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15maggioduemila9 Le parole del terremoto Quando una sequenza sismica non si esaurisce in tempi DOPO brevi, ma si protrae nel tempo, aumenta la possibilità che la paura – una reazione sana - si trasformi in angoscia e generi situazioni patologiche. Che fare? SCOSSA L’esperienza del terremoto genera una reazione emotiva RICOSTRUIRE troppo grande anche per gli adulti. La prima cosa da fare è FRATTURA provare a “disinnescare” questa paura e per questo è necessario rivivere l’esperienza, sezionando i ricordi, facendo rieSHOCK mergere fatti, pensieri, emozioni, reazioni fisiche, azioni. EDIFICI La frammentazione dell’esperienza è un passaggio utile per VULNERABILE elaborare l’evento perché consente di esprimerlo, di razionalizzarlo, di spiegarlo e di integrarlo nella nostra vita con RISCHIO piena consapevolezza. PAESI Gli adolescenti affrontano meglio, emotivamente, un evenSPAESAMENTO to traumatico, all’interno del gruppo dei coetanei, con il “loro” modo di comunicare. Gli strumenti sono molteplici INASPETTATO (racconti, storie, letteratura fantastica), ma pur sempre COMUNITÀ capaci di attivare il meccanismo della proiezione: l’identiSPAVENTO ficazione dei ragazzi con i personaggi diventa un modo per agire le proprie emozioni, attraverso la condivisione dell’esperienza vissuta nella finzione. Possono comunicare le QUOTIDIANITÀ CROLLO proprie emozioni attraverso gruppi di discussione guidati, disegno, musica, drammatizzazione, giochi di ruolo e simulazioni. La manifestazione dei propri sentimenti può essere mediata da altri mezzi espressivi: la tv, il cinema, il videogioco, con la cautela che sempre richiede il ricorso alle realtà virtuali. I bambini sono più esposti alla • La fiaba ha effetti terapeutici perché affronta tematiche psicopaura di quanto non lo siano gli logiche fondamentali (tradimento, abbandono, disorientamento, adulti e cercano negli adulti protel’attrazione-paura dell’ignoto), che fanno parte della vita intima del bambino. zione e indicazioni su come com• La fiaba permette di rispondere a tanti perché; permette di perportarsi. Dopo un evento traumaticorrere spazi pericolosi, di sperimentare le conseguenze di scelte co è importante dare ai bambini la avventate e di cancellare ansie con il lieto fine. possibilità di affrontare le emozio• Il gioco permette al bambino di esprimere più ni che stanno vivendo, di “agire” le facilmente quelle sensazioni e quelle paure che a questa età non riuscirebbe a verbalizzare e che paure, utilizzando strumenti adecomunque, forse, non racconterebbe per timore di guati alle loro modalità di comuniessere giudicato. cazione (la fantasia, il gioco).

L’AQUILA

DURANTE

Il terremoto coinvolge emotivamente tutti: dopo un evento sismico ciò che è necessario non è evitare di sentire o provare emozioni, quanto piuttosto affrontarle e imparare a fronteggiarle. È questo il senso profondo della ricostruzione da un punto di vista emotivo: ricomporre ciò che il terremoto ha diviso, ritrovare i nostri affetti, ricostituire una comunità e la nostra vita sociale. Certo, nulla sarà mai come prima, ma si potrà lasciare spazio ad una nuova pagina della nostra storia.

39 giorni

Provate a condividere la vostra personale esperienza con gli adulti della famiglia o con gli amici, organizzando il ricordo secondo lo schema sopra proposto.

