Lungarno n. 32 - settembre 2015

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Settembre 2015

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L’AGENDA DI SETTEMBRE / DAVID GUETTA / FIRENZE AUTOPRODOTTA / CIRK FANTASTIK



SOMMARIO arte

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FIRENZE AUTOPRODOTTA di michelle davis sipario

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UTOPIA DI SETTEMBRE di tommaso chimenti personaggi

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DAVID GUETTA di riccardo morandi pellicole

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AMY E LE ALTRE di caterina liverani domande

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DIRALUDESIGN di eleonora ceccarelli tendoni

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CIRK FANTASTIK E MAGDA CLAN di riccardo sgamato palati fini

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ESSERE SINGLE O... di alba parrini expo

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LA GRANDE BELLEZZA DELLA CENA... di caterina liverani

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L’AGENDA DI SETTEMBRE boxini

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SETTEMBRE DA NON PERDERE farfalle

nodi da sciogliere

di the nightfly

di martina milani

20 VENTISETTE

SPAZI (MENTALI) IN AFFITTO

prêt-à-porter

in città tutto bene

di alice cozzi

di nanni the pug

21 LE MARCHÈ...

T’ASPETTO FUORI

take your time

23 ANDRIENNE... di isabella tronconi i provinciali

fermo immagine

di pratosfera

di mattia marasco

24 PRATO A SETTEMBRE

LA SPIAGGIA

caro cuore non buttarti giù

palestra robur

di carol & giuki

di leandro ferretti

niente panico

la sciabolata

di tommaso ciuffoletti

di la sciabolata

25 NON È INDECISIONE... AMICI MIEI 26 È SETTEMBRE 27

EDITORIALE di matilde sereni “se ti dico di non pensare all’elefante, tu, a cosa pensi?” La gente non va bene. Davvero, non va per niente bene. È un concetto difficile da spiegare ma se vi soffermate a pensare vedrete che vi troverete d’accordo. Non tutta la gente, sia chiaro, però ci sono tanti che proprio non vanno bene, non so come dirlo. Parlo della gente che crede sia indispensabile il giudizio degli altri. Di quella che decide quello che è giusto per te. Di chi ruba le cose degli altri. Di chi vive schiacciato dal senso di colpa e di chi lo cavalca. Di chi vive appeso ad un filo e di chi quel filo lo regge. Di chi si approfitta della tua gentilezza. In tanti hanno auspicato o per lo meno tentato – anche inconsapevolmente – di contribuire al declino di Lungarno. Per contro noi siamo ancora qui e con l’ultimo respiro che ci rimane soffiamo sulle nostre tre candeline. Abbiamo superato l’anno (spero) più duro della nostra giovane vita, e lo stiamo facendo a testa alta. Badate bene, ci sono stati abbandoni pesanti e allontanamenti preoccupanti, il tutto condito da una situazione economica globale non esattamente brillante. Non è mica facile decidere di andare avanti. È parecchio più facile decidere di tornare indietro, sempre. Eppure ci abbiamo creduto ancora una volta, e tutto (tutto), ha portato solo ad una rinascita più forte e consapevole. Perché come ho già avuto modo di scrivere, un inverno non cessa mai di trasformarsi in primavera. E un veleno può trasformarsi in medicina. È così che nuove teste hanno portato quella ventata di freschezza necessaria ad andare avanti. È nato un nuovo sito internet, dove scrivono nuove penne. Abbiamo esplorato mondi finora sconosciuti, stretto collaborazioni importanti, osato fin dove non avevamo mai sperato. Si è creata una squadra che vagamente si avvicina alla parola Redazione. E spero con tutto il cuore che voi, sì proprio voi, ve ne rendiate conto. Perché questa è tutta gente che va bene. E che dedica anima e cuore a darvi qualcosa in più. Aspetto ancora almeno due teste, che mi mancano molto. Ma li vedo in lontananza. E ce n’è un’altra che aspetto rivedere come quando l’ho conosciuta. Per il resto, direi che ci siamo. Settembre 2015. Anno 4. Buona lettura. “se davanti a te vedi tutto grigio, sposta l’elefante...”

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STELLE

di faolo pox

29 PAROLE

di gabriele ametrano

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 32 - Anno IV - SETTEMBRE 2015 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it Editore: A ssociazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze - P.I. 06286260481 Direttore Responsabile: Marco Mannucci Direttore Editoriale: Matilde Sereni

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Responsabili di redazione: Gabriele Ametrano, Riccardo Morandi

SUONI

di gianluca danti

Social Media Manager: Bianca Ingino, Valentina Messina Editor: Cristina Verrienti • Amministrazione: Arianna Giullori Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze

in copertina: “LAMPREDOTTO” di Alessandra Rodilosso

Per cinque anni ho evitato le frattaglie, poi ho dovuto provare. Prima ho spesso chiesto che sapore avesse il lampredotto ma i fiorentini hanno sempre fatto fatica a descrivere quella consistenza tra il burroso e lo spugnoso, frattaglie dal tenore elastico. Si mangiano anche a casa mia, sulla costa ionica, ma non hanno un ruolo, diciamo così, di prestigio. È un po la ricetta di Firenze: ripulire il peggio, proportelo e fartelo mangiare di gusto. Ma questa è solo un’opinione. Voce del mondo, onda del mare.

Distribuzione: Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato: Michelle Davis, Tommaso Chimenti, Riccardo Morandi, Caterina Liverani, Eleonora Ceccarelli, Riccardo Sgamato, Alba Parrini, The NightFly, Martina Milani, Alice Cozzi, Gabriele Ametrano, Isabella Tronconi, Pratosfera, Mattia Marasco, Carol & Giuki, Leandro Ferretti, Tommaso Ciuffoletti, La Sciabolata, Faolo Pox, Aldo Giannotti, Gianluca Danti, Gabriele Sobremesa, Alessandra Rodilosso. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it

Si ringrazia la famiglia Fattori per sostenere e credere in Lungarno.


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ARTE

di michelle davis

FIRENZE AUTOPRODOTTA TRA ORTAGGI E PIRATI

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ltimamente nella sezione Arte di Lungarno si parla spesso di rivoluzione, nel tentativo di illuminare le retrovie di una Firenze sconosciuta. Non è una questione di giornalismo d’assalto ma di dovere. In una città a volte soffocata dalle dorature increspate delle cornici rinascimentali, l’evasione, l’informazione e la contaminazione sono chiavi per aprire nuove dimensioni artistiche e correnti di pensiero creativo. In questo articolo parliamo di una delle espressioni più genuine del nostro tempo: il fumetto autoprodotto. Amato da personaggi mainstream quali Nicolas Cage e Samuel L. Jackson (le nostre fonti sono attendibili), riesce comunque ad avere sempre quel je-ne-sais-quoi di underground, criptico e leggermente sfigato. Eppure “l’autoproduzione di un fumetto è un azione rivoltosa”, scrive l’allegro ragazzo morto Davide Toffolo, “l’autoproduzione la fanno donne e uomini con la passione per il cambiamento”. Abbiamo incontrato due collettivi toscani, Pink Chick e Mammaiuto, per tastare il terreno, desiderosi di contribuire a queste ostinate ma fertili coltivazioni autoctone. Oltre ad essere a capo della casa di distribuzione indipendente Berta Film, Stefano Mutolo è metà del progetto editoriale Pink Chick insieme a Daniele Berti. «Di solito si inizia a fare fumetti da adolescenti per poi perdere speranza intorno ai trent’anni. Noi abbiamo fatto l’esatto contrario! Era giunto il momento di unire le mie capacità di burocrate e

la mente esplosiva da scienziato pazzo di Daniele. Così nell’inverno del 2014 è nato Pink Chick, a cui collaborano anche le creative Holly Heuser e Gabriella Denisi». Seguendo la lezione di Munari secondo la quale “chiunque si può esprimere”, Pink Chick è un laboratorio permanente di fumetti, illustrazioni, monotipi e serigrafie. Un progetto che è stato presentato ufficialmente al “Crack! Fumetti Dirompenti”, festival di autoproduzione che si tiene ogni anno a Roma al Forte Prenestino. «I Festival rappresentano dei potenti momenti di aggregazione. La cosa che mi ha stupito di più della nostra esperienza al Crack è stata la quantità di toscani che abbiamo incontrato. A Firenze c’è molta frammentazione, anche se ultimamente sono nati spazi come Black Spring e Todo Modo che organizzano presentazioni e workshop intorno al tema delle autoproduzioni ed ogni anno al Nextemerson si tiene Inchiostri Ribelli. I momenti partecipativi sono essenziali per rafforzare la rete di creativi e diffondere il lavoro della comunità. Senza non avrei mai conosciuto artisti fiorentini come Ono Kini, La Fabbrica di Braccia, Brucio Tavole. La Firenze autoprodotta è un po’ timida e deve avere il coraggio di aprirsi» L’offerta di Pink Chick unisce albi illustrati handmade a ortaggi Km zero, una caratteristica che la rende veramente unica nel suo genere. «La nostra idea è di partire da questo autunno con una distribuzione dei nostri comics non solo nelle librerie specializzate ma anche nei mercati orto-

frutticoli». Mammaiuto è un’associazione formata da un collettivo di autori, la maggior parte dei quali ha studiato alla Comics di Firenze e risiede in Toscana. Il nome è stato preso in prestito dal gruppo di teneri pirati creati da Hayao Miyazaki in Porco Rosso. «Alla fine siamo 12 caciaroni» dice e ride Francesco ‘Guarna’ Guarnaccia. Nato da una costola della casa editrice Double Shot, Mammaiuto è la risposta ad un desiderio di uscire dalle dinamiche commerciali dell’editoria. «Volevano creare fumetti in libertà e internet offriva questa possibilità. Così è nato il blog che negli anni è diventato sempre più fruibile. Poi abbiamo iniziato a produrre versioni cartacee dei nostri lavori, scelta dettata dai nostri lettori più affezionati, ma le nostre produzioni continuano ad essere lette gratuitamente sul nostro sito». Ma quali sono i vantaggi dell’autoproduzione? «Sei l’editore di te stesso, sei libero dai meccanismi del mercato. Hai più prospettive e gestisci una rete di contatti in continua espansione. Il sogno di Mammaiuto sarebbe aprire una scuola, insegnare il fumetto come mezzo di espressione e non come attività commerciale. Ma è importantissimo educare soprattutto alla lettura, cosa che stanno facendo anche case editrici come la Rizzoli e Bao Publishing». Due realtà diverse, da gustare come un pomodoro appena colto, da tenere d’occhio come una banda di pirati all’orizzonte.


SIPARIO

di tommaso chimenti

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UTOPIA DI SETTEMBRE

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e ricordiamo gennaio per la canzone omonima di Federico Fiumani, se febbraio è il più corto che ci sia, se marzo è l’inizio della Primavera che coincide con la Giornata mondiale della Poesia (farla tutti i santi giorni sarebbe meglio), se aprile è da sempre dolce dormire (ed è nato il sottoscritto e pure Shakespeare), se maggio significa il rompete le righe, se giugno è l’estate e l’allergia, se luglio col bene che ti voglio e agosto ricorda molto i Righeira, allora settembre è per forza il 29, ballata evergreen dell’Equipe 84, nonché, cosa non da poco, compleanno degli amici del Partito Unico Pd(l) Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani. Come Red e Toby, nemiciamici, diceva la democristiana Disney. 29 che indica anche la crisi. La stessa di questi nostri tempi allegri e nefasti, scontrosi e purulenti. A settembre, si sa, poco teatro in giro. Almeno al chiuso. Si rischia di fare la sauna, di sentire l’appiccicaticcio ginocchio del signore sovrappeso accanto. Per quanto riguarda il teatro di strada siamo agli ultimi spiccioli, le rimanenti sarabande, i penultimi fuochi, qualche scroscio residuo d’applausi, niente più. Stagione strana, questa, dove si rimpiangono i 45 gradi all’ombra, dove già si vorrebbero cappottoni e sciarponi. Insoddisfatti di natura, cronici e malinconici. Il teatro non ci salverà, tranquilli. Resiste, a cuor leggero, tra velluto e fiori d’acciaio, il festival itinerante di quel clown-genio che è Andrea Kaemmerle che riesce sempre ad imbastire una succulenta cena con ingredienti semplici. Molte date settembrine per il suo “Utopia del

Buongusto” (che rischiava di saltare ma grazie alla caparbietà dell’organizzazione di Guascone Teatro, alla disponibilità degli artisti si fa e si farà ancora ed ancora ed ancora; stesso discorso non vale assolutamente per le amministrazioni che hanno abbandonato questo bel progetto ventennale che rianima quasi tutte le province toscane!) dal 3 a Fucecchio con “Fondamentalmente avevamo voglia di vederci” (il 4 a Lorenzana), andando al 5 con “Recital” con il simpatico e per niente permaloso Walter Leonardi, il 10 a Fucecchio ecco “Il popolo cattivo” dove lo stesso direttore artistico prende in esame le dittature a livello mondiale, in tutte le epoche e ad ogni latitudine, che hanno portato morte e scompiglio: la stupidità del Male. L’11 a Palaia arriva “Balcanikaos” per ridere alla maniera di Bregovic e Kusturica, il 12 i premiatissimi Sacchi di Sabbia sono sempre a Palaia con “Piccoli suicidi in ottava rima”, il 19 a Casciana Lisetta Luchini, cantautrice tra Carlo Monni e Giovanna Marini, mentre, questo assolutamente non dovete perdervelo, il 25, 26 e 27 ritornano per il decimo anno consecutivo i “Vagoni vaganti” sulla funicolare che da Livorno porta a Montenero, un viaggio immaginifico dove in un attimo gli spettatori sono proiettati sulla Transiberiana dentro la grande madre Russia, da Mosca a Vladivostok. La stagione del Teatro Puccini parte a fine settembre (il 30) con la riedizione del cult “Le Cognate”, all’interno del cartellone del festival “Intercity” del Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino. Verrà ripresa la regia originale di

