Lungarno n. 4 - febbraio 2013

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FEBBRAIO 2013

N째4

pellicole

TARANTINO UNCHAINED perle

BRAD take your time

DA OGNISSANTI A CESTELLO AGENDA EVENTI di FEBBRAIO


fino al 3 febbraio

LA TORRE D’AVORIO di Ronald Harwood con Luca Zingaretti, Massimo De Francovich regia Luca Zingaretti 19/24 febbraio Monica Guerritore è Judy Garland in

AT THE END OF THE RAINBOW

di Peter Quilter regia Juan Diego Puerta Lopez 26 febbraio/3 marzo

LA GOVERNANTE

di Vitaliano Brancati con Pippo Pattavina, Giovanna Di Rauso regia Maurizio Scaparro


Sommario

N° 4 • FEBBRAIO 2013

pag. 4 | the italian game

scenari italiani anni ‘70 e ‘80 di ivan carozzi

pag. 5 | arte

di Matilde Sereni

the player

di elena magini

pag. 6 | sipario

variazioni enigmatiche di tommaso chimenti

pag. 7 | pellicole

tarantino unchained di caterina liverani

pag. 8 | un sex symbol al mese

jon bon jovi il moderatore

pag. 9 | palestra robur

piazza vasco pratolini di leandro ferretti

pag. 10 | serie

law & order

di giustina terenzi

pag. 15 | perle

brad

di gabriele giustini

pag. 16 | stop-down

l’abito va in scena di sandro bini

pag. 17 | take your time

da ognissanti a cestello di isabella tronconi

pag. 18 | itinerari

la community dei viaggiatori di matilde sereni

pag. 19 | la scena

black candy

di gabriele giustini

pag. 20 | risposte

cara valentina di valentina

pag. 21

pag. 22

parole

suoni

di sara loddo

Editoriale

di gabriele giustini

pag. 23 | matite

Febbraio è uno dei mesi che preferisco. Perché è conciso. Dice cose che gli altri mesi impiegano tre giorni in più per esprimere. Sbeffeggia l’amore, che non guasta mai. Si diverte con il carnevale, e dà la possibilità alle persone di indossare maschere reali per nascondere quelle dipinte sui loro volti. Ma questo è il mio febbraio. Il nostro, è a dir poco strepitoso. E non mi riferisco alle elezioni. Lungarno, giunto alla quinta uscita, inaugura due nuove rubriche e consolida la neonata “CaraValentina”, compagna ideale per festeggiare un 14 del mese in maniera diversa. E poi c’è l’agenda; sì perché ci saranno concerti del calibro dei Baustelle e Dimartino, perle rare come i Brad e miriadi di piccole chicche per i più curiosi. Ci saranno mostre artistiche e fotografiche. Spettacoli teatrali per ogni tipo di palato. Insomma, un 24 pagine per 28 giorni con la pretesa di 31. Fate di Lungarno la vostra guida spirituale; godetevi più che potete, con chi più volete. E non dimenticatevi di togliere la maschera.

giant goldfish invasion di thomas cian

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 4 - FEBBRAIO 2013 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it Editore Associazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze P.I. 06286260481 Direttore Responsabile Marco Mannucci in copertina: “floview” foto di Sandro Bini

Direttore Editoriale Matilde Sereni Responsabile di redazione Leonardo Cianfanelli

Stampa Grafiche Martinelli - Firenze Distribuzione Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato Ivan Carozzi, Gabriele Giustini, Giustina Terenzi, Caterina Liverani, Sandro Bini, Isabella Tronconi, Il Moderatore, Elena Magini, Tommaso Chimenti, Sara Loddo, Leandro Ferretti, Thomas Cian, Valentina.

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Per sapere dove trovare Lungarno, cerca la lista completa dei punti di distribuzione su www.lungarnofirenze.it


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the italian game di ivan carozzi

scenari italiani

anni ’70 e ’80 in una prospettiva theitaliangame.tumblr.com retromaniaca 1970. “Nel nostro ambiente di capelloni i nomi veri non contano. Tutti abbiamo un soprannome. Io ero il torinese”. Così racconta ai carabinieri MP, originario di Torino, nel corso di un’inchiesta riguardante la morte di un capellone gettatosi da Ponte Vecchio. L’uomo sarebbe poi annegato fra le acque dell’Arno, sotto l’effetto di non meglio precisate sostanze eccitanti. Agosto 1981. A Firenze sono state inaugurate mostre dedicate a Monet, Picasso e Paul Klee. Per questo sono arrivati giovani e studenti da tutto il mondo che “la sera”, racconta il giornale, “si radunano davanti a Palazzo Vecchio per il desiderio di stare assieme, ballare, cantare”. Poi, più tardi, si addormentano dentro i loro sacchi a pelo di fronte a Santa Maria Novella.

1975. Un giorno di luglio si sparge una voce: un uomo, il neofascista Mario Tuti, si starebbe trascinando per le strade di Firenze, come un cattivo della Marvel, con il volto completamente alterato da un’intervento di plastica facciale.

1984. La conferenza stampa con cui Massimo Troisi e Roberto Benigni annunciano la partecipazione ad un progetto cinematografico, ‘Non ci resta che piangere’, che li vedrà l’uno accanto all’altro. 1981. Ciccio Graziani ed Eraldo Pecci con la maglia viola.

1978. L’uomo trasportato nella barella è Fausto Dionisi, 27 anni, agente di polizia, rimasto ucciso in seguito all’assalto del carcere delle Murate da parte di un gruppo di fuoco di Prima Linea.

1974. La protesta sul tetto del carcere Le Nuove. I detenuti chiedono di poter incontrare i giornalisti. Chiedono una riforma del sistema carcerario e si dicono solidali con le lotte di operai e studenti.


arte

di elena magini

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The Player

La nuova mostra che si è da poco inaugurata al museo Marino Marini di Firenze si propone come prima tappa di un progetto a cadenza annuale volto a mostrare all’interno di spazi pubblici collezioni di arte contemporanea italiane non conosciute dal pubblico. Il programma ripercorre un modello di collaborazione pubblico-privato sviluppatosi capillarmente in numerosi musei italiani, sempre più dediti, in momenti di strisciante crisi, ad avvalersi dell’apporto di privati. L’operazione tuttavia risulta coerente sia per la stessa istituzione del Marino Marini – fondazione e museo sono stati voluti fortemente dall’artista, che ha donato parte della propria collezione – sia per la città di Firenze, dove il mecenatismo ha dei precedenti storici illustri. L’ambiguità stessa del titolo - the player, parola inglese che non presenta una traduzione univoca in italiano - va ad amplificare il carattere sperimentale, libero e mobile del progetto, che non prevede un impianto curatoriale forte, ma è principalmente volto a rendere esplicita l’attitudine e il gusto proprio del collezionista. Alberto Salvadori, direttore del museo e curatore della mostra, si è infatti avvicinato alla collezione di Sandra e Giancarlo Bonollo, cercando di mante-

dal 21 gennaio al 6 aprile 2013 Museo Marino Marini - Firenze nere vivo e presente nella mostra il criterio di scelta e di approccio all’opera d’arte che sottosta all’intera collezione, ricavandone un sottotematica, quella del viaggio, che risulta attinente alle passioni e alle scelte dei due collezionisti. Questi defilati dal contesto artistico main stream di aste e secondo mercato, hanno costruito la propria collezione affidandosi prevalentemente alla frequentazione diretta degli artisti, le cui opere sono state individuate coerentemente con gli interessi personalissimi dei collezionisti, prima tra tutti la passione per il cinema e la letteratura. Ulteriore aspetto significativo è la presenza di lavori appartenenti a nomi tutelari del panorama attuale, che tuttavia sono precedenti al momento di maggiore notorietà di questi artisti, convalidando l’importanza attribuibile all’istinto del collezionista, definito qui come sorta di novello dilettante e conoscitore Settecentesco. Il tema

del viaggio, declinato in mostra in maniera molteplice, assume quindi i tratti di un percorso immaginario all’interno di memoria, narrazione e identità.

