c’è o si realizzerà un piano di emergenza per il futuro?
TRASPORTI GRATIS PER I GIOVANI
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l diritto alla mobilità per i giovani del Lazio cerca di dare uno scossone alla crisi. L’agevolazione 2012, come riporta il sito della Regione Lazio, garantirà l’allargamento del fondo fino ai trentenni. Saranno introdotti sconti sugli abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale, la cui misura minima del 50%, per gli aventi diritto, aumenterà in base al reddito Isee, merito scolastico, composizione del nucleo familiare, disagio sociale e distanza fra luogo di residenza e quello di lavoro o studio. Le agevolazioni saranno valide per gli abbonamenti Metrebus, trasporto pubblico comunale, linee interregionali rientranti tra quelle stabilite dalla Regione e verranno eseguite sulle tessere annuali. Un diritto che potrà essere ottenuto presentando, presso il Comune o il Municipio di residenza, codice fiscale, certificazione attestante un reddito Isee non superiore a 50mila Euro e quella rilasciata dall’Istituto scolastico o dall’Università che attesti i requisiti di frequentazione e di merito.
CATTIVA CONDOTTA
ROMA CAPITALE DELLA VIOLENZA?
on si vuole fare del razzismo, ma a preoccupare ultimamente i cittadini romani sono il degrado e l’illegalità di alcune comunità nomadi che occupano abusivamente molti spazi urbani della città. A destare più preoccupazione sono i reati ambientali, un fenomeno che è risultato abbastanza evidente e che vuole assolutamente e al più presto dei provvedimenti per salvaguardare tutti coloro che vogliono un quartiere nel pieno rispetto della legge. Per verificare e colpire il problema bisogna fermare chi acquista rame e materiali ferrosi dai nomadi che rovistano nei cassonetti e soprattutto ad ogni sgombero, oltre alle espulsioni e ad un divieto contro questi rovistaggi, bisogna verificare, nel migliore dei modi, le registrazioni di entrata e di uscita dei materiali degli sfasci e dei rottamatori della zona. Solo così si potrà dare un calcio ad un degrado che la nostra città non vuole più tollerare.
La criminalità non può e non deve continuare a camminare per le strade della Capitale come se fosse la padrona della città. Purtoppo sappiamo che dall’inizio dell’anno vi è stata una vera e proprio escalation di violenza con ventritré omicidi, scippi a dismisura e tanti altri fatti dove l’illegalità sommerge la legalità e ogni speranza di vivere in una città idilliaca. Il problema è anche l’infiltrazione, a macchia d’olio, di camorra e n’drangheta che diffondo i loro loschi affari senza tener conto di nessuno. È lunghissima la scia di sangue e di violenza che in questi ultimi mesi abbraccia diversi quartieri della città: da Morena a Prati, da Primavalle a Laurentino fino a Tor Bella Monaca. Regolamento di conti tra bande certo, ma anche microcriminalità che si trasforma quasi sempre in tragedia. E pensare che anche nella fascia d’età più innocente non si può più stare al sicuro, infatti Roma è diventata anche Capitale del bullismo, con un minore su tre che ne rimane vittima. Dati forniti dal “Telefono Azzurro” e “Eurispes”.
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di Luana Rocca “Io penso che se fai qualcosa e risulta abbastanza buona, dovresti andare avanti a fare qualcosa di meraviglioso, non aspettare troppo. Pensa solo alla prossima cosa”.