Barbara Nativi e tra le quindici attrici ci saranno anche alcune che già allora fecero parte del cast (tra queste Monica Bauco). Un modo per ridere, non di facezie, ricordando una delle registe e drammaturghe più innovative e all’avanguardia (le sue scoperte furono del calibro di Rodrigo Garcia e Sarah Kane). Canto ma che ha la sua sponda “teatrale” è quello di Tosca che il 7 settembre sarà al Teatro della Pergola. Qualche anno fa, sempre nel teatro massimo toscano, la vidi con il compagno Massimo Venturiello prima nella trasposizione del felliniano Zampanò, ne “La strada”, lui Anthony Quinn e lei Giulietta Masina, perfetti nei ruoli entrambi, poi in “Gastone” da Petrolini: da vedere, da sentire, da godere. Se poi ci vogliamo spingere fino alle periferie dell’Impero, fino agli anfratti di palazzoni e capannoni, di cineserie e ditte dal ricordo del rumore dei telai, al Fabbricone di Prato “Le mutande” di Sternheim, dal 15 al 20, (testo già messo in scena nell’85 dallo stesso Magelli in Croazia) riporta la storica Compagnia Stabile del Teatro Metastasio (fondata dallo stesso Magelli e chissà se il nuovo direttore la confermerà) a macerare nel sapore di brechtiana memoria, in un impasto pre Weimar, anticipatore di quel regime e forse non soltanto di quello. Chiamami Cassandra, se vuoi.

foto: Simone Rocchi


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PERSONAGGI

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n evento, qualunque esso sia, per essere significativo ha bisogno di una voce narrante. Un cantore di quello che succede. Una guerra nelle parole di Hemingway, un dramma con gli scritti di Primo Levi, un gol della nazionale brasiliana attraverso la voce di Ary Barroso: narrazioni che richiedono un cronista per renderle uniche. Firenze è città controversa, nobile ma viscerale: il basso e l’alto si mescolano spesso ma si ritrovano in un denominatore comune che si chiama calcio. Anzi, a Firenze si chiama Fiorentina. Tralasciando le questioni tecniche e sportive, la squadra di calcio viola è una bella signora che viene a trovare la nostra città tutti gli anni, dal 1926. Ci lascia i mesi caldi, dove se ne va in villeggiatura da qualche parte e noi, orfani, aspettiamo settembre per salutarla abbronzati, speranti e palpitanti. La bella signora viola ha una voce, canta non solo sul campo, ma in radio. La voce dalla Fiorentina si chiama David Guetta. Ci siamo cresciuti tutti con la voce di David: io me la ricordo sin da piccolo, colonna sonora delle domeniche pomeriggio in casa d’inverno o nei primi soli fuori. Era la voce del calcio e della mia squadra quella che sentivo uscire dalla la radio del babbo, una Lenoir nera a pile, mai sintonizzata sul canale nazionale. A Firenze c’era solo questo signore a parlarci. Ancora oggi si ascolta la voce di questo giornalista, curiosamente omonimo di un DJ francese, perché ovunque giochi la nostra squadra, il radio lui c’è, per tutti. Ancora oggi numerosi tifosi viola che in atto fideistico oramai indissolubile si guardano la telecronaca abbassando l’audio della TV e alzando quella radiofonica di David. All’inizio di una nuova stagione calcistica e non solo, Lungarno ha pensato di conoscere il cronista e la persona David Guetta. David, hai alle spalle praticamente 1400 radiocronache, un’infinità. Quale era il tuo so-

di riccardo morandi

DAVID GUETTA

gno sin da piccolo: fare il giornalista o seguire la Fiorentina? Il mio sogno era quello di fare il giornalista, sin dalla scuola, quando fondai i classici giornalini scolastici. Nella metà degli anni settanta ho iniziato a muovermi ma ho trovato diverse porte chiuse, non avendo un cognome importante. Per fortuna “Il Tirreno” decise di puntare su di me per i reportage delle squadre della costa livornese di basket, pallavolo e rugby. Nel frattempo iniziai a collaborare con Radio Sesto International, una radio degli anni ’70 in cui lavorava anche Marco Baldini: ho fatto per 7-8 mesi la Rondinella, la seconda squadra di Firenze. Un giorno, per coprire un buco, andai in onda parlando di Fiorentina. Piacqui e andai avanti, passando a Radio Firenze 2000 con Carlo Conti, a Radio Tele Arno ed infine a Radio Blu. Il mio prodotto era il Pentasport, un approfondimento chiamato così perché eravamo in 5 e parlavamo di sport. E Pentasport rimane ancora il mio presente.

Quindi la tua caparbietà nel volere fare il giornalista ha condizionato le tue scelte e le condiziona ancora. Sei un battitore libero. Esattamente. Ricordo perfettamente che dopo tre mesi di Radio Blu finirono sostanzialmente i soldi. A quel punto iniziai a cercarmi gli sponsor, a colpi di 20mila lire al mese: è stata la mia fortuna perché ho iniziato a produrmi le cose, facendo guadagnare le radio. Sono diventato sostanzialmente l’editore di me stesso e tuttora gestisco uno staff di ragazzi in gamba. Sono peraltro soddisfatto di avere fatto iniziare al giornalismo persone come Francesco Selvi o Luca Speciale, che adesso lavorano in network nazionali con successo. Insomma, passione e giornalismo. Ripeto: avrei fatto in ogni caso il giornalista, sportivo o no. Ci ho provato e ce l’ho fatta da solo: non è stato sufficiente per farmi assumere

nonostante le mie esperienze a Panorama e la mia borsa di studio vinta. Ma sono felice così. Lungarno si occupa di arte e cultura, con incursioni nelle realtà fiorentine più diverse. C’è un collante sociale e culturale fra Firenze e la Fiorentina? Sicuramente, ed è molto molto grande: lo vedo anche quando faccio le mie cronache! Il calcio a Firenze - e non solo direi - è la “livella di Totò”: unisce personaggi di cultura altissima con la parte popolare. L’importanza di questa squadra per la città è sotto gli occhi di tutti. Ricordiamoci che il fallimento del 2002 toccò profondamente i fiorentini: una specie di tragedia, seconda ovviamente solo all’ alluvione del 66 e l’attentato agli Uffizi. Ti interessi anche di musica e letture? Sono terribilmente attaccato ai cantautori, in particolar modo Guccini, che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere attraverso un amico. Amo in generale i cantautori italiani, perché attribuisco importanza alla forma verbale prima della musica.

Hai avuto dei maestri? Sandro Picchi è il primo, uno dei più grandi giornalisti che la Firenze sportiva abbia avuto. L’ho conosciuto quando era responsabile della redazione sport de La Nazione, una penna unica per narrazione e acume. Sono stato un ammiratore di Mario Sconcerti e attualmente tra noi ci sono ottimi rapporti ma lui fa parte di quei miti che rimangono fantastici da lontano e si “normalizzano” dopo che ci si lavora insieme. Non per ultimo ti cito il buon Sandro Mangiaterra, incontrato nella redazione di Panorama (poi lui divenne vicedirettore del Venerdì di Repubblica): Sandro mi ha insegnato come si scrive un pezzo, mi ha dato le basi. A livello radiofonico mi definisco un autodidat-


7 ta perché ho imparato tantissimo dai miei errori e ho trovato uno stile schietto anche se talvolta eccessivo, nel bene e nel male. Se c’è da esultare esulto e se c’è da criticare non risparmio nessuno, e qualche volta qualcuno non ci è rimasto benissimo. Hai qualche ricordo particolare nella tua carriera che non riguarda necessariamente una partita di calcio? Si, potrei citarti un’intervista che feci ad Adriano Sofri anni fa. Tutto nacque da una cosa che scrisse sullo sport all’interno dei penitenziari: la Fiorentina apprezzò molto e regalò dell’attrezzatura sportiva all’istituto detentivo di Pisa, dove era recluso. Fui incaricato dalla società, assieme ad Alessandro Rialti del Corriere dello Sport, di consegnare il materiale nel penitenziario. Tralasciando le vicende giudiziarie, mi trovai davanti una persona di un altro livello, per profondità di ragionamento e capacità di analisi. In sintesi la stessa valutazione che resi a Guccini per la musica, ed a Matteo Renzi, mio ascoltatore, a cui riconosco di avere una marcia in più.

Una domanda che faccio sempre: cosa mostreresti di Firenze in un solo giorno? Un luogo particolare di questa città, un simbolo. Per prima cosa lo porterei in Piazza Signoria, che reputo una piazza unica nel mondo. A seguire Piazza Santa Croce, per la pura bellezza. Infine sarebbe impossibile non mostrare il mio personale quadrilatero magico: Piazza D’Azeglio. Ho frequentato la zona per tutti i miei studi: le elementari e le medie ebraiche, il liceo Duca D’Aosta ed infine la facoltà di Scienze Politiche .

Cosa trovi cambiato a Firenze negli ultimi anni? E cosa gli auguri per i prossimi tempi? Firenze è una città un po’ seduta, che vive di rendita sul passato. Ha una mentalità che si riflette in considerazioni del tipo “siamo a Firenze, vi aspettiamo qua”: è troppo facile avere questa mentalità. C’è un grosso immobilismo anche se le nuove infrastrutture, tipo la tramvia, fanno ben sperare in una modernizzazione, soprattutto in vista del nuovo stadio. È dura cercare di fare e cambiare. Per il futuro mi auguro ci siano prospettive lavorative per i giovani. Vedere in loro un’ipotesi di costruzione, perché spesso li vedo ancorati nella difesa di quello che hanno senza sognare o impegnarsi per il cambiamento. Ti salutiamo con un invito: cerca di convincere in due righe un turista che magari legge questa intervista ad andare allo stadio a vedere la Fiorentina. Per vedere i fiorentini nella loro massima fiorentinità, specialmente in Maratona o in Curva Fiesole. Uno spettacolo unico, un’esperienza imperdibile per conoscere meglio la nostra città.


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PELLICOLE

di caterina liverani

AMY E LE ALTRE STORIE

ye-liner nero, tatuaggi, vestiti succinti, capelli cotonati e una voce talmente bella da far male. Così il mondo ricorda Amy Winehouse, l’eccezionale artista inglese scomparsa drammaticamente a soli 27 anni nel luglio 2011. Asif Capadia, già autore di Senna (2010), sul campione della Formula 1, con Amy – The girl behind the name parla della tragica parabola della cantante con un documentario che ha già suscitato numerose polemiche. Il padre di Amy ha dichiarato che sua figlia, che avrebbe compiuto 32 anni questo 14 settembre, non si sarebbe mai riconosciuta in quanto raccontato nel film. Presentato all’ultimo Festival di Cannes tra le proiezioni speciali, Amy – The girl behind the name si propone di raccontare la storia della giovane stella a partire da materiale privato, come video amatoriali, fotografie, registrazioni di dialoghi alterati dall’uso di droga fino agli struggenti testi delle sue canzoni e alle dichiarazioni di affetto di chi la conosceva e ne apprezzava le incredibili doti artistiche, come Tony Bennett. Il film di Asif Capadia, dopo l’anteprima dello scorso giugno al Biografilm Film Festival di Bologna, sarà distribuito in Italia il 15, 16 e 17 settembre da Nexo Digital e Good Films, in collaborazione coi media partner Radio Deejay, MTV e MYmovies.it. A Firenze il film verrà proposto in esclusiva dai cinema Portico e Odeon che daranno a noi spettatori l’opportunità di riascoltare la voce di Amy Winehouse, di commuoverci e di riflettere sul tragico destino di una grande e indimenticabile artista. Il connubio tra cinema e grande musica non finisce qui e sempre sugli schermi del Portico

dal 29 settembre al 1 ottobre sarà possibile godere dell’esperienza di Roger Waters. The Wall, il film-evento che racconta l’esperienza del concerto dall’album dei Pink Floyd con oltre 30 milioni di copie vendute nel mondo, accompagnato dallo storico incontro tra Roger Waters e Nick Mason che, per la prima volta dopo lo scioglimento della band, rispondono alle curiosità dei fans. Roger Waters. The Wall è stato girato in 4K e mixato in Dolby Atmos. Dramma, umorismo, romanticismo, azione, avventura, animazione e grandi classici in versione restaurata caratterizzeranno la programmazione in Original Sound dell’Odeon per tutto il mese di settembre. You’re not you vedrà il premio Oscar Hillary Swank, che del film è anche produttrice, al fianco dell’emergente Emmy Rossum, rispettivamente nei panni di una giovane donna ammalata di SLA e della sua assistente, in una intensa storia di amicizia femminile. Di tutt’altro tono saranno, invece, The Rewrite in cui ritorna Hugh Grant con il suo caustico e irresistibile fascino nel ruolo di uno sceneggiatore fallito e Loomis Fargo con Owen Wilson e Kristen Wigg, improbabili rapinatori di banche. Per il nuovo cinema d’autore, direttamente dal Festival di Locarno, Ricki and the Flash, ultima fatica del regista premio Oscar Jonathan Demme da una sceneggiatura di Diablo Cody (Juno), su una matura rockstar che ha il volto e la voce di una straordinaria Meryl Streep, costretta a fare i conti col suo ruolo di madre e The man from U.N.C.L.E. con il quale, a quattro anni dall’ultimo Sherlock Holmes, Guy Ritchie torna a dirigere rocamboleschi inseguimenti, humor e situazioni ad alto tasso di adrenalina. La classe e il fascino di Hellen Mirren (premio

Oscar per The Queen) animeranno Woman in gold nel quale passato e presente si incrociano sulle tracce di un dipinto di Klimt, mentre i fan dell’animazione targata Pixar potranno finalmente gustarsi Inside Out, già accolto con successo all’ultimo Festival di Cannes. Infine un appuntamento imperdibile sarà quello del 9 settembre, quando sullo schermo dell’Odeon sarà possibile rivedere uno dei più grandi noir di tutti tempi: Il terzo uomo (1949) diretto da Carol Redd e interpretato da Orson Wells, Joseph Cotten e Alida Valli, nella copia restaurata presentata all’ultima rassegna a Bologna de Il cinema ritrovato. Ambientato in una Vienna ancora profondamente segnata dalla Seconda Guerra Mondiale, Il terzo uomo rimane la testimonianza di una delle interpretazioni più carismatiche di Orson Wells, del quale ricorre quest’anno il centenario dalla nascita. Enigmatico, crudele e affascinate Wells nei panni del sordido Henry Lime sintetizza la sua personale visione della vita con una delle battute più caustiche della storia del cinema. “In Italia per trenta anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrori e carneficine, ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo Da Vinci e Il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L’orologio a cucù!”