Opere di Pavel Althamer, Darren Almond, Stefano Arienti, Tacita Dean, Jeremy Deller, Rineke Dijkstra, Keith Edmier & Farrah Fawcett, Olafur Eliasson, Urs Fischer, Giuseppe Gabellone, Mona Hatoum, Sarah Lucas, Marepe, Gabriel Orozco, Damián Ortega, Simon Starling e Piotr Uklanski dalla collezione di Sandra e Giancarlo Bonollo


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C

sipario di tommaso chimenti

dal 29 gennaio al 10 febbraio 2013 Relais Santa Croce - Firenze

’è un rebus da scoprire, un mistero da scovare. La magia del sudoku e delle parole incrociate che nascondono significati reconditi nel bianco, nei gorghi della memoria, s’incastrano a dovere facendo emergere la verità. Ci vuole calma e sangue freddo per poter gestire i dettagli che la realtà regala, elargisce, dissemina sul campo in particolari, in elementi che, il più delle volte, consideriamo ininfluenti, marginali, superflui. Amore, musica, solitudine sono i perni, i cardini delle “Variazioni enigmatiche” (dal 29 gennaio al 10 febbraio al Relais Santa Croce, nell’affascinante Sala della Musica, in via Ghibellina 87) un continuo gioco di rimandi, a levare, di dubbi, da sollevare, di polvere, da nascondere, di luce in fondo al tunnel sempre postposto, spostando l’asticella un po’ più in alto. Il luogo è raccolto, il pubblico vicino, a sentire la tensione ed il respiro, calato completamente nell’azione intima e coinvolgente. Il testo di Eric Emmanuel Schmitt, diplomatosi al Conservatorio, (dalla sua penna sono nati, tra gli altri, anche “Il visitatore”, “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, “Piccoli crimini coniugali”), sulla scena, ritorno il suo dopo venti anni, il regista Saverio Marconi, fondatore ed anima della Compagnia della Rancia, il gruppo che ha riportato in auge in Italia il genere musical. Un Premio Nobel ed un giornalista. Un tem-

Variazioni enigmatiche po imprecisato, un’isola dispersa nel Mare del Nord. Lontananza, freddezza e calore, distanza e confessioni, avvicinamento e repulsione, nel mezzo una donna, non sappiamo quanto reale e quanto immaginaria, immaginata, deizzata, mitizzata, virtuale. Il tempo si ferma nella stanza delle parole a ripercorrere un passato pesante, i nodi da sciogliere. Ci sono quattordici variazioni sulla stessa melodia tratta dalle Variazioni sinfoniche opera 36 “Enigma” del compositore britannico Edward Elgar e, in particolare, dalla nona “Nimrod” che ricorre come oscuro leitmotiv nel corso della piece. Ogni volta sembra la stessa, invece si modifica. Ogni volta appare uguale ed invece tradisce una mutazione millimetrica sul pentagramma. Ad ogni variazione uno scatto della scena, dell’emotività travolta dei due in battaglia verbale, uno scarto nella conoscenza, a ritroso, nel fondo del pantano, nel pozzo dei

ricordi impossibili da occludere. Spietatezza e pietà, violenza e pena, decisione e durezza da un lato e carità e sensibilità dall’altro creano una parabola armoniosa, un cullarsi docile ed aggressivo dove non è auspicabile mai abbassare la guardia, mollare la presa, distendersi, cercare solidarietà e conforto nell’altro, sempre intuito come ostacolo, nemico, scoglio da abbattere: “Il bello del mistero è il segreto che contiene, non la verità che nasconde”. È una guerriglia con sorrisi tirati, una punzecchiatura elegante ma continua, senza cadute di stile, ferite con coltelli di ghiaccio come parole conficcate là dove fa più male. Da commedia a dramma il passo è breve. E poi ci sono le lettere, le missive che quest’uomo, immerso nel suo esilio volontario, nella sua aura di successo inscalfibile, scrive nel suo amore patologico a questa donna misteriosa. Un grande punto interrogativo: “Come fa ad essere sicuro che la verità riveli più della menzogna?”.


T

arantino spacca. Affermando ciò non si vuole cadere nell’equivoco di un’opinione favorevole formulata con tono giovanilistico e scontato, vogliamo bensì dire che Quentin Tarantino, il regista, lo sceneggiatore, l’attore, il cinefilo, l’uomo, divide l’opinione. Prendete un campione di dieci amici mediamente appassionati al cinema e interrogateli in proposito; nessuno vi darà lo stesso parere. Dal picco più alto della stima incondizionata, fino alla visione più disincantata e scettica verso lo stile del cineasta americano le opinioni si sprecheranno. E non è ancora tutto. Provate ad isolare dieci irriducibili tarantiniani e chiedete loro quale è il loro film preferito tra quelli del loro beniamino. Allora sì che comincia il divertimento vero. È molto probabile che qualcuno molto intellettuale e raffinato affermi (con un po’ di spocchia) che il miglior Tarantino è quello di My best friend’s birthday unico frammento rimasto di un progetto più lungo al quale aveva cominciato a lavorare nell’86 e che è andato in parte distrutto. Le iene (1991) come anche Pulp Fiction (1994) di solito mettono tutti d’accordo. Difficile, quali che siano i propri gusti, non essere rimasti profondamente colpiti da tanto buon cinema per non ospitare in posto speciale della nostra memoria culturale due opere così preziose che oltre a imporre un nuovo tipo di cinematografia hanno sicuramente contribuito a definire un nuovo spettatore, con le cui esigenze e aspettative sempre più alte, tutti gli autori venuti dopo si sono dovuti misurare.

pellicole di caterina liverani

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Tarantino unchained

Con Jackie Brown (1997) le cose si complicano; brillante adattamento letterario poco apprezzato alla sua uscita, incontra in anni più recenti una numerosa schiera di revisionisti che ne riconoscono il coraggio di una storia fuori da certi schemi che sembravano consolidati. Amati dai cinefili più tosti e adorati da tutte le fanciulle in cerca di vendetta Kill Bill volumi I e II si stagliano nell’immaginario collettivo come una dichiarazione d’amore non ad un solo genere, ma ad un intero universo cinematografico rendendo Tarantino in grado di piegare lentamente e con delicatezza i gusti dei suoi fan stimolandone sempre la curiosità verso universi – le arti marziali per esempio – magari sconosciuti o solo marginalmente frequentati.

Grindhouse Deathproof (2007) è un film notevole – di norma mal tollerato dai puristi- che segna, oltre che un ennesimo omaggio ad un genere in passato sottovalutato, una profonda e sensibile analisi del nostro ragazzaccio cresciuto ad hamburger e videocassette, dell’altra metà del cielo composta in questo caso da un esercito di pupe sexy da mozzare il fiato, con lingua lunga e il piede veloce. E quando nel 2009 Quentin ci ha consegnato Bastardi senza gloria, stupefacente ed epica rilettura della storia recente piegata ad audaci e gustosi giochi narrativi, il gap fra i nostalgici della prima maniera e nuovi seguaci si è allargato ulteriormente alimentando un dibattito che si è protratto tra gli appassionati fino ad oggi. Non c’è nessun dubbio che quest’anno il vero Natale dei cinefili sia stato il 17 gennaio, data

in cui nelle sale italiane è finalmente uscito Django Unchained, monumentale e glorioso omaggio al western; e mentre le biglietterie di multisala e cinema di quartiere sono prese d’assalto e chi non l’ha ancora fatto cerca disperatamente di ritagliarsi 165 minuti, accanto ai devoti e agli scettici si va formando una nuova generazione di giovani tarantiniani. Quelli che i primi film del nostro li hanno visti a casa, con un dvd del babbo, per poi recuperare velocemente tutta la filmografia. Quelli hanno vissuto per la prima volta con Django l’emozione dell’attesa di un nuovo grande film di Quentin Tarantino da vedere al cinema. Forse è con i loro occhi che dovremmo riuscire a rivedere l’opera di questo corpulento adolescente mai cresciuto che ha saputo tramutare i suoi e i nostri sogni in pellicola e luce, in spari e fiumi di rosso, in battute rozze ma sagaci dietro le quali si celano sempre inconfutabili verità.


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un sex symbol al mese Una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza il moderatore

N

ella costa nord orientale degli Stati Uniti, come ci ha recentemente insegnato il reality “Jersey Shore”, c’è una vasta comunità di italoamericani, in pratica una una selva di tamarri figli di ormai n-esima generazione di emigrati italiani. Molto prima dei moderni “guidos” però, c’è stato un notevole tamarro from New Jersey, che dal paterno casato Bongiovi (dettaglio che conferma la mia personale teoria che questi nostri connazionali nel secolo scorso scappassero più per vergogna del proprio cognome che per la ricerca di fortuna...) ha estirpato il nome della band che lo ha proiettato verso il successo planetario. Jon Bon Jovi infatti, padre di Sciacca (Ag) e pretty face a uso e consu-

mo delle groupies degli anni’80, è il perfetto leader di una band che devasta le classiche di mezzo mondo infilando una fenomenale doppietta di singoli che li consacra come punta di diamante di una delle categorie più geniali che siano mai state inventate da qualsiasi giornalista musicale: l’hair metal. “You give love a bad name”, con il suo immortale inizio “a cappella” e la successiva “Livin’ on a Prayer”, con il proverbiale effetto talk box a proiettare Richie Sambora nell’olimpo della tamarranza chitarristica, sono pezzi che affettano l’ultima parte della decade glam e trasbordano la banda Bon Jovi verso la definitiva trasformazione POP dei primi nineties, fatta di pezzi strappamutande come “Bed of Roses” e “Always”, che esaltano Jon Bon Jovi come sex symbol definitivo, corteggiato dal cinema e dalle serie TV, sebbene i videoclip dei due pezzi appena citati avrebbero dovuto bannarlo a vita dalle riprese filmate...