ITINERARI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO


FRIULI

33 anni

EDURISK per l’Abruzzo

Uno sguardo al passato per guardare con speranza al futuro. Questo è quello che sentiamo di dire agli amici abruzzesi oggi, ricordando quanto è accaduto nell’immediato dopo terremoto in Friuli, prima dell’esodo forzato nei centri balneari dell’inverno 1976-77 e prima ancora di cominciare a ricostruire (primavera 1977). Da quella immane tragedia è emersa la consapevolezza che ognuno doveva e poteva fare qualcosa. Col terremoto non erano crollate solo le case: il rischio che a sgretolarsi fosse anche la comunità, era reale. Le persone allora hanno fatto riferimento a quanto di più prossimo avevano: la borgata o la frazione, un legame forte di identità e condivisione costruito nel corso degli anni, attraverso un vissuto comune che legava tra loro famiglie diverse. In questo contesto sono nati i comitati di borgata, che non avevano valenza politica, ma rappresentavano le necessità contingenti della gente. Il “fasin di besoi” – facciamo da soli - è stato mitigato nei fatti dal “fasin insieme”. È nato così un arricchimento reciproco: tra le tendopoli prima e le baracche poi, sono nate amicizie e legami mai dimenticati. A distanza di anni, ora che le baracche non ci sono più e i siti dove sorgevano ospitano altre strutture, il ricordo di quegli anni in cui la logica della cooperazione prevaleva sulla logica delle distinzioni e delle contrapposizioni è vissuto con nostalgia e rimpianto. Allora si rese necessaria una presa di coscienza collettiva per capire cosa fare, come mantenere le radici del passato pensando al futuro; fu prioritario trovare spazi per la speranza. Dopo l’emergenza si è passati dalle baracche alle case, e spesso ha prevalso la logica dei muretti di cinta sempre più alti. Il trasloco ha portato migliori soluzioni logistiche ma ha allontanato le persone, che faticosamente avevamo trovato un equilibrio nella vicinanza forzata. La ricostruzione è stata completata in quasi tutte le sue parti, ma forse qualcosa ancora manca. Un recupero di quanto avevamo, ma non prima del terremoto. DURANTE. (Testimonianza di amici di Gemona, Osoppo, Forgaria…)

Nel corso del progetto EDURISK, dal 2003 a oggi, abbiamo incontrato oltre un centinaio di scuole, dal Friuli alla Sicilia. In questo percorso abbiamo messo in condivisione esperienze, idee e progetti, attraverso il web o tramite la newsletter. Abbiamo sempre immaginato EDURISK come una comunità educante, una rete, un luogo di scambio non solo di esperienze e progetti formativi (che emergono ora, finalmente, in una sezione del web www.edurisk.it/gallery2), ma anche un luogo di incontro di persone. E così è stato, spontaneamente, quando, un paio di anni fa, una scuola di Gubbio è andata in gita scolastica ospite del II Circolo Didattico “Giampaglia” di Ercolano. Ci è sembrato un segnale importante: un legame scaturito dal comune interesse per la riduzione del rischio sismico e vulcanico, e che si è consolidato nel tempo. Oggi in Abruzzo, a L’Aquila e in provincia, gran parte delle scuole sono chiuse. Gli insegnanti, gli studenti, le bambine e i bambini sono sfollati negli alberghi della costa, oppure nei campi. I più fortunati sono tornati o stanno tornando nelle loro case illese. Ma è comprensibilmente difficile riprendere la vita di tutti i giorni, anche se è molto importante farlo. Sarà faticoso anche a settembre, quando riapriranno le scuole: quelle integre, quelle recuperate o quelle ospitate in sistemazioni provvisorie. Sarà importante per tutti ricominciare con entusiasmo e passione. Per questo invitiamo tutte le scuole che dal 2003 hanno speso un po’ del loro tempo per lavorare sul tema della riduzione del rischio sismico e vulcanico, ad accompagnare per un pezzo di strada chi il terremoto l’ha dovuto vivere sulla propria pelle. Un gemellaggio, un’adozione a distanza, un affido per affermare che il futuro immediato e a medio termine delle scuole aquilane interessa tutte le scuole d’Italia. Nelle prossime settimane contatteremo le scuole che abbiamo incontrato in questi sei anni scolastici – una lista incompleta si trova nell’area insegnanti del sito www.edurisk.it –, e in primo luogo gli istituti del Friuli Venezia Giulia, con i quali abbiamo cominciato a costruire il progetto EDURISK. Proporremo loro un percorso di aiuto e supporto alle scuole abruzzesi, la condivisione di esperienze e progetti, o quant’altro ogni singola direzione didattica sia disponibile ad offrire. Come raggiungeremo le scuole aquilane? Ancora non lo sappiamo. Ma siamo pronti ad agire da ponte, e mettervi in contatto. Gli insegnanti e dirigenti interessati a questa iniziativa possono per il momento contattare Istituti che hanno partecipato al Progetto EDURISK dal 2003 al 2008. EDURISK, scrivendo a info@edurisk.it Federica, Romano, Massimo, Vera e Laura (www.edurisk.it) hanno ideato queste pagine. Nino Bon ha curato la grafica. I disegni sono stati realizzati dalle scuole partecipanti al Progetto EDURISK.

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