L’ESPERTO CONSIGLIA

IL CLASSICONE

UNBROKEN

I

DA QUI ALL’ETERNITÀ

n una stagione in cui il cinema di guerra ha ricevuto dal monumentale American Sniper e dal notevole Fury nuova linfa, Unbroken, seconda prova registica dell’attrice Angelina Jolie, si è rivelato capace di tenere brillantemente il passo mettendo in scena una vicenda umana autentica e commovente. Louie Zamperini, giovane e promettente atleta italo americano, dopo la qualificazione alle Olimpiadi di Berlino del ’36 viene arruolato nell’aviazione durante il secondo conflitto mondiale. Dopo essere sopravvissuto con altri due compagni a un rocambolesco ammaraggio e ad ogni genere di stenti, viene catturato dall’esercito giapponese e confinato in un campo di prigionia a Tokio dove conoscerà la crudeltà del terribile Sergente Watanabe. Raccontato con esaustiva onestà, ponendo l’accento sui tanti momenti di emozione e di lotta per la sopravvivenza, Unbroken non ha l’ambizione di creare l’agiografia di un eroe di guerra ma piuttosto mira a raccontare la storia vera di un bravo ragazzo che ha vissuto con coraggio e generosità. Da non sottovalutare.

U

n ex pugile dal passato difficile, una donna infelice trascurata dal marito, un sergente duro ma giusto, una ragazza fuggita dalla provincia in cerca di fortuna e un soldato semplice simpatico e spavaldo. Da qui all’eternità vede brillare, inalterate dai decenni, le stelle di Frank Sinatra, Montgomery Cliff, Burt Lancaster e Deborah Kerr nei ruoli di personaggi i cui tormenti personali si confondono con lo sconcertante presentimento dell’imminente entrata in guerra. Un grande classico che continua ad avvincere mettendo in scena coraggio, passione, amicizia e amore sullo sfondo di una base militare americana alle Hawaii scossa dalle possenti onde dell’Oceano. La scena cult: Deborah Kerr e Burt Lancaster sono sorpresi nelle loro effusioni su una spiaggia dai flutti del mare che si riversano sulla riva; lei si alza per correre a gettarsi felice e accaldata su di un asciugamano e lui la raggiunge per stendersi al suo fianco e darle uno dei baci più bollenti del cinema in bianco e nero. «Nessuno mi ha mai baciato così» sussurra Deborah completamente avvinta, «Nessuno?» le domanda scettico il rude Burt. Irrinunciabile.

(c) foto Robert Clarke 2015

24-26 settembre 2015 Cinema Stensen viale Don Minzoni 25/c Firenze

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I

DOMANDE

l Kirigami. Molte leggende raccontano di come sia nata questa forma d’arte ma una delle più affascinati è quella di una donna bella e colta che spesso rimaneva seduta fino a tarda notte in contemplazione davanti alla finestra. Una notte il bambù al vento segnò la sua ombra alla finestra e lei la dipinse sulla carta pergamena. Il giorno dopo, intagliando questa carta, il dipinto era vivo e realistico. Molti artisti cominciarono così a dipingere le ombre in trasparenza e poi a ritagliarle, fino a eccellere in questa nuova forma di arte cinese. Il ritaglio in carta era molto diffuso nelle zone rurali, specialmente tra le contadine, perché la materia prima e gli strumenti da usare nel lavoro erano semplici: bastavano un paio di forbici e un pezzo di carta. Questa arte si è poi sviluppata in Giappone diventando parte integrante della tradizione. Fin qua tutto è chiaro ed efficace. Ma approfondendo la conoscenza di questa forma d’arte con Lucia Di Raimondo, alias DiraluDesign, ci accorgiamo che è anche molto di più di quanto detto. Lei si occupa esclusivamente di Kirigami, una passione nata per caso da qualche anno. Lucia, giovane architetto fiorentino, ha deciso di intraprendere questa strada da autodidatta studiando, provando e rivisitando questa antichissima arte. Ogni tipo di carta e un piccolo cutter libera oggetti e disegni meravigliosi dando vita ad ope-

di eleonora ceccarelli

DIRALUDESIGN re di ogni genere. Il papercut o kirigami è una tecnica poco conosciuta nell’area del Mediterraneo mentre è molto diffusa nel nord Europa. Il disegno viene realizzato a mano da Lucia. Con un piccolo bisturi, qualsiasi tipo di carta e uno studio meticolosissimo dei dettagli, quest’artigiana intaglia la carta e crea dei pezzi unici di incredibile versatilità: paraventi, divisori, tavolini, lampade, paralumi, segnaposto e qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Come racconta Lucia stessa, «è proprio il contatto con i clienti che porta a far nascere nuove idee». Il suo lavoro è quasi totalmente su commissione e spesso il progetto da realizzare nasce da un’esigenza particolare del committente. Partecipa a mostre, tiene corsi e sta collaborando alla creazione di un libro illustrato con pagine intagliate. Il Kirigami crea così una gamma sterminata di nuove possibilità architettoniche e di arredo, è un’arte precisa e infinita, così complessa che viene utilizzata da fisici e ingegneri per la progettazione di micro ma anche di macro strutture. E come ogni arte giapponese si porta dietro un fascino orientale e magico. Sarà che per produrre questi pezzi unici la pazienza deve essere così tanta; che, per quanto mi riguarda, devi essere per forza un animo “zen”, data la mia incapacità di fare anche solo una decente barchetta di carta; sarà perché sono arti lontane dal nostro

mondo e quindi poco conosciute. Visitare l’atelier di Lucia è molto rilassante e piacevole. Piccoli oggetti che sprigionano energia. E tu, che mentre guardi, pensi “basta così poco, no? carta e un coltellino! A casa lo posso fare anche io…”. Si, si, certo! Diciamo però che l’improvvisazione non è abbastanza per riuscire. Quello che lei fa riassume un po’ l’anima del Giappone. Non so se esista un altro Paese in cui coesistano elementi tanto diversi fra loro come tradizioni, cerimonie, templi dei secoli passati, geishe avvolte in eleganti kimono, villaggi senza tempo con grattacieli, tecnologie avanzatissime, treni ad alta velocità, uomini d’affari in giacca e cravatta. Non so se esistono Paesi con una doppia anima come quella del Giappone, dove grandi città in continuo fermento ed evoluzione convivono insieme alle tradizioni, ai valori e alle usanze secolari. I lavori di Lucia sono precisi, meticolosi, sacri e allo stesso tempo contemporanei e di utilizzo quotidiano. Rappresentano il fascino della terra dei contrasti, ed è proprio questo che ci invade guardando le sue opere.

www.diraludesign.com


TENDONI

di riccardo sgamato

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CIRK FANTASTIK E MAGDA CLAN

I

LO STUPORE SOTTO IL TENDONE

l circo contemporaneo: un’avanguardia artistica e culturale dalle mille sfaccettature. Però attenzione, guai a confonderlo con il circo tradizionale! Già, perché in scena non c’è lo zoo: in scena sono presenti solo animali umani. Lo stupore e la meraviglia sono frutto esclusivamente della ricerca e dalla creatività degli artisti che si susseguono nei vari spettacoli. Dal 17 al 27 settembre al Parco dell’Anconella di Firenze c’è la nona edizione di Cirk Fantastik, organizzata da Aria Network, Magda Clan e Circo Tascabile. Quest’anno vanta un cartellone di ben 10 compagnie internazionali in scena con più di 20 spettacoli. E poi laboratori con le scuole di circo, spettacoli gratuiti nell’anfiteatro del parco, musica dal vivo, installazioni costruite con materiali di recupero e molto altro. Cirk Fantastik è quello che si vede in scena e quello che c’è dietro la scena, un programma che permettere agli ospiti di immergersi oltre la superficie ed entrare in confidenza con un mondo etereo e sognante. Tra le compagnie in programma, molte giungeranno a Firenze per chiudere in bellezza le loro tournée europee. Tra i protagonisti: Magda Clan, Madame Rebinè, Karl Stets, Betti Combo, Circo Paniko, Circocentrique, Teatro Tinto, Tedavi ’98, Osvaldo Carretta, Zenhir, De Luca e molte altre. Molte di loro partecipano alla kermesse con un contributo economico al di sotto degli standard economici europei, potendo contare unicamente sulle entrate della biglietteria. Ma è uno stimolo, un modo per riportare la cultura artistica circense anche in Italia, con tutto il

suo valore, e permettere al pubblico di fruire di spettacoli assai rari in un contesto come quello fiorentino. I prezzi, gli sconti e gli abbonamenti, seguono la filosofia che da nove anni accompagna il Cirk Fantastik: sostenibilità e accessibilità per ogni tasca, rendendo il circo contemporaneo fruibile. Insieme ad Aria Network e Circo Tascabile siete gli organizzatori di questa edizione di Cirk Fantastik. Come nasce il vostro incontro? Nel 2013 abbiamo chiesto aiuto a Natalia di Aria network e de La Citè per montare il nostro tendone a Firenze. Il Cirk Fantastik esisteva già dal 2010 ma c’era incertezza se continuare la kermesse. Abbiamo trovato nuova energia con l’aiuto di queste associazioni e di En Piste. Il festival è cresciuto e negli ultimi due anni si è consolidato nella sua organizzazione. Quest’anno sarà la terza edizione in cui Magda Clan pianta il proprio tendone in città. Magda Clan: una compagnia di circo contemporaneo. Cosa vuol dire dedicarsi a questa disciplina in un paese come il nostro? Il circo contemporaneo sta vivendo un buon periodo: le scuole di circo italiane sono ormai riconosciute in tutta Europa, nascono ogni anno nuove compagnie e le nostre istituzioni hanno iniziato a stanziare dei fondi anche per questa forma d’arte. Nonostante ciò, in un paese come l’Italia, la tradizione dei grandi circhi tradizionali è una realtà molto forte e il pubblico è ancora

legato all’idea di circo all’antica. È difficile far capire alle persone che non siamo un circo con i leoni, che non ci sarà un clown col naso rosso e le scarpe giganti. Quando però prevale la curiosità, la gente capisce che il circo può parlare un linguaggio al passo con i tempi. Dedicarsi al circo in Italia è una sfida, come lo è dedicarsi in generale alla cultura, ci si trova davanti a muri che sembrano indistruttibili. Magda Clan è nata a Torino mentre era in atto una vera e propria rivoluzione poetica nel mondo del circo contemporaneo. Cosa avete appreso da quei cambiamenti? Sicuramente il rigore e follia. Rigore nel lavoro quotidiano e nell’impegno per arrivare a fare ciò che si sogna; la follia per distruggere continuamente il lavoro fatto, guardandolo con occhi nuovi. Bilanciare sempre la serietà e la disciplina con la sorpresa dell’immediato e dell’inaspettato. A livello circense abbiamo imparato a non guardare mai ad una disciplina circense come un cosa fissa immutabile: vogliamo sempre trovare il nostro modo, unico e personale, di fare qualunque cosa, usare l’attrezzo circense in modo inaspettato oppure trasformare un oggetto quotidiano in oggetto da tendone. Il nostro corpo è poi il protagonista dello spettacolo e con questo cerchiamo di raccontare, di vivere emozioni. Il sogno è di essere metafore viventi. foto: Martino Acciaro www.cirkfantastik.com


LA MUSICA FORTE DELL’ITALIA IL FESTIVAL DI MUSICA CONTEMPORANEA ITALIANA Premio Franco Abbiati 2013 come “migliore iniziativa”

FESTIVAL

IV EDIZIONE

concerti | incontri

21 4 9 16 3 8

Compositori Direttori Solisti Prime Assolute Prime Nazionali Commissioni ORT

23 - 24 - 25 - 26 settembre 2015 In collaborazione con il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto regionale “Cantiere Toscana Contemporanea”

www.orchestradellatoscana.it Rai Radio


PALATI FINI

13

di alba parrini

SPAGHETTI CACIO E PEPE

ESSERE SINGLE

O AVERE IL CACIO SUI MACCHERONI?