Jon Bon Jovi

CONTEST: Fotografa Antonio Viscido che fotografa Antonio Viscido è il vero Archivio Fotografico degli eventi di Firenze degli ultimi anni. Fotografa Antonio Viscido mentre fotografa e manda il tuo scatto a contest@lungarnofirenze.it o pubblicalo sulla nostra pagina facebook. Antonio sceglierà il migliore e lo accompagnerà sottopalco al concerto di Max Gazzè il 14 marzo al Viper Theatre. www.facebook.com/lungarnofirenze

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palestra robur

lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

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di leandro ferretti

S

Piazza Vasco Pratolini

e la cercate su uno stradario trovate solo un via intestata a questo nome. Non figura nel database di nessun navigatore satellitare. Forse non è neppure un luogo vero. Ma esiste, incastonata nell’estremo lembo d’Oltrarno autentico che aggetta sul fiume, dove si posavano le mura. Un angolo quasi retto di cemento accanto alla pescaia di Santa Rosa, dove l’acqua si alza alla prima pioggia estiva nemmeno fossimo sul Po. Dove il panorama è tra la visione bucolica, la spiaggia indonesiana e la veduta del Guardi. Piazza Vasco Pratolini è un caso da manuale di toponomastica autoprodotta: la targa fu collocata nell’alto muro della spalletta dal Garga, celeberrimo artista della ristorazione mancato qualche mese fa, convinto che l’Arno avesse bisogno di un bel processo di rivalutazione da parte dei fiorentini. Fu un pioniere in questo, e non possiamo che dirgli grazie. Ha resistito a insul-

ti e tentativi di rimozione, venerata come la Stele di Rosetta forse perché quella breve dicitura piazza Vasco Pratolini consentiva di tradurre in un linguaggio comprensibile l’intero ecosistema di un quartiere (San Frediano) bistrattato e abbandonato nella sua essenza più vera. Quest’anno ricorrerà il centenario della nascita di Pratolini, scrittore fino a qualche anno fa ben venerato tanto che figurava nelle letture curricolari delle scuole medie, poi messo in un angolo meno luminoso della credenza dell’immaginario, forse perché pareva meno attuale. Falso, perché rileggendolo si riscopre l’immaginifica potenza di certi angoli di questa città, la potenza vera, quella non caricata di sovrastrutture. Un’energia che salpando da Piazza Vasco Pratolini è auspicabile che conduca tutti a risalire il fiume, o ad assecondarne per un tratto la corrente. Magari circondati da quelle rose che il Garga, pace all’anima sua, tanto amava.


10 serie

di giustina terenzi

Law & Order una indagine lunga vent’anni

L

aw & Order in italiano con il sottotitolo ‘i due volti della giustizia’ è una serie televisiva americana tra le più longeve e famose prodotte negli ultimi venti anni. Basti pensare che il primo episodio fu trasmesso da NBC il 13 novembre del 1990. Da allora sono state prodotte ben venti stagioni , cinque spin off e tre adattamenti stranieri tra cui ricordiamo ‘Law and Order Criminal Intent Parigi’, ‘Law and Order Uk’ (entrambi trasmessi sul canale digitale Giallo) e addirittura (così narrano le cronache) una versione russa che si ispira direttamente allo spin off americano ‘Law and Order - Unità Vittime Speciali’. La serie si divide sostanzialmente in due parti: le indagini investigative coordinate da appassionati investigatori della polizia di New York a cui subentrano in un secondo tempo le attività di avvocati e procuratori intenti a fare in modo che l’imputato venga condannato in tribunale. La serie, prodotta da Dick Wolf, mantiene sempre delle caratteristiche standard: la musica di Mike Post (la stessa con minime variazioni, spin off compresi) e una sorta di introduzione orale che varia invece a seconda della serie tv, e

che una volta recitata proietta lo spettatore immediatamente sulla scena del crimine. Nella serie tv madre ‘Law and Order’, l’introduzione recitata all’inizio di ogni singolo episodio dice: “Nel sistema penale, lo Stato è rappresentato da due gruppi distinti, eppure di uguale importanza. La polizia, che indaga sul crimine, ed i pubblici ministeri, che perseguono i criminali. Queste sono le loro storie”. L’universo raccontato da ‘Law And Order’ per più di venti anni, e per lo più nello stato di New York con la sola eccezione dello spin off ambientato a Los Angeles, è stata una vera e propria certezza per gli appassionati del genere crime. Le storie spesso riferite a fatti reali, una regia mai piatta e la scelta azzeccata dei personaggi (su tutti vogliamo ricordare il detective stropicciato e disilluso Lennie Brisco, interpretato dal bravissimo Jerry Orbach) hanno permesso alla serie televisiva di resistere nel palinsesto americano sopravvivendo a prodotti similari e a tratti più innovativi sebbene spesso meno intelligenti, creando una fidelizzazione non comune, con un impasto sapiente di generi, su tutti il poliziesco, il dramma e la forte componente psicologica (molto presente

nello spin off Criminal Intent), senza dimenticare l’ingrediente fondamentale ovvero la città di New York. Scandagliata e ‘fotografata’ in ogni suo anfratto, dai quartieri bassi a quelli alti la città di New York viene vissuta così in prima persona dallo spettatore, grazie ad una abbondante selezione di scene girate in esterno, spesso in maniera veloce, diretta, serrata, con pochissime pause di stampo ‘filosofico’ o morale che sono piuttosto destinate alla seconda parte del telefilm, quando dall’azione si passa all’aula giudiziaria e la palla passa agli avvocati e al procuratore generale. Più che di serial è il caso di parlare di serie (series) nel senso che ogni puntata è autonoma, e si conclude (non necessariamente a buon fine) indipendentemente da quella precedente o successiva , per cui in teoria ogni spettatore può gustare l’episodio senza aver necessariamente seguito dalla prima stagione. Questo spiega perché nel corso degli anni Dick Wolf abbia più volte aggiornato il cast (in genere motivo di fidelizzazione) in quanto il vero protagonista è proprio il caso giudiziario. To be continued...



Febbraio 04 lun

11 lun

STORIA e MEMORIA - Circolo Vie Nuove (Firenze) ing. Gratuito CONCERTI MUSICA JAZZ - Conservatorio Cherubini (Firenze) ing. Gratuito

05 mar

12 mar

FINALE DI PARTITA - Teatro Studio (Scandicci) ing. NP PECKINPAH - Glue (Firenze) ing. Gratuito ILLUSTRIAZIONI di Massimo Pasca - Glue (Firenze) ing. Gratuito CANNABIS CORPSE - Cycle (Calenzano) ing. NP BALLATA DELL’ODIO E DELL’AMORE - Teatro Verdi (Firenze) ing. NP

MAD EMOISELLE SARABANDE - Glue (Firenze) ing. Gratuito STEFANO BOLLANI con ORT - Teatro Verdi (Firenze) ing. 18/22 euro SERIE DI LETTURE by LORENZO GHIBERTI - OPA Centro Arte e Cultura (Firenze) ing. Gratuito UOMO PIGIAMA - Volume (Firenze) ing. gratuito

06 mer

13 mer

LOUNGERIE IN PAPILLE. Una storia vera - Glue (Firenze) ing. Gratuito NUMERO6 - Capanno Blackout (Prato) ing. gratuito

RUN RUN RUN. I Velvet Underground, e noi - Glue (Firenze) ing. Gratuito WHO IS BRO? - Capanno Blackout (Prato) ing. Gratuito MUSICA AL MUSEO - Palazzo Pitti (Firenze) ing. NP

07 gio

14 gio

MY VILLA IS YOUR VILLA - Libreria BRAC (Firenze) ing. gratuito ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW - Glue (Firenze) ing. Gratuito VANESSA PETERS + FUNERAL SUITS - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito THE SECRET - Cycle (Calenzano) ing. NP L’AMORE È UN CANE BLU - Teatro Puccini (Firenze) ing. 18/22 euro IL DIAVOLO CUSTODE - Teatro Verdi (Firenze) ing. 19/31 euro

L’ULTIMO TERRESTRE- Glue (Firenze) ing. gratuito IMPROZERO - Pinocchio Jazz (Firenze) ing. Gratuito SIMONE WHITE + O CHILDREN - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito BUY WINE 2013 - Fortezza da Basso (Firenze) ing. NP

01 ven

08 ven

15 ven

SEX OFFENDERS SEEK SALVATION - Ex Fila (Firenze) ing. 3 euro BLUE WILLA - Glue (Firenze) ing. Gratuito NECESSARIA/MENTE - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 10 euro FANTOMATIK ORCHESTRA - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito FENNESZ+SCHNITT+GEA BROWN - Museo Marino Marini (Firenze) ing. NP DUUM - Teatro Verdi (Firenze) ing. 19/31 euro LA RAGAZZA DI BUBE - Teatro Le Laudi (Firenze) ing. NP

