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Palati Fini: Scones

Scones

Ehi tu, casalinga ribelle privata della libertà di sfrecciare con Vasco Rossi nelle orecchie alla Lidl ogni quando volevi tu, parlo con te. Che ti sei tatuata sul polpaccio ideogrammi che hai scoperto solo dopo voler significare “maiale dorato” e che adesso che The Real Housewives di Napoli è finito hai scoperto le dirette su instagram di Csaba della Zorza all’ora del tè e ti sei catapultata in un mondo nuovo. Un mondo senza meches, di alzatine e argenti e chemisier a fiori, e nessun mignolino alzato. Perché l’eleganza risiede nel non affrettarsi a fare niente, come dice il tuo grembiule comprato da Tigotà, Keep Calm and Carry On. E poiché “signore si diventa“, fai di questi giorni la tua crisalide, e oltre a fare i pesi con le bottiglie di Mastrolindo, impara a cibarti e a comportarti come una royal o giù di lì. Come succede nel film Madame (Amanda Sthers, 2017), la storia di una cameriera che si ritrova a una cena organizzata da una padrona di casa superstiziosa - mai in 13 a tavola - dove dovrà spacciarsi per discendente dei Borboni. Durante la cena un uomo prestigioso si innamora di lei, la corteggia fino a portarla a letto, dove le chiederà qual è il suo desiderio più ardito: lei, sincera e candida come uno scones, risponderà che sogna di inventare la mezza bustina di lievito, perché l’altra mezza la butti sempre. Amica, anche se un giorno sarai sul punto di svoltare in principessa, non sottovalutare mai l’ossessione di una società per il lievito, perché non è altro che il bisogno che all’improvviso tutto diventi per magia morbido, arioso e di nuovo leggero.

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A TUTTA BIRRA

di Andrea Bertelli

Beviamoci su

Sono tanti i gesti che possono unirci alle persone a cui vogliamo bene, fedeli lettori. Perciò spero abbiate sfruttato lo scorso mese per scambiare con i vostri coinquilini opere di bere e gesti di pasta madre. Spero abbiate diffuso con i vostri amici e conoscenti il verbo delle attività di delivery alcolico, al fine di saziare la vostra e altrui sete di conoscenza, idratare la gola secca del prossimo e aiutare gli esercenti in difficoltà, in attesa della resurrezione da questa quarantena. L’idea sullo stile birrario di cui parlare questo mese per l’appunto mi è venuta l’altro giorno. Parlando con un’amica che mi chiedeva qualche consiglio sulle birre da scegliere dal suo beershop di fiducia, ricordandomi delle sue birre preferite: le Barley Wine o vini d’orzo. Non è proprio uno stile dei più comuni, così appresa la sua difficoltà nel reperirle, le ho fatto una sorpresa, recapitandogliele. Cosa non si fa per condividere un brindisi, anche a distanza. Dare da bere agli assetati d’altra parte è un dovere, ma anche una vocazione. Nella birra, come nel vino, ve ne sono alcune definibili da meditazione, e le più rappresentative di questa gamma sono sicuramente le Barley Wine, tradotto i vini d’orzo. Caratterizzati da un’alta gradazione e spesso da periodi di invecchiamento in botte, che ben si abbinano a dolci a fine pasto, a un bel pezzo di cioccolata fondente o alle riflessioni di questo periodo nel quale il tempo per gustarsi una buona birra in tranquillità sicuramente non manca. Speriamo di vederci presto, intanto beviamoci su.

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