V

i siete mai chiesti qual è stato il momento preciso in cui vi siete sentiti molto molto vecchi? O meglio, vecchi non è la parola giusta, diciamo non più aggiornati, come un vecchio iPhone 3 che tutto sommato è ancora bello ma ormai non riesce più nemmeno a scaricare l’ultima versione del sistema operativo, o a mandare un messaggio whatsapp senza andare in crash? Ecco io quella sensazione lì la provo, ultimamente, quando si inizia a parlare di uscire la sera. «Organizziamo una serata?» dicono le mie tre amiche Carolina, Mira e Carlotta mentre un brivido mi percorre la colonna vertebrale. Mi rendo conto che non ho più banane, che tante cose mi stufano, che non ho nemmeno più interesse, ad esempio, a sapere chi è Colapesce in modo da poter sostenere una conversazione pseudo-culturale con un mio simile sconosciuto. A quel punto di solito mi dicono che invece che a fare l’aperitivo dovrebbero portarmi alla sagra dell’intolleranza. E allora è lì che scattano i retro pensieri (e vi prego, ditemi che non sono la sola!): sarò sbagliata? sarò superficiale? oppure sarò troppo profonda e sarò giusta io e sbagliati tutti gli altri? In questo vortice di pippa-mentalismo (dove pippa non sta per la sorella di Kate Middleton dall’invadente lato B), una sola cosa ho capito: la vera spinta all’uscita serale estrema per un trenta/quarantenne è una e una soltanto:

la singletudine. Carlotta dal martedì inizia a pianificare cosa farà il weekend: con chi sarà, dove andrà, dove sono i posti per evitare il pischellume (“che poi, se ti trovi in mezzo ai pischelli, fai subito zia zitella… macchessegrullo?”). Essere single e trentenne nel 2015 significa avere l’ansia da rapporti sociali. Ma come è possibile, dico io, avere ansia da socialità in un momento in cui si è tutti social network dipendenti? In cui anche volendo fare qualcosa di nascosto subito qualcuno si accorge di un angolo della tua borsa o il tuo cappello preferito, in una foto in spiaggia messa su facebook, e ti scrive immediatamente: «Ah, ma sei al mare con tizio e caio? Ma allora ti è passata la broncopolmonite che avevi fino a ieri sera?» Io non cerco in tutti i modi di essere social, eppure nell’ultimo mese mi hanno invitato, in ordine: - A una giornata in un parco acquatico, con gli instagrammers - In un giro culturale di Firenze in bici, con dei blogger - A un brunch serale biologico, con gli yelpers Ovviamente tutto a sbafo. E considerate che io non sono “sul mercato”. Ma no, tutto questo non conta, bisogna pensare per tempo a incontrare le persone giuste, posizionarsi con il cocktail nell’angolo di incontro

Ingredienti per 4 persone: 400 gr. di spaghetti grossi o tonnarelli 200 gr. di pecorino romano grattugiato pepe nero macinato fresco a piacere

Gli spaghetti cacio e pepe sembrano un piatto facilissimo da fare, ma il segreto sta tutto nella mantecatura della pasta, che deve essere fatta a regola d’arte per evitare grumi. Mettete a bollire la pasta, con pochissimo sale in cottura. In una boule di vetro o ceramica abbastanza capiente versare il pecorino grattugiato, unendo 2/3 cucchiai di acqua di cottura. Amalgamate bene con una frusta, grattugiando del pepe nero fresco. Una volta cotti gli spaghetti al dente, poneteli nella boule senza scolarli perfettamente, devono mantenere una buona parte di acqua di cottura. Mescolate mantecando fino a che l’amido della pasta non legherà il tutto. Eventualmente aggiungete formaggio se risultasse troppo liquida. Servite subito.

dei due fiumi umani in entrata e in uscita dal locale e cosa ce ne importa se ci sono 54 gradi e tu stai morendo con un tacco 15 o (se sei un uomo) hai la giacchettina slim fit da hipster. No, tutto questo , per il single trenta/quarantenne come Mira e Carlotta non conta. Ed è qui che lascio da parte tutte le mie invidie e penso all’altra grande discriminante tra l’essere single e occupati in questi anni, ovvero il fantastico mix: coppia rodata, divano e serie TV. Ma di questo parleremo un’altra volta. Per adesso vi dico solo che le serie TV stanno alle coppie come il cacio sui maccheroni.


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EXPO

di caterina liverani

LA GRANDE BELLEZZA DELLA CENA NEL CHIOSTRO

L’

alta cucina decisamente non è il mio campo, o meglio, sono sempre stata più interessata al risultato finale che alla preparazione di un piatto. E devo anche ammettere che, al di là di qualche rapida lettura su qualche rivista dedicata al consumo consapevole, anche la provenienza degli ingredienti non ha mai destato in me un particolare interesse. L’opportunità per una riflessione sul cibo e la sua importanza non solo come nutrimento per il corpo, ma anche di arricchimento per l’anima, mi è stata regalata dalla nostra amata rivista Lungarno che mi ha promossa per una notte da espertona di film a food blogger. Lo scorso 2 luglio, abbandonando per una sera i confortevoli panni di cinefila per professione e rivestendomi per l’occasione del tubino nero di ordinanza - con quello non si sbaglia mai, come Colazione da Tiffany insegna - mi sono recata alla seconda cena esclusiva organizzata da Orti e Cenacoli nell’ambito delle iniziative dedicate a Expo2015. Con la bocca ancora spalancata per la grazia del chiostro di San Marco dov’era stata organizzata, ho addentato senza troppi complimenti la prima prelibatezza preparata dalla chef Maria Probst del ristorante La tenda rossa e dal suo team: macarons salati prima nella combinazione burro e acciughe, poi pecorino e fichi. Saporito, croccante, delizioso e insolito. Questo primo assaggio della vita da food blogger mi ha

subito fatto ripensare alle scelte professionali e ai panini stantii mangiati in piedi e in coda per entrare in sala durante le mostre cinematografiche frequentate negli ultimi anni. Gustando il mio aperitivo ho gettato uno sguardo alla tavola elegantemente apparecchiata nel chiostro con tovaglie immacolate, calici svettanti e posate d’argento e la memoria cinematografica mi ha portata a ripensare ai fasti delle cene newyorkesi raccontati da Martin Scorsese ne L’età dell’innocenza e agli elegantissimi pranzi allestiti da Anthony Hopkins nei panni del severo maggiordomo di Quel che resta del giorno. Deformazione professionale. Prima di prendere posto a tavola c’è stata un’emozionante visita guidata alle celle del convento e nel silenzio e nella quiete dei dormitori dei monaci, dove gli affreschi di Beato Angelico evocano scenari della vita di Cristo con magnificenza di colori trasmettendo pace e spiritualità. Mentalmente ho preso l’appunto di rivedere Il nome della rosa. Finito il giro abbiamo preso posto alla tavola elegantemente decorata con trionfi di ciliege scure per richiamare gli affreschi del Ghirlandaio. Maria Probst si è superata: menzione d’onore all’antipasto Giardino d’estate con formaggio alla liquirizia che credo non dimenticherò facilmente e al coniglio fritto su letto di asparagi al lime. Durante la serata le portate ci sono state illustrate da Natascia Santandrea. Altro appunto men-

tale: rivedere al più presto Il pranzo di Babette. Tutti gli ottimi ingredienti con i quali è stata preparata la nostra cena sono stati coltivati presso il Podere delle Cascine dell’Istituto di Agraria di Firenze, garanzia di sostenibilità, stagionalità e filiera cortissima, mentre la selezione dei vini è stata curata dalla Cantina Cecchi. Orti e Cenacoli è un’iniziativa di Work’nFlorence un progetto internazionale di imprese e istituzioni fiorentine realizzato da PromoFirenze e promosso dalla Camera di Commercio di Firenze, patrocinato da Expo2015 e dal Comune di Firenze. Gli appuntamenti per il mese di settembre sono previsti per giovedì 10 al Chiostro e Cenacolo di San Marco con una cena curata dalla Chef Entiana Osmenzeza e Giovedì 24 al Chiostro e Cenacolo di Ognissanti con lo Chef Luca Landi. Informazioni su costi e prenotazione su BoxOffice Toscana Ma le iniziative per conoscere e amare gli antichi sapori non sono finite: Venerdì 25 e Sabato 26 Settembre all’Accademia dei Georgofili si terrà il Forum nazionale La casa dei grani e dei pani con uno sguardo dalle origini del frumento fino alle moderne tecniche di panificazione, accompagnato da incontri con agricoltori, mugnai e panificatori, toscani ed italiani, arricchiti da contributi scientifici e degustazioni.


Patrocinio di Comune di Firenze, Regione Toscana, Q3 Sostegno di Estate Fiorentina

Caleidoscopio, cio il mondo a rovesritto per ritornare d

5 1 0 2 ! k i t s a t n a f k r i C atro Musica e T o e n a r o p em di Circo Cont ternazionale

Festival in

ud s e z n e ir f | e r b 17 27 settem Tutti i giorni Magda Clan nello Chapiteau di li gnie internaziona pa m co n co li co ta 20 spet / 22.30 gia ore 16 / 18 / 20.45 che in caso di piog an no an rr te si gli spettacoli

ella Parco dell’ancongna via di villama

dal pomeriggio co per bambini Laboratori di Cir minari Formazione e se ello Spettacoli a capp a eritivi con Music Merenda-Cena-Ap RA APERTU ì 17 7 ved ì 1 GGIidOoaVlElDe 2R0 A! APECReTnaUacoElo tA o SpCeEtN ceerrtto n o C nc

Co rò Miioorr!! FFoorrrò M

Ideazione e realizzazione: Cirk Fantastik Network Aria, Circo Tascabile, Magda Clan

Info e prenotazioni:

CIRCO TASCABILE

cirkfantastik.com

In collaborazione con La Citè e En Piste! Media Partner Juggling Magazine, ControRadio Foto D.Bischeri

“La casa di tutti i popoli E' un mondo Senza confini”

info@cirkfantastik.com +39.349.1723770 + 39.328.8261088 + 39.333.7395259


SETTEMBRE MARTEDÌ 1 ED TRIO M Fiorino sull’Arno (FI) ing. libero INTERPOL Piazza Duomo (Prato) ing. 30 euro MERCOLEDÌ 2 ODOLFO BANCHELLI ROCK R Fiorino sull’Arno (FI) ing. libero MANNARINO Piazza Duomo (Prato) ing. 20 euro CAPRICCIO ITALIANO FESTIVAL Teatro del Cestello (FI) ing. NP GIOVEDÌ 3 P OPULARIA ENSEMBLE Fiorino sull’Arno (FI) ing. Libero

DOMENICA 6 ILONGA DEL FIORINO M Fiorino sull’Arno (FI) ing. libero LUNEDÌ 7 C AMPUS AL MUSEO (07.09/13.09) Musei Civici Fiorentini (FI) ing. 130 euro L ABORATORI DELLE RIFICOLONE Circolo Vie Nuove (FI) ing. a offerta MARTEDÌ 8 S ETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA Piazza della Passera (FI) ing. libero MERCOLEDÌ 9

L ABORATORI DELLE RIFICOLONE Circolo Vie Nuove (FI) ing. a offerta

F IRENZE SUONA CONTEMPORANEA (09.09/22.09) Museo del Bargello (FI) ing. NP

AVID GARRETT D Anfiteatro delle Cascine (FI) ing. 35/55 euro

S ETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA Piazza della Passera (FI) ing. libero

CAPRICCIO ITALIANO FESTIVAL Teatro del Cestello (FI) ing. NP VENERDÌ 4

ALIBRA TRIO M Ditta Artigianale (FI) ing. libero STRONOMIA E FANTASCIENZA NEL PARCO A Parco Anconella (FI) ing. libero

EGRITA N Piazza Duomo (Prato) ing. 27 euro

EXTECH FESTIVAL N (10.09/12.09) Varie Location (FI) ing. 40 euro

L ABORATORI DELLE RIFICOLONE Circolo Vie Nuove (FI) ing. a offerta SABATO 5 RTU’ A Fiorino sull’Arno (FI) ing. libero

T OSCA, IL SUONO DELLA VOCE Teatro della Pergola (FI) ing. 15/12 euro ARRINCHA LOVES FIRENZE G Anfiteatro delle Cascine (FI) ing. euro FRAGRANZE Stazione Leopolda (FI) ing. NP DOMENICA 13 FRAGRANZE Stazione Leopolda (FI) ing. NP LUNEDÌ 14

MARTEDÌ 15 AVID GILMOUR D Ippodromo Le Mulina (FI) ing. da 50 euro MERCOLEDÌ 16

GIOVEDÌ 10

L ORENZO HUGOLINI Fiorino sull’Arno (FI) ing. libero

C APRICCIO ITALIANO FESTIVAL Teatro del Cestello (FI) ing. NP

SABATO 12

SOURCE (10.09/20.09) Villa Strozzi (FI) ing. libero S ETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA Piazza della Passera (FI) ing. libero VENERDÌ 11