BLEIZONE, BOM CHILOM, COSKA JONICA - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 3 euro THE MOQUETTES - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito ZUBIN MEHTA+LA FURA DELS BAUS - Mandela Forum (Firenze) ing. NP ANGELO BRANDUARDI - Teatro della Pergola (Firenze) ing. 20/50 euro SWINGIN’ NECKBREAKERS+THE WILD WEEK END+HATE ROME - Ex Fila (Firenze) ing. 5 euro C’ERAVAMO TROPPO AMATI - Teatro Lumière (Firenze) ing. 15 euro CAMPO - Museo Marino Marini ing. NP

CARNE - Teatro Studio (Scandicci) ing. NP JON SPENCER BLUES EXPLOSION - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 18 euro DIMARTINO - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito LUDOVICO EINAUDI - Teatro Verdi (Firenze) ing. NP PIRAMIDE DI SANGUE- Ex Fila (Firenze) ing. 5 euro FRATTO_X - Teatro Puccini (Firenze) ing. 16/20 euro INVISIBILE PIECE, CONTEMPLATION PIECE - Teatro Cantiere Florida (Firenze) ing. 15 euro

02 sab

09 sab

16 sab

MATTIA CIGALINI - Pinocchio Jazz (Firenze) ing. 10 euro OFFLAGA DISCOPAX + AMARI - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 10 euro BAD LOVE EXPERIENCE - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito GREASE il musical - Teatro Verdi ing. 25/37 euro UOMINI DI ZUCCHERO - Teatro del Cestello (Firenze) ing. NP LIVIA - Teatro Puccini (Firenze) ing. 15/18 euro DI A DA IN CON SU PER TRA FRA SHAKESPEARE - Teatro Cantiere Florida (Firenze) ing. 15 euro

LA FARSA INVALIDA - Teatro di Rifredi (Firenze) ing. 14 euro GAIA MATTIUZZI - Pinocchio Jazz (Firenze) ing. 10 euro SPLEEN ORCHESTRA - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 8 euro HANG ON NIGHT - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito LEI E TANCREDI - Teatro Cantiere Florida (Firenze) ing. 15 euro CODICE IVAN - Teatro Everest (Galluzzo) ing. NP

COSÌ IN TERRA - Teatro di Rifredi (Firenze) ing. 14 euro NEW QUINTET - Pinocchio Jazz (Firenze) ing. 10 euro TONINO CAROTONE - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 10 euro PLASTIC MAN - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito CASSY - Tenax (Firenze) ing. NP XABIER IRIONDO (AFTERHOURS)+?ALOS - Capanno Blackout (Prato) ing. Gratuito SANTA GIOVANNA DEI MACELLI - Teatro le Laudi (Firenze) ing. NP

03 dom

10 dom

17 dom

A WINTER SUNDAY IN THE PARK - Parco Mediceo Pratolino (Firenze) ing. NP DON GIOVANNI - Teatro del Maggio Musicale (Firenze) ing. NP I VIAGGI DI GULLIVER - Teatro Puccini (Firenze) ing. 7 euro CAREGGI IN MUSICA - Aula magna del NIC (Firenze) ing. Gratuito EVA CONTRO EVA - Teatro Excelsior (Empoli) ing. 16/19 euro

ALESSANDRO GRAZIAN - Sala Vanni (Firenze) ing. 10 euro CHOCOLATE FESTIVAL - Piazza Mino (Fiesole) ing. Gratuito G.G. ATTO UNICO CON MOLTI FALSI E QUALCHE VERITA’ SULLA VITA PRIVATA DI GIROLAMO GIGLI - Teatro della Limonaia (Sesto F.no) ing. 13 euro IL PIFFERAIO MAGICO - Teatro Puccini (Firenze) ing. 7 euro SANTO SPIRITO FAIR - Piazza S. Spirito (Firenze) ing. gratuito

ARTISANS IN PIAZZA - Piazza Mino (Fiesole) ing. Gratuito CECINO - Teatro Puccini (Firenze) ing. 7 euro IL PIDOCCHIO IDEALE - Teatro Everest (Galluzzo) ing. NP

14/02 Una tra le più belle, l’Italia del 1978 in Argentina 21/02 Le provinciali del calcio italiano 28/02 Le peggiori Fiorentine della nostra vita


Perché a Firenze non c’è mai niente da fare... 18 lun

25 lun

CLANNAD - Obihall (Firenze) ing. NP ANNA È FURIOSA - Teatro Cantiere Florida (Firenze) ing. 15 euro

END OF THE RAINBOW - Tearo del Popolo (Castel F.no) ing. 18/20 euro

19 mar

26 mar

END OF THE RAINBOW - Teatro della Pergola (Firenze) ing. 15/30 euro IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE - Teatro Verdi (Firenze) ing. NP DA QUANDO A ORA IN SCENA - Teatro Puccini (Firenze) ing 15/35 euro

SADSIDE PROJECT + BAD APPLE SONS - Glue (Firenze) ing. Gratuito MARCO TRAVAGLIO - Obihall (Firenze) ing. Gratuito LA GOVERNANTE - Teatro della Pergola (Firenze) ing. 15/30 euro

20 mer

27 mer

PLAYMOVIE. Quando il teatro incontra il grande cinema - Glue (Firenze) ing. Gratuito VIOLA/LA VITA DI DINO CAMPANA - Teatro del Cestello (Firenze) ing. NP

GALILEO, IL PAPA E LA FATTUCCHIERA - Teatro Puccini (Firenze) ing. 13/15 euro GENTLESS 3 - Capanno Blackout (Prato) ing. gratuito

21 gio

28 gio

IL FANTASMA DI CANTERVILLE - Teatro di Rifredi (Firenze) ing. 14 euro COSA PIOVE DAL CIELO? - Glue (Firenze) ing. gratuito BACHI DA PIETRA - Sala Vanni (Firenze) ing. 10 euro JONAS DAVID - Tender Club (Firenze) ing. gratuito THE SOMNAMBULIST - NOF (Firenze) ing. Gratuito MY FAIR LADY - Teatro Verdi (Firenze) ing. 25/37 euro DANZA IN FIERA - Fortezza da Basso (Firenze) ing. NP

ILLEGAL - Glue (Firenze) ing. Gratuito IACAMPO - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito NANNI MORETTI NICOLA PIOVANI - Teatro Verdi (Firenze) ing 15/18 euro CIAO LUCIO Tributo a LUCIO DALLA - Teatro del Popolo (Castel F.no) ing. 8/12 euro L’ARTE DEL DUBBIO - Teatro Giotto (Borgo S. Lorenzo) ing. 13/15 euro

22 ven ULAN BATOR - Ex Fila (Firenze) ing. 5 euro NON È QUEL CHE SEMBRA - Teatro Studio (Scandicci) ing. NP GLEN HANSARD - Viper Theatre (Firenze) ing. 18 euro WEMEN - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito TI RICORDI DI ME? - Teatro Puccini (Firenze) ing. 18/22 euro L’ARTE DELLA COMMEDIA - Teatro Cantiere Florida (Firenze) ing. 15 euro DISASTRI - Teatro Everest (Galluzzo) ing. NP

23 sab THE DI MAGGIO CONNECTION - Glue (Firenze) ing. gratuito FRITZ KALKBRENNER LIVE - Viper Theatre (Firenze) ing. 20/25 euro BALANESCU, GIROTTO, KAUCIC - Pinocchio Jazz (Firenze) ing. 10 euro FLATFOOT 56 - Auditorium FLOG (Firenze) ing. 8 euro BAUSTELLE - Teatro Comunale (Firenze) ing. 23/35 euro GOLDEN SHOWER - Tender Club (Firenze) ing. Gratuito ANDY STOTT+CLIZIA - Museo Marino Marini (Firenze) ing. NP

24 dom BRAD - Viper Theatre (Firenze) ing. 30 euro MERCATO IN PIAZZA - Piazza dei Ciompi (Firenze) ing. Gratuito POLLO FREDDO - Teatro Shalom (Empoli) ing. 17/19 euro RAPERONZOLO - Teatro Puccini (Firenze) ing. 7 euro