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uesto è solo uno dei tanti aforismi di Steve Jobs. Sono proprio queste parole che ci collegano non solo ad un grande uomo che ha fatto “storia”, ma soprattutto alla sua genialità nel non fermarsi mai. Solo la morte ha portato questo genio della tecnologia al “game over” della sua partita quotidiana, ma nonostante la sofferenza della malattia ha pensato sempre alla prossima cosa e qualcosa di meraviglioso è stato creato: iPhone5. Questo ultimo modello della casa di Cupertino, sarebbe dovuto uscire qualche tempo fa, ma è stato soppiantato dal modello 4S, un’evoluzione di iPhone4 già in commercio da un po’. Nonostante il grande successo, con 4milioni di unità vendute sinora, il leader dell’Apple, non ha lavorato molto su questo modello per via dei suoi molteplici impegni, ma ha preferito essere coinvolto in modo molto diretto soprattutto sul progetto del nuovo iPhone5, a partire dal concept sino al design del dispositivo. L’attesa per questa eredità mette tutti in grande trepidazione e, anche se ancora non vi è nulla di certo, il suo debutto ufficiale dovrebbe essere previsto per la prossima estate, in occasione della conferenza degli sviluppatori Apple. Il portale americano “9to5mac” rivela che il nuovo melafonino è dotato di ben 1 GB di RAM e dovrebbe avere dimensioni simili al modello 4, ma con un design del tutto nuovo, uno schermo più grande e una connettività di 4G che metterà il turbo alla connessione Internet. Anche nei componenti del nuovo modello ci sono delle differenze con il precedente a partire dalla batteria che ha un differente connettore, mentre la capacità dovrebbe rimanere la stessa. Infatti 3.7V e 5.3Whr per la nuova batteria e 3.7V e 5.25Whr per quella dell’iPhone4. Nel caso della fotocamera troveremo delle differenze perché i megapixel del sensore dovrebbero aumentare dai 5 attuali agli 8. Anche il connettore flessibile per il jack delle cuffie è stato completamente ridisegnato. Sempre secondo il portale “9to5mac”, questo grande progetto, avrebbe una nuova funzionalità software: “Assistant”, il nuovo assistente personale. Questo sarebbe un’evoluzione del comando di dettatura vocale e quando lo si attiva dovrebbe, in collaborazione con il software “Nuance”, riuscire a carpire i comandi da eseguire direttamente dalla voce naturale dell’utente. Non possiamo però dare ancora nulla di certo nelle caratteristiche dell’ iPhone5 fino a quando il successore di Jobs, Tim Cook, mostrerà al mondo intero l’oggetto del mistero, ma sembra che inconfutabile sia il processore Apple A5. Si tratta di un processore dual-core che porta l’integrazione della GPU nello stesso chip, ed una memoria RAM interna a basso consumo. Questo permette di avere delle prestazioni strabilianti. Ora bisogna solo aspettare per dare credito alle tante voci sul melafonino del futuro, intanto possiamo continuare a goderci gli altri dispositivi che hanno e continuano a sancire il successo della “mela mozzicata”.
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ivertirsi fa bene alla salute? La risposta è Si! Esistono varie forme di divertimento, da un’uscita con le persone più care fino alle forti emozioni che ogni giorno viviamo. Divertirsi, può essere addirittura terapeutico! Tutti ricordiamo Patch Adams, medico statunitense che, rigorosamente travestito da clown, con l’obiettivo di far riscoprire l’umorismo agli orfani e agli ammalati. In Italia Fiorello ha emulato il dottor Adams, interpretando comici spettacoli per i bambini malati dell’ospedale Bambino Gesù. Tutto ciò che beneficia il cervello, si ripercuote sul nostro corpo, concedendoci per un attimo sensazioni di benessere, sfuggendo dai guai o da una malattia. Si dice che ridere fa bene alla vita e mai
Ice Club Roma Ice Club Roma, nuovissimo pub e ice bar costruito da un team di artisti e scultori arrivati dall’Inghilterra per creare pareti, sedie, divani, bancone bicchieri completamente in ghiaccio. Il tutto ovviamente ad una temperatura di -5°C. A rendere l’atmosfera magica e suggestiva è l’armonia di luci e suoni che vi faranno vivere un’esperienza unica e indimenticabile, seduti su morbide pellicce bianche. Potete trovare l’Ice Club Roma in Via Madonna dei Monti, 18/19. www.iceclubroma.it Tel. 06.97845581
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come in questo caso, noi avvaloriamo questa tesi essendo presenti come Associazione di Volontariato in molte iniziative atte a regalare un sorriso o un attimo di svago ai meno fortunati. Questo è un messaggio che dedichiamo ai giovani, una generazione di ragazzi con molti problemi legati al momento storico che stiamo vivendo, sempre più incerto e con pochissime certezze per il futuro, che spesso confondono il divertimento con lo sballo. Siamo sicuri che per divertirsi non ci sia bisogno solo di bere fino all’eccesso o alterare il proprio stato psichico, ma basta frequentare posti originali dove poter trascorrere delle serate in sicurezza e all’insegna delle risate e delle emozioni, ingredienti fondamentali per stare bene.
Ristoaereo Ambiente esclusivo, ricercato e accogliente, tutto questo e tanto altro è il Ristoaereo. Mangiare comodamente seduti all’interno della carlinga di un Convair mod. Metropolitan 440 è un sogno diventato realtà. Cucina unica e di qualità per semplici cene o momenti indimenticabili, privè ricavato all’interno dell’aereo per romantici momenti. Anniversari, feste o cene di lavoro, il Ristoaereo è sempre pronto per stupirvi e regalarvi serate all’insegna del divertimento. Via Trincea delle Frasche, 90 - Fiumicino. www.ristoaereo.com Tel. 328.5819264 - 339.6166937
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