ERCATI IN MUSICA M (05.09/22.10) ing. libero

SSEDIO ALLA VILLA A (11.09/20.09) Varie Location (Poggio a Caiano) ing. NP

C APRICCIO ITALIANO FESTIVAL Teatro del Cestello (FI) ing. NP

FRAGRANZE Stazione Leopolda (FI) ing. NP S ETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA Piazza della Passera (FI) ing. libero

GIOVEDÌ 17 C HE TANGO! PROJECT Ditta Artigianale (FI) ing. libero RBAN ECO FESTIVAL U Parco della Liberazione e Pace (Prato) ing. NP C IRK FANTASTIK (17.09/27.09) Parco dell’Anconella (FI) ing. NP VENERDÌ 18 t AVAMPOSTI (18.09/26.09) Teatro Manzoni (Calenzano) ing. NP HISKY TRAIL W Obihall (FI) ing. NP TOSCA Teatro Odeon (FI) ing. 25/35 euro


MUSICA TEATRO ARTE CINEMA EVENTI PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE... SABATO 19

VENERDÌ 25

ETTY WOODMAN+INNER BEAUTY B (19.09/28.11) Museo Marino Marini (FI) ing. NP

C ARLO ZAULI (25.09/21.11) Galleria Flair Florence (FI) ing. libero

F RANCESCA PASQUALI (19.09/19.11) Tornabuoni Arte (FI) ing. libero

I NTERCITY FESTIVAL (25.09/31.10) Teatro della Limonaia (Sesto F.no) ing. NP

I MAYA E GLI ATZECHI A FIRENZE Museo Archeologico Nazionale (FI) ing. NP DOMENICA 20 E NJOY FIRENZE Varie location (FI) ing. NP LUNEDÌ 21

SABATO 26 IENNALE INTERNAZIONALE DI ANTIQUARIATO B (26.09/04.10) Palazzo Corsini (FI) ing. NP T EMPO REALE FESTIVAL (26.09/10.10) Limonaia di Villa Strozzi (FI) ing. NP DOMENICA 27

MARTEDÌ 22 S TEVE HACKETT Obihall (FI) ing. 30/55 euro S ORSI DI MUSICA Villa Bardini (FI) ing. 7 euro MERCOLEDÌ 23 PLAY IT! (23.09/26.09) Teatro Verdi (FI) ing. 5 euro E LEGANZA DELL’ORO Galleria Moretti (FI) ing. libero ANZE GRECHE E LATINOAMERICANE D (23.09-30.09) Circolo Vie Nuove ing. libero GIOVEDÌ 24

C ORRI LA VITA Piazza Santa Croce (FI) ing. NP LUNEDÌ 28 EORGES WOLINSKI G Teatro Puccini (FI) ing. NP MARTEDÌ 29

MERCOLEDÌ 30 MIKA Mandela Forum (FI) ing. 40/55 euro L E COGNATE (30.09/04.10) Teatro Puccini (FI) ing. 15 euro

ELLEZZA DIVINA B (24.09/24.01) Palazzo Strozzi (FI) ing. NP CARAVAN ACOUSTIC TRIO Ditta Artigianale (FI) ing. libero

www.lungarnofirenze.it tessere@lungarnofirenze.it


SETTEMBRE da non perdere MARTEDÌ 4 INTERPOL Piazza Duomo (Prato)

C’era una volta, tipo 8 anni fa a Bologna, un ex studente universitario che scaricava a manetta da emule in una casa di ex studenti universitari che facevano fatica a sentirsi ex studenti universitari e che tenevano ancora la tessera universitaria per andare a mangiare in mensa. In quella casa c’era il “computer del popolo”, un vecchio acer dove ciascuno scaricata roba, dal porno vintage alla bossanova. Un giorno qualcuno scaricò un album degli Interpol e piacque così tanto a tutti che lo ascoltarono sempre, giorno e notte. Poi un martedì di inverno uscì la notizia che gli Interpol avrebbero suonato in città e, tutti esaltati dalla non ricerca di un lavoro, decisero di comprare i biglietti e andarono tutti esaltati al concerto, salvo poi capire la sera stessa durante il concerto confrontandosi con dei VERI studenti universitari che l’album scaricato era dei The Killers.

da GIOVEDÌ 10 NEXTECH FESTIVAL Varie Location (FI)

Ormai un boxino dei più classici quello sul Nextech dato che a tutti noi della redazione boxino arrivano tre o quattro presskit dal solerte Ufficio stampa che prima di andare in ferie ci ricorda dell’evento portandoci una brezza di elettronico autunno. Chi di noi c’è stato dice di essersi divertito e poi essersi svegliato tra i bambini di Bezlan senza sapere minimamente chi fosse il dj o i dj della serata. Senza dubbio un buon segno ricordando sempre il divertimento responsabile. Appuntamento storico e tradizione sempre all’avanguardia, un saluto all’estate Fiorentina 2015 anche se pare che la manifestazione nardelliana durerà fino a capodanno, in piena tendenza tropicale, come il meteo. SABATO 12

GARRINCHA LOVES FIRENZE Anfiteatro delle Cascine (FI)

Barbe e risvolti, magliette anni ’80 e super santos, frangette e passate alla Amy Winehouse ma senza voce, che tipo di scenario si pensa di trovare a questo festivalino carino che vivrà nella “splendida cornice” dell’Anfiteatro? Secondo me una roba ganza, gruppi simpatici, alla soglia del mito e dalle tante parole, scene di vita vissuta che pare banalizzata dalle mille canzoni che la decantano. Però tutti armati di buona lena e di una giusta dose di malinconia che piace tanto a noi a cavallo dei secoli e dei millenni. Ho fumato, si vede, ma d’altronde sono troppo vecchio per parlare di queste cose di giovani, io mi sento solo pronto per il 15 settembre.

MARTEDÌ 15 DAVID GILMOUR Ippodromo Le Mulina (FI)

Chi non l’ha mai visto dal vivo dovrebb, e anche solo per dovere formativo. Poi se ne dice di tutti i colori su Gilmour, che è stronzo, che è meglio Waters, che non era amato da Barrett, che sia il padre di tutti i Tame Impala e soprattutto che sia il Varufakis della psichedelia smelensa condita di accordi in maggiore. Me ne fotto e guardo il mio biglietto comprato, dato che non mi hanno accordato l’accredito sebbene lavori per Lungarno, che a Firenze sta diventando più importante della Nazione e più affermato di Controradio. Ricordo Piazza Santa Croce e ancora ho i brividi sebbene siano passati nove anni, non ho più i capelli e ascolto la musica su Spotify che non struscia come un vinile.

da SABATO 19 I MAYA E GLI AZTECHI A FIRENZE Museo Archeologico Nazionale

Siamo stati criticati di non dare spazio a manifestazioni che non siano di nostri amici, allora abbiamo deciso di pescare nel mazzo e selezionare una roba di elevata caratura e proiettarci nel gotha dei mensili impegnati. Sebbene questa due popolazioni abbiano più volte pronosticato la fine del mondo e lo sterminio delle popolazioni oltre che a invasioni di alieni incazzati e famelici, sono stati protagonisti di due civiltà pazzesche e creative. Poi se non sbaglio è arrivato Colombo e sono stati cazzi amari per tutti. Secondo me Colombo quando arrivò disse “adesso” e poi “riforme”, e poi il futuro si sa già.

da VENERDÌ 19 INTERCITY FESTIVAL Teatro della Limonaia (Sesto F.no)

Insomma, di cose ganze ne abbiamo a bizzeffe specialmente se parliamo di teatro. Vero è che ci sono millantatori teatranti che non pagano fatture né lavoratori e si presentano alle istituzioni come grandi mecenati delle produzioni e poi si sciacquano la bocca con incarichi di manifestazioni popolari pensando di educare la massa ignorante alle grandi tecniche del teatro. È anche vero che c’è la Limonaia di Sesto Fiorentino, gente brava, nelle sue righe, non sopra né sotto, con uno sguardo al contemporaneo e con una grande tradizione di ricerca, sviluppo, contatto, studio con l’estero, scambio e incontro. Ecco, sempre più Limonaie e sempre meno mete esotiche teatrali che c’hanno anche un po’ rotto il cazzo.



20

FARFALLE

di the nighfly

VENTISETTE

V

entisette anni di farfalle. Più o meno, vacanze e feste comprese, circa milleduecento lunedì notte davanti al microfono di Controradio, con la luce bassa che illumina il mixer e le farfalle che volano intorno: ruvide o dolcissime, elettriche o unplugged. Datemi retta, non c’è niente di più ganzo che avere due ore notturne per condividere la musica con un sacco di gente. Ora che mi sono reso conto che le fantastiche farfalle arrivano a quota 27 e che quando iniziai il muro di Berlino stava ancora in piedi, beh, mi sono anche accorto che il programma ha raggiunto la metà delle mia vita, il che potrebbe essere una cosa malinconica, come quando vedi la Reunion dell’antico gruppo rock, con i protagonisti richiamati alla lotta di nero vestiti, perché fa cattivo e smagrisce anche un po’. Il fatto è che molti di loro, prima di fare il set fotografico, erano andati a prendere i nipotini a scuola. Beh, a me questa storia non mi fa affatto malinconia. Anzi, che c’è di male. È solo rock & roll, e se

NODI DA SCIOGLIERE

ci piace divertiamoci. E poi sono i miei dischi, senza recinti, prigioni, verbosità. A me piacciono gli uomini liberi. Un eroe come Neil Young: distorto, dolcissimo, politico o sentimentale. La musica cambia come il colore del cielo, ma un artista resta artista. E Paul Weller? Già: rockettone peso, funky gospel, e poesia psichedelica, non è un caso se il suo ultimo lavoro resta una delle cose migliori uscite in questo 2015. Beh, la verità è che ancora devo rimettere insieme le idee prima di ripartire per la stagione numero 27 delle fantastiche farfalle. La penombra, la cuffia in testa, i miei stati d’animo che alla fine decidono la playlist. La novità di questa edizione sta proprio in questo spazio su Lungarno, un riassunto emozionale, soprattutto. Una cosa semplice e sincera, come i miei lunedì notte, nient’altro di più che un modo per ascoltare insieme della musica. Come facevo da ragazzo nella mia Renault 4 con gli amici. Come faccio ancora nello Studio Uno di Controradio. Baci.

di martina milani

SPAZI (MENTALI) IN AFFITTO

N

on si può dire che settembre sia un mese facile. È il mese del rientro, del riordino, del “tutti in fila per due”. Con inesorabile fatica e lentezza torniamo a caricarci dei nostri fardelli. Forse i peggiori sono quelli più piccoli, che non calcoliamo. Ci occupano spazio mentale senza pagare l’affitto: le password per ogni cosa, le caselle email piene di spam, il calcolo dei carboidrati. Le vacanze, come una ventata di leggerezza, li avevano allontanati e adesso son tornati a farci penare. Sono come un nodo, che volendo potremmo sciogliere ma che probabilmente, anche stavolta, sceglieremo di lasciare intatto. Si sa, qualsiasi cambiamento richiede un po’ di fatica e magari qualche rinuncia. Troppo impegnativo. Pace. Quasi quasi era meglio quando si doveva andare a scuola... Ogni settembre però ha anche il suo salvagente da abbracciare. Una visione di salvezza per auto-trainarci fuori dalla nostalgia. Lungarno per noi è una bella visione, una spiaggia su cui buttarci e attaccare bottone. Ci troverete qui a parlare dei nodi da sciogliere, nelle nostre vite e del cambiamento che si potrebbe portare per stare meglio tutti. Proveremo a raccontarvi quello che succede ad Impact Hub Firenze, uno spazio da vivere più come un vuoto che come un pieno. Come fosse

un luogo di vacanza, apertura e respiro in cui si è più propositivi e si ricercano gli altri per fare cose insieme. È un coworking perché ci lavorano diverse persone (che le scrivanie le affittano regolarmente, diciamolo) ma prima di tutto è un ambiente, un ecosistema che facilita la connessione tra chi sviluppa progetti, attività e forme d’impresa per l’innovazione sociale, ovvero per fornire soluzioni a problemi collettivi. Il traffi-

co cittadino e la mobilità selvaggia, lo spreco di cibo nella filiera alimentare, l’inclusione sociale dei migranti, il digital divide, solo per dirne alcuni. Del resto, se i nostri piccoli difetti, dubbi e mancanze possiamo far finta di non vederli, ci conviene fare lo stesso con tutto il resto? https://florence.impacthub.net/


PRÊT-À-PORTER

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di alice cozzi

LE MARCHÈ BELLE ÉPOQUE

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al 18 al 27 settembre Piazza Santissima Annunziata si colora di blu, bianco e rosso, ospitando per la prima volta il mercato francese. L’evento, che coincide con l’anno dell’Expo, si rifà alle esposizioni universali di Parigi di fine ‘800 e inizi ‘900, inserite nel periodo storico chiamato Belle Époque. Visitare questa manifestazione non è solo immergersi in una semplice rievocazione storica ma è anche un momento di confronto tra le epoche storiche che sembrano, a distanza di oltre un secolo, avere punti d’incontro. «La Belle Époque per noi è sinonimo di spensieratezza e gioia di vivere», spiega uno degli organizzatori «e così vogliamo che sia il nostro mercato». Il Marchè Belle Époque sarà ospitato da caratteristiche strutture in legno, appositamente progettate da uno studio scenografico di Parigi su modello dei negozi dell’epoca. Sarà presente, inoltre, anche una ricostruzione del Moulin Rouge e su questo stiamo pur certi che il selfie è assicurato. All’interno del mercato si potranno trovare prodotti che spaziano dall’enogastronomia all’arti-

gianato e un’area di degustazione di specialità francesi, proprio come in un piccolo quartiere parigino. Mesdames et messieurs, praticamente vi troverete nel Marais in un batter d’occhio. Gli artigiani d’oltralpe, veri protagonisti della manifestazione, provengono da diverse regioni francesi e porteranno con loro una gran varietà di prodotti. Oltre 80 tipi di formaggio (dal Camembert della Normandia al Brie dell’Ile de France), 30 varianti di vini (Champagne, Bordeaux ma anche altre etichette fino ad arrivare al Sidro), particolari salumi prodotti con erbe aromatiche, biscotti Bretoni con più di 20 tipi di ripieno. E poi spezie e pane appena sfornato dalla boulangerie: non potevano certo mancare baguette e croissant! Dalla Provenza e dalla Costa Azzurra, poi, arrivano tovaglie, saponi, lavanda ed essenze, da Parigi profumi ed accessori moda, tutti rigorosamente artigianali e della filiera locale. Questo e molto altro ancora durante la settimana che Firenze dedica alla Francia. Sembra proprio il caso di dire Vive la France!