Dove Auditorium Flog Via Michele Mercati, 24 Firenze Biblioteca delle Oblate Via dell’Oriuolo, 26 Firenze Caffè LaCité Borgo San Frediano, 20 Firenze Cinema Odeon Via dÈ Sassetti, 1 Firenze Circolo Aurora Viale Vasco Pratolini, 2 Firenze Ex Fila Via Mons. Leto Casini, 11 - Firenze GLUE - Alternative Concept Space Viale Manfredo Fanti, 20 - Firenze Museo Marino Marini Via della Spada, 1 - Firenze Nelson Mandela Forum Viale Malta, 6 - Firenze NOF Gallery Borgo San Frediano, 17 - Firenze Nuovo Teatro dell’Opera Viale Fratelli Rosselli, 1 - Firenze Palazzo Strozzi Piazza degli Strozzi - Firenze Sala Vanni Piazza del Carmine, 14 - Firenze Stazione Leopolda Viale Fratelli Rosselli, 5 - Firenze Teatro della Pergola Via della Pergola, 18 Firenze Teatro di Rifredi Via Vittorio Emanuele II Firenze Teatro ObiHall Via Fabrizio De André, 50 - Firenze Teatro Puccini Via delle Cascine, 41 - Firenze Teatro Verdi Via Ghibellina, 101 - Firenze Tender Club Via Alamanni - Firenze Viper Theatre Via Pistoiese - Via Lombardia - Firenze

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perle 15

di gabriele giustini

la curiosità

Per preparare la scaletta dei propri concerti la band si affida anche alle richieste dei propri fan. Se avete richieste particolari scrivete a contact@bradcorporation.com

discografia

Brad N

on è la regola, ma capita spesso di affezionarsi a quelle cose che già sai di non poter ottenere. Non so di preciso cosa possa accadere alla mente di un essere umano. Forse il desiderio di ottenere una cosa vista come irraggiungibile innesca una serie di fantasie e speranze che poi, in caso di risultato clamorosamente portato a casa, rafforzano in maniera spropositata il proprio ego. O forse è tutto molto più semplice e irrazionale. Non so cosa accada, o meglio, sia accaduto con i Brad. Per un over 30 e fan di prima ora dei Pearl Jam, che quindi facendo due calcoli ti si presentavano precisi quando eri in piena fase adolescenziale nel momento esatto in cui si rafforza la formazione musicale di un individuo, accadeva che in quell’istante si andava contemporaneamente a ritroso e in parallelo per capirci qualcosa o in totale segno di devozione verso la band. E, onestamente, se i cinque di Seattle hanno avuto un merito, ma ne hanno molti di più, è stato quello di innescare in parte dei loro fan una catena di ascolti che li hanno portati altrove, per la loro strada. Adesso quell’over 30 è probabile che ascolti tutt’altro e che, se oggi uscisse “Ten”,

“Shame” (1993, Epic) “Interiors” (1997, Epic) “Welcome to Discovery Park” (2002, Redline) “Brad vs. Satchel” (2005, The Establishment Store) “Best Friends?” (2010, Monkey Wrench) “United We Stand” (2012, Razor & Tie Records)

24 febbraio 2013 Viper Theatre - Firenze non ci farebbe neanche caso. Non fosse altro per i dati anagrafici. Ma senza fare acrobazie non richieste e buttarsi nel pregresso, che non ne abbiamo lo spazio – ma insomma, se attorno ai 14/15 anni poi ti metti ad ascoltare The Clash, The Who, The Beatles e centinaia di altre cose a quei ragazzi ormai uomini un po’ di riconoscenza è dovuta – anche i progetti paralleli e collaborazioni, che sono stati molti e molte, ne hanno avuta di importanza. Uno ai quali era più facile affezionarsi di altri erano appunto i Brad. Perché c’era qualcosa che ancora non avevi incontrato. C’erano tracce di soul, c’era il chitarrista dei Pearl Jam, Stone Gossard, ed un cantante straordinario, Shawn Smith, che a proposito di parallelo e pregresso era in un paio di band del giro, Satchel e Pigeonhead. E c’erano delle melodie che non erano solo rock. O grunge, insomma. C’era un disco, “Shame”, tutto bellissimo e con un singolo, ‘Buttercup’ che veniva voglia di ascoltarlo a nastro. Quindi ti ritrovavi con i tuoi amici, scambiavi o duplicavi la cassetta - o andavi dietro Piazza Stazione angolo Via Faenza a noleggiare il CD (rito ormai preistorico) che puntualmente masterizzavi con fotocopia

della copertina in bianco e nero - e per un periodo tra quei ragazzi dopo il ciao, come stai? la risposta era bene, oh, ma i Brad li conosci?. In tv non li passavano, in radio neanche. Quindi erano una sorta di segreto nascosto che non vedevi l’ora di condividere con qualche altro infelice. Perché se a quell’età non sei infelice non ti stai godendo la tua adolescenza e non ci sarebbero stati gruppi che ti venivano in soccorso dicendoti ehi, tranquillo, anche io sto male. (Ah, ottimo). Leggevi le interviste e sapevi che non li avresti mai visti dal vivo. È un progetto parallelo, dicevano. Sarà difficile per noi organizzare un tour al di fuori dagli Stati Uniti. E infatti, sino ad oggi non si sono visti. Nel mezzo ci sono stati altri cinque album, facciam quattro e mezzo che uno è una sorta di inediti rimasti nei loro cassetti ed in quelli dei Satchel, per oltre venti anni dalla prima volta. Alla faccia del progetto parallelo. Non sappiamo se il nostro ego ne uscirà rafforzato. Non crediamo. Sarà sicuramente una bella serata, aspetteremo ‘Buttercup’ e ‘The Day Brings’ ed è probabile che qualche sguardo si incroci e ci si riconosca mentre attendevamo il nostro turno per noleggiare un CD oh, ma i Brad li conosci?


16 stop-down pillole di fotografia di sandro bini

L’abito va in scena

A Message for you: Guy Bourdin in mostra

“A

Message For You”, in mostra fino al 10 marzo al MNAF di Firenze, raccoglie un corpus di settantacinque immagini che Guy Bourdin (1928-1991) realizzò in collaborazione con la giovanissima modella-attrice e musa ispiratrice Nicolle Meyer, capace di dare corpo, sotto la sua visionaria regia, alle geniali e innovative “ideas for photos” che il fotografo parigino riuscì a realizzare per French Vouge e Harper’s Bazar e tanti altri marchi e testate fashion a cavallo degli anni Ottanta. La novità del suo stile narrativo e delle sue mise-en-scéne ambigue e surreali (dominate dalla suspense, dall’humor e dal nonsense) contribuirono infatti a rinnovare e cambiare profondamente il linguaggio e lo stile della fotografia di moda di quegli anni, con influenze che arrivano fino alla fotografia d’arte con-

dal 10 gennaio al 10 marzo 2013 MNAF - Museo Nazionale Alinari della Fotografia Firenze temporanea. Per la meticolosa scelta delle ambientazioni, la rigorosità della regia, la perfetta geometria delle composizioni, il perfezionismo tecnico e formale, l’uso della luce e del colore, le fotografie di Bourdin (influenzate dalla pittura surrealista di Magritte e di Balthus e dalle atmosfere dei film di Hitchcock) contribuirono in quegli anni (insieme a quelle di Helmut Newton) ad una vera svolta epocale nella storia della fotografia di moda, ormai avviata (come ha giustamente evidenziato Claudio Marra in un suo studio sulla fashion photography) verso

una quasi totale autonomia dell’immagine rispetto al prodotto reclamizzato e a un coinvolgimento emotivo dello spettatore secondo una strategia comunicativa che lo prescinde. Quello che conta nelle fotografie di Bourdin è l’effetto shock e la provocazione sessuale e consumistica veicolata dalla perfezione sublime e visionaria dell’immagine. L’abito passa ormai in secondo piano quasi come se fosse un costume di scena, la modella diviene una vera attrice protagonista di una storia condensata in un’unica immagine.


take your time 17 piccoli itinerari in città di isabella tronconi

C

’è un filo sottile - mai definizione fu più azzeccata - che lega Piazza Ognissanti a Piazza di Cestello sull’altra sponda dell’Arno. La chiesa di Ognissanti, gioiello fiorentino dove si ammirano capolavori di Giotto, Sandro Botticelli (che qui è sepolto) e Domenico Ghirlandaio, fu costruita a partire dal 1251 come parte del complesso conventuale degli Umiliati, ordine religioso di origine lombarda arrivato a Firenze nel 1239 per dedicarsi, oltre che all’osservanza dei precetti evangelici e alla pratica della povertà, alla lavorazione della lana.