IN CITTÀ TUTTO TRANQUILLO

di nanni the pug

T’ASPETTO FUORI

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u quattro zampe il mondo è diverso, soprattutto se siete alti circa venti centimetri. Odori, briciole, ostacoli: voi bipedi neanche lo sapete quale universo esiste sul marciapiede o nei cespugli. E mentre vi accompagniamo, anche quando non ci va di portarvi in giro, il nostro sguardo e il nostro naso visita un pianeta complesso: messaggi intimidatori lasciati agli angoli della strada dai nostri simili, carte succulente ed oliate cadute dal cielo, rumori roboanti che rimbalzano sui muri. Solo un messaggio è comprensibile ad entrambe: io non posso entrare. Solitamente è posto ad altezza del nostro muso o poco più su. Quando lo vediamo il mio bipede fa una smorfia, io invece m’infurio. Il divieto di entrare è una delle cose più infamanti che ci possa accadere. E allora mi sono informato. Vivo a Firenze da cinque anni e in questa città la storia deve finire. Il Comune ha stabilito delle regole al nostro vivere. Il Regolamento Comunale sulla Tutela degli Animali ci aiuta a capire. Titolo IV “Cani”, articolo 24 “Accesso degli animali

negli esercizi pubblici”: i cani, accompagnati dal padrone o detentore a qualsiasi titolo, hanno libero accesso, nei modi consentiti dal comma 2 del presente articolo, a tutti gli esercizi pubblici situati nel territorio del Comune di Firenze salvo quelli per cui è previsto il divieto a norma delle norme esistenti. Il comma 2 recita: i proprietari, o detentori a qualsiasi titolo, che conducono gli animali negli esercizi pubblici, dovranno farlo usando sia guinzaglio che museruola, avendo inoltre cura che non sporchino e che non creino disturbo o danno alcuno. Ultimamente il Comune di Firenze ha anche previsto un aggiorna-

mento su norma Regionale che permette il nostro ingresso in tutti i negozi, i pubblici esercizi e gli uffici pubblici; per avere una deroga è necessario che il Comune dia il suo assenso dopo una motivata richiesta del titolare. E quindi chi espone il cartello “I cani restano fuori” senza il consenso dell’amministrazione è passibile di multa. Io non sporco, sono educato ma soprattutto ho educato il mio bipede ad essere corretto. Quindi ora non c’è più trippa per gatti: se vedo un simile messaggio mi metto seduto e aspetto che il mio nemico passi sul selciato accompagnato dai Vigili Urbani. Parola di Nanni.



TAKE YOUR TIME

di isabella tronconi

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ANDRIENNE... (continua da Lungarno n. 27 del Marzo 2015)

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l culmine della follia modaiola ancien régime venne raggiunto con il pouf, lanciato da Maria Antonietta, un castelletto metallico alto fino a un metro che, montato sul capo della dama, veniva avvolto dai suoi capelli uniti a posticci, a formare un’acconciatura torreggiante. Per scongiurare il rischio che i pidocchi uscissero allo scoperto - la cute non era lavata e gli olii protettivi irrancidivano, nei lunghi periodi in cui la dama portava il pouf - i parrucchieri fissavano all’interno della struttura un piccolo contenitore pieno di miele che li attirasse. A Firenze si trovano svariate opere in cui le dame sono rappresentate con un sobrio pouf, come il dipinto raffigurante la famiglia Martelli di Giovan Battista Benigni (1780 c.), a Casa Martelli; ma il pouf poteva essere anche decorato con pietre preziose, miniature con i ritratti dei familiari, fiori, piante, frutta, animaletti e uccelli imbalsamati, o navicelle con le vele spiegate. La Rivoluzione Francese determinò una cesura significativa fra la moda rococò e la moda neoclassica (vd. sopra il ritratto della contessa Elena Mastiani Brunacci, ritratta da Pietro Benvenuti nel 1809, alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze). Già dal 1748 la scoperta di Pompei ed Ercolano aveva dato l’avvio a un revival di quella che

si credeva essere la moda antica, greca e romana. Accantonati gli abiti e le parrucche del periodo prerivoluzionario, simboli dell’odiata aristocrazia, le dame iniziarono a vestirsi in maniera da sembrare statue classiche. Nacque l’abito stile Impero, in cotone sottilissimo, considerato più etico rispetto agli indumenti in voga durante l’ancien régime, colossali sprechi di denaro in tessuti costosissimi. Si esigeva il bianco per questi nuovi vestiti, ignare del fatto che molte statue antiche fossero in realtà policrome. Niente più corsetti, cerchi metallici e altri ammennicoli che fino a quel momento avevano reso gli abiti femminili simboli dello status morale di colei che li indossava: alla rigidità del portamento, costretto nel busto, nell’immaginario collettivo corrispondevano infatti rigore e alta statura morale, esattamente come un abito leggero e discinto indicava inequivocabilmente la dissolutezza della sua proprietaria. Per un limitato lasso di tempo, soprattutto dopo la Rivoluzione Francese, ebbe luogo un vero e proprio ribaltamento di valori etico/estetici. La vita fu tirata su fin sotto al seno, la scollatura abbassata vertiginosamente; il corsetto, dapprima eliminato, fu reintrodotto e alleggerito quel tanto che bastava a spinger fuori il seno fino a mostrare i capezzoli. Le maniche a palloncino misero per la prima volta a nudo quasi tutto il braccio. La

mania degli abiti bianchi e trasparenti, a volte indossati su un’aderente calzamaglia color carne, imperversò fino a quando molte dame morirono di malattie polmonari: le trend-setter come Juliette Recamier, Thérésa Tallien e Fortunée Hamelin arrivarono a bagnarsi o ungersi l’abito addosso perché il tessuto aderisse di più ai loro corpi! E l’unico “capospalla” ammesso era un soffice scialle di cachemire indiano, incredibilmente costoso, come quello indossato dalla nostra Elena. I capelli si portavano fasciati, acconciati alla greca o alla romana, oppure tagliati corti come quelli delle condannate alla decapitazione. A Firenze questi abiti si possono ammirare alla Galleria del Costume e della Moda, dove sono esposti solo quando le rotazioni lo consentono. Li indossano Teresa Pichler Monti, ritratta da Carlo Labruzzi (l’opera è alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze) e la Contessa di Chinchón, ritratta da Francisco Goya y Lucientes nel 1798 circa (il dipinto è alla Galleria degli Uffizi). Questi abiti si indossavano con coturni o con ballerine in tessuto cedevole, che consentivano alle dame di “scivolare” attraverso i corridoi come dee; tornarono in voga i cammei, come si può vedere nella cintura indossata da Angelika Kauffmann nel suo autoritratto, datato 1787 e conservato nel Corridoio Vasariano di Firenze.


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I PROVINCIALI

di pratosfera

PRATO A SETTEMBRE

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rato a settembre se c’avesse il mare sarebbe una piccola Otranto, diceva un uomo al bar l’altro giorno. Non sappiamo quanto possa essere vera questa similitudine ma è sicuro il fatto che, tra le tante aperture di nuovi locali del centro e gli eventi che sono stati organizzati per tutto settembre, ci sarà da divertirsi dalle nostre parti. Settembre Prato è spettacolo è il titolo di quello che fino all’anno scorso veniva chiamato Settembre Pratese. Tornati dalle vacanze troverete ad aspettarvi in Piazza Duomo quattro giorni di musica dal vivo: 1 settembre Interpol, 2 Mannarino, 3 Caparezza, 4 Negrita. Poi l’antico gioco della Palla Grossa e tante altre iniziative per i primi 10 giorni del mese in centro storico. In città quest’anno arriva anche l’Urban Ecofestival, un festival che

da Verona si trasferisce a Prato. Una kermesse legata al mondo dell’ecosostenibilità. La musica live torna quindi nel parco dell’Ex Ippodromo di Prato dal 17 al 20. I nomi nel cartellone: Levante, Morgan, Africa Unite, Luca Bassanese. Al grido di “noi non siamo stanchi!” prosegue il settembre in città con una tre giorni dal 22 al 25, organizzata dalle università pratesi, il Pin, la Monash University e la New Heaven (in ordine: quella legata al polo universitario di Firenze, un’università australiana e una americana). Iniziative per conoscere e divertirsi assieme alla Prato universitaria (da segnalare la grigliatona australiana nel cortile della Monash). A fine settembre arriva, puntuale come la vendemmia, Contemporanea Festival, il festival organizzato dal

FERMO IMMAGINE

Teatro Metastasio con performance, danza, spettacoli teatrali. Dal 25 settembre al 4 ottobre. E ancora: il Centro Pecci dal 25 al 27 ha organizzato il Forum d’Arte Contemporanea Italiana. Curatori, galleristi, collezionisti, critici d’arte, artisti da tutto lo stivale con-

di mattia marasco

LA SPIAGGIA

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i giorno è l’illusione di un pezzo di mare in città, la sera è luogo di incontro e spensieratezza; per tutta l’Estate creme e ombrelloni si alternano a cocktail e camicie bianche mentre intorno la città continua la sua frenetica corsa contro il tempo. Si tratta della “spiaggia” di Firenze, quella lambita dall’Arno ai piedi di Torre San Niccolò e posta tra l’ottocentesco Lungarno Cellini, progettato come passeggiata cittadina lungo il fiume, e il poco più giovane Lungarno Serristori. Prima dei mojito e degli apericena, erano i pastori e i pescatori a visitare nei mesi caldi quelle rive, almeno finché, come succede tutt’oggi, con l’avvicinarsi delle piogge l’Arno non diventava più prepotente e si riappropriava lentamente di gran parte del “bagnasciuga”. Non si sentivano i tormentoni estivi e le suonerie dei cellulari, ma il belare delle pecore al pascolo e le urla dei ragazzini che con canne e lenze improvvisate si cimentavano nei loro primi tentativi di pesca.

www.lamiafirenze.mattiamarasco.it / mattia.marasco@gmail.com

fluiranno nella città tessile (ormai ex) per confrontarsi sullo stato di salute dell’arte contemporanea italiana. Insomma: Prato a settembre è ricca di eventi per godersi la fine dell’estate e sostenervi nel rientro lavorativo. foto: gli Interpol


CARO CUORE NON BUTTARTI GIÙ

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di carol & giuki

scrivi a carocuorenonbuttartigiu@gmail.com

NON È INDECISIONE, È COLPA DELLE MEZZE STAGIONI CHE NON ESISTONO PIÙ

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etti il giacchettino, leva il giacchettino. È freschino. Si muore ancora di caldo. Dubbi, ansie e nevrosi di una mezza stagione che non esiste più, dove a metà/fine settembre sei ancora in canotta e ciantelle e magari a inizio ottobre l’ultimo bagno al mare ci scappa. In tutta questa incertezza meteorologica, il cuore non ha scampo: cerca una direzione, una stabilità, ma a mezzogiorno piove, alle quattro del pomeriggio c’è il sole. Insomma c’è troppo caos. Per fortuna Caro Cuore è ancora qui, pronto a consigliarvi su ciò che NON dovete fare. Pronti? Pronti! Sono cinque mesi che mi scrivo con una ragazza di Catania che ho conosciuto in chat. Ci siamo sentite spesso, fino a quando i nostri discorsi sono diventati sempre più piccanti: ognuna aveva voglia dell’altra. Ad un certo punto mi dice che si sta sentendo con un’altra persona, sposata, e che essendo vicina a lei ovviamente ha avuto una corsia preferenziale. Io col cuore ferito, senza farle capi-

re quanto io tenga a lei, l’ho consegnata indirettamente all’altra. Non abbiamo smesso di sentirci: lei mi cerca, io la cerco e anche se di comune accordo abbiamo deciso di prendere la strada dell’amicizia lei è gelosa di me ed io di lei. Ogni discorso sembra incompleto, come se non potessimo dirci ciò che davvero vorremmo per paura di ferirci. Lei mi ha regalato degli occhi nuovi per guardare le cose: affronto ogni giornata come se l’avessi al mio fianco anche se le cose tra di noi sono cambiate. Io non sono una persona che parla, mi tengo tutto dentro, non esterno i miei sentimenti ma sento il bisogno di dirle ciò che provo con tutte le mie difficoltà. E vorrei farlo di persona. Che faccio? vale la pena prendere un aereo? Claire Sì, vale sempre la pena prendere un aereo: l’adrenalina che si ha quando stai per atterrare è una sensazione meravigliosa. Però ti prego, non applaudire al pilota, fa solo il suo lavoro! E poi sì, vale la pena fare una piccola pazzia per guardare negli occhi chi gli occhi ce li ha fatti aprire, e vale

sempre la pena dirglielo. Non esiste al mondo rimanere con i dubbi, frasi non dette e sentimenti non esplosi. Se è la cosa giusta o meno, lo saprai appena vedrai quegli occhi, cara la mia Claire! E se qualcosa dovesse andare storto, beh, Catania è una bellissima città e la cucina siciliana tra le migliori d’Italia. Siamo con te. Ps: mi porti una calamita? Sono Giacomo e ho un problema: mi vedo con tre ragazze contemporaneamente, ma dopo due mesi che queste tre storie parallele vanno avanti, ho capito che devo scegliere. Il sesso con la prima è meraviglioso, ma il resto è un disastro; con la seconda sto bene solo fuori, dentro casa è troppo ordinata e perfettina. Con la terza parlo bene di tutto ma nell’intimità non ci troviamo. Ovviamente nessuna sa dell’altra. Come scegliere? Ovviamente nessuna sa dell’altra, gnè gnè. Caro Giacomo, mi ricordi tanto alcuni casi umani che ho incontrato nei miei 29 anni. Ammazzati, prima che qualcuna ti faccia fuori.