Da Ognissanti a Cestello A motivo di questa “specializzazione professionale” gli Umiliati ebbero bisogno (e ottennero) di stabilirsi a ridosso dell’Arno. I panni di lana venivano infatti “follati” nelle gualchiere, che per attivarsi ricevevano energia tramite la canalizzazione dell’acqua fiumana. Da una terrazza semicircolare su Lungarno Amerigo Vespucci ci si può affacciare sulla Pescaia di Santa Rosa, imponente opera idraulica costruita dagli Umiliati che attraverso un sistema di mulini e canali smantellati all’epoca della costruzione del lungarno - ma parzialmente visibili nella “Pianta della Catena”, celeberrima mappa della città di Firenze della fine del Quattrocento - convogliava l’acqua alle gualchiere fuori città. Attraversato Ponte Amerigo Vespucci e raggiunta Piazza di Cestello, ci troviamo di fianco, sulla destra, la mole color ocra della Caserma Cavalli, un tempo “Granaio dell’Abbondanza” costruito dal Foggini per volere di Cosimo III de’ Medici come contenitore di scorte di grano da distribuire ai fiorenti-

ni durante le carestie (1695-1697). Non tutti forse sanno che al posto della caserma exgranaio sorgeva un tiratoio. I tiratoi nient’altro erano che poderosi antesignani dei moderni “capannoni” industriali, e servivano per l’asciugatura delle pezze di lana che vi venivano distese, “tirate”, in quantità enormi, su terrazzoni alla sommità. Erano in genere di proprietà dell’Arte della Lana, ma alcuni tiratoi appartenevano a famiglie fiorentine produttrici di lane. Basta una semplice ricerca su “Google Immagini” per trovare fotografie e dipinti ottocenteschi che testimoniano della massiccia presenza (spesso dove meno ce lo saremmo aspettato), a Firenze, di queste affascinanti strutture non più esistenti (come il mastodontico tiratoio che occupava l’area dell’attuale Palazzo della Borsa Merci sul Lungarno Generale Armando Diaz).

Concludiamo la passeggiata attraverso alcuni luoghi della “Firenze laniera” lasciandoci San Frediano alle spalle e la Caserma Cavalli sulla destra, e raggiungendo Piazza del Tiratoio; l’edificio bianco e grigio con ballatoio sulla destra della piazza era anch’esso un tiratoio, ed era stato eretto in sostituzione del precedente trasformato in granaio granducale, oggi caserma. Distrutto da un incendio nel 1874 e ricostruito con funzioni diverse, ospita oggi l’Ufficio Sezionale Oltrarno del Commissariato di Polizia.


18 itinerari di matilde sereni

La community dei viaggiatori italiani A Firenze la Società Italiana dei Viaggiatori che educa al viaggiare

S

i può viaggiare restando a Firenze? Sì, si può fare. Basta aderire alla Società Italiana dei Viaggiatori, prima community nazionale dedicata al viaggiare, che organizza il Festival del Viaggio. Ne abbiamo parlato col suo ideatore, lo scrittore, giornalista e storico dei media, Alessandro Agostinelli. Che cos’è la Società Italiana dei Viaggiatori? È un’associazione senza fini di lucro che gestisce il sito www.societadeiviaggiatori.org, una specie di comunità di viaggiatori, un luogo aperto a tutti coloro che viaggiano per passione, lavoro, divertimento. Il nostro scopo è raccontare le storie degli italiani che hanno deciso, per passione o necessità, di viaggiare e risiedere temporaneamente all’estero, raccontare le attività di tutte le associazioni e le aziende che si occupano di viaggi, pubblicare i reportage di viaggi dei nostri soci. Il tentativo è quello di aumentare la consapevolezza del viaggiare per riportare a casa racconti, studi, immagini, contribuendo così ad avvicinare la conoscenza tra i vari popoli.

Chi sono i vostri associati? Tutti gli amanti delle mappe, dei percorsi più o meno guidati, degli itinerari avventurosi, delle geografie e delle storie attraversate dai viaggiatori del passato, dei grandi camminatori, dei turisti curiosi e di chi pensa che ci sia ancora mondo da scoprire. Tra i primi aderenti alla Società troviamo studiosi, intellettuali e artisti come Franco Cardini, Dacia Maraini, Philippe Daverio, Vinicio Capossela. Ma ci sono anche tanti giovani e meno giovani amanti del viaggio che hanno la passione di confrontarsi all’interno della Società sulle loro esperienze. Nel suo ultimo libro dedicato alle Hawaii e intitolato “Honolulu Baby” lei scrive: “Viaggiare: non ci sono altri modi di visitare più da vicino se stessi”. Davvero il viaggio è interiore? È anche interiore, o almeno può esserlo. Certo, se ci si catapulta in aereo da casa in un villaggio turistico è difficile, ma se si viaggia responsabilmente possiamo spesso scoprire un altrove che ancora non conoscevamo. Per questi motivi ho maturato un forte interesse per il documentario di viaggio e di inchiesta, come quelli che presento a ESPRESSO DOC, sul sito web de L’Espresso.

Ma ha fatto anche suoi documentari, come “Tra Samarcanda e il West”, dedicato alla via della seta. Sì, è un lavoro recente, girato durante un lungo viaggio in Uzbekistan. Insieme ad alcuni storici e antropologi abbiamo percorso la parte centrale dell’antica via della seta e abbiamo scoperto tesori e contraddizioni dell’Asia centrale. Ne è venuto fuori un affresco storico-artistico e geopolitico di una delle zone più belle e problematiche del Mondo. E la prossima edizione del Festival del Viaggio cosa presenterà? Abbiamo in cantiere il Traveller Show a febbraio, poi una collaborazione con Walden - viaggi a piedi, per alcune passeggiate migranti. E a giugno prossimo ci sarà una grande ottava edizione del Festival del Viaggio. Il “Festival del Viaggio” è una importante manifestazione, Firenze è la sede adeguata? Questa città è importante per il turismo internazionale, e credo ci sia bisogno di una manifestazione come il Festival del Viaggio che produce progetti che rinnovano alle radici l’attività culturale cittadina e regionale, spesso rattrappita sul già noto.


la scena 19

piacevoli incursioni nel sottobosco locale di gabriele giustini

Black Candy U

ndici domande, dal portiere al centravanti di sfondamento come ai tempi della vecchia numerazione, a Leonardo Giacomelli di BLACK CANDY RECORDS. Il nome. Black Candy Records, l’etichetta italiana dal cuore scozzese. Anno di fondazione. 2003 La vostra storia. Siamo nati con idee non troppo chiare, in realtà non è che queste si siano schiarite. Comunque volevamo produrre bella musica, promuoverla e farla ascoltare in giro per l’Europa, volevamo portare questa musica in città e organizzare concerti che non avevamo mai visto dalle nostre parti. Questo volevamo fare e questo facciamo, tutto sommato siamo soddisfatti. Persone coinvolte. Siamo in tre, siamo due onesti operai della musica, il sottoscritto e Lorenzo, e un terzo, Giuseppe, che è andato a cercare fortuna negli Stati Uniti per far ricerche mediche. Poi ci sono collaboratori più o meno stabili come Francesco e Tommaso, che sopportiamo anche nell’esperienza di Reality Bites (associazione culturale impegnata nell’organizzare concerti ed eventi nel territorio, NDR), e tutte le band che sono parte integrante della struttura.

A chi o a cosa vi ispirate. Sicuramente a tutte quelle etichette che sono riuscite a radicare il proprio lavoro anche sul territorio di origine, la Factory di Manchester (in ufficio ho un poster di Tony Wilson seduto di fronte al The Haçienda), la Sub Pop di Seattle e la Chemikal Underground di Glasgow. L’idea di lavorare con band che siano raggiungibili in massimo un’ora di macchina può sembrare anacronistica, e forse lo è (e non c’entra nulla il campanilismo), ma trascorsi tanti anni di sacrifici ed energie, è arrivata l’esigenza di lavorare solo con quelle persone con cui ne hai davvero voglia. Avere la possibilità di vedere queste persone molto spesso, indubbiamente aiuta moltissimo. Così facendo, inoltre, possiamo continuare a fare l’altra cosa che ci piace tanto, ovvero portare concerti a Firenze. L’uscita a cui siete più affezionati. La risposta è scontata, tutte. Alcune sono state fortemente volute, dopo lunghi corteggiamenti e vari ammiccamenti come nel caso dei Bad Love Experience e degli Appaloosa, due band che fanno sentire l’Italia un paese meno povero. E poi tutte le uscite dei Velvet Score e dei The Hacienda perché sono con noi da sempre, sono parte integrante di Black Candy, perché sempre con noi sono cresciuti umanamente e come artisti e, fondamentalmente, perché senza di loro non riuscirei a vedere Black Candy.

I tre dischi da portare sull’isola deserta. The Beatles “Sgt Pepper’s”, Pearl Jam “Ten” e Postal Service “Give Up”. Nella custodia ci nascondo “Young Team” dei Mogwai, così sforo di uno. Il sogno. Puoi scegliere chi vuoi da mettere sotto contratto. Risposta secca. Un super gruppo fatto con componenti di Band of Horses, Fleet Foxes e My Morning Jacket. Vorrei un progetto con barbe folte e lunghissime. Altrimenti The Shins. Cosa bolle in pentola. Stiamo pianificando il modo serio l’esportazione all’estero del catalogo, entro un mesetto sarà tutto pronto. A proposito. Piatto preferito. Lampredotto, risposta banale, ma non resisto. Black Candy fra cinque anni. Io e Lorenzo che arriviamo al tender:club su una Ford Thunder molleggiata, tipo papponi americani, per il concerto dei Death Cab For Cutie che presentano il loro primo disco su Black Candy, proprio il giorno dopo la vittoria al Festival di Sanremo degli Appaloosa, edizione presentata da Fritz Orlowski. Casualmente il giorno prima i Bad Love Experience avevano firmato per realizzare la colonna sonora del nuovo film di Tarantino. La settimana dopo invece i Velvet Score e i The Hacienda suoneranno rispettivamente al Madison Square Garden e al Wembley Stadium. Sold out ovviamente.


20 cara valentina Cari tutti, ricevere le vostre lettere è una delle cose più divertenti che mi siano capitate questo mese e vi assicuro che di cose divertenti me ne capitano eccome! Vorrei rispondere a tutti, ma come capirete lo spazio sul cartaceo è limitato. Quindi. Ora avete un fantastico form su www.lungarnofirenze.it che preserva la vostra identità e mi sembra giusto, visto che io preservo la mia, ma se volete comunque assicurarvi una risposta mandatemi pure la vostra e-mail, se ne avete una classica con nome e cognome e non vi fidate, fatevene un’altra, che vi frega? Grazie per le vostre storie, grazie per i sentimenti e le lotte e le emozioni e i dubbi. Tutto ciò è molto confortante. Siamo esseri unici, molto diversi fra loro, tante bellissime gocce d’acqua, fiocchi di neve bla bla bla... ma la realtà è che tutti vorremmo sempre e solo canticchiare “ALL WE NEED IS LOVE! (tattataratà) Valentina

Cara Valentina, mi vergogno un po’ a scriverti ma faccio finta di averti incontrata per caso sulla corriera. Il mio problema è il 4. Ho 31 anni (e sono il numero 1) e sono stata fidanzata dai 20 ai 30 con un ragazzo (n.2) che poi ha deciso di ricominciare dai 20 anni, ma di un’altra. Sono rimasta da sola con 2 gatti che ogni giorno rischiano di essere stretti d’amore e gettati in Arno per rabbia. A gennaio dell’anno passato ho conosciuto un uomo di 40 anni (n.3) che mi ha corteggiato come se fosse l’amico del liceo che poi diventa omosessuale. Ho provato a tenerlo lontano in tutti i modi ripetendo sempre che io avevo bisogno del n.2 e che lui, n.3, sarebbe stato solo una boule dell’acqua calda o l’autista che non ho mai avuto o il tappeto della palestra che ho abbandonato. Ad aprile mi sono accorta di esserci più affezionata del previsto e a maggio l’affetto era anche troppo. A giugno siamo stati in vacanza 4 giorni su un’isola e sono tornata a Firenze convinta di avere la mia felicità di nuovo sotto il letto, a portata di mano. Mi sentivo tra le mura anche se non c’era un contatto fisico fresco. Il mese di luglio è successo un 48. Poco prima di partire per l’India ho incontrato n.2 che mi ha detto le classiche cose del tipo che lei non è come me, che con me si capiva tutto al volo, che costruire un dialogo daccapo era difficile, che gli manco e che spesso pensava di rapirmi. Sono riuscita ad andare a casa da sola solamente perché ho pensato alla ventenne soda magra e tonica e l’idea mi ha così messo in crisi che gli ormoni sono andati in sciopero. N.3 è durato fino al giorno dopo perché non potevo tirare così tanto la corda e lui non c’entrava niente. N.2 nel frattempo ricominciava con i messaggi e diceva che avrebbe lasciato la giovane ed era pronto per ri-

cominciare con me. Fine luglio a Firenze di sera esco per una passeggiata in bici e incontro n.4. Non resisto e dopo un’ora ci stiamo baciando e dopo 3 ore siamo a casa sua e facciamo l’amore e dormo lì. Il mattino seguente mi alzo imbarazzata, mi alzo e incontro n.2 in cucina. N.2! N.4 è il coinquilino della ventenne. N.2 era lì ed è successo un trambusto tra camere e cucina. Sono fiera di aver urlato più forte di tutti e aver detto a n.2 che fino alla sera prima mi mandava messaggi e adesso era lì con la ventenne che era tutto il contrario di come l’avevo immaginata e mi cresceva l’autostima e urlavo ancora di più. Sono tornata a Firenze la prima settimana di settembre e ho pensato molto a n.4, poco a n.3 e tantissimissimo a n.2, ma più che altro al modo di fargliela pagare. Adesso mi vedo con n.4., n.3. mi ha regalato una bicicletta pieghevole per il compleanno ma ho declinato. n.2 sta ancora con la ventenne, mi ha dato della zoccola, non sa che mi vedo con n.4 ancora e stamattina mi ha scritto un messaggio dicendo che n.4 era con una delle sue “cagne da passeggio” che li sentiva “divertirsi” da una stanza all’altra. Carino vero? La mia collega dice che dovrei scrivere a una rubrica della posta del cuore e chiedere un consiglio. Allora ho pensato di scrivere a te e chiederti un consiglio: cosa pensi se io adesso scrivo a una rubrica di posta del cuore per comunicare a n.2 che ieri sera 9 gennaio nella stanza di n.4 ero io e che la dovrebbe smettere di regalare i libri di design anni 60 per Natale riciclando pure le dediche? Grazie per il consiglio. P.

Cara P. (seduta accanto a me sulla corriera), la matematica non è il mio forte e ammetto che l’uso di tutti questi numeri mi dà alla testa, ma più di tutto mi dà alla testa il pensiero che esista una giustizia divina! Hai idea dell’occasione d’oro che ti è capitata? Un amante travolgente (n.4) che oltre a soddisfare i tuoi bisogni e salvare i tuoi gatti, ti mette nella posizione di controllo (su n.2) e di scoperta (su quella poveretta senza numero, che di numero ha solo il 20 dei suoi anni), trasformandoti in una perfetta lady V (per vendetta), ma anche lady R (per rivalsa o rivincita). Sei salva! Sei salva da tutte le bugie e false promesse di n.2, che potevano gettarti nel limbo della frustrazione di essere quella giusta al momento sbagliato e, si sa, non c’è un momento sbagliato, ma solo persone sbagliate, che non vuole essere un giudizio sulle persone in sé, ma sugli incastri tra loro, che spesso non funzionano. Io non sono una di quelle che pensa che la vendetta sia negativa, non penso che una volta passata la botta, la sete di vendetta si plachi. No, io sono per la vendetta, sempre e comunque, se questa ti fa stare meglio e a me sinceramente ha sempre regalato grandi gioie e gloriosi momenti di autostima. Ecco, io ti stimo. Ti stimo per aver urlato più forte di tutti e per esserti guadagnata il n.1 sulla maglia della tua storia. Quindi, goditi pure n.4, vendicati pure di n.2, che a breve vedrai sparire da quella casa, concedi uno sguardo compassionevole alla ventenne, come una regina farebbe con il suo popolo. Vogliamo ora spendere due parole di cordoglio per n.3? Ha giocato la sua partita eroicamente, perì fra le pieghe di una bicicletta pieghevole, sempre lo ricorderemo, ma il suo passaggio fu leggero come il vento. Amen.

La pillola Cara Florence Heartless, visto che l’argomento da affrontare è serio, ti inviterei volentieri a prendere un caffè o in alternativa a darmi un indirizzo a cui poterti rispondere in privato. Cara pupina 97, è una cazzata che ti amerà di più.


Parole

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di sara loddo

“ERRI DE LUCA” La doppia vita dei numeri

PAUL AUSTER “Diario d’inverno”

JOACHIM ZELTER “La scuola dei disoccupati”

Feltrinelli - 2012

Einaudi - 2012

Isbn Edizioni - 2012

È la notte di Capodanno. In una cucina che si affaccia sui botti sparati nel cielo di Napoli, il protagonista e sua sorella passano la serata in solitudine: solo loro due, gli unici superstiti della famiglia. Dopo una cena frugale e qualche battuta infelice, ecco comparire la tombola. Un gioco centrale nei festeggiamenti dell’infanzia, che ritorna e porta con sé le anime dei genitori scomparsi. Così il racconto dello scrittore napoletano, che ha la struttura di un testo teatrale – con gli interventi dell’autore a rendere luci, cambiamenti ed entrate in scena – ripropone la magia dei numeri e delle storie ad essi legate, mescolando situazioni comiche, ricordi e fantasia.

“Piaceri fisici e dolori fisici. I piaceri del sesso innanzitutto, ma anche quelli del mangiare e del bere, di stare nudo in un bagno caldo, di grattarti un prurito, di starnutire e di scoreggiare, di stare a letto un’ora in più, di voltare la faccia verso il sole in un mite pomeriggio […] e sentire il tepore posarsi sulla pelle”. Attraverso il corpo, i piaceri ad esso legati, ma anche – e forse soprattutto – i dolori, Paul Auster ripercorre le tappe della propria esistenza. Mediante continui flashback, passaggi dall’infanzia alla giovinezza, all’età matura dei suoi 64 anni e poi ancora avanti e indietro, con i ricordi che seguono i segni del corpo, l’autore ci regala un’autobiografia d’eccellenza, che da racconto privato diviene una narrazione sull’inesorabile passare del tempo che tocca chiunque.