PALESTRA ROBUR

di leandro ferretti

lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

AMICI MIEI

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n questi giorni quarant’anni fa era una novità assoluta, essendo uscito per Ferragosto in un periodo in cui i più lo potevano vedere solo nelle località di villeggiatura. Inutile scrivere grandi cose, di Amici miei più o meno si conosce tutto. Non di frequente, però, si è indagata la grande eredità morale e filosofica lasciata da questo testo su Firenze, breviario minimo di una resistenza al vivere fatta di ironia come esorcismo della morte. Una Firenze anch’essa in articulo mortis è quella che fa da sfondo al film: la Firenze che fu dalla guerra in avanti e più non sarà con la fine dei Settanta, la Firenze nella quale ancora si andava ovunque con la macchina, la Firenze plumbea poco consegnata al turismo, la Firenze che si avvinazzava in ben altri modi rispetto a quelli odierni. Sulle note di chitarra struggenti della colonna sonora di Amici miei inizia la fine di un’epoca, non necessariamente migliore o peggiore delle precedenti o di quelle che l’hanno seguita. Solo un’epoca, con le sue storie e suoi modi di essere. Dovrebbe essere un libro di testo, Amici miei, e mai di sicuro lo sarà; eppure non perderà il suo ruolo di caposaldo dello spirito, di libretto delle istruzioni per chi non ama prendersi sul serio e anche solo per questo dovrebbe essere più gradito agli dei.


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NIENTE PANICO

di tommaso ciuffoletti

È SETTEMBRE

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on sono giorni facili per chi torna dalle ferie. Pensa per chi in ferie non c’è andato affatto. Non sono giorni facili nemmeno per chi ritorna a scuola. Pensa che bello invece per chi non c’è mai andato ed è cresciuto sano, libero ed ignorante proprio come se a scuola ci fosse andato. Firenze a settembre sarebbe anche bella. I turisti meno imbrancati. I fiorentini più abbronzati. Tutti quanti meno sudati. Riprende il traffico. Riprende il campionato del gioco del pallone. Riprendono le trasmissioni del palinsesto generalista. Riprendiamo anche la droga che forse è meglio. I colori di settembre. Le musiche di settembre. Le impressioni di settembre. Non ho mai sopportato quella canzone. Sono volgare. L’estate sta finendo. Un anno se ne va. Sto diventando grande. Lo sai che non mi va. Il mare a settembre. Ci si scopre grandi a settembre. La droga. E altre banalità che se fossi un cantautore potreste dedicarmi alla ragazza conosciuta in vacanza. Arrendiamoci. Perché a settembre non c’è alcuna speranza. Se non quella di cambiare lavoro. O inventarselo, come fanno quelli fighi. Che loro fino a ieri, guarda, facevo tutt’altro ed oggi invece da non

LA SCIABOLATA

crederci, ho messo su questo sito con due amici dove vendiamo calendari Maya che si autoregolano sul ciclo mestruale delle cavallette. E ci campate? Alla grande. Misteri da Sandro Giacobbo. Mi manca Sandro Giacobbo. Così esotico, così esoterico eppure così uomo della porta accanto. Il classico vicino che era un tipo tanto tranquillo. Poi è arrivato Mistero e Adam Kadmon. Beppe Grillo e le sciekimike. Il Bilderberg e il Blauburgunder. Perché quello che veramente nessuno ha avuto il coraggio di dire è che tutte questa sequela di immondizie è solo all’apparenza figlia dell’ignoranza della gente che è disposta a credere a sette indemoniate di templari alieni che vivono nascosti in cimiteri indiani e

incidono simboli fallici sul dollaro ammerigano. La verità è che il proliferare di teorie assurde e di programmi televisivi ad esse dedicati ha avuto il preciso scopo di ipersaturare il mercato e svilire il prodotto. L’obiettivo ultimo era proprio Giacobbo. Chi è la mente dietro questo complotto a suoi danni? Duole dirlo, ma se ci pensate potete arrivarci da soli. Piero Angela. Che così è potuto rimanere l’unico e il solo personaggio televisivo in grado di apparire credibile, serio e buono. Ma non lo è. Lapo, mio marito, ieri mi ha convocato tutto serio in confessionale. «Anche se ti arrabbierai sappi che io ho già deciso. Poserò nudo per un calendario. Maya. Che si autoregola …». Quel ragazzo inizia a preoccuparmi.

di la sciabolata

AGGIUNGI UN FOTOGRAFO A TAVOLA

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sistono paradossi a cui non facciamo caso, cose che rimangono immutate nel tempo e nello spazio, di cui non abbiamo percezione. Le signore cinquantenni che dal parrucchiere si fanno pettinare ancora come Brigitte Nielsen in Rocky 4, capello corto e mesciato. Helmut Newton che fotografa solo donnine nude. Il barbiere di Brian May che dice da 40 anni “Brian, al solito, li lasciamo lunghi dietro”. L’amico del social a cui rubano la bicicletta, che poi ricomprerà ridipinta dal compagno di turno. Il collega di lavoro che ti mostra la foto di una parmigiana di mango pagata 37 euro. Tutto sta diventando normale, come l’orologio al polsino di Gianni Agnelli negli anni ’80 che adesso noi ridicolizziamo come orpello di un’epoca cafona, nonostante la vittoria di un Mondiale e l’Italia quinta potenza industriale. Sta diventando questione e orpello l’argomento che accomuna tutti gli esseri viventi di questo pianeta: il cibo. Tralasciando Giovanni Lindo Ferretti e Carla Fracci, che si nutrono solo di acqua piovana e di poesie di García Lorca, ognuno di noi si esprime al peggio o al meglio a tavola: nonostante la nostra italianità, che ci impedisce categoricamente di nutrirsi in qualunque modo ed a qualunque ora come gli inglesi che mangiano camminando

in metropolitana sushi bevendo insieme latte di capra al mirtillo, anche noi subdolamente stiamo distruggendo la nostra indole conviviale del cibo. Passiamo da trasmissioni tv dove si gode a vedere trattar male l’aspirante chef (perché lo spirito è quello) a ristoranti stellati dove presunti critici d’arte magari raffreddati spendono l’equivalente del cartellino di Cristiano Ronaldo per delle composte alle alghe da replicare ovviamente a casa: non per gustare ma per fotografare. Cosa che ha costretto i ristoranti stellati a dotarsi di gruppi elettrogeni forse più potenti di quelli del Policlinico Gemelli. Qualcuno pare fornisca nel menù il supplemento illuminazione o la consulenza di Sebastião Salgado che fa i giorni pari i pranzi e i dispari la cena all’Osteria Francescana (posto povero e modesto, come dice il nome) del grande Bottura. Se non fotografi e non condividi, il piatto non esiste. Come per l’arte contemporanea, vediamo aspiranti chef (il cuoco cucina, lo chef crea, ricordiamo) abbinare ingredienti e cotture in maniera casuale, quasi a comporre un prodotto artistico che potrebbe essere ingerito solo dalla controfigura di Marina Abramovich, perché sappiamo tutti che l’originale si è fatta ibernare aspettando il 2086 quando gli uomini comunicheranno solo

attraverso sguardi e il presidente del Fondo Monetario sarà Varoufakis, che di umano ha solo il fatto che porta quelli dietro senza casco. La forma d’arte cibo è giunta all’ultima stazione, quella attraverso la quale si regalano scatole di fagioli nelle raccolte collettive ed in casa si cucinano solo piatti da fotografare con niente dentro, in una sorta di ricongiungimento spirituale con Yoko Ono, che crediamo si alimenti seguendo la policromia dei prodotti. Lungi da noi un pensiero bulimico degno del miglior Tognazzi ma stiamo vivendo un delirio schizoide sul cibo pari a quello che ebbe la peggio gioventù dei nostri anni, quella del ’77, con l’arte. Tutti potevano fare tutto, tutto era arte e tutto era anche politica. Andava benissimo al Parco Lambro o alla Biennale ma la pasta al tonno con il pecorino romano se la mangi l’artista. Eccheccazzo.


STELLE

di faolo pox - disegni di aldo giannotti

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No Ariete, non è il momento di chiudere un bilancio dell’estate con un segno negativo e pensare che sarà un autunno piatto. Ti consiglio di non essere precipitoso e usare la dialettica per dissertare con te stesso di come sei in grado di non vedere le cose come stanno realmente e di saper essere così netto e categorico. MATERIA DEL MESE: Filosofia

Adesso che hai pensato a tutti puoi iniziare a pensare per bene a te, solo a te, alla tua realizzazione, al tuo progetto di vita e di lavoro e di svago. Ma non pensando a “chi lo potrebbe fare con me” ma anzi a “che formula devo seguire per farlo?”. Calcola di più e senti di meno, somma, sottrai, moltiplica e dividi. Il risultato arriverà sempre. MATERIA DEL MESE: Matematica

Se per tutti gli altri Settembre è lo strascico dell’estate, per te è un altro luglio e un altro agosto. Sei instancabile e vorresti mesi di ferie e fiumi di aperitivo, sabbia sotto i piedi anche in ufficio e un molo sotto casa dal quale tuffarti ogni mattina. Bravo Gemelli, mantieni lo spirito e tieniti in esercizio, sarà un autunno di sole. MATERIA DEL MESE: Educazione Fisica

Tornato alla tua quotidianità ti sembrerà di essere in un mondo che non conosci e soprattutto farai fatica a farti capire e a comprendere gli altri, un po’ in tutti gli ambiti della tua vita. Non darti la colpa, a volta è solo la stanchezza e la noia del tornare all’ordinario, oppure devi solo trovare la lingua adatta per comunicare con tutti. MATERIA DEL MESE: Lingua Straniera

Ed eccoci arrivati all’inizio di una nuova stagione dove niente ti sembra cambiato mentre quasi tutto lo è. Ma non importa, è impossibile farti cambiare idea. Ma al tempo stesso sei l’elemento più vario e affascinante anche se sembri pieno di regole. Il tuo fascino sta nell’interpretazione e la tua bellezza nelle mille possibilità di dire la stessa cosa. Fanne tesoro. MATERIA DEL MESE: Greco

Sei un conservatore ma non riesci a fare sempre tesoro di quello che è stato e tante volte perdi tempo a ricominciare. Vergine siamo di nuovo a settembre, come l’anno scorso e come il prossimo anno, semplice. Impara a riconoscere i cicli ordinari e scegliti la porzione di cose che puoi cambiare senza fare la guerra. Il calendario non puoi cambiarlo. Il tuo atteggiamento si. MATERIA DEL MESE: Storia

A Settembre succederà una cosa che sara l’ennesima conferma dell’anno stupendo che stai passando. Ti sembrerà, finalmente, che tutti ti capiscano, che tutti ti ascoltino e comprendano, sia quando parli chiaro sia quando ti nascondi dietro a metafore argute o semplicemente contorte come solo tu sai essere. Sfrutta questo momento e parla con tutti coloro ai quali senti di dover dire qualcosa. MATERIA DEL MESE: Italiano

Bene, come a scuola si riceveva l’orario, adesso è il momento di pianificare. Ma non del “cosa vorrei” ma più del “come posso organizzare la mia vita per arrivare al mio obiettivo”. Parti dall’orario, scrivitelo sul diario e appendilo su frigo. Poi traccia la mappa dei tuoi spostamenti e dei tuoi ambiti, disegna gli obiettivi e visita tutti i luoghi che ti possono aiutare nel tuo obiettivo. MATERIA DEL MESE: Geografia

Ti vorrei di più con il naso all’insù e non sempre a guardarti i piedi per paura di inciampare o pestare una di quelle merde dove ultimamente sei spesso incappato. Alza lo sguardo e fregatene degli impicci o ne resti schiavo, di loro e della paura. Testa in su, cielo sterminato, nuvole, stelle e pensiero che davanti a te puoi avere miliardi di cose da fare e da volere. Tutto lì, davanti ai tuoi occhi. MATERIA DEL MESE: Astronomia