Scritto con uno stile sincopato e ripetitivo, fatto di frasi brevi che ribadiscono in modo ossessivo i medesimi concetti, “La scuola dei disoccupati” trasmette da subito al lettore il senso di costrizione e la puzza di marcio di un mondo in cui essere disoccupati è diventata la colpa peggiore. Ambientato in una Germania futura dall’economia catastrofica, il romanzo di Zelter si svolge quasi totalmente all’interno di Sphericon, la scuola dove i disoccupati imparano i sotterfugi e le strategie più disparate per cercare lavoro, scorrendo necrologi, inventando nuove vite da inserire nel curriculum e mettendo a dura prova la propria coerenza interna, in una corsa instancabile verso l’approvazione altrui.

CLASSIQUE C’EST CHIC CHARLES BUKOWSKI Storie di ordinaria follia Erezioni, eiaculazioni, esibizioni (Feltrinelli - 2003) Probabilmente il libro più famoso di Bukowski. È una raccolta di scritti brevi, in cui compaiono tutti i temi centrali della sua prolifica produzione letteraria: le sbronze, le donne, la scrittura, i cavalli. Scritti in prima persona in uno stile unico nella sua semplicità, questi 42 racconti si basano su esperienze reali e immaginarie, che racchiudono il punto di vista di un osservatore attento e un’umanità profonda, sensibile, cruda, lucida, ironica e brillante, alla quale è impossibile non affezionarsi.

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Suoni

di gabriele giustini

PVT “Homosapien”

NICK CAVE & THE BAD SEEDS “Push the sky away”

PETRA HADEN “Petra goes to the movies”

Felte

Bad Seed Ltd.

anti

Non è la prima volta, né sarà l’ultima. Capita che una band si scelga un nome puntualmente già usato in precedenza da qualcuno più lesto che spesso, evidentemente, non la prende bene. Quel che adesso sono i PVT è esattamente quel che qualche anno fa erano i Pivot, ovvero la prima band australiana ad esser messa sotto contratto da Warp. Il nuovo “Homosapien”, quarto lavoro in carriera del trio, arriva ad oltre due anni di distanza dall’ultimo “Curch With No Magic”. Gli undici brani che lo compongono sono stati registrati nell’arco di un mese in un remoto angolo dell’Australia, lontano da tutto e da qualsiasi forma di modernità. Senza dimenticare il lato elettronico già presente nei precedenti lavori, “Homosapien” svela la parte più umana della band, un angolo dove l’uomo e la macchina possono incontrarsi e convivere senza entrare in conflitto. Ricco di sfumature pop, trame dark wave e loop psichedelici ed avvolgenti, il nuovo lavoro dei PVT sorprende per il calore emanato e per il perfetto equilibrio trovato nel collage di strumenti, marchingegni elettronici e vecchie tastiere. Ancora una volta prodotto dalla band, il disco è stato registrato in compagnia del giovane ingegnere del suono Ivan Vizintin e poi mixato a Londra da Ben Hillier (Depeche Mode, Blur). Elettronica vintage.

Uomo dalla risorse infinite, in grado di rialzarsi non si sa ormai quante volte, Nick Cave riparte, accompagnato dai suoi The Bad Seeds (oh, Warren Ellis!) esattamente da dove “Dig!!! Lazarus Dig!!!” aveva, ormai oltre quattro anni fa, lasciato. Ed è sempre una (ri)partenza sorprendente. Perché sorprende la capacità dell’uomo di rimettersi nuovamente in gioco, sorprende la voglia di intraprendere nuovi percorsi ma soprattutto, visti anche gli ultimi indizi di Lazarus, non sorprende la qualità del nuovo “Push The Sky Away”, creatura nata da uno scarabocchiatissimo, immaginiamo, blocco note del Nostro tenuto costantemente a portata di mano nella sua casa con vista mare. Sin dall’apertura di ‘We No Who U R’, singolo lanciato qualche settimana fa insieme alla bellissima (e misteriosa) copertina realizzata da Dominique Issrmann, Cave ritrova il suo abito da elegantissimo crooner moderno. Gli echi, i riverberi, la linea metallica del brano ben raccontano l’atmosfera che avvolge “Push The Sky Away”, meno cupo del solito e dolce quanto basta, nitido se si vuole ma, al tempo stesso, complesso e spirituale. Nick lo descrive così: Non so, questo album mi sembra qualcosa di nuovo, sapete, ma nuovo in una maniera che è abbastanza “vecchia scuola”. Chi meglio di lui. Eleganza.

Nata e cresciuta in una famiglia di musicisti - Charlie, suo padre, era il grande contrabbassista jazz stretto collaboratore di Ornette Coleman - la violinista e cantante Petra Haden (già al lavoro con The Decemberists, Foo Fighters, Sunn O))) e Victoria Williams) reinterpreta con una duttilità vocale fuori dal comune ed in chiave jazz alcune delle più indimenticabili colonne sonore. Già si era messa in gioco la Petra che, grazie all’amicizia con Mike Watt (Minutemen/fIREHOSE/The Stooges) aveva riletto a cappella l’intero “Sings: The Who Sell Out” dei The Who. Il nuovo “Petra Goes To The Movies” contiene quindi sedici gemme struggenti in cui il canto straordinario di Petra e le crepuscolari e polverose trame jazz, si divertono a confrontarsi con temi ormai nell’immaginario di tutti: da Psycho, fantastica, a Goldfinger, dalla sorprendente ‘Hand Covers Bruise’ (originariamente scritta da Trent Reznor per The Social Network) ad una galvanizzante interpretazione di ‘Superman Theme’, da Per un Pugno di Dollari, ovviamente strappalacrime, a ‘Calling You’ di Bagdad Cafè (sì, ci vogliono altri kleenex), da Taxi Driver a ‘It Might be You’ di Tootsie. Era facilissimo sbagliare, appesantire la cosa e fare un mattone. Per questo i meriti di Petra sono moltissimi. Vocal Jazz cinematico.

LA DISCOTECA Bigiotteria di musica italiana FRANCO FANIGLIULO - “Io e me”

(1979) - Ricordate la scena di “Berlinguer ti voglio bene” del “a Mario Cioni gliè morta la mamma”? Per forza. C’è quel cantantucolo barbuto sul palco della festa dell’Unità che legge l’annuncio per Benigni e per anni mi sono chiesto chi fosse. Mi è sempre stato simpatico. Un giorno sento una canzone a casa di un amico, riconosco la voce, che diceva “A me mi piace vivere alla grande già, girare fra le favole in mutande”; emanava quel lieve surrealismo con la leggerezza di un fanciullo, ma tra le righe l’amarezza di chi in fondo al tunnel degli anni di piombo vede scintillare le paillettes, la cocaina e la fine di un’epoca d’illusione. Scopro che la canzone è stata portata a Sanremo 79, e censurata dalla RAI nei suoi passaggi più forti. Infine scopro l’album che la contiene, del ‘79, titolato dentianamente “Io e me”; arrangiato da Reverberi e pubblicato dalla Caselli. Pensai che la copertina somigliasse molto ad una del primo Barrett. Scopro le altre canzoni, meravigliose nella loro impersonificazione nel modus vivendi del menestrello insolente. Infine scopro lui, che ci lasciati orfani a soli 45 anni. Si chiamava Franco Fanigliulo. Zanobacci

EDIBLE WOMAN

“NATION” CD

ZEUS! “OPERA.”

Il nuovo album degli EDIBLE WOMAN, un gruppo di tori rabbiosi in un negozio di porcellane cinesi! [cit. Julian Cope]. Registrato in totale presa diretta da Mattia Coletti ai Vacuum Studio di Bologna e masterizzato da Rico (Uochi Toki), “Nation”, quarto lavoro della band, è un disco che cerca di fotografare il momento esatto in cui qualcosa sta per esplodere. è una divisione di

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IN AR RIVO AD A “W

CD/LP

Secondo lavoro degli ZEUS!, il duo com- k hy hast Tho PRILE en me u fors ?”, es aposto da Luca Cavina al basso elettrico U ordio NIVER delle S AL DA (Calibro 35, Craxi, Incident on South Street) pro U GHTER g S, e Paolo Mongardi alla batteria (Fuzz Or- Fa etto benefico di so chestra, Ronin, FulKanelli, ex Jennifer tle lo dei Jennif Marco er Ge con m nembri Gentle). Undici pillole che stracciano ne di M y, la concorrenza piroettando gli ZEUS! cid Black Crow udhoes, Su e, Verd iena e nell’Olimpo del Metal decontestualiztanti alt ri. zato e del Rock d’avanguardia internazionale.

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giant goldfish invasion 23 di thomas cian


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