Come al solito sei sempre alle prese con le dosi sbagliate anche quando hai gli ingredienti giusti. Ti lasci fregare dalla fretta, a volte non calcoli le condizioni, altre volte la qualità degli ingredienti o i modi per mescolarli. Causi esplosioni da miscele che, se ben dosate, potrebbero essere dei veri e propri elisir. MATERIA DEL MESE: Chimica

Un casino di artisti hanno prodotto capolavori o quando erano felici marci o quando erano tristi distrutti. Sei creativo in questo mese ma devi ricordarti di esserlo sia quando la tua vita ti farà essere allegro (per il lavoro, ad esempio) sia quando sarai confuso o giù di corda (per l’amore, ad esempio). Tu dedicati a produrre e vedrai che sarà sempre il miglior antidoto ad ogni avversità. MATERIA DEL MESE: Arte

Dovrai dotarti di eloquenza e retorica, parlare con chi ti circonda di guerra e di cultura con lo stesso registro, elevarti a decantare e lasciare che siano gli altri a capirti, a cogliere il tuo pensiero e a tradurlo in pratica. Non metterti nella condizione di spiegare, hai tutto dalla tua parte per alzarti su un podio e fare il miglior discorso della storia. Usa tutte le declinazioni, nessuna esclusa. MATERIA DEL MESE: Latino


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PAROLE

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di gabriele ametrano

TUTTO POTREBBE ANDARE MOLTO PEGGIO di Richard Ford Feltrinelli - pp. 215

Con “Canada” ci aveva meravigliati e resi lettori indifesi. Avremmo potuto immaginare un altro buon libro ma non un altro lavoro eccellente. Richard Ford, considerato uno tra i migliori scrittori statunitensi della nostra epoca, mantiene la sua poltrona da eletto e continua a darci una visione della realtà che approfondisce i nostri limiti, superandoci e superandosi. “Tutto potrebbe andare molto peggio” edito da Feltrinelli è sicuramente un romanzo che vi porterete dentro per molto tempo. Ci rifletterete dopo che l’avrete terminato e tornerete a leggerlo in alcune sue parti anche dopo mesi. Frank Bascombe è un uomo come tanti altri, con le sue vittorie e i suoi dispiaceri, lucido nell’affrontare la vita e conscio del suo ruolo nel presente. O almeno questo è ciò che crede. Vive in una calma che assomiglia molto a quella impalpabile sensazione di disastro preannunciata dalla tempesta. Una tranquillità sottile e silenziosa. Poi improvvisamente un uragano da cui bisogna sapersi difendere. Ed è proprio un uragano a spezzare questa linea piatta chiamata vita. L’esistenza del nostro personaggio ci viene raccontata in ogni dettaglio. Questi particolari ed alcuni incontri con gli altri personaggi del libro sono fondamentali: si troverà a riflettere sulla triste realtà in cui vive, affondando in emotività oramai sommerse, nello scontro tra passato e presente, sapendo di aver perso tutto e difficilmente troverà ancora la forza per ricostruire. Frank è un uomo che si avvia al tramonto, ben oltre la metà della propria esistenza. Vuole convivere con se stesso e, tra le righe, lo stesso Ford sembra consigliarci di farlo con una narrazione caratterizzata da un realismo meticoloso. Non c’è piaga che venga curata ad una certa età: bisogna fare i conti con questa certezza e vivere senza rimpiangere. Frank Bascombe e Richard Ford hanno quasi la stessa età ed è giusto pensare che questo libro sia un po’ una dichiarazione d’intenti dopo un lunga riflessione. Per Frank la vita è “una questione di sottrazione graduale”: senza capirlo tutto potrebbe andare molto peggio.

LE VERITÀ DI BÉBÉ DONGE di Valentin Griner Goodfellas Edizioni - pp. 80 + CD

Non esiste solo un punto di vista per assaporare la verità. Ne esistono sempre diversi e non sempre coincidono con la realtà dei fatti. Nel 1941 il libro “La verità su Bébé Donge” ascoltava quelle del marito e la moglie, quella che aveva cercato di avvelenarlo, taceva. Una triste vicenda familiare in cui solo la vittima ha avuto diritto di parola. Oggi questo libro a fumetti racconta il silenzio e tutte le ragioni che hanno spinto la donna al gesto estremo. Più che una semplice pubblicazione “Le verità di Bébé Donge” è un progetto articolato e curioso: un fumetto dai tratti anni Cinquanta, un cd con dieci brani che accompagnano le emozioni della protagonista, un sito in cui Bébé vive la sua esistenza finora senza voce. Ma soprattutto, la capacità di far rivivere un classico. Ci pensiamo raramente ma le storie che leggiamo hanno sempre risvolti che gli stessi autori non riescono a contenere nelle pagine. E allora perché non scriverne in nuovi libri? Io sono sicuro che in questo caso Georges Simenon leggerebbe con avidità ogni pagina.

IDENTITÀ LETTERARIE Nome: Marco Cognome: Vichi Anni: 29... per 2 Altezza: 1,78 Peso (lordo, con i vestiti): 75 Città in cui risiedi: Impruneta Città in cui vorresti vivere: Parigi/Impruneta Segno zodiacale: Scorpione Tatuaggi: Mai Orecchini e/o piercing: Giammai Ultimo libro pubblicato: “Il console” (Guanda) Prima lettura nella vita: Filastrocche Un libro che hai cominciato ma non hai mai finito di leggere: “Controcorrente” di Joris Karl Huysmans... La

lentezza fatta romanzo. Ma chissà, magari ci riprovo e mi piace, a volte succede, e poi ogni libro ha il suo momento.

Un film che non ti stancheresti mai di rivedere: “I duellanti” di Ridley Scott. Il luogo della vacanza più bella finora fatta: Grecia / Ex Jugoslavia / Vienna (è lo stesso viaggio). La citazione che più ami: “La morale dell’uomo ha radici nello stomaco” (Charles Bukowski).

ESERCIZI DI STILE / gabrieleametrano.com


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SUONI

di gianluca danti

BEACH HOUSE DEPRESSION CHERRY Sub Pop / Bella Union Tanta era l’attesa per il seguito di Bloom, l’autentico capolavoro dei Beach House, tra le formazioni dreampop più interessanti e attive degli ultimi anni che, fin dagli esordi, ha sempre avuto qualcosa di speciale e magico. Difficilmente vi stancherete di ascoltarli, ogni momento è buono per premere play su “Myth”, “Lazuli” o “Irene”; già nel 2010 con Teen Dream si conquistarono una certa credibilità che ben presto li ha portati a suonare oltre oceano guadagnando ulteriori consensi. “Depression Cherry” attesta un evoluzione artistica ma allo stesso tempo denota anche l’audacia con cui la band di Baltimora si fa strada verso un ritorno alle origini quasi ignorando il “contesto commerciale” in cui si è collocata nel corso degli anni. Licenziato per Sub Pop / Bella Union, questo nuovo capitolo discografico si allontana dalla minuziosità di Bloom, convergendo come dicevamo verso una riscoperta della semplicità sia negli arrangiamenti che nella scelta dei suoni, riducendo al minimo anche il set up per il prossimo tour, come ha dichiarato la cantante Victoria Legrand. “Sparks”, la preview lanciata ad inizio estate su un radio spagnola, profuma di shoegaze ed è probabilmente l’episodio più raro dell’intero disco: all’organetto e alla drum machine si aggiunge una chitarra rumoreggiante a ornare le classiche melodie vocali dreamy ormai diventate vero tratto distintivo della band. Il duo di Baltimora riesce a sfornare produzioni di impatto e molto solide, caratteristica evidente sin dall’opening track “Levitation” che orienta l’ascoltatore in quello che sarà il mood dell’intero album. Le successive “Beyond Love” e “10:37” spezzano l’eufonia iniziale con lampi di maggior intimismo. La gemma è “Bluebird” per gli arpeggi fatati della chitarra di Alex Scally e per le sue liriche affascinanti e struggenti (“Love it comes up on the ceiling my mouth and these arms hold the feeling”). Se ce n’era bisogno Depression Cherry è la prova che i Beach House hanno plasmato uno stile molto personale e identificabile senza ricorrere a particolari frivolezze perché, quando si ha questo talento, basta poco per fare molto.

CHELSEA WOLFE ABYSS Sargent House Senza dubbio a Chelsea Wolfe piace giocare con le antitesi. L’immagine da musa goth patinata si contrappone alla capacità nel songwriting profondo e ispirato o, come nel precedente “Pain is Beauty”, emerge un notevole coraggio compositivo accostando generi molto diversi tra loro: il folk apocalittico con l’elettronica, il pop con l’industrial, la darkwave con il doom, il tutto con un’atmosfera gloom di fondo che fa da collante per tutta la durata del disco. E come volevasi dimostrare la Wolfe fa uscire il suo nuovo cupo e violentissimo album nel bel mezzo di una ardente e soleggiata estate. “Abyss” è la tappa successiva del viaggio intrapreso con “Pain is Beauty”, il progressivo, ma mai definitivo, distacco dal goth-folk degli esordi e l’affiorare della pesantezza delle chitarre e delle bordate industrial ad accompagnare il talento vocale della chanteuse californiana. Tra le undici tracce spiccano “Iron Moon”, ispirata alla storia di Xu Lizhi, lavoratore-poeta cinese morto suicida a 24 anni schiacciato dalle condizioni di lavoro in fabbrica, l’incredibile trio “Maw”, “Grew Days” e “After the fall”, il ritorno alle radici folk di “Crazy Love” e la distorta “Color of Blood”, la migliore del disco. Entrare nell’Abisso equivale ad immergersi nella stupenda foto di copertina ad opera di D.H. Philips (True Widow) e rimanere sospesi senza gravità in un mare composto da un liquido amaro che entra nei polmoni fino a soffocare, ma che non uccide, lascia storditi in un abbraccio di dolore e di straziante disperazione. Ma è tutto così maledettamente piacevole. suoni@lungarnofirenze.it

TAME IMPALA CURRENTS Interscope Tre anni dopo l’esaltante Lonerism il combo Tame Impala ricompare finalmente con il terzo album “Currents” scritto, prodotto e registrato nel West Australia dal frontman Kevin Parker. Meno riferimenti 60’s e un sound più contemporaneo con una maggior fruizione della componente elettronica: i synth diventano così l’elemento cardine della nuova fase creativa della band, risultando una scelta azzeccata. Chiariamo, Innerspeaker e Lonerism rimangono degli ottimi dischi, ma la necessità di un cambio di direzione era innegabile. Si allontanano così le psych riff e le allusioni zeppeliane a favore di trame sonore molto diverse tra loro che prendono riferimento anche dal funk alla dance-pop. Munitevi di tanto presobenismo e lo apprezzerete integralmente. KINS CYCLICAL East City Records Dopo un lungo tour in supporto a Courtney Barnett, i Kins danno alle stampe Cyclical, un EP di quattro brani non facilmente collocabili in un determinato ambito sonoro, costituendo sicuramente un punto a favore per questo quartetto londinese. L’iniziale “Young” potrebbe essere un riferimento agli ultimi Blonde Redhead, la susseguente “J.Tito” introduce la componente electro-pop persistente per tutto il resto delle tracce. Gli otto minuti di “Little Dancer” sono la parte più robusta di tutto il lavoro dando vigore al timbro vocale di Thomas Savage e concludendosi con un finale inaspettatamente noise-pop. Kins, appuntatevi questo nome ancora sconosciuto ai più ma che presto potrebbe comparire nella vostra playlist preferita. BAD BAD HATS PSYCHIC READER Afternoon Chi segue abitualmente Suoni saprà che tra le nostre missioni vi è anche quella di dar risalto a nuovi progetti meritevoli di attenzione. L’esordio dei Bad Bad Hats, giovanissimo indiepop trio dal Minnesota potrebbe essere un piacevole sollievo al caldo di questa torrida estate. “Psychic Reader” è un album limpido e dinamico a tratti eccessivamente radio friendly ma che non rischia di offuscare le capacità compositive dei tre, avanzando in maniera decisa e scorrevole grazie alla voce rassicurante della cantante Kerry Alexander. Brano consigliato “Shame”.

POST-SUMMER TIPS di gabriele sobremesa LE USCITE DI SETTEMBRE Neanche il tempo di riprendersi dalla cascata di uscite discografiche agostane che Settembre proverà ad assestarci qualche colpo da KO fulmineo. Le danze si apriranno con l’lp d’esordio degli Helen (“The Original Faces”, via Kranky), super trio fuzz-dream pop composto da Liz Harris (aka Grouper), Jed Bindeman (Eternal Tapestry) e Scott Simmons, in uscita il 4 Settembre. L’incedere rallenterà inesorabilmente l’11 Settembre quando i Low, progenitori dello slowcore, daranno alle stampe il loro ultimo studio album (“Ones And Sixes”, via Sub Pop), disponibile dall’11 Settembre. Dopo due lunghissimi anni di attesa da quel meraviglioso disco che fu Loud City Songs, il 25 Settembre sancirà il ritorno di Julia Holter, talentuosissima artista losangelina, con il quarto album (“Have You On My Wilderness”’ via Domino) e vedremo se riuscirà a bissare il successo dell’lp precedente. Last but not least, il gancio finale potrà essere sferrato dagli Editors, con il loro nuovo lp (“In Dream”, via PIAS) che, udite udite, avrà come ospite speciale Rachel Goswell (Slowdive) in una manciata di brani. L’estate se ne va, la buona musica vive e lotta insieme a noi.


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